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Gibuti - Ice

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<strong>Gibuti</strong>


AGGIORNAMENTO AL 1^ SEMESTRE 2010<br />

GIBUTI<br />

1. QUADRO MACROECONOMICO<br />

a) Andamento congiunturale e rischio Paese<br />

La Repubblica di <strong>Gibuti</strong> copre un’area di 23.200 km², con una popolazione di 893.938<br />

persone 1 , di cui piu’ dell’80% vive nella capitale. Collocata sulla parte occidentale dello<br />

stretto di Bab el Mandeb, <strong>Gibuti</strong>, con i suoi 314 km di coste, occupa una posizione<br />

geografica favorevole sulla rotta che lega l’Africa, l’Europa e l’Asia.<br />

Con un PIL pro-capite pari a 2700 USD per il 2009 (stime CIA-World Factbook), <strong>Gibuti</strong><br />

è classificato come Least Developed Country ed e’ compreso tra i 50 Paesi più poveri al<br />

mondo (fonte Nazioni Unite). Secondo gli ultimi dati disponibili diffusi dalla Banca<br />

Mondiale, il 42% della popolazione vive al di sotto della soglia minima della povertà. Il<br />

Poverty Reduction Strategy Paper (PRSP) elaborato dalla Banca Mondiale pone tra gli<br />

obiettivi quello di ridurre la povertà del 19,3% entro il 2015.<br />

La Country Assistance Strategy (CAS) della World Bank per il periodo 2009-2012<br />

contempla tre obiettivi principali: supporto alla crescita (sostegno ai programmi del<br />

Governo diretti al miglioramento dell’ambiente economico, in particolare tramite la<br />

rimozione dei vincoli ancora esistenti allo sviluppo del settore privato); supporto allo<br />

sviluppo umano (sostegno ai programmi di miglioramento dell’accesso all’istruzione e ai<br />

servizi sanitari; rafforzamento dei servizi di protezione sociale; sostegno diretto ai cittadii<br />

piu’ indigenti); supporto alla good governance e al management pubblico (assistenza<br />

tecnica sui processi relativi al budget).<br />

Alla fine del mese di luglio 2010 la World Bank ha firmato con il Governo gibutino due<br />

nuovi accordi relativi al finanziamento del Power Access and Diversification Project (6<br />

milioni USD), diretto ad allargare l’accesso all’energia elettrica da parte dei “low incame<br />

citizens”, e del Djibouti’s Urban Poverty Reduction Project (2.9 milino USD), che ha<br />

l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita di uno dei maggiori e piu’ poveri quartieri<br />

della citta’.<br />

Nel quadro della Extended Credit Facility (ECF) del FMI di cui <strong>Gibuti</strong> usufruisce per il<br />

periodo 2008-2011, il Paese dovrebbe ricevere 20 milioni USD il cui esborso e’ stato<br />

condizionato all’adozione di una serie di riforme strutturali sia in ambito politico che<br />

economico che <strong>Gibuti</strong> ha tardato finora ad attuare. Nonostante l’impegno espresso dal<br />

Governo di adoperarsi per controllare la spesa pubblica il deficit fiscale e’ cresciuto al<br />

4,9% del PIL (stima FMI) nel 2009 a causa soprattutto delle spese in ambito sociale e<br />

della sicurezza. La crescita del deficit ha bloccato l’erogazione dei fondi ex EFC. Cio’<br />

costituisce un forte incentivo per il Governo ad intraprendere le riforme necessarie e si<br />

1 dati Economic Intelligence Unit relativi al 2010<br />

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici <strong>Ice</strong> estero 1^ sem. 2010


prevede pertanto che il deficit di bilancio si riduca progressivamente al 3,7% del PIL nel<br />

2010 e al 3,1% del PIL nel 2011.<br />

Il 7 giugno 2009 è entrato in vigore l’Accordo bilaterale tra Italia e <strong>Gibuti</strong> di ristrutturazione del<br />

debito gibutino. L’Accordo deriva dall’intesa multilaterale raggiunta dal Club di Parigi<br />

nell’ottobre 2008 tra il Governo di <strong>Gibuti</strong> e quelli di Italia, Francia, Germania, Belgio e Spagna,<br />

nell’ambito del programma di Poverty Reduction and Growth Facility, precedentemente<br />

approvato dal Fondo Monetario Internazionale. L’intesa di Parigi, che ristruttura 76 milioni di<br />

dollari di debito estero di <strong>Gibuti</strong>, dovrebbe consentire una sostanziale riduzione degli interessi sul<br />

debito dovuti dal Paese verso gli Stati creditori del club di Parigi (da circa 85 milioni a 19 milioni<br />

USD, con una riduzione di ben il 79%). Si tratta pertanto di un importante contributo<br />

all’economia gibutina. L’accordo bilaterale con l’Italia riguarda 35,3 milioni di Euro, pari a circa<br />

il 62,7% dell’intero debito gibutino nei confronti dei creditori del Club di Parigi.<br />

Secondo i dati dell’Economist Intelligence Unit la crescita del Pil e’ stata di circa il 5%<br />

nel 2009 (5,8% nel 2008, media del 3,5% nell’ultimo decennio), sostenuta in particolare<br />

dagli investimenti nel porto di Doraleh. La crescita dovrebbe rallentare nel 2010 a causa<br />

della riduzione degli Investimenti diretti dall’estero (IDE) ed attestarsi al 4,8% ed<br />

accelerare nuovamente nel 2011 (5,7%) grazie alla prevista ripresa del flusso di IDE.<br />

A seguito del crescente aumento dei prezzi, in particolare dei prodotti alimentari e del<br />

petrolio nel primo semestre 2008 (l’inflazione aveva raggiunto il 14%), il Governo ha<br />

adottato appropriate misure fiscali, eliminando i dazi su cinque prodotti alimentari di<br />

prima necessita’ ed ha siglato nuovi accordi con importatori e distributori che fissano un<br />

tetto massimo sui margini applicati ad alcuni prodotti di base. A fine anno 2008 il tasso di<br />

inflazione e’ stato pari al 12% (FMI) (5% nel 2007), per assestarsi al 5% nel 2009. Per il<br />

2010 si prevede un tasso di inflazione del 5% e per il 2011 del 6%.<br />

La disoccupazione, stimata tra il 40% ed il 60% (WB), continua a costituire un grave<br />

problema. Il Governo mira ad aumentare il tasso di occupazione mediante<br />

l’implementazione di programmi di orientamento professionale e progetti di<br />

microcredito. Il mercato del lavoro e’ caratterizzato dalla presenza di elevati stipendi<br />

pubblici che aumentano i salari di riserva.<br />

La liquidita’ negli ultimi anni andava sempre piu’ diminuendo e anche i depositi bancari<br />

stranieri si erano considerevolmente ridotti. Il settore bancario, dopo un periodo<br />

caratterizzato da chiusura di banche in fallimento, ha iniziato a espandersi: l’arrivo di due<br />

nuove banche nel 2006, e altre quattro aperte nel 2007 ha aumentato l’offerta di strumenti<br />

finanziari e di credito. In effetti, dopo anni di declino, il credito concesso dalle banche al<br />

settore privato risulterebbe in crescita (FMI).<br />

Il franco gibutino, ancorato al dollaro americano, dal 2001 al 2008 si e’ deprezzato di<br />

circa il 30% a causa del deprezzamento della moneta americana. Tale andamento e’<br />

continuato nel 2009. Alla fine del 2009 il cambio si e’ attestato intorno ai 177 franchi per<br />

dollaro e si prevede che rimanga sostanzialmente stabile nell’anno in corso e nel 2011. La<br />

moneta gibutina e’ liberamente convertibile con qualsiasi valuta internazionale.<br />

