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volume primo - Dipartimento di Ingegneria Industriale

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UNIVERSITÀ DI CATANIA<br />

FACOLTÀ DI ARCHITETTURA<br />

SEDE DI SIRACUSA<br />

IMPIANTI TECNICI EDILI<br />

CONDIZIONI AMBIENTALI DI BENESSERE<br />

COMFORT TERMICO E QUALITA’ DELL’ARIA<br />

CLIMATIZZAZIONE AMBIENTALE<br />

APPLICAZIONE DELLA LEGGE 10/91<br />

D.LGS 192/05 E D.LGS 311/06 - CERTIFICAZIONE ENERGETICA<br />

CONTROLLO DELL’UMIDITA’ E VERIFICA GLASER<br />

EDILIZIA BIOCLIMATICA - SCHERMI SOLARI<br />

PROGETTO DI UN IMPIANTO DI RISCALDAMENTO<br />

IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO<br />

TIPOLOGIE DI IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO<br />

SELEZIONE DEI COMPONENTI DI IMPIANTO<br />

RETI DI DISTRIBUZIONE AD ARIA E AD ACQUA<br />

IMPIANTI SOLARI A COLLETTORI PIANI<br />

IMPIANTI SOLARI FOTOVOLTAICI – CONTO ENERGIA<br />

ANNO ACCADEMICO 2007-2008<br />

PROF. ING. GIULIANO CAMMARATA<br />

DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA INDUSTRIALE E MECCANICA<br />

SEZIONE DI ENERGETICA INDUSTRIALE ED AMBIENTALE<br />

AGGIORNAMENTO DEL 10/06/2007


IMPIANTI TECNICI EDILI – VOL. 1° 1<br />

FILE: IMPIANTI TECNICI EDILI - VOLUME I.DOC<br />

AUTORE: PROF. ING. GIULIANO CAMMARATA<br />

DATA: 10 GIUGNO 2007<br />

www.gcammarata.net<br />

gcamma@<strong>di</strong>im.unict.it<br />

La riproduzione <strong>di</strong> quest’opera è libera da parte degli Studenti purché non siano cancellati i<br />

riferimenti ai <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> Autore sopra in<strong>di</strong>cati. E’ vietato qualunque utilizzo commerciale e comunque<br />

non <strong>di</strong>dattico del presente <strong>volume</strong> senza un consenso esplicito dell’Autore


IMPIANTI TECNICI EDILI – VOL. 1°<br />

i<br />

INTRODUZIONE AL CORSO<br />

Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere termico sono oggi raggiunte sempre più in modo artificiale all’interno<br />

degli ambienti <strong>di</strong> vita. L’evoluzione dell’Architettura ha portato all’introduzione <strong>di</strong> uno stile urbano<br />

indefinito, eguale a qualunque latitu<strong>di</strong>ne, che ha provocato uno scollamento quasi totale fra le con<strong>di</strong>zioni<br />

climatologiche esterne e l’evoluzione del microclima interno degli e<strong>di</strong>fici.<br />

Una semplice occhiata a qualsivoglia rivista <strong>di</strong> Architettura mostra con quanta più ricorrenza si fa<br />

uso <strong>di</strong> strutture metalliche e vetrate. Nessun progettista ha mai dato giustificazione termofisica <strong>di</strong> queste<br />

scelte e la verifica delle reali con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita all’interno <strong>di</strong> questi e<strong>di</strong>fici è lasciata alle utenze finali che<br />

poco potranno fare per mo<strong>di</strong>ficarle.<br />

Oggi si utilizzano sempre più pareti leggere perché economicamente più convenienti o perché <strong>di</strong> più<br />

facile industrializzazione e/o perché alleggerendo il peso totale dell’e<strong>di</strong>ficio rendono meno gravose le<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> carico sismico, …. Il risultato è che la riduzione <strong>di</strong> massa ha prodotto anche una<br />

riduzione, piuttosto sensibile, della capacità termica degli e<strong>di</strong>fici con conseguente esaltazione delle<br />

oscillazioni termiche interne in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> transitorio termico, cioè nelle normali situazioni<br />

giornaliere e stagionali. Questa situazione <strong>di</strong>viene oggi critica anche all luce <strong>di</strong> quanto <strong>di</strong>sposto dal<br />

recente D.Lgs 192/05 che in<strong>di</strong>ca una massa superficiale minima <strong>di</strong> 230 kg/m² quando l’insolazione<br />

supera i 250 W/m².<br />

Invero è possibile utilizzare componenti aventi valori <strong>di</strong> massa superficiale inferiore ma in questo<br />

caso occorre <strong>di</strong>mostrare <strong>di</strong> non avere un surriscaldamento ambientale superiore a quello che si avrebbe<br />

con massa superficiale <strong>di</strong> 230 kg/m². Il problema architettonico, in questi casi, si complica<br />

notevolmente <strong>di</strong>venendo anche un problema termofisico.<br />

Si utilizzano, inoltre, finestre <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni esagerate (ad<strong>di</strong>rittura a tutta parete), non più dettate<br />

dall’esigenza <strong>di</strong> una corretta illuminazione <strong>di</strong>urna ma da soli canoni estetici. Il risultato è che la<br />

ra<strong>di</strong>azione solare che penetra all’interno degli e<strong>di</strong>fici provoca surriscaldamenti spesso intollerabili, oltre<br />

che notevoli danni alle suppellettili per invecchiamento ra<strong>di</strong>ativo dei materiali, soprattutto quelli plastici.<br />

Si è perso ogni riferimento a quello che viene in<strong>di</strong>cato il buil<strong>di</strong>ng conscious design. L’esigenza<br />

compositiva (stile, forma, apparenza,…) ha sempre più preso il sopravvento (forse anche per colpa <strong>di</strong><br />

or<strong>di</strong>namenti <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o universitari che propongono in modo esagerato questa prevalenza) su tutti gli<br />

altri aspetti dell’Architettura con notevoli conseguenze su tutto il parco dell’e<strong>di</strong>ficato recente.<br />

Eppure nei secoli scorsi i gran<strong>di</strong> Architetti erano figure eclettiche che certamente assommavano<br />

molteplici competenze. Non esisteva la <strong>di</strong>fferenza fra architettura compositiva e tecnologica: non si<br />

poteva certo costruire la cupola <strong>di</strong> S. Pietro se Michelangelo, oltre ad essere pittore e scultore, non<br />

avesse ben saputo le tecniche costruttive, invero non semplici, per erigere così gran<strong>di</strong> opere.<br />

Oggi si osannano le opere <strong>di</strong> Wrigth (vedasi la Casa sulla Cascata) o <strong>di</strong> Le Corbusier ma nessuno<br />

<strong>di</strong>ce che queste stanno cadendo a pezzi per effetto dell’umi<strong>di</strong>tà e per la scarsa conoscenza climatologia<br />

<strong>di</strong> questi pur gran<strong>di</strong> Architetti. Molte gran<strong>di</strong> opere sono tenute in pie<strong>di</strong> con forti costi <strong>di</strong> manutenzione<br />

e non sappiamo fino a quanto tempo ancora.<br />

La conseguenza <strong>di</strong> questo scollamento fra chi progetta la forma (il Compositivo) e chi progetta la<br />

tecnologia (oggi, nella realtà, prevalente in modo massiccio sulla composizione) è che gli e<strong>di</strong>fici moderni<br />

sono delle aberrazioni fisiche in tutti i sensi. In essi non si può vivere confortevolmente senza ricorrere<br />

ad impianti <strong>di</strong> riscaldamento, <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento, <strong>di</strong> illuminazione, <strong>di</strong> protezione acustica etc.<br />

L’e<strong>di</strong>ficio è inattivo su tutti i fronti del benessere, incapace <strong>di</strong> dare protezione vera alle<br />

sollecitazioni ambientali (pur numerose e continue). Insomma sembra che la metafora (ovviamente<br />

sbagliatissima!) che sta avendo il sopravvento sia questa: l’Architetto “progetta” come gli pare la forma (alias<br />

la composizione dell’e<strong>di</strong>ficio) poi ci pensano i tecnologi a rimettere a posto le cose (se è ancora possibile) a<br />

caro prezzo.<br />

E sì perché quando si va contro le leggi della natura (nel caso che qui ci interessa della<br />

Termo<strong>di</strong>namica) occorre spendere energia, lavoro e denaro per rimettere le cose a posto. Un esempio: se<br />

l’e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong>sperde troppo allora compensiamo questa deficienza con un impianto <strong>di</strong> climatizzazione a<br />

spese dell’energia elettrica e/o termica necessaria.


IMPIANTI TECNICI EDILI – VOL. 1°<br />

ii<br />

Il risultato è un forte danno economico ed ambientale (per le conseguenze che usi non congrui<br />

dell’energia comporta) per la collettività per effetto del maggior costo dell’esercizio degli impianti, un<br />

maggior inquinamento, un maggior degrado della qualità della vita esterna.<br />

Stranamente tutto questo gli Architetti sembrano averlo capito, ma quando si chiede Loro <strong>di</strong><br />

cambiare metodo <strong>di</strong> lavoro non c’è nulla da fare: tutto resta inflessibilmente immutato e immutabile.<br />

Forse non potrebbe essere <strong>di</strong>versamente dal momento che la formazione prevalente <strong>di</strong> questi<br />

progettisti è compositiva 1 e che tutto ciò che non è <strong>di</strong>segno (nel senso restrittivo del termine) è visto con<br />

sospetto e <strong>di</strong>stacco.<br />

Questa anomalia, invero tutta italiana, ha portato a gran<strong>di</strong> penalizzazioni dell’e<strong>di</strong>ficato in Italia<br />

negli ultimi decenni. I nostri Architetti stentano a farsi strada e risultano quasi sempre perdenti nel<br />

confronto sulla scena internazionale, fatte le debite eccezioni, s’intende, ma purtroppo le eccezioni<br />

confermano la regola. Ci vorranno altri decenni prima che le cose comincino, lentamente, a ritornare a<br />

posto, sempre che si metta mano ad una riforma degli stu<strong>di</strong> che riabiliti le <strong>di</strong>scipline tecniche rispetto a<br />

quelle compositive.<br />

Questo processo non avverrà per effetto <strong>di</strong> un ravve<strong>di</strong>mento delle nostre istituzioni accademiche:<br />

saranno le <strong>di</strong>rettive europee (malgrado le mie rimostranze per tutto ciò che è vincolo progettuale devo <strong>di</strong>re,<br />

a malincuore, “per fortuna che esistono!”) a farci cambiare mentalità e modo <strong>di</strong> lavorare 2 .<br />

Dovremo adeguarci alle Norme Tecniche che l’Europa ci detterà, in<strong>di</strong>pendentemente dalle<br />

<strong>di</strong>sposizioni legislative italiane vigenti. E sono in preparazione una vera valanghe <strong>di</strong> norme su tutto ciò<br />

che riguarda l’e<strong>di</strong>ficio, dai componenti finestrati, alle murature, alle prestazione acustiche,<br />

illuminotecniche, termiche, … Inoltre l’evoluzione delle normative (ve<strong>di</strong> il nuovo Regolamento della<br />

cosiddetta Merloni ter) è rivolta alla qualità sia progettuale che costruttiva. Sotto questo aspetto molto si<br />

dovrà fare per cercare <strong>di</strong> armonizzare le fasi progettuali (qualità nei servizi) visto che attualmente la<br />

progettazione è vista come somma <strong>di</strong> varie progettazioni in<strong>di</strong>pendenti e mal coor<strong>di</strong>nate.<br />

Occorre, pertanto, convincersi (e prima sarà meglio sarà!) che l’idea progettuale non nasce solo<br />

nella mente del compositivo (l’Artista!) ma questa è anche soggetta al perfezionamento sotto tutti i<br />

punti <strong>di</strong> vista (strutturale, impiantistico, tecnologico,….) e ciò spesso porta a sconvolgere quell’idea<br />

iniziale anche in modo sostanziale (vedasi, ad esempio, l’impiantistica nel Centro Pompidou).<br />

Quin<strong>di</strong> il lavoro <strong>di</strong> gruppo deve essere inteso come lavoro coor<strong>di</strong>nato e parallelo <strong>di</strong> tutte le<br />

competenze. Gli Allievi Architetti riflettano bene su quanto appena detto. La professione del<br />

progettista non è più oggi quella <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni fa! Tutto è cambiato e siamo ancora all’inizio <strong>di</strong> una<br />

trasformazione che vedrà ancora <strong>di</strong> più coinvolti gli stu<strong>di</strong>, le normative nazionali e quelle internazionali.<br />

Mi scuso con il lettore per la foga che metto nell’evidenziare queste anomalie ma <strong>di</strong>versi decenni<br />

<strong>di</strong> lavoro nel settore dell’impiantistica mi hanno sempre più scoraggiato per la mancanza <strong>di</strong> interlocutori<br />

vali<strong>di</strong> fra tecnologi e compositivi. Si parlano lingue troppo <strong>di</strong>verse e spesso inconciliabili.<br />

1 Oggi i nuovi or<strong>di</strong>namenti universitari, anche in conseguenza della Direttiva Europea sull’Architettura, prevedono<br />

circa 1000 ore su oltre 4000 de<strong>di</strong>cate alla Composizione. Il peso dell’Area Fisico-Tecnica è da quest’anno accademico <strong>di</strong> sole<br />

120 ore su 4000, eppure nella realtà gli impianti tecnologici incidono sul costo totale delle costruzioni, soprattutto quelle <strong>di</strong><br />

maggior pregio, per una percentuale variabile fra 30 e 70 %. Gli e<strong>di</strong>fici intelligenti (neologismo infelice ma che almeno stimola<br />

la fantasia <strong>di</strong> lo ascolta) hanno una prevalenza marcata degli impianti sulla muratura: oltre il 70% del costo dell’opera è<br />

addebitabile all’impianto.<br />

2 Di recente (inizio settembre 1999) un’indagine interessante, effettuata dall’Or<strong>di</strong>ne degli Ingegneri <strong>di</strong> Catania sui propri<br />

iscritti (oltre 3000), su quali corsi <strong>di</strong> formazione ed aggiornamento fossero più gra<strong>di</strong>ti e richiesti ha in<strong>di</strong>cato una preferenza <strong>di</strong><br />

oltre il 70% dei soggetti per un corso sul tema: “E<strong>di</strong>ficio e Impianti”. Gli altri corsi richiesti sono stati “Illuminotecnica ed<br />

Acustica” con il 49% delle richieste, “Applicazione della L. 46/90” per il 30%. Queste richieste, provenienti dal mondo del<br />

lavoro, da chi giorno per giorno opera già nel campo professionale delle applicazioni civili e dell’e<strong>di</strong>lizia, lasciano intravedere<br />

quali sono le reali <strong>di</strong>fficoltà operative nell’esercizio della professione <strong>di</strong> Ingegnere e <strong>di</strong> Architetto. La quantità <strong>di</strong> Leggi e <strong>di</strong><br />

Norme attualmente vigenti in Italia sono oltre 300.000 (sì proprio così!). Un’enormità che ci contrad<strong>di</strong>stingue negativamente<br />

da tutti i paesi europei più avanzati. In Germania, Francia, Gran Bretagna si hanno al massimo 6000 norme e leggi nel<br />

campo tecnico. E’ evidente che quando l’applicazione delle regola dell’arte, cioè l’osservanza delle leggi e norme vigenti, è così<br />

<strong>di</strong>spersiva si va incontro ad un <strong>di</strong>sastro professionale. I risultati sono sotto gli occhi <strong>di</strong> tutti: opere indegne <strong>di</strong> essere guardate<br />

sorgono giornalmente in tutti i luoghi e la professionalità, quella vera, è sempre più penalizzata perché ritenuta più costosa<br />

rispetto a quella <strong>di</strong> qualche operatore meno scrupolo che magari utilizza bene la fotocopiatrice.


IMPIANTI TECNICI EDILI – VOL. 1°<br />

iii<br />

Lo scopo <strong>di</strong> questo corso (purtroppo limitato dal Piano <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> a sole 60 ore!) è <strong>di</strong> presentare una<br />

casistica delle più moderne tecniche <strong>di</strong> climatizzazione ambientale e <strong>di</strong> controllo delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

benessere (non solo termico, ovviamente!) allo scopo <strong>di</strong> consentire agli allievi architetti <strong>di</strong> avere idee<br />

precise sugli impianti tecnici per l’e<strong>di</strong>lizia non per progettarli ma per potere correttamente coor<strong>di</strong>narsi<br />

con i progettisti termotecnici.<br />

Si vedranno, pertanto, le tipologie impiantistiche più ricorrenti per il riscaldamento e per il<br />

con<strong>di</strong>zionamento (oggi sempre più necessario anche in considerazioni delle evoluzioni climatiche <strong>di</strong><br />

questi ultimi anni per l’accresciuto effetto serra). L’emanazione del D.Lgs 192/05 sulla certificazione<br />

energetica degli e<strong>di</strong>fici pone nuove e interessanti problematiche progettuali non solo (o meglio non più)<br />

per l’impiantista ma anche e soprattutto per il progettista architettonico. Proprie queste considerazioni<br />

saranno ampio oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Certo 60 ore sono largamente insufficienti ma bisogna pur<br />

accontentarsi. Le sfrutteremo al meglio per cercare <strong>di</strong> sanare quelle incongruenze formative sopra<br />

delineate. Il testo è organizzato nei seguenti capitoli principali:<br />

⋅ Con<strong>di</strong>zioni ambientali <strong>di</strong> benessere: comfort termico e qualità dell’aria<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Impianti <strong>di</strong> Riscaldamento: calcolo dei carichi termici, applicazione della L. 10/91 e del nuovo<br />

D.Lgs 192/05.<br />

Impianto <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento: calcolo del carico termico estivo, <strong>di</strong>mensionamento <strong>di</strong> un<br />

impianto a tutt’aria senza e con ricircolo, cenni agli impianti misti.<br />

Componenti <strong>di</strong> impianto: caldaie, ra<strong>di</strong>atori, pannelli ra<strong>di</strong>anti, refrigeratori d’acqua, centrali <strong>di</strong><br />

trattamento dell’aria, vaso <strong>di</strong> espansione, …<br />

Controllo dell’umi<strong>di</strong>tà negli e<strong>di</strong>fici: <strong>di</strong>agramma <strong>di</strong> Glaser.<br />

Elementi <strong>di</strong> regolazione degli impianti.<br />

Moto dei flui<strong>di</strong> e <strong>di</strong>mensionamento delle reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua e dell’aria.<br />

Cenni agli impianti solari per la produzione dell’acqua calda ad uso sanitario.<br />

I capitoli sono corredati <strong>di</strong> numerose figure che possono sod<strong>di</strong>sfare l’esigenza, tipica dei giovani<br />

studenti, <strong>di</strong> concretizzare i concetti in modo tangibile.<br />

Sono anche <strong>di</strong>sponibili numerose tabelle <strong>di</strong> calcolo che possono risultare utili nella preparazione<br />

degli elaborati <strong>di</strong> progetto.<br />

Va ancora osservato che l’introduzione <strong>di</strong> recenti leggi e normative (vedansi il D.Lgs 192/05 e<br />

D.Lgs 311/06) come pure tutte le agevolazioni fiscali previste dall’attuale legislazione per la<br />

ristrutturazione degli e<strong>di</strong>fici, anche ai fini energetici, prevedono una buona conoscenza delle nozioni<br />

tecniche riportate in questo 1° Volume ed in ogni caso tipiche dei corsi <strong>di</strong> Impianti Tecnici.<br />

Le attuali norme, infatti, dettano regole progettuali non solo agli impiantisti ma anche ai<br />

progettisti architettonici. Così, ad esempio, la certificazione energetica degli e<strong>di</strong>fici, la percentuale <strong>di</strong><br />

superfice vetrata negli e<strong>di</strong>fici, la pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> superficie <strong>di</strong> raccolta dell’energia solare, l’utilizzo <strong>di</strong><br />

schermi <strong>di</strong> protezione solare esterni, la pre<strong>di</strong> <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> capacità termiche minime delle pareti, ….,<br />

sono tutte <strong>di</strong>spozioni cogenti per i progettisti architettonici.<br />

Nel secondo Volume sono affrontate le problematiche della definizione degli intorni <strong>di</strong> benessere<br />

acustico e luminoso e in particolare sono trattati i seguenti argomenti:<br />

⋅ Acustica fisica e fisiologica<br />

⋅<br />

⋅<br />

Trasmissione del suono<br />

Il rumore e il comfort acustico


IMPIANTI TECNICI EDILI – VOL. 1°<br />

iv<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Requisiti acustici degli e<strong>di</strong>fici<br />

Rumorosità degli impianti<br />

Grandezze fotometriche<br />

Visione e comfort visivo<br />

Illuminazione artificiale<br />

Illuminazione naturale.<br />

Tutte queste tematiche sono oggi <strong>di</strong> gran<strong>di</strong>ssimo interesse professionale e quin<strong>di</strong> la loro<br />

conoscenza è altamente consigliata per gli Allievi architetti. A conferma <strong>di</strong> quanto detto basta osservare<br />

il contenuto del nuovo manuale “Riqualificazione dell’ambiente abitato”, e<strong>di</strong>zione Mancosu.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un’opera tutta centrata all’applicazione degli argomenti sopra elencati. Prima <strong>di</strong><br />

concludere questa introduzione vorrei fare un’altra precisazione, anche in base all’esperienza <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi<br />

anni <strong>di</strong> insegnamento presso la Facoltà <strong>di</strong> Archiettura <strong>di</strong> Siracusa.<br />

I giovani allievi archietti appaiono sempre più propensi verso argomenti artistici (come se<br />

l’Archiettura fosse solo Arte) e non verso argomenti scientifici. Lo <strong>di</strong>mostra il fatto che le cosiddette<br />

materie scientifiche sono quasi sempre (nella stragrande maggioranza dei casi) lasciate per ultime negli<br />

stu<strong>di</strong>.<br />

Non desidero qui giu<strong>di</strong>care se questo sia giusto o non. Dico, tuttavia, che questa scelta è spesso<br />

dettata da una carente preparazione <strong>di</strong> base degli allievi. La mancanza <strong>di</strong> basi della Filosofia, della<br />

Matematica e della Fisica (queste ultime pur introdotte nel piano <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> per il nuovo or<strong>di</strong>namento)<br />

rende problematica qualsiasi esposizione scientifica.<br />

Ho spesso l’impressione che la solo vista <strong>di</strong> una “formula” provochi negli allievi una sorta <strong>di</strong><br />

nausea, oltre <strong>di</strong>sorientamento e repulsione. Eppure il linguaggio matematico basato sul simbolismo è<br />

una grande conquista dell’Uomo. Si pensi, ad esempio, al modo <strong>di</strong> esprimere le relazioni scientifiche<br />

ancora nel ‘settecento. Se, ad esempio, guar<strong>di</strong>amo la grande pubblicazione <strong>di</strong> Newton sui Principi della<br />

Matematica ed analizziamo una pagina qualunque possiamo renderci conto delle <strong>di</strong>fficoltà aggiuntive che<br />

si avevano prima nell’esposizione scientifica.


IMPIANTI TECNICI EDILI – VOL. 1°<br />

v<br />

Nella figura seguente si possono leggere, in latino, alcune definizioni sulla quantità <strong>di</strong> moto nonché<br />

la definizione del principio <strong>di</strong> conservazione delle stato <strong>di</strong> moto o <strong>di</strong> quiete.


IMPIANTI TECNICI EDILI – VOL. 1°<br />

vi<br />

Non vi è dubbio che definire q= m v sia molto più semplice ed imme<strong>di</strong>ato della Def. II <strong>di</strong><br />

Newton. E così in genere una “formula” esprime, in forma simbolica, un concetto o un ragionamento<br />

complesso. Una “formula” è una conquista concettuale che consente <strong>di</strong> rappresentare in forma semplice<br />

e facilmente interpretabile relazioni <strong>di</strong> qualsivoglia natura.<br />

Naturalmente se nella “formula” non si desidera leggere nulla ma la si vede solo come un insieme<br />

<strong>di</strong> simboli senza significato allora sì che le cose <strong>di</strong>ventano in<strong>di</strong>geste.<br />

Ma se questo si verifica allora i 13 anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o prima dell’ingresso all’Università hanno dato<br />

davvero poco alla formazione culturale dei giovani Allievi.<br />

Buon lavoro ragazzi.<br />

Siracusa 10 giugno 2007<br />

Prof. Giuliano Cammarata


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

1<br />

1 UNITÀ DI MISURA E SISTEMI DI UNITÀ DI MISURA<br />

Si riporta nel prosieguo una breve introduzione sulle unità <strong>di</strong> misura. Questo argomento è <strong>di</strong><br />

solito trattato nei corsi <strong>di</strong> Fisica Generale e pertanto si desidera qui richiamare solamente le nozioni<br />

fondamentali 3 .<br />

Spesso accade nei giovani studenti che vengano utilizzati termini senza conoscerne il significato e<br />

neppure avere i benefici della banalizzazione dei concetti necessaria alla conoscenza <strong>di</strong> nuove <strong>di</strong>scipline.<br />

Data l’importanza <strong>di</strong> questi concetti basilari (non solo per il Corso <strong>di</strong> Impianti Tecnici) si invitano gli<br />

Allievi a ben stu<strong>di</strong>are queste poche pagine.<br />

Nel campo della Scienza e della Tecnica ci si riferisce a grandezze che possiamo definire come<br />

entità (matematiche, fisiche, chimiche,..) affette dalla caratteristica <strong>di</strong> misurabilità. In effetti é proprio<br />

questa caratteristica che consente <strong>di</strong> fare Scienza (come <strong>di</strong>sse Lord Kelvin) e quin<strong>di</strong> dobbiamo essere in<br />

grado <strong>di</strong> saperne controllare il significato e la definizione.<br />

La misura é il rapporto fra una grandezza ed un'altra presa come riferimento. Così, ad esempio,<br />

quando misuriamo la lunghezza <strong>di</strong> uno spigolo <strong>di</strong> un tavolo facciamo un rapporto fra la lunghezza<br />

(entità fisica data dalla proprietà dei corpi <strong>di</strong> avere un'estensione geometrica) e il metro <strong>di</strong> riferimento.<br />

Pertanto <strong>di</strong>re 1,55 m vuole <strong>di</strong>re che la lunghezza dello spigolo misurata equivale ad 1,55 volte<br />

quella del metro, inteso come oggetto standar<strong>di</strong>zzato, eguale per tutti, la cui misura é garantita essere<br />

eguale a quella <strong>di</strong> un campione 4 depositato presso il Museo <strong>di</strong> Pesi e Misure <strong>di</strong> Parigi.<br />

Il campione <strong>di</strong> riferimento é detto anche unità <strong>di</strong> misura della grandezza in esame e ciascuna<br />

grandezza fisica, chimica, ...., ha una unità <strong>di</strong> misura rispetto alla quale definire la sua misura.<br />

E' allora chiaro che la grandezza é del tutto in<strong>di</strong>pendente dall'unità <strong>di</strong> misura: la lunghezza <strong>di</strong> uno<br />

spigolo del tavolo é una proprietà fisica che non <strong>di</strong>pende dall'unità <strong>di</strong> misura scelta. Possiamo utilizzare<br />

il metro o il pollice ma il concetto <strong>di</strong> lunghezza resta immutato, cambierà la misura.<br />

Sulle grandezze possiamo definire, anche in modo intuitivo, il concetto <strong>di</strong> omogeneità e <strong>di</strong> eterogeneità<br />

per cui, ad esempio, é lecito sommare grandezze omogenee e non grandezze eterogenee. Possiamo ancora<br />

associare il concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione ad ogni classe <strong>di</strong> grandezze omogenee: la <strong>di</strong>mensione é la proprietà astratta<br />

comune a tutte le grandezze della stessa specie (cioè omogenee) che ne caratterizza la classe.<br />

Così, ad esempio, si può parlare <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione della lunghezza o del <strong>volume</strong> o della temperatura,..<br />

Solitamente si suole in<strong>di</strong>care la <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> una grandezza racchiudendone il simbolo utilizzato in<br />

parentesi quadre. Ad esempio se L é il simbolo della lunghezza la sua <strong>di</strong>mensione é [L].<br />

Poiché le grandezze sono quasi sempre fra loro correlate da leggi fisiche, non é opportuno<br />

definire unità <strong>di</strong> misura <strong>di</strong>verse per ciascuna grandezza ma si può creare un collegamento <strong>di</strong> tipo fisicomatematico<br />

fra alcune grandezze assunte come fondamentali e le altre dette grandezze derivate.<br />

L'insieme <strong>di</strong> grandezze fondamentali viene <strong>di</strong> solito scelto in modo coerente ed in<strong>di</strong>pendente e<br />

tale da definire un Sistema <strong>di</strong> Unità <strong>di</strong> Misura da cui derivare tutte le altre grandezze derivate (dette<br />

anche grandezze <strong>di</strong>pendenti). Le grandezze fondamentali debbono essere scelte in modo tale che risultino<br />

effettivamente in<strong>di</strong>pendenti fra loro e che non ci siano ridondanze. Tutte le grandezze derivate debbono<br />

avere un collegamento fisico con una o più grandezze fondamentali.<br />

Il Sistema <strong>di</strong> Unità <strong>di</strong> Misura cui si farà riferimento é il Sistema Internazionale (SI) adottato da<br />

tutti gli Stati che aderiscono alla Conferenza Internazionale dei Pesi e Misure, fra cui l'Italia. Esso è<br />

obbligatorio ed il solo utilizzabile per effetto del DPR del 1982 che punisce con ammende da 250 € fino<br />

a 750 € ogni infrazione. Esso prevede le seguenti grandezze fondamentali (si citano qui solamente quelle<br />

che possono avere collegamenti <strong>di</strong>retti con il contenuto del Corso):<br />

3 Questo Capitolo è ripreso dal Corso <strong>di</strong> Fisica Tecnica ed è qui riportato solamente per como<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> consultazione.<br />

4 Le nuove definizioni operative delle unità <strong>di</strong> misura consentono ai laboratori primari <strong>di</strong> ottenere un riferimento<br />

esatto senza dover ricorre al campione depositato. Negli ultimi anni si sono avute definizioni operative <strong>di</strong>verse da quelle qui<br />

riportate e che si omettono per semplicità. L'’allievo sappia, ad esempio, che il metro è definito come la lunghezza percorsa<br />

dalla luce nel vuoto nel tempo <strong>di</strong> 1/299792458 secon<strong>di</strong>. Il secondo è definito come la durata <strong>di</strong> 9192631770 perio<strong>di</strong> della ra<strong>di</strong>azione<br />

corrispondente alla transizione tra due livelli iperfini dello stato fondamentale dell’atomo <strong>di</strong> Cesio 133. Come si può ben vedere si tratta <strong>di</strong><br />

definizioni specialistiche che consentono <strong>di</strong> riprodurre il campione localmente avendo, però, un laboratorio specializzato.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

2<br />

SISTEMA INTERNAZIONALE (SI)<br />

1 - Lunghezza Simbolo L Unità <strong>di</strong> misura metro simbolo m<br />

2 - Massa Simbolo M Unità <strong>di</strong> Misura chilogrammo simbolo Kg<br />

3 - Tempo Simbolo t Unità <strong>di</strong> Misura secondo simbolo s<br />

4 – Temperatura Simbolo T Unità <strong>di</strong> misura grado Kelvin simbolo K<br />

5 - Corrente Simbolo I Unità <strong>di</strong> Misura Ampere simbolo A<br />

Tabella 1: Sistema Internazionale<br />

Il SI deriva <strong>di</strong>rettamente dal vecchio Sistema MKSA (Metro, chilogrammo, secondo, Ampere) e ne<br />

definisce le modalità <strong>di</strong> campionatura delle unità fondamentali in modo più operativo e più facilmente<br />

riproducibile in laboratorio.<br />

Esistono altri sistemi <strong>di</strong> unità <strong>di</strong> misura ancor'oggi usati sia nella Tecnica che nei paesi<br />

anglosassoni. Qui si citano brevemente perché utili nelle applicazioni tecniche.<br />

SISTEMA TECNICO DEGLI INGEGNERI (ST)<br />

6 - Lunghezza Simbolo L Unità <strong>di</strong> misura metro simbolo m<br />

7 - Peso Simbolo P Unità <strong>di</strong> Misura chilo-peso simbolo kg p<br />

8 - Tempo Simbolo t Unità <strong>di</strong> Misura secondo, ora simbolo s , h<br />

9 - Temperatura Simbolo T Unità <strong>di</strong> misura grado Celsius simbolo °C<br />

10 - Corrente Simbolo I Unità <strong>di</strong> Misura Ampere simbolo A<br />

Tabella 2: Sistema Tecnico<br />

La caratteristica <strong>di</strong> questo Sistema <strong>di</strong> Unità <strong>di</strong> Misure, ancora usatissimo nella applicazioni<br />

pratiche, é <strong>di</strong> avere scelto il Peso al posto della Massa come grandezza fondamentale. La Massa risulta,<br />

pertanto, una grandezza derivata e pari al Peso/Accelerazione_gravità (g=9,81 m/s).<br />

Ma la <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> questo Sistema <strong>di</strong> Unità <strong>di</strong> Misura non consiste solo in questa sostituzione: gli<br />

effetti sulle unità derivate sono numerosi e in alcuni casi strani per cui é opportuno prestare sempre il<br />

massimo <strong>di</strong> attenzione quando si incontrano unità <strong>di</strong> misura <strong>di</strong> questo sistema.<br />

Fra le cose più strane e che in parte derivano dalla vecchia impostazione della Termo<strong>di</strong>namica<br />

citiamo quella <strong>di</strong> avere unità <strong>di</strong> misura <strong>di</strong>verse per l'Energia meccanica (kgm), elettrica (Joule) e l'energia<br />

termica (kcal) e così pure per le unità <strong>di</strong> misura della Potenza meccanica (CV), elettrica (kW) e termica<br />

(kcal/h). Definizioni multiple si hanno pure per la pressione (kgp/m 2 ), oppure (kgp/cm 2 ) detta anche<br />

atmosfera tecnica e mm.ca equivalente a (kgp/m 2 ).<br />

SISTEMA ANGLOSASSONE FISICO (SA)<br />

11 – Lunghezza Simbolo L Unità <strong>di</strong> Misura inch simbolo in<br />

12 - Massa Simbolo M Unità <strong>di</strong> Misura libbra simbolo lb<br />

13 - Tempo Simbolo t Unità <strong>di</strong> Misura secondo simbolo s<br />

14 – Temperatura Simbolo T Unità <strong>di</strong> misura °F (Fahrenheit)simbolo °F<br />

15 - Corrente Simbolo I Unità <strong>di</strong> Misura Ampere simbolo A<br />

Tabella 3: Sistema Anglosassone<br />

É utile ricordare i fattori <strong>di</strong> conversione delle grandezze fondamentali anglosassoni:<br />

Grandezza Unità <strong>di</strong> Misura SA Unità <strong>di</strong> Misura SI<br />

Massa Libbra (lb) 0,4536 kg<br />

Temperatura Grado Fahrenheit (°F) [(°F-32)*5/9] °C<br />

Lunghezza Pollice (in) 0,0254 m<br />

Tabella 4: Conversione <strong>di</strong> alcune grandezze dei sistemi metrici - anglosassone<br />

Durante il prosieguo del corso si daranno le definizioni delle grandezze derivate più importanti<br />

per la Termo<strong>di</strong>namica e la Termotecnica nei vari Sistemi <strong>di</strong> Misura in<strong>di</strong>cati.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

3<br />

1.1 CONVERSIONE DELLE UNITÀ DI MISURA PIÙ RICORRENTI<br />

L’esperienza nell’insegnamento <strong>di</strong> queste materie mi porta ad osservare una <strong>di</strong>fficoltà sensibile da<br />

parte degli Allievi per le unità <strong>di</strong> misura e le loro conversioni nei sistemi più ricorrenti. In genere l’unità<br />

<strong>di</strong> misura è vista come una specie <strong>di</strong> scocciatura da aggiungere ai valori numeri che vengono fuori dai<br />

calcoli senza rendersi conto che esse rivestono un’importanza fondamentale nelle scienze applicate.<br />

Il numero puro è quasi sempre una astrazione matematica e sono proprio i matematici che sono<br />

soliti prescindere dal significato <strong>di</strong> una grandezza. Per i matematici una variabile x può essere tutto ciò<br />

che si desidera, una lunghezza, una massa, una carica elettrica, ….. A loro non importa nulla del<br />

significato che Noi attribuiamo ad una grandezza tanto è vero che i matematici affrontano le<br />

equazioni in modo così asettico da inventare una nuova Fisica detta Fisica Matematica nella quale le<br />

equazioni non hanno alcun legame con la realtà ma rappresentano solamente legami funzionali <strong>di</strong> tipo<br />

matematico che possono (ma ai matematici non interessa neanche questo) avere significato fisico reale.<br />

Nel campo delle applicazioni scientifiche,<strong>di</strong> cui l’<strong>Ingegneria</strong> e l’Architettura sono importantissimi<br />

riferimenti, le grandezze sono fortemente legate alla realtà e pertanto sono sempre affette da <strong>di</strong>mensioni<br />

e quin<strong>di</strong> debbono essere seguite da unità <strong>di</strong> misura: 5 metri sono cosa ben <strong>di</strong>versa da 5 kg e così puri<br />

da 5 kW o altro ancora.<br />

Non basta, quin<strong>di</strong>, scrivere i valori numeri delle variabili <strong>di</strong> calcolo ma occorre sempre farli<br />

seguire dall’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> cosa esse rappresentano, cioè dalle unità <strong>di</strong> misura che sono, in pratica, il loro<br />

nome e cognome.<br />

A complicare le cose si hanno unità <strong>di</strong> misura <strong>di</strong>verse per sistemi <strong>di</strong> misura <strong>di</strong>versi, con<br />

riferimento a grandezze omogenee. Così 7 N non sono equivalenti a 7 kgf o a 7 lb. Ne segue<br />

l’importanza <strong>di</strong> riferirsi sempre ad unità <strong>di</strong> misura omogenei e coerenti onde evitare errori grossolani<br />

nei risultati. E agli errori grossolano possono seguire anche enormi catastrofi!<br />

Spero allora che questo paragrafo sia letto con la necessaria attenzione e tenuto sempre in<br />

evidenza durante i calcoli proprio per evitare errori dannosi e/o potenzialmente pericolosi.<br />

Unità <strong>di</strong> misura N kgf lbf<br />

N 1 0.102 0.225<br />

Kgf 9.806 1 2.205<br />

lbf 4.44 0.4536 1<br />

Tabella 5: Unità <strong>di</strong> misura per la Forza<br />

Unità <strong>di</strong> misura Pa at bar<br />

Pa 1 1.02 10 -5 10 -5<br />

at 98066.5 1 0.980665<br />

bar 10 5 1.02 1<br />

Tabella 6: Unità <strong>di</strong> misura per la Pressione<br />

Unità <strong>di</strong> misura J kgf.m kWh kcal<br />

J 1 0.102 2.78 10 -7 0.2388 10 -3<br />

kgf.m 9.80665 1 2.72 10 -6 2.34 10 -3<br />

kWh 3.6 10 6 3.6 10 5 1 632.4<br />

kcal 4186.8 426.9 0.735 1<br />

Tabella 7: Unità <strong>di</strong> misura per l’Energia<br />

Unità <strong>di</strong> misura W kgf.m/s CV kcal/h<br />

W 1 0.102 1.36 10 -3 0.85984<br />

kgf.m/s 9.80665 1 1.33 10 -2 8.432<br />

CV 735.5 75 1 632.4<br />

Kcal/h 1.163 0.1186 1.58 10 -3 1<br />

Tabella 8: Unità <strong>di</strong> misura per la Potenza


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

4<br />

1.2 COSTANTI FISICHE NOTEVOLI ED UNIVERSALI<br />

Spesso nella Termotecnica e in ogni caso nelle applicazioni impiantistiche <strong>di</strong> tutti i tipi occorre<br />

ricordare alcune costanti fisiche importanti o universali 5 . Pertanto nella tabella seguente si ha un elenco<br />

fra le costanti <strong>di</strong> maggior interesse.<br />

Costante universale dei gas perfetti<br />

R* =8.31445 kJ/kmol.K<br />

Numero <strong>di</strong> Avogadro N =6.02293 10 26<br />

Volume molare del gas ideale (1 atm, 273.15 K) V =22.4139 m³/kmol<br />

Costante <strong>di</strong> Boltzmann<br />

K =1.38045 10 -23 J/K<br />

Costante <strong>di</strong> Stefan Boltzmann σ =5.67051 10 -8 W/(m²K 4 )<br />

Costante <strong>di</strong> Planck<br />

H =6.62517 10 -34 Js<br />

Velocità della luce nel vuoto<br />

C =2.997925 10 8 m/s<br />

Prima costante della ra<strong>di</strong>azione (Planck) c 1 =2πhc²= 3.7417749 10 -16 Wm²<br />

Seconda costante della ra<strong>di</strong>azione (Planck) c 2 =hc/k= 0.01438769 m K<br />

Accelerazione <strong>di</strong> gravità standard<br />

g= 9.80665 m/s²<br />

Tabella 9: Alcune costanti universali<br />

1.3 VALORI COMUNI DI ALCUNE PROPRIETÀ TERMOFISICHE DEI CORPI<br />

Sempre più spesso mi accorgo che gli Allievi Ingegneri ed Architetti al 3° o al 4° anno del loro<br />

corso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> rimangono del tutto paralizzati <strong>di</strong>nanzi alla richiesta <strong>di</strong> alcuni valori comuni <strong>di</strong> uso pratico<br />

comune nella Fisica Tecnica, nella Termotecnica e nell’impiantistica in generale. Non capisco per quale<br />

motivo la densità dell’acqua o il suo calore specifico a pressione costante debbono essere causa <strong>di</strong> notti<br />

insonni.<br />

Eppure fin dalla scuola me<strong>di</strong>a questi valori sono definiti in modo chiaro ed inequivocabile, senza<br />

contare il fatto che prima <strong>di</strong> arrivare al 3° anno c’è sempre uno o due corsi <strong>di</strong> Fisica Generale che questi<br />

valori necessariamente li definisce.<br />

Spero che anche questa tabella sia tenuta nella necessaria considerazione per il prosiegui <strong>di</strong> questo<br />

testo.<br />

Dati caratteristici dell’acqua<br />

Densità (massa specifica) dell’acqua a 0°C<br />

Volume specifico dell’acqua a 0 °C<br />

Calore specifico a pressione costante dell’acqua a 0 °C<br />

Calore specifico a pressione costante del vapore d’acqua a 0 °C<br />

Calore latente <strong>di</strong> vaporizzazione dell’acqua a 0°C<br />

Viscosità cinematica dell’acqua a 0 °C<br />

Tabella 10: Alcuni dati caratteristici dell’acqua<br />

1000 kg/m³<br />

0.001 m³/kg<br />

4.186 kJ/kg.K<br />

1.92 kJ/kg.K<br />

2501 kJ/kg<br />

1.02 10 -6 m²/s<br />

Dati caratteristici dell’aria<br />

Densità (massa specifica) dell’aria a 0 °C<br />

1.29 kg/m³<br />

Volume specifico dell’aria a 0 °C<br />

0.776 m³/kg<br />

Calore specifico a pressione costante a 0 °C<br />

1.005 kJ/kg.K<br />

Tabella 11: Alcuni dati caratteristici dell’aria<br />

Nei manuali specializzati sono riportati i dati termotecnici ed entalpici relativi a vari flui<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

lavoro (acqua, vapore, aria, freon vari …) e ad essi si rimanda per un riferimento più approfon<strong>di</strong>to e<br />

completo.<br />

5 Cioè che si riferiscono a Leggi fisiche fondamentali, quali la costante dei gas perfetti, il Numero <strong>di</strong> Avogadro, …-


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

5<br />

2 RICHIAMI DI TERMODINAMICA E TRASMISSIONE DEL CALORE<br />

Anche se il corso <strong>di</strong> Impianti Tecnici è preceduto da quello <strong>di</strong> Fisica Tecnica, accade spesso che<br />

gli Allievi <strong>di</strong>mentichino alcuni concetti fondamentali <strong>di</strong> quest’ultimo corso, della quale gli Impianti<br />

sono, <strong>di</strong> fatto, una applicazione pratica.<br />

Si vuole qui richiamare alcuni concetti fondamentali sia <strong>di</strong> Termo<strong>di</strong>namica che <strong>di</strong> Trasmissione<br />

del Calore in modo da uniformare il linguaggio <strong>di</strong> base utilizzato nel prosieguo del Corso 6 .<br />

2.1 IL SISTEMA TERMODINAMICO<br />

L’approccio al problema della Termo<strong>di</strong>namica va comunque impostato considerando il sistema<br />

termo<strong>di</strong>namico al quale saranno applicate sollecitazioni esterne che poi determineranno le variazioni delle<br />

grandezze interne (risposta del sistema). Si definisce sistema termo<strong>di</strong>namico una qualunque regione<br />

<strong>di</strong> spazio separata da una superficie esterna, anche ideale, dall'ambiente circostante.<br />

LAVORO USCENTE<br />

MASSA ENTRANTE<br />

SUPERFICIE DI SEPARAZIONE<br />

SISTEMA<br />

MASSA USCENTE<br />

CALORE ENTRANTE<br />

Figura 1: Rappresentazione <strong>di</strong> un sistema termo<strong>di</strong>namico<br />

Un sistema termo<strong>di</strong>namico può al limite essere anche una regione <strong>di</strong> spazio vuota. In generale un<br />

sistema termo<strong>di</strong>namico contiene della materia (in senso generalizzato) e subisce interazioni (scambi <strong>di</strong> forze,<br />

energia, materia) con l'esterno e/o anche fra parti interne dello stesso sistema termo<strong>di</strong>namico.<br />

La definizione della superficie esterna <strong>di</strong> separazione é del tutto arbitraria: possiamo, ad esempio,<br />

definire sistema termo<strong>di</strong>namico il <strong>volume</strong> interno <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio e pertanto la superficie <strong>di</strong> separazione é la<br />

superficie interna dello stesso e<strong>di</strong>ficio. La superficie esterna è del tutto arbitraria e possiamo sempre<br />

ridurre o aumentare lo spazio esterno, ad esempio possiamo considerare la superficie <strong>di</strong> inviluppo <strong>di</strong><br />

una stanza, <strong>di</strong> due stanze, <strong>di</strong> un intero piano, <strong>di</strong> tutto l’e<strong>di</strong>fico, <strong>di</strong> più e<strong>di</strong>fici,….È sempre possibile,<br />

quin<strong>di</strong>, considerare un sistema termo<strong>di</strong>namico che comprenda l'ambiente esterno tracciando una nuova<br />

superficie <strong>di</strong> separazione ancora più ampia, ovvero si può sud<strong>di</strong>videre il sistema termo<strong>di</strong>namico in più<br />

sottosistemi sud<strong>di</strong>videndo il <strong>volume</strong> primitivo in zone comprese in esso. Lo stesso si può <strong>di</strong>re se<br />

consideriamo come sistema termo<strong>di</strong>namico il cilindro <strong>di</strong> un motore o tutti e quattro i cilindri o l’intero<br />

motore. In definitiva l’arbitrarietà della scelta della superficie <strong>di</strong> separazione consente <strong>di</strong> focalizzare<br />

l’attenzione sulla parte <strong>di</strong> spazio da stu<strong>di</strong>are: il sistema termo<strong>di</strong>namico appunto. Il massimo sistema<br />

termo<strong>di</strong>namico che comprende anche tutto l’ambiente esterno è detto universo.<br />

A seconda delle possibilità <strong>di</strong> scambio con l'esterno un sistema termo<strong>di</strong>namico si <strong>di</strong>rà:<br />

⋅ aperto : se può scambiare massa e/o energia con l'esterno;<br />

6 Gli argomenti qui presentati sono tratti dal testo “FISICA TECNICA AMBIENTALE”, autore prof. Ing. Giuliano<br />

Cammarata, e<strong>di</strong>tore Mc Graw Hill Book Company Italia. Per ulteriori approfon<strong>di</strong>menti dei <strong>di</strong>versi argomenti richiamati in questo<br />

Volume si rimanda a questo testo.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

6<br />

⋅<br />

⋅<br />

chiuso : se può scambiare solo energia ma non massa con l'ambiente esterno;<br />

isolato : se non può scambiare né massa né energia con l'ambiente esterno.<br />

La Termo<strong>di</strong>namica stu<strong>di</strong>a le trasformazioni dei sistemi termo<strong>di</strong>namici, cioè tutte quelle azioni che<br />

portano ad avere scambi <strong>di</strong> materia e/o <strong>di</strong> energia fra sistemi e l'esterno o anche all'interno degli stessi<br />

sistemi. Essa, quin<strong>di</strong>, ha vali<strong>di</strong>tà generale ed è la Scienza Principale alla quale tutte le altre fanno<br />

riferimento potendosi sempre in<strong>di</strong>care come casi particolari e specialistici della Termo<strong>di</strong>namica.<br />

Un sistema termo<strong>di</strong>namico si <strong>di</strong>ce in equilibrio termo<strong>di</strong>namico se ogni sua parte é<br />

contemporaneamente in equilibrio <strong>di</strong> massa e <strong>di</strong> energia. Pertanto in un sistema termo<strong>di</strong>namico non si<br />

hanno trasformazioni energetiche (ad esempio reazioni chimiche) o meccaniche (parti in movimento<br />

che trasformano energia potenziale in cinetica). In genere, anche in considerazione delle<br />

approssimazioni che saranno necessariamente applicate nel prosieguo del Corso, <strong>di</strong>remo che un sistema<br />

termo<strong>di</strong>namico è in equilibrio termo<strong>di</strong>namico meccanico quando sono costanti la temperatura, la pressione e il<br />

<strong>volume</strong> specifico. Per quanto riguarda l’equilibrio chimico nell’ambito del Corso <strong>di</strong> Fisica Tecnica<br />

supporremo presente una sola specie chimica o, se più <strong>di</strong> una, che non si abbiano reazioni chimiche fra<br />

loro, come ad esempio nel caso dell’aria umida 7 . Naturalmente quanto sopra detto costituisce una<br />

semplificazione del problema e spesso anche piuttosto grossolana; si tratta, però, <strong>di</strong> una semplificazione<br />

necessaria perché si possa effettivamente fare scienza sul sistema termo<strong>di</strong>namico, nel senso che solo in<br />

queste con<strong>di</strong>zioni possiamo scrivere equazioni <strong>di</strong> bilancio risolvibili e non <strong>di</strong>sequazioni <strong>di</strong>fficilmente<br />

risolvibili. In mancanza <strong>di</strong> queste semplificazioni tutti i problemi pratici sarebbero irrisolvibili o<br />

<strong>di</strong>fficilmente risolvibili.<br />

2.2 EQUAZIONE DELL'ENERGIA PER I SISTEMI APERTI<br />

Per potere stu<strong>di</strong>are i sistemi termo<strong>di</strong>namici occorre scrivere relazioni fisiche tra le variabili che<br />

sono interessate dal problema. In genere questo richiede una conoscenza della Termo<strong>di</strong>namica<br />

Applicata e della Fisica Sperimentale. Considerate le finalità del corso si vuole qui enunciare una delle<br />

equazioni più importanti della Termo<strong>di</strong>namica e che costituisce uno strumento fondamentale <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>o e analisi dei sistemi termo<strong>di</strong>namici anche complessi.<br />

Essa rappresenta uno strumento <strong>di</strong> analisi formidabile e ricchissimo <strong>di</strong> applicazioni e che sarà lo<br />

strumento principale per il prosieguo degli stu<strong>di</strong>. Si sta facendo riferimento alla cosiddetta equazione<br />

dell'energia per i sistemi aperti. Da quest'equazione si possono derivare facilmente le altre forme<br />

valide per i sistemi chiusi e per i sistemi isolati. Prima <strong>di</strong> descrivere questa equazione <strong>di</strong> bilancio, detta<br />

anche Primo Principio della Termo<strong>di</strong>namica per i sistemi aperti, é opportuno fare qualche<br />

richiamo su alcuni concetti fondamentali <strong>di</strong> Fisica Generale.<br />

2.2.1 GRANDEZZE SPECIFICHE<br />

Le grandezze che interessano la Termo<strong>di</strong>namica sono molte ma non tutte saranno esaminate in<br />

questo corso. Possiamo classificare le grandezze in due categorie:<br />

⋅ grandezze estensive: cioè tali <strong>di</strong>pendere dall'estensione del soggetto, ad esempio dalla massa<br />

presente nel sistema. Sono grandezze estensive il <strong>volume</strong>, la massa, l'energia interna, l'entalpia,<br />

l'entropia, l'exergia,...;<br />

⋅<br />

grandezze intensive: cioè tali da non <strong>di</strong>pendere dall'estensione del soggetto: ad esempio, la<br />

pressione, la temperatura, ....<br />

Le grandezze estensive possono essere rese intensive <strong>di</strong>videndole per la massa alla quale si<br />

riferiscono ed ottenendo le grandezze specifiche. Useremo spesso tali grandezze perché ci<br />

7 Si definisce Aria Umida, come si vedrà nel prosieguo, una miscela <strong>di</strong> aria secca (composta da gas incondensabili<br />

quali O 2, N 2, CO, NO x Ar, ……) e vapore acqueo che, invece è condensabile. Si stu<strong>di</strong>eranno nel prosieguo le trasformazioni<br />

dell’aria umida (Psicrometria).


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

7<br />

consentono <strong>di</strong> generalizzare il problema e <strong>di</strong> utilizzare i piani termo<strong>di</strong>namici in modo in<strong>di</strong>pendente dalla<br />

massa presente nel sistema. Le grandezze specifiche sono pertanto sempre riferite all'unità <strong>di</strong> massa<br />

e si es<strong>primo</strong>no, ad esempio, come :<br />

⋅ <strong>volume</strong> specifico [<strong>volume</strong>/chilogrammo] [m 3 /kg]<br />

⋅ massa specifica (o anche densità) [chilogrammi/metro³] [kg/m 3 ]<br />

⋅ energia specifica [energia/chilogrammo] [J/kg]<br />

Si osservi che il <strong>volume</strong> specifico é l'inverso della massa specifica e viceversa. Quando parliamo <strong>di</strong><br />

energia specifica inten<strong>di</strong>amo riferirci a qualunque forma <strong>di</strong> energia, sia essa meccanica (cinetica e<br />

potenziale), elettrica, termica, chimica,....<br />

2.2.2 FORME DI ENERGIA FONDAMENTALI<br />

Per gli scopi del corso si prenderanno in considerazione solamente alcune forme energetiche e<br />

verranno volutamente trascurate altre anche molto importanti. Si richiamano qui brevemente alcune<br />

equazioni fondamentali della Fisica:.<br />

⋅ Energia Cinetica: é l'energia posseduta dai corpi in movimento e si esprime con la<br />

relazione: E cin = 1 2 mw2 , ove m é la massa (kg) del corpo e w é la velocità da esso posseduta (<br />

m/s);<br />

⋅<br />

Energia Potenziale é l'energia posseduta dai corpi posti ad una certa altezza dal suolo e si<br />

esprime me<strong>di</strong>ante la relazione : E pot = mgh , ove m é la massa del corpo (kg), g é l'accelerazione<br />

<strong>di</strong> gravità (9,81 m/s 2 ) ed h é l'altezza dal suolo a cui si trova il corpo (m);<br />

⋅ Energia Termica: é l'energia interna posseduta da un corpo ed é dovuta all'agitazione<br />

molecolare interna delle particelle che lo costituiscono. E' possibile trovare relazioni che legano<br />

l'energia interna con varie grandezze atomiche o molecolari del corpo. In questa sede ci<br />

interessa sapere che l'energia interna <strong>di</strong> un corpo si può calcolare me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />

du=mc v dT, ove m é la massa del corpo, c v é il calore specifico a <strong>volume</strong> costante 8 (espresso in<br />

J/(kgK) o anche J/(kg°C) ) e infine dT é la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura (in °C o anche in K) fra lo<br />

stato iniziale e lo stato finale della trasformazione termo<strong>di</strong>namica;<br />

8<br />

Si definisce calore specifico l'energia che si deve fornire ad 1 kg <strong>di</strong> un corpo per far variare la sua<br />

temperatura <strong>di</strong> 1°C (coincidente anche con 1 K) lungo una trasformazione prefissata. Se la trasformazione é a <strong>volume</strong> costante<br />

si ha il calore specifico a <strong>volume</strong> costante, se la trasformazione é a pressione costante si ha il calore specifico a pressione costante. Se si<br />

considera una trasformazione isotermica (cioè a temperatura costante) il calore specifico tende ad infinito poiché occorre una<br />

quantità infinita <strong>di</strong> energia per far variare la temperatura <strong>di</strong> un corpo che si mantiene a temperatura costante. Se si considera<br />

una trasformazione senza scambi <strong>di</strong> calore con l'esterno (detta anche a<strong>di</strong>abatica) si ha calore specifico nullo.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

8<br />

p<br />

p<br />

gas<br />

Figura 2: Schematizzazione del lavoro termo<strong>di</strong>namico.<br />

⋅ Lavoro Termo<strong>di</strong>namico: é il lavoro compiuto da un fluido (solitamente ci si riferisce ad un<br />

gas) quando subisce una trasformazione <strong>di</strong> espansione (lavoro positivo) o <strong>di</strong> compressione<br />

(lavoro negativo). In Figura 2 é dato l'esempio <strong>di</strong> un pistone che comprime un gas in cilindro <strong>di</strong><br />

sezione S. Se p é la pressione che esso esercita sul gas, supponendo che non ci siano attriti nel<br />

movimento del pistone, si deduce che il lavoro (dato dal prodotto della forza per spostamento<br />

nella <strong>di</strong>rezione della forza) é: L=pV mentre il lavoro specifico é dato dal prodotto l=pv con v<br />

<strong>volume</strong> specifico del fluido.<br />

⋅ Energia Elettrica: é l'energia posseduta da una carica elettrica sottoposta ad una <strong>di</strong>fferenza<br />

<strong>di</strong> potenziale ed é data dalla relazione: E elet = QV , ove Q é la carica elettrica (in Coulomb) e<br />

DV é la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale (in Volt) cui é sottoposta;<br />

⋅ Energia Chimica: é l'energia che si viene a liberare (o che bisogna fornire) quando avviene<br />

una reazione chimica. Ai fini del corso le reazioni chimiche che ci interessano sono quelle <strong>di</strong><br />

combustione (cioè <strong>di</strong> combinazione del combustibile con l'ossigeno) e l'energia che si libera<br />

viene caratterizzata dal potere calorifico inferiore definito come l'energia termica (in Joule) che<br />

si ottiene bruciando completamente a temperatura costante un kg <strong>di</strong> combustibile e lasciando<br />

andare via i fumi con il vapore acqueo che si viene a formare dalla combustione. Pertanto il<br />

P.C.I. si misura in J/kg o meglio dal multiplo kJ/kg. Ad esempio il potere calorifica inferiore<br />

del gasolio (P.C.I.) é <strong>di</strong> circa 42.000 kJ/kg corrispondenti a circa 10.400 kcal/kg nel S.T;<br />

⋅ Energia <strong>di</strong> Flusso: é l'energia necessaria per immettere o estrarre una massa da un sistema<br />

termo<strong>di</strong>namico (ad esempio per immettere o estrarre aria in una camera d'aria); essa si calcola<br />

me<strong>di</strong>ante la relazione : E flusso = pV , ove p é la pressione del sistema nel punto considerato (in<br />

Pa cioè in N/m 2 ) e V é il <strong>volume</strong> del fluido introdotto o estratto dal sistema (espresso in m 3 ).<br />

Come già detto in precedenza, si farà riferimento quasi sempre alle grandezze specifiche per cui<br />

avremo la seguente tabella riassuntiva:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

9<br />

ENERGIA SPECIFICA RELAZIONE FISICA UNITÀ DI MISURA<br />

Energia Cinetica e cin= w 2 /2 J/kg<br />

Energia Potenziale e po = gh J/kg<br />

Energia Termica u= c vdT J/kg<br />

Energia Chimica P.C.I. J/kg<br />

Lavoro <strong>di</strong> flusso e flusso= pv J/kg<br />

Tabella 12: Relazioni fra le unità <strong>di</strong> misura<br />

Si definiranno nel prosieguo altre forme <strong>di</strong> energia <strong>di</strong> interesse termo<strong>di</strong>namico.<br />

2.2.3 EQUAZIONE DI BILANCIO PER UN SISTEMA APERTO<br />

Prima <strong>di</strong> passare allo sviluppo dell’equazione dell’energia per i sistemi aperti è opportuno<br />

soffermarci sulla metodologia che si utilizzerà nel prosieguo. Se consideriamo un sistema<br />

termo<strong>di</strong>namico aperto (ve<strong>di</strong> Figura 1) possiamo scrivere una serie <strong>di</strong> equazioni <strong>di</strong> bilancio per varie<br />

grandezze fisiche o chimiche o comunque <strong>di</strong> interesse ingegneristico.<br />

Ad esempio ci potrà interessare il bilancio <strong>di</strong> massa o <strong>di</strong> energia o <strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> moto o <strong>di</strong> specie<br />

molecolari , …….<br />

In ogni caso occorre scrivere un’equazione <strong>di</strong> bilancio la cui forma matematica è sempre la stessa<br />

ed è necessario averla ben in mente e non solo per gli sviluppi della Fisica Tecnica.<br />

Se il sistema è aperto e può scambiare massa e/o energia solo attraverso punti <strong>di</strong>screti <strong>di</strong> transito<br />

e siamo in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> regime non stazionario 9 allora l’equazione <strong>di</strong> bilancio <strong>di</strong>screta per qualunque<br />

grandezza si desideri esaminare è sempre scritta nella seguente forma:<br />

Grandezza_Entrante - Grandezza_Uscente + Grandezza_Sorgente_Interna = Grandezza_Accumulata<br />

Uno dei concetti fondamentali per potere scrivere equazioni <strong>di</strong> bilancio <strong>di</strong> qualsivoglia grandezza<br />

é quello <strong>di</strong> accumulo in un sistema termo<strong>di</strong>namico. Facciamo un esempio con quanto succede con un<br />

serbatoio <strong>di</strong> acqua che riceve da un rubinetto una certa quantità <strong>di</strong> acqua e ne cede me<strong>di</strong>ante un<br />

secondo rubinetto un'altra quantità.<br />

Avviene, si intuisce, che se la quantità <strong>di</strong> acqua immessa é uguale a quella prelevata il livello <strong>di</strong><br />

acqua del serbatoio rimane costante altrimenti se si immette più acqua <strong>di</strong> quanta se ne prelevi si ha un<br />

innalzamento del livello e, viceversa, se si preleva più acqua <strong>di</strong> quanta se ne immetta si ha un<br />

abbassamento del livello.<br />

In questo esempio il livello dell'acqua é proporzionale alla massa <strong>di</strong> acqua presente nel serbatoio e<br />

la grandezza presa come riferimento é la massa <strong>di</strong> acqua immessa, prelevata o accumulata, la cui<br />

in<strong>di</strong>cazione visiva esterna è data dall’altezza del liquido nel serbatoio stesso. In generale nel caso <strong>di</strong> un<br />

sistema termo<strong>di</strong>namico parleremo <strong>di</strong> scambi energetici (oltre che <strong>di</strong> massa) e l'accumulo va quin<strong>di</strong><br />

riferito all'energia. Avviene pertanto che l'accumulo <strong>di</strong> energia all'interno <strong>di</strong> un sistema termo<strong>di</strong>namico<br />

fa variare la sua energia interna 10 termica, cioè il sistema si riscalda se l'energia interna aumenta (ve<strong>di</strong> in<br />

particolare la relazione U = mc v T che mette in relazione <strong>di</strong> proporzionalità, a parità <strong>di</strong> massa e calore<br />

specifico, l'energia U con la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura) o si raffredda se l'energia interna <strong>di</strong>minuisce. Ne<br />

segue che è la temperatura l’in<strong>di</strong>catore macroscopico esterno della variazione dell’energia interna del sistema e<br />

quin<strong>di</strong> dell’accumulo energetico che è avvenuto.<br />

Nelle equazioni <strong>di</strong> bilancio energetico per i sistemi termo<strong>di</strong>namici scriveremo solamente i termini<br />

relativi alle energie in gioco. Va però detto che unitamente all'equazione <strong>di</strong> bilancio dell'energia occorre<br />

1 9 Si vedrà nel seguito cosa comporta l’ipotesi <strong>di</strong> stazionarietà.<br />

2<br />

10<br />

In generale l'accumulo fa variare l'energia globale del sistema, intesa come somma <strong>di</strong> tutte le forme <strong>di</strong><br />

energia interne al sistema stesso. Così si avrà energia interna se la natura é solo termica, cinetica, potenziale,... Per<br />

semplicità della trattazione e per mancanza <strong>di</strong> adeguati strumenti matematici faremo riferimento alla sola energia<br />

interna <strong>di</strong> tipo termico ma si sottolinea la semplificazione che si sta effettuando.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

10<br />

scrivere anche (e non solo, come si vedrà nel capitolo della Trasmissione del Calore) l'equazione <strong>di</strong> bilancio<br />

della massa nei termini dati dalla relazione:<br />

Massa_Entrante - Massa_Uscente + Massa_ Sorgenti_Interne = Massa_Accumulata<br />

Quasi sempre quest'equazione verrà sottintesa perché si assumerà la massa entrante (o più<br />

specificatamente la portata <strong>di</strong> massa entrante) eguale alla portata <strong>di</strong> massa uscente e per conseguenza,<br />

essendo nullo il termine relativo alla sorgente interna, si ha che anche l'accumulo <strong>di</strong> massa é nullo. Si<br />

supporrà, pertanto, che si verifichino con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stazionarietà.<br />

Nei casi in cui quest'ipotesi non risulta valida allora occorre verificare l'equazione <strong>di</strong> bilancio<br />

sopra in<strong>di</strong>cata. Infine va osservato che non é necessario avere un solo flusso entrante ed uno uscente<br />

ma, più in generale, si possono avere più flussi entranti ed uscenti ed anche in numero fra loro <strong>di</strong>versi<br />

ma con la con<strong>di</strong>zione che, a regime stazionario (cioè con accumulo <strong>di</strong> massa nullo) sia la massa totale<br />

entrante pari a quella uscente. Va osservato, inoltre, che non è necessario avere un solo punto <strong>di</strong><br />

ingresso ed uno <strong>di</strong> uscita o che il numero dei punti <strong>di</strong> ingresso sia pari a quelli <strong>di</strong> uscita. E’ importante<br />

verificare globalmente la precedente equazione per tutti gli ingressi e per tutte le uscite del sistema:<br />

Σ Tutte le entrateMassa_Entrante) – Σ Tutte le uscite (Massa_Uscente) + Massa_ Sorgenti_Interne = Massa_Accumulata<br />

2.3 EQUAZIONE DELL’ENERGIA PER I SISTEMI APERTI<br />

Passiamo adesso a scrivere l'equazione <strong>di</strong> bilancio energetico detta anche equazione<br />

dell'energia per i sistemi aperti. Con riferimento alla Figura 3 si consideri un sistema termo<strong>di</strong>namico<br />

aperto che scambia lavoro L nell'unità <strong>di</strong> tempo ed energia termica Q nell'unità <strong>di</strong> tempo con l'esterno e<br />

attraverso due sezioni <strong>di</strong> passaggio denominate 1 e 2 scambi anche massa. Più specificatamente<br />

in<strong>di</strong>chiamo con mɺ la portata <strong>di</strong> massa definita come rapporto fra la quantità <strong>di</strong> massa entrante o uscente<br />

dal sistema per unità <strong>di</strong> tempo ed é espressa in kg/s nel S.I. e in kg p /h nel S.T.<br />

In parentesi per ciascuna delle portate, in<strong>di</strong>cate con 1 quella entrante e con 2 quella uscente, si<br />

hanno energie specifiche (ve<strong>di</strong> tabella paragrafo 2.2.2) e in particolare:<br />

⋅ energia specifica cinetica : w 2 /2 (J/kg);<br />

⋅ energia specifica potenziale : gz (J/kg);<br />

⋅ energia specifica interna : u (J/kg);<br />

⋅ energia specifica <strong>di</strong> flusso : pv (J/kg);<br />

⋅ energia specifica varia : e (J/kg)<br />

Poiché la portata ha <strong>di</strong>mensioni kg/s il prodotto <strong>di</strong> mɺ per i termini in parentesi ha <strong>di</strong>mensioni:<br />

kg J<br />

s kg<br />

= [ J s ] = [W]


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

11<br />

LAVORO USCENTE<br />

L'<br />

MASSA ENTRANTE<br />

SUPERFICIE DI SEPARAZIONE<br />

2<br />

⎛ w<br />

⎞<br />

1<br />

mɺ<br />

1 ⎜ gz1 + + u1 + p1v1 + e1<br />

⎟<br />

⎝ 2<br />

⎠<br />

SISTEMA<br />

2<br />

⎛ w ⎞<br />

Eσ<br />

= ∫ ⎜ gz + + u + e⎟dm<br />

M σ<br />

⎝ 2 ⎠<br />

MASSA USCENTE<br />

CALORE ENTRANTE Q'<br />

2<br />

⎛ w<br />

⎞<br />

2<br />

mɺ<br />

2 ⎜ gz2 + + u2 + p2v2 + e2<br />

⎟<br />

⎝ 2<br />

⎠<br />

Figura 3: Sistema Aperto – Con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> scambio<br />

Pertanto tutti i termini <strong>di</strong> scambio del sistema sono potenze e pertanto possiamo scrivere il<br />

seguente bilancio delle potenze (cioè <strong>di</strong> energia nell'unità <strong>di</strong> tempo):<br />

Potenza_Entrante - Potenza_Uscente + Potenza_Sorgenti = Potenza_Accumulata [1]<br />

Nello scrivere materialmente il bilancio energetico é bene ricordare che in Termo<strong>di</strong>namica vale<br />

la seguente convenzione dei segni:<br />

⋅ il lavoro é positivo se é uscente dal sistema (cioè é il sistema a farlo) e negativo quando é<br />

entrante;<br />

⋅<br />

il calore é positivo quando é entrante nel sistema (in modo che il sistema lo trasformi in lavoro<br />

positivo uscente) e negativo quando è uscente.<br />

In Figura 3 si sono in<strong>di</strong>cati con le frecce i versi positivi sia del lavoro che del calore scambiati con<br />

l'ambiente esterno. L'equazione <strong>di</strong> bilancio sopra in<strong>di</strong>cata é del tutto generale può essere scritta per<br />

qualunque forma <strong>di</strong> scambio.<br />

Sostituendo nell'equazione [1] i termini <strong>di</strong> energia specifica associati alle portate <strong>di</strong> massa entrante<br />

ed uscente dal sistema, con i segni che loro competono per i versi in<strong>di</strong>cati, e tenendo presente che non<br />

abbiamo sorgenti interne si ottiene la seguente equazione <strong>di</strong> bilancio:<br />

2 2<br />

⎛ w<br />

⎞ ⎛<br />

1<br />

w<br />

⎞<br />

2<br />

∂Eσ<br />

mɺ 1 ⎜ + gz1 + p1v1 + e1 ⎟ + Qɺ<br />

− Lɺ<br />

− mɺ 2 ⎜ + gz2 + p2v2 + e2<br />

⎟ =<br />

[2]<br />

⎝ 2 ⎠ ⎝ 2<br />

⎠ ∂τ<br />

ove E sistema é l’energia totale all'interno del sistema termo<strong>di</strong>namico.<br />

L'equazione [2] é l'equazione dell'energia per i sistemi aperti in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> regime non<br />

stazionario. Essa é la forma più generale (non relativistica) dell'equazione dell'energia ed ha vali<strong>di</strong>tà<br />

molto vasta ed è la forma che utilizzeremo quando si parlerà <strong>di</strong> transitorio termico dell’e<strong>di</strong>ficio.<br />

2.4 EQUAZIONE DELL'ENERGIA PER I SISTEMI CHIUSI<br />

Come caso particolare della [2] si ricava ora l'equazione dell'energia per i sistemi chiusi. Come già<br />

detto in precedenza, un sistema é chiuso quando non scambia massa con l'esterno ma può scambiare


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

12<br />

solo energia. Pertanto le portate entranti e uscenti dovranno essere nulle e l'equazione si riduce alla<br />

seguente:<br />

Qɺ − Lɺ = Eɺ<br />

σ<br />

ove Ε σ è l’energia interna totale del sistema e tutti i termini sono omogenei a potenze e in<br />

particolare anche il secondo membro é una variazione <strong>di</strong> energia nell'unità <strong>di</strong> tempo e più<br />

specificatamente dell'energia interna totale del sistema U. Se una relazione vale per le potenze vale<br />

anche per le energie e cioè possiamo scrivere, togliendo il segno <strong>di</strong> derivata temporale, Q ed L e<br />

in<strong>di</strong>cando con U l'energia interna si ha la relazione 11 :<br />

Q − L = U<br />

che é nota come Primo principio della Termo<strong>di</strong>namica per i sistemi chiusi. Probabilmente è<br />

questa la forma più conosciuta del Primo Principio da parte degli Allievi. In Fisica Generale e in Chimica<br />

Generale, infatti, ci si interessa quasi esclusivamente <strong>di</strong> sistemi chiusi.<br />

2.5 EQUAZIONE DELL'ENERGIA PER I SISTEMI ISOLATI<br />

Anche se in forma semplificata la [2] può essere ridotta per i sistemi isolati che, pertanto, non<br />

scambiano né massa né energia con l'esterno. Tutto il <strong>primo</strong> membro <strong>di</strong>viene nullo e resta solo:<br />

