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Camminare Insieme Anno 2009 - Diocesi Altamura - Gravina ...

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RIVISTA TRIMESTRALE DELLA DIOCESI DI ALTAMURA • GRAVINA • ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />

UFFICIALE PER GLI ATTI DEL VESCOVO E DELLA CURIA<br />

Nuova Serie • <strong>Anno</strong> XV <strong>2009</strong><br />

Nuova Serie • <strong>Anno</strong> XV <strong>2009</strong>


In copertina:<br />

Cattedrale di <strong>Altamura</strong>.<br />

Cortile interno con ingresso alla Curia.


BOLLETTINO PERIODICO DELLA DIOCESI<br />

DI ALTAMURA • GRAVINA<br />

ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />

UFFICIALE PER GLI ATTI<br />

DEL VESCOVO E DELLA CURIA<br />

Nuova Serie • <strong>Anno</strong> XV • <strong>2009</strong>


CAMMINARE INSIEME<br />

Rivista della <strong>Diocesi</strong><br />

di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti<br />

ufficiale per gli atti del Vescovo e della Curia<br />

Nuova Serie - <strong>Anno</strong> XV - <strong>2009</strong><br />

Registrazione Tribunale di Bari n. 1384 del 06.08.1998<br />

Direttore Responsabile: Nunzio Falcicchio<br />

Redazione: Vincenzo Panaro<br />

Anna Garziano - Marisa Piazza<br />

Amministrazione:<br />

Curia Diocesana di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti<br />

Arco Duomo, 1 - 70022 <strong>Altamura</strong> (BA)<br />

Tel. e Fax 080/3117024 - e-mail: curiadiocesana@libero.it<br />

www.diocesidialtamura.it<br />

Fotografie: Archivio di Curia<br />

Impianti e Stampa:<br />

Grafiche Grilli srl<br />

Via Manfredonia Km 2.200 - 71100 Foggia<br />

Tel. 0881/568034-568040 - Fax 0881/755525


Benedetto XVI


Episcopio di <strong>Gravina</strong> in Puglia dopo il restauro - esterno.


5<br />

Lettera<br />

ai Vescovi della Chiesa Cattolica<br />

riguardo alla remissione della scomunica<br />

dei quattro Vescovi consacrati dall’Arcivescovo Lefebvre<br />

Cari Confratelli nel ministero episcopale!<br />

La remissione della scomunica ai quattro Vescovi, consacrati nell’anno<br />

1988 dall’Arcivescovo Lefebvre senza mandato della Santa Sede,<br />

per molteplici ragioni ha suscitato all’interno e fuori della Chiesa Cattolica<br />

una discussione di una tale veemenza quale da molto tempo non si<br />

era più sperimentata. Molti Vescovi si sono sentiti perplessi davanti a un<br />

avvenimento verificatosi inaspettatamente e difficile da inquadrare positivamente<br />

nelle questioni e nei compiti della Chiesa di oggi. Anche se<br />

molti Vescovi e fedeli in linea di principio erano disposti a valutare in<br />

modo positivo la disposizione del Papa alla riconciliazione, a ciò tuttavia<br />

si contrapponeva la questione circa la convenienza di un simile gesto<br />

a fronte delle vere urgenze di una vita di fede nel nostro tempo. Alcuni<br />

gruppi, invece, accusavano apertamente il Papa di voler tornare indietro,<br />

a prima del Concilio: si scatenava così una valanga di proteste, la cui<br />

amarezza rivelava ferite risalenti al di là del momento. Mi sento perciò<br />

spinto a rivolgere a voi, cari Confratelli, una parola chiarificatrice, che<br />

deve aiutare a comprendere le intenzioni che in questo passo hanno guidato<br />

me e gli organi competenti della Santa Sede. Spero di contribuire in<br />

questo modo alla pace nella Chiesa.<br />

Una disavventura per me imprevedibile è stata il fatto che il caso Williamson<br />

si è sovrapposto alla remissione della scomunica. Il gesto discreto<br />

di misericordia verso quattro Vescovi, ordinati validamente ma<br />

non legittimamente, è apparso all’improvviso come una cosa totalmente<br />

diversa: come la smentita della riconciliazione tra cristiani ed ebrei,<br />

e quindi come la revoca di ciò che in questa materia il Concilio aveva<br />

chiarito per il cammino della Chiesa. Un invito alla riconciliazione con<br />

un gruppo ecclesiale implicato in un processo di separazione si trasformò<br />

così nel suo contrario: un apparente ritorno indietro rispetto a tutti i<br />

passi di riconciliazione tra cristiani ed ebrei fatti a partire dal Concilio –<br />

passi la cui condivisione e promozione fin dall’inizio era stato un obiet-


6<br />

tivo del mio personale lavoro teologico. Che questo sovrapporsi di due<br />

processi contrapposti sia successo e per un momento abbia disturbato la<br />

pace tra cristiani ed ebrei come pure la pace all’interno della Chiesa, è<br />

cosa che posso soltanto deplorare profondamente. Mi è stato detto che<br />

seguire con attenzione le notizie raggiungibili mediante l’internet avrebbe<br />

dato la possibilità di venir tempestivamente a conoscenza del problema.<br />

Ne traggo la lezione che in futuro nella Santa Sede dovremo prestar<br />

più attenzione a quella fonte di notizie. Sono rimasto rattristato dal fatto<br />

che anche cattolici, che in fondo avrebbero potuto sapere meglio come<br />

stanno le cose, abbiano pensato di dovermi colpire con un’ostilità pronta<br />

all’attacco. Proprio per questo ringrazio tanto più gli amici ebrei che<br />

hanno aiutato a togliere di mezzo prontamente il malinteso e a ristabilire<br />

l’atmosfera di amicizia e di fiducia, che – come nel tempo di Papa Giovanni<br />

Paolo II – anche durante tutto il periodo del mio pontificato è esistita<br />

e, grazie a Dio, continua ad esistere.<br />

Un altro sbaglio, per il quale mi rammarico sinceramente, consiste<br />

nel fatto che la portata e i limiti del provvedimento del 21 gennaio <strong>2009</strong><br />

non sono stati illustrati in modo sufficientemente chiaro al momento<br />

della sua pubblicazione. La scomunica colpisce persone, non istituzioni.<br />

Un’Ordinazione episcopale senza il mandato pontificio significa il pericolo<br />

di uno scisma, perché mette in questione l’unità del collegio episcopale<br />

con il Papa. Perciò la Chiesa deve reagire con la punizione più dura,<br />

la scomunica, al fine di richiamare le persone punite in questo modo<br />

al pentimento e al ritorno all’unità. A vent’anni dalle Ordinazioni, questo<br />

obiettivo purtroppo non è stato ancora raggiunto. La remissione della<br />

scomunica mira allo stesso scopo a cui serve la punizione: invitare i<br />

quattro Vescovi ancora una volta al ritorno. Questo gesto era possibile<br />

dopo che gli interessati avevano espresso il loro riconoscimento in linea<br />

di principio del Papa e della sua potestà di Pastore, anche se con delle<br />

riserve in materia di obbedienza alla sua autorità dottrinale e a quella<br />

del Concilio. Con ciò ritorno alla distinzione tra persona ed istituzione.<br />

La remissione della scomunica era un provvedimento nell’ambito della<br />

disciplina ecclesiastica: le persone venivano liberate dal peso di coscienza<br />

costituito dalla punizione ecclesiastica più grave. Occorre distinguere<br />

questo livello disciplinare dall’ambito dottrinale. Il fatto che la<br />

Fraternità San Pio X non possieda una posizione canonica nella Chiesa,


non si basa in fin dei conti su ragioni disciplinari ma dottrinali. Finché la<br />

Fraternità non ha una posizione canonica nella Chiesa, anche i suoi ministri<br />

non esercitano ministeri legittimi nella Chiesa. Bisogna quindi distinguere<br />

tra il livello disciplinare, che concerne le persone come tali, e<br />

il livello dottrinale in cui sono in questione il ministero e l’istituzione.<br />

Per precisarlo ancora una volta: finché le questioni concernenti la dottrina<br />

non sono chiarite, la Fraternità non ha alcuno stato canonico nella<br />

Chiesa, e i suoi ministri – anche se sono stati liberati dalla punizione<br />

ecclesiastica – non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella<br />

Chiesa.<br />

Alla luce di questa situazione è mia intenzione di collegare in futuro<br />

la Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” – istituzione dal 1988 competente<br />

per quelle comunità e persone che, provenendo dalla Fraternità<br />

San Pio X o da simili raggruppamenti, vogliono tornare nella piena<br />

comunione col Papa – con la Congregazione per la Dottrina della Fede.<br />

Con ciò viene chiarito che i problemi che devono ora essere trattati sono<br />

di natura essenzialmente dottrinale e riguardano soprattutto l’accettazione<br />

del Concilio Vaticano II e del magistero post-conciliare dei Papi.<br />

Gli organismi collegiali con i quali la Congregazione studia le questioni<br />

che si presentano (specialmente la consueta adunanza dei Cardinali<br />

al mercoledì e la Plenaria annuale o biennale) garantiscono il coinvolgimento<br />

dei Prefetti di varie Congregazioni romane e dei rappresentanti<br />

dell’Episcopato mondiale nelle decisioni da prendere. Non si può<br />

congelare l’autorità magisteriale della Chiesa all’anno 1962 – ciò deve<br />

essere ben chiaro alla Fraternità. Ma ad alcuni di coloro che si segnalano<br />

come grandi difensori del Concilio deve essere pure richiamato alla memoria<br />

che il Vaticano II porta in sé l’intera storia dottrinale della Chiesa.<br />

Chi vuole essere obbediente al Concilio, deve accettare la fede professata<br />

nel corso dei secoli e non può tagliare le radici di cui l’albero vive.<br />

Spero, cari Confratelli, che con ciò sia chiarito il significato positivo<br />

come anche il limite del provvedimento del 21 gennaio <strong>2009</strong>. Ora<br />

però rimane la questione: Era tale provvedimento necessario? Costituiva<br />

veramente una priorità? Non ci sono forse cose molto più importanti?<br />

Certamente ci sono delle cose più importanti e più urgenti. Penso di<br />

aver evidenziato le priorità del mio Pontificato nei discorsi da me pronunciati<br />

al suo inizio. Ciò che ho detto allora rimane in modo inalterato<br />

la mia linea direttiva. La prima priorità per il Successore di Pietro è sta-<br />

7


8<br />

ta fissata dal Signore nel Cenacolo in modo inequivocabile: “Tu … conferma<br />

i tuoi fratelli” (Lc 22, 32). Pietro stesso ha formulato in modo nuovo<br />

questa priorità nella sua prima Lettera: “Siate sempre pronti a rispondere<br />

a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1Pt 3,<br />

15). Nel nostro tempo in cui in vaste zone della terra la fede è nel pericolo<br />

di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, la priorità<br />

che sta al di sopra di tutte è di rendere Dio presente in questo mondo<br />

e di aprire agli uomini l’accesso a Dio. Non ad un qualsiasi dio, ma<br />

a quel Dio che ha parlato sul Sinai; a quel Dio il cui volto riconosciamo<br />

nell’amore spinto sino alla fine (cfr Gv 13, 1) – in Gesù Cristo crocifisso<br />

e risorto. Il vero problema in questo nostro momento della storia è che<br />

Dio sparisce dall’orizzonte degli uomini e che con lo spegnersi della luce<br />

proveniente da Dio l’umanità viene colta dalla mancanza di orientamento,<br />

i cui effetti distruttivi ci si manifestano sempre di più.<br />

Condurre gli uomini verso Dio, verso il Dio che parla nella Bibbia:<br />

questa è la priorità suprema e fondamentale della Chiesa e del Successore<br />

di Pietro in questo tempo. Da qui deriva come logica conseguenza<br />

che dobbiamo avere a cuore l’unità dei credenti. La loro discordia, infatti,<br />

la loro contrapposizione interna mette in dubbio la credibilità del loro<br />

parlare di Dio. Per questo lo sforzo per la comune testimonianza di fede<br />

dei cristiani – per l’ecumenismo – è incluso nella priorità suprema. A ciò<br />

si aggiunge la necessità che tutti coloro che credono in Dio cerchino insieme<br />

la pace, tentino di avvicinarsi gli uni agli altri, per andare insieme,<br />

pur nella diversità delle loro immagini di Dio, verso la fonte della Luce<br />

– è questo il dialogo interreligioso. Chi annuncia Dio come Amore “sino<br />

alla fine” deve dare la testimonianza dell’amore: dedicarsi con amore ai<br />

sofferenti, respingere l’odio e l’inimicizia – è la dimensione sociale della<br />

fede cristiana, di cui ho parlato nell’Enciclica Deus caritas est.<br />

Se dunque l’impegno faticoso per la fede, per la speranza e per l’amore<br />

nel mondo costituisce in questo momento (e, in forme diverse, sempre)<br />

la vera priorità per la Chiesa, allora ne fanno parte anche le riconciliazioni<br />

piccole e medie. Che il sommesso gesto di una mano tesa abbia<br />

dato origine ad un grande chiasso, trasformandosi proprio così nel<br />

contrario di una riconciliazione, è un fatto di cui dobbiamo prendere atto.<br />

Ma ora domando: Era ed è veramente sbagliato andare anche in questo<br />

caso incontro al fratello che “ha qualche cosa contro di te” (cfr Mt 5,<br />

23s) e cercare la riconciliazione? Non deve forse anche la società civi-


le tentare di prevenire le radicalizzazioni e di reintegrare i loro eventuali<br />

aderenti – per quanto possibile – nelle grandi forze che plasmano la vita<br />

sociale, per evitarne la segregazione con tutte le sue conseguenze? Può<br />

essere totalmente errato l’impegnarsi per lo scioglimento di irrigidimenti<br />

e di restringimenti, così da far spazio a ciò che vi è di positivo e di ricuperabile<br />

per l’insieme? Io stesso ho visto, negli anni dopo il 1988, come<br />

mediante il ritorno di comunità prima separate da Roma sia cambiato il<br />

loro clima interno; come il ritorno nella grande ed ampia Chiesa comune<br />

abbia fatto superare posizioni unilaterali e sciolto irrigidimenti così che<br />

poi ne sono emerse forze positive per l’insieme. Può lasciarci totalmente<br />

indifferenti una comunità nella quale si trovano 491 sacerdoti, 215 seminaristi,<br />

6 seminari, 88 scuole, 2 Istituti universitari, 117 frati, 164 suore<br />

e migliaia di fedeli? Dobbiamo davvero tranquillamente lasciarli andare<br />

alla deriva lontani dalla Chiesa? Penso ad esempio ai 491 sacerdoti.<br />

Non possiamo conoscere l’intreccio delle loro motivazioni. Penso tuttavia<br />

che non si sarebbero decisi per il sacerdozio se, accanto a diversi elementi<br />

distorti e malati, non ci fosse stato l’amore per Cristo e la volontà<br />

di annunciare Lui e con Lui il Dio vivente. Possiamo noi semplicemente<br />

escluderli, come rappresentanti di un gruppo marginale radicale, dalla<br />

ricerca della riconciliazione e dell’unità? Che ne sarà poi?<br />

Certamente, da molto tempo e poi di nuovo in quest’occasione concreta<br />

abbiamo sentito da rappresentanti di quella comunità molte cose<br />

stonate – superbia e saccenteria, fissazione su unilateralismi ecc. Per<br />

amore della verità devo aggiungere che ho ricevuto anche una serie di<br />

testimonianze commoventi di gratitudine, nelle quali si rendeva percepibile<br />

un’apertura dei cuori. Ma non dovrebbe la grande Chiesa permettersi<br />

di essere anche generosa nella consapevolezza del lungo respiro<br />

che possiede; nella consapevolezza della promessa che le è stata data?<br />

Non dovremmo come buoni educatori essere capaci anche di non badare<br />

a diverse cose non buone e premurarci di condurre fuori dalle strettezze?<br />

E non dobbiamo forse ammettere che anche nell’ambiente ecclesiale<br />

è emersa qualche stonatura? A volte si ha l’impressione che la nostra<br />

società abbia bisogno di un gruppo almeno, al quale non riservare alcuna<br />

tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio.<br />

E se qualcuno osa avvicinarglisi – in questo caso il Papa – perde anche<br />

lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio senza timore<br />

e riserbo.<br />

9


10<br />

Cari Confratelli, nei giorni in cui mi è venuto in mente di scrivere questa<br />

lettera, è capitato per caso che nel Seminario Romano ho dovuto interpretare<br />

e commentare il brano di Gal 5, 13-15. Ho notato con sorpresa<br />

l’immediatezza con cui queste frasi ci parlano del momento attuale:<br />

“Che la libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne,<br />

ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la legge infatti<br />

trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come<br />

te stesso. Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non<br />

distruggervi del tutto gli uni gli altri!” Sono stato sempre incline a considerare<br />

questa frase come una delle esagerazioni retoriche che a volte si<br />

trovano in san Paolo. Sotto certi aspetti può essere anche così. Ma purtroppo<br />

questo “mordere e divorare” esiste anche oggi nella Chiesa come<br />

espressione di una libertà mal interpretata. È forse motivo di sorpresa che<br />

anche noi non siamo migliori dei Galati? Che almeno siamo minacciati<br />

dalle stesse tentazioni? Che dobbiamo imparare sempre di nuovo l’uso<br />

giusto della libertà? E che sempre di nuovo dobbiamo imparare la priorità<br />

suprema: l’amore? Nel giorno in cui ho parlato di ciò nel Seminario maggiore,<br />

a Roma si celebrava la festa della Madonna della Fiducia. Di fatto:<br />

Maria ci insegna la fiducia. Ella ci conduce al Figlio, di cui noi tutti possiamo<br />

fidarci. Egli ci guiderà – anche in tempi turbolenti. Vorrei così ringraziare<br />

di cuore tutti quei numerosi Vescovi, che in questo tempo mi hanno<br />

donato segni commoventi di fiducia e di affetto e soprattutto mi hanno<br />

assicurato la loro preghiera. Questo ringraziamento vale anche per tutti<br />

i fedeli che in questo tempo mi hanno dato testimonianza della loro fedeltà<br />

immutata verso il Successore di san Pietro. Il Signore protegga tutti<br />

noi e ci conduca sulla via della pace. È un augurio che mi sgorga spontaneo<br />

dal cuore in questo inizio di Quaresima, che è tempo liturgico particolarmente<br />

favorevole alla purificazione interiore e che tutti ci invita a guardare<br />

con speranza rinnovata al traguardo luminoso della Pasqua.<br />

Con una speciale Benedizione Apostolica mi confermo<br />

Dal Vaticano, 10 Marzo <strong>2009</strong><br />

Vostro nel Signore<br />

Benedictus PP. XVI


11<br />

Udienza<br />

ai Vescovi italiani<br />

in occasione della 59 a Assemblea Generale della CEI<br />

28 maggio <strong>2009</strong><br />

Cari Fratelli Vescovi italiani,<br />

sono lieto di incontrarvi ancora una volta tutti insieme, in occasione<br />

di questo significativo appuntamento annuale che vi vede riuniti in<br />

assemblea per condividere le ansie e le gioie del vostro ministero nelle<br />

<strong>Diocesi</strong> della diletta Nazione italiana. La vostra assemblea, infatti, esprime<br />

visibilmente e promuove quella comunione di cui la Chiesa vive, e<br />

che si attua anche nella concordia delle iniziative e dell’azione pastorale.<br />

Con la mia presenza vengo a confermare quella comunione ecclesiale<br />

che ho visto costantemente accrescersi e rinsaldarsi. In particolare, ringrazio<br />

il Cardinale Presidente che, a nome di tutti, ha confermato la fraterna<br />

adesione e la cordiale comunione con il magistero e il servizio pastorale<br />

del Successore di Pietro, riaffermando così la singolare unità che<br />

lega la Chiesa in Italia alla Sede Apostolica. Ho ricevuto in questi mesi<br />

veramente tante commoventi testimonianze di questa adesione. Vi posso<br />

solo dire con tutto il cuore: grazie! In questo clima di comunione si può<br />

nutrire proficuamente della Parola di Dio e della grazia dei sacramenti il<br />

popolo cristiano, che sperimenta il profondo inserimento nel territorio, il<br />

vivo senso della fede e la sincera appartenenza alla comunità ecclesiale:<br />

tutto ciò grazie alla vostra guida pastorale, al servizio generoso di tanti<br />

presbiteri e diaconi, di religiosi e fedeli laici che, con assidua dedizione,<br />

sostengono il tessuto ecclesiale e la vita quotidiana delle numerose<br />

parrocchie disseminate in ogni angolo del Paese. Non ci nascondiamo le<br />

difficoltà che esse incontrano nel condurre i propri membri ad una piena<br />

adesione alla fede cristiana nel nostro tempo. Non a caso si invoca da varie<br />

parti un loro rinnovamento nel segno di una crescente collaborazione<br />

dei laici, e di una loro corresponsabilità missionaria.<br />

Per queste ragioni avete voluto opportunamente approfondire<br />

nell’azione pastorale l’impegno missionario, che ha caratterizzato il<br />

cammino della Chiesa in Italia dopo il Concilio, mettendo al centro della<br />

riflessione della vostra assemblea il compito fondamentale dell’educazione.<br />

Come ho avuto modo a più riprese di ribadire, si tratta di una


12<br />

esigenza costitutiva e permanente della vita della Chiesa, che oggi tende<br />

ad assumere i tratti dell’urgenza e, perfino, dell’emergenza. Avete avuto<br />

modo, in questi giorni, di ascoltare, riflettere e discutere sulla necessità<br />

di porre mano ad una sorta di progetto educativo che nasca da una coerente<br />

e completa visione dell’uomo quale può scaturire unicamente dalla<br />

perfetta immagine e realizzazione che ne abbiamo in Cristo Gesù. È Lui<br />

il Maestro alla cui scuola riscoprire il compito educativo come un’altissima<br />

vocazione alla quale ogni fedele, con diverse modalità, è chiamato.<br />

In un tempo in cui è forte il fascino di concezioni relativistiche e nichilistiche<br />

della vita, e la legittimità stessa dell’educazione è posta in discussione,<br />

il primo contributo che possiamo offrire è quello di testimoniare<br />

la nostra fiducia nella vita e nell’uomo, nella sua ragione e nella sua capacità<br />

di amare. Essa non è frutto di un ingenuo ottimismo, ma ci proviene<br />

da quella «speranza affidabile» (Spe salvi, 1) che ci è donata mediante<br />

la fede nella redenzione operata da Gesù Cristo. In riferimento a questo<br />

fondato atto d’amore per l’uomo può sorgere una alleanza educativa<br />

tra tutti coloro che hanno responsabilità in questo delicato ambito della<br />

vita sociale ed ecclesiale.<br />

La conclusione, domenica prossima, del triennio dell’Agorà dei giovani<br />

italiani, che ha visto impegnata la vostra Conferenza in un percorso<br />

articolato di animazione della pastorale giovanile, costituisce un invito<br />

a verificare il cammino educativo in atto e a intraprendere nuovi progetti<br />

per una fascia di destinatari, quella delle nuove generazioni, estremamente<br />

ampia e significativa per le responsabilità educative delle nostre<br />

comunità ecclesiali e della società tutta. L’opera formativa, infine,<br />

si allarga anche all’età adulta, che non è esclusa da una vera e propria responsabilità<br />

di educazione permanente. Nessuno è escluso dal compito<br />

di prendersi a cura la crescita propria e altrui verso la «misura della pienezza<br />

di Cristo» (Ef 4, 13).<br />

La difficoltà di formare autentici cristiani si intreccia fino a confondersi<br />

con la difficoltà di far crescere uomini e donne responsabili e maturi,<br />

in cui coscienza della verità e del bene e libera adesione ad essi siano<br />

al centro del progetto educativo, capace di dare forma ad un percorso<br />

di crescita globale debitamente predisposto e accompagnato. Per questo,<br />

insieme ad un adeguato progetto che indichi il fine dell’educazione alla<br />

luce del modello compiuto da perseguire, c’è bisogno di educatori autorevoli<br />

a cui le nuove generazioni possano guardare con fiducia. In que-


sto <strong>Anno</strong> paolino, che abbiamo vissuto nell’approfondimento della parola<br />

e dell’esempio del grande Apostolo delle genti, e che avete in vari<br />

modi celebrato nelle vostre <strong>Diocesi</strong> e proprio ieri tutti insieme nella Basilica<br />

di San Paolo fuori le mura, risuona con singolare efficacia il suo<br />

invito: «Fatevi miei imitatori» (1Cor 11, 1). Una parola coraggiosa, ma<br />

un vero educatore mette in gioco in primo luogo la sua persona e sa unire<br />

autorità ed esemplarità nel compito di educare coloro che gli sono affidati.<br />

Ne siamo consapevoli noi stessi, posti come guide in mezzo al popolo<br />

di Dio, ai quali l’apostolo Pietro rivolge, a sua volta, l’invito a pascere<br />

il gregge di Dio facendoci «modelli del gregge» (1Pt 5, 3). Anche<br />

questa è una parola sulla quale meditare.<br />

Risulta pertanto singolarmente felice la circostanza che ci vede pronti<br />

a celebrare, dopo l’anno dedicato all’Apostolo delle genti, un <strong>Anno</strong><br />

sacerdotale. Siamo chiamati, insieme ai nostri sacerdoti, a riscoprire la<br />

grazia e il compito del ministero presbiterale. Questo ministero è un servizio<br />

alla Chiesa e al popolo cristiano che esige una profonda spiritualità.<br />

In risposta alla vocazione divina, tale spiritualità deve si nutrirsi della<br />

preghiera e di una intensa unione personale con il Signore per poterlo<br />

servire nei fratelli attraverso la predicazione, i sacramenti, una ordinata<br />

vita di comunità e l’aiuto ai poveri. In tutto il ministero sacerdotale risalta,<br />

in tal modo, l’importanza dell’impegno educativo, perché crescano<br />

persone libere, veramente libere, e cioè responsabili, cristiani maturi<br />

e consapevoli.<br />

Non c’è dubbio che dallo spirito cristiano attinga vitalità sempre rinnovata<br />

quel senso di solidarietà che è profondamente radicato nel cuore<br />

degli italiani e trova modo di esprimersi con particolare intensità in alcune<br />

circostanze drammatiche della vita del Paese, ultima delle quali è stato<br />

il devastante terremoto che ha colpito talune aree dell’Abruzzo. Come<br />

già detto dal vostro presidente, ho avuto modo, nella mia visita a quella<br />

terra tragicamente ferita, di rendermi conto di persona dei lutti, del dolore<br />

e dei disastri prodotti dal terribile sisma, ma anche, questo è stato<br />

per me realmente molto impressionante, della fortezza d’animo di quelle<br />

popolazioni insieme al movimento di solidarietà che si è prontamente<br />

avviato veramente da tutte le parti d’Italia. Le nostre comunità hanno<br />

risposto con grande generosità alla richiesta di aiuto che saliva da quella<br />

regione sostenendo le iniziative promosse dalla Conferenza Episcopale<br />

tramite le Caritas. Desidero rinnovare ai Vescovi abruzzesi e, attraverso<br />

13


14<br />

di loro, alle comunità locali l’assicurazione della mia costante preghiera<br />

e della perdurante affettuosa vicinanza.<br />

Da mesi stiamo constatando gli effetti di una crisi finanziaria ed economica<br />

che ha colpito duramente lo scenario globale e raggiunto in varia<br />

misura tutti i Paesi. Nonostante le misure intraprese a vari livelli, gli effetti<br />

sociali della crisi non mancano di farsi tuttora sentire, e anche duramente,<br />

in modo particolare sulle fasce più deboli della società e sulle famiglie.<br />

Desidero pertanto esprimere il mio apprezzamento e incoraggiamento<br />

per l’iniziativa del fondo di solidarietà denominato “Prestito della<br />

speranza”, che avrà proprio domenica prossima un momento di partecipazione<br />

corale nella colletta nazionale, che costituisce la base del fondo<br />

stesso. Questa rinnovata richiesta di generosità, che si aggiunge alle<br />

tante iniziative indette da numerose <strong>Diocesi</strong>, evocando il gesto della colletta<br />

promossa dall’apostolo Paolo a favore della Chiesa di Gerusalemme,<br />

è una eloquente testimonianza della condivisione dei pesi gli uni degli<br />

altri. In un momento di difficoltà, che colpisce in modo particolare<br />

quanti hanno perduto il lavoro, ciò diventa un vero atto di culto che nasce<br />

dalla carità suscitata dallo Spirito del Risorto nel cuore dei credenti.<br />

È un annuncio eloquente della conversione interiore generata dal Vangelo<br />

e una manifestazione toccante della comunione ecclesiale.<br />

Una forma essenziale di carità su cui le Chiese in Italia sono vivamente<br />

impegnate è anche quella intellettuale. Ne è un esempio significativo<br />

l’impegno per la promozione di una diffusa mentalità a favore della<br />

vita in ogni suo aspetto e momento, con un’attenzione particolare a quella<br />

segnata da condizioni di grande fragilità e precarietà. Tale impegno è<br />

ben testimoniato dal manifesto “Liberi per vivere. Amare la vita fino alla<br />

fine”, che vede il laicato cattolico italiano concorde nell’operare affinché<br />

non manchi nel Paese la coscienza della piena verità sull’uomo e<br />

la promozione dell’autentico bene delle persone e della società. I “sì” e<br />

i “no” che vi si trovano espressi disegnano i contorni di una vera azione<br />

educativa e sono espressione di un amore forte e concreto per ogni persona.<br />

Il pensiero torna dunque al tema centrale della vostra assemblea –<br />

il compito urgente dell’educazione – che esige il radicamento nella Parola<br />

di Dio e il discernimento spirituale, la progettualità culturale e sociale,<br />

la testimonianza dell’unità e della gratuità.<br />

Carissimi Confratelli, pochi giorni appena ci separano dalla solennità<br />

di Pentecoste, in cui celebreremo il dono dello Spirito che abbatte


le frontiere e apre alla comprensione della verità tutta intera. Invochiamo<br />

il Consolatore che non abbandona chi a Lui si rivolge, affidandoGli<br />

il cammino della Chiesa in Italia e ogni persona che vive in questo amatissimo<br />

Paese. Venga su tutti noi lo Spirito di vita e accenda i nostri cuori<br />

col fuoco del suo infinito amore.<br />

Di cuore benedico voi e le vostre comunità!<br />

15


16<br />

Lettera<br />

per l’indizione dell’<strong>Anno</strong> Sacerdotale<br />

in occasione del 150° anniversario<br />

del dies natalis del Santo Curato d’Ars<br />

Cari fratelli nel Sacerdozio,<br />

nella prossima solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, venerdì 19<br />

giugno <strong>2009</strong> – giornata tradizionalmente dedicata alla preghiera per la<br />

santificazione del clero –, ho pensato di indire ufficialmente un “<strong>Anno</strong><br />

Sacerdotale” in occasione del 150° anniversario del “dies natalis”<br />

di Giovanni Maria Vianney, il Santo Patrono di tutti i parroci del mondo<br />

1 . Tale anno, che vuole contribuire a promuovere l’impegno d’interiore<br />

rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza<br />

evangelica nel mondo di oggi, si concluderà nella stessa solennità<br />

del 2010. “Il Sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù”, soleva dire<br />

il Santo Curato d’Ars 2 . Questa toccante espressione ci permette anzitutto<br />

di evocare con tenerezza e riconoscenza l’immenso dono che i sacerdoti<br />

costituiscono non solo per la Chiesa, ma anche per la stessa umanità.<br />

Penso a tutti quei presbiteri che offrono ai fedeli cristiani e al mondo<br />

intero l’umile e quotidiana proposta delle parole e dei gesti di Cristo,<br />

cercando di aderire a Lui con i pensieri, la volontà, i sentimenti e lo stile<br />

di tutta la propria esistenza. Come non sottolineare le loro fatiche apostoliche,<br />

il loro servizio infaticabile e nascosto, la loro carità tendenzialmente<br />

universale? E che dire della fedeltà coraggiosa di tanti sacerdoti<br />

che, pur tra difficoltà e incomprensioni, restano fedeli alla loro vocazione:<br />

quella di “amici di Cristo”, da Lui particolarmente chiamati, prescelti<br />

e inviati?<br />

Io stesso porto ancora nel cuore il ricordo del primo parroco accanto<br />

al quale esercitai il mio ministero di giovane prete: egli mi lasciò l’esempio<br />

di una dedizione senza riserve al proprio servizio pastorale, fino a<br />

trovare la morte nell’atto stesso in cui portava il viatico a un malato grave.<br />

Tornano poi alla mia memoria gli innumerevoli confratelli che ho in-<br />

1<br />

Tale lo ha proclamato il Sommo Pontefice Pio XI nel 1929.<br />

2<br />

«Le Sacerdoce, c’est l’amour du cœur de Jésus» (in Le curé d’Ars. Sa pensée - Son<br />

cœur. Présentés par l’Abbé Bernard Nodet, éd. Xavier Mappus, Foi Vivante, 1966,<br />

p. 98). In seguito: Nodet. L’espressione è citata anche nel Catechismo della Chiesa<br />

Cattolica, n. 1589.


17<br />

contrato e che continuo ad incontrare, anche durante i miei viaggi pastorali<br />

nelle diverse nazioni, generosamente impegnati nel quotidiano esercizio<br />

del loro ministero sacerdotale. Ma l’espressione usata dal Santo<br />

Curato evoca anche la trafittura del Cuore di Cristo e la corona di spine<br />

che lo avvolge. Il pensiero va, di conseguenza, alle innumerevoli situazioni<br />

di sofferenza in cui molti sacerdoti sono coinvolti, sia perché partecipi<br />

dell’esperienza umana del dolore nella molteplicità del suo manifestarsi,<br />

sia perché incompresi dagli stessi destinatari del loro ministero:<br />

come non ricordare i tanti sacerdoti offesi nella loro dignità, impediti<br />

nella loro missione, a volte anche perseguitati fino alla suprema testimonianza<br />

del sangue?<br />

Ci sono, purtroppo, anche situazioni, mai abbastanza deplorate, in<br />

cui è la Chiesa stessa a soffrire per l’infedeltà di alcuni suoi ministri. È il<br />

mondo a trarne allora motivo di scandalo e di rifiuto. Ciò che massimamente<br />

può giovare in tali casi alla Chiesa non è tanto la puntigliosa rilevazione<br />

delle debolezze dei suoi ministri, quanto una rinnovata e lieta<br />

coscienza della grandezza del dono di Dio, concretizzato in splendide<br />

figure di generosi Pastori, di Religiosi ardenti di amore per Dio e per le<br />

anime, di Direttori spirituali illuminati e pazienti. A questo proposito, gli<br />

insegnamenti e gli esempi di san Giovanni Maria Vianney possono offrire<br />

a tutti un significativo punto di riferimento: il Curato d’Ars era umilissimo,<br />

ma consapevole, in quanto prete, d’essere un dono immenso per<br />

la sua gente: “Un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio, è il<br />

più grande tesoro che il buon Dio possa accordare ad una parrocchia e<br />

uno dei doni più preziosi della misericordia divina” 3 . Parlava del sacerdozio<br />

come se non riuscisse a capacitarsi della grandezza del dono e del<br />

compito affidati ad una creatura umana: “Oh come il prete è grande!...<br />

Se egli si comprendesse, morirebbe… Dio gli obbedisce: egli pronuncia<br />

due parole e Nostro Signore scende dal cielo alla sua voce e si rinchiude<br />

in una piccola ostia…” 4 . E spiegando ai suoi fedeli l’importanza dei sacramenti<br />

diceva: “Tolto il sacramento dell’Ordine, noi non avremmo il<br />

Signore. Chi lo ha riposto là in quel tabernacolo? Il sacerdote. Chi ha accolto<br />

la vostra anima al primo entrare nella vita? Il sacerdote. Chi la nutre<br />

per darle la forza di compiere il suo pellegrinaggio? Il sacerdote. Chi<br />

la preparerà a comparire innanzi a Dio, lavandola per l’ultima volta nel<br />

3<br />

Nodet, p. 101.<br />

4<br />

Ibid., p. 97.


18<br />

sangue di Gesù Cristo? Il sacerdote, sempre il sacerdote. E se quest’anima<br />

viene a morire [per il peccato], chi la risusciterà, chi le renderà la calma<br />

e la pace? Ancora il sacerdote... Dopo Dio, il sacerdote è tutto!... Lui<br />

stesso non si capirà bene che in cielo” 5 . Queste affermazioni, nate dal<br />

cuore sacerdotale del santo parroco, possono apparire eccessive. In esse,<br />

tuttavia, si rivela l’altissima considerazione in cui egli teneva il sacramento<br />

del sacerdozio. Sembrava sopraffatto da uno sconfinato senso di<br />

responsabilità: “Se comprendessimo bene che cos’è un prete sulla terra,<br />

moriremmo: non di spavento, ma di amore… Senza il prete la morte e la<br />

passione di Nostro Signore non servirebbero a niente. È il prete che continua<br />

l’opera della Redenzione sulla terra… Che ci gioverebbe una casa<br />

piena d’oro se non ci fosse nessuno che ce ne apre la porta? Il prete possiede<br />

la chiave dei tesori celesti: è lui che apre la porta; egli è l’economo<br />

del buon Dio; l’amministratore dei suoi beni… Lasciate una parrocchia,<br />

per vent’anni, senza prete, vi si adoreranno le bestie… Il prete non è prete<br />

per sé, lo è per voi” 6 .<br />

Era giunto ad Ars, un piccolo villaggio di 230 abitanti, preavvertito<br />

dal Vescovo che avrebbe trovato una situazione religiosamente precaria:<br />

“Non c’è molto amor di Dio in quella parrocchia; voi ce ne metterete”.<br />

Era, di conseguenza, pienamente consapevole che doveva andarvi ad<br />

incarnare la presenza di Cristo, testimoniandone la tenerezza salvifica:<br />

“[Mio Dio], accordatemi la conversione della mia parrocchia; accetto di<br />

soffrire tutto quello che vorrete per tutto il tempo della mia vita!”, fu con<br />

questa preghiera che iniziò la sua missione 7 . Alla conversione della sua<br />

parrocchia il Santo Curato si dedicò con tutte le sue energie, ponendo in<br />

cima ad ogni suo pensiero la formazione cristiana del popolo a lui affidato.<br />

Cari fratelli nel Sacerdozio, chiediamo al Signore Gesù la grazia di<br />

poter apprendere anche noi il metodo pastorale di san Giovanni Maria<br />

Vianney! Ciò che per prima cosa dobbiamo imparare è la sua totale identificazione<br />

col proprio ministero. In Gesù, Persona e Missione tendono<br />

a coincidere: tutta la sua azione salvifica era ed è espressione del suo<br />

“Io filiale” che, da tutta l’eternità, sta davanti al Padre in atteggiamento<br />

di amorosa sottomissione alla sua volontà. Con umile ma vera analogia,<br />

anche il sacerdote deve anelare a questa identificazione. Non si trat-<br />

5<br />

Ibid., pp. 98-99.<br />

6<br />

Ibid., pp. 98-100.<br />

7<br />

Ibid., p. 183.


19<br />

ta certo di dimenticare che l’efficacia sostanziale del ministero resta indipendente<br />

dalla santità del ministro; ma non si può neppure trascurare<br />

la straordinaria fruttuosità generata dall’incontro tra la santità oggettiva<br />

del ministero e quella soggettiva del ministro. Il Curato d’Ars iniziò<br />

subito quest’umile e paziente lavoro di armonizzazione tra la sua vita di<br />

ministro e la santità del ministero a lui affidato, decidendo di “abitare”<br />

perfino materialmente nella sua chiesa parrocchiale: “Appena arrivato<br />

egli scelse la chiesa a sua dimora… Entrava in chiesa prima dell’aurora<br />

e non ne usciva che dopo l’Angelus della sera. Là si doveva cercarlo<br />

quando si aveva bisogno di lui”, si legge nella prima biografia 8 .<br />

L’esagerazione devota del pio agiografo non deve farci trascurare il<br />

fatto che il Santo Curato seppe anche “abitare” attivamente in tutto il territorio<br />

della sua parrocchia: visitava sistematicamente gli ammalati e le<br />

famiglie; organizzava missioni popolari e feste patronali; raccoglieva ed<br />

amministrava denaro per le sue opere caritative e missionarie; abbelliva<br />

la sua chiesa e la dotava di arredi sacri; si occupava delle orfanelle della<br />

“Providence” (un istituto da lui fondato) e delle loro educatrici; si interessava<br />

dell’istruzione dei bambini; fondava confraternite e chiamava<br />

i laici a collaborare con lui.<br />

Il suo esempio mi induce a evidenziare gli spazi di collaborazione<br />

che è doveroso estendere sempre più ai fedeli laici, coi quali i presbiteri<br />

formano l’unico popolo sacerdotale 9 e in mezzo ai quali, in virtù del sacerdozio<br />

ministeriale, si trovano “per condurre tutti all’unità della carità,<br />

‘amandosi l’un l’altro con la carità fraterna, prevenendosi a vicenda nella<br />

deferenza’ (Rm 12, 10)” 10 . È da ricordare, in questo contesto, il caloroso<br />

invito con il quale il Concilio Vaticano II incoraggia i presbiteri a “riconoscere<br />

e promuovere sinceramente la dignità dei laici, nonché il loro<br />

ruolo specifico nell’ambito della missione della Chiesa… Siano pronti<br />

ad ascoltare il parere dei laici, considerando con interesse fraterno le<br />

loro aspirazioni e giovandosi della loro esperienza e competenza nei diversi<br />

campi dell’attività umana, in modo da poter insieme a loro riconoscere<br />

i segni dei tempi” 11 .<br />

8<br />

Monnin A., Il Curato d’Ars. Vita di Gian-Battista-Maria Vianney, vol. I, ed. Marietti,<br />

Torino 1870, p. 122.<br />

9<br />

Cfr. Lumen genitum, 10.<br />

10<br />

Presbyterorum ordinis, 9.<br />

11<br />

Ibid.


20<br />

Ai suoi parrocchiani il Santo Curato insegnava soprattutto con la testimonianza<br />

della vita. Dal suo esempio i fedeli imparavano a pregare,<br />

sostando volentieri davanti al tabernacolo per una visita a Gesù Eucaristia<br />

12 . “Non c’è bisogno di parlar molto per ben pregare” – spiegava loro<br />

il Curato – “Si sa che Gesù è là, nel santo tabernacolo: apriamogli il<br />

nostro cuore, rallegriamoci della sua santa presenza. È questa la migliore<br />

preghiera” 13 . Ed esortava: “Venite alla comunione, fratelli miei, venite<br />

da Gesù. Venite a vivere di Lui per poter vivere con Lui…” 14 “È vero<br />

che non ne siete degni, ma ne avete bisogno!” 15 . Tale educazione dei fedeli<br />

alla presenza eucaristica e alla comunione acquistava un’efficacia<br />

particolarissima, quando i fedeli lo vedevano celebrare il Santo Sacrificio<br />

della Messa. Chi vi assisteva diceva che “non era possibile trovare<br />

una figura che meglio esprimesse l’adorazione… Contemplava l’Ostia<br />

amorosamente” 16 . “Tutte le buone opere riunite non equivalgono al sacrificio<br />

della Messa, perché quelle sono opere di uomini, mentre la Santa<br />

Messa è opera di Dio” 17 , diceva. Era convinto che dalla Messa dipendesse<br />

tutto il fervore della vita di un prete: “La causa della rilassatezza del<br />

sacerdote è che non fa attenzione alla Messa! Mio Dio, come è da compiangere<br />

un prete che celebra come se facesse una cosa ordinaria!” 18 .<br />

Ed aveva preso l’abitudine di offrire sempre, celebrando, anche il sacrificio<br />

della propria vita: “Come fa bene un prete ad offrirsi a Dio in sacrificio<br />

tutte le mattine!” 19 .<br />

Questa immedesimazione personale al Sacrificio della Croce lo conduceva<br />

– con un solo movimento interiore – dall’altare al confessionale.<br />

I sacerdoti non dovrebbero mai rassegnarsi a vedere deserti i loro confessionali<br />

né limitarsi a constatare la disaffezione dei fedeli nei riguardi<br />

di questo sacramento. Al tempo del Santo Curato, in Francia, la confessione<br />

non era né più facile, né più frequente che ai nostri giorni, da-<br />

12<br />

«La contemplazione è sguardo di fede fissato su Gesù. “Io lo guardo ed egli mi<br />

guarda”, diceva, al suo santo Curato, il contadino d’Ars in preghiera davanti al Tabernacolo»<br />

(Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2715).<br />

13<br />

Nodet, p. 85.<br />

14<br />

Ibid., p. 114.<br />

15<br />

Ibid., p. 119.<br />

16<br />

Monnin A., o.c., II, pp. 430ss.<br />

17<br />

Nodet, p. 105.<br />

18<br />

Ibid., p. 105.<br />

19<br />

Ibid., p. 104.


21<br />

to che la tormenta rivoluzionaria aveva soffocato a lungo la pratica religiosa.<br />

Ma egli cercò in ogni modo, con la predicazione e con il consiglio<br />

persuasivo, di far riscoprire ai suoi parrocchiani il significato e la bellezza<br />

della Penitenza sacramentale, mostrandola come un’esigenza intima<br />

della Presenza eucaristica. Seppe così dare il via a un circolo virtuoso.<br />

Con le lunghe permanenze in chiesa davanti al tabernacolo fece<br />

sì che i fedeli cominciassero ad imitarlo, recandovisi per visitare Gesù,<br />

e fossero, al tempo stesso, sicuri di trovarvi il loro parroco, disponibile<br />

all’ascolto e al perdono. In seguito, fu la folla crescente dei penitenti,<br />

provenienti da tutta la Francia, a trattenerlo nel confessionale fino a 16<br />

ore al giorno. Si diceva allora che Ars era diventata “il grande ospedale<br />

delle anime” 20 . “La grazia che egli otteneva [per la conversione dei peccatori]<br />

era sì forte che essa andava a cercarli senza lasciar loro un momento<br />

di tregua!”, dice il primo biografo 21 . Il Santo Curato non la pensava<br />

diversamente, quando diceva: “Non è il peccatore che ritorna a Dio<br />

per domandargli perdono, ma è Dio stesso che corre dietro al peccatore e<br />

lo fa tornare a Lui” 22 . “Questo buon Salvatore è così colmo d’amore che<br />

ci cerca dappertutto” 23 .<br />

Tutti noi sacerdoti dovremmo sentire che ci riguardano personalmente<br />

quelle parole che egli metteva in bocca a Cristo: “Incaricherò i miei<br />

ministri di annunciare ai peccatori che sono sempre pronto a riceverli,<br />

che la mia misericordia è infinita” 24 . Dal Santo Curato d’Ars noi sacerdoti<br />

possiamo imparare non solo un’inesauribile fiducia nel sacramento<br />

della Penitenza che ci spinga a rimetterlo al centro delle nostre preoccupazioni<br />

pastorali, ma anche il metodo del “dialogo di salvezza” che in<br />

esso si deve svolgere. Il Curato d’Ars aveva una maniera diversa di atteggiarsi<br />

con i vari penitenti. Chi veniva al suo confessionale attratto da<br />

un intimo e umile bisogno del perdono di Dio, trovava in lui l’incoraggiamento<br />

ad immergersi nel “torrente della divina misericordia” che trascina<br />

via tutto nel suo impeto. E se qualcuno era afflitto al pensiero della<br />

propria debolezza e incostanza, timoroso di future ricadute, il Curato<br />

gli rivelava il segreto di Dio con un’espressione di toccante bellezza:<br />

20<br />

Monnin A., o.c., II, p. 293.<br />

21<br />

Ibid., II, p. 10.<br />

22<br />

Nodet, p. 128.<br />

23<br />

Ibid., p. 50.<br />

24<br />

Ibid., p. 131.


22<br />

“Il buon Dio sa tutto. Prima ancora che voi vi confessiate, sa già che peccherete<br />

ancora e tuttavia vi perdona. Come è grande l’amore del nostro<br />

Dio che si spinge fino a dimenticare volontariamente l’avvenire, pur di<br />

perdonarci!” 25 . A chi, invece, si accusava in maniera tiepida e quasi indifferente,<br />

offriva, attraverso le sue stesse lacrime, la seria e sofferta evidenza<br />

di quanto quell’atteggiamento fosse “abominevole”: “Piango perché<br />

voi non piangete” 26 , diceva. “Se almeno il Signore non fosse così<br />

buono! Ma è così buono! Bisogna essere barbari a comportarsi così davanti<br />

a un Padre così buono!” 27 . Faceva nascere il pentimento nel cuore<br />

dei tiepidi, costringendoli a vedere, con i propri occhi, la sofferenza di<br />

Dio per i peccati quasi “incarnata” nel volto del prete che li confessava.<br />

A chi, invece, si presentava già desideroso e capace di una più profonda<br />

vita spirituale, spalancava le profondità dell’amore, spiegando l’indicibile<br />

bellezza di poter vivere uniti a Dio e alla sua presenza: “Tutto sotto<br />

gli occhi di Dio, tutto con Dio, tutto per piacere a Dio… Com’è bello!” 28 .<br />

E insegnava loro a pregare: “Mio Dio, fammi la grazia di amarti tanto<br />

quanto è possibile che io t’ami” 29 .<br />

Il Curato d’Ars, nel suo tempo, ha saputo trasformare il cuore e la vita<br />

di tante persone, perché è riuscito a far loro percepire l’amore misericordioso<br />

del Signore. Urge anche nel nostro tempo un simile annuncio<br />

e una simile testimonianza della verità dell’Amore: Deus caritas est<br />

(1Gv 4, 8). Con la Parola e con i Sacramenti del suo Gesù, Giovanni Maria<br />

Vianney sapeva edificare il suo popolo, anche se spesso fremeva convinto<br />

della sua personale inadeguatezza, al punto da desiderare più volte<br />

di sottrarsi alle responsabilità del ministero parrocchiale di cui si sentiva<br />

indegno. Tuttavia con esemplare obbedienza restò sempre al suo posto,<br />

perché lo divorava la passione apostolica per la salvezza delle anime.<br />

Cercava di aderire totalmente alla propria vocazione e missione mediante<br />

un’ascesi severa: “La grande sventura per noi parroci – deplorava<br />

il Santo – è che l’anima si intorpidisce” 30 ; ed intendeva con questo un<br />

pericoloso assuefarsi del pastore allo stato di peccato o di indifferenza in<br />

25<br />

Ibid., p. 130.<br />

26<br />

Ibid., p. 27.<br />

27<br />

Ibid., p. 139.<br />

28<br />

Ibid., p. 28.<br />

29<br />

Ibid., p. 77.<br />

30<br />

Ibid., p. 102.


23<br />

cui vivono tante sue pecorelle. Egli teneva a freno il corpo, con veglie e<br />

digiuni, per evitare che opponesse resistenze alla sua anima sacerdotale.<br />

E non rifuggiva dal mortificare se stesso a bene delle anime che gli erano<br />

affidate e per contribuire all’espiazione dei tanti peccati ascoltati in<br />

confessione. Spiegava ad un confratello sacerdote: “Vi dirò qual è la mia<br />

ricetta: dò ai peccatori una penitenza piccola e il resto lo faccio io al loro<br />

posto” 31 . Al di là delle concrete penitenze a cui il Curato d’Ars si sottoponeva,<br />

resta comunque valido per tutti il nucleo del suo insegnamento:<br />

le anime costano il sangue di Gesù e il sacerdote non può dedicarsi alla<br />

loro salvezza se rifiuta di partecipare personalmente al “caro prezzo”<br />

della redenzione.<br />

Nel mondo di oggi, come nei difficili tempi del Curato d’Ars, occorre<br />

che i presbiteri nella loro vita e azione si distinguano per una forte<br />

testimonianza evangelica. Ha giustamente osservato Paolo VI: “L’uomo<br />

contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se<br />

ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni” 32 . Perché non nasca un<br />

vuoto esistenziale in noi e non sia compromessa l’efficacia del nostro<br />

ministero, occorre che ci interroghiamo sempre di nuovo: “Siamo veramente<br />

pervasi dalla Parola di Dio? È vero che essa è il nutrimento di<br />

cui viviamo, più di quanto lo siano il pane e le cose di questo mondo? La<br />

conosciamo davvero? La amiamo? Ci occupiamo interiormente di questa<br />

Parola al punto che essa realmente dia un’impronta alla nostra vita e<br />

formi il nostro pensiero?” 33 . Come Gesù chiamò i Dodici perché stessero<br />

con Lui (cfr. Mc 3, 14) e solo dopo li mandò a predicare, così anche ai<br />

giorni nostri i sacerdoti sono chiamati ad assimilare quel “nuovo stile di<br />

vita” che è stato inaugurato dal Signore Gesù ed è stato fatto proprio dagli<br />

Apostoli 34 .<br />

Fu proprio l’adesione senza riserve a questo “nuovo stile di vita” che<br />

caratterizzò l’impegno ministeriale del Curato d’Ars. Il Papa Giovanni<br />

XXIII nella Lettera enciclica Sacerdotii nostri primordia, pubblicata<br />

nel 1959, primo centenario della morte di san Giovanni Maria Vianney,<br />

ne presentava la fisionomia ascetica con particolare riferimento al tema<br />

31<br />

Ibid., p. 189.<br />

32<br />

Evangelii nuntiandi, 41.<br />

33<br />

Benedetto XVI, Omelia nella Messa del S. Cirsma, 9.4.<strong>2009</strong>.<br />

34<br />

Cfr. Benedetto XVI, Discorso all’Assemblea plenaria della Congregazione del<br />

Clero, 16.03.<strong>2009</strong>.


24<br />

dei “tre consigli evangelici”, giudicati necessari anche per i presbiteri:<br />

“Se, per raggiungere questa santità di vita, la pratica dei consigli evangelici<br />

non è imposta al sacerdote in virtù dello stato clericale, essa si presenta<br />

nondimeno a lui, come a tutti i discepoli del Signore, come la via<br />

regolare della santificazione cristiana” 35 . Il Curato d’Ars seppe vivere i<br />

“consigli evangelici” nelle modalità adatte alla sua condizione di presbitero.<br />

La sua povertà, infatti, non fu quella di un religioso o di un monaco,<br />

ma quella richiesta ad un prete: pur maneggiando molto denaro (dato<br />

che i pellegrini più facoltosi non mancavano di interessarsi alle sue opere<br />

di carità), egli sapeva che tutto era donato alla sua chiesa, ai suoi poveri,<br />

ai suoi orfanelli, alle ragazze della sua “Providence” 36 , alle sue famiglie<br />

più disagiate. Perciò egli “era ricco per dare agli altri ed era molto<br />

povero per se stesso” 37 . Spiegava: “Il mio segreto è semplice: dare tutto e<br />

non conservare niente” 38 . Quando si trovava con le mani vuote, ai poveri<br />

che si rivolgevano a lui diceva contento: “Oggi sono povero come voi,<br />

sono uno dei vostri” 39 . Così, alla fine della vita, poté affermare con assoluta<br />

serenità: “Non ho più niente. Il buon Dio ora può chiamarmi quando<br />

vuole!” 40 . Anche la sua castità era quella richiesta a un prete per il suo<br />

ministero. Si può dire che era la castità conveniente a chi deve toccare<br />

abitualmente l’Eucaristia e abitualmente la guarda con tutto il trasporto<br />

del cuore e con lo stesso trasporto la dona ai suoi fedeli. Dicevano di<br />

lui che “la castità brillava nel suo sguardo”, e i fedeli se ne accorgevano<br />

quando egli si volgeva a guardare il tabernacolo con gli occhi di un innamorato<br />

41 . Anche l’obbedienza di san Giovanni Maria Vianney fu tutta<br />

incarnata nella sofferta adesione alle quotidiane esigenze del suo ministero.<br />

È noto quanto egli fosse tormentato dal pensiero della propria inadeguatezza<br />

al ministero parrocchiale e dal desiderio di fuggire “a piangere<br />

la sua povera vita, in solitudine” 42 . Solo l’obbedienza e la passione<br />

35<br />

P.I.<br />

36<br />

Nome che diede alla casa dove fece accogliere ed educare più di 60 ragazze abbandonate.<br />

Per mantenerla era disposto a tutto: “J’ai fait tous les commerces imaginables”,<br />

diceva sorridendo (Nodet, p. 214).<br />

37<br />

Nodet, p. 216.<br />

38<br />

Ibid., p. 215.<br />

39<br />

Ibid., p. 216.<br />

40<br />

Ibid., p. 214.<br />

41<br />

Cfr. Ibid., p. 112.<br />

42<br />

Cfr. Ibid., pp. 82-84; 102-103.


25<br />

per le anime riuscivano a convincerlo a restare al suo posto. A se stesso e<br />

ai suoi fedeli spiegava: “Non ci sono due maniere buone di servire Dio.<br />

Ce n’è una sola: servirlo come lui vuole essere servito” 43 . La regola d’oro<br />

per una vita obbediente gli sembrava questa: “Fare solo ciò che può essere<br />

offerto al buon Dio” 44 .<br />

Nel contesto della spiritualità alimentata dalla pratica dei consigli<br />

evangelici, mi è caro rivolgere ai sacerdoti, in quest’<strong>Anno</strong> a loro dedicato,<br />

un particolare invito a saper cogliere la nuova primavera che lo Spirito<br />

sta suscitando ai giorni nostri nella Chiesa, non per ultimo attraverso<br />

i Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità. “Lo Spirito nei suoi doni è<br />

multiforme… Egli soffia dove vuole. Lo fa in modo inaspettato, in luoghi<br />

inaspettati e in forme prima non immaginate… ma ci dimostra anche<br />

che Egli opera in vista dell’unico Corpo e nell’unità dell’unico Corpo” 45 .<br />

A questo proposito, vale l’indicazione del Decreto Presbyterorum ordinis:<br />

“Sapendo discernere quali spiriti abbiano origine da Dio, (i presbiteri)<br />

devono scoprire con senso di fede i carismi, sia umili che eccelsi,<br />

che sotto molteplici forme sono concessi ai laici, devono ammetterli con<br />

gioia e fomentarli con diligenza” 46 . Tali doni che spingono non pochi a<br />

una vita spirituale più elevata, possono giovare non solo per i fedeli laici<br />

ma per gli stessi ministri. Dalla comunione tra ministri ordinati e carismi,<br />

infatti, può scaturire “un valido impulso per un rinnovato impegno<br />

della Chiesa nell’annuncio e nella testimonianza del Vangelo della speranza<br />

e della carità in ogni angolo del mondo” 47 . Vorrei inoltre aggiungere,<br />

sulla scorta dell’Esortazione apostolica Pastores dabo vobis del<br />

Papa Giovanni Paolo II, che il ministero ordinato ha una radicale ‘forma<br />

comunitaria’ e può essere assolto solo nella comunione dei presbiteri<br />

con il loro Vescovo 48 . Occorre che questa comunione fra i sacerdoti<br />

e col proprio Vescovo, basata sul sacramento dell’Ordine e manifestata<br />

nella concelebrazione eucaristica, si traduca nelle diverse forme concrete<br />

di una fraternità sacerdotale effettiva ed affettiva 49 . Solo così i sacer-<br />

43<br />

Ibid., p. 75.<br />

44<br />

Ibid., p. 76.<br />

45<br />

Benedetto XVI, Omelia nella Veglia di Pentecoste, 3.06.2006.<br />

46<br />

N. 9.<br />

47<br />

Benedetto XVI, Discorso ai Vescovi amici del Movimento dei Focolari e della<br />

Comunità di Sant’Egidio, 8.02.2007.<br />

48<br />

Cfr. n. 17.<br />

49<br />

Cfr. Giovanni Paolo II, Esort. Ap. Pastores dabo vobis, 74.


26<br />

doti sapranno vivere in pienezza il dono del celibato e saranno capaci di<br />

far fiorire comunità cristiane nelle quali si ripetano i prodigi della prima<br />

predicazione del Vangelo.<br />

L’<strong>Anno</strong> Paolino che volge al termine orienta il nostro pensiero anche<br />

verso l’Apostolo delle genti, nel quale rifulge davanti ai nostri occhi<br />

uno splendido modello di sacerdote, totalmente “donato” al suo ministero.<br />

“L’amore del Cristo ci possiede – egli scriveva – e noi sappiamo<br />

bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti” (2Cor 5, 14).<br />

Ed aggiungeva: “Egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano<br />

più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro” (2Cor<br />

5, 15). Quale programma migliore potrebbe essere proposto ad un sacerdote<br />

impegnato ad avanzare sulla strada delle perfezione cristiana?<br />

Cari sacerdoti, la celebrazione del 150 .mo anniversario della morte di<br />

san Giovanni Maria Vianney (1859) segue immediatamente le celebrazioni<br />

appena concluse del 150 .mo anniversario delle apparizioni di Lourdes<br />

(1858). Già nel 1959 il beato Papa Giovanni XXIII aveva osservato:<br />

“Poco prima che il Curato d’Ars concludesse la sua lunga carriera<br />

piena di meriti, la Vergine Immacolata era apparsa, in un’altra regione<br />

di Francia, ad una fanciulla umile e pura, per trasmetterle un messaggio<br />

di preghiera e di penitenza, di cui è ben nota, da un secolo, l’immensa risonanza<br />

spirituale. In realtà la vita del santo sacerdote, di cui celebriamo<br />

il ricordo, era in anticipo un’illustrazione vivente delle grandi verità<br />

soprannaturali insegnate alla veggente di Massabielle. Egli stesso aveva<br />

per l’Immacolata Concezione della Santissima Vergine una vivissima<br />

devozione, lui che nel 1836 aveva consacrato la sua parrocchia a Maria<br />

concepita senza peccato, e doveva accogliere con tanta fede e gioia la<br />

definizione dogmatica del 1854” 50 . Il Santo Curato ricordava sempre ai<br />

suoi fedeli che “Gesù Cristo dopo averci dato tutto quello che ci poteva<br />

dare, vuole ancora farci eredi di quanto egli ha di più prezioso, vale a dire<br />

della sua Santa Madre” 51 .<br />

Alla Vergine Santissima affido questo <strong>Anno</strong> Sacerdotale, chiedendole<br />

di suscitare nell’animo di ogni presbitero un generoso rilancio di quegli<br />

ideali di totale donazione a Cristo ed alla Chiesa che ispirarono il<br />

pensiero e l’azione del Santo Curato d’Ars. Con la sua fervente vita di<br />

preghiera e il suo appassionato amore a Gesù crocifisso Giovanni Maria<br />

50<br />

Lettera enc. Sacerdoti nostri primordia, P. III.<br />

51<br />

Nodet, p. 244.


27<br />

Vianney alimentò la sua quotidiana donazione senza riserve a Dio e alla<br />

Chiesa. Possa il suo esempio suscitare nei sacerdoti quella testimonianza<br />

di unità con il Vescovo, tra loro e con i laici che è, oggi come sempre,<br />

tanto necessaria. Nonostante il male che vi è nel mondo, risuona sempre<br />

attuale la parola di Cristo ai suoi Apostoli nel Cenacolo: “Nel mondo<br />

avrete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo” (Gv 16,<br />

33). La fede nel Maestro divino ci dà la forza per guardare con fiducia al<br />

futuro. Cari sacerdoti, Cristo conta su di voi. Sull’esempio del Santo Curato<br />

d’Ars, lasciatevi conquistare da Lui e sarete anche voi, nel mondo di<br />

oggi, messaggeri di speranza, di riconciliazione, di pace!<br />

Con la mia benedizione.<br />

Dal Vaticano, 16 giugno <strong>2009</strong><br />

Benedictus PP. XVI


28<br />

Lettera Apostolica Motu proprio<br />

Ecclesiae unitatem<br />

a proposito della Commissione Ecclesia Dei<br />

1. Il compito di custodire l’unità della Chiesa, con la sollecitudine di offrire<br />

a tutti gli aiuti per rispondere nei modi opportuni a questa vocazione<br />

e grazia divina, spetta in modo particolare al Successore<br />

dell’Apostolo Pietro, il quale è il perpetuo e visibile principio e fondamento<br />

dell’unità sia dei Vescovi che dei fedeli 1 . La priorità suprema<br />

e fondamentale della Chiesa, in ogni tempo, di condurre gli uomini<br />

verso l’incontro con Dio deve essere favorita mediante l’impegno<br />

di giungere alla comune testimonianza di fede di tutti i cristiani.<br />

2. Nella fedeltà a tale mandato, all’indomani dell’atto con cui l’Arcivescovo<br />

Marcel Lefebvre, il 30 giugno 1988, conferì illecitamente l’ordinazione<br />

episcopale a quattro sacerdoti, il Papa Giovanni Paolo II,<br />

di venerata memoria, istituì, il 2 luglio 1988, la Pontificia Commissione<br />

Ecclesia Dei “con il compito di collaborare con i Vescovi, con i<br />

Dicasteri della Curia Romana e con gli ambienti interessati, allo scopo<br />

di facilitare la piena comunione ecclesiale dei sacerdoti, seminaristi,<br />

comunità o singoli religiosi e religiose finora in vario modo legati<br />

alla Fraternità fondata da Mons. Lefebvre, che desiderino rimanere<br />

uniti al Successore di Pietro nella Chiesa Cattolica, conservando le<br />

loro tradizioni spirituali e liturgiche, alla luce del Protocollo firmato<br />

lo scorso 5 maggio dal Cardinale Ratzinger e da Mons. Lefebvre” 2 .<br />

3. In questa linea, aderendo fedelmente al medesimo compito di servire<br />

la comunione universale della Chiesa nella sua manifestazione anche<br />

visibile e compiendo ogni sforzo perché a tutti quelli che hanno veramente<br />

il desiderio dell’unità sia reso possibile di rimanervi o di ritrovarla,<br />

ho voluto ampliare e aggiornare, con il Motu Proprio Summo-<br />

1<br />

Cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, 23; Conc.<br />

Ecum. Vat. I, Cost. dogm. sulla Chiesa di Cristo Pastor aeternus, cap. 3: DS<br />

3060.<br />

2<br />

Giovanni Paolo II, Litt. Ap. Motu proprio datae Ecclesia Dei (2 luglio 1988), n.<br />

6: AAS 80 (1988), 1498.


29<br />

rum Pontificum, l’indicazione generale già contenuta nel Motu Proprio<br />

Ecclesia Dei circa la possibilità di usare il Missale Romanum del<br />

1962, attraverso norme più precise e dettagliate 3 .<br />

4. Nello stesso spirito e con il medesimo impegno di favorire il superamento<br />

di ogni frattura e divisione nella Chiesa e di guarire una ferita<br />

sentita in modo sempre più doloroso nel tessuto ecclesiale, ho voluto<br />

rimettere la scomunica ai quattro Vescovi ordinati illecitamente da<br />

Mons. Lefebvre. Con tale decisione, ho inteso togliere un impedimento<br />

che poteva pregiudicare l’apertura di una porta al dialogo e invitare<br />

così i Vescovi e la “Fraternità San Pio X” a ritrovare il cammino verso<br />

la piena comunione con la Chiesa. Come ho spiegato nella Lettera<br />

ai Vescovi cattolici del 10 marzo scorso, la remissione della scomunica<br />

è stata un provvedimento nell’ambito della disciplina ecclesiastica<br />

per liberare le persone dal peso di coscienza rappresentato dalla censura<br />

ecclesiastica più grave. Ma le questioni dottrinali, ovviamente, rimangono<br />

e, finché non saranno chiarite, la Fraternità non ha uno statuto<br />

canonico nella Chiesa e i suoi ministri non possono esercitare in modo<br />

legittimo alcun ministero.<br />

5. Proprio perché i problemi che devono ora essere trattati con la Fraternità<br />

sono di natura essenzialmente dottrinale, ho deciso – a ventuno<br />

anni dal Motu Proprio Ecclesia Dei, e conformemente a quanto mi<br />

ero riservato di fare 4 – di ripensare la struttura della Commissione Ecclesia<br />

Dei, collegandola in modo stretto con la Congregazione per la<br />

Dottrina della Fede.<br />

6. La Pontificia Commissione Ecclesia Dei avrà, pertanto, la seguente<br />

configurazione:<br />

a) Il Presidente della Commissione è il Prefetto della Congregazione<br />

per la Dottrina della Fede.<br />

b) La Commissione ha una propria tabella organica composta dal Segretario<br />

e da Officiali.<br />

c) Sarà compito del Presidente, coadiuvato dal Segretario, sottopor-<br />

3<br />

Cfr. Benedetto XVI, Litt. Ap. Motu proprio datae Summorum Pontificum (7 luglio<br />

2007): AAS 99 (2007), 777-781.<br />

4<br />

Cfr. ibid. art. 11, 781.


30<br />

re i principali casi e le questioni di carattere dottrinale allo studio<br />

e al discernimento delle istanze ordinarie della Congregazione per<br />

la Dottrina della Fede, nonché sottometterne le risultanze alle superiori<br />

disposizioni del Sommo Pontefice.<br />

7. Con questa decisione ho voluto, in particolare, mostrare paterna sollecitudine<br />

verso la “Fraternità San Pio X” al fine di ritrovare la piena<br />

comunione con la Chiesa. Rivolgo a tutti un pressante invito a pregare<br />

senza sosta il Signore, per l’intercessione della Beata Vergine Maria,<br />

“ut unum sint”.<br />

Dato a Roma, presso San Pietro, il 2 luglio <strong>2009</strong>, anno quinto del Nostro<br />

Pontificato.<br />

Benedictus PP. XVI


31<br />

Enciclica<br />

“Caritas in veritate”<br />

Si riportano di seguito gli interventi del Card. Renato Raffaele Martino,<br />

Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace;<br />

del Card. Paul Josef Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio “Cor<br />

Unum”; di S.E. Mons. Giampaolo Crepaldi, Arcivescovo-Vescovo eletto<br />

di Trieste, finora Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e<br />

della Pace; del Prof. Stefano Zamagni, Professore ordinario di Economia<br />

Politica all’Università di Bologna, Consultore del Pontificio Consiglio<br />

della Giustizia e della Pace, in occasione della Conferenza Stampa<br />

di presentazione il 7 luglio <strong>2009</strong>.<br />

Intervento<br />

del Card. Renato Raffaele Martino<br />

La Caritas in veritate è la terza enciclica di Benedetto XVI ed è<br />

un’enciclica sociale. Essa si inserisce nella tradizione delle encicliche<br />

sociali che, nella loro fase moderna, siamo soliti far iniziare con la Rerum<br />

novarum di Leone XIII ed arriva dopo 18 anni dall’ultima enciclica<br />

sociale, la Centesimus annus di Giovanni Paolo II. Quasi un ventennio<br />

ci separa quindi dall’ultimo grande documento di dottrina sociale.<br />

Non che in questo ventennio l’insegnamento sociale dei Pontefici<br />

e della Chiesa si sia ritirato in secondo piano. Si pensi per esempio al<br />

Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, pubblicato dal Pontificio<br />

Consiglio della Giustizia e della Pace nel 2004 o all’enciclica Deus<br />

caritas est di Benedetto XVI che contiene una parte centrale espressamente<br />

dedicata alla Dottrina sociale della Chiesa e che io, a suo tempo,<br />

ho definito una “piccola enciclica sociale”. Si pensi soprattutto al magistero<br />

ordinario di Benedetto XVI, su cui tornerò tra poco. La scrittura<br />

di una enciclica, però, assume un valore particolare, rappresenta un sistematico<br />

passo in avanti dentro una tradizione che i pontefici assunsero<br />

in sé non per spirito di supplenza ma con la precisa convinzione di rispondere<br />

così alla loro missione apostolica e con l’intento di garantire<br />

alla religione cristiana il “diritto di cittadinanza” nella costruzione della<br />

società degli uomini.


32<br />

Perché una nuova enciclica? Come sappiamo, la Dottrina sociale della<br />

Chiesa ha una dimensione che permane ed una che muta con i tempi.<br />

Essa è l’incontro del Vangelo con i problemi sempre nuovi che l’umanità<br />

deve affrontare. Questi ultimi cambiano, ed oggi lo fanno ad una velocità<br />

sorprendente. La Chiesa non ha soluzioni tecniche da proporre, come<br />

anche la Caritas in veritate ci ricorda, ma ha il dovere di illuminare<br />

la storia umana con la luce della verità e il calore dell’amore di Gesù Cristo,<br />

ben sapendo che “se il Signore non costruisce la casa invano si affannano<br />

i costruttori”.<br />

Se ci guardiamo indietro nel tempo e ripercorriamo questi vent’anni<br />

che ci separano dalla Centesimus annus ci accorgiamo che grandi cambiamenti<br />

sono avvenuti nella società degli uomini.<br />

Le ideologie politiche, che avevano caratterizzato l’epoca precedente<br />

al 1989, sembrano aver perso di virulenza, sostituite però dalla nuova<br />

ideologia della tecnica. In questi venti anni, le possibilità di intervento<br />

della tecnica nella stessa identità della persona si sono purtroppo sposate<br />

con un riduzionismo delle possibilità conoscitive della ragione, su cui<br />

Benedetto XVI sta impostando da tempo un lungo insegnamento. Questo<br />

scostamento tra capacità operative, che ormai riguardano la vita stessa,<br />

e quadro di senso, che si assottiglia sempre di più, è tra le preoccupazioni<br />

più vive dell’umanità di oggi e, per questo, la Caritas in veritate lo<br />

ha affrontato. Se nel vecchio mondo dei blocchi politici contrapposti la<br />

tecnica era asservita all’ideologia politica ora, che i blocchi non ci sono<br />

più e il panorama geopolitico è di gran lunga cambiato, la tecnica tende<br />

a liberarsi da ogni ipoteca. L’ideologia della tecnica tende a nutrire questo<br />

suo arbitrio con la cultura del relativismo, alimentandola a sua volta.<br />

L’arbitrio della tecnica è uno dei massimi problemi del mondo d’oggi,<br />

come emerge in maniera evidente dalla Caritas in veritate.<br />

Un secondo elemento distingue l’epoca attuale da quella di venti anni<br />

fa: l’accentuazione dei fenomeni di globalizzazione determinati, da<br />

un lato, dalla fine dei blocchi contrapposti e, dall’altro, dalla rete informatica<br />

e telematica mondiale. Iniziati nei primi anni Novanta del secolo<br />

scorso, questi due fenomeni hanno prodotto cambiamenti fondamentali<br />

in tutti gli aspetti della vita economica, sociale e politica. La Centesimus<br />

annus accennava al fenomeno, la Caritas in veritate lo affronta organicamente.<br />

L’enciclica analizza la globalizzazione non in un solo punto,<br />

ma in tutto il testo, essendo questo un fenomeno, come oggi si dice, “tra-


sversale”: economia e finanza, ambiente e famiglia, culture e religioni,<br />

migrazioni e tutela dei diritti dei lavoratori; tutti questi elementi, ed altri<br />

ancora, ne sono influenzati.<br />

Un terzo elemento di cambiamento riguarda le religioni. Molti osservatori<br />

notano che in questo ventennio, pure a seguito della fine dei blocchi<br />

politici contrapposti, le religioni sono tornate alla ribalta della scena<br />

pubblica mondiale. A questo fenomeno, spesso contraddittorio e da<br />

decifrare con attenzione, si contrappone un laicismo militante, e talvolta<br />

esasperato, che tende ad estromettere la religione dalla sfera pubblica.<br />

Ne discendono conseguenze negative e spesso disastrose per il bene<br />

comune. La Caritas in veritate affronta il problema in più punti e lo vede<br />

come un capitolo molto importante per garantire all’umanità uno sviluppo<br />

degno dell’uomo.<br />

Un quarto ed ultimo cambiamento su cui voglio soffermarmi è<br />

l’emergenza di alcuni grandi Paesi da una situazione di arretratezza, che<br />

sta mutando notevolmente gli equilibri geopolitici mondiali. La funzionalità<br />

degli organismi internazionali, il problema delle risorse energetiche,<br />

nuove forme di colonialismo e di sfruttamento sono anche collegate<br />

con questo fenomeno, positivo in sé, ma dirompente e che ha bisogno di<br />

essere bene indirizzato. Torna qui, impellente, il problema della governance<br />

internazionale.<br />

Queste quattro grandi novità, emerse nel ventennio che ci separa<br />

dall’ultima enciclica sociale, novità rilevanti che hanno cambiato in<br />

profondità le dinamiche sociali mondiali, basterebbero da sole a motivare<br />

la scrittura di una nuova enciclica sociale. All’origine della Caritas<br />

in veritate, c’è, però, un altro motivo che non vorrei venisse dimenticato.<br />

Inizialmente la Caritas in veritate era stata pensata dal Santo Padre<br />

come una commemorazione dei 40 anni della Populorum progressio<br />

(PP) di Paolo VI. La redazione della Caritas in veritate ha richiesto<br />

più tempo e quindi la data del quarantennio della Populorum progressio<br />

– il 2007 – è stato superato. Ma questo non elimina l’importante collegamento<br />

con l’enciclica paolina, evidente già dal fatto che la Caritas in<br />

veritate viene detta una enciclica “sullo sviluppo umano integrale nella<br />

carità e nella verità”. Collegamento evidente, poi, per il primo capitolo<br />

dell’enciclica, che è dedicato proprio a riprendere la Populorum progressio,<br />

ed a rileggerne l’insegnamento dentro il magistero complessivo<br />

di Paolo VI. Il tema della Caritas in veritate non è lo “sviluppo dei<br />

33


34<br />

popoli”, ma “lo sviluppo umano integrale”, senza che questo comporti<br />

una trascuratezza del primo. Si può dire, quindi, che la prospettiva della<br />

Populorum progressio venga allargata, in continuità con le sue profonde<br />

dinamiche.<br />

Credo che non vada dimenticato che la Caritas in veritate dimostra<br />

con chiarezza non solo che il pontificato di Paolo VI non ha rappresentato<br />

nessun “arretramento” nei confronti della Dottrina sociale della<br />

Chiesa, come troppo spesso si è detto, ma che questo Papa ha contribuito<br />

in modo significativo ad impostare la visione della Dottrina sociale<br />

della Chiesa sulla scia della Gaudium et spes e della tradizione precedente<br />

ed ha costituito le basi, su cui si è poi potuto inserire Giovanni Paolo<br />

II. Non deve sfuggire l’importanza di queste valutazioni della Caritas<br />

in veritate, che eliminano tante interpretazioni che hanno pesato –<br />

e tuttora pesano – sull’utilizzo della Dottrina sociale della Chiesa e sulla<br />

stessa idea della sua natura ed utilità. La Caritas in veritate mette bene<br />

in luce come Paolo VI abbia strettamente collegato la Dottrina sociale<br />

della Chiesa con la evangelizzazione (Evangelii nuntiandi) ed abbia<br />

previsto l’importanza centrale che avrebbero assunto nelle problematiche<br />

sociali i temi legati alla procreazione (Humanae vitae).<br />

La prospettiva di Paolo VI e gli spunti della Populorum progressio<br />

sono presenti in tutta la Caritas in veritate e non solo nel primo capitolo,<br />

espressamente dedicato a ciò. A parte l’utilizzo di alcuni spunti particolari<br />

relativi alle problematiche specifiche dello sviluppo dei Paesi<br />

poveri, la Caritas in veritate fa proprie tre prospettive di ampio respiro,<br />

contenute nell’enciclica di Paolo VI. La prima è l’idea che «il mondo<br />

soffre per mancanza di pensiero» (PP [Populorum progressio] 85).<br />

La Caritas in veritate sviluppa questo spunto articolando il tema della<br />

verità dello sviluppo e nello sviluppo fino a sottolineare l’esigenza<br />

di una interdisciplinarietà ordinata dei saperi e delle competenze a servizio<br />

dello sviluppo umano. La seconda è l’idea che “Non vi è umanesimo<br />

vero se non aperto verso l’Assoluto” (PP 42) ed anche la Caritas<br />

in veritate si muove nella prospettiva di un umanesimo veramente integrale.<br />

Il traguardo di uno sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini è<br />

ancora davanti a noi. La terza è che all’origine del sottosviluppo c’è una<br />

mancanza di fraternità (PP 66). Anche Paolo VI faceva appello alla carità<br />

e alla verità quando invitava ad operare «con tutto il loro cuore e tutta<br />

la loro intelligenza» (PP 82).