L’economia gibutina è fortemente dipendente dal settore terziario ed è dominata dai<br />

servizi. Il Port autonome international de Djibouti (PAID) ne è il catalizzatore. Il terzo<br />

settore (servizi) assorbe circa l’80% del PIL e provvede a 8 impieghi su 10, mentre<br />

l’agricoltura e il settore dell’industria (minerario- soprattutto sale -, dell’energia e<br />

dell’acqua), generano rispettivamente il 4% e circa il 16,9% della ricchezza nazionale<br />

(WB). <strong>Gibuti</strong> possiede pochi giacimenti minerari e il suolo arido è improduttivo: l’89%<br />

è deserto, il 10% è dedito al pascolo e l’1% è area boschiva. La mancanza di<br />

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici <strong>Ice</strong> estero 1^ sem. 2010


diversificazione rende <strong>Gibuti</strong> particolarmente vulnerabile agli shock che colpiscono<br />

l’Etiopia, che è la destinazione delle importazioni di sale e la principale beneficiaria dei<br />

servizi del porto. Sono soprattutto le rimesse degli emigrati e gli aiuti internazionali che<br />

sostengono la bilancia dei pagamenti del Paese e finanziano l’economia.<br />

Le entrate generate dagli accordi di cooperazione militare (circa il 5,6% del PIL) e le spese per<br />

le truppe straniere di stanza a <strong>Gibuti</strong> sono altre fonti di crescita per l’economia. Gli introiti, che<br />

provengono dalla presenza di basi militari straniere sul territorio, rappresentano un<br />

fondamentale contributo all’economia del Paese. <strong>Gibuti</strong> ospita la più grande base militare<br />

francese d’oltre mare. Nel 2003 la Francia si è impegnata a pagare 34 milioni di dollari (circa il<br />

5% del PIL) ogni anno fino al 2011, per assicurarsi il diritto di stazionamento di truppe nel<br />

Paese. Più di recente <strong>Gibuti</strong> è stato scelto dagli USA e dai suoi alleati come base strategica per<br />

le loro operazioni militari. Nell’ottobre del 2002, gli USA hanno firmato un accordo militare col<br />

Governo di <strong>Gibuti</strong> per provvedere al supporto finanziario (che ammonta al 6% del PIL<br />

all’anno), in cambio della presenza dei propri militari nel Paese. Grazie alla sua posizione<br />

strategica, <strong>Gibuti</strong> riceve molti più aiuti allo sviluppo dagli USA di qualsiasi altro paese<br />

dell’Africa Sub-Sahariana. Una base navale tedesca si è stabilita nel marzo del 2002 per<br />

controllare i traffici marittimi tra la Somalia e la penisola Araba, e nel 2009 si è aggiunta una<br />

“military facility” giapponese. La denominazione di “facility” servirebbe ad aggirare le note<br />

restrizioni poste dalla costituzione giapponese in merito allo sviluppo militare del Paese. Gia’<br />

dall’aprile del 2009, secondo quanto dichiarato alla stampa dall’Ambasciatore giapponese, due<br />

navi militari e due aerei di sorveglianza giapponesi sarebbero state dispiegate nel Golfo di<br />

Aden.<br />

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici <strong>Ice</strong> estero 1^ sem. 2010


) Grado di apertura del Paese al commercio internazionale ed agli investimenti<br />

esteri<br />

<strong>Gibuti</strong> importa la quasi totalità (90%) dei beni di prima necessita’ alimentari. Le esportazioni<br />

locali sono costituite essenzialmente dal sale e animali vivi, ma soprattutto dalla riesportazione di<br />

prodotti vari quali “in primis” il caffe’ etiopico (che entrano nel calcolo delle sportazioni). Per il<br />

2011 (Economist Intelligence Unit) si prevede che le esportazioni gibutine ammontino a 596<br />

milioni USD e le importazioni a 1244 milioni USD.<br />

Principali mercati di<br />

sbocco delle esportazioni<br />

gibutine<br />

Quota di<br />

mercato<br />

2008 %<br />

Principali mercati di<br />

approvvigionamento<br />

1. Somalia 79,9 1. Arabia Saudita 21,4<br />

2. Etiopia 21,5 (2007) 2. India 16,8<br />

3. Yemen 4,1% 3. Cina 11,1<br />

Quota<br />

mercato<br />

2008 %<br />

N.D. N.D. 4. Etiopia 4,7 (2007)<br />

N.D. N.D. 5. Malaysia 6,3<br />

Principali mercati di<br />

sbocco delle esportazioni<br />

gibutine<br />

Quota di<br />

mercato<br />

2009 %<br />

6. USA 6,3<br />

Principali mercati di<br />

approvvigionamento<br />

1. Somalia 76,5 1. India 16.4<br />

2. Francia 4.8 2. Arabia Saudita 15.4<br />

3. EAU 4.5 3. Cina 14.6<br />

4. Yemen 3.9 4. Stati Uniti 9.7<br />

Quota<br />

mercato<br />

2009 %<br />

di<br />

di<br />

Fonte: Economist Intelligence Unit<br />

La Somalia si e’ confermata la destinazione principale delle esportazioni di <strong>Gibuti</strong> anche nel<br />

2009, mentre l’Arabia Saudita, prima fonte delle importazioni di generi di consumo non<br />

alimentari nel 2008, e’ stata scalzata dall’India nell’anno successivo.<br />

Vi è stato un piccolo cambiamento nella struttura delle importazioni che oggi sono<br />

costituite maggiormente dai prodotti alimentari e bevande, idrocarburi, khat (droga<br />

leggera), produzioni industriali (in modo particolare macchinari da trasporto, attrezzature<br />

varie e ricambi), prodotti chimici e petroliferi. È stato stimato che il khat assorbe più del<br />

30% dei bilanci delle famiglie, anche di quelle più povere. Dati ufficiali sull’importazione<br />

mostrano, secondo la Banca Mondiale, che circa 4.000 tonnellate di khat, del valore di DF<br />

3.000 miliardi (USD 12 milioni), sono importate ogni anno, facendo del khat il prodotto<br />

con il più alto valore nel settore dell’import. Per cio’ che riguarda i prodotti petroliferi la<br />

Cina, seguita dall’Arabia Saudita sono i principali mercati di approvvigionamento.<br />

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici <strong>Ice</strong> estero 1^ sem. 2010


Misure sono state prese al fine di promuovere le attività di standardizzazione e del<br />

controllo di qualità. <strong>Gibuti</strong> è un membro della International Plant Protection Convention<br />

e dell’African Union’s Inter-African Phytosanitary Council (IAPSC). Beni e servizi<br />

come medicine, beni di prima necessità, acqua, elettricità, telecomunicazioni, servizi<br />

postali e trasporto urbano sono soggetti al controllo dei prezzi.<br />

Il flusso di investimenti stranieri diretti e’ passato da USD 3,3 milioni nel 2000 a 234<br />

milioni USD nel 2008 (ultimi dati disponibili, fonte UNCTAD World Investment Report<br />