E sistema =costante [3]<br />

Questo risultato è generalizzato poiché altre all'energia interna si ha che l'energia totale del<br />

sistema (che comprende, oltre all'energia interna U anche l'energia potenziale, cinetica, chimica,...) deve<br />

essere costante. In pratica la [3] ci <strong>di</strong>ce che per un sistema isolato le sole trasformazioni energetiche<br />

possibili sono <strong>di</strong> trasformazioni <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> energie in altre ma sempre in modo tale che l’energia totale<br />

rimanga costante. La [3] ha un grande significato fisico (e filosofico): un sistema isolato si evolve in modo tale<br />

da avere sempre costante la sua energia totale, ovvero ogni trasformazione in un sistema isolato avviene a<br />

spese (me<strong>di</strong>ante trasformazione) <strong>di</strong> altre forme <strong>di</strong> energia.<br />

Si pensi, ad esempio, alla Terra come un sistema isolato 12 , consegue che tutte le trasformazioni<br />

avvengono a spese <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> energia interna della Terra stessa. L'energia consumata nei motori delle<br />

auto, infatti, é ottenuta a spese dell'energia chimica contenuta nei prodotti fossili e negli oli combustibili<br />

estratti dalla Terra.<br />

La produzione <strong>di</strong> energia elettrica me<strong>di</strong>ante bacini idroelettrici (trasformazione <strong>di</strong> energia<br />

potenziale del bacino <strong>di</strong> raccolta) e me<strong>di</strong>ante centrali termiche ad olio combustibile (trasformazione <strong>di</strong><br />

energia chimica in energia termica e poi in energia meccanica ed elettrica) o me<strong>di</strong>ante centrali nucleari<br />

(trasformazione dell'energia nucleare in energia termica, poi in energia meccanica e poi elettrica) é<br />

sempre dovuta a trasformazioni <strong>di</strong> risorse interne.<br />

L'uso dell'energia solare ed eolica (il vento nasce dallo spostamento <strong>di</strong> correnti <strong>di</strong> aria fra zone<br />

della superficie terrestre a <strong>di</strong>versa temperatura e quin<strong>di</strong> si può considerare una <strong>di</strong>retta conseguenza e<br />

trasformazione dell'energia solare) é invece un utilizzo <strong>di</strong>retto dell'energia che ci arriva dall'esterno e<br />

quin<strong>di</strong> al <strong>di</strong> fuori del bilancio sopra in<strong>di</strong>cato.<br />

Per un sistema solido l’energia totale interna, trascurando le altre forme energetiche (chimiche,<br />

elettromagnetiche, nucleari,…) si riduce alla sola energia termica interna che può essere scritta nella<br />

forma:<br />

E = Mc ∆<br />

σ v<br />

T<br />

In particolare il calore specifico a <strong>volume</strong> costante, c v , è coincidente con quello a pressione<br />

costante, c p , e quin<strong>di</strong> si può usare in<strong>di</strong>fferentemente l’uno o l’atro dei due calori specifici.<br />

11 Si osservi che si in<strong>di</strong>cano con i simboli le quantità in gioco nei bilanci e quin<strong>di</strong> è più corretto scrivere la relazione<br />

nella forma: ∆Q - ∆L=∆U.<br />

12 In realtà la terra scambia energia solare e ra<strong>di</strong>ativa con lo spazio circostante ma qui trascuriamo questi scambi<br />

perché non influenti per quello che si vuole qui <strong>di</strong>mostrare, nel senso che noi sfruttiamo poco <strong>di</strong>rettamente tale forma <strong>di</strong><br />

energia.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

13<br />

Questo significa, come si vedrà nel bilancio energetico degli e<strong>di</strong>fici, che un accumulo positivo <strong>di</strong><br />

energia porta ad un ∆T positivo (cioè ad un incremento della temperatura del sistema) ed un accumulo<br />

negativo porta ad un raffreddamento del sistema.<br />

2.6 EQUAZIONE DELL'ENERGIA PER SISTEMI APERTI IN REGIME<br />

STAZIONARIO<br />

Un caso molto importante nelle applicazioni tecniche e applicative in genere si ha quando<br />

l'accumulo <strong>di</strong> energia e <strong>di</strong> massa é nullo: si suol <strong>di</strong>re che il sistema si trova in regime stazionario.<br />

Matematicamente si <strong>di</strong>ce che si è in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stazionarietà quando non si ha accumulo per<br />

la grandezza considerata.<br />

Ciò equivale a <strong>di</strong>re che a regime stazionario la portata <strong>di</strong> massa entrante é uguale a quella uscente<br />

(altrimenti si avrebbe accumulo <strong>di</strong> massa all'interno) e che il flusso <strong>di</strong> energia entrante é uguale a quello<br />

uscente. Pertanto la [2] si semplifica ulteriormente nella seguente relazione:<br />

⎛ w<br />

⎞ ⎛ ⎞<br />

mɺ ⎜ gz p v u e ⎟ Q L mɺ<br />

⎜ gz p v u e ⎟<br />

⎝ 2 ⎠ ⎝ 2<br />

⎠<br />

2 2<br />

1<br />

w2<br />

+<br />

1<br />

+<br />

1 1<br />

+<br />

1<br />

+<br />

1<br />

+ ɺ − ɺ − +<br />

2<br />

+<br />

2 2<br />

+<br />

2<br />

+<br />

2<br />

= 0<br />

Poiché mɺ é costante possiamo <strong>di</strong>videre ambo i membri dell'equazione per questo valore e<br />

in<strong>di</strong>cando con q e l l'energia termica e il lavoro per kg <strong>di</strong> massa, trascurando (perché non ci interessa in<br />

questa sede) l’energia chimica (quin<strong>di</strong> pci) si ha:<br />

2<br />

⎛ w<br />

⎞<br />

∆ ⎜ + gz + u + pv + e⎟<br />

= q −l<br />

⎝ 2<br />

⎠<br />

ove con ∆ si é in<strong>di</strong>cato il simbolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenza fra l'uscita (con<strong>di</strong>zione 2) e l'ingresso (con<strong>di</strong>zione<br />

1). In pratica la [6] é equivalente a scrivere:<br />

w<br />

2 2<br />

2<br />

− w1<br />

2<br />

( ) ( )<br />

+ g( z2 − z1) + ⎡⎣ p2v2 + u2 − p1v 1<br />

+ u1 ⎤⎦<br />

+ ( e2 − e1<br />

) = q − l<br />

Quest'equazione può ulteriormente essere scritta in forma opportuna osservando che si definisce<br />

entalpia la grandezza:<br />

h = u + pv [5]<br />

e quin<strong>di</strong> la precedente equazione <strong>di</strong>viene:<br />

w<br />

2 2<br />

2<br />

− w1<br />

2<br />

ovvero anche, per la [6],:<br />

2 1 2 1 2 1<br />

[4]<br />

+ g( z − z ) + ( h − h ) + ( e − e ) = q − l [6]<br />

2<br />

⎛ w<br />

⎞<br />

∆ ⎜ + gz + h + e⎟<br />

= q −l<br />

⎝ 2<br />

⎠<br />

che é la forma classica dell'equazione dell'energia in regime stazionario per i sistemi aperti.<br />

Se non ci interessa l’energia e la precedente si semplifica ulteriormente nella forma seguente:<br />

2<br />

⎛ w ⎞<br />

∆ ⎜ + gz + h⎟<br />

= q −l<br />

[8]<br />

⎝ 2 ⎠<br />

L'importanza tecnica <strong>di</strong> questa relazione é enorme; essa costituisce uno degli strumenti <strong>di</strong> analisi<br />

e <strong>di</strong> calcolo più potenti per la risoluzione <strong>di</strong> problemi termo<strong>di</strong>namici anche complessi. Si vuole qui<br />

richiamare l'attenzione sul fatto che per l'applicazione della [8] occorre verificare le seguenti ipotesi:<br />

⋅ il sistema é in regime stazionario;<br />

[7]<br />

⋅<br />

la sezione <strong>di</strong> ingresso 1 é scelta sulla superficie <strong>di</strong> separazione del sistema;


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

14<br />

⋅<br />

la sezione <strong>di</strong> uscita 2 é scelta sulla superficie <strong>di</strong> separazione del sistema.<br />

Null'altro occorre avere per potere applicare l'equazione dell'energia. L'arbitrarietà della scelta<br />

delle sezioni <strong>di</strong> ingresso e uscita (fra le quali si effettua il bilancio) rende l'equazione estremamente<br />

versatile. Possiamo, infatti, scegliere tali sezioni includendo o escludendo componenti del sistema (o in<br />

generale <strong>di</strong> impianto) in modo da semplificare il bilancio energetico.<br />

2.7 TRASMISSIONE DEL CALORE<br />

Si vuole qui richiamare alcuni concetti fondamentali <strong>di</strong> Trasmissione del Calore. Non si inten<strong>di</strong> qui<br />

esaurita la trattazione <strong>di</strong> argomenti che da soli richiederebbero un intero corso annuale ma si ritiene<br />

necessario comunque affrontare gli argomenti che si ritengono più importanti per gli stu<strong>di</strong> futuri degli<br />

Allievi.<br />

La Trasmissione del Calore può avvenire con meccanismi <strong>di</strong>versi che possiamo qui classificare:<br />

⋅ Conduzione;<br />

⋅<br />

⋅<br />

Convezione;<br />

Irraggiamento.<br />

A questi si aggiunge la Diffusione <strong>di</strong> massa (e con essa anche <strong>di</strong> energia) che in questa sede non<br />

viene affrontata.<br />

Ciascun meccanismo <strong>di</strong> trasmissione è caratterizzato da peculiarità legate ai materiali, alla<br />

topologia o anche alla geometria.<br />

Non tutti questi parametri è necessario che siano presenti nei meccanismi <strong>di</strong> scambio, come<br />

vedremo nel prosieguo.<br />

Si tenga presente che l’esposizione separata dei meccanismi <strong>di</strong> scambio non deve mascherare la<br />

reale <strong>di</strong>fficoltà che si ha nella pratica <strong>di</strong> affrontare globalmente la Trasmissione del Calore spesso somma <strong>di</strong><br />

due o più modalità <strong>di</strong>verse.<br />

Così, ad esempio, il calore generato da transistor <strong>di</strong> potenza si trasmette per conduzione in<br />

superficie dove, per convezione e per irraggiamento viene <strong>di</strong>sperso nell’ambiente esterno.<br />

Le leggi fondamentali <strong>di</strong> ciascun meccanismo <strong>di</strong> trasmissione del calore sono le seguenti:<br />

Conduzione Termica<br />

Il già citato postulato <strong>di</strong> Fourier esprime il flusso termico (in W) per conduzione attraverso una<br />

parete avente facce isoterme, spessore s e conducibilità termica 13 λ, superficie S secondo l’equazione:<br />

T2 −T1<br />

∆ Q = − λ S<br />

s<br />

Convezione Termica<br />

La convezione termica è data da un insieme <strong>di</strong> fenomeni: movimento <strong>di</strong> flui<strong>di</strong> (attivato o non da<br />

<strong>di</strong>spositivi esterni) che trasportano nel loro movimento energia termica.<br />

La complessità <strong>di</strong> questi fenomeni è mascherata dalla legge <strong>di</strong> definizione <strong>di</strong> Newton che si<br />

esprime nella forma:<br />

Q = h⋅ S ⋅( T − T )<br />

ove Q è il flusso in W, h è il coefficiente <strong>di</strong> convezione termica (<strong>di</strong> cui <strong>di</strong>rà nel prosieguo), T p la<br />

temperatura della parete calda e T f la temperatura del fluido.<br />

p<br />

f<br />

13 Si <strong>di</strong>rà <strong>di</strong> questo parametro nel prosieguo.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

15<br />

Irraggiamento Termico<br />

E’ una forma particolare <strong>di</strong> trasmissione del calore attuata me<strong>di</strong>ante onde elettromagnetiche che,<br />

una volta assorbite da un corpo, si trasformano in energia interna e quin<strong>di</strong> in calore. Tutti i corpi al <strong>di</strong><br />

sopra dello 0 K emettono onde elettromagnetiche.<br />

La legge fondamentale è <strong>di</strong> Stefan – Boltzmann che per corpi grigi si esprime nella forma:<br />

4 4<br />

( )<br />

Q = σ ε SF T − T<br />

0 12 1 2<br />

con σ 0 costante pari a 5.67 . 10 –8 W/m²K 4 , ε emissività specifica del corpo (<strong>di</strong> cui si parlerà nel<br />

prosieguo) e T la temperatura assoluta, F 12 è il fattore <strong>di</strong> vista relativo allo scambio fra corpo 1 e corpo<br />

2 (<strong>di</strong> cui si <strong>di</strong>rà nel prosieguo).<br />

2.7.1 CONDUZIONE IN UNA PARETE PIANA<br />

Se consideriamo due superfici isotermiche a temperatura T 1 e T 2 , ove é T 1 >T 2 , all'interno <strong>di</strong> un<br />

materiale che supponiamo, a solo scopo semplificativo, omogeneo ed isotropo 14 allora il più volte citato<br />

postulato <strong>di</strong> Fourier <strong>di</strong>ce che (ve<strong>di</strong> Figura 4):<br />

T2 −T1<br />

∆ Q*<br />

= −λ<br />

S∆ τ [9]<br />

s<br />

ove si ha il seguente simbolismo:<br />

⋅ λ é una proprietà termofisica del corpo e viene detta conducibilità termica. Le sue unità<br />

<strong>di</strong> misura sono, nel S.I. [W/(mK)] mentre nel S.T. sono [kcal/(hm°C)];<br />

⋅ s lo spessore <strong>di</strong> materia fra le due superfici isoterme considerate. Unità <strong>di</strong> misura [m];<br />

⋅ S é la superficie attraverso la quale passa il calore. Unità <strong>di</strong> misura [m 2 ];<br />

⋅ é l'intervallo <strong>di</strong> tempo considerato. Unità <strong>di</strong> misura [s];<br />

⋅ ∆Q* é l'energia termica (in J) trasmessa nell'intervallo ∆t attraverso la superficie S <strong>di</strong> materiale<br />

avente spessore s e conducibilità termica λ e temperature T 1 e T 2 .<br />

La [9] si può scrivere anche in forma <strong>di</strong>fferenziale:<br />

∆T<br />

dQ*<br />

= − λ Sdτ<br />

[10]<br />

s<br />

Il segno negativo che compare nella [9] e [10] deriva dall'enunciato stesso del secondo principio<br />

della termo<strong>di</strong>namica secondo il quale il calore si trasmette, spontaneamente, da temperature maggiori verso<br />

temperature minori; la <strong>di</strong>fferenza T 2 - T 1 é negativa e pertanto il segno meno serve a rendere positiva la<br />

quantità <strong>di</strong> calore trasmessa.<br />

2.7.2 LA CONDUCIBILITÀ TERMICA<br />

I coefficiente λ rappresenta una proprietà termofisica del corpo in esame. Ciò significa che il<br />

suo valore é funzione solo del tipo <strong>di</strong> materiale scelto e dalle sue con<strong>di</strong>zioni fisiche (cioè a quale<br />

temperatura e in quale stato fisico, solido o liquido o gas, si trovi.<br />

Nella Tabella 13 seguente sono riportati alcuni valori <strong>di</strong> λ per i materiali più usuali. I valori sopra<br />

in<strong>di</strong>cato mostrano come λ vari molto dai materiali gassosi a soli<strong>di</strong> e in quest'ultimo caso ai conduttori.<br />

14 Un corpo si <strong>di</strong>ce omogeneo se ha caratteristiche chimiche costanti in tutti i suoi punti e si <strong>di</strong>ce isotropo se il suo<br />

comportamento non <strong>di</strong>pende dalla <strong>di</strong>rezione considerata. Ad esempio l'acqua é un materiale omogeneo ed isotropo, il legno<br />

é omogeneo ma non isotropo poiché ha caratteristiche che variano con la <strong>di</strong>rezione delle fibre.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

16<br />

Questi ultimi presentano, infatti, i valori <strong>di</strong> λ più elevati, in accordo con la teoria della conduzione<br />

elettrica che li vede primeggiare sugli altri materiali.<br />

In effetti il meccanismo <strong>di</strong> conduzione termica é associato strettamente, ove possibile, al<br />

meccanismo <strong>di</strong> conduzione elettronica: sono, infatti, sempre gli elettroni che oltre a trasportare<br />

elettricità trasportano energia (<strong>di</strong> agitazione termica) lungo i metalli.<br />

Appare a prima vista strano che il <strong>di</strong>amante abbia valori <strong>di</strong> λ elevatissimi: esso, si ricorda, é un<br />

cristallo perfetto <strong>di</strong> atomi <strong>di</strong> carbonio <strong>di</strong>sposti in modo geometricamente esatto ai vertici <strong>di</strong> un<br />

icosaedro.<br />

Il <strong>di</strong>amante, proprio per il fatto <strong>di</strong> non avere elettroni liberi <strong>di</strong> conduzione, é anche il miglior<br />

isolante elettrico. Allora come mai conduce così bene il calore?<br />

In realtà é proprio la sua struttura cristallina perfetta la giustificazione dell'elevato valore <strong>di</strong> λ: i<br />

cristalli, infatti, oscillano perfettamente in modo elastico e così possono trasmettere l'agitazione termica<br />

delle molecole da un punto all'altro molto bene.<br />

Pertanto nei cristalli puri la conduzione avviene non più per via elettronica bensì per via elastica 15 .<br />

S<br />

T1> T2<br />

s<br />

Q<br />

Il calore si trasmette dalla superfice a temperatura T1<br />

verso la superfice a temperatura inferiore T2, nel verso<br />

in<strong>di</strong>cato.<br />

Le superfici sono isoterme e il materiale omogeneeo e<br />

isotropo, <strong>di</strong> spessore s e estensione S.<br />

Le caratteristiche trasmissive del materiale sono date<br />

dal coefficiente <strong>di</strong> conduciblità termica.<br />

Il postulato <strong>di</strong> Fourier si esprime <strong>di</strong>cendo che la quantità<br />

<strong>di</strong> energia termica trasmessa é proporzionale, secondo<br />

il coefficiente <strong>di</strong> conducibilità, alla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura<br />

(T1-T2) e alla superfice S ed é inversamente<br />

proporzionale allo spessore <strong>di</strong> materiale s fra le due superfici<br />

considerate.<br />

Figura 4: Postulato <strong>di</strong> Fourier per la conduzione.<br />

Ciò spiega anche perché il ferro conduca meglio il calore dell'acciaio: si ricorda, infatti, che<br />

l'acciaio é una lega del ferro e quin<strong>di</strong> una composizione <strong>di</strong> ferro con percentuali <strong>di</strong> carbonio, zinco,<br />

nichel, cromo, ecc, e pertanto questi componenti ostacolano la conduzione reticolare del ferro e la<br />

conduzione termica é solo elettronica e ad un livello inferiore <strong>di</strong> quella del ferro puro.<br />

Quanto sopra detto giustifica l'affermazione che λ sia una proprietà termofisica dei corpi e<br />

quin<strong>di</strong> reperibile in tutti i manuali specializzati. Tutte le proprietà termofisiche (e in genere tutte le proprietà<br />

fisiche) sono catalogate e raccolte in Manuali tecnici specialistici.<br />

La conducibilità termica λ varia con la temperatura dei corpi in modo <strong>di</strong>verso a seconda dello<br />

stato fisico in cui si trovano. In genere, tranne alcune eccezioni riportate nei manuali tecnici, la<br />

conducibilità termica λ cresce con la temperatura nei soli<strong>di</strong> e nei liqui<strong>di</strong>.<br />

15<br />

Si suole <strong>di</strong>re che la conduzione é <strong>di</strong> tipo fononica mutuando l'attributo dal fonone che é la più piccola quantità <strong>di</strong> energia<br />

oscillatoria (suono) a data temperatura in un cristallo, in analogia con il fotone che é la più piccola quantità <strong>di</strong> energia <strong>di</strong><br />

un'onda elettromagnetica (luce).


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

17<br />

Materiale<br />

Conducibilità [W/(mK)]<br />

Vapore acqueo saturo a 100 °C 0,0248<br />

Ammoniaca 0,0218<br />

Elio 0,1415<br />

Ossigeno 0,0244<br />

Acqua 0,5910<br />

Alcool Etilico 0,1770<br />

Mercurio 7,9600<br />

Olio <strong>di</strong> oliva 0,1700<br />

Pomice 0,2300<br />

Polistirolo espanso (25 kg/mc) 0,0350<br />

Sughero in lastre 0,0500<br />

Calcestruzzo 0,93-1,5<br />

Laterizi 0,7-1,3<br />

Terreno asciutto 0,8200<br />

Ferro 75<br />

Acciaio 30-50<br />

Piombo 35<br />

Oro 296<br />

Rame 380<br />

Argento 419<br />

Diamante 2100<br />

Tabella 13: Conducibilità <strong>di</strong> alcuni materiali<br />

Nei gas l'aumento della temperatura comporta un incremento dell'agitazione atomica o<br />

molecolare e quin<strong>di</strong> un maggiore intralcio reciproco fra gli atomi o le molecole e quin<strong>di</strong> λ <strong>di</strong>minuisce.<br />

Fra le eccezioni importanti alla regola sopra in<strong>di</strong>cata si ricorda che l'acqua fra 0 e 4 °C ha densità<br />

maggiore del ghiaccio e anche λ maggiore. La relazione [10] può essere scritta anche in modo più<br />

comodo, ponendo q = , nella seguente forma :<br />

Q<br />

S<br />

T<br />

q = − λ ∆<br />

[11]<br />

s<br />

ove si ha:<br />

⋅ q calore trasmesso per unità <strong>di</strong> tempo e <strong>di</strong> superficie (detto anche flusso termico<br />

specifico). Unità <strong>di</strong> misura [W/m 2 ] o [kcal/(hm 2 )].<br />

La trasmissione del calore per conduzione nei corpi é materia alquanto complessa da stu<strong>di</strong>are al<br />

<strong>di</strong> fuori del caso limite sopra in<strong>di</strong>cato con il postulato <strong>di</strong> Fourier.<br />

2.7.3 PARETE PIANA<br />

La <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> temperatura in una parete piana è:<br />

T1 −T2<br />

T = − x + T1<br />

[12]<br />

s<br />

che rappresenta una <strong>di</strong>stribuzione lineare <strong>di</strong> temperatura (nell’ipotesi <strong>di</strong> λ costante) per la parete<br />

piana indefinita nell’ipotesi <strong>di</strong> λ costante (materiale omogeneo ed isotropo).


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

18<br />

Y<br />

X<br />

Figura 5: Parete piana indefinita<br />

Nella realtà le pareti sono <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni finite e quin<strong>di</strong> si hanno sempre effetti <strong>di</strong> bordo da tenere<br />

in conto e che in questa sede, per sola semplicità, si trascurano.<br />

Applicando le con<strong>di</strong>zioni al contorno si ottiene:<br />

q<br />

T<br />

−T<br />

s<br />

λ<br />

1 2<br />

= [13]<br />

la cui derivazione poteva essere fatta <strong>di</strong>rettamente me<strong>di</strong>ante il postulato <strong>di</strong> Fourier considerato<br />

che le superfici isoterme, essendo la parete indefinita, coincidono con piani paralleli alle facce esterne.<br />

2.7.4 CONDUZIONE DEL CALORE IN UNO STRATO CILINDRICO<br />

La <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> temperatura è:<br />

T r<br />

T −T r<br />

1 2<br />

( ) = T1<br />

+ ln<br />

r1 r1<br />

ln<br />

r<br />

Tenendo conto delle con<strong>di</strong>zioni al contorno si ottiene il flusso termico specifico:<br />

T1 −T2<br />

Q = [14]<br />

1 r ln<br />

2<br />

2π lλ<br />

r<br />

1<br />

ove l é la lunghezza del manicotto, λ é la conducibilità termica. Se la <strong>di</strong>fferenza s =r 2 -r 1 é piccola<br />

rispetto ad r 1 allora si <strong>di</strong>mostra che anziché usare la relazione [14] si può ancora utilizzare la [11]. Infatti<br />

risulta:<br />

r ⎛ r + s ⎞ ⎛ s ⎞ s<br />

= ⎜ ⎟ = ⎜ + ⎟ ≅<br />

r1 ⎝ r1 ⎠ ⎝ r1 ⎠ r1<br />

2 1<br />

ln ln ln 1<br />

ove l’ultimo termine rappresenta lo sviluppo in serie <strong>di</strong> Taylor arrestato al <strong>primo</strong> termine.<br />

Sostituendo questo risultato nella [14] si ottiene:<br />

T1 −T2 T1 −T2 T1 −T2<br />

Q = = =<br />

1 s s s<br />

2 π lλ r (2 πlr ) λ Sλ<br />

1 1<br />

e pertanto il flusso termico specifico risulta ancora dato dalla [11].<br />

2


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

19<br />

In pratica se lo spessore del manicotto é piccolo esso si comporta come se fosse una parete piana,<br />

come sopra <strong>di</strong>mostrato. Ciò risulta utile quando si deve calcolare il flusso trasmesso attraverso una<br />

parete curvilinea: se il raggio <strong>di</strong> curvatura è grande allora si può considerare la parete piana ed applicare<br />

le solite relazioni. La superficie <strong>di</strong> scambio termico da prendere in considerazione é quella interna o<br />

quella esterna a seconda il lato <strong>di</strong> scambio termico che interessa.<br />

r1<br />

r2<br />

Nel caso <strong>di</strong> uno strato cilindrico <strong>di</strong> materiale<br />

omogeneo ed isotropo con conducilità termica<br />

λ si ha una relazione del flusso termico<br />

specifico che <strong>di</strong>pende dal rapporto dei raggi<br />

esterno ed interno.<br />

Figura 6: Trasmissione per conduzione in un manicotto cilindrico<br />

2.7.5 CONCETTO DI RESISTENZA TERMICA PER CONDUZIONE<br />

⋅<br />

La [11] può essere scritta in una forma del tutto equivalente:<br />

T1 −T2<br />

q =<br />

s<br />

λ<br />

del tutto formalmente analoga alla relazione <strong>di</strong> Ohm per la conduzione elettrica:<br />

V1 −V2<br />

i =<br />

R<br />

ove l'analogia (detta elettro-termica) é fra le seguenti grandezze:<br />

T 1 -T 2 , <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura, con V 1 -V 2 , <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> tensione;<br />

⋅ q, flusso termico, con i flusso <strong>di</strong> corrente;<br />

⋅ s/λ , resistenza termica, R resistenza elettrica.<br />

Pertanto al rapporto:<br />

s<br />

Rt<br />

=<br />

λ<br />

si dà il nome <strong>di</strong> resistenza termica <strong>di</strong> conduzione.<br />

2.7.6 CONDUZIONE TERMICA NEI MATERIALI IN SERIE E IN PARALLELO<br />

L'analogia elettro-termica può facilmente portare a trovare la relazione del flusso termico<br />

attraverso materiali in serie e in parallelo. Nel caso <strong>di</strong> materiali in serie (ve<strong>di</strong> Figura 7a) si ha q costante<br />

e quin<strong>di</strong> combinando la [11] per i due materiali si ottiene la relazione:<br />

T1 −T2 T1 −T2<br />

q = q1 = q2<br />

= =<br />

[15]<br />

s1 s2<br />

+<br />

Rt<br />

+ R<br />

1 t2<br />

λ λ<br />

1 2<br />

In pratica se si hanno due o più materiali in serie si sommano le resistenze termiche come nel caso del<br />

collegamento in serie dei conduttori elettrici.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

20<br />

Per materiali in parallelo, (ve<strong>di</strong> Figura 7b), si ha che é comune la temperatura della facce<br />

esterne mentre i flussi termici si sdoppiano in q 1 e q 2 ciascuno dato dalla [11] con pari ∆T ma con s/λ<br />

dato da ciascuno strato. In definitiva si ha la relazione :<br />

T −T T −T<br />

⎛ λ λ ⎞<br />

q = q + q = + = T − T + = T − T G + G<br />

⎝ ⎠<br />

λ λ<br />

( ) ( )( )<br />

1 2 1 2 1 2<br />

1 2 1 2 1 2 1 2<br />

s1 s<br />

⎜ ⎟<br />

2 s1 s2<br />

1 2<br />

Pertanto nei casi <strong>di</strong> materiali in parallelo si sommano le ammettenze termiche date dagli inversi delle<br />

resistenze termiche.<br />

Nei casi misti <strong>di</strong> materiali in serie e in parallelo si applicano le regole sopra viste in cascata<br />

partendo dalla faccia più esterna a sinistra e andando verso la faccia più esterna a destra.<br />

Quanto sopra detto a proposito della [15] e della [16] riveste grande importanza nelle applicazioni<br />

alla termofisica degli e<strong>di</strong>fici.<br />

s1<br />

s2<br />

[16]<br />

q<br />

S<br />

T1 T2 T3<br />

λ1<br />

λ2<br />

q<br />

Serie<br />

a<br />

Figura 7: Modalità <strong>di</strong> trasmissione per conduzione in serie e in parallelo<br />

q1<br />

q2<br />

T1<br />

λ1<br />

λ2<br />

s<br />

S1<br />

S2<br />

q1<br />

T2<br />

q2<br />

Parallelo<br />

Infatti se colleghiamo in serie e parallelo strati <strong>di</strong> materiali aventi caratteristiche trasmissive molto<br />

<strong>di</strong>verse fra loro si possono avere effetti indesiderati. In particolare, se un materiale è molto più<br />

conduttore degli altri allora il flusso termico si addensa in esso più che negli altri.<br />

Si ha un effetto <strong>di</strong> by pass del calore detto ponte termico che risulta molto negativo, ad esempio,<br />

nelle prestazioni termiche delle pareti degli e<strong>di</strong>fici. Si consideri, ad esempio il caso <strong>di</strong> una parete avente<br />

una finestra inserita nella muratura. Essendo il vetro molto più conduttore del calore della muratura<br />

conduce meglio il calore e funge da by pass per la parete.<br />

Poiché la temperatura nelle zone <strong>di</strong> contatto fra materiali a <strong>di</strong>versa conducibilità è poco variabile<br />

(per la con<strong>di</strong>zione del 4° tipo) ne consegue che la parete in vicinanza del vetro si porta ad una<br />

temperatura più bassa <strong>di</strong> quella in zone maggiormente lontane.<br />

E’ facile, pertanto, che si raggiungano valori <strong>di</strong> temperatura inferiore alla temperatura <strong>di</strong> rugiada e<br />

quin<strong>di</strong> che si formi condensa superficiale interna che produce ammuffimento e decomposizione dei<br />

materiali componenti.<br />

Lo stesso fenomeno si ha a contatto fra la muratura (ancora <strong>di</strong> più se isolata) e gli elementi<br />

strutturali in calcestruzzo (notevolmente più conduttore della muratura) e quin<strong>di</strong> se non si provvede ad<br />

isolare la zona <strong>di</strong> contatto si rischia <strong>di</strong> avere condensa <strong>di</strong> vapore e quin<strong>di</strong> danni alle pareti stesse.<br />

2.8 CONVEZIONE TERMICA<br />

La convezione termica é stata originariamente stu<strong>di</strong>ata da Newton che ne ha proposto una<br />

formulazione funzionale ancora oggi utilizzata nella pratica. Newton non aveva i mezzi <strong>di</strong> osservazione<br />

b


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

21<br />

che oggi noi posse<strong>di</strong>amo e pertanto non poteva rendersi conto della complessità del problema della<br />

convezione termica.<br />

La convezione termica nasce dall'azione congiunta <strong>di</strong> trasporto <strong>di</strong> materia e <strong>di</strong> energia. Il termine<br />

convezione deriva dal latino conveho che significa trasporto. Senza materia in movimento non si può avere<br />

convezione termica ma solo conduzione.<br />

La convezione termica può essere <strong>di</strong> due tipi:<br />

Convezione termica naturale<br />

Il movimento <strong>di</strong> materia si origina per effetto del solo campo <strong>di</strong> temperatura esistente fra zone<br />

<strong>di</strong>verse <strong>di</strong> un sistema termico. Se consideriamo una piastra piana verticale <strong>di</strong> materiale conduttore<br />

qualunque (ferro, rame, alluminio,...) portata ad una temperatura T p . Si supponga che questa piastra sia<br />

immersa in un fluido (aria, acqua,..) avente una temperatura T f < T p (ve<strong>di</strong> Figura 8). Per effetto della<br />

temperatura T p dell'energia termica passa per conduzione dalla piastra al fluido che si scalda rispetto alla<br />

temperatura iniziale T f e pertanto si <strong>di</strong>lata. Ciò porta ad avere una <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> densità del fluido<br />

caldo rispetto a quello freddo e quin<strong>di</strong> si genera, per effetto della forza <strong>di</strong> gravità che agisce sempre<br />

verso il basso, un alleggerimento termico che fa spostare il fluido caldo verso l'alto e quello freddo<br />

verso il basso e quin<strong>di</strong> un moto rotatorio orario che é il flusso convettivo propriamente detto. Il moto<br />

rotatorio orario é generato dalla forza <strong>di</strong> gravità che sposta più in basso il fluido freddo rispetto a<br />

quello caldo. Questo spostandosi porta con sé la maggiore energia interna dovuta alla maggiore<br />

temperatura e pertanto si ha il trasferimento <strong>di</strong> calore dalla piastra al fluido freddo come effetto finale<br />

della trasmissione <strong>di</strong> calore. E' bene ricordare che nella convezione naturale il movimento del fluido<br />

avviene per il solo effetto della forza <strong>di</strong> gravità sugli strati <strong>di</strong> fluido a <strong>di</strong>versa densità;<br />

Convezione forzata:<br />

Il movimento del fluido avviene non solo (o anche non più) per effetto dell'alleggerimento<br />

termico sopra descritto ma per l'azione meccanica <strong>di</strong> una macchina sul fluido (ad esempio una pompa o<br />

una ventola). Pertanto il fluido non si sposta più in relazione alla <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> temperatura e<br />

all'azione della forza <strong>di</strong> gravità bensì per azione meccanica esterna. Ne consegue che il movimento del<br />

fluido può essere pilotato come si desidera nelle zone ove si vuole avere lo scambio termico. Se si<br />

riprende l'esempio del ra<strong>di</strong>atore termico domestico <strong>di</strong>anzi proposto si vede facilmente che senza azioni<br />

esterne si ha il movimento dell'aria riscaldata dalla piastra secondo traiettorie che <strong>di</strong>pendono solo dalla<br />

geometria del sistema e dalle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperature. Se, invece, si utilizza una ventola a monte della<br />

piastra ecco che l'aria riscaldata può essere inviata dove si vuole e in quantità desiderata. Si ha, così, la<br />

convezione forzata.<br />

In entrambi i casi (naturale o forzata) la convezione si presenta come una somma <strong>di</strong> fenomeni<br />

complessi associati sia al campo <strong>di</strong> velocità (spostamento delle masse <strong>di</strong> fluido) che al campo <strong>di</strong><br />

temperatura (<strong>di</strong>rettamente e in<strong>di</strong>rettamente legato al campo <strong>di</strong> velocità). Si tratta sempre <strong>di</strong> fenomeni<br />

molto complessi che rappresentano una delle problematiche più ardue <strong>di</strong> tutta la Scienza e la Tecnica.<br />

Queste problematiche non sono limitate solamente agli scambi termici, come questo capitolo può<br />

far pensare, ma a numerosissimi campi della tecnica, della biologia, della meteorologia, armamenti<br />

militari,, ….<br />

Praticamente ogni campo della Scienza e della Tecnica è interessato dai problemi convettivi e la<br />

loro risoluzione ha sempre avuto caratteri strategici prevalenti su tutti gli altri.<br />

Data la limitatezza <strong>di</strong> questo corso <strong>di</strong> Trasmissione del Calore si cercherà <strong>di</strong> semplificare al massimo<br />

la soluzione <strong>di</strong> queste problematiche con metodologie <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o semplificate. Nella realtà lo stu<strong>di</strong>o della<br />

Convezione Termica è sempre stato un argomento arduo, <strong>di</strong>fficile, ostico e che solo in parte trova<br />

soluzione oggi con l’utilizzo <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> calcolo costosi e complessi che richiedono le maggiori risorse<br />

in assoluto rispetto a qualsivoglia applicazione software.<br />

Newton ebbe il grande merito <strong>di</strong> semplificare la grande complessità del problema (non sappiamo<br />

se coscientemente o meno) scrivendo per la convezione termica la seguente legge <strong>di</strong> definizione:<br />

∆ Q* = hS( T −T ) ∆ τ [17]<br />

p<br />

f


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

22<br />

ove si ha il seguente simbolismo:<br />

⋅ ∆Q* quantità <strong>di</strong> energia trasmessa per convezione termica. Unità <strong>di</strong> misura [J] o [kcal];<br />

⋅ h é il coefficiente <strong>di</strong> convezione. Unità <strong>di</strong> misura [W/(m 2 °C)] o [kcal/(hm 2 °C)];<br />

⋅ S superficie <strong>di</strong> scambio termico. Unità <strong>di</strong> misura in [m 2 ];<br />

⋅<br />

T p, - T f <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura fra piastra e fluido (o viceversa se T f >T p ). [K] o [°C];<br />

⋅ tempo intercorso, unità <strong>di</strong> misura [s] o [h].<br />

Si è usato il termine <strong>di</strong> definizione perché questa legge in realtà definisce univocamente il<br />

coefficiente <strong>di</strong> convezione nella forma:<br />

*<br />

Q<br />

h =<br />

S( T −T ) ∆τ<br />

p<br />

In pratica, come meglio si vedrà più avanti, non conosciamo h se non me<strong>di</strong>ante il rapporto<br />

in<strong>di</strong>cato a secondo membro. E questo perché le modalità <strong>di</strong> scambio termico non sono univoche, nel<br />

senso che una stessa parete con le stesse <strong>di</strong>stribuzioni <strong>di</strong> temperatura superficiale e con lo stesso fluido<br />

può dar luoghi a scambi <strong>di</strong> calore <strong>di</strong>versi a seconda della geometria assunta.<br />

Ecco perché la legge <strong>di</strong> Newton è importante: essa ha semplificato lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un fenomeno<br />

complesso con una semplice definizione <strong>di</strong> coefficiente <strong>di</strong> convezione noto il quale si può conoscere il<br />

flusso termico effettivamente scambiato.<br />

Il coefficiente h non é una proprietà termofisica ma <strong>di</strong>pende da un grande numero <strong>di</strong> fattori fra i<br />

quali si ricordano:<br />

⋅ le proprietà fisiche del fluido: densità ρ, viscosità <strong>di</strong>namica µ (ve<strong>di</strong> più avanti), calore specifico a<br />

pressione costante c p , coefficiente <strong>di</strong> conducibilità termica λ;<br />

f<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura fra i corpi;<br />

la velocità del fluido w se in convezione forzata o il coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>latazione 16 cubica β del<br />

fluido;<br />

la geometria della scambio termico che può essere rappresentata da un parametro geometrico<br />

(ad esempio il <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> un condotto, la <strong>di</strong>stanza fra due piastre,....).<br />

Per rendersi conto che h varia con la configurazione geometrica, come sopra accennato, a parità<br />

<strong>di</strong> tutto il resto, si consideri l'esempio dato in Figura 8.<br />

Se la piastra si suppone calda e il fluido, per esempio aria, freddo si ha convezione (cioè si ha<br />

movimento <strong>di</strong> fluido per via naturale) se la piastra é orizzontale in basso o verticale o con un angolo <strong>di</strong><br />

inclinazione qualunque.<br />

Non si ha convezione termica se la stessa piastra, a pari temperature e con<strong>di</strong>zioni del fluido, si<br />

pone orizzontale ma in alto rispetto al fluido (ad esempio un soffitto caldo) perché il fluido <strong>di</strong>latato é<br />

già in alto rispetto a quello freddo che si trova in basso.<br />

β =<br />

v<br />

F 1H G I K J<br />

16 Si definisce coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>latazione <strong>di</strong> un corpo, come si è visto in Termo<strong>di</strong>namica, il coefficiente<br />

∂v<br />

∂t<br />

p<br />

cioè la variazione relativa <strong>di</strong> <strong>volume</strong> al variare della temperatura e pressione costante. Questo coefficiente è<br />

proprietà termofisica dei corpi e lo si può trovare nei manuali tecnici specializzati. Per un gas ideale esso vale 1/T (con T<br />

temperatura assoluta) e quin<strong>di</strong> per i gas si può ritenere β circa pari al suddetto valore.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

23<br />

Quin<strong>di</strong> non é possibile avere lo stesso coefficiente <strong>di</strong> convezione dati i soli parametri<br />

termofisici del fluido e le temperature <strong>di</strong> scambio: occorre specificare anche la geometria <strong>di</strong><br />

scambio e ciò rende <strong>di</strong> fatto lo stu<strong>di</strong>o della convezione termica molto complesso.<br />

Se si fa riferimento al flusso termico (∆Q*/∆τ) (omogeneo ad una potenza [J/s]=[W]), la [17] si<br />

può ancora scrivere:<br />

∆ Q = h S ∆ T<br />

⋅<br />

ove ∆T é la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura (maggiore meno minore) fra corpo e fluido.<br />

Parete<br />

Tp<br />

Strati più cal<strong>di</strong><br />

Fluido<br />

Strati più fred<strong>di</strong><br />

Tf<br />

La parete é a temperatura Tp<br />

mentre il fluido é a temperatura<br />

Tf


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

24<br />

Considerando una situazione a regime stazionario si ha, essendo tutti gli elementi <strong>di</strong>sposti in<br />

serie, che il flusso termico é costante sia nel fluido 1, che negli strati <strong>di</strong> parete e poi nel fluido 2.<br />

Applicando quanto é stato detto per la trasmissione del calore in serie si può scrivere la seguente<br />

relazione :<br />

T1 −Tp1 Tp1 −Tp2 Tp2 −Tp3 Tp3 −T2<br />

q = = = = [20]<br />

1 s1 s2<br />

1<br />

h λ λ h<br />

1 1 2 2<br />

T1<br />

q<br />

h1<br />

Convezione<br />

fra fluido 1<br />

e la parete 1<br />

Tp1 Tp2 Tp3<br />

λ1<br />

s1<br />

λ2<br />

q q q<br />

s2<br />

Convezione<br />

fra fluido 2<br />

e parete 3<br />

Andamento della<br />

Temperatura<br />

h2<br />

T2<br />

La trasmittanza é la conduttanza termica totale<br />

(inverso della resistenza termica totale) che si<br />

ha fra due flui<strong>di</strong> a temperatura T1 e T2 (con<br />

T1>T2) separati da una parete multistrato.<br />

All'interno della parete possono esserci una o più<br />

camere d'aria.<br />

Nell'esempio é riportato il caso <strong>di</strong> una parete a<br />

due strati <strong>di</strong> materiali <strong>di</strong>versi posti in serie.<br />

Il <strong>di</strong>agramma delle temperature in<strong>di</strong>cato é solo<br />

qualitativo e fa vedere come la temperatura<br />

scenda per convezione fra il fluido 1 e la parete<br />

1, per conduzione (e quin<strong>di</strong> linearmente) allo<br />

interno dei due strati (con temperature <strong>di</strong> faccia Tp1, Tp2, Tp3)<br />

Tp1, Tp2, Tp3) e poi per convezione fra la parete<br />

2 e il fluido 2.<br />

Figura 9: Trasmissione del calore fra due flui<strong>di</strong> separati da una parete composta.<br />

Applicando la regola del componendo ai secon<strong>di</strong> membri si ottiene infine la seguente relazione:<br />

T1 −T2<br />

q =<br />

[21]<br />

1 s1 s2<br />

1<br />

+ + +<br />

h λ λ h<br />

e il termine:<br />

K =<br />

1 1 2 2<br />

∑<br />

1<br />

1 j<br />

h<br />

i<br />

+<br />

∑<br />

s<br />

λ<br />

é detto trasmittanza termica. A denominatore si hanno le sommatorie delle resistenze termiche<br />

per convezione interne alla parete, per conduzione e per convezione esterne alla parete. Dalla [21],<br />

tenuto conto della [22], si può scrivere:<br />

q = K ⋅∆ T [23]<br />

e per il flusso totale attraverso la parete:<br />

∆T<br />

q =<br />

∑ +<br />

h<br />

1 j<br />

i<br />

∑<br />

s<br />

λ<br />

j<br />

Si fa qui osservare come la on<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> stazionarietà sia fondamentale per poter ricavare la [22].<br />

Infatti, se non si fosse in regime stazionario non si potrebbe scrivere la [20] perché non si<br />

avrebbe l’eguaglianza del flusso entrante e <strong>di</strong> quello uscente da ogni strato della parete. Dovremmo<br />

tenere conto <strong>di</strong> quanto detto a proposito dei sistemi termo<strong>di</strong>namici aperti e scrivere, per ciascuno<br />

strato, una equazione <strong>di</strong> bilancio che contenga anche l’accumulo termico nello stesso strato. Data la<br />

j<br />

[22]<br />

[24]


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

25<br />

limitatezza del Corso <strong>di</strong> Impianti non si ha la possibilità <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re ulteriormente questi argomenti<br />

per i quali si rimanda ai testi specializzati 17 .<br />

Questa osservazione risulterà <strong>di</strong> grande importanza allorquando si parlerà <strong>di</strong> carico termico estivo<br />

degli e<strong>di</strong>fici. Si osserverà in quell’occasione che le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> progetto non sono stazionarie e<br />

pertanto l’applicazione pe<strong>di</strong>ssequa della [23] non sarà possibile. L’Allievo ponga bene a mente quanto<br />

qui osservato per la piena comprensione <strong>di</strong> quanto si <strong>di</strong>rà nel prosieguo.<br />

2.8.3 CALCOLO DEL COEFFICIENTE DI CONVEZIONE TERMICA<br />

Il calcolo <strong>di</strong> h, come già anticipato, è uno degli argomenti più complessi in assoluto della<br />

Trasmissione del Calore.<br />

Considerato lo scopo <strong>di</strong> questo corso e il carattere introduttivo degli argomenti qui trattati si<br />

vuole in<strong>di</strong>care, brevemente, una metodologia semplificata per il calcolo del coefficiente <strong>di</strong> convezione termica.<br />

In particolare si desidera introdurre il metodo dell’analisi <strong>di</strong>mensionale basata sull’applicazione del<br />

teorema <strong>di</strong> Buckingam detto anche teorema pi-greco.<br />

Esso si enuncia, in forma semplificata, così: Se una grandezza fisica è funzione <strong>di</strong> N parametri<br />

<strong>di</strong>mensionali, scelte M grandezze fisiche in<strong>di</strong>pendenti, è possibile porre la <strong>di</strong>pendenza della grandezza<br />

originaria in funzione <strong>di</strong> N-M gruppi a<strong>di</strong>mensionali.<br />

Molti fenomeni complessi possono essere descritti me<strong>di</strong>anti opportuni raggruppamenti <strong>di</strong><br />

grandezze fisiche detti numeri a<strong>di</strong>mensionali.<br />

Così, ad esempio, si consideri il numero <strong>di</strong> Reynolds dato dalla relazione:<br />

ρwL<br />

Re = [25]<br />

µ<br />

ove sono:<br />

ρ densità del fluido;<br />

L una lunghezza caratteristica del moto del flui<strong>di</strong>, ad esempio il <strong>di</strong>ametro interno nel caso<br />

<strong>di</strong> moto <strong>di</strong> flui<strong>di</strong> all’interno <strong>di</strong> condotti circolari;<br />

w velocità del fluido.<br />

µ viscosità <strong>di</strong>namica del fluido.<br />

E’ noto dalla Fluido<strong>di</strong>namica che questo numero rappresenta un in<strong>di</strong>catore del regime <strong>di</strong> moto del<br />

fluido: ad esempio, all’interno <strong>di</strong> condotti circolari (o assimilabili ad essi tramite il <strong>di</strong>ametro equivalente)<br />

si ha la seguente situazione:<br />

⋅ Re < 2300 moto laminare;<br />

⋅ 2300 < Re < 2900 moto <strong>di</strong> transizione;<br />

⋅ Re > 2900 moto turbolento.<br />

In pratica il numero <strong>di</strong> Reynolds ci fornisce un’in<strong>di</strong>cazione preziosa del regime <strong>di</strong> moto anche in<br />

considerazione del suo significato fisico dato dal rapporto fra forze <strong>di</strong> inerzia e forze viscose:<br />

⋅<br />

2<br />

Forze <strong>di</strong>inerzia<br />

Re = ρwL<br />

ρw<br />

µ<br />

= w<br />

∩ µ<br />

Forze viscose<br />

[26]<br />

L<br />

La convezione termica può, in prima approssimazione, essere classificata in:<br />

Convezione naturale: quando il movimento del fluido avviene solamente per effetto del campo<br />

termico fra parete e fluido;<br />

17 Si può consultare, nello stesso sito, il vol. 1° delle <strong>di</strong>spense del corso <strong>di</strong> Impianti Termotecnici per Allievi<br />

Ingegneri.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

26<br />

⋅ Convezione forzata: quando il movimento del fluido avviene per effetto <strong>di</strong> forze imposte<br />

dall’esterno, ad esempio con un ventilatore.<br />

Occorre, pertanto, caratterizzare <strong>di</strong>versamente le due forme <strong>di</strong> convezione termica me<strong>di</strong>ante<br />

opportune scelte delle variabili da cui esse <strong>di</strong>pendono.<br />

2.9 L’IRRAGGIAMENTO<br />

E' l'ultima forma <strong>di</strong> trasmissione del calore che pren<strong>di</strong>amo in esame. Come già accennato in<br />

precedenza in questo caso l'energia viaggia sotto forme <strong>di</strong> onde elettromagnetiche e può propagarsi<br />

anche nel vuoto. Pertanto l'irraggiamento non richiede presenza <strong>di</strong> materia come invece richiedono la<br />

conduzione e la convezione termica.<br />

Le onde elettromagnetiche, emesse da tutti i corpi a temperatura superiore allo zero assoluto,<br />

<strong>di</strong>vengono energia interna (e quin<strong>di</strong> calore) quando sono assorbite da un altro corpo. Nello spazio la<br />

materia non é presente e si ha il freddo siderale così come in alta montagna la rarefazione della materia<br />

provoca l'abbassamento <strong>di</strong> temperatura rispetto al fondo valle. L'energia elettromagnetica assorbita da<br />

un corpo viene trasformata in energia interna e quin<strong>di</strong> in agitazione molecolare.<br />

Si ricorderà che l'energia interna é proporzionale, tramite il calore specifico a <strong>volume</strong> costante,<br />

alla temperatura assoluto del corpo stesso e quin<strong>di</strong> si intuisce come mai l'incremento dell'energia interna<br />

porti ad incremento della temperatura del corpo.<br />

Si sottolinea l'importanza dell'irraggiamento: é tramite questa forma <strong>di</strong> trasmissione dell'energia che<br />

il sole ci riscalda. Lo stu<strong>di</strong>o dell'irraggiamento presenta aspetti matematici complessi. Qui si cercherà <strong>di</strong><br />

semplificare al massimo tale trattazione ricordando solamente le leggi fondamentali.<br />

Una ra<strong>di</strong>azione elettromagnetica é caratterizzata da tre parametri fondamentali: la lunghezza<br />

d'onda, la frequenza, la velocità <strong>di</strong> propagazione nel mezzo. Vale la legge generale delle onde:<br />

c<br />

λν = 0<br />

n<br />

ove:<br />

⋅ λ é la lunghezza d'onda <strong>di</strong> solito espressa in µm;<br />

⋅ ν é la frequenza <strong>di</strong> oscillazione (cicli al secondo) espressa in Hz (Hertz);<br />

⋅ n é l'in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rifrazione del mezzo, per l'aria e per il vuoto é pari ad 1;<br />

⋅ c o é la velocità della luce nel vuoto, 2,993 .10 8 m/s.<br />

Ogni ra<strong>di</strong>azione é caratterizzata da una lunghezza d'onda e quin<strong>di</strong> da una frequenza, come<br />

in<strong>di</strong>cato in Figura 10.<br />

Luce<br />

Onde ra<strong>di</strong>o Onde Radar Raggi Infrarossi<br />

Raggi ultravioletti Raggi X Raggi gamma<br />

0,001 m<br />

10 /4 0.78 µ<br />

0,38 µ<br />

1 A=10-8 cm 1 F=10-13 cm<br />

Figura 10: Tipologia delle onde elettromagnetiche al variare della lunghezza d’onda


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

27<br />

Poiché il meccanismo fondamentale <strong>di</strong> trasformazione da energia elettromagnetica a termica<br />

passa per l’assorbimento dei corpi occorre subito osservare che, in generale, una ra<strong>di</strong>azione incidente<br />

con uno strato <strong>di</strong> materia, ve<strong>di</strong> Figura 11, viene in parte riflessa (con fattore ρ), in parte trasmessa 8con<br />

fattore τ) e in parte assorbita (con fattore α).<br />

Ciascuno <strong>di</strong> questi fattori (α, τ, ρ) <strong>di</strong>pendono dalla lunghezza d’onda, cioè dalla tipologia <strong>di</strong><br />

ra<strong>di</strong>azione elettromagnetica. Ad esempio i corpi assorbono bene le ra<strong>di</strong>azioni infrarosse ed ultraviolette<br />

ma assorbono poco i raggi X e γ ed è per questo motivo che queste ultime si utilizzano per le x-grafie e<br />

γ-grafie dei materiali. Quin<strong>di</strong> si può riscaldare in poco tempo un pollo in un forno a microonde (cioè<br />

con raggi infrarossi) piuttosto che con raggi γ che lo attraversano senza interagire, praticamente, con la<br />

materia. Fra i fattori suddetti vale la relazione:<br />

+ ρ + α = 1<br />

t λ λ λ<br />

Le onde elettromagnetiche che interessano il campo termico sono le cosiddette onde infrarosse e le onde<br />

ultraviolette aventi un intervallo <strong>di</strong> lunghezza d'onda comprese fra 10 -4 m a 10 -2 µm. Si ricorda che le onde<br />

elettromagnetiche comprese fra 0,38 e 0,78 µm sono <strong>di</strong> fondamentale interesse per l'uomo in quanto<br />

per l’effetto che provocano sull’uomo sono chiamate luce visibile.<br />

La ra<strong>di</strong>azione solare ha una variabilità della lunghezza d'onda che va dalle ra<strong>di</strong>azioni ultraviolette a<br />

quelle infrarosse lontane e comprende la luce visibile per circa il 48% della ra<strong>di</strong>azione totale emessa.<br />

Onda Incidente<br />

Trasm essa<br />

Riflessa<br />

Assorbita<br />

Figura 11: Interazione delle onde elettromagnetiche con la materia<br />

La composizione dello spettro solare (cioè della <strong>di</strong>stribuzione delle ra<strong>di</strong>azioni in funzione della<br />

lunghezza d'onda) varia con l'altitu<strong>di</strong>ne e con la massa atmosferica (nubi, aria pulita,...), come si <strong>di</strong>rà nel<br />

prosieguo.<br />

2.9.1 UNITÀ DI MISURA PER L’IRRAGGIAMENTO<br />

Considerato il <strong>di</strong>verso meccanismo della trasmissione del calore per irraggiamento rispetto a<br />

quelle per conduzione e per convezione termica, occorre introdurre alcune opportune unità <strong>di</strong> misura<br />

relative alle grandezze <strong>di</strong> scambio usuali nell’irraggiamento.<br />

Le ra<strong>di</strong>azioni elettromagnetiche hanno proprietà <strong>di</strong>rezionali (si pensi al comportamento <strong>di</strong> uno<br />

specchio rispetto ad una superficie opaca uniformemente riflettente) e pertanto le grandezze ra<strong>di</strong>ative<br />

debbono prendere in considerazione sia la natura (cioè la lunghezza d’onda λ) che la <strong>di</strong>rezionalità (cioè<br />

l’angolo solido <strong>di</strong> emissione).<br />

2.9.2 EMISSIONE MONOCROMATICA<br />

Definiamo Emissione monocromatica la potenza ra<strong>di</strong>ativa emessa da una superficie nell’intervallo fra<br />

λ e dλ, cioè:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

28<br />

ε λ<br />

dq<br />

=<br />

dSdλ<br />

Essa è espressa in [W/m²µm].<br />

Si vedrà nel seguito che un corpo non emette uniformemente al variare della frequenza e pertanto<br />

me<strong>di</strong>ante questa grandezza possiamo sapere quanta potenza ra<strong>di</strong>ativa viene emessa ad ogni lunghezza<br />

d’onda.<br />

Si suole definire questa grandezza anche come emissione monocromatica poiché ad ogni<br />

λ corrisponde un colore (cioè una tipologia <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione).<br />

2.9.3 EMISSIONE GLOBALE<br />

Se integriamo la emissione monocromatica in tutto l’intervallo <strong>di</strong> lunghezze d’onda (cioè da 0 ad<br />

∞) si ha l’emissione globale <strong>di</strong> una superficie:<br />

Le unità <strong>di</strong> misura sono, quin<strong>di</strong>, [W/m²].<br />

E = ∫<br />

∞<br />

e λ<br />

dλ<br />

0<br />

2.9.4 INTENSITÀ DI EMISSIONE MONOCROMATICA<br />

Se consideriamo una superficie dS e con riferimento alla sua normale n si vuole in<strong>di</strong>viduare la<br />

potenza emessa nella <strong>di</strong>rezione ω entro un angolo solido 18 dω, ve<strong>di</strong> Figura 12.<br />

n<br />

α<br />

dΩ<br />

dS<br />

Figura 12: Intensità <strong>di</strong> emissione monocromatica<br />

Si definisce allora intensità <strong>di</strong> emissione monocromatica il rapporto:<br />

dq<br />

<strong>di</strong> = λ,<br />

Ω dS cosα<br />

⋅ dλ<br />

⋅ d Ω<br />

Le unità <strong>di</strong> misura sono [W/m² µm sr]<br />

2.9.5 INTENSITÀ DI EMISSIONE GLOBALE<br />

Se integriamo l’intensità <strong>di</strong> emissione monocromatica per tutte le lunghezze d’onda allora si ha:<br />

∞<br />

IΩ = ∫ i λ<br />

dλ<br />

0<br />

che è l’intensità totale nella <strong>di</strong>rezione Ω. E si misura in [W/m² sr].<br />

18 Si definisce angolo solido il rapporto fra la calotta sferica e il quadrato del raggio. Nel caso generale si può definire<br />

angolo solido il rapporto fra la superficie proiettata nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> emissione e il quadrato della <strong>di</strong>stanza. L’angolo solido<br />

varia da 0 a 4 π. Il semispazio è pari a 2 π. L’unità dell’angolo solido è lo stera<strong>di</strong>ante in<strong>di</strong>cato con sr.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

29<br />

2.9.6 IL CORPO NERO<br />

L’interazione delle onde elettromagnetiche con la materia è caratterizzata dai tre fattori ρ, α, τ<br />

ciascuno funzione della lunghezza d’onda. Risulta allora estremamente complesso caratterizzare il<br />

comportamento <strong>di</strong> un corpo (sia che sia emettitore che assorbitore) e pertanto occorre fare una<br />

idealizzazione che consenta <strong>di</strong> scrivere relazioni cercate: supporremo l'esistenza <strong>di</strong> un corpo ideale<br />

capace <strong>di</strong> assorbire tutte le ra<strong>di</strong>azioni e quin<strong>di</strong> le sue interazioni con le ra<strong>di</strong>azioni sono estremamente<br />

semplici. Tale corpo é detto corpo nero ed é bene sottolineare che la parola nero si riferisce non<br />

solamente al colore visivo nero ma anche a tutte le lunghezze d'onda esistenti.<br />

Possiamo <strong>di</strong>re, con un gioco <strong>di</strong> parole, che il corpo nero é più nero del nero visibile. Ad esempio<br />

la neve appare <strong>di</strong> colore bianco ma é un ottimo corpo nero per le ra<strong>di</strong>azioni ultraviolette. Il corpo nero<br />

emette una ra<strong>di</strong>azione che é data dalla relazione <strong>di</strong> Planck seguente:<br />

C1<br />

ελ,<br />

T<br />

=<br />

C2<br />

5⎛<br />

⎞<br />

λT<br />

λ ⎜ e −1⎟<br />

⎝ ⎠<br />

ove il simbolismo é il seguente:<br />

⋅ λ é la lunghezza d'onda, µm;<br />

⋅ T é la temperatura assoluta del corpo nero, K;<br />

⋅<br />

⋅<br />

ε(λ,T) é la ra<strong>di</strong>anza monocromatica cioè l'energia emessa per unità <strong>di</strong> tempo, nell'intervallo <strong>di</strong><br />

lunghezza d'onda dλ attorno alla frequenza λ e per unità <strong>di</strong> superficie; [W/(µmK)].<br />

C1 e C2 sono due costanti pari a<br />

8<br />

C<br />

1<br />

= 3.742⋅<br />

10<br />

4<br />

C<br />

2<br />

= 1.439⋅<br />

10<br />

Una rappresentazione grafica della legge <strong>di</strong> Planck per temperature variabili da 1000 a 6000 K (dal<br />

basso verso l'alto) é data nella Figura 13 seguente ove si sono segnati anche gli intervalli <strong>di</strong> visibilità<br />

dell'occhio umano me<strong>di</strong>o (0,38 e 0,78 µm).<br />

La curva più alta é relativa a 6000 K che é la temperatura apparente del <strong>di</strong>sco solare: tale curva é<br />

in buona approssimazione la curva <strong>di</strong> emissione del sole così come si può rilevare imme<strong>di</strong>atamente<br />

fuori dell'atmosfera. Al <strong>di</strong>sotto dell'atmosfera si hanno assorbimenti dei gas (CO 2 , O 2 , NO 2 , O3, H 2 O,..)<br />

che mo<strong>di</strong>ficano sensibilmente tale spettro. L'esame <strong>di</strong> queste curve (con temperature crescenti verso<br />

l'alto) ci mostra che i massimi <strong>di</strong> ciascuna curva si sposta verso lunghezze d'onda decrescenti secondo<br />

la relazione:<br />

λ<br />

maxT<br />

= 2897.6<br />

che esprime una legge <strong>di</strong> variazione iperbolica <strong>di</strong> λ max (cioè della lunghezza d'onda per la quale si<br />

ha la massima emissione) con la temperatura assoluta T <strong>di</strong> emissione del corpo nero. Tale curva é<br />

riportata in fig. 6 come linea tratteggiata che tocca i punti massimi delle curve <strong>di</strong> emissione del corpo<br />

nero. Per la temperatura <strong>di</strong> 6000 K si ha, ad esempio, una λ max =0,498 µm. Si é detto che l'occhio umano<br />

vede la luce nell'intervallo fra 0,38 e 0,78 µm e pertanto il valore <strong>di</strong> λ max sopra in<strong>di</strong>cato corrisponde alla<br />

zona <strong>di</strong> massima visibilità dell'occhio umano me<strong>di</strong>o.<br />

Un corpo alla temperatura <strong>di</strong> 300 K ha λ max =9,56 µm e cioè emette nel campo delle ra<strong>di</strong>azioni<br />

infrarosse. Così avviene per il corpo umano il cui campo <strong>di</strong> emissione ra<strong>di</strong>ativo ricade proprio<br />

nell'infrarosso (si parla <strong>di</strong> infratermia per la riprese fotografiche ai raggi infrarossi per uso me<strong>di</strong>co).<br />

Un metallo al punto <strong>di</strong> fusione, ad esempio il ferro, alla temperatura <strong>di</strong> 2000 K ha λ max =1,49 µm e<br />

quin<strong>di</strong> nel campo dell'infrarosso vicino: il ferro incandescente, infatti ha un colore rossiccio tipico del


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

30<br />

metallo caldo e al crescere della temperatura <strong>di</strong> riscaldamento tende al giallo-rosso fino a <strong>di</strong>venire<br />

bianco alla fusione. La lava appare rossiccia alla temperatura <strong>di</strong> uscita dal cratere ma quando si raffredda<br />

non é più visibile: una fotografia all'infrarosso renderebbe visibile il magma.<br />

Le curve E(λ,T) forniscono l'in<strong>di</strong>cazione dell'energia emessa al variare della lunghezza λ delle<br />

ra<strong>di</strong>azioni. Se si desidera conoscere l'energia totale emesse in tutto lo spettro (cioè per l variabile da 0 ad<br />

si ha la relazione <strong>di</strong> Stefan - Boltzmann:<br />

⋅<br />

con:<br />

E<br />

4<br />

= σ<br />

o<br />

T<br />

[27]<br />

σ 0 =5,64 .10 -8 W/(m 2 K 4 ) detta costante <strong>di</strong> Stefan - Boltzmann;<br />

⋅ T la temperatura assoluta del corpo nero, K;<br />

⋅ E energia globale ra<strong>di</strong>ante specifica, W/m 2 .<br />

La [27] é <strong>di</strong> grande importanza 19 perché consente <strong>di</strong> calcolare la quantità <strong>di</strong> energia irra<strong>di</strong>ata da un<br />

corpo nero una volta nota la sua temperatura assoluta.<br />

Si ba<strong>di</strong> bene che un corpo nero irra<strong>di</strong>a sempre purché a temperatura superiore allo zero assoluto<br />

(cioè sempre, visto lo zero assoluto non é raggiungibile mai, secondo il terzo principio della<br />

Termo<strong>di</strong>namica). Pertanto se due corpi neri si scambiano (nel senso che si <strong>di</strong>rà nel successivo paragrafo)<br />

energia ra<strong>di</strong>ativa allora si ha che il corpo caldo irra<strong>di</strong>a il corpo freddo e quello caldo irra<strong>di</strong>a quello caldo.<br />

L'interscambio (cioè la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> energia fra quella irra<strong>di</strong>ata e quella ricevuta) é positiva per il<br />

corpo caldo e ciò a conferma del secondo principio della termo<strong>di</strong>namica che vuole il flusso termico<br />

positivo se scambiato da un corpo caldo verso un corpo freddo.<br />

2.9.7 EMISSIVITÀ SPECIFICA<br />

Il corpo nero é una idealizzazione necessaria per potere effettuare gli stu<strong>di</strong> teorici sui meccanismi<br />

della ra<strong>di</strong>azione termica. I corpi reali sono ben più complessi in quanto hanno un comportamento non<br />

facilmente ottenibile in forma analitica. Figura 14 si hanno alcuni spettri caratteristici <strong>di</strong> emissione<br />

ra<strong>di</strong>ativa.<br />

Si osservi come l’emissione monocromatica può variare con continuità (anche se in modo non<br />

analiticamente definibile) o in modo <strong>di</strong>screto (come avviene, ad esempio, nelle lampade a scarica nei<br />

gas) e come, ultimo <strong>di</strong>agramma in basso, l’emissione del corpo nero abbia le caratteristiche sopra<br />

descritte. Procedendo per passi successivi si può definire corpo grigio un corpo che emetta, per data<br />

temperatura, come un corpo nero ma con intensità che sta a quello dello stesso corpo nero in rapporto<br />

costante. Si può definire emissività il rapporto fra l'emissione del corpo grigio e quella del corpo nero<br />

secondo la seguente relazione:<br />

E E<br />

ε = = [28]<br />

4<br />

E σ T<br />

n<br />

o<br />

ove con E si in<strong>di</strong>ca l'emissione del corpo grigio e con E n quella del corpo nero.<br />

Dalla [28] si deduce che per avere l'emissione globale <strong>di</strong> un corpo grigio basta conoscere la sua<br />

emissività e moltiplicarla per l'emissione totale del corpo nero (relazione <strong>di</strong> Stefan - Boltzmann [27].<br />

Pertanto si ha, in generale, la seguente relazione:<br />

4<br />

E = εσ T<br />

[29]<br />

o<br />

19<br />

Può essere interessante osservare che la E = σ o<br />

T<br />

4 é stata derivata da Boltzmann verso la metà del secolo scorso<br />

e cioè molto prima che Planck pubblicasse la sua legge <strong>di</strong> emissione del corpo nero. In effetti Boltzmann ricavò la sua<br />

relazione solo con considerazioni termo<strong>di</strong>namiche senza ancora conoscere nulla sulla teoria quantistica <strong>di</strong> Planck.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

31<br />

Poiché l'emissività é sempre minore <strong>di</strong> uno il corpo grigio emette sempre meno del corpo nero<br />

alla stesso temperatura.<br />

Ad esempio nella Figura 15 si ha un esempio <strong>di</strong> emissione <strong>di</strong> corpi neri, grigi e reali (detti anche<br />

selettivi) nella quale si può osservare la grande variabilità dell’emissione monocromatica nei corpi reali e<br />

la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> descrivere questa grandezza con relazioni matematiche esplicite.<br />

Dall’osservazione della Figura 15 si deduce che un corpo grigio emette sempre in proporzione<br />

costante (pari alla sua emissività) rispetto al corpo nero a pari temperatura e quin<strong>di</strong> per esso ε non<br />

<strong>di</strong>pende dalla lunghezza d’onda ma solo dalla temperatura, inoltre un corpo reale emette sempre meno<br />

del corpo nero a pari temperatura anche se in certi intervalli <strong>di</strong> frequenza possono emettere più <strong>di</strong> un<br />

corpo grigio equivalente.<br />

1 . 10 7<br />

1⋅10 7<br />

e( λ,<br />

2000)<br />

8 . 10 6<br />

e( λ,<br />

2500)<br />

e( λ,<br />

2800)<br />

6 . 10 6<br />

e( λ,<br />

3000)<br />

e( λ,<br />

4000)<br />

e( λ,<br />

5000)<br />

( )<br />

e λ max ( T) , T<br />

4 . 10 6<br />

2 . 10 6<br />

0<br />

0<br />

0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4<br />

0 λ , λ , λ , λ , λ, λ,<br />

λ max ( T)<br />

4<br />

Figura 13: Curve <strong>di</strong> emissione <strong>di</strong> Planck per corpo nero a varie temperature.<br />

Questo fenomeno, detto selettività dell’emissione dei corpi reali, risulta molto utile in numerose<br />

applicazioni quali, ad esempio, la costruzione dei filamenti <strong>di</strong> tungsteno delle lampade ad<br />

incandescenza 20 o nella scelta <strong>di</strong> sostanze che mettano selettivamente in intervalli <strong>di</strong> frequenza <strong>di</strong>versi (ε<br />

bassa per lunghezze d’onda gran<strong>di</strong>, >7 µm, e ε gran<strong>di</strong> per lunghezze d’onda piccole,


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

32<br />

Il calcolo <strong>di</strong> F 12 , detto fattore <strong>di</strong> forma o <strong>di</strong> vista, sarà approfon<strong>di</strong>to nel prossimi paragrafi.<br />

2.9.8 LEGGE DI KIRCHHOFF<br />

Per corpi in equilibrio termo<strong>di</strong>namico si ha:<br />

eλ<br />

ελn<br />

= = 1<br />

a a<br />

e pertanto risulta:<br />

λ<br />

e<br />

λ<br />

λn<br />

= a<br />

λ<br />

Figura 14: Tipologie <strong>di</strong> Emissioni ra<strong>di</strong>ative<br />

Figura 15: Andamento <strong>di</strong> ε per corpi neri, grigi e reali.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

33<br />

Figura 16: Andamento dell’emissione monocromatica per corpi neri, grigi e reali.<br />

Analoga relazione vale per le emissività e i fattori <strong>di</strong> assorbimento totali, e cioè si ha:<br />

ε = α<br />

Questa relazione può facilmente <strong>di</strong>mostrarsi supponendo <strong>di</strong> avere un corpo grigio all’interno <strong>di</strong><br />

una cavità nera in equilibrio termico con essa. Allora l’energia ricevuta deve essere pari a quella irra<strong>di</strong>ata<br />

e quin<strong>di</strong> deve aversi:<br />

a G = ε<br />

λ λ λ<br />

En<br />

λ<br />

ove G λ è l’irra<strong>di</strong>azione (cioè l’energia ricevuta) alla frequenza λ . poiché l’energia ricevuta dal<br />

corpo grigio proviene dal corpo nero per il quale è G λ = E nλ semplificando i due membri si ottiene la<br />

legge <strong>di</strong> Kirchhoff.<br />

2.9.9 I CORPI NON GRIGI<br />

I corpi che non appartengono ai corpi neri e neppure ai corpi grigi sono detti corpi selettivi e sono,<br />

in pratica, i corpi reali. Essi emettono sempre meno del corpo nero (che oltre ad assorbire tutto emette<br />

anche più <strong>di</strong> qualunque altro corpo esistente) ma può avere uno spettro <strong>di</strong> emissione che non é più in<br />

rapporto costante con quello del corpo nero (come avviene per il corpo grigio) ma variabile con la<br />

lunghezza d'onda.<br />

I corpi selettivi possono emettere più in certe zone dello spettro e meno in altre rispetto al corpo<br />

grigio (e quin<strong>di</strong> sempre meno del corpo nero) donde il loro nome selettivi.<br />

Lo scambio ra<strong>di</strong>ativo dei corpi selettivi é molto complesso poiché oltre alle complicazione della<br />

geometria (e quin<strong>di</strong> nel calcolo dei fattori <strong>di</strong> forma) essi impongono il calcolo delle potenze scambiate<br />

anche al variare delle lunghezze d'onda.<br />

Inoltre i corpi selettivi non hanno emissione termica specifica esprimibile in forma analitica ma<br />

quasi sempre in forma tabellare o grafica derivate dalle sperimentazioni pratiche.<br />

Per ulteriori notizie sull’Irraggiamento si rimanda ai testi specializzati 21 .<br />

21 E’ possibile consultare anche il <strong>volume</strong> <strong>di</strong> Fisica Tecnica Ambientale nello stesso sito dell’Autore.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