Alla Populorum progressio viene conferito lo stesso onore dato alla<br />

Rerum novarum: venire periodicamente ricordata e commentata. Essa è<br />

quindi la nuova Rerum novarum della famiglia umana globalizzata.<br />

All’interno di questo umanesimo integrale, la Caritas in veritate parla<br />

anche della attuale crisi economica e finanziaria. La stampa si è dimostrata<br />

interessata soprattutto a questo aspetto ed i giornali si sono chiesti<br />

cosa avrebbe detto la nuova enciclica sulla crisi in atto. Vorrei dire che<br />

il tema centrale dell’enciclica non è questo, però la Caritas in veritate<br />

non si è sottratta alla problematica. L’ha affrontata, non in senso tecnico,<br />

ma valutandola alla luce dei principi di riflessione e dei criteri di giudizio<br />

della Dottrina sociale della Chiesa ed all’interno di una visione più<br />

generale dell’economia, dei suoi fini e della responsabilità dei suoi attori.<br />

La crisi in atto mette in evidenza, secondo la Caritas in veritate, che<br />

la necessità di ripensare anche il modello economico cosiddetto “occidentale”,<br />

richiesta dalla Centesimus annus circa venti anni fa, non è stato<br />

attuato fino in fondo. Dice questo, però, dopo aver chiarito che – come<br />

già aveva visto Paolo VI e come ancor più vediamo noi oggi – il problema<br />

dello sviluppo si è fatto policentrico e il quadro delle responsabilità,<br />

dei meriti e delle colpe, si è molto articolato. Secondo la Caritas<br />

in veritate, «La crisi ci obbliga a riprogettare il nostro cammino, a darci<br />

nuove regole e a trovare nuove forme di impegno, a puntare sulle esperienze<br />

positive e a rigettare quelle negative. La crisi diventa così occasione<br />

di discernimento e di nuova progettualità. In questa chiave, fiduciosa<br />

piuttosto che rassegnata, conviene affrontare le difficoltà del momento<br />

presente» (n. 21). Dall’enciclica emerge una visione in positivo,<br />

di incoraggiamento all’umanità perché possa trovare le risorse di verità<br />

e di volontà per superare le difficoltà. Non un incoraggiamento sentimentale,<br />

dato che nella Caritas in veritate vengono individuati con lucidità<br />

e preoccupazione tutti i principali problemi del sottosviluppo di vaste<br />

aree del pianeta. Ma un incoraggiamento fondato, consapevole e realistico<br />

perché nel mondo sono all’opera molti protagonisti ed attori di<br />

verità e di amore e perché il Dio che è Verità e Amore è sempre all’opera<br />

nella storia umana.<br />

Nel titolo della Caritas in veritate appaiono i due termini fondamentali<br />

del magistero di Benedetto XVI, appunto la Carità e la Verità. Questi<br />

due termini hanno segnato tutto il suo magistero in questi anni di pontificato,<br />

in quanto rappresentano l’essenza stessa della rivelazione cristia-<br />

35


36<br />

na. Essi, nella loro connessione, sono il motivo fondamentale della dimensione<br />

storica e pubblica del cristianesimo, sono all’origine, quindi,<br />

della Dottrina sociale della Chiesa. Infatti, «Per questo stretto collegamento<br />

con la verità, la carità può essere riconosciuta come espressione<br />

autentica di umanità e come elemento di fondamentale importanza nelle<br />

relazioni umane, anche di natura pubblica. Solo nella verità la carità risplende<br />

e può essere autenticamente vissuta» (n. 3).<br />

Intervento<br />

del Card. Paul Josef Cordes<br />

Gentili Signore Signori,<br />

Mi è stato proposto di collocare l’enciclica Caritas in veritate nel contesto<br />

del pensiero e del magistero di Benedetto XVI. La sua prima enciclica,<br />

Deus caritas est, sulla teologia della carità, conteneva indicazioni<br />

sulla dottrina sociale (n. 26-29). Ora siamo di fronte ad un testo dedicato<br />

interamente a questa materia. Ma balza agli occhi che il concetto centrale<br />

resta la caritas intesa come amore divino manifestato in Cristo. Essa<br />

è la fonte ispiratrice del pensare e dell’agire del cristiano nel mondo.<br />

Alla sua luce, la verità diventa “dono…, non è prodotta da noi, ma sempre<br />

trovata o, meglio, ricevuta” (n. 34). Non può venire ridotta a semplice<br />

volersi bene umano o a filantropia. Nel mio intervento desidero prima<br />

commentare il compito della dottrina sociale dentro la missione della<br />

Chiesa, e poi toccare un suo principio: la centralità dell’uomo.<br />

1. La dottrina sociale nella missione della Chiesa<br />

1.1. Non è la Chiesa a creare una società giusta.<br />

La Chiesa è stata costituita da Cristo per essere sacramento di salvezza<br />

per tutti i popoli (Lumen gentium 1). La sua missione specifica la strappa<br />

ad un malinteso ricorrente: secolarizzarla fino a farne un agente politico.<br />

La Chiesa ispira, ma non fa politica. Riprendendo la Populorum Progressio,<br />

l’enciclica di oggi afferma chiaramente: “La Chiesa non ha soluzioni<br />

tecniche da offrire e non pretende minimamente d’intromettersi nella politica<br />

degli Stati” (n. 9). La Chiesa non è un partito politico, né un attore politicizzante.<br />

Guai a chi riducesse la missione della Chiesa ad essere un movimento<br />

intramondano di pressione per ottenere risultati politici. Lo stes-


37<br />

so Card. Ratzinger si è opposto negli anni ’80, da prefetto della Congregazione<br />

per la Dottrina della Fede, nel confronto con alcune teologie della liberazione,<br />

a questo possibile malinteso (Instructio del 6.8.1984).<br />

Questo implica a sua volta che la dottrina sociale della Chiesa non è<br />

una “terza via”, cioè un programma politico da realizzare per giungere<br />

ad una società perfetta. Chi la pensa così rischia paradossalmente di preparare<br />

una teocrazia, dove i principi validi nel discorso della fede diventano<br />

tout court principi da applicare al vivere sociale, sia per chi crede,<br />

sia per chi non crede, abbracciando anche la violenza. Di fronte a tali errori,<br />

la Chiesa salvaguarda, insieme alla libertà religiosa, la giusta autonomia<br />

dell’ordine creato, come già il Concilio Vaticano II ha assicurato.<br />

1.2. La dottrina sociale della Chiesa è un elemento dell’evangelizzazione<br />

In positivo, l’enciclica Caritas in veritate esprime il significato della<br />

dottrina sociale della Chiesa in diverse parti, per es. al n. 15, quando<br />

ne va del rapporto tra evangelizzazione e promozione umana, partendo<br />

dalla Populorum Progressio. Mentre finora l’accento della dottrina sociale<br />

era piuttosto sull’azione per promuovere la giustizia, ora si avvicina<br />

in senso lato alla pastorale: la dottrina sociale è affermata elemento<br />

dell’evangelizzazione. Cioè l’annuncio di Cristo morto e risorto che la<br />

Chiesa proclama lungo i secoli ha una sua attualizzazione anche rispetto<br />

al vivere sociale. Questa affermazione contiene due aspetti.<br />

Non possiamo leggere la dottrina sociale fuori dal contesto del vangelo<br />

e del suo annuncio. La dottrina sociale, come mostra questa enciclica,<br />

nasce e si interpreta alla luce della rivelazione.<br />

D’altra parte, la dottrina sociale non si identifica con l’evangelizzazione,<br />

ma ne è un elemento. Il vangelo riguarda il vivere dell’uomo anche<br />

in relazioni sociali e in istituzioni che da queste relazioni nascono,<br />

ma non si può restringere l’uomo al suo vivere sociale. Questo pensiero è<br />

stato ribadito con vigore da Giovanni Paolo II nella Redemptoris missio<br />

(n. 11). E dunque la dottrina sociale della Chiesa non può sostituire tutta<br />

l’opera di annuncio del Vangelo nell’incontro da persona a persona.<br />

1.3. La dottrina sociale: non senza rivelazione<br />

Un breve percorso storico: a motivo della rivoluzione industriale<br />

(19.mo secolo) e delle sue conseguenze nefaste il monito della Chiesa


38<br />

chiedeva allo Stato urgentemente una reazione per ristabilire la giustizia<br />

sociale e la dignità della persona in termini filosofici. Più tardi, con<br />

la Pacem in terris, Giovanni XXIII attinge maggiormente all’orizzonte<br />

della fede e parla del peccato e del suo superamento mediante l’opera<br />

divina di salvezza. Giovanni Paolo II ha introdotto poi il concetto di<br />

“strutture di peccato” e applica la salvezza anche alla lotta contro la miseria<br />

umana. La sua Sollicitudo rei socialis integrava la dottrina sociale<br />

nella teologia morale: “Essa appartiene, perciò, non al campo dell’ideologia,<br />

ma della teologia, e specialmente della teologia morale” (n. 41).<br />

Da questo passo la dottrina sociale si muove chiaramente nel campo della<br />

teologia. I principi della dottrina sociale non sono dunque rimasti meramente<br />

filosofici, ma hanno la loro origine in Cristo e nella sua parola.<br />

Nella Deus caritas est, Benedetto XVI scrive che la fede purifica la ragione<br />

e la aiuta così a creare un ordine giusto nella società; qui si colloca<br />

la dottrina sociale (cfr. 28 a).<br />

Essa si muove dunque appoggiandosi ad un discorso accessibile ad<br />

ogni ragione, e perciò sul fondamento del diritto naturale. Ma riconosce<br />

la sua dipendenza dalla fede.<br />

La nuova enciclica tratta più esplicitamente e più decisamente tutto<br />

ciò, ponendosi sul terreno della carità. Insegna che la “carità è la via maestra<br />

della dottrina sociale della Chiesa” (n. 2). La carità che qui si intende<br />

è quella “ricevuta e donata” da Dio (n. 5).<br />

L’amore di Dio Padre Creatore e del Figlio redentore, effuso in noi<br />

dallo Spirito santo permette il vivere sociale dell’uomo in base a certi<br />

principi. Afferma per lo sviluppo la “centralità … nella carità” (n. 19).<br />

La sapienza – si scrive anche – capace di orientare l’uomo, “deve essere<br />

‘condita’ con il ‘sale’ della carità” (n. 30). Queste semplici – apparentemente<br />

scontate – affermazioni nascondono delle implicazioni importanti.<br />

Slegata dall’esperienza cristiana, la dottrina sociale diventa esattamente<br />

quella ideologia che Giovanni Paolo II insegnava non essere. Oppure<br />

appunto un manifesto politico senz’anima. La dottrina sociale impegna<br />

invece in primo luogo il cristiano a “incarnare” la sua fede. Come<br />

scrive l’enciclica: “La carità manifesta sempre anche nelle relazioni<br />

umane l’amore di Dio, essa dà valore teologale e salvifico ad ogni impegno<br />

nel mondo” (n. 6). Alla domanda spesso formulata: “Che contributo<br />

dà il cristiano alla edificazione del mondo?”, risponde la dottrina sociale<br />

della Chiesa.


39<br />

2. Un approccio antropocentrico<br />

Il cuore della dottrina sociale resta l’uomo. Ho già accennato che in<br />

una prima fase l’attenzione di questa disciplina era piuttosto orientata<br />

sulle situazioni problematiche della società: regolamentazione del lavoro,<br />

accesso ad un equo salario, rappresentanza dei lavoratori. Più tardi<br />

queste problematiche sono state affrontate ad un livello internazionale:<br />

lo squilibrio tra ricchi e poveri, lo sviluppo, i rapporti internazionali.<br />

Con l’accentuazione teologica si affaccia più fortemente con Giovanni<br />

XXIII la domanda circa la ricaduta di tutto questo sull’uomo – siamo<br />

ad una seconda fase nella evoluzione di questa disciplina. Giovanni Paolo<br />

II ha rafforzato ulteriormente questa consapevolezza centrando sul<br />

problema antropologico la riflessione sociale. Questo aspetto è fortemente<br />

presente nel documento di oggi: “Il primo capitale da salvaguardare<br />

e da valorizzare è l’uomo, la persona, nella sua integrità” (n. 25);<br />

“La questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica”<br />

(n. 75). Il progresso, per essere tale veramente, deve cioè far crescere<br />

l’uomo nella sua completezza: troviamo nel testo riferimenti all’ambiente,<br />

al mercato, alla globalizzazione, alla questione etica, alla vita, alla<br />

cultura, cioè ai diversi ambiti nel quali l’uomo esplica la sua attività.<br />

Questo scopo rimane un’eredità preziosa della dottrina sociale dal suo<br />

inizio. Ma più a fondo, la questione antropologica implica che si deve<br />

rispondere ad una domanda centrale: quale uomo vogliamo promuovere?<br />

Possiamo considerare vero sviluppo uno sviluppo che chiude l’uomo<br />

in un orizzonte intraterreno, fatto solo di benessere materiale, e che prescinde<br />

dalla questione dei valori, dei significati, dell’infinito cui l’uomo<br />

è chiamato? Può una civiltà sopravvivere senza riferimenti fondanti,<br />

senza sguardo all’eternità, negando all’uomo una risposta ai suoi interrogativi<br />

più profondi? Può esserci vero sviluppo senza Dio?<br />

Nella logica di questa enciclica si affaccia dunque prepotentemente<br />

un ulteriore passaggio, forse una terza fase della riflessione della dottrina<br />

sociale. Non è un caso se si è posta la carità come punto di snodo:<br />

dunque la carità divina cui risponde come atto umano una virtù teologale,<br />

lo dicevo all’inizio. L’uomo allora non si pone solo come obiettivo<br />

di un processo, ma come il soggetto di questo processo. L’uomo che<br />

ha conosciuto Cristo si fa attore di cambiamento perché la dottrina sociale<br />

non resti lettera morta. Scrive Benedetto XVI: “Lo sviluppo è im-


40<br />

possibile senza uomini retti, senza operatori economici e uomini politici<br />

che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello al bene comune”<br />

(n. 71). Qui siamo in diretta continuità con l’enciclica Deus caritas est,<br />

che, nella sua seconda parte, ha considerato le caratteristiche di chi opera<br />

negli organismi caritativi. E lo sguardo si amplia al mondo della vita<br />

pubblica, in cui assistiamo spesso, a nord e a sud, a fenomeni noti a tutti,<br />

e che impediscono la crescita di un popolo: la corruzione e l’illegalità<br />

(cfr. n. 22), la sete di potere (cfr. DCE 28). Il “peccato delle origini”, come<br />

ricorda il nostro testo al n. 34, impedisce in molti luoghi la costruzione<br />

della società. Anche in chi le guida. Non si può affrontare la questione<br />

sociale senza riferirsi alla questione etica. L’enciclica fa riferimento<br />

all’uomo nuovo in senso biblico (n. 12). Non c’è società nuova senza<br />

uomini nuovi. La dottrina sociale non rimane carta o ideologia solo se ci<br />

sono cristiani disposti viverla nella carità, con l’aiuto di Dio. Aspetta autenticità<br />

da parte di tutti gli attori. Formula, senza giri di parole: “Lontano<br />

da Dio, l’uomo è inquieto e malato” (n. 76). È altamente significativo<br />

che l’ultimo numero dell’enciclica (79) è dedicato alla preghiera e alla<br />

necessità della conversione: Dio rinnova il cuore dell’uomo perché questi<br />

possa dedicarsi a vivere nella carità e nella giustizia. Perciò i cristiani<br />

non stanno semplicemente alla finestra a guardare o a protestare, contagiati<br />

dalla moderna cultura della denuncia (Kultur des Einspruchs), ma<br />

si lasciano convertire per costruire, in Dio, una cultura nuova. Questo<br />

vale anche per i membri della Chiesa, singoli o associati.<br />

3. Il progresso<br />

Voglio finire con una considerazione circa il concetto di progresso.<br />

Paolo VI – lo ricorda anche questa enciclica – ne ha parlato in forma articolata<br />

(Populorum Progressio, 21). Purtroppo si è pensato spesso che<br />

la crescita umana è come indipendente rispetto alla questione della fede,<br />

cosicché da una parte ci sarebbe la promozione umana, dall’altra l’annuncio<br />

della fede come ambiti separati. Ma nella Populorum progressio<br />

il progresso, cristianamente inteso, culmina nella fede e nella carità in<br />

Cristo. Oltre ad unificare le due dimensioni, questo documento introduce<br />

un ulteriore elemento nel concetto di progresso: la speranza (n. 34).<br />

Come ribadiva Benedetto XVI nella Spe salvi, la speranza non può<br />

essere però quella di un progresso che costruisca per sempre un regno


41<br />

di benessere quaggiù (n. 30), perché questo non fa i conti con la libertà<br />

umana (n. 23-24): il fondamento della speranza cristiana invece è il dono<br />

di Dio (n. 31). Dunque la speranza ci aiuta a non chiudere il progresso<br />

nella costruzione di un regno di quaggiù, ma ci apre al dono: in Dio trova<br />

coronamento il desiderio di bene dell’uomo. È sempre in questa relatività<br />

che la Chiesa formula la sua dottrina sociale e i cristiani trovano in<br />

essa ispirazione per il loro impegno in questo mondo.<br />

Signore e signori,<br />

l’interesse per l’enciclica Caritas in veritate è grande. Letto bene il<br />

testo di Benedetto XVI, è una luce per la società e non da ultimo per noi<br />

cristiani.<br />

Intervento<br />

di Mons. Giampaolo Crepaldi<br />

Anche la Caritas in veritate (CV), come tutte le encicliche sociali,<br />

costituisce un approfondimento delle verità già insegnate dal Magistero<br />

precedente per illuminare i problemi nuovi che stanno davanti all’umanità.<br />

Con il presente intervento, vorrei soffermarmi a segnalare le principali<br />

di queste novità o, se preferiamo, di questi approfondimenti.<br />

Prima di sottolineare singole tematiche, vorrei indicare il punto di vista<br />

sintetico assunto dall’enciclica e che esprimerei con la seguente frase:<br />

il ricevere precede il fare. Su questo la Caritas in veritate propone<br />

una vera e propria “conversione” ad una nuova sapienza sociale. Conversione<br />

da una visione che parte dagli uomini stessi ritenendoli unici<br />

e originari costruttori della società e della grammatica che regola le relazioni<br />

tra i cittadini, ad una visione che invece si pone in ascolto di un<br />

senso che ci viene incontro, espressione di un progetto sull’umanità che<br />

non disponiamo noi. L’uomo moderno fatica a leggere nelle cose e in se<br />

stesso significati a lui indisponibili, a sentirsi quindi interpellato da una<br />

parola che suscita un impegno e una responsabilità non arbitrari. La ragione<br />

positivista trasforma tutto in un semplice fatto, che non rivela che<br />

se stesso. Ogni azione si riduce a produzione. Bisogna invece convertirsi<br />

a vedere l’economia e il lavoro, la famiglia e la comunità, la legge naturale<br />

posta in noi ed il creato posto davanti a noi e per noi, come una<br />

chiamata – la parola “vocazione” ricorre spesso nell’enciclica – ad un


42<br />

assunzione solidale di responsabilità per il bene comune. Se i beni sono<br />

solo beni, se l’economia è solo economia, se stare insieme significa solo<br />

essere “vicini”, se il lavoro è solo produzione e il progresso solo crescita<br />

… se niente “chiama” tutto ciò ad essere di più e se tutto ciò non chiama<br />

noi ad essere di più, le relazioni sociali implodono su se stesse. Se tutto è<br />

dovuto al caso o alla necessità l’uomo rimane sordo, niente nella sua vita<br />

gli parla o gli si rivela. Ma allora anche la società sarà solo una somma<br />

di individui, non una vera comunità. I motivi per stare vicini li possiamo<br />

produrre noi, ma i motivi per essere fratelli non li possiamo produrre<br />

noi.<br />

Per questo la Caritas in veritate ritiene che la verità e l’amore abbiano<br />

una forza sociale fondamentale proprio perché non possiamo darceli<br />

da soli. Nel paragrafo 34 della Caritas in veritate il Santo Padre Benedetto<br />

XVI spiega molto bene che la verità e l’amore ci vengono incontro<br />

e fanno sì che le cose e gli altri uomini ci svelino un loro significato che<br />

non abbiamo prodotto noi e, così facendo, ci indichino un quadro di doveri<br />

entro i quali inserire i diritti. Amore e verità non si possono costruire,<br />

pianificare, pretendere: sono sempre un dono ricevuto e attestano una<br />

eccedenza dell’essere rispetto alle nostre pretese. Amore e verità motivano<br />

le nostre attese e le nostre speranze e disciplinano i nostri bisogni.<br />

La società ha bisogno di elementi ricevuti e non prodotti da noi, ha bisogno<br />

di essere con-vocata e non prodotta con un contratto. La società<br />

ha bisogno di verità e di amore. Il cristianesimo è la religione della Verità<br />

e dell’Amore. È la religione della verità nella carità e della carità nella<br />

verità. Cristo è la Sapienza creatrice ed è l’Amore redentore. Il più grande<br />

aiuto che la Chiesa può dare allo sviluppo è l’annuncio di Cristo.<br />

Da ciò derivano le importanti precisazioni della Caritas in veritate<br />

sulla natura della Dottrina sociale della Chiesa, dottrina definita nell’enciclica<br />

come “caritas in veritate in re sociali: annuncio della verità<br />

dell’amore di Cristo nella società” (n. 5). La prima riguarda la sua appartenenza<br />

alla “Tradizione” viva della Chiesa, aspetto già enunciato<br />

in precedenza, ma qui molto approfondito. La seconda è che il punto<br />

di vista della Dottrina sociale della Chiesa non è la realtà sociale sociologicamente<br />

intesa, ma la fede apostolica. Queste importanti precisazioni<br />

di Benedetto XVI provengono dalla considerazione della importanza<br />

fondativa della Verità e dell’Amore per l’organizzazione sociale.<br />

Il Cristianesimo ha un proprio diritto di cittadinanza nell’ambito pubbli-


co in quanto svela un progetto di verità e amore sul creato e sulla società,<br />

li libera dalla schiavitù dei propri limiti e dalle catene dell’autosufficienza.<br />

Così facendo, però, il cristianesimo non si impone dall’esterno,<br />

ma risponde ad una attesa della realtà stessa. La fede risponde ad un bisogno<br />

della stessa ragione, di cui tonifica le forze nel mentre le indica le<br />

proprie verità. Tutta l’enciclica è scritta all’insegna del concetto di “purificazione”:<br />

Amore e Verità purificano l’economia e la politica, non negandole<br />

nella loro autonoma consistenza, ma aprendole alla loro vera e<br />

completa vocazione. In questo modo il cristianesimo dà all’economia e<br />

alla politica ciò di cui hanno bisogno, ma che da sole non possono darsi.<br />

La Dottrina sociale della Chiesa non potrebbe fare questo se assumesse<br />

il punto di vista sociologico; può farlo se assume il punto di vista della<br />

fede apostolica e annuncia il Dio “dal volto umano”. Corollario immediato,<br />

e di non poco conto, di questa precisazione, è che non si devono<br />

proiettare sullo sviluppo storico della Dottrina sociale della Chiesa suddivisioni<br />

astratte e a carattere ideologico e che tra la fase preconciliare<br />

della Dottrina sociale della Chiesa e quella postconciliare non c’è nessuna<br />

frattura né tantomeno contrapposizione. Si tratta di precisazioni dalla<br />

grande forza orientativa sia per la teoria che per la pratica, in coerenza<br />

con la corretta ermeneutica del Concilio Vaticano II già insegnata da<br />

Benedetto XVI.<br />

L’idea di fondo che il ricevere precede il fare spiega un’altra novità<br />

di grande portata della Caritas in veritate. I due fondamentali diritti alla<br />

vita e alla libertà religiosa trovano per la prima volta una esplicita e corposa<br />

collocazione in una enciclica sociale. Non che nelle precedenti encicliche<br />

fossero stati trascurati, ma certamente qui sono organicamente<br />

collegati con il tema dello sviluppo e la Caritas in veritate ne mette in<br />

evidenza le ricadute negative anche di ordine economico e politico sullo<br />

sviluppo quando non venissero rispettati. Nella Caritas in veritate la cosiddetta<br />

“questione antropologica” diventa a pieno titolo “questione sociale”.<br />

La procreazione e la sessualità, l’aborto e l’eutanasia, le manipolazioni<br />

dell’identità umana e la selezione eugenetica sono valutati come<br />

problemi sociali di primaria importanza che, se gestiti secondo una logica<br />

di pura produzione, deturpano la sensibilità sociale, minano il senso<br />

della legge, corrodono la famiglia e rendono difficile l’accoglienza del<br />

debole. Queste indicazioni della Caritas in veritate non hanno solo valore<br />

esortativo, ma invitano ad un nuovo pensiero e ad una nuova prassi<br />

43


44<br />

per lo sviluppo che tengano conto delle sistematiche interconnessioni tra<br />

i temi antropologici legati alla vita e alla dignità umana e quelli economici,<br />

sociali e culturali relativi allo sviluppo. Non sarà più possibile, per<br />

esempio, impostare programmi di sviluppo solo di tipo economico-produttivo<br />

che non tengano sistematicamente conto anche della dignità della<br />

donna, della procreazione, della famiglia e dei diritti del concepito.<br />

Ci sono nella Caritas in veritate due altre tematiche nuove. La prima<br />

è quella dell’ambiente, argomento richiamato anche dalle encicliche<br />

sociali di Giovanni Paolo II. Anche qui la Caritas in veritate propone<br />

una impostazione in termini di precedenza del ricevere sul fare: da<br />

una natura come deposito di risorse materiali alla natura vista come parola<br />

creata. Non semplici cose, ma l’affidamento all’uomo di un compito<br />

per il bene di tutti. I due diritti alla vita e alla libertà religiosa, già visti<br />

prima, sono strettamente collegati dalla Caritas in veritate con l’ecologia<br />

ambientale. Questa, infatti, deve liberarsi da alcune ipoteche ideologiche<br />

che consistono nel trascurare la superiore dignità della persona<br />

umana e nel considerare la natura solo materialisticamente prodotta dal<br />

caso o dalla necessità. Tentazioni ideologiche oggi presenti in molte versioni<br />

dell’ecologismo. L’impegno per l’ambiente non sarà pienamente<br />

fruttuoso se non verrà sistematicamente associato al diritto alla vita della<br />

persona umana, primo elemento di una ecologia umana che faccia da<br />

cornice di senso per una ecologia ambientale.<br />

L’altro tema nuovo dell’enciclica è l’ampia trattazione del problema<br />

della tecnica svolta nel capitolo VI. Anche qui ci troviamo di fronte ad<br />

una novità assoluta: è la prima volta che un’enciclica affronta in modo<br />

così organico questo tema, dopo gli approfondimenti antropologici sulla<br />

tecnica della Laborem exercens di Giovanni Paolo II. L’idea di fondo<br />

è che la crisi delle grandi ideologie politiche abbia lasciato il campo<br />

alla nuova ideologia della tecnica o, possiamo dire, alla “tecnicità” come<br />

mentalità. Si tratta della più grande sfida al principio della precedenza<br />

del ricevere sul fare. La mentalità esclusivamente tecnica, infatti, riduce<br />

tutto a puro fare. Per questo essa si sposa bene con la cultura nichilista<br />

e relativista.<br />

Comprendiamo da queste osservazioni come la Caritas in veritate<br />

faccia una grande proposta culturale e di mentalità a servizio dell’autentico<br />

sviluppo. Le risorse da utilizzare per lo sviluppo non sono solo<br />

economiche, ma immateriali e culturali, di mentalità e di volontà. Si ri-


chiede una nuova prospettiva sull’uomo che solo il Dio che è Verità e<br />

Amore può dare.<br />

Verità e amore sono gratuiti. Essi superano la semplice dimensione<br />

della fattibilità e ci aprono alla dimensione dell’indisponibile. Tutta<br />

l’enciclica afferma che senza questa prospettiva lo sviluppo umano diventa<br />

impossibile. Questo permette di affrontare in modo nuovo le problematiche<br />

dell’economia e della finanza legate alla globalizzazione dei<br />

mercati. Il prof. Zamagni ne parlerà tra poco. Per quanto mi riguarda,<br />

senza entrare nel merito delle problematiche economiche, vorrei sottolineare<br />

come la Caritas in veritate spieghi molto bene che l’elemento non<br />

prodotto ma ricevuto della fraternità, e quindi di una dimensione di dono<br />

e gratuità nelle relazioni umane, sia oggi di fondamentale importanza<br />

per la soluzione dei più spinosi problemi che abbiamo davanti. Dimensione<br />

di dono e gratuità che lo stesso mercato richiede per poter funzionare.<br />

Si tratta di una importantissima applicazione del principio secondo<br />

cui il ricevere precede il fare. Perché questo avvenga, però, bisogna che<br />

la reciprocità propria della fraternità entri pienamente dentro i meccanismi<br />

economici e sia motivo di ridistribuzione, di giustizia sociale e di solidarietà<br />

non successivamente o a latere degli stessi. Nella Caritas in veritate<br />

Benedetto XVI riprende le indicazioni della Centesimus annus sul<br />

rapporto a tre tra Stato, mercato e società civile, approfondendole e sviluppandole<br />

fino ad abbozzare i tratti di una economia civile del dono o<br />

della reciprocità.<br />

Vorrei fare un’ultima osservazione. Il riferimento continuo alla Verità<br />

e all’Amore infonde alla Caritas in veritate una grande libertà di pensiero<br />

con cui l’enciclica toglie di mezzo tutte le ideologie che purtroppo gravano<br />

ancora sullo sviluppo. La gratuità della verità e dell’amore conducono<br />

verso il vero sviluppo anche perché eliminano riduzionismi e visioni interessate.<br />

Da questo punto di vista l’enciclica ha il grande merito di togliere<br />

di mezzo visioni obsolete, schemi di analisi superati, semplificazioni di<br />

problemi complessi. Un eccessivo riduzionismo Nord-Sud dei problemi<br />

dello sviluppo, dopo il crollo del riduzionismo Est-Ovest; una frequente<br />

sottovalutazione dei problemi culturali del sottosviluppo; un ecologismo<br />

spesso separato da una completa visione della persona umana; l’attenzione<br />

verso i problemi economici in senso stretto più che verso quelli istituzionali;<br />

una visione assistenzialista e non sussidiaria dello sviluppo sono<br />

alcune di queste residuali ideologie che l’enciclica decisamente supera.<br />

45


46<br />

L’attenzione è ancora una volta indirizzata all’uomo concreto, oggetto di<br />

verità e di amore ed esso stesso capace di verità e di amore.<br />

Intervento<br />

del Prof. Stefano Zamagni<br />

Numerosi e di grande momento gli stimoli per la riflessione e le indicazioni<br />

per l’azione che promanano dalla Caritas in veritate (CV).<br />

Mi limito qui a toccare i punti che reputo di maggiore originalità e rilevanza<br />

pratica.<br />

a) Un primo messaggio di rilievo concerne l’invito a superare l’ormai<br />

obsoleta dicotomia tra sfera dell’economico e sfera del sociale.<br />

La modernità ha lasciato in eredità questo convincimento: che per<br />

avere titolo di accesso al club dell’economia sia indispensabile mirare<br />

al profitto ed essere animati da intenti esclusivamente autointeressati;<br />

quanto a dire che non si è pienamente imprenditori se non si persegue<br />

la massimizzazione del profitto. Altrimenti, ci si deve accontentare<br />

di far parte dell’ambito del sociale. Questa assurda concettualizzazione<br />

– a sua volta figlia di quell’errore teorico che confonde<br />

l’economia di mercato che è il genus con una sua particolare species<br />

quale è il sistema capitalistico – ha portato ad identificare l’economia<br />

con il luogo della produzione della ricchezza (o del reddito) e il sociale<br />

con il luogo della solidarietà e/o della compassione.<br />

La CV [Caritas in veritate] ci dice, invece, che si può fare impresa<br />

anche se si perseguono fini di utilità sociale e si è mossi all’azione da<br />

motivazioni di tipo pro-sociale. È questo un modo concreto, anche se<br />

non l’unico, di colmare il pericoloso divario tra l’economico e il sociale<br />

– pericoloso perché se è vero che un agire economico che non<br />

incorporasse al proprio interno la dimensione del sociale non sarebbe<br />

eticamente accettabile, del pari vero è che un sociale meramente redistributivo<br />

che non facesse i conti col vincolo delle risorse non risulterebbe<br />

alla lunga sostenibile: prima di poter distribuire occorre, infatti,<br />

produrre.<br />

b) Ampliando un istante la prospettiva di discorso, dire mercato significa<br />

dire competizione e ciò nel senso che non può esistere il merca-


to laddove non c’è pratica di competizione (anche se il contrario non<br />

è vero). E non v’è chi non veda come la fecondità della competizione<br />

stia nel fatto che essa implica la tensione, la quale presuppone la presenza<br />

di un altro e la relazione con un altro. Senza tensione non c’è<br />

movimento, ma il movimento – ecco il punto – cui la tensione dà luogo<br />

può essere anche mortifero, generatore di morte. È tale quella forma<br />

di competizione che si chiama posizionale. Si tratta di una forma<br />

relativamente nuova di competizione, poco presente nelle epoche<br />

precedenti, e particolarmente pericolosa perché tende a distruggere<br />

il legame con l’altro. Nella competizione posizionale, lo scopo<br />

dell’agire economico non è la tensione verso un comune obiettivo –<br />

come l’etimo latino “cum-petere” lascerebbe chiaramente intendere<br />

– ma l’hobbesiana “mors tua, vita mea”. È in ciò la stoltezza della posizionalità,<br />

che mentre va a selezionare i migliori facendo vincere chi<br />

arriva primo, elimina o neutralizza chi arriva “secondo” nella gara di<br />

mercato. È così che il legame sociale viene ridotto al “cash nexus” e<br />

l’attività economica tende a divenire inumana e dunque ultimamente<br />

inefficiente.<br />

Ebbene, il guadagno, certo non da poco, che la CV ci offre è quello di<br />

prendere posizione a favore di quella concezione del mercato, tipica<br />

dell’economia civile, secondo cui si può vivere l’esperienza della socialità<br />

umana all’interno di una normale vita economica e non già al<br />

di fuori di essa o a lato di essa, come suggerisce il modello dicotomico<br />

di ordine sociale. È questa una concezione che è alternativa, ad un<br />

tempo, sia a quella che vede il mercato come luogo dello sfruttamento<br />

e della sopraffazione del forte sul debole, sia a quella che, in linea<br />

con il pensiero anarco-liberista, lo vede come luogo in cui possono<br />

trovare soluzione tutti i problemi della società.<br />

La Dottrina Sociale della Chiesa va oltre (ma non contro) l’economia<br />

di tradizione smithiana che vede il mercato come l’unica istituzione<br />

davvero necessaria per la democrazia e per la libertà. La Dottrina Sociale<br />

della Chiesa ci ricorda invece che una buona società è frutto certamente<br />

del mercato e della libertà, ma ci sono esigenze, riconducibili<br />

al principio di fraternità, che non possono essere eluse, né rimandate<br />

alla sola sfera privata o alla filantropia. Al tempo stesso, la Dottrina<br />

Sociale della Chiesa non parteggia con chi combatte i mercati e vede<br />

l’economico in endemico e naturale conflitto con la vita buona, invo-<br />

47


48<br />

cando una decrescita e un ritiro dell’economico dalla vita in comune.<br />

Piuttosto, essa propone un umanesimo a più dimensioni, nel quale il<br />

mercato è visto come momento importante della sfera pubblica – sfera<br />

che è assai più vasta di ciò che è statale – e che, se concepito e vissuto<br />

come luogo aperto anche ai principi di reciprocità e del dono, costruisce<br />

la “città”.<br />

c) La parola chiave che oggi meglio di ogni altra esprime questa esigenza<br />

è quella di fraternità, parola già presente nella bandiera della Rivoluzione<br />

Francese, ma che l’ordine post-rivoluzionario ha poi abbandonato<br />

– per le note ragioni – fino alla sua cancellazione dal lessico<br />

politico-economico. È stata la scuola di pensiero francescana a<br />

dare a questo termine il significato che esso ha conservato nel corso<br />

del tempo. Che è quello di costituire, ad un tempo, il complemento e<br />

l’esaltazione del principio di solidarietà. Infatti mentre la solidarietà<br />

è il principio di organizzazione sociale che consente ai diseguali di<br />

diventare eguali, il principio di fraternità è quel principio di organizzazione<br />

sociale che consente agli eguali di esser diversi. La fraternità<br />

consente a persone che sono eguali nella loro dignità e nei loro diritti<br />

fondamentali di esprimere diversamente il loro piano di vita, o il loro<br />

carisma. Le stagioni che abbiamo lasciato alle spalle, l’800 e soprattutto<br />

il ‘900, sono state caratterizzate da grosse battaglie, sia culturali<br />

sia politiche, in nome della solidarietà e questa è stata cosa buona; si<br />

pensi alla storia del movimento sindacale e alla lotta per la conquista<br />

dei diritti civili. Il punto è che la buona società non può accontentarsi<br />

dell’orizzonte della solidarietà, perché una società che fosse solo solidale,<br />

e non anche fraterna, sarebbe una società dalla quale ognuno<br />

cercherebbe di allontanarsi. Il fatto è che mentre la società fraterna è<br />

anche una società solidale, il viceversa non è necessariamente vero.<br />

Aver dimenticato il fatto che non è sostenibile una società di umani in<br />

cui si estingue il senso di fraternità e in cui tutto si riduce, per un verso,<br />

a migliorare le transazioni basate sullo scambio di equivalenti e,<br />

per l’altro verso, a aumentare i trasferimenti attuati da strutture assistenziali<br />

di natura pubblica, ci dà conto del perché, nonostante la qualità<br />

delle forze intellettuali in campo, non si sia ancora addivenuti ad<br />

una soluzione credibile del grande trade-off tra efficienza ed equità.<br />

Non è capace di futuro la società in cui si dissolve il principio di fra-


49<br />

ternità; non è cioè capace di progredire quella società in cui esiste solamente<br />

il “dare per avere” oppure il “dare per dovere”. Ecco perché,<br />

né la visione liberal-individualista del mondo, in cui tutto (o quasi) è<br />

scambio, né la visione statocentrica della società, in cui tutto (o quasi)<br />

è doverosità, sono guide sicure per farci uscire dalle secche in cui<br />

le nostre società sono oggi impantanate.<br />

d) Cosa comporta, a livello pratico, l’accoglimento della prospettiva<br />

della gratuità entro l’agire economico? Di due conseguenze, tra le<br />

tante, desidero qui dire in breve. La prima concerne il modo di guardare<br />

alla relazione tra crescita economica e programmi di welfare.<br />

Vien prima la crescita economica o il welfare? Per dirla in altro modo,<br />

la spesa per il welfare va considerata consumo sociale oppure investimento<br />

sociale? La tesi difesa nella CV è che, nelle condizioni<br />

storiche attuali, la posizione di chi vede il welfare come fattore di sviluppo<br />

economico è assai più credibile e giustificabile della posizione<br />

contraria.<br />

La seconda conseguenza che discende dal riconoscere al principio di<br />

gratuità un posto di primo piano nella vita economica ha a che vedere<br />

con la diffusione della cultura e della prassi della reciprocità. Assieme<br />

alla democrazia, la reciprocità è valore fondativo di una società.<br />

Anzi, si potrebbe anche sostenere che è dalla reciprocità che la regola<br />

democratica trae il suo senso ultimo.<br />

In quali “luoghi” la reciprocità è di casa, viene cioè praticata ed alimentata<br />

? La famiglia è il primo di tali luoghi: si pensi ai rapporti tra<br />

genitori e figli e tra fratelli e sorelle. Poi c’è la cooperativa, l’impresa<br />

sociale e le varie forme di associazioni. Non è forse vero che i rapporti<br />

tra i componenti di una famiglia o tra soci di una cooperativa sono<br />

rapporti di reciprocità? Oggi sappiamo che il progresso civile ed<br />

economico di un paese dipende basicamente da quanto diffuse tra i<br />

suoi cittadini sono le pratiche di reciprocità. Senza il mutuo riconoscimento<br />

di una comune appartenenza non c’è efficienza o accumulazione<br />

di capitale che tenga. C’è oggi un immenso bisogno di cooperazione:<br />

ecco perché abbiamo bisogno di espandere le forme della gratuità<br />

e di rafforzare quelle che già esistono. Le società che estirpano<br />

dal proprio terreno le radici dell’albero della reciprocità sono destinate<br />

al declino, come la storia da tempo ci ha insegnato.


50<br />

e) Tre i principali fattori strutturali della crisi. Il primo concerne il mutamento<br />

radicale nel rapporto tra finanza e produzione di beni e servizi<br />

che si è venuto a consolidare nel corso dell’ultimo trentennio. A partire<br />

dalla metà degli anni ’70 del secolo scorso, la più parte dei paesi occidentali<br />

hanno condizionato le loro promesse in materia pensionistica<br />

ad investimenti che dipendevano dalla profittabilità sostenibile dei<br />

nuovi strumenti finanziari. Al tempo stesso, la creazione di questi nuovi<br />

strumenti ha via via esposto l’economia reale ai capricci della finanza,<br />

generando il bisogno crescente di destinare alla remunerazione dei<br />

risparmi in essi investiti quote crescenti di valore aggiunto. Le pressioni<br />

sulle imprese derivanti dalle borse e dai fondi di private equity si<br />

sono trasferite in pressioni ancora maggiori in altre direzioni: sui dirigenti<br />

ossessivamente indotti a migliorare continuamente le performance<br />

delle loro gestioni allo scopo di ricevere volumi crescenti di stocks<br />

options; sui consumatori per convincerli, mediante l’impiego di sofisticate<br />

tecniche di marketing, a comprare sempre di più pur in assenza<br />

di potere d’acquisto; sulle imprese dell’economia reale per convincerle<br />

ad aumentare il valore per l’azionista (shareholder value). E così<br />

è accaduto che la richiesta persistente di risultati finanziari sempre più<br />

brillanti abbia cominciato a ripercuotersi, attraverso un tipico meccanismo<br />

di trickle down (di sgocciolamento), sull’intero sistema economico,<br />

fino a diventare un vero e proprio modello culturale. Per rincorrere<br />

un futuro sempre più radioso, si è così dimenticato il presente. Il secondo<br />

fattore è la diffusione a livello di cultura popolare dell’ethos dell’efficienza<br />

come criterio ultimo di giudizio e di giustificazione della realtà<br />

economica. Per un verso, ciò ha finito col legittimare l’avidità – che è<br />

la forma più nota e più diffusa di avarizia – come una sorta di virtù civica:<br />

il greed market che sostituisce il free market. “Greed is good, greed<br />

is right” (l’avidità è buona; l’avidità è giusta), predicava Gordon Gekko,<br />

il protagonista del celebre film del 1987, Wall Street. Per l’altro verso,<br />

l’ethos dell’efficienza è all’origine dell’alternanza, ormai sistematica,<br />

di avidità e panico. Né vale, come più di un commentatore ha cercato<br />

di spiegare, che il panico sarebbe conseguenza di comportamenti<br />

irrazionali da parte degli operatori. Perché il panico è nient’altro che<br />

un’euforia col segno meno davanti; dunque se l’euforia, secondo la teoria<br />

prevalente, è razionale, anche il panico lo è. Il fatto è che è la teoria<br />

ad essere aporetica, come dirò nel prossimo paragrafo.


La terza causa remota ha a che vedere con le specificità della matrice<br />

culturale che si è andata consolidando negli ultimi decenni sull’onda,<br />

da un lato, del processo di globalizzazione e, dall’altro, dall’avvento<br />

della terza rivoluzione industriale, quella delle tecnologie info-telematiche.<br />

Due aspetti specifici di tale matrice sono rilevanti ai fini presenti.<br />

Il primo riguarda la presa d’atto che alla base dell’attuale economia<br />

capitalistica è presente una seria contraddizione di tipo pragmatico.<br />

Quella capitalistica è certamente un’economia di mercato,<br />

cioè un assetto istituzionale in cui sono presenti e operativi i due principi<br />

basilari della modernità: la libertà di agire e fare impresa; l’eguaglianza<br />

di tutti di fronte alla legge. Al tempo stesso, però, l’istituzione<br />

principe del capitalismo – l’impresa capitalistica, appunto – è andata<br />

edificandosi nel corso degli ultimi tre secoli sul principio di gerarchia.<br />

Ha preso così corpo un sistema di produzione in cui vi è una<br />

struttura centralizzata alla quale un certo numero di individui cedono,<br />

volontariamente, in cambio di un prezzo (il salario), alcuni dei loro<br />

beni e servizi, che una volta entrati nell’impresa sfuggono al controllo<br />

di coloro che li hanno forniti.<br />

Il secondo aspetto riguarda l’insoddisfazione, sempre più diffusa, circa<br />

il modo di interpretare il principio di libertà. Come è noto, tre sono<br />

le dimensioni costitutive della libertà: l’autonomia, l’immunità, la<br />

capacitazione. L’autonomia dice della libertà di scelta: non si è liberi<br />

se non si è posti nella condizione di scegliere. L’immunità dice, invece,<br />

dell’assenza di coercizione da parte di un qualche agente esterno.<br />

La capacitazione (letteralmente: capacità di azione), infine, dice della<br />

capacità di conseguire gli obiettivi, almeno in qualche misura, che<br />

il soggetto si pone. Non si è liberi se mai (o almeno in parte) si riesce<br />

a realizzare il proprio piano di vita. Ebbene, mentre l’approccio liberal-liberista<br />

vale ad assicurare la prima e la seconda dimensione della<br />

libertà a scapito della terza, l’approccio stato-centrico,vuoi nella versione<br />

dell’economia mista vuoi in quella del socialismo di mercato,<br />

tende a privilegiare la seconda e la terza dimensione a scapito della<br />

prima. Il liberismo è bensì capace di far da volano del mutamento, ma<br />

non è altrettanto capace di gestirne le conseguenze negative, dovute<br />

all’elevata asimmetria temporale tra la distribuzione dei costi del mutamento<br />

e quella dei benefici. I primi sono immediati e tendono a ricadere<br />

sui segmenti più sprovveduti della popolazione; i secondi si<br />

51


52<br />

verificano in seguito nel tempo e vanno a beneficiare i soggetti con<br />

maggiore talento. D’altro canto, il socialismo di mercato – nelle sue<br />

plurime versioni – se propone lo Stato come soggetto incaricato di far<br />

fronte alle asincronie di cui si è detto, non intacca la logica del mercato<br />

capitalistico; ma restringe solamente l’area di operatività e di incidenza.<br />

La sfida da raccogliere è allora quella di fare stare insieme tutte<br />

e tre le dimensioni della libertà: è questa la ragione per la quale il<br />

paradigma del bene comune appare come una prospettiva quanto meno<br />

interessante da esplorare.<br />

f) Quanto mai opportuna l’insistenza della CV sulla necessità di attuare<br />

una governance globale, ma di tipo sussidiario e poliarchico. Ciò implica,<br />

per un verso, il rifiuto di dare vita ad una sorta di superstato, per<br />

l’altro verso, l’urgenza di completare e aggiornare l’opera svolta nel<br />

1944 a Bretton Woods quando si disegnò il nuovo ordine economico<br />

internazionale.<br />

A mio giudizio si tratta di: 1) affiancare all’attuale assemblea delle<br />

NU una seconda assemblea in cui siedano i rappresentanti delle varie<br />

espressioni della società civile transnazionale; 2) dare vita al Consiglio<br />

di Sicurezza socio-economica delle NU in appoggio all’attuale<br />

Consiglio di Sicurezza militare; 3) istituire una Organizzazione Mondiale<br />

delle Migrazioni e una Organizzazione Mondiale per l’Ambiente<br />

sul modello della Organizzazione Mondiale per il Commercio;<br />

4) intervenire sul FMI per affrontare il problema di una valuta globale<br />

e realizzare la riforma delle riserve monetarie globali, come è stato<br />

proposto dalla Conferenza delle NU del 23 giugno <strong>2009</strong>.


53<br />

Motu Proprio<br />

“Omnium in mentem”<br />

con il quale vengono mutate<br />

alcune norme del Codice di Diritto Canonico<br />

La Costituzione Apostolica Sacrae disciplinae leges, promulgata il<br />

25 gennaio 1983, ha richiamato all’attenzione di tutti che la Chiesa, in<br />

quanto comunità allo stesso tempo spirituale e visibile, e ordinata gerarchicamente,<br />

ha bisogno di norme giuridiche «affinché l’esercizio delle<br />

funzioni a lei affidate da Dio, specialmente quella della sacra potestà e<br />

dell’amministrazione dei sacramenti, possa essere adeguatamente organizzato».<br />

In tali norme è necessario che risplenda sempre, da una parte,<br />

l’unità della dottrina teologica e della legislazione canonica e, dall’altra,<br />

l’utilità pastorale delle prescrizioni, mediante le quali le disposizioni ecclesiastiche<br />

sono ordinate al bene delle anime.<br />

Al fine di garantire più efficacemente sia questa necessaria unità dottrinale,<br />

sia la finalità pastorale, talvolta la suprema autorità della Chiesa,<br />

dopo aver ponderato le ragioni, decide gli opportuni mutamenti delle<br />

norme canoniche, oppure introduce in esse qualche integrazione. Questa<br />

è la ragione che Ci induce a redigere la presente Lettera, che riguarda<br />

due questioni.<br />

Anzitutto, nei canoni 1008 e 1009 del Codice di Diritto Canonico sul<br />

sacramento dell’Ordine, si conferma l’essenziale distinzione tra il sacerdozio<br />

comune dei fedeli ed il sacerdozio ministeriale e, nello stesso tempo,<br />

si evidenzia la differenza tra episcopato, presbiterato e diaconato.<br />

Or dunque, dopo che, sentiti i Padri della Congregazione per la Dottrina<br />

della Fede, il nostro venerato Predecessore Giovanni Paolo II stabilì<br />

che si dovesse modificare il testo del numero 1581 del Catechismo della<br />

Chiesa Cattolica, al fine di riprendere più adeguatamente la dottrina sui<br />

diaconi della Costituzione dogmatica Lumen gentium (n. 29) del Concilio<br />

Vaticano II, anche Noi riteniamo si debba perfezionare la norma canonica<br />

che riguarda questa stessa materia. Pertanto, sentito il parere del<br />

Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, stabiliamo che le parole dei<br />

suddetti canoni siano modificate come successivamente indicato.<br />

Inoltre, poiché i sacramenti sono gli stessi per tutta la Chiesa, è di<br />

competenza unicamente della suprema autorità approvare e definire i


54<br />

requisiti per la loro validità, e anche determinare ciò che riguarda il rito<br />

che bisogna osservare nella celebrazione dei medesimi (cfr. can. 841),<br />

cose tutte che certamente valgono anche per la forma che deve essere osservata<br />

nella celebrazione del matrimonio, se almeno una delle parti sia<br />

stata battezzata nella Chiesa cattolica (cfr. cann. 11 e 1108).<br />

Il Codice di Diritto Canonico stabilisce tuttavia che i fedeli, i quali<br />

si sono separati dalla Chiesa con “atto formale”, non sono tenuti<br />

alle leggi ecclesiastiche relative alla forma canonica del matrimonio<br />

(cfr. can. 1117), alla dispensa dall’impedimento di disparità di culto<br />

(cfr. can. 1086) e alla licenza richiesta per i matrimoni misti (cfr. can. 1124).<br />

La ragione e il fine di questa eccezione alla norma generale del can. 11 aveva<br />

lo scopo di evitare che i matrimoni contratti da quei fedeli fossero nulli<br />

per difetto di forma, oppure per impedimento di disparità di culto.<br />

Tuttavia, l’esperienza di questi anni ha mostrato, al contrario, che<br />

questa nuova legge ha generato non pochi problemi pastorali. Anzitutto<br />

è apparsa difficile la determinazione e la configurazione pratica, nei casi<br />

singoli, di questo atto formale di separazione dalla Chiesa, sia quanto<br />

alla sua sostanza teologica sia quanto allo stesso aspetto canonico. Inoltre<br />

sono sorte molte difficoltà tanto nell’azione pastorale quanto nella<br />

prassi dei tribunali. Infatti si osservava che dalla nuova legge sembravano<br />

nascere, almeno indirettamente, una certa facilità o, per così dire, un<br />

incentivo all’apostasia in quei luoghi ove i fedeli cattolici sono in numero<br />

esiguo, oppure dove vigono leggi matrimoniali ingiuste, che stabiliscono<br />

discriminazioni fra i cittadini per motivi religiosi; inoltre essa rendeva<br />

difficile il ritorno di quei battezzati che desideravano vivamente di<br />

contrarre un nuovo matrimonio canonico, dopo il fallimento del precedente;<br />

infine, omettendo altro, moltissimi di questi matrimoni diventavano<br />

di fatto per la Chiesa matrimoni cosiddetti clandestini.<br />

Tutto ciò considerato, e valutati accuratamente i pareri sia dei Padri<br />

della Congregazione per la Dottrina della Fede e del Pontificio Consiglio<br />

per i Testi Legislativi, sia anche delle Conferenze Episcopali che sono<br />

state consultate circa l’utilità pastorale di conservare oppure di abrogare<br />

questa eccezione alla norma generale del can. 11, è apparso necessario<br />

abolire questa regola introdotta nel corpo delle leggi canoniche attualmente<br />

vigente.<br />

Stabiliamo quindi di eliminare nel medesimo Codice le parole: “e<br />

non separata da essa con atto formale” del can. 1117, “e non separata da


55<br />

essa con atto formale” del can. 1086 § 1, come pure “e non separata dalla<br />

medesima con atto formale” del can. 1124.<br />

Pertanto, avendo sentito in merito la Congregazione per la Dottrina<br />

della Fede ed il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e chiesto anche<br />

il parere ai Nostri Venerabili Fratelli Cardinali di S.R.E. preposti ai<br />

Dicasteri della Curia Romana, stabiliamo quanto segue:<br />

Art. 1. Il testo del can. 1008 del Codice di Diritto Canonico sia modificato<br />

in modo che d’ora in poi risulti così:<br />

“Con il sacramento dell’ordine per divina istituzione alcuni tra i<br />

fedeli, mediante il carattere indelebile con il quale vengono segnati,<br />

sono costituiti ministri sacri; coloro cioè che sono consacrati<br />

e destinati a servire, ciascuno nel suo grado, con nuovo e<br />

peculiare titolo, il popolo di Dio”.<br />

Art. 2. Il can. 1009 del Codice di Diritto Canonico d’ora in poi avrà tre<br />

paragrafi, nel primo e nel secondo dei quali si manterrà il testo<br />

del canone vigente, mentre nel terzo il nuovo testo sia redatto in<br />

modo che il can. 1009 § 3 risulti così:<br />

“Coloro che sono costituiti nell’ordine dell’episcopato o del<br />

presbiterato ricevono la missione e la facoltà di agire nella persona<br />

di Cristo Capo, i diaconi invece vengono abilitati a servire<br />

il popolo di Dio nella diaconia della liturgia, della parola e della<br />

carità”.<br />

Art. 3. Il testo del can. 1086 § 1 del Codice di Diritto Canonico viene<br />

così modificato:<br />

“È invalido il matrimonio tra due persone, di cui una sia battezzata<br />

nella Chiesa cattolica o in essa accolta, e l’altra non battezzata”.<br />

Art. 4. Il testo del can. 1117 del Codice di Diritto Canonico viene così<br />

modificato:<br />

“La forma qui sopra stabilita deve essere osservata se almeno<br />

una delle parti contraenti il matrimonio è battezzata nella Chiesa<br />

cattolica o in essa accolta, salve le disposizioni del can. 1127<br />

§ 2”.


56<br />

Art. 5. Il testo del can. 1124 del Codice di Diritto Canonico viene così<br />

modificato:<br />

“Il matrimonio fra due persone battezzate, delle quali una sia<br />

battezzata nella Chiesa cattolica o in essa accolta dopo il battesimo,<br />

l’altra invece sia iscritta a una Chiesa o comunità ecclesiale<br />

non in piena comunione con la Chiesa cattolica, non può essere<br />

celebrato senza espressa licenza della competente autorità”.<br />

Quanto abbiamo deliberato con questa Lettera Apostolica in forma<br />

di Motu Proprio, ordiniamo che abbia fermo e stabile vigore, nonostante<br />

qualsiasi cosa contraria anche se degna di particolare menzione, e che<br />

venga pubblicato nel commentario ufficiale Acta Apostolicae Sedis.<br />

Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno 26 del mese di ottobre<br />

dell’anno <strong>2009</strong>, quinto del Nostro Pontificato.<br />

Benedicus PP XVI<br />

* * *<br />

Il Motu proprio “Omnium in mentem”<br />

Le ragioni di due modifiche<br />

Il Motu proprio “Omnium in mentem” che oggi viene pubblicato contiene<br />

alcune modifiche da apportare al Codice di Diritto Canonico, che<br />

da tempo erano sottoposte allo studio dei Dicasteri della Curia romana<br />

e delle Conferenze episcopali. Le variazioni riguardano due diverse<br />

questioni, e cioè: adeguare il testo dei canoni che definiscono la funzione<br />

ministeriale dei Diaconi al relativo testo del Catechismo della Chiesa<br />

Cattolica (n. 1581); e sopprimere, in tre canoni concernenti il Matrimonio,<br />

un inciso che l’esperienza ha rilevato inidoneo. Nei cinque articoli<br />

che contiene il presente Motu proprio viene indicata la nuova redazione<br />

dei canoni modificati.<br />

La prima variazione riguarda il testo dei canoni 1008 e 1009 del Codice<br />

di Diritto Canonico che si riferiscono ai sacri ministri. Nell’esporre


“gli effetti del Sacramento dell’Ordine”, la prima edizione del Catechismo<br />

della Chiesa Cattolica affermava che: “Per ordinationem recipitur<br />

capacitas agendi tamquam Christi legatus, Capitis Ecclesiae, in eius triplici<br />

munere sacerdotis, prophetae et regis” (secondo periodo del n. 1581).<br />

Successivamente, però, per evitare di estendere al grado del Diaconato la<br />

facoltà di “agere in persona Christi Capitis”, che è riservata soltanto ai<br />

Vescovi ed ai Presbiteri, la Congregazione per la Dottrina della Fede ritenne<br />

necessario modificare, nell’edizione tipica, la redazione di questo<br />

n. 1581 nel modo seguente: “Ab eo (= Christo) Episcopi et presbiteri missionem<br />

et facultatem agendi in persona Christi Capitis accipiunt, diaconi<br />

vero vim populo Dei serviendi in ‘diaconia’ liturgiae, verbi et caritatis”.<br />

Il 9 ottobre 1998, il Servo di Dio Giovanni Paolo II approvò questa modifica<br />

e dispose che ad essa si adeguassero anche i canoni del Codice di Diritto<br />

Canonico.<br />

Il Motu proprio “Omnium in mentem”, quindi, modifica il testo del<br />

can. 1008 CIC che, in riferimento indistinto ai tre gradi dell’Ordine, non<br />

affermerà più che il sacramento conferisce la facoltà di agire nella persona<br />

di Cristo Capo, ma si limiterà ad affermare, in maniera più generica,<br />

che chi riceve l’Ordine Sacro è destinato a servire il popolo di Dio per un<br />

nuovo e peculiare titolo.<br />

La distinzione che a questo riguardo esiste fra i tre gradi del sacramento<br />

dell’Ordine viene adesso ripresa nel can. 1009 CIC con l’aggiunta<br />

di un terzo paragrafo nel quale viene precisato che il ministro costituito<br />

nell’Ordine dell’Episcopato o del Presbiterato riceve la missione e<br />

la facoltà di agire in persona di Cristo Capo, mentre i Diaconi ricevono<br />

l’abilitazione a servire il Popolo di Dio nella diaconia della liturgia, della<br />

Parola e della Carità.<br />

Non è stato necessario, invece, introdurre alcuna modifica nei correlativi<br />

canoni 323 § 1; 325 e 743 del Codice dei Canoni delle Chiese<br />

Orientali perché in tali norme non è adoperata l’espressione “agere in<br />

persona Christi Capitis”.<br />

L’altra modifica che introduce il Motu proprio “Omnium in mentem”<br />

riguarda la soppressione della clausola “actus formalis defectionis ab<br />

Ecclesia Catholica” nei canoni 1086 § 1, 1117 e 1124 del Codice di Diritto<br />

Canonico, che dopo un lungo studio è stata ritenuta non necessaria<br />

e inidonea. Si tratta di un inciso, che non appartiene alla tradizione<br />

canonica e non è riportata nemmeno nel Codice dei Canoni delle Chie-<br />

57


58<br />

se Orientali, con il quale si intendeva stabilire una eccezione alla regola<br />

generale del can. 11 CIC circa l’obbligatorietà delle leggi ecclesiastiche,<br />

col proposito di facilitare l’esercizio dello “ius connubii” a quei fedeli<br />

che, a causa del loro allontanamento dalla Chiesa, difficilmente avrebbero<br />

osservato la legge canonica che esige una forma per la validità del<br />

loro matrimonio.<br />

Le difficoltà di interpretazione e di applicazione di detta clausola, però,<br />

sono emerse in diversi ambiti. In questo senso, l’allora Pontificio<br />

Consiglio per l’Interpretazione dei Testi legislativi esaminò la convenienza<br />

di sopprimere dai tre canoni l’inciso citato. La questione fu trattata<br />

inizialmente nella Sessione Plenaria del 3 giugno 1997. I Padri della<br />

Plenaria approvarono la formula di un dubium e il relativo responsum<br />

per realizzare eventualmente una Interpretazione autentica sulla precisa<br />

portata giuridica di detta clausola, ma ritennero opportuno procedere<br />

prima a una consultazione delle Conferenze episcopali circa le esperienze,<br />

positive e negative, provenenti da queste prescrizioni, al fine di poter<br />

valutare tutte le circostanze prima di prendere una decisione.<br />

La consultazione delle Conferenze episcopali è avvenuta nei due anni<br />

successivi e al Pontificio Consiglio sono pervenute una cinquantina di<br />

motivate risposte, rappresentative dei cinque Continenti, compresi tutti<br />

i Paesi con un episcopato rilevante come numero. In alcuni luoghi non<br />

c’erano significative esperienze in argomento; nella maggioranza, però,<br />

emergeva il bisogno di un chiarimento sulla portata precisa di questo inciso<br />

o, meglio, si desiderava la sua completa soppressione. A questo proposito<br />

vennero segnalate motivazioni coincidenti, provenienti dall’esperienza<br />

giuridica: la convenienza di non avere in questi casi un trattamento<br />

diverso da quello dato alle unioni civili dei battezzati che non fanno<br />

alcun atto formale di abbandono; la necessità di mostrare con coerenza<br />

l’identità “matrimonio-sacramento”; il rischio di favorire matrimoni<br />

clandestini; le ulteriori ripercussioni nei paesi dove il Matrimonio canonico<br />

possiede effetti civili, e così via.<br />

I risultati della consultazione vennero poi sottoposti a una nuova<br />

sessione Plenaria del Pontificio Consiglio, tenutasi il 4 giugno 1999,<br />

che approvò all’unanimità di proporre la soppressione del menzionato<br />

inciso, e il Servo di Dio Giovanni Paolo II confermò tale decisione<br />

nell’Udienza del 3 luglio 1999, incaricando di preparare l’opportuno testo<br />

normativo.


Nel frattempo, la soppressione di questo inciso riguardante la disciplina<br />

canonica del Matrimonio è stata messa in collegamento con una<br />

questione del tutto diversa, che richiedeva però opportuno chiarimento,<br />

e riguardava esclusivamente alcuni Paesi centro-europei: si trattava<br />

dell’efficacia ecclesiale dell’eventuale dichiarazione fatta da un cattolico<br />

davanti al funzionario civile delle tasse di non appartenere alla Chiesa<br />

cattolica e, in conseguenza, di non essere tenuto a versare la cosiddetta<br />

tassa per il culto.<br />

A questo concreto proposito e, quindi, in ambito diverso da quello<br />

strettamente matrimoniale al quale faceva riferimento il summenzionato<br />

inciso nei tre canoni del Codice, venne avviato uno studio da parte del<br />

Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi in collaborazione con la Congregazione<br />

per la Dottrina della Fede per precisare quali siano i requisiti<br />

essenziali della manifestazione di volontà di defezione dalla Chiesa cattolica.<br />

Tali condizioni di efficacia sono state indicate nella Lettera Circolare<br />

ai Presidenti delle Conferenze Episcopali che, con approvazione<br />

del Santo Padre Benedetto XVI, il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi<br />

inviò il 13 marzo 2006 (cfr. Communicationes XXXVIII (2006),<br />

170-184).<br />

Pur avendo obiettivi diversi dal presente Motu proprio, la pubblicazione<br />

della Lettera Circolare contribuì a rafforzare il convincimento circa<br />

l’opportunità di sopprimere la suddetta clausola nei canoni sul Matrimonio.<br />

Ciò, appunto, viene fatto nel presente documento pontificio.<br />

Il testo di questo Motu proprio è stato studiato dalla Plenaria del Pontificio<br />

Consiglio per i Testi Legislativi, presieduta nell’occasione dal Cardinale<br />

Segretario di Stato, in data 16 giugno <strong>2009</strong>.<br />

La rilevanza concreta della modifica dei canoni 1086 § 1, 1117 e 1124<br />

del Codice riguarda, dunque, l’ambito matrimoniale. Dall’entrata in vigore<br />

del Codice di Diritto Canonico nell’anno 1983 al momento dell’entrata<br />

in vigore di questo Motu proprio, i cattolici che avessero fatto un<br />

atto formale di abbandono della Chiesa cattolica non erano tenuti alla<br />

forma canonica di celebrazione per la validità del matrimonio (can. 1117<br />

CIC), né vigeva per loro l’impedimento di sposare non battezzati (disparità<br />

di culto, can. 1086 § 1 CIC), né li riguardava la proibizione di sposare<br />

cristiani non cattolici (can. 1124 CIC). Il menzionato inciso inserito in<br />

questi tre canoni rappresentava una eccezione di diritto ecclesiastico, ad<br />

un’altra più generale norma di diritto ecclesiastico, secondo la quale tut-<br />

59


60<br />

ti i battezzati nella Chiesa cattolica o in essa accolti sono tenuti all’osservanza<br />

delle leggi ecclesiastiche (can. 11 CIC).<br />

Dall’entrata in vigore del nuovo Motu proprio, quindi, il can. 11 del<br />

Codice di Diritto Canonico riacquista vigore pieno per quanto riguarda<br />

il contenuto dei canoni ora modificati, anche nei casi in cui sia avvenuto<br />

un abbandono formale. Di conseguenza, per regolarizzare successivamente<br />

eventuali unioni fatte nella non osservanza di queste regole si<br />

dovrà far ricorso, sempre che sia possibile, ai mezzi ordinari offerti per<br />

questi casi dal Diritto Canonico: dispensa dell’impedimento, sanazione,<br />

e così via.<br />

In conformità con quanto stabilito dal can. 8 del Codice di Diritto Canonico,<br />

il Motu proprio “Omnium in mentem” sarà formalmente promulgato<br />

con la pubblicazione negli Acta Apostolicae Sedis ed entrerà<br />

“in vigore compiuti tre mesi dal giorno apposto al numero degli Acta”.<br />

Francesco Coccopalmerio<br />

Presidente del Pontificio Consiglio<br />

per i Testi Legislativi


61<br />

Costituzione Apostolica<br />

Anglicanorum coetibus<br />

circa l’istituzione di Ordinariati Personali<br />

per Anglicani che entrano<br />

nella piena comunione con la Chiesa Cattolica<br />

In questi ultimi tempi lo Spirito Santo ha spinto gruppi anglicani a<br />

chiedere più volte e insistentemente di essere ricevuti, anche corporativamente,<br />

nella piena comunione cattolica e questa Sede Apostolica ha<br />

benevolmente accolto la loro richiesta. Il Successore di Pietro infatti,<br />

che dal Signore Gesù ha il mandato di garantire l’unità dell’episcopato<br />

e di presiedere e tutelare la comunione universale di tutte le Chiese 1 ,<br />

non può non predisporre i mezzi perché tale santo desiderio possa essere<br />

realizzato.<br />

La Chiesa, popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito<br />

Santo 2 , è stata infatti istituita da Nostro Signore Gesù Cristo come<br />

“il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio<br />

e dell’unità di tutto il genere umano” 3 . Ogni divisione fra i battezzati in<br />

Gesù Cristo è una ferita a ciò che la Chiesa è e a ciò per cui la Chiesa esiste;<br />

infatti “non solo si oppone apertamente alla volontà di Cristo, ma è<br />

anche di scandalo al mondo e danneggia la più santa delle cause: la predicazione<br />

del Vangelo ad ogni creatura” 4 . Proprio per questo, prima di<br />

spargere il suo sangue per la salvezza del mondo, il Signore Gesù ha pregato<br />

il Padre per l’unità dei suoi discepoli 5 .<br />

È lo Spirito Santo, principio di unità, che costituisce la Chiesa come<br />

comunione 6 . Egli è il principio dell’unità dei fedeli nell’insegnamento<br />

degli Apostoli, nella frazione del pane e nella preghiera 7 . Tuttavia la<br />

Chiesa, per analogia al mistero del Verbo incarnato, non è solo una co-<br />

1<br />

Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 23; Congregazione<br />

per la Dottrina della Fede, Lett. Communionis notio, 12; 13.<br />

2<br />

Cf. Cost. dogm. Lumen gentium, 4; Decr. Unitatis redintegratio, 2.<br />

3<br />

Cost. dogm. Lumen gentium, 1.<br />

4<br />

Decr. Unitatis redintegratio, 1.<br />

5<br />

Cf. Gv 17, 20-21; Decr. Unitatis redintegratio, 2.<br />

6<br />

Cf. Cost. dogm. Lumen gentium, 13.<br />

7<br />

Cf. Ibidem; At 2, 42.


62<br />

munione invisibile, spirituale, ma anche visibile 8 ; infatti, “la società costituita<br />

di organi gerarchici e il corpo mistico di Cristo, l’assemblea visibile<br />

e la comunità spirituale, la Chiesa terrestre e la Chiesa arricchita<br />

di beni celesti, non si devono considerare come due cose diverse; esse<br />

formano piuttosto una sola complessa realtà risultante di un duplice elemento,<br />

umano e divino” 9 . La comunione dei battezzati nell’insegnamento<br />

degli Apostoli e nella frazione del pane eucaristico si manifesta visibilmente<br />

nei vincoli della professione dell’integrità della fede, della celebrazione<br />

di tutti i sacramenti istituiti da Cristo e del governo del Collegio<br />

dei Vescovi uniti con il proprio capo, il Romano Pontefice 10 .<br />

L’unica Chiesa di Cristo infatti, che nel Simbolo professiamo una,<br />

santa, cattolica e apostolica, “sussiste nella Chiesa Cattolica governata<br />

dal successore di Pietro, e dai Vescovi in comunione con lui, ancorché al<br />

di fuori del suo organismo si trovino parecchi elementi di santificazione<br />

e di verità, che, quali doni propri della Chiesa di Cristo, spingono verso<br />

l’unità cattolica” 11 .<br />

Alla luce di tali principi ecclesiologici, con questa Costituzione Apostolica<br />

si provvede ad una normativa generale che regoli l’istituzione e<br />

la vita di Ordinariati Personali per quei fedeli anglicani che desiderano<br />

entrare corporativamente in piena comunione con la Chiesa Cattolica.<br />

Tale normativa è integrata da Norme Complementari emanate dalla Sede<br />

Apostolica.<br />

I. § 1. Gli Ordinariati Personali per Anglicani che entrano nella piena<br />

comunione con la Chiesa Cattolica vengono eretti dalla Congregazione<br />

per la Dottrina della Fede all’interno dei confini territoriali<br />

di una determinata Conferenza Episcopale, dopo aver consultato<br />

la Conferenza stessa.<br />

§ 2. Nel territorio di una Conferenza dei Vescovi, uno o più Ordinariati<br />

possono essere eretti, a seconda delle necessità.<br />

8<br />

Cf. Cost. dogm. Lumen gentium, 8; Lett. Communionis notio, 4.<br />

9<br />

Cost. dogm. Lumen gentium, 8.<br />

10<br />

Cf. CIC, can. 205; Cost. dogm. Lumen gentium, 13; 14; 21; 22; Decr. Unitatis redintegratio,<br />

2; 3; 4; 15; 20; Decr. Christus Dominus, 4; Decr. Ad gentes, 22.<br />

11<br />

Cost. dogm. Lumen gentium, 8; Decr. Unitatis redintegratio, 1; 3; 4; Congregazione<br />

per la Dottrina della Fede, Dich. Dominus Iesus, 16.


63<br />

§ 3. Ciascun Ordinariato ipso iure gode di personalità giuridica pubblica;<br />

è giuridicamente assimilato ad una diocesi 12 .<br />

§ 4. L’Ordinariato è formato da fedeli laici, chierici e membri d’Istituti<br />

di Vita Consacrata o di Società di Vita Apostolica, originariamente<br />

appartenenti alla Comunione Anglicana e ora in piena comunione<br />

con la Chiesa Cattolica, oppure che ricevono i Sacramenti dell’Iniziazione<br />

nella giurisdizione dell’Ordinariato stesso.<br />

§ 5. Il Catechismo della Chiesa Cattolica è l’espressione autentica<br />

della fede cattolica professata dai membri dell’Ordinariato.<br />

II.<br />

III.<br />

IV.<br />

L’Ordinariato Personale è retto dalle norme del diritto universale<br />

e dalla presente Costituzione Apostolica ed è soggetto alla Congregazione<br />

per la Dottrina della Fede e agli altri Dicasteri della<br />

Curia Romana secondo le loro competenze. Per esso valgono anche<br />

le suddette Norme Complementari ed altre eventuali Norme<br />

specifiche date per ciascun Ordinariato.<br />

Senza escludere le celebrazioni liturgiche secondo il Rito Romano,<br />

l’Ordinariato ha la facoltà di celebrare l’Eucaristia e gli altri<br />

Sacramenti, la Liturgia delle Ore e le altre azioni liturgiche secondo<br />

i libri liturgici propri della tradizione anglicana approvati dalla<br />

Santa Sede, in modo da mantenere vive all’interno della Chiesa<br />

Cattolica le tradizioni spirituali, liturgiche e pastorali della Comunione<br />

Anglicana, quale dono prezioso per alimentare la fede<br />

dei suoi membri e ricchezza da condividere.<br />

Un Ordinariato Personale è affidato alla cura pastorale di un Ordinario<br />

nominato dal Romano Pontefice.<br />

V. La potestà (potestas) dell’Ordinario è:<br />

a) ordinaria: annessa per il diritto stesso all’ufficio conferitogli<br />

dal Romano Pontefice, per il foro interno e per il foro esterno;<br />

b) vicaria: esercitata in nome del Romano Pontefice;<br />

c) personale: esercitata su tutti coloro che appartengono all’Ordinariato.<br />

12<br />

Cf. Giovanni Paolo II, Cost. Ap. Spirituali militum curae, 21 aprile 1986, I § 1.


64<br />

Essa è esercitata in modo congiunto con quella del Vescovo<br />

diocesano locale nei casi previsti dalle Norme Complementari.<br />

VI. § 1. Coloro che hanno esercitato il ministero di diaconi, presbiteri o<br />

vescovi anglicani, che rispondono ai requisiti stabiliti dal diritto<br />

canonico 13 e non sono impediti da irregolarità o altri impedimenti<br />

14 , possono essere accettati dall’Ordinario come candidati<br />

ai Sacri Ordini nella Chiesa Cattolica. Per i ministri coniugati<br />

devono essere osservate le norme dell’Enciclica di Paolo VI<br />

Sacerdotalis coelibatus, n. 42 15 e della Dichiarazione In June 16 .<br />

I ministri non coniugati debbono sottostare alla norma del celibato<br />

clericale secondo il can. 277, §1.<br />

§ 2. L’Ordinario, in piena osservanza della disciplina sul celibato clericale<br />

nella Chiesa Latina, pro regula ammetterà all’ordine del<br />

presbiterato solo uomini celibi. Potrà rivolgere petizione al Romano<br />

Pontefice, in deroga al can. 277, § 1, di ammettere caso per<br />

caso all’Ordine Sacro del presbiterato anche uomini coniugati,<br />

secondo i criteri oggettivi approvati dalla Santa Sede.<br />

§ 3. L’incardinazione dei chierici sarà regolata secondo le norme del<br />

diritto canonico.<br />

§ 4. I presbiteri incardinati in un Ordinariato, che costituiscono il suo<br />

presbiterio, debbono anche coltivare un vincolo di unità con il<br />

presbiterio della <strong>Diocesi</strong> nel cui territorio svolgono il loro ministero;<br />

essi dovranno favorire iniziative e attività pastorali e caritative<br />

congiunte, che potranno essere oggetto di convenzioni stipulate<br />

tra l’Ordinario e il Vescovo diocesano locale.<br />

§ 5. I candidati agli Ordini Sacri in un Ordinariato saranno formati insieme<br />

agli altri seminaristi, specialmente negli ambiti dottrinale e<br />

pastorale. Per tener conto delle particolari necessità dei seminaristi<br />

dell’Ordinariato e della loro formazione nel patrimonio anglicano,<br />

l’Ordinario può stabilire programmi da svolgere nel seminario<br />

o anche erigere case di formazione, connesse con già esistenti<br />

facoltà di teologia cattoliche.<br />

13<br />

Cf. CIC, cann. 1026-1032.<br />

14<br />

Cf. CIC, cann. 1040-1049.<br />

15<br />

Cf. AAS 59 (1967) 674.<br />

16<br />

Cf. Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione del 1 aprile<br />

1981, in Enchiridion Vaticanum 7, 1213.


65<br />

VII.<br />

L’Ordinario, con l’approvazione della Santa Sede, può erigere<br />

nuovi Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica e<br />

promuoverne i membri agli Ordini Sacri, secondo le norme del<br />

diritto canonico. Istituti di Vita Consacrata provenienti dall’Anglicanesimo<br />

e ora in piena comunione con la Chiesa Cattolica<br />

per mutuo consenso possono essere sottoposti alla giurisdizione<br />

dell’Ordinario.<br />

VIII. § 1. L’Ordinario, a norma del diritto, dopo aver sentito il parere del<br />

Vescovo diocesano del luogo, può, con il consenso della Santa<br />

Sede, erigere parrocchie personali, per la cura pastorale dei fedeli<br />

appartenenti all’Ordinariato.<br />

§ 2. I parroci dell’Ordinariato godono di tutti i diritti e sono tenuti<br />

a tutti gli obblighi previsti nel Codice di Diritto Canonico, che,<br />

nei casi stabiliti nelle Norme Complementari, sono esercitati in<br />

mutuo aiuto pastorale con i parroci della <strong>Diocesi</strong> nel cui territorio<br />

si trova la parrocchia personale dell’Ordinariato.<br />

IX.<br />

Sia i fedeli laici che gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di<br />

Vita Apostolica, che provengono dall’Anglicanesimo e desiderano<br />

far parte dell’Ordinariato Personale, devono manifestare<br />

questa volontà per iscritto.<br />

X. § 1. L’Ordinario nel suo governo è assistito da un Consiglio di governo<br />

regolato da Statuti approvati dall’Ordinario e confermati<br />

dalla Santa Sede 17 .<br />

§ 2. Il Consiglio di governo, presieduto dall’Ordinario, è composto<br />

di almeno sei sacerdoti ed esercita le funzioni stabilite nel Codice<br />

di Diritto Canonico per il Consiglio Presbiterale e il Collegio<br />

dei Consultori e quelle specificate nelle Norme Complementari.<br />

§ 3. L’Ordinario deve costituire un Consiglio per gli affari economici<br />

a norma del Codice di Diritto Canonico e con i compiti da<br />

questo stabiliti 18 .<br />

§ 4. Per favorire la consultazione dei fedeli nell’Ordinariato deve<br />

essere costituito un Consiglio Pastorale 19 .<br />

17<br />

Cf. CIC, cann. 495-502.<br />

18<br />

Cf. CIC, cann. 492-494.<br />

19<br />

Cf. CIC, can. 511.


66<br />

XI.<br />

XII.<br />

XIII.<br />

L’Ordinario ogni cinque anni si deve recare a Roma per la visita<br />

ad limina Apostolorum e tramite la Congregazione per la Dottrina<br />

della Fede, in rapporto anche con la Congregazione per i<br />

Vescovi e la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli,<br />

deve presentare al Romano Pontefice una relazione sullo stato<br />

dell’Ordinariato.<br />

Per le cause giudiziali il tribunale competente è quello della<br />

<strong>Diocesi</strong> in cui una delle parti ha il domicilio, a meno che l’Ordinariato<br />

non abbia costituito un suo tribunale, nel qual caso il<br />

tribunale d’appello sarà quello designato dall’Ordinariato e approvato<br />

dalla Santa Sede.<br />

Il Decreto che erigerà un Ordinariato determinerà il luogo della<br />

sede dell’Ordinariato stesso e, se lo si ritiene opportuno, anche<br />

quale sarà la sua chiesa principale.<br />

Vogliamo che queste nostre disposizioni e norme siano valide ed efficaci<br />

ora e in futuro, nonostante, se fosse necessario, le Costituzioni e le<br />

Ordinanze apostoliche emanate dai nostri predecessori, e ogni altra prescrizione<br />

anche degna di particolare menzione o deroga.<br />

Dato a Roma, presso San Pietro, il 4 novembre <strong>2009</strong>, Memoria di San<br />

Carlo Borromeo<br />

* * *<br />

Benedictus PP. XVI<br />

Norme complementari<br />

alla Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus<br />

Dipendenza dalla Santa Sede<br />

Articolo 1<br />

Ciascun Ordinariato dipende dalla Congregazione per la Dottrina<br />

della Fede e mantiene stretti rapporti con gli altri Dicasteri Romani a seconda<br />

della loro competenza.


67<br />

Rapporti con le Conferenze Episcopali e i Vescovi diocesani<br />

Articolo 2<br />

§ 1. L’Ordinario segue le direttive della Conferenza Episcopale nazionale<br />

in quanto compatibili con le norme contenute nella Costituzione<br />

Apostolica Anglicanorum coetibus.<br />

§ 2. L’Ordinario è membro della rispettiva Conferenza Episcopale.<br />

Articolo 3<br />

L’Ordinario, nell’esercizio del suo ufficio, deve mantenere stretti legami<br />

di comunione con il Vescovo della <strong>Diocesi</strong> in cui l’Ordinariato è<br />

presente per coordinare la sua azione pastorale con il piano pastorale<br />

della <strong>Diocesi</strong>.<br />

L’Ordinario<br />

Articolo 4<br />

§ 1. L’Ordinario può essere un vescovo o un presbitero nominato dal<br />

Romano Pontefice ad nutum Sanctae Sedis, in base ad una terna<br />

presentata dal Consiglio di governo. Per lui si applicano i cann.<br />

383-388, 392-394 e 396-398 del Codice di Diritto Canonico.<br />

§ 2. L’Ordinario ha la facoltà di incardinare nell’Ordinariato i ministri anglicani<br />

entrati nella piena comunione con la Chiesa Cattolica e i candidati<br />

appartenenti all’Ordinariato da lui promossi agli Ordini Sacri.<br />

§ 3. Sentita la Conferenza Episcopale e ottenuto il consenso del Consiglio<br />

di governo e l’approvazione della Santa Sede, l’Ordinario,<br />

se ne vede la necessità, può erigere decanati territoriali, sotto la<br />

guida di un delegato dell’Ordinario e comprendenti i fedeli di più<br />

parrocchie personali.<br />

I fedeli dell’Ordinariato<br />

Articolo 5<br />

§ 1. I fedeli laici provenienti dall’Anglicanesimo che desiderano appartenere<br />

all’Ordinariato, dopo aver fatto la Professione di fede


68<br />

e, tenuto conto del can. 845, aver ricevuto i Sacramenti dell’Iniziazione,<br />

debbono essere iscritti in un apposito registro dell’Ordinariato.<br />

Coloro che sono stati battezzati nel passato come cattolici<br />

fuori dall’Ordinariato non possono ordinariamente essere ammessi<br />

come membri, a meno che siano congiunti di una famiglia<br />

appartenente all’Ordinariato.<br />

§ 2. I fedeli laici e i membri di Istituti di Vita Consacrata e di Società<br />

di Vita Apostolica, quando collaborano in attività pastorali o caritative,<br />

diocesane o parrocchiali, dipendono dal Vescovo diocesano<br />

o dal parroco del luogo, per cui in questo caso la potestà di questi<br />

ultimi è esercitata in modo congiunto con quella dell’Ordinario<br />

e del parroco dell’Ordinariato.<br />

Il clero<br />

Articolo 6<br />

§ 1. L’Ordinario, per ammettere candidati agli Ordini Sacri deve ottenere<br />

il consenso del Consiglio di governo. In considerazione<br />

della tradizione ed esperienza ecclesiale anglicana, l’Ordinario<br />

può presentare al Santo Padre la richiesta di ammissione di uomini<br />

sposati all’ordinazione presbiterale nell’Ordinariato, dopo un<br />

processo di discernimento basato su criteri oggettivi e le necessità<br />

dell’Ordinariato. Tali criteri oggettivi sono determinati dall’Ordinario,<br />

dopo aver consultato la Conferenza Episcopale locale, e<br />

debbono essere approvati dalla Santa Sede.<br />

§ 2. Coloro che erano stati ordinati nella Chiesa Cattolica e in seguito<br />

hanno aderito alla Comunione Anglicana, non possono essere<br />

ammessi all’esercizio del ministero sacro nell’Ordinariato. I chierici<br />

anglicani che si trovano in situazioni matrimoniali irregolari<br />

non possono essere ammessi agli Ordini Sacri nell’Ordinariato.<br />

§ 3. I presbiteri incardinati nell’Ordinariato ricevono le necessarie facoltà<br />

dall’Ordinario.<br />

Articolo 7<br />

§ 1. L’Ordinario deve assicurare un’adeguata remunerazione ai chierici<br />

incardinati nell’Ordinariato e provvedere alla previdenza so-


69<br />

ciale per sovvenire alle loro necessità in caso di malattia, di invalidità<br />

o vecchiaia.<br />

§ 2. L’Ordinario potrà convenire con la Conferenza Episcopale eventuali<br />

risorse o fondi disponibili per il sostentamento del clero<br />

dell’Ordinariato.<br />

§ 3. In caso di necessità, i presbiteri, con il permesso dell’Ordinario,<br />

potranno esercitare una professione secolare, compatibile con<br />

l’esercizio del ministero sacerdotale (cf. CIC, can. 286).<br />

Articolo 8<br />

§ 1. I presbiteri, pur costituendo il presbiterio dell’Ordinariato, possono<br />

essere eletti membri del Consiglio Presbiterale della <strong>Diocesi</strong><br />

nel cui territorio esercitano la cura pastorale dei fedeli dell’Ordinariato<br />

(cf. CIC, can. 498, § 2).<br />

§ 2. I presbiteri e i diaconi incardinati nell’Ordinariato possono essere,<br />

secondo il modo determinato dal Vescovo diocesano, membri<br />

del Consiglio Pastorale della <strong>Diocesi</strong> nel cui territorio esercitano<br />

il loro ministero (cf. CIC, can. 512, § 1).<br />

Articolo 9<br />

§ 1. I chierici incardinati nell’Ordinariato devono essere disponibili a<br />

prestare aiuto alla <strong>Diocesi</strong> in cui hanno il domicilio o il quasi-domicilio,<br />

dovunque sia ritenuto opportuno per la cura pastorale dei<br />

fedeli. In questo caso dipendono dal Vescovo diocesano per quello<br />

che riguarda l’incarico pastorale o l’ufficio che ricevono.<br />

§ 2. Dove e quando sia ritenuto opportuno, i chierici incardinati in una<br />

<strong>Diocesi</strong> o in un Istituto di Vita Consacrata o in una Società di Vita<br />

Apostolica, col consenso scritto rispettivamente del loro Vescovo<br />

diocesano o del loro Superiore, possono collaborare alla cura pastorale<br />

dell’Ordinariato. In questo caso dipendono dall’Ordinario per<br />

quello che riguarda l’incarico pastorale o l’ufficio che ricevono.


