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DAL SISTEMA<br />

ISTRUZIONE<br />

che l’hanno firmata e seguitano a firmarla<br />

- ha aggiunto il Presidente -<br />

mira a evidenziare che se può essere<br />

in crisi il rapporto fra due componenti<br />

essenziali, che fino ad ora hanno<br />

caratterizzato la definizione della<br />

missione delle Università, vale a dire<br />

la Ricerca e l’Insegnamento, non<br />

può essere in crisi il principio della<br />

necessaria connessione fra questi<br />

elementi caratterizzanti.<br />

In questa inscindibile congiunzione<br />

consiste lo sviluppo dell’Università<br />

e se può rendersi necessario o doveroso<br />

differenziare rispetto al passato<br />

i modi di integrazione di queste due<br />

attività e i modi di perseguimento di<br />

questi due obbiettivi, non si può accettare<br />

l’idea di disgiungerli, tanto<br />

meno in modo approssimativo e non<br />

motivato”.<br />

Ma le conseguenze di ciò “sono anche<br />

una maggiore complessità della<br />

ricerca, che affronta questioni multidisciplinari,<br />

e una revisione di metodi,<br />

strutture e organizzazione per<br />

l’insegnamento. Un impegno più diretto<br />

con e verso la comunità in termini<br />

di insegnamento e ricerca deve<br />

diventare un valore centrale per l’Università<br />

nella società del sapere al<br />

fine di dimostrare che essa intende<br />

ancora e fondamentalmente servire il<br />

bene pubblico…”.<br />

Come ha ancora ricordato il Presidente<br />

Roversi-Monaco, “purtroppo<br />

dobbiamo prendere atto della complessiva<br />

inerzia del sistema universitario<br />

in Europa, salvo alcune eccezioni…<br />

Il fatto è che il problema non<br />

è soltanto quello della qualità dei ricercatori<br />

e neppure quello dei mezzi<br />

da troppo tempo ridotti e in via di ulteriore<br />

riduzione.<br />

Il problema è anche quello della dispersione<br />

della ricerca in centri anche<br />

qualificati, ma scollegati fra loro.<br />

Spesso mancano collegamenti trasversali;<br />

come, ad esempio nel caso<br />

della nanotecnologie e delle biotecnologie,<br />

ove almeno in Italia non si<br />

raggiungono i risultati massimi che<br />

deriverebbero da un compiuto coordinamento<br />

se nell’ambito della ricerca<br />

nazionale questa trasversabilità<br />

fosse valorizzata…”.<br />

Si noti: “il problema della ricerca si<br />

inserisce così nel più ampio problema<br />

della incapacità delle Università<br />

di sostenere il ruolo che dovrebbe essere<br />

loro proprio. Nel contesto di<br />

questo ruolo risiede il collegamento<br />

con le imprese che non è più per la<br />

ricerca tecnologica e per il suo trasferimento<br />

un’opzione ma una assoluta<br />

necessità.<br />

In effetti, il processo dell’innovazione<br />

che si traduce in produzione industriale<br />

ha le sue radici nei laboratori<br />

universitari e soltanto il collegamento<br />

fra le due realtà può portare a risultati<br />

importanti. Come ha rilevato<br />

la Commissione europea per la ricerca<br />

universitaria: centri di eccellenza<br />

della ricerca sono l’unico motore in<br />

grado di trasformare l’Europa in una<br />

società della conoscenza capace di<br />

assicurare lo sviluppo e la crescita<br />

nel lungo periodo ...”.<br />

Peraltro, nella visione della Magna<br />

Charta, ha proseguito il Presidente,<br />

“l’Università è direttamente coinvolta<br />

nella protezione della vita e dell’ambiente...<br />

Regolare la concorrenza,<br />

senza ricorrere al protezionismo<br />

degli Stati ricchi e senza frenare la<br />

crescita di quelli poveri, rappresenta<br />

un primo passo; ridurre l’insicurezza<br />

ambientale dovrebbe essere il secondo.<br />

Il compito è quello di sostenere<br />

le nuove tecnologie dell’energia e<br />

dell’ambiente in Europa come negli<br />

Stati Uniti e creando nuova consapevolezza<br />

in Cina, in India e in Brasile<br />

e in altri Paesi con forte tasso di crescita.<br />

Questo sviluppo e la creazione<br />

di un mercato globale per queste tecnologie<br />

sembra poter essere una utopia<br />

sostenibile (Fitoussi). La cooperazione<br />

a sua volta porta a un futuro<br />

più sereno, perché aumenta il livello<br />

di solidarietà fra Nazioni. Inoltre, il<br />

fornire beni pubblici globali, come la<br />

salute, la scolarizzazione, l’ambiente<br />

e l’energia dovrebbe generare crescita.<br />

La fornitura di due beni pubblici -<br />

ambiente e conoscenza - contrariamente<br />

a quanto si ritiene normalmente,<br />

può rappresentare il motore<br />

della crescita futura attraverso il rafforzamento<br />

delle relazioni fra Paesi<br />

sviluppati, Paesi emergenti e Paesi in<br />

via di sviluppo.<br />

Poiché è riconosciuto che se i Paesi<br />

sviluppati sono oggi i principali inquinatori<br />

globali, i Paesi emergenti e<br />

alcuni di quelli in via di sviluppo potrebbero<br />

essere i più grandi inquinatori<br />

globali di domani. Sviluppare<br />

queste tecnologie e attuarne il trasferimento<br />

tecnologico a quei paesi rendendole<br />

disponibili rappresenta un<br />

elemento di positività proprio per<br />

l’Europa e gli Stati Uniti”.<br />

Dopo aver riassunto fedelmente i<br />

termini della questione, nel suo intervento<br />

il Presidente Roversi-Monaco<br />

ha concluso: “se deve perdurare<br />

e svilupparsi, in modi anche fortemente<br />

innovativi, un impegno più diretto<br />

con e verso la comunità nel segno<br />

del perdurante rapporto fra ricerca<br />

e insegnamento, quale espressione<br />

più significativa del ruolo centrale<br />

dell’Università nella società del<br />

sapere, risulterà evidente l’utilità per<br />

la società e l’intento di servire il bene<br />

pubblico.<br />

La globalizzazione non può portare a<br />

una situazione in cui per motivi economici<br />

e di funzionalità, a fronte di<br />

poche Università leader le altre si accontentino<br />

di utilizzare soltanto la ricerca<br />

altrui come se si trattasse di recuperare<br />

prodotti dalla scaffalatura<br />

di un supermercato”.<br />

Peraltro, “l’esercizio dello spirito<br />

critico è essenziale e questo si può<br />

realizzare soltanto in un contesto di<br />

continua elaborazione e di studio caratterizzato<br />

dalla piena autonomia.<br />

Su questa base, alla luce dei principi<br />

fondamentali della Magna Charta, le<br />

Università europee, americane e<br />

asiatiche dovrebbero formare una<br />

sorta di coalizione per affermare nell’unità<br />

d’insegnamento e nel riconoscimento<br />

dei valori dell’autonomia e<br />

indipendenza, che l’Università rappresenta<br />

il cuore della Società del sapere<br />

con l’intento di perseguire e sviluppare<br />

interessi collettivi”. ■<br />

6 settembre-ottobre 2008

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