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orbite culturali - Gagarin Magazine

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LA Z<br />

DI ZORN<br />

Il vecchio John suona a<br />

Bologna. Ma a noi risultava<br />

morto da anni. Si torna<br />

indietro dal capolinea?<br />

Quando John Zorn è morto, gli volevamo ancora<br />

molto bene. Deve essere stato cinque o<br />

sei anni fa.<br />

Poi è morto, e sono successe le solite cose<br />

di quando muori. Onori e lodi, strizzate d’occhio<br />

dagli acculturati, pacche sulle spalle dai<br />

curatori, dagli assessori, dai sindaci.<br />

Insomma, è finita che anche la sua piccolagrande<br />

rivoluzione è stata rimasticata dal sistema,<br />

addomesticata, ridotta a stravaganza<br />

cosmetica per pubblico jazz in vena di<br />

scampagnate fuoriporta. Appena fuoriporta,<br />

in modo da tornare a casa per cena.<br />

Anni fa era diverso: la prima volta che abbiamo<br />

sentito Book of Heads ci siamo messi a<br />

ridere. Ma è stato probabilmente l’ultimo disco<br />

per chitarra di cui ci si ricordi il titolo e i<br />

pezzi.<br />

Zorn, appunto. Uno che riconosci, uno che<br />

ti ricordi.<br />

E anche se adesso tanto jazz è musica vuota,<br />

esaurita in ogni suo spunto da almeno<br />

due decenni prima che gli attuali interpreti<br />

nascessero, John, ebreo errante, il suo contributo<br />

l’ha dato. Stava in mezzo alla bolgia a<br />

prendere dei rischi. Giocava col rock estremo<br />

e con il klezmer, elaborava teorie sull’improvvisazione,<br />

spostava il limite fisico dello strumento,<br />

distruggeva steccati con la fantasia,<br />

faceva dischi importanti, lanciava un’etichetta<br />

e cercava di costruirsi intorno una scena.<br />

E collaborava con tutti, compreso il batterista<br />

dei Napalm Death.<br />

I Naked City, gran bel gruppo, un monumento<br />

dei tempi in cui il crossover era un genere<br />

tutto da scrivere, un’acrobazia senza rete di<br />

protezione.<br />

Poi vabbè, il destino dei monumenti è che<br />

a un certo punto arrivino i piccioni a farci i<br />

propri bisogni. E Zorn, il povero Zorn, dopo<br />

qualche stagione di agonia ci morì davanti a<br />

Reggio Emilia, qualche anno fa. In un funereo<br />

Masada Elettrico dove tutto, ma proprio tutto,<br />

era di un manierismo e di un’autocelebrazione<br />

dolorosi. Per l’affetto che gli dovevamo,<br />

accettammo di rendere omaggio all’Estinto<br />

ancora qualche tempo dopo, a Milano, in una<br />

session di improvvisazione libera. Lui, Lou<br />

Reed e Marc Ribot. Niente, niente di niente.<br />

Povero Zorn, costretto a stringere mani vip<br />

prima dopo il concerto ma non più in grado<br />

di infilare due idee nel sax. Cose che capitano,<br />

quando muori. E’ la biologia, baby. Senza<br />

rancore, John, we love you, massimo rispetto,<br />

ma è evidente che ormai sono scappati<br />

i cani dalla cuccia. Quella sera pensavamo<br />

cose così, ed evitammo di accodarci agli<br />

stringitori di mano dell’Estinto. Di mani stringemmo<br />

quelle di Lou Reed, giusto per non<br />

mancare un piccolo appuntamento con la<br />

Storia, poi andammo a cena con Marc Ribot.<br />

Marc non disse una parola sul concerto, e<br />

volle discutere tutta sera di “Non è un paese<br />

per vecchi”.<br />

Postfazione. I beneinformati dicono che a<br />

Bologna, nella rassegna dedicata a Godard,<br />

Masada torni in campo con l’Estinto in cabina<br />

di regia. Noi stiamo valutando in queste<br />

ore se dare ancora una chance al buon Zorn<br />

prima di chiudere il sarcofago per sempre.<br />

In effetti i suoi Filmworks sono sempre stati<br />

bellissimi. Ma poi la biologia ha avuto il suo<br />

corso. Non so, non siamo sicuri. Se andate<br />

voi, comunque, non vi biasimiamo. Angelica<br />

non ne sbaglia una, del resto.<br />

17 lunedì<br />

musica<br />

ANTONIO GRAMENTIERI<br />

JOHN ZORN - ELECTRIC MASADA:<br />

ESSENTIAL CINEMA - PRIMA ITALIANA<br />

Bologna, Arena del Sole, via Indipendenza 44<br />

Marc Ribot - chitarra elettrica, Jamie Saft - tastiere,<br />

Trevor Dunn - basso elettrico, Joey Baron - batteria,<br />

Kenny Wollesen - batteria, vibrafono; Cyro Baptista –<br />

percussioni, Ikue Mori - elettronica. John Zorn: sax<br />

alto, direzione<br />

5/10 gagarin n. 3 musica arte gusto teatro libri shopping bimbi cinema<br />

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