70<br />

§ 3. Nei casi previsti nei paragrafi precedenti deve intervenire una<br />

convenzione scritta tra l’Ordinario e il Vescovo diocesano o il Superiore<br />

dell’Istituto di Vita Consacrata o il Moderatore della Società<br />

di Vita Apostolica, in cui siano chiaramente stabiliti i termini<br />

della collaborazione e tutto ciò che riguarda il sostentamento.<br />

Articolo 10<br />

§ 1. La formazione del clero dell’Ordinariato deve raggiungere due<br />

obiettivi: 1) una formazione congiunta con i seminaristi diocesani<br />

secondo le circostanze locali; 2) una formazione, in piena armonia<br />

con la tradizione cattolica, in quegli aspetti del patrimonio anglicano<br />

di particolare valore.<br />

§ 2. I candidati al sacerdozio riceveranno la loro formazione teologica<br />

con gli altri seminaristi in un seminario o in una facoltà teologica,<br />

sulla base di un accordo intervenuto tra l’Ordinario e il Vescovo<br />

diocesano o i Vescovi interessati. I candidati possono ricevere una<br />

particolare formazione sacerdotale secondo un programma specifico<br />

nello stesso seminario o in una casa di formazione appositamente<br />

eretta, col consenso del Consiglio di governo, per la trasmissione<br />

del patrimonio anglicano.<br />

§ 3. L’Ordinariato deve avere una sua Ratio institutionis sacerdotalis,<br />

approvata dalla Santa Sede; ogni casa di formazione dovrà redigere<br />

un proprio Regolamento, approvato dall’Ordinario (cf. CIC,<br />

can. 242, §1).<br />

§ 4. L’Ordinario può accettare come seminaristi solo i fedeli che fanno<br />

parte di una parrocchia personale dell’Ordinariato o coloro che<br />

provengono dall’Anglicanesimo e hanno ristabilito la piena comunione<br />

con la Chiesa Cattolica.<br />

§ 5. L’Ordinariato cura la formazione permanente dei suoi chierici, partecipando<br />

anche a quanto predispongono a questo scopo a livello<br />

locale la Conferenza Episcopale e il Vescovo diocesano.


71<br />

I Vescovi già anglicani<br />

Articolo 11<br />

§ 1. Un Vescovo già anglicano e coniugato è eleggibile per essere nominato<br />

Ordinario. In tal caso è ordinato presbitero nella Chiesa cattolica<br />

ed esercita nell’Ordinariato il ministero pastorale e sacramentale<br />

con piena autorità giurisdizionale.<br />

§ 2. Un Vescovo già anglicano che appartiene all’Ordinariato può essere<br />

chiamato ad assistere l’Ordinario nell’amministrazione dell’Ordinariato.<br />

§ 3. Un Vescovo già anglicano che appartiene all’Ordinariato può essere<br />

invitato a partecipare agli incontri della Conferenza dei Vescovi<br />

del rispettivo territorio, nello stesso modo di un vescovo emerito.<br />

§ 4. Un Vescovo già anglicano che appartiene all’Ordinariato e che non<br />

è stato ordinato vescovo nella Chiesa Cattolica, può chiedere alla<br />

Santa Sede il permesso di usare le insegne episcopali.<br />

Il Consiglio di governo<br />

Articolo 12<br />

§ 1. Il Consiglio di governo, in accordo con gli Statuti approvati<br />

dall’Ordinario, ha i diritti e le competenze che secondo il Codice di<br />

Diritto Canonico sono propri del Consiglio Presbiterale e del Collegio<br />

dei Consultori.<br />

§ 2. Oltre tali competenze, l’Ordinario ha bisogno del consenso del<br />

Consiglio di governo per:<br />

a. ammettere un candidato agli Ordini Sacri;<br />

b. erigere o sopprimere una parrocchia personale;<br />

c. erigere o sopprimere una casa di formazione;<br />

d. approvare un programma formativo.<br />

§ 3. L’Ordinario deve inoltre sentire il parere del Consiglio di governo<br />

circa gli indirizzi pastorali dell’Ordinariato e i principi ispiratori<br />

della formazione dei chierici.


72<br />

§ 4. Il Consiglio di governo ha voto deliberativo:<br />

a. per formare la terna di nomi da inviare alla Santa Sede per la<br />

nomina dell’Ordinario;<br />

b. nell’elaborare le proposte di cambiamento delle Norme Complementari<br />

dell’Ordinariato da presentare alla Santa Sede;<br />

c. nella redazione degli Statuti del Consiglio di governo, degli<br />

Statuti del Consiglio Pastorale e del Regolamento delle case<br />

di formazione.<br />

§ 5. Il Consiglio di governo è composto secondo gli Statuti del Consiglio.<br />

La metà dei membri è eletta dai presbiteri dell’Ordinariato.<br />

Il Consiglio Pastorale<br />

Articolo 13<br />

§ 1. Il Consiglio Pastorale, istituito dall’Ordinario, esprime il suo parere<br />

circa l’attività pastorale dell’Ordinariato.<br />

§ 2. Il Consiglio Pastorale, presieduto dall’Ordinario, è retto dagli Statuti<br />

approvati dall’Ordinario.<br />

Le parrocchie personali<br />

Articolo 14<br />

§ 1. Il parroco può essere assistito nella cura pastorale della parrocchia<br />

da un vicario parrocchiale, nominato dall’Ordinario; nella<br />

parrocchia dev’essere costituito un Consiglio pastorale e un Consiglio<br />

per gli affari economici.<br />

§ 2. Se non c’è un vicario, in caso di assenza, d’impedimento o di morte<br />

del parroco, il parroco del territorio in cui si trova la chiesa della<br />

parrocchia personale, può esercitare, se necessario, le sue facoltà<br />

di parroco in modo suppletivo.<br />

§ 3. Per la cura pastorale dei fedeli che si trovano nel territorio di <strong>Diocesi</strong><br />

in cui non è stata eretta una parrocchia personale, sentito il<br />

parere del Vescovo diocesano, l’Ordinario può provvedere con<br />

una quasi-parrocchia (cf. CIC, can. 516, § 1).


73<br />

Il Sommo Pontefice Benedetto XVI, nell’Udienza concessa al sottoscritto<br />

Cardinale Prefetto, ha approvato le presenti Norme Complementari<br />

alla Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus, decise dalla<br />

Sessione Ordinaria di questa Congregazione, e ne ha ordinato le pubblicazione.<br />

Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 4<br />

novembre <strong>2009</strong>, Memoria di San Carlo Borromeo<br />

William Card. Levada<br />

Prefetto<br />

Luis. F. Ladaria, S.I.<br />

Arcivescovo tit. di Thibica<br />

Segretario<br />

* * *<br />

Il significato<br />

della Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus<br />

P. Gianfranco Ghirlanda, S.I.,<br />

Rettore Magnifico della Pontificia Università Gregoriana<br />

La Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus del 4 novembre<br />

<strong>2009</strong>, offre una normativa essenziale che regola l’istituzione e la vita<br />

di Ordinariati Personali per quei fedeli anglicani che desiderino entrare<br />

corporativamente o singolarmente in piena comunione con la Chiesa<br />

Cattolica. Con essa, come viene espresso nel Proemio, il Santo Padre<br />

Benedetto XVI, come Pastore Supremo di tutta la Chiesa e garante, per<br />

mandato di Cristo, dell’unità dell’episcopato e della comunione universale<br />

di tutte le Chiese, manifesta la sua paterna sollecitudine verso quei


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fedeli anglicani, laici, chierici e membri di Istituti di vita consacrata e<br />

di Società di vita apostolica, che hanno ripetutamente chiesto alla Sede<br />

Apostolica di essere ricevuti nella piena comunione cattolica.<br />

Il Proemio ci dà la ratio legis, mettendo in risalto alcuni elementi che<br />

conviene richiamare:<br />

- la Chiesa, nella sua unità e diversità, ha come modello la Santissima<br />

Trinità, ed è stata istituita come “il sacramento, ossia il segno e<br />

lo strumento, dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere<br />

umano” (Lumen gentium, 1) per cui ogni divisione fra i battezzati<br />

è una ferita a ciò che la Chiesa è e a ciò per cui la Chiesa<br />

esiste ed è quindi uno scandalo, perché contraddice la preghiera di<br />

Gesù prima della Sua passione e morte (cf. Gv 17, 20-21);<br />

- la comunione ecclesiale, costituita dallo Spirito Santo, che è il<br />

principio di unità della Chiesa, per analogia al mistero del Verbo<br />

incarnato è allo stesso tempo spirituale, invisibile e visibile,<br />

gerarchicamente organizzata; quindi la comunione fra i battezzati<br />

per essere piena non può che manifestarsi “visibilmente nei vincoli<br />

della professione dell’integrità della fede, della celebrazione di<br />

tutti i sacramenti istituiti da Cristo e del governo del Collegio dei<br />

Vescovi uniti con il proprio capo, il Romano Pontefice”;<br />

- sebbene l’unica Chiesa di Cristo sussista nella Chiesa Cattolica<br />

governata dal successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con<br />

lui, tuttavia fuori del suo organismo visibile, quindi nelle Chiese e<br />

nelle Comunità cristiane separate, si trovano parecchi elementi di<br />

santificazione e di verità che, per il fatto di essere doni propri della<br />

Chiesa di Cristo, spingono verso l’unità cattolica.<br />

Quei fedeli anglicani che hanno chiesto di entrare in piena comunione<br />

con la Chiesa Cattolica, sotto l’azione dello Spirito Santo, sono stati<br />

spinti verso la ricostituzione dell’unità dagli elementi propri della Chiesa<br />

di Cristo che sono stati sempre presenti nella loro vita cristiana personale<br />

e comunitaria.<br />

Per questo la promulgazione della Costituzione Apostolica Anglicanorum<br />

coetibus da parte del Santo Padre e ciò che ne seguirà segnano un<br />

tempo di azione dello Spirito.<br />

Il mezzo giuridico che il Santo Padre ha preordinato per ricevere nella<br />

piena comunione cattolica dei fedeli anglicani è quello dell’erezione<br />

di Ordinariati Personali (I § 1).


La competenza dell’erezione è data alla Congregazione per la Dottrina<br />

della Fede, per il fatto che quest’ultima lungo tutto l’iter che ha portato<br />

alla Costituzione Apostolica ha dovuto affrontare questioni di carattere<br />

dottrinale e questioni dello stesso carattere si presenteranno anche<br />

al momento dell’erezione dei singoli Ordinariati e della piena incorporazione<br />

di gruppi di fedeli anglicani nella piena comunione cattolica, attraverso<br />

gli Ordinariati che verranno eretti. Tuttavia, per singoli atti, ogni<br />

Ordinariato è soggetto non solo alla Congregazione per la Dottrina della<br />

Fede, ma anche agli altri Dicasteri della Curia Romana secondo le loro<br />

competenze (Cost. Ap. II), per esempio: per le associazioni di fedeli,<br />

al Pontificio Consiglio per i Laici; per la formazione dei chierici e la loro<br />

vita, alla Congregazione per il Clero; per le varie forme di vita consacrata,<br />

alla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di<br />

vita apostolica, ecc. Solo per quello che riguarda la visita ad limina Apostolorum,<br />

a cui l’Ordinario è tenuto ogni cinque anni, oltre la Congregazione<br />

per la Dottrina della Fede, la Costituzione Apostolica menziona<br />

espressamente la Congregazione per i Vescovi e la Congregazione per<br />

l’Evangelizzazione dei Popoli (Cost. Ap. XI).<br />

Con la previsione dell’erezione di Ordinariati Personali per Anglicani<br />

che entrano nella piena comunione con la Chiesa Cattolica, la Costituzione<br />

Apostolica Anglicanorum coetibus non viene a creare una nuova<br />

figura nell’ordinamento canonico vigente, ma applica la figura dell’Ordinariato<br />

Personale, già prevista per la cura pastorale dei militari dalla<br />

Costituzione Apostolica Spirituali militum cura, data da Giovanni Paolo<br />

II il 21 aprile 1986. È evidente che essendo diversa la finalità degli<br />

Ordinariati Militari e quella degli Ordinariati Personali per i fedeli provenienti<br />

dall’Anglicanesimo, pur essendovi delle analogie tra i due tipi<br />

di Ordinariati Personali, tuttavia vi sono anche differenze significative.<br />

Ci muoviamo nell’ambito di figure che sono dalla Chiesa create per far<br />

fronte a varie situazioni particolari che eccedono dall’ordinarietà della<br />

vita e delle necessità dei fedeli. La sollecitudine pastorale della Chiesa e<br />

l’elasticità del suo ordinamento canonico permettono di configurare circoscrizioni<br />

che siano le più adatte a venire incontro a tali necessità per il<br />

bene spirituale dei fedeli, purché esse non contraddicano i principi che<br />

fondano l’ecclesiologia cattolica.<br />

Come gli Ordinariati Militari non sono previsti espressamente nel<br />

Codice di Diritto Canonico così non lo sono gli Ordinariati Personali per<br />

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gli Anglicani che entrano nella piena comunione con la Chiesa Cattolica.<br />

Tuttavia, come gli Ordinariati Militari nella Costituzione Apostolica<br />

Spirituali militum curae sono considerati peculiari circoscrizioni ecclesiastiche<br />

e vengono giuridicamente assimilati alle diocesi (Cost. Ap. I §<br />

1), così anche gli Ordinariati Personali per i fedeli provenienti dall’Anglicanesimo<br />

nella Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus sono<br />

giuridicamente assimilati alle diocesi (Cost. Ap. I § 3).<br />

Tali Ordinariati Personali non si possono considerare una Chiesa particolare<br />

rituale, in quanto la tradizione liturgica, spirituale e pastorale<br />

anglicana viene a configurarsi piuttosto come una particolarità all’interno<br />

della Chiesa Latina; inoltre scegliere la figura giuridica di una Chiesa<br />

rituale avrebbe potuto creare problemi ecumenici. Neppure possono<br />

essere considerati Prelature personali, in quanto, secondo il can. 294 le<br />

Prelature personali sono formate da presbiteri e diaconi del clero secolare,<br />

mentre i laici, secondo il can. 296, possono semplicemente dedicarsi<br />

alle opere apostoliche di esse mediante convenzioni; i membri di Istituti<br />

di vita consacrata o di Società di vita apostolica nei canoni riguardanti le<br />

Prelature personali non vengono neanche menzionati.<br />

Gli Ordinariati per i fedeli provenienti dall’Anglicanesimo sono, allora,<br />

circoscrizioni personali, in quanto la giurisdizione dell’Ordinario,<br />

e di conseguenza dei parroci, non è circoscritta da un territorio all’interno<br />

di una Conferenza Episcopale come una Chiesa particolare territoriale,<br />

ma è esercitata “su tutti coloro che appartengono all’Ordinariato”<br />

(Cost. Ap. V). Inoltre, nel territorio di una stessa Conferenza Episcopale,<br />

a seconda delle necessità, possono essere eretti anche più Ordinariati<br />

Personali (Cost. Ap. I § 2).<br />

Dalla lettura della Costituzione Apostolica e delle Norme Complementari<br />

emanate dalla Sede Apostolica si percepisce chiaramente l’intento,<br />

con la previsione di erezione di Ordinariati Personali, di comporre<br />

due esigenze: da una parte quella di “mantenere vive all’interno della<br />

Chiesa Cattolica le tradizioni spirituali, liturgiche e pastorali della Comunione<br />

Anglicana, quale dono prezioso per alimentare la fede dei suoi<br />

membri e ricchezza da condividere” (Cost. Ap. III); dall’altra quella di<br />

una piena integrazione di gruppi di fedeli o di singoli, già appartenenti<br />

all’Anglicanesimo, nella vita della Chiesa Cattolica.<br />

L’arricchimento è reciproco: i fedeli provenienti dall’Anglicanesimo,<br />

entrando nella piena comunione cattolica, ricevono la ricchezza del-


la tradizione spirituale, liturgica e pastorale della Chiesa Latina Romana,<br />

per integrarla con la loro tradizione, di cui viene ad arricchirsi la stessa<br />

Chiesa Latina Romana. D’altra parte proprio tale tradizione anglicana,<br />

che viene ricevuta nella sua autenticità nella Chiesa Latina Romana,<br />

nell’Anglicanesimo ha costituito uno di quei doni della Chiesa di Cristo<br />

che hanno spinto tali fedeli verso l’unità cattolica.<br />

Si tratta, allora, di un provvedimento che va al di là della Pastoral<br />

Provision adottata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e approvata<br />

da Giovanni Paolo II il 20 giugno 1980. Infatti, mentre la Pastoral<br />

Provision prevedeva che i fedeli provenienti dall’Anglicanesimo appartenessero<br />

alla diocesi in cui avessero il domicilio, pur essendo oggetto<br />

di una particolare cura pastorale da parte del Vescovo diocesano, la<br />

Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus prevede che fanno parte<br />

dell’Ordinariato Personale, non della diocesi in cui stabiliscono il loro<br />

domicilio, fedeli di ogni stato di vita (laici, chierici, membri di Istituti<br />

di vita consacrata e Società di vita apostolica), provenienti, come singoli<br />

o in gruppi, dall’Anglicanesimo o che ricevono i sacramenti dell’iniziazione<br />

nell’Ordinariato stesso (Cost. Ap. I § 4).<br />

I chierici sono ascritti all’Ordinariato Personale tramite l’incardinazione,<br />

regolata secondo il Codice di Diritto Canonico (Cost. Ap. VI §<br />

3), mentre i laici e gli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita<br />

apostolica, provenienti dall’Anglicanesimo, debbono manifestare per<br />

iscritto la volontà di entrare a far parte dell’Ordinariato (Cost. Ap. IX).<br />

Le Norme Complementari (= NC) prevedono che tali laici e Istituti di<br />

vita consacrata e Società di vita apostolica siano iscritti in un apposito<br />

registro dell’Ordinariato (Art. 5 § 1). Infatti, mentre si fa parte di una<br />

Chiesa particolare territoriale per il fatto del domicilio o quasi domicilio,<br />

si fa parte dell’Ordinariato Personale sulla base del fatto oggettivo<br />

della precedente appartenenza all’Anglicanesimo oppure perché si è venuti<br />

alla fede cattolica tramite l’Ordinariato. Possiamo dire che l’iscrizione<br />

nel registro sostituisce il fatto del domicilio o quasi domicilio che<br />

in relazione all’appartenenza ad una struttura di carattere personale è irrilevante.<br />

La Costituzione Apostolica in questo momento vuole innanzitutto<br />

provvedere al ristabilimento della piena comunione in un qualche modo<br />

“corporativa”, da parte di gruppi che comprendono vari stati di vita.<br />

Gli Ordinariati Personali per tali gruppi sono sembrati le strutture cano-<br />

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niche più adatte a proteggere e alimentare la tradizione spirituale, liturgica<br />

e pastorale sviluppatasi nell’Anglicanesimo e che la Chiesa Cattolica<br />

riconosce come autentica. Ciò non esclude che possano far parte di un<br />

Ordinariato Personale anche singoli fedeli provenenti dall’Anglicanesimo<br />

o singoli fedeli che giungono alla fede cattolica attraverso l’attività<br />

pastorale e missionaria dell’Ordinariato Personale e che in esso ricevono<br />

i sacramenti dell’iniziazione. La Pastoral Provision non è sembrata<br />

un mezzo adatto per la nuova situazione cui la Sede Apostolica è stata<br />

sollecitata a rispondere.<br />

L’Ordinario che ha la cura pastorale dei fedeli che fanno parte dell’Ordinariato<br />

Personale, esercita infatti una potestà ordinaria vicaria in nome<br />

del Romano Pontefice (Cost. Ap. V.b), e quindi, godendo di una sua<br />

giusta autonomia rispetto alla giurisdizione dei Vescovi diocesani in cui<br />

i fedeli dell’Ordinariato hanno il domicilio, può meglio garantire che<br />

sia evitata un’assimilazione di tali fedeli nelle diocesi in un modo tale<br />

da perdere la ricchezza della loro tradizione anglicana, apportando un<br />

impoverimento a tutta la Chiesa. D’altra parte l’Ordinario, nell’esercizio<br />

della sua potestà vicaria, deve anche garantire l’integrazione piena<br />

dell’Ordinariato nella vita della Chiesa Cattolica, evitando che esso si<br />

trasformi in una “chiesuola” al suo interno.<br />

La tutela e l’alimento della tradizione anglicana sono assicurati:<br />

a) dalla concessione all’Ordinariato della facoltà di celebrare l’Euca-<br />

ristia e gli altri Sacramenti, la Liturgia delle Ore e le altre azioni liturgiche<br />

secondo i libri liturgici propri della tradizione anglicana<br />

approvati dalla Santa Sede, senza però escludere che le celebrazioni<br />

liturgiche avvengano secondo il Rito Romano (Cost. Ap. III);<br />

b) dal fatto che l’Ordinario, per la formazione dei seminaristi dell’Ordinariato<br />

che vivono in un seminario diocesano, può stabilire programmi<br />

specifici oppure erigere una casa di formazione per loro<br />

(Cost. Ap. VI § 5; NC Art. 10 § 2); i seminaristi debbono provenire<br />

da una parrocchia personale dell’Ordinariato o comunque<br />

dall’Anglicanesimo (NC Art. 10 § 4);<br />

c) dalla concessione che coloro che erano ministri coniugati nell’An-<br />

glicanesimo, anche vescovi, possono essere ordinati nel grado del<br />

presbiterato, a norma dell’Enciclica di Paolo VI Sacerdotalis coelibatus,<br />

n. 42 e della Dichiarazione In June, cioè rimanendo nello<br />

stato matrimoniale (Cost. Ap. VI § 1);


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d) dalla possibilità, dopo un processo di discernimento basato su criteri<br />

oggettivi e le necessità dell’Ordinariato (NC Art. 6 § 1), di chiedere<br />

al Romano Pontefice di ammettere caso per caso all’Ordine<br />

Sacro del presbiterato anche uomini coniugati, in deroga al CIC<br />

can. 277, §1, sebbene la regola sia che vengono ammessi all’ordine<br />

del presbiterato solo uomini celibi (Cost. Ap. VI § 2);<br />

e) dall’erezione di parrocchie personali da parte dell’Ordinario, do-<br />

po aver sentito il parere del Vescovo diocesano del luogo e ottenuto<br />

il consenso della Santa Sede (Cost. Ap. VIII § 1);<br />

f) dalla possibilità di ricevere Istituti di vita consacrata e Società di<br />

vita apostolica provenienti dall’Anglicanesimo e di erigerne di<br />

nuovi (Cost. Ap. VII);<br />

g) dal fatto che, per il rispetto della tradizione sinodale dell’Anglicanesimo:<br />

1) l’Ordinario è nominato dal Romano Pontefice, sulla<br />

base di una terna di nomi presentata dal Consiglio di Governo<br />

(NC Art. 4 § 1); 2) la costituzione del Consiglio Pastorale è prevista<br />

come obbligatoria (Cost. Ap. X § 2); 3) il Consiglio di Governo,<br />

composto di almeno sei sacerdoti, oltre le funzioni stabilite dal<br />

Codice di Diritto Canonico per il Consiglio Presbiterale e il Collegio<br />

dei Consultori, esercita anche quelle specificate nelle Norme<br />

Complementari, dovendo in alcuni casi dare il suo consenso o<br />

esprimere il suo voto deliberativo (Cost. Ap. X § 2; NC Art. 12).<br />

L’integrazione nella vita della Chiesa Cattolica è assicurata da quelle<br />

norme che disciplinano la professione di fede e le relazioni con le Conferenze<br />

Episcopali e con i singoli Vescovi diocesani, secondo le quali:<br />

a) il Catechismo della Chiesa Cattolica è considerato l’espressione<br />

autentica della fede dei membri dell’Ordinariato (Cost. Ap. I § 5);<br />

b) un Ordinariato personale viene eretto dalla Santa Sede all’interno<br />

dei confini territoriali di una Conferenza Episcopale, dopo che<br />

quest’ultima sia stata consultata (Cost. Ap. I § 1);<br />

c) l’Ordinario è membro della rispettiva Conferenza Episcopale, di<br />

cui è tenuto a seguire le direttive, a meno che non siano incompatibili<br />

con la Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus (NC<br />

Art. 2);<br />

d) l’ordinazione di ministri provenienti dall’Anglicanesimo è prevista<br />

come assoluta, nel rispetto dell’Epistola Apostolicae curae data<br />

da Leone XIII il 13 settembre 1896; in nessun modo viene pre-


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visto che siano ammessi all’ordine dell’episcopato uomini coniugati<br />

(NC Art 11 § 1), questo per rispetto a tutta la tradizione cattolica<br />

latina e delle Chiese orientali cattoliche, nonché della tradizione<br />

ortodossa;<br />

e) i presbiteri incardinati in un Ordinariato costituiscono il suo pre-<br />

sbiterio, ma debbono coltivare un vincolo di unità con il presbiterio<br />

della diocesi nel cui territorio svolgono il loro ministero e favorire<br />

iniziative e attività pastorali e caritative congiunte, che potranno<br />

essere oggetto di convenzioni stipulate tra l’Ordinario e il Vescovo<br />

o i Vescovi diocesani interessati (Cost. Ap. VI § 4; NC Art.<br />

3); è prevista la possibilità di mutuo aiuto pastorale tra i chierici<br />

incardinati nell’Ordinariato e quelli incardinati nella diocesi in cui<br />

si trovano fedeli dell’Ordinariato (NC Art. 9 §§ 1 e 2);<br />

f) i presbiteri dell’Ordinariato possono essere eletti membri del Con-<br />

siglio Presbiterale della <strong>Diocesi</strong> nel cui territorio esercitano la cura<br />

pastorale dei fedeli dell’Ordinariato (NC Art. 8 § 1);<br />

g) i presbiteri e i diaconi dell’Ordinariato possono essere membri del<br />

Consiglio Pastorale della <strong>Diocesi</strong> nel cui territorio esercitano il loro<br />

ministero (NC Art. 8 § 2);<br />

h) la potestà dell’Ordinario è esercitata in modo congiunto con il Vescovo<br />

diocesano nei casi previsti dalle Norme Complementari<br />

(Cost. Ap. V; NC Art. 5 § 2);<br />

i) i candidati agli Ordini sacri debbono essere formati insieme agli<br />

altri seminaristi, specialmente per quello che riguarda gli ambiti<br />

dottrinale e pastorale, anche se può essere per loro previsto un programma<br />

particolare oppure può essere eretta una casa di formazione<br />

(Cost. Ap. VI § 5; NC Art. 10 § 2);<br />

j) per erigere una parrocchia personale l’Ordinario deve aver sentito<br />

il parere del Vescovo diocesano del luogo (Cost. Ap. VIII § 1);<br />

k) le Norme Complementari stabiliscono quando i diritti e i doveri<br />

propri del parroco dell’Ordinariato saranno esercitati in mutuo<br />

aiuto pastorale col parroco del territorio in cui è eretta la parrocchia<br />

personale (Cost. Ap. VIII § 2; NC 14 § 2);<br />

l) il tribunale competente per le cause giudiziali riguardanti i fedeli<br />

appartenenti all’Ordinariato è quello della diocesi in cui una delle<br />

parti ha il domicilio, a meno che l’Ordinariato non abbia costituito<br />

un suo tribunale (Cost. Ap. XII).


Come si può vedere, la Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus<br />

predispone norme che stabiliscono la natura e regolano in modo generale<br />

la vita degli Ordinariati Personali appositamente eretti per Anglicani<br />

che entrano nella piena comunione con la Chiesa Cattolica. Viene<br />

così istituita una struttura canonica flessibile, in quanto si può prevedere<br />

che i Decreti di erezione dei singoli Ordinariati terranno conto della<br />

situazione particolare dei vari luoghi adattando ad essa quanto contenuto<br />

nella presente Costituzione Apostolica e nelle Norme Complementari.<br />

Come lo Spirito Santo ha guidato il lavoro preparatorio di questa Costituzione<br />

Apostolica, così assisterà nell’applicazione di essa.<br />

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Messaggio<br />

al Presidente della Conferenza Episcopale Italiana<br />

in occasione dei lavori della 60 a Assemblea Generale<br />

della CEI<br />

(Assisi, 9-12 novembre <strong>2009</strong>)<br />

Al Venerato Fratello<br />

il Signor Card. Angelo Bagnasco<br />

Presidente della Conferenza Episcopale Italiana<br />

In occasione dei lavori della 60 a Assemblea Generale della Conferenza<br />

Episcopale Italiana, mi è particolarmente gradito inviare il mio affettuoso<br />

saluto a Lei, al Segretario della CEI e a tutti i Pastori della Chiesa<br />

che è in Italia, riuniti in Assisi, città simbolo di quella vita cristiana<br />

condotta “secondo la forma” del Vangelo, incarnata nell’esistenza di<br />

san Francesco e santa Chiara, che continuano ad esercitare in Italia e nel<br />

mondo un irresistibile fascino spirituale. Idealmente presente esprimo<br />

a tutti la mia vicinanza spirituale, ben conoscendo lo zelo con cui voi,<br />

venerati e cari Fratelli, operate quotidianamente al servizio delle comunità<br />

affidate alle vostre cure pastorali. Nei viaggi apostolici che vado<br />

compiendo nelle diocesi italiane, come pure in altre occasioni che mi<br />

portano a contatto con l’amata Chiesa che è in Italia, incontro comunità<br />

vive, salde nel loro legame col Successore di Pietro e nella comunione<br />

reciproca. Per questo, “continuamente rendo grazie per voi ricordandovi<br />

nelle mie preghiere” (Ef 1, 16), insieme ai presbiteri, vostri primi collaboratori<br />

nelle fatiche apostoliche, insieme ai diaconi, ai religiosi e alle<br />

religiose e ai fedeli laici che condividono la vostra gioia e la vostra responsabilità<br />

di testimoni di Cristo in ogni ambito della società italiana.<br />

Questi periodici incontri – ne sono certo – alimentano la vostra reciproca<br />

cooperazione indispensabile per realizzare il mandato, che contraddistingue<br />

la vostra azione apostolica, di incrementare nel popolo cristiano<br />

la fede, la speranza e la carità, di alimentare i rapporti con le altre<br />

comunità religiose e le autorità civili, di operare per la presenza del<br />

lievito del Vangelo nella cultura e nel tessuto della società italiana, per<br />

la tutela della vita umana, per la promozione della pace e della giustizia<br />

e per la difesa del creato. Lo scambio e la fraternità che caratterizzano<br />

i vostri lavori assembleari danno forza e vivacità all’impegno comu-


ne per l’unica Chiesa di Cristo e per la crescita del tessuto umano della<br />

società.<br />

Sono trascorsi pochi mesi dal nostro incontro in occasione dell’Assemblea<br />

Generale svoltasi a maggio, nel corso della quale è stata individuata<br />

nell’educazione la prospettiva di fondo degli orientamenti pastorali<br />

per il prossimo decennio. L’emergere dell’istanza educativa è un segno<br />

dei tempi che provoca l’Italia intera a porre la formazione delle nuove<br />

generazioni al centro dell’attenzione e dell’impegno di ciascuno, secondo<br />

le rispettive responsabilità e nel quadro di un’ampia convergenza<br />

di intenti. Come ricordavo nel mio intervento del 28 maggio scorso,<br />

l’educazione è “una esigenza costitutiva e permanente della vita della<br />

Chiesa” e si colloca nel cuore della sua missione, volta a far sì che<br />

ogni persona possa incontrare e seguire il Signore Gesù, Via che conduce<br />

all’autenticità dell’amore, Verità che ci viene incontro e Vita del mondo.<br />

La sfida educativa attraversa tutti i settori della Chiesa ed esige che<br />

siano affrontate con decisione le grandi questioni del tempo contemporaneo:<br />

quella relativa alla natura dell’uomo e alla sua dignità – elemento<br />

decisivo per una formazione completa della persona – e la “questione<br />

di Dio”, che sembra quanto mai urgente nella nostra epoca. Vorrei richiamare,<br />

in proposito, ciò che ebbi a dire, il 24 luglio scorso, durante la<br />

celebrazione dei Vespri nella Cattedrale di Aosta: “Se la relazione fondamentale<br />

– la relazione con Dio – non è viva, non è vissuta, anche tutte<br />

le altre relazioni non possono trovare la loro forma giusta. Ma questo vale<br />

anche per la società, per l’umanità come tale. Anche qui, se Dio manca,<br />

se si prescinde da Dio, se Dio è assente, manca la bussola per mostrare<br />

l’insieme di tutte le relazioni per trovare la strada, l’orientamento dove<br />

andare. Dio! Dobbiamo di nuovo portare in questo nostro mondo la<br />

realtà di Dio, farlo conoscere e farlo presente” (L’Osservatore Romano,<br />

26 luglio <strong>2009</strong>, p. 8).<br />

Perché ciò si realizzi occorre che noi per primi, cari Fratelli Vescovi,<br />

con tutto il nostro essere, diventiamo adorazione vivente, dono che trasforma<br />

il mondo e lo restituisce a Dio. È questo il messaggio profondo<br />

dell’<strong>Anno</strong> Sacerdotale, che costituisce una straordinaria occasione per<br />

andare al cuore del ministero ordinato, riconducendo a unità, in ciascun<br />

sacerdote, l’identità e la missione. Sono contento di vedere come, nelle<br />

vostre <strong>Diocesi</strong>, questa speciale proposta stia generando non poche iniziative<br />

soprattutto di carattere spirituale e vocazionale, e contribuisca a<br />

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84<br />

mettere in luce il cammino di santità tracciato nel tempo da tanti Vescovi<br />

e presbiteri italiani. La storia d’Italia, infatti, è anche la storia di un’innumerevole<br />

schiera di sacerdoti che si sono chinati sulle ferite di un’umanità<br />

smarrita e sofferente, facendo di se stessi un’offerta di salvezza.<br />

Mi auguro che possiate raccogliere abbondanti frutti da questa corale<br />

preghiera e meditazione sul dono del sacerdozio, scaturito dal cuore di<br />

Cristo per la salvezza del mondo.<br />

Un altro tema al quale sarà dedicato ampio spazio nei lavori della<br />

vostra Assemblea, è la “questione meridionale”. A vent’anni dalla pubblicazione<br />

del documento “Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e<br />

Mezzogiorno”, avvertite il bisogno di farvi voce e carico delle esigenze<br />

di un Paese che non crescerà se non insieme. Nelle terre del Sud la presenza<br />

della Chiesa è germe di rinnovamento, personale e sociale, e di<br />

sviluppo integrale. Possa il Signore benedire gli sforzi di coloro che operano,<br />

con la tenace forza del bene, per la trasformazione delle coscienze<br />

e la difesa della verità dell’uomo e della società.<br />

Nel corso della vostra Assemblea, inoltre, verrà esaminata la nuova<br />

edizione italiana del Rito delle esequie. Essa risponde alla necessità di<br />

coniugare la fedeltà all’originale latino con gli opportuni adattamenti<br />

alla situazione nazionale, facendo tesoro dell’esperienza maturata dopo<br />

il Concilio Vaticano II, con sguardo attento al mutato contesto socioculturale<br />

e alle esigenze della nuova evangelizzazione. Il momento delle<br />

esequie costituisce un’importante occasione per annunciare il Vangelo<br />

della speranza e manifestare la maternità della Chiesa. Il Dio che<br />

“verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti”, è Colui che “asciugherà<br />

ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento<br />

né affanno” (Ap 21, 4). In una cultura che tende a rimuovere il pensiero<br />

della morte, quando addirittura non cerca di esorcizzarla riducendola<br />

a spettacolo o trasformandola in un diritto, è compito dei credenti gettare<br />

su tale mistero la luce della rivelazione cristiana, certi “che l’amore<br />

possa giungere fin nell’aldilà, che sia possibile un vicendevole dare e ricevere,<br />

nel quale rimaniamo legati gli uni agli altri con vincoli di affetto”<br />

(Spe salvi, 48).<br />

Signor Cardinale e venerati Fratelli nell’Episcopato, cinquant’anni<br />

fa, al termine del XVI Congresso Eucaristico Nazionale e dopo una<br />

straordinaria Peregrinatio Mariae, i Vescovi italiani vollero consacrare<br />

l’Italia al Cuore Immacolato di Maria. Di tale atto così significativo e fe-


85<br />

condo, voi rinnoverete la memoria, confermando il particolarissimo legame<br />

di affetto e devozione che unisce il popolo italiano alla celeste Madre<br />

del Signore. Volentieri mi unisco a questo ricordo, affidando i lavori<br />

della vostra Assemblea, la Chiesa che è in Italia e l’intera Nazione alla<br />

materna protezione della Vergine Maria, Regina degli Angeli e immagine<br />

purissima della Chiesa. Invoco la sua intercessione, con quella dei<br />

santi Francesco e Chiara d’Assisi e di tutti i santi e le sante della terra italiana.<br />

Con tali sentimenti imparto di cuore a Lei, ai Vescovi, ai loro collaboratori<br />

e a tutti i presenti la Benedizione Apostolica.<br />

Dal Vaticano, 4 novembre <strong>2009</strong><br />

Benedictus PP. XVI


Santa Sede


Episcopio di <strong>Gravina</strong> in Puglia dopo il restauro - esterno.


89<br />

CONGREGAZIONE PER I VESCOVI<br />

Prot. N. 84/2007<br />

Vaticano, 19 gennaio <strong>2009</strong><br />

Eccellenza Reverendissima,<br />

Sono lieto di comunicarLe che è stata letta con attenzione la Relazione<br />

quinquennale che presenta un essenziale ma accurato quadro della situazione<br />

pastorale della diocesi di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle<br />

Fonti, di cui Vostra Eccellenza è zelante Pastore dal 1997.<br />

Al riguardo, desidero, innanzi tutto, esprimere sincero apprezzamento<br />

per gli elementi rassicuranti sul buon andamento di codesta diocesi:<br />

il clero vive in maniera gioiosa il proprio ministero sacerdotale e riscuote<br />

stima ed apprezzamento da parte dei fedeli laici; il laicato presta generosamente<br />

la sua collaborazione ed il suo servizio nelle comunità parrocchiali,<br />

nei movimenti e nelle associazioni; nonostante l’influsso della<br />

secolarizzazione, la religiosità popolare, opportunamente purificata e<br />

catechizzata, è diffusa e profonda; inoltre l’incremento del numero dei<br />

catechisti rivela il desiderio dei laici di avere una fede più adulta, capace<br />

di essere testimoniata nella vita.<br />

Dallo studio della Relazione risulta che, malgrado i problemi sociali ed<br />

occupazionali che affliggono il centro sud per lo scarso sviluppo economico,<br />

la comunità ecclesiale di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle<br />

Fonti, sostenuta da Vostra Eccellenza, è impegnata a percorrere le<br />

vie della evangelizzazione, attraverso percorsi formativi, l’ascolto della<br />

Parola di Dio ed una consapevole vita sacramentale, per una società<br />

sempre più intrisa del vangelo della vita.<br />

Esprimo apprezzamento per la Visita Pastorale, che si è svolta negli anni<br />

2001-2002, e che ha coinvolto i sacerdoti, i religiosi e i fedeli impegnati<br />

nelle parrocchie, nei movimenti e nelle associazioni. Per Vostra<br />

Eccellenza è stata l’occasione per conoscere in profondità le comunità<br />

parrocchiali sparse nel territorio diocesano, sollecitandole all’impegno<br />

per il rinnovamento della società. Tale evento di grazia, che riflet-


90<br />

te in qualche misura la visita del “supremo pastore” (1Pt 5, 4), rivela un<br />

aspetto importante della missione del Vescovo, chiamato ad essere principio<br />

e fondamento visibile dell’unità della Chiesa locale.<br />

Ho letto con piacere che il clero è numericamente sufficiente per rispondere<br />

alle necessità pastorali di codesta diocesi. Questo confortante risultato<br />

è dovuto alle scelte prioritarie, che Vostra Eccellenza ha inserito nel<br />

Programma pastorale Diocesano, cioè la famiglia, i giovani, il Giorno<br />

del Signore.<br />

Vostra Eccellenza segue con paterno zelo il clero e i diaconi permanenti,<br />

affaticati per l’intenso ministero a cui devono provvedere, con gli incontri<br />

di formazione permanente, con i corsi di esercizi spirituali annuali<br />

e mensili e con i fraterni colloqui personali, attraverso i quali ottiene una<br />

conoscenza più profonda delle doti dei suoi sacerdoti e stabilisce con loro<br />

un rapporto di intima comunione per il bene delle anime, e con le visite<br />

ai sacerdoti anziani ed ammalati. Seguire i propri sacerdoti è un impegno<br />

prioritario del Vescovo: “Come Gesù manifestò il suo amore verso<br />

gli Apostoli, così anche il Vescovo, padre della famiglia presbiterale,<br />

per mezzo del quale il Signore Gesù Cristo Supremo Pontefice è presente<br />

fra i credenti, sa che è suo dovere rivolgere il suo amore e la sua sollecitudine<br />

particolare verso i sacerdoti e i candidati al sacro ministero”<br />

(Direttorio per il ministero pastorale dei Vescovi, n. 75).<br />

L’inaugurazione della nuova sede del Seminario diocesano, alla quale<br />

ho avuto la gioia di prendere parte il 30 settembre 2006, è un segno<br />

dell’impegno di Vostra Eccellenza per la promozione della pastorale vocazionale<br />

e l’incremento del numero dei seminaristi. Incoraggio Vostra<br />

Eccellenza nell’impegno di esortare i parroci a seguire e a curare spiritualmente<br />

i giovani inseriti nei vari gruppi ed associazioni, in modo particolare<br />

i ministranti. Vanno privilegiati, infatti, i rapporti personali e le<br />

forme di comunicazione diretta, fra cui spiccano – come ha ricordato il<br />

Santo Padre ai Vescovi italiani – la Confessione sacramentale e la direzione<br />

spirituale per far percepire ai giovani “il volto di quel Dio che è il<br />

vero amico dell’uomo”.<br />

Un posto particolarmente importante deve essere riservato alla pastorale<br />

familiare, che comprende i corsi di preparazione al matrimonio, l’educazione<br />

dei giovani al senso dell’amore umano e del matrimonio cristiano,<br />

il sostegno alle famiglie cristiane, l’istituzione di centri di ascolto per le


91<br />

coppie che si trovano in crisi e la preparazione di coppie cristiane che<br />

con generosità offrano la loro collaborazione nell’ambito dell’annuncio<br />

e della catechesi.<br />

La famiglia cristiana, “come chiesa domestica” e “cellula della società<br />

civile”, che deve ispirarsi costantemente al modello offerto dalla Santa<br />

Famiglia di Nazareth, è chiamata ad essere la prima scuola di comunione,<br />

di riconciliazione e di pace, il luogo dove si riceve il primo annuncio<br />

della fede e l’ambiente dove si promuove e si tutela la vita dal suo sorgere<br />

fino al suo naturale compimento. Non a caso nell’attuale contesto ecclesiale<br />

e sociale è sentito con particolare urgenza il bisogno di educare<br />

le giovani generazioni, specialmente per quanto concerne la formazione<br />

alla cultura cristiana e l’educazione ai valori del Vangelo.<br />

L’<strong>Anno</strong> Paolino, che il Santo Padre Benedetto XVI ha voluto donare alla<br />

Chiesa tutta, ci invita a vivere nell’unità e nella comunione la personale<br />

chiamata alla sequela Christi. Questa particolare grazia sia occasione<br />

di vitalità e di rinnovamento ecclesiale perché il confronto con l’Apostolo<br />

delle genti ci sproni a rivolgere coraggiosamente lo sguardo a nuovi<br />

orizzonti di annuncio e di testimonianza del Vangelo.<br />

Sono lieto di rinnovare a Vostra Eccellenza la mia stima e di render-<br />

La partecipe del compiacimento del Santo Padre, che imparte a Lei, ai<br />

sacerdoti, ai religiosi, religiose e a tutti i fedeli di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<br />

Acquaviva delle Fonti la Benedizione Apostolica.<br />

Riceva anche da parte mia e dei miei collaboratori il saluto e l’augurio<br />

più cordiale, mentre mi confermo<br />

dell’ Eccellenza Vostra<br />

dev.mo nel Signore<br />

Giovanni Battista Card. Re<br />

Prefetto<br />

______________________________<br />

A Sua Eccellenza Reverendissima<br />

Mons. Mario PACIELLO<br />

Vescovo di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti


92<br />

Remissione<br />

della scomunica latae sententiae<br />

ai Vescovi della Fraternità Sacerdotale<br />

San Pio X<br />

Comunicato<br />

della Sala Stampa della Santa Sede<br />

Il Santo Padre, dopo un processo di dialogo tra la Sede Apostolica e<br />

la Fraternità Sacerdotale San Pio X, rappresentata dal suo Superiore Generale,<br />

S.E. Mons. Bernard Fellay, ha accolto la richiesta formulata nuovamente<br />

da detto Presule, con lettera del 15 dicembre 2008, anche a nome<br />

degli altri tre Vescovi della Fraternità, S.E. Mons. Bernard Tissier de<br />

Mallerais, S.E. Mons. Richard Williamson e S.E. Mons. Alfonso de Galarreta,<br />

di rimettere la scomunica in cui erano incorsi vent’anni fa.<br />

A causa, infatti, delle consacrazioni episcopali fatte, in data 30 giugno<br />

1988, da S.E. Mons. Marcel Lefebvre, senza mandato pontificio, i<br />

menzionati quattro Presuli erano incorsi nella scomunica latae sententiae,<br />

dichiarata formalmente dalla Congregazione per i Vescovi in data<br />

1 luglio 1988.<br />

S.E. Mons. Bernard Fellay, nella citata missiva, manifestava chiaramente<br />

al Santo Padre che: “siamo sempre fermamente determinati nella<br />

volontà di rimanere cattolici e di mettere tutte le nostre forze al servizio<br />

della Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo, che è la Chiesa cattolica romana.<br />

Noi accettiamo i suoi insegnamenti con animo filiale. Noi crediamo<br />

fermamente al Primato di Pietro e alle sue prerogative, e per questo<br />

ci fa tanto soffrire l’attuale situazione”.<br />

Sua Santità Benedetto XVI, che ha seguito fin dall’inizio questo processo,<br />

ha cercato sempre di ricomporre la frattura con la Fraternità, anche<br />

incontrando personalmente S.E. Mons. Bernard Fellay, il 29 agosto<br />

2005. In quell’occasione, il Sommo Pontefice ha manifestato la volontà<br />

di procedere per gradi e in tempi ragionevoli in tale cammino ed ora, benignamente,<br />

con sollecitudine pastorale e paterna misericordia, mediante<br />

Decreto della Congregazione per i Vescovi del 21 gennaio <strong>2009</strong>, rimette<br />

la scomunica che gravava sui menzionati Presuli. Il Santo Padre è<br />

stato ispirato in questa decisione dall’auspicio che si giunga al più presto<br />

alla completa riconciliazione e alla piena comunione.


93<br />

Decreto<br />

della Congregazione per i Vescovi<br />

Con lettera del 15 dicembre 2008 indirizzata a Sua Em.za il Sig. Cardinale<br />

Dario Castrillón Hoyos, Presidente della Pontificia Commissione<br />

Ecclesia Dei, Mons. Bernard Fellay, anche a nome degli altri tre Vescovi<br />

consacrati il giorno 30 giugno 1988, sollecitava nuovamente la rimozione<br />

della scomunica latae sententiae formalmente dichiarata con Decreto<br />

del Prefetto di questa Congregazione per i Vescovi in data 1 luglio<br />

1988. Nella menzionata lettera, Mons. Fellay afferma, tra l’altro: “Siamo<br />

sempre fermamente determinati nella volontà di rimanere cattolici e<br />

di mettere tutte le nostre forze al servizio della Chiesa di Nostro Signore<br />

Gesù Cristo, che è la Chiesa cattolica romana. Noi accettiamo i suoi<br />

insegnamenti con animo filiale. Noi crediamo fermamente al Primato di<br />

Pietro e alle sue prerogative, e per questo ci fa tanto soffrire l’attuale situazione”.<br />

Sua Santità Benedetto XVI – paternamente sensibile al disagio spirituale<br />

manifestato dagli interessati a causa della sanzione di scomunica e<br />

fiducioso nell’impegno da loro espresso nella citata lettera di non risparmiare<br />

alcuno sforzo per approfondire nei necessari colloqui con le Autorità<br />

della Santa Sede le questioni ancora aperte, così da poter giungere<br />

presto a una piena e soddisfacente soluzione del problema posto in origine<br />

– ha deciso di riconsiderare la situazione canonica dei Vescovi Bernard<br />

Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso<br />

de Galarreta sorta con la loro consacrazione episcopale.<br />

Con questo atto si desidera consolidare le reciproche relazioni di fiducia<br />

e intensificare e dare stabilità ai rapporti della Fraternità San Pio<br />

X con questa Sede Apostolica. Questo dono di pace, al termine delle celebrazioni<br />

natalizie, vuol essere anche un segno per promuovere l’unità<br />

nella carità della Chiesa universale e arrivare a togliere lo scandalo della<br />

divisione.<br />

Si auspica che questo passo sia seguito dalla sollecita realizzazione<br />

della piena comunione con la Chiesa di tutta la Fraternità San Pio X,<br />

testimoniando così vera fedeltà e vero riconoscimento del Magistero e<br />

dell’autorità del Papa con la prova dell’unità visibile.<br />

In base alle facoltà espressamente concessemi dal Santo Padre Benedetto<br />

XVI, in virtù del presente Decreto, rimetto ai Vescovi Bernard


94<br />

Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso de<br />

Galarreta la censura di scomunica latae sententiae dichiarata da questa<br />

Congregazione il 1 luglio 1988, mentre dichiaro privo di effetti giuridici,<br />

a partire dall’odierna data, il Decreto a quel tempo emanato.<br />

Roma, dalla Congregazione per i Vescovi, 21 gennaio <strong>2009</strong><br />

Card. Giovanni Battista Re<br />

Prefetto<br />

Lettera di solidarietà<br />

al Santo Padre Benedetto XVI<br />

Beatissimo Padre,<br />

gli attacchi offensivi, ingiustificati, frutto di presunzione, di visione<br />

angusta, gretta della fede e della missione di Pietro nella Chiesa e<br />

nel mondo, rivolti alla Sua persona, al Suo magistero, alla Sua profonda<br />

competenza teologica e al Suo mandato, hanno fatto scaturire dal Suo<br />

cuore, altamente sensibile e profondamente addolorato, la “Lettera ai<br />

Vescovi della Chiesa Cattolica” riguardo alla remissione della scomunica<br />

dei quattro Vescovi consacrati dall’Arcivescovo Lefebvre: un documento<br />

pregno di straordinaria umiltà, di lucidissima chiarezza e stringente<br />

coerenza teologica.<br />

Nel tempo in cui Giovanni Paolo II, con inimitabile coraggio, si esponeva<br />

a grandi umiliazioni a causa della Sua infermità, è emersa tutta la<br />

grandezza morale e la santità di quell’uomo di Dio.<br />

Anche i frequenti attacchi al Suo augusto magistero sono segno di<br />

una luce che penetra e dà fastidio agli occhi abituati alle tenebre o alle<br />

zone d’ombra; ma di quella luce chiara e ferma oggi abbiamo bisogno.<br />

Vostra Santità, profondamente consapevole di essere stato chiamato<br />

e mandato a confermare i fratelli e a dare prontamente ragione della<br />

speranza, continui a parlare alla Chiesa, alle Istituzioni politiche, scien-


95<br />

tifiche, alle culture, alle singole Chiese Particolari e ai loro Pastori con<br />

la trasparente chiarezza e con la coerenza evangelica che distinguono da<br />

sempre il Suo pensiero, il Suo insegnamento e il Suo magistero.<br />

Il nostro tempo, che ne ha profondamente bisogno, e le generazioni<br />

cristiane future non potranno che benedire il Signore per averLa scelta a<br />

guidare la barca di Pietro in una notte tempestosa.<br />

A nome del Presbiterio, dei fedeli laici della <strong>Diocesi</strong> e mio personale,<br />

le confermo la nostra piena adesione al Suo magistero, la nostra incondizionata<br />

obbedienza e tutta la nostra gioia e il nostro orgoglio di averLa<br />

come Successore di Pietro per il nostro tempo.<br />

Con questi sentimenti, e assicurandoLe la preghiera di questa Chiesa,<br />

come quella della Comunità di Gerusalemme per Pietro in catene, prostrato<br />

al bacio del sacro anello, chiedo umilmente che ci benedica.<br />

<strong>Altamura</strong>, 21 marzo <strong>2009</strong><br />

di Vostra Santità<br />

Um.mo<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo


96<br />

SEGRETERIA DI STATO<br />

________<br />

prima sezione - affari generali<br />

Dal Vaticano, 18 Maggio <strong>2009</strong><br />

N. 103.673<br />

Eccellenza Reverendissima,<br />

con premuroso pensiero, Ella ha voluto manifestare al Santo Padre<br />

cordiale adesione alla Sua lettera sulla remissione della scomunica ai<br />

quattro Vescovi consacrati nel 1988 dall’Arcivescovo Marcel Lefebvre.<br />

Sua Santità, Che ha molto gradito questo segno di comunione e di<br />

spirituale vicinanza, avvalorato da speciali preghiere per la Sua persona<br />

e il Suo ministero di Successore dell’Apostolo Pietro, desidera esprimerLe<br />

viva riconoscenza, perché tale attestato di fedeltà e di affetto contribuisce<br />

ad alimentare nella Chiesa quella concordia che tanto è importante<br />

per la sua testimonianza di Gesù Cristo agli uomini del nostro tempo,<br />

così bisognosi di conoscere il vero volto di Dio.<br />

Mentre invoca la celeste intercessione della Beata Vergine Maria, il<br />

Sommo Pontefice invia di cuore a Vostra Eccellenza l’implorata Benedizione<br />

Apostolica, volentieri estendendola a quanti sono affidati alle<br />

sue cure pastorali.<br />

Profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio<br />

dell’Eccellenza Vostra Reverendissima<br />

dev.mo nel Signore<br />

Fernando Filoni<br />

Sostituto<br />

_______________________________<br />

A Sua Eccellenza Reverendissima<br />

Mons. Mario PACIELLO<br />

Vescovo di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti<br />

Piazza Benedetto XIII, 26<br />

70024 GRAVINA DI PUGLIA BA


97<br />

SEGRETERIA DI STATO<br />

Nota<br />

circa la remissione della scomunica<br />

e le dichiarazioni sulla Shoah<br />

riguardanti la Fraternità San Pio X<br />

A seguito delle reazioni suscitate dal recente Decreto della Congregazione<br />

per i Vescovi, con cui si rimette la scomunica ai quattro Presuli della<br />

Fraternità San Pio X, e in relazione alle dichiarazioni negazioniste o riduzioniste<br />

della Shoah da parte del Vescovo Williamson della medesima<br />

Fraternità, si ritiene opportuno chiarire alcuni aspetti della vicenda.<br />

1. Remissione della scomunica<br />

Come già pubblicato in precedenza, il Decreto della Congregazione<br />

per i Vescovi, datato 21 gennaio <strong>2009</strong>, è stato un atto con cui il Santo Padre<br />

veniva benignamente incontro a reiterate richieste da parte del Superiore<br />

Generale della Fraternità San Pio X.<br />

Sua Santità ha voluto togliere un impedimento che pregiudicava<br />

l’apertura di una porta al dialogo. Egli ora si attende che uguale disponibilità<br />

venga espressa dai quattro Vescovi in totale adesione alla dottrina<br />

e alla disciplina della Chiesa.<br />

La gravissima pena della scomunica latae sententiae, in cui detti Vescovi<br />

erano incorsi il 30 giugno 1988, dichiarata poi formalmente il<br />

1° luglio dello stesso anno, era una conseguenza della loro ordinazione<br />

illegittima da parte di Mons. Marcel Lefebvre.<br />

Lo scioglimento dalla scomunica ha liberato i quattro Vescovi da una<br />

pena canonica gravissima, ma non ha cambiato la situazione giuridica<br />

della Fraternità San Pio X, che, al momento attuale, non gode di alcun riconoscimento<br />

canonico nella Chiesa Cattolica. Anche i quattro Vescovi,<br />

benché sciolti dalla scomunica, non hanno una funzione canonica nella<br />

Chiesa e non esercitano lecitamente un ministero in essa.<br />

2. Tradizione, dottrina e Concilio Vaticano II<br />

Per un futuro riconoscimento della Fraternità San Pio X è condizione<br />

indispensabile il pieno riconoscimento del Concilio Vaticano II e del


98<br />

Magistero dei Papi Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni<br />

Paolo II e dello stesso Benedetto XVI.<br />

Come è già stato affermato nel Decreto del 21 gennaio <strong>2009</strong>, la Santa<br />

Sede non mancherà, nei modi giudicati opportuni, di approfondire con<br />

gli interessati le questioni ancora aperte, così da poter giungere ad una<br />

piena e soddisfacente soluzione dei problemi che hanno dato origine a<br />

questa dolorosa frattura.<br />

3. Dichiarazioni sulla Shoah<br />

Le posizioni di Mons. Williamson sulla Shoah sono assolutamente<br />

inaccettabili e fermamente rifiutate dal Santo Padre, come Egli stesso ha<br />

rimarcato il 28 gennaio scorso quando, riferendosi a quell’efferato genocidio,<br />

ha ribadito la Sua piena e indiscutibile solidarietà con i nostri<br />

Fratelli destinatari della Prima Alleanza, e ha affermato che la memoria<br />

di quel terribile genocidio deve indurre “l’umanità a riflettere sulla imprevedibile<br />

potenza del male quando conquista il cuore dell’uomo”, aggiungendo<br />

che la Shoah resta “per tutti monito contro l’oblio, contro la<br />

negazione o il riduzionismo, perché la violenza fatta contro un solo essere<br />

umano è violenza contro tutti”.<br />

Il Vescovo Williamson, per una ammissione a funzioni episcopali nella<br />

Chiesa dovrà anche prendere in modo assolutamente inequivocabile e<br />

pubblico le distanze dalle sue posizioni riguardanti la Shoah, non conosciute<br />

dal Santo Padre nel momento della remissione della scomunica.<br />

Il Santo Padre chiede l’accompagnamento della preghiera di tutti i fedeli,<br />

affinché il Signore illumini il cammino della Chiesa. Cresca l’impegno<br />

dei Pastori e di tutti i fedeli a sostegno della delicata e gravosa<br />

missione del Successore dell’Apostolo Pietro quale “custode dell’unità”<br />

nella Chiesa.<br />

Dal Vaticano, 4 febbraio <strong>2009</strong>


99<br />

PENITENZIERIA APOSTOLICA<br />

Decreto<br />

con il quale vengono concesse speciali Indulgenze<br />

in occasione dell’<strong>Anno</strong> Sacerdotale<br />

indetto in onore di San Giovanni Maria Vianney<br />

Come già annunciato, il Santo Padre Benedetto XVI ha deciso di indire<br />

uno speciale “<strong>Anno</strong> Sacerdotale”, in occasione del 150° anniversario della<br />

morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, luminoso modello<br />

di Pastore, pienamente dedito al servizio del popolo di Dio.<br />

Durante l’<strong>Anno</strong> Sacerdotale, che avrà inizio il 19 giugno <strong>2009</strong> e si concluderà<br />

il 19 giugno 2010, viene concesso il dono di speciali indulgenze,<br />

secondo quanto descritto nel Decreto della Penitenzieria Apostolica.<br />

URBIS ET ORBIS<br />

D E C R E T O<br />

Si arricchiscono del dono di Sacre Indulgenze, particolari esercizi<br />

di pietà, da svolgersi durante l’<strong>Anno</strong> Sacerdotale indetto in onore<br />

di San Giovanni Maria Vianney.<br />

È imminente il giorno in cui si commemoreranno i 150 anni dal pio<br />

transito in cielo di San Giovanni Maria Vianney, Curato d’Ars, che quaggiù<br />

in terra è stato un mirabile modello di vero Pastore al servizio del<br />

gregge di Cristo.<br />

Poiché il suo esempio è adatto per incitare i fedeli, e principalmente<br />

i sacerdoti, ad imitare le sue virtù, il Sommo Pontefice Benedetto XVI<br />

ha stabilito che, per questa occasione, dal 19 giugno <strong>2009</strong> al 19 giugno<br />

2010 sia celebrato in tutta la Chiesa uno speciale <strong>Anno</strong> Sacerdotale, durante<br />

il quale i sacerdoti si rafforzino sempre più nella fedeltà a Cristo<br />

con pie meditazioni, sacri esercizi ed altre opportune opere.<br />

Questo sacro periodo avrà inizio con la solennità del Sacratissimo<br />

Cuore di Gesù, giornata di santificazione sacerdotale, quando il Sommo<br />

Pontefice celebrerà i Vespri al cospetto delle sacre reliquie di San Giovanni<br />

Maria Vianney, portate a Roma dall’Ecc.mo Vescovo di Belley-<br />

Ars. Sempre il Beatissimo Padre concluderà l’<strong>Anno</strong> Sacerdotale in piaz-


100<br />

za S. Pietro, alla presenza di sacerdoti provenienti da tutto il mondo, che<br />

rinnoveranno la fedeltà a Cristo e il vincolo di fraternità.<br />

I sacerdoti si impegnino, con preghiere e buone opere, per ottenere<br />

dal Sommo ed Eterno Sacerdote Cristo la grazia di risplendere con la Fede,<br />

la Speranza, la Carità e le altre virtù, e mostrino con la condotta di vita,<br />

ma anche con l’aspetto esteriore, di essere pienamente dediti al bene<br />

spirituale del popolo; ciò che sopra ogni altra cosa la Chiesa ha sempre<br />

tenuto a cuore.<br />

Per conseguire al meglio il fine desiderato, gioverà molto il dono delle<br />

Sacre Indulgenze, che la Penitenzieria Apostolica, con il presente Decreto<br />

emesso in conformità al volere dell’Augusto Pontefice, benignamente<br />

elargisce durante l’<strong>Anno</strong> Sacerdotale:<br />

A. Ai sacerdoti veramente pentiti, che in qualsiasi giorno devotamente<br />

reciteranno almeno le Lodi mattutine o i Vespri davanti al SS.mo Sacramento,<br />

esposto alla pubblica adorazione o riposto nel tabernacolo,<br />

e, sull’esempio di San Giovanni Maria Vianney, si offriranno con<br />

animo pronto e generoso alla celebrazione dei sacramenti, soprattutto<br />

della Confessione, viene impartita misericordiosamente in Dio l’Indulgenza<br />

plenaria, che potranno anche applicare ai confratelli defunti<br />

a modo di suffragio, se, in conformità alle disposizioni vigenti, si<br />

accosteranno alla confessione sacramentale e al Convivio eucaristico,<br />

e se pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice.<br />

Ai sacerdoti viene inoltre concessa l’Indulgenza parziale, anche applicabile<br />

ai confratelli defunti, ogni qual volta reciteranno devotamente<br />

preghiere debitamente approvate per condurre una vita santa e<br />

per adempiere santamente agli uffici a loro affidati.<br />

B. A tutti i fedeli veramente pentiti che, in chiesa o in oratorio, assisteranno<br />

devotamente al divino Sacrificio della Messa e offriranno, per<br />

i sacerdoti della Chiesa, preghiere a Gesù Cristo, Sommo ed Eterno<br />

Sacerdote, e qualsiasi opera buona compiuta in quel giorno, affinché<br />

li santifichi e li plasmi secondo il Suo Cuore, è concessa l’Indulgenza<br />

plenaria, purché abbiano espiato i propri peccati con la penitenza sacramentale<br />

ed innalzato preghiere secondo l’intenzione del Sommo


101<br />

Pontefice: nei giorni in cui si apre e si chiude l’<strong>Anno</strong> Sacerdotale, nel<br />

giorno del 150° anniversario del pio transito di San Giovanni Maria<br />

Vianney, nel primo giovedì del mese o in qualche altro giorno stabilito<br />

dagli Ordinari dei luoghi per l’utilità dei fedeli.<br />

Sarà molto opportuno che, nelle chiese cattedrali e parrocchiali, siano<br />

gli stessi sacerdoti preposti alla cura pastorale a dirigere pubblicamente<br />

questi esercizi di pietà, celebrare la Santa Messa e confessare i<br />

fedeli.<br />

Agli anziani, ai malati, e a tutti quelli che per legittimi motivi non<br />

possano uscire di casa, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato e<br />

con l’intenzione di adempiere, non appena possibile, le tre solite condizioni,<br />

nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene, verrà<br />

ugualmente elargita l’Indulgenza plenaria se, nei giorni sopra determinati,<br />

reciteranno preghiere per la santificazione dei sacerdoti, e offriranno<br />

con fiducia a Dio per mezzo di Maria, Regina degli Apostoli,<br />

le malattie e i disagi della loro vita.<br />

È concessa, infine, l’Indulgenza parziale a tutti i fedeli ogni qual volta<br />

reciteranno devotamente cinque Padre Nostro, Ave Maria e Gloria, o<br />

altra preghiera appositamente approvata, in onore del Sacratissimo Cuore<br />

di Gesù, per ottenere che i sacerdoti si conservino in purezza e santità<br />

di vita.<br />

Il presente Decreto è valido per tutta la durata dell’<strong>Anno</strong> Sacerdotale.<br />

Nonostante qualsiasi disposizione contraria.<br />

Dato in Roma, dalla sede della Penitenzieria Apostolica, il 25 aprile, festa<br />

di S. Marco Evangelista, anno dell’Incarnazione del Signore <strong>2009</strong><br />

James Francis Card. Stafford<br />

Penitenziere Maggiore<br />

Gianfranco Girotti, O.F.M.Conv.<br />

Vescovo Tit. di Meta<br />

Reggente


102<br />

SEGRETERIA DI STATO<br />

__________<br />

prima sezione - affari generali<br />

Eccellenza Reverendissima,<br />

Dal Vaticano, 1 dicembre <strong>2009</strong><br />

in occasione dell’Udienza Generale di mercoledì 25 novembre scorso,<br />

Ella, unitamente ai componenti della Fondazione Benedetto XIII di <strong>Gravina</strong><br />

di Puglia, ha voluto offrire in dono a Sua Santità Benedetto XVI il volume<br />

“Vita e opere del Papa Benedetto XIII”, un volumetto da Lei curato “La Porta<br />

del Giorno del Signore”, diverse pubblicazioni sulla storia e sulle bellezze<br />

artistiche di <strong>Gravina</strong> ed una medaglia commemorativa dell’Incontro.<br />

Il Sommo Pontefice desidera esprime viva riconoscenza per il premuroso<br />

gesto e per i sentimenti che lo hanno dettato e, mentre auspica che<br />

l’esempio luminoso di questo Pontefice, che servì il Vangelo e la Chiesa<br />

con ardore apostolico, susciti rinnovato impegno nella costruzione della<br />

nuova Civiltà dell’amore, sul fondamento dei perenni valori cristiani,<br />

invoca la celeste protezione della Vergine Immacolata e imparte di cuore<br />

a Vostra Eccellenza ed ai membri del Sodalizio la Benedizione Apostolica,<br />

volentieri estendendola a quanti sono affidati alle sue cure pastorali<br />

ed alle persone care.<br />

Profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio<br />

dell’Eccellenza Vostra Rev.ma<br />

dev.mo nel Signore<br />

Fernando Filoni<br />

Sostituto<br />

_________________________<br />

A Sua Eccellenza Reverendissima<br />

Mons. Mario PACIELLO<br />

Vescovo di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti<br />

Palazzo Vescovile - Piazza Benedetto XIII, 26<br />

70024 GRAVINA IN PUGLIA (BA)


103<br />

SEGRETERIA DI STATO<br />

__________<br />

prima sezione - affari generali<br />

Dal Vaticano, 2 gennaio 2010<br />

N. 130.762<br />

Eccellenza Reverendissima,<br />

è pervenuta a quest’Ufficio la somma di € 6.500,00, che codesta <strong>Diocesi</strong>,<br />

per il cortese tramite dell’economo diocesano don Luigi Dimarno,<br />

ha inviato al Santo Padre Benedetto XVI quale Obolo di San Pietro per<br />

l’anno <strong>2009</strong>.<br />

Sua Santità, riconoscente per il premuroso gesto di comunione e per<br />

i sentimenti di spirituale affetto e di venerazione che lo hanno suggerito,<br />

mentre auspica, all’inizio del Nuovo <strong>Anno</strong>, un fecondo cammino ecclesiale,<br />

invoca la celeste protezione della Vergine Maria e di cuore imparte<br />

a Vostra Eccellenza e a quanti sono affidati alle sue cure pastorali una<br />

speciale Benedizione Apostolica.<br />

Nel significarLe che l’offerta figurerà nel Bilancio dell’Obolo per<br />

l’anno <strong>2009</strong>, mi valgo della circostanza per confermarmi con sensi di distinto<br />

ossequio<br />

dell’Eccellenza Vostra Rev.ma<br />

dev.mo nel Signore<br />

Fernando Filoni<br />

Sostituto<br />

_________________________<br />

A Sua Eccellenza Reverendissima<br />

Mons. MARIO PACIELLO<br />

Vescovo di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti<br />

Piazza Benedetto XIII, 26<br />

70024 GRAVINA IN PUGLIA (BA)


Conferenza<br />

Episcopale<br />

Italiana


Episcopio di <strong>Gravina</strong> in Puglia dopo il restauro - cappella.


107<br />

Lettera<br />

ai cercatori di Dio<br />

Documento della Commissione Episcopale<br />

per la dottrina della fede,<br />

l’annuncio e la catechesi<br />

Presentazione<br />

Questa “Lettera ai cercatori di Dio” è stata preparata per iniziativa<br />

della Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e<br />

la catechesi della Conferenza Episcopale Italiana, come sussidio offerto<br />

a chiunque voglia farne oggetto di lettura personale, oltre che come<br />

punto di partenza per dialoghi destinati al primo annuncio della fede in<br />

Gesù Cristo, all’interno di un itinerario che possa introdurre all’esperienza<br />

della vita cristiana nella Chiesa. Il Consiglio Episcopale Permanente<br />

ne ha approvato la pubblicazione nella sessione del 22-25 settembre<br />

2008.<br />

Frutto di un lavoro collegiale che ha coinvolto vescovi, teologi, pastoralisti,<br />

catecheti ed esperti nella comunicazione, la Lettera si rivolge<br />

ai “cercatori di Dio”, a tutti coloro, cioè, che sono alla ricerca del volto<br />

del Dio vivente. Lo sono i credenti, che crescono nella conoscenza della<br />

fede proprio a partire da domande sempre nuove, e quanti – pur non<br />

credendo – avvertono la profondità degli interrogativi su Dio e sulle cose<br />

ultime. La Lettera vorrebbe suscitare attenzione e interesse anche in<br />

chi non si sente in ricerca, nel pieno rispetto della coscienza di ciascuno,<br />

con amicizia e simpatia verso tutti.<br />

Il testo parte da alcune domande che ci sembrano diffuse nel vissuto<br />

di molti, per poi proporre l’annuncio cristiano e rispondere alla richiesta:<br />

dove e come incontrare il Dio di Gesù Cristo? Ovviamente, la Lettera<br />

non intende dire tutto: essa vuole piuttosto suggerire, evocare, attrarre<br />

a un successivo approfondimento, per il quale si rimanda a strumenti<br />

più adatti e completi, fra cui spiccano il Catechismo della Chiesa Cattolica<br />

e i Catechismi della Conferenza Episcopale Italiana.<br />

La Commissione Episcopale si augura che la Lettera possa raggiungere<br />

tanti e suscitare reazioni, risposte, nuove domande, che aiutino cia-


108<br />

scuno a interrogarsi sul Dio di Gesù Cristo e a lasciarsi interrogare da<br />

Lui. Affida perciò al Signore queste pagine e chi le leggerà, perché sia<br />

Lui a farne strumento della Sua grazia.<br />

Roma, 12 aprile <strong>2009</strong><br />

Pasqua di Risurrezione<br />

Bruno Forte<br />

Arcivescovo di Chieti-Vasto<br />

Presidente della Commissione Episcopale<br />

per la dottrina della fede,<br />

l’annuncio e la catechesi<br />

Premessa<br />

Come credenti in Gesù Cristo, animati dal desiderio di far conoscere<br />

colui che ha dato senso e speranza alla nostra vita, ci rivolgiamo con rispetto<br />

e amicizia a tutti i cercatori di Dio. Li riconosciamo in tanti uomini<br />

e donne del nostro tempo, guardando alla situazione di inquietudine<br />

diffusa, che non ci sembra possibile ignorare. È un’inquietudine che abbiamo<br />

riconosciuta anche in noi stessi e che si esprime nella domanda,<br />

presente nel cuore di molti: Dio, chi sei per me? E io chi sono per te?<br />

Ci rendiamo conto che, abitualmente, questa domanda viene espressa<br />

con parole molto diverse da quelle appena accennate. Sappiamo anche<br />

che a volte è soffocata, disturbata, fraintesa o sembra lanciata inutilmente,<br />

verso orizzonti indecifrabili. Abbiamo però l’impressione che<br />

l’interrogativo sul mistero ultimo che tutti ci avvolge, e di conseguenza<br />

sul senso della nostra esistenza, sia veramente diffuso. Ci preoccupa anzi<br />

il dover constatare che a volte e per ragioni diverse esso venga spento<br />

sul nascere o corra il rischio di insabbiarsi.<br />

È questo che ci ha sollecitati a scrivere una “lettera” a coloro che cercano<br />

e spesso faticano a trovare una risposta alle domande più profonde<br />

del loro cuore e anche a coloro che non cercano più, rassegnati o delusi.<br />

Vorremmo fosse un dialogo tra amici, lo spunto per trovarsi a riflettere<br />

insieme con verità e trasparenza. Una “lettera” che è piuttosto un insieme<br />

di lettere, un po’ come lo sono alcune dell’apostolo Paolo, per usare<br />

un esempio familiare a chi conosce le Sacre Scritture.


109<br />

Chiediamo a chi leggerà queste pagine di interpretarle come un gesto<br />

di amicizia. Le abbiamo intitolate “Lettera ai cercatori di Dio”, perché<br />

riteniamo che chi cerca ragioni per vivere, in qualche modo e nel profondo<br />

della sua attesa cerchi Dio: vogliamo proporre una strada per incontrare<br />

Gesù, il Cristo, il Figlio del Dio vivente venuto fra noi, colui che<br />

sovverte i nostri schemi e le nostre attese, ma è anche il solo che riteniamo<br />

possa darci l’acqua che disseta per la vita eterna.<br />

Si tratta dunque:<br />

– di un invito a riflettere insieme sulle domande che ci uniscono (parte<br />

I);<br />

– di una testimonianza, tesa a rendere ragione della speranza che è in<br />

noi (parte II);<br />

– di una proposta fatta a chi cerca la via di un incontro possibile con il<br />

Dio di Gesù Cristo (parte III).


110<br />

Ripartizione delle somme<br />

derivanti dall’otto per mille dell’IRPEF<br />

per l’anno <strong>2009</strong><br />

La 59 a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana ha<br />

approvato la proposta di ripartizione delle somme derivanti dall’otto<br />

per mille dell’IRPEF per l’anno <strong>2009</strong> presentata dalla Presidenza della<br />

CEI, dopo aver sentito il Consiglio Episcopale Permanente nella sessione<br />

di marzo <strong>2009</strong>.<br />

La determinazione è stata approvata con 154 voti favorevoli su 155<br />

votanti.<br />

La 59 a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana<br />

- preso atto che, sulla base delle informazioni ricevute in data 13 maggio<br />

<strong>2009</strong> dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, la somma relativa<br />

all’8 per mille irpef che lo Stato è tenuto a versare alla CEI nel corso<br />

dell’anno <strong>2009</strong> risulta pari a € 967.538.542,68 (€ 54.322.060,78 a<br />

titolo di conguaglio per l’anno 2006 e € 913.216.481,90 a titolo di anticipo<br />

dell’anno <strong>2009</strong>);<br />

- considerate le proposte di ripartizione e assegnazione presentate<br />

dalla Presidenza della CEI;<br />

- visti i paragrafi 1 e 5 della delibera CEI n. 57,<br />

approva<br />

le seguenti determinazioni<br />

1. La somma di € 967.538.542,68, di cui in premessa, è così ripartita e<br />

assegnata:<br />

a) all’Istituto Centrale<br />

per il Sostentamento del Clero: 381.300.000,00;<br />

b) per le esigenze di culto e pastorale: 381.238.542,68 di cui:<br />

- alle diocesi:<br />

136 milioni;<br />

- per l’edilizia di culto:<br />

170 milioni (di cui 105 milioni<br />

destinati alla nuova edilizia di culto, 7 milioni destinati alla costruzione<br />

di case canoniche nel Sud d’Italia e 58 milioni destinati alla


111<br />

tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici);<br />

- al Fondo per la catechesi<br />

e l’educazione cristiana: 27.300.542,68;<br />

- ai Tribunali Ecclesiastici Regionali: 10.500.000,00;<br />

- per esigenze di culto<br />

e pastorale di rilievo nazionale: 37.438.000,00;<br />

c) per gli interventi caritativi: 205.000.000,00 di cui:<br />

- alle diocesi:<br />

90 milioni;<br />

- per interventi nei Paesi del terzo mondo: 85 milioni;<br />

- per esigenze caritative<br />

di rilievo nazionale:<br />

30 milioni.<br />

2. Alle esigenze di culto e pastorale è ulteriormente destinata la somma<br />

di € 42.000.000,00, prelevandola dall’«accantonamento» disposto<br />

dalla 51 a Assemblea Generale, che è così ripartita:<br />

- alle diocesi: 20.000.000,00;<br />

- per la nuova edilizia di culto: 10.000.000,00;<br />

- per la tutela e il restauro<br />

dei beni culturali ecclesiastici: 7.000.000,00;<br />

- al Fondo per la catechesi<br />

e l’educazione cristiana: 5.000.000,00.<br />

3. Eventuali variazioni in positivo o in negativo della somma di cui in<br />

premessa derivanti dalle comunicazioni definitive dell’Amministrazione<br />

statale competente saranno imputate al “fondo di riserva” costituito<br />

presso la CEI.