2009). I maggiori investitori in ordine di importanza sono gli Emirati Arabi Uniti, la<br />

Francia e la Svizzera.<br />

In accordo al codice per gli investimenti, gli stranieri possono investire in tutte le attività<br />

produttive con alcune limitazioni nel settore assicurativo, bancario, della pesca e<br />

minerario. Il codice degli investimenti prevede delle agevolazioni fiscali per alcune<br />

attività (tra cui importazione di materie prime, prodotti elettronici ed elettrici, costruzioni,<br />

industria tessile e manufatti). Queste ultime possono godere dell’esenzione dalla licenza<br />

per un periodo da 5 a 10 anni, l'esenzione dall’imposta sul reddito (persone fisiche o enti),<br />

l'esenzione dalla tassa interna sui consumi (TIC) per i materiali necessari alla<br />

realizzazione dei programmi d'investimento e sulle materie prime per i primi 5 anni.<br />

La capacità del paese di attrarre IDE è ancora limitata dagli alti costi dell’energia,<br />

dell’acqua, delle telecomunicazioni e delle materie prime importate, che si aggiungono<br />

alla carenza di esperti e di manodopera professionale, ai conflitti e all’instabilità del<br />

Corno d’Africa, alle forte migrazione dai Paesi limitrofi.<br />

Il miglioramento e l’adattamento della legislazione commerciale, la stesura di un codice<br />

commerciale e l’esame del codice di investimento sono tutte misure integrate nel processo di<br />

riforme del Governo del <strong>Gibuti</strong>. Il Paese ha liberalizzato la legislazione sulla protezione del<br />

lavoro con l’adozione del nuovo Codice (2005), ma permangono tuttora alcune rigidità nel<br />

mercato del lavoro. Il costo del lavoro nel Paese e’ aggravato dall’elevata tassazione e da tutta<br />

una serie di benefici e protezioni a favore dei lavoratori (equità dei salari, tutela del lavoro<br />

minorile e contro le discriminazioni nei luoghi di lavoro, tutela della maternità).<br />

Nel 2002 è stato creato il Fonds de développement économique de Djibouti (Fondo per lo<br />

sviluppo economico di <strong>Gibuti</strong>) (FDED). Il FDED è un’impresa pubblica di natura<br />

commerciale il cui fine è quello di promuovere il settore privato della produzione. Offre<br />

ai potenziali promotori prestiti dai 3 ai 50 milioni di franchi gibutini che possono essere<br />

restituiti su un periodo dai 5 ai 12 anni, con un tasso preferenziale che non supera l’8%.<br />

Criteri di eleggibilità per i prestiti sono la redditività del progetto, il suo impatto<br />

economico, la capacità di creare posti di lavoro e il grado di priorità dell’intervento per lo<br />

sviluppo del settore.<br />

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici <strong>Ice</strong> estero 1^ sem. 2010


c) Andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti<br />

diretti esteri bilaterali<br />

Dal 2005 al 2008 si e’ registrata una crescita costante dell’interscambio commerciale con <strong>Gibuti</strong>:<br />

l’Italia è passata da un avanzo commerciale di 12,7 milioni di Euro nel 2004 ad un surplus di oltre<br />

16 milioni di Euro nel 2008. Nel 2009 si e’ registrata una flessione dell’interscambio<br />

commerciale. Le esportazioni, pari a 15,8 milioni di Euro hanno registrato una flessione di circa<br />

il 13.5% rispetto all’anno precedente (18.3 milioni di Euro). Le importazioni, pari a 1,46 milioni<br />

di Euro, hanno invece registrato una riduzione di circa il 37% rispetto al 2008 (2.3 milioni di<br />

Euro). I dati relativi al 2010, poiche’ disponibili solo in riferimento al I semestre dell’anno non<br />

permettono ancora di valutare l’andamento del trend, Le importazioni dall’Italia si concentrano<br />

soprattutto nel settore alimentare, le altre categorie merceologiche rivestono ormai un ruolo<br />

marginale.<br />

INTERSCAMBIO ITALIA-GIBUTI (valori espressi in Euro)<br />

ITALIA<br />

2005 2006 2007 2008 2009 I sem<br />

2010<br />

Importazioni<br />

<strong>Gibuti</strong><br />

da<br />

2.891.002 2.331.441 1.953.983 2.321.667 1.459.081<br />

1.193.714<br />

Esportazioni verso<br />

<strong>Gibuti</strong><br />

14.061.087 20.951.647 19.324.676 18.330.508 15.851.154<br />

5.400.321<br />

Saldo commerciale 11.170.085 18.620.206 17.370.693 16.008.841 14.392.073 4.206.607<br />

Dati ISTAT aggiornati al 30-09-2010 (* I semestre 2010)<br />

Imprese italiane presenti in <strong>Gibuti</strong> sono TECHNITAL (servizi di engineering), COSMEZZ<br />

(costruzioni), ERGEZ VERZI (costruzioni) e SVAMC (costruzioni, trasporti, import/export,<br />

servizi). La Siemens Italia si e’ aggiudicata l’appalto per la costruzione di sotto-stazioni elettriche<br />

nel collegamento di linea dall’Etiopia a <strong>Gibuti</strong>: dei contratti (uno con l’Ente etiopico, l’altro con<br />

quello gibutino), del valore di 24 milioni di Euro, il piu’ cospicuo riguarda <strong>Gibuti</strong>. CONSTA ha<br />

ripreso da qualche tempo i lavori di ristrutturazione di 114 Km della Ethio-Djibouti Railway che<br />

dovrebbero termine entro circa un anno.<br />

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici <strong>Ice</strong> estero 1^ sem. 2010


2. INDIVIDUAZIONE DELLE AREE DI INTERVENTO<br />

a) Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato<br />

locale<br />

Il mercato interno gibutino è estremamente ristretto, per via della esigua popolazione. Vi è<br />

tuttavia spazio per accrescere la presenza commerciale italiana in <strong>Gibuti</strong>, in particolare nel settore<br />

agro-alimentare. Interessanti anche le potenzialità di investimento nella nuova Free Zone e nel<br />

turismo.<br />

Vanno qui ricordati i forti legami commerciali tra <strong>Gibuti</strong> ed gli Emirati Arabi Uniti. Simile nei<br />

vincoli e nelle opportunità alla vicina Dubai, <strong>Gibuti</strong> cerca di imitarne il modello di sviluppo. In<br />

quest’ottica nel 2000 e’ stato firmato un accordo di partnership tra il Governo di <strong>Gibuti</strong> ed il<br />

Governo degli Emirati Arabi Uniti. Da allora gli investimenti degli EAU a <strong>Gibuti</strong> hanno<br />

conosciuto una crescita esponenziale. Ad oggi gli investitori degli Emirati controllano tutte le<br />

strutture profittevoli del Paese. La Dubai World in particolare, il cui fondatore e attuale<br />

presidente e’ il Sultano Ahmed bin Sulayem, gestisce il Porto, la Free Zone e l’aeroporto ed ha<br />

investito in progetti strategici, da ultimo la costruzione del porto di Doraleh e di un albergo di<br />

lusso, il Djibouti Kempinski Palace, in fase di ulteriore espansione.<br />

Molto visibile rimane ancora la presenza francese nella grande distribuzione e, di conseguenza,<br />

nella presenza di prodotti francesi di largo consumo, alimentari ma non solo. Probabilmente, vi<br />

sarebbe spazio per una maggiore presenza di prodotti alimentari italiani e di qualita’, oltre che per<br />

la forte presenza militare internazionale, anche in vista del turismo internazionale.<br />