34<br />

3 LA PROBLEMATICA DELL’IMPIANTISTICA TECNICA<br />

Come si è accennato nell’Introduzione al Corso, gli Impianti Tecnici (oggi spesso in<strong>di</strong>cati come<br />

Impianti Meccanici) sono inseriti in strutture fra loro molto <strong>di</strong>versificate per la loro destinazione d’uso. Si<br />

parla <strong>di</strong> impianti tecnici in e<strong>di</strong>fici (civili, industriali, ….), nelle navi, negli aerei, nelle stazioni <strong>di</strong> ricerca<br />

polari, nelle astronavi e, in domani forse non molto lontano, in stazioni planetarie spaziali 22 .<br />

Figura 17: Esempio <strong>di</strong> struttura spaziale proposta come struttura antisismica terrestre<br />

In tutti i casi la finalità dell’inserimento degli Impianti Tecnici è quella <strong>di</strong> consentire il normale<br />

svolgimento della vita dell’Uomo o <strong>di</strong> creare con<strong>di</strong>zioni ambientali ottimali per lavorazioni industriali o<br />

per altre finalità produttive.<br />

Figura 18: Esempio <strong>di</strong> sopravvivenza al limite nello spazio ottenuta con ambiente artificiale<br />

Certamente si hanno gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze fra gli impianti <strong>di</strong> climatizzazione in e<strong>di</strong>fici civili e gli<br />

impianti <strong>di</strong> climatizzazione <strong>di</strong> un aereo o <strong>di</strong> una industria. Tuttavia le problematiche impiantistiche sono<br />

concettualmente simili per i vari casi e pertanto l’approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> una tipologia applicativa può<br />

essere <strong>di</strong> grande ausilio per le altre.<br />

22 Quest’ultima possibilità è gia allo stu<strong>di</strong>o presso gli enti <strong>di</strong> ricerca spazili (ESA, NASA, ….) sia in previsioni <strong>di</strong><br />

futuri inse<strong>di</strong>amenti (sulla Luna, su Marte) ma anche per le notevoli ricadute anche per le cistruzioni terrestri, quali, ad<br />

esempio, strutture al limite della sopravvivenza (stazioni polari), strutture sottomarine, strutture antisismiche totali.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

35<br />

Figura 19: Esempio <strong>di</strong> e<strong>di</strong>lizia in climi rigi<strong>di</strong> – Città <strong>di</strong> Tampere (Finlan<strong>di</strong>a)<br />

In questo corso si parlerà prevalentemente <strong>di</strong> Impianti Tecnici in e<strong>di</strong>fici e si faranno brevi riferimenti<br />

ad alcune tipologie impiantistiche innovative.<br />

Figura 20: Stazione <strong>di</strong> ricerca polare<br />

Il problema fondamentale da risolvere è <strong>di</strong> creare all’interno degli ambienti le migliori con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> comfort (ve<strong>di</strong> il prossimo capitolo) possibili. In genere basterà sostituire l’obiettivo <strong>di</strong> miglior comfort<br />

ambientale con quello <strong>di</strong> migliori con<strong>di</strong>zioni ambientali (ad esempio per applicazioni industriali) per avere una<br />

nuova metafora progettuale generale.<br />

Infatti, ad esempio, gli e<strong>di</strong>fici industriali destinati alla produzione <strong>di</strong> componenti elettronici (<strong>di</strong>schi,<br />

processori, memorie, …) sono oggi considerati fra i più tecnologici presenti nel mercato immobiliare,<br />

eppure gli impianti tecnici non sono concettualmente <strong>di</strong>stanti da quelli degli e<strong>di</strong>fici civili. Basta<br />

considerare la temperatura <strong>di</strong> progetto pari a quella ottimale <strong>di</strong> lavorazione (anziché quella <strong>di</strong> maggior<br />

comfort), così pure per l’umi<strong>di</strong>tà relativa, la portata <strong>di</strong> ventilazione e la qualità dell’aria (filtrazione)<br />

desiderata per avere tutte le specifiche <strong>di</strong> progetto necessarie per la progettazione degli impianti.<br />

Prima <strong>di</strong> procedere è opportuno fare qualche considerazione storica sugli impianti nell’e<strong>di</strong>lizia.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

36<br />

Fino all’inizio del ‘novecento gli e<strong>di</strong>fici presentavano una percentuale <strong>di</strong> impianti (in tutti i sensi)<br />

non superiore al 3% del costo totale degli immobili. Nei casi migliori si aveva un impianto fognario<br />

(magari con pozzo nero esterno) e un impianto idrico interno (nei casi favorevoli <strong>di</strong> presenza <strong>di</strong> un<br />

acquedotto esterno). Si ricor<strong>di</strong> che fino a qualche decennio fa molti e<strong>di</strong>fici non avevano i bagni interni e<br />

le stesse cucine presentavano notevoli problemi <strong>di</strong> igiene oggi certamente non accettabili.<br />

Molti Comuni d’Italia hanno costruito le reti fognanti nel dopoguerra e così pure le reti idriche<br />

comunali 23 . Anche considerando gli impianti idrici e fognari estesi a tutti gli ambienti <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio la<br />

percentuale degli impianti non superava il 5% del valore totale degli immobili.<br />

Quando la <strong>di</strong>sponibilità del petrolio lo ha consentito (primi decenni del ‘novecento) si è pensato <strong>di</strong><br />

riscaldare gli e<strong>di</strong>fici me<strong>di</strong>ante impianti <strong>di</strong> riscaldamento (quasi esclusivamente con ra<strong>di</strong>atori alimentati a<br />

circolazione naturale, detta a termosifone per mancanza <strong>di</strong> energia elettrica) e la percentuale<br />

dell’impiantistica è salita al 7-10%.<br />

Successivamente si è cominciato a <strong>di</strong>stribuire energia elettrica nelle gran<strong>di</strong> città e gli e<strong>di</strong>fici si sono<br />

così arricchiti <strong>di</strong> una impiantistica elettrica interna, seppure ancora in fase iniziale, che ha portato la<br />

percentuale degli impianti, sempre in e<strong>di</strong>fici avanzati, a circa il 12-15% del costo totale.<br />

Sempre nel ‘novecento si ha la nascita e la <strong>di</strong>ffusione della telefonia, la <strong>di</strong>ffusione degli ascensori<br />

elettrici, l’automazione dei servizi interni degli e<strong>di</strong>fici e la percentuale degli impianti è ulteriormente<br />

cresciuta a circa il 20%.<br />

Oggi gli impianti correlati a vari servizi interni degli e<strong>di</strong>fici sono ancora cresciuti <strong>di</strong> complessità e<br />

peso. Basti pensare che in un moderno e<strong>di</strong>ficio (ospedali, tribunali, e<strong>di</strong>fici pubblici, alberghi, …., per non <strong>di</strong>re <strong>di</strong><br />

e<strong>di</strong>fici industriali ad alta tecnologia quali quelli destinati all’elettronica) si hanno impianti <strong>di</strong> vario tipo:<br />

⋅ Idrico-sanitari;<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Fognari;<br />

Elettrici;<br />

Telefonici;<br />

Trasmissione dati (Ethernet e reti <strong>di</strong> vario tipo);<br />

Illuminotecnici interni ed esterni;<br />

Rilevamento <strong>di</strong> presenza;<br />

Controllo e sicurezza (anti intrusione);<br />

Riscaldamento;<br />

⋅ Con<strong>di</strong>zionamento 24<br />

⋅<br />

Termoventilazione.<br />

23 Una frase tipica del <strong>di</strong>aletto siciliano per in<strong>di</strong>care grande confusione è “mi misi l’acqua rintra”. Questa frase si riferisce,<br />

infatti, alla grande confusione che i primi utenti degli acquedotti <strong>di</strong> un quartiere avevano in casa loro perché tutto il vicinato<br />

ne approfittava per approvvigionarsi d’acqua anziché andare nelle fontane pubbliche più <strong>di</strong>stanti ed affollate.<br />

24 Ancora oggi si costruiscono impianti separati per il riscaldamento e per il con<strong>di</strong>zionamento estivo nella<br />

convinzione (ancora <strong>di</strong>ffusa e generalizzata) che questa <strong>di</strong>visione sia economicamente conveniente rispetto agli impinati <strong>di</strong><br />

climatizzazione completi.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

37<br />

La percentuale dell’impiantistica oggi raggiunge percentuali elevatissime (fra 60-75% del costo<br />

totale) impensabili un secolo fa. Inoltre la gestione <strong>di</strong> tutti questi impianti risulta oggi complessa e<br />

delicata tanto da costruire sistemi <strong>di</strong> gestione del tutto automatizzati e controllati me<strong>di</strong>ante computer.<br />

Sono così nati neologismi del tipo intelligent buil<strong>di</strong>ng per in<strong>di</strong>care e<strong>di</strong>fici tecnologicamente avanzati<br />

e con impiantistica complessa dotata <strong>di</strong> controllo elettronico.<br />

La percentuale degli impianti rispetto al costo totale dell’e<strong>di</strong>ficio è così <strong>di</strong>venuta prevalente rispetto<br />

al costo stesso della costruzione, almeno per le tipologie e<strong>di</strong>lizie più tecnologiche ed impegnative.<br />

Tuttavia in Italia, per effetto delle ultime leggi emanate nel settore delle opere pubbliche (L<br />

109/1994 detta Legge Merloni, DPR 454/1999 e LR. 7/2002 Regione Sicilia) la figura professionale<br />

prevalente è ancora quello del Progettista E<strong>di</strong>le.<br />

Lo stesso è avvenuto per la Direzione dei Lavori che è unica ed affidata al Progettista E<strong>di</strong>le.<br />

Mentre prima dell’entrata in vigore <strong>di</strong> queste leggi esistevano più figure professionali specialistici<br />

(Progettista e Direttore dei Lavori e<strong>di</strong>li, Progettista e Direttore dei Lavori per gli impianti elettrici, Progettista e Direttore<br />

dei Lavori per gli impianti tecnici, Progettista e Direttore dei Lavori per le opere <strong>di</strong> cemento armato) oggi la figura<br />

unica del Direttore dei Lavori porta ad avere solo collaborazioni esterne, dette Direttori Operativi, con<br />

funzione prevalentemente consultiva e con poco peso <strong>di</strong>rettivo.<br />

Lo stesso è avvenuto per gli appalti privilegiando le Imprese E<strong>di</strong>li rispetto a quelle specializzate<br />

negli impianti ormai rilegate a ruoli secondari 25 e solo in casi <strong>di</strong> particolare importanza (ad esempio per<br />

e<strong>di</strong>fici tecnologicamente avanzati quali ospedali, industrie tecnologiche, …) attori comprimari in Associazione<br />

Temporanee <strong>di</strong> Imprese (ATI).<br />

Non si vuole qui criticare l’impianto legislativo attualmente vigente ma solo far osservare come<br />

l’esigenza <strong>di</strong> un controllo centralizzato della gestione dell’appalto e la necessità <strong>di</strong> evitare possibili cause<br />

<strong>di</strong> conflittualità fra varie figure professionali e impren<strong>di</strong>toriali ha reso possibile la sottovalutazione<br />

dell’impiantistica (<strong>di</strong> qualunque tipo) rispetto all’e<strong>di</strong>lizia e ciò malgrado, in base a quanto detto in<br />

precedenza, che l’incidenza delle opere e<strong>di</strong>lizie sia oggi spesso minoritaria negli e<strong>di</strong>fici più complessi e<br />

tecnologicamente più impegnativi.<br />

Appare strano, infatti, che il Progettista <strong>di</strong> fatto <strong>di</strong> minoranza abbia prevalenza sugli altri o quanto<br />

meno non vi sia una ruolo <strong>di</strong> comprimarietà fra tutti i progettisti. Si avverte spesso, infatti, una<br />

mancanza <strong>di</strong> comunicazione fra le parti con effetti deleteri sulla qualità del progetto finale.<br />

Costituisce quin<strong>di</strong> un’ “esigenza fondamentale che la progettazione architettonica-strutturale e la progettazione<br />

termotecnica-impiantistica procedano <strong>di</strong> pari passo ed in maniera integrata, dall’elaborazione preliminare del progetto sino<br />

alla definizione degli elaborati esecutivi” (dalla Circolare Ministero Industria 13.12.93 n. 231 F).<br />

Ritornando al problema dell’impiantistica negli e<strong>di</strong>fici si vuole qui puntualizzare l’esigenza, oggi<br />

inderogabile, dell’impiantistica termotecnica in un moderno e<strong>di</strong>ficio (sia civile che industriale). Si vedrà nel<br />

prosieguo, come l’evoluzione della moderna Architettura abbia portato ad uno scollamento fra le<br />

capacità termofisiche e la capacità <strong>di</strong> mantenere quasi autonomamente un microclima interno.<br />

In pratica si vedrà come la capacità termica (Massa per Calore Specifico) e la resistenza termica<br />

giochino un ruolo fondamentale nella cosiddetta costante <strong>di</strong> tempo dell’e<strong>di</strong>ficio: quanto maggiore è la<br />

costante <strong>di</strong> tempo tanto minori sono le oscillazioni termiche interne dell’e<strong>di</strong>ficio e quin<strong>di</strong> tanto migliore<br />

il comportamento termico dello stesso. Potendosi scrivere che τ<br />

0<br />

= R⋅ C [con τ 0 costante <strong>di</strong> tempo (s), R<br />

resistenza termica (W/m²K), C capacità termica (kj/kgK)] si ha che con la riduzione della massa dell’e<strong>di</strong>ficio (a<br />

causa dell’utilizzo <strong>di</strong> murature sempre più leggere e al sopravanzare dell’e<strong>di</strong>lizia industrializzata) la capacità termica<br />

C <strong>di</strong>minuisce e, a pari resistenza termica R, anche τ 0 . Pertanto quando fino all’ottocento si costruivano gli<br />

e<strong>di</strong>fici con generosa muratura portante, quin<strong>di</strong> con muri <strong>di</strong> grande spessore per necessità costruttive, si<br />

avevano e<strong>di</strong>fici termicamente più efficienti 26 rispetto agli o<strong>di</strong>erni e<strong>di</strong>fici costruiti con strutture intelaiate<br />

25 Oggi assistiamo sempre più spesso ad affidamenti in sub appalti <strong>di</strong> opere impiantistiche <strong>di</strong> vario genere. Le<br />

imprese impiantistiche sono in grave <strong>di</strong>fficoltà dovendo affrontare una concorrenza spietata, spesso senza regole, per avere<br />

un contratto. Tutto ciò avviene, è bene sottolinearlo, a scapito della qualità dei manufatti, spesso anche della sicurezza<br />

operativa (per l’eccessiva riduzione dei costi).<br />

26 Bastava un semplice camino o qualche braciere per riscaldarsi.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

38<br />

in cemento armato (quin<strong>di</strong> la capacità portante delle murature è venuta meno) e con muri poco spessi, leggeri e<br />

in qualche caso ad<strong>di</strong>rittura mancanti.<br />

Inoltre la mancanza <strong>di</strong> portanza delle murature ha reso possibile l’utilizzo <strong>di</strong> finestre vetrate <strong>di</strong><br />

proporzioni generose (si pensi alle finestre a nastro a tutta parete) con effetti sensibili sull’effetto serra e quin<strong>di</strong><br />

sul surriscaldamento interno degli ambienti. La riduzione <strong>di</strong> massa delle pareti 27 comporta, se non<br />

attentamente controbilanciata, anche una riduzione della resistenza termica e pertanto la riduzione della<br />

costante <strong>di</strong> tempo τ 0 risulta amplificata con effetti ancor più deleteri sul comportamento termico degli<br />

e<strong>di</strong>fici. In definitiva per decenni (in un arco temporale che va dal <strong>primo</strong> decennio alla fine degli anni<br />

settanta del secolo scorso) si è avuto uno sviluppo selvaggio ed incontrollato dell’Architettura che ha reso<br />

gli e<strong>di</strong>fici totalmente svincolati dalle esigenze geometriche e costruttive delle murature portanti (sempre<br />

presenti dalle fondazioni fino al tetto, perfettamente a piombo e <strong>di</strong> spessore decrescente verso l’alto) e sottoposti<br />

solamente al gusto estetico del Progettista.<br />

Adesso le pareti possono esistere o non esistere, tanto ci pensano le strutture portanti in cemento<br />

armato a tenere in pie<strong>di</strong> gli e<strong>di</strong>fici!<br />

Possono esserci corpi aggettanti, possono esserci piani senza pareti (vedansi i pilotis), possono<br />

esserci pareti totalmente vetrate, …. . Possiamo costruire grattacieli interamente vetrati, dei veri e<br />

propri buchi termici in grado <strong>di</strong> esistere (cioè <strong>di</strong> consentire la vita all’interno) solo perché dotati <strong>di</strong> adeguati<br />

impianti <strong>di</strong> climatizzazione. La metafora che per quei decenni anzidetti è stata realizzata è stata la<br />

seguente: costruiamo gli e<strong>di</strong>fici come ci pare e piace tanto ci penseranno gli impianti termotecnici a rimettere le cose a<br />

posto.<br />

Questo comportamento è stato devastante sotto tutti i punti <strong>di</strong> vista perché le opere<br />

architettoniche della prima metà del ‘novecento sono destinate a sparire in breve tempo lasciando un<br />

vuoto culturale notevole. Le opere <strong>di</strong> Wrigth, <strong>di</strong> Le Corbusier e <strong>di</strong> tanti altri maestri del ‘novecento cadono a<br />

pezzi perché costruite senza la necessaria attenzione ai problemi termoigrometrici e si spendono molti<br />

sol<strong>di</strong> per tenerle ancora in pie<strong>di</strong>.<br />

Quando sono state realizzate, infatti, non si sono tenuti in considerazione gli effetti dell’umi<strong>di</strong>tà<br />

sui materiali costruttivi (si veda il <strong>di</strong>agramma <strong>di</strong> Glaser nel prosieguo) e l’effetto delle ra<strong>di</strong>azioni solari sulle<br />

superfici delle pareti.<br />

A partire dagli anni ‘settanta già la Commissione per l’Ambiente dell’allora Comunità Economica Europea<br />

(oggi Unione Europea) pubblicò un rapporto tecnico denominato Energy Buil<strong>di</strong>ng Conscious Design che pose<br />

ben in evidenza gli errori progettuali fatti fino a quel momento. In quel periodo, sulla spinta delle varie<br />

crisi energetiche, prendeva coscienza anche un movimento architettonico centrato sulla progettazione<br />

bioclimatica che in qualche modo ripristinava i giusti equilibri fra la capacità termica e la resistenza<br />

termica (si veda il capitolo sull’Architettura Bioclimatica).<br />

Dopo la pubblicazione <strong>di</strong> questo rapporto si è cercato <strong>di</strong> prendere coscienza delle problematiche<br />

energetiche connesse agli e<strong>di</strong>fici. La Termofisica degli E<strong>di</strong>fici è <strong>di</strong>venuta materia fondamentale per la piena<br />

conoscenza del comportamento termico degli e<strong>di</strong>fici stessi e per l’introduzione nuovi criteri costruttivi<br />

dettati, quasi sempre, da leggi specificatamente pre<strong>di</strong>sposte per il risparmio energetico (vedansi la L.<br />

373/76 prima e L. 10/91 e D.Lgs 192/05 e D.Lgs 311/06 oggi).<br />

Per effetto <strong>di</strong> queste leggi è stato introdotto il concetto <strong>di</strong> isolamento termico minimo necessario,<br />

per ogni e<strong>di</strong>ficio, alla verifica dei limiti <strong>di</strong> legge (come si vedrà più approfon<strong>di</strong>tamente con la L. 10/91 e con il<br />

D.Lgs 192/05 e successive mo<strong>di</strong>fiche ed integrazioni) riparando, in un certo modo, allo scompiglio creato dalle<br />

tipologie costruttive leggere <strong>di</strong>anzi evidenziate. E’ triste osservare che ci sono volute alcune leggi (dal<br />

1976 ad oggi) per costringere i progettisti ad isolare le pareti. Eppure non era <strong>di</strong>fficile osservare, data la<br />

relazione iperbolica, τ<br />

0<br />

= R⋅ C , che si poteva compensare la riduzione della capacità termica<br />

aumentando la resistenza termica dell’e<strong>di</strong>ficio.<br />

Da quanto detto appare chiaro quale deve essere lo scopo dell’impiantistica termotecnica: creare<br />

le migliori con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita (<strong>di</strong> comfort) all’interno degli e<strong>di</strong>fici.<br />

27 Oggi sono utilizzati mattoni forati o materiali sempre più alleggeriti anche per motivi sismici.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

39<br />

3.1 LE FASI PROGETTUALI DEGLI IMPIANTI TECNICI<br />

In definitiva, le procedure <strong>di</strong> calcolo per la progettazione degli impianti tecnici possono così<br />

essere schematizzate:<br />

⋅ In<strong>di</strong>viduazione delle specifiche <strong>di</strong> progetto (cioè dei dati progettuali quali la temperatura interna,<br />

esterna, umi<strong>di</strong>tà relativa ambiente, velocità dell’aria ambiente, qualità dell’aria,…)<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Calcolo dei carichi termici della struttura in funzione delle con<strong>di</strong>zioni ambientali esterne ed<br />

interne (microclima da realizzare);<br />

Scelta della tipologia impiantistica da realizzare per raggiungere le specifiche <strong>di</strong> progetto;<br />

Dimensionamento dei componenti <strong>di</strong> impianto;<br />

Schematizzazione della soluzione impiantistica (layout degli impianti);<br />

Dimensionamento delle reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dei flui<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavoro;<br />

Disegno esecutivo degli impianti.<br />

Nel prosieguo vedremo nel dettaglio ciascuna delle fasi sopra in<strong>di</strong>cate. Si tenga presente che lo<br />

sviluppo del corso è attuato su due volumi e pertanto le varie fasi sono trattate soprattutto nel <strong>primo</strong><br />

<strong>volume</strong>.<br />

Nell’ambito del 1° Volume si tratteranno tutti i punti progettuali sopra in<strong>di</strong>cati mentre nel 2°<br />

Volume si parlerà <strong>di</strong> Acustica Tecnica e <strong>di</strong> Illuminotecnica.<br />

Ve<strong>di</strong>amo adesso brevemente <strong>di</strong> illustrare le varie fasi sopra in<strong>di</strong>cate, rimandando il lettore agli<br />

sviluppi dettagliati nei prossimi capitoli.<br />

3.1.1.1 SPECIFICHE DI PROGETTO<br />

Si tratta <strong>di</strong> determinare, ricercare o precalcolare i parametri <strong>di</strong> progetto da realizzare. Spesso<br />

questi dati sono imposti dall’esterno (specifiche <strong>di</strong> Capitolato) sono imposti da norme tecniche<br />

specifiche (come, ad esempio, avviene con la L. 10/91 che si vedrà nel prosieguo o anche del recente<br />

D.Lgs 192/05 e D.Lgs 311/96). In altri casi occorre valutare le con<strong>di</strong>zioni migliori in funzione della<br />

destinazione d’uso degli e<strong>di</strong>fici. Nel successivo capitolo si vedrà come calcolare le con<strong>di</strong>zioni<br />

termoigrometriche migliori per e<strong>di</strong>fici civili (metodo <strong>di</strong> Fanger) al variare dell’attività degli occupanti e<br />

delle prestazioni impiantistiche. In ogni caso occorre sempre avere ben chiari questi dati perché da essi<br />

<strong>di</strong>pende tutto il prosieguo delle fasi progettuali e la buona riuscita del progetto. Nel prosieguo si<br />

vedranno con maggior dettaglio le specifiche per gli impianti tecnici nella e<strong>di</strong>lizia.<br />

3.1.2 CALCOLO DEI CARICHI TERMICI<br />

Ciò che gli impianti tecnici fanno si può riassumere in una fornitura (con il proprio segno,<br />

considerando l’e<strong>di</strong>ficio un sistema termo<strong>di</strong>namico) <strong>di</strong> energia agli ambienti.<br />

Ad esempio, nelle con<strong>di</strong>zioni invernali si hanno basse temperature all’esterno e temperature<br />

interne elevate (solitamente fissata ai valori <strong>di</strong> progetto sopra in<strong>di</strong>cati, valore tipico 20°C) e pertanto del<br />

calore passa, <strong>di</strong> norma, dall’interno dell’e<strong>di</strong>ficio verso l’esterno.<br />

Per un sistema energetico aperto (quale si può schematizzare un e<strong>di</strong>ficio) questo flusso <strong>di</strong> calore<br />

uscente porta ad un raffreddamento interno che tende a livellare la temperatura interna con quella<br />

esterna. L’impianto <strong>di</strong> riscaldamento fornisce all’e<strong>di</strong>ficio una quantità <strong>di</strong> calore tale da bilanciare quella<br />

uscente. In queste con<strong>di</strong>zioni si raggiungono le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stazionarietà e la temperatura interna<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio si stabilizza al valore desiderato (ad esempio 20 °C).<br />

Allo stesso modo in estate si ha un flusso <strong>di</strong> calore dall’esterno (ove si suppone che vi sia una<br />

temperatura maggiore <strong>di</strong> quella interna, ad esempio 32 °C) verso l’interno (dove si suppone o si<br />

desidera una temperatura interna <strong>di</strong> 26 °C). Se non si interviene con un impianto <strong>di</strong> climatizzazione le


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

40<br />

con<strong>di</strong>zioni termoigrometriche interne variano in modo tale da portare la temperatura interna a<br />

coincidere con la temperatura esterna. L’impianto in questo caso sottrae calore (ed agisce anche<br />

sull’umidtà) all’ambiente in quantità pari a quello trasmesso dall’esterno.<br />

Questi due semplici esempi ci mostrano l’importanza <strong>di</strong> calcolare con precisione i flussi termici<br />

entranti o uscenti dal sistema e<strong>di</strong>ficio: questa fase viene detta Calcolo dei carichi termici.<br />

Si tratta, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> una fase importante e fondamentale per la progettazione degli impianti tecnici,<br />

come si vedrà nei capitoli successivi <strong>di</strong> questo <strong>volume</strong>.<br />

Va comunque osservato che spesso il calcolo dei carichi termici, che pure dovrebbe essere<br />

univocamente matematicamente determinato, viene effettuato in modo fittizio, come avviene, ad<br />

esempio, per il calcolo dei carichi termici invernali ai sensi della L. 10/91 e successive mo<strong>di</strong>fiche ed<br />

integrazioni o dei carichi estivi con il metodo Carrier.<br />

Si vedrà nel prosieguo perché si segue (e spesso si deve obbligatoriamente seguire) un iter <strong>di</strong><br />

calcolo schematico e fittizio. Va ancora osservato che il carico termico ambientale e totale dell’e<strong>di</strong>ficio è<br />

un dato fondamentale <strong>di</strong> progetto poiché da esso <strong>di</strong>pende la fase <strong>di</strong> selezione e progetto dei<br />

componenti <strong>di</strong> impianto e del progetto delle reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dei flui<strong>di</strong>. Tuttavia è solo una fase<br />

dell’iter progettuale, secondo lo schema <strong>di</strong> flusso sopra in<strong>di</strong>cato.<br />

3.1.3 SCELTA DELLA TIPOLOGIA IMPIANTISTICA<br />

Se il calcolo dei carichi termici (fittizi o reali) viene effettuato con meto<strong>di</strong> matematici e spesso con<br />

l’ausilio <strong>di</strong> programmi <strong>di</strong> calcolo appositamente pre<strong>di</strong>sposti, la scelta della tipologia impiantistica è la fase più<br />

delicata ed impegnativa <strong>di</strong> tutto l’iter progettuale.<br />

E’ proprio in questa fase che il Progettista deve decidere come realizzare l’impianto. Qualche<br />

esempio può chiarire quanto si vuole evidenziare.<br />

Un impianto <strong>di</strong> riscaldamento (probabilmente la tipologia impiantistica più <strong>di</strong>ffusa) si può realizzare in<br />

più mo<strong>di</strong>, ad esempio:<br />

⋅ con ra<strong>di</strong>atori;<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

con termoconvettori;<br />

ad aria calda (con <strong>di</strong>stribuzione dell’aria me<strong>di</strong>ante canali e bocchette <strong>di</strong> mandata);<br />

a pavimento (pavimento ra<strong>di</strong>ante).<br />

La <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua calda può essere effettuata in <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong>, ad esempio:<br />

a collettori complanari;<br />

con <strong>di</strong>stribuzione monotubo.<br />

La scelta delle caldaie è quanto mai varia (come si vedrà nel prosieguo) e lo stesso si deve <strong>di</strong>re per<br />

i componenti <strong>di</strong> impianto.<br />

Le cose si complicano ulteriormente per gli impianti <strong>di</strong> climatizzazione estivi per i quali si hanno<br />

almeno tre tipologie:<br />

⋅ ad aria:<br />

⋅<br />

⋅<br />

ad acqua;<br />

misti con aria primaria.<br />

In definitiva questa fase è la più delicata ed impegnativa e fortemente <strong>di</strong>pendente dall’esperienza<br />

del progettista. Inoltre la scelta impiantistica è spesso <strong>di</strong>pendente (<strong>di</strong>rei anche fortemente <strong>di</strong>pendente) anche<br />

dall’architettura dell’e<strong>di</strong>ficio. Si hanno spesso con<strong>di</strong>zionamenti <strong>di</strong> vario tipo che rendono <strong>di</strong>fficile la<br />

progettazione degli impianti e la vita degli impiantisti. Ad esempio spesso non si sa dove inserire gli


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

41<br />

impianti perché mancano gli spazi del locali tecnici o non si hanno cave<strong>di</strong> tecnici per il passaggio delle<br />

tubazioni e ancor più non si hano spazi sufficienti per il passaggio dei canali che sono molto più<br />

ingombranti delle tubazioni. Un impianto termotecnico è composto da tre sezioni sinergiche:<br />

Sezione <strong>di</strong> produzione dell’energia ⇒ Sezione <strong>di</strong> trasporto dell’energia ⇒ Sezione <strong>di</strong> scambio<br />

allora la scelta della tipologia impiantistica deve tenere conto <strong>di</strong> ciascuna sezione, ad esempio, per<br />

un impianto <strong>di</strong> riscaldamento:<br />

⋅ Sistema con caldaia a gas metano, rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione ad acqua con collettore complanare e<br />

ra<strong>di</strong>atori in ghisa come terminali.<br />

Si osservi che ogni scelta effettuata in questa fase con<strong>di</strong>ziona lo sviluppo delle fasi successive e<br />

non sempre è possibile cambiare in corsa le scelte fatte.<br />

3.1.4 DIMENSIONAMENTO DEI COMPONENTI DI IMPIANTO<br />

In questa fase si selezionano i componenti <strong>di</strong> impianto, cioè si <strong>di</strong>mensionano i ra<strong>di</strong>atori, i fan coil,<br />

le centrali <strong>di</strong> trattamento aria, le caldaie, i gruppi <strong>di</strong> refrigerazione o le pompe <strong>di</strong> calore, …<br />

La selezione dei componenti va effettuata tenendo presente la produzione industriale <strong>di</strong>sponibile<br />

per ciascuno <strong>di</strong> essi.. Nel prosieguo si vedrà in dettaglio questa fase.<br />

Si fa presente che in questa fase occorre interagire con le produzioni industriali dei vari<br />

componenti, nel senso che questi ultimi non sono progettati costruttivamente ma selezionati da una<br />

serie <strong>di</strong> prodotti industriali commercialmente <strong>di</strong>sponibili. Tranne pochi casi particolari (ad esempio le<br />

Unità <strong>di</strong> Trattamento Aria, <strong>di</strong> cui parlerà nel prosoeguo) i componenti sono già <strong>di</strong>sponibili su cataloghi<br />

commerciali e, in genere, non possono essere mo<strong>di</strong>ficati.<br />

La selezione commerciale dei componenti <strong>di</strong> impianto <strong>di</strong>fficilmente porta ad avere caratteristiche<br />

reali <strong>di</strong> questi ultimi coincidenti con le caratteristiche teoriche calcolate in precedenza. Di solito si<br />

hanno prestazioni <strong>di</strong>verse ed in genere superiori a quelle richieste.<br />

Così, ad esempio, se un ambiente ha bisogno <strong>di</strong> 857 W <strong>di</strong> potenza per il riscaldamento invernale<br />

si troverà un ra<strong>di</strong>atore che potrà fornire 920 W. Queste <strong>di</strong>screpanze progettuali comportano l’assoluta<br />

necessità <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> controllo e regolazione dell’impianto in tutte le componenti.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

42<br />

Figura 21: Esempio <strong>di</strong> un data sheet per la selezione delle pompe <strong>di</strong> calore<br />

3.1.5 SCHEMATIZZAZIONE DELLA SOLUZIONE IMPIANTISTICA<br />

Per procedere nel <strong>di</strong>mensionamento delle reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione occorre avere uno schema<br />

impiantistico e quin<strong>di</strong> i <strong>di</strong>segni delle piante e delle sezioni dell’e<strong>di</strong>ficio e segnare, anche in modo<br />

schematico, i percorsi delle tubazioni o dei canali.<br />

Si osservi che in questa fase non si conoscono ancora i <strong>di</strong>ametri delle tubazioni o le <strong>di</strong>mensioni<br />

dei canali d’aria.<br />

Per questi ultimi si hanno quasi sempre problemi geometrici dovuti allo scarso spazio <strong>di</strong>sponibile.<br />

In genere è opportuno cercare in questa fase <strong>di</strong> eliminare conflittualità varie (ad esempio incroci <strong>di</strong><br />

canali) che possono con<strong>di</strong>zionare la fase successiva.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

43<br />

Figura 22: Esempio <strong>di</strong> schematizzazione <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribibuzione a collettori complanari<br />

3.1.6 DIMENSIONAMENTO DELLE RETI DI DISTRIBUZIONE<br />

Si vedrà nel prosieguo come <strong>di</strong>mensionare le reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua e dell’aria. Si tratta <strong>di</strong><br />

meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> calcolo deterministiche che possono essere implementati con programmi elettronici o con<br />

fogli elettronici.<br />

Dimesionare le reti significa determinare i <strong>di</strong>ametri commerciali delle tubazioni o le sezioni<br />

costruttive dei canali. Le altre <strong>di</strong>mesioni geometriche (lunghezza, altezza dei canali, …) sono in genere<br />

imposti dall’architettura dell’e<strong>di</strong>ficio.<br />

Occorre tenere ben presente che le reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione debbo consentire ai componenti <strong>di</strong><br />

impianto <strong>di</strong> funzionare correttamente e pertanto esse vanno progettate sulle reali esigenze dei terminali<br />

<strong>di</strong> impianto. Questo è necessario per garantire, oltre al corretto funzionamento dei terminali, anche la<br />

possibilità <strong>di</strong> regolazione dell’impianto e delle reti tecnologiche.<br />

In definitiva per potere <strong>di</strong>mensionare la rete dobbiamo prima conoscere quali saranno i terminali<br />

utilizzati e le loro potenzialità richieste. Non è possibile <strong>di</strong>mensionare una rete su richieste teoriche che<br />

necessariamente non troveranno riscontro su campo. Così, ad esempio, un fan coil ha bisogno <strong>di</strong> una<br />

ben precisata portata <strong>di</strong> acqua calda o <strong>di</strong> acqua fredda per assicurare le sue prestazioni termiche, un<br />

ra<strong>di</strong>atore deve avere un ben preciso ∆T fra la temperatura me<strong>di</strong>a dello stesso ra<strong>di</strong>atire e l’ambiente per<br />

potere garantire la sua effettiva potenzialità termica.<br />

Di queste esigenze termotecniche e progettuali si parlerà ampiamente nel prosieguo.<br />

Per potere effettuare il corretto <strong>di</strong>mensionamento delle reti occorre prima stu<strong>di</strong>are i vari criteri <strong>di</strong><br />

progetto che verranno illustrati nel prosieguo.<br />

3.1.7 DISEGNO ESECUTIVO DEGLI IMPIANTI<br />

Avute dalla fase precedente le <strong>di</strong>mensioni delle tubazioni e dei canali si può procedere al<br />

tracciamento finale delle reti risolvendo tutti i possibili problemi <strong>di</strong> passaggio dei canali.<br />

Occorre poi pre<strong>di</strong>sporre i <strong>di</strong>segni impiantistici <strong>di</strong> ciascun componente e cella centrale termica,<br />

come illustrato nelle due figure seguenti. Si osservi che gli esecutivi <strong>di</strong> cantiere sono gli unici documenti<br />

che sono <strong>di</strong>sponibili in cantiere e pertanto debbono contenere tutte le informazioni (<strong>di</strong>mensionali,<br />

termotecniche o <strong>di</strong> qualsivoglia altra natura) necessarie all’esecuzione dei lavori.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

44<br />

Figura 23: Esempio <strong>di</strong> rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria <strong>di</strong>mensionata<br />

Figura 24: Esempio <strong>di</strong> rete a collettori complanari <strong>di</strong>mensionata


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

45<br />

4 SOSTENIBILITÀ DEGLI EDIFICI<br />

Da alcuni anni, precisamente dalla Conferenza mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> Rio sull’ambiente del 1998, sta sempre<br />

più prendendo coscienza il concetto <strong>di</strong> sviluppo sostenibile, cioè tale da sod<strong>di</strong>sfare i bisogni delle<br />

generazioni presenti senza compromettere le possibilità per le generazioni future <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare i propri.<br />

La costruzione degli e<strong>di</strong>fici è sempre stata una voce importante nello sfruttamento delle risorse<br />

ambientali e pertanto l’applicazione all’e<strong>di</strong>lizia <strong>di</strong> concetti avanzati <strong>di</strong> sostenibilità può senza dubbio dare<br />

un forte contributo sia all’utilizzo delle suddette risorse che allo sviluppo <strong>di</strong> una corretta Architettura.<br />

Già dalle famose crisi energetiche degli anni ‘settanta si è fatta strada l’idea <strong>di</strong> Architettura<br />

Bioclimatica come architettura <strong>di</strong> riferimento per il risparmio energetico e il comfort interno degli e<strong>di</strong>fici.<br />

Oggi si estende l’obiettivo dell’Archiettura anche alla sostenibilità crcando <strong>di</strong> comprendere in<br />

quest’ultima anche la precedente definizione.<br />

Il movimento <strong>di</strong> pensiero che in questo ultimo decennio si sta sviluppando ha già portato a<br />

definire numerose tematiche riguardanti, specificamente, sia per i progettisti che per i conduttori:<br />

⋅ l’utilizzo delle risorse climatiche locali;<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

la qualità ambientale degli spazi esterni;<br />

l’integrazione con il contesto ambientale;<br />

il contenimento del consumo <strong>di</strong> risorse;<br />

la riduzione dei carichi ambientali;<br />

la qualità dell’ambiente interno;<br />

la qualità del servizio.<br />

L’elenco dei requisiti può essere sintetizzato nelle seguenti Tabella 14e Tabella 15.<br />

Si tratta <strong>di</strong> esigenze molto <strong>di</strong>versificate e complesse che interessando un ampio spettro <strong>di</strong><br />

requisito degli e<strong>di</strong>fici, dal riscaldamento, al comfort interno, al comportamento acustico ed<br />

illuminotecnico, agli aspetti fluido<strong>di</strong>namici ai sistemi <strong>di</strong> gestione energetica.<br />

La lettura delle suddette tabelle può già in<strong>di</strong>care all’Allievo l’ampiezza delle problematiche che<br />

l’e<strong>di</strong>lizia abbraccia.<br />

Non è possibile, nel terzo millennio, considerare l’e<strong>di</strong>ficio solamente come un problema<br />

compositivi o, più riduttivamente, un solo problema grafico.<br />

L’e<strong>di</strong>ficio è un sistema molto complesso dato dall’unione <strong>di</strong> molti sistemi (aspetti, esigenze, requisiti,<br />

…) <strong>di</strong> carattere estremamente <strong>di</strong>versificato (si va dall’impiantistica termica, alla qualkità della’aria, al<br />

comportamento acustico e/o illuminotecnico) e che, quasi interamente fanno parte, se si eccettuano gli<br />

aspetti puramente costruttivi (Scienza e Tecnica delle Costruzioni) e <strong>di</strong> scelta dei materiali (Tecnologia delle<br />

Costruzioni), quasi interamente del Corso <strong>di</strong> Impianti Tecnici, come anticipato nelle note introduttive del<br />

presente Volume.<br />

Ciò <strong>di</strong> cui si <strong>di</strong>scuterà nel prosieguo del Corso è quasi sempre delegato agli impianti termotecnici<br />

o in generali agli impianti <strong>di</strong> climatizzazione o acustici o illuminotecnici e pertanto le evoluzioni naturali<br />

del sistema e<strong>di</strong>ficio sono qui trascurate per esigenze temporali (il Corso è <strong>di</strong> sole 60 ore).<br />

Tuttavia alcune problematiche sono sempre importanti e debbono essere ben conosciute dai<br />

progettisti architettonici per ottenere una buona qualità progettuale ed un buon prodotto finale.<br />

Alcuni aspetti sono qui riassunti nelle seguenti tabelle al solo scopo <strong>di</strong> presentare un quadro<br />

completo <strong>di</strong> problematiche relative all’e<strong>di</strong>lizia.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

46<br />

Tabella 14: Esigenze e Classi <strong>di</strong> requisiti per la sostenibilità


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

47<br />

4.1 RISCALDAMENTO NATURALE<br />

Tabella 15: Esigenze e Classi <strong>di</strong> requisiti per la sostenibilità<br />

Quanti si <strong>di</strong>rà nei prossimi paragrafi fa <strong>di</strong> norma parte del Corso <strong>di</strong> Climatologia dell’Ambiente<br />

Costruito al quale si rimanda per magiori approfon<strong>di</strong>menti.<br />

Per riscaldamento naturale s'intende un riscaldamento ambientale ottenuto utilizzando<br />

l'irraggiamento solare incidente sulle superfici dell'involucro e<strong>di</strong>lizio e meccanismi naturali – cioè, senza<br />

l'ausilio d'energia prodotta da impianti termici o importata dalla rete – per il trasferimento, del calore<br />

assorbito, all'interno dell'e<strong>di</strong>ficio.<br />

Sistemi <strong>di</strong> riscaldamento naturale possono essere sia gli stessi elementi tecnici <strong>di</strong> chiusura <strong>di</strong> un<br />

e<strong>di</strong>ficio – trasparenti (finestre) od opachi (pareti massive non isolate) – sia elementi speciali, progettati per<br />

massimizzare l'apporto termico solare.<br />

I sistemi <strong>di</strong> riscaldamento naturale sono detti, comunemente, sistemi solari passivi (vedasi più<br />

estesamente nel capitolo §13). Essi sono composti dai seguenti principali subsistemi:<br />

⋅ • subsistema <strong>di</strong> captazione – preposto alla captazione dell’energia solare e al trasferimento della<br />

stessa all'ambiente (scambio per irraggiamento) e/o all'aria (scambio per convezione);<br />

⋅<br />

• subsistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione – con funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuire il calore prodotto agli ambienti da<br />

riscaldare (rispetto ai sistemi impiantistici, tale subsistema è estremamente semplice, potendosi


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

48<br />

identificare con delle bocchette <strong>di</strong> ventilazione o, nei casi più complessi, in condotti nei<br />

controsoffitti);<br />

⋅<br />

• subsistema <strong>di</strong> accumulo – che ha la funzione <strong>di</strong> immagazzinare energia termica, nei perio<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

non utilizzo della stessa, o per la quantità <strong>di</strong> energia incidente non utilizzata, al fine <strong>di</strong> renderla<br />

utile successivamente.<br />

Nei sistemi più semplici, quali la finestra, il subsistema <strong>di</strong> captazione coincide con quello <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione e non vi è accumulo; in quelli più complessi, quali il muro <strong>di</strong> Trombe-Michel, si hanno tutti e<br />

tre i subsistemi.<br />

I sistemi solari passivi si <strong>di</strong>fferenziano in relazione ai seguenti fattori:<br />

• la collocazione del subsistema <strong>di</strong> captazione, che può essere su parete, in copertura, o al <strong>di</strong> sotto<br />

del livello <strong>di</strong> utilizzo;<br />

⋅ • il tipo <strong>di</strong> trasporto dell’energia dal sistema <strong>di</strong> captazione/<strong>di</strong>stribuzione all’ambiente, che può<br />

essere sud<strong>di</strong>viso nelle seguenti modalità:<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

<strong>di</strong>retto, se il trasporto avviene senza interposizione <strong>di</strong> elementi tecnici opachi (lo scambio<br />

termico prevalente è per irraggiamento);<br />

in<strong>di</strong>retto, se il trasporto avviene con interposizione <strong>di</strong> un elemento tecnico opaco (con o senza<br />

accumulo), rappresentato dalla parete stessa che supporta il subsistema <strong>di</strong> captazione, con<br />

scambio convettivo attraverso bocchette, collocate nella parte inferiore e superiore della parete<br />

stessa (muro <strong>di</strong> Trombe-Michel e piastra convetiva), o condotte in controsoffitto (parete<br />

camino-solare);<br />

isolato, se non vi è comunicazione <strong>di</strong>retta – né visiva, né d’aria – tra subsistema <strong>di</strong><br />

captazione/<strong>di</strong>stribuzione e ambiente; lo scambio avviene, prevalentemente, per reirraggiamento,<br />

da una massa che accumula e che entra in contatto con l’aria, riscaldata dal subsistema <strong>di</strong><br />

captazione;<br />

• la presenza <strong>di</strong> una funzione spaziale, che integra quella <strong>di</strong> controllo termico (come nel caso<br />

delle serre e degli atrii).<br />

Nei sistemi solari passivi ad incremento <strong>di</strong>retto e in<strong>di</strong>retto, il subsistema <strong>di</strong> captazione e quello<br />

<strong>di</strong>stributivo sono integrati nello stesso componente d’involucro (chiusura verticale o orizzontale<br />

superiore): nei sistemi del tipo <strong>di</strong>retto non si ha movimentazione d’aria dall’unità <strong>di</strong> captazione<br />

all’ambiente, e lo scambio è prevalentemente per irraggiamento <strong>di</strong>retto e reirraggiamento nell’infrarosso<br />

dalle pareti interne; nei sistemi del tipo in<strong>di</strong>retto – quali il muro <strong>di</strong> Trombe-Michel, la serra ad accumulo, e<br />

la piastra convettiva – la movimentazione dell’aria avviene attraverso bocchette collocate, in alto ed in<br />

basso, nella parete stessa che funge da captatore.<br />

Nei sistemi passivi del tipo isolato, lo scambio termico con l’ambiente avviene: per reirraggiamento<br />

dalla superficie interna della parete opaca, che funge anche da captatore (parete ad accumulo non<br />

convettiva); per movimentazione d’aria attraverso intercape<strong>di</strong>ni a soffitto o pavimento – come nel<br />

sistema Barra-Costantini – senza passaggio d’aria tra elementi tecnici e ambiente<br />

4.1.1 RAFFRESCAMENTO NATURALE<br />

Le con<strong>di</strong>zioni climatiche estive del territorio italiano sono caratterizzate da temperature superiori<br />

al livello limite della zona <strong>di</strong> comfort (ve<strong>di</strong> capitolo §5).<br />

Tale caratteristica è destinata ad accentuarsi, in relazione alla ormai accertata tendenza al<br />

riscaldamento globale tendenziale del pianeta, dovuto alla produzione antropogenica dei gas da effetto<br />

serra (+ 3÷5 °C nell’arco dei prossimi 50 anni), che si prevede possa produrre, tra gli altri effetti,<br />

l’estensione della zona arida del pianeta.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

49<br />

Gli e<strong>di</strong>fici a destinazione d’uso terziaria (uffici, commercio, locali <strong>di</strong> pubblico spettacolo, ecc.),<br />

inoltre, sono caratterizzati da carichi <strong>di</strong> raffrescamento per gran parte dell’anno.<br />

Tutto ciò fa si che l’utilizzo d’impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento, e i relativi costi energetici, in<br />

particolare in Europa, sia in continuo aumento. Tale trend rischia <strong>di</strong> annullare i benefici prodotti dalle<br />

politiche d’incentivo della conservazione energetica, attuate dai Paesi europei e dagli altri Paesi<br />

industrializzati negli ultimi due decenni, nonché <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionare negativamente l’attuazione delle<br />

strategie connesse con il protocollo <strong>di</strong> Kyoto.<br />

Infatti, se non si mo<strong>di</strong>fica tale tendenza, le prospettive future sono <strong>di</strong> un continuo crescente<br />

consumo <strong>di</strong> energia elettrica, la maggior parte della quale <strong>di</strong> origine termica petrolifera e, quin<strong>di</strong>,<br />

generante emissioni clima-alteranti in atmosfera.<br />

Un contributo alla limitazione <strong>di</strong> tale crescita è rappresentata dalle tecniche <strong>di</strong> raffrescamento naturale<br />

– vale a <strong>di</strong>re, <strong>di</strong> climatizzazione “estiva”, realizzata con nullo, o minimo, utilizzo <strong>di</strong> energie non<br />

rinnovabili.<br />

Il raffrescamento naturale <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio si ottiene <strong>di</strong>ssipando il calore in eccesso, tramite l’uso <strong>di</strong> pozzi<br />

termici naturali, quali: l’aria, il terreno, l’acqua, il cielo notturno.<br />

Le principali tecniche <strong>di</strong> raffrescamento naturale sono, in funzione del pozzo termico utilizzato,<br />

raggruppabili nelle seguenti categorie:<br />

⋅ • raffrescamento ventilativo (ambientale e della massa termica), realizzato con aria a<br />

temperatura più bassa <strong>di</strong> quella dell’ambiente da raffrescare;<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

• raffrescamento da terreno (<strong>di</strong>retto, se avviene per contatto tra involucro e terreno – come<br />

negli e<strong>di</strong>fici ipogei – o in<strong>di</strong>retto, se realizzato attraverso canali interrati);<br />

• raffrescamento evaporativo, basato sulla sottrazione del calore contenuto nell’aria immessa in<br />

un ambiente, tramite il passaggio della medesima attraverso contenitori (bacini, canali, fontane,<br />

serpentine), o getti nebulizzati d’acqua, che evapora;<br />

• raffrescamento ra<strong>di</strong>ativo, attuato per <strong>di</strong>spersione notturna del calore trasportato da un fluido,<br />

tramite pannelli ra<strong>di</strong>anti rivolti al cielo notturno.<br />

Tra le tecniche suddette quelle che si ritengono maggiormente utilizzabili appartengono alle<br />

prime due categorie. In particolare, esse sono:<br />

⋅ il raffrescamento naturale ventilativo della massa termica;<br />

⋅<br />

⋅<br />

il raffrescamento naturale per contatto <strong>di</strong>retto con il terreno;<br />

il raffrescamento naturale per contatto in<strong>di</strong>retto con il terreno (ventilazione attraverso canali<br />

sotterranei).<br />

Quest’ultima tecnica è stata inserita tra quelle che fanno riferimento alla classe d'esigenze<br />

“Riduzione del consumo <strong>di</strong> risorse: energia”, in quanto utilizzabile come sistema ibrido, cioè integrato al<br />

sistema <strong>di</strong> climatizzazione artificiale, in e<strong>di</strong>fici a destinazione d’uso non residenziali.<br />

Tra le tecniche <strong>di</strong> raffrescamento, che utilizzano l’aria come pozzo termico, si è privilegiata quella<br />

con ventilazione notturna della massa termica – applicabile in e<strong>di</strong>fici non residenziali – rispetto al<br />

raffrescamento ventilativo ambientale (con ventilazione, cioè, <strong>di</strong>urna o notturna, <strong>di</strong> un intero spazio), in<br />

quanto molto più efficace e verificabile in termini <strong>di</strong> riduzione dei carichi energetici.<br />

4.1.2 VENTILAZIONE NATURALE<br />

Per ventilazione si intende quell’insieme <strong>di</strong> operazioni volte a sostituire, in tutto o in parte, l’aria<br />

“viziata” <strong>di</strong> uno spazio confinato con aria pulita.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

50<br />

Tale insieme <strong>di</strong> operazioni, comprendente l’immissione, l’eventuale filtraggio, la movimentazione<br />

e l’espulsione dell’aria, ha come scopo primario quello <strong>di</strong> garantire la qualità dell’aria nell’ambiente. La<br />

ventilazione naturale è una tecnica <strong>di</strong> ricambio dell’aria viziata, attuata senza l’ausilio <strong>di</strong> ventilatori, per<br />

mezzo <strong>di</strong> “motori naturali”, quali il vento e l’effetto camino.<br />

La ventilazione naturale, in periodo estivo o in ambienti a forte carico termico interno (uffici,<br />

e<strong>di</strong>fici commerciali), ha anche una valenza <strong>di</strong> raffrescamento – sia corporeo, sia ambientale – purché<br />

controllata e attuata in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> temperatura dell’aria inferiori ai limiti superiori della zona <strong>di</strong><br />

comfort (generalmente, 26 °C).<br />

L'impiego <strong>di</strong> sistemi a ventilazione naturale negli e<strong>di</strong>fici, in alternativa a quelli <strong>di</strong> ventilazione<br />

meccanica, ha un'importanza strategica nella politica energetica e ambientale dei paesi industrializzati.<br />

Tali sistemi, infatti, producono una serie <strong>di</strong> effetti positivi, riassumibili nei seguenti:<br />

⋅ • riduzione dei consumi energetici, e quin<strong>di</strong> della <strong>di</strong>pendenza dal petrolio, connessi con le<br />

esigenze <strong>di</strong> ventilazione e, in parte, <strong>di</strong> raffrescamento, degli ambienti confinati;<br />

⋅<br />

⋅<br />

• conseguente riduzione delle emissioni inquinanti dell'aria, incluse quelle <strong>di</strong> gas serra<br />

responsabili del progressivo riscaldamento globale me<strong>di</strong>o del pianeta, derivanti dall'utilizzo<br />

energetico <strong>di</strong> combustibili fossili;<br />

• riduzione dei rischi <strong>di</strong> inquinamento biologico (sick buil<strong>di</strong>ng syndrome, legionella) legati a<br />

errori <strong>di</strong> progetto e/o all’inefficienza <strong>di</strong> gestione (poca frequenza nella sostituzione dei filtri),<br />

che possono caratterizzare gli impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento e ventilazione meccanica.<br />

Ventilazione da vento<br />

Le caratteristiche geomorfologiche dell’Italia – in particolare, lo sviluppo dei litorali e l’estensione<br />

delle zone collinari e montuose – determinano una ventosità <strong>di</strong>ffusa a prevalente regime <strong>di</strong> brezza, con<br />

velocità me<strong>di</strong>a relativamente bassa (1-2 m/s), velocità e frequenza piuttosto variabili e <strong>di</strong>rezioni<br />

prevalenti alternate nell’arco della giornate. Tali connotati rendono la risorsa vento particolarmente<br />

idonea ad essere utilizzata come motore naturale della ventilazione.<br />

I principali sistemi <strong>di</strong> ventilazione naturale da vento sono i seguenti:<br />

⋅ • ventilazione a lato singolo (singola apertura o aperture multiple poste alla stessa altezza);<br />

⋅<br />

• ventilazione passante (orizzontale).<br />

Ventilazione a lato singolo<br />

La ventilazione a lato singolo (da vento) è il ricambio d’aria prodotto in un vano quando vi sono<br />

unicamente una o più aperture collocate sulla medesima parete esterna. Il tasso <strong>di</strong> flusso, in tal caso, è<br />

<strong>di</strong>scontinuo e legato prevalentemente ad un effetto <strong>di</strong> pulsazione dell’aria, <strong>di</strong>pendente dalle variazioni <strong>di</strong><br />

velocità e <strong>di</strong>rezione che caratterizzano il vento negli intervalli brevi.<br />

La portata d’aria complessiva oraria è generalmente molto ridotta, soprattutto nel caso <strong>di</strong> una<br />

singola apertura. Se le aperture sono più d’una (collocate alla stessa altezza), la portata aumenta, per<br />

l’innesco <strong>di</strong> flusso da vento semi-passante.<br />

Ventilazione passante orizzontale<br />

Si definisce ventilazione passante orizzontale il flusso d’aria che attraversa uno o più locali, con<br />

immissione e uscita dell’aria da aperture collocate su pareti opposte o a<strong>di</strong>acenti (ma non complanari),<br />

collocate alla stessa altezza dal piano <strong>di</strong> pavimento.<br />

La portata d’aria realizzabile con tale tecnica è proporzionale all’area netta <strong>di</strong> apertura, all’angolo<br />

<strong>di</strong> incidenza del vento sul piano dell’apertura e alla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione tra le due aperture. Tale<br />

<strong>di</strong>fferenza è massima per aperture collocate, rispettivamente, quella d’ingresso dell’aria sul lato<br />

sovrappressione, e quella d’uscita, sul lato in depressione (generalmente, ciò accade quando le aperture<br />

sono collocate su pareti opposte), con angolo d’incidenza del vento compreso tra la perpen<strong>di</strong>colare e<br />

30°. L’efficacia della ventilazione passante orizzontale, così come quella a lato singolo, <strong>di</strong>pende, altresì,


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

51<br />

dalla profon<strong>di</strong>tà del vano libero in rapporto all’altezza del vano stesso e dalla eventuale presenza <strong>di</strong><br />

partizioni, che aumentano la resistenza al flusso, riducendo la portata d’aria.<br />

Ventilazione da effetto camino<br />

La ventilazione naturale da effetto camino è la movimentazione dell’aria generata dal <strong>di</strong>fferenziale<br />

<strong>di</strong> pressione determinato dalla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> densità dell’aria tra ambiente esterno ed interno, o tra spazi<br />

interni <strong>di</strong>versi. Tale <strong>di</strong>fferenza è <strong>di</strong>pendente dalla temperatura dell’aria stessa: se l’aria, in un ambiente<br />

confinato, è più calda, cioè meno densa, <strong>di</strong> quella esterna, tende a salire, lasciando spazio all’immissione<br />

d’aria più fredda (se vi è un’apertura nella parte bassa della stanza); un’apertura posta in alto produce un<br />

flusso in uscita dell’aria più calda accumulatasi nella parte superiore del vano, innescando, quin<strong>di</strong>, un<br />

movimento dell’aria continuo, fino a quando permangono le con<strong>di</strong>zioni iniziali <strong>di</strong> temperatura e<br />

d’apertura. A parità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni geometriche e operative delle aperture, l’inversione della <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

temperatura dell’aria tra esterno ed interno produce un flusso <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione contraria (dall’alto al basso),<br />

all’interno del vano.<br />

Anche per la ventilazione naturale da effetto camino, si possono avere due sistemi <strong>di</strong> flusso:<br />

⋅ • ventilazione a lato singolo, quando le aperture multiple sono poste ad altezze <strong>di</strong>verse, ma<br />

collocate sulla stessa parete esterna;<br />

⋅<br />

• ventilazione passante (verticale), quando le aperture multiple, poste ad altezze <strong>di</strong>verse, sono<br />

collocate su pareti esterne <strong>di</strong>verse (non complanari).<br />

A <strong>di</strong>fferenza della ventilazione naturale da vento, entrambi tali sistemi possono essere efficaci; la<br />

portata d’aria, infatti, non <strong>di</strong>pende dalla posizione planimetrica delle aperture, ma dai seguenti<br />

parametri:<br />

⋅ <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura tra esterno ed interno;<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

area netta delle aperture;<br />

area <strong>di</strong> sezione del “camino termico” (in tal caso, l’area della stanza);<br />

<strong>di</strong>stanza verticale tra il baricentro delle aperture.<br />

Oltre ad utilizzare la ventilazione naturale da effetto camino, tramite collocazione <strong>di</strong> aperture ad<br />

altezze <strong>di</strong>verse, si possono prevedere sistemi più complessi, specificamente progettati o utilizzanti spazi<br />

ad altro uso. Tra i primi si annoverano i torrini <strong>di</strong> ventilazione – collegati <strong>di</strong>rettamente all’ambiente da<br />

ventilare o attraverso condotti; tra i secon<strong>di</strong>, gli atria e i vani scala.<br />

Ventilazione combinata vento-effetto camino<br />

Se in un ambiente confinato vi sono più aperture collocate ad altezze <strong>di</strong>verse, nella realtà, ad<br />

eccezione dei perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> totale assenza <strong>di</strong> vento, si ha un tipo <strong>di</strong> movimentazione dell’aria in cui si<br />

combinano i due meccanismi sopra illustrati: vento ed effetto camino.<br />

Tale combinazione può essere conflittuale o sinergica. La prima con<strong>di</strong>zione si verifica nel caso <strong>di</strong><br />

ventilazione a lato singolo e, nella ventilazione passante, quando l’apertura più alta (d’uscita del flusso<br />

d’aria) è posta in posizione sopravento; la seconda, quando, nella ventilazione passante, l’apertura più<br />

bassa è collocata sopravento e quella più alta è posizionata sul lato sottovento.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista progettuale, si deve cercare <strong>di</strong> evitare – ove esista la possibilità <strong>di</strong> determinare<br />

una <strong>di</strong>rezione prevalente del vento, nei perio<strong>di</strong> non invernali, nella località in esame – la prima<br />

con<strong>di</strong>zione, favorendo la seconda.<br />

Nei sistemi a torrino, che in genere, hanno aperture multiple, esposte a vari orientamenti, si può<br />

evitale la con<strong>di</strong>zione conflittuale tra vento ed effetto camino, tramite l’ausilio <strong>di</strong> meccanismi tecnologici<br />

quali attuatori <strong>di</strong> controllo del flusso flessibili, ad apertura mono-<strong>di</strong>rezionale.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

52<br />

Vi sono, altresì, sistemi in grado <strong>di</strong> utilizzare entrambi i meccanismi, alternandone l’attivazione<br />

secondo il ciclo giorno-notte: è il caso delle torri del vento del tipo iraniano (ve<strong>di</strong> più in dettaglio il<br />

capitolo §13.1.5).<br />

Tali torri – costruite con chiusure verticali sufficientemente massive da impe<strong>di</strong>re il trasferimento<br />

<strong>di</strong>urno, all’interno della torre stessa, del calore generato dall’irraggiamento solare incidente sulle<br />

superfici esterne – funzionano come torri del vento, <strong>di</strong> giorno, e come torri d’estrazione dell’aria, <strong>di</strong><br />

notte. Di giorno, il vento è “catturato” da aperture multi<strong>di</strong>rezionali, collocate in cima alla torre, e l’aria<br />

introdotta nel vano interno si raffredda ulteriormente, per effetto della massa termica delle pareti,<br />

innescando un moto <strong>di</strong>scensionale, verso gli ambienti da ventilare (e raffrescare); tale movimentazione,<br />

in effetti, può avvenire anche in assenza <strong>di</strong> vento.<br />

Di notte, quando s’innesca un effetto camino prodotto dal ritardato riscaldamento dell’aria nel<br />

vano interno della torre, il moto dell’aria si inverte, <strong>di</strong>ventando ascensionale e determinando una<br />

suzione dell’aria dagli ambienti.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

53<br />

5 INTRODUZIONE ALLE PROBLEMATICHE DEL COMFORT<br />

L’e<strong>di</strong>lizia ha subito gran<strong>di</strong> evoluzioni nel corso dei millenni: da semplice riparo dalle intemperie o<br />

dai pericoli esterni a <strong>di</strong>mora confortevole dei nostri giorni. E’ proprio il raggiungimento <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni<br />

ottimali per la vita dell’Uomo (che chiameremo <strong>di</strong> comfort) che ha determinato l’ultima fase <strong>di</strong> questo<br />

sviluppo. Si tratta <strong>di</strong> una acquisizione concettuale notevole che ha trasformato il concetto stesso <strong>di</strong><br />

e<strong>di</strong>ficio in un sistema prestazionale complesso ed articolato che interessa numerosi settori del benessere<br />

dell’Uomo.<br />

Va comunque detto che spesso si manifesta nei progettisti la tendenza a separare gli aspetti<br />

prestazionali e funzionali da quelli compositivi, privilegiando quest’ultimi nell’intima convinzione che<br />

siano proprio gli aspetti compositivi a caratterizzare l’Architettura.<br />

Personalmente sono convinto del contrario ed un esempio tipico lo può confermare: un teatro è<br />

contemporaneamente espressione <strong>di</strong> gusto architettonico ed efficienza funzionale, un bel teatro senza<br />

una buona acustica non ha ragione <strong>di</strong> esistere. Molti altri esempi possono essere addotti e si preferisce<br />

lasciare agli allievi l’incarico <strong>di</strong> verificare quanto sopra detto.<br />

E’ importante ricordare che l’e<strong>di</strong>ficio non è un’opera d’arte da guardare esternamente ma è<br />

un’opera reali da vivere internamente e nel modo più confortevole per l’Uomo.<br />

5.1 COMFORT TERMICO<br />

L’evoluzione della tecnologia ha portata, soprattutto in questo secolo, ad uno sviluppo enorme<br />

nelle conoscenza delle esigenze ambientali dell’Uomo. Huxely definiva il progresso evolutivo come<br />

miglioramento dell’organizzazione biologica tale da consentire un incremento del controllo ambientale<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dalle sue mo<strong>di</strong>fiche.<br />

Questa semplice ma efficace definizione evidenzia l’importanza, ad esempio, <strong>di</strong> mantenere<br />

costante la temperatura corporea entro un campo ampio <strong>di</strong> variazione delle con<strong>di</strong>zioni climatiche<br />

esterne e questa capacità è stata raggiunta dall’Uomo, come specie biologica evoluta.<br />

La mancanza del controllo dell’evoluzione ambientale porta ad avere organismi schiavi delle<br />

con<strong>di</strong>zioni climatiche con sviluppi <strong>di</strong> forme biologiche estreme che, ad esempio nelle con<strong>di</strong>zioni<br />

climatiche più rigide, sopravvivono in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> quasi inanimazione.<br />

Nell’Uomo si hanno tessuti in grado <strong>di</strong> sviluppare una notevole potenza termica per unità <strong>di</strong><br />

massa e ciò ha portato allo sviluppo <strong>di</strong> sistemi biologici termoregolati che caratterizza la vita libera ed<br />

intelligente degli esseri umani.<br />

L’Uomo può mantenere costante la sua temperatura corporea con un meccanismo <strong>di</strong><br />

termoregolazione (che vedremo nel prosieguo) in grado <strong>di</strong> regolare sia la produzione termica che la<br />

<strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> calore in modo da mantenere un’elevata attività biologica dei tessuti al variare delle<br />

con<strong>di</strong>zioni climatiche. Il meccanismo <strong>di</strong> generazione della potenza termica era stato intuito già dallo<br />

stesso Lavoisier che nel 1775 così si esprimeva: “La respirazione è quin<strong>di</strong> una combustione <strong>di</strong> tipo molto lento, è<br />

vero, ma d’altro canto assolutamente paragonabile alla combustione del carbone; essa ha luogo all’interno dei polmoni<br />

senza produrre fiamma visibile perché il calore, appena liberato, è assorbito dall’umi<strong>di</strong>tà della parte <strong>di</strong> organismo<br />

interessata; il calore sviluppato in questa combustione è trasmesso al sangue che lo <strong>di</strong>stribuisce in tutto il corpo.”<br />

Oggi sappiamo che il sangue trasporta l’ossigeno dai polmoni ai tessuti ed è proprio in essi che<br />

avviene l’ossidazione delle sostanze che derivano dalla trasformazione dei cibi e quin<strong>di</strong> si ha la vera<br />

produzione <strong>di</strong> energia termica necessaria alla vita dell’organismo. Noi chiamiamo questo meccanismo<br />

con il termine metabolismo e ne forniamo una misura proprio in funzione della quantità <strong>di</strong> ossigeno<br />

introdotto (inspirata) nei polmoni durante la respirazione.<br />

Un in<strong>di</strong>viduo adulto, <strong>di</strong> taglia normale, in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> riposo in un ambiente a 20 °C sviluppa<br />

una potenza <strong>di</strong> circa 100 W e quin<strong>di</strong> in una giornata spende circa 8600 kJ <strong>di</strong> energia.<br />

Il sistema <strong>di</strong> termoregolazione fa variare tale produzione <strong>di</strong> energia in funzione dell’attività fisica<br />

svolta e delle con<strong>di</strong>zioni ambientali. Esso varia anche i <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti termici mo<strong>di</strong>ficando la<br />

conduttanza della pelle oppure, se necessario, varia la sudorazione attraverso la pelle in modo regolare<br />

la temperatura superficiale con un processo evaporativo molto efficiente.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

54<br />

Oggi conosciamo i meccanismi <strong>di</strong> termoregolazione e siamo in grado <strong>di</strong> quantificare quasi tutte le<br />

grandezze biologiche ed energetiche per l’uomo. Ciò ha portato a definire anche le con<strong>di</strong>zioni<br />

ambientali ottimali per la vita degli esseri umani ed è proprio questo lo scopo dell’Ergonomia.<br />

Se ancora si tiene conto che oggi siamo in grado <strong>di</strong> controllare perfettamente il microclima e<br />

quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> mantenere le con<strong>di</strong>zioni climatiche ambientali ottimali, allora si intuisce come questo stu<strong>di</strong>o<br />

sia <strong>di</strong> grande importanza per ridefinire la qualità della vita.<br />

E non è più un problema <strong>di</strong> solo miglioramento delle con<strong>di</strong>zioni ambientali: oggi siamo in grado<br />

<strong>di</strong> creare le con<strong>di</strong>zioni ottimali anche dove esse non esistono o sono del tutto ostili all’uomo. Si pensi<br />

alla sopravvivenza dell’uomo nei sottomarini o nelle capsule spaziali o su pianeti privi <strong>di</strong> atmosfera, …<br />

Prima <strong>di</strong> vedere come controllare le variabili fisiche per il raggiungimento delle con<strong>di</strong>zioni<br />

ottimali vedremo nei prossimi capitoli quali sono le variabili che controllano il benessere dell’uomo, quali<br />

intervalli <strong>di</strong> variazione sono possibili, come effettuarne le misure per determinarne i valori ottimali.<br />

5.2 COMFORT ACUSTICO<br />

Il comfort acustico è legato ad un organo sensoriale per certi versi meno complesso degli occhi<br />

ma per altri versi con problematiche più ampie e meno facili da risolvere <strong>di</strong> quelle illuminotecniche. In<br />

fondo la luce è utilizzata quale mezzo per la visione e tutto evolve in modo passivo: la luce che perviene<br />

ai nostri occhi porta con sé l’informazione del mondo esterno, cioè delle sorgenti luminose esterne.<br />

Noi esseri umani non emettiamo luce ma la riceviamo dall’esterno passivamente e la elaboriamo<br />

per ricavarne, me<strong>di</strong>ante percezione sensoriale, informazioni. Oltre al comfort termico e alla qualità<br />

dell’aria occorre considerare il comfort acustico e quello illuminotecnico. Lo scopo del corso è quello <strong>di</strong><br />

esaminare il comfort termico e quello acustico connesso alla rumorosità prodotta dagli impianti, anche<br />

in considerazione del numero elevato <strong>di</strong> norme e leggi che sono state emesse in questo settore negli<br />

ultimi <strong>di</strong>eci anni. Per l’Acustica è più <strong>di</strong>fficile definire con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort per l’ascolto: sono troppe<br />

le variabili psicofisiche ed accessorie rispetto a quelle fisiche ed oggettive per potere pensare <strong>di</strong> ridurre il<br />

problema del comfort acustico ad una equazione (come ha fatto Fanger per il comfort termico). Oggi<br />

abbiamo ancora il problema <strong>di</strong> valutare (e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> esprimere un voto, un giu<strong>di</strong>zio) il rumore. Non esiste<br />

un modo sicuro, univoco ed oggettivo per valutare il rumore.<br />

Ricorriamo a complesse procedure che cercano <strong>di</strong> combinare effetti fisici e reazioni psicofisiche<br />

ma riusciamo a farlo solo per determinate con<strong>di</strong>zioni mentali, ad esempio possiamo valutare il rumore<br />

per gli effetti sul parlato (ossia sull’intelligibilità delle sillabe e dei fonemi) ma non siamo in grado <strong>di</strong> fare<br />

altrettanto per altre attività dell’uomo.<br />

L’evoluzione delle conoscenze nell’Acustica ha molto con<strong>di</strong>zionato lo sviluppo <strong>di</strong> questa<br />

<strong>di</strong>sciplina, probabilmente più delle altre. Ritengo opportuno fare un brevissimo cenno alla storia<br />

dell’Acustica anche per i risvolti che ha avuto nella storia dell’Architettura.<br />

Da quando Erastosseno enunciò la sua teoria sulla propagazione del suono (“come le onde in uno<br />

stagno ma anche verticalmente”) i greci riuscirono a costruire mirabili teatri all’aperto (ve<strong>di</strong> il Teatro <strong>di</strong><br />

Epidauro, <strong>di</strong> Siracusa, <strong>di</strong> Taormina, …) tutt’oggi ammirati per la loro perfetta funzionalità ed ancora<br />

utilizzati per le rappresentazioni teatrali.<br />

Per millenni l’Uomo non è riuscito a controllare il fenomeno della trasmissione del suono in<br />

ambienti confinati: troppo complesso il fenomeno per potere essere compreso e definito. Si è dovuto<br />

aspettare che W.C. Sabine enunciasse la sua teoria sulla riverberazione acustica all’interno delle sale e che<br />

fornisse la prima relazione scientifica sul tempo <strong>di</strong> riverberazione per potere iniziare a capire come vanno le<br />

cose e a costruire, coscientemente, i primi teatri.<br />

Fino all’inizio <strong>di</strong> questo secolo i teatri erano opere casuali che venivano costruiti, provati e<br />

demoliti se non rispondevano alle esigenze funzionali per le quali erano costruiti. La storia dei teatri 28<br />

europei ci insegna come questa ricerca della forma acustica perfetta sia stata lunga e costosa.<br />

28 Ve<strong>di</strong> Michael Forsyth: E<strong>di</strong>fici per la Musica , E<strong>di</strong>zione Zanichelli (1991)


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

55<br />

Figura 25: Teatro del Palazzo <strong>di</strong> Cnosso, Creta: La forma è solo funzionale alla visione<br />

Figura 26: Tetro <strong>di</strong> Epidauro: La forma è funzionale all’Acustica del Teatro


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

56<br />

Spesso si ricorreva all’utilizzo <strong>di</strong> metafore per cercare <strong>di</strong> risolvere il problema dei teatri, ad<br />

esempio si cercava <strong>di</strong> costruire il Teatro a forma <strong>di</strong> campana (ve<strong>di</strong> i Galli Babiena nel ‘700) perché si<br />

riconosceva a questa forma una buona musicalità. Quando venne costruito il <strong>primo</strong> Teatro all’italiana<br />

perfettamente funzionante (a Venezia dai Galli Babiena) ecco che tutti i teatri seguenti sono stati copiati<br />

(è più esatto parlare <strong>di</strong> plagio culturale). Chi non si accorge che i teatri lirici sembrano tutti gli stessi ad<br />

eccezione dei fregi artistici, degli or<strong>di</strong>ni dei palchi, …. Sono tutti a forma <strong>di</strong> doppio ellisse come il<br />

<strong>primo</strong> teatro <strong>di</strong> Venezia.<br />

Forse fra tutti gli intorni fisici (termico, illuminotecnico, igrometrico, acustico) quello acustico è<br />

ancora il più complesso e ancora lontano dall’essere pienamente definito. Nei prossimi capitoli si<br />

vedranno i fattori ambientali che definiscono gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> benessere acustico, se ne stu<strong>di</strong>eranno le<br />

procedure <strong>di</strong> definizione, le normative e la legislazione vigente. Alcuni concetti <strong>di</strong> base verranno<br />

brevemente introdotti nella stessa trattazione per maggiore completezza espositiva.<br />

5.3 COMFORT VISIVO<br />

Una delle più innovative invenzioni scientifiche è certamente la lampa<strong>di</strong>na <strong>di</strong> E<strong>di</strong>son. Essa ha<br />

totalmente cambiato la vita <strong>di</strong> tutti noi consentendoci <strong>di</strong> vedere in ogni con<strong>di</strong>zione senza dover<br />

<strong>di</strong>pendere dalla luce solare. Certo i mezzi utilizzati fino ad inizio secolo erano stati sufficienti per<br />

l’illuminazione artificiale: in fondo dalla torcia al lume ad olio o alla candela in cera o al lume a petrolio<br />

non ci sono gran<strong>di</strong> evoluzioni tecnologiche se non nel materiale utilizzato.<br />

Figura 27: “Donna che cuce alla luce della lampada” (1828) <strong>di</strong> Georg Friedrich Kersting<br />

Ciò che caratterizza l’illuminazione artificiale con lampade moderne è la possibilità <strong>di</strong> ricreare una<br />

ambiente confortevole che consente non solo <strong>di</strong> vedere (o appena <strong>di</strong> vedere) ma <strong>di</strong> vivere in piena<br />

<strong>di</strong>gnità e <strong>di</strong> produrre in piena sicurezza.<br />

L’evoluzione della tecnica dell’illuminazione non è solamente tecnologica (mezzi più evoluti,<br />

meno costosi e più efficienti, ma anche funzionale nel senso che tende a creare le migliori con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

benessere visivo. Con questa definizione si intende, ancora una volta, l’atteggiamento mentale <strong>di</strong> piena<br />

accettazione senza sensazioni sgradevoli dell’ambiente visivo.<br />

Oggi siamo in grado <strong>di</strong> illuminare in modo <strong>di</strong>verso a seconda delle esigenze: per lavoro, per<br />

svago, per arte, ..