112<br />

Documento comune<br />

per un indirizzo pastorale<br />

dei matrimoni tra Cattolici e Battisti in Italia<br />

INTRODUZIONE GENERALE<br />

La volontà delle Chiese battiste di accedere a un’intesa per i matrimoni<br />

con i cattolici è di vecchia data. Risale, infatti, al 16 giugno 1997,<br />

al momento della firma del Testo comune per un indirizzo pastorale dei<br />

matrimoni tra cattolici e valdesi o metodisti in Italia da parte del Card.<br />

Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI),<br />

dell’Ing. Gianni Rostan, Moderatore della Tavola Valdese, e del pastore<br />

Valdo Benecchi, Presidente dell’Opera per le Chiese metodiste in Italia.<br />

Visti i rapporti di reciproco riconoscimento esistenti fra le Chiese battiste,<br />

metodiste e valdesi in Italia, fu chiesto al Card. Ruini se era possibile<br />

estendere anche alle Chiese battiste italiane il contenuto del Testo comune.<br />

La risposta fu molto limpida e nello stesso tempo attenta alle diversità<br />

teologiche ed ecclesiologiche comunque presenti fra le Chiese battiste<br />

da una parte, e metodiste e valdesi dall’altra: se le Chiese battiste possono<br />

convenire interamente sulle affermazioni teologiche ed ecclesiologiche<br />

presenti nel Testo comune, la firma può essere apposta anche subito.<br />

Se invece esistono riserve o comunque visioni diverse su alcune posizioni<br />

teologiche ed ecclesiologiche, è bene preparare un nuovo testo,<br />

che tenga conto delle convinzioni presenti nelle Chiese battiste.<br />

L’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia (UCEBI) ha così avuto<br />

il tempo per riflettere sulla materia, ha nominato una Commissione di<br />

studio, composta dal past. Domenico Tomasetto (coordinatore), dal past.<br />

Franco Scaramuccia, dal past. Massimo Aprile e dal past. Italo Benedetti<br />

(membri), per preparare un proprio Documento sul matrimonio (DM)<br />

che, discusso in prima istanza nell’ambito del Collegio Pastorale Battista,<br />

è stato poi presentato in Assemblea Generale dell’UCEBI, che l’ha<br />

approvato con Atto 32/AG/2004.<br />

In seguito a questa approvazione, la Presidente dell’UCEBI, past. Anna<br />

Maffei, scriveva all’allora Presidente della CEI, Card. Camillo Ruini,<br />

in data 11 gennaio 2005, chiedendo di poter addivenire a un accordo sui<br />

matrimoni interconfessionali fra nubendi appartenenti alla Chiesa cat-


tolica e alla Chiese battiste italiane, parallelo a quello intervenuto fra la<br />

stessa Conferenza Episcopale e la Tavola Valdese. La risposta del Presidente<br />

della CEI, con lettera del 21 marzo 2005, mentre esprimeva la disponibilità<br />

della CEI a una intesa simile a quella conclusa con la Tavola<br />

Valdese, comunicava che la Commissione Episcopale per l’ecumenismo<br />

e il dialogo, alla quale è delegato il rapporto con le altre comunità cristiane,<br />

era scaduta per termini regolamentari e si doveva aspettare la nomina<br />

della nuova Commissione da parte dell’Assemblea Generale della CEI.<br />

Avuta notizia dell’avvenuta nomina della nuova Commissione Episcopale<br />

per l’ecumenismo e il dialogo, presieduta da S.E. Mons. Vincenzo<br />

Paglia, la Presidente dell’UCEBI, in data 6 settembre 2005, scriveva<br />

a Mons. Paglia per avviare i colloqui fra le due commissioni per arrivare<br />

a una bozza di un testo comune. Nel frattempo il Comitato Esecutivo<br />

dell’UCEBI nominava una Commissione di lavoro, composta dal<br />

past. Domenico Tomasetto (coordinatore), dal past. Massimo Aprile, dalla<br />

past. Lidia Maggi, dal past. Martin Ibarra y Perez e dal past. Franco<br />

Scaramuccia, scomparso nel 2007 (membri). Nel contempo, il Consiglio<br />

Episcopale Permanente della CEI nominava la propria Commissione,<br />

composta da S.E. Mons. Vincenzo Paglia (presidente), da S.E. Mons.<br />

Francesco Coccopalmerio (durante i lavori è stato nominato Presidente<br />

del Pontificio Consiglio per i testi legislativi e non sostituito), da mons.<br />

Domenico Falco, dal Prof. Giorgio Feliciani, da don Angelo Maffeis e da<br />

mons. Mauro Rivella (membri).<br />

I lavori congiunti delle due Commissioni sono iniziati presso la sede<br />

della CEI il 12 maggio 2006. In quella occasione, oltre a momenti di fraternità,<br />

di reciproca conoscenza e di primo scambio di informazioni, si è convenuto<br />

che il lavoro da fare avrebbe seguito le procedure già sperimentate<br />

per l’accordo fra la CEI e la Tavola Valdese e che il testo del nuovo Documento,<br />

con le opportune variazioni, avrebbe assunto come riferimento il<br />

Testo comune, già approvato dall’Assemblea Generale della CEI e dal Sinodo<br />

Valdese. Nello stesso tempo si è convenuto che i successivi incontri si<br />

sarebbero tenuti in sedi alterne, fino alla redazione di una bozza che le due<br />

Commissioni avrebbero presentato ai rispettivi organi istituzionali.<br />

La Commissione congiunta, dando inizio ai lavori con la nomina a copresidenti<br />

di S.E. Mons. Vincenzo Paglia e del past. Domenico Tomasetto,<br />

ha esplicitato i motivi di fondo che spingono all’intesa: da una parte, la necessità<br />

di sgombrare la materia da problematiche determinate da lunghi pe-<br />

113


114<br />

riodi di divisione fra le Chiese cristiane che hanno portato a incomprensioni,<br />

tensioni e possibili conflitti fra i nubendi (talora anche solo a livello di<br />

coscienza personale o del vissuto psicologico), fra le loro famiglie e le rispettive<br />

Chiese di appartenenza, spesso risolti con grave disagio di uno o<br />

dell’altro coniuge. In questo senso, ci si è impegnati a sottolineare la comprensione<br />

comune del matrimonio celebrato in una Chiesa cristiana, a precisare<br />

la portata delle convergenze, a chiarire e appianare le divergenze fra<br />

le rispettive comprensioni del matrimonio, senza per questo modificare le<br />

relative discipline. Nello stesso tempo, si è inteso far emergere da una parte<br />

le responsabilità cui i nubendi vanno incontro, e dall’altra le responsabilità<br />

che le Chiese devono assumersi nel preparare la coppia al matrimonio.<br />

Si è anche cercato di far emergere e valorizzare sino in fondo l’incidenza<br />

dei matrimoni interconfessionali sul percorso ecumenico, quali<br />

occasioni per un ripensamento e una spinta nel processo ecumenico dei<br />

singoli e delle rispettive comunità di fede.<br />

La Commissione congiunta ha inoltre espresso la comune persuasione<br />

che l’unione delle persone e la comunione di vita nel matrimonio sono<br />

più agevolmente assicurate quando i due coniugi condividono la stessa<br />

fede. Si è tuttavia concordemente riconosciuto che i matrimoni interconfessionali<br />

presentano anche aspetti positivi, sia per elementi di intrinseco<br />

valore, sia per l’apporto che possono dare al percorso ecumenico<br />

dei singoli e delle rispettive comunità di fede di appartenenza.<br />

Per questi motivi, le due delegazioni hanno concordemente espresso<br />

il parere che il matrimonio interconfessionale possa essere un luogo importante<br />

del cammino ecumenico, anche perché sostenuto dalla grazia<br />

divina, donata ai coniugi nel matrimonio stesso. In questa prospettiva da<br />

parte battista ci si è richiamati al n. 33 del Documento sul Matrimonio,<br />

che recita: “Le Chiese aventi parte nell’UCEBI ... per potenziare e rendere<br />

ancor più visibile quello spirito ecumenico che le anima, auspicano<br />

che si pervenga al riconoscimento reciproco delle forme di certificazione<br />

delle singole liturgie delle diverse Chiese cristiane”.<br />

Contestualmente a queste prime fondamentali osservazioni, è stato<br />

tuttavia rilevato che la retta impostazione del cammino ecumenico nel<br />

seno della famiglia non può essere realizzata dalla sola buona volontà<br />

degli sposi. Essi hanno bisogno del sostegno pastorale delle rispettive<br />

comunità, sia nella fase di preparazione che nel corso della vita coniugale.<br />

Ciò esige che le due comunità di fede di appartenenza dei coniugi sia-


no pronte a dare la loro collaborazione congiunta alla coppia nella sua<br />

vicenda matrimoniale.<br />

In tale prospettiva, è stato espresso il convincimento che detta collaborazione<br />

potrebbe essere facilitata da una linea di comportamento che,<br />

approvata dagli organi responsabili a livello italiano delle rispettive comunità<br />

religiose, favorisca un’intesa nell’indirizzo pastorale dei matrimoni<br />

interconfessionali a livello locale da parte delle <strong>Diocesi</strong> cattoliche<br />

e delle Chiese battiste.<br />

Il presente Documento è indirizzato alle comunità locali, in particolare<br />

ai parroci e ai pastori, responsabili delle comunità stesse, perché sappiano<br />

accompagnare, con rispetto e chiarezza, le scelte dei futuri coniugi;<br />

è rivolto altresì alle coppie stesse, perché siano agevolate nel cammino<br />

verso il matrimonio e nella vita coniugale e familiare, nella consapevolezza<br />

dei loro diritti e doveri e del rapporto di comunione che li lega<br />

alla rispettiva Chiesa di appartenenza.<br />

Esso si articola in una premessa, quattro parti e una conclusione.<br />

La prima parte presenta ciò che come cristiani possiamo dire insieme<br />

sul matrimonio dal punto di vista teologico, malgrado le differenze e divergenze<br />

confessionali che ci caratterizzano. Non si tratta ovviamente di<br />

un’esposizione completa della dottrina matrimoniale delle due Chiese:<br />

ci si limita qui a dire l’essenziale per fondare un’indicazione sul modo<br />

cristiano di vivere il matrimonio e per impostare in prospettiva ecumenica<br />

un discorso comune, per quanto possibile, sulla pastorale dei matrimoni<br />

interconfessionali.<br />

Nella seconda parte vengono indicati i più significativi punti teologici<br />

di divergenza nel modo di intendere il matrimonio, la loro incidenza<br />

sulla comunione coniugale, il loro riflesso sulla disciplina dei matrimoni<br />

interconfessionali, circa la celebrazione nuziale e così via.<br />

La terza parte è di indole pastorale: offre agli sposi appartenenti a<br />

confessioni cristiane diverse, alle loro famiglie, nonché ai ministri delle<br />

due comunità religiose, indicazioni e orientamenti circa la preparazione,<br />

la celebrazione e la pastorale dei matrimoni interconfessionali.<br />

Nella quarta parte si presentano in dettaglio i vari aspetti pratici dei<br />

diversi momenti relativi alla preparazione, alla celebrazione e agli effetti<br />

del matrimonio interconfessionale.<br />

Il presente Documento comune ha lo scopo di applicare in concreto i<br />

documenti specifici predisposti dalle rispettive Chiese a livello nazionale,<br />

115


116<br />

quali, da una parte, il Documento sul matrimonio, approvato dall’Assemblea<br />

Generale dell’UCEBI con Atto 32/AG/2004, e dall’altra, il Codice<br />

di diritto canonico del 1983, il Decreto generale sul matrimonio canonico,<br />

promulgato dalla Conferenza Episcopale Italiana il 5 novembre 1990,<br />

nonché il Direttorio per l’applicazione dei principi e delle norme sull’ecumenismo,<br />

pubblicato dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità<br />

dei cristiani il 25 marzo 1993. Come criterio metodologico, la Commissione<br />

congiunta ha convenuto che la “lettura autentica” dei singoli documenti<br />

è quella che viene fatta dalla parte che li ha emanati o approvati.<br />

Dal punto di vista terminologico, per le Chiese battiste il matrimonio<br />

misto è quello fra due nubendi di cui uno solo è un cristiano, mentre<br />

il matrimonio interconfessionale è quello fra due nubendi, entrambi cristiani,<br />

che appartengono a confessioni diverse. La Chiesa cattolica, invece,<br />

con l’espressione matrimonio misto intende il matrimonio fra due<br />

cristiani, di cui uno solo è cattolico. In questo Documento, l’espressione<br />

matrimonio interconfessionale è utilizzata in genere per indicare il matrimonio<br />

fra due cristiani, di cui uno cattolico e l’altro battista.<br />

Si è anche convenuto:<br />

- che le abbreviazioni dei libri biblici seguano la Traduzione interconfessionale<br />

in lingua corrente;<br />

- che con l’espressione “Chiese battiste” si intendono quelle Chiese<br />

che hanno parte nell’UCEBI.<br />

Le indicazioni del Documento comune sono state approvate dalle rispettive<br />

Assemblee Generali: per l’UCEBI, la 40 a Assemblea Generale,<br />

tenuta a Bellaria dal 12 al 15 giugno 2008; per la CEI, la 59 a Assemblea<br />

Generale, tenuta a Roma dal 25 al 29 maggio <strong>2009</strong>. I competenti organi<br />

delle due confessioni daranno opportune disposizioni per l’attuazione<br />

del Documento comune nei rispettivi ordinamenti.<br />

PREMESSA<br />

La Conferenza Episcopale Italiana (CEI), unione permanente dei Vescovi<br />

delle <strong>Diocesi</strong> cattoliche italiane,<br />

e<br />

l’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia (UCEBI), in rappresentanza<br />

delle Chiese battiste che hanno parte in essa,


117<br />

nel prendere in considerazione i matrimoni fra credenti cattolici e battisti<br />

hanno cercato di chiarire i problemi e risolvere i conflitti che si vengono<br />

a creare in questo tipo di matrimoni. Nello stesso tempo si sono anche<br />

proposte di affrontare le sfide teologiche e gli impegni pastorali che<br />

le diverse appartenenze confessionali possono costituire nella vita familiare,<br />

in quella ecclesiale e nella coscienza dei singoli. Per pervenire a<br />

questi risultati, la CEI, a nome delle <strong>Diocesi</strong> cattoliche italiane, e l’UCE-<br />

BI, a nome delle Chiese battiste che hanno parte in essa, approvano, secondo<br />

i rispettivi ordinamenti, il presente Documento comune per un indirizzo<br />

pastorale dei matrimoni tra cattolici e battisti in Italia.<br />

PARTE PRIMA<br />

LINEAMENTI COMUNI SUL MATRIMONIO<br />

1.1. La creazione dell’uomo e della donna nella loro diversità e reciprocità<br />

“Dio creò l’uomo simile a sé; lo creò a immagine di Dio; maschio e<br />

femmina li creò” (Gn 1, 27). “Dio, il Signore, prese dal suolo un po’ di<br />

terra e, con quella, plasmò l’uomo” (Gn 2, 7). “Dio, il Signore, formò la<br />

donna e la condusse all’uomo” (Gn 2, 22).<br />

La creazione dell’uomo e della donna, nella loro diversità e reciprocità,<br />

è di per sé un invito alla comunicazione, all’incontro, al dialogo, vincendo<br />

la solitudine. “Non è bene che l’uomo sia solo; gli voglio fare un<br />

aiuto che gli sia simile” (Gn 2, 19).<br />

L’uomo e la donna sono tanto simili da rendere possibile una comunione<br />

reale e profonda, e tanto diversi perché, nell’incontro, si arricchiscono<br />

l’un l’altro, senza perdersi l’uno nell’altro.<br />

1.2. Il matrimonio<br />

La coppia umana è parte della buona creazione di Dio. Dio ha formato<br />

l’uomo e la donna, ciascuno in vista dell’altro.<br />

È questo l’evento fondamentale, voluto dal Dio Creatore, che caratterizza<br />

il matrimonio, cioè l’unione della coppia nel vincolo di amore coniugale.<br />

Il matrimonio è vissuto come risposta gioiosa (Gn 2, 23) dell’uo-


118<br />

mo e della donna alla loro vocazione di creature e si costituisce laddove<br />

un uomo e una donna, secondo il disegno divino e nella loro piena libertà,<br />

mediante il reciproco consenso, si uniscono come marito e moglie.<br />

Il matrimonio rende la comunicazione nella coppia completa e stabile.<br />

“Saranno una stessa carne” (Gn 2, 24) significa l’unione dei corpi, ma<br />

anche dei destini personali. L’uomo e la donna, come coppia coniugale,<br />

non vivono più due storie parallele, ma un’unica storia comune. In essa<br />

ciascuno è chiamato a vivere la pienezza dell’amore in un rapporto di<br />

completa reciprocità e uguaglianza nei diritti e nei doveri.<br />

La Bibbia, non a caso, proprio in questo testo, parla di aiuto reciproco.<br />

In questa solidarietà operosa e duratura si manifesta in concreto la<br />

consistenza dell’amore coniugale.<br />

La creazione della coppia rivela la fondamentale natura dialogica<br />

dell’essere umano e il matrimonio come spazio, strumento e scuola di<br />

comunione.<br />

1.3. Parabola dell’alleanza<br />

La Parola di Dio manifesta il livello profondo in cui al credente è dato<br />

di vivere il matrimonio quando lo presenta come parabola dell’alleanza<br />

tra Dio e il suo popolo (Os 2, 16-19) e segno presente dell’unione tra<br />

Cristo e la Chiesa (Ef 5, 31-32).<br />

Il riferimento all’alleanza e l’indicazione paolina del “mistero grande”<br />

rivela la vocazione iscritta nel rapporto uomo-donna secondo la parola<br />

di Dio, e cioè la qualità e l’intensità dell’amore che governa la vita<br />

coniugale alla luce della salvezza che ci è data in Cristo.<br />

1.4. Amore coniugale<br />

Il matrimonio, secondo la parola del Signore, che riprende ed esplicita<br />

una parola presente nel racconto della creazione (Gn 2, 24), si esprime<br />

nell’unità della coppia, per cui marito e moglie non sono più due, ma<br />

uno (Mc 10, 8).<br />

Tale unione investe la totalità delle loro persone in una comunità<br />

di amore vissuta l’uno per l’altra, in reciproco rispetto e lealtà, sostanziata<br />

di dono e di perdono, nella sottomissione all’amore di Cristo<br />

(Ef 5, 21ss.).


119<br />

L’amore coniugale vive la differenza e la reciproca attrazione sessuale<br />

come un dono di Dio per il bene dell’uomo e della donna, nella loro<br />

comunione di vita e di amore.<br />

I coniugi credenti vivono nel matrimonio la propria sessualità con<br />

gioia e riconoscenza, senza esaltazioni né repressioni, rispettando la dignità<br />

e la libertà di ciascuno.<br />

1.5. Fedeltà<br />

Dal momento che il matrimonio è un patto di comunione di tutta la<br />

vita, la fedeltà ne è un elemento costitutivo e qualificante, e l’impegno<br />

alla fedeltà è la necessaria conseguenza. Il matrimonio è una rapporto<br />

“esclusivo” fra coniugi e un rapporto privilegiato rispetto ad altri rapporti.<br />

Amare una persona significa esserle fedele e onorare con lealtà questa<br />

promessa, poiché una dichiarazione di amore è un impegno di fedeltà<br />

e un progetto di vita.<br />

L’ambito della fedeltà coniugale non è circoscritto alla sfera sessuale,<br />

ma riguarda i vari momenti della vita in comune, proprio perché il matrimonio<br />

è anche un crescere insieme in tutti gli aspetti della propria personalità.<br />

Oggi il problema della fedeltà acquista aspetti inediti poiché marito<br />

e moglie, spesso inseriti in ambiti professionali e sociali diversi, stabiliscono<br />

relazioni molteplici. Questo intrecciarsi di nuovi rapporti fra uomini<br />

e donne va visto di per sé positivamente, perché sviluppando le diversità<br />

e i doni di ciascuno, favorisce l’adempimento delle responsabilità<br />

sociali dei singoli e la comunione della coppia.<br />

Diversamente si porrebbero le cose quando si ritenesse che l’amore<br />

coniugale possa dar luogo contemporaneamente a molte fedeltà parallele,<br />

che non si escluderebbero, ma potrebbero convivere e persino completarsi.<br />

L’analogia biblica del patto che illumina l’unione di Cristo con<br />

la Chiesa fornisce però un’indicazione diversa: la fedeltà al coniuge non<br />

ammette rapporti paralleli sullo stesso piano.<br />

La fedeltà coniugale si esprime nella fiducia e nella lealtà reciproca, e<br />

da queste derivano e sono sostenute anche la responsabilità e la serenità<br />

dei rapporti che i singoli coniugi hanno sul piano sociale e professionale.<br />

L’amore coniugale, infatti, non annulla né comprime la personalità dei


120<br />

coniugi, ma l’accetta e la rinvigorisce. Gioire del reciproco inserimento<br />

nel mondo del lavoro e nella società e della migliore realizzazione delle<br />

rispettive doti e aspirazioni, rimanendo leali e fedeli al proprio coniuge,<br />

contribuisce a un più consapevole e maturo rapporto coniugale.<br />

1.6. Durata<br />

Il matrimonio è un patto per la vita. Il rapporto coniugale, comportando<br />

il dono totale dell’uomo e della donna nell’unione dei corpi e dei<br />

destini personali, non ha dunque un termine. La permanenza del vincolo<br />

matrimoniale è affermata con forza al momento della creazione: “Saranno<br />

una sola carne” (Gn 2, 24), e confermata da una parola di Gesù:<br />

“Non sono più due, ma una sola carne”; “l’uomo non separi ciò che Dio<br />

ha unito” (Mt 19, 6). Questa è la volontà originaria del Creatore.<br />

Quando un uomo e una donna credenti si uniscono in matrimonio,<br />

lo fanno nella persuasione, nutrita di speranza e di preghiera, che il loro<br />

vincolo, sul quale la Chiesa invoca la benedizione di Dio, li associa<br />

e impegna per la vita. Essi ricevono come dono del Creatore la realtà<br />

dell’unione coniugale, chiamata a durare per il tempo della loro esistenza<br />

terrena.<br />

Ogni autentico rapporto d’amore reca in sé – quasi come un riflesso<br />

dell’amore di Dio – la promessa della durata nella lealtà e nella fedeltà.<br />

1.7. Famiglia e figli<br />

La coppia coniugale è chiamata a diffondere la vita sulla terra<br />

(Gn 1, 28) ed è aperta alla procreazione; un uomo e una donna si uniscono<br />

in matrimonio perché si amano e il loro amore è carico di molte promesse<br />

e speranze, fra cui in particolare quella dei figli.<br />

Pur dovendosi distinguere l’istituzione matrimoniale da quella familiare,<br />

ciascuna dotata di valori e finalità propri, le due realtà sono intimamente<br />

collegate tra loro.<br />

Il matrimonio si manifesta fecondo, oltre che nella procreazione, anche<br />

in modi diversi, sia nella dimensione familiare, sia in quella sociale,<br />

come spazio, strumento e scuola di comunione operosa tra gli esseri<br />

umani (ad esempio nell’adozione, nell’affiliazione, nell’affidamento,<br />

nell’accoglienza e nell’ospitalità).


121<br />

Va infine affermata con forza la responsabilità dei genitori anche verso<br />

i figli nati fuori del matrimonio, prima o durante il vincolo, ai quali va<br />

assicurata una pari intensità e qualità di amore.<br />

1.8. Famiglia, società, Chiesa<br />

La famiglia è chiamata a svolgere nella società un ruolo di edificazione,<br />

di coesione e di sviluppo, nel rispetto della persona umana e nella<br />

promozione della sua dignità.<br />

Come cellula-base nella comunità cristiana, la famiglia ha il compito<br />

di testimoniare, quale esempio vivente di un rapporto di comunione,<br />

l’amore di Cristo per la sua Chiesa (Ef 5, 21ss) e di rivolgere il primo annunzio<br />

dell’evangelo alle nuove generazioni.<br />

1.9. Matrimonio interconfessionale<br />

Un matrimonio tra cristiani appartenenti a confessioni diverse, avviene<br />

“nel Signore” (1Cor 7, 39) e quindi nel suo corpo, che è la Chiesa.<br />

I coniugi rimangono inseriti nella loro comunità di fede con le rispettive<br />

particolarità confessionali. La diversità e la separazione delle comunità<br />

di appartenenza possono pesare negativamente sul rapporto di coppia;<br />

d’altra parte, la coppia interconfessionale, in quanto tale, può contribuire<br />

ad avvicinare le comunità, creando occasioni di incontro, dialogo, scambio<br />

e, se possibile, momenti di preghiera e di comunione ecclesiale.<br />

Le comunità sono chiamate, a loro volta, ad aiutare le coppie interconfessionali<br />

promuovendo lo spirito ecumenico ciascuna al proprio interno<br />

e nei loro reciproci rapporti, e a offrire occasione per rimuovere,<br />

per quanto possibile, impedimenti e ostacoli di varia natura che rendono<br />

difficile, a coniugi di diversa confessione, vivere insieme la loro vocazione<br />

cristiana.<br />

Quel che va comunque affermato e valorizzato è il radicamento di<br />

ambedue i coniugi nella fede del comune Signore. Questo radicamento<br />

assume di fatto forme e contenuti diversi nell’apertura alle sollecitazioni<br />

dello Spirito verso l’unità, così da poter auspicare, nella prospettiva di<br />

un cammino ecumenico, realizzato senza forzature o strumentalizzazioni,<br />

la reciproca disponibilità di ogni coniuge a partecipare ad alcune iniziative<br />

o momenti di vita della comunità religiosa del coniuge.


122<br />

È importante che i coniugi non solo non allentino i vincoli con le rispettive<br />

comunità di fede, ma anzi li rinsaldino. La loro esperienza, insieme ad<br />

altre, può diventare luogo di verifica e occasione di stimolo per la presa di<br />

coscienza ecumenica delle Chiese. La coppia interconfessionale, perciò,<br />

vive e testimonia la propria fede nell’unico Signore, che rivela il volto del<br />

Padre e effonde lo Spirito, fonte e artefice dell’unità di tutti i cristiani.<br />

PARTE SECONDA<br />

DIFFERENZE E DIVERGENZE<br />

Nella prima parte è stato presentato ciò che la Chiesa cattolica e le<br />

Chiese battiste italiane oggi possono dire insieme sul matrimonio.<br />

Si tratta di punti fondamentali e qualificanti sui quali il coniuge cattolico<br />

e quello evangelico di una coppia interconfessionale potranno trovare<br />

un solido terreno d’incontro e motivi di vera comunione. Ciò non toglie<br />

che tra la concezione cattolica del matrimonio e quella evangelica permangano<br />

differenze e divergenze, che devono essere conosciute e attentamente<br />

meditate in occasione della celebrazione di un matrimonio misto<br />

o interconfessionale.<br />

2.1. Sacramentalità<br />

La differenza maggiore tra le due confessioni circa la dottrina del matrimonio<br />

riguarda la sua natura di sacramento (o meno).<br />

Secondo la Chiesa cattolica il matrimonio è uno dei “sette sacramenti<br />

della Nuova Legge, istituiti da nostro Signore Gesù Cristo” (Concilio<br />

di Trento, Sessione VI, Decreto sui sacramenti, can. 1), per cui esso non<br />

appartiene solo all’ordine naturale della creazione, ma anche a quello<br />

della redenzione. Il matrimonio fra due battezzati è una realtà soprannaturale<br />

in quanto segno e strumento dell’amore redentivo di Cristo e, come<br />

tale, fonda la famiglia cristiana, cellula primaria della comunità ecclesiale.<br />

Secondo la dottrina cattolica il fondamento della sacramentalità<br />

del matrimonio è il battesimo: perciò ogni matrimonio fra due battezzati<br />

è considerato sacramento. A motivo di questa sacramentalità la<br />

Chiesa cattolica riconosce di avere la competenza per regolare, con una<br />

propria disciplina, il matrimonio di quanti le appartengono. La normativa<br />

sui matrimoni misti ne è un aspetto.


Sebbene nelle Chiese battiste il matrimonio non sia considerato un sacramento,<br />

esso è comunque una realtà della buona creazione di Dio, diventata<br />

un’istituzione fondamentale della società umana, che i credenti ricevono<br />

e vivono come un “dono” (1Cor 7, 7). “Nella fede il matrimonio è<br />

stato ed è vissuto come un dono di Dio, in cui i due coniugi realizzano un<br />

progetto unitario di vita come loro comune vocazione” (DM, n. 2). “Nella<br />

fede il matrimonio è assunto dalla Parola di Dio come segno dell’amore e<br />

del patto che lega Dio al suo popolo (Is 54, 4-10; Ez 16, 8) e come parabola<br />

dell’amore fra il Signore e la sua Chiesa (Ef 5, 29.32)” (DM, n. 3).<br />

La differenza dottrinale tra le due confessioni religiose dipende dalla<br />

diversa comprensione dei sacramenti e della Chiesa, nonché del loro<br />

ruolo nell’esperienza ecclesiale e dalla diversità dei linguaggi che ne è<br />

derivata. Questa diversa concezione del matrimonio non è priva di conseguenze<br />

di varia natura: i coniugi dovranno esserne consapevoli. La diversità<br />

può essere fonte di tensioni, ma anche occasione di reciproco arricchimento<br />

spirituale e umano.<br />

Ciascun coniuge si sentirà impegnato a rispettare l’altro nelle sue<br />

convinzioni e a non coartare in alcun modo, diretto o indiretto, la sua coscienza.<br />

Piuttosto cercherà di comprenderne le posizioni, mettendole in<br />

dialogo con le proprie, e ponendo le une e le altre a confronto con la Parola<br />

di Dio.<br />

D’altra parte, la diversa concezione della natura sacramentale o meno<br />

del matrimonio non impedisce a una coppia interconfessionale di vivere<br />

cristianamente la propria unione, nella comune fede nel Signore,<br />

nell’amore, nella speranza, nella preghiera comune e nell’ascolto costante<br />

della Parola divina – parola ecumenica per eccellenza. Ciascun<br />

coniuge manterrà un rapporto vivo e leale con la propria comunità e cercherà<br />

– ove possibile – di condividere nella Chiesa del coniuge momenti<br />

di preghiera e di riflessione biblica.<br />

Facendo della loro vita in comune uno spazio aperto di comunione,<br />

dialogo e servizio al prossimo, i coniugi di una coppia interconfessionale<br />

formano una piccola ma viva cellula aperta al cammino ecumenico,<br />

significativa non solo per le loro comunità di appartenenza, ma anche<br />

per la più grande comunità umana.<br />

La Chiesa cattolica e le Chiese battiste si impegnano ad aiutare le<br />

coppie interconfessionali nella ricerca di una piena comunione di fede<br />

nella vita matrimoniale e nell’educazione dei figli.<br />

123


124<br />

2.2. Indissolubilità<br />

Una seconda divergenza dottrinale e disciplinare riguarda l’indissolubilità<br />

del patto coniugale.<br />

Concordemente si riconosce che il matrimonio è un patto per la vita<br />

che non prevede scadenze, anche se diverse sono le conseguenze che se<br />

ne traggono da parte cattolica e da parte evangelica.<br />

Secondo la Chiesa cattolica il patto d’amore coniugale, configurato<br />

da Dio nella creazione ed elevato nella fede a significare e attuare il mistero<br />

dell’amore di Cristo, è necessariamente caratterizzato dall’indissolubilità,<br />

la quale comporta tra i contraenti il vincolo dell’amore reciproco<br />

nel dono perpetuo della propria vita. Non è quindi ammesso il diritto<br />

al divorzio, né sono possibili le seconde nozze conseguenti a esso.<br />

Anche le Chiese battiste affermano che la vocazione rivolta alla coppia<br />

unita in matrimonio, è di una “unione stabile e duratura di una donna<br />

e di un uomo” (DM, n. 1). Nello stesso tempo riconoscono che le coppie<br />

possono incontrare crisi che minacciano l’unione. Alcune di queste, se<br />

superate eventualmente con il consiglio e l’assistenza di una attenta cura<br />

pastorale, possono costituire occasione di crescita comune. Ma si possono<br />

dare situazioni che distruggono irreversibilmente il rapporto coniugale,<br />

in quanto la comune volontà di vivere un progetto di vita condiviso,<br />

la fedeltà e la lealtà reciproca sono venute meno per la “durezza<br />

del cuore” indicata da Gesù in Mt 19, 6, e i due coniugi non vedono più<br />

nell’altro il rispettivo completamento di quel legame umano e spirituale<br />

che all’inizio li ha uniti. In questi casi, quando la convivenza diventa<br />

difficile per i coniugi e problematica per l’educazione della prole, non<br />

è possibile imporre la rinuncia alla separazione in nome dell’evangelo.<br />

In tali situazioni “i credenti e le Chiese aventi parte nell’UCEBI, ritengono<br />

che una volta esauritosi il vincolo matrimoniale, una separazione<br />

è umanamente e spiritualmente più accettabile di una convivenza forzata”<br />

(DM, n. 50), ed è anche possibile il divorzio e il passaggio a nuove<br />

nozze.<br />

Pertanto, la possibilità di nuove nozze da parte di divorziati non è<br />

esclusa, ma è convenientemente disciplinata: da una parte si offre una<br />

particolare cura pastorale che prevede perdono, comprensione reciproca<br />

e rispetto degli obblighi derivanti dal divorzio; dall’altra, le Chiese battiste<br />

non riconoscono provvedimenti di organi ecclesiastici cattolici, che


125<br />

dichiarino la nullità di matrimoni o concedano lo scioglimento a norma<br />

del diritto canonico. Tuttavia celebrano le nuove nozze di coloro che abbiano<br />

usufruito di tali provvedimenti – con le stesse modalità previste<br />

per i divorziati – qualora lo stato libero degli interessati sia certificato da<br />

organi dello Stato.<br />

La diversità a livello dottrinale e disciplinare tra la Chiesa cattolica e<br />

quelle battiste in ordine all’indissolubilità, nulla toglie alla comune volontà<br />

dei coniugi di una coppia interconfessionale di costruire un rapporto<br />

d’amore e di comunione che duri tutta la vita, tanto più nella condivisione<br />

della stessa fede in Cristo e nella comune volontà di vivere secondo<br />

le indicazioni dell’evangelo: “L’uomo non separi ciò che Dio ha<br />

unito” (Mt 19, 6). Sia per la Chiesa cattolica sia per le Chiese battiste la<br />

prospettiva della rottura del vincolo esula dal consenso dato nella fede al<br />

momento delle nozze.<br />

Dal punto di vista cattolico la diversità dottrinale e disciplinare non<br />

influisce necessariamente sulla validità del matrimonio, a meno che uno<br />

o ambedue i coniugi, con atto positivo della volontà, escludano fin dal<br />

momento delle nozze l’indissolubilità, ossia un patto coniugale stabile e<br />

duraturo per tutta la vita.<br />

La volontà dei coniugi di edificare una comunione stabile di vita e<br />

di amore nel comune riferimento a Cristo li incoraggerà ad approfondire<br />

insieme il senso e la portata delle posizioni diverse delle loro rispettive<br />

confessioni su questo e altri aspetti della dottrina matrimoniale, nella<br />

prospettiva di un cammino ecumenico da percorrere con fiducia, nell’attesa<br />

che l’unità dei credenti, già presente in Cristo quale dono benevolo<br />

di Dio e invocata per la potenza dello Spirito, diventi realtà vissuta da<br />

tutte le Chiese che da Cristo prendono il nome.<br />

2.3. Fecondità e procreazione<br />

In questo ambito le divergenze sono sostanzialmente due. La prima<br />

riguarda la procreazione. Secondo la dottrina condivisa dalle Chiese<br />

battiste e dalla Chiesa cattolica, l’apertura alla vita è iscritta nella trama<br />

stessa dell’amore coniugale. Tuttavia, a differenza delle Chiese battiste,<br />

la Chiesa cattolica ritiene che l’esclusione della prole con atto positivo<br />

di volontà di uno o di ambedue i coniugi al momento della celebrazione<br />

renda nullo il matrimonio.


126<br />

La divergenza, considerata a livello puramente dottrinale, non mette<br />

in questione da parte cattolica la validità dei matrimoni interconfessionali<br />

tra evangelici e cattolici, se la coppia si costituisce per realizzare<br />

il suo proposito d’amore (che secondo il disegno divino – Gn 1, 28<br />

– è aperto alla procreazione e a essa legato da una generosa disponibilità<br />

alla vita) e se non esclude, con un atto positivo di volontà, la prole.<br />

Se quest’ultima condizione non fosse osservata, il vincolo sarebbe considerato<br />

nullo da parte cattolica.<br />

La seconda divergenza riguarda la regolazione delle nascite. Entrambe<br />

le Chiese condividono il principio secondo cui la regolamentazione<br />

delle nascite rientra nel campo della responsabilità umana e cristiana degli<br />

sposi. Vi è però diversità di giudizio circa la liceità morale di alcuni<br />

metodi di regolazione delle nascite.<br />

La questione non riguarda la natura del matrimonio, né i suoi fini e<br />

le proprietà essenziali e, come tale, non incide sulla validità del matrimonio.<br />

Essa tuttavia va presa in seria considerazione, perché tocca un<br />

aspetto importante della vita matrimoniale: è quindi opportuno che i coniugi<br />

l’affrontino e la chiariscano prima delle nozze. Questo tipo di decisioni<br />

rientra nell’ambito della responsabilità e della libertà dei coniugi<br />

in ogni momento della loro vita matrimoniale. Come per altre questioni<br />

della vita di coppia, così deve valere anche per questa il principio del<br />

rispetto da parte di ciascun coniuge della coscienza dell’altro, escludendo<br />

ogni costrizione o imposizione e cercando insieme nella libertà e nella<br />

carità, soluzioni soddisfacenti per entrambi.<br />

2.4. Educazione religiosa dei figli<br />

Il problema dell’educazione religiosa dei figli delle coppie interconfessionali<br />

presenta aspetti molto delicati, che richiedono l’impegno dei<br />

credenti e delle Chiese sul piano dei rapporti ecumenici.<br />

La disciplina della Chiesa cattolica è espressa dal canone 226 § 2<br />

del Codice di diritto canonico, il quale – ispirandosi alle enunciazioni<br />

del decreto Gravissimum educationis del concilio Vaticano II – afferma:<br />

“I genitori, poiché hanno dato ai figli la vita, hanno l’obbligo gravissimo<br />

e il diritto di educarli; perciò spetta primariamente ai genitori cristiani<br />

curare l’educazione cristiana dei figli secondo la dottrina insegnata dalla<br />

Chiesa”. In attuazione di questo principio, la Chiesa cattolica richiede


ai nubendi cattolici, che si decidono per un matrimonio interconfessionale,<br />

la formale promessa di “fare quanto è in loro potere perché tutti i figli<br />

siano battezzati ed educati nella Chiesa cattolica” (can 1126, § 2). Tale<br />

promessa non è altro che la sanzione del diritto naturale dei genitori.<br />

Il Codice di diritto canonico prevede che essa sia fatta conoscere alla<br />

parte non cattolica (cfr. can. 1125, nn. 1-2).<br />

Anche le Chiese battiste riconoscono che “i genitori sono gli unici responsabili<br />

dinanzi a Dio degli impegni che hanno verso di Lui circa i loro<br />

figli, ad essi spetta ogni decisione riguardo all’educazione cristiana<br />

dei figli nati in un matrimonio interconfessionale”. Tuttavia “le Chiese<br />

aventi parte nell’UCEBI non richiedono garanzie, ma sostengono, assistono<br />

e confortano i genitori cristiani nell’adempimento dei loro doveri”<br />

(DM, n. 27).<br />

Per entrambe le Chiese l’educazione dei figli è un diritto-dovere dei<br />

genitori, da assumere in libertà e responsabilità. Ognuno di essi deve tener<br />

presente l’analogo diritto-dovere del coniuge e il diritto dei figli di<br />

ricevere tale educazione in un quadro pedagogicamente valido, cioè in<br />

un ambiente di concordia e di comunione familiare e non di contesa e di<br />

contrasto, che potrebbe provocare in loro uno stato di indifferenza religiosa.<br />

Entrambe le Chiese sono consapevoli che nei matrimoni interconfessionali<br />

i coniugi possono vivere con disagio e sofferenza spirituale le<br />

implicazioni delle divisioni della cristianità che si ripercuotono nella loro<br />

unione e li esortano, rimanendo fedeli alle proprie convinzioni e onorando<br />

le rispettive appartenenze confessionali, a impegnarsi a non farne<br />

motivo di rimprovero reciproco, ma a valorizzare le diversità con il dialogo<br />

e l’ascolto reciproco.<br />

L’educazione cristiana, che si realizza primariamente attraverso la testimonianza<br />

nella famiglia e nella Chiesa, dovrà essere impartita fin dai<br />

primi anni di vita e non potrà essere rimandata al periodo di maggiore<br />

età dei figli. La questione relativa all’educazione religiosa dei figli delle<br />

coppie interconfessionali dovrà quindi essere affrontata dalle due parti<br />

fin dalla fase di preparazione alle nozze. In nessun caso dovrà essere privilegiata<br />

una linea agnostica, neutrale o confusa, anche se adottata con<br />

l’intenzione di rimettere in seguito la soluzione del problema alla libera<br />

decisione dei figli.<br />

Il tema dovrà essere affrontato con grande senso di responsabilità, in<br />

una visione dinamica sia della vicenda coniugale dei genitori, sia della pro-<br />

127


128<br />

gressiva maturazione di coscienza dei figli, valutando attentamente le ragioni<br />

e le conseguenze degli indirizzi che si assumono, e procurando che<br />

l’educazione stessa risulti, per quanto possibile, armonica e completa.<br />

È fondamentale che l’educazione cristiana dei figli nati in un matrimonio<br />

interconfessionale sia svolta con spirito ecumenico, e consista<br />

primariamente nella presentazione dell’opera di Dio, quale è testimoniata<br />

nella parola biblica, avente il suo centro in Cristo, che è e rimane il<br />

punto di riferimento della fede di ciascuno.<br />

La necessità, alla luce delle considerazioni che precedono, di un indirizzo<br />

armonico e non confuso, comporterà l’assunzione di un impegno<br />

particolare da parte di uno dei due genitori. Dovrà però, in ogni caso, essere<br />

rispettato il diritto-dovere dell’altro di testimoniare la propria fede<br />

con la parola e con l’esempio, anche come impegno educativo, in modo<br />

da rendere tutti i membri della famiglia in grado di cogliere il valore della<br />

propria confessione religiosa.<br />

In questa prospettiva la Chiesa cattolica e le Chiese battiste ricordano<br />

a entrambi i coniugi il loro impegno verso il Signore che li ha chiamati<br />

al suo servizio, e ricordano altresì al coniuge membro della propria<br />

comunità i suoi impegni verso la comunità stessa, la sua dottrina e la sua<br />

disciplina. Nel contempo esse escludono ogni forma di pressione da parte<br />

loro sulle coscienze dei coniugi e da parte di ciascun coniuge sulla coscienza<br />

dell’altro, e si impegnano a rispettare di conseguenza le decisioni<br />

che essi, nell’esercizio responsabile del loro diritto, prenderanno in<br />

ordine al battesimo e all’educazione religiosa dei figli.<br />

2.5. Prassi battesimale e relativa certificazione<br />

Quanto allo status ecclesiastico dei nubendi, la Chiesa cattolica e le<br />

Chiese battiste concordano che esso venga certificato dalla Chiesa di appartenenza<br />

di ciascun nubendo, e nello stesso tempo riconoscono di avere<br />

standard diversi relativi all’appartenenza dei propri membri. Alla base<br />

di ciò sta la diversa prassi battesimale: mentre la Chiesa cattolica amministra<br />

in via ordinaria il battesimo agli infanti e ai bambini, le Chiese battiste<br />

praticano il battesimo dei credenti adulti. Alla luce di questa prassi<br />

battesimale, le Chiese battiste prevedono status ecclesiastici di appartenenza<br />

diversi, distinguendo fra membri comunicanti (quanti hanno ricevuto<br />

il battesimo), simpatizzanti (i familiari frequentanti e i catecumeni)


129<br />

e la popolazione ecclesiastica (persone non ancora in grado di assumere<br />

responsabilmente gli impegni del battesimo e membri assenti da tempo<br />

dalla vita della Chiesa). Può, perciò, capitare che uno dei nubendi, che<br />

ha parte in una Chiesa battista, sia un catecumeno non ancora battezzato.<br />

Per le Chiese battiste questa situazione particolare non si configura come<br />

“matrimonio misto” (quello cioè fra un cristiano e un non-cristiano),<br />

bensì fra cristiani, uno dei quali con status ecclesiastico diverso da quello<br />

di membro effettivo, ma sempre avente parte nella Chiesa.<br />

Per la Chiesa cattolica un siffatto matrimonio, essendo contratto fra<br />

un battezzato e un non battezzato, può essere celebrato validamente solo<br />

in presenza della dispensa concessa dall’Ordinario. Ai fini della concessione<br />

di tale dispensa, la Chiesa cattolica si impegna a prendere in attenta<br />

considerazione il fatto che la persona non battezzata è impegnata in un<br />

percorso di fede in una Chiesa battista ed è dalla stessa considerata come<br />

avente parte in essa.<br />

2.6. Effetti pratici derivanti dalle divergenze dottrinali e disciplinari<br />

Le divergenze dottrinali tra la Chiesa cattolica e le Chiese battiste in<br />

ordine al matrimonio in generale e al matrimonio interconfessionale in<br />

particolare hanno dato luogo in passato a discipline notevolmente contrastanti,<br />

creando molte difficoltà alla celebrazione dei matrimoni fra<br />

cattolici e battisti e non di rado hanno creato sofferenza a uno o all’altro<br />

coniuge, o a entrambi.<br />

La disciplina cattolica attuale si limita a chiedere ai propri fedeli di<br />

dichiararsi pronti ad allontanare i pericoli di abbandonare la fede e di<br />

promettere sinceramente di fare quanto è in loro potere perché tutti i figli<br />

siano battezzati ed educati nella Chiesa cattolica (cfr. can. 1125, n. 1).<br />

Per il resto, la legislazione vigente non contempla disposizioni che<br />

non siano già previste anche per i matrimoni tra cattolici:<br />

a) la “procedura investigativa prematrimoniale”, al fine di verificare<br />

eventuali ostacoli alla validità e alla liceità del matrimonio e accertare<br />

le disposizioni della parte cattolica per una fruttuosa celebrazione;<br />

b) la “forma canonica”, per esprimere la dimensione religiosa delle nozze<br />

e certificarne la celebrazione;<br />

c) la licenza dell’Ordinario, in analogia a quanto richiesto per casi di<br />

matrimoni che possono presentare difficoltà particolari.


130<br />

Queste disposizioni, coerenti con il concetto di corpo sociale e giuridico<br />

che la Chiesa cattolica ha di se stessa e con la visione ecclesialesacramentale<br />

del matrimonio, riguardano direttamente la sola parte cattolica,<br />

ma indirettamente coinvolgono anche la parte non cattolica per<br />

l’intrinseca unitarietà del patto matrimoniale.<br />

Le Chiese battiste italiane, pur disciplinando con proprie norme la certificazione<br />

del matrimonio, non prevedono procedure che coinvolgano il<br />

coniuge cattolico. In effetti, “le Chiese aventi parte nell’UCEBI, oltre alla<br />

predisposizione di liturgie specifiche e del Documento sul matrimonio,<br />

non prevedono né l’ordinamento, né una normativa particolare per il matrimonio.<br />

Esse ritengono che sia compito dello Stato regolare con sue leggi<br />

l’istituto, cercando di eliminare le cause sociali ed economiche che lo insidiano<br />

e sviluppando quelle condizioni che lo favoriscano” (DM, n. 15).<br />

“Poiché il matrimonio è la libera determinazione degli sposi, le Chiese<br />

aventi parte nell’UCEBI, nel pieno rispetto delle leggi fondamentali dello<br />

Stato, non riconoscono che la diversità di etnia, di nazionalità, di condizioni<br />

sociali, di riferimenti culturali e/o ideologici o di confessione religiosa<br />

dei nubendi, possano costituire impedimenti per la validità o legittimità<br />

del matrimonio. Esse pertanto non richiedono né rilasciano alcuna<br />

dispensa per un matrimonio da celebrarsi secondo le proprie liturgie”<br />

(DM, n. 16). Le Chiese battiste rispettano “la coscienza della parte non<br />

evangelica di obbedire alla propria disciplina ecclesiastica” (DM, n. 30).<br />

Il diverso contenuto delle due discipline può far sorgere difficoltà,<br />

le quali tuttavia potranno essere superate, nel rapporto ecumenico tra le<br />

due Chiese, alla luce del fondamentale principio della mutua comprensione<br />

nella “reciprocità”. Stante l’asimmetria tra le due discipline, cioè<br />

la non perfetta corrispondenza di diritti e doveri, le due Chiese si impegnano<br />

a tener conto per quanto possibile delle specificità di ciascuna<br />

e ad agire perché ciascuno dei due coniugi goda di pari dignità, riconoscendo<br />

all’altro gli stessi diritti e gli stessi obblighi che rivendica a se<br />

stesso.<br />

Quanto alla forma di celebrazione del matrimonio, i nubendi raggiungeranno<br />

un accordo circa la forma più adatta a impostare la loro vita<br />

coniugale nello spirito di fede e nell’intento di realizzare un cammino<br />

ecumenico tra loro e nella famiglia. Tale accordo sarà accolto con gradimento<br />

dalle rispettive comunità. Da parte cattolica, l’Ordinario terrà<br />

conto della decisione delle parti in vista della concessione alla parte cattolica<br />

della dispensa dalla forma canonica.


131<br />

Per i matrimoni interconfessionali, entrambe le Chiese riconoscono<br />

reciprocamente le rispettive forme di celebrazione.<br />

Il coniuge cattolico e il coniuge battista avranno cura che il loro matrimonio<br />

venga registrato presso la propria comunità religiosa, ove ciò<br />

sia richiesto e in conformità alla disciplina di quest’ultima.<br />

Va tuttavia tenuto presente che allo stato attuale non è possibile il<br />

riconoscimento reciproco di tutti i matrimoni celebrati nelle rispettive<br />

Chiese, a causa del diverso giudizio sulla loro validità. Così non è consentito<br />

all’Ordinario cattolico di permettere il matrimonio se vi sono impedimenti<br />

da cui egli non può dispensare (ad esempio: precedente vincolo,<br />

ordine sacro) o qualora emergano motivi di nullità secondo la dottrina<br />

cattolica (esclusione dell’indissolubilità, della prole, ecc.) anche se<br />

tali matrimoni sono consentiti nelle Chiese battiste italiane.<br />

Per converso, le Chiese battiste non attribuiscono rilevanza ai matrimoni<br />

privi di effetti civili, la cui celebrazione è consentita in casi eccezionali<br />

dalla normativa cattolica. In base alla specifica concezione dei<br />

rapporti con lo Stato, le Chiese battiste non consentono infatti alla celebrazione<br />

di un matrimonio in mancanza del relativo nulla-osta civile o<br />

al quale non segua la trascrizione presso l’ufficio di stato civile e non riconoscono<br />

come legame matrimoniale quello non certificato dall’ufficio<br />

di stato civile.<br />

PARTE TERZA<br />

LA PASTORALE DEI MATRIMONI INTERCONFESSIONALI<br />

3.1. L’impegno delle Chiese<br />

Il confronto stabilito fra la Chiesa cattolica e le Chiese battiste nei capitoli<br />

precedenti ha messo in luce il fatto che, pur rimanendo le difficoltà<br />

dovute alle diversità confessionali, i matrimoni interconfessionali possono<br />

oggi essere visti nel loro aspetto positivo per l’apporto che possono<br />

arrecare al movimento ecumenico, specialmente quando ambedue i coniugi<br />

sono fedeli alla vocazione cristiana nella loro Chiesa.<br />

È auspicabile, quindi, che si sviluppi un’intesa pastorale che impegni<br />

non soltanto i ministri delle due Chiese, ma le stesse comunità, creando<br />

un ambiente spirituale che garantisca un’autentica testimonianza della<br />

comune fede nell’evangelo, un chiaro confronto dinanzi alle diversità<br />

confessionali e una ricerca serena delle soluzioni migliori dei problemi<br />

che si possono porre in casi particolari.


132<br />

Questa intesa pastorale potrà abbracciare le diverse fasi attraverso le<br />

quali si realizza il progetto di un matrimonio interconfessionale.<br />

3.2. Preparazione al matrimonio<br />

La Chiesa cattolica e le Chiese battiste italiane ritengono che il matrimonio<br />

celebrato nella fede cristiana è risposta a una vocazione del Signore<br />

e, come tale, richiede un’adeguata informazione e preparazione<br />

nel corso dell’iter formativo di ogni credente.<br />

È necessario che ciò avvenga già nella catechesi delle Chiese locali,<br />

con particolare riguardo al problema dei matrimoni interconfessionali:<br />

è la comunità intera che deve essere informata e preparata al riguardo.<br />

Quando, poi, un membro della comunità cattolica o di quella battista<br />

annuncia alla propria comunità la sua intenzione di contrarre matrimonio<br />

con una persona dell’altra confessione cristiana, è anzitutto necessario<br />

far presente che sia per l’una che per l’altra Chiesa l’esperienza<br />

dell’unione coniugale va vissuta nel quadro della fede, in quanto segno<br />

del “mistero grande”, cioè dell’amore di Cristo per la sua Chiesa<br />

(Ef 5, 23). L’unione coniugale così compresa realizza un’intima comunione<br />

di vita e di amore, aperta alla solidarietà e alla corresponsabilità<br />

nella società religiosa e civile.<br />

Fatte presenti le difficoltà che emergono in un matrimonio interconfessionale<br />

– difficoltà che possono ripercuotersi sull’andamento della<br />

vita familiare e sull’educazione della prole –, saranno indicati gli aspetti<br />

positivi per il reciproco arricchimento nella fede dei coniugi e per l’apporto<br />

al movimento ecumenico. Sarà loro ricordato che entrambe le<br />

Chiese li accompagneranno sempre con la loro solidarietà.<br />

Poste queste premesse, i nubendi saranno esortati a non trarre motivo<br />

dalle loro difficoltà per intiepidirsi nella fede e trascurare la partecipazione<br />

alla vita della loro comunità. La fede comune in Cristo li sosterrà<br />

nel loro amore reciproco.<br />

Il ministro di culto, a cui uno o ambedue i nubendi si saranno rivolti<br />

per chiedere informazioni sul loro progettato matrimonio, inviterà gli<br />

interessati a prendere contatto col ministro di culto dell’altra confessione<br />

religiosa non ancora interpellato.<br />

Di fronte alla volontà espressa da ambedue i nubendi di celebrare un<br />

matrimonio che sia riconosciuto da entrambe le Chiese, i ministri pro-


133<br />

cederanno in pieno accordo alla loro preparazione al matrimonio, nel rispetto<br />

delle disposizioni delle proprie comunità, in un’atmosfera di fraterna<br />

e reciproca collaborazione.<br />

Ognuno di essi inviterà i nubendi a un colloquio preparatorio in ordine<br />

agli adempimenti previsti dalla propria comunità, nella consapevolezza<br />

che tali adempimenti possono coinvolgere indirettamente anche il<br />

membro dell’altra confessione, il quale, se lo desidera, potrà far partecipare<br />

al colloquio il proprio ministro.<br />

In questo contesto il ministro cattolico verifica che non vi sia un atto<br />

di volontà da parte dei nubendi che escluda, al momento delle nozze,<br />

l’indissolubilità del proprio matrimonio.<br />

I rispettivi ministri di culto, se lo riterranno opportuno, potranno curare<br />

la realizzazione di alcuni incontri comuni, per disporre i nubendi ad<br />

avviare, nella loro vita coniugale, un cammino ecumenico.<br />

Le difficoltà che eventualmente emergessero circa la scelta della forma<br />

della celebrazione e dell’educazione della prole saranno risolte secondo<br />

le linee determinate nella quarta parte del presente Documento.<br />

3.3. La celebrazione del matrimonio<br />

Le Chiese battiste non pongono obblighi relativamente alla forma che<br />

i nubendi scelgono per il loro matrimonio, “perché i credenti sanno che,<br />

dovunque esso avvenga, lo scambio di promesse avviene davanti a Dio<br />

ed è l’espressione della loro speranza di vivere nella fede il matrimonio<br />

stesso” (DM, n. 6). Le Chiese battiste predispongono una apposita liturgia<br />

per i matrimoni interconfessionali, in cui ricevono lo scambio dei<br />

consensi e ne danno pubblica certificazione. La Chiesa cattolica richiede<br />

al contraente di confessione cattolica, come condizione per la validità del<br />

matrimonio stesso, di celebrarlo nella forma canonica, sia ai fini dell’accertamento<br />

delle nozze avvenute sia soprattutto per dare testimonianza al<br />

valore sacro, ecclesiale-sacramentale, del consenso matrimoniale. L’Ordinario<br />

può tuttavia concedere al proprio fedele la dispensa dalla forma<br />

canonica per i motivi precedentemente illustrati (cfr. n. 2.6).<br />

Il matrimonio interconfessionale potrà quindi essere celebrato in diversi<br />

modi, che richiedono comunque da parte dei nubendi una preparazione<br />

umana e cristiana tale da far loro prendere coscienza del valore naturale<br />

e di fede della loro unione coniugale.


134<br />

La Chiesa cattolica e quella battista auspicano che la celebrazione del<br />

matrimonio sia accompagnata e sostenuta dalla proclamazione della Parola<br />

di Dio e dalla professione di fede della comunità.<br />

a) Matrimonio celebrato secondo la forma canonica<br />

Il rito cattolico sarà abitualmente quello senza Messa, la cui celebrazione,<br />

nel caso di matrimoni interconfessionali, deve essere autorizzata<br />

dall’Ordinario. Nel caso previsto dal paragrafo 2.5, quando cioè<br />

la parte battista, pur nata e cresciuta nell’ambito della Chiesa, non è<br />

stata ancora battezzata, si userà il rito del matrimonio tra una parte<br />

cattolica e una parte catecumena o non cristiana (Rito del matrimonio,<br />

capitolo III). La celebrazione della Parola esprime l’unità di fede<br />

dei coniugi e ne dà testimonianza di fronte a congiunti e amici, ai<br />

quali permette di ritrovarsi intorno a un’unica realtà, senza che alcuno<br />

si senta turbato da mancanza di rispetto della propria coscienza.<br />

Se gli sposi lo chiedono, è ammessa e gradita la partecipazione alla liturgia<br />

nuziale, che non è concelebrazione, di un ministro o di una rappresentanza<br />

della Chiesa battista. In questo caso il solo ministro della<br />

Chiesa cattolica è autorizzato a ricevere il consenso degli sposi.<br />

La presenza del rappresentante della Chiesa battista esprime la sollecitudine<br />

pastorale della sua Chiesa nei confronti della nuova coppia.<br />

Tale presenza si potrà tradurre, per esempio, in una partecipazione alla<br />

liturgia della Parola e alla preghiera di intercessione.<br />

b) Matrimonio celebrato secondo l’ordinamento battista<br />

La celebrazione del matrimonio interconfessionale secondo l’ordinamento<br />

battista, dopo l’attuazione degli adempimenti previsti in ordine<br />

alla preparazione e dopo l’autorizzazione dell’Ordinario per la<br />

parte cattolica, avviene secondo la liturgia propria.<br />

Se gli sposi lo chiedono, è ammessa e gradita la partecipazione alla<br />

liturgia del ministro cattolico, come segno di un servizio che si vuole<br />

rendere alla realizzazione di un progetto unitario di vita coniugale<br />

cristiana. In tal caso, il consenso sarà ricevuto dal ministro battista<br />

a ciò designato, mentre la presenza del ministro cattolico non si configura<br />

come concelebrazione, ma esprime la sollecitudine pastorale<br />

della Chiesa cattolica a favore della nuova coppia.


135<br />

3.4. Pastorale per le coppie interconfessionali<br />

La presenza del Signore Gesù non si esaurisce nel momento della celebrazione<br />

delle nozze, ma con la grazia da lui promessa accompagna<br />

gli sposi in tutta la loro vita coniugale, che essi devono realizzare come<br />

cammino proteso verso il traguardo di una perfetta unione.<br />

È compito delle comunità cristiane educare e sostenere la coppia<br />

nell’atteggiamento di continua conversione, offrire ascolto, stimolarla<br />

a crescere insieme nella fede e a coltivare le virtù che rendono più ordinata<br />

e serena la vita in comune.<br />

Con questo spirito la coppia si disporrà a vivere con generosità la<br />

speciale esperienza di donazione nella paternità e nella maternità di<br />

fronte alla nuova vita, che potrà scaturire come dono divino della loro<br />

unione.<br />

Coloro che sono uniti in matrimonio nella fede hanno quotidianamente<br />

bisogno dell’ascolto della Parola di Dio, della preghiera in comune<br />

e del sostegno fraterno della comunità cristiana, anche di fronte<br />

ai problemi e alle responsabilità che insorgeranno nel corso della loro<br />

unione coniugale.<br />

Si dovranno favorire, pertanto, i contatti con la comunità del coniuge,<br />

sia nella sede propria che negli incontri comuni di preghiera, in modo<br />

da offrire alla coppia interconfessionale il conforto di una comprensione<br />

e di un aiuto ispirato alla comune fede in Cristo e alla fiduciosa<br />

speranza nell’unità dei credenti, da invocarsi come dono dallo Spirito.<br />

introduzione<br />

PARTE QUARTA<br />

INDICAZIONI APPLICATIVE<br />

Questa parte intende offrire indicazioni applicative in relazione ai<br />

problemi che possono emergere in un matrimonio interconfessionale,<br />

alla luce dei chiarimenti teologici ed ecclesiologici contenuti nelle tre<br />

parti precedenti, con particolare attenzione agli aspetti liturgici, disciplinari,<br />

pastorali e amministrativi.


136<br />

i - i preliminari<br />

4.1. Normative diverse<br />

Le differenze e le divergenze tra la concezione cattolica e quella<br />

evangelica del matrimonio, evidenziate nella seconda parte, implicano,<br />

di conseguenza, una differenziazione delle disposizioni applicative qui<br />

di seguito elencate.<br />

4.2. Conoscenza, comprensione, applicazione<br />

È opportuno che tali norme siano rese note agli sposi, siano comprese<br />

nel loro significato autentico e siano applicate correttamente, al fine di<br />

raggiungere l’obiettivo di assicurare il pieno riconoscimento da parte di<br />

ambedue le Chiese del matrimonio così celebrato.<br />

4.3. La normativa cattolica<br />

Per quanto concerne la Chiesa cattolica, è necessario chiarire il senso<br />

delle disposizioni contenute nel Codice di diritto canonico e nel Decreto<br />

generale della CEI sul matrimonio canonico, precisando i termini di<br />

applicazione degli impegni assunti dalla parte cattolica, che devono essere<br />

formulati in modo da non ledere la libertà e la coscienza della parte<br />

evangelica.<br />

4.4. La licenza<br />

Il Codice di diritto canonico stabilisce che “il matrimonio tra due persone<br />

battezzate (di cui una sola cattolica) … non può essere celebrato<br />

senza espressa licenza da parte della competente autorità” (can. 1124).<br />

La necessità della licenza non deriva da una considerazione pregiudizialmente<br />

negativa di tale matrimonio, ma dalla consapevolezza della<br />

sua particolare difficoltà. L’autorità cattolica ritiene pertanto suo dovere<br />

esaminare il caso al fine di accertare che esistano i presupposti per<br />

una valida e fruttuosa celebrazione del matrimonio. Con la concessione<br />

della licenza l’autorità cattolica dichiara che tali presupposti esistono<br />

ed esprime il proprio assenso alla celebrazione del matrimonio stesso.


137<br />

Tale assenso, dato alla parte cattolica, non riguarda, se non indirettamente,<br />

la parte evangelica, che non è soggetta alla giurisdizione della<br />

Chiesa cattolica (cfr. can. 11). Nel caso previsto dal paragrafo 2.5, quando<br />

cioè la parte battista, pur nata e cresciuta nell’ambito della Chiesa,<br />

non è stata ancora battezzata, occorrerà la dispensa dell’Ordinario a norma<br />

dei cann. 1078 e 1086.<br />

4.5. La certificazione del battesimo<br />

Le Chiese battiste non richiedono particolare certificazione ecclesiastica<br />

per procedere alla celebrazione di un matrimonio interconfessionale,<br />

in quanto ritengono sufficiente che uno dei nubendi abbia parte in<br />

una Chiesa battista, o in un’altra Chiesa evangelica con la quale esistono<br />

rapporti di comunione e di fraternità.<br />

La Chiesa cattolica, in caso di matrimonio interconfessionale, richiede<br />

la certificazione dell’avvenuto battesimo della parte evangelica.<br />

Nel caso previsto dal paragrafo 2.5, la certificazione ecclesiastica da<br />

parte battista conterrà l’indicazione “catecumeno”.<br />

4.6. Dichiarazioni e promesse<br />

Il can. 1125, n. 1 stabilisce: “La parte cattolica si dichiari pronta ad<br />

allontanare i pericoli di abbandonare la fede e prometta sinceramente di<br />

fare quanto è in suo potere perché tutti i figli siano battezzati ed educati<br />

nella Chiesa cattolica”.<br />

Su tale norma sono opportune le seguenti osservazioni:<br />

a) Per quanto riguarda la dichiarazione della parte cattolica di essere<br />

pronta ad allontanare i pericoli di abbandonare la fede, tali pericoli<br />

non derivano dalla fede della parte evangelica, la quale anzi può concorrere<br />

a edificare la fede del coniuge cattolico, ma dal rischio di indebolire<br />

la propria identità ecclesiale o addirittura di cadere nell’indifferentismo<br />

o nel relativismo religioso, trascurando, o abbandonando,<br />

la frequentazione della propria Chiesa.<br />

Tale rischio, peraltro, può essere corso anche dalla parte evangelica.<br />

È dunque impegno di entrambi i coniugi di vigilare al fine di vivere in<br />

modo autentico e coerente la propria fede in reciproco confronto e sostegno.


138<br />

b) La promessa di fare quanto possibile perché tutti i figli siano battezzati<br />

ed educati nella Chiesa cattolica vuole esprimere l’impegno di<br />

fedeltà della parte cattolica di vivere e testimoniare compiutamente<br />

la propria fede anche verso i figli, tenendo conto che uguale dirittodovere<br />

ha la parte evangelica relativamente alla propria vocazione rispetto<br />

alla Chiesa di appartenenza.<br />

Tale situazione speculare dovrebbe condurre a operare, di comune<br />

accordo, quelle scelte che concretamente si riveleranno più adatte al<br />

consolidamento della comunione della coppia e al bene della prole in<br />

ordine alla vita spirituale.<br />

Anche nel caso in cui non sia possibile al genitore cattolico battezzare<br />

ed educare tutti i figli nella Chiesa cattolica, non cessa per lui l’obbligo<br />

di condividere con loro la fede cattolica. Tale esigenza rimane<br />

e può comportare, per esempio, che egli svolga una parte attiva nel<br />

contribuire all’atmosfera cristiana della famiglia; che faccia quanto è<br />

in suo potere con la parola e con l’esempio per aiutare gli altri membri<br />

della famiglia ad apprezzare i valori peculiari della tradizione cattolica;<br />

che coltivi tutte le disposizioni necessarie perché, ben istruito<br />

nella propria fede, sia capace di esporla e di discuterne con gli altri;<br />

che preghi con la sua famiglia per implorare la grazia dell’unità dei<br />

cristiani, come è nella volontà del Signore. Tali indicazioni hanno pari<br />

rilevanza per il genitore evangelico, nel caso in cui i figli vengano<br />

battezzati ed educati nella Chiesa cattolica.<br />

4.7. L’informazione alla parte evangelica<br />

Il parroco è tenuto a informare la parte evangelica delle dichiarazioni<br />

e delle promesse formulate dalla parte cattolica (cfr. can. 1125, n. 2) illustrandone<br />

la portata e il significato. La parte evangelica ne prende atto<br />

senza obbligo di adesione né di firma. Spetta al parroco attestare tale<br />

presa d’atto. La parte cattolica deve a sua volta essere consapevole<br />

dell’analogo impegno di fedeltà della parte evangelica.<br />

4.8. Fini e proprietà essenziali del matrimonio<br />

Il can. 1125, n. 3, recita: “entrambe le parti siano istruite sui fini e le<br />

proprietà essenziali del matrimonio, che non devono essere escluse da<br />

nessuno dei contraenti”.


139<br />

Si tratta dei principi dell’unità della coppia, dell’indissolubilità del<br />

matrimonio e dell’apertura in ordine alla procreazione, che devono essere<br />

accettati da entrambe le parti contraenti.<br />

A tal fine è necessario e sufficiente che la parte cattolica e la parte<br />

evangelica, in dialogo con le rispettive Chiese, accettino ciò che esse<br />

hanno affermato nella parte prima di questo Documento (relativa a ciò<br />

che come cristiani diciamo in comune sul matrimonio), e nei paragrafi<br />

2.1, 2.2, 2.3, 2.4. della parte seconda (relativi al modo di comprendere le<br />

differenze e le divergenze su sacramentalità, indissolubilità, procreazione<br />

ed educazione dei figli).<br />

La preparazione dei futuri sposi su tale materia potrà essere fatta al<br />

meglio in forma congiunta dai due ministri, cattolico ed evangelico, nello<br />

spirito e secondo i contenuti delle prime tre parti di questo Documento,<br />

accertando che vi sia negli sposi l’integrità e la libertà del consenso.<br />

In ogni caso il parroco, per la sola parte cattolica, procederà all’istruttoria<br />

matrimoniale limitandosi, per la parte evangelica, a ricevere il certificato<br />

di battesimo e a registrarne i dati anagrafici, l’appartenenza ecclesiastica<br />

e la condizione matrimoniale. Quest’ultima risulterà da un certificato<br />

contestuale (rilasciato dall’ufficiale dello stato civile) e, se necessario,<br />

da un’autocertificazione che non si limiti alla sola dichiarazione di<br />

stato libero.<br />

4.9. Forma di celebrazione dei matrimoni interconfessionali<br />

Il matrimonio interconfessionale può essere celebrato in Chiesa cattolica<br />

o in Chiesa evangelica.<br />

4.10. La forma canonica e la dispensa dalla forma canonica<br />

Nel caso in cui il matrimonio interconfessionale sia celebrato nella<br />

Chiesa cattolica, la validità di detta celebrazione è condizionata all’osservanza<br />

della forma canonica, che consiste nella celebrazione alla presenza<br />

dell’Ordinario o del parroco del luogo o di un loro delegato e di<br />

due testimoni.<br />

Nel caso in cui il matrimonio interconfessionale venga celebrato in<br />

Chiesa evangelica, la parte cattolica, oltre alla licenza (cfr. sopra, n. 4.4),<br />

dovrà anche ottenere dall’Ordinario la dispensa dalla forma canonica.


140<br />

La dispensa dalla forma canonica ha rilevanza unicamente nel rapporto<br />

tra il coniuge cattolico e la sua Chiesa e in nessun modo può essere<br />

intesa come autorizzazione alla Chiesa evangelica di procedere alla celebrazione<br />

di un matrimonio valido anche ai fini della Chiesa cattolica.<br />

Per tutti gli adempimenti previsti per il caso in questione, la parte<br />

evangelica non è tenuta a recarsi presso la curia diocesana, essendo sufficiente<br />

che vi provvedano il parroco e il coniuge cattolico.<br />

4.11. Il luogo della celebrazione di un matrimonio interconfessionale<br />

Nel caso in cui le parti scelgano di celebrare il matrimonio nella Chiesa<br />

cattolica, tale celebrazione avverrà ordinariamente nella parrocchia in<br />

cui la parte cattolica è inserita, a norma del can. 1115.<br />

Nel caso in cui venga scelta la Chiesa evangelica, la parte cattolica dovrà<br />

indicarne il luogo nella domanda di dispensa dalla forma canonica, al<br />

fine di dar modo al proprio Ordinario diocesano di interpellare l’Ordinario<br />

del luogo in cui avverrà la celebrazione (cfr. can. 1127, n. 2).<br />

4.12. Trasmissione alle Chiese della dichiarazione<br />

di avvenuto matrimonio<br />

Il coniuge cattolico e quello evangelico avranno cura che il loro matrimonio,<br />

celebrato fuori dalla loro Chiesa di appartenenza, venga poi<br />

registrato presso la propria comunità, ove ciò sia richiesto e in conformità<br />

alla disciplina di quest’ultima.<br />

4.13. Nuove formulazioni delle promesse<br />

Il can. 1126 del Codice di diritto canonico attribuisce alle Conferenze<br />

Episcopali la facoltà di definire i modi in cui possono essere formulate<br />

le dichiarazioni e le promesse della parte cattolica. Nell’ambito di tale<br />

concessione, si propone una formulazione in positivo di alcune espressioni<br />

che, senza modificarne il significato, possono più facilmente essere<br />

comprese e ricevute in ambito ecumenico.<br />

a) La formula della dichiarazione potrebbe essere così concepita:<br />

“Dichiaro di impegnarmi a mantenere e approfondire la mia fede<br />

dandone testimonianza con la mia vita e riconosco al contempo la fede<br />

cristiana del mio coniuge evangelico”; oppure: “Dichiaro di impegnarmi<br />

a mantenere la fede cattolica dandone testimonianza con la


141<br />

mia vita, nel rispetto della fede del mio coniuge evangelico, edificandoci<br />

reciprocamente ed evitando ogni forma di indifferentismo”.<br />

b) La formula della promessa potrebbe essere: “Prometto di (o mi impegno<br />

a) fare quanto sarà in mio potere perché tutti i figli siano battezzati<br />

ed educati nella fede cattolica, tenendo conto che il mio coniuge<br />

ha lo stesso diritto-dovere di fedeltà nei confronti della propria vocazione<br />

così come è vissuta nella sua Chiesa di appartenenza. Cercherò<br />

pertanto di concordare con il mio coniuge le scelte più adeguate per la<br />

vita spirituale dei nostri figli”.<br />

ii - gli aspetti civilistici<br />

4.14. Gli effetti civili<br />

La Repubblica Italiana riconosce gli effetti civili ai matrimoni contratti<br />

secondo le norme del diritto canonico cattolico e ai matrimoni celebrati<br />

secondo le norme e le liturgie delle Chiese battiste, a condizione<br />

che siano state fatte le pubblicazioni nella casa comunale e che l’atto di<br />

matrimonio sia trascritto nei registri dello stato civile.<br />

4.15. Procedura per la celebrazione del matrimonio canonico<br />

con effetti civili<br />

Il parroco, dopo aver espletato l’istruttoria matrimoniale, indirizza<br />

all’ufficiale dello stato civile nel comune nel quale uno dei contraenti ha<br />

la residenza la richiesta delle pubblicazioni civili. L’ufficiale dello stato<br />

civile, a sua volta, invia al parroco il certificato di eseguite pubblicazioni<br />

civili. Il parroco può procedere alla celebrazione del matrimonio, dando<br />

lettura agli sposi degli articoli 143, 144 e 147 del Codice civile e trasmettendo<br />

all’ufficiale dello stato civile uno degli originali dell’atto per<br />

la trascrizione.<br />

4.16. Procedura per la celebrazione secondo le norme e le liturgie<br />

delle Chiese battiste<br />

Sono gli sposi stessi a richiedere le pubblicazioni civili dichiarando<br />

di voler celebrare il matrimonio secondo le norme e le liturgie battiste.


142<br />

L’ufficiale dello stato civile dà lettura agli sposi degli articoli 143, 144<br />

e 147 del Codice civile. Eseguite le pubblicazioni, l’ufficiale dello stato<br />

civile rilascia agli sposi in doppia copia un “nulla osta” in base al quale è<br />

possibile procedere alla celebrazione del matrimonio. Avvenuta la celebrazione,<br />

il pastore trasmette all’ufficiale dello stato civile uno degli originali<br />

dell’atto e del “nulla osta” per la trascrizione.<br />

4.17. <strong>Anno</strong>tazioni nell’atto di matrimonio<br />

Nell’atto di matrimonio può essere dichiarata la scelta del regime di<br />

separazione dei beni (cfr. art. 162, 2° comma, del Codice civile) e possono<br />

essere riconosciuti i figli naturali (cfr. art. 283 del Codice civile).<br />

iii - la preparazione<br />

4.18. Rilevanza della preparazione<br />

Nella terza parte di questo Documento si attribuisce particolare importanza<br />

alla fase di preparazione del matrimonio interconfessionale, lasciando<br />

alle parti ampi spazi di creatività in spirito di cordiale intesa e<br />

nel rispetto delle disposizioni disciplinari proprie di ciascuna comunità.<br />

Appare comunque opportuno offrire alcuni suggerimenti per un’adeguata<br />

preparazione.<br />

4.19. Il contenuto della preparazione<br />

Quanto ai contenuti, la preparazione dovrebbe consistere:<br />

a) nella spiegazione del matrimonio relativamente alla dottrina e alla disciplina<br />

dell’una e dell’altra Chiesa, nell’illustrazione degli elementi<br />

comuni e di quelli discordanti, avendo la Parola del Signore come riferimento<br />

di fondo e gli orientamenti concordati in questo Documento<br />

come guida pratica;<br />

b) nella conoscenza più ampia delle due Chiese e nel modo in cui esse<br />

vivono concretamente la fede cristiana;<br />

c) nella predisposizione di quanto riguarda la celebrazione, laddove<br />

sia stata concordata la partecipazione di rappresentanti dell’altra<br />

Chiesa.


143<br />

4.20. Gli ambiti della preparazione<br />

Quanto agli ambiti:<br />

a) occorre concordare con le coppie interconfessionali l’ambito cattolico<br />

o evangelico o comune della preparazione;<br />

b) è opportuno in ogni caso che la preparazione preveda uno o più colloqui<br />

congiunti della coppia con i due ministri;<br />

c) è inoltre auspicabile che, dove esiste un gruppo di coppie interconfessionali,<br />

i fidanzati vi partecipino per confrontarsi e far tesoro delle<br />

esperienze di tali coppie. È opportuna, ove esso manchi, la costituzione<br />

di un gruppo locale con l’attiva partecipazione dei ministri delle<br />

due Chiese.<br />

4.21. Libertà di scelta degli sposi<br />

Al fine di tutelare la libertà degli sposi di scegliere la forma della celebrazione<br />

che riterranno a essi più consona, verranno illustrate agli stessi<br />

le due possibilità in cui il matrimonio può essere celebrato: secondo la<br />

forma canonica o secondo le norme e le liturgie delle Chiese battiste.<br />

4.22. Informazione e formazione di base<br />

La preparazione a un matrimonio interconfessionale non dovrebbe<br />

essere solo quella immediata di una concreta coppia interconfessionale.<br />

Si auspica invece che, in accordo con questo Documento (3.2), la trattazione<br />

del matrimonio interconfessionale sia introdotta nei normali corsi<br />

di catechesi e di educazione cristiana per giovani ed adulti. Ne consegue,<br />

per le due Chiese, la convenienza di un adeguamento dei testi di catechesi<br />

e di formazione, così che essi comprendano la tematica dei matrimoni<br />

interconfessionali.<br />

iv - la celebrazione liturgica<br />

4.23. Adozione e adattamenti della liturgia della Chiesa<br />

in cui è celebrato il matrimonio<br />

Le parti scelgono liberamente la Chiesa nel cui ambito intendono<br />

sposarsi e il matrimonio viene celebrato secondo la liturgia di tale Chiesa,<br />

con opportuni adattamenti concordati insieme ai ministri: scelta dei


144<br />

testi biblici, interventi per brevi dichiarazioni, intenzioni di preghiera,<br />

parti cantate, ecc., che tuttavia dovranno inserirsi in modo armonico nello<br />

schema liturgico.<br />

4.24. Rappresentanza e partecipazione dell’altra Chiesa<br />

Se i futuri sposi lo chiedono, il ministro o un rappresentante dell’altra<br />

Chiesa può partecipare attivamente alla celebrazione del matrimonio<br />

interconfessionale, rivolgendo un messaggio, facendo una preghiera di<br />

intercessione o tenendo la predicazione. A tal fine la liturgia può essere<br />

preparata insieme dai ministri e dai futuri sposi. Soltanto il ministro della<br />

Chiesa in cui si celebra il matrimonio è autorizzato a ricevere il consenso<br />

e a dichiarare uniti gli sposi.<br />

4.25. Opportunità dei segni di accoglienza ecumenica<br />

Anche se non è espressamente prevista una “liturgia ecumenica” del<br />

matrimonio interconfessionale concordata dalle due Chiese, la celebrazione<br />

del matrimonio deve avere un carattere ecumenico in armonia con<br />

il presente Documento, tenendo conto del fatto che la coppia è interconfessionale,<br />

che i presenti appartengono a Chiese diverse, che tutti devono<br />

essere messi a loro agio e devono poter capire e partecipare. È importante<br />

che il saluto iniziale si rivolga espressamente anche ai membri<br />

dell’altra Chiesa, così come l’accoglienza e il posto riservato al rappresentante<br />

dell’altra Chiesa. Particolarmente apprezzabile è il dono della<br />

Bibbia in una traduzione interconfessionale fatto insieme dalle due comunità<br />

con la firma dei rispettivi ministri.<br />

4.26. La liturgia della Parola nella celebrazione<br />

Il matrimonio interconfessionale, tanto nella Chiesa cattolica quanto<br />

nella Chiesa evangelica, viene celebrato con una liturgia basata sulla<br />

Parola del Signore. Persistendo diversità teologiche sulle rispettive dottrine,<br />

è di norma esclusa la celebrazione dell’Eucaristia o della Cena del<br />

Signore, per non inserire un elemento di separazione in un atto centrato<br />

sull’unione degli sposi e nella consapevolezza che la piena comunione<br />

tra le Chiese non è ancora raggiunta.


145<br />

4.27. La formulazione del consenso<br />

Lo scambio del consenso matrimoniale avviene nelle forme stabilite<br />

dalle Chiese in cui avviene la celebrazione.<br />

La liturgia della Chiesa cattolica non prevede nel rito del matrimonio<br />

una formula particolare per il consenso in un matrimonio interconfessionale.<br />

La liturgia delle Chiese battiste, tenuto presente quanto stabilito dalle<br />

disposizioni civili per lo scambio del consenso, prevede formule alternative<br />

al fine di rispettare le diverse situazioni personali, una delle quali<br />

riguarda i matrimoni interconfessionali.<br />

v - il battesimo dei figli<br />

4.28. Collaborazione ecumenica<br />

per il battesimo di figli di coppie interconfessionali<br />

La coppia interconfessionale che intenda seguire la prassi del pedobattesimo,<br />

decide liberamente di presentare al battesimo in Chiesa cattolica<br />

i figli nati dal matrimonio. In questo caso il battesimo si svolge secondo<br />

la liturgia cattolica, con gli opportuni adattamenti qualora la coppia<br />

chieda al ministro battista di esserne parte attiva. Questi può partecipare<br />

rivolgendo un messaggio, o tenendo la predicazione, o proponendo<br />

una preghiera.<br />

Qualora la coppia scelga di presentare al Signore e alla Chiesa battista<br />

il bambino per la benedizione, come d’uso nelle Chiese battiste, tutto<br />

si svolge secondo la liturgia per l’occasione. Anche in questo caso la<br />

coppia può invitare il ministro della Chiesa cattolica, il quale può leggere<br />

un testo biblico, rivolgere un saluto, una preghiera, o proporre una parola<br />

evangelica per l’occasione.<br />

Per la preparazione di tali celebrazioni, è necessario un previo incontro<br />

dei ministri e della coppia interconfessionale, come già avviene per<br />

la preparazione della liturgia matrimoniale.<br />

Il battesimo o la presentazione, celebrati nell’ambito di una collaborazione<br />

ecumenica, possono costituire, per gli sposi e per le Chiese, uno<br />

stimolo a camminare verso l’unità.<br />

Il ministro della comunità in cui il battesimo viene celebrato è tenuto<br />

a registrarlo come d’uso e a darne comunicazione al ministro dell’altra<br />

Chiesa.


146<br />

vi - l’educazione religiosa dei figli<br />

4.29. Parità dei diritti e dei doveri di entrambi i coniugi<br />

L’educazione religiosa dei figli delle coppie interconfessionali è diritto<br />

e dovere di entrambi i coniugi. Questo significa che in un matrimonio<br />

interconfessionale un coniuge non può delegare interamente all’altro<br />

questo compito, sottraendosi così a una diretta responsabilità che gli<br />

è propria.<br />

Il presente Documento (cfr. n. 2.4) suggerisce al riguardo l’assunzione<br />

di un impegno particolare da parte di uno dei due coniugi, sulla base<br />

di una decisione comunemente concordata: così facendo, si intende conferire<br />

ai figli una precisa identità confessionale.<br />

Nell’ambito di questo orientamento prevalente, rimane irrinunciabile<br />

l’apporto di testimonianza e di educazione da parte dell’altro coniuge.<br />

4.30. Modalità dell’educazione religiosa dei figli<br />

Riguardo all’educazione religiosa dei figli le coppie interconfessionali<br />

possono adottare vari modi di comportamento, sempre nell’ottica di<br />

dare ai figli una formazione di base sostanzialmente biblica e nel contempo<br />

di fare conoscere le diverse impostazioni dottrinali e disciplinari<br />

dell’una e dell’altra Chiesa, tutelando la loro libertà di scelta in vista delle<br />

loro scelte future.<br />

È comunque da escludere, l’adozione di una linea agnostica, neutrale<br />

o confusa, che nel nome dell’equidistanza non preveda nessuna formazione<br />

rinviando ogni eventuale scelta all’età matura.<br />

È chiaro d’altra parte che l’inserimento deve necessariamente avvenire<br />

nell’una o nell’altra comunità, senza escludere la partecipazione alla<br />

vita di entrambe sulla base di un impegno ecumenico vissuto.<br />

4.31. Collaborazione ecumenica nel campo della catechesi<br />

Nell’ambito della educazione alla fede delle Chiese a cui le coppie<br />

interconfessionali si riferiscono è viva l’esigenza di una collaborazione<br />

ecumenica nel campo della catechesi. Essa consiste in una presentazione<br />

di quello che i cristiani hanno in comune, senza tacere le differenze e


147<br />

le divergenze, e in una presentazione dell’altra Chiesa (storia, teologia,<br />

spiritualità) fatta con obiettività e senza pregiudizi.<br />

4.32. Collaborazione interconfessionale nel campo della catechesi<br />

Là dove sono presenti figli di coppie interconfessionali, è necessario<br />

sviluppare a livello locale una collaborazione interconfessionale nel<br />

campo della catechesi attuando una comune programmazione di percorsi<br />

catechistici a contenuto biblico, integrati da una parte dagli elementi<br />

essenziali della Tradizione e del Magistero cattolico e dall’altra dai caratteri<br />

specifici della Confessione di fede dei battisti italiani e da nozioni<br />

della loro configurazione organizzativa. In questi percorsi si potranno<br />

inserire momenti di confronto anche sulle differenze e sulle divergenze,<br />

in modo da aiutare una scelta confessionale là dove questa non sia ancora<br />

stata fatta. Il primo ambito naturale di tale catechesi è la famiglia interconfessionale.<br />

vii - coinvolgimento delle comunità<br />

4.33. Interesse, sostegno e accoglienza da parte delle comunità<br />

È necessario che le comunità interessate siano in qualche modo coinvolte<br />

nell’evento del matrimonio interconfessionale al fine di evitare che<br />

esso resti una questione privata delle singole famiglie.<br />

La crescita dello spirito ecumenico delle comunità è fondamentale<br />

per un’adeguata e fraterna accoglienza del matrimonio interconfessionale.<br />

Proprio perché nessuno nasconde le difficoltà di tale scelta, la coppia<br />

che intraprende questo cammino deve sentirsi compresa e sostenuta,<br />

sia al momento della decisione sia dopo la celebrazione del matrimonio,<br />

nel suo inserimento nell’una e nell’altra comunità. Una parola di accoglienza<br />

in un culto pubblico, rivolta in particolare al coniuge appartenente<br />

all’altra Chiesa, può essere utile e opportuna.<br />

4.34. Presenza attiva da parte delle coppie interconfessionali<br />

Per quanto possibile, nel pieno rispetto della loro specificità, le coppie<br />

interconfessionali devono essere attivamente presenti nelle comu-


148<br />

nità costruendo quelle relazioni che sono così importanti per sviluppare<br />

conoscenza e comprensione e contribuendo a promuovere attività ecumeniche<br />

di incontro, studio biblico e preghiera.<br />

4.35. Comunione eucaristica e comunione della Chiesa universale<br />

Cattolici e battisti in modi diversi affermano lo stretto legame tra comunione<br />

eucaristica e comunione della Chiesa universale secondo la parola<br />

dell’Apostolo Paolo: “Siccome vi è un unico pane, noi, che siamo<br />

molti, siamo un corpo unico, perché partecipiamo tutti a quell’unico pane”<br />

(1Cor 10, 17). Tuttavia permangono diversità nell’interpretare questo<br />

legame e nel trarne le conseguenze a livello teologico e pastorale.<br />

4.36. Il problema della reciproca ospitalità eucaristica<br />

Dei problemi e delle responsabilità che le coppie interconfessionali<br />

dovranno affrontare con il sostegno fraterno della comunità cristiana,<br />

fa parte il delicato problema della reciproca ospitalità eucaristica e<br />

cioè dell’accoglienza alla Cena del Signore del coniuge che è membro<br />

dell’altra Chiesa.<br />

4.37. L’ospitalità eucaristica per le Chiesa battiste<br />

Le Chiese battiste accolgono alla Cena del Signore tutti coloro che nella<br />

fede liberamente “esaminando se stessi” e “discernendo di essere parte<br />

del corpo del Signore” (1Cor 11, 28-29) si avvicinano alla Cena stessa,<br />

che è confessata essere del Signore e non di una particolare Chiesa.<br />

4.38. L’ospitalità eucaristica per la Chiesa cattolica<br />

La Chiesa cattolica, dal canto suo, ritiene che la piena comunione ecclesiale<br />

e la sua espressione visibile siano indispensabili per la partecipazione<br />

comune all’Eucaristia. Per tali ragioni l’ammissione del coniuge<br />

battista a tale sacramento può avvenire soltanto se vi è pericolo di<br />

morte o urgesse altra grave necessità.<br />

Non è altresì consentita la partecipazione di cattolici alla Cena del Signore<br />

in una Chiesa evangelica, in quanto non c’è il reciproco riconosci-


149<br />

mento del ministero ordinato e perché non c’è una comune dottrina eucaristica.<br />

4.39. Il comune impegno delle coppie interconfessionali<br />

Nel contesto di consonanze e differenze delineato in questo Documento<br />

comune, le coppie interconfessionali sono impegnate a vivere il loro<br />

matrimonio, con l’aiuto dello Spirito e il conforto della Parola, rispondendo<br />

così a quella particolare vocazione che il Signore rivolge loro.<br />

CONCLUSIONE<br />

Il presente Documento, elaborato di comune accordo, è stato concepito<br />

come un concreto passo nel cammino ecumenico fra le Chiese battiste e<br />

la Chiesa cattolica in Italia, in un campo particolarmente delicato e atto ad<br />

aprire la via a ulteriori sviluppi. Questo testo è nello stesso tempo una sfida<br />

e una promessa di significativi sviluppi del dialogo ecumenico.<br />

Nel rispetto delle reciproche posizioni, si è cercato di cogliere con attenzione<br />

il patrimonio comune di fede, di interpretare obiettivamente le<br />

divergenze, che soltanto la fede in Cristo e la grazia del Signore possono<br />

far superare, e di fornire indicazioni pratiche perché un matrimonio interconfessionale<br />

possa avvenire con la partecipazione e il riconoscimento<br />

delle due comunità di appartenenza.<br />

L’auspicio più generale è che esso contribuisca a incrementare la mutua<br />

comprensione fra la Chiesa cattolica e le Chiese battiste in Italia e a<br />

rinnovare il comune impegno per un più spedito cammino verso l’unità<br />

dei cristiani.<br />

Roma, 30 giugno <strong>2009</strong><br />

Per la Conferenza Episcopale Italiana<br />

Angelo Card. Bagnasco<br />

Presidente<br />

Per l’Unione Cristiana Evangelica<br />

Battista d’Italia<br />

Past. Anna Maffei<br />

Presidente


150<br />

Rendiconto,<br />

previsto dall’art. 44 della legge 20 maggio 1985, n. 222,<br />

relativo all’utilizzazione delle somme<br />

pervenute nell’anno 2008<br />

all’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero<br />

e alla Conferenza Episcopale Italiana<br />

in forza degli artt. 46 e 47 della medesima legge<br />

L’articolo 44 della legge 20 maggio 1985, n. 222, dispone che la Conferenza<br />

Episcopale Italiana trasmetta annualmente all’autorità statale<br />

competente il rendiconto relativo all’effettiva utilizzazione delle somme<br />

di cui agli articoli 46, 47 e 50, terzo comma, della stessa legge e lo pubblichi<br />

sul «Notiziario della Conferenza Episcopale Italiana», organo ufficiale<br />

della Conferenza medesima.<br />

In adempimento a tale disposizione, si pubblica il rendiconto relativo<br />

all’anno 2008, con alcune annotazioni illustrative, inviato dal Presidente<br />

della CEI, Card. Angelo Bagnasco, al Ministro dell’Interno, On.<br />

Roberto Maroni, con lettera in data 30 giugno <strong>2009</strong>, prot. n. 503/<strong>2009</strong>,<br />

ai sensi dell’art. 20 del regolamento di esecuzione della legge 222/1985,<br />

approvato con dPR 13 febbraio 1987, n. 33.<br />

Nell’indicare i singoli dati si segue l’ordine delle lettere del comma<br />

secondo dell’art. 44:<br />

* Lettera a)<br />

- Numero dei sacerdoti a favore dei quali si è provveduto nell’anno<br />

2008:<br />

- sacerdoti abili a prestare un servizio a tempo pieno in favore delle<br />

diocesi n. 34.649<br />

- sacerdoti non abili a prestare un servizio a tempo pieno in favore delle<br />

diocesi n. 3.040<br />

* Lettera b)<br />

- Somma stabilita dalla Conferenza Episcopale Italiana per il dignitoso<br />

sostentamento dei sacerdoti (al netto dei contributi previdenziali dovuti<br />

al Fondo Clero dell’INPS e al lordo delle ritenute fiscali):


151<br />

- sacerdoti abili a prestare un servizio a tempo pieno:<br />

da un minimo di € 11.520,00 (€ 960,00 mensili x 12 mensilità)<br />

ad un massimo di € 21.456,16 (€ 1.788,00 mensili x 12 mensilità)<br />

- sacerdoti non abili a prestare un servizio a tempo pieno:<br />

sacerdoti: € 15.552,00 (€ 1.296,00 mensili x 12 mensilità)<br />

Vescovi emeriti: € 18.864,00 (€ 1.572,00 mensili x 12 mensilità)<br />

* Lettera c)<br />

- Ammontare complessivo delle somme di cui agli articoli 46 e 47 destinate<br />

al sostentamento del clero:<br />

- erogazioni liberali pervenute all’Istituto Centrale per il sostentamento<br />

del clero e deducibili a termini dell’art. 46 € 16.803.400<br />

- importo destinato dalla CEI a valere sull’anticipo dell’8 per mille IR-<br />

PEF € 373.000.000<br />

* Lettera d)<br />

- Numero dei sacerdoti a cui è stata assicurata<br />

l’intera remunerazione: n. 180<br />

* Lettera e)<br />

- Numero dei sacerdoti a cui<br />

è stata assicurata un’integrazione: n. 34.743<br />

* Lettera f)<br />

- Ammontare delle ritenute fiscali e dei contributi previdenziali operati<br />

ai sensi dell’art. 25:<br />

- ritenute fiscali<br />

€ 70.357.029<br />

- contributi previdenziali<br />

€ 27.381.687<br />

* Lettera g)<br />

- Interventi finanziari dell’Istituto Centrale a favore dei singoli Istituti<br />

per il sostentamento del clero € 360.030.312<br />

* Lettera h)<br />

- Interventi operati per le altre finalità previste dall’art. 48:<br />

1. Esigenze di culto della popolazione<br />

La somma destinata a questa finalità è stata pari a € 424.513.714,96.<br />

In particolare, essa è stata così ripartita:


152<br />

- per l’edilizia di culto: € 185.000.000;<br />

- alle diocesi, per il sostegno delle attività<br />

di culto e pastorale: € 160.000.000;<br />

- per interventi di rilievo nazionale definiti dalla CEI: € 38.000.000;<br />

- per il “fondo speciale” finalizzato alla promozione<br />

della catechesi e dell’educazione cristiana: € 32.513.714,96;<br />

- per l’attività dei Tribunali ecclesiastici regionali<br />

per le cause matrimoniali: € 9.000.000.<br />

2. Interventi caritativi in Italia e nei paesi del terzo mondo<br />

La somma destinata a questa finalità è stata pari a € 205.000.000.<br />

In particolare, essa è stata così ripartita:<br />

- alle diocesi, per interventi caritativi a favore della collettività nazionale:<br />

€ 90.000.000;<br />

- per interventi caritativi di rilievo nazionale<br />

definiti dalla CEI: € 30.000.000;<br />

- per interventi caritativi<br />

a favore di paesi del terzo mondo: € 85.000.000.<br />

* * *<br />

ANNOTAZIONI<br />

L’art. 44 della legge 20 maggio 1985, n. 222 dispone: “la Conferenza<br />

Episcopale Italiana trasmette annualmente all’autorità statale competente<br />

un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme di<br />

cui agli articoli 46, 47 [e 50, terzo comma]”, e indica gli elementi che<br />

“tale rendiconto deve comunque precisare”.<br />

sostentamento del clero cattolico<br />

1. Quanto al dato di cui alla lettera a) dell’art. 44, comma secondo:<br />

Il numero di 37.689 (34.649 + 3.040) individua i sacerdoti inseriti nel<br />

sistema di sostentamento nel corso del 2008, compresi coloro che sono<br />

deceduti tra il 2 gennaio e il 31 dicembre dello stesso anno.


