5/10 gagarin n. 3 occhio a teatro gusto libri shopping bimbi arte musica IL cielo sopra gambettola Angelo Grassi e un ex cementificio ristrutturato a fabbrica della creatività. Dove tutto è riciclato e sostenibile cinema 12 di Stefania Mazzotti
Siamo a Gambettola, regno del riciclato. Vocazione di sfasciacarrozze. Un groviglio di strade nella bassa cesenate. Per arrivarci in macchina si fanno lunghe code dietro a camion carichi di ferro e altre diavolerie. Meglio il treno. Appena usciti dalla stazioncina, sulla destra, ecco la Fabbrica. E’ la fabbrica per eccellenza di Gambettola. L’ex cementificio Sicli costruito nel 1910 e chiuso nel 1989 per problemi logistici e ambientali. Quando era attiva la nuvola dei fumi e il rumore arrivavano fino a dieci chilometri di distanza. Un impatto ambientale che, grazie a Dio, allora non esisteva neanche la parola. Eppure nella fabbrica ci lavoravano quasi tutti e la fabbrica dava da mangiare a molte famiglie. Angelo Grassi, ragazzino, ci passava di fianco in bicicletta. Sguardo meravigliato: doveva sembrargli bella come una grande nave con i camini fumanti. A distanza di quaranta anni l’occhio azzurro di Angelo luccica ancora. La Fabbrica se l’è comprata. Fa il designer. Ha completamente ristrutturato gli ambienti secondo un originale progetto di recupero di archeologia industriale. 18mila metri quadrati di cui 7mila coperti, risistemati rispettando l’ambiente e la storia del territorio, seguendo la filosofia del riciclo dei materiali. All’interno del ex cementificio Sicli ha ricavato lo studio e ci abita anche. Nonostante i tempi, Angelo non va mai di fretta. Nel suo ufficio, circondato da dipinti di artisti amici, è seduto dietro il lungo tavolo di vetro e racconta con calma: «E’ stato un sogno. La conversione del cementificio a un laboratorio di design e allo stesso tempo a un Dall’archeologia industriale a uno spazio che ospita mostre e giovani artisti passando per un parcheggio trasformato in un’oasi verde luogo dove si offre e produce cultura, è stata una mia volontà. Volevo conservare l’identità di un luogo che ha dato lavoro nel dopoguerra a milioni di persone». Angelo Grassi la Fabbrica l’ha ristrutturata da solo, con le proprie forze. Ha impiegato circa tredici anni. Ha venduto i vecchi depositi delle materie prime a sedici attività artigianali e il corpo centrale della Fabbrica l’ha tenuto per sè. Ha anche piantato una settantina alberi, per compensare un’area che ha il più basso indice di verde procapite: un metro quadro per abitante. L’interno della Fabbrica è stato ristrutturato per essere adibito a mostre temporanee, convegni, spettacoli. Passeggiarci dentro è come giocare agli esploratori. Salendo tre piani tra terrazzi lastricati a legno riciclato, si trovano le sale espositive ricavate dai vecchi sili del cemento, dove i muri sono stati lasciati come erano, incrostati da anni di depositi di cemento. Dalle sale di deposito dei sacchi si attraversa un teatro adibito a spettacoli e convegni ricavato nell’ex sala dei filtri, si sale all’ultimo piano dove una volta veniva cotto in forni verticali il clinker, componente base del cemento, ora adibito a spazio ricreativo di dopolavoro. Infine, sul tetto, l’osservatorio. Da lì, come capitani della nave, si domina la pianura circostante. Uno spazio immenso. Dove ogni tanto macchine imponenti e arrugginite compaiono come grandi insetti. Sono i vecchi macchinari conservati tali e quali: il mulino spacca sassi, i camini trasformati in stufe a legno o i forni verticali adibiti a cantina per il vino. Ora l’ex cementificio è diventato fabbrica di creatività a ridottissimo impatto ambientale. Periodicamente ospita eventi e mostre di giovani artisti. «Mi piace proporre tutto quello che mi diverte. Abbiamo intrapreso una collaborazione con l’Accademia delle belle arti di Bologna e il critico Renato Barilli. Ogni due anni organizziamo una Biennale d’arte giovane». Anche come designer Angelo Grassi segue il valore del riciclaggio e del rispetto dell’ambiente. Così affianca al lavoro di allestitore di mostre quello di progettazione. «Insieme a Polifror realizzo delle strutture che possano essere ricoperte da piante. Una serie di reticolati a forma di sedili e tavoli che sono ideate per essere aggredite dalle piante. Quest’anno al Fuori salone del mobile di Milano ho presentato Ortofabbrica per la seconda volta. Abbiamo abbellito uno squallido parcheggio, in via Savona 37, in zona Tortona. Il tutto allestito come un orto, dove arte, moda, design, architettura ed enogastronomia convivono seguendo l’idea dell’ecosostenibilità. Ortofabbrica vuole essere un esempio per inculcare nuovi stili di vita più compatibili con l’ambiente». Prossimi eventi: Contest Ortofabbrica. Si svolge alla Fabbrica dal 1 al 3 ottobre ed è volto a selezionare i migliori progetti tra design ed ecologia. Il concorso è promosso dal Romagna Creative District, che, su idea di Angelo Grassi, mira alla «realizzazione un distretto creativo romagnolo per collegare e promuovere le imprese del settore creativo presenti sul territorio». Da non perdere le borse realizzate con i vecchi sacchi del cementificio in vendita al bookshop. Tenetelo d’occhio: angelograssi.it 5/10 gagarin n. 3 musica arte gusto teatro libri shopping bimbi cinema A pag. 12: i terrazzi della Fabbrica, qui a fianco: un tavolo del progetto Ortofabbrica, sopra: Angelo Grassi 13