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

57<br />

Disponiamo <strong>di</strong> numerose sorgenti luminose che consentono <strong>di</strong> vedere fedelmente i colori degli<br />

oggetti e <strong>di</strong> illuminare gli oggetti nel modo desiderato evitando, ad esempio, effetti indesiderati e<br />

sgradevoli quali l’abbagliamento visivo.<br />

Per arrivare a questo sta<strong>di</strong>o della ricerca e della tecnica si è passati in varie fasi, ancora non<br />

esaurite, che hanno avuto origine proprio con la piena <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> luce me<strong>di</strong>ante illuminazione<br />

artificiale.<br />

La vita notturna è oggi possibile grazie alla possibilità <strong>di</strong> ricreare con<strong>di</strong>zioni accettabili <strong>di</strong> visibilità<br />

e <strong>di</strong> poter lavorare in tutta sicurezza. Si parla già <strong>di</strong> città da utilizzare per 24 ore anziché per il solo<br />

periodo <strong>di</strong>urno. In questo modo si avrebbe un utilizzo più razionale delle risorse urbane (strade, uffici,<br />

negozi, trasporti, ..) <strong>di</strong>stribuendolo nell’arco dell’intera giornata ed evitando gli affollamenti mattutini<br />

per gli uffici, la scuola, i negozi ,…<br />

La nozione <strong>di</strong> comfort visivo è ormai, forse inconsciamente, <strong>di</strong>ffusa e quasi banale per tutti. In<br />

realtà lo stu<strong>di</strong>o del comfort visivo è sempre in continua evoluzione e siamo ben lontani dall’avere<br />

esaurito l’argomento.<br />

In fondo a definire le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere visivo è l’Uomo me<strong>di</strong>ante il suo organo della vista.<br />

Tanto più avanzano le conoscenze sugli organi umani tanto più si evolvono le conoscenze sul comfort<br />

in genere e in particolare su quello visivo.<br />

L’analisi e la valutazione del livello <strong>di</strong> illuminazione che si vuole raggiungere in uno specifico<br />

ambiente (abitazione, ufficio, industria, scuola, ospedale, etc.), per una perfetta visione, assume primaria<br />

importanza in fase progettuale essendo ad essa legata il corretto svolgimento delle attività lavorative. La<br />

maggior parte delle informazioni necessarie per lo svolgimento <strong>di</strong> una attività lavorativa sono infatti <strong>di</strong><br />

tipo visivo per cui, le modalità <strong>di</strong> illuminazione del compito devono essere attentamente valutate al fine <strong>di</strong><br />

garantire il comfort dell’operatore.<br />

Per raggiungere tale obiettivo bisogna:<br />

⋅ realizzare un ambiente luminoso idoneo a sod<strong>di</strong>sfare le esigenze fisiopsicologiche dell’operatore<br />

assicurando sempre, ove possibile, il ricorso all’illuminazione naturale;<br />

⋅<br />

rendere ottimale la percezione delle informazioni visive, per assicurare buone con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

lavoro ed una prestazione visiva veloce e precisa.<br />

Sulla base <strong>di</strong> queste premesse la progettazione degli interni non deve mirare esclusivamente al<br />

raggiungimento <strong>di</strong> un illuminamento uniforme del piano <strong>di</strong> lavoro e quin<strong>di</strong> dell’ambiente, ma deve<br />

garantire una corretta visibilità del compito visivo me<strong>di</strong>ante un’analisi accurata e dettagliata <strong>di</strong> tutti quei<br />

parametri che ne influenzano la prestazione visiva quali: il contrasto percepito dall’operatore, lo stato <strong>di</strong><br />

adattamento, la presenza <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> abbagliamento e <strong>di</strong> riflessione, la procedura <strong>di</strong> svolgimento del compito visivo, etc.<br />

Particolare importanza riveste lo stu<strong>di</strong>o dello spazio fisico e delle caratteristiche funzionali ad<br />

esso connesse quali:<br />

⋅ corretta <strong>di</strong>mensione degli ambienti e delle superfici vetrate;<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

finitura, colore e caratteristiche <strong>di</strong> riflessione delle superfici;<br />

<strong>di</strong>mensione e caratterizzazione <strong>di</strong> eventuali schermi;<br />

definizione delle classi <strong>di</strong> utenza;<br />

definizione delle attività svolte nell’ambiente;<br />

profilo <strong>di</strong> occupazione dell’ambiente.<br />

Questo testo, affrontando il problema dell’illuminazione <strong>di</strong> interni con luce artificiale e con luce<br />

naturale descrive inoltre i principali parametri da adottare in fase <strong>di</strong> progettazione e <strong>di</strong> verifica degli<br />

ambienti.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

58<br />

Riguardo ai meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> calcolo essendo, l’illuminazione naturale legata ad una sorgente (il sole) con<br />

continue variazioni del flusso luminoso (la luce proveniente dal cielo infatti è caratterizzata dalla<br />

luminanza della volta celeste la cui <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong>pende da vari fattori quali: posizione del sole -<br />

altezza solare, azimut, etc -, dalla nuvolosità e dalla presenza nell’atmosfera <strong>di</strong> eventuali particelle in<br />

sospensione) si farà riferimento a dei parametri in grado <strong>di</strong> mettere in relazione l’illuminazione interna<br />

con quella esterna (illuminamento <strong>di</strong>ffuso su piano orizzontale: il “Fattore me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> luce <strong>di</strong>urna” proposto<br />

dal Regolamento E<strong>di</strong>lizio dell’Emilia Romagna (maggio 1995).<br />

Quanto sopra detto sui quattro intorni del benessere costituisce elemento essenziale <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o per<br />

gli allievi architetti poiché il benessere ambientale è un parametro funzionale essenziale <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio.<br />

Molte leggi, norme e regolamenti sono stati emanati negli ultimi <strong>di</strong>eci anni 29 e moltissimi altri<br />

stanno per essere emanati sia nell’ambito della legislazione nazionale che in quella europea.<br />

Quest’ultima, sotto forme <strong>di</strong> norme CEN, sono poi recepite da tutti gli stati membri sotto forma<br />

<strong>di</strong> norme cogenti 30 e pertanto tutti i professionisti (architetti, ingegneri, periti, geometri, <strong>di</strong>plomati,…)<br />

sono tenuti a rispettarla.<br />

Ciò significa, innanzi tutto, che occorre avere padronanza anche della sola terminologia tecnica per<br />

potere poi comprendere i dettami legislativi.<br />

Purtroppo i progettisti architettonici 31 non sempre hanno la giusta preparazione teorica e<br />

professionale per affrontare la nuova realtà sempre più normata e imbrigliata da leggi e regolamenti<br />

tecnici che impongono limiti progettuali notevoli.<br />

29 Si pensi, ad esempio, che il <strong>primo</strong> decreto sul rumore è del 1/3/91 e ad oggi si contano circa 15 nuovi decreti in<br />

campo acustico.<br />

30 A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quelle nazionali che sono sempre <strong>di</strong> riferimento (cioè definiscono la qualità e lo stato dell’arte del<br />

progetto o dell’opera) e <strong>di</strong>vengono cogenti (cioè obbligatorie) solo se richiamate da leggi. Così, ad esempio, tutta la normativa<br />

termotecnica non è cogente mentre la norme UNI 8672 lo è perché richiamata dalla Legge 10/91 sul contenimento dei<br />

consumi energetici per il riscaldamento degli e<strong>di</strong>fici.<br />

31 In Italia progettano (per così <strong>di</strong>re) e<strong>di</strong>fici una pletora <strong>di</strong> categorie <strong>di</strong> professionisti: architetti, ingegneri <strong>di</strong> vario<br />

genere, geometri, periti e<strong>di</strong>li, agronomi, <strong>di</strong>plomati triennali <strong>di</strong> varie facoltà ….. Non sempre la preparazione <strong>di</strong> base <strong>di</strong> questi<br />

professionisti è adeguata allo scopo. Passi per chi esercita un ruolo <strong>di</strong> progettista in modo quasi abusivo (intendo riferirmi a<br />

tutte quelle categorie <strong>di</strong> laureati e <strong>di</strong>plomativi che operano al limite dei regolamenti e delle stesse vecchie leggi professionali)<br />

ma non si può certo accettare in quei professionisti , quali gli architetti e gli ingegneri e<strong>di</strong>li, che sulla carta rappresentano il<br />

meglio nel campo professionale specifico.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

59<br />

6 CONDIZIONI AMBIENTALI DI BENESSERE<br />

Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort sono rappresentate da quell’insieme <strong>di</strong> parametri fisici e ambientali che<br />

portano al benessere dell’uomo inteso come l’insieme dei valori dei parametri fisici che mantengono i<br />

parametri biologici ai valori ottimali con il minimo sforzo da parte dell’in<strong>di</strong>viduo. In particolare il<br />

benessere termico è riferito alle sole con<strong>di</strong>zioni termoigrometriche e alla velocità dell’aria negli ambienti e<br />

pertanto le variabili che saranno prese in considerazione sono tali da influire, ve<strong>di</strong> nel prosieguo, su<br />

quest’intorno.<br />

L’evoluzione dell'uomo è strettamente correlata all’acquisizione e al raggiungimento delle<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> maggior comfort e <strong>di</strong> benessere ambientale. Tale raggiungimento è solo <strong>di</strong> recente stato<br />

considerato un <strong>di</strong>ritto per l’uomo mentre era solo un lusso fino alla metà <strong>di</strong> questo secolo. D'altra parte<br />

il ritenere solamente un lusso il benessere ambientale può portare l'uomo a pericolosi ritorni in<strong>di</strong>etro<br />

nel tempo, con il rischio <strong>di</strong> rinunciare a numerose conquiste sociali e a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita talvolta<br />

irreversibili.<br />

Soprattutto gli abitanti nel le zone climaticamente più rigide potrebbero risentire negativamente<br />

<strong>di</strong> queste rinunce e in qualche caso ne avrebbero persino una minaccia all’esistenza. La legislazione<br />

italiana si propone <strong>di</strong> limitare il consumo energetico per usi termici me<strong>di</strong>ante l'applicazione della legge<br />

10/91 e del suo Regolamento <strong>di</strong> esecuzione, DM 412/93. Fra le varie limitazioni imposte fa molto spicco<br />

quella relativa alla temperatura massima all'interno degli e<strong>di</strong>fici, pari in genere a 20 0 C, con al più un<br />

grado <strong>di</strong> tolleranza. Si cercherà, adesso <strong>di</strong> prendere in esame il problema del benessere ambientale e <strong>di</strong><br />

prevenire ad alcune relazioni (analitiche e/o grafiche) che possano essere <strong>di</strong> ausilio per la scelta ottimale<br />

delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro.<br />

6.1 RICHIAMI STORICI.<br />

Già nel 1923 Yaglou e Houghton condussero alcune ricerche, per conto della ASHRAE, sul<br />

benessere ambientale pervenendo ad un “<strong>di</strong>agramma del benessere” <strong>di</strong>venuto ormai famoso e riportato da<br />

tutti i trattati. Essi pervennero alla definizione <strong>di</strong> una “temperatura effettiva” come la temperatura <strong>di</strong> un<br />

locale avente umi<strong>di</strong>tà relativa al 100% ed aria stagnante nel quale si risentano le stesse sensazioni <strong>di</strong><br />

benessere <strong>di</strong> un locale a temperatura ed umi<strong>di</strong>tà relativa assegnati. Durante gli esperimenti le pareti<br />

venivano mantenute alla stessa temperatura dell'aria (camera termostatica).<br />

Più tar<strong>di</strong> il ricercatore inglese Bedford 32 ha <strong>di</strong>mostrato che qualora la temperatura delle pareti non<br />

coincida con quella dell'aria allora con l'uso del <strong>di</strong>agramma ASHRAE possono determinarsi con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> particolare <strong>di</strong>sagio. Egli consiglia <strong>di</strong> sostituire la temperatura effettiva definita da Yaglou e Houghton<br />

con quella misurata con un globotermometro e che <strong>di</strong>pende fortemente dalla <strong>di</strong>stribuzione della<br />

temperatura nelle pareti del locale.<br />

A partire dal 1960 il problema del comfort ambientale ha avuto un notevole impulso e i<br />

ricercatori europei ed americani hanno sviluppato nuove metodologie <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o che tengono in conto <strong>di</strong><br />

vari fattori, oltre a quel li già esaminati in precedenza.<br />

In particolare più che alla temperatura del globotermometro si fa riferimento ad una temperatura<br />

me<strong>di</strong>a ra<strong>di</strong>ante definita come la temperatura uniforme che bisogna assegnare all'ambiente, supposto con<br />

pareti tutte nere, tale da produrre lo stesso scambio ra<strong>di</strong>ativo fra in<strong>di</strong>viduo e pareti reali. Nella sua<br />

definizione più generale, la temperatura me<strong>di</strong>a ra<strong>di</strong>ante è definita dalla relazione:<br />

32 Durante il secondo conflitto mon<strong>di</strong>ale i marinai delle corazzate inglesi presentarono numerosi complaints (lamentele)<br />

per le con<strong>di</strong>zioni ambientali ritenute non confortevoli nelle sale macchine delle navi. Le misure <strong>di</strong> temperatura dell’aria<br />

sembravano escludere ogni possibile causa <strong>di</strong> lamentela poiché esse rientravano nei limiti in<strong>di</strong>cati, in quel periodo, <strong>di</strong><br />

benessere termico. Bedford intuì che il problema lamentato dovesse essere in qualche modo correlato con la forte ra<strong>di</strong>azione<br />

termica proveniente dalle pareti delle caldaie delle navi. Costruì, pertanto, il globotermometro: si tratta <strong>di</strong> una sfera in rame cava<br />

e annerita internamente ed avente al suo interno il bulbo <strong>di</strong> un termometro. La temperatura in<strong>di</strong>cata dal globotermometro è<br />

quella <strong>di</strong> equilibrio fra l’aria interna e gli scambi ra<strong>di</strong>ativi fra pareti dell’ambiente in cui si effettua la misura e la superficie<br />

esterna della sfera. Essendo il rame un ottimo conduttore <strong>di</strong> calore si può ritenere che l’equilibrio raggiunto all’interno della<br />

sfera sia rapido ed uniforme, cioè in<strong>di</strong>pendente dalla <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> provenienza delle ra<strong>di</strong>azioni termiche. Pertanto la<br />

temperatura segnata dal termometro è quella <strong>di</strong> equilibrio ra<strong>di</strong>ativo.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

60<br />

T<br />

4<br />

J F + J F + ⋅⋅⋅J F<br />

1 p1 2 p2<br />

n pn<br />

mr<br />

= [31]<br />

σ<br />

o<br />

ove si ha:<br />

ε σ 0 =5,67 W/(m 2 K 4 ) , costante <strong>di</strong> Boltzmann ,<br />

ε J = Ra<strong>di</strong>osità della parete i, definita come:<br />

4 4<br />

J = σ εT + rG = σ εT + (1 − ε ) G [32]<br />

⋅ T =temperatura assoluta della parete, K;<br />

o<br />

o<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

r = fattore <strong>di</strong> riflessione della parete;<br />

G = Irraggiamento ricadente sulla parete, W/m²;<br />

F pi = Fattore <strong>di</strong> forma fra la persona e la parete i-esima;<br />

⋅ T mr =Temperatura me<strong>di</strong>a ra<strong>di</strong>ante, K.<br />

⋅<br />

ε= emissività della parete.<br />

La precedente relazione può avere <strong>di</strong>verse semplificazioni a seconda dell'approssimazione <strong>di</strong><br />

calcolo desiderata. In particolare, rinunciando a calcolare i fattori <strong>di</strong> forma (<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile valutazione e<br />

quin<strong>di</strong> si rinuncia a legare gli scambi ra<strong>di</strong>ativi con la posizione effettiva dell'in<strong>di</strong>viduo nell'ambiente si<br />

ha:<br />

T<br />

mr<br />

=<br />

4 4 4<br />

4 1 1<br />

+ 2 2<br />

+ ⋅⋅⋅<br />

n<br />

T A T A T A<br />

A + A + ⋅⋅⋅A<br />

1 2<br />

che con le approssimazioni relative a <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperatura modeste e ra<strong>di</strong>osità quasi<br />

coincidente con la ra<strong>di</strong>anza, si semplifica ulteriormente nella:<br />

T1 A1 + T2 A2<br />

+ ⋅⋅⋅Tn<br />

An<br />

Tmr<br />

=<br />

[34]<br />

A1 + A2<br />

+ ⋅⋅⋅An<br />

Nelle precedenti relazioni A è la superficie della parete, m². La [34] definisce, in realtà, una<br />

temperatura me<strong>di</strong>a pesata secondo le superfici ed è ben lontana dalla [31].<br />

Va tenuto presente che la relazione precedente è approssimata e non tiene conto, come già<br />

evidenziato, della posizione dell'in<strong>di</strong>viduo nell'ambiente. In alcuni manuali è però possibile reperire i<br />

fattori <strong>di</strong> forma F pi per le situazioni più usuali <strong>di</strong> scambio ra<strong>di</strong>ativo.<br />

La svolta più significativa allo stu<strong>di</strong>o delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere ambientale è venuta dallo<br />

stu<strong>di</strong>oso danese P.O. Fanger che nel 1970 presentò i suoi lavori nel libro: “Thermal comfort” a conclusione<br />

degli stu<strong>di</strong> iniziati in Danimarca e completati presso l'Università del Kansas, negli USA. La sua<br />

"equazione del benessere" è ormai <strong>di</strong>venuta uno strumento in<strong>di</strong>spensabile per una moderna risoluzione del<br />

problema e per la progettazione degli Impianti Tecnici.<br />

n<br />

n<br />

[33]<br />

6.2 BILANCIO ENERGETICO FRA UOMO ED AMBIENTE.<br />

Poiché lo scopo del sistema <strong>di</strong> termoregolazione del corpo umano è essenzialmente quello <strong>di</strong><br />

mantenere costante la temperatura del corpo, si può assumere che per una lunga esposizione a<br />

moderate con<strong>di</strong>zioni ambientali con attività metabolica costante si raggiungono le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> regime<br />

stazionario nel senso che la produzione <strong>di</strong> calore interna eguaglia i <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti nell'ambiente.<br />

In queste ipotesi il bilancio energetico si può così scrivere:<br />

M − ( ± L) ± E ± R ± C = 0<br />

[35]


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

61<br />

ove, con riferimento al simbolismo suggerito dall’Unione Internazionale per le Scienze<br />

Fisiologiche (1969) si ha:<br />

⋅ M = potenza sviluppata per attività metabolica (W);<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

L = potenza <strong>di</strong>ssipata per attività lavorativa (positivo se compiuto dal corpo sul l'ambiente<br />

esterno) (W);<br />

E = potenza termica per evaporazione (W);<br />

R = potenza termica scambiata per ra<strong>di</strong>azione,(W);<br />

C = potenza termica scambiata per convezione,(W).<br />

Posto:<br />

Pt<br />

= M − L (W) [36]<br />

la potenza termica netta sviluppata dal corpo umano, e detta:<br />

L<br />

η =<br />

M<br />

l’efficienza meccanica esterna, può ulteriormente scriversi nel la forma:<br />

P − E − E − E − P = R + C [37]<br />

t p s r r<br />

ove si ha:<br />

Ep, Es, Er = potenza termica per perspirazione, sudorazione e respirazione, W;<br />

Pr = potenza termica (calore sensibile) per respirazione, W;<br />

La [37], posta la potenza interna del corpo umano:<br />

P = P − E − E − E − P<br />

[38]<br />

i t p s r r<br />

si scrive nella forma:<br />

P i = R + C [39]<br />

che mette in risalto come, all'equilibrio stazionario, la potenza termica P i sviluppata dall'organismo<br />

deve essere <strong>di</strong>spersa per convezione ed irraggiamento nell’ambiente esterno.<br />

I termini R e C <strong>di</strong>pendono, ovviamente, dalle con<strong>di</strong>zioni superficiali del corpo e quin<strong>di</strong> dal<br />

vestiario, dalla velocità dell'aria, dall'umi<strong>di</strong>tà relativa e dalla temperatura me<strong>di</strong>a ra<strong>di</strong>ante.<br />

6.2.1 PERDITE DI CALORE SENSIBILE ATTRAVERSO LA PELLE<br />

Le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> calore sensibile attraverso la pelle avvengono inizialmente me<strong>di</strong>ante la trasmissione<br />

del calore fra la pelle e il vestiario e poi dal vestiario all’ambiente esterno. I meccanismi trasmissivi sono<br />

<strong>di</strong> conduzione, convezione e irraggiamento e pertanto si farà ricorso al simbolismo già in<strong>di</strong>cato per<br />

queste modalità <strong>di</strong> scambio termico<br />

C = f h t − t<br />

[40]<br />

( )<br />

cl c cl a<br />

( )<br />

R = f h t −ɺɺ t<br />

[41]<br />

cl r cl r<br />

ove si in<strong>di</strong>cano con:<br />

⋅ h c il coefficiente <strong>di</strong> convezione termica, W/(m²K);<br />

⋅ h r il coefficiente ra<strong>di</strong>ativo linearizzato, W/(m²K);<br />

⋅ f cl il fattore <strong>di</strong> ricoprimento corporeo dato da f cl = A cl /A D con A cl e A D le superfici<br />

del vestiario e della pelle (detta area <strong>di</strong> Du Bois, ve<strong>di</strong> nel prosieguo la [60]).


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

62<br />

Combinando le [40] e [41] si può scrivere:<br />

C + R = f h t − t [42]<br />

ove si sono posti:<br />

cl<br />

( )<br />

( ) / ( )<br />

o r r c a r c<br />

cl<br />

t = h ɺɺ t + h t h + h<br />

[43]<br />

h = h + h [44]<br />

r<br />

c<br />

La [43] definisce la temperatura operativa t 0 come la me<strong>di</strong>a pesata secondo i coefficienti <strong>di</strong> scambio<br />

termico delle temperature dell’ambiente e della temperatura me<strong>di</strong>a ra<strong>di</strong>ante.<br />

Per calcolare il calore trasmesso dalla pelle al il vestiario si ha l’equazione:<br />

tsk<br />

− tcl<br />

C + R = [45]<br />

R<br />

cl<br />

ove R cl è la resistenza del vestiario espressa in (m²K)/W. Se si include la temperatura del vestiario,<br />

combinano le precedenti equazioni in modo da eliminate t cl ottenendo si ha:<br />

tsk<br />

− t0<br />

C + R =<br />

[46]<br />

R + 1/( f h )<br />

ove t 0 è la temperatura operativa sopra definita in [43].<br />

6.2.2 PERDITE EVAPORATIVE ATTRAVERSO LA PELLE<br />

cl<br />

cl<br />

Le per<strong>di</strong>te evaporative attraverso la pelle <strong>di</strong>pendono dalla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione del vapore<br />

d’acqua sulla pelle e quella dell’ambiente. La quantità <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà sulla pelle è data dalla relazione:<br />

psk , s<br />

− pa<br />

Esk<br />

= w [47]<br />

R<br />

,<br />

+ 1/( f h )<br />

e cl cl e<br />

ove si è in<strong>di</strong>cato con:<br />

⋅ p a la pressione del vapore d’acqua nell’aria, in kPa<br />

⋅ p sk,s la pressione del vapore d’acqua in saturazione sulla pelle, kPa<br />

⋅ R e,cl Resistenza termica evaporativa del vestiario, in (m²kPa)/W<br />

⋅ h e coefficiente <strong>di</strong> scambio termico evaporativo, W(m²kPa)<br />

0<br />

⋅ w bagnabilità della pelle data dal rapporto del valore reale delle per<strong>di</strong>te evaporative rispetto<br />

alle per<strong>di</strong>te massime, E max , che si avrebbero nelle stesse con<strong>di</strong>zioni ma con pelle totalmente<br />

bagnata e che si ottengono, almeno teoricamente, ponendo nella [47] w=1.<br />

Le per<strong>di</strong>te totali per evaporazione sono la somma delle per<strong>di</strong>te dovute al processo <strong>di</strong><br />

termoregolazione (ve<strong>di</strong> §6.7) e delle per<strong>di</strong>te per <strong>di</strong>ffusione naturale dell’acqua attraverso la pelle. Cioè:<br />

E = E + E<br />

[48]<br />

sk rsw <strong>di</strong>f<br />

Le per<strong>di</strong>te evaporative per termoregolazione sono date, tenuto conto della portata <strong>di</strong> sudorazione<br />

data dalla [73], dalla relazione:<br />

Ersw = mɺ rswh<br />

fg<br />

[49]<br />

con h fg = 2430 kJ/kg a 30 °C.<br />

La porzione del corpo bagnata per l’attività <strong>di</strong> termoregolazione è data da:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

63<br />

w<br />

rsw<br />

E<br />

=<br />

E<br />

Senza termoregolazione la bagnabilità della pelle è circa w=0.06 per con<strong>di</strong>zioni normali. Per<br />

valori <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà ambientale bassa si può arrivare anche a w=0.02. Le per<strong>di</strong>te evaporative per normale<br />

<strong>di</strong>ffusione dell’acqua attraverso i pori della pelle vale:<br />

E = (1 − w ) ⋅0.06⋅ E<br />

[50]<br />

<strong>di</strong>f<br />

Risolvendo questa equazione e tenendo conto delle precedenti si ha:<br />

E<br />

w = w 0.06( 1 ) 0.06 0.94 rsw<br />

rsw<br />

+ − wrsw<br />

= + [51]<br />

E<br />

rsw<br />

che risolve il problema <strong>di</strong> calcolare w nota E max . Si osservi che il corpo umano non regola<br />

<strong>di</strong>rettamente w bensì la portata <strong>di</strong> sudorazione mɺ<br />

rsw<br />

.<br />

La bagnabilità della pelle, w, è fortemente correlata alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>scomfort per il caldo e<br />

costituisce un buon in<strong>di</strong>catore dello stress termico. Teoricamente si può avere w=1 con<br />

termoregolazione attiva ma nella realtà non si riesce a superare w=0.8 e Azer (1982) raccomanda <strong>di</strong><br />

utilizzare come limite superiore w=0.5 per attività sostenuta.<br />

6.2.3 PERDITE DI CALORE PER RESPIRAZIONE<br />

Per effetto della respirazione si hanno per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> calore sensibile e latente associata all’aria <strong>di</strong><br />

espirazione. Esplicitamente si hanno le relazioni:<br />

C = mɺ c t − t A<br />

[52]<br />

( )<br />

res res p, a ex a<br />

/<br />

D<br />

rsw<br />

max<br />

max<br />

max<br />

⋅<br />

( ) /<br />

E = mɺ h x − x A<br />

[53]<br />

res res fg ex a D<br />

ove vale il simbolismo:<br />

mɺ portata <strong>di</strong> ventilazione polmonare, kg/s<br />

res<br />

⋅ x ex umi<strong>di</strong>tà specifica dell’aria espirata, kg/kg as<br />

⋅ t ex temperatura dell’aria <strong>di</strong> espirazione, °C<br />

⋅ x a umi<strong>di</strong>tà specifica dell’aria ambiente, kg/kg as<br />

⋅ c p,a calore specifico dell’aria, kJ/(kgK).<br />

Per con<strong>di</strong>zioni standard (cioè per t a =20°C e ω=50%) Fanger (1970) propone le relazioni:<br />

t = 32.6 + 0.066t + 32x<br />

ex a a<br />

x − x = 0.0277 + 0.000065t − 0.80x<br />

ex a a a<br />

L’umi<strong>di</strong>tà specifica x a è data, ve<strong>di</strong> la Psicrometria, dalla relazione:<br />

pa<br />

xa<br />

= 0.622<br />

p − p<br />

ove la pressione totale esterna, p t , e la pressione parziale dell’aria secca, p a , sono espresse in kPa.<br />

Sempre per le con<strong>di</strong>zioni standard la [52] e la [53] si possono semplificare nella relazione<br />

seguente:<br />

t<br />

( ) ( )<br />

Cres + Eres = ⎡⎣ 0.0014 M 34 − ta + 0.0173m 5.87 − pa ⎤⎦ / AD<br />

[54]<br />

a


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

64<br />

6.2.4 PERDITE TOTALI DI CALORE ATTRAVERSO LA PELLE<br />

Le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> calore sensibile e latente attraverso la pelle e da questa al vestiario e quin<strong>di</strong><br />

all’ambiente esterno sono date dalla relazione:<br />

ɺɺ trhr + tahc<br />

tsk<br />

−<br />

hr<br />

+ h p<br />

c<br />

sk , s<br />

− pa<br />

Qsk<br />

= + w<br />

[55]<br />

1 1<br />

Rcl<br />

+ Re.<br />

cl<br />

+<br />

f h + h 16.5h f<br />

( )<br />

cl r c c cl<br />

ove si ha il simbolismo:<br />

⋅ P sk,s pressione <strong>di</strong> saturazione del vapore nelle con<strong>di</strong>zioni della pelle, kPa<br />

⋅ R cl resistenza del vestiario, (m²K)/W<br />

⋅ R e,cl resistenza evaporativa del vestiario, (m²K)/W<br />

Gagge nel 1980 ha proposto la relazione semplificata:<br />

ove si pongono:<br />

( 16.5<br />

, ) ( 0<br />

16.5 )<br />

Q = h ⎡<br />

⎣<br />

t + wi p − t + wi p<br />

'<br />

sk sk m sk s m a<br />

i<br />

m<br />

1 1<br />

R R h<br />

R<br />

'<br />

t<br />

=<br />

c<br />

+ , =<br />

hfcl<br />

R + R h<br />

= , i =<br />

R h h<br />

+<br />

i i<br />

t<br />

⎤<br />

⎦<br />

cl a,<br />

cl c<br />

a<br />

R<br />

cl a,<br />

cl<br />

c<br />

+<br />

r<br />

cl<br />

a<br />

La [56] può essere utilizzata per definire una temperatura combinata, t com , che assomma gli effetti<br />

della temperatura operativa data dalla [43] e dell’umi<strong>di</strong>tà per date con<strong>di</strong>zioni ambientali, cioè si ha:<br />

t + 16.5 wi p( t ) = t + 16.5wi p<br />

da cui:<br />

com m com 0<br />

m a<br />

tcom = t0 + 16.5wim pa − 16.5 wim p( tcom)<br />

[57]<br />

ove p(t com ) è la temperatura del vapore alla temperatura t com .<br />

Si definisce anche un nuovo in<strong>di</strong>ce ambientale detto Temperatura efficace ET* ed è la temperatura<br />

con 50% <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà relativa che produce le stesse per<strong>di</strong>te totali delle con<strong>di</strong>zioni ambientali attuali, cioè:<br />

( )<br />

ET* = t + 16.5wi p − 0.5p<br />

[58]<br />

0 m a ET *, s<br />

ove p ET*,s è la pressione <strong>di</strong> saturazione alla temperatura ET*. Si vedrà in seguito (§6.9) il suo<br />

utilizzo.<br />

6.3 EQUAZIONE DEL BENESSERE DI FANGER<br />

Fanger ha posto l’equazione <strong>di</strong> bilancio energetico [37] in una forma più utile correlando i singoli<br />

termini fisiologici ai parametri termofisici del corpo umano. In particolare si ha:<br />

−3 −3<br />

M (1 −η) − 0.3AD ( 2.56tsk − 33.7 − pcl ) − Esk −1.7 ⋅10 M (58.5 − pcl ) −1.6 ⋅10 M (34 − ta<br />

) =<br />

tsk<br />

− tcl<br />

8<br />

4 4<br />

[59]<br />

−<br />

= AD = 3.96⋅ 10 AD F ⎡<br />

cl ( tcl + 273) − ( tmr + 273 ) ⎤ + hc AD Fcl ( tcl − ta<br />

)<br />

0.155I<br />

⎣<br />

⎦<br />

cl<br />

ove vale il seguente simbolismo, oltre quello già in<strong>di</strong>cato in precedenza:<br />

⋅ t sk - temperatura me<strong>di</strong>a della pelle, °C;<br />

[56]


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

65<br />

⋅ t cl - temperatura me<strong>di</strong>a degli indumenti, °C;<br />

⋅ t a - temperatura ambiente, 0 C;<br />

⋅ A D - superficie del corpo umano secondo Du Bois, espressa in m², data dal l'espressione:<br />

con:<br />

⋅ P= massa del corpo, kg<br />

⋅ H= altezza del corpo, m<br />

⋅ v= - velocità dell’aria, m/s;<br />

A P H<br />

⋅ E sk = - potenza termica per traspirazione, W<br />

0.425 0.725<br />

D<br />

= 0.203⋅ [60]<br />

⋅ h c = coefficiente <strong>di</strong> convezione fra gli indumenti e l'ambiente esterno, W/(m 2 K);<br />

⋅ F cl = rapporto fra superficie coperta e nuda del corpo;<br />

⋅ I cl = resistenza termica del vestiario, 1 Clo = 0, 155 ( m 2 K /W);<br />

⋅ P a = tensione parziale del vapore nell'aria ambiente, mbar.<br />

La resistenza del vestiario è stata catalogata per i casi più comuni, come in<strong>di</strong>cato nella tabella 1b<br />

seguente. Nella [59] si è considerata una emissività me<strong>di</strong>a degli abiti pari a ε=0,97.<br />

Il coefficiente <strong>di</strong> convezione h c può calcolarsi scegliendo il maggiore fra i due valori dati dalle<br />

seguenti relazioni suggerite da Winslow, Gagge e Herrington:<br />

h = v − t < v<br />

c<br />

0.25<br />

12.09 per 2.38(t<br />

cl a<br />

) 12.09<br />

h t t t v<br />

0.25<br />

c<br />

= 2.38(<br />

i<br />

−<br />

a<br />

) per 2.38(t<br />

cl<br />

−<br />

a<br />

) > 12.09<br />

F = 1.00 + 1.290 I per I < 0,078 m² ⋅ K / W<br />

cl<br />

cl<br />

Fcl<br />

= 1.05 + 0.645 Icl<br />

per Icl<br />

> 0,078 m² ⋅ K / W<br />

La con<strong>di</strong>zione limite è data dalla velocità <strong>di</strong> transizione dalla convezione naturale a forzata che<br />

avviene a circa v = 0, 1 m/s.<br />

Attività M/A d M/A d (Met)<br />

(W/m 2 ) η Sonno 0,7<br />

41 0,0 Riposo semi sdraiati 0,8<br />

47 0,0 Seduti, tranquilli 1, 0<br />

58 0, 0 In pie<strong>di</strong>, rilassati 1,2<br />

70 0,0 Cammino in piano con velocità: 3,2 km/h<br />

2,0 116 0,0 4,0 km/h<br />

2,4 139 0,0 4,8 km/h<br />

2,6 151 0,0 5,6 km/h<br />

3,2 186 0,0 6,4 km/h<br />

3,8 220 0,0 Cammino in salita 5% con<br />

velocità:<br />

1,6 km/h 2,4 139 0,07<br />

cl<br />

[61]


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

66<br />

3,2 km/h 4,0 232 0,1<br />

6,4 km/h 6,1 354 0,1<br />

Cammino in salita 1,6 km/h 3,6 209<br />

25% con velocità:<br />

0,2 3,2 km/h 6,7 389<br />

0,2 Lavoro <strong>di</strong><br />

sega elettrica 1,8 - 2,2<br />

falegnameria:<br />

104 - 128 0 0 sega a mano 4,0 - 4,8<br />

232 - 278 0,1 - 0,2 pialla 5,6 - 6,4<br />

325 - 371 0,1 - 0,2 Martello pneumatico 3,0 - 3,4<br />

174 - 197 0,0 - 0,1 Lavoro in fonderia 5,0 - 7,0<br />

290 - 406 0,1 - 0,2 Meccanico automobili 2,2 - 3,0<br />

128 - 174 0,0 - 0,1 Pulizia della casa 2,0 - 3,4<br />

116 - 197 0,0 - 0,1 Lavare e stirare 2,0 - 3,6<br />

116 - 209 0,0 Lavare le stoviglie 1,6<br />

93 0,0 Cucinare 1,6 - 2,0<br />

93 - 116 0,0 Guidare: auto (traffico leggero)<br />

1,0 58 0,0 auto (traffico pesante)<br />

2,0 116 0,0 moto<br />

2,0 116 0,0 camion<br />

3,2 186 0,1 Lavoro in negozio<br />

2,0 116 0,0 - 0,1 Insegnamento<br />

1,6 93 0,0 Scrivere a macchina<br />

elettrica<br />

1,0 58 0,0 Scrivere a macchina<br />

meccanica<br />

1,2 70 0,0 Contabilità<br />

1,2 70 0,0 Disegnare<br />

1,1 - 1,3 64 - 75 0,0 Lavoro <strong>di</strong> ufficio generico<br />

1,1 - 1,3 64 - 75 0,0 Attività <strong>di</strong> laboratorio<br />

1,4 - 1,8 81 - 104 0,0 Spingere una carriola da<br />

57 kg a 4,5 km/h<br />

2,5 145 0,2 Spostamento <strong>di</strong> sacchi da<br />

50 kg<br />

4,0 232 0,2 Spalare e zappare<br />

4,0 - 6,0 232 - 348 0,1 - 0,2 Lavoro in industria<br />

meccanica:<br />

leggero 2,0 - 2,4 116 - 139 0,0 - 0,1<br />

pesante 3,5 - 4,5 203 - 261 0,0 - 0,1<br />

Ballo 2,4 - 4,4 139 - 255 0,0<br />

Ginnastica 3,0 - 4,0 174 - 232 0,0 - 0,1<br />

Tennis singolo 3,6 - 4,6 209 - 267 0,0 - 0,1<br />

Pallacanestro 5,0 - 7,6 290 - 441 0,0 - 0,1<br />

Lotta 7,0 - 8,7 406 - 505 0,0 - 0,1<br />

Tabella 16: Valori dell’attività metabolica


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

67<br />

Tipo <strong>di</strong> abbigliamento<br />

Resistenza I cl (Clo) Ricoprimento f cl<br />

Corpo Nudo 0,0 1,0<br />

Pantaloni corti 0,1 1,0<br />

Tipica tenuta tropicale (pantaloni corti, camicia a maniche corte, 0,3 - 0,4 1,05<br />

calzini e sandali)<br />

Tenuta maschile estiva (pantaloni lunghi leggeri, camicia a maniche 0,5 1,1<br />

corte, calze e scarpe)<br />

Tenuta da lavoro leggera (Pantaloni da lavoro, camicia <strong>di</strong> cotone, 0,6 1,1<br />

calze scarpe)<br />

Tenuta militare da fatica (Biancheria leggera, pantaloni e camicia <strong>di</strong> 0,7 1,1<br />

cotone calze, scarponi)<br />

Vestito maschile (Pantaloni e giacca, camicia e cravatta, biancheria, 1,0 1,15<br />

calze e scarpe)<br />

Vestito maschile + impermeabile <strong>di</strong> cotone 1,5 1,15<br />

Tenuta sportiva (Pantaloni e camicia <strong>di</strong> cotone, T-shirt, calze, scarpe e 0,9 1,15<br />

giubbetto)<br />

Vestito maschile pesante (Pantaloni, gilet e giacca, camicia e 1,5 1,15 - 1,20<br />

cravatta, maglia a maniche lunghe, calze <strong>di</strong> lana, scarpe)<br />

Vestito maschile pesante + cappotto 2,0 1,3<br />

Tenuta polare 3,0 - 4,0 1,3 - 1,5<br />

Tenuta femminile invernale (Gonna <strong>di</strong> lana, camicia <strong>di</strong> cotone, golf, 1,0 1,1<br />

calze, stivali, biancheria)<br />

Tenuta femminile estiva (Gonna e camicia <strong>di</strong> cotone, biancheria, 0,8 1,05<br />

sandali)<br />

Tabella 17: Resistenza del vestiario<br />

6.4 CONDIZIONI PER IL BENESSERE TERMICO.<br />

La relazione [59] stabilisce un semplice bilancio energetico che deve essere rispettato in<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> regime stazionario. Essa può teoricamente essere sod<strong>di</strong>sfatta per qualsivoglia valore del la<br />

temperatura della pelle e del regime <strong>di</strong> sudorazione, cioè dalla coppia t sk ed E sk , ma ciò non significa<br />

affatto che questi corrispondano a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere fisiologico per l'uomo.<br />

D'altra parte t sk ed E sk sono le sole variabili <strong>di</strong> controllo fisiologico che influenzano il bilancio<br />

termico; per una data persona con un assegnato livello <strong>di</strong> attività, con un dato tipo <strong>di</strong> vestiario e con<br />

date con<strong>di</strong>zioni ambientali, occorre che la coppia suddetta sod<strong>di</strong>sfi anche le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

termoregolazione del corpo umano e che quin<strong>di</strong> varino entro limiti molto modesti e tali da man tenere<br />

ragionevolmente costante la temperatura corporea interna.<br />

Gli stu<strong>di</strong> sperimentali effettuati dal dott. Fanger, prevalentemente presso l’Università <strong>di</strong> stato<br />

del Kansas (USA) su una vasta platea <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> ambo i sessi e <strong>di</strong> varia età, hanno portato a scrivere<br />

i seguenti legami funzionali:<br />

Pt<br />

tsk<br />

= 35.7 − 0.0275 , ( ° C)<br />

AD<br />

[62]<br />

⎛ Pt<br />

⎞<br />

Esk<br />

= 0.42AD<br />

⎜ −58.15 ⎟ , (W)<br />

⎝ AD<br />

⎠<br />

In definitiva le equazioni [59]÷[62] costituiscono con<strong>di</strong>zione necessaria e sufficiente per ottenere<br />

le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere in regime stazionario. Sostituendo i suddetti valori delle variabili fisiologiche<br />

nell'equazione <strong>di</strong> bilancio [59] si ottiene una equazione doppia detta <strong>di</strong> "comfort" o <strong>di</strong> Fanger.<br />

L'equazione complessiva è del tipo:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

68<br />

⎛ Pt<br />

E ⎞<br />

sk<br />

f ⎜ , Icl, ta, tmr, pcl, v, tsk<br />

, ⎟ = 0 [63]<br />

⎝ AD<br />

AD<br />

⎠<br />

con la quale, assegnato il livello <strong>di</strong> attività (ovvero M e Pt), il tipo <strong>di</strong> indumento (ossia, t cl ed I cl )<br />

e le con<strong>di</strong>zioni termoigrometriche ambientali (cioè due fra le variabili t cl , t mr , P t , v), è possibile<br />

determinare i valori delle variabili ambientali restanti che assicurano il benessere termico.<br />

Ci si può chiedere se i valori <strong>di</strong> comfort <strong>di</strong> t sk ed E sk per un dato livello <strong>di</strong> attività, P t , <strong>di</strong>penda da<br />

particolari combinazioni <strong>di</strong> vestiario e <strong>di</strong> variabili ambientali, ma recenti stu<strong>di</strong> effettuati in Danimarca<br />

(Andersen e Olesen) hanno <strong>di</strong>mostrato che non si hanno <strong>di</strong>fferenze significative al variare del le<br />

possibili combinazioni. Sono stati effettuati stu<strong>di</strong> sull'influenza della localizzazione geografica, dell'età,<br />

del sesso, del peso corporeo, dell'influenza etnica, del tipo <strong>di</strong> alimentazione, sulla vali<strong>di</strong>tà dell'equazione<br />

del benessere e i risultati sono stati concor<strong>di</strong> nell’assegnare all'equazione del benessere una vali<strong>di</strong>tà<br />

generale.<br />

6.5 CONSIDERAZIONI SULLE CONDIZIONI DI BENESSERE AMBIENTALI.<br />

La risoluzione dell'equazione del comfort è certamente complessa se eseguita manualmente ma<br />

può essere agevolmente risolta con l'uso <strong>di</strong> un elaboratore elettronico. Lo stesso Fanger ha pre<strong>di</strong>sposto<br />

alcuni <strong>di</strong>agrammi che meglio permettono <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere per assegnate<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro, <strong>di</strong> vestiario ed ambientali e che possono essere trovati nei manuali specializzati<br />

(ve<strong>di</strong> 0). In questi <strong>di</strong>agrammi si suppone che la temperatura dell'aria sia eguale a quella me<strong>di</strong>a ra<strong>di</strong>ante.<br />

Le correzioni da apportare, nel caso in cui questa ipotesi non sia verificata, possono dedursi<br />

dalla [59] <strong>di</strong>fferenziando rispetto a t mr e valutando i coefficienti <strong>di</strong> sensitività alle varie con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

lavoro. Fanger ha fornito alcuni <strong>di</strong>agrammi che facilitano questo calcolo prendendo in considerazione le<br />

variazioni anche <strong>di</strong> p sk , v, P t /A , I cl . L’andamento delle curve <strong>di</strong> benessere rivela la modesta importanza<br />

dell'umi<strong>di</strong>tà relativa (la variazione da 0 a 100% è compensata da una <strong>di</strong>minuzione della temperatura<br />

dell'aria <strong>di</strong> 1.5÷3 °C) mentre pone in risalto la forte <strong>di</strong>pendenza della velocità dell'aria, soprattutto ai<br />

bassi valori. Come può osservarsi, per essere in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort termico con attività sedentaria (1<br />

Met=50 Kcal/h m²=58 W/mq) occorre avere un vestiario con resistenza pari a 1.5 Clo. Più sono leggeri<br />

gli abiti e più elevata deve essere l'attività metabolica, a parità <strong>di</strong> tutto il resto.<br />

E' opportuno ricordare che la quasi in<strong>di</strong>pendenza dall'umi<strong>di</strong>tà delle curve <strong>di</strong> benessere è vera<br />

solamente in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> regime stazionario.<br />

Per alti valori della temperatura ambiente l'umi<strong>di</strong>tà relativa influenza molto la sensazione <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scomfort. Anche l'esposizione in ambienti con basse umi<strong>di</strong>tà è consentita solo in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

equilibrio stazionario, in caso contrario si possono avere pericolose <strong>di</strong>sidratazioni delle mucose e<br />

fasti<strong>di</strong>osi <strong>di</strong>sturbi. Per velocità dell'aria inferiori a 0.1 m/s si hanno con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> convezione naturale<br />

fra vestiario ed ambiente: in tale ipotesi le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort sono in<strong>di</strong>pendenti dalla velocità v.<br />

Fra 0,2 e 0,3 m/s si ha la maggiore variazione delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere per le quali si<br />

richiede un incremento della temperatura ambiente da 1.5 a 3 0 C. L'influenza del vestiario è tanto più<br />

elevata quanto maggiore è l'attività metabolica; ad esempio per un in<strong>di</strong>viduo in attività sedentaria la<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura fra le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere fra I i = 0 e I i =1,5 Clo è <strong>di</strong> circa 8 0 C, mentre se<br />

l'attività sale a 150 Kcal/h m² = 175 W/m² la <strong>di</strong>fferenza sale a ben 19 0 C.<br />

6.6 EQUAZIONE DI BILANCIO ENERGETICO IN REGIME TRANSITORIO<br />

La [35] in regime transitorio si scrive nella forma:<br />

M − ( ± L)<br />

± E ± R ± C = S [64]<br />

ove, in aggiunta al simbolismo già evidenziato, si in<strong>di</strong>ca con S (dall’inglese storage) l’energia<br />

accumulata dal corpo. Nei casi fino ad ora esaminati (con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort) si è posto S=0 e quin<strong>di</strong> si è<br />

supposto sempre valido l’equilibrio termo<strong>di</strong>namico fra il corpo e l’ambiente esterno (ve<strong>di</strong> anche la [39]).<br />

Al fine <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are le con<strong>di</strong>zioni transitorie si sono fatte <strong>di</strong>verse ipotesi <strong>di</strong> calcolo. Gagge (1976)<br />

propose <strong>di</strong> considerare il corpo umano come la somma <strong>di</strong> corpi cilindrici sovrapposti e composti:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

69<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

il cilindro interno rappresenta la massa corporea vera e propria (scheletro, muscoli, organi<br />

interni);<br />

il cilindro esterno rappresenta lo strato superficiale del copro, ossia la pelle.<br />

Il modello <strong>di</strong> Gagge presuppone alcune ipotesi operative:<br />

la temperatura <strong>di</strong> ciascun cilindro è costante e pari a t cr e t sk rispettivamente;<br />

la conduzione attraverso lo strato esterno, pelle, è trascurabile;<br />

il metabolismo, la produzione <strong>di</strong> lavoro esterno e le per<strong>di</strong>te per respirazione sono dovute al<br />

cilindro interno;<br />

i due cilindri scambiano calore in modo passivo attraverso il contatto <strong>di</strong>retto e attraverso il<br />

sistema <strong>di</strong> flusso sanguigno controllato dal sistema <strong>di</strong> termoregolazione.<br />

Il bilancio transitorio che si può scrivere esprime il fatto fisico che l’accumulo termico eguaglia la<br />

<strong>di</strong>fferenza fra il flusso <strong>di</strong> calore entrante e quello uscente. Per il modello a due cilindri si ha, per lo<br />

strato interno (core):<br />

Scr = M − L − ( Cres + Eres ) − Qcr − sk<br />

[65]<br />

e per lo strato esterno (skin):<br />

S = Q − C + R + E<br />

[66]<br />

( )<br />

sk cr−sk sk<br />

Nelle precedenti equazioni si in<strong>di</strong>cano con S cr e con S sk gli accumuli termici nel core e nella pelle<br />

(skin) e Q cr-sk rappresenta il calore trasportato dal core (interno) verso la pelle (esterna) sia per<br />

conduzione attraverso i tessuti corporei che attraverso la convezione attraverso il flusso sanguigno.<br />

Tutte le grandezze sono espresse in W/m².<br />

L’accumulo <strong>di</strong> calore nel corpo equivale ad un incremento della sua energia interna e pertanto<br />

possiamo scrivere, per ciascuno strato, che l’accumulo è pari al prodotto della capacità termica degli<br />

strati per la variazione nel tempo della temperatura:<br />

mcp,<br />

b dtcr<br />

Scr<br />

= ( 1− α )<br />

[67]<br />

A dτ<br />

D<br />

c dt<br />

= [68]<br />

τ<br />

p,<br />

b sk<br />

Ssk<br />

αm A<br />

D d<br />

ove si ha il simbolismo:<br />

⋅ α frazione della massa corporea concentrata nello strato superficiale (cioè nella pelle).<br />

Questa frazione si assume variabile con la portata sanguigna per l’ipotesi fatta da Gagge <strong>di</strong><br />

temperatura costante nei due strati;<br />

⋅ m massa corporea, kg;<br />

⋅ c p,b calore specifico del corpo (=3.49 kJ/(kg.K);<br />

⋅ τ il tempo, s.<br />

La massa relativa della pelle, α, <strong>di</strong>pende dal flusso <strong>di</strong> sangue che fluisce verso la superficie ( mɺ<br />

può essere calcolata me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />

( ) ( )<br />

m ɺ bl<br />

= ⎡ 6.3 200 Wsig / 1 0.5 C ⎤<br />

⎣<br />

+ +<br />

sig ⎦<br />

/ 3600 [69]<br />

bl<br />

) e


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70<br />

ove<br />

mɺ<br />

bl<br />

è espresso in kg/(m².s) ed è limitata nell’intervallo:<br />

1.4.1’ -4 < mɺ bl<br />

33.7 °C;<br />

⋅ C sig il segnale <strong>di</strong> freddo dal core pari a 0 se t cr ≥ 33.7 °C e t cr - 33.7 °C se t cr


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

71<br />

termica della pelle e quin<strong>di</strong> facendo <strong>di</strong>minuire le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> calore verso l’esterno. I due strati<br />

scambiano calore passivamente e tramite circolazione sanguigna secondo la relazione:<br />

( , )( )<br />

Q = K + →<br />

c m ɺ t − t<br />

[72]<br />

cr sk p bl bl cr sk<br />

ove K è la conduttanza fra il core e la pelle (5.28 W/(m²K)) e c p,bl è il calore specifico del sangue<br />

pari a 4.187 kJ(kgK). La regolazione vasomotoria funziona anche nel caso <strong>di</strong> segnali W sig-cr e W sig-sk<br />

ma con segno opposto al caso <strong>di</strong> reazione al freddo.<br />

⋅ Regolazione evaporativa: con i segnali W sig-cr e W sig-sk si attiva, qualora la regolazione<br />

vasomotoria non sia più sufficiente a garantire l’equilibrio termico del corpo, un sistema<br />

complesso evaporazione superficiale della sudorazione aggiuntiva. L’attività delle ghiandole<br />

sudorifere può essere valutata me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />

−5<br />

mrsw<br />

= 4.7 ⋅10<br />

Wsig −b<br />

⋅ e<br />

W sig − sk<br />

/10.7<br />

ɺ [73]<br />

⋅<br />

Le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> calore per evaporazione, E rsw sono date da: Ersw = mɺ rsw<br />

⋅ h<br />

fg<br />

ove l’entalpia <strong>di</strong><br />

vaporizzazione risulta pari a h fg =2430 kJ/kg a 30 °C.<br />

Regolazione me<strong>di</strong>ante brivi<strong>di</strong>: Quando la regolazione vasomotoria per i segnali C sig-cr e C sig-sk<br />

non è capace <strong>di</strong> mantenere la temperatura degli strati entro certo limiti (t cr 2.0 150 ÷ 170<br />

I meccanismi <strong>di</strong> termoregolazione funzionano fino a quando la temperatura interna resta<br />

inferiore a 42 °C (reazione al caldo) e superiore ai 33 °C (reazione al freddo). Al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> questi valori la<br />

termoregolazione corporea non può più agire e l’organismo si avvia alla morte.<br />

33 Esso è il rapporto fra la portata molare <strong>di</strong> CO 2 esalata rispetto alla portata molare <strong>di</strong> O 2 inspirata.


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72<br />

6.8 ABACHI E CURVE DEL BENESSERE DI FANGER


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73


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77


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78<br />

6.9 IL NUOVO DIAGRAMMA ASHRAE DEL BENESSERE.<br />

Il <strong>primo</strong> <strong>di</strong>agramma del benessere presentato nel 1923 da Yaglou e Hougton è stato mo<strong>di</strong>ficato<br />

dalla ASHRAE nel corso degli ultimi cinquant’anni. Lo stesso Yaglou nel 1947 ne ha mostrato alcuni<br />

<strong>di</strong>fetti.<br />

Nel 1950 Koch, Jennings e nel 1960 Hunfreys hanno mostrato la scarsa influenza dell'umi<strong>di</strong>tà<br />

(almeno fino a valori inferiori al 60% e temperatura a bulbo secco <strong>di</strong> 18 0 C; i loro stu<strong>di</strong> furono<br />

proseguiti nel 1966 da Nevins e i suoi collaboratori presentando una nuova carta del benessere. I<br />

risultati dei lavori precedenti sono illustrati nel nuovo <strong>di</strong>agramma ASHRAE <strong>di</strong> figura seguente.<br />

Nella lettura ed utilizzo <strong>di</strong> questo abaco è da tenere presente che lo standard 45% - 55% <strong>di</strong><br />

umi<strong>di</strong>tà relativa si applica generalmente per me<strong>di</strong>a attività e vestiario con resistenza compresa fra 0, 8 ÷<br />

1 ,0 Clo, mentre l’inviluppo <strong>di</strong> Nevins (della Kansas State University) si riferisce a persone in attività<br />

sedentaria e vestiario con 0,6 ÷ 0,8 Ciò pertanto è più in<strong>di</strong>cato per valutare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort<br />

ambientale per soggetti vestiti leggeri e con bassa attività metabolica (lavoro <strong>di</strong> ufficio).<br />

L'area <strong>di</strong> sovrapposizione delle due zone è caratterizzata dai seguenti valori:<br />

⋅ - temperatura bulbo umido : 24.5 0 C;<br />

⋅ - umi<strong>di</strong>tà relativa 40 % (range 20 ÷60%);<br />

⋅ - velocità dell'aria 0,23 m/s<br />

L'uso del <strong>di</strong>agramma ASHRAE non è consigliabile per con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>verse da quelle sopra in<strong>di</strong>cate.<br />

Un confronto dei risultati ottenuti da Fanger con quelli <strong>di</strong> Nevins e Mc Nall è data in figura<br />

seguente (nuovo <strong>di</strong>agramma del benessere); per alcuni livelli <strong>di</strong> attività (da sedentaria (58 W/m²) ad elevata<br />

(155 W/m²) e per una resistenza del vestiario pari a 0,6 Clo.<br />

Per attività sedentaria l'accordo è ottimo, mentre per valori elevati si hanno <strong>di</strong>saccor<strong>di</strong> al <strong>di</strong> fuori<br />

della zona interme<strong>di</strong>a dell'umi<strong>di</strong>tà relativa (40%÷50%) in quanto le curve <strong>di</strong> Mc Nall (della KSU) sono<br />

meno sensibili all’umi<strong>di</strong>tà relativa.<br />

Ciò è anche dovuto al fatto che Nevins e Mc Nall hanno trovato sperimentalmente una scarsa<br />

influenza all’umi<strong>di</strong>tà relativa mentre l'equazione dei comfort <strong>di</strong> Fanger ne considera gli effetti (anche se<br />

limitati). Va osservato che sebbene gli stu<strong>di</strong> dl Nevins siano sperimentali, con una osservazione su ben<br />

720 soggetti, i risultati si applicano solamente a valori e alle variabili sperimentali.<br />

Il <strong>di</strong>agramma del benessere ASHRAE (Standard 55-92) vale per attività sedentaria (1÷1.2 Met),<br />

a velocità dell’aria inferiore a 0.17 m/s ed un abbigliamento avente resistenza del vestiario <strong>di</strong> 0.5÷0.7<br />

Clo. Nel <strong>di</strong>agramma del benessere <strong>di</strong> Figura 28è in<strong>di</strong>cata la scala della nuova temperatura effettiva, ET * ,<br />

definita come la temperatura a bulbo secco <strong>di</strong> una cavità nera col 50% <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà relativa in cui un<br />

in<strong>di</strong>viduo scambia una quantità <strong>di</strong> energia pari a quella nell’ambiente considerato.<br />

Il campo <strong>di</strong> accettabilità è definito da temperature ET * comprese fra 22 e 25.5 °C e da valori <strong>di</strong><br />

pressione parziale del vapore d’acqua compresi tra 4 e 14 mmHg (corrispondenti, per le temperature<br />

considerate, a valori <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà relativa nell’intervallo 20÷65%. Nella stessa figura si hanno anche le<br />

curve <strong>di</strong> benessere secondo Fanger, linee punteggiate, per v=0.1÷0.15 m/s e tre tipi <strong>di</strong> abbigliamento<br />

(leggero, me<strong>di</strong>o, pesante). Infine è riportata, a tratto e punto, anche la zona <strong>di</strong> comfort proposta da<br />

Givoni nella sua carta bioclimatica.<br />

6.10 PREVISIONE DELLE CONDIZIONI DI BENESSERE.<br />

L'uso dei <strong>di</strong>agrammi mostrati in precedenza presuppone che le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort possano<br />

valere per tutte le persone che occupano un determinato ambiente, ma nella realtà il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong><br />

benessere non può affatto considerarsi uniforme. Una misura della sensazione termica può essere<br />

ottenuta me<strong>di</strong>ante la scala <strong>di</strong> valutazione ASHRAE a sette valori:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

79<br />

Si assume, inoltre, che la sensazione termica, per un dato livello <strong>di</strong> attività metabolica, sia<br />

funzione del carico termico L (o accumulo) del corpo, definito come <strong>di</strong>fferenza fra la produzione <strong>di</strong><br />

calore interna e le per<strong>di</strong>te verso l'ambiente esterno.<br />

Figura 28: Nuovo <strong>di</strong>agramma del benessere <strong>di</strong> Fanger, KSU e Givoni<br />

-3 freddo<br />

-2 fresco<br />

-1 leggermente fresco<br />

0 neutro<br />

+1 leggermente caldo 1<br />

+2 caldo<br />

+3 molto caldo<br />

Tabella 18: Scala dei giu<strong>di</strong>zi del comfort termico


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

80<br />

Utilizzando le relazioni precedentemente in<strong>di</strong>cate [39] e [42] si ha che il carico termico per unità<br />

<strong>di</strong> area è:<br />

M (1 −η)<br />

⎛ M ⎞ ⎡ M ⎤ M<br />

L = − 0.3⎜57.7 − 0.07 (1 −η) − pcl<br />

⎟ −0.42 (1 n) 58 0.0017 (58.5 pcl<br />

)<br />

AD A<br />

⎢ − − − −<br />

D<br />

A<br />

⎥<br />

⎝ ⎠ ⎣ D ⎦ AD<br />

−8 4 4<br />

0.0016(34 ta ) 3.96 10 Fcl ( T cl T mr) hcFcl ( tcl ta<br />

)<br />

− − − ⋅ − − −<br />

ove t cl è data dalla risoluzione dell’equazione ricorsiva:<br />

M<br />

−8<br />

4 4<br />

tcl = 35.7 − 0.0275 (1 −η) − 0.155I ⎡<br />

cl<br />

3.96⋅10 Fcl ( Tcl − Tmr ) + hcFcl ( tcl − ta<br />

) ⎤<br />

A<br />

⎣<br />

⎦<br />

D<br />

con h c dato dalla [61] e con T cl e T mr temperature assolute rispettivamente <strong>di</strong> t cl e t mr .<br />

Il carico termico è proporzionale al la fatica fisiologica del meccanismo <strong>di</strong> termoregolazione, per<br />

cui sembra ragionevole assumere che la sensazione termica, per una data attività, sia correlata a tale<br />

fatica.<br />

Sì può quin<strong>di</strong> determinare una relazione analitica che lega il voto me<strong>di</strong>o previsto, VMP, al carico<br />

termico L e all'attività metabolica per unità <strong>di</strong> area:<br />

⎛ M ⎞<br />

VMP = f ⎜ L,<br />

⎟<br />

[77]<br />

⎝ A<br />

D ⎠<br />

Dall'osservazione <strong>di</strong> numerosi risultati sperimentali si è potuto stabilire che vale la relazione:<br />

( 0.0303 −0.036M<br />

0.0275 )<br />

VMP = + ⋅ L [78]<br />

con: M= Metabolismo, W/m² ed L= Carico termico dato dalla relazione precedentemente scritta,<br />

W/m².<br />

Il valore <strong>di</strong> VMP è in<strong>di</strong>cato come "voto me<strong>di</strong>o preve<strong>di</strong>bile". La (l5) può ancora completarsi<br />

sostituendo in essa la relazione del carico termico L sopra scritta.<br />

Ai fini <strong>di</strong> una corretta previsione delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere occorre tenere conto del legame<br />

fra il VPM e la percentuale <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfatti, ossia <strong>di</strong> coloro che es<strong>primo</strong>no sempre un voto pari a - 2 o -<br />

3 per le sensazioni <strong>di</strong> freddo e + 2 e + 3 per quelle <strong>di</strong> caldo.<br />

Figura 29: Andamento della percentuale <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfatti al variare del voto me<strong>di</strong>o preve<strong>di</strong>bile<br />

La curva <strong>di</strong> Figura 29 seguente permette <strong>di</strong> prevedere la percentuale <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfatti (PPD) in<br />

funzione del voto me<strong>di</strong>o preve<strong>di</strong>bile (VMP). E opportuno osservare che anche per le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

neutralità (voto 0) si ha sempre almeno il 5% <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfatti. Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere, quin<strong>di</strong>, per<br />

quanto ottimizzate non potranno mai essere valide per tutti gli occupanti ma dovranno tendere ad avere


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

81<br />

il minimo <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfatti. Nei casi pratici è tollerabile una percentuale dì insod<strong>di</strong>sfatti del 5, 7%<br />

corrispondente ad un voto me<strong>di</strong>o preve<strong>di</strong>bile compreso fra - 0, 35 e 0, 35.<br />

Figura 30: Con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere (M/A D , I cl ) e della PPD al variare della velocità me<strong>di</strong>a dell’aria.<br />

Nella Figura 30 si hanno, in alto, le curve <strong>di</strong> benessere al variare dell’attività metabolica (Met) e<br />

della resistenza del vestiario, mentre in basso si hanno le curve relative alle PPD al variare della velocità<br />

me<strong>di</strong>a dell’aria e della temperatura ambiente. Nella tabella seguente si ha il legame fra gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> VMP<br />

e PPD.<br />

Variazioni in<strong>di</strong>viduali<br />

Le con<strong>di</strong>zioni ambientali non sono mai giu<strong>di</strong>cate sod<strong>di</strong>sfacenti da tutti gli intervistati, pur nelle<br />

stesse con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> attività metabolica e vestiario. L’ASHRAE definisce il suo nuovo <strong>di</strong>agramma del<br />

comfort sul 90% <strong>di</strong> accettazione e quin<strong>di</strong> sul 10% <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfatti al VMP. In particolare (Fanger, 1982)<br />

si definisce la nuova relazione:<br />

( 0.03353 4 2<br />

VMP 0.2179 VMP )<br />

PPD 100 95e ⎡ − +<br />

⎣<br />

⎤ ⎦<br />

= − [79]<br />

ove per insod<strong>di</strong>sfatto si definisce chiunque esprima un voto compreso fra –1 e + 1, compreso lo<br />

0. Questa relazione è rappresentata nella curva <strong>di</strong> Figura 29. Si osservi che imponendo VMP=0 si ha<br />

sempre una PPD pari a ± 5%.<br />

6.10.1 INFLUENZA DELLA DISTRIBUZIONE DELL’ARIA<br />

La velocità dell’aria influenza pa percentuale <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfatti e si presenta come una delle maggiori<br />

cause <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo che portano a richiedere o l’innalzamento della temperatura ambiente o ad<strong>di</strong>rittura lo<br />

spegnimento dell’impianto <strong>di</strong> climatizzazione. Fanger e Christiansen (1985) hanno cercato <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are in<br />

modo approfon<strong>di</strong>to il problema pervenendo all’abaco <strong>di</strong> Figura 31 nella quale si ha la percentuale <strong>di</strong><br />

insod<strong>di</strong>sfatti in funzione della velocità dell’aria al variare della temperatura dell’aria ambiente.<br />

La temperatura dell’aria ha notevole influenza sulla percentuale <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfatti ed è stata notata<br />

anche una sostanziale <strong>di</strong>fferenza nella sensibilità degli uomini e delle donne rispetto alla velocità


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

82<br />

dell’aria. Le curve <strong>di</strong> Figura 31 valgono solamente per persone normalmente vestite in attività leggera o<br />

sedentaria. Per livelli <strong>di</strong> attività superiori si manifesta una minore sensibilità alla velocità dell’aria.<br />

Figura 31: Percentuale <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfatti in funzione della velocità dell’aria<br />

Nel 1987 Fanger ha proposto la seguente relazione per pre<strong>di</strong>re la percentuale <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfatti al<br />

variare della turbolenza dell’aria:<br />

( )( ) ( )( )<br />

0.622 0.622<br />

PI = 3.143 34 − t v − 0.05 + 0.3696 34 − t v − 0.05 vT [80]<br />

a a u<br />

ove v è la velocità dell’aria in m/s e T u è l’intensità <strong>di</strong> turbolenza definita da:<br />

v<br />

T 100 sd<br />

u<br />

= [81]<br />

v<br />

con v sd deviazione standard della velocità misurata con un anemometro omni<strong>di</strong>rezionale avente<br />

costante <strong>di</strong> tempo <strong>di</strong> 0.2 s. Nella [80] per v100%<br />

porre PI=100%. L’intensità <strong>di</strong> turbolenza decresce se la velocità v aumenta. La [80] vale per 20< t a < 26<br />

°C e per 0.05 < v < 0.5 m/s e per 0 < T u < 70 %. In Figura 32 si ha una rappresentazione della [80] con<br />

PI=15%.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

83<br />

Figura 32: Variazione della temperatura e della velocità dell’aria con PI=15%<br />