153<br />

I primi (34.649) sono coloro che hanno avuto titolo a una remunerazione<br />

per il ministero svolto a tempo pieno in servizio delle diocesi (cf.<br />

art. 24); i secondi (3.040) sono coloro a cui si è provveduto a titolo di<br />

previdenza integrativa (cf. art. 27, comma primo), non essendo essi più<br />

in grado di svolgere un servizio a tempo pieno.<br />

2. Quanto ai dati di cui alla lettera b):<br />

L’esistenza di un importo minimo e di un importo massimo di remunerazione<br />

assicurato ai sacerdoti deriva dalle scelte operate nella definizione<br />

del sistema remunerativo.<br />

A ciascun sacerdote spetta un numero X di punti; ogni anno la CEI<br />

determina il valore monetario del singolo punto (per il 2008: € 12,00);<br />

la remunerazione assicurata corrisponde al prodotto del numero dei punti<br />

per il valore del punto.<br />

Il numero dei punti varia in concreto per ciascun sacerdote, perché<br />

a partire da un numerobase uguale per tutti (nel 2008: 80 punti mensili)<br />

sono attribuiti punti ulteriori (fino a un massimo di 149 punti mensili)<br />

al verificarsi di circostanze previste dalla normativa data dalla CEI ai<br />

sensi dell’art. 75 della legge n. 222/1985 e secondo gli indirizzi del can.<br />

281 del codice di diritto canonico (oneri particolari connessi con l’esercizio<br />

di taluni uffici; anzianità nell’esercizio del ministero sacerdotale;<br />

spese per alloggio in mancanza di casa canonica; condizioni di speciale<br />

difficoltà).<br />

3. Quanto ai dati di cui alla lettera c):<br />

Le offerte deducibili previste dall’art. 46, destinate al sostentamento<br />

del clero cattolico nel 2008, sono state pari a € 16.803.400.<br />

Si tratta dell’importo complessivo delle erogazioni liberali versate nel<br />

corso del 2007 dai donanti sui conti correnti postale e bancari dell’Istituto<br />

Centrale oppure presso gli Istituti diocesani per il sostentamento del<br />

clero all’uopo delegati, del quale l’Istituto Centrale ha avuto conoscenza<br />

esauriente soltanto dopo la chiusura dell’esercizio 2007, al ricevimento<br />

delle rendicontazioni degli enti collettori; conseguentemente detto importo<br />

è stato destinato al sostentamento del clero nell’esercizio successivo<br />

(2008).


154<br />

La somma di € 373.000.000 corrisponde all’importo trasmesso dalla<br />

CEI all’Istituto Centrale prelevandolo dal versamento complessivo di<br />

€ 1.002.513.714,96 effettuato dallo Stato nell’anno 2008 ai sensi dell’ultimo<br />

comma dell’art. 47.<br />

4. Quanto ai dati di cui alle lettere d) ed e):<br />

Come è noto, il sistema di sostentamento del clero cattolico è impostato<br />

secondo i seguenti criteri:<br />

A. I sacerdoti che svolgono servizio in favore della diocesi “comunicano<br />

annualmente all’Istituto diocesano per il sostentamento del clero:<br />

a) la remunerazione che, secondo le norme stabilite dal Vescovo dioce-<br />

sano, sentito il Consiglio presbiterale, ricevono dagli enti ecclesiastici<br />

presso i quali esercitano il ministero;<br />

b) gli stipendi eventualmente ad essi corrisposti da altri soggetti” (art. 33).<br />

B. “L’Istituto verifica, per ciascun sacerdote, i dati ricevuti a norma<br />

dell’art. 33. Qualora la somma dei proventi di cui al medesimo articolo<br />

non raggiunga la misura determinata dalla Conferenza Episcopale<br />

Italiana a norma dell’articolo 24, primo comma, l’Istituto stabilisce<br />

l’integrazione spettante, dandone comunicazione all’interessato”<br />

(art. 34, comma primo).<br />

C. “Gli Istituti diocesani per il sostentamento del clero provvedono<br />

all’integrazione di cui all’art. 34 con i redditi del loro patrimonio.<br />

Qualora tali redditi risultino insufficienti, gli Istituti richiedono<br />

all’Istituto Centrale la somma residua necessaria ad assicurare ad<br />

ogni sacerdote la remunerazione nella misura stabilita” (art. 35, commi<br />

primo e secondo).<br />

In pratica possono dunque verificarsi tre situazioni:<br />

• Taluni sacerdoti non ricevono alcuna remunerazione dall’ente ecclesiastico,<br />

perché questo è impossibilitato a intervenire in loro favore<br />

per mancanza totale di mezzi; se il sacerdote non ha altre entrate<br />

computabili, gli si deve l’intera remunerazione.<br />

I sacerdoti versanti in questa condizione sono stati 180.


155<br />

• Altri sacerdoti ricevono una remunerazione da enti ecclesiastici o godono<br />

di altre entrate computabili; se con queste risorse non raggiungono<br />

la misura di remunerazione loro attribuita (cf. quanto annotato<br />

più sopra alla lettera B), hanno diritto di ricevere una integrazione fino<br />

alla concorrenza di tale misura.<br />

I sacerdoti versanti in questa condizione sono stati 34.743.<br />

• Altri sacerdoti, infine, che ricevono una remunerazione da enti ecclesiastici<br />

o godono di altre entrate computabili, raggiungono con questi<br />

apporti o addirittura superano la misura di remunerazione loro attribuita;<br />

in questo caso non è dovuta loro alcuna integrazione.<br />

I sacerdoti versanti in questa condizione sono stati 2.766.<br />

5. Quanto al dato di cui alla lettera f):<br />

A proposito delle ritenute fiscali è opportuno ricordare che si tratta di<br />

quelle operate dall’Istituto Centrale su due possibili componenti della<br />

remunerazione dei sacerdoti:<br />

- la remunerazione ricevuta da enti ecclesiastici;<br />

- la remunerazione totale o l’integrazione ricevuta dagli Istituti per il<br />

sostentamento del clero.<br />

È da sottolineare, peraltro, che il carico fiscale complessivo che è gravato<br />

sui sacerdoti nel 2008 è maggiore dell’importo indicato: quando,<br />

per esempio, a comporre la remunerazione attribuita al sacerdote concorre<br />

uno stipendio (insegnamento della religione cattolica nelle scuole,<br />

assistenza spirituale negli ospedali o nelle carceri, ecc.) le ritenute sul<br />

medesimo sono operate direttamente dallo Stato. È noto inoltre che lo<br />

Stato effettua le ritenute sulle pensioni di cui eventualmente i sacerdoti<br />

godono.<br />

A proposito dei contributi previdenziali si precisa che si tratta di quelli<br />

dovuti, ai sensi della legge 22 dicembre 1973, n. 903, per il Fondo speciale<br />

clero costituito presso l’INPS, l’iscrizione al quale è obbligatoria<br />

per ogni sacerdote secolare avente cittadinanza italiana e per ogni sacerdote<br />

non avente cittadinanza italiana, ma presente sul territorio italiano<br />

al servizio di diocesi italiane.


156<br />

6. Quanto alla lettera g):<br />

Se si confrontano i dati relativi al primo e terzo comma del precedente<br />

punto 3 delle presenti annotazioni (€ 389.803.400) e la somma erogata<br />

dall’Istituto Centrale ai singoli Istituti diocesani per il sostentamento<br />

del clero (€ 360.030.312) – utilizzata per la corresponsione ai sacerdoti<br />

delle integrazioni e degli assegni di previdenza, per il versamento dei<br />

contributi previdenziali al Fondo Clero dell’INPS, per il pagamento del<br />

premio di una polizza sanitaria integrativa in favore del Clero – si constata<br />

la differenza positiva di € 29.773.088. Tale somma sarà utilizzata<br />

per le esigenze del sostentamento del clero dell’anno successivo.


157<br />

Modifiche della delibera n. 58<br />

in materia di sostentamento del clero<br />

e determinazioni conseguenti<br />

Per tener conto del carico economico aggiuntivo gravante sui sacerdoti,<br />

secolari e religiosi, che svolgono il servizio di docenti stabili e officiali<br />

a tempo pieno nelle Facoltà teologiche italiane, negli Istituti accademici<br />

equiparati e negli Istituti superiori di scienze religiose e per stabilire<br />

il criterio da seguire per determinare la quota della remunerazione<br />

dovuta dalle parrocchie personali al parroco e ai vicari parrocchiali, la<br />

59 a Assemblea Generale ha modificato la delibera CEI n. 58 (Testo unico<br />

delle disposizioni di attuazione delle norme relative al sostentamento del<br />

clero che svolge servizio in favore delle diocesi).<br />

In particolare, relativamente al primo punto, è stato deciso l’inserimento<br />

delle citate categorie di sacerdoti tra quelle destinatarie di punti<br />

aggiuntivi per i particolari oneri connessi con l’esercizio del loro ufficio,<br />

restando al Consiglio Permanente la competenza a determinare il relativo<br />

numero, come già avviene per le altre categorie.<br />

Quanto al secondo punto, al fine di confermare il principio generale<br />

in forza del quale ogni ente ecclesiastico è tenuto a provvedere almeno in<br />

parte alla remunerazione dei sacerdoti addetti al suo servizio e in considerazione<br />

dell’inapplicabilità del meccanismo della “quota capitaria”,<br />

adottato per le parrocchie territoriali, stante la difficoltà di determinare<br />

con precisione il numero dei fedeli afferenti una parrocchia personale, è<br />

stata attribuita al Vescovo diocesano la competenza a stabilire la remunerazione<br />

dovuta dalla parrocchia personale al parroco e ai vicari parrocchiali,<br />

stabilendo altresì che detta somma non può essere inferiore al<br />

minimo periodicamente stabilito dal Consiglio Permanente.<br />

Le citate modifiche sono state rese esecutive dalle determinazioni approvate<br />

dal Consiglio Episcopale Permanente che, nella sessione del 21-<br />

24 settembre <strong>2009</strong>, ai sensi del novellato articolo 6 della delibera n. 58,<br />

ha stabilito il numero dei punti aggiuntivi spettante ai sacerdoti, secolari<br />

e religiosi, che svolgono il servizio di docenti stabili e officiali a tempo<br />

pieno nelle Facoltà teologiche italiane, negli Istituti accademici equiparati<br />

e negli Istituti superiori di scienze religiose nonché la somma minima<br />

che in ogni caso deve essere garantita dalla parrocchia personale<br />

al parroco e ai vicari parrocchiali, e ha deciso che queste determinazioni<br />

entrino in vigore il 1° gennaio 2010.


158<br />

Prot. n. 698/<strong>2009</strong><br />

decreto<br />

La Conferenza Episcopale Italiana, nella 59 a Assemblea Generale del<br />

25-29 maggio <strong>2009</strong>, ha esaminato e approvato con la prescritta maggioranza<br />

due distinte delibere che modificano l’articolo 2, § 2, lettera c),<br />

e l’articolo 4, § 3, primo capoverso, lettera a) della delibera n. 58 («Testo<br />

unico delle disposizioni di attuazione delle norme relative al sostentamento<br />

del clero che svolge servizio in favore delle diocesi»), approvata<br />

il 1° agosto 1991, concernenti rispettivamente l’attribuzione di punti aggiuntivi<br />

ai sacerdoti docenti e officiali a tempo pieno nelle Facoltà teologiche<br />

e negli Istituti superiori di scienze religiose, e l’individuazione del<br />

criterio per stabilire la quota della remunerazione dei parroci e dei vicari<br />

parrocchiali a carico delle parrocchie personali. Contestualmente all’indicata<br />

modifica dell’articolo 4, § 3, primo capoverso lettera a), è stato<br />

modificato anche l’articolo 6 della medesima delibera.<br />

Con il presente decreto, nella mia qualità di Presidente della Conferenza<br />

Episcopale Italiana, per mandato della stessa Assemblea, dopo<br />

aver ottenuto la debita recognitio della Santa Sede con lettera della Segreteria<br />

di Stato n. 3701/09/RS del 7 luglio <strong>2009</strong>, in conformità al can.<br />

455, §§ 2-3 del codice di diritto canonico e ai sensi degli articoli 16, § 3,<br />

e 27, lettera f), dello statuto e dell’articolo 72 del Regolamento della CEI<br />

promulgo attraverso la pubblicazione nel «Notiziario della Conferenza<br />

Episcopale Italiana» le delibere nel testo allegato al presente decreto.<br />

Roma, 29 settembre <strong>2009</strong><br />

Mariano Crociata<br />

Segretario Generale<br />

Angelo Card. Bagnasco<br />

Presidente


159<br />

La 59 a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana<br />

- Vista la delibera CEI n. 58;<br />

- considerata l’opportunità di riconoscere i particolari oneri connessi<br />

all’esercizio dell’ufficio di docente stabile e di officiale a tempo pieno<br />

delle Facoltà Teologiche e degli Istituti Superiori di Scienze Religiose;<br />

- visto l’art. 75, commi secondo e terzo, delle Norme approvate con il<br />

Protocollo 15 novembre 1984;<br />

- ai sensi del can. 455 del codice di diritto canonico e dell’art. 16 dello<br />

statuto della C.E.I.,<br />

delibera<br />

L’art. 2, § 2, lettera c) della delibera CEI n. 58 (Testo unico delle disposizioni<br />

di attuazione delle norme relative al sostentamento del clero<br />

che svolge servizio in favore delle diocesi) è così modificato:<br />

c) per tener conto dei particolari oneri connessi all’esercizio del loro ufficio,<br />

è attribuito un numero determinato di punti aggiuntivi:<br />

- ai Vescovi e a coloro che sono in iure ad essi equiparati;<br />

- ai Vescovi incaricati della cura di più diocesi;<br />

- ai sacerdoti che esercitano l’ufficio di vicario generale o di vicario<br />

episcopale;<br />

- ai parroci incaricati della cura di più parrocchie o di parrocchie molto<br />

estese o di parrocchie aventi più di quattromila abitanti; ai parroci incaricati<br />

dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica;<br />

ai parroci che svolgono il ministero di cappellano negli istituti<br />

di prevenzione e di pena ai sensi della legge 4 marzo 1982, n. 68, fermo<br />

restando che nel caso di concorso di due o più delle fattispecie indicate<br />

l’attribuzione in favore del parroco viene operata una sola volta,<br />

con riferimento a quella che prevede il maggior numero di punti;<br />

- ai sacerdoti secolari e religiosi che prestano servizio con la qualifica<br />

di professore ordinario, straordinario e associato o come officiali a<br />

tempo pieno nelle Facoltà teologiche italiane e negli Istituti accademici<br />

equiparati e ai sacerdoti secolari e religiosi che prestano servizio<br />

in qualità di docenti o di officiali a tempo pieno negli Istituti superiori<br />

di scienze religiose eretti nelle diocesi italiane;”.


160<br />

La 59 a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana<br />

- Vista la delibera CEI n. 58;<br />

- tenuto conto che per la parrocchia personale, costituita ai sensi<br />

della seconda parte del can. 518 del codice di diritto canonico, non<br />

trova applicazione il principio territoriale;<br />

- rilevata la necessità di stabilire i criteri per la determinazione della<br />

remunerazione dovuta dalla parrocchia personale al parroco e ai vicari<br />

parrocchiali;<br />

- visto l’art. 75, commi secondo e terzo, delle Norme approvate con il<br />

Protocollo 15 novembre 1984;<br />

- ai sensi del can. 455 del codice di diritto canonico e dell’art. 16 dello<br />

statuto della C.E.I.,<br />

delibera<br />

1. L’art. 4, § 3, primo capoverso, lettera a) della delibera CEI n. 58 (Testo<br />

unico delle disposizioni di attuazione delle norme relative al sostentamento<br />

del clero che svolge servizio in favore delle diocesi) è<br />

così modificato:<br />

“a) la parrocchia è tenuta ad assicurare al parroco o al parroco in solidum<br />

moderatore una somma mensile pari al prodotto di una determinata<br />

quota capitaria per il numero degli abitanti della circoscrizione<br />

parrocchiale, al vicario parrocchiale o al parroco in solidum<br />

non moderatore una somma pari al 50%, ovvero, qualora<br />

goda di altri redditi di cui all’art. 3, una somma pari al 25% della<br />

remunerazione dovuta al parroco. Per coloro che esercitano i<br />

predetti uffici in più parrocchie le somme come sopra determinate<br />

sono ulteriormente ridotte della metà. La parrocchia personale<br />

è tenuta ad assicurare una remunerazione pari alla somma stabilita<br />

dal Vescovo diocesano, che non può in ogni caso essere inferiore<br />

al minimo periodicamente stabilito dalla C.E.I.;”.<br />

2. L’art. 6 della delibera CEI n. 58 (Testo unico delle disposizioni di attuazione<br />

delle norme relative al sostentamento del clero che svolge<br />

servizio in favore delle diocesi) è così modificato:<br />

“Le determinazioni previste dalle disposizioni dell’art. 2, § 3,<br />

dell’art. 4, §§ 1, 3 e 4, dell’art. 4 bis, § 1 e dell’art. 5 sono adotta-


161<br />

te dal Consiglio Episcopale Permanente previa, se possibile, consultazione<br />

delle Conferenze Episcopali Regionali.”.<br />

Prot. n. 699/<strong>2009</strong><br />

* * *<br />

decreto<br />

Il Consiglio Episcopale Permanente, nella sessione del 21-24 settembre<br />

<strong>2009</strong>, ha esaminato e approvato le determinazioni concernenti taluni<br />

meccanismi di calcolo della remunerazione del clero.<br />

Con il presente decreto, nella mia qualità di Presidente della Conferenza<br />

Episcopale Italiana, in conformità all’art. 72 del Regolamento della<br />

CEI promulgo attraverso la pubblicazione nel «Notiziario della Conferenza<br />

Episcopale Italiana» le determinazioni nel testo allegato al presente<br />

decreto.<br />

Roma, 29 settembre <strong>2009</strong><br />

MARIANO CROCIATA<br />

Segretario Generale<br />

ANGELO CARD. BAGNASCO<br />

Presidente<br />

Il Consiglio Episcopale Permanente<br />

- Visti l’art. 1, lettere i) ed l) e l’art. 2, §§ 2, lettera c) ultimo alinea e 3<br />

della delibera CEI n. 58 (Testo unico delle disposizioni di attuazione<br />

delle norme relative al sostentamento del clero che svolge servizio in<br />

favore delle diocesi);<br />

- ai sensi dell’art. 6 della stessa delibera e dell’art. 23, lettera p) dello<br />

statuto della C.E.I.,


162<br />

approva<br />

la seguente determinazione<br />

1. Per tener conto dei particolari oneri connessi all’esercizio del loro ufficio,<br />

ai sacerdoti secolari e religiosi che prestano servizio con la qualifica<br />

di professore ordinario, straordinario e associato o come officiali<br />

a tempo pieno nelle Facoltà teologiche italiane e negli Istituti<br />

accademici equiparati e ai sacerdoti secolari e religiosi che prestano<br />

servizio in qualità di docenti o di officiali a tempo pieno negli Istituti<br />

superiori di scienze religiose eretti nelle diocesi italiane vengono attribuiti<br />

10 punti.<br />

2. La presente determinazione entra in vigore il 1° gennaio 2010.<br />

Il Consiglio Episcopale Permanente<br />

- Visto l’art. 4, § 3, primo capoverso, lettera a) della delibera CEI n. 58<br />

(Testo unico delle disposizioni di attuazione delle norme relative al<br />

sostentamento del clero che svolge servizio in favore delle diocesi);<br />

- ai sensi dell’art. 6 della stessa delibera e dell’art. 23, lettera p) dello<br />

statuto della C.E.I.,<br />

approva<br />

la seguente determinazione<br />

1. La parrocchia personale è tenuta ad assicurare al parroco una somma<br />

mensile non inferiore a euro 52,00, al vicario parrocchiale o al parroco<br />

in solidum non moderatore una somma pari al 50%.<br />

2. La presente determinazione entra in vigore il 1° gennaio 2010.


Conferenza<br />

Episcopale<br />

Pugliese


Episcopio di <strong>Gravina</strong> in Puglia dopo il restauro - ingresso.


165<br />

Messaggio<br />

in occasione del Centenario<br />

del Pontificio Seminario Teologico<br />

Regionale Pugliese “Pio XI”<br />

L’11 novembre 1908 iniziava ufficialmente la sua attività formativa il<br />

Pontificio Seminario Regionale Pugliese, fortemente voluto dalla sollecitudine<br />

del Sommo Pontefice S. Pio X e dalla concorde decisione dei Vescovi<br />

della Regione. Oggi, 11 novembre 2008, a cento anni di distanza dalla sua<br />

fondazione, apriamo le celebrazioni giubilari con la presenza di Sua Em.za<br />

il cardinale Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione<br />

Cattolica (dei Seminari e degli Istituti di Studi), che presiederà la<br />

solenne liturgia eucaristica e con la partecipazione di tutti i Vescovi pugliesi.<br />

Sarà questa una occasione per rendere grazie a Dio per i favori che ha<br />

elargito alla comunità del Seminario e, per suo tramite, a tutte le Chiese di<br />

Puglia. Come Pastori, sentiamo il bisogno di rendere partecipi di tale gioia<br />

non solo le comunità cristiane, ma anche l’intera Regione, che, della presenza<br />

e del lavoro dei sacerdoti formati nel Regionale, ha potuto beneficiare.<br />

Saluto con viva cordialità Sua Eminenza il Cardinale Salvatore De Giorgi,<br />

nostro ex alunno, i Vescovi pervenuti dalle altre regioni, a vario titolo legati<br />

al nostro Seminario. Con viva deferenza saluto le Autorità civili e militari<br />

e tutti gli amici convenuti. La vostra presenza è segno di attenzione, gratitudine<br />

e affetto.<br />

Fino al 1915, il Seminario Regionale ha avuto la sua sede a Lecce, presso<br />

il Collegio “Argento”, sotto la direzione dei Padri Gesuiti; di qui si trasferì<br />

negli ambienti del Seminario Vescovile di Molfetta e passò sotto la direzione<br />

del clero secolare. L’accresciuto numero degli alunni spinse il Sommo<br />

Pontefice Pio XI a ideare la costruzione di un nuovo edificio, finché fu individuato<br />

un terreno alla periferia di Molfetta, dove, il 7 giugno 1925, fu posta<br />

la prima pietra. Dopo appena un anno, il 4 novembre 1926, il Seminario ebbe<br />

la sua nuova sede, inaugurata solennemente dal Legato Pontificio, Card.<br />

Gaetano Bisleti, Prefetto della Sacra Congregazione dei Seminari, e assunse<br />

la denominazione di Pontificio Seminario Regionale Pugliese “Pio XI”, in<br />

segno di gratitudine nei confronti del Sommo Pontefice. Il 1° luglio 1968 il<br />

Pontificio Seminario Regionale Pugliese, come gli altri seminari regionali,<br />

fu trasferito alla giurisdizione della Conferenza Episcopale Pugliese.<br />

Il 20 giugno 2005 la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha eretto la


166<br />

Facoltà Teologica Pugliese, di cui fanno parte l’Istituto Teologico Regina<br />

Apuliae di Molfetta, l’Istituto di Teologia Ecumenico Patristica Greco-<br />

Bizantina San Nicola di Bari e l’Istituto Teologico Interreligioso Santa<br />

Fara di Bari. Manifestiamo ancora gratitudine a Sua Eminenza il Cardinale<br />

Grocholewski che ha permesso il raggiungimento di questo nuovo traguardo<br />

e a Sua Eccellenza Mons. Ruppi che ne ha propiziato l’iter preparatorio.<br />

Nel corso di questi cento anni, migliaia sono stati i giovani formati nel<br />

Seminario Regionale; più di 2.200 gli alunni ordinati presbiteri e, tra le fila<br />

dei docenti e degli ex alunni, sessanta sono stati consacrati vescovi e quattro<br />

elevati alla dignità cardinalizia. Ciascuno con il suo carisma particolare,<br />

quasi rifrangendo in tanti raggi diversi l’unica luce, questi sacerdoti hanno<br />

custodito e accompagnato la fede delle nostre comunità e, con l’entusiasmo<br />

del loro ministero, si sono prodigati generosamente a favore della nostra<br />

Regione. Pensiamo a quanto impegno è stato da loro profuso nelle scuole,<br />

nell’educazione dei giovani, tra le corsie degli ospedali, negli ambienti<br />

di lavoro, nelle carceri… per non parlare del quotidiano lavoro da loro vissuto<br />

nelle parrocchie, condividendo la vita della gente, accompagnandone<br />

i momenti di gioia e di fatica, seminando nel mondo la speranza di nostro<br />

Signore Gesù Cristo. Presbiteri totalmente immersi nel popolo, segni, pur<br />

nella loro fragilità umana, di un Dio che si prende cura del suo gregge!<br />

Fra gli innumerevoli sacerdoti che hanno vissuto con esemplarità il loro<br />

ministero, non possiamo non ricordare alcuni educatori ed ex alunni<br />

del nostro Seminario, di cui è in corso il processo di canonizzazione<br />

e che attualmente le comunità cristiane di Puglia venerano come servi<br />

di Dio: il rettore Mons. Raffaello Delle Nocche (l877-1960); il docente<br />

Mons. Nicola Riezzo (1904-1998); gli ex alunni don Angelo Raffaele<br />

Dimiccoli (1887-1956), Mons. Agostino Castrillo, O.FM. (1904-1955),<br />

don Ambrogio Grittani (1907-1951), don Ruggero Caputo (1907-1980),<br />

don Ugo De Blasi (1918-1982), Mons. Antonio Bello (1935-1993).<br />

La loro opera sacerdotale si è esplicitata in diversi ambiti dell’azione pastorale:<br />

dall’assistenza degli ultimi e dei fanciulli al silenzioso servizio<br />

di guida spirituale e vocazionale, dalla formazione di mature coscienze<br />

laicali all’impegno diretto per l’applicazione del Concilio Vaticano II…<br />

In questi presbiteri splende in modo eloquente, anche per il nostro tempo,<br />

tutta la bellezza di una vita donata a Cristo nella sua Chiesa, vita che trova<br />

nella carità pastorale la sua ragion d’essere più profonda.<br />

Desideriamo con questo messaggio esprimere anche tutta la nostra gratitudine<br />

e quella delle Chiese di Puglia a coloro che a vario titolo – retto-


167<br />

ri, padri spirituali, educatori, docenti, collaboratori e benefattori – si sono<br />

adoperati, in tutti questi anni, per la formazione dei seminaristi. I tanti formatori,<br />

che nel tempo si sono avvicendati nell’opera educativa, hanno saputo<br />

mettere, con discrezione, la loro vita a servizio dei giovani loro affidati,<br />

col solo desiderio di veder crescere e camminare nel mondo presbiteri<br />

secondo il cuore di Dio. Un particolare ringraziamento all’attuale rettore,<br />

Mons. Antonio Ladisa e al Preside della Facoltà, Mons. Salvatore Palese.<br />

Attualmente nel nostro Seminario Regionale vivono e si formano al ministero<br />

presbiterale 197 seminaristi; ad essi si aggiungono altri 28 giovani<br />

che formano la comunità propedeutica, nata nel 2002 per volontà dei<br />

Vescovi pugliesi con l’intento di garantire un primo e sereno discernimento<br />

di quanti intendono iniziare il cammino formativo in Seminario. Il numero<br />

delle vocazioni al sacerdozio in Puglia è rimasto pressoché stabile, non risentendo<br />

mai in maniera significativa del calo registrato in altre regioni italiane:<br />

ciò è segno della profonda religiosità del nostro popolo. Ringraziamo<br />

il Signore per i germi di vocazione che semina nella nostra Regione e preghiamo<br />

perché le famiglie e le comunità cristiane siano grembo fecondo in<br />

cui tanti giovani possano incontrare il Signore che li chiama a consacrare la<br />

propria vita a Lui nel servizio dei fratelli. La ricorrenza centenaria sia per il<br />

Seminario Regionale un’occasione propizia per fare memoria grata del passato,<br />

ricordando tutto il cammino che il Signore ha fatto percorrere finora<br />

(cf Dt 8, 2), perché, proteso verso il futuro (cf Fil 3, 13), sappia scorgere i segni<br />

dei tempi nuovi e continuare a formare presbiteri fedeli a Dio e alla storia<br />

degli uomini. Per questo, mentre invochiamo dal Padre la sua benedizione,<br />

affidiamo tutta la comunità del Seminario Regionale alla Vergine Maria,<br />

venerata a Molfetta col titolo di Regina Apuliae. Confortati dal suo sguardo<br />

materno, incoraggiati dalla bella testimonianza degli otto servi di Dio, nostri<br />

intercessori in cielo, teniamo fisso lo sguardo su Gesù, origine e compimento<br />

della nostra fede (cf Eb 12, 2): dinanzi al suo cuore di Pastore deponiamo<br />

con fiducia ogni nostro desiderio (cf Sal 38, 10).<br />

Bari, 1 novembre 2008<br />

Solennità di tutti i Santi<br />

Francesco Cacucci<br />

Arcivescovo di Bari-Bitonto<br />

Presidente della CEP


168<br />

Verbale<br />

della riunione ordinaria<br />

3-5 febbraio <strong>2009</strong><br />

Oasi dei Beati Martiri Idruntini<br />

Santa Cesarea Terme (LE)<br />

La Conferenza Episcopale Pugliese (CEP) si è riunita nei giorni 3-4-<br />

5 febbraio <strong>2009</strong> presso l’Oasi dei Beati Martiri Idruntini, Santa Cesarea<br />

Terme (arcidiocesi di Otranto e provincia di Lecce). Presiede la sessione<br />

S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto e Presidente<br />

CEP. L’O.d.g. è il seguente:<br />

3 febbraio: - Comunicazioni di Mons. Presidente<br />

- Ipotesi di Convegno regionale sul Laicato<br />

4 febbraio: - Relazione sul Seminario Regionale di Molfetta<br />

- Relazione sulla Facoltà Teologica Pugliese<br />

- Incontro con la CISM Regionale<br />

5 febbraio: - Comunicazione sull’attività<br />

del Forum delle Associazioni Familiari<br />

- Commissioni Regionali: riferiscono i Vescovi delegati<br />

- Varie ed eventuali<br />

Sono presenti gli Ecc.mi: Cacucci (presidente); Tamburrino (vice-presidente):<br />

Papa; Talucci; Casale; Todisco; Cassati; Pichierri;<br />

D’Ambrosio; Negro; Padovano; Calabro; Paciello; Caliandro; De<br />

Grisantis; Di Moffetta; Fragnelli; Martella; Renna; Cornacchia; Castoro<br />

(segretario). Assente per malattia: S.E. Mons. Ruppi.<br />

1. Comunicazioni del Presidente<br />

Mons. Presidente, nel salutare gli Ecc.mi Confratelli, dà il suo cordiale<br />

benvenuto a Mons. Casale, Arcivescovo emerito di Foggia-<br />

Bovino, venuto appositamente da Roma. Mons. Cacucci informa, poi,


169<br />

sulle condizioni di salute di Mons. Ruppi al quale rivolge affettuosi auguri<br />

e per il quale assicura preghiere. Nel corso dei lavori, sarà inviata a<br />

Mons. Ruppi una lettera per assicurare la vicinanza dei Vescovi e l’augurio<br />

di pronta e completa guarigione.<br />

Mons. Cacucci riferisce circa alcuni punti trattati nell’ultimo<br />

Consiglio Permanente della CEI:<br />

- Per far fronte alla grave crisi economica, è stato proposto in Consiglio<br />

Permanente la costituzione di un “Fondo nazionale di garanzia” da<br />

parte della CEI, al fine di favorire l’erogazione di mutui per famiglie<br />

e imprese in difficoltà. Si è pensato ad un fondo di partenza pari<br />

a 30 milioni di euro, attingendo in parte all’8 per mille e in parte ad<br />

una eventuale colletta nazionale. La tipologia delle famiglie e delle<br />

imprese indigenti dovrebbe essere definita dal prossimo Consiglio<br />

Permanente.<br />

Mons. D’Ambrosio: va bene attingere dall’8 per mille, ma non condivido<br />

la colletta nazionale. Meglio detrarre tutto dalla quota dell’8 per<br />

mille destinato alla carità.<br />

Mons. Papa: si tratta di crisi di un modello di sviluppo che non si può<br />

risolvere con piccoli interventi di tipo economico. È il sistema che non<br />

regge più. Meglio un documento pontificio con un appello al mondo della<br />

finanza, oppure un intervento della CEI che aiuti a ripensare un nuovo<br />

modello di sviluppo alla luce del Vangelo. È arrivato il momento per<br />

riproporre la Dottrina Sociale della Chiesa. Anche i vescovi e i preti, i<br />

quali comunque godono di una sicurezza economica, dovrebbero dare<br />

esempio di sobrietà di vita.<br />

Mons. Padovano esprime dubbi sulla crisi. È vera crisi oppure è una<br />

speculazione per mettere le mani sui soldi dello Stato? Basta vedere il<br />

prezzo del petrolio e quello del grano che in pochi mesi hanno toccato livelli<br />

molto alti e poi, improvvisamente, sono diminuiti di molto. C’è chi ha<br />

giocato con i numeri virtuali della finanza sganciata da ogni etica. Oggi c’è<br />

più bisogno di etica che di soldi. Non si capisce l’incoraggiamento dei governanti<br />

a spendere. Noi sappiamo che la sana economia si basa sul risparmio.<br />

La Chiesa deve ergersi a maestra di etica. Una finanza che non si mette<br />

delle regole di etica è fallimentare. Quanto alla colletta nazionale si può<br />

pensare alla “Quaresima di Carità”.<br />

Mons. Talucci: questa crisi era prevedibile perché nasce da una crisi<br />

umana e morale più generale. È il sistema economico che deve rinno-


170<br />

varsi. È urgente intervenire a sostegno delle famiglie veramente bisognose<br />

con criteri inequivocabili, ma è altrettanto doveroso intervenire a<br />

denunciare il sistema che deve invece avere di mira il rispetto della dignità<br />

della persona. Per la colletta nazionale condivide la proposta della<br />

“Quaresima di Carità”.<br />

Mons. Casale: c’è un’emergenza che va verificata. Va bene la<br />

“Quaresima di Carità”. Non basta un documento del Papa o della CEI,<br />

devono scendere in campo i nostri laici con la loro formazione alla luce<br />

del Vangelo. Bisogna garantire uno sviluppo equo e solidale. La Chiesa<br />

non è erogatrice di aiuti economici, ma garante di uno sviluppo integrale<br />

della persona e della società. È in crisi il capitalismo finanziario, occorre<br />

elaborare nuove strategie.<br />

Mons. De Grisantis: c’è un bisogno immediato e non possiamo aspettare.<br />

La carità viene incontro al bisogno e spinge a scoprire le cause del<br />

problema. La crisi è mondiale. Il Papa è intervenuto più volte. Nei giorni<br />

scorsi, agli esponenti della CISL ha detto: “Un’economia senza etica<br />

porta alla distruzione dell’uomo”. Occorre un intervento dei laici cristiani<br />

con le loro organizzazioni di patronato o sindacali (ACLI, CISL,<br />

Fondazione per il Sud, ecc.). È importante che per gli interventi verso le<br />

famiglie bisognose si stabiliscano i criteri. Il dramma della nostra terra<br />

pugliese è la perdita del posto di lavoro.<br />

Mons. Di Molfetta: la lettura della crisi è variegata. A noi pastori, a<br />

noi Chiesa viene chiesto un segnale. La quaresima è il tempo giusto per<br />

praticare sacrifici e parsimonia per aiutare gli altri. Va bene dunque questo<br />

tempo liturgico, ma evidenziando i valori insiti nella quaresima (S.<br />

Paolo invita alla colletta). Non perdiamo l’occasione per educare la nostra<br />

gente.<br />

Mons. Cornacchia: non possiamo attendere la soluzione della crisi,<br />

ma dobbiamo dare almeno un segnale alle imprese in difficoltà, a quelle<br />

che hanno chiuso o che stanno per farlo, come anche aiutare chi sta per<br />

sposarsi e non ha più un lavoro. Va bene la “Quaresima di carità”.<br />

Mons. Tamburrino: economicamente che contributo possiamo dare?<br />

Anche 30 milioni a livello nazionale non sono nulla. Prendere soldi dalla<br />

carità delle diocesi per il “Fondo nazionale di solidarietà” non ha senso.<br />

Piuttosto, il nostro contributo è alla riflessione, coinvolgendo i nostri laici.<br />

Mons. Caliandro: Romano Guardini diceva: “Il potere senza l’etica è<br />

demoniaco”. Noi cristiani dobbiamo essere più vigili. I laici in particola-


171<br />

re vanno preparati ad intervenire con più competenza e negli ambiti giusti.<br />

Un segnale però dobbiamo darlo come stimolo per gli altri.<br />

Mons. Papa: dobbiamo dare un segno, ad una crisi mondiale dobbiamo<br />

dare un segno mondiale. Ad un’ecclesiologia di comunione deve<br />

corrispondere un’economia di comunione nella Chiesa e tra le Chiese.<br />

Ci sono diocesi ricche e diocesi poverissime. Una perequazione potrebbe<br />

essere un segnale efficace a livello mondiale.<br />

Mons. Todisco: l’ipotesi della CEI di costituire un fondo di solidarietà<br />

nazionale mira a dare un segnale di attenzione e di vicinanza. Se l’emergenza<br />

è reale e incide nella vita delle persone, allora ci vuole un’iniziativa<br />

forte. Il messaggio da dare alla gente è questo: “Voi ci date l’8 per<br />

mille e noi lo utilizziamo per questa emergenza”.<br />

Mons. D’Ambrosio: non disperdiamo questo kairòs. Va bene la quaresima,<br />

ma i vescovi e i preti dovrebbero dare un segno personale, per<br />

esempio una mensilità del loro stipendio.<br />

Mons. Negro: l’economia di comunione è vissuta nel Movimento dei<br />

Focolari come modello di sviluppo alternativo. Occorre dedicare una riunione<br />

della CEP sulla nostra vita presbiterale, sulla nostra vita di Chiesa,<br />

sul testamento dei preti. La Chiesa deve dare un segnale di povertà.<br />

Mons. Cacucci ringrazia i Confratelli vescovi per gli interventi emersi<br />

in questa assemblea, che saranno molto utili alla CEI per giungere ad<br />

una iniziativa di tipo educativo. Si potrà pensare a: 1) una denuncia profetica,<br />

con proposte concrete (ecclesiologia di comunione per una economia<br />

di comunione); 2) un segno di solidarietà, per esempio: un Fondo<br />

di garanzia per i micro-crediti; 3) una colletta paolina, con un richiamo<br />

allo stile sobrio della nostra vita.<br />

Le ACLI hanno fatto recentemente un convegno regionale su questa<br />

crisi.<br />

-<br />

-<br />

Quest’anno ricorre il 50° della consacrazione dell’Italia al Cuore<br />

Immacolato di Maria. La ricorrenza sarà ricordata ad Assisi nel mese<br />

di novembre prossimo durante l’Assemblea straordinaria della CEI,<br />

con una concelebrazione a S. Maria degli Angeli.<br />

Una circolare del Ministero dell’Economia e Finanze, che viene distribuito<br />

ai Vescovi, precisa la tipizzazione dei casi in cui è prevista<br />

l’esenzione dall’ICI.


172<br />

-<br />

-<br />

-<br />

La CEI ha preparato i nuovi parametri per l’edilizia di culto. Non ci<br />

sono sostanziali modifiche. La scelta dei progettisti va fatta in base a<br />

competenze comprovate. Viene auspicato che i progettisti non coincidano<br />

con gli incaricati diocesani.<br />

Il tema principale dell’Assemblea Generale della CEI di maggio<br />

prossimo sarà quello dell’impegno educativo. Questo tema sarà sviluppato<br />

anche per tutto il decennio.<br />

Entro il 2011, la televisione passerà dal sistema dei canali alla informatizzazione,<br />

cioè dall’analogico al digitale terrestre. “Sat 2000” è<br />

già entrato nel digitale.<br />

2. Ipotesi di Convegno Regionale sul Laicato<br />

Mons. Talucci consegna uno schema di appunti per il Convegno regionale<br />

sul Laicato (Allegato 1), elaborato dalla Commissione dei tre<br />

vescovi (Talucci, Negro, Fragnelli) nella riunione del 10 gennaio <strong>2009</strong>,<br />

alla quale hanno partecipato anche il rettore del Seminario Regionale e il<br />

segretario della Consulta regionale del Laicato. Mons. Talucci dopo aver<br />

esposto i vari punti dello schema chiede il parere dei vescovi così da poter<br />

affidare il tutto all’Istituto Pastorale Pugliese per la fase esecutiva.<br />

Mons. Cacucci apre la discussione invitando a pronunciarsi sul titolo<br />

da dare al Convegno e sull’anno in cui celebrarlo. Per il luogo si vedrà<br />

in seguito.<br />

Mons. Todisco: occorre riflettere sulle “attenzioni e gli obiettivi” e<br />

poi di conseguenza sul titolo e sui tempi.<br />

Mons. Casale invita a chiedersi: quale l’apporto dei laici nella vita<br />

della Chiesa? I laici cristiani, come auspicato dal Concilio, sono impegnati<br />

nella vita sociale e politica? La nostra pastorale come vede la missione<br />

dei laici?<br />

Mons. Papa: quali frutti ci attendiamo dal Convegno? Chiarire anzitutto<br />

il rapporto fra preti e laici (LG 37) e poi promuovere la carità<br />

intellettuale (centri culturali cattolici nelle diocesi). Nel Convegno occorre<br />

dare spazio alle grandi aggregazioni laicali (Azione Cattolica,<br />

Spiritualità francescana, Focolarini, Scout, Comunione liberazione ecc).<br />

Per usare l’espressione di S. Agostino, dobbiamo mirare a costruire la<br />

città di Dio nella città degli uomini.


Mons. Calabro: il laicato all’interno della Chiesa è ancora molto passivo,<br />

come ‘un gigante che dorme’. Y. Congar ha lamentato che “i laici<br />

sono un puro strumento del potere ecclesiastico”; fuori delle nostre chiese<br />

non hanno forza. Il Convegno deve concentrarsi sulle associazioni, in<br />

primis sull’Azione Cattolica, ma deve anche ascoltare le ‘voci lontane’<br />

nel campo culturale, per risvegliare i nostri laici.<br />

Mons. Padovano: puntare a considerare buon laico non solo chi fa il<br />

catechismo, ma chi si santifica nel mondo e consacra le realtà terrene.<br />

Non solo il laico nel tempio, ma anche il laico per la strada. Inoltre, valorizzare<br />

maggiormente i laici, soprattutto da parte dei giovani preti ai<br />

quali è chiesto di vivere di più il Concilio non solo come un evento da ricordare<br />

nei libri di storia ecclesiastica, ma come una realtà che ha inciso<br />

profondamente nella vita della Chiesa.<br />

Mons. D’Ambrosio: occorre riflettere su qual è il ruolo dei laici ad extra<br />

e ad intra. Grazie all’Azione Cattolica abbiamo un buon numero di<br />

laici formati. Il Convegno deve aiutare il laicato a presentarsi nella società<br />

con maggiore competenza e capacità profetica.<br />

Mons. Di Molfetta: fra le attenzioni del Convegno bisogna evidenziare<br />

l’identità battesimale che porta i laici a una maggiore corresponsabilità<br />

(cf. Lettera a Diogneto).<br />

Mons. De Grisantis: fra le priorità, occorre favorire la comunione fra<br />

le aggregazioni tenendo presente il fondamento comune che è il battesimo;<br />

rimarcare la vocazione specifica del laico nella Chiesa e nella società,<br />

cioè come fermento in ogni ambiente.<br />

Mons. Tamburrino: occorre definire gli ambiti del Convegno. È importante<br />

una teologia del laicato, che lo lanci verso l’impegno missionario.<br />

Mons. Casale: il laicato ha come indole la presenza evangelizzante<br />

nel mondo, nel lavoro nel sindacato ecc. Anche all’interno della Chiesa,<br />

quale il ruolo effettivo che ha nei Consigli Pastorali?<br />

Mons. Negro: non limitarsi solo alle aggregazioni laicali, ma includere<br />

anche il laicato che vive all’interno delle parrocchie. Chiedersi: quali<br />

gli obiettivi del Concilio e del magistero sul laicato che non sono stati attuati<br />

e perché? Il Convegno dovrà avere come obiettivo quello di far diventare<br />

i laici soggetti attivi nella Chiesa e nella storia. Questo porterà a<br />

intravedere proposte pastorali per formare i laici e per dare loro la possibilità<br />

di esprimersi.<br />

173


174<br />

Mons. Renna: nello schema è previsto che siano i vescovi e i laici a<br />

parlare nel Convegno. Perché non inserire anche i presbiteri?<br />

Mons. Fragnelli: dopo l’ultimo Sinodo dei vescovi, il Convegno deve<br />

evidenziare il fatto che siamo convocati dalla Parola di Dio. È opportuno<br />

leggere il libro di Garelli “La Chiesa in Italia” in cui l’autore affronta<br />

la tematica del laicato cattolico.<br />

Mons. Todisco: fra le “attenzioni e gli obiettivi” del Convegno, bisogna<br />

aggiungere quello di dare maggiore attenzione al Popolo di Dio nelle<br />

nostre parrocchie. “La Chiesa in Italia – ha detto il Papa a Verona –<br />

è una Chiesa popolare”. I laici hanno una vocazione alla secolarità.<br />

È opportuno che il Convegno parta da una breve analisi della situazione<br />

nella nostra regione. Si dice d’accordo che tra i relatori del Convegno ci<br />

siano solo laici e vescovi. I vescovi, infatti, hanno il carisma dell’unità.<br />

Mons. De Grisantis: il Convegno deve evidenziare le problematiche<br />

della nostra regione, in cui i laici sono chiamati ad essere presenze attive.<br />

Mons. Cacucci: si tratta di un Convegno ecclesiale sul ruolo dei laici.<br />

La categoria di fondo dovrà essere quella del discernimento (cf. documento<br />

CEI “La Chiesa italiana e le prospettive del Paese”). È tutta la<br />

Chiesa in Puglia che fa il discernimento: vescovi, sacerdoti, religiosi e<br />

laici. Dovrà essere meglio sviluppata una teologia del laicato. L’Istituto<br />

Pastorale Pugliese con l’aiuto dei Consigli Pastorali e delle aggregazioni<br />

laicali deve poter giungere ad una agenda che definisca le priorità nella<br />

nostra regione.<br />

Mons. Cornacchia: sarebbe opportuno far precedere il Convegno da<br />

un questionario sull’attese dei laici. Il Convegno dovrà sviluppare il binomio<br />

Chiesa-mondo. Come documenti, si può pensare alla Lettera a<br />

Diogneto e alla LG.<br />

Mons. Castoro: il Convegno deve avere una visibilità anche ad extra.<br />

Dobbiamo tenerlo presente anche nella formulazione del titolo, così da<br />

richiamare subito l’interesse dei mass-media.<br />

Dopo ulteriore discussione, si stabilisce, come tempo in cui celebrare<br />

il Convegno, la primavera del 2011 e, come titolo, “Laici nella Chiesa e<br />

nella società pugliese, oggi”.<br />

3. Relazione sul Seminario Regionale<br />

Mons. Antonio Ladisa presenta la relazione (Allegato 2) sul<br />

Seminario Regionale Pugliese con i seguenti punti: 1) L’anno centena-


io (2008-<strong>2009</strong>). 2) La traccia formativa annuale. 3) L’èquipe educativa<br />

(14 sacerdoti). 4) La Comunità del Seminario (197 alunni). 5) Alcuni<br />

nodi problematici. 6) La struttura del seminario. 7) Alcuni adempimenti.<br />

8) L’esperienza della “Missione giovani” nella diocesi di Manfredonia.<br />

9) La comunità dell’<strong>Anno</strong> Propedeutico (2 sacerdoti e 27 alunni).<br />

Sull’<strong>Anno</strong> Propedeutico relaziona Don Gianni Caliandro.<br />

Mons. Ladisa chiede che venga nominato un nuovo economo. Su<br />

proposta del Consiglio Affari Economici del Seminario presenta il nome<br />

del Sig. Airoldi Giovanni che da oltre vent’anni collabora in economato.<br />

La nomina si rende necessaria per le dimissioni del dott. Pantaleo Di<br />

Pinto. I vescovi all’unanimità approvano la nomina del nuovo economo.<br />

Mons. Casale esprime soddisfazione per il cammino realizzato in<br />

questi anni. È bene richiamare i seminaristi allo spirito di povertà e a<br />

maggiore austerità. Nella formazione non manchi un’attenzione al mondo<br />

del lavoro, al sociale e al dialogo con i laici.<br />

Mons. Caliandro ringrazia per la relazione e soprattutto per l’ottimo<br />

lavoro del rettore e della comunità educativa.<br />

Mons. D’Ambrosio ringrazia per la “Missione giovani” svolta nella<br />

sua diocesi. È stata una bella esperienza che sta portando i suoi frutti.<br />

Richiamare i seminaristi ad una maggiore sobrietà nell’abbigliamento<br />

e nell’uso di internet e del cellulare. Chiede ai superiori una maggiore<br />

attenzione all’equilibrio sessuale e alla vita affettiva dei ragazzi. Infine<br />

domanda che nella relazione finale su ciascun ragazzo vengano annotate<br />

più chiaramente le eventuali perplessità e lacune.<br />

Mons. Tamburrino esprime apprezzamento per la relazione. Il “liturgismo”<br />

è un pericolo per la vera formazione ed è praticato da giovani insicuri<br />

che si appoggiano a queste forme esteriori. Auspica una maggiore<br />

collaborazione con i seminari minori diocesani per una continuità di<br />

formazione.<br />

Mons. Papa ringrazia e chiede spiegazioni per il ridotto numero dei<br />

seminaristi del quarto anno.<br />

Mons. Ladisa risponde che il numero dei ragazzi del quarto anno si è<br />

assottigliato naturalmente.<br />

Mons. Talucci ringrazia e chiede che i seminaristi, quando sono in vacanza,<br />

si lascino coinvolgere maggiormente nella vita delle parrocchie.<br />

Le stranezze nel vestire non siano lasciate solo alla loro sensibilità, ma<br />

siano corrette da indicazioni precise dei superiori. Auspica maggiore so-<br />

175


176<br />

brietà nell’uso dei beni. I seminaristi devono sapere che la Chiesa vive<br />

di offerte.<br />

Mons. Di Molfetta ringrazia e suggerisce di correggere il ‘liturgismo’<br />

con una sinergia tra docenti e formatori. Non si può ridurre la riforma liturgica<br />

a ‘pizzi e merletti’. Per controbilanciare queste forme, invita a<br />

favorire la partecipazione dei seminaristi ai Convegni sulla liturgia.<br />

Mons. Padovano auspica una maggiore sobrietà non solo nell’uso dei<br />

beni, ma anche nei paramenti liturgici. Suggerisce che i seminaristi dedichino<br />

più tempo allo sport per trovare un maggior equilibrio psico-fisico.<br />

Mons. Negro ringrazia e si chiede come educare i ragazzi di oggi.<br />

Se c’è un tessuto umano non stabile è difficile che la grazia lo cambi.<br />

Mons. Calabro: il tirocinio pastorale nelle parrocchie e nei luoghi di sofferenza<br />

è il modo migliore per dare equilibrio e serenità nel percorso educativo<br />

contro le tendenze al ‘liturgismo’ e in favore dell’identità sessuale.<br />

Mons. Cornacchia: se vogliamo trovare luoghi adatti per il<br />

Propedeutico, bisogna cercarli nella diocesi di Molfetta, per evitare di<br />

allontanarsi troppo dal seminario regionale. Ci sarebbero strutture idonee<br />

a Giovinazzo e a Terlizzi. Per il VI <strong>Anno</strong> non bisogna dimenticare<br />

che si tratta di un anno di iniziazione pastorale. Occorre essere tuzioristi<br />

all’inizio del cammino, perché quando si giunge alla fine ormai è difficile<br />

intervenire. Il seminario deve favorire sempre più il contatto con<br />

i singoli vescovi, che devono avere una conoscenza diretta dei ragazzi.<br />

Quanto allo stile di vita, il seminario deve educare a moderazione, evitando<br />

sia la sciatteria sia l’eccentricità.<br />

Mons. Castoro ringrazia per il lavoro svolto con competenza dai superiori<br />

del seminario e per la conoscenza profonda che essi hanno dei<br />

singoli ragazzi. Il seminario deve sviluppare una maggiore passione pastorale,<br />

in particolare verso il ministero parrocchiale. Si educhi anche alla<br />

vita comune fra i presbiteri, secondo quanto auspicato dal Concilio<br />

e dai documenti successivi, inculcando nei seminaristi la disponibilità<br />

a lasciare la famiglia e il proprio paese per abitare nella casa canonica.<br />

Invita ad un più oculato discernimento delle vocazioni adulte che si presentano<br />

al Propedeutico.<br />

Mons. Renna esprime gratitudine e complimenti per la relazione.<br />

Anch’egli lamenta certi atteggiamenti di vuoto ‘liturgismo’. Egli ritiene<br />

che l’eccessiva importanza data alla celebrazione dei ministeri può favorire<br />

questi comportamenti, che sono da correggere.


177<br />

Mons. Cacucci: la prossima assemblea della CEP potrà essere dedicata<br />

alla povertà e alla sobrietà nella vita del prete, con riferimento anche<br />

al liturgismo e all’uso dei beni.<br />

Mons. Ladisa: è necessaria una maggiore sinergia per sostenere il<br />

cammino di sobrietà. Si fa fatica a indurre i seminaristi al distacco dai<br />

beni, perché quando entrano in seminario hanno già tutto. C’è in molti<br />

una certa resistenza all’attività fisica e allo sport. Inoltre non è il ‘liturgismo’<br />

che spaventa, ma ciò che esso vuol coprire, cioè certe fragilità culturali,<br />

affettive ecc.<br />

Don Caliandro: da sei anni in estate il seminario regionale organizza<br />

un corso di psicopedagogia per i formatori dei seminari minori, per aiutarli<br />

nella formazione dell’identità delle persone. Nel Propedeutico viene<br />

posta l’attenzione su questi due punti: il rafforzamento dell’identità<br />

personale e una spiritualità fortemente cristocentrica.<br />

Mons. De Grisantis: bisogna togliere dalla mente l’idea che andare a<br />

Molfetta per il Propedeutico sia già entrare in seminario. Una distinzione<br />

delle due comunità aiuterebbe.<br />

Mons. Cacucci ringrazia Mons. Ladisa e Don Caliandro per l’impegno,<br />

l’entusiasmo e l’equilibrio che dimostrano nella guida del Seminario.<br />

Rimane il problema dei locali sia per il Propedeutico, sia per il Sesto anno.<br />

Egli informa, poi, che per la conclusione del Centenario del seminario<br />

ha in animo di invitare il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di<br />

Stato, proponendo come data il 5 novembre <strong>2009</strong>. Questa celebrazione<br />

potrà segnare anche l’inaugurazione dell’<strong>Anno</strong> Accademico.<br />

4. Relazione sulla Facoltà Teologica Pugliese<br />

Mons. Salvatore Palese presenta la relazione sulla Facoltà Teologica<br />

Pugliese, soffermandosi sul numero degli iscritti, sui docenti, sull’attività<br />

didattica, sui titoli accademici conferiti, sulla ricerca scientifica (pubblicazioni<br />

e progetti di ricerca), sulle biblioteche e sulle nuove nomine.<br />

Da ultimo parla degli Istituti Superiori di Scienze Religiose di Puglia e<br />

della situazione economica della Facoltà (Allegato 3).<br />

Mons. Cacucci ringrazia Mons. Palese per l’impegno tenace dimostrato<br />

in questi primi anni al fine di favorire la sintonia fra i tre Istituti teologici,<br />

che è avvenuta oltre ogni positiva previsione. La difficoltà dell’Istituto<br />

ecumenico è causata dalle condizioni di salute di P. Scognamiglio.


178<br />

Come vice-bibliotecario generale si propone la nomina di Don Franco<br />

Mazza, dell’arcidiocesi di Taranto, il quale potrebbe seguire il processo<br />

di informatizzazione delle tre biblioteche.<br />

Mons. Caliandro esprime apprezzamento per l’attività della facoltà.<br />

Auspica che assieme al rigore scientifico ci sia anche un’ispirazione<br />

più pastorale. Per fare questo, è bene sentire i vescovi nella valutazione<br />

e nella scelta dei docenti.<br />

Mons. Casale: è importante che le esigenze accademiche e le esigenze<br />

formative siano considerate insieme, così che i giovani seminaristi ne<br />

percepiscano la sintesi.<br />

Mons. Negro: il corso istituzionale va bene. Si attende una maggiore<br />

ispirazione pastorale nella specializzazione.<br />

Mons. Papa: lo Statuto deve essere uno strumento utile per condurre<br />

la Facoltà. Forse bisogna verificare se lo Statuto è adeguato o ha bisogno<br />

di ritocchi. Così anche per il Regolamento.<br />

Mons. Marte/la: attendiamo lo scadere del quinquennio per rivedere<br />

eventualmente lo Statuto e il Regolamento.<br />

Mons. Talucci: è opportuno che i vescovi siano sempre informati sulla<br />

vita della Facoltà.<br />

Mons. Palese ringrazia i vescovi per i vari interventi e assicura che<br />

l’attività della Facoltà si muove secondo le regole date nello Statuto e<br />

concretamente applicate nel Regolamento. A proposito del Regolamento<br />

esso è stato determinato, elaborato e approvato dal Consiglio di Facoltà<br />

che ne è l’organismo competente secondo l’art. 15/a dello Statuto.<br />

Trascorso il primo quinquennio, sia lo Statuto che il Regolamento potranno<br />

essere migliorati dall’organismo competente che è il Consiglio<br />

di Facoltà. Esso certamente prenderà in considerazione eventuali rilievi<br />

e proposte delle istituzioni interessate alla Facoltà. Quanto alla nomina<br />

dei docenti, essi hanno tutti il consenso scritto del proprio Ordinario.<br />

5. Incontro con la CISM<br />

P. Francesco Neri, OFM Cap., Presidente della CISM pugliese, interviene<br />

con alcuni Superiori Maggiori di Istituti Religiosi in Puglia e presenta<br />

una relazione sull’attività della CISM regionale (Allegato 4). Egli<br />

auspica che in ciascuna diocesi si costituisca un segretariato CISM, invitando<br />

i vescovi a costituirli lì dove ancora non ci sono. Da ultimo P. Neri<br />

chiede che anche nella nostra regione venga istituita la Commissione


179<br />

mista, di cui parla Mutuae Relationes. Egli informa che la richiesta della<br />

Commissione mista è condivisa anche dall’USMI.<br />

Mons. Cacucci ringrazia P. Neri e assicura i vescovi che in altra data<br />

ci sarà un incontro anche con l’USMI. Quanto alla Commissione mista,<br />

già esisteva in passato: ne era delegato Mons. Cassati e segretario Mons.<br />

Renna, quand’era ancora religioso.<br />

Mons. D’Ambrosio chiede ai Superiori Maggiori di interpellare i<br />

Vescovi quando si decidono cose che coinvolgono la vita diocesana.<br />

Mons. Tamburrino auspica una maggiore presenza dei religiosi nella<br />

vita diocesana, una maggiore comunicazione col Vescovo e una maggiore<br />

intesa sulle forme di religiosità popolare proprie degli Istituti religiosi.<br />

Indispensabile la Commissione mista.<br />

Mons. Casale: i religiosi non devono sentire il Vescovo come un controllore<br />

della vita religiosa, ma come un promotore dei carismi religiosi.<br />

Mons. Negro: in Puglia c’è una storia di collaborazione fra vescovi e<br />

religiosi, che ha portato al Convegno regionale sui religiosi, un patrimonio<br />

che non va disperso. Si rilanci la Commissione mista.<br />

Mons. Papa: ci sono almeno due ragioni per rilanciare la Commissione<br />

mista: 1) l’esigenza di dar vita ad una pastorale integrata (coinvolgendo<br />

tutte le forze vive per l’annuncio del vangelo); come vescovi, dobbiamo<br />

avere grande attenzione non tanto e non solo per i servizi, ma anche per<br />

le persone; 2) dobbiamo essere uniti per incoraggiare gli istituti in difficoltà.<br />

Ci sono alcune comunità che si sono ridotte di molto e questo può<br />

portare alcuni membri a considerare come un fallimento la loro vita.<br />

P. Neri: gli ordini religiosi sono perlopiù a carattere mondiale, perciò<br />

attraverso le province devono convertirsi alle Chiese particolari.<br />

Mons. Castoro: a volte la difficoltà di rapporto con gli istituti religiosi<br />

può nascere dal fatto che alcuni istituti non hanno in regione il superiore<br />

maggiore.<br />

A conclusione, Mons. Cacucci propone Mons. Renna come vescovo<br />

delegato per la Commissione mista, dando a lui facoltà di costituirla dopo<br />

aver sentito le parti interessate. I Vescovi approvano all’unanimità.<br />

6. Incontro con il Forum delle Associazioni Familiari<br />

La dott.ssa Lodovica Carli presenta la sintesi del lavoro svolto dal<br />

Forum nel 2008 e alcune linee di azione per il <strong>2009</strong> (Allegato 5).


180<br />

Mons. Cacucci ringrazia per la relazione e per il lodevole lavoro del<br />

Forum. Egli informa che al Convegno regionale sui Consultori di ispirazione<br />

cristiana, svoltosi il 16-17 gennaio scorso, hanno partecipato anche<br />

molti rappresentanti dei Consultori pubblici. Egli chiede alla Dott.<br />

ssa Carli quali sono i criteri per l’accreditamento dei Consultori presso<br />

le ASL.<br />

Dott.ssa Carli: la documentazione per l’accreditamento è già stata distribuita<br />

ai Consultori delle varie diocesi. È importante attenersi ai requisiti,<br />

specie quelli riguardanti i locali e il personale. Il termine per la<br />

presentazione della domanda è il 19 marzo <strong>2009</strong>, mentre il tempo per entrare<br />

in possesso dei requisiti è il 31 dicembre <strong>2009</strong>. La possibilità di accreditamento<br />

è un’opportunità che non dobbiamo lasciarci sfuggire.<br />

Mons. Talucci si chiede se l’intervento politico a favore dei nostri<br />

consultori non sia solo un contentino, visto che la Regione agisce secondo<br />

altri principi.<br />

Dott.ssa Carli: non è un contentino, è una conquista, è il frutto di<br />

un’azione di dialogo. Si vuole mirare ad un servizio pubblico integrato<br />

(questo vale per la sanità e per la scuola). È la strada della sussidiarietà.<br />

Mons. Negro esprime il plauso al Forum e alle altre associazione che<br />

si pongono in dialogo con le istituzioni. Come vescovi dobbiamo rafforzare<br />

e sostenere il lavoro del Forum.<br />

Mons. Martella ringrazia il Forum e precisa che i nostri interventi<br />

in campo politico e sociale devono tendere a far riflettere, non tanto ad<br />

esprimere rivendicazioni. Dobbiamo investire di più sul piano culturale<br />

per un’educazione e un’antropologia possibilmente condivise.<br />

Mons. Padovano: la presenza del Forum è estremamente preziosa,<br />

perché si tratta di volontari laici che operano in ambienti laici, con<br />

un’esperienza diretta nel campo della famiglia, della coppia, della sessualità.<br />

Dott.ssa Carli: è importante un’interazione con i nostri pastori.<br />

Per esempio, l’intervista rilasciata da Mons. Cacucci nel settembre scorso<br />

ha dato efficacia all’azione del Forum presso il Consiglio regionale.<br />

L’interrogativo di Mons. Cacucci (“Qual è il vero bene per la comunità<br />

pugliese?”) ha fatto riflettere i politici e ha ottenuto dei risultati importanti.<br />

Mons. Papa: il lavoro del Forum è difficile, ma molto prezioso. Esso<br />

ha bisogno di muoversi in due direzioni: 1) essere attenti a quanto accade


181<br />

nel Consiglio Regionale; 2) fare un lavoro culturale attraverso iniziative<br />

di formazione che alla lunga dovrà essere vincente, perché l’antropologia<br />

cristiana è quella più rispettosa della dignità della persona umana.<br />

7. Commissioni Regionali<br />

Mons. Negro informa che in primavera ci sarà un convegno della<br />

Commissione Regionale della Famiglia sul tema: “Il benessere della famiglia”.<br />

Mons. Di Molfetta presenta una relazione sull’attività della<br />

Commissione Regionale di Pastorale Liturgica (Allegato 6).<br />

Mons. Cornacchia chiede se si possa approvare la bozza di Statuto<br />

della Commissione Presbiterale Regionale. I vescovi sono del parere di<br />

attendere per vedere se non sia il caso di dare alla CPR un Regolamento<br />

e non uno Statuto.<br />

Varie ed eventuali<br />

- Mons. Cacucci chiede se si può proporre alla CEI che la ricorrenza liturgica<br />

di S. Nicola venga indicata come memoria obbligatoria nel<br />

Messale Romano. Tutti i vescovi si dicono d’accordo.<br />

- Mons. Cacucci invita a suggerire il nome di un vescovo da presentare<br />

alla CEI per la nomina a presidente di Migrantes. I vescovi propongono<br />

il nome di S.E. Mons. Salvatore Ligorio, Arcivescovo di Matera-<br />

Irsina, originario della nostra regione pastorale.<br />

- Mons. Cacucci chiede che sia nominato un referente della Puglia per<br />

il Progetto Culturale della CEI e presenta il nome del Dott. Mimmo<br />

Muolo, noto giornalista di Avvenire, originario di Monopoli. I vescovi<br />

si dicono d’accordo.<br />

- Viene poi distribuita ai vescovi la relazione di Mons. Luca Murolo<br />

sull’attività del Tribunale Ecclesiastico Pugliese (Allegato 7). Mons.<br />

Cacucci si fa portavoce della richiesta di Mons. Murolo invitando i<br />

vescovi a segnalare qualche altro sacerdote che possa essere nominato<br />

giudice del TER.<br />

- Calendario dei prossimi incontri della CEP:<br />

mercoledì 1 aprile, assemblea ordinaria a Molfetta;<br />

giovedì 11 giugno, assemblea ordinaria a Turi;<br />

dal 5 all’8 ottobre, Esercizi spirituali a Cassano Murge.


182<br />

A conclusione della seduta, giunge in aula una telefonata da parte di<br />

Mons. Ruppi il quale ringrazia i vescovi per il messaggio augurale ed<br />

informa sulla buona ripresa della sua salute.<br />

I lavori terminano con il pranzo del 5 febbraio, durante il quale Mons.<br />

Cacucci ringrazia vivamente Mons. Negro per la splendida e generosa<br />

ospitalità offerta ai vescovi.<br />

Michele Castoro<br />

Segretario


183<br />

Verbale<br />

della riunione ordinaria<br />

1 aprile <strong>2009</strong><br />

Seminario Regionale<br />

Molfetta<br />

La Conferenza Episcopale Pugliese si è riunita presso il Seminario<br />

Regionale di Molfetta, mercoledì 1 aprile <strong>2009</strong>. La riunione era programmata<br />

da tempo e, purtroppo, viene a coincidere con il giorno dei funerali<br />

del compianto Mons. Antonio Ladisa, rettore del medesimo seminario,<br />

morto tragicamente in un incidente stradale due giorni prima.<br />

L’incontro ha inizio alle ore 9,30 ed è presieduto da S.E. Mons. Francesco<br />

Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, Presidente della CEP.<br />

Sono presenti gli Ecc.mi: Cacucci (presidente); Tamburrino (vicepresidente);<br />

Papa; Todisco; Talucci; Pichierri; D’Ambrosio; Negro; Padovano;<br />

Calabro; Paciello; Caliandro; De Grisantis; Di Molfetta; Fragnelli;<br />

Martella; Renna; Zerrillo; Cornacchia; Castoro (segretario). Assente<br />

giustificato: S.E. Mons. Ruppi.<br />

Mons. Cacucci dà inizio alla riunione con una preghiera in suffragio<br />

di Mons. Ladisa e ricorda con commozione e gratitudine il lavoro da lui<br />

svolto nei quattro anni di rettorato, apprezzandone la rara competenza<br />

ed il contagioso entusiasmo. Egli è stato un rettore autorevole ed amato<br />

da tutti. La sua improvvisa scomparsa addolora molto i Vescovi di Puglia<br />

e l’intera Comunità del Seminario, che saprà fare tesoro dei suoi insegnamenti<br />

e della sua luminosa testimonianza.<br />

Mons. Cacucci chiede poi di soprassedere all’Ordine del Giorno previsto,<br />

invitando i Vescovi ad indicare il nome di un ecclesiastico al quale<br />

affidare la guida del Seminario, fino alla nomina del nuovo Rettore.<br />

Dopo ampia e serena discussione, viene delegato S.E. Mons. Luigi<br />

Martella, Vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, a reggere<br />

temporaneamente il Seminario Regionale fino alla prossima riunione<br />

della CEP. Questa scelta vuol essere un segno della paternità dei Vescovi<br />

verso la Comunità del Seminario, così duramente provata.<br />

Si stabilisce, inoltre, che la prossima riunione della CEP avverrà mercoledì<br />

22 aprile, sempre a Molfetta, per discutere le proposte che l’appo-


184<br />

sita Commissione episcopale presenterà in ordine alla provvista del Seminario.<br />

La sessione si chiude alle ore 10,30 ed i Vescovi si portano nella Cappella<br />

grande del Seminario per la Celebrazione funebre di Mons. Antonio<br />

Ladisa. Riposi in pace.<br />

Michele Castoro<br />

Segretario


185<br />

Verbale<br />

della riunione ordinaria<br />

22 aprile <strong>2009</strong><br />

Seminario Regionale<br />

Molfetta<br />

La Conferenza Episcopale Pugliese si è riunita in sessione ordinaria<br />

mercoledì 22 aprile <strong>2009</strong>, presso il Seminario Regionale di Molfetta.<br />

La riunione è iniziata alle ore 9.30, con la recita dell’Ora media, ed è<br />

stata presieduta da S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-<br />

Bitonto, Presidente della CEP.<br />

Argomenti all’O.d.g.:<br />

1. Comunicazioni di Mons. Presidente;<br />

2. Seminario Regionale di Molfetta;<br />

3. Varie ed eventuali.<br />

Sono presenti gli Ecc.mi: Cacucci (presidente); Tamburrino (vice-presidente):<br />

Ruppi; Papa; Talucci; Todisco; Pichierri; D’Ambrosio; Negro;<br />

Padovano; Calabro: Paciello; Caliandro; De Grisantis; Di Molfetta;<br />

Fragnelli; Martella; Renna; Cornacchia; Castoro (segretario).<br />

1. Comunicazioni dell’Ecc.mo Presidente<br />

Mons. Presidente, nel salutare i Confratelli, rivolge parole di augurio a<br />

Mons. Ruppi, tornato dopo lunga convalescenza, ed a Mons. D’Ambrosio,<br />

nominato recentemente alla sede metropolitana di Lecce.<br />

Mons. Cacucci, inoltre, ringrazia Mons. Martella per l’opera che va<br />

svolgendo nella guida del Seminario Regionale, fino alla nomina del nuovo<br />

Rettore. Mons. Cacucci, infine, informa che sono state innumerevoli le<br />

testimonianze di cordoglio, che continuano a giungere da tutta Italia, per<br />

la morte del compianto Rettore Mons. Antonio Ladisa.<br />

2. Seminario Regionale di Molfetta<br />

Mons. Papa, Presidente della Commissione Episcopale per il<br />

Seminario Regionale, informa che la Commissione si è riunita sabato<br />

18 aprile nell’episcopio di Molfetta, per esaminare la situazione del


186<br />

Seminario. Alla riunione hanno partecipato Mons. Papa, Mons. Martella,<br />

Mons. Calabro, mentre non è potuto intervenire Mons. Ruppi. Sul contenuto<br />

dell’incontro passa la parola a Mons. Martella.<br />

Mons. Martella ringrazia i Vescovi per la fiducia che gli hanno accordato<br />

affidandogli temporaneamente la guida del Seminario, dove egli ha<br />

cercato di assicurare la sua presenza quotidiana. Da parte di tutti (alunni,<br />

animatori e professori) si auspica che quanto prima venga nominato<br />

il nuovo Rettore. Inoltre, fa presente che, secondo gli accordi presi<br />

tra Mons. Ladisa ed i rispettivi Vescovi, gli animatori Don Lucangelo<br />

Decantis, di Taranto, e Don Eugenio Bruno, di Nardò-Gallipoli, dovrebbero<br />

lasciare il Seminario per rientrare in diocesi. Mons. Martella, però,<br />

riferisce che nei colloqui avuti con gli educatori ed i professori è stata<br />

unanime la richiesta che l’equipe degli animatori non subisca cambiamenti,<br />

per dare un segnale di stabilità.<br />

Mons. Caliandro si dice disposto a lasciare in Seminario Don Eugenio<br />

Bruno. I Vescovi ringraziano.<br />

Mons. Papa è dispiaciuto di non poter fare altrettanto con Don<br />

Lucangelo Decantis, perché gli ha già assegnato un nuovo incarico in<br />

diocesi ed il provvedimento è già stato reso pubblico.<br />

a) Nomina del nuovo Animatore<br />

Mons. Martella chiede allora di procedere a nominare un nuovo animatore<br />

e fa il nome di Don Giuseppe LEUCCI, della diocesi di Oria,<br />

che Mons. Ladisa aveva già chiesto a Mons. Castoro.<br />

Mons. Castoro ribadisce la sua disponibilità a cedere Don Leucci per<br />

il bene del Seminario. I Vescovi ringraziano.<br />

b) Eventuale nomina di un Vicerettore<br />

Mons. Martella: dai colloqui avuti con gli animatori e i professori<br />

è emersa la necessità di avere una figura intermedia fra gli animatori<br />

e il Rettore; potrebbe essere il più anziano degli animatori, al<br />

quale assegnare responsabilità particolari, oppure un vero e proprio<br />

Vicerettore.<br />

Mons. Negro: prima l’economo viveva in seminario e si occupava<br />

di cose pratiche ora invece il Rettore deve portare il peso di tutto.<br />

Un Vicerettore potrebbe prendersi cura delle strutture del seminario e<br />

fare da mediatore fra il Rettore, gli animatori ed i seminaristi, come fa<br />

il Vicario generale di una diocesi.


187<br />

Mons. Cornacchia: si avverte la necessità di uno che sappia mediare,<br />

tenere ordinata la segreteria e curare il rapporto con le parrocchie ecc.<br />

Deve essere una persona gradita al Rettore.<br />

Mons. Padovano: quella del Vicerettore è una figura necessaria, non<br />

tanto per le cose pratiche a cui può provvedere l’economo, quanto<br />

per la mediazione e la condivisione delle responsabilità. Perciò è una<br />

scelta che dovrà farsi in accordo con il nuovo Rettore.<br />

Mons. Todisco: vogliamo che il nuovo Rettore abbia un aiuto per il<br />

bene del seminario e perché possa affrontare il suo lavoro con serenità.<br />

Non necessariamente per risolvere le questioni pratiche, ma<br />

soprattutto per una collaborazione sul piano educativo. Potrà essere<br />

animatore e Vicerettore allo stesso tempo.<br />

Mons. Fragnelli: al Seminario Romano Maggiore la figura del<br />

Vicerettore è importante sia come aiuto al Rettore, sia come coordinatore<br />

degli altri educatori.<br />

Mons. Ruppi: bisognerà scegliere come Vicerettore uno degli animatori<br />

che goda la fiducia del Rettore e che lo alleggerisca nel lavoro.<br />

Mons. Cacucci ringrazia i Vescovi per questo scambio di idee e rimanda<br />

la decisione a dopo che sarà nominato il nuovo Rettore.<br />

c) Nomina del nuovo Rettore<br />

Mons. Papa elenca i criteri emersi nella Commissione per la scelta<br />

del nuovo Rettore: dovrà essere umanamente maturo, con ricca esperienza<br />

pastorale, con buona preparazione culturale, autorevole per un<br />

vissuto sacerdotale che sia punto di riferimento per i seminaristi e gli<br />

educatori. È opportuno che abbia superato i 50 anni di età.<br />

Mons. Negro: a questo identikit è bene aggiungere altri tre elementi:<br />

che sia persona equilibrata; che abbia competenza formativa (con intuito<br />

psicologico); che abbia capacità di relazioni e di creare gruppo.<br />

Quanto all’età, non è necessario che abbia superato i 50 anni; potrebbe<br />

andar bene anche uno di 42-43 anni, con una bella personalità.<br />

Mons. Fragnelli: il seminario è abbastanza solido nella sua struttura<br />

formativa, per cui una figura autorevole, anche sotto i 50 anni, non<br />

avrebbe difficoltà ad inserirsi.<br />

Mons. Martella presenta i nominativi emersi nella Commissione episcopale<br />

per la nomina del nuovo Rettore.<br />

Mons. Cacucci invita ad esaminare i candidati presentati ed eventualmente<br />

a segnalarne altri.


