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Trama e saggio porcaro 6 - Radio Rai

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Francesco Lombardi<br />

INTERMEZZO: LA SCUOLA DI GUIDA<br />

Idillio musicale di Mario Soldati e Nino Rota<br />

Prima esecuzione:<br />

Spoleto, Festival dei due mondi, Teatro Caio Melisso 12 giugno 1959 all’interno<br />

dello spettacolo Fogli d’album per la regia di Franco Zeffirelli.<br />

Nino Rota compose, tra il 1945 e il ’60, le colonne sonore per nove pellicole e due<br />

inchieste televisive di Mario Soldati. La loro fu una collaborazione nata da un antico<br />

e saldo rapporto di amicizia. Questo rapporto era alimentato da frequentazioni<br />

estranee al mondo del cinema, come il cenacolo del Premio letterario Bagutta e<br />

sempre stimolato dall’onnivora curiosità culturale di Soldati, che trovava in Rota<br />

il tramite ideale per esplorare il mondo della musica. La serena incoscienza con la<br />

quale i due affrontarono l’estemporanea e vaga commissione di Giancarlo Menotti<br />

– antico e coetaneo rivale del Rota, nell’arena dei fanciulli prodigio di Milano e<br />

dintorni – non sarebbe altrimenti spiegabile. Infatti Menotti chiese, all’ultimo<br />

istante e nell’accavallarsi degli impegni di entrambi, una cosa qualunque, purché<br />

breve. Detto e fatto! Due soli personaggi, unità di tempo e di luogo e poco più di<br />

dieci minuti per lo svolgimento. Su quell’automobile Soldati fa incontrare due perdenti,<br />

un lui e una lei, che hanno ottime ragioni per trasformare il naufragio della<br />

lezione di guida e di conserva della loro esistenza, in un porto sicuro degli affetti.<br />

Ne escono due caratteri tipici della poetica del regista cinematografico, da Le miserie<br />

del signor Travet in avanti, dove una rassegnata e discreta autoironia di stampo<br />

sabaudo, stempera le amarezze della vita. Tutto questo declinato in una cornice<br />

di decoro borghese e/o piccolo borghese, che rende accettabili e – perché no –<br />

credibili, anche passioni fuori tempo massimo, come quella sbocciata fra i due protagonisti.<br />

La partitura musicale, scoppiettante e spudorata nel sottolineare le vicende<br />

dei due, provocò l’entusiasmo di un incontentabile melomane quale Alberto<br />

Arbasino: «(…) questa musica di una volgarità e di una facilità oltraggiose (e stupende)<br />

(…) oltre ad avere un carattere ben preciso e ambizioni deliberatamente circoscritte,<br />

riporta con una puntualità pungente a un tempo che è patetico rivalutare:<br />

i primi anni della guerra, la moda del ’40 (…)» preso l’abbrivio, sull’onda dell’entusiasmo,<br />

Arbasino si infila nel ginepraio delle citazioni:<br />

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