Agricoltura e Allevamento:<br />

L’agricoltura ha soprattutto carattere di sussistenza, a causa delle condizioni climatiche e<br />

alle continue siccità cui è soggetto il Paese e la produzione è affidata soprattutto alle oasi.<br />

Il settore non riesce a coprire che il 4% circa del PIL reale ed occupa soltanto circa 3.600<br />

persone. La terra coltivata è molto scarsa: solo 1.250 ettari sono sottoposti a colture. Circa<br />

il 10% della terra coltivata viene irrigata. Metà della terra arabile si trova al nord, ma la<br />

maggior parte dei raccolti crescono al sud, soprattutto nei distretti di Dikhil, <strong>Gibuti</strong> e<br />

Arta. La scarsità di pioggia (la maggior parte del Paese riceve meno di 150 millimetri di<br />

pioggia all'anno) limita la produzione dei raccolti, ragion per cui la frutta, le verdure ed i<br />

principali cereali devono essere importati.<br />

Limoni, mango, meloni e verdure sono le produzioni principali, in quantita’ comunque<br />

insufficiente a soddisfare la domanda interna. <strong>Gibuti</strong> è perciò un importatore netto di<br />

prodotti alimentari e di bibite, che finiscono per rappresentare. In questo settore,<br />

sicuramente prodotti italiani potrebbero essere promossi con ottimi risultati.<br />

L’allevamento di bestiame è, per lo più, di tipo nomade ed è l’attività principale della<br />

popolazione rurale. Le mandrie di bestiame, composte per lo più da piccoli ruminanti,<br />

sono state stimate intorno ad un milione di capi (WTO). L’allevamento nomade copre il<br />

90% delle attività ed è la fonte di sostentamento per circa la metà della popolazione. Il<br />

progetto di fare di <strong>Gibuti</strong> un punto di snodo per l’esportazione degli animali vivi e della<br />

carne sta avanzando lentamente, ma bene. L’amministrazione del Regional Cattle Export<br />

Centre è stata affidata ad un operatore privato. Il Centro certificherà l’origine degli<br />

animali e garantirà la buona salute del bestiame per l’esportazione.<br />

Pesca:<br />

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici <strong>Ice</strong> estero 1^ sem. 2010


Il contributo della pesca al PIL è marginale. Tuttavia, <strong>Gibuti</strong> possiede abbondanti risorse<br />

ittiche, stimate intorno alle 48.000 tonnellate nel 2002, anche se esse non sono<br />

opportunamente sfruttate. Nel 2006 (ultimi dati disponibili) la Banca Mondiale ha<br />

calcolato che solo il 5% delle risorse ittiche nazionali sono utilizzate.<br />

La pesca è praticata su piccola scala in prossimità delle coste, che si estendono per 372 km. Essa<br />

impiega circa 1.000 persone. Vi sono 90 barche per la pesca artigianale, di cui 75 sono piccole<br />

imbarcazioni a motore lunghe 6-8m. Ogni barca opera con una media di 3 pescatori per ogni<br />

uscita giornaliera. Circa 15 di queste imbarcazioni sono un po’ più grandi (10-14 m),<br />

generalmente portano 5 pescatori ognuna e sono in grado di rimanere in mare per 4 giorni (FAO).<br />

L’età media dei pescatori varia dai 40 ai 55 anni.<br />

Il pescato è costituito soprattutto da tonni, barracuda, cernie, pescispada e carangidi. Non<br />

c’è un’industria ittica, né dell’acquicoltura, anche se le condizioni sarebbero adatte<br />

all’allevamento di certe specie come alghe e gamberi. Rispetto al numero di programmi<br />

adottati dal Governo per supportare il settore, la produzione e il consumo di pesce è<br />

ancora scarsa. Le esportazioni arrivano solo ad una media di 20 tonnellate l’anno,<br />

principalmente verso l’Etiopia e i Paesi del Golfo.<br />

La politica dichiarata per la decade 2001-2010 stabilisce la gestione sostenibile delle<br />

risorse ittiche come base del programma per la diversificazione delle risorse della pesca e<br />

per aumentare il volume della produzione. Tra le iniziative figurano sforzi per<br />

incoraggiare il settore privato e le cooperative ad investire nel settore, migliorare la catena<br />

di distribuzione e di commercializzazione del pesce, dare supporto tecnico alle<br />

cooperative attive nel settore e adottare standard sanitari internazionali. Al fine di<br />

realizzare questa strategia, il Governo ha provveduto a creare un mezzo per lo sviluppo e<br />

la regolazione della pesca: il Fisheries Master per il periodo 2005-2015.<br />

La legislazione di <strong>Gibuti</strong> autorizza solo la pesca artigianale. Nelle acque sotto la<br />

giurisdizione del Paese, la pesca commerciale è limitata alle imbarcazioni registrate in<br />

<strong>Gibuti</strong> e intestate ai gibutini. La legge non permette nessuna attività di pesca che sia priva<br />

di licenza.<br />

Per ragioni sanitarie, dal 1998 l’UE ha proibito l’importazione di pesce da <strong>Gibuti</strong>. Al fine<br />

di conformarsi agli standard richiesti dai paesi importatori, <strong>Gibuti</strong> sta redigendo un testo<br />

per la regolamentazione che tenga conto degli standard sanitari internazionali.<br />

Nel 1999 e’ stato costruito un porto per la pesca che nel 2004 e’ stato dato in concessione<br />

alla Djibouti Maritime Management and Investment Company. Il suo impegno è quello di<br />

sviluppare e promuovere le attività di pesca ed acquicoltura; inoltre il porto gode dello<br />

status di free zone.<br />

Industria:<br />

L’industria e’ limitata al settore delle costruzioni e a poco altro.<br />

Il suo contributo al PIL e’ di circa il 17%. Le imprese principali del settore sono: la<br />

Société Coubeche, che produce bevande analcoliche; la Compagnie des gaz de la Mer<br />

rouge; la COSMEZZ, attiva nelle costruzioni e nei lavori pubblici; la Lootah Group<br />

(acqua, carta, generi di ferramenta, ectc) ed altri.<br />

Gli obiettivi per il settore, che il Governo ha in programma per i prossimi anni, sono<br />

sviluppare la cultura e la competenza nel settore commerciale ed industriale; individuare e<br />

promuovere particolarmente le industrie basate sulle risorse del Paese (come l’industria<br />

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici <strong>Ice</strong> estero 1^ sem. 2010


agroalimentare, del sale, dei materiali da costruzione e l’industria mineraria); rafforzare il<br />

ruolo della Camera di Commercio.<br />

Il Ministero del Commercio sta preparando, inoltre, una strategia per supportare e<br />

sviluppare le attività artigianali con l’obiettivo di farne un catalizzatore per l’economia.<br />

Energia e Acqua:<br />

Acqua ed elettricità, prodotte esclusivamente per il mercato domestico, incidono per circa<br />

il 10% sul PIL.<br />

Secondo gli studi della Banca Mondiale, il 60% della popolazione urbana ha accesso<br />

all’elettricità, ma solo un terzo della popolazione lo ha nel resto del Paese. L’accesso, invece, è<br />

quasi inesistente nelle zone rurali. Metà della popolazione della capitale è direttamente connessa<br />

al sistema statale di distribuzione dell’acqua, mentre si stima che nelle campagne meno del 30%<br />

della popolazione abbia accesso all’acqua all’interno di ragionevoli distanze.<br />