188<br />

Dopo ampia e serena discussione, viene distribuita a ciascun Vescovo<br />

una scheda su cui esprimere la propria preferenza. Risulta eletto<br />

Don Luigi RENNA, della diocesi di Andria, attualmente rettore del<br />

Seminario minore di quella diocesi. Nato il 23 gennaio 1966 e sacerdote<br />

dal 7 settembre 1991, egli insegna Teologia Morale presso la<br />

Facoltà Teologica Pugliese.<br />

Mons. Cacucci comunica che il nominativo scelto sarà inviato al<br />

Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica per ottenere<br />

la ratifica della nomina. Egli invita i Vescovi al massimo riserbo con<br />

chiunque, fino a quando non giungerà la risposta della Congregazione<br />

(la risposta della Congregazione è poi giunta regolarmente e la nomina<br />

è stata resa nota il 22 maggio).<br />

3. Varie ed eventuali<br />

Comitato di Alto Patronato. Mons. Cacucci: lo Statuto del Comitato<br />

di Alto Patronato della Facoltà Teologica Pugliese prevede che il<br />

Presidente di detto Comitato sia il Presidente della CEP. Attualmente si<br />

verifica la coincidenza che il Presidente del Comitato e il Presidente della<br />

CEP sia anche il Gran Cancelliere della Facoltà, per cui è stato rilevato<br />

da parte di qualcuno la non convenienza che i tre incarichi siano concentrati<br />

nella stessa persona. Modifichiamo lo Statuto?<br />

Mons. Ruppi: senza toccare lo Statuto si potrebbe fare momentaneamente<br />

una eccezione, nominando alla Presidenza del Comitato di Alto<br />

Patronato un Vescovo diverso dal Presidente CEP.<br />

Tutti gli altri Vescovi si dichiarano a favore dello status quo, nel senso<br />

di lasciare le cose come stanno.<br />

Caritas regionale. Mons. Paciello informa che il mandato del<br />

Delegato Regionale della Caritas, Don Raffaele Sarno, è scaduto e presenta<br />

tre nomi come possibili candidati.<br />

I Vescovi scelgono Don Maurizio TARANTINO, dell’arcidiocesi<br />

di Otranto.<br />

Mons. Negro dà il suo assenso. I Vescovi ringraziano.<br />

Uffici Missionari Diocesani. Mons. Talucci informa che l’8 e il 9 giugno<br />

avrà luogo a Brindisi, presso il Santuario di Iaddico, la riunione della<br />

Commissione Episcopale CEI per l’Evangelizzazione. Nel pomeriggio<br />

del giorno 8 la Commissione incontrerà i responsabili degli Uffici<br />

Missionari diocesani di Puglia, coordinati dal Vescovo delegato e dal<br />

Segretario regionale.


189<br />

Consulta per il Laicato. Mons. Talucci informa che il 25 giugno prossimo<br />

avrà luogo l’Assemblea generale della Consulta per il Laicato, dove<br />

tra l’altro si parlerà anche del futuro Convegno Ecclesiale Regionale.<br />

Commissione Mista. Mons. Renna informa di aver incontrato il<br />

3 marzo scorso P. Francesco Neri (CISM), suor Amerilde Di Pietro<br />

(USMI) e la sig.na Maria Nobile (Istituti Secolari), in vista della costituzione<br />

della Commissione Mista sulla vita consacrata. Nel corso dell’incontro<br />

è stato stabilito che la Commissione sarà così composta: il Vescovo<br />

delegato, due religiosi, due religiose, un rappresentante degli istituti secolari,<br />

quattro vicari episcopali per i religiosi (uno per ciascuna metropolia).<br />

La Commissione dovrà riunirsi almeno due volte l’anno. Mons.<br />

Renna invierà ai Metropoliti una lettera per conoscere i nomi dei vicari<br />

episcopali scelti.<br />

Istituto Pastorale Pugliese. Mons. Fragnelli informa che il 2 maggio<br />

prossimo si terrà una prima riunione del Comitato in preparazione<br />

del Convegno Ecclesiale sul laicato. Invita i Vescovi che ancora non<br />

l’avessero fatto a consegnare la scheda con i nominativi dei due rappresentanti<br />

per ogni diocesi (un prete e un laico). Egli informa inoltre che<br />

tra fine luglio e i primi di agosto ci saranno le manifestazioni conclusive<br />

dell’“Agorà Giovani” in Puglia.<br />

Visita del Santo Padre a S. Giovanni Rotondo. Mons. D’Ambrosio<br />

invita i Vescovi a partecipare alla visita del Santo Padre a S. Giovanni<br />

Rotondo il 21 giugno prossimo e informa che egli farà il suo ingresso a<br />

Lecce sabato 4 luglio.<br />

Prossima riunione CEP. Mons. Cacucci informa che la prossima riunione<br />

CEP sarà l’11 giugno a Turi (diocesi di Conversano-Monopoli)<br />

ed avrà come unico punto all’Odg quello previsto per la riunione del<br />

1° aprile scorso (“Per uno stile di sobrietà in tempo di crisi”), argomento<br />

non trattato per la concomitanza con i funerali di Mons. Ladisa.<br />

Mons. Padovano si dice lieto di ospitare i Vescovi nella sua diocesi e<br />

precisa che la riunione avrà luogo nel Palazzo Marchesale di Turi (con parcheggio<br />

nell’atrio del medesimo Palazzo) e si concluderà con il pranzo.<br />

La riunione si conclude alle ore 13,30 con la recita del Regina Coeli.<br />

Michele Castoro<br />

Segretario


190<br />

Verbale<br />

della riunione ordinaria<br />

11 giugno <strong>2009</strong><br />

Turi<br />

La Conferenza Episcopale Pugliese si è riunita in sessione ordinaria<br />

giovedì 11 giugno <strong>2009</strong> nella città di Turi (diocesi di Conversano-<br />

Monopoli, provincia di Bari).<br />

La riunione è iniziata alle ore 9.30, con la recita dell’Ora media, ed è<br />

stata presieduta da S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-<br />

Bitonto, Presidente della CEP.<br />

Argomenti all’O.d.g.:<br />

1. “Per uno stile di sobrietà in tempo di crisi” (intervento di Mons. Papa<br />

e riflessione dei singoli Vescovi).<br />

2. Incontro con il nuovo Rettore del Seminario Regionale di Molfetta.<br />

3. Varie ed eventuali.<br />

Sono presenti gli Ecc mi Cacucci (presidente); Tamburrino (vice-presidente);<br />

Ruppi; Papa; Talucci; Todisco; Pichierri; Negro; Padovano;<br />

Calabro; Paciello; De Grisantis: Di Molfetta; Fragnelli; Martella;<br />

Cornacchia; Castoro (segretario).<br />

Assenti giustificati: Caliandro; Renna; D’Ambrosio.<br />

Prima della riunione, il Sindaco di Turi rivolge ai Vescovi della<br />

Conferenza Episcopale Pugliese il saluto di benvenuto dell’Amministrazione<br />

Comunale e dell’intera cittadinanza.<br />

1. Relazione di Mons. Benigno Luigi Papa<br />

Mons. Papa tiene una riflessione sulla crisi economica del nostro<br />

tempo, che interpella anche i Pastori della Chiesa (Allegato 1). Segue<br />

l’intervento dei singoli Vescovi.<br />

Mons. Paciello si sofferma su due argomenti: il terremoto in Abruzzo<br />

e l’impegno della Chiesa nella crisi economica. Diverse diocesi hanno<br />

preso iniziative proprie oltre a quelle della CEI (“Fondo della Speranza”).<br />

Nella sua diocesi egli, in visita pastorale, ha avuto l’opportunità di par-


lare di sobrietà, temperanza e limite dei bisogni. Si chiede: come conciliare<br />

la sobrietà con l’invito del Governo ad aumentare i consumi per favorire<br />

la produttività?<br />

Mons. Ruppi: in questi giorni a Lecce ci sarà il summit economico<br />

del G8. La società va verso il consumo, noi cosa possiamo fare? Noi<br />

Vescovi, oltre a pronunciamenti di ordine pastorale ed etico, possiamo<br />

osare un’analisi della situazione presente? Possiamo alzare la voce sui<br />

temi sociali? È ormai evidente che la crisi economica si intreccia con<br />

una crisi politica. È prudente intervenire? Forse è opportuno attendere la<br />

pubblicazione dell’Enciclica sociale di Papa Benedetto XVI.<br />

Mons. Padovano: noi preti siamo garantiti dal sostentamento del clero.<br />

Anche nei seminaristi si è radicata l’idea di una certa sicurezza economica.<br />

L’Istituto del sostentamento del clero non è automatico, né durevole.<br />

Dipende dalla fiducia che il popolo ha nella Chiesa. I preti giovani devono<br />

sapere che anno per anno, giorno per giorno, siamo sottoposti al giudizio<br />

della gente. Essi devono sapere inoltre che dal giorno dopo l’ordinazione la<br />

comunità cristiana si fa carico delle necessità economiche del suo prete. Ne<br />

consegue che il prete deve spendersi per la Chiesa, deve rimboccarsi le maniche<br />

per la sua comunità. Il denaro, soprattutto quello che viene dalla gente,<br />

va speso con saggezza, ponderazione e trasparenza.<br />

Mons. Di Molfetta: nella riflessione di Mons. Papa è stata presentata<br />

un’impostazione di carattere metodologico, perciò lo ringrazio. Infatti<br />

occorre partire dalla Sacra Scrittura e dal Magistero, non solo da un’analisi<br />

sociologica. La testimonianza di distacco dai beni terreni richiesta a<br />

noi preti aiuterà ad orientare le scelte della nostra gente. Questo momento<br />

di crisi può essere un kairòs per la Chiesa e la società.<br />

Mons. Tamburrino: la crisi economica spinge noi preti ad una testimonianza<br />

più credibile. Anche i religiosi, lo dico da benedettino, dovrebbero<br />

associarsi a questa testimonianza. Spesso infatti essi sono poveri<br />

individualmente, ma come istituti hanno beni consistenti. Il benessere<br />

economico rischia di portare a confondere le sicurezze. Una parola<br />

merita anche il testamento dei preti. Alcuni muoiono senza lasciare nulla<br />

alla Chiesa. Occorre suscitare in essi lo spirito di gratitudine: l’Otto<br />

per mille esprime la sensibilità del popolo cristiano che fornisce ai suoi<br />

preti i mezzi sufficienti. Anche nel nostro ministero deve fiorire la gioia<br />

del dare. La gente va educata alla sobrietà, ad evitare sprechi e comportamenti<br />

sbagliati che possono indurre all’usura. Attendiamo l’Enciclica<br />

191


192<br />

del Papa e prepariamo la comunità ad accoglierla, perché si instauri uno<br />

stile di vita conforme con il Vangelo.<br />

Mons. Talucci: occorre rivedere il nostro annuncio di Vangelo. A volte<br />

si sente dire: “Voi cristiani la pensate così e agite così, noi invece la<br />

pensiamo diversamente e quindi agiamo diversamente”. Questa frase<br />

può sembrare un atteggiamento di rispetto nei nostri confronti, mentre<br />

non è così. Anche i non cristiani hanno diritto a sentire l’annuncio del<br />

Vangelo. Noi non siamo una corporazione. Abbiamo un debito verso il<br />

mondo, l’obbligo di intervenire per dire a tutti l’annuncio di libertà e di<br />

vita nuova. Riprendere dunque l’annuncio del Vangelo: la sobrietà è un<br />

valore. I cristiani non sono solo i samaritani per certe situazioni, ma portatori<br />

di un annuncio di novità.<br />

Mons. De Grisantis: ci sono casi concreti di necessità. Questa crisi<br />

tocca non solo gli imprenditori, ma di conseguenza anche tante famiglie<br />

cadute in povertà. Dobbiamo dare segni concreti, anche con qualche<br />

iniziativa che riguarda i preti e i Vescovi. Mi associo alla domanda di<br />

Mons. Paciello: come conciliare la sobrietà con l’invito al consumo?<br />

Mons. Calabro ringrazia mons. Papa. Tutto il Vangelo mette in evidenza<br />

l’importanza dell’uomo in sé povero. Gesù è nato povero e povere<br />

erano le prime comunità cristiane. La dottrina sociale della Chiesa insegna<br />

che lo Stato deve occuparsi della giustizia e la Chiesa della carità.<br />

Il Vangelo ci insegna il vero valore dell’uomo. A volte assistiamo a comportamenti<br />

di avarizia nel clero (spesso si litiga per pochi soldi).<br />

Mons. Cornacchia: la crisi finanziaria richiama una crisi etico-morale.<br />

Noi Vescovi dobbiamo dare esempio e insegnare ai giovani preti<br />

la misura, la sobrietà e la moderazione. L’<strong>Anno</strong> sacerdotale può essere<br />

occasione per parlare di questo, per favorire la vita comune e aprirsi alle<br />

necessità delle missioni. Importante è il testamento dei preti. Anche le<br />

risorse della diocesi vanno gestite con oculatezza, con la collaborazione<br />

di esperti per evitare spese inutili ed eccessive.<br />

Mons. Fragnelli: don Tonino Bello in un testo ormai noto, parla di<br />

annuncio-rinuncia-denuncia. L’annuncio deve educare alla povertà, deve<br />

ribadire che la vera ricchezza è Dio e il Vangelo. La rinuncia significa<br />

l’importanza della testimonianza. La denuncia indica la forza dell’analisi.<br />

Mi chiedo come annunciare il tema del dominio di sé in una cultura<br />

fondamentalmente individualista? Come Vescovi possiamo inviare un<br />

messaggio alla nostra gente? Possiamo richiamare alla sobrietà soprat-


tutto in occasione delle feste patronali? Possiamo dare un segno noi e i<br />

nostri preti rinunciando ad una mensilità del nostro stipendio?<br />

Mons. Cacucci: non so se arriveremo a stilare un documento, ma questa<br />

discussione già ci illumina per fare discernimento. Finora era in uso il metodo<br />

Joc (vedere-giudicare-agire). Oggi questo schema non è più attuabile.<br />

Guardando ai gravi fenomeni dell’emigrazione, della crisi economica ecc.,<br />

siamo in grado di leggere la realtà e di suggerire soluzioni? Dobbiamo partire<br />

dall’alto, dalla Parola di Dio e sollecitare la lettura della realtà. Il problema<br />

vero è legato alla concezione di vita del mondo adulto. La crisi riguarda<br />

soprattutto il nord e le grandi imprese. Guardare solo a se stessi e<br />

non guardare le povertà del mondo non è evangelico. Noi non possiamo<br />

dare soluzioni, ma solo dare luce e aprire a prospettive.<br />

Mons. Negro: noi non siamo in grado di fare un’analisi della crisi.<br />

È una crisi economica e culturale insieme. Come Chiesa dobbiamo dare<br />

esempio di vita sobria e solidale. E questo stile va annunciato a tutti perché<br />

si metta al centro l’uomo. Oltre l’esempio ci vuole anche l’annuncio<br />

per promuovere un’educazione e uno stile di vita nuovo che nasce dal<br />

Vangelo. Da questa discussione potrà nascere un richiamo a noi Vescovi<br />

e ai sacerdoti ad uno stile di vita sobrio.<br />

Mons. Papa: non è compito della Chiesa risolvere i problemi sociali,<br />

ma incoraggiare i responsabili nei vari ambiti. Si può parlare di crisi etica<br />

dell’economia più che di crisi economica. È utile, al riguardo, leggere<br />

il libro del ministro Tremonti e richiamarsi ai testi sapienziali dell’Antico<br />

Testamento. Se non si fa riferimento a Dio, anche i problemi sociali<br />

deragliano. Quando Dio è il tesoro della nostra vita, noi sapremo usare<br />

bene anche i nostri “tesoretti”. Senza Dio si diventa non solo stolti, ma<br />

anche iniqui nei confronti degli altri. Una concezione cristiana della vita<br />

è illuminante anche sul piano economico. Da crisi a kairòs: la signoria di<br />

Dio ci aiuta a vivere in modo solidale.<br />

Mons. Todisco: bisogna aiutare l’uomo a vivere da uomo. Il problema<br />

è di tipo pastorale: annunciare il vangelo per parlare di sobrietà e solidarietà.<br />

L’anno sacerdotale è un’occasione per ogni Vescovo e ogni prete a<br />

riscoprire la coscienza di essere in Cristo e nella Chiesa. Papa Benedetto<br />

XVI ha dato a questo anno speciale un bel motto “Fedeltà di Cristo, fedeltà<br />

del prete”.<br />

Mons. Paciello: 1) mi auguro che l’Enciclica sociale di prossima pubblicazione<br />

porti a delle riflessioni sul sistema internazionale di commer-<br />

193


194<br />

cio, di rapporti fra Paesi, ecc. La Chiesa prenda in considerazione i problemi<br />

dei poveri del mondo (si uccide e si lascia morire di fame, con indifferenza).<br />

Forse in regione potremo organizzare qualcosa per riflettere<br />

sui problemi dei Paesi poveri. 2) Raccomandare ai preti la sobrietà può<br />

lasciare il tempo che trova. Dobbiamo insistere perché l’amministrazione<br />

dei sacramenti sia libera da tariffe. I laici che lavorano in parrocchia<br />

lo fanno in forma volontaria. Solo noi preti leghiamo ogni prestazione<br />

pastorale ad un’offerta.<br />

Mons. Martella: occorre riscoprire i documenti sociali del Magistero.<br />

Proporre ed educare. Il prossimo decennio è proprio sull’educazione. Si<br />

parli anche di questo. Propongo di suggerire che nella formazione dei<br />

seminaristi ci sia anche un corso sull’economia. In questo modo si potrà<br />

parlare anche di sobrietà, solidarietà ed equità ed educare alla gratuità<br />

e alla vicinanza.<br />

Mons. Ruppi: la crisi economica è frutto della crisi politica, che è<br />

frutto della crisi etica, che a sua volta è frutto di una crisi culturale e pastorale.<br />

Mons. Cacucci ringrazia per i vari interventi ed auspica che le considerazioni<br />

emerse possano essere oggetto di ulteriore riflessione da parte<br />

di ciascun Vescovo nella propria diocesi.<br />

2. Incontro con il nuovo Rettore del Seminario di Molfetta<br />

Mons. Cacucci saluta con affetto e gratitudine Don Luigi Renna, nuovo<br />

Rettore del Seminario Teologico di Molfetta e ringrazia ancora Mons.<br />

Calabro per aver messo questo suo prete a disposizione della Chiesa in<br />

Puglia. La sua nomina è stata accolta con entusiasmo e lui stesso ha iniziato<br />

subito a lavorare bene.<br />

Don Renna ringrazia i Vescovi per la fiducia e comunica che sia gli<br />

animatori, sia i seminaristi gli hanno riservato un’accoglienza calorosa<br />

e cordiale.<br />

Mons. Cacucci a nome dei Vescovi augura al nuovo rettore un proficuo<br />

lavoro formativo. Egli rivolge anche espressioni di ringraziamento<br />

a Don Lucangelo Decantis, che lascia l’incarico di educatore per tornare<br />

nella sua archidiocesi di Taranto, e rivolge un saluto beneaugurante a<br />

Don Giuseppe Leucci, della diocesi di Oria, chiamato a svolgere il suo<br />

ministero come educatore al Seminario Regionale.


195<br />

3. Varie ed eventuali<br />

Mons. Cacucci legge la lettera che Mons. Michele Seccia, Vescovo di<br />

Teramo-Atri, gli ha inviato per chiedere aiuti ai Vescovi pugliesi in seguito<br />

al grave terremoto che ha colpito l’Abruzzo. I Vescovi decidono di<br />

prendere in considerazione questa richiesta nella prossima riunione della<br />

CEP. Intanto se qualche diocesi vuole già muoversi al riguardo, può liberamente<br />

farlo.<br />

Mons. Cacucci chiede che il Dott. Enzo Quarto, responsabile dei giornalisti<br />

cattolici e dirigente RAI in regione, sia nominato Responsabile<br />

dell’Ufficio Regionale delle Comunicazioni Sociali. Egli vive a Bari ed<br />

è un apprezzato professionista. I Vescovi approvano all’unanimità.<br />

Mons. Cacucci conferma che gli Esercizi spirituali per i vescovi e preti<br />

che lo desiderano si terranno dal 5 all’ 8 ottobre in Cassano Murge e saranno<br />

predicati dal gesuita Padre Francesco Rossi De Gasperis.<br />

Mons. Fragnelli distribuisce e presenta del materiale illustrativo<br />

sull’iniziativa per i giovani, denominata APULIA (Allegato 2), della<br />

prossima estate. Chiede l’autorizzazione della CEP sul programma.<br />

I Vescovi approvano.<br />

Mons. Fragnelli presenta anche un’ipotesi di programma del Convegno<br />

Regionale del Laicato (Allegato 3) fissato per il 2011. I Vescovi scelgono<br />

come sede San Giovanni Rotondo e come data aprile-maggio 2011.<br />

Per i dettagli si confermerà il tutto in autunno.<br />

Mons. Cacucci propone che una prossima riunione CEP sia interamente<br />

riservata al Convegno sul Laicato.<br />

Mons. Di Molfetta informa che, dal 24 al 28 agosto <strong>2009</strong>, si terrà a<br />

Barletta la LX edizione della Settimana Liturgica Nazionale. Il tema<br />

scelto è: “Celebrare la Misericordia”. L’incontro si sarebbe dovuto svolgere<br />

a L’Aquila, ma per il terremoto è stato spostato in Puglia, mantenendo<br />

lo stesso programma con gli stessi relatori. Egli sollecita la partecipazione<br />

dei Vescovi e quella dei sacerdoti e operatori pastorali.<br />

Con la recita dell’Angelus la riunione si chiude alle ore 13.00.<br />

Michele Castoro<br />

Segretario


196<br />

Verbale<br />

della riunione ordinaria<br />

9 dicembre <strong>2009</strong><br />

Seminario Regionale<br />

Molfetta<br />

La Conferenza Episcopale Pugliese si è riunita in sessione ordinaria<br />

mercoledì 9 dicembre <strong>2009</strong> a Molfetta (BA), presso il Pontificio Seminario<br />

Regionale.<br />

La riunione è iniziata alle ore 9.30, con la recita dell’Ora media, ed è<br />

stata presieduta da S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-<br />

Bitonto, Presidente della CEP.<br />

Argomenti all’O.d.g.:<br />

1. Preparazione del Convegno Regionale sul Laicato<br />

(Relatore: S.E. Mons. Pietro Maria Fragnelli).<br />

2. Varie ed eventuali.<br />

Sono presenti gli Ecc.mi: Cacucci (presidente); Tamburrino (vicepresidente);<br />

Papa; D’Ambrosio; Todisco; Casale; Talucci; Pichierri; Negro;<br />

Padovano; Calabro; Caliandro; Paciello; Renna; Di Molfetta; Martella;<br />

Fragnelli; Cornacchia; Castoro (segretario).<br />

Assente giustificato l’Ecc.mo De Grisantis.<br />

Mons. Cacucci legge un biglietto di Mons. De Grisantis, il quale<br />

si scusa di non poter partecipare alla riunione per motivi di salute.<br />

A Mons. De Grisantis i Vescovi pugliesi esprimono affettuosi auguri di<br />

pronto ristabilimento, con l’assicurazione di una particolare preghiera.<br />

Mons. Fragnelli informa sulle condizioni di salute di Mons. Scarafile,<br />

che in data odierna si ricovera in ospedale. Anche a Mons. Scarafile<br />

viene assicurata la vicinanza degli Ecc.mi Confratelli, con auguri e preghiere.<br />

Mons. Cacucci ricorda la figura di Mons. Rosario Antonio Mennonna,<br />

Vescovo emerito di Nardò, deceduto ultracentenario nei giorni scorsi,<br />

e rinnova a Mons. Caliandro il cordoglio di tutti.


197<br />

Mons. D’Ambrosio comunica che il 4 e 5 gennaio sarà ricordato a<br />

Lecce il XX della sua ordinazione episcopale ed invita i Vescovi a partecipare<br />

alle varie manifestazioni.<br />

1. Preparazione del Convegno Regionale sul Laicato<br />

Mons. Fragnelli presenta il programma del Convegno Regionale sul<br />

Laicato, che si terrà dal 28 aprile al 1° maggio 2011. La sua relazione si<br />

articola in 3 punti: la fase preparatoria, la fase celebrativa e la fase post-<br />

Convegno (cfr. Allegato 1), con il prospetto economico (cfr. Allegato 2).<br />

Segue un’ampia discussione tra gli Ecc.mi Vescovi.<br />

Mons. Padovano: nel Convegno vedrei bene una carrellata su laici<br />

cristiani che hanno dato qualcosa di proprio nel campo dell’economia,<br />

della politica, della cultura, ecc. (ad esempio: Aldo Moro, Giovanni Modugno<br />

ed altri).<br />

Mons. Pichierri: nella fase preparatoria è opportuno inserire anche<br />

un pre-convegno sull’Ecumenismo, visto che la nostra regione ha una<br />

vocazione ecumenica.<br />

Mons. Paciello: piace l’itinerario di preparazione e anche il programma<br />

del Convegno. Mi chiedo come poter far entrare questo tema all’interno<br />

del Sinodo diocesano che è in atto nella mia diocesi.<br />

Mons. D’Ambrosio: sono d’accordo su tutto. Anziché ridefinire il laico<br />

in tutte le sue funzioni mi piacerebbe scegliere un aspetto particolare,<br />

per esempio, la corresponsabilità.<br />

Mons. Tamburrino: i convegni preparatori (o pre-convegni) nelle varie<br />

zone sembrano aperti a tutte le istanze sociali e culturali, mentre il<br />

programma del Convegno appare piuttosto orientato “ad intra”. Occorrerebbe<br />

accentuare anche lo sbocco “ad extra”.<br />

Mons. Talucci: anche la mia diocesi di Brindisi-Ostuni è in cammino<br />

con il Sinodo, che sarà chiuso a Pasqua. È chiaro che la diocesi deve privilegiare<br />

il Sinodo in cui inserire, per quanto è possibile, la tematica del<br />

Convegno. Il programma appare completo, ma ci vuole uno specifico:<br />

evidenziare come i nostri laici possono essere testimoni nella società,<br />

cioè come possono contribuire a costruire una società a misura d’uomo,<br />

una società animata dal Vangelo. Su alcune istanze sono i laici ad essere<br />

protagonisti, perciò ritengo valido il titolo scelto per il Convegno “I laici<br />

nella chiesa e nella società pugliese, oggi”.


198<br />

Mons. Renna: la specificità del Convegno dovrà essere il ruolo del<br />

laico cattolico all’interno della Chiesa, della società e della politica.<br />

Mons. Papa: dovremmo valorizzare l’enciclica del Santo Padre Benedetto<br />

XVI Caritas in veritate per parlare di sviluppo umano in Puglia.<br />

Non va trascurata l’importanza dei laici per l’inculturazione del Vangelo<br />

nel territorio. Mi sembra che vada migliorata la scelta dei titoli delle<br />

relazioni del Convegno, mentre ritengo positivo che la preparazione del<br />

Convegno avvenga a livello diocesano.<br />

Mons. Casale: il nostro Convegno dovrà tener conto della questione<br />

meridionale, in campo economico, imprenditoriale e di sviluppo. Prima<br />

dobbiamo riflettere sulla natura del laicato e poi sugli ambiti di azione.<br />

La Dei Verbum al n. 8 sviluppa il tema del sensus fidei dei credenti, perciò<br />

il laico ha un ruolo anche nell’elaborazione dei contenuti della fede.<br />

Dobbiamo chiederci come i Consigli pastorali e i Consigli per gli affari<br />

economici sono presenti nelle nostre diocesi e come funzionano: c’è una<br />

partecipazione attiva? A livello regionale rivedere la Consulta delle Aggregazioni<br />

Laicali, che forse è troppo ibrida ed inefficace, nel senso che<br />

spesso i movimenti che vi partecipano vogliono portare avanti il proprio<br />

carisma e la propria spiritualità.<br />

Mons. Papa: è inevitabile che ci siano più cammini di spiritualità, più<br />

sensibilità, che però possono essere una ricchezza se si mettono a servizio<br />

dell’unica missione della Chiesa.<br />

Mons. Di Molfetta: non solo fare riferimenti alla Parola di Dio ma anche<br />

alla Liturgia ed ai Sacramenti. È dal Battesimo che nasce la missione;<br />

è dal Battesimo che scaturisce la laicità, l’essere “in Cristo” e “nella<br />

Chiesa”. Non parlerei di spiritualità al plurale.<br />

Mons. Cornacchia: ringrazio per la presentazione del Convegno<br />

e sono convinto che dobbiamo metterci di più in ascolto del laicato.<br />

Il Concilio afferma: “I laici, trattando le realtà temporali, le orientano<br />

verso Dio” (LG). Metterei in evidenza l’aspetto vocazionale in senso<br />

ampio, cioè la chiamata dei laici nella Chiesa, nella società, nella politica,<br />

nella cultura ecc.<br />

Mons. Todisco: il titolo è chiaro e concreto. Non dobbiamo ridurre<br />

il Convegno a pura “accademia” sul laicato, né galleggiare sulle nostre<br />

realtà. Deve emergere la nostra storia, quali laici abbiamo, quali laici<br />

vogliamo, quale chiesa noi siamo. Partire non dal dover essere ma<br />

dall’essere, con i lati positivi e negativi. Perché non fermarci noi Vesco-


vi a comunicarci le realtà delle nostre diocesi? Siamo soddisfatti della<br />

gente a noi più vicina? Hanno uno sbocco nella Chiesa e nella società?<br />

Il Convegno deve riflettere sul nostro “essere Chiesa” oggi.<br />

Mons. Caliandro: ringrazio per lo studio fatto finora. I laici hanno la<br />

giusta autonomia della ricerca, noi invece abbiamo il dovere di illuminare<br />

le loro coscienze. Il giudizio di coscienza ha due poli: l’opzione fondamentale<br />

e l’atto.<br />

Mons. Calabro: mi riferisco alla tempistica. La Quaresima è vicina e<br />

c’è già un programma diocesano, ci sono poi le elezioni regionali… Perché<br />

non attendere un altro anno per avviare la preparazione e far slittare<br />

la celebrazione del Convegno al 2012?<br />

Mons. Negro: mi riferisco anzitutto alla corresponsabilità del laicato<br />

(quale corresponsabilità hanno i nostri laici, che spesso sono clericalizzati?).<br />

Rilevo poi l’emergenza di una fede che non riesce a fare cultura<br />

(forse il mondo sta diventando meno umano e la Chiesa meno cristiana).<br />

C’è anche il problema della coerenza etica: i laici dentro la storia. Quanto<br />

alla metodologia, dobbiamo evitare che sia un Convegno solo celebrativo,<br />

senza ricadute nelle nostre diocesi. Forse è più conveniente un<br />

numero di partecipanti ridotto e la distribuzione in gruppi.<br />

Mons. Papa: perché non sia “accademia” è necessario che la preparazione<br />

abbia due fasi: la prima fase (Quaresima-Pentecoste 2010), sia una<br />

verifica del tipo di laicato presente nelle nostre diocesi; la seconda fase<br />

(autunno 2010 e oltre), sia più formativa, cioè sia una riflessione sulla<br />

responsabilità dei laici nella Chiesa e nella società.<br />

Mons. Martella: ringrazio per il lavoro finora fatto. Occorre dare più<br />

valore al pre e al post Convegno. Sembrano troppi cinque pre-convegni<br />

in un anno. Le tematiche sono interessanti, ma dobbiamo stare attenti<br />

ad affidare le relazioni alle persone giuste. Bisogna partire dalla Parola<br />

di Dio per leggere la realtà, perché è più difficile il contrario. Collegare<br />

il nostro Convegno con il programma della CEI sulla responsabilità<br />

educativa.<br />

Mons. Castoro: ringrazio per lo studio presentato. Il Convegno non<br />

deve essere solo celebrativo e va ben preparato sia nelle diocesi sia nella<br />

scelta dei relatori. Occorre coinvolgere le diocesi nel modo più adeguato.<br />

Mons. Paciello: il coinvolgimento delle diocesi può avvenire attraverso<br />

un questionario che prepari al Convegno. Riscoprire l’insegna-<br />

199


200<br />

mento del Concilio sui laici. Se noi ci adoperiamo a formare i laici vuol<br />

dire che crediamo nella loro corresponsabilità.<br />

Mons. Cacucci: occorre privilegiare il metodo induttivo. La prima<br />

fase è lasciata alla sensibilità dei Vescovi nelle proprie diocesi. Ogni<br />

diocesi deve fare il punto della situazione, quasi una verifica del tipo<br />

“La chiesa diocesana si racconta”. Una volta chiaro il programma del<br />

Convegno, è necessario incontrare i relatori. È opportuno inviare una<br />

Lettera di indizione alle diocesi a firma di tutti i Vescovi pugliesi. Cinque<br />

pre-convegni forse sono troppi, meglio ridurli a tre: uno al nord, uno<br />

al centro e uno al sud della Puglia. Quanto alle comunicazioni delle diocesi,<br />

cinque minuti sono pochi. I dati provenienti dalle diocesi possono<br />

essere raccolti prima ed essere oggetto di un’unica comunicazione al<br />

Convegno.<br />

In conclusione, i Vescovi si dicono d’accordo sulle seguenti decisioni<br />

che vengono consegnate a Mons. Fragnelli e all’Istituto Pastorale Pugliese:<br />

a) circa la fase preparatoria:<br />

- predispone una Lettera dei Vescovi per l’indizione del Convegno,<br />

lettera che sarà esaminata e approvata nell’incontro CEP del 3-5<br />

febbraio p.v. e consegnata alle comunità diocesane nella Prima<br />

Domenica di Quaresima (21 febbraio 2010), ponendo però attenzione<br />

che non interferisca col delicato contesto politico regionale<br />

(siamo alla vigilia delle elezioni amministrative);<br />

- organizzare tre pre-convegni regionali, nell’autunno 2010, così distribuiti:<br />

“Il rapporto clero-laici e la corresponsabilità” (nella diocesi<br />

di Molfetta, coinvolgendo il Seminario Regionale e la Facoltà<br />

Teologica Pugliese); “La responsabilità educativa della famiglia e<br />

delle istituzioni” (nell’arcidiocesi di Otranto); “Il ruolo culturale,<br />

sociale e politico dei laici” (nella diocesi di San Severo);<br />

- predispone una serie di domande e punti di riflessione da offrire<br />

alle diocesi insieme alla Lettera di indizione, per facilitare e stimolare<br />

il lavoro preparatorio interno ad ogni singola diocesi, che è<br />

libera di organizzarsi secondo la propria sensibilità e contingenza<br />

storica, seguendo un metodo induttivo, dichiaratamente aperto alla<br />

Parola di Dio; nel periodo che va dalla Quaresima alla Pentecoste<br />

2010 ogni diocesi potrebbe promuovere una verifica interna in<br />

merito al ruolo dei laici nel proprio territorio;


201<br />

- rivedere la bozza dello Strumento di lavoro (“Il mandorlo in fiore”,<br />

Allegato 3): dare come titolo quello generale (“I laici nella<br />

chiesa e nella società pugliese, oggi”); aggiungere riferimenti ai<br />

grandi testimoni laici della società pugliese; sottolineare alcuni temi<br />

chiave come l’identità battesimale quale vocazione originaria<br />

della vita cristiana e l’esercizio del sensus fidei, la corresponsabilità<br />

dei laici e il loro ruolo indispensabile per l’inculturazione del<br />

Vangelo, la funzione degli organismi di partecipazione nelle singole<br />

diocesi;<br />

b) circa la fase celebrativa:<br />

- si conferma la sede del “Centro di spiritualità Padre Pio” a San<br />

Giovanni Rotondo (FG) nei giorni 28 aprile - 1° maggio 2011, con<br />

quota giornaliera di Euro 50,00;<br />

- si conferma il numero dei delegati come predisposto dall’IPP;<br />

- si chiede uno spazio laboratoriale in cui mettersi in ascolto dei delegati<br />

(quale ‘microfono’ ai laici?);<br />

- incontrare i relatori del Convegno prima della celebrazione insieme<br />

ai Vescovi e agli incaricati diocesani (corresponsabilità laicale,<br />

emergenza di fede, smarrimento etico, formazione…);<br />

- significativo riferimento alla dimensione ecumenica, aggiornata<br />

alle nuove situazioni determinate dalla globalizzazione.<br />

Mons. Fragnelli ringrazia tutti, evidenziando le diverse sensibilità.<br />

Non ci può essere la perfezione, ma la consapevolezza della responsabilità<br />

verso il gregge affidatoci, in cui trova spazio la formazione del laicato.<br />

2. Varie ed eventuali<br />

Mons. Cacucci informa che:<br />

- il Presidente Nazionale del Movimento Apostolico Sordi propone<br />

la nomina di Don Vito Spinelli, dell’arcidiocesi di Bari-Bitonto,<br />

come Assistente ecclesiastico regionale del Movimento. I Vescovi<br />

approvano;<br />

- il Comitato regionale dell’AGESCI propone la nomina di Don<br />

Paolo Oliva, dell’arcidiocesi di Taranto, come Assistente ecclesiastico<br />

regionale dell’Associazione. I Vescovi approvano.


202<br />

Mons. Cacucci informa anche che dalla Congregazione per l’Educazione<br />

Cattolica è giunta la proroga per Mons. Salvatore Palese, come<br />

Preside della Facoltà Teologica Pugliese, dopo il compimento dei 70 anni<br />

di età.<br />

Mons. Cacucci, inoltre, propone i seguenti provvedimenti per il Tribunale<br />

Ecclesiastico Regionale:<br />

- nomina di P. Giuseppe Tomiri, o.f.m., della provincia francescana di<br />

Foggia, come Giudice (per 4 anni);<br />

- conferma di Don Giuseppe Pica, della diocesi di Nardò-Gallipoli,<br />

come Giudice (per altri 4 anni);<br />

- nomina dell’ Avv. Antonella Angelillo, della diocesi di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva,<br />

come terzo Patrono Stabile (dapprima per 1 anno e<br />

poi conferma per gli anni successivi), in sostituzione dell’Avv. Patrizia<br />

Piccolo, della diocesi di Andria, la quale non è più disponibile.<br />

Mons. Cacucci, infine, chiede di stabilire l’O.d.G. della prossima riunione<br />

CEP del 3-5 febbraio, che per il momento viene così definito:<br />

- mercoledì 3 febbraio, comunicazioni del Presidente e ulteriore discussione<br />

sul Convegno regionale del Laicato;<br />

- giovedì 4, mattino, Seminario regionale e Facoltà teologica<br />

pomeriggio, incontro con i religiosi e le religiose;<br />

- venerdì 5, riflessione sui beni culturali e relazioni delle varie Commissioni.<br />

Mons. Fragnelli invita a tenere la prossima riunione CEP del 3-5 febbraio<br />

a Massafra (TA), in diocesi di Castellaneta. I Vescovi ringraziano<br />

e accettano.<br />

La riunione si conclude alle ore 13.30 con la preghiera dell’Angelus.<br />

Michele Castoro<br />

Segretario C.E.P


Tribunale<br />

Ecclesiastico<br />

Regionale<br />

Pugliese


Episcopio di <strong>Gravina</strong> in Puglia dopo il restauro - corridoio.


205<br />

Relazione<br />

dell’attività del Tribunale nell’anno 2008<br />

agli Eccellentissimi Vescovi<br />

della Regione Puglia<br />

30 gennaio <strong>2009</strong><br />

Eccellenze Reverendissime,<br />

Prima di iniziare questa relazione sulla attività del nostro Tribunale<br />

Regionale nell’anno 2008, sento il dovere di esprimere a tutti Voi, a nome<br />

mio personale e di tutti i Giudici, del Difensore del Vincolo titolare<br />

e dei Patroni Stabili i sensi della più viva gratitudine per aver voluto<br />

rinnovare, allo scadere del quinquennio, la vostra fiducia confermandoci<br />

nell’incarico e nell’aver voluto nominare Mons. Filippo Salvo come<br />

3° Vicario Giudiziale aggiunto. Da parte di tutti noi, posso assicurare<br />

che continueremo a rendere fedelmente il delicato servizio a cui ci avete<br />

chiamati.<br />

Viene proposto alla vostra attenta lettura e al vostro esame il risultato<br />

del nostro lavoro riguardante le dichiarazioni di nullità di matrimonio<br />

sia in maniera complessiva nella nostra Regione, sia in particolare nelle<br />

singole diocesi.<br />

1. LE CAUSE (cfr. Allegato n. 2)<br />

A) Nel 2008 sono stati introdotti 232 nuovi libelli (8 in più del 2007);<br />

sono state concluse con decisione 254 cause (9 in più del 2007);<br />

ne sono state archiviate 32;<br />

al 31 Dicembre 2008 risultano pendenti 633 cause (al 31 Dicembre<br />

2007 risultavano pendenti 687 cause).<br />

Delle cause concluse con decisione<br />

179 si sono concluse affermativamente, cioè con la dichiarazione di<br />

nullità del matrimonio<br />

75 si sono concluse negativamente, cioè con il riconoscimento della<br />

validità del matrimonio.<br />

B) Le motivazioni principali:<br />

Matrimoni dichiarati nulli:


206<br />

• 77 per esclusione della indissolubilità;<br />

• 50 per esclusione della prole;<br />

• 49 per mancanza di uso di ragione, difetto di discrezione di giudizio<br />

e per incapacità ad assumere gli obblighi coniugali (iuxta can.<br />

1095, n. 1, n. 2 e n. 3);<br />

• 36 per simulazione totale del consenso;<br />

• 12 per esclusione della fedeltà;<br />

• 6 per timore;<br />

• 4 per dolo;<br />

• 4 per condizione;<br />

• 2 per errore di qualità (iuxta can. 1097 § 2);<br />

• 2 per esclusione del bonum coniugum;<br />

• 1 per difetto di forma canonica.<br />

C) Durata della convivenza dopo la celebrazione: dai 232 libelli presentati<br />

nel 2008 risulta che 199 unioni matrimoniali sono durate tra<br />

2 mesi e 10 anni (cfr. Allegato n. 5).<br />

* * *<br />

Propongo una riflessione sui dati di questo ultimo decennio 1998-<br />

2008.<br />

Il 1998 fu l’anno in cui da parte della Conferenza Episcopale Italiana<br />

fu data una nuova impostazione all’attività dei Tribunali ecclesiastici<br />

regionali in Italia con nuove Norme circa il regime amministrativo del<br />

Tribunali stessi e fu l’anno in cui mi fu affidato l’ufficio di Vicario giudiziale<br />

del Tribunale della nostra regione.<br />

In questo decennio si è registrato un crescendo di introduzioni di<br />

libelli<br />

Nel 1998: 300;<br />

nel 1999: 267;<br />

nel 2000: 284;<br />

nel 2001: 311;<br />

nel 2002: 266;<br />

nel 2003: 275;<br />

nel 2004: 244;<br />

nel 2005: 251;


207<br />

nel 2006: 264;<br />

nel 2007: 224;<br />

nel 2008: 232.<br />

Si è passati da un picco di 311 del 2001 ad una flessione in assestamento<br />

intorno ai 220-230 (cfr. Allegato A).<br />

Alcune spiegazioni possono essere le seguenti:<br />

1) la fiducia dei fedeli nella Chiesa;<br />

2) la facilità di accesso al Tribunale per i fedeli intenzionati ad iniziare<br />

una causa di nullità poiché la CEI nel 1998 fissò il contributo (esiguo<br />

e quasi simbolico) dei fedeli per le spese processuali che attualmente<br />

è in Euro 500,00, e determinò l’onorario per gli avvocati, che<br />

attualmente è tra un minimo di Euro 1500,00 e un massimo di Euro<br />

2850,00;<br />

3) la presenza dei Patroni stabili che svolgono la consulenza e l’assistenza<br />

gratuitamente;<br />

4) il senso di temerarietà di tanti nell’introdurre alcuni libelli… a rischio.<br />

Inoltre in questo decennio si è constatato che nel nostro Tribunale<br />

sono state emesse<br />

1178 sentenze di nullità per la esclusione della indissolubilità,<br />

412 per esclusione della prole,<br />

319 per simulazione totale del consenso,<br />

76 per esclusione della fedeltà.<br />

Se a queste si sommano le sentenze negative: 499 per esclusione della<br />

indissolubilità, 367 per esclusione della prole, 316 per simulazione<br />

totale del consenso e 182 per esclusione della fedeltà (cfr. Allegato<br />

B), risulta con evidenza che certamente sono ancora tanti i giovani che si<br />

accostano al sacramento del matrimonio con superficialità, senza la volontà<br />

di assumere gli impegni duraturi con la volontà di impostare la vita<br />

su criteri di comodo, senza un progetto e una prospettiva procreativa.<br />

In aumento sono anche i casi di immaturità e di incapacità psicologica<br />

che non ha reso tanti giovani capaci di valutare criticamente i diritti<br />

e i doveri coniugali e pertanto non sono stati messi in grado di essere<br />

responsabili negli impegni assunti col matrimonio. Infatti, circa il capo<br />

di nullità della incapacità, iuxta can. 1095 n. 2 e 3, sono state emesse n.<br />

704 sentenze, di cui 372 affermative e 332 negative.


208<br />

Pertanto è opportuno che nella fase di preparazione dei giovani al<br />

matrimonio, che lodevolmente in tantissime parrocchie si svolge, si insista<br />

molto a rendere quei cosiddetti “corsi per fidanzati” in itinerari in cui<br />

non soltanto siano date delle nozioni, ma ci sia una verifica di un cammino<br />

di evangelizzazione del matrimonio sacramento con l’accettazione<br />

“cordiale” dell’unità, della indissolubilità e della fedeltà.<br />

Quasi sempre, quando si tratta di richieste di nullità aventi per oggetto<br />

la esclusione delle proprietà del matrimonio, i giudici ponenti fanno<br />

richiesta alle Curie vescovili della copia del processetto matrimoniale<br />

e ci si accorge che purtroppo esso è fatto in maniera superficiale, con la<br />

registrazione di risposte stereotipate e non personalizzate e tante volte<br />

si constata che gli stessi interessati non ricordano neppure di aver fatto<br />

quell’incontro con il parroco. Eppure dovrebbe essere l’incontro per il<br />

processetto una preziosa occasione pastorale da valorizzare per conoscere<br />

le vere intenzioni dei nubendi, per chiarire, completare e perfezionare<br />

la preparazione.<br />

Inoltre da parte dei parroci e degli operatori di pastorale familiare o<br />

degli operatori dei consultori familiari diocesani dovrebbe essere posta<br />

una maggiore attenzione nell’aiutare i nubendi che hanno dei problemi<br />

nella sfera psichica, a fare chiarezza, perché se si tratta di semplici difficoltà<br />

vanno sostenuti, ma se si tratta di vera incapacità si mette a rischio<br />

il sacramento.<br />

Da parte del Tribunale si intende offrire alle <strong>Diocesi</strong> e ai Consultori<br />

familiari la possibilità di una collaborazione.<br />

* * *<br />

Mi permetto tornare a sottoporre alla Vostra considerazione, affidandole<br />

al Vostro cuore, due note di cui già parlai nella relazione dello scorso<br />

anno.<br />

1) Si tratta di diversi insegnanti di Religione che dovrebbero essere<br />

educatori e testimoni di fede per i loro alunni, i quali, con un matrimonio<br />

fallito alle spalle, ricorrono al nostro Tribunale per chiedere<br />

la nullità. Naturalmente, il motivo per cui ricorrono al Tribunale Ecclesiastico<br />

è “per non perdere il posto di lavoro”. Ciò che fa meraviglia<br />

è che o sono stati superficiali nella scelta del partner o sono stati


209<br />

essi stessi ad escludere l’indissolubilità, o la fedeltà o la prole! Ogni<br />

commento è superfluo!<br />

2) Se una delle parti è stata causa della nullità per dolo o per simulazione,<br />

il Tribunale, considerate tutte le circostanze del caso, appone<br />

il divieto di contrarre un nuovo matrimonio senza la previa consultazione<br />

dell’Ordinano del luogo in cui il nuovo matrimonio deve essere<br />

celebrato (cfr. Istr. “Dignitas Connubii” art. 251 § 2).<br />

Anche quest’anno abbiamo riscontrato più casi in cui a persone alle<br />

quali il Tribunale aveva posto il divieto di passare a nuove nozze<br />

sacramentali, con molta facilità sia stato rimosso il divieto di risposarsi<br />

e, dopo qualche anno, avendo “imparato” come si può fare un<br />

matrimonio nullo, sono tornati in Tribunale per introdurre una nuova<br />

causa di nullità. Mi permetto suggerire che il divieto sia rimosso<br />

da parte dell’Ordinario dopo che l’interessato ha dimostrato un vero<br />

cambiamento di mentalità e, con serietà (e non con una semplice firma<br />

su un prestampato), pronunci un giuramento di impegno di accettare<br />

il matrimonio sacramento senza riserve sugli elementi e sulle<br />

proprietà essenziali del sacramento del matrimonio.<br />

2. L’ATTIVITÀ DEI GIUDICI (cfr. Allegato n. 1)<br />

Nell’anno 2008 sono state decise 254 cause. E le cause pendenti<br />

che negli anni precedenti sono state:743 a fine 2006 e 687 a fine 2007, al<br />

31 Dicembre del 2008 erano 633.<br />

Ciò dimostra il generoso impegno dei giudici e degli uditori. Si sarebbe<br />

ottenuto un maggior risultato se avessero potuto dare il loro contributo<br />

di collaborazione piena i giudici don Michele Di Nunzio dell’Arcidiocesi<br />

di Foggia-Bovino e don Antonio Neri, della diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi,<br />

entrambi chiamati a rendere un servizio<br />

presso la Santa Sede, come officiali, il primo presso la Congregazione<br />

della Dottrina della Fede, il secondo presso la Congregazione per il Clero.<br />

Ad essi, che per il nuovo anno hanno smesso ogni collaborazione col<br />

nostro Tribunale, è giunto non solo il ringraziamento di codesta Conferenza<br />

Episcopale Regionale, ma anche la cordiale gratitudine di tutti gli<br />

operatori del nostro Tribunale per il competente impegno e l’esempio di<br />

passione pastorale dimostrata in tanti anni di servizio.<br />

Dal mese di Settembre 2008 ha cessato la collaborazione con il Tribunale<br />

Mons. Leonardo Erriquenz, della diocesi di Conversano-Mono-


210<br />

poli, il quale ha presentato le dimissioni per motivi di età e di salute.<br />

L’Ecc.mo Moderatore, ha fatto pervenire il dovuto ringraziamento.<br />

Il 2 Dicembre 2008 il Sac. Antonio Magnocavallo, della <strong>Diocesi</strong> di<br />

Lungro, parroco della Parrocchia S. Giovanni Crisostomo in Bari, dopo<br />

aver servito il nostro Tribunale per 33 anni, prima come Difensore del<br />

Vincolo e poi come Giudice (a tempo pieno), ha rassegnato le dimissioni<br />

per motivi di salute. Anche a lui è stata manifestata la gratitudine per il<br />

lavoro svolto. Intanto è un’altra unità in meno dell’organico dei giudici.<br />

Per realizzare un più efficace servizio ai tanti fedeli che si rivolgono<br />

al Tribunale, mi permetto chiedere, se è possibile, che il vuoto creatosi<br />

nell’organico sia colmato dalla presenza efficiente di altri sacerdoti<br />

competenti e disponibili.<br />

3) L’ATTIVITÀ DEL NOSTRO TRIBUNALE COME SEDE DI<br />

APPELLO PER IL TRIBUNALE NAZIONALE DI ALBANIA<br />

Già con Decreto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica<br />

del 23 Gennaio 2004 il nostro Tribunale Regionale fu designato come<br />

Tribunale di seconda istanza per le cause trattate in primo grado dal Tribunale<br />

Ecclesiastico Interdiocesano (nazionale) di Scutari (Albania).<br />

Dopo quattro anni di silenzio, nel mese di Giugno 2008 il Vicario<br />

Giudiziale di quel Tribunale Sac. Giovanni Kemal Kokona ha trascorso<br />

una settimana a Bari per prendere contatti con gli Operatori di questo<br />

Tribunale e per uno scambio di idee. Nel mese di Novembre e di Dicembre<br />

del 2008 sono pervenute le prime due cause che sono in fase di<br />

studio e di esame per essere definite.<br />

Anche per questo ulteriore lavoro che è già iniziato e che secondo gli<br />

accordi tra gli Ecc.mi Moderatori Mons. Cacucci, Arcivescovo di Bari e<br />

Mons. Angelo Massafra, Arcivescovo di Scutari, vuol essere una collaborazione<br />

di servizio tra Chiese sorelle, si rende necessaria la presenza<br />

di altre unità nell’organico dei giudici del nostro Tribunale.<br />

4. DIFENSORI DEL VINCOLO<br />

E PROMOTORE DI GIUSTIZIA (cfr. Allegato n. 1)<br />

Il titolare dell’Ufficio di Difensore del Vincolo è Mons. Felice Posa.<br />

Con lui hanno collaborato come difensori del Vincolo sostituti 2 sacer-


211<br />

doti e 6 laici. Tutti hanno svolto il loro compito con impegno e competenza.<br />

In questo nuovo anno svolgerà l’ufficio di Difensore del Vincolo<br />

anche il dott. Giuseppe Albanese.<br />

Anche nell’anno 2008 l’Ufficio di Promotore di Giustizia è stato<br />

svolto da Mons. Felice Posa e quando ciò è risultato incompatibile perché<br />

impegnato come “Difensore del Vincolo”, l’incarico di Promotore<br />

di Giustizia è stato svolto dal Sac. Ignazio Pansini.<br />

5. I COSTI E I TEMPI<br />

Per quanto riguarda i costi delle cause, torno a ricordare, perché ne<br />

siano informati i parroci e tramite loro se ne dia notizia ai fedeli, che già<br />

dal mese di marzo 2007 il contributo delle parti alle spese processuali è<br />

il seguente:<br />

la parte attrice, che invoca il ministero del Tribunale, è tenuta a versare<br />

Euro 500,00 al momento della presentazione del libello; la parte convenuta<br />

non è tenuta ad alcuna contribuzione, ove partecipi all’istruttoria senza<br />

patrocinio. Nel caso in cui nomini un patrono di fiducia o ottenga di usufruire<br />

dell’assistenza di un patrono stabile, è tenuta a versare Euro 250,00.<br />

Per quanto riguarda la durata delle cause, devo dire che, stando al<br />

numero di esse e alla disponibilità dei giudici, è non meno di due anni.<br />

Certe volte i tempi si allungano quando, dovendo verificare la incapacità<br />

psicologica o psichica si rende necessaria la perizia di un perito<br />

d’ufficio, psichiatra o psicologo. Si trova difficoltà a reperire specialisti<br />

(specialmente gli psichiatri) disponibili, che oltre alla competenza professionale,<br />

si ispirino ad una chiara antropologia cristiana.<br />

Torno a proporre l’appello già rivolto negli anni scorsi: sarebbe utile<br />

che dai Vescovi giungesse qualche sicura indicazione di professionisti,<br />

psichiatri o psicologi, con le caratteristiche suddette in modo tale<br />

che l’albo dei periti sia più ampio e l’incarico per le perizie possa essere<br />

distribuito equamente e possa essere espletato in tempi più brevi.<br />

6. PATRONI STABILI (cfr. Allegato n. 6)<br />

I Patroni Stabili del nostro Tribunale sono stati l’avv. Franca Maria<br />

Lorusso e l’avvocato rotale Concetta Farinato. Poiché il numero dei fe-


212<br />

deli che chiedono le consulenze e l’assistenza tecnica dei Patroni Stabili<br />

è abbastanza considerevole, il nostro Tribunale ha chiesto alla CEI la<br />

possibilità di nominare un terzo patrono stabile e nel bilancio preventivo<br />

è stata inserita la voce ad hoc. Confidiamo nella concessione e in caso<br />

affermativo sarà sottoposto a cotesta Conferenza Episcopale la nomina<br />

del professionista. La dott.ssa Piccolo Patrizia della diocesi di Andria,<br />

già approvata nella precedente vostra sessione, ha dichiarato la impossibilità<br />

di accettare la nomina per una imprevista incompatibilità con<br />

impegni universitari.<br />

Desidero ancora ricordare, perché sia noto ai fedeli, che secondo il<br />

can. 1490 del Codice di Diritto Canonico e dell’art. 6 delle Norme della<br />

CEI “circa il regime amministrativo dei Tribunali Ecclesiastici Regionali<br />

Italiani e l’attività di patrocinio svolta presso gli stessi” i Patroni<br />

Stabili fanno parte dell’organico del Tribunale.<br />

Secondo le suddette Norme, ai Patroni stabili i fedeli possono rivolgersi<br />

per ottenere la consulenza canonica circa la loro situazione matrimoniale<br />

e per avvalersi del loro patrocinio.<br />

Il servizio di consulenza avviene ordinariamente nella sede del Tribunale<br />

e, una volta al mese, nelle sedi delle <strong>Diocesi</strong> dei capoluoghi di<br />

provincia, in un ufficio delle rispettive Curie, così come stabilito dal nostro<br />

Regolamento.<br />

Per potersi avvalere del patrocinio di uno dei Patroni Stabili, la parte<br />

che ne abbia interesse deve farne richiesta scritta e motivata al Preside<br />

del Collegio giudicante. Questi accoglie la richiesta tenuto conto delle<br />

ragioni addotte e delle effettive disponibilità di servizio.<br />

Il Patrono Stabile non riceve alcun compenso dai fedeli né per la consulenza,<br />

né per il patrocinio o la rappresentanza in giudizio perché alla<br />

retribuzione dei Patroni Stabili provvede il Tribunale, attingendo dalle<br />

risorse messe a disposizione dalla CEI.<br />

I nostri Patroni Stabili durante l’anno 2008 hanno introdotto<br />

n. 46 libelli così come è indicato nell’allegato n. 6.<br />

Il numero delle consulenze da essi svolte è il seguente:<br />

n. 118 a Bari, n. 30 a Foggia, n. 5 a Brindisi, n. 57 a Taranto, n.78 a<br />

Lecce.<br />

Attualmente, i nostri Patroni Stabili tra le cause introdotte nel 2008<br />

e quelle degli anni precedenti, stanno seguendo n. 77 cause l’avv. Concetta<br />

Farinato e n. 98 cause l’avv. Franca Maria Lorusso.


213<br />

Intanto mi sembra necessario e doveroso ricordare che il Patrono<br />

stabile non è l’Avvocato d’ufficio, poiché alle situazioni di indigenza è<br />

possibile provvedere con il gratuito patrocinio assicurato dai liberi professionisti<br />

iscritti all’Albo, secondo un turno determinato dal Vicario<br />

Giudiziale.<br />

7. I PATRONI DI FIDUCIA (cfr. Allegati n. 7 e n. 8)<br />

Ritengo ancora utile che sia a tutti noto l’elenco aggiornato degli avvocati<br />

residenti in Puglia, ammessi a patrocinare nel nostro Tribunale<br />

perché ai fedeli che si rivolgono alle Curie Diocesane o ai Consultori<br />

Familiari siano date esatte informazioni.<br />

L’Albo è costituito dai professionisti che hanno conseguito il titolo di<br />

Avvocato Rotale, da quelli che sono Laureati in Diritto Canonico, dai Licenziati<br />

“vere periti” in Diritto Canonico e dai giovani Licenziati ammessi<br />

“ad biennium” al fine di concedere la possibilità di conseguire il dottorato.<br />

Il 13 Giugno 2008 è deceduto l’avv. Prof. Luca Troccoli, che tutti ricordiamo<br />

con stima e affetto per la sua competenza professionale e amabilità nel<br />

vivere il suo impegno professionale come servizio alla Chiesa.<br />

Il Consiglio Episcopale Permanente della CEI, nel mese di marzo<br />

2007, ha stabilito che l’onorario per i Patroni di fiducia è determinato<br />

dal Preside del Collegio giudicante (e non dall’avvocato), tra un minimo<br />

di Euro 1.500,00 ed un massimo di Euro 2.850,00 (escluso IVA e<br />

ulteriori oneri, sostenuti dal Patrono, che non possono essere compresi<br />

in tali onorari).<br />

8. LA CANCELLERIA E LA SEDE DEL TRIBUNALE<br />

La Cancelleria è retta da don Vito Spinelli con la collaborazione di<br />

due “addetti alla Cancelleria” e da sette notai-attuari. Il lavoro svolto<br />

in cancelleria che consiste nell’assistenza ai giudici e nella attenzione<br />

a seguire tutte le pratiche dall’accettazione del libello fino alla spedizione<br />

di quanto è necessario alla sede del Tribunale di Benevento, oltre<br />

a soddisfare il rapporto con il pubblico e con gli avvocati, è veramente<br />

encomiabile.<br />

Il nostro Tribunale ha il sito internet: www.terpuglia.it visitando il<br />

quale si possono apprendere tutte le notizie utili riguardanti l’indirizzo


214<br />

della sede, l’organico del Personale che opera, l’elenco degli avvocati,<br />

il Regolamento del Tribunale e le Norme della CEI “circa il regime amministrativo<br />

dei Tribunali Ecclesiastici Regionali Italiani e l’attività di<br />

patrocinio svolta presso gli stessi”, le statistiche annuali, e le relazioni<br />

dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.<br />

La sede del Tribunale è in Largo S. Sabino 1<br />

L’indirizzo di posta elettronica : amministrazione@terpuglia.it<br />

9. CONCLUSIONE<br />

A nome di tutti gli operatori del Tribunale confermo la piena e fedele<br />

collaborazione in questo impegno che ci è stato affidato, rinnovando la<br />

gratitudine per la fiducia riposta in noi.<br />

Sac. Luca Murolo<br />

Vicario Giudiziale


215<br />

Allegato n. 1<br />

Organico del Tribunale<br />

nell’anno 2008<br />

Moderatore S.E. Mons. Francesco Arcivescovo di Bari-Bitonto<br />

Cacucci<br />

Vicario Giudiziale Mons. Luca Murolo (Molfetta-Ruvo<br />

Giovinazzo-Terlizzi)<br />

Vicario Giudiziale Mons. Luigi Stangarone<br />

(Bari-Bitonto)<br />

emerito<br />

Vicario Giudiziale Mons. Antonio Caricato<br />

(Lecce)<br />

agg.<br />

Vicario Giudiziale Sac. Pasquale Larocca<br />

(Bari-Bitonto)<br />

agg.<br />

Vicario Giudiziale Mons. Filippo Salvo (Trani-Barletta-Bisceglie)<br />

agg.<br />

Giudici Mons. Angelo Altavilla (Oria)<br />

Sac. Gianfranco Aquino<br />

Sac. Baldassarre Chiarelli<br />

Mons. Mario Cota<br />

Sac. Pietro De Punzio<br />

Mons. Nicola Dileo<br />

Sac. Agostino Divittorio<br />

Mons. Domenico Fusillo<br />

(Oria)<br />

(Castellaneta)<br />

(San Severo)<br />

(Brindisi-Ostuni)<br />

(<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong><br />

Acquaviva delle Fonti)<br />

(Cerignola-Ascoli Satriano)<br />

(Conversano-Monopoli)


216<br />

Giudici<br />

Mons. Giacomo<br />

Giampetruzzi<br />

Dott. Antonio Lia<br />

(Bari-Bitonto)<br />

(Bari-Bitonto)<br />

P. Lorenzo Lorusso O.P. (Bari-Bitonto)<br />

Sac. Massimo Mancino<br />

Mons. Giuseppe<br />

Montanaro<br />

Sac. Pasquale Morelli<br />

Mons. Paolo Oliva<br />

Sac. Nunzio Palmiotti<br />

Sac. Giuseppe Pica<br />

Sac. Antonio Sozzo<br />

(Nardò-Gallipoli)<br />

(Taranto)<br />

(Taranto)<br />

(Taranto)<br />

(Molfetta-Ruvo<br />

Giovinazzo-Terlizzi)<br />

(Nardò-Gallipoli)<br />

(Lecce)<br />

Difensori del Vincolo<br />

Titolare Mons. Felice Posa (<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong><br />

Acquaviva delle Fonti)<br />

Sostituti Mons. Giuseppe Laterza (Conversano-Monopoli)<br />

Sac. Ignazio Pansini<br />

Dott. Giuseppe Albanese<br />

Dott.ssa Valentina Bovio<br />

Dott.ssa Fabiana Campa<br />

Dott. Damiano De Nuccio<br />

(Molfetta-Ruvo<br />

Giovinazzo-Terlizzi)<br />

(Bari-Bitonto)<br />

(Bari-Bitonto)<br />

(Lecce)<br />

(Ugento-Santa Maria<br />

di Leuca)


217<br />

Sostituti<br />

Dott.ssa Margherita<br />

Di Ponzio<br />

Dott. Vito Giannelli<br />

Dott. Giuseppe Nuzzi<br />

Dott. Fabio Alberto Russo<br />

Dott. Paolo Stefanì<br />

(Taranto)<br />

(Bari-Bitonto)<br />

(<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong><br />

Acquaviva delle Fonti)<br />

(Bari-Bitonto)<br />

(Bari-Bitonto)<br />

Promotore di Giustizia<br />

Titolare Mons. Felice Posa (<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong><br />

Acquaviva delle Fonti)<br />

Aggiunto Sac. Ignazio Pansini (Molfetta-Ruvo<br />

Giovinazzo-Terlizzi)<br />

Uditori Sac. Giovanni Pinto (Lucera-Troia)<br />

Dott.ssa Maria Colaluce<br />

Dott. Vittorio Palumbieri<br />

(Molfetta-Ruvo<br />

Giovinazzo-Terlizzi)<br />

(Trani-Barletta-Bisceglie)<br />

Patroni stabili Avv. Franca M. Lorusso (Molfetta-Ruvo<br />

Giovinazzo-Terlizzi)<br />

Avv. Concetta Farinato<br />

(Molfetta-Ruvo<br />

Giovinazzo-Terlizzi)<br />

Cancelleria<br />

Cancelliere - Notaio Sac. Vito Spinelli (Bari-Bitonto)<br />

Addetti<br />

alla Cancelleria<br />

Rag. Alfonso de Leo<br />

Rag. Patrizio Tarantino<br />

(Molfetta-Ruvo<br />

Giovinazzo-Terlizzi)<br />

(Bari-Bitonto)


218<br />

Amministrazione Prof. Benedetto Morea (Bari-Bitonto)<br />

Dott. Carlo Cassano<br />

(Bari-Bitonto)<br />

Attuari - Notai<br />

Sostituti Rag. Leonardo Amato (Bari-Bitonto)<br />

Rag. M. Antonietta Baronchelli<br />

Rag. Vito Colaianni<br />

Rag. Antonio Iurilli<br />

Rag. Angela Sette<br />

Dott. Liborio Tridente<br />

Rag. Rosa Zaffanella<br />

(Molfetta-Ruvo<br />

Giovinazzo-Terlizzi)<br />

(Bari-Bitonto)<br />

(Molfetta-Ruvo<br />

Giovinazzo-Terlizzi)<br />

(Bari-Bitonto)<br />

(Trani-Barletta-Bisceglie)<br />

(Bari-Bitonto)<br />

Supplente Dott. Francesco Mosè Radi (Cerignola-Ascoli Satriano)


219<br />

Allegato n. 2<br />

Relazione al 31.12.2008<br />

Cause introdotte 232<br />

Cause archiviate 32<br />

Cause decise 254<br />

Decise<br />

Affermative 179<br />

Negative 75<br />

Totale 254<br />

Capi di nullità<br />

Esclusione dell’indissolubilità 77 affermative 65 negative<br />

Esclusione della prole 60 affermative 39 negative<br />

Simulazione totale del consenso 36 affermative 46 negative<br />

Incapacità ad assumere<br />

gli obblighi coniugali 23 affermative 30 negative<br />

Defectus discretionis iudicii 26 affermative 17 negative<br />

Timore 6 affermative 16 negative<br />

Esclusione della fedeltà 12 affermative 7 negative<br />

Errore di qualità 2 affermative 7 negative<br />

Impotenza 0 affermative 1 negative<br />

Condizione 4 affermative 1 negative<br />

Esclusione del bonum coniugum 2 affermative 17 negative<br />

Errore di persona 0 affermative 0 negative<br />

Dolo 4 affermative 11 negative<br />

Difetto di forma canonica 1affermative 0 negative<br />

Esclusione del matrimonio stesso 0affermative 3 negative<br />

La somma dei capi ammessi o respinti non corrisponde al numero delle<br />

sentenze affermative o negative in quanto alcune volte nella stessa<br />

sentenza il Tribunale si è pronunziato su più capi, alcuni dei quali vengono<br />

ammessi e altri respinti.


220<br />

<strong>Diocesi</strong> di provenienza<br />

delle 232 cause introdotte nell’anno 2008<br />

Allegato n. 3<br />

<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva 10<br />

Andria 4<br />

Bari-Bitonto 44<br />

Brindisi-Ostuni 20<br />

Castellaneta 4<br />

Cerignola-Ascoli Satriano 4<br />

Conversano-Monopoli 19<br />

Foggia-Bovino 10<br />

Lecce 16<br />

Lucera-Troia 3<br />

Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo 8<br />

Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi 3<br />

Nardò-Gallipoli 16<br />

Oria 11<br />

Otranto 12<br />

San Severo 7<br />

Taranto 22<br />

Trani-Barletta-Bisceglie 12<br />

Ugento-Santa Maria di Leuca 7<br />

Totale 232


221<br />

Allegato n. 4<br />

Professioni<br />

Attori Attrici Convenuti Convenute<br />

Agricoltore 0 1 3 1<br />

Artigiano 5 5 6 5<br />

Casalinga 0 27 0 26<br />

Commerciante 8 2 8 3<br />

Commessa 1 2 0 2<br />

Disoccupato 2 4 4 7<br />

Forze dell’Ordine 8 0 3 3<br />

Impiegato 19 26 16 16<br />

Imprenditore 3 0 3 0<br />

Infermiere 5 1 0 3<br />

Insegnante 4 9 4 13<br />

Libero Professionista 24 8 13 13<br />

Medico 2 2 5 3<br />

Militari 11 0 4 1<br />

Operaio 25 5 32 13<br />

Studente 5 12 3 13<br />

Pensionato 0 0 1 0<br />

Non dichiarato 1 5 4 1<br />

Totale 123 109 109 123<br />

Attori 123<br />

Attrici 109<br />

Totale parte attrice 232<br />

Convenuti 109<br />

Convenute 123<br />

Totale parte convenuta 232


222<br />

Durata della convivenza matrimoniale<br />

delle coppie che hanno introdotto il libello<br />

nell’anno 2008<br />

2 mesi 6<br />

3 mesi 6<br />

4 mesi 4<br />

5 mesi 3<br />

6 mesi 6<br />

8 mesi 3<br />

9 mesi 2<br />

10 mesi 3<br />

11 mesi 3<br />

1 anno 25<br />

14 mesi 1<br />

15 mesi 1<br />

18 mesi 5<br />

2 anni 22<br />

2 anni e 6 mesi 1<br />

3 anni 26<br />

4 anni 14<br />

5 anni 21<br />

6 anni 14<br />

7 anni 9<br />

8 anni 7<br />

9 anni 8<br />

10 anni 9<br />

11 anni 2<br />

12 anni 4<br />

13 anni 1<br />

14 anni 2<br />

15 anni 3<br />

16 anni 3<br />

18 anni 2<br />

Allegato n. 5


223<br />

20 anni 1<br />

22 anni 2<br />

24 anni 1<br />

Coppie non dichiarate 12<br />

Totale 232


224<br />

Statistiche sull’attività del Tribunale<br />

in particolare per la diocesi di<br />

<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti<br />

<strong>Anno</strong> 2008<br />

totale cause decise<br />

Totale cause decise<br />

nella <strong>Diocesi</strong><br />

aff. neg.<br />

254 11 7 4<br />

Capi di nullità Totale Aff. Neg. Arch.<br />

Esclusione della indissolubilità 6 2 4<br />

Esclusione della prole 3 2 1<br />

Timore 1 0 1<br />

Defectus discretionis iudicii 2 1 1<br />

Incapacità ad assumere<br />

gli obblighi coniugali<br />

2 1 1<br />

Simulazione totale del consenso 2 0 2<br />

Errore di persona 0 0 0<br />

Errore di qualità 2 1 1<br />

Esclusione della fedeltà 1 1 0<br />

Dolo 2 0 1<br />

Impotenza 0 0 0<br />

Condizione 1 1 0<br />

Esclusione del bonum coniugum 2 0 2<br />

Difetto di forma canonica 0 0 0<br />

Esclusione della sacra mentalità 0 0 0<br />

La somma dei capi ammessi o respinti non corrisponde al numero<br />

delle sentenze affermative o negative in quanto alcune volte nella stessa<br />

sentenza il Tribunale si è pronunziato su più capi, alcuni dei quali<br />

vengono ammessi e altri respinti.


Sinodo<br />

Diocesano


227<br />

Regolamento<br />

del Sinodo Diocesano<br />

Prot. n. 46/<strong>2009</strong><br />

Il Sinodo Diocesano, riconosciuto come un importante mezzo per l’attuazione<br />

del rinnovamento conciliare ed espressione della comunione<br />

diocesana, offre al Vescovo l’occasione per chiamare a cooperare con lui,<br />

insieme ai Sacerdoti, alcuni laici e Religiosi scelti, per l’edificazione del<br />

Corpo di Cristo nella Chiesa particolare affidata alle sue cure pastorali.<br />

A seguito dell’indizione nella nostra <strong>Diocesi</strong> del primo Sinodo Pastorale<br />

Diocesano e dell’avvio della fase antepreparatoria dello stesso, mediante<br />

la costituzione delle Commissioni all’uopo designate, si rende<br />

ora necessario definire, nel rispetto delle norme canoniche, la composizione<br />

ed il metodo di lavoro dell’Assemblea sinodale, in vista della sua<br />

celebrazione.<br />

Pertanto, a norma del can. 463 del C.J.C. e dell’Istruzione sui Sinodi<br />

Diocesani della Congregazione per i Vescovi e della Congregazione per<br />

l’Evangelizzazione dei Popoli del 19 marzo 1997, udito il Consiglio Episcopale,<br />

con il presente<br />

decreto<br />

promulgo il Regolamento del Sinodo Diocesano, secondo il testo allegato<br />

al presente Decreto, composto da 72 articoli, da me firmato e sigillato,<br />

stabilendone l’entrata in vigore a partire dalla data odierna.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 24 ottobre <strong>2009</strong>,<br />

Anniversario della Dedicazione della Cattedrale<br />

Il Vice Cancelliere Vescovile<br />

Sac. Vincenzo Panaro<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo


228<br />

IL SINODO<br />

Art. 1 - Il Sinodo è atto di Governo Episcopale ed evento che manifesta,<br />

attua ed edifica la comunione ecclesiale.<br />

Art. 2 - Il Sinodo è il momento più alto e privilegiato per il Vescovo,<br />

i Sacerdoti e i fedeli laici, per esprimere pienamente la cooperazione<br />

all’ordine episcopale e la responsabilità di tutti i fedeli<br />

nell’edificazione del Corpo di Cristo.<br />

Art. 3 - Il Vescovo, nella <strong>Diocesi</strong>, è principio visibile e fondamento<br />

dell’unità e unico rappresentante di Cristo.<br />

Art. 4 - Il Sinodo è espressione di comunione gerarchica della comunità<br />

sacerdotale dei battezzati, chiamati a “prestare aiuto al Vescovo<br />

diocesano” (Can. 460) con “pareri” e “voti consultivi”,<br />

e a collaborare attivamente alla elaborazione delle Dichiarazioni<br />

e dei Decreti del Vescovo.<br />

SCOPI DEL SINODO<br />

Art. 5 - Scopi del Sinodo sono:<br />

- accrescere la comune adesione alla dottrina della Chiesa;<br />

- stimolare i fedeli alla sequela di Cristo;<br />

- favorire il dinamismo apostolico di tutti;<br />

- rinnovare lo spirito fraterno e missionario dei presbiteri;<br />

- studiare le tradizioni liturgiche, religiose, pastorali, giuridiche<br />

della <strong>Diocesi</strong> e i problemi della vita spirituale dei fedeli;<br />

- aggiornare, ripristinare, completare le normative esistenti;<br />

- verificare il raggiungimento degli obiettivi pastorali già for<br />

mulati;<br />

- proporre nuovi orientamenti.<br />

COMPOSIZIONE DEL SINODO<br />

Art. 6 - Presiede il Sinodo Diocesano il Vescovo o, come suoi delegati,<br />

il Vicario Generale o un Vicario Episcopale.


229<br />

Art. 7 - Membri di diritto del Sinodo, in forza dell’ufficio, sono:<br />

- il Vicario Generale;<br />

- i Vicari Episcopali;<br />

- il Vicario Giudiziale;<br />

- i Presidenti dei tre Capitoli Cattedrale o loro delegati;<br />

- tre rappresentanti del Consiglio Presbiterale.<br />

MEMBRI ELETTIVI<br />

Art. 8 - Ogni Consiglio Pastorale Parrocchiale elegge un rappresentante<br />

della Parrocchia. I fedeli designati:<br />

- devono distinguersi per fede sicura, buoni costumi, situazione<br />

canonica regolare, prudenza e competenza;<br />

- possono essere laici o consacrati, giovani o adulti, uomini o<br />

donne, purché siano personalmente impegnati nella Chiesa.<br />

Art. 9 - I Presbiteri di ogni Forania eleggono un loro rappresentante.<br />

Art. 10 - I Diaconi permanenti eleggono un loro rappresentante.<br />

Art. 11 - Le Comunità Religiose maschili formano una lista con i nomi<br />

di un rappresentante per Comunità.<br />

Tutti i Religiosi, in assemblea o per corrispondenza, scelgono<br />

due membri che li rappresentano al Sinodo.<br />

Art. 12 - Le Comunità Religiose femminili seguono lo stesso criterio di<br />

cui all’Art. 11, ma eleggono sei rappresentanti, in considerazione<br />

del loro numero.<br />

Art. 13 - Gli Istituti Secolari e le Associazioni di vita consacrata, con lo<br />

stesso criterio di cui all’Art. 11, formano la lista con un nominativo<br />

del proprio Istituto o Associazione e scelgono due rappresentanti<br />

per il Sinodo.<br />

Art. 14 - I nomi dei designati devono essere corredati da:<br />

- età, stato sociale, titolo di studio e professione;<br />

- telefono cellulare e fisso;<br />

- posta elettronica;


230<br />

- indirizzo postale;<br />

- parrocchia di provenienza;<br />

- chi si rappresenta.<br />

Art. 15 - Le procedure per la scelta e la designazione dei membri sinodali<br />

elettivi si fanno entro il mese di gennaio 2010, secondo le<br />

indicazioni della Segreteria Generale.<br />

Art. 16 - I membri designati devono essere nominati dal Vescovo; i<br />

membri di diritto ricevono la comunicazione dal Vescovo.<br />

MEMBRI LIBERAMENTE SCELTI DAL VESCOVO<br />

Art. 17 - Il Vescovo, ricevuti i nominativi dei membri eletti, sceglie liberamente<br />

Sacerdoti, Religiosi e laici, in modo da rendere<br />

presenti vocazioni, ruoli e professioni non sufficientemente<br />

espressi nelle elezioni.<br />

MEMBRI UDITORI<br />

Art. 18 - Al Sinodo il Vescovo invita personalmente, come “Osservatori”,<br />

i ministri di Chiese Cristiane non in piena comunione, presenti<br />

in <strong>Diocesi</strong>.<br />

Possono essere invitati dal Vescovo, come “Uditori”, uomini e<br />

donne della società civile.<br />

DIRITTI E DOVERI DEI SINODALI<br />

Art. 19 - I Sinodali, dopo aver emesso la Professione di fede a norma<br />

del can. 833, 1 del C.J.C., hanno il diritto e l’obbligo di partecipare<br />

alle Sessioni sinodali.<br />

- Chi è impedito, non può inviare un sostituto, ma deve avvertire<br />

la Segreteria Generale.<br />

- Il Vescovo ha il diritto di rimuovere con Decreto chi si discosta<br />

dalla dottrina della Chiesa o rifiuta l’autorità episcopale.


231<br />

Art. 20 - I Sinodali che assumono cariche politiche, decadono automaticamente.<br />

Art. 21 - Dopo tre assenze consecutive ingiustificate, si decade senza<br />

essere sostituiti.<br />

Art. 22 - I Sinodali che comunicano l’impossibilità di continuare a partecipare<br />

alle assemblee, sono sostituiti da altri con lo stesso titolo<br />

di designazione.<br />

Art. 23 - La convocazione alle singole Sessioni è fatta con lettera personale<br />

del Vescovo 15 giorni prima.<br />

Art. 24 - L’assemblea è validamente costituita con la presenza della metà<br />

più uno dei Sinodali aventi diritto.<br />

ORGANISMI SINODALI<br />

Art. 25 - Gli organismi dell’assemblea sinodale sono:<br />

- Presidenza;<br />

- Segreteria;<br />

- Commissioni.<br />

Art. 26 - Compito del Presidente è:<br />

- dare inizio e conclusione ai lavori e assicurarne il retto svolgimento;<br />

- definire dubbi circa l’oggetto delle discussioni e le modalità<br />

di comportamento;<br />

- rivedere i testi base, gli emendamenti e ordinarne la distribuzione<br />

ai Sinodali.<br />

Art. 27 - La Segreteria Generale è costituita dal Segretario Generale, da<br />

un Vice-Segretario, dai Presidenti delle quattro Commissioni<br />

(cfr. Art. 30) e da quattro membri con funzioni di moderatori<br />

dell’assemblea, scelti dal Vescovo tra i membri sinodali.


232<br />

Art. 28 - Compiti della Segreteria Generale sono:<br />

- procurare documenti;<br />

- provvedere alla registrazione degli interventi;<br />

- raccogliere le risposte delle consultazioni e trasmetterle alla<br />

Commissione per i testi sinodali;<br />

- diramare le convocazioni;<br />

- ricevere e comunicare alla Presidenza giustificazioni di assenze;<br />

- presentare alla Commissione teologico-canonica testi base,<br />

proposizioni nuove, emendamenti proposti dalle Commissioni<br />

sinodali;<br />

- consegnare alla Presidenza le osservazioni scritte della Commissione<br />

teologico-canonica;<br />

- inviare ai Sinodali i testi accettati dalla Presidenza;<br />

- consegnare alla Presidenza il testo approvato in aula;<br />

- redigere i verbali delle assemblee;<br />

- curare l’archivio del Sinodo e trasmettere le informazioni<br />

all’Ufficio Comunicazioni.<br />

LE COMMISSIONI SINODALI<br />

Art. 29 - Le Commissioni Sinodali sono costituite per la durata del Sinodo.<br />

Art. 30 - Le Commissioni Sinodali sono:<br />

- teologico-canonica;<br />

- per i testi sinodali;<br />

- liturgica;<br />

- organizzativa.<br />

Art. 31 - I membri e i Presidenti delle quattro Commissioni sono scelti<br />

dal Vescovo.<br />

Hanno al loro interno un Segretario, scelto dal Presidente della<br />

Commissione.<br />

Art. 32 - La Commissione teologico-canonica esamina i testi base e le<br />

nuove proposizioni, perché nulla passi nelle discussioni e nella


233<br />

bozza definitiva delle proposizioni che sia contrario alla dottrina,<br />

al magistero o alla disciplina riservata alla suprema autorità<br />

ecclesiastica.<br />

Art. 33 - La Commissione per i testi sinodali è composta dai 12 Presidenti<br />

delle Commissioni della fase preparatoria e dal Vice-Segretario<br />

Generale del Sinodo.<br />

Art. 34 - La Commissione per i testi sinodali prepara il testo base per<br />

l’assemblea, formulando in modo preciso proposizioni con i<br />

contributi provenienti dalle consultazioni.<br />

Art. 35 - La Commissione liturgica cura le celebrazioni liturgiche e la<br />

preghiera per il Sinodo nelle Comunità.<br />

Art. 36 - La Commissione organizzativa:<br />

- cura gli aspetti logistici per lo svolgimento del Sinodo;<br />

- redige gli elenchi dei Sinodali;<br />

- verifica le presenze;<br />

- distribuisce gli elaborati, le schede, ecc.;<br />

- vigila sull’aula, per vedere se vi sono solo le persone autorizzate;<br />

- cura le comunicazioni con l’esterno, poiché l’uso dei cellulari<br />

è vietato in aula.<br />

METODO DI LAVORO<br />

Art. 37 - Il Sinodo si svolge in Sessioni, il cui numero è stabilito dal Vescovo.<br />

- Ogni Sessione si compone di sedute; ogni seduta si svolge in<br />

alcune riunioni.<br />

- In ogni Sessione si discute liberamente sul testo base, sui contributi<br />

dei Sinodali, introdotti da relatori designati dalla Segreteria<br />

Generale.<br />

- Dopo la discussione, si passa alla votazione delle singole proposizioni.