I Top Va<br />

[clo] [°C] [m/s]<br />

< 0.10 0.10 0.15 0.20 0.30 0.40 0.50 1.00<br />

0 26 - 1.62 -1.62 -1.96 -2.34<br />

27 -1.00 -1.00 -1.36 -1.69<br />

28 -0.39 -0.42 -0.76 -1.05<br />

29 0.21 0.13 -0.15 -0.39<br />

30 0.80 0.68 0.45 0.26<br />

31 1.39 1.25 1.08 0.94<br />

32 1.96 1.83 1.71 1.61<br />

33 2.50 2.41 2.34 2.29<br />

0.25 24 -1.52 -1.52 -1.80 -2.06 -2.47<br />

25 -1.05 -1.05 -1.33 -1.57 -1.94 -2.24 -2.48<br />

26 -0.58 -0.61 -0.87 -1.08 -1.41 -1.67 -1.89 -2.66<br />

27 -0.12 -0.17 -0.40 -0.58 -0.87 -1.10 -1.29 -1.97<br />

28 0.34 0.27 0.07 -0.09 -0.34 -0.53 -0.70 -1.28<br />

29 0.80 0.71 0.54 0.41 0.20 0.04 -0.10 -0.58<br />

30 1.25 1.15 1.02 0.91 0.74 0.61 0.50 0.11<br />

31 1.71 1.61 1.51 1.43 1.30 1.20 1.12 0.83


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

84<br />

0.50 23 -1.10 -1.10 -1.33 -1.51 -1.78 -1.99 -2.16<br />

24 -0.72 -0.74 -0.95 -1.11 -1.36 -1.55 -1.70 -2.22<br />

25 -0.34 -0.38 -0.56 -0.71 -0.94 -1.11 -1.25 -1.71<br />

26 0.04 -0.01 -0.18 -0.31 -0.51 -0.66 -0.79 -1.19<br />

27 0.42 0.35 0.20 0.09 -0.08 -0.22 -0.33 -0.68<br />

28 0.80 0.72 0.59 0.49 0.34 0.23 0.14 -0.17<br />

29 1.17 1.08 0.98 0.90 0.77 0.68 0.60 0.34<br />

30 1.54 1.45 1.37 1.30 1.20 1.13 1.06 0.86<br />

0.75 21 -1.11 -1.11 -1.30 -1.44 -1.66 -1.82 -1.95 -2.36<br />

22 -0.79 -0.81 -0.98 -1.11 -1.31 -1.46 -1.58 -1.95<br />

23 -0.47 -0.50 -0.66 -0.78 -0.96 -1.09 -1.20 -1.55<br />

24 -0.15 -0.19 -0.33 -0.44 -0.61 -0.73 -0.83 -1.14<br />

25 0.17 0.12 -0.01 -0.11 -0.26 -0.37 -0.46 -0.74<br />

26 0.49 0.43 0.31 0.23 0.09 0.00 -0.08 -0.33<br />

27 0.81 0.74 0.64 0.56 0.45 0.36 0.29 0.08<br />

28 1.12 1.05 0.96 0.90 0.80 0.73 0.67 0.48<br />

1.00 20 -0.85 -0.87 -1.02 -1.13 -1.29 -1.41 -1.51 -1.81<br />

21 -0.57 -0.60 -0.74 -0.84 -0.99 -1.11 -1.19 -1.47<br />

22 -0.30 -0.33 -0.46 -0.55 -0.69 -0.80 -0.88 -1.13<br />

23 -0.02 -0.07 -0.18 -0.27 -0.39 -0.49 -0.56 -0.79<br />

24 0.26 0.20 0.10 0.02 -0.09 -0.18 -0.25 -0.46<br />

25 0.53 0.48 0.38 0.31 0.21 0.13 0.07 -0.12<br />

26 0.81 0.75 0.66 0.60 0.51 0.44 0.39 0.22<br />

27 1.08 1.02 0.95 0.89 0.81 0.75 0.71 0.56<br />

1.25 16 -1.37 -1.37 -1.51 -1.62 -1.78 -1.89 -1.98 -2.26<br />

18 -0.89 -0.91 -1.04 -1.14 -1.28 -1.38 -1.46 -1.70<br />

20 -0.42 -0.46 -0.57 -0.65 -0.77 -0.86 -0.93 -1.14<br />

22 0.07 0.02 -0.07 -0.14 -0.25 -0.32 -0.38 -0.56<br />

24 0.56 0.50 0.43 0.37 0.28 0.22 0.17 0.02<br />

26 1.04 0.99 0.93 0.88 0.81 0.76 0.72 0.61<br />

28 1.53 1.48 1.43 1.40 1.34 1.31 1.28 1.19<br />

30 2.01 1.97 1.93 1.91 1.88 1.85 1.83 1.77<br />

1.50 14 -1.36 -1.36 -1.49 -1.58 -1.72 -1.82 -1.89 -2.12<br />

16 -0.94 -0.95 -1.07 -1.15 -1.27 -1.36 -1.43 -1.63<br />

18 -0.52 -0.54 -0.64 -0.72 -0.82 -0.90 -0.96 -1.14


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

85<br />

20 -0.09 -0.13 -0.22 -0.28 -0.37 -0.44 -0.49 -0.65<br />

22 0.35 0.30 0.23 0.18 0.10 0.04 0.00 -0.14<br />

24 0.79 0.74 0.68 0.63 0.57 0.52 0.49 0.37<br />

26 1.23 1.18 1.13 1.09 1.04 1.01 0.98 0.89<br />

28 1.67 1.62 1.58 1.56 1.52 1.49 1.47 1.40<br />

Tabella 19: VMP - livello <strong>di</strong> attività: 58 W/m 2 (1 Met) - umi<strong>di</strong>tà relativa: 50%


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

86<br />

Icl Top Va<br />

[Clo] [°C] [m/s]<br />

< 0.10 0.10 0.15 0.20 0.30 0.40 0.50 1.00<br />

0 24 -1.14 -1.14 -1.35 -1.65<br />

25 -0.72 -0.72 -0.95 -1.21<br />

26 -0.30 -0.30 -0.54 -0.78<br />

27 0.11 0.11 -0.14 -0.34<br />

28 0.52 0.48 0.27 0.10<br />

29 0.92 0.85 0.69 0.54<br />

30 1.31 1.23 1.10 0.99<br />

31 1.71 1.62 1.52 1.45<br />

0.25 22 -0.95 -0.95 -1.12 -1.33 -1.64 -1.90 -2.11<br />

23 -0.63 -0.63 -0.81 -0.99 -1.28 -1.51 -1.71 -2.38<br />

24 -0.31 -0.31 -0.50 -0.66 -0.92 -1.13 -1.31 -1.91<br />

25 0.01 0.00 -0.18 -0.33 -0.56 -0.75 -0.90 -1.45<br />

26 0.33 0.30 0.14 0.01 -0.20 -0.36 -0.50 -0.98<br />

27 0.64 0.59 0.45 0.34 0.16 0.02 -0.10 -0.51<br />

28 0.95 0.89 0.77 0.68 0.53 0.41 0.31 -0.04<br />

29 1.26 1.19 1.09 1.02 0.89 0.80 0.72 0.43<br />

0.50 18 -1.36 -1.36 -1.49 -1.66 -1.93 -2.12 -2.29<br />

20 -0.85 -0.85 -1.00 -1.14 -1.37 -1.54 -1.68 -2.15<br />

22 -0.33 -0.33 -0.48 -0.61 -0.80 -0.95 -1.06 -1.46<br />

24 0.19 0.17 0.04 -0.07 -0.22 -0.34 -0.44 -0.76<br />

26 0.71 0.66 0.56 0.48 0.35 0.26 0.18 -0.07<br />

28 1.22 1.16 1.09 1.03 0.94 0.87 0.81 0.63<br />

30 1.72 1.66 1.62 1.58 1.52 1.48 1.44 1.33<br />

32 2.23 2.19 2.17 2.16 2.13 2.11 2.10 2.05<br />

0.75 16 -1.17 -1.17 -1.29 -1.42 -1.62 -1.77 -1.88 -2.26<br />

18 -0.75 -0.75 -0.87 -0.99 -1.16 -1.29 -1.39 -1.72<br />

20 -0.33 -0.33 -0.45 -0.55 -0.70 -0.82 -0.91 -1.19<br />

22 0.11 0.09 -0.02 -0.10 -0.23 -0.32 -0.40 -0.64<br />

24 0.55 0.51 0.42 0.35 0.25 0.17 0.11 -0.09<br />

26 0.98 0.94 0.87 0.81 0.73 0.67 0.62 0.47<br />

28 1.41 1.36 1.31 1.27 1.21 1.17 1.13 1.02


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

87<br />

30 1.84 1.79 1.76 1.73 1.70 1.67 1.65 1.58<br />

1.00 14 -1.05 -1.05 -1.16 -1.26 -1.42 -1.53 -1.62 -1.91<br />

16 -0.69 -0.69 -0.80 -0.89 -1.03 -1.13 -1.21 -1.46<br />

18 -0.32 -0.32 -0.43 -0.52 -0.64 -0.73 -0.80 -1.02<br />

20 0.04 0.03 -0.07 -0.14 -0.25 -0.32 -0.38 -0.58<br />

22 0.42 0.39 0.31 0.25 0.16 0.10 0.05 -0.12<br />

24 0.80 0.76 0.70 0.65 0.57 0.52 0.48 0.35<br />

26 1.18 1.13 1.08 1.04 0.99 0.95 0.91 0.81<br />

28 1.55 1.51 1.47 1.44 1.40 1.37 1.35 1.27<br />

1.25 12 -0.97 -0.97 -1.06 -1.15 -1.28 -1.37 -1.45 -1.67<br />

14 -0.65 -0.65 -0.75 -0.82 -0.94 -1.02 -1.09 -1.29<br />

16 -0.33 -0.33 -0.43 -0.50 -0.60 -0.67 -0.73 -0.91<br />

18 -0.01 -0.02 -0.10 -0.17 -0.26 -0.32 -0.37 -0.53<br />

20 0.32 0.29 0.22 0.17 0.09 0.03 -0.01 -0.15<br />

22 0.65 0.62 0.56 0.52 0.45 0.40 0.36 0.25<br />

24 0.99 0.95 0.90 0.87 0.81 0.77 0.74 0.65<br />

26 1.32 1.28 1.25 1.22 1.18 1.14 1.12 1.05<br />

1.50 10 -0.91 -0.91 -1.00 -1.08 -1.18 -1.26 -1.32 -1.51<br />

12 -0.63 -0.63 -0.71 -0.78 -0.88 -0.95 -1.01 -1.17<br />

14 -0.34 -0.34 -0.43 -0.49 -0.58 -0.64 -0.69 -0.84<br />

16 -0.05 -0.06 -0.14 -0.19 -0.27 -0.33 -0.37 -0.50<br />

18 0.24 0.22 0.15 0.11 0.04 -0.01 -0.05 -0.17<br />

20 0.53 0.50 0.45 0.40 0.34 0.30 0.27 0.17<br />

22 0.83 0.80 0.75 0.72 0.67 0.63 0.60 0.52<br />

24 1.13 1.10 1.06 1.03 0.99 0.96 0.94 0.87<br />

Fonte: ISO 7730-1984<br />

Tabella 20: VMP - Livello <strong>di</strong> attività: 81,2 W/m 2 (1,4 Met) - Umi<strong>di</strong>tà relativa: 50%


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

88<br />

Icl Top Va<br />

[Clo] [°C] [m/s]<br />

< 0.10 0.10 0.15 0.20 0.30 0.40 0.50 1.00<br />

0 18 -2.00 -2.02 -2.35<br />

20 -1.35 -1.43 -1.72<br />

22 -0.69 -0.82 -1.06<br />

24 -0.04 -0.21 -0.41<br />

26 0.59 0.41 0.26<br />

28 1.16 1.03 0.93<br />

30 1.73 1.66 1.60<br />

32 2.33 2.32 2.31<br />

0.25 16 -1.41 -1.48 -1.69 -2.02 -2.29 -2.51<br />

18 -0.93 -1.03 -1.21 -1.50 -1.74 -1.93 -2.61<br />

20 -0.45 -0.57 -0.73 -0.98 -1.18 -1.35 -1.93<br />

22 0.04 -0.09 -0.23 -0.44 -0.61 -0.75 -1.24<br />

24 0.52 0.38 0.28 0.10 -0.03 -0.14 -0.54<br />

26 0.97 0.86 0.78 0.65 0.55 0.46 0.16<br />

28 1.42 1.35 1.29 1.20 1.13 1.07 0.86<br />

30 1.88 1.84 1.81 1.76 1.72 1.68 1.57<br />

0.50 14 -1.08 -1.16 -1.31 -1.53 -1.71 -1.85 -2.32<br />

16 -0.69 -0.79 -0.92 -1.12 -1.27 -1.40 -1.82<br />

18 -0.31 -0.41 -0.53 -0.70 -0.84 -0.95 -1.31<br />

20 0.07 -0.04 -0.14 -0.29 -0.40 -0.50 -0.81<br />

22 0.46 0.35 0.27 0.15 0.05 -0.03 -0.29<br />

24 0.83 0.75 0.68 0.58 0.50 0.44 0.23<br />

26 1.21 1.15 1.10 1.02 0.96 0.91 0.75<br />

28 1.59 1.55 1.51 1.46 1.42 1.38 1.27<br />

0.75 10 -1.16 -1.23 -1.35 -1.54 -1.67 -1.78 -2.14<br />

12 -0.84 -0.92 -1.03 -1.20 -1.32 -1.42 -1.74<br />

14 -0.52 -0.60 -0.70 -0.85 -0.97 -1.06 -1.34<br />

16 -0.20 -0.29 -0.38 -0.51 -0.61 -0.69 -0.95<br />

18 0.12 0.03 -0.05 -0.17 -0.26 -0.32 -0.55<br />

20 0.43 0.34 0.28 0.18 0.10 0.04 -0.15<br />

22 0.75 0.68 0.62 0.54 0.48 0.43 0.27


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

89<br />

24 1.07 1.01 0.97 0.90 0.85 0.81 0.68<br />

1.00 10 -0.68 -0.75 -0.84 -0.97 -1.07 -1.15 -1.38<br />

12 -0.41 -0.48 -0.56 -0.68 -0.77 -0.84 -1.05<br />

14 -0.13 -0.21 -0.28 -0.39 -0.47 -0.53 -0.72<br />

16 0.14 0.06 0.00 -0.10 -0.16 -0.22 -0.39<br />

18 0.41 0.34 0.28 0.20 0.14 0.09 -0.06<br />

20 0.68 0.61 0.57 0.50 0.44 0.40 0.28<br />

22 0.96 0.91 0.87 0.81 0.76 0.73 0.62<br />

1.25 10 -0.33 -0.40 -0.47 -0.56 -0.64 -0.69 -0.86<br />

14 0.15 0.08 0.03 -0.05 -0.11 -0.15 -0.29<br />

18 0.63 0.57 0.53 0.47 0.42 0.39 0.28<br />

22 1.11 1.08 1.05 1.00 0.97 0.95 0.87<br />

26 1.62 1.60 1.58 1.55 1.53 1.52 1.47<br />

1.50 12 0.15 0.09 0.05 -0.02 -0.07 -0.11 -0.22<br />

16 0.58 0.53 0.49 0.44 0.40 0.37 0.28<br />

20 1.01 0.97 0.94 0.91 0.88 0.85 0.79<br />

24 1.47 1.44 1.43 1.40 1.38 1.36 1.32<br />

Tabella 21- VMP - Livello <strong>di</strong> attività: 116 W/m 2 (2 Met) - Umi<strong>di</strong>tà relativa: 50%


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

90<br />

Icl Top Va<br />

[Clo] [°C] [m/s]<br />

< 0.10 0.10 0.15 0.20 0.30 0.40 0.50 1.00<br />

0 14 -1.92 -2.49<br />

16 -1.36 -1.87<br />

18 -0.80 -1.24<br />

20 -0.24 -0.61<br />

22 0.34 0.04<br />

24 0.93 0.70<br />

26 1.52 1.36<br />

28 2.12 2.02<br />

0.25 12 -1.19 -1.53 -1.80 -2.02<br />

14 -0.77 -1.07 -1.31 -1.51 -2.21<br />

16 -0.35 -0.61 -0.82 -1.00 -1.61<br />

18 0.08 -0.15 -0.33 -0.48 -1.01<br />

20 0.51 0.32 0.17 0.04 -0.41<br />

22 0.96 0.80 0.68 0.57 0.21<br />

24 1.41 1.29 1.19 1.11 0.83<br />

26 1.87 1.78 1.71 1.65 1.45<br />

0.50 10 -0.78 -1.00 -1.18 -1.32 -1.79<br />

12 -0.43 -0.64 -0.79 -0.92 -1.34<br />

14 -0.09 -0.27 -0.41 -0.52 -0.90<br />

16 0.26 0.10 -0.02 -0.12 -0.45<br />

18 0.61 0.47 0.37 0.28 0.00<br />

20 0.96 0.85 0.76 0.68 0.45<br />

22 1.33 1.24 1.16 1.10 0.91<br />

24 1.70 1.63 1.57 1.53 1.38<br />

0.75 10 -0.19 -0.34 -0.45 -0.54 -0.83<br />

12 0.10 -0.03 -0.14 -0.22 -0.48<br />

14 0.39 0.27 0.18 0.11 -0.12<br />

16 0.69 0.58 0.50 0.44 0.24<br />

18 0.98 0.89 0.82 0.77 0.59<br />

20 1.28 1.20 1.14 1.10 0.95<br />

1.00 10 0.22 0.12 0.04 -0.02 -0.22


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

91<br />

14 0.73 0.64 0.58 0.53 0.38<br />

18 1.24 1.18 1.13 1.09 0.97<br />

22 1.77 1.73 1.69 1.67 1.59<br />

1.25 12 0.75 0.68 0.63 0.59 0.47<br />

16 1.20 1.15 1.11 1.08 0.98<br />

20 1.66 1.62 1.59 1.57 1.50<br />

1.50 10 0.76 0.70 0.66 0.62 0.52<br />

14 1.17 1.12 1.09 1.06 0.98<br />

18 1.58 1.54 1.52 1.50 1.44<br />

Tabella 22- VMP - Livello <strong>di</strong> attività: 174 W/m 2 (3 Met) - Umi<strong>di</strong>tà relativa: 50%<br />

Tabella 23: PMV in funzione della percentuale <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfatti<br />

6.11 BILANCIO DI ENERGIA IN TRANSITORIO A DUE ZONE<br />

Le equazioni <strong>di</strong> bilancio [64] e quelle relative alle due zone (core e pelle) possono essere risolte in<br />

funzione del tempo una volte note le espressioni <strong>di</strong> t sk e t cr. Il modello a due zone usa anche espressioni<br />

empiriche per pre<strong>di</strong>re la sensazione termica (TSENS) e il <strong>di</strong>scomfort termico (DISC).<br />

Questi in<strong>di</strong>ci usano scale a 11 valori con valori positivi per rappresentare sensazioni <strong>di</strong> caldo e<br />

valori negativi per le sensazioni <strong>di</strong> freddo. In pratica TSENS usa una scala derivata da quella del VMP<br />

con l’aggiunta <strong>di</strong> ±4 (molto caldo/freddo) e ±5 (intollerabilmente caldo/freddo).<br />

DISC è definito dalla scala:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

92<br />

5 Intollerabile<br />

4 Tolleranza limita<br />

3 Non Molto Confortevole<br />

2 Non confortevole e non piacevole<br />

1 Leggermente non confortevole ma accettabile<br />

0 Confortevole<br />

Tabella 24: Scala <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio del comfort<br />

Si definiscono i valori <strong>di</strong> riferimento della temperatura del corpo, t b , per le zone limiti inferiori e<br />

superiore della regolazione evaporativa me<strong>di</strong>ante le relazioni:<br />

tb, c<br />

= ( 0.194 / 58.15)( M − L)<br />

+ 36.301<br />

[82]<br />

( )( )<br />

tb, h<br />

= 0.347 / 58.15 M − L + 36.669<br />

[83]<br />

TSENS è allora definito dalle relazioni:<br />

( )<br />

( ) ( )<br />

( )<br />

⎧0.4685<br />

tb − tb, c<br />

t < tb,<br />

c<br />

⎪<br />

TSENS = ⎨4.7 η t − t / t − t t ≤ t ≤ t<br />

⎪<br />

⎪⎩<br />

4.7η<br />

ev<br />

+ 0.4685 tb − tb, h<br />

tb,<br />

c<br />

≤ tb<br />

ev b b, c b, h b, c b, c b b,<br />

h<br />

ove η=0.85 è l’efficienza evaporativa.<br />

Il <strong>di</strong>scomfort termico è praticamente coincidente con TSENS quando t b è al <strong>di</strong> sotto del suo<br />

punto t b,c ed è correlato alla bagnabilità della pelle quando la temperatura corporea è regolata dalla<br />

sudorazione:<br />

( )<br />

( rsw rsw,<br />

req )<br />

⎧0.4685<br />

tb − tb, c<br />

tb < tb,<br />

c<br />

⎪<br />

DISC = ⎨ 4.7 E − E<br />

[85]<br />

⎪<br />

tb,<br />

c<br />

≤ tb<br />

⎪⎩ Emax − Ersw,<br />

req<br />

− E<strong>di</strong>ff<br />

ove E rsw,req è data dalla relazione <strong>di</strong> Fanger:<br />

Ersw, req<br />

= 0.42( M − L − 58.15)<br />

[86]<br />

in W/m².<br />

6.12 CONDIZIONI DI BENESSERE IN AMBIENTI SPECIALI<br />

L’utilizzo <strong>di</strong> impianti speciali per il riscaldamento e il raffrescamento pongono nuove esigenze per<br />

la valutazione del comfort termico che qui brevemente si vogliono presentare.<br />

Riscaldamento con raggi infrarossi<br />

Il riscaldamento ambientale a raggi infrarossi pone problemi sul controllo della temperatura della<br />

pelle e del flusso sanguigno alla pelle che possono portare a sensazioni particolari con riferimento al<br />

comfort termico. Nelle equazioni <strong>di</strong> scambio termico occorre considerare le interazioni della pelle (che<br />

è praticamente simile all’acqua nel comportamento ra<strong>di</strong>ativo) ai raggi visibili ed infrarossi.<br />

Si <strong>di</strong>mostra sperimentalmente che la pelle più pigmentata è riscaldata <strong>di</strong> più dalle ra<strong>di</strong>azioni che<br />

provengono da corpi cal<strong>di</strong> a 2500 K rispetto alle pelli chiare. Se il corpo riscaldante ha temperature<br />

inferiori a 2500 K allora le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> comportamento sono meno evidenti. Inoltre il vestiario<br />

minimizza ulteriormente queste <strong>di</strong>fferenze, qualora presenti.<br />

La variazione <strong>di</strong> temperatura della pelle per effetto <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione infrarosse <strong>di</strong> alta intensità<br />

<strong>di</strong>pendono dalla conducibilità termica, dalla densità e dal calore specifico della pelle stessa. La relazione<br />

che si ottiene è la seguente:<br />

[84]


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

93<br />

t − t = ∆ t = 2 Jε τ / πkρc<br />

[87]<br />

sf si p<br />

ove si ha:<br />

t sf temperatura finale della pelle, °C<br />

t si temperatura iniziale della pelle, °C<br />

τ tempo, s;<br />

k<br />

conduttività termica del tessuto, W/mK);<br />

ρ<br />

densità, kg/m³;<br />

c p<br />

calore specifico, kJ/(kgK);<br />

ε<br />

emissività della pelle per le ra<strong>di</strong>azione,<br />

J<br />

intensità <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione, W/m².<br />

Il prodotto kρc p è fisiologicamente importante e determina l’innalzamento della temperatura della<br />

pelle o altro tessuto esposti alle ra<strong>di</strong>azioni ed inoltre <strong>di</strong>pende dal contenuto d’acqua nel tessuto.<br />

La temperatura della pelle è un buon in<strong>di</strong>catore della sensazione <strong>di</strong> comfort. Le variazioni<br />

maggiori si hanno nei primi 60 s <strong>di</strong> esposizione alle ra<strong>di</strong>azioni infrarosse e la sensazione <strong>di</strong> variazione<br />

della temperatura <strong>di</strong>pende dal colore della ra<strong>di</strong>azione (espressa in forma <strong>di</strong> temperatura correlata, K).<br />

Oltre i <strong>primo</strong> 60 s si ha una stabilizzazione della temperatura della pelle e si ha un bilancio fra<br />

calore ricevuto e calore <strong>di</strong>sperso.<br />

La risposta fisiologica al riscaldamento ra<strong>di</strong>ativo può essere stu<strong>di</strong>ata me<strong>di</strong>ante le due temperature:<br />

⋅ Temperatura me<strong>di</strong>a ra<strong>di</strong>ante;<br />

⋅<br />

Temperatura dell’aria.<br />

Assumendo che l’umi<strong>di</strong>tà sia inferiore al 50% e che la velocità dell’aria sia bassa e costante con<br />

coefficiente <strong>di</strong> convezione termica pari a 2.9 W/(m²K) si ha il bilancio:<br />

M ' − Esk − Fcle ⎡hr ( tsk − ɺɺ<br />

⎣<br />

tr ) + hc ( tsk − ta<br />

) ⎤<br />

⎦ [88]<br />

ove M’ è la produzione netta <strong>di</strong> calore (M-L) meno le per<strong>di</strong>te respiratorie. Questa equazione si<br />

può ancora scrivere, con opportune trasformazioni:<br />

M + h ɺɺ t − t F = E + h + h t − t F<br />

[89]<br />

( ) ( )( )<br />

'<br />

r r a cle sk r c sk a cle<br />

Il fattore che descrive lo scambio termico è la temperatura ambiente. I fattori presenti in questa<br />

equazione sono valutate con le relazioni già viste in precedenza.<br />

Nella [89] lo scambio ra<strong>di</strong>ativo è dato dal flusso netto causato dalla presenza del pannello ra<strong>di</strong>ante<br />

(pannello riscaldato elettricamente o a gas) avente una temperatura <strong>di</strong>versa da quella dell’aria. Il <strong>primo</strong><br />

membro della [89] definisce anche il campo ra<strong>di</strong>ativo efficace (CRE) come il flusso ra<strong>di</strong>ativo netto assorbito<br />

dal corpo avente temperatura superficiale uniforme pari a t a . Il CFR può anche essere espresso in<br />

termini conformi alla legge <strong>di</strong> Stefan Boltzmann nella forma:<br />

Ar<br />

4 4<br />

CRE = σ ⎡ ( ɺɺ tr + 273) − ( ta + 273)<br />

⎤ Fcle<br />

[90]<br />

A ⎣<br />

⎦<br />

D<br />

Ricordando la definizione <strong>di</strong> temperatura me<strong>di</strong>a ra<strong>di</strong>ante data dalla [31] allora si può ancora scrivere:<br />

Ar<br />

4 4<br />

CRE = σ ⎡ εiFm −i ( Ti − Ta ) ⎤ Fcle<br />

A ⎣∑ ⎦<br />

[91]<br />

D<br />

con F m-i fattore <strong>di</strong> forma fra la parete i-ma e il soggetto m.<br />

Per le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> riscaldamento ra<strong>di</strong>ativo Gagge (1967) propone che<br />

sia valida la seguente con<strong>di</strong>zione:<br />

t = t + CRE h [92]<br />

/<br />

o ( <strong>di</strong> comfort ) a ( per comfort )


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

94<br />

Pertanto la temperatura operativa per il comfort in con<strong>di</strong>zioni ra<strong>di</strong>ative è la temperatura<br />

dell’ambiente più un incremento pari a CRE/h che rappresenta anche una misura dell’efficacia della<br />

ra<strong>di</strong>azione incidente sugli occupanti.<br />

1.1. CONSEGUENZE DELLA LEGGE 10/91 SULLE CONDIZIONI DI<br />

BENESSERE.<br />

L’osservazione dei <strong>di</strong>agrammi delle figure in<strong>di</strong>cate nei precedenti paragrafi <strong>di</strong>mostra come, per<br />

assegnate con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> attività metabolica specifica, resistenza del vestiario e velocità dell’aria, al<br />

<strong>di</strong>minuire della temperatura me<strong>di</strong>a ra<strong>di</strong>ante occorre aumentare la temperatura dell'aria.<br />

Ciò significa che l'impianto <strong>di</strong> riscaldamento dovrà fornire un maggior carico termico o, se è<br />

fissata la temperatura massima (20°C ± 1 0 C, per la Legge 10/91), occorre rinunciare almeno in parte<br />

alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere ambientale.<br />

La coibentazione delle pareti permette <strong>di</strong> avere, per date con<strong>di</strong>zioni esterne, una temperatura<br />

più elevata della faccia interna delle murature, ovvero una più elevata temperatura me<strong>di</strong>a ra<strong>di</strong>ante alla<br />

quale corrisponde una temperatura dell’aria inferiore per le ottenere con<strong>di</strong>zioni dì benessere.<br />

Ad esempio, con abiti leggeri (I cl = 0,5 Clo), una T mr = 20 0 C richiede t a = 30 0 C, mentre con<br />

abiti pesanti (I cl = 1,5 Clo), alla stessa T mr corrisponde una t a = 20 0 C.<br />

Ciò significa che occorre permanere in casa in abiti pesanti per avere, con t a =20°C, le<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere; restare in maniche <strong>di</strong> camicia porta ad avere sensazioni <strong>di</strong> freddo e quin<strong>di</strong> una<br />

maggiore PPD. Se la t mr scende a 15 0 C la temperatura dell’aria, per due casi, sa le a 35 °C e 25 0 C,<br />

quin<strong>di</strong> avere le pareti esterne ben isolate è importante e necessario, nel rispetto della L. 10/91, per<br />

raggiungere con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere migliori.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista del benessere ambientale il riscaldamento a pannelli ra<strong>di</strong>anti, elevando la t mr<br />

consente temperature dell’aria più basse che non con i normali impianti. Soprattutto nei climi più rigi<strong>di</strong><br />

l'innalzamento <strong>di</strong> temperatura me<strong>di</strong>a ra<strong>di</strong>ante evita i pericoli <strong>di</strong> condensazioni del vapore sulle pareti (o<br />

anche all’interno) e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> danneggiamento delle pareti. Il limite dì 20 °C ± 1 °C imposto dalla<br />

L.10/91 può ancora consentire con<strong>di</strong>zioni dì benessere ambientale per attività sedentaria con vestiti<br />

non leggeri (I > 1,0 Clo) e velocità del l'aria


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

95<br />

precedenti paragrafi) che forniscono una visione completa del problema del comfort termico e sulle<br />

grandezze (definizione e meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> misura) che lo influenzano.<br />

Altre norme che interessano gli argomenti qui trattati sono le seguenti.<br />

1. ASHRAE Standard 129P/92 :”Measuring Air Change Effectiveness”<br />

2. ASHRAE Standard 62/89: “Ventilation for Acceptable Air Quality”<br />

3. ASHRAE Standard 55/92:”Thermal Environmental Con<strong>di</strong>tions for Human Occupancy”<br />

4. ASHRAE Handbook, Cap. 8, 1993 “Physiological Principles for Comfort and health”<br />

5. CEN prENV, WG6N139, 1752: “Ventilation for Buil<strong>di</strong>ngs, Design Criteria for the Indoor<br />

Environment”, European Prestandard (Final Draft), 1996<br />

6. CEN/TC156WG6N49, “Ventilation for Buil<strong>di</strong>ngs, Design Criteria for the Indoor Environment”, 1993<br />

7. ISO, “Determination of Metabolic rate”, ISO-DIS 8996, 1987<br />

8. ISO, “Hot Environments: Instruments and Methods for measuring physical quantities”, Standard 7726,<br />

1985<br />

9. ISO, “Evaluation of thermal strain by physiological measurement”, Standard 9886, 1992<br />

10. ISO, “Moderate thermal Environment, Determination of the PPV and PPD in<strong>di</strong>ces and specification of the<br />

con<strong>di</strong>tions for thermal comfort”, Standard 7730, 2° ed., 1994<br />

11. ISO, “Ergonomics of the thermal Environment. Estimation of the thermal insulation and evaporative<br />

resistance of a clothing ensemble”, Standard 9920, 1995<br />

12. UNI, “Impianti aeraulici a fine <strong>di</strong> benessere. Generalità, classificazione e requisiti. Regole per la richiesta<br />

d’offerta, l’or<strong>di</strong>ne, la fornitura”, Norma UNI-CTI 10339, 1994<br />

13. UNI, “Ambienti termici moderati. Determinazione degli in<strong>di</strong>ci PMV, PPD e specifica delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

benessere termico”, Norma UNI-EN 27730 (recepisce la ISO 7730), 1996<br />

14. UNI, “Ambienti termici. Strumenti e meto<strong>di</strong> per la misura delle grandezze fisiche”, Norma UNI-<br />

EN27726 (recepisce la ISO 7726), 1996


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

96<br />

7 QUALITA’ DELL’ARIA NEGLI AMBIENTI CONFINATI (IAQ)<br />

Lo stu<strong>di</strong>o del benessere termico non può essere <strong>di</strong>sgiunto da quello della qualità dell’aria<br />

all’interno degli ambienti confinati. L’osservazione <strong>di</strong> malesseri apparentemente (sindrome dell’e<strong>di</strong>ficio<br />

malato) strani in determinate con<strong>di</strong>zioni ha fatto nascere una nuova corrente <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o rivolta alla qualità<br />

chimico – fisica dell’aria, oggi nota con l’acronimo IAQ (Indoor Air Quality).<br />

I materiali adottati per le costruzioni, gli arre<strong>di</strong>, i combustibili utilizzati negli impianti, …,<br />

producono tutti sostanze volatili organiche (Volatile Organic Compound, VOC) che in concentrazione non<br />

controllata possono portare a malesseri <strong>di</strong> varia natura e pericolosità.<br />

Poiché si è visto come l’organismo umano stabilisca un equilibrio chimico – fisico e biologico<br />

con l’ambiente in cui vive si intuisce come il controllo della qualità dell’aria sia parte integrante del<br />

concetto stesso <strong>di</strong> benessere ambientale.<br />

Le norma UNI-CTI 10339 “Impianti aeraulici a fine <strong>di</strong> benessere. Generalità, classificazione e requisiti.<br />

Regole per la richiesta d’offerta, l’or<strong>di</strong>ne, la fornitura” stabilisce che per qualità dell’aria si deve intendere “la<br />

caratteristica dell’aria trattata che risponde ai requisita <strong>di</strong> purezza”. Ed inoltre “essa non contiene contaminanti noti in<br />

concentrazioni tali da arrecare danno alla salute e causare con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> malessere per gli abitanti. I contaminanti,<br />

contenuti sia nell’aria <strong>di</strong> rinnovo sia in quella ricircolata 34 sono gas, vapori, microrganismi, fumo ed altre sostanze<br />

particolate”.<br />

Quali sono le sostanze contaminanti e in che quantità limite possono essere accettate è oggi lo<br />

scopo fondamentale dell’IAQ.<br />

Per gli ambienti industriali lo Standard ASHRAE 62/89 <strong>di</strong>ce “la qualità dell’aria interna è considerata<br />

accettabile quando in essa non sono presenti inquinanti in concentrazioni dannose, secondo quanto stabilito dalle autorità<br />

competenti e quando una notevole percentuale <strong>di</strong> persone (80% o più) non esprime insod<strong>di</strong>sfazione verso <strong>di</strong> essa”. In<br />

questa definizione si hanno due concetti importanti: il <strong>primo</strong> è che le Autorità competenti debbono<br />

controllare le definizioni <strong>di</strong> pericolosità e il secondo è che il criterio <strong>di</strong> applicazione della definizione <strong>di</strong><br />

accettabilità è dato dalla percentuale minima <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfatti che debbono aversi per ogni concentrazione<br />

<strong>di</strong> contaminante.<br />

Molte procedure sono state introdotte per il controllo della qualità dell’aria. Il filtraggio, ad<br />

esempio, è una <strong>di</strong> queste che, però, non può rivestire carattere <strong>di</strong> assolutezza nei riguar<strong>di</strong> del controllo<br />

<strong>di</strong> tutti gli inquinanti.<br />

7.1 LE SOSTANZE INQUINANTI<br />

⋅<br />

I criteri <strong>di</strong> classificazione delle sostanze inquinanti sono <strong>di</strong>versi e in particolare:<br />

Secondo la provenienza: le sostanze sono generate internamente agli ambienti dalle persone,<br />

da processi chimico-fisici (ad esempio <strong>di</strong> combustione) da materiali <strong>di</strong> costruzione e dagli arre<strong>di</strong>.<br />

Le sostanze provenienti dal metabolismo umano sono CO 2 , odori corporali, sostanze organiche<br />

tossiche <strong>di</strong> varia natura espulse attraverso la respirazione e la traspirazione dalla pelle. A queste<br />

si aggiungono i fumi da tabacco, dalla cottura <strong>di</strong> cibi, da prodotti chimici utilizzati per la pulizia<br />

o per le fotocopiatrici, le stampanti,… Inoltre i materiali e<strong>di</strong>lizi sono essi stessi sorgenti <strong>di</strong><br />

emissione <strong>di</strong> sostanze inquinanti (gas, radon, particolati, …). Sostanze inquinanti possono anche<br />

provenire dall’esterno attraverso la ventilazione (naturale o forzata) e con l’apertura <strong>di</strong> porte e<br />

finestre. Fra questi inquinanti si hanno CO, SO x , CO x e composti volatili organici (VOC) <strong>di</strong><br />

varia natura nonché particolato sospeso nelle polveri, l’ozono,…<br />

⋅<br />

Secondo la tipologia: possono essere gas o vapori (CO, CO 2 , SO x , NO x , VOC, O 3 , Radon),<br />

inquinanti biologici quali microrganismi (muffe, funghi, batteri, virus, protozoi, ..), inquinanti<br />

organici <strong>di</strong> origine animale o vegetale (polline, spore, ..), fumo da tabacco o particolato fibroso,<br />

polvere. Le quantità <strong>di</strong> inquinanti sono <strong>di</strong> solito espresse in ppm (parti per milione), mg/m³,<br />

34 Il riferimento è, ovviamente, agli impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento a tutt’aria con ricircolo parziale o totale.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

97<br />

µg/m³, Bq/m³. I valori tollerati variano molto da paese a paese e molto spesso i dati <strong>di</strong><br />

riferimento sono mancanti.<br />

⋅<br />

Secondo gli effetti provocati: si hanno vari tipi <strong>di</strong> effetti sull’organismo umano. Più<br />

comunemente si hanno effetti sensoriali come odori, effetti fisiologici come il mal <strong>di</strong> testa o<br />

l’affaticamento o la nausea, effetti biologici come irritazioni alle mucose o agli occhi o anche<br />

reazioni allergiche, effetti mutanti e quin<strong>di</strong> carcinogeni.<br />

7.2 INDICATORI DELLA QUALITÀ DELL’ARIA<br />

Per alcuni inquinanti si possono definire opportuni in<strong>di</strong>catori (in<strong>di</strong>ci) <strong>di</strong> qualità dell’aria negli<br />

ambienti confinati.<br />

7.2.1 CO 2 E BIOEFFLUENTI<br />

I bioeffluenti sono emessi dal corpo, attraverso la respirazione e i pori della pelle, degli occupanti<br />

sia sotto forma <strong>di</strong> gas che <strong>di</strong> piccolissime particelle. La loro presenza crea un senso <strong>di</strong> sgradevolezza e<br />

fasti<strong>di</strong>o e in concentrazioni elevate possono avere conseguenze gravi sulle persone. Poiché la presenza<br />

dell’uomo è associata alla respirazione e quin<strong>di</strong> all’emissione della CO 2 ecco che si assumere questa<br />

come in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> presenza umana. La portata <strong>di</strong> CO 2 conseguente all’attività metabolica, in con<strong>di</strong>zioni<br />

normali ambientali e a bassa attività metabolica, è data dalla semplice relazione:<br />

V = ⋅ M<br />

[93]<br />

CO 2<br />

17<br />

con M metabolismo (in Met) e V CO2 in litri al minuto (L/h). Nel caso <strong>di</strong> lavoro leggero (ufficio,<br />

abitazione) allora il fattore <strong>di</strong> proporzionalità <strong>di</strong>viene 18÷19. Oggi si tende a considerare insufficiente la<br />

CO 2 come in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> presenza. Il limite massimo tollerato è pari a 1000 ppm.<br />

7.2.2 PRODOTTI DI COMBUSTIONE: SO X , NO X , CO<br />

Sono gas tossici ed irritanti e sono originati dalla combustione in impianti a gas, cucine, stufe a<br />

gas, sigarette. Gli SO x hanno azione irritante per l’apparato respiratorio e <strong>di</strong>venta tossico per<br />

concentrazioni superiori a 5 ppm.<br />

L’NO 2 provoca <strong>di</strong>sturbi respiratori, specialmente nei bambini, per concentrazioni superiori a 350<br />

µg/m³. Negli adulti si hanno problemi oltre i 1000 µg/m³. Il CO è estremamente tossico poiché<br />

interagisce con la capacità <strong>di</strong> trasporto dell’ossigeno dell’emoglobina. La sua pericolosità si manifesta già<br />

a concentrazioni <strong>di</strong> 10÷20 ppm.<br />

Il fumo da tabacco contiene, oltre a gas organici <strong>di</strong> varia natura (catrame, formaldeide, fenoli,<br />

catecoli, ammine, benzopirene, NO x , CO 2 , CO), anche particolato con <strong>di</strong>mensioni comprese fra 0.1÷0.3<br />

µm. Gli effetti del fumo sono <strong>di</strong> irritazione agli occhi e alle vie respiratorie fino ad indurre <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

respirazione in soggetti sensibili. E’ stata inoltre provata una correlazione forte fra il fumo <strong>di</strong> tabacco e<br />

il cancro ai polmoni per lunghe esposizioni.<br />

7.2.3 COMPOSTI ORGANICI VOLATILI, VOC<br />

Sotto l’acronimo VOC (Volatile Organic Compounds) si raccolgono numerosi gas <strong>di</strong> origine organica<br />

quali idrocarburi aromatici, clorurati, alcani, terpeni, aldei<strong>di</strong>. Negli e<strong>di</strong>fici residenziali sono<br />

particolarmente <strong>di</strong>ffusi il toluene e la formaldeide sotto forma <strong>di</strong> particolato aero<strong>di</strong>sperso (aerosol).<br />

Questi componenti vengono generati da composti chimici utilizzati nelle costruzioni (colle,<br />

vernici, deodoranti, termici<strong>di</strong>, solventi per vernici, ….<br />

E pertanto sono presenti in e<strong>di</strong>fici chiusi e poco ventilati. Alcuni VOC sono generati anche nei<br />

processi <strong>di</strong> combustione, dal fumo <strong>di</strong> sigarette e dalle emissioni biologiche organiche. La formaldeide ha<br />

effetti irritanti già a concentrazioni oltre e 2 mg/m³ e può produrre neoplasie per concentrazioni<br />

superiori.<br />

Si pensa che i VOC possano essere un in<strong>di</strong>catore della qualità dell’aria così come la CO 2 e l’NH 3<br />

lo sono per i bioeffluenti. Attualmente esistono delle tecniche <strong>di</strong> misura complessiva dei VOC e si suole


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

98<br />

in<strong>di</strong>care questa misura con TVOC (Total VOC). Si hanno <strong>di</strong>scordanze nei risultati e nei dati raccolti in<br />

questi ultimi anni.<br />

7.2.4 IL RADON<br />

Il Radon è un gas ra<strong>di</strong>oattivo che emette particelle alfa molto energetiche e che deriva dalla catena<br />

<strong>di</strong> deca<strong>di</strong>mento dell’Uranio 235 e Uranio 238. E’ presente nelle rocce (specialmente <strong>di</strong> origine<br />

vulcanica) e in genere nei materiali da costruzione, è pesante e pertanto si mantiene basso negli<br />

ambienti. La sua pericolosità nasce dalla stazionamento nelle vie respiratorie e quin<strong>di</strong> al<br />

bombardamento localizzato che può portare al cancro ai polmoni e alla gola.<br />

Il trasporto del radon avviene per <strong>di</strong>ffusione molecolare (legge <strong>di</strong> Fick) e per convezione (legge <strong>di</strong><br />

Darcy). La concentrazione me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> radon nelle abitazioni italiane (secondo una ricerca CNR-ENEA<br />

del 1994) è <strong>di</strong> 77 Bq/m³. Si possono avere concentrazioni più elevate, anche oltre i 400 Bq/m³ che è<br />

considerato il valore <strong>di</strong> soglia oltre il quale si ha una effettiva pericolosità ed occorre procedere ad<br />

interventi cautelativi. Stu<strong>di</strong> recenti tendono ad abbassare tale limite a 200 Bq/m³.<br />

7.2.5 CONTAMINATI BIOLOGICI<br />

Si tratta <strong>di</strong> microrganismi viventi quali batteri, spore, funghi, virus,… e che trovano la loro sede<br />

in zone umide quali quelle che si possono trovare negli impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento, nelle pareti con<br />

condensa superficiale, umi<strong>di</strong>tà affiorante dal terreno, ...<br />

Il rischio <strong>di</strong> una germinazione biologica su una parete è tanto maggiore quanto minore è la sua<br />

temperatura superficiale (ve<strong>di</strong> verifica <strong>di</strong> Glaser per la condensazione superficiale e interstiziale) e<br />

quin<strong>di</strong> tale rischio è maggiore nei climi fred<strong>di</strong> in presenza <strong>di</strong> pareti non isolate o in corrispondenza dei<br />

ponti termici. Anche l’aumento della pressione <strong>di</strong> vapore è causa della formazione <strong>di</strong> condensa e pertanto<br />

se si è in presenza <strong>di</strong> sorgenti <strong>di</strong> vapore si ha un maggior rischio <strong>di</strong> formazione <strong>di</strong> muffe.<br />

Egli impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento le zone <strong>di</strong> maggior pericolo sono le batterie <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>ficazione e<br />

<strong>di</strong> raffreddamento, le torri evaporative, le bacinelle <strong>di</strong> acqua <strong>di</strong> condensa o <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>ficazione, sistemi <strong>di</strong><br />

filtrazione non ben manutenzionati,…: in queste zone si possono avere spore <strong>di</strong> Aspergillus o <strong>di</strong><br />

Penicillium, <strong>di</strong> micotossine aero<strong>di</strong>sperse, polveri e VOC. Gli effetti dei contaminanti biologici sono allergie,<br />

cefalee, irritazione delle mucose faringee e bronchiali, astenie, …Questi sintomi generano la Sindrome da<br />

E<strong>di</strong>ficio Malato (nota anche come Sick Buil<strong>di</strong>ng Syndrome, SBS) che, da mali informati, viene attribuita alla<br />

presenza <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento mal tenuti e mal condotti. In realtà i contaminanti biologici<br />

trovano origine in una serie <strong>di</strong> concause fra le quali, certamente, la cattiva manutenzione e una non<br />

corretta gestione degli impianti tecnologici è determinante.<br />

7.3 IL CONTROLLO DELL’INQUINAMENTO INDOOR<br />

Quanto sopra detto pone il problema <strong>di</strong> effettuare un controllo sistematico dell’IAQ per evitare<br />

conseguenze dannose alla salute dell’uomo. In genere occorre prima in<strong>di</strong>viduare le cause<br />

dell’inquinamento interno e rimuovere le cause ad esempio rinnovando l’arredamento, cambiando<br />

tipologia della vernice, <strong>di</strong>sinfettando gli ambienti, riducendo l’emanazione e la concentrazione <strong>di</strong> VOC<br />

me<strong>di</strong>ante una corretta ventilazione. E’ però opportuno comprendere che la <strong>di</strong>luizione degli inquinanti è<br />

solo una falsa soluzione del problema: occorre, invece, ridurre la produzione degli inquinanti, cioè<br />

andare alla sorgente del problema.<br />

La soluzione del problema è anche funzione della qualità dell’aria esterna e pertanto si hanno<br />

esigenze <strong>di</strong>verse a seconda che si sia in montagna, al mare o in città con forte inquinamento dell’aria<br />

esterna. La filtrazione dell’aria è spesso necessaria e deve essere opportunamente controllata per evitare<br />

la formazioni <strong>di</strong> inquinanti biologici. La tendenza a <strong>di</strong>luire gli inquinanti me<strong>di</strong>ante una maggiore portata<br />

<strong>di</strong> aria <strong>di</strong> ventilazione va contro alle esigenze <strong>di</strong> risparmio energetico date dalla L. 10/91 e dal DPR<br />

412/93. Infatti una maggiore ventilazione comporta elevati valori <strong>di</strong> C v e quin<strong>di</strong> della potenza termica <strong>di</strong><br />

riscaldamento e quin<strong>di</strong> spesso non si è in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> verificare i <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti totali degli e<strong>di</strong>fici.<br />

Oggi si cerca <strong>di</strong> portare i valori delle portate <strong>di</strong> ventilazione oltre i valori <strong>di</strong> 2 ÷ 3 L/s/m² e in<br />

alcune nazioni ci si chiede se ciò sia, alla fine, un bene per la qualità dell’aria interna.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

99<br />

La ventilazione degli ambienti pone poi problemi non semplici nell’uniformità della <strong>di</strong>stribuzione<br />

dell’aria negli ambienti e della variabilità delle con<strong>di</strong>zioni interne con il tempo, come, ad esempio, in una<br />

scuola che ha la maggiore esigenza nelle ore della mattinata e non nel pomeriggio.<br />

Purtroppo in Italia non abbiamo un quadro <strong>di</strong> riferimento normativo che suggerisca le soluzioni<br />

migliori da adottare e/o gli standard da assicurare. La L. 10/91 e il suo regolamento <strong>di</strong> esecuzione DPR<br />

412/93 vedono la ventilazione solo dal punto <strong>di</strong> vista energetico e <strong>di</strong> riduzione dei consumi. Lo stesso<br />

<strong>di</strong>casi per la L. 626/94 e per la norma UNI-CIG 7129 che vedono la ventilazione degli ambienti dal<br />

punto <strong>di</strong> vista della sicurezza per le installazioni alimentate a gas. La raccolta più aggiornata è in Italia<br />

data dalla UNI-CTI 10339 “Impianti aeraulici a fini <strong>di</strong> benessere. Generalità, classificazione e requisiti. Regole per la<br />

richiesta dell’offerta, l’or<strong>di</strong>ne, la fornitura”.<br />

Le metodologie risolutive del problema del controllo della qualità dell’aria sono essenzialmente<br />

tre:<br />

1. Approccio prescrittivo : si prescrivono le portate d’aria minima o massima per persona (o<br />

per m² <strong>di</strong> superficie) in base alla categoria e alla destinazione d’uso dell’e<strong>di</strong>ficio. Un esempio è<br />

dato dalla norma UNI-CTI 10339.<br />

2. Approccio prestazionale: si fissano i limiti <strong>di</strong> concentrazione degli inquinanti e pertanto le<br />

portate <strong>di</strong> aria esterna debbono garantire tali limiti. Questa metodologia richiede la<br />

conoscenza degli inquinanti e delle sorgenti.<br />

3. Approccio olfattivo: si tratta <strong>di</strong> limitare le concentrazioni <strong>di</strong> inquinanti in modo da ridurre la<br />

percezione olfattiva degli stessi. Questo metodo, basato su stu<strong>di</strong> effettuati inizialmente da O.<br />

Fanger, è in<strong>di</strong>cato nella norma CEN prENV 1752 ed è in <strong>di</strong>scussione in Italia. L’applicazione<br />

del metodo richiede la stima del carico inquinante sensoriale totale (dovuto alle persone, ai<br />

materiali dell’e<strong>di</strong>ficio e degli impianti <strong>di</strong> climatizzazione) e la determinazione della portata<br />

d’aria sufficiente a contenere la percentuale <strong>di</strong> persone insod<strong>di</strong>sfatte dalla percezione dell’aria<br />

al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> una certa soglia.<br />

7.4 IL METODO DECIPOL<br />

Ala 4° Conferenza Internazionale sulla Indoor Air Quality and Climate, Berlino 1987, Ole Fanger ha<br />

presentato una relazione su “The solution to the Sick Buil<strong>di</strong>ng Mistery” La soluzione che Fanger ha<br />

presentato è <strong>di</strong>venuta un metodo oggettivo per valutare l’IAQ me<strong>di</strong>ante la percezione sensoriale.<br />

L’unità <strong>di</strong> misura introdotta per la percezione sensoriale fu il decipol in analogia al decibel utilizzato in<br />

Acustica e al lumen per l’illuminotecnica.<br />

Prima del metodo proposto da Fanger e da P. Bluyssen le misure chimiche e fisiche non erano<br />

state capaci <strong>di</strong> spiegare le lamentele che si avevano per la scarsa qualità dell’aria. I sensi dell’uomo<br />

sembrano essere superiori agli strumenti, anche i più evoluti, soprattutto per la percezione degli odori <strong>di</strong><br />

effluenti presenti nell’aria. Il naso dell’uomo presenta una sensibilità enormemente grande nella<br />

<strong>di</strong>scriminazione <strong>di</strong> alcune sostanze chimiche. Da ciò nasce l’esigenza <strong>di</strong> valutare l’inquinamento dell’aria<br />

interna me<strong>di</strong>ante valutazione sensoriale.<br />

7.4.1 Calcolo Della Portata Di Ventilazione<br />

Per calcolare la portata <strong>di</strong> ventilazione facciamo riferimento alla Figura 33 (sistema aperto) e al<br />

seguente simbolismo:<br />

S : (m 3 x/h) Produzione <strong>di</strong> inquinanti<br />

G : (m 3 /h) Portata <strong>di</strong> ventilazione<br />

µo :(m 3 x/m 3 a.St.) Concentrazione dell’inquinante all’ingresso<br />

µi :(m 3 x/m 3 a.St.) Concentrazione dell’inquinante all’uscita<br />

Possiamo scrivere il seguente bilancio delle masse:<br />

G µ<br />

o<br />

+ S = G µ<br />

i<br />

da cui si ha il valore della portata necessaria per avere la concentrazione interna, data quella<br />

esterna:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

100<br />

G =<br />

S<br />

µ − µ<br />

i<br />

o<br />

3<br />

m<br />

( )<br />

h<br />

[94]<br />

Gµ i<br />

Gµ ο<br />

S<br />

Figura 33: Bilancio delle portate <strong>di</strong> massa<br />

Ad esempio, per la produzione <strong>di</strong> CO 2 all’interno degli ambienti per ciascun in<strong>di</strong>viduo si ha, ve<strong>di</strong><br />

la [93]:<br />

[ L<br />

S ] 17 [ ]<br />

CO 2<br />

M met<br />

h =<br />

Per attività sedentaria M = 1 Met , quin<strong>di</strong> S=17 (L/h).<br />

7.4.2 Calcolo Della Portata In Con<strong>di</strong>zioni Tipiche<br />

Per la valutazione <strong>di</strong> µ o si può utilizzare la seguente tabella che riporta la composizione dell’aria<br />

standard:<br />

Elemento % in Volume % in Peso<br />

⋅<br />

Azoto 78.084 75.52<br />

Ossigeno 20.948 23.15<br />

Ar+Ne+H 2 +CH 4 0.936 1.28<br />

CO 2 0.032 0.05<br />

100 % 100 %<br />

Tabella 25: Composizione dell’Aria Standard (a. St.)<br />

Si può assumere 35 in con<strong>di</strong>zioni normali per e<strong>di</strong>fici civili:<br />

m<br />

µ = = =<br />

o<br />

3<br />

0.035% in Vol.<br />

−6<br />

CO2<br />

350 10<br />

3<br />

ma.<br />

St<br />

350 ppm<br />

Per la valutazione <strong>di</strong> µ i occorre tenere conto delle seguenti grandezze:<br />

Maximum Allowable Concentration (MAC)<br />

⋅<br />

Acceptable Indoor Concentration (AIC)<br />

⋅ MAC = 5000 ppm (brevi esposizioni)<br />

⋅ AIC = 1000÷2500 ppm<br />

⋅ AIC odor = 800÷1500 ppm (ai fini olfattivi)<br />

Si assume ai fini pratici che la concentrazione interna sia pari a:<br />

35 Il dato 0.032% in Vol. <strong>di</strong> CO 2 si riferisce alla composizione dell’aria standard (siti non inquinati). Per tener conto della<br />

reale situazione delle aree urbane, si assume un valore leggermente superiore e pari a 0.035% in Vol.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

101<br />

µ = 0.1 % in Vol. = 1000 ppm =1000 10<br />

i<br />

Allora, per la [94], si ha, supponendo un’attività <strong>di</strong> 1 Met :<br />

-6<br />

m<br />

m<br />

3<br />

CO2<br />

3<br />

a. St.<br />

−3 3<br />

S 17 10 ma. St.<br />

/ h L / s<br />

G = = = 26 = 7.2<br />

−6<br />

µ − µ (1000 − 350) 10 pers. pers.<br />

i<br />

o<br />

7.4.3 Portata Di Aria Esterna Per La Diluizione Della Co 2<br />

Al variare della % <strong>di</strong> CO 2 ammissibile in ambiente la portata <strong>di</strong> aria esterna varia con l’attività<br />

fisica svolta secondo quanto rappresentato dalla Figura 34.<br />

Come si può ben osservare al crescere dell’attività fisica cresce molto il valore della portata <strong>di</strong><br />

ventilazione, a parità della concentrazione <strong>di</strong> CO 2 nell’aria.<br />

7.4.4 Implicazioni Energetiche Della Ventilazione<br />

Non si può pensare <strong>di</strong> far crescere la portata <strong>di</strong> ventilazione senza avere ripercussioni sul costo <strong>di</strong><br />

esercizio e sul <strong>di</strong>mensionamento degli impianti. Si ricor<strong>di</strong>, infatti, che il carico termico associato all’aria<br />

<strong>di</strong> ventilazione è dato da:<br />

Q = G ρ C ( T − T ) [95]<br />

p i e<br />

Figura 34: Portata <strong>di</strong> aria esterna al variare dell’attività fisica e della % <strong>di</strong> CO 2<br />

Il calore per unità <strong>di</strong> <strong>volume</strong> ambiente V per una portata <strong>di</strong> 26 m³/h/persona, con aria esterna a<br />

0 °C ed aria interna a 20 °C, in<strong>di</strong>cando con X il numero <strong>di</strong> persone per unità <strong>di</strong> area <strong>di</strong> pavimento<br />

(in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> affollamento) è allora:<br />

3 2<br />

⎛ W ⎞ ⎛ ma<br />

/ h ⎞ ⎛ pers. ⎞ 1 ⎛ m ⎞ ⎛ kg ⎞<br />

3 ⎛ J ⎞<br />

1<br />

q⎜ 26 X 1.29 10 (20 0) ( C)<br />

3 ⎟ = ⎜ ⎟ ⎜ 2 ⎟ ⎜ 3 ⎟ ⎜ 3 ⎟<br />

− °<br />

mV pers. m 3 m<br />

⎜ s<br />

V ma<br />

kg C<br />

⎟<br />

⎝ ⎠ ⎝ ⎠ ⎝ ⎠ ⎝ ⎠ ⎝ ⎠ ⎝ ° ⎠<br />

3600<br />

h<br />

ovvero semplificando:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

102<br />

⎛ W ⎞ ⎛ pers.<br />

⎞<br />

q ⎜ 62 X<br />

3 ⎟ = ⎜ 2 ⎟<br />

⎝ mV<br />

⎠ ⎝ m ⎠<br />

Gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> affollamento più usuali sono:<br />

⎧0.06<br />

⎪<br />

X = ⎨0.2<br />

⎪⎩ 0.8<br />

Per cui la [96] fornisce:<br />

q<br />

⎧ 4 W/m<br />

⎪<br />

3<br />

[96]<br />

Abitazioni<br />

Uffici<br />

Scuole<br />

3<br />

≅ ⎨12 W/m Uffici<br />

[97]<br />

⎪⎩<br />

50 W/m<br />

Assumendo un carico termico <strong>di</strong> riferimento :<br />

f<br />

q<br />

= ≅<br />

* ⎨<br />

q ⎪⎩<br />

3<br />

Abitazioni<br />

Scuole<br />

q<br />

⎧20 %<br />

⎪<br />

60 %<br />

= 20 W / m si ha il seguente rapporto:<br />

* 3<br />

Abitazioni<br />

Uffici<br />

250 % Scuole<br />

Il carico termico <strong>di</strong> ventilazione è particolarmente gravoso nel settore terziario.<br />

7.4.5 Standard Ashrae 62/89<br />

Le portate d’aria in<strong>di</strong>cate dallo Standard ASHRAE 62/89 sono riportate nella seguente tabella:<br />

Tipo <strong>di</strong> ambiente persone/100 m 2 m 3 /h persona L/s persona<br />

Sale conferenza 50 36 10<br />

Bar, cocktail lounges 100 54 (1) 15 (1)<br />

Ristoranti 70 36 (1) 10 (1)<br />

Camere d'albergo 54 (2) 15 (2)<br />

Uffici 7 36 10<br />

Caffetterie, fast food 100 36 10<br />

Aule scolastiche 50 29 8<br />

Librerie 20 29 8<br />

Sale da fumo 70 108 (3) 30 (3)<br />

Sale d'aspetto 100 29 (3) 8 (3)<br />

Residenze<br />

(4) (4)<br />

Gran<strong>di</strong> magazzini<br />

piano terra e cantina 30 5,4 (5) 1,5 (5)<br />

piani superiori 20 3,6 (5) 1,0 (5)<br />

salottini prova abiti - 3,6 (5) 1,0 (5)<br />

magazzini 5 2,7 (5) 0,75 (5)<br />

Stu<strong>di</strong> fotografici 10 29 8<br />

Teatri - biglietterie 60 36 10<br />

Teatri - atri 150 36 l0<br />

Teatri e sale spettacoli 150 29 8<br />

Parrucchieri uomo 25 29 8<br />

Parrucchieri donna 25 47 13<br />

Portate raccomandate <strong>di</strong> aria esterna


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

103<br />

1) Raccomandabile l'impiego <strong>di</strong> filtri ad alta efficienza<br />

2) Valori riferiti alla camera e non agli occupanti<br />

3) Raccomandabili estrazioni localizzate<br />

4) 0,35 volumi ambiente/ora, ma non meno <strong>di</strong> 8 L/s (29 m3/h) per persona<br />

5) Valori riferiti al metro quadro <strong>di</strong> superficie ambiente<br />

Tabella 26: Portate standard ASHARE 62/89<br />

7.4.6 Norma Uni 10399<br />

Secondo la norma UNI-CTI 10339 si hanno i seguenti valori consigliati.<br />

Categoria e<strong>di</strong>ficio m 3 /h/persona m 3 /h/m 2<br />

pavimento<br />

Abitazioni Civili<br />

Soggiorni, camere da letto 40<br />

Cucina, bagni, servizi<br />

estrazioni<br />

Collegi, Caserme, Conventi<br />

Sale riunioni 32<br />

Dormitori/camere 40<br />

Cucina 60<br />

Bagni/servizi<br />

Estrazioni<br />

Alberghi, pensioni<br />

Ingressi, soggiorni 40<br />

Sale conferenze 20<br />

Sale da pranzo 35<br />

Camere da letto 40<br />

Bagni, servizi<br />

E<strong>di</strong>fici per uffici e assimilabili<br />

Uffici (singoli e open space) 40<br />

Locali riunione 35<br />

Centri elaborazione dati 25<br />

Servizi<br />

Ospedali, cliniche, case <strong>di</strong> cura<br />

Degenze, corsie, camere sterili 40<br />

Camere infettivi<br />

Tutta aria esterna<br />

Sale me<strong>di</strong>che/soggiorni 30<br />

Terapie fisiche 40<br />

Sale operatorie/sale parto<br />

Servizi<br />

Estrazioni<br />

E<strong>di</strong>fici a<strong>di</strong>biti ad attività ricreative, associative e <strong>di</strong> culto<br />

Cinema, Teatri, Sale congressi<br />

Estrazioni<br />

Atri, foyer, bar<br />

Estrazioni<br />

Palcoscenici, stu<strong>di</strong> TV 45<br />

Sale riunioni con fumatori 35<br />

Servizi<br />

Estrazioni<br />

Borse titoli 35<br />

Sale attesa stazioni e metropolitane<br />

Estrazioni<br />

Estrazioni<br />

Estrazioni<br />

Tutta aria esterna


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

104<br />

Musei, biblioteche, chiese 22<br />

Tabella 27: valori raccomandati dalla UNI-CTI 10399<br />

segue<br />

7.4.7 Ventilazione E Percentuale Di Insod<strong>di</strong>sfatti<br />

Fanger ha riportato il seguente <strong>di</strong>agramma nel quale si ha la PPD in funzione della portata <strong>di</strong> aria<br />

<strong>di</strong> ventilazione. Come si vede è possibile associare la qualità dell’aria alla PPD. Se si pone la portata pari<br />

a 7.2 L/s a persona (cioè 26 mc/h/persona) si ha una PPD=20%. Una qualità migliore (cioè minore<br />

PPD) comporta una portata <strong>di</strong> ventilazione maggiore e quin<strong>di</strong> una maggiore spesa impiantistica.<br />

7.5 Sick Buil<strong>di</strong>ng Syndrome<br />

Figura 35: Relazione fra PPD e portata <strong>di</strong> aria <strong>di</strong> ventilazione<br />

Nonostante gli alti standard igienici e tecnologici degli e<strong>di</strong>fici, nelle indagini effettuati in questi<br />

ultimi anni si è visto che oltre il 20% degli occupanti si <strong>di</strong>chiara insod<strong>di</strong>sfatta delle con<strong>di</strong>zioni<br />

microambientali.<br />

7.5.1 Buil<strong>di</strong>ng Related Illness<br />

⋅<br />

Le cause possibili possono essere <strong>di</strong>verse, fra le quali si ricordano:<br />

Genericità dei sintomi (nasali, respiratori e cutanei)<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Mancanza <strong>di</strong> eziologia specifica<br />

Diffuso malessere<br />

Cefalee e sonnolenza<br />

Indebolimento dell’attenzione<br />

Per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento sul lavoro<br />

La sintomaticità non è facilmente correlata alle cause. Spesso l’insieme <strong>di</strong> questi sintomi viene<br />

definito come Sindrome da e<strong>di</strong>ficio malato.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

105<br />

7.6 Nuovo Standard Ashrae 62/89 R<br />

Anche l’ASHRAE sta abbandonando l’impostazione “prescrittiva” a favore <strong>di</strong> una impostazione<br />

“prestazionale” per tener conto del carico inquinante d’ambiente (materiali, impianti etc.). Nella revisione<br />

(in corso) dello St. 62/87, la portata <strong>di</strong> ventilazione <strong>di</strong> valuta dalla formula:<br />

DVR = Rp Pp D +<br />

<br />

RB AB<br />

[98]<br />

<br />

person<br />

buil<strong>di</strong>ng<br />

ove vale il simbolismo:<br />

⋅ DVR = Design outdoor Ventilation Rate, L/s/person<br />

⋅ D = Fattore <strong>di</strong> attenuazione (D=0.5÷0.75 per le abitazioni)<br />

⋅ A B = Superficie del pavimento, m²<br />

⋅ P p = Numero <strong>di</strong> occupanti<br />

⋅ R p = Portata <strong>di</strong> ventilazione rif. alle persone (ve<strong>di</strong> Tabella 28)<br />

⋅ R B = Portata <strong>di</strong> ventilazione rif. ai materiali (ve<strong>di</strong> Tabella 28)<br />

Ambiente R p (L/s/persona) R B (L/s/m 2)<br />

Ufficio 3,0 0,35<br />

Sala riunioni 2,5 0,35<br />

Area fotocopiatrici 2,5 2,35<br />

Centro <strong>di</strong> calcolo 2,5 0,35<br />

Ristorante- 3,0 0,85<br />

Albergo (camera) 2,5 0,75<br />

Negozio 3,5 0,85<br />

Palestra area da gioco 10,0 0,20<br />

Tabella 28: Valori <strong>di</strong> portata d’aria nel nuovo ASHARE 62/89<br />

7.7 Prescrizioni Normative Vigenti In Italia<br />

Nella seguente tabella si riportano le norme vigenti in Italia per le tipologie impiantistiche più<br />

usuali. Nella Tabella 30 sono riportati i valori <strong>di</strong> portata <strong>di</strong> ventilazione secondo varie norme<br />

internazionali ed europee. Si può osservare come i valori consigliati non siano molto <strong>di</strong>scosti, tranne<br />

qualche eccezione, e che i valori consigliati dalla UNI-CTI 10399 siano allineati agli standard<br />

internazionali.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

106<br />

Tabella 29: Quadro della normativa italiana per la ventilazione


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

107<br />

7.8 La Storia Del Decipol<br />

Tabella 30: Valori delle portate secondo vari standard<br />

Nella Figura 38 seguente si ha la fotocopia della prima pagina del <strong>primo</strong> articolo pubblicato da O.<br />

Fanger sul Decipol e quin<strong>di</strong> sul metodo della misura sensoriale olfattiva dell’inquinamento dell’aria dagli<br />

odori. Come già detto, Fanger intuì che poteva essere l’uomo a determinare la misura dell’inquinamento<br />

a causa del suo olfatto estremamente più sensibile alle basse concentrazioni <strong>di</strong> quanto non lo fossero le<br />

apparecchiature più sensibili. Si poneva il problema, però, <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre una procedura operativa<br />

standard e quin<strong>di</strong> ripetibile che potesse fornire in modo semplice, preciso ed affidabile una misura <strong>di</strong><br />

sensazione olfattiva. Il metodo <strong>di</strong> valutazione me<strong>di</strong>ante risposte <strong>di</strong> visitatori si basa sulla percentuale <strong>di</strong><br />

insod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> un certo numero <strong>di</strong> persone che analizzano la IAQ <strong>di</strong> un ambiente ed es<strong>primo</strong>no<br />

giu<strong>di</strong>zi assolutamente soggettivi.<br />

E’ ragionevole pensare che persone appositamente addestrate al riconoscimento degli odori<br />

forniscano valutazioni più oggettive e riproducibili, più simili cioè ad una misura effettiva che ad una<br />

sensazione generica. E’ stato allo scopo definito un metodo basato sull'analisi condotta da operatori<br />

qualificati che tramite un apparecchio detto decipolmetro misurano in decipol la IAQ <strong>di</strong> un ambiente,<br />

riuscendo ad avvertire la presenza <strong>di</strong> particolari inquinanti.<br />

Il decipolmetro, schematizzato in Figura 36, si basa praticamente sulla equivalenza fra le<br />

sensazioni olfattive provocate da una concentrazione nota <strong>di</strong> 2-propanone e dall'aria dell'ambiente in<br />

esame. L'operatore, variando il numero <strong>di</strong> boccette contenenti 2-propanone che evapora passivamente<br />

all'interno dello strumento riproduce il livello <strong>di</strong> odore avvertito nello ambiente.<br />

Il numero <strong>di</strong> boccette è ovviamente proporzionale alla concentrazione <strong>di</strong> gas allo interno dello<br />

strumento e questa, espressa in ppm, è legata al livello <strong>di</strong> inquinamento dell'aria espresso in decipol<br />

secondo la relazione seguente:<br />

C = 0,84 + 0,22 X<br />

con X= concentrazione del 2 propanone.<br />

Figura 36: Il decipolmetro


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

108<br />

Fanger definisce olf l’inquinamento per bioeffluenti prodotto da una persona standard in<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort termico. Egli definisce decipol l’inquinamento prodotto da una persona standard<br />

(olf) ventilato con una portata <strong>di</strong> 10 L/s <strong>di</strong> aria non inquinata.<br />

7.9 Le Correlazioni Sperimentali Ppd - Decipol<br />

Fanger ha trovato la correlazione sperimentale che lega la percentuale <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfatti al valore<br />

della portata dell’aria <strong>di</strong> ventilazione, come raffigurato nella Figura 37, data dalla seguente equazione:<br />

0.25<br />

PD = 395 exp ( − 1.83 q ) [99]<br />

valida per q≥ 0.332 L/s e;<br />

PD = 100 per q < 0.332 L / s [100]<br />

Figura 37: Correlazione sperimentale fra PPD e Portata d’aria <strong>di</strong> ventilazione<br />

I valori dati dalla curva possono essere utilizzati per stu<strong>di</strong>are la qualità dell’aria in e<strong>di</strong>fici non<br />

industriali. La platea campione per esprimere i giu<strong>di</strong>zi (PPD) è composta da almeno 50 giu<strong>di</strong>ci che<br />

confrontano olfattivamente (decipolmetro) le situazioni che si ottengono al variare della portata <strong>di</strong><br />

ventilazione.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

109<br />

Figura 38: Frontespizio del 1° articolo. <strong>di</strong> Fanger su olf e decipol<br />

⋅<br />

Le sperimentazioni si svolgono in tre fasi:<br />

I giu<strong>di</strong>ci visitano i locali senza occupanti e senza ventilazione;


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

110<br />

⋅<br />

⋅<br />

I giu<strong>di</strong>ci visitano i locali senza gli occupanti ma con la ventilazione;<br />

I giu<strong>di</strong>ci visitano i locali con gli occupanti e con la ventilazione.<br />

Le misurano legano la sensazione olfattiva alle sorgenti inquinanti provenienti dai materiali, dal<br />

sistema <strong>di</strong> ventilazione e dall’attività degli occupanti. Per l’espressione <strong>di</strong> un giu<strong>di</strong>zio Fanger ha<br />

pre<strong>di</strong>sposto un apposito questionario composto da una domanda con cinque possibilità <strong>di</strong> risposta:<br />

Senti un qualsiasi odore? Si No<br />

Se Si quale delle seguenti voci esprime la tua sensazione:<br />

1. Piacevole<br />

2. Neutrale<br />

3. Non piacevole<br />

4. Molto spiacevole<br />

5. Non sopportabile<br />

Elaborando i risultati del questionario si sono trovate le correlazioni sperimentali fra la<br />

percentuale <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfatti, PPD, e la qualità dell’aria espressa in decipol, come raffigurato in Figura 39.<br />

La correlazione fra la qualità dell’aria e i decipol è la seguente:<br />

Ci<br />

−4<br />

= 112[ln( PD − 5.98)<br />

[101]<br />

Fanger ha anche classificata la qualità dell’aria in funzione della PPD secondo la Tabella 31:<br />

Quality Level<br />

Perceived Air Quality<br />

PD %<br />

Decipol<br />

A 10 0.6<br />

B 20 1.4<br />

C 30 2.5<br />

Tabella 31: Qualità dell’aria in funzione della PPD e dei decipol<br />

Figura 39: PPD in funzione della qualità dell’aria in decipol<br />

7.9.1 Inquinamento Causato Dalle Persone E Dai Materiali<br />

L’inquinamento prodotto dalla persone può essere dedotto dalla seguente Tabella 32. Gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />

affollamento sono dati in Tabella 33 e le emissioni dei alcuni materiali in e<strong>di</strong>fici pubblici sono date in<br />

Tabella 34.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

111<br />

Attività sedentarie (1,2 Met)<br />

Carico inquinante<br />

Olf<br />

CO 2<br />

L/h/persona<br />

CO<br />

L/h/persona<br />

Fumatori 0% 1 19<br />

Fumatori 20% 2 19 11x10 -3<br />

Fumatori 40% 3 19 21x10 -3<br />

Fumatori 100% 6 19 53x10 -3<br />

Attività non sedentarie<br />

Livello basso (3 Met) 4 50<br />

Livello me<strong>di</strong>o (6 Met) 10 100<br />

Livello alto (10 Met) 20 170<br />

Bambini<br />

3-6 anni (2.7 Met) 1.2 18<br />

14-16 anni (1.2 Met) 1.3 19<br />

Tabella 32: Carico inquinante prodotto dalle persone<br />

In<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> affollamento<br />

E<strong>di</strong>ficio<br />

Persone/m2<br />

Uffici 0.07-0.1<br />

Sale Conferenze 0.5<br />

Teatri e au<strong>di</strong>torium 1.5<br />

Scuole e Asili 0.5<br />

Abitazioni 0.04-0.07<br />

Tabella 33: In<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> affollamento<br />

