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I messaggi dei Papi, da Paolo VI a Benedetto XVI. La ... - Dedalo

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sotto i<br />

riflettori<br />

la Santa Sede criticano duramente perché, scrisse la<br />

Civiltà Cattolica, si è lasciato «trascinare nella logica<br />

della guerra». Mai Wojtyla, nemmeno per la Polonia,<br />

interviene con tanta insistenza come sulla guerra del<br />

Golfo. Ed è lui a usare la frase più radicale e coerentemente<br />

ispirata al Vangelo che mai fino ad allora un<br />

Papa aveva usato, parlando di «assoluta prescrizione<br />

della guerra» al Corpo diplomatico accreditato in<br />

Vaticano. Ma non lo ascoltano e fanno la guerra.<br />

Sono nazioni diverse, dove la religione ha un posto,<br />

ma i credenti sembravano essere in difficoltà e alcuni<br />

avevano addirittura giustificato la guerra. Lui,<br />

l’anno dopo, rilancia: «I credenti uniti nella costruzione<br />

della pace». L’ultimo <strong>messaggi</strong>o di Wojtyla è<br />

insieme un’invocazione e un’invettiva: «Non lasciarti<br />

vincere <strong>da</strong>l male, ma vinci il male con il bene».<br />

<strong>Benedetto</strong> X<strong>VI</strong> conferma le intuizioni <strong>dei</strong> suoi predecessori<br />

e nel suo primo <strong>messaggi</strong>o mette in relazione<br />

pace e verità, cioè riferita a un ordine superiore.<br />

Ma sbaglia chi crede che il Papa teologo sia venuto<br />

per attenuare il significato anche geopolitico di quel<br />

Messaggio, perché verità vuol dire giustizia, perdono<br />

e amore. ■g<br />

Il <strong>messaggi</strong>o 2007.<br />

Difendere la persona<br />

umana e i suoi diritti<br />

«Rispettando la persona si promuove la pace, e<br />

costruendo la pace si pongono le premesse per<br />

un autentico umanesimo integrale. È così che si<br />

prepara un futuro sereno per le nuove generazioni».<br />

Così <strong>Benedetto</strong> X<strong>VI</strong> nel <strong>messaggi</strong>o per la<br />