234<br />

Art. 38 - Le proposizioni che ottengono la maggioranza assoluta di<br />

“placet”, sono approvate, e decadono tutti gli eventuali emendamenti<br />

presentati. La stessa norma vale per i “non placet”.<br />

- Le proposizioni che non ottengono la maggioranza assoluta,<br />

sono rinviate alla Commissione per i testi sinodali per la rielaborazione,<br />

in base agli emendamenti presentati.<br />

Art. 39 - Per maggioranza assoluta si intende la metà più uno dei Sinodali<br />

aventi diritto.<br />

Art. 40 - Il voto in assemblea è palese, tranne che la Presidenza non richieda<br />

la forma segreta.<br />

Art. 41 - Prima della votazione, ogni Sinodale può presentare emendamenti.<br />

Art. 42 - Gli emendamenti possono essere:<br />

- soppressivi di parte della proposizione;<br />

- sostitutivi di parte della proposizione;<br />

- integrativi con altra affermazione;<br />

- correttivi di una parola o frase.<br />

LE SESSIONI<br />

Art. 43 - Le Sessioni cominciano sempre con l’inno del “Veni Creator”.<br />

Le riunioni cominciano con la “Preghiera del Sinodo” e<br />

si concludono con il “Padre nostro”, con un’antifona mariana<br />

e la benedizione del Presidente.<br />

Art. 44 - Tutti i membri sinodali devono mostrare il tesserino di riconoscimento.<br />

Art. 45 - Le riunioni si svolgeranno in giorni e ore più indicati per la più<br />

facile partecipazione di tutti i Sinodali.<br />

Art. 46 - Gli interventi in aula devono essere prenotati con apposita<br />

scheda di richiesta e accenno al tema dell’intervento.


235<br />

Art. 47 - Gli interventi possono essere fatti in forma scritta o in forma<br />

scritta e orale; mai solo orale.<br />

Art. 48 - Gli interventi durano non più di 5 minuti, devono essere attinenti<br />

al tema della discussione, devono tendere al suggerimento<br />

di nuove proposte, anche quando partono da analisi dell’esistente.<br />

Art. 49 - A tutti i membri sinodali sia data la possibilità di esprimere, nei<br />

limiti di tempo previsto, la propria opinione.<br />

Art. 50 - Riguardo allo stesso argomento, si può chiedere una sola volta<br />

la parola.<br />

Art. 51 - Non sono ammessi interventi con i quali si chiede al Vescovo<br />

di presentare alla Santa Sede “petizioni” riguardanti la dottrina,<br />

il magistero e le norme disciplinari riservate alla suprema<br />

autorità ecclesiastica.<br />

Art. 52 - Le richieste di intervento sono fatte al moderatore all’inizio<br />

della seduta.<br />

Il moderatore ha facoltà insindacabile di ammettere la richiesta<br />

di intervento nella discussione generale.<br />

Art. 53 - Le votazioni scritte vanno fatte sempre su schede timbrate dalla<br />

Segreteria Generale. La scheda deve riportare il testo posto a<br />

votazione.<br />

Art. 54 - Lo spoglio delle schede è fatto da due scrutatori proposti dalla<br />

Segreteria Generale e approvati dall’Assemblea, e da un membro<br />

della Segreteria stessa.<br />

I risultati sono comunicati all’Assemblea dal Presidente.<br />

Il Presidente comunica:<br />

- numero dei votanti;<br />

- schede valide;<br />

- schede nulle;<br />

- schede bianche;<br />

- placet;<br />

- non placet.


236<br />

Art. 55 - Le votazioni non hanno lo scopo di giungere ad un accordo<br />

maggioritario vincolante, ma servono ad accertare il grado di<br />

concordanza dei Sinodali sulle proposte formulate.<br />

Art. 56 - Le proposte sinodali devono avere il carattere di indicazioni e<br />

norme pastorali chiare per l’avvenire.<br />

Art. 57 - Ogni riunione dell’Assemblea sinodale si articola nel modo<br />

seguente:<br />

- presentazione del tema;<br />

- discussione e presentazione di emendamenti;<br />

- votazione delle singole proposizioni;<br />

- presentazione del nuovo tema, ecc.<br />

Art. 58 - La Commissione per i testi sinodali riceve dalla Segreteria i<br />

testi degli emendamenti presentati e approvati tema per tema<br />

nella discussione, ed appronta e distribuisce il nuovo testo prima<br />

dell’ultima seduta della Sessione.<br />

Art. 59 - Gli emendamenti non di contenuto, ma di forma linguistica,<br />

sono rimessi direttamente alla Segreteria Generale.<br />

Art. 60 - Nell’ultima seduta, uno o più relatori presentano le proposizioni<br />

emendate relative a tutte le tematiche:<br />

- senza discussione, si passa alle votazioni;<br />

- si vota solo con “placet” o “non placet”;<br />

- è richiesta la maggioranza assoluta;<br />

- la maggioranza assoluta del “non placet” della proposizione<br />

emendata, porta alla votazione del testo primitivo (con “placet”<br />

o “non placet”).<br />

Art. 61 - Gli scrutatori, Sessione per Sessione:<br />

- devono verificare la regolarità e la validità delle operazioni di<br />

voto;<br />

- redigono il verbale della votazione e, dopo la firma del Presidente,<br />

lo consegnano alla Segreteria Generale.


237<br />

Art. 62 - Se nelle discussioni sinodali dovessero emergere orientamenti<br />

contrari all’insegnamento della Chiesa, il Vescovo, ascoltato<br />

il Consiglio Presbiterale, fa il decreto di sospensione o di scioglimento<br />

del Sinodo.<br />

LE DICHIARAZIONI E I DECRETI SINODALI<br />

Art. 63 - Al termine delle Sessioni, il Vescovo redige i Decreti e le Dichiarazioni<br />

finali, li firma e ne ordina la pubblicazione.<br />

Art. 64 - I Decreti riguarderanno norme giuridiche e indicazioni programmatiche;<br />

le Dichiarazioni riguarderanno affermazioni di<br />

fede e di morale che è necessario ribadire per la vita cristiana<br />

della nostra Chiesa Particolare.<br />

Art. 65 - La Segreteria Generale cura la forma linguistica definitiva delle<br />

proposizioni, prima dell’ultima Sessione e dell’approvazione.<br />

Art. 66 - Di tutti i lavori del Sinodo si faranno registrazioni magnetiche.<br />

Art. 67 - Per quanto non è contenuto nel presente Regolamento, si fa riferimento<br />

al C.J.C. e all’Istruzione sui Sinodi Diocesani della<br />

Congregazione per i Vescovi e della Congregazione per<br />

l’Evangelizzazione dei Popoli.<br />

Art. 68 - Le deliberazioni e i documenti sinodali acquisteranno valore<br />

normativo con l’approvazione e la promulgazione da parte del<br />

Vescovo Diocesano.<br />

Art. 69 - Durante le giornate di lavori sinodali assembleari, nei monasteri<br />

e nelle parrocchie, si faranno ore e giornate di adorazione.<br />

Art. 70 - Nelle liturgie eucaristiche di apertura e di chiusura, vengano<br />

osservate le norme del Cerimoniale dei Vescovi (Parte VIII,<br />

cap. 1; n. 1169-1176).


238<br />

Art. 71 - Le celebrazioni di apertura e chiusura si svolgono in Cattedrale,<br />

immagine visibile della Chiesa, con la partecipazione di tutti<br />

i fedeli.<br />

Art. 72 - Il Vescovo trasmette copia del “Libro del Sinodo” al Nunzio<br />

Apostolico, alla C.E.I., alla Congregazione per i Vescovi, alla<br />

Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, alla C.E.P.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 24 ottobre <strong>2009</strong>, Anniversario della Dedicazione<br />

della Cattedrale<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

Il Vice Cancelliere Vescovile<br />

Sac. Vincenzo Panaro


Atti<br />

del Vescovo


Episcopio di <strong>Gravina</strong> in Puglia dopo il restauro - lucernaio.


241<br />

Decreti<br />

Prot. n. 06/<strong>2009</strong><br />

Erezione in Chiesa Rettoriale<br />

della Chiesa di S. Maria del Carmine<br />

in <strong>Altamura</strong><br />

A seguito del trasferimento della sede della Parrocchia di S. Maria del<br />

Carmine in <strong>Altamura</strong> nel quartiere denominato “Parco San Giuliano”, disposto<br />

con nostro Decreto in data 6 settembre 2008, Prot. n. 29/2008, si<br />

rende necessario determinare la posizione giuridica della omonima Chiesa,<br />

sita in Via Conservatorio Carmine, e dei beni immobili di proprietà<br />

della suddetta Parrocchia, così come disposto nel predetto Decreto.<br />

Pertanto, a norma dei cann. 556 e 1214 del CJC, con il presente Decreto<br />

che:<br />

erigo<br />

in Chiesa Rettoriale<br />

la Chiesa di S. Maria del Carmine in <strong>Altamura</strong>,<br />

con sede in Via Conservatorio Carmine.<br />

Contestualmente,<br />

dispongo<br />

1. la Rettoria mantenga rapporti stabili con la Parrocchia di S. Maria Assunta<br />

- Cattedrale, nel cui territorio è ubicata (cfr. can. 571), e con la<br />

relativa Unità Pastorale. Il Rettore non compia nella medesima chiesa<br />

le funzioni parrocchiali di cui al can. 530, nn. 1-6, senza il consenso<br />

o, se è il caso, la delega del parroco (cfr. can. 558) o dell’Ordinario<br />

diocesano (cfr. can. 560). Tuttavia, egli vi può compiere celebrazioni<br />

liturgiche anche solenni, purché non rechino danno in alcun modo al<br />

ministero parrocchiale (cfr. can. 559);<br />

2. a nessuno è lecito celebrare nella chiesa l’Eucaristia, amministrare<br />

i sacramenti o compiere altre funzioni sacre senza la licenza del


242<br />

Rettore (cfr. can. 561), il quale è tenuto all’obbligo di vigilare che<br />

le funzioni sacre vengano celebrate con decoro, secondo le norme<br />

liturgiche e nel rispetto delle norme vigenti, che siano fedelmente<br />

adempiuti gli oneri, amministrati diligentemente i beni, che si provveda<br />

alla conservazione e al decoro dell’edificio e della suppellettile<br />

e che non vi avvenga nulla che sia in qualunque modo sconveniente<br />

alla santità del luogo e al rispetto dovuto alla casa di Dio<br />

(cfr. can. 562);<br />

3. si assicuri nella Rettoria la celebrazione di una S. Messa nei giorni di<br />

Sabato e Domenica; durante gli altri giorni della settimana, la chiesa<br />

può essere aperta per la catechesi, la preghiera personale, l’Adorazione<br />

Eucaristica, la celebrazione della Liturgia delle Ore o del Rosario;<br />

4. l’Ordine Secolar7e dei Carmelitani Scalzi, che conserva la propria<br />

sede nella Rettoria, collabori con il Rettore per quanto riguarda la cura<br />

e la custodia della stessa chiesa, il decoro degli arredi e dei paramenti,<br />

la custodia dell’immagine della Madonna del Carmine ed i festeggiamenti<br />

in suo onore, nei tempi e modi stabiliti dalle norme vigenti<br />

in <strong>Diocesi</strong>;<br />

5. in particolare, per quanto riguarda la Festa in onore della Madonna<br />

del Carmine, l’Ordine Secolare dei Carmelitani Scalzi costituisca tra<br />

i suoi membri un Comitato che, sotto la presidenza del Rettore e con<br />

l’approvazione da parte dell’Ordinario diocesano, si impegni a tenere<br />

viva e ad incrementare la devozione, collaborando nella promozione,<br />

organizzazione e realizzazione della Festa, secondo le norme contenute<br />

nello Statuto unico diocesano dei Comitati Feste, promulgato<br />

il 15 agosto 2005. Il 5% sulle entrate del bilancio dei festeggiamenti<br />

venga destinato per la manutenzione della chiesa;<br />

6. l’Ordine Secolare dei Carmelitani Scalzi abbia un suo rappresentante<br />

nel Consiglio Pastorale Parrocchiale della Parrocchia di S. Maria Assunta<br />

- Cattedrale;<br />

7. i beni immobili della Parrocchia di S. Maria del Carmine, così come<br />

indicato nelle allegate planimetrie, vengano trasferiti alla <strong>Diocesi</strong>,<br />

per essere utilizzati nel modo seguente: la chiesa e la sacrestia, con<br />

annessi servizi, per le necessità pastorali della Rettoria; la stanza al<br />

piano rialzato di Via Conservatorio Carmine, per le attività dell’Ordine<br />

Secolare dei Carmelitani Scalzi; tutti gli altri, a disposizione della<br />

<strong>Diocesi</strong>;


243<br />

8. tutti i documenti che appartengono all’Archivio Parrocchiale di<br />

S. Maria del Carmine, dal 1944 fino al 1 settembre 2008, siano trasferiti<br />

presso l’Archivio Storico Diocesano.<br />

Il presente Decreto entra in vigore dalla data odierna, abrogando ogni<br />

precedente disposizione o consuetudine.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 5 aprile <strong>2009</strong>, Domenica delle Palme<br />

Il Vice Cancelliere Vescovile<br />

Sac. Vincenzo Panaro<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo


244<br />

Prot. n. 08/<strong>2009</strong><br />

Disposizioni<br />

circa la Celebrazione delle esequie<br />

«Nelle esequie, la Chiesa prega che i suoi figli, incorporati per il Battesimo<br />

a Cristo morto e risorto, passino con lui dalla morte alla vita e,<br />

debitamente purificati nell’anima, vengano accolti con i santi e gli eletti<br />

nel cielo, mentre il corpo aspetta la beata speranza della venuta di Cristo<br />

e la risurrezione dei morti. […] Per questo […] la Chiesa, madre pietosa,<br />

offre per i defunti il Sacrificio eucaristico, memoriale della Pasqua<br />

di Cristo, e innalza preghiere e compie suffragi» 1 .<br />

E poiché «nel celebrare le esequie dei loro fratelli, i cristiani intendono<br />

affermare senza reticenze la loro speranza nella vita eterna», è necessario<br />

che «le esequie celebrate per i cristiani esprimano la fede pasquale<br />

e dimostrino uno spirito in piena linea con il Vangelo» 2 .<br />

Pertanto, alla luce delle disposizioni emanate dai miei Venerati Predecessori<br />

e delle consuetudini invalse nei singoli Comuni della <strong>Diocesi</strong>,<br />

al fine di promuovere un’azione pastorale in sintonia con le leggi ed il<br />

Magistero della Chiesa, ed attuare una prassi il più possibile omogenea,<br />

avendo ascoltato il parere del Consiglio Episcopale, con il presente<br />

decreto<br />

ritengo opportuno offrire le seguenti disposizioni circa la<br />

Celebrazione delle esequie.<br />

1. Avuta notizia del decesso di un fedele, il parroco rechi sollievo alla<br />

famiglia del defunto, la conforti nel dolore e, per quanto possibile, la<br />

aiuti con bontà a preparare una conveniente celebrazione delle esequie,<br />

usando delle facoltà previste dal rito 3 .<br />

1<br />

Rituale Romano riformato a norma dei decreti del Concilio Ecumenico Vaticano<br />

II e promulgato da papa Paolo VI. Rito delle Esequie, 1.<br />

2<br />

Ibidem, 2.<br />

3<br />

Cfr. Ibidem, 25.


245<br />

2. «Per qualsiasi fedele defunto, le esequie devono essere celebrate di<br />

norma nella chiesa della propria parrocchia.<br />

Tuttavia è consentito a ciascun fedele, o a coloro cui compete provvedere<br />

alle esequie del fedele defunto, scegliere un’altra chiesa per<br />

il funerale, con il consenso del rettore di questa e avvertito il parroco<br />

proprio del defunto.<br />

Se la morte è avvenuta fuori della propria parrocchia, e il cadavere<br />

non è stato trasportato in essa, né è stata legittimamente scelta alcuna<br />

chiesa per il funerale, le esequie siano celebrate nella chiesa della<br />

parrocchia in cui è avvenuta la morte, a meno che non ne sia designata<br />

un’altra dal diritto particolare» 4 .<br />

In ogni modo, nel caso in cui un cadavere viene trasportato da fuori <strong>Diocesi</strong>,<br />

si può permettere la celebrazione della S. Messa, per non privare la<br />

Comunità di appartenenza di esprimere il pio suffragio al fedele defunto.<br />

3. La celebrazione delle esequie ha inizio nella casa del defunto e, percorsa<br />

la via più breve, si conclude in chiesa con l’«Ultima raccomandazione<br />

e commiato».<br />

Qualora il feretro venga portato da fuori parrocchia, si eviti di fare il<br />

corteo; il Sacerdote ne attenda l’arrivo sulla porta della chiesa.<br />

L’orario della celebrazione deve essere stabilito dal Parroco, sentite<br />

la famiglia del defunto e l’agenzia di onoranze funebri.<br />

4. Si preveda sempre la celebrazione della Messa, anche di Domenica e<br />

nelle Feste di precetto, o durante le Messe di orario, o in altra ora opportuna.<br />

Nel Triduo Sacro, nelle Solennità di precetto e nelle domeniche di<br />

Avvento, Quaresima e Pasqua è proibita la celebrazione della Messa<br />

esequiale 5 .<br />

Quando, per motivi molto gravi, non è possibile assicurare la celebrazione<br />

della Messa, questa venga rinviata al giorno ritenuto più opportuno;<br />

resta, tuttavia, l’obbligo della Liturgia della Parola e del rito<br />

dell’«Ultima raccomandazione e commiato» 6 .<br />

«Le esequie senza la Messa possono essere celebrate dal diacono» 7 .<br />

4<br />

Codice di diritto canonico, can. 1177.<br />

5<br />

Cfr. Rito delle Esequie, 6.<br />

6<br />

Cfr. Ibidem.<br />

7<br />

Ibidem, 19.


246<br />

5. «Tranne la distinzione derivante dall’ufficio liturgico e dall’Ordine<br />

Sacro e tranne gli onori dovuti alle Autorità Civili, […] non si faccia<br />

nessuna distinzione di persone private o di condizioni sociali, sia nelle<br />

cerimonie che nell’apparato esteriore» 8 .<br />

Le Associazioni ecclesiali, pubbliche e private, partecipano alle esequie<br />

con le proprie insegne solo in caso di decesso di un proprio Socio<br />

ed a titolo gratuito.<br />

6. Laddove ancora è comune usanza porgere ai familiari del defunto il<br />

saluto di cordoglio, si consenta di esprimerlo anche in chiesa.<br />

7. Quando, per gravi e ragionevoli motivi, il parroco o rettore permette<br />

la permanenza del feretro in chiesa per un tempo prolungato prima<br />

della celebrazione esequiale, non si consenta ad alcuno di rimanervi<br />

durante la notte.<br />

8. L’offerta data in occasione dei funerali è libera; essa, pertanto, non va<br />

assolutamente richiesta da parte dell’agenzia di onoranze funebri.<br />

In questo, si procuri che non si faccia alcuna preferenza di persone e<br />

che i poveri non siano privati delle dovute esequie 9 .<br />

Inoltre, in occasione delle esequie di un proprio congiunto, i fedeli<br />

vengano opportunamente invitati ad esprimere il proprio suffragio<br />

anche attraverso gesti di carità fraterna.<br />

9. Per quanto riguarda le Celebrazioni nei Cimiteri, non essendoci in tutti<br />

quelli della <strong>Diocesi</strong> una chiesa principale, si rimanda ad un apposito Regolamento<br />

per ciascuna Forania, approvato dall’Ordinario Diocesano.<br />

Le presenti disposizioni entrano in vigore dalla data odierna, abrogando<br />

ogni precedente disposizione o consuetudine.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 12 aprile <strong>2009</strong>, Domenica di Pasqua<br />

Il Vice Cancelliere Vescovile<br />

Sac. Vincenzo Panaro<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

8<br />

Ibidem, 20.<br />

9<br />

Cfr. Codice di diritto canonico, can. 1181.


247<br />

Modifica<br />

dello Statuto unico per le Confraternite<br />

Enti Ecclesiastici civilmente riconosciuti<br />

Prot. n.09/<strong>2009</strong><br />

• visto lo Statuto unico per le Confraternite Enti Ecclesiastici civilmente<br />

riconosciuti, promulgato il 29 settembre 2007;<br />

• considerata l’opportunità di modificare l’art. 5 del predetto Statuto,<br />

al fine di stabilire il limite d’età per l’ammissione alla Confraternita<br />

di nuovi Confratelli o Consorelle;<br />

• a norma del can. 314 del CJC,<br />

con il presente<br />

decreto<br />

è così modificato l’art. 5 del dello Statuto unico per le Confraternite Enti<br />

Ecclesiastici civilmente riconosciuti, promulgato il 29 settembre 2007:<br />

“§ 1. L’ammissione è deliberata dal Consiglio Direttivo, previa domanda<br />

scritta da parte degli interessati, accompagnata da una lettera di<br />

presentazione del proprio Parroco, dopo un periodo di prova stabilito<br />

dallo stesso Consiglio Direttivo. Con la cerimonia di investitura,<br />

descritta dal Regolamento interno di ciascuna Confraternita<br />

secondo le proprie tradizioni, ciascun Socio acquista l’esercizio<br />

dei diritti attivi e passivi.<br />

§ 2. Non possono in alcun modo essere ammessi alla Confraternita<br />

quei fedeli che, pur in possesso dei requisiti di cui all’art. 4 e non<br />

soggetti alle restrizioni di cui all’art. 7 del presente Statuto, hanno<br />

compiuto i sessantacinque anni di età”.


248<br />

Il presente provvedimento entra in vigore a partire dalla data odierna.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 12 aprile <strong>2009</strong>, Domenica di Pasqua<br />

Il Vice Cancelliere Vescovile<br />

Sac. Vincenzo Panaro<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo


249<br />

Erezione canonica<br />

e Regolamento<br />

della Biblioteca Diocesana<br />

Prot. n. 43/<strong>2009</strong><br />

Nell’intento di tutelare, conservare, accrescere e rendere fruibile il patrimonio<br />

storico presente nella nostra <strong>Diocesi</strong>, consistente in pregevoli<br />

collezioni di manoscritti e testi stampati, con il presente<br />

decreto<br />

erigo canonicamente<br />

la Biblioteca Diocesana<br />

con sede in <strong>Altamura</strong>, Arco Duomo n. 1, approvando e promulgando<br />

il relativo Regolamento, secondo il testo allegato al presente Decreto,<br />

composto da un Proemio e da 37 articoli, da me firmato e sigillato.<br />

Contestualmente,<br />

nomino<br />

Bibliotecario Diocesano<br />

il Rev.mo Sac. Giacomo Lorusso.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 6 ottobre <strong>2009</strong><br />

Il Vice Cancelliere Vescovile<br />

Sac. Vincenzo Panaro<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo


250<br />

PROEMIO<br />

La Chiesa, “segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità<br />

del genere umano” 1 , manifesta significativamente il Vangelo e contribuisce<br />

in forme molteplici all’autentica promozione umana.<br />

Attraverso le biblioteche ecclesiastiche, nelle quali sono custodite testimonianze<br />

eloquenti del suo essere e del suo operare, sono documentata<br />

la missione della Chiesa di edificare il Regno di Dio 2 e il suo impegno di<br />

costruire, insieme agli uomini di buona volontà, una società più rispettosa<br />

della persona umana e dei valori di bellezza, cultura, libertà e giustizia.<br />

Le biblioteche ecclesiastiche hanno anche “un eccezionale valore<br />

nella evangelizzazione, nella catechesi, nella promozione della ‘cultura<br />

della solidarietà’ e del dialogo con il mondo contemporaneo” 3 .<br />

Tale duplice valenza assume un significato peculiare per le biblioteche<br />

ecclesiastiche italiane, in quanto i beni culturali in esse conservati<br />

costituiscono una testimonianza di primaria importanza per la storia religiosa<br />

e civile del nostro paese.<br />

Le Chiese che sono in Italia devono avere pertanto viva consapevolezza<br />

di essere custodi, attraverso le istituzioni canoniche e gli enti ecclesiastici<br />

proprietari, di un cospicuo patrimonio culturale e storico acquisito,<br />

incrementato e conservato nel tempo, da offrire alla consultazione<br />

degli studiosi.<br />

La regolamentazione concernente le biblioteche ecclesiastiche richiede<br />

di essere armonizzata con le disposizioni contenute nell’Intesa<br />

circa la conservazione e la consultazione degli archivi storici e delle biblioteche<br />

degli enti e delle istituzioni ecclesiastiche, firmata il 18 aprile<br />

2000 dal Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (in seguito<br />

C.E.I.) e dal Ministro per i beni e le attività culturali 4 .<br />

Il presente regolamento, predisposto come schema dalla C.E.I. anche<br />

ai sensi dell’art. 6, 2 della predetta Intesa, intende integrare le norme ca-<br />

1<br />

Lumen gentium, l.<br />

2<br />

Cf. Gaudium et spes, 40 e anche Pontificia Commissione per i Beni Culturali<br />

Ecclesiastici, Lettera circolare Le biblioteche ecclesiastiche nella missione della<br />

Chiesa, 19 marzo 1994.<br />

3<br />

Conferenza Episcopale Italiana, I beni culturali della Chiesa in Italia. Orientamenti,<br />

9 dicembre 1992, n. 19.<br />

4<br />

Cf. il decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 2000, n. 189, e il decreto<br />

del Presidente della C.E.I. 15 luglio 2000, n. 904.


251<br />

noniche vigenti e le norme emanate in materia di biblioteche ecclesiastiche<br />

con le disposizioni dell’Intesa stessa.<br />

Esso è destinato alle biblioteche dipendenti dall’autorità del Vescovo<br />

diocesano (come la biblioteca della curia, del capitolo della cattedrale, del<br />

seminario, delle parrocchie, delle confraternite), il quale ne dispone gli opportuni<br />

adattamenti e lo rende esecutivo attraverso apposito decreto. Esso<br />

viene anche proposto come paradigma per le biblioteche di enti ecclesiastici<br />

pubblici o privati, formalmente eretti o che di fatto vivono e operano<br />

nella Chiesa (istituti di vita consacrata, associazioni, movimenti, gruppi).<br />

È opportuno che ciascuna biblioteca venga dotata di ulteriori disposizioni<br />

operative per l’esecuzione del regolamento diocesano approvato<br />

dal Vescovo.<br />

TITOLO I<br />

NATURA, FINALITÀ E TIPOLOGIA DELLE BIBLIOTECHE<br />

Art. 1<br />

1. La Biblioteca Diocesana di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti<br />

è una raccolta ordinata di documenti manoscritti, stampati o elaborati<br />

con altro mezzo finalizzato alla trasmissione di testi e immagini, di<br />

proprietà della <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti.<br />

2. Essa nasce e si sviluppa a servizio della <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva<br />

delle Fonti.<br />

3. La biblioteca, in quanto bene culturale, è accessibile anche agli studiosi<br />

esterni, secondo le disposizioni emanate dalla competente autorità<br />

ecclesiastica.<br />

4. La biblioteca adempie le esigenze di conservazione e di aggiornamento,<br />

anche con settori circoscritti di specializzazione.<br />

Art. 2<br />

1. La Biblioteca Diocesana è articolata in tre sedi: <strong>Altamura</strong> (sede centrale:<br />

Arco Duomo, 1), <strong>Gravina</strong> e Acquaviva delle Fonti. È una biblioteca<br />

di particolare rilevanza, per il patrimonio posseduto e il servizio<br />

offerto 5 . Essa è individuata dal Vescovo diocesano quale punto<br />

di riferimento centrale per il sistema bibliotecario diocesano.<br />

5<br />

Cf. art. 6, comma 2 dell’Intesa.


252<br />

2. La Biblioteca Diocesana è aperta alla consultazione in un numero di<br />

giorni e di ore stabilmente determinato.<br />

3. Il responsabile della Biblioteca Diocesana è scelto tra le persone che<br />

hanno specifica competenza e adeguata preparazione in materia.<br />

Egli, nominato dal Vescovo Diocesano, coordina di norma anche le<br />

altre biblioteche ecclesiastiche esistenti nella <strong>Diocesi</strong> ed è membro di<br />

diritto della Consulta diocesana per i beni culturali e l’arte sacra.<br />

4. È conveniente che il responsabile della Biblioteca Diocesana sia socio<br />

dell’Associazione dei bibliotecari ecclesiastici italiani (A.B.E.I.)<br />

e partecipi alle sue attività.<br />

TITOLO II<br />

ORDINAMENTO INTERNO<br />

CAPITOLO I<br />

ACQUISIZIONE E CONFLUENZA DI FONDI DIVERSI<br />

Art. 3<br />

1. La biblioteca incrementa il proprio patrimonio attraverso acquisti,<br />

donazioni, scambi, legati, conferimento ex officio di fondi librari dipendenti<br />

da persone o uffici connessi al soggetto proprietario.<br />

2. All’atto dell’acquisizione, i singoli volumi sono contrassegnati con<br />

il timbro o altro marchio indelebile della biblioteca, evitando in ogni<br />

caso alterazioni e danneggiamenti; sono altresì registrati nell’apposito<br />

registro di ingresso con l’annotazione del numero progressivo e<br />

della provenienza.<br />

Art. 4<br />

1. Proprietario e responsabile della Biblioteca Diocesana è, ai sensi<br />

dell’ordinamento canonico, l’ente <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva<br />

delle Fonti.<br />

2. Devono opportunamente essere distinti i libri di proprietà della <strong>Diocesi</strong><br />

da quelli dei titolari degli uffici ad essa connessi.<br />

3. Quando un ufficio resta vacante per morte del titolare, è opportuno<br />

che i libri dello stesso confluiscano nella Biblioteca Diocesana.


253<br />

4. È possibile collocare, in tutto o in parte, in deposito temporaneo o permanente,<br />

presso la Biblioteca Diocesana patrimoni librari di altre istituzioni<br />

o enti ecclesiastici, nel caso in cui l’autorità ecclesiastica competente<br />

lo ritenga necessario per motivi di sicurezza o per facilitarne la<br />

consultazione. In tal caso si redige un verbale, con allegato un dettagliato<br />

inventario del materiale consegnato, nel quale deve essere annotato<br />

che nulla viene mutato quanto alla proprietà dei fondi depositati.<br />

5. I fondi librari aventi carattere storico di particolare specializzazione<br />

o di pregio concessi in deposito devono conservare di norma la loro<br />

individualità e integrità. I volumi, debitamente contrassegnati, non<br />

devono essere mescolati, per quanto possibile, con quelli della biblioteca<br />

ricevente, né con quelli di altre raccolte librarie in deposito.<br />

Art. 5<br />

1. Le biblioteche delle istituzioni e degli enti che per qualunque motivo<br />

cessano l’attività, se non esistono altre disposizioni, sono trasferite in<br />

custodia e in amministrazione all’ente superiore, il quale ne avrà cura<br />

e, per quanto possibile, ne manterrà l’integrità secondo le disposizioni<br />

dell’articolo 4, paragrafo 5. Le biblioteche di enti territoriali accorpati<br />

sono trasferite all’ente che subentra.<br />

2. È auspicabile che le aggregazioni laicali, i movimenti, i gruppi informali<br />

e i fedeli che svolgono particolari mansioni nella Chiesa non disperdano<br />

il proprio patrimonio librario, disponendo che a tempo debito<br />

esso confluisca nella Biblioteca Diocesana o comunque in una biblioteca<br />

ecclesiastica che ne avrà cura e, per quanto possibile, ne manterrà<br />

l’integrità secondo quanto disposto dall’articolo 4, paragrafo 5.<br />

CAPITOLO II<br />

CATALOGHI<br />

Art. 6<br />

1. I testi conservati nella biblioteca devono essere catalogati secondo<br />

un criterio che ne faciliti il reperimento e favorisca lo scambio di informazioni<br />

bibliografiche con altre biblioteche, in primo luogo con<br />

quelle ecclesiastiche.


254<br />

2. A tal fine si devono predisporre uno o più cataloghi, che moltiplichino<br />

le chiavi di accesso al materiale posseduto.<br />

Art. 7<br />

1. Il catalogo è predisposto secondo le regole aggiornate della biblioteconomia<br />

e nel rispetto della natura dei fondi e delle esigenze di documentazione<br />

del soggetto proprietario e dei possibili fruitori.<br />

2. Il catalogo viene costantemente aggiornato, in modo da facilitare la<br />

gestione del materiale e le ricerche.<br />

Art. 8<br />

1. Il catalogo generale della biblioteca può essere utilmente integrato da<br />

cataloghi per materia o per temi specifici, da repertori e da altri strumenti<br />

utili alla consultazione e alla ricerca, liberamente accessibili<br />

agli studiosi.<br />

2. Copia dei cataloghi delle biblioteche soggette alla giurisdizione del<br />

Vescovo è conservata nella Biblioteca Diocesana o presso l’Ufficio<br />

diocesano per i beni culturali.<br />

Art. 9<br />

1. I bibliotecari utilizzano i mezzi di catalogazione e di ricerca offerti<br />

dall’informatica, sulla base delle indicazioni e usando gli strumenti<br />

concordati tra la C.E.I. e il Ministero per i beni e le attività culturali 6 .<br />

Art. 10<br />

1. Se nella biblioteca si rinvengono tracce di precedenti classificazioni<br />

e catalogazioni, si abbia cura di annotarne le caratteristiche e l’estensione,<br />

al fine di documentare la storia della biblioteca, la sua evoluzione,<br />

la provenienza dei fondi.<br />

6<br />

Cf. art. 5, comma 3 dell’Intesa.


255<br />

CAPITOLO III<br />

AGGIORNAMENTO, CONSERVAZIONE,<br />

RESTAURO, SCARTO<br />

Art. 11<br />

1. Il patrimonio bibliografico deve essere conservato e custodito con la<br />

massima diligenza, avendo cura, per quanto possibile, di incrementarlo.<br />

Art. 12<br />

1. Il patrimonio bibliografico deve essere costantemente aggiornato,<br />

avendo particolare riguardo alle pubblicazioni inerenti alla specializzazione<br />

o all’indirizzo della biblioteca, e alle opere di più frequente<br />

consultazione.<br />

2. La biblioteca acquisisce copia delle diverse edizioni o ristampe delle<br />

opere di autori legati al soggetto proprietario della biblioteca medesima.<br />

In particolare, la Biblioteca Diocesana acquisisce copia di tutte le<br />

pubblicazioni concernenti la propria Chiesa particolare.<br />

Art. 13<br />

1. La biblioteca, con il relativo patrimonio bibliografico e documentario,<br />

deve essere protetta mediante sistemi antifurto e di protezione antincendio;<br />

l’impianto elettrico deve essere conforme alle vigenti norme<br />

di sicurezza.<br />

2. Se necessario, devono essere installate apparecchiature per la regolazione<br />

della temperatura e dell’umidità.<br />

3. Il materiale più prezioso dev’essere conservato in armadi di sicurezza.<br />

4. Dev’essere garantita la sicurezza degli utenti, facilitando l’accesso ai<br />

volumi in sala. L’uso di scale e di sgabelli è riservato al personale.<br />

Art. 14<br />

1. In ogni biblioteca si esegua, per quanto possibile, una riproduzione in<br />

fotografia, microfilm o formato digitale, dei libri più rari e preziosi, o


256<br />

di parti di essi, da utilizzare per evitare l’usura degli originali, per facilitare<br />

la ricerca e per soddisfare le richieste di riproduzione.<br />

Art. 15<br />

1. Si esegua periodicamente la spolveratura, la disinfezione e la disinfestazione<br />

degli ambienti della biblioteca, avvalendosi di personale<br />

specializzato.<br />

Art. 16<br />

1. Si sottopongano a restauro conservativo i volumi che necessitano<br />

di tale intervento. Effettuato il restauro, i volumi siano conservati in<br />

condizioni ambientali adatte e con le debite precauzioni.<br />

Art. 17<br />

1. Ove si renda necessario lo scarto di volumi, si deve evitare la loro distruzione<br />

e si deve provvedere al loro scambio o alla vendita ad altre<br />

biblioteche interessate, dando la precedenza alla Biblioteca Diocesana<br />

e alle altre biblioteche ecclesiastiche del territorio. Analogo criterio<br />

è seguito per i doppi. Se la collocazione presso altre biblioteche<br />

risulta impossibile, ovvero se si tratta di materiale non direttamente<br />

pertinente alla specializzazione della biblioteca, si deve ricorrere al<br />

mercato dell’antiquariato, nel rispetto della normativa in materia di<br />

tutela del materiale antico e di particolare pregio.<br />

2. Qualora la distruzione si renda necessaria per motivi igienici o per<br />

grave deperimento dei pezzi, si deve avere cura, nei limiti del possibile,<br />

di riprodurre le parti superstiti a scopo di documentazione.<br />

CAPITOLO IV<br />

PERSONALE<br />

Art. 18<br />

1. La Biblioteca Diocesana e quelle delle principali istituzioni o enti ecclesiastici<br />

devono essere affidate a personale qualificato, e possono


257<br />

avvalersi di collaboratori per la custodia, la vigilanza e le altre mansioni<br />

a livello esecutivo. Se le circostanze lo consigliano, in presenza<br />

di idonea preparazione, si può ricorrere alla collaborazione di personale<br />

volontario.<br />

2. La Biblioteca Diocesana promuove la formazione e l’aggiornamento<br />

periodico del personale delle biblioteche ecclesiastiche della <strong>Diocesi</strong>,<br />

compresi i collaboratori volontari, facendo riferimento anche alle<br />

iniziative promosse ai sensi dell’art. 8, comma 2 dell’Intesa.<br />

3. Il personale dev’essere dotato di adeguate conoscenze del materiale<br />

bibliografico ecclesiastico, in modo da catalogarlo e conservarlo correttamente<br />

e da coglierne la funzione e il significato, per poter offrire<br />

valida consulenza a chi intende consultarlo.<br />

TITOLO III<br />

CONSULTAZIONE<br />

CAPITOLO I<br />

CONDIZIONI GENERALI<br />

Art. 19<br />

1. La consultazione dei volumi a scopo di studio o di ricerca è consentita<br />

con ampia libertà, adottando le necessarie cautele sia nell’ammissione<br />

degli studiosi sia nell’accesso al materiale.<br />

2. All’interno del patrimonio librario il responsabile può selezionare un<br />

insieme di documenti la cui consultazione è esclusa o circoscritta a<br />

persone che conducono ricerche di un determinato livello scientifico<br />

ovvero al personale dell’ufficio o del soggetto proprietario.<br />

Art. 20<br />

1. L’apertura al pubblico è regolata da apposite norme emanate dalla<br />

competente autorità ecclesiastica, in giorni e ore ben definiti, costanti<br />

e regolari; saranno ugualmente stabiliti i periodi di chiusura.<br />

2. Eventuali sospensioni del servizio devono essere notificate per<br />

tempo.


258<br />

Art. 21<br />

1. Nei locali della biblioteca sono opportunamente distinti la sala di studio<br />

ed eventualmente di consultazione, la direzione, i laboratori per il<br />

personale e le riproduzioni e gli ambienti di deposito. La sala di studio<br />

dev’essere accuratamente sorvegliata.<br />

Art. 22<br />

1. Per accedere alla biblioteca occorre compilare l’apposito modulo di<br />

ammissione, specificando le generalità, l’indirizzo e il recapito telefonico,<br />

nonché il tipo di materiale che si intende consultare. La domanda<br />

è valutata e accettata dalla direzione, che può esigere una quota<br />

di iscrizione, eventualmente proporzionata al periodo di frequenza.<br />

L’utente è tenuto a comunicare eventuali variazioni dell’indirizzo<br />

e del recapito telefonico.<br />

I dati personali devono essere trattati nel rispetto delle disposizioni<br />

vigenti in materia.<br />

2. L’utente che chiede di accedere alla biblioteca deve prendere visione<br />

delle norme del regolamento che regolano l’accesso, la consultazione<br />

e i servizi, e impegnarsi a osservarne integralmente le disposizioni<br />

e le successive eventuali integrazioni e/o modifiche, notificate mediante<br />

semplice affissione nei locali della biblioteca.<br />

3. L’ammissione degli studiosi alla consultazione, che deve essere in<br />

ogni modo facilitata, è comunque riservata al responsabile della biblioteca,<br />

il quale valuta le domande sulla base dei requisiti del richiedente.<br />

La consultazione può essere negata quando vi siano pericoli<br />

per la conservazione dei documenti.<br />

4. L’utente si impegna a consegnare alla biblioteca una copia delle pubblicazioni<br />

da lui prodotte con riferimento al materiale conservato<br />

presso la biblioteca stessa. Si assicuri la dovuta riservatezza e tutela<br />

alle tesi di dottorato depositate presso la biblioteca.<br />

Art. 23<br />

1. La richiesta di materiale per la consultazione si effettua mediante<br />

compilazione di apposita scheda prestampata. Il responsabile può fissare<br />

un numero massimo di pezzi consultabili giornalmente e l’orario


259<br />

limite oltre il quale non è più consentita la richiesta, tenendo presente<br />

il numero degli utenti presenti, l’ubicazione dei volumi, il personale<br />

di servizio disponibile al momento.<br />

2. L’utente che desidera proseguire la consultazione nei giorni successivi<br />

può chiedere che il materiale consultato rimanga disponibile e non<br />

venga ritirato.<br />

Art. 24<br />

1. La consultazione di materiale manoscritto o antico a stampa è riservata<br />

a coloro che abbiano compiuto la maggiore età e può essere soggetta<br />

a specifiche limitazioni, quali, ad esempio, la verifica delle effettive<br />

capacità del richiedente di leggerne o decifrarne il contenuto,<br />

la presentazione scritta del rispettivo docente nel caso di studenti universitari<br />

che devono condurre ricerche specifiche, il deposito di un<br />

documento di identità durante la permanenza in sala.<br />

Art. 25<br />

1. Il materiale archivistico eventualmente posseduto dalla biblioteca è<br />

soggetto ai vincoli di consultazione vigenti nella legislazione canonica<br />

e civile in materia di documenti d’archivio.<br />

Art. 26<br />

1. Il materiale dato in consultazione deve essere maneggiato con cautela<br />

per prevenire ogni forma di deterioramento. Chi danneggia o smarrisce<br />

il materiale a lui affidato in consultazione o in prestito deve procurare<br />

un esemplare integro e in buone condizioni, ovvero rifondere<br />

una cifra pari al doppio del valore aggiornato del pezzo danneggiato<br />

o smarrito.<br />

2. Agli utenti può essere revocato l’accesso alla biblioteca nel caso in<br />

cui dimostrino di non maneggiare con la debita cura il materiale in<br />

consultazione.<br />

Art. 27<br />

1. L’utente non può accedere ai depositi librari per la ricerca e il prelievo<br />

diretto dei volumi né può avere in consultazione il medesimo manoscritto<br />

o libro antico contemporaneamente ad altro utente.


260<br />

2. Nella consultazione dei manoscritti si può fare uso solamente della<br />

matita cancellabile.<br />

Art. 28<br />

1. Per nessun motivo è permesso portare i volumi fuori della biblioteca,<br />

fatta eccezione per il prestito, quando previsto.<br />

CAPITOLO II<br />

NORME DISCIPLINARI<br />

Art. 29<br />

1. Nella sala di studio e nei locali adiacenti sono prescritti il silenzio, un<br />

comportamento consono alla natura del luogo e un modo di vestire<br />

adeguato all’ambiente.<br />

Nelle sale è vietato fumare e consumare cibi o bevande.<br />

Prima di accedere alle sale di studio, gli utenti depositano in apposito<br />

guardaroba cappotti, soprabiti, giubbotti, borse, ombrelli e altri oggetti<br />

ingombranti.<br />

2. La sala di lettura non può essere adibita come spazio per attività di<br />

studio che prescindano dalla consultazione di volumi appartenenti alla<br />

biblioteca. L’uso di libri personali, che dovranno in ogni caso essere<br />

verificati dal personale all’ingresso e all’uscita dalla sala, è consentito<br />

solo come ausilio per lo studio di documenti effettivamente<br />

consultati nella biblioteca.<br />

3. Non si devono introdurre nella sala di studio apparecchi fotografici,<br />

registratori, scanner, telefoni cellulari, radioline, cibi, bevande, liquidi<br />

coloranti, forbici e simili.<br />

A giudizio insindacabile della direzione può essere ammesso l’uso di<br />

computer portatili, per i quali la biblioteca fornisce l’energia elettrica,<br />

declinando però ogni responsabilità per eventuali danneggiamenti<br />

arrecati agli apparecchi e/o ai dati in essi contenuti dalla connessione<br />

all’impianto elettrico.<br />

I singoli utenti sono in ogni caso responsabili dei danni arrecati dai<br />

loro apparecchi a persone o a cose.


261<br />

TITOLO IV<br />

SERVIZI<br />

CAPITOLO I<br />

RIPRODUZIONI<br />

Art. 30<br />

1. Dietro compilazione di apposito modulo di domanda e nel rispetto<br />

della normativa vigente, la direzione può concedere la riproduzione<br />

fotostatica di parte dei volumi, esclusi i manoscritti, gli stampati del<br />

fondo antico e quelli preziosi o deperibili.<br />

2. La microfilmatura e altri tipi di riproduzione possono essere consentiti<br />

su presentazione di domanda scritta, con le cautele e le restrizioni<br />

di cui al paragrafo 1.<br />

Art. 31<br />

1. Le spese per qualunque tipo di riproduzione sono a totale carico del<br />

richiedente, il quale, nei casi previsti dall’articolo 30, paragrafo 2, è<br />

tenuto a fornire, a proprie spese, copia delle riproduzioni eseguite.<br />

2. Se la biblioteca non è dotata di strumenti o di operatori in grado di effettuare<br />

le riproduzioni richieste, si può ricorrere, a giudizio della direzione,<br />

a un operatore esterno di riconosciuta competenza.<br />

Art. 32<br />

1. Le riproduzioni di ogni tipo sono concesse esclusivamente per motivi<br />

di studio personale, con le limitazioni e nel rispetto delle norme nazionali<br />

e internazionali vigenti in materia di diritti d’autore e di proprietà.<br />

Chi ha ottenuto di realizzare le riproduzioni di cui all’articolo 30, si<br />

impegna a rispettare dette norme e si assume ogni responsabilità derivante<br />

dall’uso illecito delle medesime riproduzioni, operato anche da<br />

terzi.<br />

2. Si tutelino adeguatamente i diritti propri della biblioteca, richiedendo<br />

eventuali corrispettivi per i servizi resi e imponendo vincoli di uti-


262<br />

lizzo dei testi e delle illustrazioni di cui la biblioteca ha la proprietà<br />

esclusiva.<br />

CAPITOLO II<br />

PRESTITO<br />

Art. 33<br />

1. La biblioteca può concedere il prestito del materiale bibliografico, restando<br />

esclusi i manoscritti, i libri del fondo antico, il materiale anche<br />

moderno raro e di pregio, le opere di consultazione, i periodici e il<br />

materiale d’archivio.<br />

Per accedere al prestito deve essere compilata apposita scheda/tessera<br />

e può essere richiesto il deposito di una somma a titolo di cauzione.<br />

La direzione fissa le condizioni e la durata del prestito. Eventuali ritardi<br />

nella riconsegna possono comportare pene pecuniarie proporzionali<br />

e, nei casi più gravi, l’esclusione dal servizio.<br />

2. Il prestito per mostre ed esposizioni dev’essere concesso di volta in<br />

volta, dopo aver verificato attentamente lo stato di conservazione del<br />

materiale richiesto, le garanzie di sicurezza nel trasporto e nella sede<br />

di esposizione, l’adeguata copertura assicurativa, e deve avvenire nel<br />

rispetto delle norme canoniche e civili vigenti in materia.<br />

3. Per l’uscita dalla biblioteca di materiale manoscritto o a stampa anteriore<br />

al XVIII secolo è comunque necessaria l’autorizzazione scritta<br />

del rappresentante legale dell’ente e dell’eventuale proprietario depositante;<br />

per il materiale del XVIII secolo è necessaria l’autorizzazione<br />

del responsabile della biblioteca.<br />

TITOLO V<br />

COLLABORAZIONE, INIZIATIVE COLLATERALI<br />

E FINANZIAMENTO<br />

Art. 34<br />

1. Il responsabile della Biblioteca Diocesana collabora con l’Incaricato<br />

diocesano per i beni culturali affinché il patrimonio affidato alle sue cure<br />

venga adeguatamente conservato e valorizzato.


263<br />

Art. 35<br />

1. La biblioteca promuove periodicamente, per quanto possibile, manifestazioni<br />

(mostre, conferenze, seminari, ecc.) finalizzate a far conoscere<br />

il proprio patrimonio, nonché tematiche particolari documentabili<br />

attraverso il materiale conservato.<br />

2. La biblioteca collabora con le iniziative culturali e pastorali promosse<br />

dalla Chiesa locale e con le attività programmate dalle istituzioni<br />

culturali e scientifiche presenti nel territorio.<br />

Art. 36<br />

1. Nel rispetto della propria autonomia, la biblioteca instaura con le<br />

altre biblioteche esistenti sul territorio forme di collaborazione,<br />

quali, ad esempio, la condivisione dei dati catalografici, il prestito<br />

interbibliotecario, la programmazione differenziata delle acquisizioni<br />

nel caso di biblioteche operanti nel medesimo luogo, lo<br />

scambio di doppi.<br />

2. La biblioteca, inoltre, partecipa alle attività promosse dall’A.B.E.I.<br />

3. La biblioteca si interessa alle iniziative proposte dagli enti locali, dalle<br />

Regioni e dal Ministero competente, ricercando un cordiale rapporto<br />

di collaborazione in conformità con le disposizioni dell’Intesa<br />

e con le direttive degli uffici diocesani e regionali per i beni culturali<br />

ecclesiastici.<br />

Art. 37<br />

1. L’istituzione o ente proprietario destina adeguate risorse al funzionamento<br />

della biblioteca e alla conservazione e custodia del patrimonio<br />

librario, avvalendosi anche delle provvidenze disposte dall’Ordinario,<br />

dalla Conferenza episcopale regionale, dalla C.E.I., dagli enti locali,<br />

dalle Regioni e dal Ministero per i beni e le attività culturali.<br />

2. A tale scopo viene utilizzato anche quanto incassato dall’erogazione<br />

di servizi agli utenti e per diritti di riproduzione, nonché dalle iniziative<br />

di cui all’articolo 36.<br />

3. Si promuovano gruppi o associazioni di sensibilizzazione con lo scopo,<br />

tra l’altro, di favorire donazioni da parte di privati destinate al fi-


264<br />

nanziamento di specifiche iniziative (come il restauro e l’acquisto di<br />

suppellettile o di materiale librario).<br />

Dal Palazzo Vescovile, 6 ottobre <strong>2009</strong><br />

Il Vice Cancelliere Vescovile<br />

Sac. Vincenzo Panaro<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo


265<br />

Erezione canonica<br />

e Regolamento<br />

dell’Archivio Diocesano<br />

Prot. n. 47/<strong>2009</strong><br />

Nell’intento di conservare, tutelare e rendere fruibile il patrimonio<br />

storico presente nella nostra <strong>Diocesi</strong>, consistente in raccolte di documenti<br />

manoscritti e stampati, con il presente<br />

decreto<br />

erigo canonicamente<br />

l’Archivio Diocesano<br />

con sede in <strong>Altamura</strong>, Arco Duomo n. 1, approvando e promulgando<br />

il relativo Regolamento, secondo il testo allegato al presente Decreto,<br />

composto da un Proemio e da 47 articoli, da me firmato e sigillato.<br />

Contestualmente,<br />

nomino<br />

Archivista Diocesano<br />

il Rev.mo Sac. Giacomo Lorusso.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 24 ottobre <strong>2009</strong><br />

Il Vice Cancelliere Vescovile<br />

Sac. Vincenzo Panaro<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo


266<br />

PROEMIO<br />

La natura e la missione della Chiesa di essere “segno e strumento dell’intima<br />

unione con Dio e dell’unità del genere umano” 1 e al tempo stesso parte<br />

integrante della società, si riflette necessariamente sugli Archivi ecclesiastici,<br />

che custodiscono testimonianze eloquenti del suo essere e del suo operare.<br />

In essi è documentato il compito specifico della Chiesa di edificare il<br />

Regno di Dio 2 e anche il suo impegno per costruire, assieme agli uomini di<br />

buona volontà, una società più rispettosa dell’uomo e dei suoi valori. In tal<br />

senso, Paolo VI ricordava che attraverso la Chiesa “è il Cristo che opera<br />

nel tempo e che scrive, proprio lui, la sua storia, sì che i nostri brani di carta<br />

sono echi e vestigia di questo passaggio del Signore Gesù nel mondo” 3 .<br />

La duplice rilevanza che gli archivi ecclesiastici hanno per la Chiesa<br />

e per la società fa assumere alla documentazione in essi custodita il significato<br />

di un patrimonio di primaria importanza per la storia religiosa<br />

e civile. La Chiesa Cattolica, responsabile principale, in quanto proprietaria<br />

nelle sue istituzioni e nei suoi enti, di questo immenso patrimonio<br />

storico prodotto nei secoli dai suoi organi, è cosciente del dovere che ha<br />

di custodirlo e metterlo a disposizione degli studiosi.<br />

TITOLO I<br />

PRINCIPI GENERALI E TIPOLOGIA DEGLI ARCHIVI<br />

Art. 1<br />

L’archivio ecclesiastico è la raccolta ordinata e sistematica di atti e di<br />

documenti prodotti e ricevuti da enti pubblici ecclesiastici eretti nell’ordinamento<br />

canonico 4 o da persone esercitanti nella Chiesa una funzione<br />

pubblica.<br />

Art. 2<br />

L’archivio nasce e si sviluppa a servizio della persona o dell’ente che<br />

lo produce. Di regola, solo l’archivio storico 5 , in quanto bene culturale,<br />

1<br />

Lumen gentium, 1.<br />

2<br />

Gaudium et spes, 40.<br />

3<br />

Discorso del 26 settembre 1963.<br />

4<br />

Cf. can. 486, par. 2; 491, par. 2; 535, parr. 4-5; 173, par. 4; 1283, 3°; 1284, par. 2, 9°;<br />

1306, par. 2.<br />

5<br />

Cf. can. 491, par. 2.


267<br />

diventa accessibile agli studiosi, secondo le norme emanate dalle competenti<br />

autorità 6 .<br />

Art. 3<br />

Il presente regolamento si prefigge di integrare le norme contenute nel<br />

Codice di diritto canonico e quelle emanate dalle competenti autorità in<br />

materia di archivi ecclesiastici, nel rispetto delle norme concordatarie.<br />

Art. 4<br />

§1. Esso ha come oggetto specifico gli archivi pubblici dipendenti<br />

dall’autorità del vescovo – della curia o diocesano, del capitolo<br />

cattedrale, delle parrocchie, del seminario, delle confraternite,<br />

delle associazioni, ecc. 7 –, ma intende offrirsi come riferimento per<br />

gli archivi di tutti gli altri enti pubblici o privati, formalmente eretti<br />

o che di fatto vivono ed operano all’interno della Chiesa (ordini e<br />

congregazioni religiose, associazioni, gruppi, movimenti…).<br />

§ 2. Quando un ufficio ecclesiastico si rende vacante, si distinguano opportunamente<br />

le carte personali del titolare dai documenti d’ufficio<br />

e si usi ogni cautela perché si garantisca la confluenza almeno di<br />

questi ultimi nei relativi archivi ecclesiastici.<br />

TITOLO II<br />

ORDINAMENTO INTERNO DEGLI ARCHIVI<br />

CAPITOLO I<br />

ACQUISIZIONE DEI DOCUMENTI<br />

Art. 5<br />

Nella gestione archivistica di un atto si distinguono le seguenti fasi:<br />

archivio corrente, archivio di deposito temporaneo, archivio storico.<br />

Archivio corrente e archivio di deposito temporaneo possono essere<br />

unificati, creando due sezioni distinte.<br />

6<br />

Cf. can. 491, par. 3.<br />

7<br />

Cf. can. 491, par. 1.


268<br />

Art. 6<br />

Nella fase iniziale, gli atti sono prodotti dai singoli organi o uffici con<br />

criteri e metodi dettati dalle rispettive esigenze ad normam juris e collocati<br />

nell’archivio corrente.<br />

In vista di una maggiore funzionalità ed economia, è opportuno stabilire<br />

una collaborazione fra l’archivista e i responsabili dei singoli organi<br />

o uffici per uniformare la redazione degli atti e l’impiego del materiale.<br />

Art. 7<br />

L’archivio di deposito temporaneo, destinato a contenere le pratiche<br />

ormai chiuse, può essere unico per tutti gli organi o uffici.<br />

Art. 8<br />

§ 1. Il deposito nell’archivio storico costituisce la fase finale della vita<br />

di un atto. In linea di principio, un atto entra a far parte dell’archivio<br />

storico quando ha esaurito la sua funzione specifica e ha superato il<br />

limite convenzionale alla consultabilità (70 anni).<br />

§ 2. Quando non è possibile avere un archivio di deposito temporaneo<br />

idoneo, gli atti possono essere versati nell’archivio storico anche<br />

prima del limite stabilito, ma devono restare riservati.<br />

Art. 9<br />

Il passaggio dei documenti dall’archivio corrente a quello di deposito<br />

temporaneo e a quello storico sia registrato in apposito libro, nel quale si<br />

descriva l’elenco dei fondi e sia indicato il periodo storico riguardante la<br />

documentazione consegnata dai vari uffici.<br />

CAPITOLO II<br />

CONFLUENZA DI ARCHIVI DIVERSI<br />

Art. 10<br />

Secondo il principio generale dell’ordinamento canonico, proprietario<br />

e responsabile dell’archivio è l’ente ecclesiastico che lo ha prodotto 8 .<br />

8<br />

cf. Pontificia Commissione Archivi Ecclesiastici d’Italia, Istruzione, 5 dicembre<br />

1960, n. 3.


269<br />

Art. 11<br />

È possibile collocare in deposito temporaneo o permanente presso<br />

l’archivio diocesano l’archivio di altri enti ecclesiastici nel caso in cui<br />

l’autorità ecclesiastica competente lo ritenga necessario per motivi di sicurezza<br />

o per facilitare la consultazione degli studiosi 9 . In tali casi, si rediga<br />

un verbale di consegna, avente in allegato un dettagliato inventario<br />

del materiale consegnato, e in cui risulti che proprietario dell’archivio<br />

resta sempre l’ente che lo ha prodotto.<br />

Si raccomanda vivamente alle associazioni, ai gruppi informali, ai<br />

movimenti e ai fedeli che svolgono particolari mansioni nella Chiesa di<br />

non disperdere i loro archivi, ma di disporre che confluiscano nell’archivio<br />

diocesano.<br />

Art. 12<br />

Gli archivi degli enti di cui per qualunque motivo vengono a cessare<br />

le attività, quando non esistano disposizioni in contrario passano in custodia<br />

e in amministrazione dell’ente superiore, che ne avrà cura come<br />

del proprio 10 .<br />

Art. 13<br />

Gli archivi in deposito devono conservare sempre la loro individualità<br />

e integrità. Le loro serie non dovranno essere mescolate a quelle dell’archivio<br />

ricevente, né tanto meno a quelle di altri archivi in deposito.<br />

CAPITOLO III<br />

IL PERSONALE DEGLI ARCHIVI<br />

Art. 14<br />

L’archivio diocesano e quelli dei principali enti pubblici ecclesiastici<br />

siano affidati a persone qualificate, che si serviranno di collaboratori per<br />

9<br />

Cf. Istruzione, cit., n. 3.<br />

10<br />

Cf. Istruzione, cit., n. 5.


270<br />

la custodia, la vigilanza e le altre mansioni a livello esecutivo 11 . Là dove<br />

si ritiene opportuno e se ne riconosce una qualificata preparazione, è<br />

possibile usufruire della collaborazione di personale volontario.<br />

Art. 15<br />

§1. È opportuno che in ogni diocesi si istituisca un delegato episcopale<br />

per gli archivi con il compito di vigilare perché l’ingente patrimonio<br />

culturale custodito negli archivi soggetti alla giurisdizione del<br />

Vescovo non si disperda e venga opportunamente valorizzato.<br />

§ 2. Il delegato, per svolgere il suo compito, visiti periodicamente gli archivi<br />

(specialmente in occasione della visita pastorale), verificando<br />

lo stato di conservazione dei documenti e la eventuale necessità di<br />

restauro o di trasferimento.<br />

CAPITOLO IV<br />

CLASSIFICAZIONE E ORDINAMENTO<br />

Art. 16<br />

I documenti conservati nell’archivio siano ordinati secondo una opportuna<br />

classificazione, che rispetti la natura dei fondi e la progressione<br />

dei documenti nel tempo.<br />

A tal fine è necessario adottare un titolario, in base al quale ordinare<br />

la documentazione esistente 12 .<br />

Art. 17<br />

§ 1. Il titolario deve essere predisposto d’intesa fra l’archivista e i responsabili<br />

degli uffici, secondo le regole dell’archivistica e nel rispetto<br />

della natura dell’ente, del suo ordinamento interno, delle sue attività,<br />

secondo quanto stabilito all’art. 6 del presente regolamento.<br />

§ 2. Lo stesso titolario sia adoperato in tutte le fasi della gestione archivistica,<br />

in modo da facilitare il trasferimento dei documenti e le ricerche<br />

13 .<br />

11<br />

Cf. Istruzione, cit., n. 6.<br />

12<br />

Cf. can. 486, parr. 2-3; can. 491, par. 2.<br />

13<br />

Cf. Istruzione, cit., n. 8.


271<br />

Art. 18<br />

Se in un archivio storico si trovano tracce di un precedente ordinamento,<br />

si evitino dannosi stravolgimenti, limitandosi ad opportune integrazioni.<br />

Il titolario, una volta predisposto, deve avere una certa stabilità<br />

onde evitare continui cambiamenti, che si rifletterebbero negativamente<br />

sulla classificazione e la ricerca.<br />

Art. 19<br />

Particolare importanza nel lavoro di ordinamento e conservazione<br />

del materiale archivistico sia attribuita dall’archivista al restauro dei documenti<br />

che lo richiedano.<br />

Effettuato il restauro, i documenti siano conservati in condizioni ambientali<br />

adatte.<br />

CAPITOLO V<br />

STRUMENTI DI LAVORO E RICERCA<br />

Art. 20<br />

In base al titolario, ogni archivista avrà cura, completando la classificazione<br />

dei documenti, di compilare l’inventario o catalogo per agevolare<br />

la ricerca 14 .<br />

Art. 21<br />

Copia degli inventari o cataloghi di tutti gli archivi soggetti alla giurisdizione<br />

del Vescovo deve essere conservata nell’archivio diocesano 15 .<br />

Art. 22<br />

All’inventario o catalogo di un archivio possono essere utilmente aggiunti<br />

indici per materia o per temi specifici, repertori e altri strumenti, che<br />

l’archivista riconoscerà utili per facilitare la consultazione e la ricerca.<br />

14<br />

Can. 486, par. 3.<br />

15<br />

Cf. can. 486, par. 3.


272<br />

Art. 23<br />

Con ogni possibile cura ci si adoperi perché siano distinti nei locali<br />

dell’archivio la sala di studio, le sale di deposito, la direzione e i laboratori<br />

per il personale e le riproduzioni. Si eviti di adibire la sala di studio<br />

anche come sala di deposito, soprattutto se la documentazione è sistemata<br />

in scaffali aperti ed accessibili al pubblico.<br />

Art. 24<br />

Negli archivi principali non dovrà mancare una piccola biblioteca,<br />

contenente un repertorio essenziale di fonti, dizionari, enciclopedie, storia<br />

della Chiesa, volumi di storia locale e quant’altro può essere utile sia<br />

al personale dell’archivio sia alle ricerche degli studiosi.<br />

Art. 25<br />

Agli inventari o cataloghi di cui all’art. 20, nonché agli indici, repertori<br />

ed altri strumenti di cui all’art. 22 e alla biblioteca, abbiano libero<br />

accesso i ricercatori.<br />

Art. 26<br />

Gli archivisti prendano in seria considerazione il ricorso agli strumenti<br />

di classificazione e di ricerca offerti dall’informatica. A tal fine, è<br />

opportuno prendere accordi con gli altri uffici dell’ente per la scelta dei<br />

computer e dei programmi e consultarsi con altri archivi che hanno compiuto<br />

tale scelta.<br />

CAPITOLO VI<br />

RIPRODUZIONE<br />

Art. 27<br />

§ 1. In ogni diocesi si crei un archivio di microfilms o di dischi ottici per<br />

integrare la documentazione esistente con fonti di altri archivi che<br />

riguardano i luoghi, gli enti e le persone alle quali l’archivio stesso<br />

è interessato.<br />

§ 2. In questa sezione possono essere raccolti anche i microfilms o i dischi<br />

ottici relativi ai fondi principali dell’archivio, che potranno es-


273<br />

sere utilizzati per evitare che il continuo uso dei documenti porti al<br />

loro deterioramento, per la loro ricostruzione in caso di distruzione<br />

degli originali e per facilitare la ricerca e la riproduzione.<br />

CAPITOLO VII<br />

SERVIZI<br />

Art. 28<br />

Onde proteggere la preziosa documentazione conservata, non manchino<br />

in ogni archivio: sistemi di allarme e di antincendio, l’impianto<br />

elettrico di sicurezza e, là dove si rendono necessari, deumidificatori<br />

con regolatori di temperatura.<br />

Art. 29<br />

Al fine di preservare il materiale più prezioso, si installi una cassaforte<br />

oppure armadi di sicurezza.<br />

Art. 30<br />

Periodicamente si curi di operare la disinfestazione degli ambienti<br />

dell’archivio e della stessa documentazione, servendosi di ditte specializzate.<br />

CAPITOLO VIII<br />

SCARTO<br />

Art. 31<br />

Nessuno, qualunque sia la mansione che svolge nella Chiesa, si permetta<br />

di distruggere, vendere o disperdere documenti relativi alla vita del<br />

proprio ufficio, dell’ente affidato alla propria cura o conservati negli archivi<br />

16 .<br />

16<br />

Cf. Istruzione, cit., n. 4.


274<br />

Art. 32<br />

Come regola generale, si conservi nell’archivio storico tutta la documentazione<br />

che dall’archivio corrente o da quello di deposito temporaneo<br />

viene versata nell’archivio storico.<br />

È consentito agli organi che li hanno prodotti di conservare in copia<br />

gli atti che si ritenessero più utili o necessari per l’attività corrente.<br />

Art. 33<br />

Nei casi in cui si ritiene opportuno procedere allo scarto archivistico,<br />

è necessario tenere presenti le seguenti norme, onde evitare la perdita irrimediabile<br />

di documentazione:<br />

a) l’archivista, d’accordo con i responsabili dei singoli uffici, compia<br />

una preventiva valutazione e una scelta da sottomettere all’approvazione<br />

dell’Ordinario diocesano; di norma, sono esclusi dallo scarto i<br />

documenti di data anteriore ai cento anni 17 ;<br />

b) l’eliminazione immediata riguarda tutti i documenti relativi al foro interno.<br />

I documenti riguardanti le cause criminali in materia di costumi,<br />

“se i rei sono morti oppure se tali cause si sono concluse da un decennio<br />

con una sentenza di condanna, siano eliminati ogni anno, conservando<br />

un breve sommario del fatto con il testo della sentenza definitiva” 18 ;<br />

c) criteri particolari stabiliti tra l’archivista e i titolari degli uffici diano<br />

ulteriori precisazioni sulla singola categoria di documenti da scartare;<br />

d) ogni qual volta si procede allo scarto di documenti non riguardanti il<br />

foro interno, se ne faccia annotazione nel registro di cui all’art. 9.<br />

TITOLO III<br />

CONSULTAZIONE<br />

Art. 34<br />

La consultazione degli archivi a scopo di studio sia concessa con ampia<br />

libertà, pur adottando le necessarie cautele, sia nell’ammissione degli<br />

studiosi, sia nella consegna dei documenti 19 .<br />

17<br />

Cf. Istruzione, cit., n. 9.<br />

18<br />

Can. 489, par. 2.<br />

19<br />

Cf. Istruzione, cit., n. 12.


275<br />

Art. 35<br />

L’apertura al pubblico dell’archivio storico sia regolata da opportune<br />

norme emanate dalla competente autorità ecclesiastica 20 .<br />

Art. 36<br />

Lo studioso può essere ammesso alla consultazione dell’archivio dopo<br />

aver presentato una regolare domanda su modulo prestampato, nel<br />

quale siano indicati i fondi che intende consultare, i motivi della ricerca<br />

ed esplicitamente sia dichiarato il suo impegno a far pervenire all’archivio<br />

un esemplare della pubblicazione effettuata utilizzando la ricerca<br />

nell’archivio.<br />

Nell’atto di ammissione, lo studioso sia informato del regolamento<br />

e degli obblighi a lui derivanti sin dall’inizio della sua frequentazione<br />

dell’archivio.<br />

Lo studioso è tenuto ad apporre giornalmente la firma ed altre eventuali<br />

indicazioni (indirizzo, nazionalità, ecc.) in un apposito registro di<br />

presenza.<br />

Art. 37<br />

L’ammissione degli studiosi alla consultazione, che dovrà essere in<br />

ogni modo facilitata, è comunque riservata al responsabile dell’archivio,<br />

il quale valuterà le richieste sulla base dei requisiti del richiedente.<br />

La consultazione può essere negata, quando vi siano pericoli per la conservazione<br />

dei documenti 21 .<br />

Art. 38<br />

§ 1. Possono essere consultati solo i documenti anteriori agli ultimi<br />

70 anni.<br />

§ 2. La consultazione di documenti definiti come riservati o relativi a situazioni<br />

private di persone, può concedersi solo su previa ed esplicita<br />

autorizzazione da parte dell’Ordinario, apposta sulla domanda<br />

presentata dal richiedente.<br />

20<br />

Cf. can. 491, par. 3.<br />

21<br />

Cf. Istruzione, cit., n. 12.


276<br />

§ 3. La consultazione di altri documenti può concedersi anche prima<br />

della scadenza dei termini suindicati alle condizioni di cui al paragrafo<br />

precedente.<br />

Art. 39<br />

Gli studenti di scuola media superiore e universitari possono essere<br />

ammessi alla consultazione solo se presentati dal professore che guida<br />

la ricerca.<br />

Art. 40<br />

La consultazione sia disciplinata da orari costanti e regolari. Eventuali<br />

sospensioni del servizio siano segnalate per tempo.<br />

Art. 41<br />

Durante la consultazione, sia sempre presente l’archivista o persona<br />

di sua fiducia, in modo che i ricercatori non vengano lasciati soli con i<br />

documenti.<br />

Art. 42<br />

Non si consenta agli studiosi né l’accesso alle sale di deposito dell’archivio,<br />

né il prelievo diretto dei documenti dalla loro collocazione.<br />

Art. 43<br />

Ai frequentatori dell’archivio potrà essere revocato l’accesso nel caso<br />

in cui avessero dimostrato di non tenere in sufficiente cura i documenti<br />

loro dati in consultazione.<br />

Art. 44<br />

Per nessun motivo sia permesso di portare i documenti fuori dalla sede<br />

dell’archivio. Solo l’autorità competente può autorizzare la concessione<br />

di documenti dell’archivio per mostre e simili, con le opportune<br />

cautele di natura giuridica ed assicurativa 22 .<br />

22 Cf. can. 488.


277<br />

Art. 45<br />

La riproduzione fotostatica o fotografica e la microfilmatura dovranno<br />

essere autorizzate dall’archivista su apposita richiesta e dopo essersi<br />

assicurato dello stato di conservazione dei documenti. La riproduzione<br />

avvenga esclusivamente nella sede dell’archivio, fatto salvo il rimborso<br />

delle spese e, se del caso, il risarcimento dei danni a carico di chi ha richiesto<br />

la riproduzione.<br />

Art. 46<br />

Nonostante il principio generale di facilitare l’accesso alla documentazione<br />

per mezzo di microfilms, fotocopie o fotografie, non è consentito<br />

riprodurre interi fondi dell’archivio 23 .<br />

TITOLO IV<br />

DISPOSIZIONI FINALI<br />

Art. 47<br />

Pur conservando la loro autonomia, gli archivisti ecclesiastici abbiano<br />

cura di instaurare con le Soprintendenze e gli Archivi di Stato un cordiale<br />

rapporto di collaborazione.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 24 ottobre <strong>2009</strong><br />

Il Vice Cancelliere Vescovile<br />

Sac. Vincenzo Panaro<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

23<br />

Cf. Istruzione, cit., n. 13.


278<br />

Nomine<br />

Mons. Vescovo ha nominato:<br />

14 dicembre 2008 Mons. Vescovo ha costituito le Commissioni per<br />

la fase antepreparatoria del Sinodo Pastorale<br />

Diocesano ed ha nominato i ri spettivi Responsabili<br />

(Prot. n. 50/2008):<br />

• Commissione n. 1 - Annuncio e Catechesi:<br />

Sac. Saverio Ciaccia, Presidente;<br />

• Commissione n. 2 - Liturgia e Sacramenti:<br />

Sac. Nicola Chiarulli, Presidente;<br />

• Commissione n. 3 - Carità e Promozione umana:<br />

Sac. Vito Cassese, Presidente; Sac. F. Saverio<br />

Colonna, Vice Presidente;<br />

• Commissione n. 4 - Presbiterio, Vita Consacrata<br />

e Ministeri: Sac. Giuseppe Pietroforte, Presidente;<br />

Sac. Vincenzo Panaro, Vice Presidente;<br />

• Commissione n. 5 - Famiglia: Sac. Giovanni<br />

Bruno, Presidente; Sac. Michele Gramegna, Vice<br />

Presidente;<br />

• Commissione n. 6 - Lavoro e Questioni sociali:<br />

Sac. Vincenzo Lopano, Presidente;<br />

• Commissione n. 7 - Laici: Sac. Sante Ferrulli,<br />

Presidente;<br />

• Commissione n. 8 - Vocazioni e Missione: P.<br />

Juan Gustavo Pez, cmf, Presidente; Giuseppe<br />

Logruosso, Vice Presidente;<br />

• Commissione n. 9 - Vita, Salute e Sofferenza:<br />

Sac. Vito Incampo, Presidente;<br />

• Commissione n. 10 - Ecumenismo e Dialogo<br />

interreligioso: Sac. Rocco Scalera, Presidente;<br />

• Commissione n. 11 - Giovani: P. Mario Marino,<br />

ofmConv., Presidente; Luca Cagnazzi, Vice<br />

Presidente;


279<br />

• Commissione n. 12 - Comunicazioni sociali e<br />

Cultura: Sac. Angelantonio Cianciotta, Presidente.<br />

11 gennaio <strong>2009</strong> fra Oronzio Fiore, della Fraternità Francescana<br />

di Betania, Vicario parrocchiale della Parrocchia<br />

di S. Teresa in <strong>Altamura</strong> (Prot. n. 01/<strong>2009</strong>).<br />

18 maggio <strong>2009</strong> il Sac. Michele Lorusso, Cappellano del Cimitero<br />

e Rettore della Chiesa annessa in <strong>Altamura</strong> (Prot.<br />

n. 17/<strong>2009</strong>).<br />

29 giugno <strong>2009</strong> Mons. Vescovo ha nominato i membri delle Commissioni<br />

per la fase antepreparatoria del Sinodo<br />

Pastorale Diocesano:<br />

• Commissione n. 1 - Annuncio e Catechesi:<br />

Loglisci Michele (Segretario), Cagnazzi Maria,<br />

Massaro Irene, Caputo Grazia, Griesi Franca,<br />

Lorusso Antonia, Abbattista Antonietta, Colangelo<br />

Giovanni, Larenza Monica, Lofrese Nicola,<br />

Zinconi Giovanna, Confetti Maria Teresa,<br />

Tartari Susanna, Cacciapaglia Giuseppe (Prot.<br />

n. 19/<strong>2009</strong>);<br />

• Commissione n. 2 - Liturgia e Sacramenti:<br />

Dantile Paolo (Segretario), Diac. Angelo Goffredo,<br />

Acquaviva Maria, Giordano Filippo, Perrone<br />

Rossella, Buonamassa Filippo, Colasuonno<br />

Franca, Ricciardelli Pietro, Colangiulo Tonia,<br />

Pacifico Fabrizio, Caporusso Marisa (Prot.<br />

n. 20/<strong>2009</strong>);<br />

• Commissione n. 3 - Carità e Promozione umana:<br />

Diac. Vincenzo Savino (Segretario), Spano<br />

Silvana, Digesù Lea, Lorusso Francesco, Scarpa<br />

Enza, Colacicco Francesco, Volpe Anna, Semeraro<br />

Angela, Capraro Antonio, Cornacchia Caterina,<br />

Cananzi Antonio, Massaro Paola, Albanese<br />

Domenica, Ficco Luigi (Prot. n. 21/<strong>2009</strong>);


280<br />

• Commissione n. 4 - Presbiterio, Vita Consacrata<br />

e Ministeri: Diac. Pasquale Caporusso<br />

(Segretario), Sac. Giuseppe Creanza, P. Giacomo<br />

Paris, smm, Sr. Emanuela Musu, msc, Sr. Dolores<br />

Barletta, fdz, Sr. Chiaraluce Noviello, osc,<br />

Clemente Gennaro, Sette Massimiliana, Conca<br />

Salvatore, Mastrorocco Annamaria, Dimauro<br />

Giulia, Palumbo Antonio (Prot. n. 22/<strong>2009</strong>);<br />

• Commissione n. 5 - Famiglia: Lucariello Nicola<br />

e Farella Grazia (Segretari), Baldassarra Dionisio<br />

e Vicenti Lina, Loiudice Saverio e Simone<br />

Irene, Giordano Michele e Ancona Tina, Forte<br />

Antonio e Cammisa Mariella, D’Agostino Pippo<br />

e Desiante Grazia, Laddaga Michele e Topputo<br />

Lina, Rosa Filippo e Grassi Maria, Maino<br />

Giuseppe e Molfese Maria, Fioravanti Rocco<br />

e Lassandro Isabella, Morgese Elio e Pizzutilo<br />

Maria Teresa, Raimondi Giuseppe e Ferrulli<br />

Laura, Milano Carlo e Nuzzi Doriana, Griseta<br />

Vito e Tisci Rosita, Lucarelli Vito e Massaro<br />

Rosa (Prot. n. 23/<strong>2009</strong>);<br />

• Commissione n. 6 - Lavoro e Questioni sociali:<br />

Genco Michele (Segretario), Corrado Salati<br />

Nicola, Acquaviva Caterina, Nicoletti Raffaele,<br />

Dambrosio Mario, Vitale Giovanni, Langone<br />

Luigi, Spirante Giuseppe, Amendola Franco,<br />

Raguso Vito, Costantino Savino, Colafemmina<br />

Angelo, Ventura Maria, Musci Raffaele, Santacroce<br />

Angela (Prot. n. 24/<strong>2009</strong>);<br />

• Commissione n. 7 - Laici: Ladisa Francesca<br />

(Segretaria), Colonna Giuseppe, Palella Vito<br />

Antonio, Silletti Giuseppe, Lettini Rocca, Olivieri<br />

Angelo, Caputo Savino, Cipriani Raffaele,<br />

Patruno Giuseppe, Bosco Anna, Pierelli Maurizio,<br />

Picardi Maria Teresa (Prot. n. 25/<strong>2009</strong>);


281<br />

• Commissione n. 8 - Vocazioni e Missione: Fiore<br />

Lorenzo (Segretario), Cacciapaglia Marianna,<br />

Caggiano Maria, Campanale Lucia, Sr. Teresa<br />

Carvalho, Dipalma Rosa, Duran Alvis Milton,<br />

Labianca Nicola, Loizzo Giuseppe, Ninivaggi<br />

Angela, De Cesare Filippo (Prot. n. 26/<strong>2009</strong>);<br />

• Commissione n. 9 - Vita, Salute e Sofferenza:<br />

Frizzale Lorenzo (Segretario), Diac. Pietro Dipace,<br />

Diac. Antonio Tremamunno, Leone Emilio,<br />

Baldassarre Giuseppe, Tangorra Candida,<br />

Tocci Antonio, Ardito Rino, Novielli Angela,<br />

Tenerelli Simone, Vitale Michele, Cosentino<br />

Maria Teresa (Prot. n. 27/<strong>2009</strong>);<br />

• Commissione n. 10 - Ecumenismo e Dialogo<br />

interreligioso: Lombardi Maria Filippa (Segretaria),<br />

P. Giuseppe Tondo, ofmConv., Diele Maria,<br />

Basile Vincenzo, Lagonigro Maria, Laurieri<br />

Maria, Lorusso Caterina, Vessio Rosaria, Carella<br />

Vitantonio, Rampino Luciano, Pelle Concetta<br />

(Prot. n. 28/<strong>2009</strong>);<br />

• Commissione n. 11 - Giovani: Montemurno<br />

Tommaso (Segretario), Denora Rosa, Angellotti<br />

Angelo, Cenisio Maria Angela, Capolongo<br />

Carla, Balestra Filomena, Di Taranto Raffaella,<br />

Avallone Stefania, Deluce Giuseppe, Labarile<br />

Rosa, Paolinelli Enrico (Prot. n. 29/<strong>2009</strong>);<br />

• Commissione n. 12 - Comunicazioni sociali<br />

e Cultura: Garziano Anna Maria (Segretaria),<br />

Diac. Leonardo Ferrulli, Indrio Lucia, Vitucci<br />

Francesco, Caporusso Filippo, Falcicchio Sara,<br />

Fusilli Pietro, Cafaro Marina, Tria Marilda,<br />

Bianco Francesco, Langiulli Raffaella (Prot. n.<br />

30/<strong>2009</strong>).<br />

1 agosto <strong>2009</strong> P. Juan Gustavo Pez, cmf, Rettore della Chiesa di<br />

S. Maria del Carmine in <strong>Altamura</strong> (Prot. n. 31/<strong>2009</strong>).


282<br />

1 settembre <strong>2009</strong> il Sac. Alessandro Amapani, Parroco della Parrocchia<br />

di S. Maria della Consolazione in <strong>Altamura</strong><br />

(Prot. n. 32/<strong>2009</strong>);<br />

P. Nicola Rosa, ofmConv., Parroco della Parrocchia<br />

di Maria SS. Annunziata in Spinazzola (Prot.<br />

n. 33/<strong>2009</strong>);<br />

P. Giovanni Protopapa, ofmConv., Vicario parrocchiale<br />

della Parrocchia di San Francesco d’Assisi<br />

in <strong>Gravina</strong> (Prot. n. 34/<strong>2009</strong>);<br />

P. Giuseppe Franco Tondo, ofmConv., Vicario<br />

parrocchiale della Parrocchia di San Francesco<br />

d’Assisi in <strong>Gravina</strong> (Prot. n. 35/<strong>2009</strong>);<br />

P. Vittorio Ciaccia, ofmConv., Vicario parrocchiale<br />

della Parrocchia di Maria SS. Annunziata in<br />

Spinazzola (Prot. n. 36/<strong>2009</strong>).<br />

29 settembre <strong>2009</strong> il Sac. Nunzio Falcicchio, Canonico del Capitolo<br />

della Cattedrale di <strong>Altamura</strong> (Prot. n. 39/<strong>2009</strong>);<br />

il Sac. Vito Incampo, Canonico del Capitolo della<br />

Cattedrale di <strong>Altamura</strong> (Prot. n. 40/<strong>2009</strong>).<br />

1 ottobre <strong>2009</strong> il Sac. Saverio Paternoster - Delegato del Vescovo,<br />

il Dott. Luigi Dinicolamaria, il Prof. Saverio<br />

Pace, l’Ins. Domenica Albanese, la Sig.ra Grazia<br />

Nardulli, Membri del Consiglio di Amministrazione<br />

della Pia Fondazione “Carmela Gramegna<br />

Spada”, con sede in <strong>Gravina</strong> (Prot. n. 41/<strong>2009</strong>).<br />

6 ottobre <strong>2009</strong> il Sac. Nunzio Falcicchio, Direttore dell’Ufficio<br />

Diocesano per i beni culturali e Incaricato diocesano<br />

per l’edilizia di culto (Prot. n. 42/<strong>2009</strong>);<br />

il Sac. Giacomo Lorusso, Bibliotecario Diocesano<br />

(Prot. n. 43/<strong>2009</strong>).