Inquinamento causato dai Materiali in e<strong>di</strong>fici pubblici<br />

E<strong>di</strong>ficio Olf/m 2 (me<strong>di</strong>a) Intervallo<br />

Uffici 0.3 0.02-0.95<br />

Scuole 0.3 0.12-0.54<br />

Asili 0.4 0.2-0.74<br />

Teatri 0.5 0.13-1.32<br />

Tabella 34: Inquinamento prodotto da alcuni materiali in e<strong>di</strong>fici pubblici<br />

I dati sono stati desunti dalla seconda pubblicazione <strong>di</strong> Fanger e suoi collaboratori il cui<br />

frontespizio è riportato in Figura 40.<br />

7.9.2 Tecniche Di Diffusione Dell'aria Ed Efficienza Della Ventilazione<br />

La <strong>di</strong>stribuzione dell’aria negli ambienti assume importanza fondamentale poiché determina le<br />

maggiori o minori sensazioni <strong>di</strong> qualità dell’aria. Le tecniche utilizzate sono essenzialmente due.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

112<br />

Figura 40: Frontespizio del 2° articolo <strong>di</strong> Fanger<br />

Perfect mixing <strong>di</strong>stribution:<br />

Essa è finalizzata a ottenere una uniforme <strong>di</strong>luizione (e quin<strong>di</strong> concentrazione) degli inquinanti in<br />

ambiente, tipica della maggior parte degli impianti <strong>di</strong> climatizzazione. L'aria fuoriesce da bocchette con<br />

velocità (da 2 m/s a 12 m/s) notevolmente superiori a quelle ammesse nella zona occupata dalle<br />

persone. Gli svantaggi <strong>di</strong> tale sistema sono: possibilità <strong>di</strong> correnti d'aria, probabile corto circuitazione<br />

dell'aria tra immissione ed estrazione, stagnazioni dell'aria in talune zone dell'ambiente.<br />

Perfect <strong>di</strong>splacement <strong>di</strong>stribution:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

113<br />

Finalizzata alla rimozione totale dei contaminanti dal locale. Un fronte d'aria avanza da un lato<br />

all'altro dell'ambiente con moto a stantuffo (plugflow). La concentrazione dei contaminanti varia pertanto<br />

da un minimo nella zona <strong>di</strong> immissione ad un massimo nella zona <strong>di</strong> estrazione.<br />

Tipico l’uso <strong>di</strong> tale sistema nelle sale operatorie. Sono richieste notevoli portate d’aria (dell'or<strong>di</strong>ne<br />

del centinaio <strong>di</strong> ricambi orari) con una <strong>di</strong>stribuzione uniforme su sezioni estese che possono essere sia<br />

orizzontali che verticali. L'adozione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> portate <strong>di</strong> aria implica da un lato piccole <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong><br />

temperatura tra aria immessa e aria ambiente, e dall'altro una velocità dell'aria (circa 0,5 m/s) nella zona<br />

occupata dalle persone sicuramente superiore a quelle tra<strong>di</strong>zionali. I due effetti si compensano, per<br />

quanto riguarda il livello <strong>di</strong> comfort interno. Nel prosieguo si parlerà <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria e delle<br />

modalità <strong>di</strong> selezione dei terminali (bocchette, <strong>di</strong>ffusori, ….).<br />

Figura 41: Tipologie impiantistiche per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria<br />

7.9.3 Portata Di Ventilazione Col Metodo Di Fanger<br />

Gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Fanger e dei suoi collaboratori hanno portato a definire una metodologia analitica per<br />

il calcolo della portata dell’aria necessaria ad ottenere una desiderata qualità dell’aria.<br />

Si riprenda, a questo scopo, l’espressione della portata <strong>di</strong> ventilazione stabilita in precedenza,<br />

[94], per la con<strong>di</strong>zione igienica (h = health) si ha:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

114<br />

S 1<br />

Gh[L/s]<br />

=<br />

µ − µ ε<br />

i o v<br />

[ g / s]<br />

[ g / L]<br />

Il calcolo della portata secondo il Metodo <strong>di</strong> Fanger si fa sulla base <strong>di</strong> una relazione analoga, ma<br />

riscritta in termini <strong>di</strong> comfort (c =comfort) ossia in funzione <strong>di</strong> OLF e DECIPOL:<br />

Q 1<br />

Gc[L/s] = 10<br />

C − C ε<br />

i o v<br />

[ olf ]<br />

[ decipol]<br />

ove vale il simbolismo:<br />

⋅ G c portata <strong>di</strong> ventilazione (L/s) richiesta per una corretta IAQ;<br />

⋅ Q carico <strong>di</strong> inquinamento percepito, olf;<br />

⋅ C i qualità dell’aria percepita all’ingresso, decipol;<br />

⋅ C o qualità dell’aria percepita all’esterno, decipol:<br />

⋅ ε v efficienza <strong>di</strong> ventilazione.<br />

[102]<br />

[103]<br />

Si definisce Efficienza <strong>di</strong> ventilazione il rapporto tra la concentrazione <strong>di</strong> inquinanti all’estrazione C e<br />

e quella misurata nella zona <strong>di</strong> respirazione C i :<br />

Ce<br />

ε<br />

v<br />

= [104]<br />

Ci<br />

Per la qualità dell’aria esterna si può utilizzare la seguente tabella:<br />

Zona<br />

Qualità dell’aria (decipol)<br />

Aria non inquinata (mare,<br />

0<br />

campagna, montagna)<br />

Città con aria pulita 0.5<br />

Tabella 35: Valori della qualità dell’aria esterna<br />

Fanger ha determinato un legame, ricavato per via statistica, tra la percezione olfattiva, ζ, e la<br />

percentuale <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfatti, PPD:<br />

112<br />

ζ =<br />

[105]<br />

ln PPD − 5.98<br />

( ) 4<br />

Con riferimento alla Tabella 31 si può riscrivere la [105] in funzione della massima percezione<br />

olfattiva ammessa, ζ limite :<br />

G<br />

Qc<br />

= 10<br />

[106]<br />

ε ζ −ζ<br />

v<br />

( )<br />

lim 0<br />

ove con ζ 0 si in<strong>di</strong>ca la percezione olfattiva dell’aria esterna come in<strong>di</strong>cato nella Tabella 35.<br />

7.9.4 Esempio Di Calcolo Secondo Il Metodo Di Fanger<br />

Si esegua una applicazione numerica <strong>di</strong> quanto sopra esposto per fissare i concetti fondamentali.<br />

Dati :<br />

Ambiente esterno non inquinato<br />

(C o =0 decipol)<br />

Ambiente interno <strong>di</strong> Classe C<br />

(PD=30%)<br />

Occupanti : Fumatori 40%


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

115<br />

In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> affollamento X = 0.07 pers./m 2<br />

Materiali <strong>di</strong> qualità olfattiva standard Q M = 0.3 olf/m 2<br />

Efficienza <strong>di</strong> ventilazione ε v = 0.9<br />

Calcolare la portata <strong>di</strong> ventilazione G in (L/s) e (m 3 /h).<br />

Calcolare il Numero <strong>di</strong> ricambi orari del locale<br />

Soluzione : Dalla relazione:<br />

Q [ olf ] 1<br />

G[ L / s] = 10 ( Ci − Co ) [ decipol ] ε<br />

v<br />

si ottiene:<br />

Carico olfattivo Q :<br />

olf pers.<br />

olf<br />

Persone QP<br />

= 3 0.07 = 0.2<br />

2 2<br />

pers.<br />

m m<br />

olf<br />

Materiali QM<br />

=<br />

0.3<br />

2<br />

m<br />

olf<br />

Totale Q =<br />

0.5<br />

2<br />

m<br />

Percezione olfattiva: C i , C o<br />

Ambiente interno : [ ] −4<br />

Ambiente esterno: C = 0 decipol<br />

Infine :<br />

C = 112 ln( PD − 5.98) = 2.5 decipol<br />

i<br />

o<br />

3<br />

0.5 1 L / s m / h 8 ric.<br />

2 2 3 2<br />

−<br />

m m mV<br />

m h<br />

G = 10 = 2.2 = 8 = = 2.6<br />

2.5 0 0.9 3[ / ]<br />

7.10 Note Critiche Al Metodo Di Fanger<br />

Il metodo <strong>di</strong> Fanger è stato incluso nel Prestandard CEN prENV 1752 attualmente all’esame<br />

della Comunità Scientifica. Alcune notazioni critiche che si muovono al metodo sono :<br />

⋅ I dati su cui si fondano le curve dei decipol C i =f(PD) <strong>di</strong> Figura 39 sono limitati. Ulteriori<br />

indagini condotte dall’European IAQ Au<strong>di</strong>t Project sembrano non presentare apparente<br />

correlazione tra PD e decipol.<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

L’ad<strong>di</strong>tività degli OLF appare <strong>di</strong>scutibile a molti ricercatori.<br />

Le risposte raccolte da Fanger riguardano la percezione olfattiva imme<strong>di</strong>ata (all’ingresso nel<br />

locale) e non quella a regime. Del resto molti inquinanti danno reazioni allergiche dopo qualche<br />

tempo dall’inalazione.<br />

Alcuni inquinanti non hanno rilevanza olfattiva ma sono pericolosi (Radon).<br />

Le portate <strong>di</strong> ventilazione calcolate con il Metodo <strong>di</strong> Fanger sono spesso sensibilmente superiori<br />

a quelle <strong>di</strong> qualsiasi altro Standard o Norma tecnica finora emessa in USA e in Europa. In<br />

compenso tra le Norme tecniche esistenti c’è molta <strong>di</strong>scordanza nei valori delle portate <strong>di</strong><br />

ventilazione prescritte o raccomandate.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

116<br />

8 ELEMENTI DI TERMOFISICA DELL’EDIFICIO<br />

Oggetto fondamentale del corso <strong>di</strong> Impianti Tecnici è la climatizzazione degli e<strong>di</strong>fici, cioè<br />

l’inserimento <strong>di</strong> impianti (attivi, in contrapposizione all’e<strong>di</strong>lizia passiva) capaci <strong>di</strong> mantenere all’interno<br />

con<strong>di</strong>zioni ambientali <strong>di</strong> benessere per gli occupanti.<br />

Per potere correttamente <strong>di</strong>mensionare gli impianti occorre prima conoscere il comportamento termico<br />

degli e<strong>di</strong>fici, ossia come variano le con<strong>di</strong>zioni interne <strong>di</strong> temperatura e umi<strong>di</strong>tà (la velocità dell’aria è <strong>di</strong><br />

solito controllata dagli stessi impianti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione) al variare delle con<strong>di</strong>zioni climatologiche esterne.<br />

Queste <strong>di</strong>pendono dal sito (latitu<strong>di</strong>ne, orografia, presenza <strong>di</strong> masse d’acqua come il mare o i laghi o<br />

anche i fiumi, presenza <strong>di</strong> masse e<strong>di</strong>ficate (isola <strong>di</strong> calore),….<br />

In generale si può <strong>di</strong>re che le con<strong>di</strong>zioni climatiche esterne non sono mai stabili durante il giorno<br />

ma continuamente variabili anche e soprattutto per la perio<strong>di</strong>cità dell’alternarsi del dì e della notte e<br />

quin<strong>di</strong> per la presenza della ra<strong>di</strong>azione solare nel periodo <strong>di</strong>urno dall’alba al tramonto.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o del comportamento termico degli e<strong>di</strong>fici (proprio della Termofisica dell’e<strong>di</strong>ficio) parte<br />

proprio da queste considerazioni e pertanto valuta sempre le con<strong>di</strong>zioni transitorie determinate in<br />

risposta alle variazioni climatologiche esterne.<br />

Si accennerà brevemente nei prossimi capitoli alle con<strong>di</strong>zioni transitorie degli e<strong>di</strong>fici, anche a<br />

scopo euristico, e si passerà poi allo stu<strong>di</strong>o dell’impiantistica <strong>di</strong>stinguendo, com’è prassi ormai, il<br />

comportamento estivo da quello invernale.<br />

Si fa osservare che probabilmente un Architetto non sarà un impiantista ma certamente esso<br />

dovrà “progettare” e<strong>di</strong>fici e quin<strong>di</strong> dovrà avere piena conoscenza delle problematiche che in questo<br />

capitolo si esamineranno. Queste conoscenze, che come già accennato sono ormai fondamentali ed<br />

obbligatorie, anche in conseguenza del D.Lgs 192/05, possono evitare errori progettuali gravi, come<br />

l’utilizzo senza limiti <strong>di</strong> vetrature, <strong>di</strong> pareti leggere, <strong>di</strong> scelta <strong>di</strong> materiali non congruenti con la<br />

Termofisica. Sono proprio questi errori a gravare sugli impianti e pertanto prevenirli è un dovere primario<br />

dei progettisti architettonici!<br />

8.1 COMPORTAMENTO IN REGIME STAZIONARIO DEGLI EDIFICI<br />

Molto spesso ci si riferisce ad un comportamento termico degli e<strong>di</strong>fici molto semplificato e facile<br />

da stu<strong>di</strong>are, supponiamo cioè che l’e<strong>di</strong>ficio sia in regime stazionario. Si tratta <strong>di</strong> un’ipotesi molto<br />

semplificativa, come meglio si chiarirà nel prosieguo, ma che tuttavia risulta molto utile e in<strong>di</strong>spensabile<br />

nelle normali applicazioni impiantistiche.<br />

Va subito detto che le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stazionarietà sono rare e limitate a pochi casi pratici, nella<br />

realtà l’evoluzione termica degli e<strong>di</strong>fici è sempre non stazionaria e ciò comporta notevoli <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

calcolo. Per e<strong>di</strong>fici termostatizzati 36 la temperatura interna viene artificialmente mantenuta al valore<br />

desiderato, ad esempio 20 °C in inverno e 26 °C in estate, secondo quanto già visto per le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

comfort termico.<br />

Le con<strong>di</strong>zioni esterne, però, non sono mai costanti poiché sia la temperatura esterna (e l’umi<strong>di</strong>tà<br />

relativa nel caso <strong>di</strong> climatizzazione completa) che l’intensità <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione solare variano continuamente<br />

durante la giornata. Pertanto immaginare che i carichi termici (<strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti o rientrate termiche, a<br />

seconda della stagione) siano costanti è una pura illusione.<br />

Vedremo, tuttavia, come spesso, anche secondo in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> decreti e leggi varie, spesso ci si<br />

riferisca all’ipotesi che i carichi termici si mantengano costanti e che l’e<strong>di</strong>ficio sia in con<strong>di</strong>zioni<br />

stazionarie. Vedremo anche come sia pericoloso affidarsi pe<strong>di</strong>ssequamente all’ipotesi <strong>di</strong> regime<br />

stazionario perché si possono avere errori notevoli nella valutazione della reale evoluzione termica degli<br />

e<strong>di</strong>fici con conseguenze gravi per i progettisti.<br />

Ad esempio, il carico termico invernale in<strong>di</strong>cato dalla L. 10/91 come carico <strong>di</strong> picco è un carico<br />

fittizio che dovrebbe fornire il carico termico massimo nelle peggiori con<strong>di</strong>zioni.<br />

36 Cioè in e<strong>di</strong>fici nei quali un impianto contribuisce a mantenere la temperatura interna degli ambiente costante<br />

me<strong>di</strong>ante opportuni scambi <strong>di</strong> calore con i terminali (ad esempio ra<strong>di</strong>atori o fan coil).


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

117<br />

E quali possono essere le peggiori con<strong>di</strong>zioni? L’assenza <strong>di</strong> contributi gratuiti (cioè <strong>di</strong> energia<br />

solare e <strong>di</strong> sorgenti interne) e la stazionarità della temperatura esterna al valore minimo <strong>di</strong> progetto.<br />

In definitiva nel calcolo del carico <strong>di</strong> picco non si tiene conto della ra<strong>di</strong>azione solare (si suppone<br />

che nelle brutte giornate invernali ci sia cielo coperto e quin<strong>di</strong> assenza <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azioni solari <strong>di</strong>rette) degli<br />

apporti gratuiti interni (lampade, sorgenti interne, persone,….) e che all’esterno la temperatura sia poco<br />

variabile (anche per l’assenza della ra<strong>di</strong>azione solare) e pari al valore inimo <strong>di</strong> progetto. Tutte queste<br />

ipotesi sono certamente irrealistiche poiché abbiamo sempre la ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong>ffusa, una variazione<br />

(seppur minima) della temperatura esterna e la presenza <strong>di</strong> sorgenti interne (affollamento, lampade, …).<br />

Trascurare gli apporti gratuiti significa però porsi nelle con<strong>di</strong>zioni peggiori ed ecco perché questo<br />

calcolo fittizio viene definito come carico <strong>di</strong> picco.<br />

Un’osservazione importante va fatta sulle modalità <strong>di</strong> calcolo dei carichi termici in regime<br />

stazionario. Si ricorda, infatti, dalla Trasmissione del Calore che il flusso termico trasmesso fra due<br />

flui<strong>di</strong> separati da una parete composita in regime stazionario è data dalla nota relazione:<br />

Q = K ⋅ S ⋅ ∆ T [107]<br />

ove K 37<br />

è la trasmittanza termica definita dalla relazione:<br />

1<br />

K =<br />

1 si<br />

1<br />

+ ∑ +<br />

h λ h<br />

i i e<br />

[108]<br />

con h i ed h e coefficienti <strong>di</strong> convezione interna ed esterna e con<br />

s<br />

i<br />

∑ resistenza termica degli<br />

λi<br />

strati <strong>di</strong> materiale compresi fra i due flui<strong>di</strong>.<br />

Questa relazione ([107]) fondamentale per la l’impiantistica termotecnica vale, si ricor<strong>di</strong>, solo in<br />

regime stazionario. In regimi tempo variabili occorre tenere conto degli accumuli termici nei vari strati<br />

(ve<strong>di</strong> nel prosieguo) e il flusso termico trasmesso fra i due flui<strong>di</strong> sarebbe ben più complesso da<br />

calcolare. Tuttavia la como<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> utlizzare la [107] è importante ai fini dell’economia dei calcoli da<br />

effettuare per il calcolo dei carichi termcici tanto che molto spesso si preferisce commettere errori (sia<br />

pur sotto controllo) che utilizzare equazioni <strong>di</strong>fferenziali complesse e co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> calcolo altrettanto<br />

complessi ed ostici. E’ questo uno dei motivi pratici per cui si ipotizza il regime stazionario.<br />

Nello stu<strong>di</strong>o dei carichi termici estivi si analizzeranno i transitori termici in regime non<br />

stazionario e si potrà imme<strong>di</strong>atamente osservare come i calcoli da effettuare per analizzarli siano<br />

effettivamente lunghi, complessi e, in molte occasioni, privi <strong>di</strong> informazioni se non opportunamente<br />

interpretati da professionisti esperti e preparati. Per decenni le nostre leggi hanno sempre fatto<br />

riferimento a calcoli fittizi in regime stazionario ma con l’introduzione del D.Lgs 192/05 qualcosa sta<br />

cambiando. Per la prima volta, infatti, si parla <strong>di</strong> surriscaldamento estivo e <strong>di</strong> valutazione della sua entità<br />

con opportuni co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> calcolo. Pertanto, alla luce <strong>di</strong> quanto si vedrà nella presentazione del D.Lgs<br />

192/05, è opportuno che l’Allievo legga (e stu<strong>di</strong>) con attenzione i prossimi paragrafi che<br />

approfon<strong>di</strong>scono l’analisi delle con<strong>di</strong>zioni in transitorio termico degli e<strong>di</strong>fici.<br />

Naturalmente l’ingegnere (o più in generale l’impiantista meccanico) non è un farmacista e<br />

pertanto le precisioni tipiche del numero <strong>di</strong> Avogadro non interessano. Sono, però, importanti le<br />

conclusioni che si possono e si debbono dedurre dall’analisi in transitorio termico degli e<strong>di</strong>fici, anche<br />

per evitare grossolani errori nel <strong>di</strong>mensionamento impiantistico.<br />

Ad esempio, un e<strong>di</strong>ficio molto vetrato (mania dei progettisti moderni) non va solo riscaldato in<br />

previsione delle ipotesi <strong>di</strong> grande freddo (cioè con riferimento al solo carico <strong>di</strong> picco) ma anche<br />

raffrescato per evitare il surriscaldamento delle zone esposte ad est e ad ovest. In pratica può facilmente<br />

accedere che un e<strong>di</strong>ficio molto vetrato debba contemporaneamente essere riscaldato e raffrescato anche<br />

a gennaio. In questi casi occorre prevedere una tipologia <strong>di</strong> impianto certamente più complessa del<br />

solito, ad esempio con aria primaria e fan coil a quattro tubi (vedasi nel proseguo).<br />

37 Nella legislazione recente al posto del simbolo K viene in<strong>di</strong>cato il simbolo U, secondo la notazione anglosassone.<br />

La relazione ([108]) è sempre valida.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

118<br />

Molto si <strong>di</strong>rà del carico in con<strong>di</strong>zioni stazionario nei prossimi paragrafi e ad essi si rimanda<br />

l’approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o.<br />

8.2 TRANITORIO TERMICO DEGLI EDIFICI<br />

La conoscenza del comportamento termico <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio quando le con<strong>di</strong>zioni esterne non sono<br />

stazionarie ma continuamente variabili risulta molta importante anche ai fini <strong>di</strong> una corretta<br />

progettazione degli impianti termici. In questo capitolo si farà un breve cenno sul transitorio termico<br />

cercando <strong>di</strong> evidenziare i parametri più significativi del comportamento termico degli e<strong>di</strong>fici.<br />

L’applicazione della L.10/91 (che sarà descritta in dettaglio nei prossimi capitoli) e successive<br />

mo<strong>di</strong>fiche e/o integrazioni è ormai routine progettuale mentre lo stu<strong>di</strong>o più approfon<strong>di</strong>to<br />

dell’evoluzione temporale delle con<strong>di</strong>zioni microclimatiche <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio richiede nozioni più avanzate<br />

e conoscenza <strong>di</strong> modellistica raffinate, essendo l’e<strong>di</strong>ficio un sistema certamente complesso, come più<br />

volte si è evidenziato.<br />

Il Progettista che intende controllare le conseguenze <strong>di</strong> una scelta progettuale dal punto <strong>di</strong> vista<br />

energetico <strong>di</strong>spone oggi <strong>di</strong> innumerevoli strumenti, dai più sofisticati che richiedono l'uso <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />

computer, e capaci <strong>di</strong> un grande rigore e dettaglio, ai più semplici che consentono previsioni veloci e<br />

sintetiche (almeno sul lungo termine) tramite l'uso <strong>di</strong> grafici e tabelle. Da qui il <strong>primo</strong> problema che si<br />

deve affrontare. Ciascuno, infatti, <strong>di</strong> tali strumenti, sebbene elastico e versatile, risente comunque della<br />

impostazione originaria nel senso che, in genere, è stato sviluppato per valutare le prestazioni <strong>di</strong><br />

specifiche tipologie e<strong>di</strong>lizie o <strong>di</strong> particolari soluzioni progettuali; si tratta allora <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare quale tra<br />

gli strumenti <strong>di</strong>sponibili è il più adatto e a che livello <strong>di</strong> dettaglio è opportuno giungere nella raccolta<br />

delle informazioni sulla "performance" del sistema.<br />

Esiste tuttavia un secondo problema e forse più oneroso del <strong>primo</strong> in quanto presenta spesso<br />

aspetti paradossali: riguarda il momento ovvero la fase della progettazione nella quale eseguire il<br />

controllo. Accade infatti che il controllo risulta tanto più efficace quanto più ci si sposta verso la fase<br />

iniziale del progetto, quando cioè le decisioni non sono state consolidate e molte possibilità sono<br />

ancora aperte. La progettazione bioclimatica postula, ad esempio, uno spostamento dei controlli dalle fasi<br />

finali del progetto alle fasi interme<strong>di</strong>e, nelle quali è ancora possibile mo<strong>di</strong>ficare e correggere<br />

l'impostazione e<strong>di</strong>lizia: orientazione, <strong>volume</strong>, involucro, finestratura etc.<br />

In ogni caso, una volta assegnati alcuni parametri (che spesso sono vincolanti quali l'area<br />

climatica, la posizione rispetto al sole, la destinazione dell'e<strong>di</strong>ficio), ciò che qualifica la prestazione<br />

termica dell'e<strong>di</strong>ficio è in massima parte il comportamento dell'involucro murario.<br />

E' questo che rappresenta l'elemento <strong>di</strong> separazione e <strong>di</strong> interazione tra il macroclima esterno e il<br />

microclima interno e come tale va progettato in modo che la sua risposta sia congruente con i requisiti <strong>di</strong><br />

benessere termico e richieda il minimo ricorso possibile a sistemi ausiliari <strong>di</strong> climatizzazione (energy<br />

conscious design).<br />

8.3 PROPAGAZIONE DEL CALORE IN REGIME PERIODICO STABILIZZATO<br />

L’evoluzione termica degli e<strong>di</strong>fici è caratterizzata fortemente dal comportamento delle pareti<br />

esterne in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> transitorio termico. Poiché lo stu<strong>di</strong>o delle con<strong>di</strong>zioni variabili è in generale<br />

complesso (ve<strong>di</strong> i paragrafi sui meto<strong>di</strong> alle traiettorie <strong>di</strong> stato) si cercherà nel prosieguo <strong>di</strong> pervenire a<br />

concetti semplici ma essenziali per la piena comprensione dell’evoluzione termica <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio.<br />

Una delle con<strong>di</strong>zioni transitorie più importanti è detta regime stabilizzato: esso si manifesta<br />

quando la variazione delle con<strong>di</strong>zioni esterne (qui si considera variabile la sola temperatura esterna)<br />

varano secondo una legge armonica semplice con periodo temporale costante (ad esempio sinusoidale)<br />

e gli effetti della risposta propria del sistema e<strong>di</strong>ficio sono trascurabili rispetto a quella forzata.<br />

Basti pensare all’evoluzione della temperatura esterna: questa si può considerare, in prima<br />

approssimazione, variabile attorno ad un valore me<strong>di</strong>o giornaliero fra un valore minimo (raggiunto <strong>di</strong><br />

solito prima dell’alba) e un valore massimo (raggiunto dopo il mezzogiorno). Naturalmente la<br />

temperatura reale varia con legge non sinusoidale per effetto <strong>di</strong> variazioni climatiche giornaliere (si<br />

pensi, ad esempio, all’effetto delle nubi, del vento, della pioggia,…) ma possiamo pensare che questa<br />

approssimazione sia valida almeno per uno stu<strong>di</strong>o iniziale del problema.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

119<br />

Consideriamo una parete piana (ve<strong>di</strong> Figura 42) sotto particolari ipotesi semplificative<br />

(supponendo il flusso termico <strong>di</strong> tipo sinusoidale e <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione perpen<strong>di</strong>colare alla superficie, il mezzo<br />

isotropo e omogeneo e <strong>di</strong> spessore seminfinito) e imponiamo le con<strong>di</strong>zioni iniziali spaziali (temperature<br />

sulle due facce esterne) corrispondenti ad una temperatura esterna forzante del tipo:<br />

T ( τ ) = θ + T sin( ωτ )<br />

[109]<br />

o<br />

ove si è in<strong>di</strong>cato con τ il tempo per <strong>di</strong>stinguerlo dall’analogo simbolo <strong>di</strong> temperatura e si suppone<br />

che la temperatura esterna vari in modo sinusoidale con pulsazione ω attorno ad un valore me<strong>di</strong>o θ o , si<br />

ottiene (ve<strong>di</strong> il cosrso <strong>di</strong> Fisica Tecnica) una risposta del tipo [110] con i simboli in<strong>di</strong>cati:<br />

−γ<br />

x<br />

T ( τ ) = θ + θ e sin( ωτ − γ x)<br />

[110]<br />

o<br />

ω = 2 π f pulsazione (f= 1 con T<br />

o<br />

periodo pari a 24 ore)<br />

T<br />

γ =<br />

ω<br />

2a<br />

fattore <strong>di</strong> attenuazione<br />

λ<br />

ρc<br />

o<br />

2<br />

a= <strong>di</strong>ffusività termica del mezzo, m /s, con densità del mezzo,<br />

λx<br />

= sfasamento<br />

c calore specifico del mezzo<br />

ρ<br />

ϕ ω<br />

τ ω<br />

θ<br />

∆ T 0<br />

τ=τ1<br />

τ=τ2<br />

0<br />

2 a<br />

x<br />

∆ T 0<br />

∆ T e<br />

0<br />

−<br />

ω<br />

2 a x<br />

Figura 42: Trasmissione del calore in uno strato seminfinito: risposta alla forzante esterna sinusoidale.<br />

Nella Figura 42 si ha la rappresentazione schematica <strong>di</strong> un’onda termica sinusoidale in ingresso<br />

che viene in uscita mo<strong>di</strong>ficata dalla parete con gli effetti <strong>di</strong> smorzamento (cioè con una minore<br />

ampiezza <strong>di</strong> oscillazione rispetto al suo valor me<strong>di</strong>o e con un ritardo rispetto all'onda incidente) e<br />

sfasamento sopra calcolati e che risultano funzioni delle caratteristiche geometriche e termofisiche del<br />

mezzo stesso.<br />

In<strong>di</strong>cativamente si può sostenere che l'attenuazione è principalmente affetta dalla<br />

conducibilità e lo sfasamento dalla capacità termica del mezzo. Tuttavia il comportamento<br />

complessivo <strong>di</strong>pende essenzialmente dal rapporto caratteristico (conducibilità/capacità termica) che<br />

prende il nome <strong>di</strong> "<strong>di</strong>ffusività termica", a= λ . ρ c


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

120<br />

Le <strong>di</strong>fficoltà analitiche sopraggiungono quando si considera il caso reale <strong>di</strong> un mezzo non<br />

omogeneo e <strong>di</strong> spessore finito quale può essere una parete reale multistrato. La risposta del mezzo alla<br />

sollecitazione esterna <strong>di</strong>pende infatti, oltre che dai comuni parametri termofisici e geometrici<br />

(conducibilità, spessori, coefficienti liminari <strong>di</strong> convezione sulle facce estreme) anche dalla particolare<br />

stratigrafia della parete, cioè dall'or<strong>di</strong>ne con cui i vari strati <strong>di</strong> materiale si susseguono rispetto alla<br />

<strong>di</strong>rezione del flusso termico.<br />

Risulta infatti che una parete con materiali <strong>di</strong> uguale spessore ma <strong>di</strong>sposti in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>verso dà<br />

luogo a un <strong>di</strong>verso comportamento in transitorio.<br />

Un caso <strong>di</strong> un certo interesse pratico, che esemplifica tali effetti, è quello della parete costituita da<br />

tre tipi <strong>di</strong> materiale dei quali uno è un isolante termico (ve<strong>di</strong> nel prosieguo).<br />

Qui la <strong>di</strong>versa collocazione <strong>di</strong> quest'ultimo, se cioè punto all'interno o all'esterno o al centro tra i<br />

due rispetto alla <strong>di</strong>rezione del flusso termico, influenza sensibilmente la propagazione dell'onda termica<br />

all'interno dell'ambiente.<br />

Ciò ha in particolare un riflesso imme<strong>di</strong>ato ai finì del benessere termico, nel senso che sebbene<br />

nell'arco <strong>di</strong> un ciclo giornaliero completo (per esempio 24 ore) il valor me<strong>di</strong>o della temperatura interna<br />

si mantenga ad un livello <strong>di</strong> comfort (per es. 20 °C in inverno e 26 °C in estate) le oscillazioni attorno a<br />

tale valore producono tanto più acuto <strong>di</strong>sagio termico quanto maggiore è la loro ampiezza.<br />

Risulta quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> grande interesse per il progettista la previsione teorica del comportamento in<br />

transitorio non solo degli elementi murari ma anche, più in generale, dell'intero ambiente.<br />

Questo argomento è attualmente oggetto <strong>di</strong> una letteratura vastissima, anche se pochi sono gli<br />

approcci realmente fondamentali e innovativi. Nel prossimo capitolo si cercherà <strong>di</strong> enuclearli e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scuterli brevemente mostrandone i vantaggi, i limiti e i loro successivi superamenti.<br />

8.4 TRANSITORIO DI RISCALDAMENTO E RAFFREDDAMENTO DI UN<br />

CORPO<br />

Per meglio comprendere gli effetti della climatologia esterna per il transitorio termico <strong>di</strong> un<br />

e<strong>di</strong>ficio si riporta il caso del raffreddamento <strong>di</strong> un corpo a resistenza interna trascurabile avente<br />

temperatura iniziale T i per il quale si ha (ve<strong>di</strong> il Corso <strong>di</strong> Fisica Tecnica) il seguente andamento della<br />

temperatura interna del corpo immerso in un fluido con temperatura T a :<br />

( )<br />

− hA τ<br />

T = T ( ) mc<br />

a<br />

+ Ti − Ta<br />

⋅ e<br />

In Figura 43 si ha l’andamento del transitorio <strong>di</strong> raffreddamento (T i > T a ) e <strong>di</strong> riscaldamento (T i <<br />

T a ). Il tempo <strong>di</strong> raffreddamento e/o <strong>di</strong> riscaldamento del corpo <strong>di</strong>pende dalla costante <strong>di</strong> tempo:<br />

mc ρcV<br />

τ<br />

0<br />

= =<br />

hA hA<br />

Una maggiore massa e quin<strong>di</strong> una maggiore capacità termica comporta un maggior tempo <strong>di</strong><br />

raffreddamento o <strong>di</strong> riscaldamento, a parità <strong>di</strong> resistenza termica.<br />

Questo è proprio quel che avviene anche negli e<strong>di</strong>fici, qui considerati in prima approssimazione<br />

come un corpo omogeneo <strong>di</strong> massa <strong>di</strong> massa totale equivalente m avente calore specifico me<strong>di</strong>o c e<br />

quin<strong>di</strong> con capacità termica C = ∑ mici<br />

= mc .<br />

Maggiore è la sua capacità termica minore maggiore sarà il tempo <strong>di</strong> riscaldamento e/o <strong>di</strong><br />

raffreddamento e quin<strong>di</strong> minore saranno le oscillazioni termiche.<br />

La costante <strong>di</strong> tempo può ancora scriversi in forma più usuale utilizzando l’analogia con i transitori<br />

dei circuiti elettrici resistenza – capacità nella forma:<br />

mc ⎛ 1 ⎞<br />

τ<br />

0<br />

= = ⎜ ⎟( mc)<br />

= RC [111]<br />

hA ⎝ hA ⎠<br />

ove R è la resistenza termica e C è la capacità termica del corpo.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

121<br />

Per fare un esempio, se la costante <strong>di</strong> tempo è pari a RC=5 h dopo 5 x 5 38 =25 ore (poco più <strong>di</strong> un<br />

giorno) l’e<strong>di</strong>ficio si raffredderà del tutto o si riscalderà del tutto.<br />

10<br />

8<br />

t( τ )<br />

6<br />

T ( τ )<br />

4<br />

2<br />

0<br />

0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8<br />

Figura 43: Andamento del transitorio <strong>di</strong> riscaldamento e/o <strong>di</strong> raffreddamento<br />

Se la sua costante <strong>di</strong> tempo è RC =24 h allora il transitorio ha bisogno <strong>di</strong> 5 x 24= 120 ore, cioè 5<br />

giorni, e pertanto se an<strong>di</strong>amo a vedere le oscillazioni <strong>di</strong> temperatura nell’arco <strong>di</strong> una giornata (<strong>di</strong> giorno<br />

si ha riscaldamento e al tramonto si ha raffreddamento) si vede bene come in quest’ultimo caso le<br />

oscillazioni <strong>di</strong> temperatura siano <strong>di</strong> gran lunga inferiori rispetto al caso precedente.<br />

Può scriversi τ anche sotto altra forma più interessante:<br />

mc ρVc ⎛V ⎞⎛ ρc<br />

⎞<br />

τ<br />

c<br />

= = = ⎜ ⎟⎜ ⎟<br />

[112]<br />

hA hA ⎝ A ⎠⎝ h ⎠<br />

L’ultimo membro ci <strong>di</strong>ce che la costante <strong>di</strong> tempo è tanto maggiore (per cui si hanno perio<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

raffreddamento e <strong>di</strong> riscaldamento lunghi) quanto maggiore è, a parità del rapporto ρc/h, il rapporto<br />

V/A cioè il rapporto <strong>di</strong> forma dell’oggetto.<br />

Si è già osservato che l’iglù esquimese ha la forma emisferica e per questo solido il rapporto V/A<br />

è il massimo possibile: la sfera, infatti, ha il maggior <strong>volume</strong> a parità <strong>di</strong> superficie <strong>di</strong>sperdente o, se si<br />

vuole, la minor superficie <strong>di</strong>sperdente a parità <strong>di</strong> <strong>volume</strong>. Pertanto la forma <strong>di</strong> quest’abitazione è<br />

geometricamente ottimizzata per il minimo <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>mento energetico e quin<strong>di</strong> per un maggior<br />

transitorio <strong>di</strong> raffreddamento.<br />

Analoga osservazione si può fare per la forma dei forni <strong>di</strong> cottura a legna: anch’essi hanno forma<br />

emisferica che consente loro <strong>di</strong> immagazzinare meglio il calore nella massa muraria e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperderla il<br />

più lentamente possibile, a parità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni esterne, rispetto ad altre forme geometriche.<br />

Quest’osservazione giustifica l’attenzione che le leggi vigenti sui consumi energetici negli e<strong>di</strong>fici<br />

danno sul rapporto A/V ai fini della verifica dei <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti massimi (ve<strong>di</strong> nel prosieguo il capitolo<br />

sulla L. 10/91 e D.Lgs 192/05).<br />

Un e<strong>di</strong>ficio che, a pari <strong>volume</strong> V, ha grande superficie A è certamente più <strong>di</strong>sperdente <strong>di</strong> un<br />

e<strong>di</strong>ficio con superficie esterna minore.<br />

τ<br />

38 0<br />

Si ricorda che dopo 5 costanti <strong>di</strong> tempo il valore finale del transitorio e τ τ<br />

= è pari allo 0,763% <strong>di</strong> quello<br />

iniziale. Ciò significa che il transitorio si è praticamente esaurito.<br />

θ θ<br />

0<br />


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

122<br />

Architettonicamente sono quin<strong>di</strong> da preferire forme più chiuse, compatte (e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> tipo<br />

condominiale) <strong>di</strong> quelle aperte, movimentate (e<strong>di</strong>fici a villette separate) che comportano maggiori<br />

superficie esterna e quin<strong>di</strong> maggiori <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti termici (ve<strong>di</strong> Figura 44).<br />

Figura 44: Influenza della forma architettonica (A/V) sui <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti<br />

8.5 COSTANTE DI TEMPO DELL’EDIFICIO<br />

Si è più volte detto che l’accumulo termico gioca un ruolo fondamentale nei tempi <strong>di</strong> avviamento<br />

o <strong>di</strong> spegnimento degli impianti termici <strong>di</strong> riscaldamento che costituiscono i momenti <strong>di</strong> transitorio<br />

termico dell’e<strong>di</strong>ficio. In Figura 45 si ha un esempio <strong>di</strong> risposta ad una sollecitazione a gra<strong>di</strong>no per tre<br />

<strong>di</strong>verse costanti <strong>di</strong> tempo. Si osservi come la risposta caratterizzata da una bassa costante <strong>di</strong> tempo RC1<br />

si esaurisce prima che l’onda <strong>di</strong> temperatura <strong>di</strong>scenda a zero. La sequenza <strong>di</strong> tre onde quadre mostra<br />

che la risposta si porta a regime (cioè raggiunge il valore finale) in ogni periodo.<br />

Nel caso <strong>di</strong> RC2 prima che l’onda quadra <strong>di</strong>scenda si ha circa l’80% del valore finale e pertanto<br />

l’onda <strong>di</strong> <strong>di</strong>scesa parte da questo valore. Analoga osservazione per RC3>RC2. Questo semplice<br />

<strong>di</strong>agramma <strong>di</strong>mostra anche che le oscillazioni in risposta all’onda quadra sono <strong>di</strong> ampiezza sempre più<br />

decrescente quanto maggiore è la costante RC. Quin<strong>di</strong> se l’onda quadra rappresenta l’alternanza della<br />

temperatura esterna allora la temperatura interna (risposta al transitorio) riduce le oscillazioni quanto<br />

più elevata è la costante <strong>di</strong> tempo RC.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

123<br />

Un e<strong>di</strong>ficio con poca massa (e<strong>di</strong>fici moderni), quin<strong>di</strong>, ha oscillazioni termiche maggiori degli<br />

e<strong>di</strong>fici con maggiore massa (come gli e<strong>di</strong>fici antichi) e pertanto in inverno si avranno temperature<br />

minime più elevate e d’estate temperature massime più alte e tali da rendere la vita all’interno<br />

insopportabile per l’eccessivo surriscaldamento.<br />

DT1<br />

DT2<br />

DT3<br />

Figura 45: Transitorio termico con <strong>di</strong>verse costanti <strong>di</strong> tempo<br />

Un modo per correlare il carico termico dell’e<strong>di</strong>ficio con le sue caratteristiche <strong>di</strong> isolamento e <strong>di</strong><br />

accumulo termico è quello <strong>di</strong> calcolare la costante <strong>di</strong> tempo equivalente dell’e<strong>di</strong>ficio definita dalla relazione<br />

(per alcuni simboli si veda nel prosieguo la L. 10/91):<br />

( mc)<br />

∆T<br />

<br />

Energia interna E<br />

i i ( i e )<br />

i ∑m c t − t<br />

τ<br />

e<strong>di</strong>fico=<br />

RC = = =<br />

[113]<br />

( KA) ∆ T + nVc∆T Cg ⋅V ⋅ ∆Ti Cg ⋅V ⋅( ti − te)<br />

<br />

Disper<strong>di</strong>menti+ Ventilazione<br />

ove si è posto:<br />

Disper<strong>di</strong>menti totali<br />

Cg = Cd + Cv<br />

=<br />

V ⋅ ∆T<br />

ove si ha il seguente simbolismo:<br />

E i Energia interna dell’i.mo componente, valutata rispetto alla temperatura esterna t e ,<br />

m i massa dell’i.mo componente,<br />

c i calore specifico dell’i.mo componente,<br />

C g Coefficiente volumico globale (C d + C v ) dell’e<strong>di</strong>ficio (ve<strong>di</strong> nel prosieguo per la L.<br />

10/91 39 ),<br />

V Volume dell’e<strong>di</strong>ficio,<br />

t temperatura me<strong>di</strong>a dell’i.mo componente.<br />

i<br />

39 La definizione <strong>di</strong> C g è la seguente:<br />

C<br />

g<br />

=<br />

n<br />

∑ KiSi∆Ti + ∑ψ<br />

jl j∆ Tj + ∑ nkVk cpa ( ti,<br />

k<br />

− t<br />

<br />

e )<br />

k<br />

i=<br />

1<br />

<br />

Elementi Disperdenti<br />

simbolismi che verranno meglio esplicitati nel capitolo sulla L. 10/91.<br />

j<br />

<br />

PontiTermici<br />

V ⋅ ∆T<br />

Ventilazione Ambienti<br />

con i soliti


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

124<br />

Le masse interne concorrono interamente alla formazione <strong>di</strong> R, quelle perimetrali esterne vi<br />

concorrono solo nella misura in cui partecipano alla <strong>di</strong>namica dell’ambiente 40 , cioè in proporzione<br />

dell’energia interna accumulata, sempre valutata rispetto alla temperatura esterna t e ,.<br />

La costante <strong>di</strong> tempo dell’e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong>pende, quin<strong>di</strong>, dalla costituzione delle masse <strong>di</strong> accumulo termico,<br />

m i c i , e dalle caratteristiche <strong>di</strong>spersive date dal denominatore, G g V∆T, funzioni anche del sito attraverso<br />

la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura ∆.T <strong>di</strong> progetto.<br />

8.6 PARAMETRI CHE INFLUENZANO IL CARICO TERMICO DEGLI EDIFICI<br />

Si è già detto in precedenza che gli impianti termici debbono fornire all’e<strong>di</strong>ficio una quantità <strong>di</strong><br />

energia termica (con il proprio segno) tale da compensare le variazioni delle altre componenti del<br />

bilancio termico globale.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o in transitorio termico, più complesso e preciso, è <strong>di</strong> solito preferibile rispetto ad altri<br />

meto<strong>di</strong> semplificati ma la complessità delle equazioni <strong>di</strong>fferenziali <strong>di</strong> bilancio (ve<strong>di</strong> Corso <strong>di</strong> Fisica<br />

Tecnica ambientale) rende questo tipo <strong>di</strong> analisi <strong>di</strong>fficile da applicare nelle normali applicazioni <strong>di</strong><br />

progettazione impiantistica.<br />

Nel corso <strong>di</strong> Impianti Tecnici si assumerà, come già detto in precedenza, che le con<strong>di</strong>zioni esterne<br />

varino durante il giorno e nelle varie stagioni ma le con<strong>di</strong>zioni interne sono costanti (e<strong>di</strong>ficio<br />

termostatizzato) e quin<strong>di</strong>, anche per effetto dell’equazione <strong>di</strong> bilancio energetico non sono considerati gli<br />

accumuli termici.<br />

Naturalmente si tratta <strong>di</strong> una semplificazione calcolistica che, si vedrà, costringe ad introdurre<br />

una serie <strong>di</strong> fattori correttivi, <strong>di</strong> non agevole formulazione analitica, che rendono coerente e corretto<br />

(per quanto possibile) il bilancio termico semplificato.<br />

L’energia totale che gli impianti debbono fornire o sottrarre all’e<strong>di</strong>ficio prende il nome <strong>di</strong> carico<br />

termico. Esso è sempre riferito a con<strong>di</strong>zioni progettuali ben precise (ad esempio invernali o estive) e a<br />

con<strong>di</strong>zioni climatiche esterne convenzionali date da Norme Tecniche pubblicate dal CTI-UNI o dal<br />

CNR. Sud<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo, per semplicità operativa e per meglio potere applicare le <strong>di</strong>sposizioni legislative<br />

vigenti quasi esclusivamente per il riscaldamento invernale, lo stu<strong>di</strong>o dei carichi termici in due momenti<br />

<strong>di</strong>stinti: il carico termico estivo e il carico termico invernale.<br />

8.6.1 LA TEMPERATURA ARIA-SOLE<br />

Uno dei concetti più importanti per lo stu<strong>di</strong>o della Termofisica dell’e<strong>di</strong>ficio è quella della<br />

Temperatura Aria-sole cioè <strong>di</strong> una temperatura fittizia che tiene conto contemporaneamente sia degli<br />

scambi termici (conduttivi e convettivi) con l’aria esterna che dell’irraggiamento solare ricevuto.<br />

E’ sensazione comune avere la sensazione che la temperatura esterna sia più elevata nelle zone<br />

soleggiate rispetto a quelle in ombra. La valutazione della temperatura aria-sole fornisce in<strong>di</strong>cazioni utili<br />

alla comprensione <strong>di</strong> questo fenomeno. Si supponga <strong>di</strong> avere la parete esterna <strong>di</strong> Figura 46 soggetta ai<br />

flussi termici in<strong>di</strong>cati e all’irraggiamento solare I.<br />

Il bilancio energetico complessivo sulla parete, tenendo conto dei flussi <strong>di</strong> calore per convezione<br />

e per ra<strong>di</strong>azione, è dato dalla relazione:<br />

q = a I −αre ( Ts − Tc ) −αce( Ts − Te ) + αre Te − αre Te<br />

=<br />

= aI − ( αce + αre)( Te − Ts ) + αre ( Tc − Te<br />

)<br />

[114]<br />

<br />

h oe<br />

40 Le pareti esterne sono <strong>di</strong> solito <strong>di</strong> tipo multistrato e quasi sempre con isolamento termico. Ora gli stu<strong>di</strong> sui<br />

transitori termici delle pareti hanno mostrato che la posizione dell’isolante termico è fondamentale per il comportamento<br />

della parete sia nei confronti del transitorio che dell’energia accumulata. Se l’isolante è posto all’esterno la massa della parete<br />

esterna partecipa all’accumulo termico, in base a quanto osservato in precedenza, ed anzi si trova nelle con<strong>di</strong>zioni ideali <strong>di</strong><br />

inibizione del flusso termico verso l’esterno con flusso solo verso l’interno. Se la posizione dell’isolante è interme<strong>di</strong>a allora<br />

partecipa all’accumulo termico solo la parte <strong>di</strong> parete fra l’aria interna e l’isolante. Infine se la posizione dell’isolante è<br />

all’interno della parete allora la massa capacitiva è quasi nulla e la parete non partecipa all’accumulo termico. Si osservi<br />

ancora che la posizione esterna dell’isolante porta a minori oscillazioni termiche rispetto alla posizione interme<strong>di</strong>a e, più<br />

ancora, rispetto alla posizione interna. Per le attenuazione le cose vanno in modo inverso.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

125<br />

Si definisca ora la Temperatura aria-sole “quella temperatura fittizia dell’aria esterna che produrrebbe,<br />

attraverso una parete in ombra , lo stesso flusso termico che si ha nelle con<strong>di</strong>zioni reali, ossia sotto l’azione simultanea<br />

della temperatura esterna e della ra<strong>di</strong>azione solare”.<br />

Per trovare T as basta allora imporre che il flusso reale q sia uguale al flusso termico che si<br />

avrebbe per una parete in ombra a contatto con l’ambiente esterno a temperatura T as :<br />

q* = h ( T − T )<br />

Ossia :<br />

da cui :<br />

oe as se<br />

aI − h ( T − T ) + α ( T − T ) = h ( T − T )<br />

oe e s r c e oe as e<br />

a I αr<br />

Tas = Te + + ( Tc − Te<br />

)<br />

[115]<br />

h h<br />

oe<br />

oe<br />

Cielo<br />

I<br />

c<br />

q<br />

q re<br />

q ce<br />

Figura 46: Scambi termici <strong>di</strong> una parete esterna soleggiata.<br />

Nei calcoli tecnici è lecito adottare l’espressione approssimata :<br />

a I<br />

Tas<br />

= Te<br />

+ [116]<br />

h<br />

oe<br />

Pertanto la temperatura aria-sole <strong>di</strong>pende dal fattore <strong>di</strong> assorbimento dei materiali, dalle capacità <strong>di</strong><br />

scambio convettivo e dall’irraggiamento solare.<br />

Nella Figura 47 e seguenti si ha modo <strong>di</strong> osservare come T as vari al variare <strong>di</strong> questi parametri.<br />

Si osservi, in Figura 47, come la temperatura aria-sole sia legata all’esposizione della parete e<br />

quin<strong>di</strong> al suo irraggiamento solare.<br />

In particolare, osservando i fattori <strong>di</strong> assorbimento per lunghezze d’onda corte (α c ) nella tabella <strong>di</strong><br />

Figura 47, si intuisce il perché, nell’Architettura Me<strong>di</strong>terranea le pareti esterne degli e<strong>di</strong>fici siano bianche e<br />

che questa sia caratterizzata dal bianco, cioè che sia un’Architettura solare.<br />

8.6.2 QUALITÀ TEMOFISICHE DELLE FINITURE SUPERFICIALI<br />

Sia la scelta del materiale che il colore dello stesso giocano ruoli fondamentali sul comportamento<br />

termofisico della parete.<br />

In genere si può considerare che il fattore <strong>di</strong> assorbimento nel campo solare sia a s =0.15÷0.7.<br />

Ve<strong>di</strong>amo meglio gli effetti per i vari colori.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

126<br />

Colori chiari<br />

Il fattore <strong>di</strong> assorbimento solare a s è piccolo (0.15÷0.3), parete è opaca e la ra<strong>di</strong>azione solare<br />

assorbita, in regime stazionario, viene riemessa per ra<strong>di</strong>azione (ra<strong>di</strong>osità J=σ 0 T 4 +(1-ε)G), soprattutto<br />

nell’infrarosso con emissività pari a circa ε=0.9 e quin<strong>di</strong> la temperatura superficiale esterna sale <strong>di</strong> poco.<br />

Parete ricoperta <strong>di</strong> materiale riflettente: alluminio o vernice <strong>di</strong> alluminio<br />

In questo caso il fattore <strong>di</strong> assorbimento è molto basso per l’energia solare, a s =0.1÷0.25, e per<br />

l’infrarosso, a ir =0.4÷0.6.<br />

Ne consegue che la superficie assorbe poca energia solare e ne riemette altrettanto poca con<br />

conseguente leggero aumento <strong>di</strong> temperatura superficiale.<br />

Figura 47: Andamento della temperatura aria-sole per a=0.2 e a=0.9 per un dato irraggiamento.<br />

Occorre, pertanto, evitare il contatto <strong>di</strong>retto con la parete per non avere la conduzione termica<br />

che porterebbe al leggero aumento <strong>di</strong> temperatura.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

127<br />

Parete ricoperta da metalli generici<br />

I metalli hanno un fattore <strong>di</strong> assorbimento solare maggiore <strong>di</strong> quello dell’alluminio ma nel campo<br />

dell’infrarosso hanno emissività bassa, pertanto la ra<strong>di</strong>azione solare porta ad un incremento <strong>di</strong><br />

temperatura della parete maggiore che con l’alluminio. Ne segue che occorre evitare il contatto <strong>di</strong>retto<br />

per inibire la conduzione termica.<br />

Figura 48: Temperatura aria-sole per a=0.2 e a=0.9 ed esposizione Sud, Est ed Ovest.<br />

8.6.3 PARETI CON INTERCAPEDINE D’ARIA<br />

Sono spesso utilizzate pareti esterne aventi una o più intercape<strong>di</strong>ni d’aria interna all’interno, cioè<br />

la successione degli strati componenti viene interrotta dal spazi lasciati con aria interna.<br />

Il comportamento delle intercape<strong>di</strong>ni d’aria è termo<strong>di</strong>namicamente importante ed è opportuno<br />

che sia ben conosciuto dagli Allievi.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

128<br />

Elemento fondamentale dell’intercape<strong>di</strong>ne è lo spessore poiché da esso <strong>di</strong>pende la possibilità <strong>di</strong><br />

avere convezione dell’aria interna o non. Ve<strong>di</strong>amo questi due casi con maggior dettaglio.<br />

Intercape<strong>di</strong>ne d’aria con convezione interna<br />

Quando l’intercape<strong>di</strong>ne supera i 2 cm <strong>di</strong> spessore si può avere convezione termica dell’aria<br />

interna.<br />

Il calore viene quin<strong>di</strong> trasmesso sia per convezione dell’aria all’interno dell’intercape<strong>di</strong>ne che per<br />

irraggiamento fra le facce contrapposte degli strati che la determinano ed essendo un collegamento in<br />

parallelo (sono eguali le temperature della facce esterne dell’intercape<strong>di</strong>ne, T 11 e T 12 ) si ha:<br />

1 1 1<br />

= +<br />

RI hr hc<br />

ove si hanno i seguenti simboli:<br />

⋅ R I resistenza termica dell’intercape<strong>di</strong>ne, (m²K/W),<br />

⋅ h r coefficiente <strong>di</strong> irraggiamento fra le facce esterne dell’intercape<strong>di</strong>ne, (W/m²K),<br />

⋅ h c coefficiente <strong>di</strong> convezione dell’aria fra le facce esterne dell’intercape<strong>di</strong>ne, (W/m²K).<br />

La <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> conoscere h c a causa della complessità del fenomeno convettivo (verso l’alto, verso<br />

il basso, pareti verticali, pareti orizzontali, parete inclinate, …) consigliano <strong>di</strong> calcolare R I<br />

sperimentalmente per le varie situazioni possibili. I manuali specializzati riportano i valori ricorrenti<br />

nelle applicazioni.<br />

Intercape<strong>di</strong>ne d’aria senza convezione termica<br />

In questo caso, con spessori limitati entro i 2 cm, si ha solo conduzione termica attraverso l’aria<br />

nell’intercape<strong>di</strong>ne e pertanto, sempre con riferimento ad un collegamento in parallelo, si ha:<br />

1 1 sI<br />

= +<br />

R h λ<br />

I r aI<br />

ove si ha il simbolismo:<br />

R I resistenza termica dell’intercape<strong>di</strong>ne, (m²K/W),<br />

h r coefficiente <strong>di</strong> irraggiamento fra le facce esterne dell’intercape<strong>di</strong>ne, (W/m²K),<br />

s I spessore dell’intercape<strong>di</strong>ne d’aria, (m),<br />

λ aI conducibilità termica dell’aria nell’intercape<strong>di</strong>ne, (W/mK).<br />

Si osserva che il coefficiente <strong>di</strong> conducibilità dell’aria è molto basso essendo λ =0.024 (W/mK) e<br />

pertanto il termine conduttivo è molto piccolo. L’uso delle intercape<strong>di</strong>ni d’aria non convettive (cioè con<br />

spessori piccoli) deriva proprio dal fatto che esse introducono una elevata resistenza termica e quin<strong>di</strong><br />

rendono più isolante la parete esterna.<br />

Nella seguente Tabella 36 si hanno alcuni valori <strong>di</strong> R I calcolati per varie situazioni pratiche <strong>di</strong><br />

intercape<strong>di</strong>ni d’aria.<br />

Figura 49: Schematizzazione <strong>di</strong> una parete con intercape<strong>di</strong>ne


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

129<br />

In essa si considera valida la formula <strong>di</strong> Christiansen per il fattore <strong>di</strong> forma fra le due facce<br />

esterne dell’intercape<strong>di</strong>ne: ε 1 ed ε 2 sono le emissività termiche dei materiali esterni e il fattore <strong>di</strong> forma è dato<br />

dalla relazione:<br />

1<br />

F12<br />

=<br />

1 1<br />

+ −1<br />

ε ε<br />

1 2<br />

Come si può osservare il fattore <strong>di</strong> forma influenza notevolmente i valori della resistenza termica<br />

dell’intercape<strong>di</strong>ne, R I , com’era da aspettarsi.<br />

Direzione<br />

del<br />

Flusso<br />

termico<br />

Verso<br />

L’alto<br />

Verso<br />

l’alto<br />

Verso<br />

destra<br />

Verso<br />

sinistra<br />

Verso<br />

basso<br />

il<br />

PARAMETRI DELL’INTERCAPEDINE Resistenza termica Totale R TI (m²K/W)<br />

Orientamento Spessore Temp. Diff. Temp. 1/ε 1 +1/ε 2 –1= 1/F 12<br />

(cm) Me<strong>di</strong>a (°C)<br />

(°C)<br />

0.05 0.2 0.5 0.82<br />

Orizzontale<br />

10 5 0.429 0.322 0.215 0.158<br />

2÷10 10 15 0.326 0.275 0.185 0.142<br />

30 5 0.429 0.303 0.191 0.136<br />

Inclinata a 45°<br />

10 5 0.503 0.358 0.232 0.167<br />

2÷10 10 15 0.365 0.282 0.197 0.149<br />

30 5 0.501 0.339 0.204 0.142<br />

Verticale<br />

10 5 0.627 0.417 0.253 0.178<br />

2÷10 10 15 0.464 0.339 0.223 0.162<br />

30 5 0.604 0.382 0.219 0.152<br />

Inclinata a 45°<br />

10 5 0.733 0.464 0.271 0.186<br />

2÷10 10 15 0.597 0.408 0.249 0.176<br />

30 5 0.705 0.417 0.239 0.157<br />

Orizzontale 2 10 0.627 0.417 0.253 0.179<br />

4 10 0.963 0.567 0.303 0.202<br />

10 10 10 1.616 0.705 0.339 0.217<br />

2 30 0.567 0.365 0.215 0.149<br />

4 30 0.877 0.475 0.249 0.164<br />

10 30<br />

1.341 0.589 0.275 0.173<br />

Tabella 36: Valori della resistenza termica per vari valori <strong>di</strong> intercape<strong>di</strong>ne<br />

8.6.4 PARETI OPACHE INTERNE<br />

Per le pareti opache interne possiamo qui definire i seguenti parametri, oltre a quanto già visto nei<br />

capitoli precedenti. L’adduzione termica è la somma <strong>di</strong> due fenomeni <strong>di</strong> trasmissione termica: la<br />

convezione e l’irraggiamento. Possiamo, pertanto, definire coefficiente <strong>di</strong> adduzione quel coefficiente<br />

(omogeneo alla convezione termica) tale che si possa scrivere la relazione:<br />

q = h ( T − T )<br />

[117]<br />

i oi si a<br />

Il coefficiente h oi è dato dalla relazione:<br />

2<br />

8 W / m K Pareti vertic.<br />

4 4<br />

σε ( Tsi<br />

− Tmr<br />

)<br />

4 ⎪<br />

2<br />

oi<br />

=<br />

si<br />

+ ≅<br />

si<br />

+ σε<br />

a<br />

≅ ⎨8 / Pavimenti<br />

Tsi<br />

Ta<br />

2<br />

⎧<br />

h T T T W m K<br />

[118]<br />

− ⎪ ⎩ 6 W / m K Soffitti.<br />

8.6.5 EFFETTI DI MASSA DELLE PARETI INTERNE<br />

Le pareti interne in e<strong>di</strong>fici riscaldati hanno poca influenza sui <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti energetici poiché<br />

spesso separano ambienti riscaldati alla stessa temperatura. Esse, però, hanno effetti notevoli sull’inerzia


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

130<br />

termica degli e<strong>di</strong>fici poiché, sottoposte ad irraggiamento solare, accumulano calore che viene poi<br />

restituito all’aria quando questa tende a raffreddarsi.<br />

Nei calcoli <strong>di</strong> simulazione dei transitori termici questo effetto viene automaticamente tenuto in<br />

conto dalle equazioni <strong>di</strong> bilancio termico relative a tutti gli elementi costruttivi dell’e<strong>di</strong>ficio. Tuttavia,<br />

anche ai fini dell’applicazione della L. 10/91 41 e del D.Lgs 192/06, è necessario conoscere la massa<br />

totale delle pareti interne e quin<strong>di</strong> la capacità termica dell’e<strong>di</strong>ficio data dalla somma dei prodotti fra la<br />

massa <strong>di</strong> ogni parete (interna ed esterna) ed il loro calore specifico.<br />

I flussi che entrano in gioco nel sistema sono flussi termici ra<strong>di</strong>ativi a bassa lunghezza d’onda<br />

dovuti alla ra<strong>di</strong>azione solare penetrante attraverso le superfici trasparenti e flussi ra<strong>di</strong>ativi ad alta<br />

lunghezza d’onda dovuti alla ra<strong>di</strong>azione mutua fra le pareti.<br />

8.6.6 PARETI TRASPARENTI<br />

Le pareti trasparenti sono costituite dalle pareti vetrate che, per effetto della loro natura,<br />

producono non solamente effetti visivi gradevoli ma anche (e forse soprattutto) effetti notevoli sul<br />

comportamento termico generale <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio. Questi componenti dovrebbero essere utilizzati sempre<br />

con attenzione da parte dei progettisti perché un loro uso smodato provoca veri e propri <strong>di</strong>sastri<br />

energetici. L’uso <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> pareti finestrate (finestre e nastro) porta ad avere forti <strong>di</strong>spersioni termiche in<br />

inverno ed altrettanto forti rientrate <strong>di</strong> calore in estate. Inoltre l’inserimento <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> superfici<br />

finestrate può avere conseguenze negative anche sulla verifica dei <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti termici dell’e<strong>di</strong>ficio ai<br />

sensi della Legge 10/91. Le superfici vetrate, inoltre, mo<strong>di</strong>ficano sensibilmente la temperatura me<strong>di</strong>a<br />

ra<strong>di</strong>ante dell’ambiente e pertanto hanno influenza negativa sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere ambientale<br />

interna agli e<strong>di</strong>fici.<br />

8.6.7 CARATTERISTICHE OTTICHE DEI VETRI<br />

Le superfici vetrate costituiscono elementi fondamentali per tutta l’e<strong>di</strong>lizia. Esse, infatti,<br />

consentono <strong>di</strong> vedere l’ambiente esterno e sono quin<strong>di</strong> un elemento <strong>di</strong> raccordo fra l’interno degli<br />

e<strong>di</strong>fici e l’esterno. Fin dall’antichità questo legame è stato ritenuto importante: i latini usano <strong>di</strong>segnare<br />

finestre finte con scene <strong>di</strong> vita esterna quando non potevano avere finestre vere negli ambienti.<br />

L’uomo ha il bisogno fisiologico e psicologico <strong>di</strong> avere un rapporto <strong>di</strong>retto (visivo e acustico) con<br />

l’ambiente esterno altrimenti si sente isolato, privo <strong>di</strong> possibilità <strong>di</strong> vita. Le norme e<strong>di</strong>lizie dei singoli<br />

stati prevedono tutte l’apertura <strong>di</strong> finestre verso l’esterno e considerano gli ambienti totalmente chiusi<br />

come con regolarmente vivibili. L’uso dei vetri è, dunque, necessario per la stessa vita dell’uomo ed<br />

allora occorre conoscerne bene il comportamento termofisico anche perché, come si illustrerà nelle<br />

pagine seguenti, attraverso i vetri non passa solo la luce ma anche l’energia scambiata fra ambienti<br />

interno ed esterno, nei due sensi a seconda delle temperature. Gli scambi energetici sono, per unità <strong>di</strong><br />

superficie e <strong>di</strong> temperatura, proporzionali alla trasmittanza termica e quin<strong>di</strong> questa rappresenta un<br />

parametro fondamentale <strong>di</strong> riferimento nei calcoli che vedremo. Occorre ancora considerare che i vetri<br />

hanno un comportamento peculiare: essi sono materiali soli<strong>di</strong> trasparenti alla luce solare ma non alle<br />

ra<strong>di</strong>azioni infrarosse.<br />

Pertanto il loro comportamento termofisico è tutto caratterizzato da questa doppia valenza:<br />

trasparenza alla lunghezze d’onda basse (luce solare) e opacità alle lunghezze d’onda elevate (onde<br />

termiche infrarosse), come già si è avuto modo <strong>di</strong> osservare in precedenza.<br />

8.7 EFFETTO SERRA NEGLI EDIFICI<br />

L’effetto serra negli e<strong>di</strong>fici è generato dalla trasparenza non simmetrica dei vetri delle finestre.<br />

In Figura 50 si hanno le curve <strong>di</strong> trasparenza per alcuni tipi <strong>di</strong> vetri. Il vetro comune presenta una<br />

finestra fra 0,3 e 3 µm e pertanto lascia passare quasi la totalità della ra<strong>di</strong>azione solare che ha il suo<br />

massimo a 0,55 µm. La ra<strong>di</strong>azione solare che penetra all’interno degli ambienti viene da questi assorbita<br />

e contribuisce ad innalzare la temperatura <strong>di</strong> equilibrio.<br />

41 Si parlerà nel prosieguo della L. 10/91.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

131<br />

Le pareti e gli oggetti interni emettono a loro volta una ra<strong>di</strong>azione termica nel campo<br />

dell’infrarosso lontano: supponendo una temperatura me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 27 °C si ha, per la legge <strong>di</strong> Wien, una<br />

lunghezza d’onda <strong>di</strong> massima emissione <strong>di</strong>:<br />

2898<br />

λ<br />

max<br />

= ≅ 10 µm<br />

300<br />

Ne segue che il vetro non lascia passare la ra<strong>di</strong>azione infrarossa proveniente dall’interno e<br />

quin<strong>di</strong> si ha una sorta <strong>di</strong> intrappolamento <strong>di</strong> energia all’interno degli ambienti. Ricordando la relazione:<br />

Potenza_Entrante - Potenza_Uscente + Potenza_Sorgenti = Accumulo_Potenza<br />

Ne segue che se l’ambiente non <strong>di</strong>sperde la potenza entrante aumenta l’accumulo e quin<strong>di</strong> cresce<br />

la temperatura interna. E’ proprio quello che succede in estate: la ra<strong>di</strong>azione solare surriscalda gli<br />

ambienti, specialmente quelli eccessivamente vetrati, e quin<strong>di</strong> si ha la necessità <strong>di</strong> avere un impianto che<br />

fa l’esatto opposto: estrae il calore accumulato dagli ambienti per raffrescarli.<br />

1<br />

τ<br />

0.5<br />

Vetro<br />

comune<br />

Quarzo<br />

Vetro<br />

antisolare<br />

0<br />

Visibile<br />

0.2 1.0 2.0 3.0 µm<br />

Figura 50: fattore <strong>di</strong> trasparenza dei vetri<br />

Le pareti vetrate per effetto della loro natura producono non solamente effetti visivi gradevoli ma<br />

anche (e forse soprattutto) effetti notevoli sul comportamento termico generale <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio.<br />

Questi componenti dovrebbero essere considerati sempre con attenzione da parte dei<br />

progettisti perché un loro uso smodato provoca veri e propri <strong>di</strong>sastri energetici. L’uso <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> pareti<br />

finestrate (finestre e nastro) porta ad avere forti <strong>di</strong>spersioni termiche in inverno ed altrettanto forti<br />

rientrate <strong>di</strong> calore in estate, come sopra detto. Inoltre l’inserimento <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> superfici finestrate può<br />

avere conseguenze negative anche sulla verifica dei <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti termici dell’e<strong>di</strong>ficio ai sensi della<br />

Legge 10/91. Le superfici vetrate, inoltre, mo<strong>di</strong>ficano sensibilmente la temperatura me<strong>di</strong>a ra<strong>di</strong>ante<br />

dell’ambiente e pertanto hanno influenza negativa sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere ambientale interna agli<br />

e<strong>di</strong>fici.<br />

8.8 I SERRAMENTI ED INFISSI<br />

Questi componenti sono parte importante ed essenziale degli e<strong>di</strong>fici e la conoscenza del loro<br />

comportamento termico è fondamentale per la corretta progettazione impiantistica.<br />

Le prestazioni che gli infissi debbono assolvere sono, <strong>di</strong> norma, le seguenti:<br />

⋅ Isolamento termico;<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Isolamento acustico;<br />

Riflessione, per quanto possibile, delle ra<strong>di</strong>azioni solari <strong>di</strong>rette;<br />

Trasmissione della luce per l’illuminazione <strong>di</strong>urna;


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

132<br />

⋅<br />

⋅<br />

Tenuta all’acqua e all’aria;<br />

Resistenza alle effrazioni.<br />

In questa sede ci interessa solamente stu<strong>di</strong>are il comportamento termico, acustico ed<br />

illuminotecnico lasciando lo stu<strong>di</strong>o delle proprietà meccaniche ad altri insegnamenti.<br />

La norma UNI 7979/79 in<strong>di</strong>ca la procedura <strong>di</strong> calcolo della trasmittanza termica degli infissi e le<br />

recenti norme UNI-10344 e 10345 fissano i criteri <strong>di</strong> calcolo della trasmittanza ai sensi del DPR 412/93<br />

e della capacità termica. I nuovi infissi (finestre e/o porte vetrate) hanno certamente migliore tenuta<br />

rispetto ai vecchi modelli 42 e ciò può provocare, in alcuni casi, problemi interni agli ambienti.<br />

In particolare si possono avere fenomeni <strong>di</strong> condensazione del vapore d’acqua presente nell’aria<br />

(umi<strong>di</strong>tà) per mancanza della necessaria ventilazione.<br />

Si ricor<strong>di</strong>, infatti, che il numero <strong>di</strong> ricambi orari d’aria per controllare la formazione della<br />

condensa è funzione della produzione <strong>di</strong> vapore all’interno degli ambienti (persone, macchinari, …) e,<br />

per un bilancio <strong>di</strong> massa dell’ambiente considerato, può essere calcolato tramite la relazione:<br />

p − p nV = G R t + 27315 .<br />

b vi veg i vb i g<br />

ove si ha:<br />

⋅ R v costante del gas per il vapore acqueo, (R=462 J/kgK);<br />

⋅ n numero <strong>di</strong> ricambi orari, (1/h);<br />

⋅ V Volume ambiente, (m³);<br />

⋅ G i produzione me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> vapore all’interno dell’ambiente, (kg/h);<br />

⋅ p ve pressione <strong>di</strong> vapore me<strong>di</strong>a mensile dell’aria esterna (ve<strong>di</strong> UNI-10349 relativa ai dati<br />

climatici), (Pa).<br />

Da questa relazione si ricava il numero <strong>di</strong> ricambi orari minimo per evitare la formazione <strong>di</strong> condensa:<br />

Gi Rv ( ti<br />

+ 273.15)<br />

n =<br />

V p − p<br />

( )<br />

Un moderno infisso a tenuta limita il ricambio d’aria dovuto alle infiltrazioni e pertanto è<br />

possibile avere con<strong>di</strong>zioni termo-igrometriche che possono provocare la condensazione del vapore<br />

acqueo.<br />

I nuovi infissi stagni possono provocare inconvenienti anche nel caso <strong>di</strong> presenza <strong>di</strong> stufe a gas o<br />

<strong>di</strong> impianti a combustione perché, mancando l’aria <strong>di</strong> rinnovo per la combustione chimica del<br />

combustibile, si ha una mancanza <strong>di</strong> ossigeno stechiometrico e quin<strong>di</strong> si hanno pericoli <strong>di</strong> formazione<br />

