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Aspetti metallurgici e caratteristiche meccaniche in getti realizzati ...

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4/2004 Memorie<br />

Fig. 4 – Dim<strong>in</strong>uzione dei valori della resilienza provocata dalla<br />

precipitazione della fase σ.<br />

Fig. 4 – Influence of sigma phase content on toughness.<br />

Fig. 5 – Impoverimento <strong>in</strong> cromo della ferrite al bordo<br />

ferrite/sigma.<br />

Fig. 5 – Chromium depletion of ferrite at the boundary with the<br />

sigma phase.<br />

ca <strong>in</strong> cromo e molibdeno, e qu<strong>in</strong>di diventa meno sensibile<br />

alla formazione della sigma.<br />

La formazione della fase σ<br />

La trasformazione della ferrite nell’ <strong>in</strong>tervallo tipico di formazione<br />

della fase σ è stata ampiamente studiata. perché è<br />

essenziale per le applicazioni e per stabilire l’ <strong>in</strong>tervallo delle<br />

temperature di esercizio accettabili per l’ acciaio, evitando<br />

fenomeni di fragilizzazione. La maggior parte degli studi<br />

sono stati svolti sugli acciai superduplex, che sono i più sog<strong>getti</strong><br />

alla formazione di fasi secondarie [5-6].<br />

La formazione della σ è molto simile ad una decomposizione<br />

eutettoide, e può essere schematizzata con la espressione<br />

ferrite → sigma + austenite, questa austenite viene spesso<br />

<strong>in</strong>dicata come γ3. La trasformazione della ferrite si attua secondo<br />

questo meccanismo perché l’ accrescimento della fase<br />

σ provoca un impoverimento <strong>in</strong> cromo e molibdeno, e un<br />

arricchimento <strong>in</strong> nichel della ferrite circostante che diventa<br />

qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong>stabile e si trasforma <strong>in</strong> austenite. Contemporaneamente<br />

la formazione di questa austenite <strong>in</strong>duce un arricchimento<br />

<strong>in</strong> cromo e molibdeno della ferrite adiacente, che<br />

qu<strong>in</strong>di diventa sito più adatto alla trasformazione <strong>in</strong> sigma:<br />

ed il meccanismo si ripete dando luogo alla formazione di<br />

zone alternate di austenite e sigma. Questo meccanismo giustifica<br />

anche la formazione preferenziale della sigma al bordo<br />

ferrite/austenite.Invece molto più raramente se ne osserva<br />

la precipitazione all’ <strong>in</strong>terno della ferrite, che pure è arricchita<br />

<strong>in</strong> elementi formatori di sigma, come il cromo e il molibdeno.<br />

Altre fasi <strong>in</strong>termetalliche<br />

La fase χ è un altro <strong>in</strong>termetallico, che contiene circa il doppio<br />

di molibdeno rispetto alla σ. Si forma <strong>in</strong> un <strong>in</strong>tervallo di<br />

temperatura simile a quello della sigma, ma solo alle temperature<br />

più elevate, con tempi di precipitazione più brevi:<br />

spesso sembra essere una fase <strong>in</strong>termedia, quasi un precursore<br />

della sigma. Molto spesso la fase χ viene confusa ed assimilata<br />

alla fase σ; ma per le sue modalità di precipitazione<br />

prima della stessa fase σ, ha importanza soprattutto quando<br />

pur essendo la quantità di fasi <strong>in</strong>termetalliche ancora molto<br />

ridotta, è già <strong>in</strong> grado di provocare drastiche riduzioni della<br />

tenacità, con un meccanismo che non è stato ancora ben <strong>in</strong>dividuato.<br />

Più che altre fasi <strong>in</strong>termetalliche pur presenti, ma di secondaria<br />

importanza come le fasi G, R, π, ecc., è da ricordare<br />

che anche nella ferrite dei duplex per mantenimenti prolungati<br />

a temperature di 400-475°C si può verificare la decomposizione<br />

sp<strong>in</strong>odale: α → α + α’, che è una trasformazione<br />

tipica degli acciai ferritici al cromo, detta anche “<strong>in</strong>fragilimento<br />

a 475°C”. Questa trasformazione provoca una dim<strong>in</strong>uzione<br />

della tenacità ed un aumento della durezza e può<br />

verificarsi per mantenimenti prolungati, superiori alle 1000<br />

ore, anche a temperature di circa 300°C. Ciò naturalmente<br />

comporta una limitazione nelle temperature massime di<br />

esercizio, che devono essere tali da evitare questo tipo di <strong>in</strong>fragilimento.<br />

Effetti delle fasi secondarie<br />

La possibilità della formazione di fasi <strong>in</strong>termetalliche dannose,<br />

che è forse il pr<strong>in</strong>cipale difetto degli acciai duplex, pone<br />

una serie di limitazioni agli impieghi e alle stesso condizioni<br />

di lavorazione di questi acciai [8-10]. In particolare:<br />

- la decomposizione sp<strong>in</strong>odale α → α + α’ per mantenimenti<br />

prolungati <strong>in</strong> temperatura, di fatto ne determ<strong>in</strong>a la<br />

temperatura massima di esercizio;<br />

- la formazione delle fasi χ e σ, a causa degli effetti <strong>in</strong>fragilenti<br />

sia ad alta che a bassa temperatura, condiziona <strong>in</strong>vece<br />

la temperatura m<strong>in</strong>ima per le lavorazioni per deformazione<br />

plastica a caldo e naturalmente per i trattamenti di<br />

solubilizzazione (980-1050°C);<br />

- σ e χ provocano sensibili riduzioni delle <strong>caratteristiche</strong><br />

<strong>meccaniche</strong> a temperatura ambiente: non tanto del carico<br />

massimo e dello snervamento, ma dell’ allungamento e<br />

della resilienza, cioè della tenacità, vedi fig. 4;<br />

- <strong>in</strong>oltre la presenza della σ fa dim<strong>in</strong>uire la resistenza alla<br />

corrosione localizzata, per l’ impoverimento <strong>in</strong> cromo delle<br />

zone circostanti i precipitati di σ, vedi fig. 5.<br />

Questi ultimi effetti, anche se non lo giustificano pienamente,<br />

<strong>in</strong>ducono spesso a formulare per questi acciai specifiche<br />

di accettazione molto drastiche, espresse da richieste come<br />

“esente da sigma” o “ free from <strong>in</strong>termetallic phases”. Su<br />

questo è quasi ovvio rilevare che sarebbe forse più corretto<br />

fissare un sia pur bassissimo limite di presenza, <strong>in</strong>vece di richiedere<br />

l’ assoluta assenza, cosa che può diventare troppo<br />

facilmente oggetto di discussione. E’ però vero e ripetutamente<br />

verificato che è sufficiente la presenza di bassissime<br />

aliquote, anche l’ 1%, di fasi <strong>in</strong>termetalliche, che non sempre<br />

sono fase σ, per far dim<strong>in</strong>uire sensibilmente la resilienza.<br />

Ed è anche vero che l’ assenza di fase σ non garantisce<br />

che questa non si possa formare se poi il componente dovrà<br />

essere impiegato a temperature troppo elevate, o se il mate-<br />

40<br />

la metallurgia italiana

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