283<br />

24 ottobre <strong>2009</strong> il Sac. Giacomo Lorusso, Archivista Diocesano<br />

(Prot. n. 47/<strong>2009</strong>).<br />

29 novembre <strong>2009</strong> il Sac. Vito Incampo, Cancelliere della Curia Diocesana<br />

(Prot. n. 48/<strong>2009</strong>);<br />

Mons. Diego Carlucci, Notaio dell’Ufficio di Curia<br />

di <strong>Altamura</strong> (Prot. n. 49/<strong>2009</strong>);<br />

il Sac. Michele Lombardi, Direttore del Servizio<br />

diocesano di Pastorale Giovanile (Prot. n.<br />

50/<strong>2009</strong>);<br />

il Sac. Giovanni Giove, Vice Direttore del Servizio<br />

diocesano di Pastorale Giovanile (Prot. n.<br />

51/<strong>2009</strong>);<br />

il Sac. Giuseppe Loviglio, Padre Spirituale del<br />

Seminario Diocesano (Prot. n. 52/<strong>2009</strong>);<br />

il Sac. Giuseppe Chironna, Assistente Spirituale<br />

del Gruppo di Volontariato Vincenziano di <strong>Altamura</strong><br />

(Prot. n. 53/<strong>2009</strong>);<br />

P. Oronzio Fiore, della Fraternità Francescana<br />

di Betania, Assistente Spirituale del Serra International<br />

pro vocazioni sacerdotali, Club n. 857<br />

“<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti”, 73°<br />

Distretto (Prot. n. 54/<strong>2009</strong>).<br />

1 dicembre <strong>2009</strong> P. Aparecido José da Silva, della Congregazione<br />

dei Piccoli Fratelli del Santissimo Sacramento,<br />

Vicario parrocchiale della Parrocchia Mater Ecclesiae<br />

in <strong>Gravina</strong> (Prot. n. 55/<strong>2009</strong>).<br />

27 dicembre <strong>2009</strong> il Sac. Giuseppe Logruosso, Vice Assistente Diocesano<br />

di A.C. per il Settore A.C.R. (Prot. n. 59/<strong>2009</strong>).


284<br />

Conferme<br />

Mons. Vescovo ha confermato:<br />

21 gennaio <strong>2009</strong> Mons. Nicola Dileo, Presidente del Capitolo Cattedrale<br />

di <strong>Altamura</strong> (Prot. n. 02/<strong>2009</strong>);<br />

il Sac. Giacomo Fiore, Direttore Diocesano<br />

dell’Unione Apostolica del Clero “in aliud triennium”<br />

(Prot. n. 03/<strong>2009</strong>).<br />

19 marzo <strong>2009</strong> il Signor Volpe Giuseppe, Priore della Confraternita<br />

del SS. Crocifisso, con sede in <strong>Gravina</strong> (Prot.<br />

n. 04/<strong>2009</strong>).<br />

25 marzo <strong>2009</strong> il Comitato Feste in onore di Maria SS. del Bosco<br />

in Spinazzola per l’anno <strong>2009</strong> (Prot. 05/<strong>2009</strong>).<br />

16 maggio <strong>2009</strong> il Signor Debernardis Andrea, Priore della Confraternita<br />

di S. Francesco da Paola, con sede in<br />

<strong>Altamura</strong> (Prot. n. 14/<strong>2009</strong>).<br />

18 maggio <strong>2009</strong> il Comitato Feste in onore di Maria SS. del<br />

Buoncammino in <strong>Altamura</strong> per l’anno <strong>2009</strong><br />

(Prot. 15/<strong>2009</strong>).<br />

Autorizzazioni<br />

Mons. Vescovo ha autorizzato:<br />

14 aprile <strong>2009</strong> il Sac. Domenico Giannuzzi, Parroco della Parrocchia<br />

di S. Eustachio in Acquaviva delle Fonti,<br />

ad intervenire in atto pubblico, al fine di procedere<br />

alla integrazione dell’atto di compravendita relativo<br />

all’acquisto di una unità immobiliare da destinare<br />

a casa canonica (Prot. n. 10/<strong>2009</strong>);<br />

il Sac. Felice Posa, Parroco della Parrocchia di<br />

S. Agostino in Acquaviva delle Fonti, ad intervenire<br />

in atto pubblico, al fine di procedere alla inte-


285<br />

grazione dell’atto di compravendita relativo all’acquisto<br />

di una unità immobiliare da destinare a casa<br />

canonica (Prot. n. 11/<strong>2009</strong>).<br />

13 maggio <strong>2009</strong> il Sac. Michele Lombardi, Parroco della Parrocchia<br />

di S. Pietro Apostolo in Spinazzola, ad alienare<br />

due unità immobiliari, di proprietà della medesima<br />

Parrocchia, site nel comune di Minervino Murge<br />

(Prot. n. 12/<strong>2009</strong>);<br />

il Sac. Giuseppe Manfredi, Parroco della Parrocchia<br />

della SS. Trinità in <strong>Altamura</strong>, ad alienare<br />

un immobile, di proprietà della medesima Parrocchia,<br />

sito in <strong>Altamura</strong>, Via F. Tota n. 22 (Prot. n.<br />

13/<strong>2009</strong>).<br />

18 maggio <strong>2009</strong> Mons. Giuseppe Lofrese, Presidente del Capitolo<br />

Cattedrale di <strong>Gravina</strong>, a stipulare un contratto di<br />

fitto con il Sig. Cignolo Michele ed un contratto di<br />

comodato con il Sig. De Marino Biagio, rispettivamente<br />

per la realizzazione di un canile e per lo stoccaggio<br />

di materiale nella ex cava di tufi sita in agro di<br />

<strong>Gravina</strong>, Contrada “Cozzarolo” (Prot. n. 16/<strong>2009</strong>).<br />

10 giugno <strong>2009</strong> il Sac. Saverio Paternoster, Presidente e legale<br />

rappresentante della Fondazione “Benedetto XIII”,<br />

con sede in <strong>Gravina</strong>, a trasformare l’esposizione<br />

del conto corrente ipotecario in forma di mutuo ipotecario,<br />

della durata di 30 anni, destinato al ripianamento<br />

della debitoria di circa € 3.600.000,00 in essere<br />

presso la Banca Popolare di Puglia e Basilicata<br />

a nome della medesima Fondazione, in relazione al<br />

finanziamento a suo tempo ad essa accordato per<br />

la realizzazione dell’omonimo Centro Giovanile,<br />

ubicato in <strong>Gravina</strong>, ex S.S. 96 km. 72,130 (Prot. n.<br />

18/<strong>2009</strong>).


286<br />

20 ottobre <strong>2009</strong> P. Pasquale Cenciarelli, Parroco della Parrocchia<br />

di S. Maria del Carmine in <strong>Altamura</strong>, ad intervenire<br />

in atto pubblico, al fine di procedere alla<br />

costituzione del vincolo di cui all’art. 24 del Regolamento<br />

applicativo delle Disposizioni concernenti<br />

la concessione di contributi finanziati dalla C.E.I.<br />

per l’edilizia di culto a favore dell’immobiliare<br />

da destinare a casa canonica parrocchiale (Prot. n.<br />

44/<strong>2009</strong>);<br />

P. Pasquale Cenciarelli, Parroco della Parrocchia<br />

di S. Maria del Carmine in <strong>Altamura</strong>, ad intervenire<br />

in atto pubblico, per ottenere il Certificato di<br />

abitabilità, al fine di procedere alla costituzione dei<br />

vincoli urbanistici e di destinazione d’uso necessari<br />

a favore dell’immobiliare da destinare a casa<br />

canonica parrocchiale (Prot. n. 45/<strong>2009</strong>).<br />

Licenze<br />

Mons. Vescovo ha concesso la licenza:<br />

7 dicembre <strong>2009</strong> a S.E. Mons. Giovan Battista Pichierri, Arcivescovo<br />

di Trani-Barletta-Bisceglie, per conferire<br />

il Ministero del Lettorato ai Seminaristi Francesco<br />

Granieri (Prot. n. 56/<strong>2009</strong>), Giuseppe Loizzo<br />

(Prot. n. 57/<strong>2009</strong>) e Antonio Scaramuzzi (Prot. n.<br />

58/<strong>2009</strong>), alunni del Pontificio Seminario Regionale<br />

“Pio XI” di Molfetta.<br />

Approvazioni<br />

Il Vicario Generale ha approvato:<br />

28 gennaio <strong>2009</strong> il Regolamento interno dell’Arciconfraternita<br />

Maria SS. Annunziata, con sede in <strong>Gravina</strong>.


287<br />

28 febbraio <strong>2009</strong> il Regolamento interno dell’Arciconfraternita di<br />

S. Croce, con sede in <strong>Gravina</strong>.<br />

11 marzo <strong>2009</strong> il Regolamento interno della Confraternita di<br />

S. Francesco di Paola, con sede in <strong>Altamura</strong>.<br />

Convenzioni/Contratti<br />

5 aprile <strong>2009</strong> La <strong>Diocesi</strong> affida alla Provincia Italiana della Congregazione<br />

dei Missionari Figli del Cuore Immacolato<br />

di Maria (Clarettiani), per un periodo di tre<br />

anni rinnovabili, la cura pastorale della Rettoria di<br />

Santa Maria del Carmine in <strong>Altamura</strong>.<br />

17 luglio <strong>2009</strong> La <strong>Diocesi</strong> concede in comodato gratuito alla Parrocchia<br />

di S. Eustachio in Acquaviva delle Fonti,<br />

per un periodo di cinque anni rinnovabili, il piano<br />

terra del Palazzo Vescovile, sito in Acquaviva delle<br />

Fonti, Piazza dei Martiri n. 6.<br />

28 novembre <strong>2009</strong> La <strong>Diocesi</strong> concede in comodato gratuito alla Parrocchia<br />

di S. Maria della Consolazione in <strong>Altamura</strong>,<br />

per un periodo di nove anni rinnovabili, la Casa parrocchiale<br />

sita in <strong>Altamura</strong>, Via Maggio 1648 n. 59.


288<br />

Ordinazioni<br />

L’8 maggio <strong>2009</strong>, nella Basilica Concattedrale di <strong>Gravina</strong>, Mons. Vescovo<br />

ha conferito l’Ordine del Diaconato al Seminarista Giuseppe<br />

Logruosso, della Comunità parrocchiale di San Domenico in <strong>Gravina</strong>,<br />

incardinandolo nel Clero diocesano.<br />

Il 28 settembre <strong>2009</strong>, nella Basilica Concattedrale di <strong>Gravina</strong>, Mons.<br />

Vescovo ha conferito l’Ordine del Diaconato ai Seminaristi Stefano<br />

Nacucchi, della Comunità parrocchiale del SS. Crocifisso in <strong>Gravina</strong>,<br />

e Marcio Oliveira Duarte, della Congregazione dei Piccoli Fratelli del<br />

Santissimo Sacramento, incardinandoli nel Clero diocesano.<br />

Il 26 dicembre <strong>2009</strong>, nella Basilica Concattedrale di <strong>Gravina</strong>, Mons. Vescovo<br />

ha conferito l’Ordine del Presbiterato al Diacono Don Giuseppe<br />

Logruosso, del Clero diocesano.<br />

Ammissioni agli Ordini<br />

Il 13 aprile <strong>2009</strong>, nella Parrocchia di San Sepolcro in <strong>Altamura</strong>, Mons. Vescovo<br />

ha ammesso tra i candidati agli Ordini Sacri il Seminarista Giuseppe<br />

Loizzo, della medesima Comunità parrocchiale.<br />

Il 14 aprile <strong>2009</strong>, nella Parrocchia del SS. Crocifisso in <strong>Gravina</strong>, Mons.<br />

Vescovo ha ammesso tra i candidati agli Ordini Sacri il Seminarista<br />

Francesco Granieri, della medesima Comunità parrocchiale.<br />

Il 16 aprile <strong>2009</strong>, nella Parrocchia di S. Erasmo in Santeramo in Colle,<br />

Mons. Vescovo ha ammesso tra i candidati agli Ordini Sacri il<br />

Seminarista Antonio Scaramuzzi, della Comunità parrocchiale del<br />

SS. Crocifisso in Santeramo in Colle.<br />

Il 5 dicembre <strong>2009</strong>, nella Parrocchia dei Santi Nicola e Cecilia in <strong>Gravina</strong>,<br />

Mons. Vescovo ha ammesso tra i candidati agli Ordini Sacri il<br />

Seminarista Michele Lorusso, della medesima Comunità parrocchiale.


289<br />

Ministeri<br />

Il 14 giugno <strong>2009</strong>, durante la Celebrazione del Corpus Domini in Santeramo<br />

in Colle, Mons. Vescovo ha istituito Ministri straordinari della<br />

Comunione i Signori:<br />

Colonna Irene, Cristallo Natalizia, Sparta Anna (Parrocchia S. Agostino<br />

in <strong>Altamura</strong>).<br />

Diprimo Palma, Gesualdo Maria, Loiudice Rosa, Lorusso Paolo,<br />

Petronella Laura (Parrocchia S. Maria della Consolazione in <strong>Altamura</strong>).<br />

Giorgio Nicola, Signorile Cosimina (Parrocchia Sacro Cuore in<br />

Acquaviva delle Fonti).<br />

Chiarulli Giovanni, Luisi Alessandro, Spinelli Vitina (Parrocchia<br />

S. Francesco in Acquaviva delle Fonti).<br />

Labarile Caterina, Lobefaro Giuseppe, Maffei Pietro, Porfido<br />

Francesco, Santoro Annunziata (Parrocchia SS. Crocifisso in Santeramo<br />

in Colle).<br />

Anul Sr. Regina, Conserva Sr. Maddalena, Musu Sr. Emanuela<br />

(Suore Missionarie del Sacro Costato - <strong>Gravina</strong>).<br />

Marchetti Sr. Ada (Suore Missionarie del Sacro Costato - Spinazzola).<br />

Il 13 dicembre <strong>2009</strong>, nella Cappella Maggiore del Pontificio Seminario<br />

Regionale “Pio XI” di Molfetta, S. E. Mons. Giovan Battista Pichierri,<br />

Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, previe lettere dimissorie del<br />

Vescovo diocesano, ha conferito il Ministero del Lettorato ai Seminaristi<br />

Francesco Granieri, della Comunità parrocchiale del SS. Crocifisso<br />

in <strong>Gravina</strong>, Giuseppe Loizzo, della Comunità parrocchiale di San Sepolcro<br />

in <strong>Altamura</strong>, e Antonio Scaramuzzi, della Comunità parrocchiale<br />

del SS. Crocifisso in Santeramo in Colle.


Atti<br />

della Curia


293<br />

VICARIO GENERALE<br />

Indirizzo augurale<br />

a S.E. Mons. Vescovo<br />

in occasione della 10 a Assemblea Pastorale Diocesana<br />

Santuario dell’Incoronata - Foggia<br />

5 settembre <strong>2009</strong><br />

Eccellenza Reverendissima,<br />

sono dieci anni che puntualmente ci ritroviamo al Santuario dell’Incoronata<br />

di Foggia per cominciare, sotto il Suo sguardo materno, il nuovo<br />

anno pastorale della <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>, <strong>Gravina</strong>, Acquaviva delle<br />

Fonti, Santeramo, Spinazzola e Poggiorsini.<br />

L’anno che vivremo è particolarmente ricco di iniziative: oltre ad essere<br />

il secondo del Sinodo diocesano, sarà caratterizzato dalla riscoperta<br />

e valorizzazione della vocazione al sacerdozio ministeriale, così come il<br />

Papa Benedetto XVI ci ha indicato.<br />

Egli afferma, nella Lettera di indizione, che “tale anno vuole contribuire<br />

a promuovere l’impegno di interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per<br />

una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi…”.<br />

Infatti “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i<br />

maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni” (Paolo VI).<br />

Il sacerdote deve riscoprire il suo essere uomo del “tempio” (V. Andreoli),<br />

luogo visibile dell’incontro con Dio; e uomo del “tempo”, dimensione<br />

invisibile che richiama alla finitezza della creatura umana.<br />

Contemporaneamente egli è l’uomo fuori dal “tempio” alla ricerca dei<br />

fratelli confusi e dispersi; e uomo oltre il “tempo” perché li orienta alla<br />

speranza della vita eterna.<br />

Carissimo Padre,<br />

ci siamo stretti oggi intorno a Lei come le pecore al loro Pastore, per<br />

rinnovarLe la fiducia filiale quale guida esperta ed autorevole che ci precede<br />

e ci incoraggia nel cammino della fede.<br />

Faticosamente ma con decisione, forse con meno entusiasmo dell’inizio<br />

ma con ferma volontà, stiamo procedendo lungo le tappe del Sinodo<br />

da Lei fortemente voluto per le nostre comunità.


294<br />

Perché i “lontani” si avvicinino trovando calorosa accoglienza e i<br />

“vicini” non si allontanino delusi nelle loro attese ma insieme, unica<br />

Chiesa di Cristo, costruiamo una società più giusta e solidale, non discriminante<br />

verso i fratelli in difficoltà, da qualunque parte del mondo<br />

provengano, qualunque credo religioso professino e a qualunque condizione<br />

socioeconomica appartengano.<br />

È il valore evangelico dell’unità nella molteplicità, dell’uguaglianza<br />

nella diversità, la composizione e la conferma dei carismi che Lei esercita<br />

per noi con il ministero episcopale, pienezza del sacerdozio.<br />

Carissimo don Mario,<br />

desideriamo ringraziarLa per tutto l’impegno e la sensibilità che profonde<br />

instancabilmente nell’edificazione della comunione ecclesiale e<br />

per la competenza geniale con cui suggerisce nuovi itinerari e nuove<br />

strategie educative per la nostra chiesa locale.<br />

I 18 anni di servizio episcopale che ricorreranno il prossimo 29 settembre;<br />

i 12 anni di Vescovo della nostra <strong>Diocesi</strong> (25 ottobre 1997) e gli<br />

anni di vita fin qui vissuti (26 ottobre 1937), sono per noi motivo di gioia<br />

e di riconoscenza al Signore misericordioso che provvede santi e numerosi<br />

operai per lavorare nella Sua vigna.<br />

Perciò grati, con Maria Regina degli Apostoli, Lo preghiamo con insistenza<br />

affinché il Suo Spirito la renda “ricco per dare agli altri e molto<br />

povero per se stesso”; le faccia contemplare il tabernacolo con gli occhi<br />

di un innamorato e compiere solo “ciò che può essere offerto al Buon<br />

Dio” (parafrasando S. Giovanni M. Vianney).<br />

E Lei, sull’esempio del Santo Curato d’Ars, continui a esortare noi suoi<br />

confratelli nel sacerdozio, sempre più conquistati dall’Amore di Cristo,<br />

ad essere messaggeri di speranza, di riconciliazione, di pace! Pastori nelle<br />

nostre Parrocchie e nei nostri uffici diocesani secondo il cuore di Dio.<br />

Ci aiuti a diventare preti veri!<br />

Un abbraccio augurale a nome di tutti!<br />

Sac. Vito Colonna<br />

Vicario Generale


295<br />

Rendiconto<br />

relativo alla assegnazione delle somme<br />

derivanti dall’otto per mille dell’irpef<br />

per l’esercizio <strong>2009</strong><br />

I. PER ESIGENZE DI CULTO E PASTORALE<br />

- contributo ricevuto dalla c.e.i. nel <strong>2009</strong> 564.447,68<br />

- interessi netti maturati sui depositi bancari e sugli investimenti:<br />

al 30.09.2008 6.541,18<br />

al 31.12.2008 4.586,54<br />

al 31.03.<strong>2009</strong> 2.652,24<br />

al 30.06.<strong>2009</strong> 169,16<br />

13.949,12<br />

- fondo diocesano di garanzia relativo<br />

agli esercizi precedenti<br />

- somme impegnate per iniziative pluriennali<br />

esercizi precedenti<br />

- somme assegnate nell’esercizio 2008<br />

e non erogate al 31.03.<strong>2009</strong><br />

a) totale delle somme<br />

da assegnare per l’anno <strong>2009</strong><br />

400.000,00<br />

270.151,52<br />

1.248.548,32


296<br />

A. Esercizio del culto:<br />

1. Nuovi complessi parrocchiali 30.000,00<br />

2. Conservazione o restauro edifici di culto già<br />

esistenti o altri beni culturali ecclesiastici 30.000,00<br />

3. Sussidi liturgici 25.000,00<br />

4. Formazione di operatori liturgici 5.000,00<br />

5. Centro Giovanile 20.000,00<br />

110.000,00<br />

B. Esercizio e cura delle anime:<br />

1. Attività pastorali straordinarie 48.431,66<br />

2. Curia diocesana e centri pastorali diocesani 60.000,00<br />

3. Tribunale ecclesiastico diocesano 2.000,00<br />

4. Mezzi di comunicazione sociale<br />

a finalità pastorale 96.367,06<br />

5. Istituto di scienze religiose 5.000,00<br />

6. Archivi e biblioteche di enti ecclesiastici 5.000,00<br />

7. Manutenzione straordinaria di case<br />

canoniche e/o locali di ministero pastorale 121.617,00<br />

8. Parrocchie in condizioni di straordinaria<br />

necessità 10.000,00<br />

9. Enti ecclesiastici per il sostentamento<br />

dei sacerdoti addetti 4.000,00<br />

10. Clero anziano e malato 4.030,00<br />

11. Rimborsi collaboratori 8.100,00<br />

364.545,72


297<br />

C. Formazione del clero:<br />

1. Seminario diocesano, interdiocesano,<br />

regionale 96.815,00<br />

2. Rette di seminaristi e sacerdoti studenti a<br />

Roma o presso altre facoltà ecclesiastiche 4.000,00<br />

3. Formazione permanente del clero 20.000,00<br />

4. Restauro Seminario 160.000,00<br />

D. Scopi missionari:<br />

1. Centro missionario diocesano<br />

e animazione missionaria 2.000,52<br />

1. Cura pastorale degli immigrati<br />

presenti in diocesi 5.000,00<br />

E. Catechesi ed educazione cristiana:<br />

280.815,00<br />

7.000,52<br />

1. Oratori e patronati per ragazzi e giovani 5.662,00<br />

2. Istituzioni Regionali 5.000,00<br />

F. Contributo al servizio diocesano per la<br />

promozione del sostegno economico alla<br />

Chiesa 1.200,00<br />

G. Altre assegnazioni:<br />

1. Casa San Lorenzo 4.000,00<br />

2. Fitto Parrocchia Spirito Santo 14.459,85<br />

3. Manutenzione Casa Mastrogiacomo 5.865,26<br />

10.662,00<br />

1.200,00<br />

24.325,11


298<br />

H. Somme impegnate per iniziative pluriennali:<br />

1. Fondo diocesano di garanzia<br />

(fino al 10% del contributo dell’anno <strong>2009</strong>)<br />

2. Fondo diocesano di garanzia relativo<br />

agli esercizi precedenti<br />

50.000,00<br />

400.000,00<br />

450.000,00<br />

b) totale delle assegnazioni 1.248.548,32


299<br />

II. PER INTERVENTI CARITATIVI<br />

- contributo ricevuto dalla c.e.i. nel <strong>2009</strong> 326.388,10<br />

- interessi netti maturati sui depositi bancari e sugli investimenti:<br />

al 30.09.2008 2.688,58<br />

al 31.12.2008 1.895,25<br />

al 31.03.<strong>2009</strong> 630,37<br />

al 30.06.<strong>2009</strong><br />

5.214,20<br />

- somme impegnate per iniziative<br />

pluriennali esercizi precedenti<br />

- somme assegnate nell’esercizio 2008<br />

e non erogate al 31.03.<strong>2009</strong> 144.972,86<br />

a) totale delle somme da<br />

assegnare per l’anno <strong>2009</strong> 476.575,16<br />

A. Distribuzione a persone bisognose:<br />

1. Da parte della diocesi 58.775,94<br />

2. Da parte delle parrocchie 42.300,00<br />

3. Da parte di altri enti ecclesiastici 35.000,00<br />

B. Opere caritative diocesane:<br />

1. In favore di extracomunitari<br />

10.000,00<br />

2. In favore di tossicodipendenti<br />

50.000,00<br />

3. In favore di anziani<br />

30.000,00<br />

4. In favore di portatori di handicap<br />

50.000,00<br />

5. In favore di altri bisognosi<br />

15.999,22<br />

6. Fondo antiusura (diocesano o regionale)<br />

40.000,00<br />

136.075,94<br />

195.999,22


300<br />

C. Opere caritative parrocchiali:<br />

1. In favore di extracomunitari 25.000,00<br />

2. In favore di portatori di handicap 11.000,00<br />

3. In favore di altri bisognosi 10.000,00<br />

4. In favore di emergenze lavorative 15.000,00<br />

D. Opere caritative di altri enti ecclesiastici:<br />

1. Fondazione Benedetto XIII 20.000,00<br />

2. Opere Caritative Religiose 28.000,00<br />

3. Casa di Accoglienza Loglisci 12.000,00<br />

E. Altre assegnazioni:<br />

1. Gemellaggio Awasa<br />

2. Opere caritative missionarie<br />

15.000,00<br />

8.500,00<br />

61.000,00<br />

60.000,00<br />

23.500,00<br />

b) totale delle assegnazioni 476.575,16<br />

1. Il parere del Consiglio diocesano per gli affari economici è stato<br />

espresso nella riunione tenutasi in data 8 novembre <strong>2009</strong><br />

2. Il parere del Collegio dei Consultori è stato espresso nella riunione<br />

tenutasi in data 8 novembre <strong>2009</strong><br />

3. L’incaricato diocesano per la promozione del sostegno economico<br />

alla Chiesa è stato sentito dal Vescovo in data 8 novembre <strong>2009</strong><br />

4. Il direttore della Caritas diocesana è stato sentito dal Vescovo in merito<br />

agli interventi caritativi in data 8 novembre <strong>2009</strong><br />

<strong>Altamura</strong>, 27 novembre <strong>2009</strong><br />

il vescovo diocesano<br />

Mario Paciello


301<br />

Necrologio<br />

In pace Domini<br />

Si è spento il 6 marzo <strong>2009</strong>, all’età di 92 anni, Mons. Orazio Trani,<br />

Cappellano di Sua Santità, Canonico del Capitolo Cattedrale di <strong>Altamura</strong><br />

e Cappellano del Cimitero di <strong>Altamura</strong>.<br />

Nato a Grottaglie (TA) il 10 marzo 1917, si trasferì con la famiglia ad<br />

<strong>Altamura</strong> nel 1919.<br />

Nel 1931 entrò tra i Frati Minori Conventuali, frequentando il Ginnasio<br />

a Montottone (in provincia di Fermo), il Liceo ad Urbino e la Teologia<br />

ad Osimo (in provincia di Ancona). Fu ordinato Sacerdote il 30<br />

maggio 1942.<br />

Dopo aver trascorso i primi anni nei Conventi di Osimo e di Ascoli Piceno,<br />

nel 1943, trovandosi ad <strong>Altamura</strong>, fu costretto a rimanervi a motivo<br />

della guerra; in seguito, normalizzata la vita civile, sopraggiunsero gravi<br />

necessità di famiglia, che lo indussero a trasferirsi definitivamente.<br />

In questi anni svolse gli incarichi di Rettore delle Chiese di S. Biagio<br />

e S. Agostino (fino al 1946) e di Sostituto del Cappellano del Cimitero.<br />

Vice Parroco di S. Nicola e Cappellano dell’Istituto “Simone Viti<br />

Maino” dal 1946 al 1949, dal 1949 al 1959 è stato Vice Parroco di<br />

S. Maria del Carmine. Intanto, il 25 ottobre 1952, con Indulto della Sacra<br />

Congregazione dei Religiosi, veniva incardinato nella Prelatura di<br />

<strong>Altamura</strong>, e il 10 giugno 1954 veniva nominato Cappellano del Cimitero<br />

di <strong>Altamura</strong>.<br />

Mansionario dal 1963, nel 1968 fu nominato Canonico del Capitolo<br />

Cattedrale di <strong>Altamura</strong>, di cui è stato, tra l’altro, Procuratore (1993-<br />

1999) e Revisore dei conti (1999-2004). È stato anche Membro del Consiglio<br />

Amministrativo Diocesano (1981-1984).<br />

Il 31 gennaio 2001 è stato nominato Cappellano di Sua Santità.<br />

* * *<br />

Si è spento il 7 aprile <strong>2009</strong>, all’età di 82 anni, Mons. Giuseppe Ciccarone,<br />

Cappellano di Sua Santità e Canonico del Capitolo Concattedrale<br />

di Acquaviva delle Fonti.


302<br />

Nato ad Acquaviva delle Fonti il 13 luglio 1927, dopo aver compiuti<br />

gli studi ginnasiali nei Seminari di Ferentino e di Potenza, e quelli liceali<br />

e teologici nel Seminario Regionale di Molfetta, fu ordinato Sacerdote il<br />

29 giugno 1952 nella Cattedrale di Acquaviva delle Fonti da Mons. Salvatore<br />

Rotolo.<br />

Iniziò il suo ministero sacerdotale come Vice Parroco di S. Agostino in<br />

Acquaviva delle Fonti, Padre Spirituale della Confraternita di S. Giuseppe,<br />

Assistente di Azione Cattolica per la Sezione minori, Consulente Ecclesiastico<br />

del C.S.I. e Consulente Ecclesiastico A.C.A.I. (1952-1963).<br />

Il 1 settembre 1963 fu nominato Parroco della nuova Parrocchia di<br />

S. Maria Maggiore in Acquaviva delle Fonti, conservando tale incarico<br />

fino alla rinuncia per raggiunti limiti d’età, nel 2004.<br />

Nel contempo, è stato anche Assistente della Gioventù Femminile e<br />

Assistente diocesano di Azione Cattolica, Responsabile per la Pastorale<br />

Familiare, Membro del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto Interdiocesano<br />

per il Sostentamento del Clero, più volte Membro del Consiglio<br />

Presbiterale e del Collegio dei Consultori.<br />

Ha insegnato Religione nella Scuola Media Statale “Giovanni<br />

XXIII”, presso l’Istituto Tecnico Commerciale e presso l’Istituto Professionale<br />

Femminile “De Lillo” in Acquaviva delle Fonti.<br />

Dal 1993 al 1999 è stato Vicario Episcopale (in seguito, Coordinatore)<br />

della Zona Pastorale di Acquaviva delle Fonti-Santeramo in Colle<br />

e, dal 1995 al 1996, Membro del Consiglio per gli Affari Economici<br />

dell’Ente Ecclesiastico Ospedale “F. Miulli”.<br />

Già Canonico del Capitolo Concattedrale di Acquaviva delle Fonti<br />

dal 1995, il 25 settembre 2004, a seguito della rinuncia all’ufficio di Parroco,<br />

fu nominato Canonico Penitenziere del medesimo Capitolo, attendendo<br />

con scrupolosità e fedeltà a tale delicato ministero fino al 2008.<br />

Il 6 marzo 2006 fu nominato Cappellano di Sua Santità.<br />

* * *<br />

Si è spento l’8 luglio <strong>2009</strong>, all’età di 87 anni, Mons. Vincenzo Moramarco,<br />

Prelato d’Onore di Sua Santità, già Officiale presso la Congregazione<br />

per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.<br />

Nato a Rodi Egeo (Grecia) il 29 ottobre 1922 da genitori altamurani<br />

ivi trasferitisi per motivi di lavoro, aveva frequentato la Scuola Elementare<br />

ad <strong>Altamura</strong>.


Dopo aver gli studi ginnasiali e liceali nei Seminari di Subiaco e<br />

Ferentino, aveva compiuto gli studi teologici nel Pontificio Seminario<br />

Campano di Posillipo.<br />

Ordinato Sacerdote il 28 ottobre 1945, si era trasferito a Roma per<br />

completare gli studi giuridici. Nel contempo, era stato Viceparroco della<br />

Parrocchia di S. Leone Magno in Roma e, dal 1956 al 1957, Insegnante<br />

nella Scuola Media del Pontificio Seminario Regionale di Potenza.<br />

Nel 1958 aveva conseguito la Laurea in utroque iure presso la Pontificia<br />

Università Lateranense.<br />

Assunto al servizio della Santa Sede nel 1961 presso la Congregazione<br />

per la Disciplina dei Sacramenti, ne è stato Officiale fino al 1992,<br />

svolgendo il ministero sacerdotale presso una Comunità di Suore al<br />

quartiere Nomentano.<br />

Il 30 maggio 1981 era stato nominato Prelato d’Onore di Sua Santità.<br />

303


Diario<br />

del Vescovo


Episcopio di <strong>Gravina</strong> in Puglia dopo il restauro - sala da pranzo.


307<br />

GENNAIO <strong>2009</strong><br />

Giov. 1<br />

Celebrazione Eucaristica ore 11,00 – Cattedrale – <strong>Altamura</strong>.<br />

Ven. 2 sempre (incontro con i Seminaristi e i Preti giovani).<br />

Udienze – Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Sab. 3 Partecipazione al Consiglio Pastorale – San Domenico –<br />

<strong>Gravina</strong>.<br />

Dom. 4<br />

Lun. 5<br />

Udienze – Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Assemblea Conclusiva Visita Pastorale alle Parrocchie –<br />

San Domenico – Buon Pastore – SS. Crocifisso - <strong>Gravina</strong>.<br />

Udienze – Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Mar. 6 Visita Pastorale – <strong>Gravina</strong> 3;<br />

ore 18.00 Accoglienza con i Cori delle parrocchie per apertura<br />

Visita Pastorale – Madonna delle Grazie;<br />

ore 19.00 Celebrazione Eucaristica unitaria – Madonna<br />

delle Grazie.<br />

Merc. 7<br />

Giov. 8<br />

Visita Pastorale – <strong>Gravina</strong> 3 - Spirito Santo;<br />

ore 19.00 Celebrazione Eucaristica;<br />

ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale Parrocchiale<br />

e Affari Economici.<br />

Visita Pastorale – <strong>Gravina</strong> 3 – Madonna delle Grazie;<br />

ore 10-12 Visita alle Carmelitane;<br />

ore 17.00 Visita agli Uffici Parrocchiali;<br />

ore 18.00 Celebrazione Eucaristica;<br />

ore 19.00 Incontro con il Consiglio Pastorale Parrocchiale<br />

e Affari Economici.<br />

Ven. 9 Visita Pastorale – <strong>Gravina</strong> 3;<br />

ore 10.00 Visita agli ammalati – San Matteo;<br />

ore 20.00 Incontro di preghiera comunitario con i giovani<br />

– San Matteo.


308<br />

Sab. 10 Visita Pastorale – <strong>Gravina</strong> 3;<br />

Ore 20.00 Incontro con le Caritas Parrocchiali – Ss. Pietro<br />

e Paolo.<br />

Dom. 11 Visita Pastorale – <strong>Gravina</strong> 3;<br />

ore 11.30 Celebrazione Eucaristica unitaria – San Matteo;<br />

ore 13.00 Agape fraterna.<br />

Lun. 12<br />

Incontro in Regione Puglia;<br />

Visita Pastorale – <strong>Gravina</strong> 3;<br />

ore 20.00 Incontro con i Catechisti e il Gruppo Liturgico<br />

– Spirito Santo.<br />

Mar. 13 Visita Pastorale – <strong>Gravina</strong> 3;<br />

ore 20.00 Incontro con le Aggregazioni Laicali – Madonna<br />

delle Grazie.<br />

Mer. 14<br />

Giov. 15<br />

Visita Pastorale – <strong>Gravina</strong> 3 – San Matteo;<br />

ore 17.00 Visita agli Uffici Parrocchiali;<br />

ore 18.30 Celebrazione Eucaristica;<br />

ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale Parrocchiale<br />

e Affari Economici.<br />

Visita Pastorale – <strong>Gravina</strong> 3 – Ss. Pietro e Paolo;<br />

ore 17.00 Visita agli Uffici Parrocchiali;<br />

ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale Parrocchiale<br />

e Affari Economici.<br />

Dom. 18 Visita Pastorale – <strong>Altamura</strong> 1;<br />

ore 11.00<br />

Apertura Visita Pastorale - Celebrazione Eucaristica<br />

S. M. Consolazione – <strong>Altamura</strong>;<br />

ore 18.30 Apertura Visita Pastorale - Celebrazione Eucaristica<br />

San Sepolcro – <strong>Altamura</strong>.<br />

Lun. 19 Visita Pastorale – <strong>Altamura</strong> 1;<br />

ore 10.30 Visita ai Malati (S. Sepolcro);<br />

ore 18.00 Visita alle Suore Del Divino Zelo;<br />

ore 20.00 Incontro con Il Consiglio Pastorale-Economico<br />

e gli Animatori Sinodali (S. Sepolcro).


309<br />

Mar. 20<br />

Merc. 21<br />

Giov. 22<br />

Visita Pastorale – <strong>Altamura</strong> 1 – S. Maria della Consolazione;<br />

ore 10.00 Visita ai Malati;<br />

ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale, Econ. e gli<br />

Animatori Sinodali.<br />

Visita Pastorale – <strong>Altamura</strong> 1 - Cattedrale;<br />

ore 10.30 Visita ai Malati;<br />

ore 18.00 Visita al Monastero Di S. Chiara;<br />

ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale, Econ. e gli<br />

Anim. Sinodali.<br />

Udienze – Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Visita Pastorale – <strong>Altamura</strong> 1 – San Nicola;<br />

ore 10.30 Visita ai Malati;<br />

ore 18.30 Ascolto dei Fedeli;<br />

ore 20.00 Incontro con Il Consiglio Pastorale, Econ. e gli<br />

Animatori Sinodali.<br />

Ven. 23 Visita Pastorale – <strong>Altamura</strong> 1 - S. M. Consolazione;<br />

ore 18.00 Ascolto dei Fedeli;<br />

ore 20.00 Incontro Interparrocchiale con i Giovani.<br />

Sab. 24 World Social Forum – Belem - Brasile.<br />

Dom. 25<br />

Lun. 26<br />

Mar. 27<br />

Merc. 28<br />

Giov. 29<br />

World Social Forum – Belem - Brasile.<br />

World Social Forum – Belem - Brasile.<br />

World Social Forum – Belem - Brasile.<br />

World Social Forum – Belem - Brasile.<br />

World Social Forum – Belem - Brasile.<br />

Ven. 30 World Social Forum– Belem - Brasile.<br />

Sab. 31 World Social Forum – Belem - Brasile.


310<br />

FEBBRAIO <strong>2009</strong><br />

Dom. 1<br />

Lun. 2<br />

Mar. 3<br />

Merc. 4<br />

Giov. 5<br />

World Social Forum - Belem - Brasile.<br />

World Social Forum - Belem - Brasile.<br />

C.E.P. - Santa Cesaria Terme.<br />

C.E.P. - Santa Cesaria Terme.<br />

C.E.P. - Santa Cesaria Terme.<br />

Ven. 6 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 1- San Sepolcro;<br />

ore 18.00 Ascolto dei Fedeli;<br />

ore 20.00 Incontro Interparrocchiale con le Caritas.<br />

Sab. 7 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 1;<br />

ore 10.30 Incontro con i Sacerdoti della I Unità - Curia<br />

Diocesana;<br />

ore 12.30 Agape Fraterna del Vescovo con i Sacerdoti -<br />

Monastero di S. Chiara;<br />

ore 20.00 Incontro Interparrocchiale con le Aggregazioni<br />

Laicali - S. Nicola.<br />

Dom. 8 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 1;<br />

ore 11.30 Celebrazione Eucaristica - San Nicola;<br />

ore 19.00 Celebrazione Eucaristica - S. M. Assunta- Cattedrale.<br />

Lun. 9 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 1;<br />

ore 18.00 Ascolto dei Fedeli - S. M. Assunta - Cattedrale;<br />

ore 20.00 Incontro Interparrocchiale con i Catechisti -<br />

Chiesa S. Domenico.<br />

Mar. 10 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 1;<br />

ore 17.00 Unzione dei Malati - Cattedrale;<br />

ore 18.00 Incontro Interparrocchiale con gli Animatori<br />

di Liturgia - Cattedrale;<br />

ore 20.00 Assemblea Conclusiva Interparrocchiale -<br />

S. Sepolcro.


311<br />

Merc. 11<br />

Giov. 12<br />

Visita alle Clarisse - <strong>Altamura</strong>.<br />

Riunione - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Benedizione Organo - Madonna delle Grazie - <strong>Gravina</strong>.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Ven. 13 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Sab. 14 Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 2;<br />

ore 20.00 Sacro Cuore: Inizio unitario con Famiglie e<br />

Fidanzati.<br />

Dom. 15 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 2;<br />

ore 11.00 Celebrazione Eucaristica - Santa Teresa;<br />

ore 18.30 Celebrazione Eucaristica - San Michele.<br />

Lun. 16 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 2;<br />

ore 10.00 Visita alle strutture e all’Ufficio Parrocchiale -<br />

Santa Teresa;<br />

ore 10.30 Incontro con i Sacerdoti dell’Unità Pastorale -<br />

Santa Teresa;<br />

ore 18.30 Incontro unitario con Animatori Liturgici e<br />

Ministri Straordinari della Comunione - Santa<br />

Teresa;<br />

ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale, Econ. e gli<br />

Animatori Sinodali - Santa Teresa.<br />

Mar. 17 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 2;<br />

ore 10.00 Visita ai Malati - Santa Teresa;<br />

ore 11.00 Visita ai Malati - Sacro Cuore;<br />

ore 18.30 Ascolto dei Fedeli - Sacro Cuore;<br />

ore 20.00 Incontro Unitario con le Aggregazioni Laicali<br />

- Sacro Cuore.<br />

Merc. 18 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 2;<br />

ore 18.30 Incontro unitario con Catechisti, Animatori<br />

ACR e ANSPI - Sacro Cuore;<br />

ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale, Economici<br />

e gli Animatori Sinodali - Sacro Cuore.


312<br />

Giov. 19 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 2;<br />

ore 10.30 Visita Scuola Infanzia “Sacro Cuore” - Visita<br />

strutture e Ufficio parrocchiale - Sacro Cuore;<br />

ore 18.30 Ascolto dei fedeli - San Michele;<br />

ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale, Economici<br />

e gli Animatori Sinodali - San Michele.<br />

Ven. 20 Tavolo della Sanità - Roma.<br />

Sab. 21 Sinodo - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 2;<br />

ore 20.00 Incontro unitario Caritas Parrocchiali - San<br />

Michele.<br />

Dom. 22<br />

Lun. 23<br />

Mar. 24<br />

Mer. 25<br />

Giov. 26<br />

Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 2 - Sacro Cuore;<br />

ore 11.00 Celebrazione Eucaristica;<br />

ore 13.00 Agape fraterna con i Sacerdoti;<br />

ore 20.00 Recital Adolescenti.<br />

Uffici di Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 2 - San Michele;<br />

ore 10.30 Visita ai Malati;<br />

ore 11.30 Visita alle strutture e all’Ufficio parrocchiale;<br />

ore 20.00 Assemblea Unitaria conclusiva della Visita Pastorale<br />

- San Michele.<br />

Ospedale Miulli - Acquaviva.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19,00 - “Sacre Ceneri” - Cattedrale<br />

– <strong>Gravina</strong>.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 3 - S. Maria del Carmine;<br />

ore 10.30 Visita ai malati e all’ufficio parrocchiale;<br />

ore 19.30 Incontro con CP - CAE- Operatori Pastorali e<br />

Fedeli.


313<br />

Ven. 27 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 3;<br />

ore 18.30 Incontro con CP-CAE - S. Sabino;<br />

ore 20.00 Incontro Unitario dei Catechisti - Trasfigurazione.<br />

Sab. 28 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 3;<br />

ore 10.30 Visita alle strutture, all’ufficio parrocchiale e<br />

colloqui - S. Sabino;<br />

ore 18.30 Celebrazione Eucaristica - Buoncammino;<br />

ore 20.00 Incontro con CAE-CP e Animatori Sinodali -<br />

Ss. Trinità.<br />

MARZO 2008<br />

Dom. 1 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 3;<br />

ore 11.00 Celebrazione Eucaristica - S. Sabino.<br />

Lun. 2<br />

Mar. 3<br />

Mer. 4<br />

Giov. 5<br />

Presidenza Caritas Italiana - Roma.<br />

Consiglio Nazionale di Caritas Italiana - Roma.<br />

Consiglio Nazionale di Caritas Italiana - Roma.<br />

Consiglio Nazionale di Caritas Italiana - Roma.<br />

Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 3;<br />

ore 20.00 Incontro unitario delle Aggregazioni Laicali<br />

Buoncammino.<br />

Ven. 6 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 3;<br />

ore 10.30 Incontro sacerdoti e diaconi (I ven. del mese) -<br />

S. Sabino;<br />

ore 20.00 Incontro Unitario dei Giovani - S. Sabino.<br />

Sab. 7 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 3;<br />

ore 10.30 Visita malati e ufficio parrocchiale - Ss. Trinità;<br />

ore 13.30 Agape fraterna - S. Sabino;<br />

ore 18.30 Celebrazione eucaristica - Ss. Trinità.<br />

Celebrazione Eucaristica per esequie di Don Orazio Trani -<br />

ore 16.00 - Cattedrale – <strong>Altamura</strong>.


314<br />

Dom. 8 Visita Pastorale – <strong>Altamura</strong> 3;<br />

ore 11.15 Celebrazione eucaristica - S. Maria del Carmine;<br />

ore 19.00 Celebrazione eucaristica - S. Agostino;<br />

Udienze - Episcopio.<br />

Lun. 9 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 3;<br />

ore 18.00 Incontro unitario Caritas parrocchiali - S. Agostino;<br />

ore 19.30 Incontro con CP-CAE, Animatori Sinodali -<br />

S. Agostino;<br />

Registrazione Catechesi sul Credo per una emittente privata<br />

- Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Inaugurazione Torneo di Calcio a cinque - Seminario Diocesano<br />

- <strong>Gravina</strong>.<br />

Mar. 10 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 3;<br />

ore 19.30 Incontro unitario Gruppi Liturgici - S. Maria<br />

del Carmine.<br />

Mer. 11 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 3;<br />

ore 10.30 Visita ai malati, all’ufficio parrocchiale e alle<br />

strutture S. Agostino;<br />

ore 20.00 Assemblea Unitaria conclusiva della Visita Pastorale<br />

- Ss. Trinità;<br />

Incontro con le Missionarie del Samaritano -<br />

Casa San Lorenzo - <strong>Altamura</strong>.<br />

Gio. 12 Incontro in Regione Puglia.<br />

Catechesi sul Credo - Cattedrale - Acquaviva.<br />

Udienze - Cattedrale - Acquaviva.<br />

Ven. 13 Visita a Don Peppino Ciccarone - Acquaviva.<br />

Visita alle Suore Ospedaliere della Misericordia - Ospedale<br />

Miulli - Acquaviva.<br />

Sab. 14 Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Benedizione per apertura nuova Pasticceria “Prestige” -<br />

<strong>Gravina</strong>.


315<br />

Dom. 15 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4;<br />

ore 11.00 Celebrazione Eucaristica - S. Giovanni Bosco;<br />

ore 18.30 Celebrazione Eucaristica - SS. Rosario di Pompei.<br />

Lun. 16<br />

Mar. 17<br />

Udienze - Episcopio.<br />

Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4;<br />

ore 10.00 Visita ai malati - S. Anna;<br />

ore 11.30 Visita ai malati - S. Giovanni Bosco;<br />

ore 19.30 Visita all’Ufficio parrocchiale - S. Giovanni<br />

Bosco;<br />

ore 20.00 Incontro con il CPP, il CPAE e gli Animatori<br />

Sinodali - S. Giovanni Bosco.<br />

Udienze - Episcopio.<br />

Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4;<br />

ore 18.00 Ascolto dei fedeli - S. Anna;<br />

ore 20.00 Incontro interparrocchiale con i Catechisti -<br />

S. Anna.<br />

Mer. 18 Visita Pastorale – <strong>Altamura</strong> 4;<br />

ore 10.00 Visita ai malati - SS. Redentore;<br />

ore 11.30 Visita ai malati - SS. Rosario di Pompei;<br />

ore 20.00 Incontro con il CPP, il CPAE e gli Animatori<br />

Sinodali - SS. Rosario di Pompei.<br />

Gio. 19 Udienze – Episcopio.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 11.00 - Cattedrale - <strong>Altamura</strong>.<br />

Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4 - SS. Redentore;<br />

ore 19.00 Celebrazione Eucaristica;<br />

ore 20.00 Serata di fraternità attorno al falò.<br />

Ven. 20 Celebrazione Eucaristica ore 8.00 - Monastero Carmelitane<br />

Scalze “S. Teresa” - <strong>Gravina</strong>.<br />

Ritiro del Clero - Centro Giovanile “Benedetto XIII” - <strong>Gravina</strong>.


316<br />

Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4 - SS. Rosario di Pompei;<br />

ore 18.00 Visita all’Ufficio parrocchiale;<br />

ore 18.30 Ascolto dei fedeli;<br />

ore 20.00 Incontro interparrocchiale con i Giovani.<br />

Sab. 21 Celebrazione Eucaristica ore 8.00 - Monastero Carmelitane<br />

Scalze “S. Teresa” - <strong>Gravina</strong>.<br />

Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4 - S. Anna;<br />

ore 18.30 Visita all’Ufficio parrocchiale;<br />

ore 19.00 Incontro interparrocchiale con gli Animatori<br />

Caritas;<br />

ore 20.30 Incontro con il CPP, il CPAE e gli Animatori<br />

Sinodali.<br />

Dom. 22 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4;<br />

ore 11.00 Celebrazione Eucaristica - S. Anna.<br />

Lun. 23<br />

Mar. 24<br />

Commissione C.E.I. – Roma.<br />

Celebrazione Eucaristica per Professione Religiosa ore<br />

18,00 - Chiesa San Rocco – Frascati.<br />

Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4 - SS. Redentore;<br />

ore 18.00 Ascolto dei fedeli;<br />

ore 20.00 Incontro interparrocchiale con gli Animatori<br />

liturgici.<br />

Mer. 25 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4;<br />

ore 12.00 Incontro con i Sacerdoti - SS. Rosario di Pompei;<br />

ore 13.30 Agape fraterna del Vescovo con i Sacerdoti e<br />

Diacono - SS. Rosario di Pompei;<br />

ore 19.30 Visita all’Ufficio parrocchiale - SS. Redentore;<br />

ore 20.00 Incontro con il CPP, il CPAE e gli Animatori<br />

Sinodali - SS. Redentore.<br />

Gio. 26 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4 - San Giovanni Bosco;<br />

ore 18.00 Ascolto dei fedeli;<br />

ore 20.00 Incontro interparrocchiale con le Aggregazioni<br />

Laicali.


317<br />

Ven. 27 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4;<br />

ore 10.00 Aggiornamento del Clero;<br />

ore 20.00 Assemblea conclusione - S. Giovanni Bosco.<br />

Sab. 28 Udienze - Episcopio.<br />

Visita a Don Peppino Ciccarone - Acquaviva.<br />

Celebrazione Eucaristica - Cappellina - Episcopio.<br />

Dom. 29<br />

Lun. 30<br />

Incontro Diocesano di Azione Cattolica - Centro Giovanile<br />

“Benedetto XIII” - <strong>Gravina</strong>; Ore 12.00 Celebrazione Eucaristica.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 10.00 per la Guardia di Finanza<br />

- Carabinieri - Esercito Italiano - Cattedrale - <strong>Altamura</strong>.<br />

Uffici di Curia ore 16.00 - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />

APRILE <strong>2009</strong><br />

Mer. 1<br />

C.E.P. - Molfetta.<br />

Partecipazione alle esequie di Don Antonio Ladisa - Molfetta.<br />

Ven. 3 Celebrazione Eucaristica ore 9.00 - Centro Giovanile “Benedetto<br />

XIII” - <strong>Gravina</strong>.<br />

Incontro di saluto con il Dirigente Scolastico Cardano<br />

Tommaso - <strong>Altamura</strong>.<br />

Dom. 5 Domenica delle Palme; Celebrazione Eucaristica ore 11,00<br />

- Cattedrale - <strong>Altamura</strong>.<br />

Adorazione Eucaristica con rinnovo voto temporaneo -<br />

Cappellina Fraternità Marta e Maria - <strong>Gravina</strong>.<br />

Premiazione Torneo di calcetto - Seminario Diocesano -<br />

<strong>Gravina</strong>.


318<br />

Lun. 6<br />

Mer. 8<br />

Celebrazione Eucaristica per gli Avvocati ore 19.00 - Cattedrale<br />

- <strong>Altamura</strong>.<br />

UCID - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Messa Crismale - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />

Gio. 9 Ufficio delle Letture e Lodi ore 7.00 - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Messa in Coena Domini - Cattedrale - Acquaviva.<br />

Ven. 10 Ufficio delle Letture e Lodi ore 7.00 - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />

Azione Liturgica - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />

Processione del Legno Santo - <strong>Gravina</strong>.<br />

Sab. 11 Ufficio delle Letture e Lodi ore 7.00 - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />

Incontro per gli auguri pasquali - Episcopio.<br />

Veglia Pasquale ore 22.30 - Cattedrale - <strong>Altamura</strong>.<br />

Dom. 12<br />

Lun. 13<br />

Mar. 14<br />

Mer. 15<br />

Pasqua di Risurrezione<br />

Celebrazione Eucaristica ore 11.30 - Cattedrale - Acquaviva.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 20.30 - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 20.00 per ammissione agli<br />

ordini sacri del seminarista Giuseppe Loizzo - San Sepolcro<br />

- <strong>Altamura</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 10.30 - Santuario Madonna<br />

del Bosco - Spinazzola.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19.00 per ammissione agli<br />

ordini sacri del seminarista Francesco Granieri - SS. crocifisso<br />

- <strong>Gravina</strong>.<br />

Incontro con Giosy Cento - Cinema Sidion - <strong>Gravina</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19.00 per anniversario di ordinazione<br />

sacerdotale di Don Giuseppe Pietroforte - San<br />

Domenico - Acquaviva.


319<br />

Gio. 16 Visita Pastorale Santeramo in Colle<br />

ore 17.30 Incontro con le Comunità Religiose Femminili<br />

– Casa Suore Adoratrici del Sangue di Cristo;<br />

ore 19.30 Rito di apertura e di accoglienza della Visita<br />

Pastorale.<br />

Veglia Vocazionale interparrocchiale - Parrocchia S. Erasmo.<br />

Rito di Ammissione agli ordini Sacri del Seminarista Antonio<br />

Scaramuzzi - Parrocchia S. Erasmo.<br />

Ven. 17 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Aggiornamento Clero - Aula Giovanni Paolo II” - Episcopio<br />

- <strong>Gravina</strong>.<br />

Convegno Regionale Pastorale della Salute.<br />

Sab. 18 Convegno Regionale Pastorale della Salute.<br />

Visita Pastorale Santeramo in Colle – Parrocchia Sacro<br />

Cuore;<br />

ore 18.00 Visita ai malati.<br />

Visita all’Ufficio Parrocchiale e alle strutture;<br />

ore 20.00 Incontro interparrocchiale con le famiglie.<br />

Dom. 19 Benedizione quadro della Divina Misericordia ore 12.00 –<br />

Madonna delle Grazie – <strong>Gravina</strong>.<br />

Visita Pastorale Santeramo in Colle – Parrocchia SS. Crocifisso;<br />

ore 18.00 Inaugurazione del parco “Don Nicola Laterza”;<br />

ore 19.00 Celebrazione Eucaristica.<br />

Lun. 20<br />

Ospedale “F. Miulli” ore 8.00: insediamento del nuovo<br />

C.A.E. Acquaviva.<br />

Visita Pastorale Santeramo in Colle;<br />

ore 10.00 Incontro con gli anziani della Casa di riposo;<br />

ore 11.00<br />

Incontro con i Presbiteri, i Diaconi, i Religiosi<br />

presso i Salesiani;<br />

ore 13.00 Agape fraterna presso i Salesiani;<br />

ore 18.00 Incontro interparrocchiale dei Catechisti – Parrocchia<br />

SS. Crocifisso;


320<br />

Mar. 21<br />

Mer. 22<br />

ore 20.00 Incontro interparrocchiale dei Gruppi Liturgici<br />

e Ministri Straordinari dell’Eucaristia- Parrocchia<br />

SS. Crocifisso.<br />

Udienze – Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Visita Pastorale Santeramo in Colle – Parrocchia Sacro<br />

Cuore;<br />

ore 17.30 Incontro Interparrocchiale dei Gruppi Caritas;<br />

ore 19.00 Ascolto dei fedeli;<br />

ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale Parrocchiale,<br />

Consiglio Affari Economici, Animatori<br />

Sinodali.<br />

Visita Pastorale Santeramo in Colle.<br />

C.E.P. – Molfetta;<br />

ore 17.30 Ascolto dei fedeli – Parrocchia S. Erasmo;<br />

ore 18.30 Incontro Interparrocchiale con le Confraternite,<br />

Associazioni e Aggregazioni Laicali – Parrocchia<br />

Sacro Cuore;<br />

ore 20.00 Incontro interparrocchiale con i giovani presso<br />

i salesiani.<br />

Gio. 23 Udienze – Episcopio – <strong>Gravina</strong>.<br />

Visita Pastorale Santeramo in Colle;<br />

ore 10.00 Visita ai malati – Parrocchia SS. Crocifisso;<br />

ore 11.00 Visita ai malati – Parrocchia S. Erasmo;<br />

ore 19.00 Visita all’Ufficio parrocchiale e alle strutture -<br />

Parrocchia S. Erasmo;<br />

ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale Parrocchiale,<br />

Consiglio Affari Economici, Animatori<br />

Sinodali – Parrocchia S. Erasmo.<br />

Ven. 24 Visita Pastorale Santeramo in Colle – Parrocchia SS.<br />

Crocifisso;<br />

ore 18.00 Visita all’Ufficio parrocchiale e alle strutture;<br />

ore 18.30 Ascolto dei fedeli;<br />

ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale Parrocchiale,<br />

Consiglio Affari Economici, Animatori<br />

Sinodali.


321<br />

Sab. 25 Visita Pastorale Santeramo in Colle;<br />

ore 19.00 Celebrazione Eucaristica e benedizione delle<br />

due tele restaurate – Parrocchia Sacro Cuore.<br />

Dom. 26<br />

Lun. 27<br />

Mer. 29<br />

Visita Pastorale Santeramo in Colle;<br />

ore 11.30 Celebrazione Eucaristica – Parrocchia S. Erasmo-Carmine.<br />

Visita Pastorale Santeramo in Colle;<br />

ore 11.00 Incontro con gli studenti dell’ITC – IPSIA –<br />

Liceo Scientifico;<br />

ore 20.00 Assemblea interparrocchiale conclusiva – Parrocchia<br />

Sacro Cuore.<br />

Presidenza Caritas Italiana - Roma.<br />

Gio. 30 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>; Cena in Seminario Diocesano<br />

con il Card. Giordano ore 20.00 - <strong>Gravina</strong>.<br />

MAGGIO <strong>2009</strong><br />

Ven. 1 Celebrazione Eucaristica per chiusura centenario fondazione<br />

Suore Missionarie del Sacro Costato - Cattedrale -<br />

<strong>Gravina</strong>.<br />

Kairos - 25° Comunità di Gesù - Bari.<br />

Sab. 2 Kairos - 25° Comunità di Gesù - Bari.<br />

Dom. 3<br />

Lun. 4<br />

Mar. 5<br />

Mer. 6<br />

Kairos - 25° Comunità di Gesù - Bari.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Cresime adolescenti - Ss. Crocifisso- <strong>Gravina</strong>.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.


322<br />

Ven. 8 Ordinazione Diaconale del Seminarista Giuseppe Logruosso<br />

ore 19.00 - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />

Sab. 9 Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti;<br />

Apertura Unitaria della Visita Pastorale - Concelebrazione<br />

Eucaristica ore 19.30 - Cattedrale.<br />

Dom. 10<br />

Lun. 11<br />

Mar. 12<br />

Mer. 13<br />

Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti;<br />

ore 10.30 Celebrazione Eucaristica - Sacro Cuore;<br />

ore 11.30 Visita strutture pastorali - Sacro Cuore;<br />

ore 18.30 Celebrazione Eucaristica - San Francesco.<br />

Udienze – Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti;<br />

ore 17.30 Incontro con gli Istituti di Vita Consacrata -<br />

Suore Cirielli;<br />

ore 18.30 Visita ai malati - San Domenico;<br />

ore 20.00 Incontro con il C.P.P. - C.A.E. - Animatori Sinodali<br />

- San Domenico.<br />

Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti;<br />

ore 17.00 Ascolto fedeli - Cattedrale;<br />

ore 20.00 Incontro Unitario Aggregazioni Laicali - Comitati<br />

festa - Cattedrale.<br />

Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti;<br />

ore 17.30 Visita ai malati - Sacro Cuore;<br />

ore 18.30 Incontro unitario animatori liturgici - ministri<br />

della comunione - Sacro Cuore;<br />

ore 20.00 Incontro con il C.P.P. – C.A.E. - Animatori Sinodali<br />

- Sacro Cuore.<br />

Gio. 14 Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti - Santa Maria Maggiore;<br />

ore 17.00 Visita malati;<br />

ore 18.00 Visita strutture pastorali;<br />

ore 19.00 Celebrazione Eucaristica;<br />

ore 20.00 Incontro con il C.P.P. – C.A.E. - Animatori Sinodali.


323<br />

Ven. 15 Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti – Santa Lucia;<br />

ore 17.00 Visita ai malati;<br />

ore 18.00 Visita strutture pastorali;<br />

ore 19.00 Celebrazione Eucaristica;<br />

ore 20.00 Incontro con il C.P.P. – C.A.E. - Animatori Sinodali.<br />

Sab. 16 Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti;<br />

ore 17.30 Visita ai malati - Sant’Agostino.<br />

ore 19.00 Celebrazione Eucaristica - Sant’Agostino;<br />

ore 20.00 Incontro unitario dei giovani - Oratorio San<br />

Domenico.<br />

Dom. 17<br />

Lun. 18<br />

Mar. 19<br />

Mer. 20<br />

Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti - San Domenico;<br />

ore 10.30 Celebrazione Eucaristica;<br />

ore 12.00 Visita strutture pastorali.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti - San Francesco;<br />

ore 17.00 Visita ai malati;<br />

ore 18.00 Visita strutture pastorali;<br />

ore 18.30 Incontro unitario Catechisti;<br />

ore 20.00 Incontro con il CPP; CAE; Animatori Sinodali.<br />

Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti;<br />

ore 10.30 Incontro con i sacerdoti - San Francesco;<br />

ore 13.00 Agape fraterna - San Francesco;<br />

ore 17.00 Visita strutture pastorali - S. Agostino;<br />

ore 18.00 Incontro unitario con le Caritas parrocchiali -<br />

S. Agostino;<br />

ore 20.00 Cattedrale - C.P. - C.A.E. - Animatori Sinodali<br />

Cattedrale - Sant’Agostino.<br />

Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti - S. Eustachio;<br />

ore 17.00 Ascolto dei fedeli - Cattedrale;<br />

ore 19.00 Celebrazione Eucaristica e processione - Cattedrale.


324<br />

Gio. 21 Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti - Cattedrale;<br />

ore 17.00 Visita ammalati;<br />

ore 18.00 Visita strutture pastorali;<br />

ore 19.00 Celebrazione penitenziale unitaria cresimandi.<br />

Ven. 22 Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti;<br />

ore 20.00 Consiglio Pastorale Cittadino e Assemblea Pastorale<br />

Unitaria conclusiva - Cattedrale.<br />

Sab. 23 Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti;<br />

ore 18.30 Celebrazione Unitaria delle Cresime degli adolescenti<br />

- Piazza dei Martiri.<br />

Dom. 24<br />

Celebrazione Eucaristica con investitura Cavalieri del Santo<br />

Sepolcro ore 11.00 – Sacro Cuore – Santeramo.<br />

Lun. 25/29 Assemblea Generale della C. E. I..<br />

Ven. 29 Presentazione libro su Benedetto XIII – <strong>Gravina</strong>.<br />

Sab. 30 Conclusione processo sul presunto miracolo di Giovanni<br />

Paolo II - <strong>Altamura</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica - Veglia di Pentecoste - animata<br />

dai Gen Verde ore 21.00 - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />

Dom. 31<br />

Cresime adolescenti unitarie ore 11.00 – Santuario Madonna<br />

del Bosco - Spinazzola.<br />

Concerto Gen Verde - Palasport - <strong>Altamura</strong>.<br />

GIUGNO <strong>2009</strong><br />

Lun. 1<br />

Mar. 2<br />

Manifestazione pro Nairobi promossa dagli Artigiani - Monastero<br />

del Soccorso - <strong>Altamura</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 9,00 - Festa di Sant’Erasmo<br />

- Santeramo.<br />

Cresime adolescenti unitarie <strong>Gravina</strong>- Poggiorsini ore<br />

17.00 - Area Fiera - <strong>Gravina</strong>.


325<br />

Mer. 3<br />

Celebrazione Eucaristica ore 7.00 - Monastero Domenicane<br />

- <strong>Gravina</strong>.<br />

Consiglio Affari Economici - Ospedale “F. Miulli” - Acquaviva.<br />

Gio. 4 Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Manifestazione premiazione concorso su San Paolo nelle<br />

Scuole - ore 18.30 - Ss. Pietro e Paolo - <strong>Gravina</strong>.<br />

Ven. 6 Cresime adolescenti unitarie <strong>Altamura</strong> ore 18.00 - <strong>Altamura</strong>.<br />

Dom. 7<br />

Lun. 8<br />

Mar. 9<br />

Mer. 10<br />

Celebrazione Eucaristica per Giornata Diocesana del Ministrante<br />

ore 11.30 - Centro Giovanile “Benedetto XIII” -<br />

<strong>Gravina</strong>.<br />

Presidenza Caritas Italiana - Roma.<br />

Consiglio nazionale Caritas Italiana - Roma.<br />

Consiglio nazionale Caritas Italiana - Roma.<br />

Gio. 11 C.E.P. – Turi.<br />

Uffici di Curia ore 16.30 – Seminario Diocesano – <strong>Gravina</strong>.<br />

Incontro con gli Scout volontari in Abruzzo ore 20.00 - Sede<br />

Scout - <strong>Gravina</strong>.<br />

Ven. 12 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Sab. 13 Celebrazione matrimonio - San Marco in Lamis.<br />

Cresime adolescenti unitarie ore 18.00 - Palazzetto dello<br />

Sport - Santeramo.<br />

Dom. 14<br />

Lun. 15<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Visita in ospedale a Sacerdoti ammalati.<br />

Corpus Domini Cittadino - Celebrazione Eucaristica e processione<br />

ore 19.00 - Santeramo.<br />

Uffici di Curia - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />

Incontro con i Ministri Istituiti ore 19.00 - Villa Bolognese<br />

- <strong>Altamura</strong>.


326<br />

Mar. 16<br />

Mer. 17<br />

Uffici di Curia - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />

Saluto al Convegno Ospedale “F. Miulli” - Acquaviva.<br />

Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Gio. 18 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 18.00 - S. Maria delle Grazie<br />

- San Giovanni Rotondo.<br />

Ven. 19 Celebrazione Eucaristica ore 11.30 - Sacro Cuore - <strong>Altamura</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica e professione di Suor Chiara Luce<br />

- Cattedrale - <strong>Altamura</strong>.<br />

Sab. 20 Incontro di preparazione per il Sinodo ore 9.30 - Trasfigurazione<br />

- <strong>Altamura</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 20.00 - Episcopio -– <strong>Gravina</strong>.<br />

Dom. 21<br />

Concelebrazione Eucaristica con il Santo Padre - San Giovanni<br />

Rotondo.<br />

Lun. 22/25 33° Convegno Nazionale delle Caritas Diocesane.<br />

Ven. 26 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Incontro di preparazione per al Pellegrinaggio Diocesano.<br />

in Turchia ore 19.00 - S. Giovanni Bosco - <strong>Altamura</strong>.<br />

Sab. 27 Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Lun. 29<br />

Mar. 30<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Incontro in preparazione al Sinodo - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />

Udienze - Episcopio <strong>Gravina</strong>.


327<br />

Mer. 1/8<br />

Giov. 9<br />

LUGLIO <strong>2009</strong><br />

Pellegrinaggio Diocesano in Turchia.<br />

A Bari per il Miulli.<br />

Ven. 10 Incontro con il Vicario - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Sab. 11 Celebrazione eucaristica ore 16.00 per esequie di Mons. Vincenzo<br />

Moramarco - Cattedrale - <strong>Altamura</strong>.<br />

Mar. 14<br />

Mer. 15<br />

Roma.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Gio. 16 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 10.30 - S. M. del Carmine -<br />

<strong>Altamura</strong>.<br />

Visita ai cantieri delle nuove chiese in costruzione.<br />

Ven. 17 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Incontro per il Sinodo - ore 9.30 - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />

Sab. 18 Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Lun. 20<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Visita ad un sacerdote ammalato.<br />

Mar. 21<br />

Mer. 22<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Gio. 23 Visita in Seminario Diocesano ore 16.00 - <strong>Gravina</strong>.<br />

Sab.<br />

25/29 Esercizi Spirituali Fraternità Marta e Maria - S. Giovanni<br />

Rotondo.<br />

Gio. 30 Incontro di preparazione per i pellegrini a Lourdes ore<br />

19.00 - Trasfigurazione – <strong>Altamura</strong>.


328<br />

AGOSTO <strong>2009</strong><br />

Lun. 3/6<br />

Pellegrinaggio Diocesano a Lourdes.<br />

Mar. 11 Celebrazione Eucaristica ore 11,00 - Festa Patronale -<br />

M. SS. Addolorata - Poggiorsini.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19,00 - Monastero Santa<br />

Chiara - <strong>Altamura</strong>; - <strong>Altamura</strong>.<br />

Gio. 13 Celebrazione Eucaristica ore 18,30 - Festa Patronale<br />

Madonna del Bosco - San Pietro Apostolo - Spinazzola.<br />

Sab. 15 Celebrazione Eucaristica ore 11.30 - Festa Patronale -<br />

Maria Ss. Assunta e S. Irene - Cattedrale - <strong>Altamura</strong> - ore<br />

20.00; Processione.<br />

Ven. 21 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Mer. 26<br />

Partecipazione Convegno Liturgico Nazionale; Cena presso<br />

“Luoghi di Pitti”.<br />

Gio. 27 Uffici di Curia - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />

Ven. 28 Celebrazione Eucaristica per 25° di matrimonio - Cappellina<br />

- Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Sab. 29 Celebrazione Eucaristica ore 18.00 per trigesimo morte<br />

della mamma di Don Giuseppe Chironna - Chiesa Ospedale<br />

- <strong>Altamura</strong>.<br />

SETTEMBRE <strong>2009</strong><br />

Lun. 1<br />

Mar. 2<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19.30 - Festa Patronale S. Maria<br />

di Costantinopoli - Cattedrale - Acquaviva; ore 20.00<br />

Processione.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;


329<br />

Gio. 3 Tipografia Grilli - Foggia.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 20.00 - Cappellina - Episcopio<br />

- <strong>Gravina</strong>.<br />

Ven. 4 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Sab. 5 X Assemblea Pastorale Diocesana - Santuario dell’Incoronata<br />

- Foggia.<br />

Lun. 7<br />

Mar. 8<br />

Mer. 9<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19.00 per insediamento nuovo<br />

parroco P. Nicola Rosa - M. SS. Annunziata - Spinazzola.<br />

Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Incontro con gli IRC ore 17.30 - Seminario Diocesano -<br />

<strong>Gravina</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica per i Seminaristi ore 19.00 - Seminario<br />

Diocesano - <strong>Gravina</strong>.<br />

Gio. 10 Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Pranzo con l’équipe del Seminario Diocesano - <strong>Gravina</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristia ore 19.00 - Dolcecanto - <strong>Gravina</strong>.<br />

Sab. 12 Celebrazione Eucaristica ore 11.30 - Madonna del Buoncammino<br />

- Cattedrale <strong>Altamura</strong>; - Processione.<br />

Dom. 13<br />

Celebrazione Eucaristica ore 9.30 per professione perpetua<br />

di Suore Rogazioniste - San Sepolcro - <strong>Altamura</strong>.<br />

Lun. 14/16 Presidenza Nazionale Caritas Italiana - Roma.<br />

Gio. 17 Uffici di Curia - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />

Ven. 18 Incontro con i sacerdoti di <strong>Gravina</strong> ore 9.30 - Episcopio -<br />

<strong>Gravina</strong>.<br />

Lun. 21<br />

Commissione C.E.I. per la Pastorale della Salute e della<br />

Carità - Roma;


330<br />

Mar. 22<br />

Mer. 23<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Incontro in Curia per il Sinodo Diocesano ore 9.30 - <strong>Altamura</strong>.<br />

Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Gio. 24 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Incontro con gli ordinandi Diaconi - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Incontro con il Consiglio Caritas Diocesano ore 16.30 -<br />

Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Ven. 25 Consiglio Presbiterale ore 10.00 - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />

Veglia ore 21.00 - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />

Sab. 26 Celebrazione Eucaristica ore 10.30 - S. M. della Consolazione<br />

- <strong>Altamura</strong>.<br />

Lun. 28<br />

Mar. 29<br />

Mer. 30<br />

Celebrazione Eucaristica per ordinazione Diaconale di<br />

Stefano Nacucchi e Marcio Oliveira ore 19.00 - Cattedrale<br />

- <strong>Gravina</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 11.30 - Festa Patronale S. Michele<br />

Arcangelo - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>; ore 19.00 Processione.<br />

Revisione Regolamento Sinodo.<br />

OTTOBRE <strong>2009</strong><br />

Gio. 1 Celebrazione Eucaristica per gli Studenti dell’Istituto<br />

“Genco” ore 8.30 - San Sepolcro - <strong>Altamura</strong>.<br />

Ven. 2 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Sab. 3 Consiglio Affari Economici - Ospedale “F. Miulli” - Acquaviva.


331<br />

Dom. 4<br />

Lun. 5<br />

Mar. 6/8<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19.00 e benedizione Mensa<br />

dei poveri - San Francesco - <strong>Gravina</strong>.<br />

Adorazione Eucaristica Diocesana per l’<strong>Anno</strong> Sacerdotale<br />

ore 19.00 - Trasfigurazione - <strong>Altamura</strong>.<br />

Esercizi Spirituali dei Vescovi della CEP - Cassano Murge.<br />

Ven. 9 Assemblea Sacerdotale - Diaconi - Religiosi ore 10.00 -<br />

Aula “Giovanni Paolo II” - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 16.00 per esequie del fratello<br />

di don Pasquale Settembre - San Domenico - <strong>Gravina</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19.30 - Suore del Sacro Costato<br />

- San Felice - <strong>Gravina</strong>.<br />

Sab. 10 Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19.00 per 40° Anniversario<br />

Dedicazione Chiesa di San Giovanni Bosco – <strong>Altamura</strong>.<br />

Dom. 11<br />

Lun. 12<br />

Mer. 14<br />

Celebrazione Eucaristica ore 9.30 per le vittime sul lavoro e<br />

benedizione monumento – San Sepolcro - <strong>Altamura</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19.30 per 40° di ordinazione<br />

sacerdotale di Don Vito Nuzzi – Chiesa Madre – Santeramo.<br />

Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>;<br />

UCID ore 19.30 - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Riunione per il Sinodo - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Gio. 15 Celebrazione Eucaristica ore 19.00 - Monastero Carmelitane<br />

- <strong>Gravina</strong>.<br />

Ven. 16 Ritiro del Clero - Centro Giovanile “Benedetto XIII” - <strong>Gravina</strong>.<br />

Sab. 17 Poggiorsini ore 9.00.<br />

Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.


332<br />

Dom. 18<br />

Lun. 19<br />

Mar. 20<br />

Mer. 21<br />

Celebrazione Eucaristica ore 17.00 con mandato ai Catechisti<br />

- Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />

Consulta della Pastorale della Salute - Istituto Teologico<br />

Santa Fara - Bari.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Consiglio Affari Economici ore 12.00 Ospedale “F. Miulli”<br />

- Acquaviva.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Ven. 23 Consiglio Affari Economici ore 16.30 - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />

Consiglio Affari Economici Sacro Cuore - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />

Sab. 24 Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica per il XXV° di ordinazione presbiterale<br />

di P. Nicola Rosa ore 19.00 - M. SS. Annunziata<br />

– Spinazzola.<br />

Lun. 26/27 Consiglio Nazionale di Caritas Italiana - Roma.<br />

Mer. 28<br />

Conferenza stampa per presentazione Dossier Immigrazione<br />

ore 10.30 - Seminario - Bari.<br />

Consiglio Affari Economici ore 16.30 - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />

Gio. 29 Incontro Regionale Caritas-Policoro - Molfetta.<br />

Ven. 30 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Sab. 31 Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 18.30 - Trasfigurazione - <strong>Altamura</strong>.


333<br />

NOVEMBRE <strong>2009</strong><br />

Dom. 1<br />

Lun. 2<br />

Mar. 3<br />

Mer. 4<br />

Celebrazione Eucaristica ore 15.30 - Cimitero - <strong>Gravina</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 10.00 e benedizione nuova<br />

cappella - Cimitero - Santeramo.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Gio. 5 Celebrazioni per il Centenario del Seminario Regionale<br />

“Pio XI” di Molfetta - Seminario - Molfetta.<br />

Sab. 7 In preparazione al Sinodo - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Lun. 9/12 Assemblea Generale Straordinaria della C.E.I..<br />

Ven.<br />

14/21 Predicazione Esercizi Spirituali - San Remo.<br />

Dom. 22<br />

Lun. 23<br />

Celebrazione Eucaristica ore 11.00 per Carabinieri e famiglie<br />

- Cattedrale - <strong>Altamura</strong>.<br />

Uffici di Curia e Presidenti Commissioni Sinodali ore<br />

17.00 - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />

Incontro con Fabio Zavattaro ore 19.00 - Monastero del<br />

Soccorso - <strong>Altamura</strong>.<br />

Gio. 26 Convegno di Mons. A. Amato su Benedetto XIII - Roma.<br />

Ven. 27 Ritiro al clero di Foggia su Mons. Farina.<br />

Sab. 28 Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica per ingresso nuovo parroco Don<br />

Alessandro Amapani - ore 18.30 - S. M. della Consolazione<br />

- <strong>Altamura</strong>.<br />

Dom. 29<br />

Celebrazione Eucaristica dei ragazzi e benedizione orato-


334<br />

rio ore 10.30 - S. M. Maggiore - Acquaviva.<br />

Benedizione Casa Canonica al Carmine ore 20.00 - <strong>Altamura</strong>.<br />

Lun. 30<br />

Celebrazione Eucaristica ore 15.30 - Cimitero - <strong>Altamura</strong>.<br />

Incontro con la Caritas Diocesana ore 19.00 - Episcopio -<br />

<strong>Gravina</strong>.<br />

DICEMBRE <strong>2009</strong><br />

Mar. 1<br />

Mer. 2<br />

Visita Pastorale alle Scuole - Scuola Primaria IV Novembre<br />

ore 16.30 - <strong>Altamura</strong>;<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Gio. 3 Visita Pastorale alle Scuole - Scuola Media Ingannamorte<br />

- <strong>Gravina</strong>.<br />

Ven. 4 Concerto - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />

Sab. 5 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica per ammissione agli ordini sacri<br />

del seminarista Michele Lorusso ore 18.00 - San Nicola -<br />

<strong>Gravina</strong>.<br />

Dom. 6/8<br />

Mer. 9<br />

Firenze; Celebrazione Eucaristica per 50° di Vita Religiosa.<br />

C.E.P. - Molfetta.<br />

Gio. 10 Incontro in Episcopio con la Segreteria del Sinodo ore<br />

10.00 - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Premiazione alunna più buona d’Italia ore 17.00 Liceo Tarantino<br />

- <strong>Gravina</strong>.


335<br />

Ven. 11 Celebrazione Eucaristica ore 9.30 - Colonia Hanseniana -<br />

Gioia del Colle.<br />

Incontro in Curia ore 12.00 con alcuni Uffici - <strong>Altamura</strong>.<br />

Visita Pastorale alle Scuole - Scuola Primaria Garibaldi -<br />

<strong>Altamura</strong>.<br />

Sab. 12 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Consiglio Pastorale Diocesano ore 17.00 - Centro Giovanile<br />

“Benedetto XIII” - <strong>Gravina</strong>.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19.00 nei nuovi locali dello<br />

Spirito Santo - <strong>Gravina</strong>.<br />

Dom. 13<br />

Celebrazione Eucaristica ore 11.30 con vestizione ministranti,<br />

mandato ai catechisti e presentazione del vice parroco<br />

P. Giuseppe - San Matteo - <strong>Gravina</strong>.<br />

Lun. 14/15 Presidenza Caritas Italiana - Roma.<br />

Mer. 16<br />

Visita Pastorale alle Scuole - Istituto Superiore “Denora”<br />

ore 16.30 - <strong>Altamura</strong>;<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Gio. 17 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Ven. 18 Ritiro del Clero Centro Giovanile “Benedetto XIII” - <strong>Gravina</strong>.<br />

Presentazione Libro sulla Cattedrale ore 18.00 - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />

Sab. 19 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Concerto in Cattedrale ore 19.00.<br />

Dom. 20<br />

Lun. 21<br />

Celebrazione Eucaristica per i Dipendenti Comunali di <strong>Altamura</strong><br />

ore 11.00 - Cattedrale - <strong>Altamura</strong>.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.


336<br />

Mer. 23<br />

Celebrazione Eucaristica e scambio auguri Ospedale “F. Miulli”<br />

- Acquaviva.<br />

Udienze per il Santo Natale - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Gio. 24 Udienze per il Santo Natale - Episcopio.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 23.00 - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />

Ven. 25 Santo Natale<br />

Celebrazione Eucaristica ore 11.30 - Cattedrale - Acquaviva.<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19.00 - Cattedrale - <strong>Altamura</strong>.<br />

Sab. 26 Celebrazione Eucaristica per ordinazione sacerdotale del<br />

Diacono Giuseppe Logruosso ore 18.00 - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />

Lun. 28 Celebrazione Eucaristica ore 12.00 per i Piccoli Fratelli -<br />

Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Mer. 30<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />

Gio. 31 Inaugurazione Mensa dei poveri ore 12.00 - <strong>Altamura</strong>.


337<br />

Temi di predicazione<br />

OMELIE<br />

Periodico mensile - <strong>Anno</strong> LII<br />

7 numeri dedicati a:<br />

❏ Prima parte: SUSSIDI PER LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA<br />

Per ognuna delle Domeniche o Solennità dell’anno liturgico:<br />

1. Formulario per l’Eucaristia - 2. Per l’animazione della celebrazione<br />

- 3. Esegesi - 4. Per l’Omelia - 5. Pagina patristica - 6. Per i giovani<br />

7. Per i ragazzi.<br />

❏ Seconda parte: SUSSIDI VARI<br />

1. Primi venerdì - 2. Ritiri per presbiteri e religiosi - 3. Giornate e<br />

ricorrenze - 4. Santorale - 5. Mesi, Novene, Tridui - 6. Bookmarks<br />

- 7. Genitivo, plurale - 8. Bibbia e liturgia: «Tra le belle parole» - 9.<br />

Esempi, spunti, testimonianze - 10. Segnalazioni bibliografiche.<br />

2 numeri dedicati a:<br />

❏ Monografie<br />

DESTINATARI: Ministri ordinati - Lettori - Accoliti - Religiosi - Seminaristi<br />

- Missionari - Laici - Catechisti - Animatori ecclesiali.<br />

ABBONAMENTI<br />

Italia<br />

Cartaceo € 57,00<br />

PDF * € 42,00<br />

Cartaceo + PDF € 87,00<br />

Modalità di pagamento degli abbonamenti *


338<br />

Per l’Italia<br />

• Con Bollettino di Conto Corrente Postale premarcato fornito da noi<br />

n. 2479802<br />

Per Italia ed Estero<br />

• Versamento/bonifico intestato a:<br />

EDITRICE DOMENICA ITALIANA<br />

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Paese: IT Check - Digit: 70 - CIN: O - ABI: 07601 - CAB: 03400<br />

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Banca Sella:<br />

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a dicembre e possono essere sottoscritti in qualsiasi momento dell’anno.<br />

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Orario ufficio di segreteria: dal lunedì al venerdì 9,00-13,00 / 14,30-17,00


Indice<br />

Benedetto XVI....................................................................... 3<br />

Santa Sede............................................................................... 87<br />

Conferenza Episcopale Italiana...................................... 105<br />

Conferenza Episcopale Pugliese..................................... 163<br />

Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese............. 203<br />

Sinodo Diocesano.................................................................. 225<br />

Atti del Vescovo................................................................... 239<br />

Atti della Curia................................................................... 291<br />

Diario del Vescovo............................................................... 305

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