A ciò si aggiungano gli alti costi dell’acqua desalinizzata (dai 2 ai 3 dollari USA al metro cubo,<br />

che diventano 4,50 dollari USA per i consumatori). Questo prezzo così alto è dovuto alle perdite<br />

che si verificano durante la distribuzione e agli alti costi dell’energia nel Paese.<br />

La produzione d’acqua è di circa 39.000 metri cubi al giorno, quantità sufficiente a coprire la<br />

domanda interna solo nei mesi invernali. I metri cubi aumentano fino a 45.000 nella stagione<br />

estiva, ma spesso non sono sufficienti a rispondere alle necessità della popolazione in quei mesi.<br />

A <strong>Gibuti</strong>, tutta l’energia elettrica è generata da fonti termiche. L’EDD (Électricité De<br />

Djibouti), un’impresa di proprietà dello Stato, ha il monopolio della generazione,<br />

distribuzione e commercializzazione dell’elettricità nei dipartimenti di Ali-Sabieh, Arta,<br />

Dikhil, <strong>Gibuti</strong>, Obock e Tadjourah, mentre il resto del paese è coperto da compagnie<br />

private. Tuttavia l’EDD è incapace di soddisfare la domanda interna.<br />

La produzione ha raggiunto nel 2007 i 321.000 MWh, mentre le perdite tecniche di<br />

elettricità sono stimate a circa l’11%. I prezzi dell’elettricità sono fissati da una decreto<br />

ministeriale e sono superiori di circa il 50% a quelli applicabili in Etiopia. Le tariffe per<br />

l’acqua e l’energia sono le più alte della regione, con una media di USD 0.30/kWh per<br />

l’energia elettrica e di USD l,l per m 3 di acqua. Questi alti prezzi, tra l’altro, hanno un<br />

impatto negativo sulla competitività dei prodotti gibutini.<br />

L’accesso all’elettricità è quasi inesistente nelle aree rurali, con l’eccezione di piccole<br />

città e di alcuni villaggi che finanziano i loro propri generatori. Studi sulla povertà<br />

condotti dalla Banca Mondiale hanno mostrato la stretta connessione tra l’accesso<br />

all’elettricità e la povertà in <strong>Gibuti</strong>. Grazie all’appoggio di questa istituzione<br />

internazionale, il Governo ha avviato nel 2006 un progetto di 7 milioni di dollari da<br />

investire nel settore.<br />

Il Governo di <strong>Gibuti</strong> ha iniziato un vasto programma di diversificazione delle fonti<br />

energetiche per ridurre la dipendenza del Paese dalla produzione di energia attraverso<br />

generatori ad idrocarburi e per produrre energia “pulita”. E’ stato siglato un accordo con<br />

la Spagna per l’installazione di generatori di energia solare ed eolica. Inoltre, nel quadro<br />

di un accordo di cooperazione nel settore energetico concluso con il Ministero<br />

dell’energia islandese nel gennaio 2008, è stato annunciato un progetto che prevede uno<br />

studio di fattibilità per lo sviluppo dell’energia geotermica nel Paese. Qualora si<br />

rinvenissero concrete possibilità di sviluppo del settore, il progetto prevede l’installazione<br />

di una centrale del costo stimato di 349 milioni di USD. Infine, entro 2010 dovrebbe<br />

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essere operativa l’interconnessione con la rete elettrica etiopica, a partire dalla città di<br />

Dire Dawa, quindi il Paese dovrebbe iniziare ad importare elettricità. Questo potrebbe<br />

offrire nuove possibilità alla nostra imprenditoria nel settore energetico.<br />

Trasporti:<br />

La politica governativa mira a fare di <strong>Gibuti</strong> una piattaforma multiregionale per i beni in<br />

transito, in entrambe le direzioni, tra i paesi COMESA (Common Market for Eastern and<br />

Southern Africa) e il resto del mondo e tra il Vicino e l’Estremo Oriente. Sebbene ancora<br />

insufficiente, il settore dei trasporti rimane quello principale dell’economia.<br />

L’occupazione legata ai servizi del porto rappresenta circa il 15% del totale nel paese<br />

(10.000 posti di lavoro). La quota del PIL proveniente dai trasporti è di circa il 30%.<br />

Il settore ha bisogno di interventi su più fronti, “in primis” per la riabilitazione ed estensione della<br />

rete stradale e della linea ferroviaria <strong>Gibuti</strong>-Etiopia (CDE), attività quest’ultima già in<br />

programma grazie alla collaborazione delle Autorità etiopiche e dell’EU. La linea ferroviari<br />

<strong>Gibuti</strong>-Etiopia ha 106 anni ed è proprietà congiunta dei Governi etiopico e gibutino. L’attuale<br />

capacità della linea ferroviaria è di 140 mila tonnellate di carico per anno e potrebbe raggiungere<br />

1,5 milioni di tonnellate, dopo i lavori di modernizzazione della ferrovia.<br />

Strade in condizioni accettabili collegano quasi tutte le piccole città alla capitale.<br />

L’interno del Paese è collegato da un sistema di strade, che copre 1.172 km, 1/3 delle<br />

quali è asfaltata.<br />

<strong>Gibuti</strong> ha un aeroporto internazionale gestito dalla DPI (Porto Internazionale di Dubai), che può<br />

anche ospitare voli commerciali e militari. Servizi aerei regolari legano il paese alle città<br />

principali nella Regione e a Parigi. Il traffico aereo del Paese è costituito da 17.000 movimenti di<br />

aerei, genera un flusso di 170.000 passeggeri e di 9.000 tonnellate di merci (dati Governo di<br />

<strong>Gibuti</strong>, 2007).<br />

<strong>Gibuti</strong> scommette soprattutto sul complesso del porto di Doraleh, attivo dal mese di<br />

febbraio del 2009. Il PAID (Porto Autonomo Internazionale) ha attualmente oltre 1.140<br />

impiegati e 3.000 operai (dati WTO). Esso gode di una posizione geografica strategica,<br />

essendo una porta per il Mar Rosso e trovandosi sulle rotte che collegano Asia ed Europa<br />

ed è anche legato all’hinterland africano. La maggior parte delle attività del PAID sono<br />

affidate al settore privato. Il 18 novembre del 2006 il Governo di <strong>Gibuti</strong> ha approvato un<br />

accordo per il trasporto intermodale con l’Etiopia. L’accordo bilaterale dovrebbe<br />

garantire un funzionamento più efficace delle strutture portuali, con la realizzazione di<br />

un’area attrezzata di carico e scarico ed un servizio di collegamento per i cargo “porta a<br />

porta”.<br />

Con l’assistenza del DPI, a <strong>Gibuti</strong> e’ stata conclusa la realizzazione di un complesso<br />

portuale a 7 km dal porto attuale, che comprende un terminal per il petrolio greggio<br />

