Cinetica e farmacodinamica della levodopa - Limpe
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giore stabilità <strong>della</strong> concentrazione plasmatica saranno anche associati ad una minore<br />
frequenza dei disturbi comportamentali associati all’uso di dopamino agonisti.<br />
La ricerca sperimentale e clinica ha dimostrato chiaramente che il superamento di alcuni<br />
dei limiti farmacocinetici dei farmaci antiparkinsoniani si riflette in modo significativo<br />
in una risposta <strong>farmacodinamica</strong> più appropriata ed in un miglioramento<br />
terapeutico su importanti fattori farmacodinamici. E’ stato dimostrato che l’uso di<br />
una terapia atta a produrre una stimolazione dopaminergica più continua (CDS) può<br />
rappresentare uno strumento efficace per la prevenzione e per il trattamento delle<br />
complicanze motorie <strong>della</strong> malattia di Parkinson. La CDS genererebbe una stimolazione<br />
recettoriale teoricamente costante che mima il fisiologico rilascio tonico di dopamina.<br />
Numerosi studi sperimentali condotti su animali ed alcune osservazioni<br />
sull’uomo hanno dimostrato risultati soddisfacenti per quanto riguarda sia la prevenzione<br />
che il controllo delle fluttuazioni motorie e delle discinesie con l’utilizzo di<br />
farmaci o modalità di somministrazione di farmaci in grado di stimolare in modo tonico<br />
il sistema dopaminergico.<br />
Ovviamente non tutte le caratteristiche farmacocinetiche dei farmaci antiparkinsoniani<br />
si riflettono direttamente sulla durata e sulla potenza d’azione. Ad esempio la<br />
rasagilina ha una emivita plasmatica breve (tabella 3), tuttavia questa non correla con<br />
la durata dell’effetto sintomatico a causa del fatto che la inibizione <strong>della</strong> attività<br />
MAO-B dipende dal tasso di rigenerazione dell’enzima (secondo alcuni studi anche<br />
40 giorni)<br />
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