Chirotteri_superato - Biodiversità - Provincia di Imperia
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4. PROBLEMI DI CONSERVAZIONE<br />
A livello europeo la maggior parte dei <strong>Chirotteri</strong> è considerata in precario stato <strong>di</strong><br />
conservazione e ciò ha indotto l’adozione <strong>di</strong> norme <strong>di</strong> tutela volte alla protezione degli<br />
esemplari e dei siti <strong>di</strong> rifugio. Conservare una specie animale o vegetale non significa<br />
unicamente proteggerla come tale, magari con il solo <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> uccisione o cattura.<br />
Proteggere vuol <strong>di</strong>re mantenere un ambiente in cui le con<strong>di</strong>zioni che lo caratterizzano e le<br />
interazioni con gli altri organismi presenti siano le più simili possibili a quelle richieste dalle<br />
specie oggetto <strong>di</strong> tutela.<br />
Nonostante tutte le specie <strong>di</strong> <strong>Chirotteri</strong> siano oggetto <strong>di</strong> tutela dei princìpi sanciti nella<br />
legislazione nazionale e internazionale ratificati dall’Italia (Convenzione <strong>di</strong> Berna 1979,<br />
Convenzione <strong>di</strong> Bonn 1979, Convenzione <strong>di</strong> Rio de Janeiro 1992, Direttiva comunitaria<br />
92/43/CEE, Legge quadro in materia <strong>di</strong> fauna selvatica e attività venatoria 157/92, Bat<br />
Agreement, ecc.), negli ultimi decenni si è assistito in gran parte dell’Europa ad una<br />
contrazione generalizzata delle popolazioni <strong>di</strong> pipistrelli, che ha provocato una <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong><br />
alcune popolazioni e locali estinzioni.<br />
Come conferma la letteratura specialistica, la situazione è alquanto drammatica: su 31 specie<br />
considerate in Italia, 5 sono in pericolo <strong>di</strong> estinzione e ben 11 rischiano <strong>di</strong> <strong>di</strong>venire tali a breve<br />
termine.<br />
Il declino dei <strong>Chirotteri</strong> <strong>di</strong>pende dalle alterazioni e <strong>di</strong>struzioni degli habitat (zone umide e<br />
formazioni forestali) provocati dalle attività antropiche e dalla peculiare sensibilità al <strong>di</strong>sturbo<br />
che caratterizza questi animali nelle fasi <strong>di</strong> ibernazione e riproduzione. Infatti, la loro<br />
particolare biologia li rende estremamente vulnerabili. Il tasso riproduttivo non elevato, i<br />
lunghi tempi <strong>di</strong> gestazione e svezzamento, la tendenza delle femmine a riunirsi in colonie per<br />
il parto e l’allevamento dei piccoli, spiegano come singoli eventi <strong>di</strong>struttivi, anche limitati ad<br />
una sola colonia riproduttiva, possano avere effetti sull’intero popolamento <strong>di</strong> una regione.<br />
A questo occorre aggiungere altri fattori come l’impiego irrazionale per fini agricoli <strong>di</strong><br />
insettici<strong>di</strong> e altre sostanze tossiche che provocano la <strong>di</strong>struzione e contaminazione degli insetti<br />
<strong>di</strong> cui i pipistrelli si cibano. Non meno importanti sono le azioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> origine<br />
antropica arrecate alle colonie, azioni che, non <strong>di</strong> rado, assumono la forma <strong>di</strong> veri atti<br />
vandalici spesso associati alle false credenze popolari su questi mammiferi.<br />
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