(Horizon Djibouti International) e un terminal container, gia’ operativi. Quest’ultimo,<br />

lungo 2.000 metri, e profondo 20 metri, avrà una capacità di stoccaggio di 350.000 metri<br />

cubi.La sua capacità massima sarà di 1,7 milioni di TEU (twenty foot equivalent unit)<br />

contro gli attuali 250.000 TEU il cui costo complessivo dovrebbe essere ammontato a 350<br />

milioni di USD (di cui 300 milioni USD finanziati da DPI).<br />

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La <strong>Gibuti</strong> Free Zone:<br />

La <strong>Gibuti</strong> Free Zone (DFZ) è stata creata, in partnership con la JAFZA International di<br />

Dubai, per rendere <strong>Gibuti</strong> una piattaforma regionale logistica per le importazioni,<br />

l’immagazzinaggio e la distribuzione dei beni trasportati dai Paesi limitrofi. I potenziali<br />

importatori potranno trovare, così, in <strong>Gibuti</strong> un’alternativa a Dubai ed ai Paesi dell’Est<br />

quale fonte di importazioni e potranno beneficiare di tempi minori di spedizione e di costi<br />

inferiori di trasporto. Compagnie esportatrici o importatrici troveranno, inoltre, nella<br />

<strong>Gibuti</strong> Free Zone un posto ideale per attività di valore aggiunto come assemblaggi,<br />

impacchettamento ed etichettatura. Si è pianificato, inoltre, di stabilire un’industria di<br />

lavorazione capace di esportare prodotti per il futuro "made in <strong>Gibuti</strong>".<br />

Tra le agevolazioni di cui possono godere gli investitori nella DFZ, si possono citare proprietà<br />

straniera al 100%, nessuna imposta societaria, nessuna tassa d’importazione, possibilità di<br />

rimpatrio del capitale e dei profitti al 100%, nessuna restrizione valutaria, norme flessibili per la<br />

selezione del personale, spese di nolo competitive. Gli investitori hanno la possibilità di scegliere<br />

se prendere in affitto dei magazzini prefabbricati o se affittare un lotto di terra su cui costruire le<br />

proprie infrastrutture.<br />

Agli investitori sono assicurate l’esenzione dalle regole delle dogane e dalle formalità per<br />

le importazioni e le esportazioni. Gli investitori sono poi esenti dal TIC, tasse, sovrattasse<br />

e altre tasse dirette o indirette e hanno il vantaggio di una zona equipaggiata con servizi e<br />

procedure di installazione semplificate. L’ Autorité des ports et des zones franches de<br />

Djibouti (Djibouti Port and Free Zone Authority) è l’unico sportello a cui rivolgersi per<br />

svolgere tutte le formalità e le registrazioni delle imprese e dagli operatori. Agli<br />

investitori viene garantita la libertà di trasferire i capitali all’estero e fuori della free zone.<br />

Risorse Minerarie:<br />

La strategia di Governo per questo settore è quella di promuovere e sviluppare la<br />

ricchezza mineraria del Paese, in particolare il sale, il gesso e la perlite. Sono state<br />

avviate indagini per accertarsi della presenza di riserve aurifere. Per realizzare questi<br />

obiettivi, <strong>Gibuti</strong> promuove joint–venture con investitori stranieri.<br />

Un codice ad hoc per la materia permette tre tipi di contratti: un permesso di<br />

prospezione, un permesso di esplorazione ed un permesso per operare. Il codice<br />

d’investimento regola i vantaggi garantiti alle compagnie minerarie, assicurando<br />

l’apertura del settore agli investitori stranieri. Il sale è la maggiore risorsa mineraria ad<br />

oggi conosciuta ed estratta. Si trova soprattutto nella regione del lago Assal, sotto forma<br />

di piattaforma da 52 km 2, spessa circa 60 m. La produzione consiste in sale grezzo non<br />

ionizzato che è il prodotto del Paese maggiormente esportato e l’Etiopia è ancora la sua<br />

principale destinazione.<br />

Imprese statali e privatizzazioni:<br />

Lo Stato ha da sempre giocato un ruolo importante nell’economia. Vi sono oggi circa 25<br />

imprese di proprietà dello Stato, di cui solo una ha capitale in compartecipazione con<br />

privati. Le imprese statali sono attive nell’industria (che include la produzione agroalimentare),<br />

attività minerarie, telecomunicazioni, hotel, finanza, trasporti e servizi di<br />

immagazzinaggio.<br />

Un Comité national de privatisation (Comitato Nazionale per le Privatizzazioni - CNP),<br />

sotto la supervisione del Ministero delle Finanze, è stato fondato per realizzare il<br />

programma di privatizzazioni. Dall’adozione delle Legge sulle privatizzazioni nel 1999<br />

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ad oggi, il Governo ha intrapreso un vasto programma di dismissione delle imprese<br />

statali.<br />

Tra il 1997 e il 2005, due imprese sono state privatizzate (Pharmacie de l'Indépendance e<br />

il Djibouti Sheraton Hotel), 3 strutture sono state poste in concessione a privati (porto,<br />

aeroporto e porto per la pesca), 4 imprese liquidate. Tuttavia sono state anche create altre<br />

tre nuove imprese di proprietà dello Stato.<br />

Nel giugno 2000, un contratto per la gestione e il funzionamento degli impianti del<br />

Djibouti International Autonomous Port (PAID) è stato assegnato alla Dubai Ports<br />

International (DPI) per un periodo di 20 anni. Dal 15 giugno 2002, la gestione del<br />

Djibouti International Airport è stata concessa al DPI per 20 anni.<br />

<strong>Gibuti</strong> ha concluso con la Cement Star, compagnia degli Emirati Arabi Uniti, un accordo<br />

che prevede la cessione del 40% della azioni dello stabilimento di produzione di Ali<br />

Sabieh. Il restante 60% del capitale azionario verrà venduto ad investitori internazionali.<br />

In via di privatizzazione sono anche la Marble Unit e la Mineral Water Factory.<br />

Servizi Finanziari:<br />

I principali servizi finanziari offerti da <strong>Gibuti</strong> sono quelli bancari, assicurativi e cambio<br />

valuta (con 11 Uffici). Il sistema bancario comprendeva la Banca Centrale di <strong>Gibuti</strong><br />

(BCD) e due banche commerciali: la Banque Indosuez Mer Rouge (BIMR) e la Banque<br />

pour le Commerce et l'Industrie - Mer Rouge (BCIMR). Le due banche offrono un<br />

limitato numero di servizi finanziari: lettere di credito, trasferimento di denaro e prestiti a<br />

breve e lungo termine. Nel 2006, con l’arrivo della Yemeni Saba Bank e della Malesyian<br />

International Commercial Bank, e’ finito il duopolio mantenuto per 30 anni dal sistema<br />

bancario francese. ). Attualmente le banche commerciali operanti a <strong>Gibuti</strong> sono nove tra<br />

cui: BCIMR – Banque Commerce et Industrie Mer Rouge (gruppo francese BREST);<br />

BISMR – Banque Indosuez Mer Rouge (gruppo francese banque agricole); BDCD –<br />

Banque Depot et Credit Djibouti (di proprieta’ di un gruppo di nazionalita’ svizzera);<br />

Banque Islamique Saba (di proprieta’ di un gruppo yemenita); ICB – International<br />

Commercial Bank (di proprieta’ di un gruppo malese); CAC (di proprieta’ di un gruppo<br />

yemenita); SAB – Salama Africa Bank (societa’ costituita da soci di origine somala).<br />