Giornata mondiale della pace 2007, che ha per<br />

tema Persona umana, cuore della pace. Nel <strong>messaggi</strong>o,<br />

reso noto il 12 dicembre, il Papa tratta<br />

vari aspetti: la persona umana e la pace: dono e<br />

compito; il diritto alla vita e alla libertà religiosa;<br />

l’uguaglianza di natura di tutte le persone;<br />

l’ecologia della pace; visioni riduttive dell’uomo;<br />

diritti umani e organizzazioni internazionali;<br />

diritto internazionale umanitario e diritto<br />

interno degli Stati; la Chiesa a tutela della trascendenza<br />

della persona umana. «Ogni cristiano<br />

– ha scritto Ratzinger nel <strong>messaggi</strong>o – si senta<br />

impegnato a essere infaticabile operatore di<br />

pace e strenuo difensore della dignità della persona<br />

umana e <strong>dei</strong> suoi inalienabili diritti». Di<br />

qui l’invito affinché «non venga mai meno il<br />

contributo di ogni credente alla promozione di<br />

un vero umanesimo integrale secondo gli insegnamenti<br />

delle lettere encicliche Popolorum<br />

progressio e Sollecitudo rei socialis, delle quali<br />

ci apprestiamo a celebrare proprio quest’anno il<br />

40° e il 20° anniversario».<br />

imporsi, nonostante la sperimentazione (molte<br />

volte fallimentare) di missioni di peace-keeping,<br />

rapido intervento e stabilizzazione. Torna alla<br />

mente la proposta di alcuni pacifisti degli anni ’50<br />

della necessità e urgenza di costruire un multilateralismo<br />

“<strong>da</strong>l basso”, una “Onu integrale” o “<strong>dei</strong><br />

popoli”, investendo sulla cultura, sull’educazione,<br />

sulla conoscenza, sulla ridefinizione del rapporto<br />

locale-globale e sul rispetto tra “diversi” come<br />

presupposti di una costruzione di pace che si<br />

rifletta anche negli istituti sovranazionali.<br />

Nonviolenza. Il tema delicato della nonviolenza ha<br />

solcato in modo, spesso sotterraneo ma cruciale,<br />

la storia del pacifismo, in particolare nel contraddittorio<br />

XX secolo. Il pacifismo “combattivo”<br />

messo in mostra <strong>da</strong> personaggi di inizio secolo,<br />

come il dimenticato premio Nobel per la pace italiano<br />

Teodoro Moneta o <strong>da</strong>ll’internazionale socialista<br />

riunita in congresso a Zimmerwald alle soglie<br />

della prima guerra mondiale, sembra infatti assai<br />

lontano <strong>da</strong>l modello gandhiano. Questa dicotomia<br />

tra pacifisti “puri” e non, si sarebbe ritrovata negli<br />

anni della guerra fred<strong>da</strong>, solcando movimenti<br />

come i Partigiani della pace e in seguito anche<br />

diverse organizzazioni contro il disarmo, fino ad<br />

appro<strong>da</strong>re oggi nella complessità del movimento<br />

new global. <strong>La</strong> tradizione della nonviolenza ha faticato<br />

a imporsi anche in Italia, scontrandosi con il<br />

pacifismo istituzionale cattolico e delle sinistre. I<br />

due più famosi interpreti del pensiero gandhiano<br />

furono indubbiamente <strong>La</strong>nza del Vasto, fon<strong>da</strong>tore<br />

della comunità di Arché e protagonista di alcuni<br />

famosi digiuni e proteste per la fame, e Aldo Capitini,<br />

l’animatore <strong>dei</strong> circoli nonviolenti e delle<br />

scuole per la pace di Assisi. Sul fronte cattolico la<br />

costruzione di una cultura nonviolenta è stata fortemente<br />

condizionata <strong>da</strong>l dibattito sulla guerra<br />

giusta e <strong>da</strong>lla pervasività politica della guerra<br />

fred<strong>da</strong>, incarnata nella contrapposizione Dc-Pci.<br />

Ciononostante la maturazione di un dibattito sull’obiezione<br />

di coscienza ha prodotto effetti dirompenti<br />

in particolare nella stagione postconciliare,<br />

grazie alle aperture di Giovanni XXIII e alle iniziative<br />

<strong>dei</strong> vari <strong>La</strong> Pira, Milani e Balducci.<br />

Sviluppo. Sul fronte cattolico cruciale al riguardo è<br />

stata l’esperienza conciliare e la stagione <strong>dei</strong> pontificati<br />

di Giovanni XXIII e <strong>Paolo</strong> <strong>VI</strong>, <strong>da</strong>lla Pacem in<br />

terris alla Populorum progressio che hanno conciliato<br />

il tema della pace e della lotta alla fame alla<br />

grande questione della dottrina sociale della Chiesa.<br />

Il tema del nesso nonviolenza-giustizia sociale,<br />

incarnato nell’esperienza di personaggi come Helder<br />

Câmara, Oscar Romero, Desmond Tutu è al<br />

centro <strong>dei</strong> criteri di scelta anche di molti <strong>dei</strong> premi<br />

Nobel insigniti nell’ultimo ventennio, <strong>da</strong>lla maya<br />

Rigoberta Menchú al bengladese Mohamed<br />

Yunus. Questo sembra voler essere un segnale<br />

emblematico ai sostenitori delle visioni unilaterali,<br />

belliciste e schematizzanti, quanto mai essenziale<br />

in questa stagione segnata <strong>da</strong>lla violenza del terrorismo<br />

integralista e delle guerre preventive.<br />

8 Segno I 012007

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