<strong>di</strong> monossido <strong>di</strong> carbonio (CO) estremamente pericoloso e mortale per l’uomo. Entrambe le sopra<br />

citate problematiche (formazione <strong>di</strong> condensa e pericolo <strong>di</strong> formazione <strong>di</strong> CO) sono state prese in<br />

considerazione dal DPR 412/93 che, me<strong>di</strong>ante la UNI 10350, impone la metodologia <strong>di</strong> verifica <strong>di</strong><br />

formazione della condensa e con il DPR 551/99 e la UNI 7129 impone la presenza <strong>di</strong> aperture <strong>di</strong><br />

ventilazione non vetrate (minimo 0.6 x 0.6 m²) se si hanno impianti a combustione.<br />

Isolamento termico degli infissi<br />

Sappiamo già valutare questa capacità me<strong>di</strong>ante la trasmittanza termica dell’infisso. I valori oggi<br />

ottenibili per i moderni infissi (a vetro camera, con vetri isolanti, …) sono decisamente migliori rispetto<br />

vi<br />

ve<br />

42 Già gli infissi <strong>di</strong> vent’anni fa non avevano i requisiti imposti dalle nuove norme e pertanto avevano una minore<br />

tenuta sia alle infiltrazioni che ai <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti termici.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

133<br />

a quelli dei vecchi infissi: basta considerare che si è passati da K = 7.5 W/m²K a circa 3 W/m²K per<br />

vetro camera normale e circa 2 W/m²K per vetro camera con proprietà selettive.<br />

Vale la pena <strong>di</strong> osservare che questi valori <strong>di</strong> trasmittanza, pur ridotti rispetto al vetro singolo<br />

normale, sono ancora elevati rispetto a quelli ottenuti per pareti isolate (0,3÷0,6 W/m²K) e pertanto 1<br />

m² <strong>di</strong> superficie vetrata <strong>di</strong>sperde quanto 5÷15 m² <strong>di</strong> parete opaca. Ciò coniglia <strong>di</strong> limitare al massimo la<br />

superficie delle finestre vetrate anche in considerazione dei problemi <strong>di</strong> sovra illuminazione <strong>di</strong>urna che<br />

le pareti vetrate possono provocare.<br />

La norma UNI 10345 e UNI 10344 riportano la metodologia da seguire per calcolare la<br />

trasmittanza <strong>di</strong> un componente vetrato: occorre tenere conto, infatti, non solo della superficie vetrata<br />

ma anche della superficie del telaio e della sua trasmissione termica. Per questo motivo i nuovi infissi <strong>di</strong><br />

produzione industriale recano un certificato <strong>di</strong> conformità al modello depositato e sperimentato in<br />

laboratorio e nel quale è in<strong>di</strong>cato il valore della trasmittanza certificata.<br />

Isolamento acustico<br />

Un infisso deve presentare anche una buona capacità <strong>di</strong> isolamento acustico fra l’ambiente<br />

interno e quello esterno. Questa è oggi importantissima al fine del raggiungimento del benessere<br />

acustico negli ambienti costruiti anche a causa <strong>di</strong> un elevato inquinamento acustico ambientale.<br />

Il parametro <strong>di</strong> riferimento per l’isolamento acustico è il potere fonoisolante R definito dalla<br />

relazione:<br />

1 Wi<br />

R = 10Log = 10Log<br />

t W<br />

essendo:<br />

⋅ t il fattore <strong>di</strong> trasmissione;<br />

⋅ W i la potenza incidente, W/m²;<br />

⋅ W t la potenza trasmessa, W/m².<br />

Si ricorda qui che il territorio è sud<strong>di</strong>viso in zone acustiche (ve<strong>di</strong> Volume 2°) per le quali si hanno<br />

i seguenti valori dei limiti massimi del livello sonoro equivalente (Leq.A) relativi alle destinazione d'uso<br />

del territorio <strong>di</strong> riferimento:<br />

Classi <strong>di</strong> destinazione d'uso del territori Tempi <strong>di</strong> riferimento<br />

Diurno Notturno<br />

I) Aree particolarmente protette 50 40<br />

II) Aree prevalentemente residenziali 55 45<br />

III) Aree <strong>di</strong> tipo misto 60 50<br />

IV) Aree <strong>di</strong> intensa attività umana 65 55<br />

V) Aree prevalentemente industriali 70 60<br />

VI) Aree esclusivamente industriali 70 70<br />

Tabella 37: Zone Acustiche<br />

Gli infissi vengono classificati secondo le curve <strong>di</strong> Figura 51 e la classe prestazionale è data dalla<br />

seguente Tabella 38.<br />

t


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

134<br />

R, dB<br />

50<br />

45<br />

40<br />

35<br />

30<br />

25<br />

R3<br />

R2<br />

R1<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

125 250 500 1000 2000 4000<br />

Frequenza Hz<br />

Figura 51: Classificazione acustica degli infissi<br />

ZONA DI RUMORE<br />

Leq < 65 dBA Leq < 70 dBA Leq < 75 dBA Leq > 75 dBA<br />

TIPO DI LOCALE<br />

CLASSE DI PRESTAZIONE<br />

Stanze con Leq < 30 dBA R1-R2 R2 R2-R3 R3<br />

Stanze con 30 < Leq < 35 dBA R1 R1-R2 R2 R3<br />

Stanze con 35 < Leq < 45 dBA R1 R1 R1-R2 R3<br />

Tabella 38: Classe <strong>di</strong> prestazione acustica degli infissi<br />

La scelta del tipo <strong>di</strong> infisso deve essere congruente con la zona acustica nella quale si trova<br />

l’e<strong>di</strong>ficio.<br />

Permeabilità all’aria<br />

Una importante proprietà degli infissi è la permeabilità all’aria, cioè la quantità <strong>di</strong> aria (in m³/h)<br />

che attraversa una finestra per effetto della <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione fra interno ed esterno. La<br />

permeabilità all’aria è riferita alla superficie apribile (m³/m²h) o al perimetro del giunto apribile (m³/mh).<br />

Le prove sono effettuate con una pressione <strong>di</strong> 100 Pa (equivalenti a 10.2 mm c.a.) pari alla<br />

pressione <strong>di</strong> un vento alla velocità <strong>di</strong> 46 km/h. La permeabilità all’aria viene classificata secondo la<br />

seguente Tabella 39:<br />

CLASSE<br />

PERDITA MASSIMA A 100 Pa<br />

A1<br />

A2<br />

A3<br />

50 m³/m²h<br />

20 m³/m²h<br />

7 m³/m²h<br />

Tabella 39: Classi <strong>di</strong> permeabilità all’aria degli infissi<br />

La scelta della classe degli infissi deve essere effettuata in base alla zona <strong>di</strong> vento 43 del sito<br />

secondo la seguente Tabella 40.<br />

43 Si veda quanto in<strong>di</strong>cato per la Legge 10/91.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

135<br />

Zona <strong>di</strong> vento Campagna aperta Periferia città Centro urbano<br />

A A1 A1 A1<br />

B A1 A1-A2 A1-A2<br />

C A2 A2-A3 A2-A3<br />

D A1-A2 A2-A3 A2-A3<br />

E A2-A3 A2-A3 A2-A3<br />

F A2 A2-A3 A2-A3<br />

Tabella 40: Scelta del tipo <strong>di</strong> infisso in funzione della zona <strong>di</strong> vento<br />

In ogni caso, in mancanza <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cazioni certe sulla zona <strong>di</strong> vento, è sempre bene richiedere<br />

almeno la classe A2.<br />

Tenuta all’acqua<br />

Questa proprietà è data dalla capacità <strong>di</strong> bloccare il passaggio dell’acqua dall’esterno verso<br />

l’interno. Essa è data dal valore della pressione esterna che provoca la penetrazione dell’acqua. Si ha la<br />

seguente classificazione:<br />

Classe<br />

Pressione esterna, PE (Pascal)<br />

E1 50÷150<br />

E2 150÷300<br />

E3 300÷500<br />

E4 >500<br />

Tabella 41: Classificazione della tenuta all’acqua degli infissi<br />

8.9 EFFETTI DELLA MASSA SUPERFICIALE<br />

Il DLgs 192/05 e il D.Lgs 311/06 pomgono attenzione sugli effetti della massa superficiale<br />

sull’andamento della temperatura interna degli ambienti durante il periodo estivo.<br />

La massa superficiale è data dal prodotto della densità (o della densità apparente per mezzi non<br />

omogeneri) per lo spessore dell’elemento (parete esterna, soffitto, pavimento,….). Il valore limite<br />

in<strong>di</strong>cato dalle norme vigenti è <strong>di</strong> 230 kg/m².<br />

Per valori inferiori occorre <strong>di</strong>mostrare che non si hanno surriscaldamenti ulteriori rispetto al caso<br />

con massa superficiale <strong>di</strong> 230 kg/m².<br />

Questo parametro risulta anche molto importante, oltre che per i requisiti termici delle pareti,<br />

anche per i requisiti acustici degli e<strong>di</strong>fici potendosi <strong>di</strong>mostrare (ve<strong>di</strong> l’Acustica Applicata) che da esso<br />

<strong>di</strong>pende anche il potere fono isolante delle pareti.<br />

In genere i costruttori <strong>di</strong> componeti e<strong>di</strong>lizi forniscono dati relativi sia alle caratteristiche termiche<br />

che a quelle acustiche. Ad esempio nella Tabella 42, Tabella 43 e Tabella 44 si hanno alcuni dati forniti<br />

da costruttori <strong>di</strong> laterizi per pareti semplici e per solai. Si osservi come la massa superficiale (qui<br />

in<strong>di</strong>cata, in alternativa, come densità superficiale) vari moltissimo assumendo valori spesso inferiori al<br />

valore limite <strong>di</strong> 230 kg/m².<br />

L’importanza della massa superficiale è facilmente intuibile da quanto precedentemente esposto<br />

sul transitorio termico degli e<strong>di</strong>fici e in particolare sulla costante <strong>di</strong> tempo τ=RC che <strong>di</strong>pende<br />

fortemente dalla massa totale dell’e<strong>di</strong>ficio.<br />

In effetti molto della risposta termica degli e<strong>di</strong>fici è caratterizzato dalla tipologie delle pareti<br />

esterne (ed in parte anche <strong>di</strong> quelle interne). Si vuole qui fare un esempio per pareti tipiche della Sicilia<br />

orientale del tipo ad intercape<strong>di</strong>ne con isolamento interno.<br />

Si abbia una parete del tipo in<strong>di</strong>cato in Figura 52: doppio strato <strong>di</strong> fortai (spessore 12 e 8 cm) con<br />

strati <strong>di</strong> intonaco <strong>di</strong> 2 cm esterno ed interno ed isolante <strong>di</strong> 6 cm interno agli strati.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

136<br />

Figura 52: Parete a doppio strato con isolante in tercape<strong>di</strong>ne<br />

Ve<strong>di</strong>amo quali risultati si ottengono dall’analisi del transitorio esistivo (sui meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> calcolo si<br />

veda nel prosieguo quanto detto per il con<strong>di</strong>zionamento estivo).<br />

I dati in forma tabellare sono riportati in Tabella 45 ed in forma grafica in Figura 53.ove sono<br />

rappresentate sia l’andamento della temperatura esterna per esposizione ad est che gli andamenti delle<br />

temperature delle superfici interna ed esterna della parete.<br />

Il calcolo qui effettuato non tiene conto delle altre pareti che costituiscono l’ambiente e si limita<br />

solo a considerare il transitorio termico sulla parete considerata. Ciò, ovviamente, fornisce egualmente,<br />

per estrapolazione, un’idea sull’influenza esercitata sulla temperatura interna degli ambienti.<br />

Possiamo senza dubbio affermare che esiste una correlazione stretta fra la temperatura<br />

superficiale interna <strong>di</strong> una parete e la temperatura interna dell’ambiente confinato.<br />

No si appron<strong>di</strong>sce qui lo stu<strong>di</strong>o sui ritar<strong>di</strong> fra onda <strong>di</strong> temperatura esterna e <strong>di</strong> temperatura<br />

superficiale interna della parete in esame.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

137<br />

Tabella 42: Dati caratteristici per pareti semplici


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

138<br />

Tabella 43: Dati caratteristici per pareti doppie


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

139<br />

Tabella 44: Dati caratteristici per solai<br />

Tabella 45: Risultati del transitorio estivo della parete <strong>di</strong> Figura 52


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

140<br />

Figura 53: Andamento delle temperature superficiali per la parete <strong>di</strong> Figura 52 esposta ad est<br />

La stessa parete esposta a sud darebbe i risultati in<strong>di</strong>cati in Figura 54: si osservi come la<br />

temperatura interna è leggermente inferiore al caso precedente mentre la temperatura esterna <strong>di</strong> parete è<br />

sensibilmente costante.<br />

Figura 54: Parete <strong>di</strong> Figura 52 ma esposta a sud


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

141<br />

Si supponga ora <strong>di</strong> eliminare l’isolante termico <strong>di</strong> 6 cm posto all’interno dell’intercape<strong>di</strong>ne: si ha<br />

ora la situazione <strong>di</strong> Figura 55.<br />

Figura 55: Parete a doppio starto con intercape<strong>di</strong>ne ma senza isolante<br />

Adesso i risultati per parete esposta a sud sono riportati in.Figura 56.<br />

Figura 56: Risulati per parete <strong>di</strong> Figura 55 esposta a sud<br />

La temperatura superficiale esterna ed interna è aumentata sensibilmente, come si può osservare<br />

dal confronto della Figura 56 con la Figura 54.<br />

Si supponga ora <strong>di</strong> sostituire, nella parete con intercape<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Figura 55, il <strong>primo</strong> strato in laterizi<br />

da 12 cm con uno strato <strong>di</strong> blocchi <strong>di</strong> calcare da 12 cm.<br />

I risulttai per parete esposta a sud sono riportati in Figura 58 dove, per confronto con i risultati<br />

precedenti, si può osservare un beneficio nella riduzione delle temperature superficiali rispetto a quanto<br />

riportato in Figura 56.<br />

In definitiva una buona scelta della stratigrafia delle pareti esterne può apportare notevoli benefici<br />

sul surriscaldamento degli e<strong>di</strong>fici.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

142<br />

Figura 57: Parete con intercape<strong>di</strong>ne ed uno strato in calcare<br />

Figura 58: Risultati della simulazione stiva con parete <strong>di</strong> Figura 57 ersposta a sud.<br />

Si abbia adesso una parete a singolo strato formata da un laterizio da 25 cm con due strati <strong>di</strong><br />

intonaco da 2,5 cm per lato, come in<strong>di</strong>cato in Figura 59.<br />

Figura 59: Parete con singolo strato <strong>di</strong> laterizio da 25 cm e inonaco d 2,5 cm ai due lati<br />

I risultati del transitorio estivo sono riportati in Figura 60 e <strong>di</strong>mostrano in incremento delle<br />

temperature superficiali rispetto ai casi precedenti.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

143<br />

Figura 60: Risultati del transitorio della parete <strong>di</strong> Figura 59 esposta a sud<br />

Se ora sostituiamo il laterizio da 25 cm con roccia calcarea da 25 cm si ha la stratigrafia riportata<br />

in Figura 61:<br />

Figura 61: Parete don calcare da 25 cm ed intonaci ai lati da 2,5 cm<br />

I risultati della simulazione estiva sono riportati in Figura 62. Sono ben visibili i benefici dovuta<br />

alla massa superficiale della parete in calcare rispetto ai casi precedenti.<br />

Possiamo concludere le analisi qui svolte osservando come le pareti pesanti (e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> maggiore<br />

massa superficiale a pari spessore) comportano una risuzione del surriscaldamento degli e<strong>di</strong>fici rispetto<br />

alle pareti più leggere e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> minore massa superficiale. Si aggiunga ancora che una parete leggera<br />

produce uno sfasamento ridotto mentre una parete più pesante produce uno sfasamento maggiore fra<br />

l’onda termica esterna e quella superficiale interna, come può osservarsi dalle precedenti figure.<br />

Questa semplice ma importante osservazione deve essere tenuta in grande considerazione dai<br />

progettisti architettonici nella scelta delle pareti esterne.<br />

Inoltre tale delicata ed importante funzione non è delegabile ad altre figure professionali né può<br />

essere l’impiantista a dare corpo alle semplici doppuie linee che spesso caratterizzano le murature<br />

esterne degli e<strong>di</strong>fici.<br />

E’ comunque possibile una collaborazione stretta fra progettista architettonico e progettista degli<br />

impianti per ottimizzare le scelte in modo consapevole.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

144<br />

Figura 62: Risultati della simulazione per parete <strong>di</strong> Figura 61 esposta a sud<br />

8.10 CARATTERISTICHE TERMICHE DINAMICHE DELLE STRUTTURE<br />

Ai fini dello stu<strong>di</strong>o del transitorio termico e per la valutazione delle caratteristiche termiche<br />

<strong>di</strong>namiche si utilizzano i meto<strong>di</strong> in<strong>di</strong>cati dalla norme UNI-EN 832 “Calcolo del fabbisogno <strong>di</strong> energia per il<br />

riscaldamento” e UNI-EN 13786 “ Caratteristiche termiche <strong>di</strong>namiche – Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> calcolo”. Si seguirà il<br />

simbolismo in<strong>di</strong>cato in quste norme.<br />

In con<strong>di</strong>zioni transitorie i concetti usuali <strong>di</strong> resistenza termica stazionaria, <strong>di</strong> ammettenza termica<br />

stazionaria e <strong>di</strong> capacità termica stazionaria debbono essere rivisti poiché, come più volte si è detto e<br />

come si vedrà ancora nel prosieguo, non sono più vali<strong>di</strong> essendo riferiti alle con<strong>di</strong>zioni stazionarie.<br />

E’ intuibile, anche alla luce <strong>di</strong> quanto in<strong>di</strong>cato in precedenza sul comportamento in regime<br />

perio<strong>di</strong>co stabilizzato, che una parete e gli strati che la compongono introducono uno smorzamento<br />

dell’aonda termica incidente alle varie profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> penetrazione ed uno sfasamento. In definitiva si ha<br />

un comportamento capacitivo, derivante dalla capacità termica degli strati, che <strong>di</strong> fatto produce un<br />

ritardo dell’onda termica all’interno degli strati. Per questo motivo si utilizza la notazione complessa<br />

delle variabili in gioco (ve<strong>di</strong> lo stesso argomento trattato nel corso <strong>di</strong> Fisica Tecnica) per avere un<br />

formalismo più semplice e compatto. La <strong>di</strong>stribuzione della temperatura all’interno <strong>di</strong> uno strato <strong>di</strong><br />

materiale omogeneo soggetto ad flusso termico mono<strong>di</strong>mensionale è data dalla soluzione dell’equazione<br />

della conduzione che possiamo scrivere nella forma:<br />

2<br />

∂ θ ρc<br />

∂θ<br />

=<br />

2<br />

∂x<br />

λ ∂t<br />

ove θ è la temperatura, x la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> propagazione del flusso e t il tempo.<br />

Supponendo per semplicità <strong>di</strong> avere una forzante <strong>di</strong> temperatura esterna <strong>di</strong> tipo sinusoidale si può<br />

in<strong>di</strong>care in forma complessa nella forma, per il generico strato n:<br />

( ) ˆ 1<br />

( ) ˆ jωt<br />

cos<br />

ˆ − jωt<br />

θn t = θn + θn ωt + ψ = θn + ⎡θ + ne + θ−ne<br />

⎤<br />

2 ⎣<br />


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

145<br />

Analogamente per il flusso termico si ha:<br />

( ) ˆ 1<br />

( ) ˆ jωt<br />

φ cos<br />

ˆ<br />

n<br />

t = φn + φn ωt + ϕ = φn + ⎡φ+ ne + φ−ne<br />

2 ⎣<br />

Ove θ<br />

n<br />

e φ<br />

n<br />

soni i valori me<strong>di</strong> della temperature e del flusso termico,<br />

ˆn<br />

θ e<br />

ˆn<br />

φ rappresentano<br />

l’ampiezza delle variazioni <strong>di</strong> temperatura e flusso termico, ω è la frequenza angolare delle variazioni ed<br />

infine si è posto:<br />

ˆ ˆ ± jψ<br />

θ = θ e<br />

ˆ φ<br />

+ n<br />

+ n<br />

n<br />

= ˆ φ e<br />

Viene definita profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> penetrazione perio<strong>di</strong>ca la profon<strong>di</strong>tà alla quale l’ampiezza delle variazioni <strong>di</strong><br />

temperatura è ridotta <strong>di</strong> un fattore e (numero <strong>di</strong> Nepero) in un materiale omogeneo <strong>di</strong> spessore infinito<br />

soggetto a variazioni sinusoidali <strong>di</strong> temperatura sulla sua superficie, cioè si ha:<br />

n<br />

± jφ<br />

λT<br />

δ = d [119]<br />

ρπ c<br />

Con ρ e c densità e calore specifico del mezzo.<br />

Nell’ambito della notazione complessa sin qui utilizzata si definisce matrice <strong>di</strong> trasferimento termico<br />

una matrice che mette in relazione le ampiezze complesse della temperatura e del flusso termico su un<br />

lato <strong>di</strong> uno strato con le ampiezze complesse della temperatura e d el flusso termico sull’altro lato, cioè:<br />

⎛ ˆ θ ⎞<br />

2<br />

⎛ Z11 Z ˆ<br />

12 ⎞ ⎛θ<br />

⎞<br />

1<br />

= ⎜ ⎟i [120]<br />

⎜ qˆ<br />

⎟ Z<br />

2 21<br />

Z ⎜<br />

22 qˆ<br />

⎟<br />

⎝ ⎠ ⎝ ⎠ ⎝ 1 ⎠<br />

Gli elementi della matrice sono numeri complessi. Posto:<br />

d<br />

ξ =<br />

δ<br />

con δ dato dalla [119] e d lo spessore dello strato. Posto ancora:<br />

z = ξ + jξ<br />

Si hanno le seguenti espressioni:<br />

11 22<br />

12<br />

21<br />

( )<br />

( z)<br />

Z = Z = cosh z<br />

Z<br />

Z<br />

d ⋅sinh<br />

= −<br />

λ ⋅ z<br />

λ ⋅ z ⋅sinh<br />

=<br />

d<br />

Applicando le regole matriciali è possibile calcolare qualunque grandezza della [120].<br />

Se la parete è costuita da più strati allora ma matrice <strong>di</strong> trasferimento complessiva è data dal prodotto<br />

delle matrici <strong>di</strong> trasferimento dei singoli strati. Se lo strato j-mo è uno strato liminare o uno strato d’aria<br />

la sua matrice <strong>di</strong> traferimento è data da:<br />

⎛1<br />

R j ⎞<br />

⎜ ⎟<br />

⎝0 1 ⎠<br />

( z)<br />

− jωt<br />

Si definiscono ammettenze termiche le seguenti espressioni, per lo strato interno:<br />

Z11<br />

−1<br />

Y11<br />

=<br />

Z<br />

12<br />

⎤<br />


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

146<br />

e per lo strato esterno:<br />

Il fattore <strong>di</strong> decremento è dato dalla relazione:<br />

f =<br />

Y<br />

22<br />

Z22<br />

−1<br />

=<br />

Z<br />

12<br />

12<br />

1<br />

Z ⋅U<br />

Essendo U la trasmittanza a regime stazionario della parete.<br />

Le capacità termiche areiche dello strato interno e dello strato esterno sono date da:<br />

C1<br />

T<br />

χ1<br />

= =<br />

A ⎛ 1 ⎞<br />

2π<br />

⋅ Im ⎜ ⎟<br />

⎝ Y11<br />

⎠<br />

C2<br />

T<br />

χ2<br />

= =<br />

A ⎛ 1 ⎞<br />

2π<br />

⋅ Im ⎜ ⎟<br />

⎝ Y22<br />

⎠<br />

Si riporta un esempio <strong>di</strong> caratteristiche termiche <strong>di</strong>namiche per una parete multistrato:<br />

Figura 63: Caratteristiche termiche <strong>di</strong>namiche per una parete multistrato


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

147<br />

Analogamento segue un esempio per una parete monostrato:<br />

Figura 64: Caratteristiche termiche <strong>di</strong>namiche per una parete monostrato<br />

Le analisi riportate nel precedente paragrafo sono anch’esse relative a caratteristiche <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong><br />

pareti multistrato. In esse è possibile vedere il fattore <strong>di</strong> smorzamento e lo sfasamento fra l’onda esterna<br />

e quella sulla superficie interna per ciascun caso.<br />

Osservazioni sulle caratteristiche termiche <strong>di</strong>namiche<br />

Ciò che <strong>di</strong>fferenzia il comportamento in transitorio termico delle pareti (e in generale<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio) dal comportamento in regime stazionario è l’accumulo termico che, nella sua espressione<br />

generale, può essere scritto, secondo il simbolismo utilizzato in questo paragrafo, nella forma:<br />

Accumulo _ termico = m ⋅ ∂θ<br />

c ⋅ p<br />

∂ t<br />

La derivata temporale della temperatura comporta l’introduzione <strong>di</strong> uno sfasamento dell’onda<br />

termica in uscita rispetto all’onda termica in ingresso <strong>di</strong> tipo capacitivo (si ricor<strong>di</strong> che la capacità termica<br />

è data da C= m c p ). La trattazione sopra in<strong>di</strong>cata dalla UNI-EN 13786 deriva dall’analogia termo –<br />

elettrica del fenomeno e pertanto le equazioni sopra scritte richiamano concetti propri della teoria dei<br />

sistemi elettrici e in particolare la notazione me<strong>di</strong>ante numeri complessi rende più semplice la<br />

trattazione del problema.<br />

Regime transitorio negli e<strong>di</strong>fici<br />

Se si considera, tuttavia, che un e<strong>di</strong>ficio è composto da centinai <strong>di</strong> elementi perimetrali esterni ed<br />

interni e che le masse accumulatrici <strong>di</strong> calore possono essere migliaia allora si comprende come il<br />

metodo sopra descritto sia solamente in<strong>di</strong>cativo e valido per sistemi semplici (ad esempio singole pareti<br />

o singoli soffitti o singoli pavimenti) e non per sistemi complessi (quale, ad esempio, una stanza).


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

148<br />

In più si osserva come le equazioni sopra scritte presuppongano l’ipotesi <strong>di</strong> parametri concentrati,<br />

cioè si suppone che le caratteristiche <strong>di</strong> ogni strato siano uniche e che ciascuno strato sia descrivibile<br />

me<strong>di</strong>ante una sola equazione <strong>di</strong> bilancio (o una singola equazione del tipo [120]).<br />

In realtà le cose sono molto più complesse e un modello a parametri <strong>di</strong>stribuiti sarebbe più<br />

in<strong>di</strong>cato: in questo caso ogni singolo strato è descritto da una serie <strong>di</strong> equazioni <strong>di</strong> bilancio per ciascuna<br />

fetta in <strong>di</strong>rezione trasversale al flusso. Se consideriamo una parete allora le con<strong>di</strong>zioni ai bor<strong>di</strong> (in<br />

congiunzione con gli attacchi con le pareti limitrofe) o in corrispondenza ad una <strong>di</strong>scontinuità (ad<br />

esempio una finestra o un pilatro o una trave, ….) sono <strong>di</strong>verse rispetto a quello <strong>di</strong> centro parete. I<br />

ponti termici ne sono un esempio.<br />

Facciamo riferimento ad un singolo ambiente, <strong>di</strong> forma regolare e prismatica, avente quin<strong>di</strong> sei<br />

pareti; il bilancio energetico per ciascuna parete 44 nell’ipotesi regime perio<strong>di</strong> stabilizzato (non<br />

necessariamente <strong>di</strong> tipo sinusoidale) è del tipo:<br />

F<br />

I<br />

m c dT g h S T a c I<br />

i<br />

i i<br />

aiSi<br />

hii KiSi<br />

T<br />

g I f S g K S T T<br />

d<br />

h<br />

h K T T<br />

i i<br />

i ei i e ei<br />

i<br />

i i i vi i i i i t<br />

i<br />

τ = + − +<br />

ei KJ ∑<br />

6 1<br />

−<br />

2<br />

− − −<br />

ii<br />

+<br />

i<br />

a S<br />

ove si sono posti:<br />

0<br />

g 1 i<br />

1 ,<br />

HG<br />

∑ i i<br />

, , b g b ag<br />

i=<br />

1<br />

,<br />

= R S T<br />

per pareti interne,<br />

0<br />

g 2 i<br />

1 per pareti esterne<br />

,<br />

= R S T<br />

per tutte le pareti eccetto il soffitto,<br />

1 per il soffitto<br />

Nell’equazione <strong>di</strong> bilancio sopra scritta si ha anche, per le temperature esterne, la temperatura ariasole<br />

nella forma semplificata data da:<br />

T T a c I i i<br />

= +<br />

as e ei<br />

con il simbolismo:<br />

⋅ a ei fattore <strong>di</strong> assorbimento per le ra<strong>di</strong>azioni solari,<br />

⋅ c i fattore <strong>di</strong> schermatura della parete esterna,<br />

⋅ h ei coefficiente liminare esterno per la generica parete,<br />

⋅ I i ra<strong>di</strong>azione solare sulla generica parete esterna.<br />

Per il bilancio energetico del pavimento si suppone (con grande generalità <strong>di</strong> applicazione) che<br />

questo scambi calore con uno strato seminfinito (strati profon<strong>di</strong> della terra) a temperatura costante e<br />

debolmente variabile nel corso della stagione.<br />

La trasmittanza del pavimenti, K t , è calcolata sempre nell’ipotesi <strong>di</strong> strato semi-infinito. La<br />

temperatura della faccia interna delle pareti è data dalla relazione:<br />

' hiiTa − KiTi<br />

Ti<br />

=<br />

h + K<br />

e quin<strong>di</strong> è funzione della temperatura della faccia esterna T i .<br />

L’equazione <strong>di</strong> bilancio energetico per l’aria dell’ambiente è data dall’equazione:<br />

m c dT 6<br />

a<br />

hii KiSi<br />

d h K K T K T nV c T T S *<br />

Q g K a a<br />

= ∑<br />

− + ρ − + + + ∑ 1,<br />

τ +<br />

T − T<br />

i=<br />

1<br />

ii<br />

ii<br />

h<br />

i<br />

ei<br />

b i i i ag a ab e ag aux i vib a eg<br />

i<br />

44 Qui si considera parete anche il pavimento ed il soffitto per generalità del metodo. L’equazione <strong>di</strong> bilancio, si<br />

vedrà, è scritta in modo da adeguarsi automaticamente al tipo <strong>di</strong> parete esterna.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

149<br />

ove, in aggiunta al simbolismo <strong>di</strong>anzi citati, si ha:<br />

⋅ V <strong>volume</strong> dell’ambiente,<br />

⋅ n numero <strong>di</strong> ricambi orari,<br />

⋅ S * potenza generata all’interno dell’ambiente,<br />

⋅ Q aux Potenza fornita da sorgenti ausiliarie (impianto <strong>di</strong> riscaldamento).<br />

L’ipotesi <strong>di</strong> ambienti <strong>di</strong>saccoppiati può ritenersi valida per regimi lentamente variabili ed ambienti<br />

contigui ad temperatura interna (per esempio per effetto <strong>di</strong> un controllo ambientale me<strong>di</strong>ante impianto<br />

<strong>di</strong> riscaldamento).<br />

Si osservi che si sono supposte le pareti omogenee ed uniformi e pertanto si sono scritte le equazioni<br />

<strong>di</strong> bilancio a parametri concentrati. Se se volesse tenere conto della variabilità della temperatura lungo la<br />

superficie delle pareti e lungo il loro spessore allora si dovrebbero scrivere numerose equazioni<br />

<strong>di</strong>fferenziali per elementi a parametri <strong>di</strong>stribuiti.<br />

Non si vuole qui appesantire l’esposizione con formalismi matematici complessi. E’ importante<br />

comprendere quanto sia <strong>di</strong>verso scrivere equazioni <strong>di</strong> bilancio in regime stazionario rispetto al regime<br />

non stazionario.<br />

Per ciascun ambiente nelle ipotesi suddette si hanno, quin<strong>di</strong>, sette equazioni <strong>di</strong>fferenziali (sei per<br />

le pareti ed una per l’aria interna date nella seguente Tabella 46) che formano un sistema <strong>di</strong> equazioni<br />

<strong>di</strong>fferenziali che, sotto ipotesi 45 non molto limitative, possiamo ritenere a coefficienti costanti, lineari,<br />

del <strong>primo</strong> or<strong>di</strong>ne, non omogeneo.<br />

Come si può ben osservare la non stazionarietà ha notevolmente complicato la scrittura del<br />

bilancio energetico <strong>di</strong> ciascuna parete e dell’aria interna poiché si è dovuto tenere conto dell’accumulo<br />

termico in ciascuno elemento espresso dal termine:<br />

dTi<br />

mici<br />

dτ<br />

dato dal prodotto della capacità termica (m i c i ) per la variazione nel tempo della temperatura<br />

dell’elemento.<br />

La presenza <strong>di</strong> questo termine in ciascuna equazione del sistema <strong>di</strong> bilancio energetico trasforma<br />

ciascuna equazione <strong>di</strong> bilancio da algebrica ad equazione <strong>di</strong>fferenziale, con tutte le complicazioni<br />

matematiche conseguenti. Ecco perchè l’analisi in transitorio termico è molto più complessa dell’analisi<br />

in regime stazionario. La soluzione <strong>di</strong> tanti sistemi <strong>di</strong> equazioni <strong>di</strong>fferenziali del tipo <strong>di</strong> Tabella 46<br />

quanti sono gli amienti <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficio risulta ovviamente molto complessa. Esistono metodologie <strong>di</strong><br />

calcolo, ad esempio il metodo delle traiettorie <strong>di</strong> stato, che consentono <strong>di</strong> riportare il calcolo in forma<br />

semplice ed algebrica rinuncindo ad avere una soluzione analitica generalizzata ma ottenendo solo un<br />

andamento temporale delle temperature per il caso calcolato.<br />

Per il calcolo dei carichi termici estivi, ove le con<strong>di</strong>zioni operative debbono considerarsi <strong>di</strong> tipo<br />

transitorio, esistono meto<strong>di</strong> semplificati che cercano <strong>di</strong> riportare le equazioni <strong>di</strong> bilancio alla forma<br />

canonica del tipo Q= Σ K i S i ∆T i ..<br />

Il Metodo Carrier (del quale si parlerà nel prosieguo) pone i <strong>di</strong>per<strong>di</strong>menti per trasmissione termica<br />

<strong>di</strong> ciascun ambiente, in alanolgia alla forma pratica anzidetta, nella forma apparentemente usuale:<br />

N<br />

Q = ∑ K S ∆T<br />

(121)<br />

trasmessa i i equiv _ i<br />

i=<br />

1<br />

45 In realtà molti dei fattori presenti nelle equazioni <strong>di</strong> bilancio variano con il tempo per effetto<br />

della variazione delle temperature e delle proprietà termofisiche dell’aria. Tener conto <strong>di</strong> questa<br />

piccolissima variabilità vorrebbe <strong>di</strong>re anche appesantire l’algoritmo risolutivo in modo eccessivo e non<br />

giustificabile dai risultati. Quanto si <strong>di</strong>rà, in ogni caso, vale anche per sistemi non lineari e a<br />

coefficienti variabili.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

150<br />

ove ∆T equiv_i è definita come <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura equivalente per la parete i.ma ed è fornita in<br />

forma tabellare in funzione del giorno dell’anno, dell’ora, dell’esposizione della parete, della variazione<br />

<strong>di</strong> temperatura massima fra esterno ed interno e della massa efficace data dalla massa delle pareti<br />

dell’ambiente rapportata alla superficie del pavimento.<br />

Si può osservare che la ∆T equiv_i non coincide con la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura reale fra l’aria<br />

esterna e l’aria interna dell’ambiente.<br />

Esistono vari meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> calcolo per le con<strong>di</strong>zioni non stazionarie. Si rimanda l’approfon<strong>di</strong>mento<br />

ai testi specializzati.<br />

R<br />

S|<br />

T|<br />

F<br />

HG<br />

I<br />

KJ<br />

m c dT g h S T a c I a S<br />

h K S<br />

1<br />

1 1<br />

1 1<br />

i1 1 1<br />

T<br />

g I f S g K S T T<br />

d<br />

h<br />

h K T T<br />

1 1<br />

=<br />

1 1 e1 1 e<br />

+<br />

e1<br />

−<br />

1<br />

+ ∑<br />

, 6 1, 1 1 1 v1 −<br />

2,<br />

1 1 1 1<br />

−<br />

t<br />

−<br />

1<br />

−<br />

τ<br />

e1<br />

i1 +<br />

1<br />

a S<br />

F<br />

HG<br />

m c dT g h S T a c I a S<br />

2<br />

2i<br />

2i<br />

2 2<br />

2 2<br />

=<br />

1, 2 e2 2i e<br />

+<br />

e2<br />

− T2<br />

+ g I f S<br />

v<br />

g K S T<br />

6 ∑ 1, 2 2 2 2<br />

−<br />

2,<br />

2 2 2<br />

dτ<br />

he<br />

2<br />

a S<br />

F<br />

HG<br />

I<br />

KJ<br />

∑<br />

I<br />

KJ<br />

i=<br />

1<br />

i<br />

∑<br />

i<br />

i=<br />

1<br />

i<br />

i<br />

a f a<br />

af<br />

h K S<br />

i2 2 2<br />

a<br />

2<br />

− T −<br />

2<br />

−<br />

h<br />

2<br />

+ K T T<br />

tf a<br />

af<br />

i 2<br />

3<br />

m3c dT<br />

3<br />

= g h S T + a c I a S<br />

− + ∑<br />

h K S<br />

T<br />

g I f S − g K S T − Tt<br />

−<br />

dτ<br />

m4c dT<br />

4<br />

dτ<br />

a f a f<br />

5 5 5<br />

m5c dT<br />

hi<br />

K S<br />

5<br />

= + − + − − −<br />

5<br />

−<br />

dτ<br />

h + K T T<br />

m6c dT<br />

6<br />

dτ<br />

m c dT<br />

a a<br />

dτ<br />

3 3<br />

3 3<br />

i3 3 3<br />

1 3 3 3 3<br />

3 6 1 3 3 3 3 2 3 3 3 3<br />

3<br />

−<br />

h<br />

3<br />

h<br />

3<br />

+ K T T<br />

, e e e<br />

, v ,<br />

a<br />

e<br />

i 3<br />

∑ aiSi<br />

i=<br />

1<br />

F I<br />

4<br />

4 4<br />

4 4<br />

= g1 4h 4S4 T + a<br />

4<br />

−<br />

4<br />

+<br />

HG<br />

c I a S<br />

, e e e<br />

T<br />

he4<br />

KJ<br />

∑<br />

∑<br />

hi4K 4S4<br />

g − − −<br />

−<br />

6 1 4<br />

I4 f4S 4<br />

g2 4K 4S4 T4<br />

T<br />

4<br />

h<br />

4<br />

+ K T T<br />

, v ,<br />

a<br />

tf a<br />

af<br />

i 4<br />

aiSi<br />

i=<br />

1<br />

F I<br />

5<br />

5 5<br />

5 5<br />

g<br />

HG KJ<br />

∑ ∑ 1 5h 5S5 T a c I a S<br />

, e e e5<br />

T5<br />

g<br />

6 1, 5I5 f5S v5 g2,<br />

5K5S5aT5<br />

Ttf a<br />

af<br />

he5<br />

i5 5<br />

aiSi<br />

i=<br />

1<br />

F<br />

6<br />

= g1 6h 6S6 T + a c 6<br />

I I<br />

6<br />

a6S6<br />

hi6K 6S6<br />

, e e e6<br />

− T6<br />

+ g<br />

6 1 6<br />

I6 f6S 6<br />

g2 6K 6S6 T6<br />

T<br />

6<br />

h<br />

6<br />

h<br />

6<br />

K T T<br />

, v<br />

−<br />

,<br />

−<br />

t<br />

−<br />

−<br />

a<br />

HG<br />

e<br />

KJ<br />

a f a f<br />

i<br />

+<br />

6<br />

aiSi<br />

i=<br />

1<br />

h K S<br />

∑ ∑ ∑<br />

a f a f a f<br />

6<br />

a ii i i<br />

1<br />

1 h K K T K T nV c T T S *<br />

= ∑<br />

Q g K T T<br />

i i<br />

−<br />

i a<br />

+ ρ<br />

a a e<br />

−<br />

a<br />

+ +<br />

aux<br />

+<br />

, i vi a<br />

−<br />

e<br />

i=<br />

ii<br />

+<br />

i<br />

Tabella 46: Equazioni <strong>di</strong>fferenziali per un ambiente regolare in regime non stazionario


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

151<br />

9 LA PROGETTAZIONE DEGLI IMPIANTI TECNICI EDILI<br />

La necessità <strong>di</strong> avere impianti all’interno dei moderni e<strong>di</strong>fici è stata ampiamente <strong>di</strong>scussa già a<br />

partire dal corso <strong>di</strong> Climatologia dell’Ambiente Costruito in relazione alle variazioni climatiche esterne<br />

al fine <strong>di</strong> raggiungere e mantenere le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort all’interno degli ambienti.<br />

Nel <strong>volume</strong> sulle Con<strong>di</strong>zioni Ambientale <strong>di</strong> Benessere si sono <strong>di</strong>scusse ampiamente sia le stesse<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere che le conseguenze che si hanno sugli occupanti quando ci si allontana da esse.<br />

In questo ultimo decennio è sempre più sentita l’esigenza <strong>di</strong> una progettazione <strong>di</strong> qualità in senso<br />

lato e sono state emanate norme tecniche (ve<strong>di</strong> la UNI-EN 19000, 19001, 19002, 19003 derivate dalla<br />

analoghe norme ISO 9000) atte a garantire un percorso procedurale che porti ad una progettazione<br />

congruente con le leggi e le norme esistenti, cioè ad una progettazione a regola d’arte.<br />

Nel campo impiantistico la progettazione <strong>di</strong> qualità impone vincoli ancora maggiori che in altri<br />

campi perché, oltre alle norme tecniche e legali, occorre sod<strong>di</strong>sfare anche l’esigenza degli in<strong>di</strong>vidui al<br />

comfort ambientale.<br />

E’ allora necessario raggiungere un sistema <strong>di</strong> qualità negli impianti <strong>di</strong> climatizzazione che non sia<br />

limitato solo al momento iniziale (progettuale) ma anche alla gestione e manutenzione degli stessi<br />

impianti. Ciò è richiesto dalle ultime leggi emanate in materia <strong>di</strong> sicurezza ed uso razionale dell’energia<br />

negli impianti <strong>di</strong> climatizzazione (L. 46/90 del 5/3/90, L. 10/91 del 9/1/91, DPR 224 del 24/5/88<br />

relativo alla responsabilità per danno da prodotto <strong>di</strong>fettoso).<br />

La qualità negli impianti <strong>di</strong> climatizzazione garantisce, in fondo, la sicurezza e l’affidabilità sia agli<br />

operatori (clienti e fornitori) che ai fruitori dei servizi. La progettazione <strong>di</strong> qualità garantisce, inoltre, la<br />

competitività e il guadagno ponendo come obiettivo l’eliminazione degli sprechi e degli errori.<br />

Si vuole qui dare un breve cenno sui richiami legislativi in materia <strong>di</strong> qualità negli impianti.<br />

9.1 PRINCIPALI RICHIAMI LEGISLATIVI: LEGGE 46/90, L. 10/91 46 , DPR 224/88<br />

⋅<br />

Ai fini qui proposti sono evidenziabili, nell’ambito delle leggi sopra in<strong>di</strong>cate:<br />

La tutela del consumatore;<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

L’obiettivo <strong>di</strong> migliorare la qualità della vita nel rispetto dell’ambiente;<br />

L’obbligatorietà della progettazione degli impianti <strong>di</strong> climatizzazione (cioè <strong>di</strong> tutti quelli destinati<br />

alla climatizzazione invernale <strong>di</strong> qualsiasi potenza e destinazione d’uso degli e<strong>di</strong>fici nonché gli<br />

impianti destinati al con<strong>di</strong>zionamento estivo con potenzialità superiore a 42 kW nell’ambito<br />

delle abitazioni civili);<br />

La progettazione e l’esecuzione a regola d’arte delle opere;<br />

La certificazione <strong>di</strong> conformità dei lavori svolti;<br />

L’utilizzo, nella costruzione degli impianti, <strong>di</strong> prodotti certificati;<br />

Il collaudo delle opere realizzate (sole dove è previsto in relazione a leggi specifiche);<br />

La verifica nel tempo degli impianti (solo nelle centrali termiche);<br />

La certificazione energetica dell’e<strong>di</strong>ficio (ancora in attesa del decreto attuativo).<br />

46 Gli aspetti progettuali relativi al risparmio energetico, alla verifica degli isolamenti e sul consumo saranno<br />

sviluppati nel §10.1.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

152<br />

9.2 LA PROGETTAZIONE DI QUALITÀ<br />

E’ opportuno chiederci cosa si può intendere con progettazione <strong>di</strong> qualità alla luce <strong>di</strong> quanto<br />

brevemente sopra esposto. La progettazione <strong>di</strong> qualità ha lo scopo <strong>di</strong> perseguire:<br />

⋅ Il miglioramento della qualità della vita;<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Una maggior sicurezza negli impianti;<br />

Un maggior risparmio energetico;<br />

Un conseguente minor inquinamento ambientale.<br />

Pertanto si può intendere per progettazione <strong>di</strong> qualità un insieme <strong>di</strong> regole che consenti <strong>di</strong><br />

ottenere impianti e sistemi che garantiscano nel tempo il miglior risultato <strong>di</strong> comfort con il minor costo<br />

<strong>di</strong> gestione. Un tale sistema-impianto può, <strong>di</strong> conseguenza, conferire maggior valore (anche<br />

commerciale) alla struttura e al complesso e<strong>di</strong>ficio-impianto relativamente al costo <strong>di</strong> investimento.<br />

La qualità nella progettazione impiantistica deve, pertanto, creare procedure normalizzate che<br />

tendano ad annullare la possibilità <strong>di</strong> errori. Queste procedure possono brevemente essere così<br />

classificate:<br />

Procedure Interne<br />

⋅<br />

Raccolta dei dati <strong>di</strong> progetto;<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Metodologie <strong>di</strong> calcolo;<br />

Esecuzione dei tabulati;<br />

Archiviazione dei dati;<br />

Circolazione delle informazioni;<br />

Stesura dei manuali <strong>di</strong> funzionamento;<br />

Collaudo e gestione<br />

Procedure Esterne<br />

Inter<strong>di</strong>sciplinarietà con stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> progettazione collegati: e<strong>di</strong>li, elettrici, architettonici, …<br />

Verifiche <strong>di</strong> cantiere;<br />

Aggiornamenti dovuti a mo<strong>di</strong>fiche;<br />

Collaudo parziale durante l’esecuzione delle opere;<br />

Collaudo finale con riporto dei dati al fine <strong>di</strong> migliorare il prodotto futuro.<br />

9.3 SCOPO DI UN IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE<br />

Al fine <strong>di</strong> effettuare una buona progettazione occorre avere ben chiaro lo scopo <strong>di</strong> un impianto <strong>di</strong><br />

climatizzazione permanente. Possiamo così riassumerlo:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

153<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Creare e mantenere nel tempo, all’interno degli ambienti, con<strong>di</strong>zioni termoigrometriche <strong>di</strong><br />

comfort 47 in<strong>di</strong>pendentemente dalle con<strong>di</strong>zioni esterne;<br />

Controllare il movimento dell’aria nella zona abitata;<br />

Fornire una buona qualità dell’aria grazie ad adeguati ricambi e ad efficaci filtrazioni;<br />

Evitare infiltrazioni d’aria dall’esterno o migrazioni indesiderate tra ambienti interni;<br />

Riuscire ad essere flessibile sino alla personalizzazione, proprio per garantire il comfort e il<br />

benessere ad un sempre maggior numero <strong>di</strong> soggetti che usufruiscono <strong>di</strong> queste tecnologie;<br />

Garantire accessibilità ed affidabilità per un ottimo rapporto gestionale <strong>di</strong> costi/benefici.<br />

Ciascuna delle azioni sopra in<strong>di</strong>cate richiede una ben precisa scelta progettuale, come si cercherà<br />

<strong>di</strong> evidenziare nel prosieguo.<br />

9.4 PRINCIPALI FASI PER LA REALIZZAZIONE E CONDUZIONE DGLI<br />

IMPIANTI<br />

Per il raggiungimento <strong>di</strong> un prodotto <strong>di</strong> qualità si possono schematizzare, in successione logica e<br />

<strong>di</strong> responsabilità, quattro fasi fondamentali:<br />

⋅ Progettazione<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Installazione<br />

Collaudo<br />

Gestione<br />

9.5 CODIFICAZIONE DELLA TIPOLOGIA IMPIANTISTICA<br />

Con riferimento alla Norma UNI 10339 si possono classificare gli impianti secondo il presente<br />

prospetto:<br />

Posizione Lettera Cifra Significato<br />

1 X - Impianti per climatizzazione<br />

Y - Impianti per termoventilazione<br />

Z - Impianti per ventilazione<br />

2 - 0 Servizio permanente<br />

1 Servizio Invernale<br />

2 Servizio estivo<br />

3 - 0 Funzionamento continuo<br />

1 Funzionamento <strong>di</strong>scontinuo perio<strong>di</strong>co<br />

2 Funzionamento <strong>di</strong>scontinuo aperio<strong>di</strong>co<br />

4 - 0 Trattamento centralizzato<br />

47 Si ricorda che il comfort è legato ad un giu<strong>di</strong>zio da parte degli occupanti quin<strong>di</strong> ad una soggettività della risposta<br />

che non potrà mai essere totale al 100% degli occupanti. Pertanto occorre tener conto delle percentuale <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfatti per<br />

classificare il grado <strong>di</strong> comfort che si intende realizzare.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

154<br />

1 Trattamento centralizzato dell’aria esterna<br />

23 Trattamento locale<br />

Tabella 47: Co<strong>di</strong>ficazione degli Impianti secondo la UNI 10339<br />

Le funzioni da svolgere per le varie tipologie <strong>di</strong> impianto sono le seguenti:<br />

Tipo <strong>di</strong> Impianto<br />

Funzione svolta<br />

Filtrazione Filtrazione opzionale Riscaldamento Raffrescamento Umi<strong>di</strong>ficazione Deumi<strong>di</strong>ficazione<br />

Climatizzazione X X X X X<br />

Climatizzazione invernale X X X X<br />

X X X X<br />

Climatizzazione estiva X X X X<br />

X X X<br />

Termoventilazione X X<br />

Termoventilazione invernale X X X<br />

Termoventilazione estiva X<br />

Ventilazione X X X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

Tabella 48: Funzioni svolte per tipologie <strong>di</strong> impianti<br />

9.6 RICHIESTA DI UN PROGETTO<br />

Si possono avere varie forme <strong>di</strong> richiesta <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> impianti tecnici per l’e<strong>di</strong>lizia e in<br />

particolare:<br />

⋅ Richiesta generica <strong>di</strong> progetto offerta<br />

⋅<br />

⋅<br />

Richiesta in base ad un progetto <strong>di</strong> massima del Committente<br />

Richiesta in base ad un progetto esecutivo del Committente.<br />

Ve<strong>di</strong>amo brevemente quali sono le fasi e gli allegati progettuali necessari.<br />

9.6.1 RICHIESTA GENERICA DI PROGETTO – OFFERTA IMPIANTISTICO<br />

Occorre richiedere al Committente i <strong>di</strong>segni planimetrici, le sezioni e i prospetti dell’e<strong>di</strong>ficio<br />

corredati almeno dalle seguenti in<strong>di</strong>cazioni:<br />

⋅ Orientamenti, situazione topografica, e<strong>di</strong>fici circostanti, presenza <strong>di</strong> piante ad alto fusto,…<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Composizione e caratteristiche delle strutture e dei componenti architettonici necessari ad<br />

in<strong>di</strong>viduare il comportamento termico dell’e<strong>di</strong>ficio quale, ad esempio, le stratigrafie, le ombre<br />

portate da elementi architettonici, le caratteristiche dei vetri utilizzati;<br />

Locali o spazi <strong>di</strong>sponibili per ospitare le apparecchiature che compongono l’impianto e la<br />

posizione <strong>di</strong> eventuali canne fumarie, delle prese d’aria, degli espulsori, degli esalatori, delle<br />

colonne <strong>di</strong> scarico;<br />

Carichi massimi ammissibili delle strutture destinate a sostenere le apparecchiature (in kg/m² o<br />

N/m²);<br />

Posizione degli allacciamenti dei servizi esterni: fognature, energia elettrica, acque <strong>di</strong> rete, gas<br />

naturale, servizi telefonici e telematici, …


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

155<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Destinazione d’uso dei singoli ambienti;<br />

Affollamenti <strong>di</strong> riferimento. In assenza <strong>di</strong> riferimenti certi si adottano gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> affollamento<br />

<strong>di</strong> cui al prospetto VIII dell’Appen<strong>di</strong>ce A della Norma UNI 10339;<br />

Valore <strong>di</strong> potenza termica ceduta all’abitazione dalle eventuali fonti interne <strong>di</strong> calore<br />

(illuminazione, apparecchi elettrici, altre sorgenti, …) previsto nell’arco della giornata;<br />

Dettaglio degli eventuali usi variabili o <strong>di</strong>scontinui (settimanali o saltuari);<br />

Altri elementi rilevanti ai fini del <strong>di</strong>mensionamento degli impianti (ad esempio, le cappe <strong>di</strong><br />

estrazione dell’aria, le sorgenti <strong>di</strong> calore latente <strong>di</strong>verse dalle persone).<br />

9.6.2 RICHIESTA IN BASE AD UN PROGETTO DI MASSIMA DEL COMMITTENTE<br />

Oltre a quanto già in<strong>di</strong>cato nel punto precedente occorre avere il Progetto <strong>di</strong> Massima corredato<br />

dalle seguenti informazioni:<br />

⋅ Capitolato comprendente:<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Tipo <strong>di</strong> impianto prescelto, con riferimento a quanto specificato nella precedenti tabelle (UNI<br />

10399);<br />

Descrizione del suo funzionamento;<br />

Caratteristiche delle principali apparecchiature previste.<br />

Disegni relativi al progetto <strong>di</strong> massima contenenti:<br />

Posizione dell’apparecchiatura e dei <strong>di</strong>spositivi costituenti l’impianto;<br />

Percorsi in<strong>di</strong>cativi delle tubazioni e condotti d’aria;<br />

Schemi <strong>di</strong> principio dell’impianto.<br />

9.6.3 RICHIESTA IN BASE AD UN PROGETTO ESECUTIVO DEL COMMITTENTE<br />

⋅<br />

Occorre avere il progetto esecutivo composto almeno dalle seguenti parti:<br />

Capitolato Speciale d’appalto contenente le in<strong>di</strong>cazioni esposte nel precedente punto e le<br />

modalità <strong>di</strong> collaudo;<br />

⋅<br />

⋅<br />

Specifiche tecniche <strong>di</strong> fornitura e posa in opera dei materiali e delle apparecchiature;<br />

Disegni esecutivi dell’impianto.<br />

In relazione ai termini economici della richiesta d’offerta (a forfait, a ribasso o a rialzo su elenco<br />

prezzi unitari, …) possono essere allegati al progetto esecutivo l’elenco dei prezzi unitari ed il computo<br />

metrico (eventualmente estimativo).<br />

9.7 CONTENUTI DI UN PROGETTO -OFFERTA<br />

La presentazione del Progetto – Offerta in base alla prescrizione <strong>di</strong> cui al §9.6.1 implica la scelta<br />

dei parametri <strong>di</strong> calcolo, dei criteri progettuali e del tipo <strong>di</strong> impianto più adatto a sod<strong>di</strong>sfare le richieste<br />

del Committente. In particolare il Progetto – Offerta deve contenere quanto <strong>di</strong> seguito riportato:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

156<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Una o più tabelle riassuntive:<br />

Dei parametri assunti a base <strong>di</strong> calcolo, tra cui le con<strong>di</strong>zioni interne ed esterne <strong>di</strong> riferimento<br />

nonché le portate <strong>di</strong> aria esterna introdotta e velocità me<strong>di</strong>e dell’aria negli ambienti climatizzati;<br />

Delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> funzionamento delle apparecchiature in corrispondenza del massimo carico<br />

dell’impianto;<br />

Dei massimi valori <strong>di</strong> velocità dell’acqua e dell’aria e delle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico rispettivamente nelle<br />

tubazioni e nei condotti dell’aria.<br />

Relazione tecnica Illustrativa dell’Impianto con in<strong>di</strong>cazione almeno <strong>di</strong>:<br />

⋅ Impianto prescelto, con riferimento a quanto specificato alla norma UNI 10399;<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Caratteristiche funzionali dei principali apparati e componenti: portate e prevalenze <strong>di</strong> pompe e<br />

ventilatori, con<strong>di</strong>zioni termoigrometriche dei trattamenti d’aria, potenze termiche prodotte da<br />

generatori o scambiate in scambiatori <strong>di</strong> calore, potenze elettriche assorbite;<br />

Sistema <strong>di</strong> regolazione automatica con in<strong>di</strong>cazione delle modalità e dei parametri <strong>di</strong><br />

funzionamento (nelle <strong>di</strong>verse stagioni);<br />

Potenza elettrica installata e massima contemporanea e consumi <strong>di</strong> punta dei combustibili e<br />

dell’acqua, relative posizioni <strong>di</strong> consegna.<br />

Disegni descrittivi dell’impianto con le seguenti in<strong>di</strong>cazioni:<br />

Posizioni dei principali componenti ed eventuali interventi strutturali e/o e<strong>di</strong>li richiesti per la<br />

loro collocazione;<br />

Limiti <strong>di</strong> fornitura e caratteristiche degli allacciamenti per combustibili, flui<strong>di</strong> ed energia elettrica<br />

(pressioni, portate, tensioni, potenze elettriche, livelli <strong>di</strong> temperatura, ….)<br />

9.8 DATI DI PROGETTO PER UN IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE<br />

E’ utile pre<strong>di</strong>sporre una scheda <strong>di</strong> raccolta dei dati necessari per la progettazione <strong>di</strong> impianto <strong>di</strong><br />

climatizzazione, ai sensi della UNI 10339. Quanto segue presuppone la conoscenza delle tecniche<br />

progettuali e pertanto se ne consiglia la rilettura solo dopo aver completato una prima lettura degli altri<br />

argomenti. I significati <strong>di</strong> alcuni termini saranno chiari dopo questa lettura.<br />

9.8.1 DATI GEOGRAFICI E TERMOIGROMETRICI ESTERNI<br />

⋅<br />

Località<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Numero dei gra<strong>di</strong> giorno<br />

Zona climatica<br />

Durata giornaliera del periodo <strong>di</strong> riscaldamento, h<br />

Durata giornaliera del periodo <strong>di</strong> funzionamento dell’impianto, h<br />

Durata annuale del periodo <strong>di</strong> riscaldamento, g


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

157<br />

⋅ Valore minimo della temperatura esterna invernale, °C<br />

⋅ Umi<strong>di</strong>tà relativa invernale, %<br />

⋅ Valore me<strong>di</strong>o stagionale della temperatura esterna, °C<br />

⋅ Escursione me<strong>di</strong>a stagionale della temperatura esterna, °C<br />

⋅ Valore massimo della temperatura esterna estiva, °C<br />

⋅ Umi<strong>di</strong>tà relativa estiva, %<br />

⋅ Valore massimo me<strong>di</strong>o della temperatura estiva a base dei calcoli, °C<br />

⋅ Escursione termica giornaliera estiva, °C<br />

9.8.2 COEFFICIENTI DI TRASMITTANZA TERMICA<br />

Per le strutture rilevanti ai fini dei calcoli tecnici occorre <strong>di</strong>sporre dei seguenti dati:<br />

⋅ Trasmittanza del tamponamento esterno, W/m²K<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Trasmittanza dei serramenti esterni, W/m²K<br />

Trasmittanza della copertura, W/m²K<br />

Trasmittanza del pavimento, W/m²K<br />

Trasmittanza dei muri interni, W/m²K<br />

Trasmittanza delle solette interme<strong>di</strong>e, W/m²K<br />

Presenza <strong>di</strong> ombreggiamenti esterni rilevanti<br />

9.8.3 AFFOLLAMENTI NEGLI AMBIENTI<br />

⋅<br />

Affollamento massimo negli ambienti, numero <strong>di</strong> persone presenti costantemente,<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Affollamento massimo, numero <strong>di</strong> persone per unità <strong>di</strong> superficie calpestabile<br />

Calore sensibile emesso per attività moderata, W<br />

Calore latente emesso per attività moderata, W<br />

Attività metabolica estiva, Met<br />

Resistenza termica dell’abbigliamento estivo, Clo<br />

Attività metabolica invernale, Met<br />

Resistenza termica dell’abbigliamento invernale, Clo


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

158<br />

9.8.4 ILLUMINAZIONE ED UTENZE ELETTRICHE<br />

⋅<br />

Carico termico dovuto all’illuminazione, W/m²<br />

⋅<br />

⋅<br />

Carico termico dovuti ad apparecchiature varie, W/m²<br />

Carico termico dovuto ai computer, W/m²<br />

9.8.5 GIORNO DI RIFERIMENTO NEL PROGETTO<br />

⋅<br />

Mese considerato per il carico termico estivo<br />

⋅<br />

⋅<br />

Giorno considerato<br />

Ora considerata<br />

9.8.6 RIABILI INTERNE AI LOCALI CONDIZIONATE<br />

⋅ Temperatura interna invernale, °C (±2 °C)<br />

⋅ Umi<strong>di</strong>tà relativa invernale, % (±5 %)<br />

⋅<br />

Temperatura interna estiva, °C (±1 °C)<br />

⋅ Umi<strong>di</strong>tà relativa estiva, % (±5 %)<br />

⋅<br />

⋅<br />

Velocità dell’aria nella zona occupata, m/s<br />

Rumorosità dovuta all’impianto (metodo NR, NC o RC), dB<br />

⋅ Volumi dei locali dei servizio, m³<br />

9.8.7 VALORI LIMITI NELLA PROGETTAZIONE<br />

Si osservi ancora che, ai fini della corretta progettazione occorre rispettare i seguenti limiti:<br />

⋅ Temperatura me<strong>di</strong>a ra<strong>di</strong>ante delle pareti <strong>di</strong> ±4 °C rispetto alla temperatura ambiente;<br />

⋅ Asimmetrie ra<strong>di</strong>anti verticali, < 5°C<br />

⋅ Asimmetrie ra<strong>di</strong>anti orizzontali, < 10 °C<br />

⋅<br />

⋅<br />

Velocità massima <strong>di</strong> variazione della temperatura a bulbo secco, 1 °C/h<br />

Velocità massima <strong>di</strong> variazione dell’umi<strong>di</strong>tà relativa, 10%/h<br />

⋅ Velocità massima dell’aria considerata con intensità <strong>di</strong> turbolenza, 60%<br />

⋅ Variazione massima del livello sonoro secondo quanto in<strong>di</strong>cato dalla norma UNI 8199/81<br />

⋅<br />

⋅<br />

Voto me<strong>di</strong>o previsto, PMV<br />

Percentuale <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfatti, PPD


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

159<br />

9.8.8 RICAMBI D’ARIA<br />

Per ciascuna zona occorre in<strong>di</strong>care i ricambi d’aria espressi in m³/persona o in Vol/amb/h<br />

9.8.9 MAGGIORAZIONI PER DISPERSIONI<br />

Le maggiorazioni per <strong>di</strong>spersioni sono espresse in forma percentuale delle <strong>di</strong>spersioni basilari<br />

S SO O NO N NE E SE<br />

- 5% 10% 15% 20% 20% 15% 10%<br />

Tabella 49: Maggiorazione delle <strong>di</strong>spersioni per orientamento<br />

9.8.10 MAGGIORAZIONI PER INTERMITTENZA<br />

Le maggiorazioni per intermittenza sono espresse in forma percentuale delle <strong>di</strong>spersioni <strong>di</strong> base.<br />

9.8.11 DATI PER IL DIMENSIONAMENTO DELLE APPARECCHIATURE PER LA<br />

CLIOMATIZZAZIONE/RISCALDAMENTO<br />

⋅ Temperatura del fluido caldo dell’unità <strong>di</strong> trattamento aria, °C<br />

⋅ Temperatura fluido freddo del con<strong>di</strong>zionatore dell’aria primaria, °C<br />

⋅ Temperatura del fluido calco del circuito primario degli scambiatori <strong>di</strong> calore, °C<br />

⋅ Temperatura del circuito del ventilconvettori in fase <strong>di</strong> riscaldamento, °C<br />

⋅ Temperatura del circuito del ventilconvettori in fase <strong>di</strong> raffrescamento, °C<br />

⋅ Temperatura del fluido caldo con utilizzo del desurriscaldatore del gruppo frigorifero, °C<br />

9.8.12 POTENZE IMPIEGATE ED ASSORBITE DALLE PRINCIPALI<br />

⋅<br />

APPARECCHIATURE<br />

Potenza dei gruppi termici, kW<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Resa dei gruppo termici<br />

Potenza dei refrigeratori, kW<br />

Resa dei refrigeratori<br />

Potenza assorbita dalle CTA, kW<br />

Potenza assorbita dalle pompe <strong>di</strong> circolazione, kW<br />

Potenza assorbita dai ventilatori, kW<br />

Potenza assorbita dai ventilconvettori, kW<br />

Alimentazione elettrica: 380/3/50 + N , 220/1/50 (24 V cc per ausiliari)<br />

Alimentazione gas metano, nm³/h<br />

Pressione <strong>di</strong> alimentazione del gas metano, bar


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

160<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Alimentazione dell’acqua, m³/h<br />

Pressione <strong>di</strong> alimentazione dell’acqua, bar<br />

Motori ad avviamento <strong>di</strong>retto, < 7.5 kW<br />

Motori ad avviamento stella – triangolo, > 7.5 kW<br />

9.9 COLLAUDO DEGLI IMPIANTI TERMICI<br />

Il collaudo <strong>di</strong> un impianto termico deve verificare la conformità e la funzionalità dell’impianto<br />

termico alle specifiche <strong>di</strong> Capitolato Speciale <strong>di</strong> Appalto. In una visione più moderna, anche alla luce<br />

delle recenti tendenze nell’ambito della qualità (ve<strong>di</strong> ISO-EN 29000), si può affermare che il collaudo è<br />

anche una verifica <strong>di</strong> qualità del prodotto intesa come capacità <strong>di</strong> rispondere al dettato <strong>di</strong> una norma o ad un<br />

patto contrattuale.<br />

Per quanto ora affermato scaturisce la necessità (<strong>di</strong>rei anche l’obbligatorietà) <strong>di</strong> precisi riferimenti<br />

normativi progettuali, esecutivi e funzionali. In questi ultimi anni si sta verificando una sorta <strong>di</strong><br />

rinascimento in questo settore anche grazie, e lo si più volte sottolineato, alle norme europee. In genere<br />

le norme sono viste con sospetto dai progettisti poiché sono viste (e in parte lo sono veramente)<br />

limitative della loro libertà e fantasia creativa.<br />

Dai più la norma è vista come sicurezza per gli incompetenti, stimolo per gli esperti, deterrente per i <strong>di</strong>sonesti.<br />

Volendo qui sottolineare solamente gli aspetti positivi si può <strong>di</strong>re che la norma protegge il<br />

committente non esperto perché gli fornisce precise in<strong>di</strong>cazioni sui suoi <strong>di</strong>ritti. Protegge anche<br />

l’installatore dal committente che vuole fare il furbo richiedendo più <strong>di</strong> quanto è nel suo <strong>di</strong>ritto<br />

(soprattutto in mancanza <strong>di</strong> un riferimento contrattuale preciso e dettagliato).<br />

9.9.1 RIFERIMENTI NORMATIVI PER IL COLLAUDO<br />

⋅<br />

I riferimenti normativi per il collaudo <strong>di</strong> impianti termici sono i seguenti:<br />

UNI CTI 5364 del settembre 1976 per gli impianti per civili abitazione;<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

UNI CTI 8854 del 1986 per e<strong>di</strong>fici a<strong>di</strong>biti ad attività artigianali ed industriali.<br />

L. 46/90 sulla sicurezza degli impianti termici ed elettrici negli e<strong>di</strong>fici;<br />

L. 10/91 e sue norma e regolamenti collegati per il risparmio energetico.<br />

Le norme fanno esplicita richiesta <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ficare gli impianti (ve<strong>di</strong> §9.5) e <strong>di</strong> fissare con attenzione<br />

le specifiche progettuali (ve<strong>di</strong> §9.8).<br />

9.9.2 CRITERI COSTRUTTIVI DEGLI IMPIANTI TERMICI<br />

Per una migliore analisi si riporta integralmente quanto previsto dal Capitolato Speciale <strong>di</strong><br />

Appalto per l’installazione <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> riscaldamento e con<strong>di</strong>zionamento, aggiornato alla L.<br />

18/11/1998 n. 415.<br />

PARTE QUINTA - PRESCRIZIONI TECNICHE PER L’ESECUZIONE DI<br />

IMPIANTI DI RISCALDAMENTO E DI CONDIZIONAMENTO<br />

Art. I: DEFINIZIONI GENERALI IMPIANTI<br />

Ferme restando le <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> carattere generale riportate negli articoli precedenti, gli<br />

impianti da realizzare si intendono costruiti a regola d’arte e dovranno pertanto osservare le<br />

prescrizioni del presente capitolato, dei <strong>di</strong>segni allegati, delle norme tecniche dell’UNI e della<br />

legislazione tecnica vigente.<br />

Il progetto esecutivo finale degli impianti, se eseguito dall’Appaltatore, dovrà essere approvato


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

161<br />

dal Committente almeno 90 giorni prima dell’inizio dei lavori relativi e presentato contestualmente<br />

alla campionatura <strong>di</strong> tutti gli elementi; se eseguito dal Committente, dovrà essere consegnato<br />

all’Appaltatore almeno 90 giorni prima dell’inizio dei lavori relativi.<br />

Le caratteristiche <strong>di</strong> ogni impianto saranno così definite:<br />

a) dalle prescrizioni generali del presente capitolato;<br />

b) dalle prescrizioni particolari riportate negli articoli seguenti;<br />

c) dalle eventuali descrizioni specifiche aggiunte come integrazioni o come allegati al presente<br />

capitolato;<br />

d) da <strong>di</strong>segni, dettagli esecutivi e relazioni tecniche allegati al progetto.<br />

Resta, comunque, contrattualmente fissato che tutte le specificazioni o mo<strong>di</strong>fiche apportate<br />

nei mo<strong>di</strong> suddetti fanno parte integrante del presente capitolato.<br />

Tutte le tubazioni od i cavi necessari agli allacciamenti dei singoli impianti saranno compresi<br />

nell’appalto ed avranno il loro inizio dai punti convenuti con le Società fornitrici e, comunque,<br />

dovranno essere portati al cancello d’ingresso del lotto o dell’area <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficazione; tali allacciamenti<br />

ed i relativi percorsi dovranno comunque essere in accordo con le prescrizioni fissate dalla<br />

Direzione dei Lavori e saranno eseguiti a carico dell’Appaltatore.<br />

Restano comunque esclusi dagli oneri dell’Appaltatore i lavori necessari per l’allaccio della<br />

fognatura dai confini del lotto alla rete comunale; in ogni caso l’Appaltatore dovrà realizzare, a sue<br />

spese, la parte <strong>di</strong> rete fognante dai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> ciascuna unità abitativa fino alle vasche o punti <strong>di</strong><br />

raccolta costituiti da adeguate canalizzazioni e pozzetti <strong>di</strong> ispezione con valvole <strong>di</strong> non ritorno ed<br />

un sistema <strong>di</strong> smaltimento dei rifiuti liqui<strong>di</strong> concorde con la normativa vigente.<br />

Art. II: REDAZIONE DEL PROGETTO<br />

Fatta salva l’applicazione <strong>di</strong> norme che impongono una progettazione degli impianti, la<br />

redazione del progetto, <strong>di</strong> cui all’art. 6 della legge 46/90 è obbligatoria per l’installazione, la<br />

trasformazione e l’ampliamento dei seguenti impianti:<br />

a) per gli impianti <strong>di</strong> cui all’art. 1, comma 1, lettera c) della legge 46/90, per le canne fumarie<br />

collettive ramificate, nonché per gli impianti <strong>di</strong> climatizzazione per tutte le utilizzazioni aventi una<br />

potenzialità frigorifera pari o superiore a 40.000 frigorie/ora;<br />

b) per gli impianti <strong>di</strong> cui all’art. 1, comma 1, lettera e) della legge 46/90, per il trasporto e<br />

l’utilizzazione <strong>di</strong> gas combustibili con portata termica superiore a 34,8 kW o <strong>di</strong> gas me<strong>di</strong>cali per uso<br />

ospedaliero e simili, nel caso <strong>di</strong> stoccaggi;<br />

c) per gli impianti <strong>di</strong> cui all’art. 1, comma 1, lettera g) della legge 46/90, qualora siano inseriti<br />

in un’attività soggetta al rilascio del certificato prevenzione incen<strong>di</strong> e comunque quando gli idranti<br />

sono in numero pari o superiore a 4 o gli apparecchi <strong>di</strong> rilevamento sono in numero pari o<br />

superiore a 10.<br />

I progetti devono essere redatti da professionisti, iscritti negli albi professionali, nell’ambito<br />

delle rispettive competenze.<br />

I progetti debbono contenere gli schemi dell’impianto e i <strong>di</strong>segni planimetrici, nonché una<br />

relazione tecnica sulla consistenza e sulla tipologia dell’installazione, della trasformazione o<br />

dell’ampliamento dell’impianto stesso, con particolare riguardo all’in<strong>di</strong>viduazione dei materiali e<br />

componenti da utilizzare e alle misure <strong>di</strong> prevenzione e <strong>di</strong> sicurezza da adottare. Si considerano<br />

redatti secondo la buona tecnica professionale i progetti elaborati in conformità alle in<strong>di</strong>cazioni<br />

delle guide dell’Ente italiano <strong>di</strong> unificazione (UNI).<br />

Qualora l’impianto a base <strong>di</strong> progetto sia variato in opera, il progetto presentato deve essere<br />

integrato con la necessaria documentazione tecnica attestante tali varianti in corso d’opera, alle<br />

quali, oltre che al progetto, l’installatore deve fare riferimento nella sua <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> conformità.<br />