Le banche attualmente operanti sono ben capitalizzate e di successo, che hanno<br />

progressivamente ridotto la quota di crediti inesigibili in portafoglio. Negli ultimi tre anni<br />

il settore e’ stato caratterizzato da un considerevole incremento della liquidità, dovuto in<br />

gran parte all’aumento dei depositi nelle banche commerciali. Con la crescita della<br />

competizione nel settore ci si attende una riduzione degli interessi creditori ed una<br />

diversificazione dei prodotti finanziari, con il probabile potenziamento degli strumenti<br />

finanziari tipici della finanza islamica.<br />

Dal 2000, il capitale minimo necessario è di DF 300 milioni per tutte le imprese bancarie<br />

e finanziarie o per branche o succursali bancarie con la sede all’estero. La gestione di una<br />

banca o di un’impresa finanziaria deve essere nelle mani di una persona residente in<br />

<strong>Gibuti</strong> oppure una persona legale il cui luogo di registrazione o il posto in cui compie le<br />

sue attività sia in <strong>Gibuti</strong>. Non vi sono speciali limitazioni che riguardino la nazionalità.<br />

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Telecomunicazioni:<br />

<strong>Gibuti</strong> possiede uno dei migliori sistemi in Africa in termini di capacità e potere di connessione<br />

(SEA-ME-WE network), dato che può contare su una efficiente rete a fibra ottica. A parte questo<br />

primato, il Paese ha bisogno di sviluppare e promuovere i servizi di questo settore e nuovi<br />

prodotti della tecnologia dell’informazione, sia a livello locale e regionale che internazionale.<br />

Nell'ottobre 1999 dalla fusione del vecchio Ufficio delle Poste e Telecomunicazioni (OPT) e della<br />

Società di Comunicazioni Internazionali di <strong>Gibuti</strong> (STID) è nata la società pubblica a<br />

responsabilità limitata Djibuti Télécom (DT), l'unico operatore di telecomunicazioni, sia per la<br />

telefonia fissa che per quella mobile. Il capitale registrato della DT è di 4 miliardi di DF. Dal<br />

novembre 2003 la società è in fase di riorganizzazione, sotto il controllo di una squadra di<br />

consulenti internazionali in vista della sua futura privatizzazione.<br />

Nel 2007 risultavano 14.113 abbonamenti di linea fissa (+255 rispetto al 2006), il 90% dei quali<br />

concentrati nella città di <strong>Gibuti</strong>, corrispondenti ad una teledensity dell’1,54% (contro una media<br />

del 2,6% per tutta l'Africa). <strong>Gibuti</strong> ha due stazioni terrestri e tre cavi sottomarini a fibra ottica<br />

(SMW). La telefonia mobile è in crescente sviluppo.<br />

A marzo del 2007, la Alcatel-Lucent ha firmato un contratto chiavi in mano col consorzio East<br />

Africa Submarine Cable System per lo sviluppo della prima rete ottica sottomarina con basi in<br />

Africa Orientale. Lunga 10.000 km, essa collega 8 paesi (Sudan, <strong>Gibuti</strong>, Somalia, Kenia,<br />

Tanzania, Mozambico e Sud Africa) ed offre una capacità regionale di 320 Gpbs.<br />

Turismo:<br />

Il Paese ha un considerevole potenziale turistico grazie al suo patrimonio naturalistico, le<br />

sue spiagge e il suo mare, la flora e la fauna e la sua antica cultura. Il numero dei<br />

visitatori è aumentato da 20.100 nel 2000 a 26.300 nel 2004 (fonte WTO). La presenza di<br />

militari stranieri in <strong>Gibuti</strong> è una delle ragioni di questa crescita. Le attività turistiche<br />

impiegano circa 1.500 persone.<br />

Nel 2000 è stato creato l'Ufficio del Turismo Nazionale di <strong>Gibuti</strong> (ONDT). Gli obiettivi<br />

fissati per la politica del turismo relativamente al periodo 2000-2010 sono: aumentare i<br />

posti di lavoro del settore; sviluppare e salvaguardare la fauna, la flora e l'ecosistema e il<br />

patrimonio culturale; ampliare la partecipazione delle donne allo sviluppo economico;<br />

formare gli operatori del settore.<br />

Il bilancio del settore è positivo, grazie a due fattori: la presenza di tour operator europei che<br />

hanno inserito <strong>Gibuti</strong> nei loro cataloghi e lo sviluppo costante delle infrastrutture turistiche.<br />

d) Suggerimenti per l’attivazione degli strumenti di sostegno finanziario e assicurativo<br />

pubblico per SACE e SIMEST<br />

<strong>Gibuti</strong> non ha una categoria ufficiale di rischio paese OCSE. Nei suoi confronti SACE<br />

mantiene un atteggiamento di apertura con condizioni rispetto ad operazioni con<br />

controparti sovrane ed apertura senza restrizioni alle transazioni con controparti<br />

bancarie e private meritevoli di credito, entro un plafond-paese limitato a 10 milioni di<br />

euro e una durata massima di cinque anni. Al 31 marzo 2010 le garanzie deliberate da<br />

SACE in <strong>Gibuti</strong> sono nulle.<br />

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3. POLITICA COMMERCIALE E DI ACCESSO AL MERCATO<br />

<strong>Gibuti</strong> è membro del WTO, del Common Market for Eastern and Southern Africa<br />

(COMESA), della Intergovernmental Authority on Development (IGAD) e dell’African<br />

Union (AU). Gode dell’accesso preferenziale non reciproco al mercato dell’EU, grazie al<br />

Cotonou Agreement e all’iniziativa “Everything But Arms”, al mercato degli USA in<br />

applicazione dell’African Growth and Opportunity Act (AGOA) e ad altri mercati dei<br />

Paesi industrializzati grazie al General System of Preferences. Nel giugno 2004 ha<br />

firmato l’United Nations Convention Against Corruption, ratificata nell’Aprile 2005.<br />

La Repubblica di <strong>Gibuti</strong> ha firmato accordi commerciali bilaterali per facilitare la<br />

circolazione di beni e persone con Burundi (1984), Etiopia (1979), Rwanda (1980),<br />

Senegal (1986) e Tunisia (2002). Ha anche firmato accordi commerciali con Eritrea,<br />

Kenya e Uganda, non ancora ratificati. Accordi-quadro sono stati firmati con l’Indonesia<br />

(1997), Iran (1998), Korea (1979) e Pakistan (1979).<br />

Il paese ha accettato i provvedimenti dell’Art.VIII degli Articles of Agreement del Fondo<br />

Monetario Internazionale nel 1978.<br />

a) Barriere tariffarie<br />

Il sistema commerciale di <strong>Gibuti</strong> è completamente aperto e privo di tariffe protettive e barriere<br />

tariffarie e i movimenti di capitali sono liberi e la valuta pienamente convertibile.<br />

