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Decreto del Commissario ad acta - Regione Lazio

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Piano sanitario regionale 2010-2012<br />

L’attuazione di interventi in gr<strong>ad</strong>o di promuovere l’empowerment – di accrescere cioè le capacità di ogni membro <strong>del</strong>la<br />

comunità di esercitare il diritto alla salute e di partecipare alle decisioni relative ai percorsi di prevenzione, cura e<br />

riabilitazione – rappresenta una condizione necessaria per favorire la messa in atto di specifiche ed efficaci politiche di<br />

sanità pubblica, centrate sui bisogni e sulle aspettative dei citt<strong>ad</strong>ini.<br />

Risposta<br />

In accordo con gli indirizzi <strong>del</strong>l’OMS e le strategie di sistema <strong>del</strong> Piano sanitario nazionale, il Servizio sanitario <strong>del</strong>la<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Lazio</strong> si pone come obiettivo prioritario la promozione di una cultura <strong>del</strong>la partecipazione e <strong>del</strong>l’empowerment,<br />

sia tra i citt<strong>ad</strong>ini che tra gli operatori.<br />

Promuovere la capacità di valutazione dei citt<strong>ad</strong>ini, rendendone migliori le conoscenze non solo da un punto di vista<br />

terapeutico/riabilitativo ma anche in un’ottica politico-emancipatoria, rappresenta un presupposto per la conquista di una<br />

più rilevante autonomia decisionale. Una persona empowered acquisisce consapevolezza rispetto alla propria salute, si<br />

prende carico consapevolmente di se stessa e diviene manager dei propri stili di vita, protagonista attiva <strong>del</strong>la propria<br />

vita e <strong>del</strong> proprio benessere psicofisico.<br />

Per conseguire tale risultato, i servizi sanitari debbono accertare le aspettative e le priorità dei citt<strong>ad</strong>ini; coinvolgerli nei<br />

piani di assistenza; utilizzare l’approccio <strong>del</strong>la decisione condivisa; richiedere il loro feedback e avviare conseguenti<br />

processi di miglioramento.<br />

L’obiettivo è quello di attuare politiche e strategie per formare dei citt<strong>ad</strong>ini competenti, cioè in gr<strong>ad</strong>o di scegliere stili di<br />

vita e comportamenti salutari e di esprimersi, <strong>ad</strong> esempio, rispetto alla scelta <strong>del</strong> proprio medico curante e dei luoghi di<br />

cura, nonché rispetto alle decisioni relative ai processi assistenziali (decisione clinica condivisa), e alle politiche locali dei<br />

servizi per la salute.<br />

Tali strategie si devono tr<strong>ad</strong>urre in primo luogo nell’<strong>ad</strong>ozione degli strumenti di partecipazione e coinvolgimento dei<br />

citt<strong>ad</strong>ini all’erogazione e valutazione dei servizi sanitari pubblici definiti a livello normativo. La Carta dei servizi sanitari,<br />

<strong>ad</strong> esempio, introdotta con il D.P.C.M. <strong>del</strong> 19 maggio 1995, come emerge da diversi processi di autovalutazione sullo<br />

stato di attuazione curati dal Ministero <strong>del</strong>la Sanità in collaborazione con le Regioni, presenta una serie di criticità<br />

riassumibili nel fatto di non definire indicatori e standard, di essere di non facile consultazione e poco conosciuta dai<br />

citt<strong>ad</strong>ini. Come emerso in una recente indagine effettuata dall’ASP su un campione rappresentativo di nuclei familiari<br />

residenti nel <strong>Lazio</strong>, solo il 16% degli intervistati dichiara di conoscere la Carta; di questi, il 39,5% la ritiene uno strumento<br />

poco chiaro e il 28,5% la considera poco utile. In un piano di sviluppo di politiche per l’empowerment <strong>del</strong> citt<strong>ad</strong>ino, il<br />

coinvolgimento degli utenti e dei loro organi di rappresentanza nella progettazione <strong>del</strong>le Carte dei servizi attribuirebbe<br />

agli stessi un potere di controllo diretto sulla qualità dei servizi erogati, rispecchiando le funzioni di tutela, informazione,<br />

partecipazione e accoglienza con cui è stata concepita e che vengono garantite, <strong>ad</strong> esempio, attraverso le Conferenze<br />

dei servizi e le Commissioni miste conciliative. È necessario infine redigere linee guida regionali relative alle modalità e<br />

agli strumenti più <strong>ad</strong>eguati per garantire un’efficace informazione sui servizi offerti al citt<strong>ad</strong>ino, anche attraverso il<br />

raggiungimento di standard qualitativi omogenei e requisiti minimi di leggibilità e accessibilità dei siti internet aziendali.<br />

A livello individuale si deve garantire concretamente il diritto alla cura, l’accesso alle informazioni che riguardano la<br />

propria salute, le garanzie sulla riservatezza, il dare o negare un consenso veramente informato e non burocratico alle<br />

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