L’assenza di produzione domestica di beni ha a lungo giustificato la mancanza di una tariffa<br />

doganale stricto sensu. La TIC ha sei fasce: 0% (effetti personali, lingotti d’oro), 1% (alimentari,<br />

prodotti farmaceutici, fertilizzanti, computer, legno), 13% (beni intermedi), 26% (beni di lusso:<br />

es. khat, succhi di frutta, tabacco, alcolici, acqua minerale, prodotti petroliferi). I prodotti locali<br />

sono esenti dalla TIC.<br />

La completa partecipazione di <strong>Gibuti</strong> all’unione doganale del COMESA ha richiesto<br />

l’adozione di una tariffa esterna comune (TVA) e di una tassa sul valore aggiunto in<br />

vigore dal 1 gennaio 2009 (percentuale fissa del 7%). Soprattasse (ad valorem e fisse) si<br />

applicano a particolari prodotti, quali tabacco, alcool, prodotti del petrolio, khat, acqua<br />

minerale e bevande non-alcoliche, succhi di frutta e di verdura (sia importati che<br />

prodotti localmente). Una tassa si applica anche ai combustibili derivati dal petrolio<br />

importati o prodotti localmente.<br />

I seguenti beni sono esenti da tasse e soprattasse: effetti ed oggetti che includono il<br />

mobilio degli stranieri che si stabiliscono in <strong>Gibuti</strong> o dei suoi cittadini che tornano<br />

permanentemente nel Paese dall’estero; attrezzi, strumenti, macchinari agricoli,<br />

industriali o commerciali che appartengono a persone o imprese che hanno cessato di<br />

operare all’estero e trasferiscono le loro attrezzature o industrie in <strong>Gibuti</strong>; campioni privi<br />

di valore commerciale; campioni medicinali; articoli pubblicitari mandati da fornitori<br />

senza pagamento e distribuiti gratuitamente ad eccezione dell’alcool e del tabacco; i<br />

pacchi privi di valore commerciale; materiali per le scuole approvati dal Governo e<br />

distribuiti gratuitamente agli alunni; farina di grano, lievito e altro necessario ai panifici.<br />

L’esenzione è anche possibile quando i beni sono importati o esportati in transito o diretti<br />

alla free zone. Lo stesso si applica alle merci temporaneamente in deposito presso i<br />

magazzini della Free Zonei, che sono soggette soltanto alle spese di trasporto interno e di<br />

deposito.<br />

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) Barriere non tariffarie<br />

Le proibizioni di importazioni sono generalmente regolate dalle convenzioni<br />

internazionali alle quali partecipa il Paese. I soli prodotti specificatamente banditi sono i<br />

veicoli con guida a destra e le buste di plastica non biodegradabili. Per ragioni sanitarie,<br />

alcuni prodotti non possono essere importati senza l’approvazione del Ministero<br />

responsabile della salute pubblica. Importazioni di prodotti come esplosivi o armi<br />

richiedono un’autorizzazione dalle autorità competenti. E’ regolata l’importazione e la<br />

distribuzione del khat. E’ vietata l’esportazione di legname e di corallo. I due prodotti<br />

soggetti a controlli tecnici sono sale e acqua minerale imbottigliata. Qualsiasi materiale<br />

responsabile di malattie o infezioni non può essere importato in <strong>Gibuti</strong>. Lo stesso vale per<br />

i rifiuti nocivi. E’ proibito il commercio di specie selvatiche, delle loro carcasse, di pelli e<br />

trofei. L’importazione di attrezzature per la refrigerazione, che contengano alcuni tipi di<br />

sostanze che impoveriscono l’ozono, e’ proibita.<br />

I seguenti prodotti sono soggetti all’ispezione sanitaria sull’esportazione: animali vivi,<br />

bestiame, carne macellata, animali imbalsamati o trofei, conchiglie, madreperla e corallo;<br />

molluschi e pellami. Avorio e pelli animali devono essere accompagnati da un certificato<br />

di origine e di uno sanitario, emesso dal Paese d’origine. Prodotti alimentari di origine<br />

animale devono essere accompagnati da un certificato sanitario sia per l’importazione che<br />

per l’esportazione.<br />

c) Violazioni delle norme sulla tutela dei diritti di proprietà intellettuale<br />

La legge sulla proprietà industriale, che copre solo i marchi di fabbrica e di servizio, è<br />

obsoleta. Un abbozzo di legge sulla proprietà industriale e’ attualmente in corso di<br />

elaborazione, con l’assistenza tecnica della WIPO. Copyright e diritti correlati sono<br />

regolati dalla legge del 1996.<br />

La legge No. 114/AN/96 protegge le produzioni artistiche di vario tipo, dai lavori letterari<br />

e scritti teatrali ai quadri, sculture, plastici architettonici, fotografie e lavori<br />

cinematografici. La protezione è garantita agli autori e coautori per tutta la durata della<br />

loro vita e per 25 anni dopo la morte. La legge assicura all’autore, oltre ai diritti<br />

economici e morali, il perpetuo, inalienabile e imprescrittibile diritto alla rivendicazione<br />

della paternità del proprio lavoro e in generale ad opporsi ad ogni distorsione, mutilazione<br />

o modificazione, così come ad ogni divulgazione o riproduzione senza il suo consenso.<br />

La violazione del copyright è soggetta a penalità in forma di pagamento di DF 200.000 e,<br />

se il fatto è ripetuto, fino a DF 400.000, oltre a un periodo di arresto da 1 a 6 mesi.<br />

<strong>Gibuti</strong> è membro della World Intellectual Property Organization (WIPO) dal Maggio<br />

2002 e dell’African Intellectual Property Organization (OAPI). Dal 2001 ha avuto<br />

accesso alla Paris Convention for the Protection of Industrial Property e alla Berne<br />

Convention for the Protection of Literary and Artistic Works. Sta inoltre prendendo in<br />

considerazione l’adesione al Protocollo di Madrid.<br />

d) Problematiche relative agli investimenti esteri nel Paese<br />

Il clima per gli affari in <strong>Gibuti</strong> è comunque fortemente influenzato dall’alto costo dei<br />

finanziamenti e da un non facile accesso ai prestiti bancari, settore in sensibile<br />

miglioramento (v.sopra “Servizi finanziari). A ciò si aggiungano le infrastrutture<br />

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inefficienti e, di conseguenza, le mancanze nella fornitura dei servizi pubblici di base<br />

(trasporti, acqua, elettricità e telecomunicazioni in particolare), i cui costi sono<br />

estremamente alti; le limitate risorse naturali e umane; una forte dipendenza dalle attività<br />

dei porti per l’Etiopia; ritardi amministrativi e la pressione fiscale che ha portato allo<br />

sviluppo di un settore informale, le cui attività di produzione impiegano oltre la metà<br />

della forza lavoro attiva (95% nelle aree urbane) e ammontano al 30 % del PIL.<br />

Malgrado ciò, per la sua posizione geografica il Paese è una destinazione privilegiata di<br />

investimenti esteri per lo sviluppo di diversi settori, tra cui “in primis” le infrastrutture<br />

portuali, energia e turismo.<br />

Come già evidenziato nel settore energia e acqua, il settore energetico potrebbe offrire<br />

nuove possibilità per le imprese italiane, con particolare riguardo per la produzione di<br />

energia rinnovabile (solare, eolica in particolare). Il Governo gibutino ha difatti avviato<br />

un importante programma di diversificazione delle fonti energetiche per ridurre la<br />

dipendenza del Paese dalla produzione di energia attraverso generatori ad idrocarburi e<br />

per produrre energia “pulita”.<br />

Il potenziamento delle modeste strutture turistiche rientra nella strategia governativa di<br />

sviluppo del Paese. Gli operatori italiani del settore potrebbero identificare valide<br />

opportunità di investimento, Per ovviare agli scarsi collegamenti aerei, sarebbe possibile<br />

negoziare la concessione di diritti di atterraggio anche per compagnie charter.<br />

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