La redazione del progetto per l’installazione, la trasformazione e l’ampliamento degli impianti<br />

<strong>di</strong> cui al comma 1 del presente articolo è obbligatoria al <strong>di</strong> sopra dei limiti <strong>di</strong>mensionali in<strong>di</strong>cati nel<br />

regolamento <strong>di</strong> attuazione <strong>di</strong> cui all’articolo 15 della legge 46/90.<br />

Sono soggetti all’obbligo <strong>di</strong> depositare presso le autorità comunali il progetto corredato della


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

162<br />

relazione tecnica, da re<strong>di</strong>gere secondo le modalità previste dal successivo paragrafo, tutti i<br />

committenti <strong>di</strong> impianti termici costituiti almeno da: generatori <strong>di</strong> calore, rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione e<br />

apparecchi <strong>di</strong> utilizzazione, per gli impianti ad acqua od a fluido <strong>di</strong>atermico; generatore <strong>di</strong> aria<br />

calda o generatore <strong>di</strong> acqua calda con termoventilatore e circuiti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione, per gli impianti ad<br />

aria.<br />

Il progetto è depositato:<br />

a) presso gli organi competenti al rilascio <strong>di</strong> licenze <strong>di</strong> impianto o <strong>di</strong> autorizzazioni alla<br />

costruzione quando previsto dalle <strong>di</strong>sposizioni legislative e regolamentari vigenti;<br />

b) presso gli uffici comunali, contestualmente al progetto e<strong>di</strong>lizio, per gli impianti il cui progetto<br />

non sia soggetto per legge ad approvazione.<br />

Il Comune, all’atto del ricevimento del progetto, rilascia attestazione dell’avvenuto deposito,<br />

convalidando copia della documentazione che rimane al proprietario o possessore dell’impianto, il<br />

quale deve esibirla in sede <strong>di</strong> collaudo o <strong>di</strong> controllo.<br />

Relazione tecnica inerente l’impianto termico<br />

La relazione tecnica da presentare alle autorità comunali deve contenere i seguenti dati:<br />

categoria dell’e<strong>di</strong>ficio (art. 3 del D.P.R. n. 1052/77); <strong>volume</strong> V espresso in m³, definito come nel<br />

decreto; coefficiente volumico C g espresso in kcal/h °C m³ oppure in W/°C m³.: valor e consentito<br />

dalla legge e valore effettivo <strong>di</strong> progetto, calcolato quest’ultimo come in<strong>di</strong>cato al successivo art. 21<br />

del D.P.R. n. 1052/77; potenza termica massima consentita, ricavata dal prodotto C g V(SP[t]),<br />

essendo SP[t] espresso in °C, definito all’art. 21 del D.P.R. n. 1052/77; potenza termica del<br />

generatore, resa al fluido vettore ed espressa in kcal/h oppure in W; componenti della centrale<br />

termica soggetti ad omologazione della A.N.C.C.; descrizione del sistema automatico <strong>di</strong><br />

regolazione e relative curve <strong>di</strong> funzionamento; schema della rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione, completa dei<br />

<strong>di</strong>ametri delle tubazioni e delle sezioni dei canali calcolati e delle caratteristiche delle pompe e dei<br />

ventilatori; in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> un tronchetto flangiato per l’eventuale inserzione <strong>di</strong> un contatore d’acqua<br />

o <strong>di</strong> una flangia tarata per la misura della portata complessiva che attraversa il od i generatori <strong>di</strong><br />

calore; in<strong>di</strong>cazione della coibentazione della rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione per il riscaldamento degli<br />

ambienti e per i servizi igienici e sanitari (tipo e spessore della coibentazione); fabbisogno termico<br />

per singolo ambiente, espresso in kcal/h oppure in W; in<strong>di</strong>cazione dei componenti dell’impianto <strong>di</strong><br />

utilizzazione, che devono risultare omologati dall’A.N.C.C.; elencazione e descrizione delle<br />

caratteristiche dei locali con particolari esigenze termiche e quin<strong>di</strong> passibili <strong>di</strong> deroga rispetto alla<br />

temperatura limite <strong>di</strong> 20°C; giustificazione della p otenza termica necessaria per la produzione<br />

dell’acqua calda per usi igienici e sanitari; rapporto tra il consumo previsto <strong>di</strong> combustibile ed il<br />

<strong>volume</strong> V. Nel caso <strong>di</strong> sostituzione o <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica <strong>di</strong> impianti esistenti, la relazione tecnica deve<br />

contenere la valutazione del consumo <strong>di</strong> combustibile solo per gli impianti <strong>di</strong> potenza termica al<br />

focolare superiore a 100.000 kcal/h (116.000 W).<br />

Art. III: INSTALLAZIONE DEGLI IMPIANTI<br />

Le imprese installatrici sono tenute ad eseguire gli impianti a regola d’arte utilizzando allo<br />

scopo materiali parimenti costruiti a regola d’arte. I materiali ed i componenti realizzati secondo le<br />

norme tecniche <strong>di</strong> sicurezza dell’Ente italiano <strong>di</strong> unificazione (UNI) nonché nel rispetto <strong>di</strong> quanto<br />

prescritto dalla legislazione tecnica vigente in materia, si considerano costruiti a regola d’arte.<br />

Tutti gli impianti realizzati alla data <strong>di</strong> entrata in vigore della legge 46/90 devono essere<br />

adeguati, entro tre anni da tale data.<br />

I materiali e componenti gli impianti costruiti secondo le norme tecniche per la salvaguar<strong>di</strong>a<br />

della sicurezza dell’UNI, nonché nel rispetto della legislazione tecnica vigente in materia <strong>di</strong><br />

sicurezza, si considerano costruiti a regola d’arte.<br />

Nel caso in cui per i materiali e i componenti gli impianti non siano state seguite le norme<br />

tecniche per la salvaguar<strong>di</strong>a della sicurezza dell’UNI, l’installatore dovrà in<strong>di</strong>care nella<br />

<strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> conformità la norma <strong>di</strong> buona tecnica adottata.<br />

In tale ipotesi si considerano a regola d’arte i materiali, componenti ed impianti per il cui uso o


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

163<br />

la cui realizzazione siano state rispettate le normative emanate dagli organismi <strong>di</strong> normalizzazione<br />

<strong>di</strong> cui all’allegato II della <strong>di</strong>rettiva n. 83/189/CEE, se dette norme garantiscono un livello <strong>di</strong><br />

sicurezza equivalente.<br />

3.6. Con riferimento alle attività produttive, si applica l’elenco delle norme generali <strong>di</strong> sicurezza<br />

riportate nell’art. 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 31 marzo 1989, pubblicato<br />

nel supplemento or<strong>di</strong>nario alla Gazzetta Ufficiale n. 93 del 21 aprile 1989.<br />

Per l’adeguamento degli impianti già realizzati alla data <strong>di</strong> entrata in vigore della legge 46/90 è<br />

consentita una sud<strong>di</strong>visione dei lavori in fasi operative purché l’adeguamento complessivo<br />

avvenga comunque nel triennio previsto dalla legge, vengano rispettati i principi <strong>di</strong> progettazione<br />

obbligatoria con riferimento alla globalità dei lavori e venga rilasciata per ciascuna fase la<br />

<strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> conformità che ne attesti l’autonoma funzionalità e la sicurezza.<br />

Art. IV: MANUTENZIONE DEGLI IMPIANTI<br />

Gli impianti con potenza termica al focolare superiore a 50.000 kcal/h (58.000 W) devono<br />

essere muniti <strong>di</strong> un “libretto <strong>di</strong> centrale” (allegato 2 del D.P.R. n. 1052/77), nel quale devono essere<br />

registrate le operazioni <strong>di</strong> manutenzione e <strong>di</strong> controllo.<br />

Per gli impianti esistenti la compilazione iniziale del libretto è effettuata dall’installatore, dal<br />

proprietario o dal conduttore dell’impianto. Per gli impianti nuovi il libretto è compilato inizialmente<br />

dal progettista. Gli elementi da sottoporre a verifica durante la manutenzione sono i seguenti:<br />

ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> combustione; stato delle coibentazioni accessibili; stato e taratura delle regolazioni e<br />

delle apparecchiature <strong>di</strong> controllo. Il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> combustione è valutato con una prova termica<br />

da eseguirsi secondo le modalità in<strong>di</strong>cate nell’allegato 3 del d.P.R. n. 1052/77. Il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />

combustione deve risultare: a) per gli impianti esistenti: non inferiore <strong>di</strong> oltre 15 unità percentuali<br />

rispetto ai valori <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento in<strong>di</strong>cati dal Ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato ;<br />

b) per gli impianti installati dopo l’entrata in vigore del decreto n. 1052/77: non inferiore <strong>di</strong> oltre 5<br />

unità percentuali rispetto al valore in sede <strong>di</strong> omologazione.<br />

Il controllo dell’avvenuta manutenzione deve essere effettuato almeno ogni tre anni, a cura<br />

degli enti locali che potranno anche avvalersi <strong>di</strong> altri organismi aventi specifica competenza<br />

tecnica. L’esecuzione della manutenzione dell’impianto, secondo le <strong>di</strong>sposizioni del regolamento, è<br />

a cura del proprietario dell’immobile o, nel caso <strong>di</strong> condominio, dell’amministratore dello stesso. Il<br />

proprietario deve conservare, insieme al libretto <strong>di</strong> centrale, i libretti d’uso e manutenzione forniti<br />

dai costruttori dei vari componenti dell’impianto.<br />

Art. V: REGOLE TECNICHE DI PREVENZIONE INCENDI (D.M. Interno 19/8/96 all. 12)<br />

Regola tecnica <strong>di</strong> prevenzione incen<strong>di</strong> per la progettazione, costruzione ed esercizio dei locali<br />

<strong>di</strong> intrattenimento e <strong>di</strong> pubblico spettacolo<br />

Impianti <strong>di</strong> produzione calore: gli impianti <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> calore funzionanti a combustibile<br />

solido, liquido e gassoso dovranno essere realizzati nel rispetto delle specifiche normative <strong>di</strong><br />

prevenzione incen<strong>di</strong>.<br />

Impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento e ventilazione: gli impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento e ventilazione<br />

devono essere progettati e realizzati nell’osservanza dei seguenti criteri:<br />

a) Impianti centralizzati - Le unità <strong>di</strong> trattamento dell’aria e i gruppi frigoriferi non possono<br />

essere installati nei locali ove sono ubicati impianti <strong>di</strong> produzione calore. I gruppi frigoriferi devono<br />

essere installati in appositi locali, realizzati con strutture <strong>di</strong> separazione <strong>di</strong> caratteristiche <strong>di</strong><br />

resistenza al fuoco non inferiori a REI 60, aventi accesso <strong>di</strong>rettamente dall’esterno o tramite<br />

<strong>di</strong>simpegno aerato <strong>di</strong> analoghe caratteristiche, munito <strong>di</strong> porte REI 60 dotate <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong><br />

autochiusura.<br />

L’aerazione nei locali dove sono installati i gruppi frigoriferi non deve essere inferiore a quella<br />

in<strong>di</strong>cata dal costruttore dei gruppi stessi, con una superficie minima non inferiore a 1/20 della<br />

superficie in pianta del locale. Nei gruppi frigoriferi devono essere utilizzati come flui<strong>di</strong> frigorigeni<br />

prodotti non infiammabili e non tossici. I gruppi refrigeratori che utilizzano soluzioni acquose <strong>di</strong>


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

164<br />

ammoniaca possono essere installati solo all’esterno dei fabbricati o in locali aventi caratteristiche<br />

analoghe a quelli delle centrali termiche alimentate a gas.<br />

Le centrali frigorifere destinate a contenere gruppi termorefrigeratori ad assorbimento a<br />

fiamma <strong>di</strong>retta devono rispettare le <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> prevenzione incen<strong>di</strong> in vigore per gli impianti <strong>di</strong><br />

produzione calore, riferiti al tipo <strong>di</strong> combustibile impiegato. Non è consentito utilizzare aria <strong>di</strong><br />

ricircolo proveniente da cucine, autorimesse e comunque da spazi a rischio specifico.<br />

b) Condotte - Le condotte devono essere realizzate in materiale <strong>di</strong> classe 0 <strong>di</strong> reazione al<br />

fuoco; le tubazioni flessibili <strong>di</strong> raccordo devono essere <strong>di</strong> classe <strong>di</strong> reazione al fuoco non superiore<br />

a 2. Le condotte non devono attraversare: luoghi sicuri, che non siano a cielo libero; vani scala e<br />

vani ascensore; locali che presentino pericolo <strong>di</strong> incen<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> esplosione e <strong>di</strong> scoppio.<br />

L’attraversamento dei soprarichiamati locali può tuttavia essere ammesso se le condotte sono<br />

racchiuse in strutture resistenti al fuoco <strong>di</strong> classe almeno pari a quella del vano attraversato.<br />

Qualora le condotte attraversino strutture che delimitano i compartimenti, nelle condotte deve<br />

essere installata, in corrispondenza degli attraversamenti, almeno una serranda avente resistenza<br />

al fuoco pari a quella della struttura che attraversano, azionata automaticamente e <strong>di</strong>rettamente da<br />

rivelatori <strong>di</strong> fumo. Negli attraversamenti <strong>di</strong> pareti e solai, lo spazio attorno alle condotte deve<br />

essere sigillato con materiale <strong>di</strong> classe 0, senza tuttavia ostacolare le <strong>di</strong>latazioni delle stesse.<br />

c) Dispositivi <strong>di</strong> controllo - Ogni impianto deve essere dotato <strong>di</strong> un <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> comando<br />

manuale, situato in un punto facilmente accessibile, per l’arresto dei ventilatori in caso d’incen<strong>di</strong>o.<br />

Inoltre, gli impianti a ricircolo d’aria, a servizio <strong>di</strong> più compartimenti, devono essere muniti,<br />

all’interno delle condotte, <strong>di</strong> rivelatori <strong>di</strong> fumo che coman<strong>di</strong>no automaticamente l’arresto dei<br />

ventilatori e la chiusura delle serrande tagliafuoco.<br />

L’intervento dei rivelatori deve essere segnalato nella centrale <strong>di</strong> controllo degli impianti <strong>di</strong><br />

rivelazione e segnalazione automatica degli incen<strong>di</strong>. L’intervento dei <strong>di</strong>spositivi, sia manuali che<br />

automatici, non deve consentire la rimessa in marcia dei ventilatori senza l’intervento manuale<br />

dell’operatore.<br />

d) Impianti localizzati - È consentito il con<strong>di</strong>zionamento dell’aria a mezzo <strong>di</strong> arma<strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>zionatori, purché il fluido refrigerante non sia infiammabile né tossico. È comunque escluso<br />

l’impiego <strong>di</strong> apparecchiature a fiamma libera.<br />

Art. VI: UTILIZZO DI FONTI ENERGETICHE ALTERNATIVE<br />

(l. n. 457/78 art. 56 mo<strong>di</strong>ficato dall’art. 5 d.l. n. 9/82<br />

Nella concessione <strong>di</strong> contributi pubblici per la costruzione <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici residenziali sarà data la<br />

preferenza agli interventi che prevedono l’installazione <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> riscaldamento e <strong>di</strong> produzione<br />

<strong>di</strong> acqua calda alimentati da fonti energetiche non tra<strong>di</strong>zionali. Per i predetti interventi il Comitato<br />

per l’e<strong>di</strong>lizia residenziale può stabilire una elevazione del limite massimo dei costi ammissibili <strong>di</strong> cui<br />

alla lettera n) art. 3 della legge 457/78. Ai fini dell’elevazione del limite massimo <strong>di</strong> costo <strong>di</strong> cui al<br />

comma precedente, si considerano anche gli impianti che siano soltanto parzialmente alimentati<br />

da fonti energetiche non tra<strong>di</strong>zionali, secondo le modalità precisate con deliberazione del CER.<br />

Entro sei mesi dalla data <strong>di</strong> entrata in vigore della legge 457/78, il Comitato per l’e<strong>di</strong>lizia<br />

residenziale provvederà a formare un elenco, da aggiornare ogni biennio, delle fonti energetiche<br />

da considerarsi non tra<strong>di</strong>zionali ai fini dell’applicazione del precedente comma, con l’osservanza<br />

delle norme contro l’inquinamento.<br />

Art. VII: NORME PER IL CONTENIMENTO DEL CONSUMO DI ENERGIA (legge 10/91)<br />

Ambito <strong>di</strong> applicazione (art. 25 legge 10/91)<br />

Sono regolati dalla legge 10/91 i consumi <strong>di</strong> energia negli e<strong>di</strong>fici pubblici e privati, qualunque<br />

ne sia la destinazione d’uso, nonché, me<strong>di</strong>ante il <strong>di</strong>sposto dell’articolo 31 della legge 10/91,<br />

l’esercizio e la manutenzione degli impianti esistenti.<br />

Nei casi <strong>di</strong> recupero del patrimonio e<strong>di</strong>lizio esistente, l’applicazione del presente titolo è<br />

graduata in relazione al tipo <strong>di</strong> intervento, secondo la tipologia in<strong>di</strong>viduata dall’articolo 31 della


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

165<br />

legge 5 agosto 1978, n. 457.<br />

Progettazione, messa in opera ed esercizio <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici e <strong>di</strong> impianti (art. 26 legge 10/91)<br />

Ai nuovi impianti, lavori, opere, mo<strong>di</strong>fiche, installazioni, relativi alle fonti rinnovabili <strong>di</strong> energia,<br />

alla conservazione, al risparmio e all’uso razionale dell’energia, si applicano le <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> cui<br />

all’articolo 9 della legge 28 gennaio 1977, n. 10, nel rispetto delle norme urbanistiche, <strong>di</strong> tutela<br />

artistico-storica e ambientale. Gli interventi <strong>di</strong> utilizzo delle fonti <strong>di</strong> energia <strong>di</strong> cui all’articolo 1 della<br />

legge 10/91 in e<strong>di</strong>fici ed impianti industriali non sono soggetti ad autorizzazione specifica e sono<br />

assimilati a tutti gli effetti alla manutenzione straor<strong>di</strong>naria <strong>di</strong> cui agli articoli 31 e 48 della legge 5<br />

agosto 1978, n. 457. L’installazione <strong>di</strong> impianti solari e <strong>di</strong> pompe <strong>di</strong> calore da parte <strong>di</strong> installatori<br />

qualificati, destinati unicamente alla produzione <strong>di</strong> acqua calda e <strong>di</strong> aria negli e<strong>di</strong>fici esistenti e<br />

negli spazi liberi privati annessi, è considerata estensione dell’impianto idrico-sanitario già in<br />

opera.<br />

Gli e<strong>di</strong>fici pubblici e privati, qualunque ne sia la destinazione d’uso, e gli impianti non <strong>di</strong><br />

processo ad essi associati devono essere progettati e messi in opera in modo tale da contenere al<br />

massimo, in relazione al progresso della tecnica, i consumi <strong>di</strong> energia termica.<br />

Gli impianti <strong>di</strong> riscaldamento al servizio <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> nuova costruzione, la cui concessione<br />

e<strong>di</strong>lizia sia rilasciata dopo la data <strong>di</strong> entrata in vigore della legge 10/91, devono essere progettati e<br />

realizzati in modo tale da consentire l’adozione <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> termoregolazione e <strong>di</strong><br />

contabilizzazione del calore per ogni singola unità immobiliare.<br />

Negli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> proprietà pubblica o a<strong>di</strong>biti ad uso pubblico è fatto obbligo <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare il<br />

fabbisogno energetico degli stessi favorendo il ricorso a fonti rinnovabili <strong>di</strong> energia o assimilate<br />

salvo impe<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> natura tecnica od economica.<br />

La progettazione <strong>di</strong> nuovi e<strong>di</strong>fici pubblici deve prevedere la realizzazione <strong>di</strong> ogni impianto,<br />

opera ed installazione utili alla conservazione, al risparmio e all’uso razionale dell’energia.<br />

Relazione tecnica sul rispetto delle prescrizioni (art. 28 legge 10/91)<br />

Il proprietario dell’e<strong>di</strong>ficio, o chi ne ha titolo, deve depositare in Comune, in doppia copia<br />

insieme alla denuncia dell’inizio dei lavori relativi alle opere <strong>di</strong> cui agli articoli 25 e 26 della legge<br />

10/91, il progetto delle opere stesse corredate da una relazione tecnica, sottoscritta dal progettista<br />

o dai progettisti, che ne attesti la rispondenza alle prescrizioni della presente legge.<br />

Nel caso in cui la denuncia e la documentazione <strong>di</strong> cui al comma 1 non sono state presentate<br />

al Comune prima dell’inizio dei lavori, il sindaco, fatta salva la sanzione amministrativa <strong>di</strong> cui<br />

all’articolo 34 della legge 10/91, or<strong>di</strong>na la sospensione dei lavori sino al compimento del suddetto<br />

adempimento.<br />

La documentazione <strong>di</strong> cui al comma 1 deve essere compilata secondo le modalità stabilite<br />

con proprio decreto dal Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato.<br />

Una copia della documentazione <strong>di</strong> cui al comma 1 è conservata dal Comune ai fini dei<br />

controlli e delle verifiche <strong>di</strong> cui all’articolo 33 della legge 10/91.<br />

La seconda copia della documentazione, restituita dal Comune con l’attestazione<br />

dell’avvenuto deposito, deve essere consegnata a cura del proprietario dell’e<strong>di</strong>ficio, o <strong>di</strong> chi ne ha<br />

titolo, al Direttore dei Lavori ovvero, nel caso l’esistenza <strong>di</strong> questi non sia prevista dalla<br />

legislazione vigente, all’esecutore dei lavori.<br />

Il <strong>di</strong>rettore ovvero l’esecutore dei lavori sono responsabili della conservazione <strong>di</strong> tale<br />

documentazione in cantiere.<br />

Controlli e verifiche (art. 33 legge 10/91)<br />

Il Comune procede al controllo dell’osservanza delle norme della legge 10/91 in relazione al<br />

progetto delle opere, in corso d’opera ovvero entro cinque anni dalla data <strong>di</strong> fine lavori <strong>di</strong>chiarata<br />

dal Committente.<br />

La verifica può essere effettuata in qualunque momento anche su richiesta e a spese del<br />

Committente, dell’acquirente dell’immobile, del conduttore, ovvero dell’esercente gli impianti.<br />

In caso <strong>di</strong> accertamento <strong>di</strong> <strong>di</strong>fformità in corso d’opera, il sindaco or<strong>di</strong>na la sospensione dei<br />

lavori. In caso <strong>di</strong> accertamento <strong>di</strong> <strong>di</strong>fformità su opere terminate il sindaco or<strong>di</strong>na, a carico del


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

166<br />

proprietario, le mo<strong>di</strong>fiche necessarie per adeguare l’e<strong>di</strong>ficio alle caratteristiche previste dalla legge<br />

10/91. Nei casi previsti dai commi 3 e 4 della stessa legge, il sindaco informa il prefetto per la<br />

irrogazione delle sanzioni <strong>di</strong> cui al paragrafo successivo<br />

Sanzioni (art. 34 legge 10/91)<br />

L’inosservanza dell’obbligo <strong>di</strong> presentazione della documentazione tecnica completa e degli<br />

obblighi conseguenti è punita con la sanzione amministrativa non inferiore a lire un milione e non<br />

superiore a lire cinque milioni.<br />

Il proprietario dell’e<strong>di</strong>ficio nel quale sono eseguite opere <strong>di</strong>fformi dalla documentazione<br />

depositata e che non osserva le <strong>di</strong>sposizioni prescritte dall’art. 27 della legge 10/91è punito con la<br />

sanzione amministrativa in misura non inferiore al 5 per cento e non superiore al 25 per cento del<br />

valore delle opere.<br />

L’installatore e il Direttore dei Lavori che omettono la certificazione <strong>di</strong> cui all’articolo 29 della<br />

legge 10/91, ovvero che rilasciano una certificazione non veritiera nonché il progettista che rilascia<br />

la relazione tecnica non veritiera, sono puniti in solido con la sanzione amministrativa non inferiore<br />

all’1 per cento e non superiore al 5 per cento del valore delle opere, fatti salvi i casi <strong>di</strong><br />

responsabilità penale.<br />

Il collaudatore che non ottempera a quanto stabilito dall’articolo 29 della legge 109/91 è punito<br />

con la sanzione amministrativa pari al 50 per cento della parcella calcolata secondo la vigente<br />

tariffa professionale.<br />

Il proprietario o l’amministratore del condominio, o l’eventuale terzo che se ne è assunta la<br />

responsabilità, che non ottempera a quanto stabilito dall’articolo 31, commi 1 e 2 della legge 10/91,<br />

è punito con la sanzione amministrativa non inferiore a lire un milione e non superiore a lire cinque<br />

milioni. Nel caso in cui venga sottoscritto un contratto nullo ai sensi del comma 4 del medesimo<br />

articolo 31 della legge 10/91, le parti sono punite ognuna con la sanzione amministrativa pari a un<br />

terzo dell’importo del contratto sottoscritto, fatta salva la nullità dello stesso.<br />

L’inosservanza delle prescrizioni <strong>di</strong> cui all’articolo 32 della legge 10/91 è punita con la<br />

sanzione amministrativa non inferiore a lire cinque milioni e non superiore a lire cinquanta milioni,<br />

fatti salvi i casi <strong>di</strong> responsabilità penale. Qualora soggetto della sanzione amministrativa sia un<br />

professionista, l’autorità che applica la sanzione deve darne comunicazione all’or<strong>di</strong>ne<br />

professionale <strong>di</strong> appartenenza per i provve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong>sciplinari conseguenti.<br />

L’inosservanza della <strong>di</strong>sposizione che impone la nomina, ai sensi dell’articolo 19 della legge<br />

10/91, del tecnico responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia, è punita con la<br />

sanzione amministrativa non inferiore a lire <strong>di</strong>eci milioni e non superiore a lire cento milioni.<br />

Provve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> sospensione dei lavori<br />

Il sindaco, con il provve<strong>di</strong>mento me<strong>di</strong>ante il quale or<strong>di</strong>na la sospensione dei lavori, ovvero le<br />

mo<strong>di</strong>fiche necessarie per l’adeguamento dell’e<strong>di</strong>ficio, deve fissare il termine per la<br />

regolarizzazione. L’inosservanza del termine comporta la comunicazione al prefetto, l’ulteriore<br />

irrogazione della sanzione amministrativa e l’esecuzione forzata delle opere con spese a carico del<br />

proprietario.<br />

L’esame attento <strong>di</strong> quanto sopra riportato unitamente ad una corretta progettazione dell’opera<br />

può essere in<strong>di</strong>spensabile per la stesura <strong>di</strong> un buon CSA.<br />

9.9.3 PROCEDURE PER IL COLLAUDO<br />

Le procedure sono numerose e quasi tutte a valle dell’esecuzione dei lavori (in alcuni casi si ha<br />

necessità <strong>di</strong> operare un collaudo in corso d’opera, come ad esempio per il collaudo della tenuta idraulica<br />

delle tubazioni, prove a fuoco, ….).<br />

In genere si possono sintetizzare le seguenti fasi:<br />

⋅ Operazioni precedenti le attività in campo: acquisizione dei documenti riguardanti il progetto,<br />

l’offerta dell’installatore o dell’impresa, il contratto (o i contratti nel caso <strong>di</strong> più imprese), le<br />

certificazioni dei componenti, le <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> conformità rilasciate dall’installatore ai sensi


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

167<br />

della L. 10/91 e L. 46/90, i manuali delle case costruttrici per i componenti più sensibili,<br />

richiedere l’equilibratura delle reti, i capitolati speciali <strong>di</strong> appalto e, se previste, le norme per<br />

l’esecuzione del collaudo;<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Verifica e quantitativa delle opere: me<strong>di</strong>ante visita in cantiere, presenti l’impresa installatrice, il<br />

committente e la <strong>di</strong>rezione lavori, controllare, avendo in mano i progetti esecutivi aggiornati,<br />

l’ubicazione dell’impianto, la scelta dei materiali, la presenza <strong>di</strong> vie <strong>di</strong> fuga e <strong>di</strong> mezzi <strong>di</strong><br />

estinzione degli incen<strong>di</strong> (ve<strong>di</strong> CSA sopra riportato), la presenza <strong>di</strong> vie <strong>di</strong> ventilazione, la<br />

rispondenza degli impianti alle norme CEI, alla L. 46/90 per le protezioni <strong>di</strong> terra, l’esistenza <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> controllo e <strong>di</strong> sicurezza, gli scarichi dei liqui<strong>di</strong> oleosi, dei separatori d’olio, degli<br />

scarichi delle acque <strong>di</strong> impianto, dell’assenza <strong>di</strong> pozzetti a perdere in centrale termica, verifica<br />

dell’inquinamento acustico ai sensi del D.P.C.M. 14/11/97 e D.M. 5/3/98, la presenza <strong>di</strong> tutti i<br />

componenti <strong>di</strong> centrale, lo spessore degli isolamenti termici. E’ opportuno verificare tutte le<br />

voci <strong>di</strong> computo metrico e pre<strong>di</strong>sporre una tabella comparativa.<br />

Prove preliminari: prima del collaudo vero e proprio occorre controllare i circuiti, le <strong>di</strong>latazioni<br />

termiche, verificare le tenute, mettere in funzione la caldaia per un periodo sufficiente al<br />

raggiungimento del regime stazionario;<br />

Prove <strong>di</strong> collaudo definitivo: controllo del funzionamento della centrale termica con la verifica<br />

ai valori <strong>di</strong> progetto eventualmente con le correzioni previste per con<strong>di</strong>zioni esterne <strong>di</strong>verse da<br />

quelle <strong>di</strong> riferimento, controllo delle temperature dei singoli ambienti (prelevate a 1,5 m dal<br />

pavimento. Si ricor<strong>di</strong> che se la temperatura interna non è conforme a quella in<strong>di</strong>cata in contratto<br />

o prevista dalle norme il collaudo può proseguire solo a <strong>di</strong>screzione del Collaudatore), controllo<br />

delle umi<strong>di</strong>tà relative (se ci riferisce ad un impianto <strong>di</strong> climatizzazione), controllo della sicurezza<br />

dell’impianto e <strong>di</strong> tutti i suoi organi, controllo delle norme <strong>di</strong> risparmio energetico (in particolare<br />

della presenza del tronchetto flangiato per la verifica della portata totale del fluido primario e<br />

quin<strong>di</strong> per la verifica della potenzialità effettiva del generatore);<br />

Stesura della relazione <strong>di</strong> collaudo: in essa debbono essere riportati tutti i dati necessari alla<br />

completezza del collaudo, <strong>di</strong> tutte le osservazioni inerenti la rispondenza delle opere al progetto<br />

esecutivo depositato, alla congruenza dei materiali, alla congruenza delle misurazioni e <strong>di</strong> ogni<br />

altra operazione <strong>di</strong> collaudo con i valori limiti progettuali.<br />

In questa sede ci si sta riferendo al collaudo tecnico. In realtà occorre anche procedere al collaudo<br />

amministrativo (che può anche essere <strong>di</strong>sgiunto da quello tecnico) nel quale vengono verificati i costi, la<br />

rispondenza dei mandati con i fon<strong>di</strong> stanziati, etc. Quest’aspetto esula dal presente corso <strong>di</strong> Impianti.<br />

9.10 ELABORATI TECNICO-ECONOMICI PER LA PROGETTAZIONE DEGLI<br />

IMPIANTI<br />

Si è più volte fatto cenno ad un Progetto – Offerta nel quale sono contenuti sia gli aspetti più<br />

propriamente tecnico progettuali (relazioni, calcoli, <strong>di</strong>segni,…) ma anche quelli tecnico economici.<br />

In questi ultimi si intendono tutti i riferimenti <strong>di</strong> costo dei singoli elementi progettuali e in<br />

particolare sono tipici i seguenti elaborati:<br />

⋅ Analisi dei Prezzi Unitari, APU<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Elenco Prezzi Unitari, EPU<br />

Computo metrico estimativo, CME<br />

Lista dei materiali, LM


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

168<br />

⋅<br />

⋅<br />

Elenco Descrittivo dei Materiali, EDM<br />

Computo Metrico ( detto anche non estimativo), CM<br />

Ve<strong>di</strong>amo brevemente <strong>di</strong> descrivere i singoli elaborati sopra in<strong>di</strong>cati.<br />

9.10.1 ANALISI DEI PREZZI UNITARI<br />

L’Analisi dei Prezzi Unitari ha lo scopo <strong>di</strong> determinare i costi in opera <strong>di</strong> ogni singola voce <strong>di</strong><br />

progetto utilizzando:<br />

⋅ I costi elementari delle singole voci, prive <strong>di</strong> trasporto e <strong>di</strong> qualunque altro valore aggiunto;<br />

⋅<br />

⋅<br />

I costi <strong>di</strong> trasporto delle voci a piè d’opera;<br />

I costi <strong>di</strong> posa in opera <strong>di</strong> ogni singola voce utilizzando i costi orari della mano d’opera<br />

<strong>di</strong>sponibili per il periodo temporale <strong>di</strong> progetto 48 .<br />

Per potere effettuare l’analisi del costo <strong>di</strong> una voce <strong>di</strong> progetto occorre conoscere in ogni<br />

dettaglio le metodologie costruttive che saranno utilizzate al momento della posa in opera, i tempi <strong>di</strong><br />

esecuzione, la posizione del cantiere e la <strong>di</strong>stanza dal fornitore in modo da valutare correttamente le<br />

spese <strong>di</strong> trasporto.<br />

In Figura 66 si ha un quadro che elenca alcune voci elementari nel listini Materiali a piè d’opera<br />

(cioè con trasporto incluso fino in cantiere).<br />

Queste voci sono contrad<strong>di</strong>stinte da una sigla (in<strong>di</strong>cata come Articolo), una descrizione sintetica<br />

(due righe) ed una analitica (estesa e completa), l’unità <strong>di</strong> misura (UM), la descrizione del prezzo e il<br />

prezzo a piè d’opera. Nella Figura 68 si ha la lista del Listino Mano d’Opera.<br />

Oggi questi calcoli vengono facilmente effettuati me<strong>di</strong>ante programmi <strong>di</strong> calcolo che velocizzano<br />

moltissimo la lungaggine delle operazioni da effettuare.<br />

Si può osservare come si hanno due sezioni fondamentali: nella sezione superiore si ha la Sigla,<br />

una descrizione sintetica <strong>di</strong> un paio <strong>di</strong> righe, una descrizione analitica completa della voce analizzata,<br />

l’unità <strong>di</strong> misura (UM) e il Prezzo Unitario.<br />

Si possono avere più prezzi unitari per tenere conto <strong>di</strong> varie situazioni contingenti: ad esempio si<br />

hanno prezzi <strong>di</strong>fferenziati per l’Italia del Nord, del Centro e del Sud, si hanno prezzi <strong>di</strong>fferenziati per le<br />

isole o anche per province.<br />

Tutte le volte che esiste una motivazione oggettiva occorre sempre <strong>di</strong>fferenziare il prezzo.<br />

In alcuni paesi europei il prezzo viene definito per il singolo cantiere potendosi avere notevole<br />

<strong>di</strong>fferenza fra un cantiere in città ed uno in montagna o in luoghi con strade poco accessibili.<br />

48 Spesso, per le lungaggini burocratiche tipiche in Italia, si ha un forte ritardo dal momento della progettazione <strong>di</strong><br />

un’opera al momento in cui questa si può finalmente realizzare. Si pensi che il tempo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> cantieramento varia dai tre ai<br />

do<strong>di</strong>ci anni. Ne consegue che i prezzi unitari previsti al momento della progettazione debbono essere quasi sempre rivisti<br />

(Revisione dei Prezzi o Aggiornamento dei Prezzi) al momento dell’esecuzione <strong>di</strong> lavori. Poiché non è possibile a priori sapere<br />

quando l’opera in progettazione sarà realizzata, è opportuno utilizzare i prezzi correnti al momento della progettazione. In<br />

altre Nazioni i tempi <strong>di</strong> cantierazione sono limitati a pochi mesi, tanto che viene richiesta al Progettista una <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong><br />

conformità dei prezzi nel momento dell’esecuzione dei lavori. Questa rapi<strong>di</strong>tà porta, come automatica conseguenza, la<br />

stabilizzazione dei prezzi, la certezza del costo finale dell’Opera e della sua totale realizzazione. In Italia tutto ciò appare<br />

come un miraggio!


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

169<br />

Figura 65: Esempio <strong>di</strong> Analisi dei Prezzi<br />

Figura 66: Esempio <strong>di</strong> voci elementari in un listino<br />

Figura 67: Esempio <strong>di</strong> input dei dati delle voci singole


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

170<br />

Figura 68: Esempio del listino Mano d’Opera<br />

In corrispondenza alla voce del quadro si ha nel quadro inferiore l’analisi. Si osservi come nella<br />

prima colonna si hanno le voci elementari (qui in<strong>di</strong>cate con articolo), la sigla corrispondente (un acronimo<br />

facile da ricordare), una descrizione sintetica (o anche analitica) della voce elementare, il prezzo a piè<br />

d’opera (cioè incluso il trasporto), la quantità prevista e l’importo corrispondente (prodotto della<br />

quantità per il prezzo). La somma della colonna Importo fornisce il prezzo analizzato. In realtà il prezzo<br />

totale viene maggiorato per tenere conto delle Spese Generali (<strong>di</strong> solito variabile fra il 10 e il 15%) e<br />

dell’Utile <strong>di</strong> Impresa (variabile fra il 10 e il 15%). In Figura 69 si ha un esempio <strong>di</strong> valori possibili in un<br />

progetto reale.<br />

Figura 69: Parametri generali <strong>di</strong> calcolo per l’Analisi dei Prezzi Unitari<br />

In Figura 71 si ha un altro esempio per una Unità <strong>di</strong> Trattamento Aria (UTA, <strong>di</strong> cui si parlerà nel<br />

prosieguo) che presenta un’Analisi più complessa (parte inferiore della stessa figura). In questo caso si<br />

ha la presenza del trasporto (non più dal ven<strong>di</strong>tore locale ma dallo stabilimento <strong>di</strong> produzione) <strong>di</strong> mezzi<br />

<strong>di</strong> installazione (gru) e <strong>di</strong> materiale accessorio necessario alla completa posa in opera del <strong>di</strong>spositivo<br />

(tubazione per il collegamento alla rete, guarnizioni, materiale <strong>di</strong> consumo, …..). Inoltre anche la<br />

composizione della squadra tipo è <strong>di</strong>versa avendo anche la presenza <strong>di</strong> operai qualificati. Secondo le<br />

nuove <strong>di</strong>sposizioni relative alla D Lgs 494/96 relativo alla sicurezza nei cantieri <strong>di</strong> lavoro, il costo della<br />

sicurezza 49 deve essere esplicitamente evidenziato nell’analisi. A questi costi non possono essere<br />

applicati riduzioni in sede <strong>di</strong> appalto.<br />

Prezziari Regionali o <strong>di</strong> Riferimento<br />

L’Analisi dei Prezzi Unitari è necessaria quando non sono <strong>di</strong>sponibili prezzi sintetici aventi vali<strong>di</strong>tà<br />

riconosciuta dagli Enti Pubblici. In Sicilia (in virtù dell’autonomia regionale in materia <strong>di</strong> e<strong>di</strong>lizia) esiste<br />

un Prezziario Regionale che contiene un elenco esteso <strong>di</strong> prezzi per le opere e<strong>di</strong>li <strong>di</strong> maggior uso. Questi<br />

prezzi sono riconosciuti dalle Amministrazioni ed anzi è obbligatorio utilizzarli quando le voci <strong>di</strong><br />

progetto sono presenti nel Prezziario.<br />

49 Ad esempio per costruire il ponteggio, per l’uso <strong>di</strong> maschere <strong>di</strong> protezione, <strong>di</strong> occhiali particolari,…. Unitamente<br />

al progetto dell’opera occorre prevedere anche il progetto per la Sicurezza fatto da professionista abilitato a questo tipo <strong>di</strong><br />

progettazione. Gli Allievi Meccanici potranno approfon<strong>di</strong>re quanto qui appena accennato al V Anno con un corso<br />

multi<strong>di</strong>sciplinare che abilita anche alla progettazione per la sicurezza.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

171<br />

In Figura 72 si ha una pagina <strong>di</strong> gestione <strong>di</strong> voci in Elenco regionale. Queste voci, qui viste come<br />

elementari, sono in realtà voci <strong>di</strong> materiali in opera ma senza analisi. In Figura 73 si ha un elenco <strong>di</strong><br />

alcune voci del Prezziario Regionale Siciliano utili per un progetto termotecnico. Il Prezziario Regionale<br />

Siciliano viene aggiornato con cadenza bi-triennale e pertanto i computi metrici vanno sempre riferiti<br />

all’ultimo prezziario regionale <strong>di</strong>sponibile. Non in tutte le regioni si hanno prezziari <strong>di</strong> riferimento: si<br />

ricor<strong>di</strong> che solo nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome <strong>di</strong> Trento e Bolzano si ha<br />

autonomia legislativa in materia <strong>di</strong> e<strong>di</strong>lizia e appalti. Nelle regioni a statuto normale vige la normativa<br />

nazionale che non fa riferimento a listini <strong>di</strong> riferimento. Esistono, tuttavia, pubblicazioni note da<br />

decenni che hanno assunto ormai un valore <strong>di</strong> riferimento riconosciuto a livello nazionale. Ad esempio<br />

il Listino della Camera <strong>di</strong> Commercio <strong>di</strong> Milano contiene un numero notevole <strong>di</strong> prezzi unitari e prezzi ad<br />

opera compiuta che vengono aggiornati trimestralmente e che sono certamente affidabili come prezzi <strong>di</strong><br />

mercato. Va, però, tenuto presente che alcuni prezzi si riferiscono all’Italia del nord.<br />

Per questo motivo alcuni listini <strong>di</strong> più recente pubblicazione (ad esempio quelli del Sole 24 Ore)<br />

riportano, per ciascuna voce, prezzi <strong>di</strong>fferenziati per l’Italia del Nord, centrale, meri<strong>di</strong>onale e per le<br />

isole. Purtroppo le voci impiantistiche in tutti i listini <strong>di</strong> riferimento 50 sono molto poche e quin<strong>di</strong> per la<br />

progettazione degli impianti (termici, idraulici, elettrici, fognari, antincen<strong>di</strong>o,….) occorre <strong>di</strong>mostrare alle<br />

Amministrazioni che richiedono la progettazione dell’opera la vali<strong>di</strong>tà dei prezzi unitari utilizzati nei<br />

calcoli economici me<strong>di</strong>ante l’Analisi dei Prezzi Unitari.<br />

Figura 70: Un elenco <strong>di</strong> listini regionali <strong>di</strong>sponibili<br />

Figura 71: Esempio <strong>di</strong> Analisi Prezzi <strong>di</strong> una voce complessa (in neretto)<br />

50 Esistono dei Listini specifici per tipologia <strong>di</strong> Opere: ad esempio per restauro, per nuove costruzioni, per lavori<br />

stradali, per impianti elettrici, per impianti idrici, per impianti <strong>di</strong> riscaldamento o <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento, …. Purtroppo questi<br />

listini (ve<strong>di</strong> Sole 24 Ore e le pubblicazione del Genio Civile <strong>di</strong> Roma) non sono accettate come riferimento per la Regione<br />

Siciliana. Questi prezzi, tuttavia, possono essere <strong>di</strong> guida ai Progettisti nel pre<strong>di</strong>sporre la loro analisi dei prezzi.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

172<br />

Si fa presente che la preparazione degli elaborati tecnico economici qui descritti richiede spesso<br />

molto più tempo della stessa progettazione tecnica degli impianti.<br />

L’uso <strong>di</strong> programmi elettronici de<strong>di</strong>cati è senza dubbio <strong>di</strong> grande ausilio anche perché questi Cad<br />

consentono <strong>di</strong> memorizzare le analisi dei prezzi in listini che possono poi essere utilizzati per altri<br />

progetti. In pratica si analizzano le voci nuove che non sono mai state analizzate in precedenza.<br />

Figura 72: Esempio <strong>di</strong> listino Regionale Sicilia<br />

Figura 73: Elenco <strong>di</strong> alcune voci del Prezziario Regionale Siciliano


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

173<br />

In questo modo si costruisce una biblioteca <strong>di</strong> dati che si arricchisce man mano che si va avanti<br />

professionalmente.<br />

Si osservi che in genere questi programmi utilizzano i Data Base per i riferimenti incrociati dei<br />

dati. Ne consegue che aggiornando alcuni prezzi elementari si aggiorni, istantaneamente, anche l’Analisi<br />

dei Prezzi, l’Elenco dei Prezzi, ….<br />

9.10.2 ELENCO DEI PREZZI UNITARI, EPU<br />

Dopo avere analizzato le voci <strong>di</strong> progetto o in<strong>di</strong>viduate quelle presenti nel Prezziario Regionale<br />

occorre formare l’Elenco dei Prezzi Unitari, cioè l’elenco contenente la descrizione analitica 51 <strong>di</strong> ogni<br />

singola voce che si prevede <strong>di</strong> utilizzare nel progetto e del prezzo unitario <strong>di</strong> applicazione, cioè del prezzo<br />

che le Amministrazioni pagheranno per ogni voce.<br />

L’elenco dei Prezzi Unitari è importante perché costituisce uno degli allegati fondamentali dei<br />

contratti d’opera fra le Amministrazioni e le Imprese. I prezzi si intendono non mo<strong>di</strong>ficabili e<br />

vincolano entrambe le parti (amministrazione ed Impresa).<br />

Non è consentito inserire in Elenco Prezzi Unitari voci che non fanno parte del progetto così<br />

come non è consentito non inserire voci presenti in progetto.<br />

Figura 74: Esempio <strong>di</strong> Elenco dei Prezzi Unitari<br />

51 Per descrizione analitica si intende la descrizione estesa, minuziosa e precisa della voce, delle caratteristiche<br />

tecniche <strong>di</strong> tutti i suoi componenti, delle modalità <strong>di</strong> installazione, dei valori nominali e <strong>di</strong> targa previsti e <strong>di</strong> ogni altra<br />

informazione necessaria all’Impresa per l’esecuzione dell’Opera a perfetta regola d’arte. Con questa <strong>di</strong>zione si intende la perfetta<br />

aderenza del manufatto a tutti gli standard, norme e specifiche che la legge e/o i regolamenti in<strong>di</strong>cano.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

174<br />

Ogni voce è identificata in modo univoco da una sigla (in figura in<strong>di</strong>cata con Articolo) che dovrà<br />

essere utilizzato in ogni riferimento in Computo Metrico sia estimativo che non estimativo.<br />

Qualora durante l’esecuzione dei lavori si renda necessario utilizzare una voce non prevista in<br />

EPU allora si dovrà effettuare una nuova analisi per in<strong>di</strong>viduare un Nuovo Prezzo al quale si applica la<br />

stessa riduzione percentuale <strong>di</strong> Gara <strong>di</strong> Appalto degli altri prezzi.<br />

9.10.3 COMPUTO METRICO ESTIMATIVO, CME<br />

Il Computo Metrico Estimativo, CME, è l’elaborato finale che consente <strong>di</strong> conoscere il costo totale<br />

dell’opera (Stima). Questo elaborato sintetizza, contabilmente, tutto il progetto. E’ sud<strong>di</strong>viso per<br />

Capitoli che descrivono le singole opere (Riscaldamento, Con<strong>di</strong>zionamento, Antincen<strong>di</strong>o, Idrico, ….) e in<br />

Sottocapitoli che descrivono parti dei singoli capitoli (ad esempio: Corpo Uffici, Aule, E<strong>di</strong>ficio A,<br />

E<strong>di</strong>ficio B, ….).<br />

Per ciascun Capitolo si ha un elenco <strong>di</strong> voci che compongono le opere previste: per ciascuna voce<br />

occorre in<strong>di</strong>care la sigla utilizzata in EPU, il prezzo unitario, l’unità <strong>di</strong> misura, la quantità prevista in<br />

progetto e il costo (prodotto quantità x prezzo).<br />

La somma dei totali <strong>di</strong> tutti i capitoli fornisce il costo totale dei lavori. Per effettuare il computo<br />

metrico estimativo ci si può avvalere <strong>di</strong> fogli elettronici o <strong>di</strong> speciali programmi che si incaricano <strong>di</strong><br />

effettuare le analisi <strong>di</strong> congruenza con le sigle in EPU, con il prezzo unitario e con le unità <strong>di</strong> misura<br />

(che debbono sempre essere in<strong>di</strong>cate!). Le opere possono essere solitamente sud<strong>di</strong>vise in Categorie e<br />

Sub categorie per maggiore chiarezza.<br />

Figura 75: Sud<strong>di</strong>visione in Categorie<br />

Per ogni voce inserita nel computo si ha il numero progressivo, la sigla in<strong>di</strong>cata in EPU, l’unità <strong>di</strong><br />

misura, il prezzo unitario, la descrizione sintetica (per ridurre l’occupazione dello spazio occupato nello<br />

schermo), la descrizione della finalità d’uso <strong>di</strong> quella voce e la quantità.<br />

Figura 76: Esempio <strong>di</strong> scheda per il calcolo del Computo Metrico Estimativo<br />

Per il calcolo delle quantità si possono avere <strong>di</strong>verse possibilità a seconda dei casi e del tipo <strong>di</strong><br />

voce utilizzata. Spesso si hanno tabelle che riportano i dati principali <strong>di</strong> calcolo per ton<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> ferro,<br />

profilati in acciaio, tubi circolari, tubi quadrati, canali, .. , come illustrato in Figura 77<br />

Come si può ben immaginare il calcolo delle quantità è sempre la parte più delicata dell’intero<br />

calcolo economica <strong>di</strong> un’opera ed occorre porre molta attenzione nel conteggiare tutte le voci presenti<br />

in progetto. Si ricorda che la responsabilità degli errori progettuali ricade tutta sul Progettista che, in base<br />

alle nuove <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> Legge, è anche tenuto ad avere una Assicurazione Professionale che copra i


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

175<br />

rischi progettuali ed esecutivi <strong>di</strong> un’opera. Il CME si completa con le voci per Imprevisti e per IVA come<br />

in<strong>di</strong>cato in Figura 78.<br />

Gli Imprevisti sono calcolati in ragione del 3% e possono essere utilizzati dal Direttore dei Lavori<br />

per far fronte a piccole variazioni progettuali in sede esecutiva. Non sono più ammesse Varianti<br />

Progettuali superiori a questo importo se non per cause <strong>di</strong> forza maggiore (nuove leggi, calamità, …).<br />

Costo Totale dell’Opera<br />

Il progetto <strong>di</strong> un’opera è soggetto al rispetto della previsione <strong>di</strong> spesa dell’Ente Appaltante e<br />

pertanto il Computo Metrico Estimativo deve rispettare queste in<strong>di</strong>cazioni. Poiché il CME è costituito da<br />

una somma <strong>di</strong> prodotti <strong>di</strong> quantità per prezzi unitari è chiaro che occorre variare uno o entrambi queste<br />

grandezze per potere raggiungere l’obiettivo finale. Se i prezzi unitari sono quelli del Prezziario Regionale<br />

(quin<strong>di</strong> immutabili) allora non si può fare altro che variare le quantità e quin<strong>di</strong> il progetto che queste<br />

quantità ha generato.<br />

Questa operazione può comportare anche un rifacimento totale del progetto e pertanto occorre<br />

porre attenzione fin dall’inizio nella scelta delle ipotesi progettuali. Spesso si utilizzano dei parametri<br />

guida che in un certo senso orientano il Progettista verso il costo dell’opera: certamente la previsione <strong>di</strong><br />

massima non è quasi mai esatta ma si avvicina molto al valore finale calcolato tanto più quanto<br />

maggiore è l’esperienza del Progettista e la qualità dei parametri guida utilizzati.<br />

Figura 77: Esempi <strong>di</strong> tabelle dati per varie tipologie <strong>di</strong> misurazioni


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

176<br />

Figura 78: Quadro finale del Computo Metrico estimativo<br />

Ad esempio in alcune pubblicazioni (Camera <strong>di</strong> Commercio <strong>di</strong> Milano, Sole 24 Ore) si hanno delle<br />

in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> costo totale <strong>di</strong> alcuni impianti per metro cubo <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficio. Può essere utile saper prevedere<br />

me<strong>di</strong>amente qual è l’incidenza dei costi degli impianti tecnologici nelle moderne costruzioni. A questo<br />

scopo si è pre<strong>di</strong>sposta la seguente tabella in<strong>di</strong>cativa che riporta sia l’incidenza percentuale<br />

dell’impiantistica che il costo me<strong>di</strong>o per m³ <strong>di</strong> costruzione. Si osserva che i valori qui riportati sono da<br />

intendersi me<strong>di</strong>a dell’ultimo lustro e che possono subire variazioni in conseguenza anche <strong>di</strong> variazioni<br />

dei costi <strong>di</strong> mercato dei materiali utilizzati sia per le costruzioni che per gli impianti.<br />

Destinazione d’uso e<strong>di</strong>fici Costo me<strong>di</strong>o globale (€/m³) Incidenza <strong>di</strong> costo impianti (%)<br />

Uffici 250-350 30÷35<br />

Residenze 100-150 20÷25<br />

Industrie 125-225 10÷15<br />

Scuole 175-300 20÷25<br />

Ospedali 280-500 40÷60<br />

Tabella 50: Costi me<strong>di</strong> degli impianti <strong>di</strong> climatizzazione per destinazione d’uso<br />

Il costo me<strong>di</strong>o delle varie tipologie <strong>di</strong> impianto sono riportati, sempre valutati nell’ultimo lustro,<br />

nella seguente tabella.<br />

Tipologia <strong>di</strong> impianto<br />

Costo unitario (€/m³)<br />

Impianto <strong>di</strong> climatizzazione 60-80<br />

Impianto elettrico 35-70<br />

Impianto idrico-sanitario 15-35<br />

Impianti speciali 10-80<br />

Tabella 51: Costo me<strong>di</strong>o degli impianti per tipologia impiantistica


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

177<br />

Con la stessa filosofia si possono calcolare i carichi termici estivi <strong>di</strong> massima (<strong>di</strong> questo argomento si<br />

parlerà <strong>di</strong>ffusamente nel prosieguo) me<strong>di</strong>ante l’uso della seguente tabella nella quale i carichi specifici<br />

sono sud<strong>di</strong>visi per destinazione d’uso degli e<strong>di</strong>fici e per tipologia <strong>di</strong> carico termico.<br />

Tipologia <strong>di</strong> carico termico Destinazione d’uso e<strong>di</strong>ficio Carico termico unitario<br />

Carichi frigoriferi totali Generica 15÷20 (W/m³)<br />

Banche<br />

50÷70 (W/m³)<br />

Ospedali<br />

35÷50 (W/m³) climatizzato<br />

Trattamenti dell’aria<br />

Ristoranti<br />

70÷80 (W/m³)<br />

Hotel<br />

5÷100 (W/m³)<br />

Centro Elettronico<br />

100÷130 (W/m³)<br />

Generica<br />

10÷15 (W per Vol/h<br />

Impianti a tutt’aria<br />

25÷30 (W per Vol/h<br />

Impianti ad aria primaria 15÷20 (W per Vol/h<br />

Apporti termici solari Vetro doppio e veneziane 150÷500 (W/m²)<br />

Metabolismo<br />

10÷15 (W/m²)<br />

Apporti termici gratuiti Illuminazione, Carichi elettrici<br />

15÷20 (W/m²)<br />

Macchinari<br />

25÷50 (W/m²)<br />

Illuminazione<br />

5÷15 (W/m²)<br />

Carichi elettrici<br />

Carichi elettrici<br />

15÷50 (W/m²)<br />

Con<strong>di</strong>zionamento<br />

25÷120 (W/m²)<br />

Ascensori<br />

15÷20 (W/m²)<br />

Calcolatori<br />

200÷300 (W/m²) netta<br />

Tabella 52: carichi termici unitari<br />

Nel caso della presenza <strong>di</strong> prezzi analizzati (come avviene <strong>di</strong> solito per gli impianti tecnici) si può<br />

agire su alcune voci <strong>di</strong> analisi per mo<strong>di</strong>ficare il prezzo unitario e quin<strong>di</strong> il computo estimativo. Di solito<br />

conviene agire sulle voci che incidono maggiormente sul costo totale. Ad esempio se il costo <strong>di</strong> un<br />

impianto è <strong>di</strong> €. 100.000,00 con una incidenza del 40% <strong>di</strong> ferro per tubazioni (10.000 kg) inizialmente<br />

posto a €./kg 4,00 per un totale <strong>di</strong> €. 40.000,00 se il costo unitario viene portato a €/kg 3,00 si ha un<br />

risparmio <strong>di</strong> € 10.000,00. Naturalmente queste variazioni debbono essere fatte con molta attenzione<br />

senza pregiu<strong>di</strong>care la correttezza del progetto. Agendo su più voci si possono avere economie tali da far<br />

quadrare i conti. Anche in presenza <strong>di</strong> prezzi analizzati si possono variare le quantità variando le ipotesi<br />

progettuali e spesso le due metodologie <strong>di</strong> intervenendo debbono procedere <strong>di</strong> pari passo per<br />

raggiungere l’obiettivo del costo finale entro i limiti prefissati.<br />

9.10.4 LISTA DEI MATERIALI<br />

Gli appalti possono essere aggiu<strong>di</strong>cati in <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> secondo le attuali norme. Uno <strong>di</strong> questi<br />

prevede la formazione delle Liste dei materiali formate da varie colonne: nella prima colonna si ha un<br />

numero progressivo, nella seconda colonna si ha la sigla (unica) della voce, nella terza colonna la<br />

descrizione sintetica, nella quarta colonna la quantità totale prevista in tutti i capitoli e sottocapitoli del<br />

progetto. Seguono poi tre colonne: una per l’in<strong>di</strong>cazione del prezzo unitario in cifre, una seconda per<br />

l’in<strong>di</strong>cazione del prezzo unitario in lettere, una terza per l’in<strong>di</strong>cazione dell’importo parziale (prodotto<br />

quantità per prezzo in<strong>di</strong>cato). Queste tre ultime colonne sono lasciate libere e debbono essere riempite<br />

dall’Impresa concorrente all’appalto. La somma <strong>di</strong> tutti i prezzi parziali fornisce la stima complessiva<br />

dell’opera e quin<strong>di</strong> il prezzo offerto dall’Impresa concorrente.<br />

Si intuisce come sia importantissimo avere calcolato correttamente le quantità in progetto. La<br />

legge non ammette errori <strong>di</strong> sorta ed eventuali errori sono addebitati al Progettista. 52 . Unitamente alla<br />

Lista dei materiali vi è anche l’Elenco descrittivo dei materiali.<br />

52 Tempi duri per i progettisti se non si conosce bene il proprio mestiere !!!!!!


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

178<br />

9.10.5 ELENCO DESCRITTIVO DEI MATRIALI, EDM<br />

E’ un elenco <strong>di</strong> tutte le voci in progetto contenente solamente la sigla (unica in tutto il progetto) e<br />

la descrizione analitica e dettagliata delle voci. Non è presente il prezzo <strong>di</strong> applicazione e pertanto questo<br />

elenco serve solo in sede <strong>di</strong> appalto per descrivere univocamente le voci <strong>di</strong> progetto.<br />

9.10.6 COMPUTO METRICO, CM<br />

Il Computo Metrico consiste nella sola parte <strong>di</strong> calcolo delle quantità e rispetto al CME non si ha<br />

alcuna in<strong>di</strong>cazione sui prezzi e sui costi parziali. Il CM serve per preparare la Lista dei Materiali e non<br />

sempre viene richiesto dalle Amministrazioni.<br />

9.11 ESEMPIO DI ELABORATI TECNICO CONTABILI DI UN PROGETTO<br />

Si riportano alcuni stralci delle stampe 53 relative agli elaborati tecnico contabili per un ipotetico<br />

progetto <strong>di</strong> impianti tecnici. Per semplicità si riportano solo le prime mezze pagine: la stampa completa<br />

occuperebbe <strong>di</strong>verse decine <strong>di</strong> pagine. Si segue lo stesso or<strong>di</strong>ne seguito in precedenza per la descrizione<br />

dei singoli elaborati. Si suppone <strong>di</strong> effettuare il progetto degli impianti tecnici (antincen<strong>di</strong>o,<br />

riscaldamento, con<strong>di</strong>zionamento) in un e<strong>di</strong>ficio pubblico.<br />

9.11.1 MATERIALI ELEMENTARI<br />

Figura 79: Esempio <strong>di</strong> stampa <strong>di</strong> elenco <strong>di</strong> materiali elementari<br />

Spesso l’elenco dei materiali elementari fa parte dell’Analisi Prezzi che li riporta fra le voci non<br />

analizzate. La stampa dell’Analisi dei Prezzi riporta tutti i dati necessari per la comprensione delle voci<br />

analizzate. Si osservi come i materiali elementari siano in<strong>di</strong>viduati da una sigla (unica nel progetto) che li<br />

53 Il programma qui utilizzato è commercialmente <strong>di</strong>sponibile per cui si sono evitati riferimenti commerciali.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

179<br />

identifica nella lista dei materiali elementari (ve<strong>di</strong> Figura 79). La scelta delle sigle delle voci (sia<br />

elementari che analizzate) è spesso libera in modo che ciascun utente possa meglio in<strong>di</strong>viduarle. Spesso<br />

alle sigle numeriche si aggiunge una sigla letterale mnemonica, come può osservarsi nelle figure qui<br />

riportate.<br />

9.11.2 ANALISI DEI PREZZI UNITARI<br />

Figura 80: Esempio <strong>di</strong> stampa <strong>di</strong> Analisi dei Prezzi Unitari<br />

9.11.3 ELENCO DEI PREZZI UNITARI<br />

Figura 81: Esempio <strong>di</strong> stampe dell’Elenco dei Prezzi Unitari


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

180<br />

Si osservi come la descrizione delle voci nell’Elenco Prezzi Unitari sia sempre completa e analitica.<br />

Una descrizione carente è quasi sempre motivo <strong>di</strong> contenzioso fra l’Amministrazione Appaltante e<br />

l’Impresa poiché quest’ultima cercherà sempre, per la legge del profitto, <strong>di</strong> fornire il materiale che, a<br />

parità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni, costa <strong>di</strong> meno.<br />

Se la descrizione è manchevole nello specificare le caratteristiche tecniche (valori nominali,<br />

materiali, tecniche costruttive, tecniche <strong>di</strong> montaggio, accessori compresi, ….) allora la fornitura <strong>di</strong><br />

quella voce non potrà essere effettuata senza rimostranze e contenziosi che possono portare anche al<br />

blocco dell’appalto e quin<strong>di</strong> alla sospensione dei lavori.<br />

Oggi queste manchevolezze sono ritenute (e certamente lo sono) gravi dall’attuale legislazione e<br />

pertanto tutti i danni che da queste possono derivare all’Amministrazione sono automaticamente<br />

addebitati al Progettista.<br />

Si osservi che la descrizione analitica non deve essere talmente univoca da descrivere una sola<br />

tipologia <strong>di</strong> prodotto commerciale perché questo è vietato dalla Legge. In altri termini non si possono<br />

in<strong>di</strong>care nomi commerciali o marchi depositati in modo univoco. Ciò rende certamente <strong>di</strong>fficile il<br />

lavoro dei progettisti soprattutto negli impianti tecnici.<br />

Ad esempio il <strong>di</strong>mensionamento delle macchine viene sempre effettuato scegliendole dai<br />

cataloghi commerciali (binder tecnici) che i Costruttori mettono a <strong>di</strong>sposizione. Non sempre le<br />

caratteristiche delle macchine sono comuni al variare dei costruttori e quin<strong>di</strong> già l’avere scelto una<br />

tipologia <strong>di</strong> macchina vincola sia il progetto che il prezzo.<br />

Ad evitare il rischio dell’illecito penale è sempre bene utilizzare dati quanto più possibili<br />

omogenei e anonimi e cercare sempre <strong>di</strong> effettuare la selezione dei componenti riferendosi al massimo<br />

comun <strong>di</strong>visore (quin<strong>di</strong> alle caratteristiche minime comuni) della caratteristiche commerciali dei vari<br />

prodotti e mai al minimo comune multiplo (cioè alle caratteristiche avanzate ed uniche) dei prodotti.<br />

9.11.4 COMPUTO METRICO ESTIMATIVO<br />

Figura 82: Esempio <strong>di</strong> stampa <strong>di</strong> Computo Metrico Estimativo


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

181<br />

Figura 83: Esempio <strong>di</strong> riepilogo della stampa per Categorie del Computo Metrico Estimativo<br />

9.11.5 QUADRO ECONOMICO<br />

Figura 84: Stampa del Quadro Economica finale del Progetto<br />

Il Quadro Economico è il capitolo <strong>di</strong> chiusura del Computo Metrico e può farne parte<br />

<strong>di</strong>rettamente o essere pre<strong>di</strong>sposto a parte. Si tratta <strong>di</strong> un capitolo importante degli allegati economici<br />

perché in<strong>di</strong>ca il reale costo dell’opera in progetto.<br />

Oltre ai lavori propriamente detti (detti a base d’asta), sia a misura che a corpo, si hanno numerose<br />

voci che gravano sul costo complessiva dell’opera quali, ad esempio, gli espropri, le acquisizioni<br />

immobiliari, le spese tecniche progettuali, le spese per il Responsabile del Proce<strong>di</strong>mento, le spese per<br />

imprevsiti, …


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

182<br />

In definitiva dal Quadro Economico si desume il costo effettivo dell’opera e su questo elaborato<br />

debbono essere pre<strong>di</strong>sposte le voci <strong>di</strong> finanziamento da parte dell’Ente proponente.<br />

Si ricorda che per effetto del D.Lgs 494/96 (sicurezza nei cantieri) le spese per la sicurezza<br />

dell’opera in progetto debbono essere esplicitate (ve<strong>di</strong> sopra il Quadro economico, rigo b ) e non possono<br />

essere incluse nel ribasso d’asta. In definitiva non è consentito risparmiare sulla sicurezza ma solo sui<br />

lavori veri e propri.<br />

Per una piena comprensione delle voci riportate nel Quadro Economico si rimanda alla Legge<br />

109/94 (detta Legge Merloni) e sue mo<strong>di</strong>ficazioni successivi oltre che al decreto <strong>di</strong> attuazione DPR<br />

554/99. Si ricorda che detta Legge è stata recepita, seppure con alcune variazioni non del tutto<br />

marginali, dalla Regione Siciliana con la L.R. n. 7 del 2002.<br />

Si invitano gli Allievi a leggere con attenzione questi riferimenti legislativi che costituiscono il<br />

nuovo quadro normativo per i lavori pubblici.<br />

9.11.6 LISTA DEI MATERIALI<br />

Figura 85: Esempio <strong>di</strong> Lista dei Materiali<br />

9.11.7 ELENCO DESCRITTIVO DEI MATERIALI<br />

Per l’Elenco Descrittivo delle voci vale quanto detto per l’Elenco dei Prezzi unitari a proposito<br />

della descrizione dettagliata delle caratteristiche tecniche dei materiali, ve<strong>di</strong> Figura 86.<br />

9.11.8 COMPUTO METRICO<br />

Come si può ben osservare nella Figura 87 mancano i riferimenti ai prezzi e ai costi parziali.<br />

Quest’elaborato può essere utile alle imprese per simulare un computo metrico estimativo con<br />

prezzi unitari da loro stesse in<strong>di</strong>cati in sede <strong>di</strong> appalto.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

183<br />

Figura 86: Esempio <strong>di</strong> Elenco Descrittivo dei Materiali<br />

Figura 87: Esempio <strong>di</strong> Computo Metrico non estimativo


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

184<br />

10 IMPIANTI DI RISCALDAMENTO<br />

Fra gli impianti <strong>di</strong> climatizzazione parziali sono da ascrivere anche gli impianti <strong>di</strong> riscaldamento<br />

che controllano solamente la temperatura interna durante il periodo invernale. Questi impianti sono<br />

soggetti in Italia a numerose norme e leggi che impongono una metodologia <strong>di</strong> calcolo ben precisa e<br />

non mo<strong>di</strong>ficabile che i progettisti (sia termotecnici che architettonici) debbono rispettare.<br />

10.1 LA LEGGE 10/91 SUL RISPARMIO ENERGETICO<br />

Le varie crisi energetiche originatesi negli anni settanta hanno sensibilizzato gli stati più energivori<br />

alla limitazione dell’uso dell’energia per usi termici, soprattutto per il riscaldamento ambientale che<br />

costituisce da solo circa ¼ del consumo totale per l’Italia.<br />

Successivamente la L. 10/91 e il suo regolamento <strong>di</strong> esecuzione DPR 412/93 mo<strong>di</strong>ficavano in<br />

parte quanto la L. 373/76 aveva per circa vent’anni fissato introducendo un limite non più alla potenza<br />

massima della caldaia (o del generatore in genere) bensì alla quantità <strong>di</strong> energia che nell’arco <strong>di</strong> un anno<br />

è possibile consumare per il riscaldamento ambientale.<br />

Figura 88: Schema <strong>di</strong> applicazione della L.10/91<br />

Essa mo<strong>di</strong>ficava l’impianto normativo che la precedente 373/76 aveva imposto aggiungendo<br />

una notevole quantità <strong>di</strong> calcoli <strong>di</strong> verifica aggiuntivi che rendono il calcolo relativo alla L. 10/91 uno<br />

dei più onerosi per la progettazione e<strong>di</strong>lizia.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

185<br />

L’aver imposto non più la potenza massima ma l’energia massima utilizzabile (detta FEN<br />

Fabbisogno Limite Normalizzato) ha in un certo senso reso più semplice 54 l’impiantistica ma a spese <strong>di</strong> un<br />

maggiore isolamento termico, a parità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni rispetto alla precedente L. 373/76.<br />

Dopo l’entrata in vigore del D.Lgs 192/05 e del D.Lgs 311/06 la L. 10/91 è stata ampiamente<br />

rimaneggiata. Dell’impianto originario poco resterà quando saranno pubblicate le norme esecutive deui<br />

due decreti legislativi anzidetti. Nelle more che ciò avvenga si vuole qui presentare l’impianto originale<br />

della L. 10/91 che, in molte regioni che non hanno legiferato sulla certificazione energetica degli e<strong>di</strong>fici,<br />

rimane ancora valida.<br />

Ve<strong>di</strong>amo qui brevemente l’impianto calcolistico della L.10/91, rinviando il necessario<br />

approfon<strong>di</strong>mento al corso <strong>di</strong> Impianti termici. La Figura 88 riassume l’impianto normativo e legislativo<br />

della L. 10/91 attualmente in vigore. Essa si compone, essenzialmente, <strong>di</strong> due corpi <strong>di</strong>stinti (ma<br />

inter<strong>di</strong>pendenti): il corpo legislativo (dato dal testo della L. 10/91 e dal DPR 412/93) e il corpo<br />

normativo (dato dall’insieme delle norme UNI emesse in attuazione delle <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> legge).<br />

La L. 10/91 impone, art. 28, il deposito presso l’Ufficio Tecnico Comunale della relazione <strong>di</strong><br />

calcolo che può avere tre formati:<br />

⋅ Relazione A: e<strong>di</strong>ficio nuovo con impianto nuovo;<br />

⋅ Relazione B. impianto nuovo in e<strong>di</strong>ficio esistente;<br />

⋅ Relazione C: sostituzione del generatore termico in e<strong>di</strong>ficio esistente.<br />

Inoltre il Comune può effettuare verifiche a campione dell’isolamento termico. E’ richiesta,<br />

sempre dall’art. 28, il deposito anche <strong>di</strong> una <strong>di</strong>chiarazione congiunta sull’osservanza della stessa L.<br />

10/91 da parte del Proprietario, del Progettista termotecnico e del Direttore dei Lavori.<br />

10.1.1 D.LGS 192/2005<br />

Il D.Lgs 19/08/2005 N. 192 “Attuazione della Direttiva 2002/91/CE relativa al ren<strong>di</strong>mento energetico<br />

nell’e<strong>di</strong>lizia” ha mo<strong>di</strong>ficato anche l’impianto della L. 10/91 e del DM 412/93 che, tuttavia, restano in<br />

vigore fino alla pubblicazione dei decreti attuativi dello stesso D.Lgs 192/05.<br />

In particolare questa nuova norma mo<strong>di</strong>fica i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> verifica (<strong>di</strong> picco ed energetica) ed<br />

introduce nuovi criteri <strong>di</strong> valutazione riferiti alle trasmittanze degli elementi perimetrali. Viene anche<br />

introdotto un nuovo metodo per valutare il ren<strong>di</strong>mento energetico degli e<strong>di</strong>fici.<br />

10.2 CRITERI GENERALI DI APPLICAZIONE DELLA L. 10/91<br />

L’applicazione <strong>di</strong> questa legge richiede due fasi <strong>di</strong>stinte <strong>di</strong> calcolo e verifica: nella prima si<br />

calcolano alcuni parametri caratteristici relativi alle capacità <strong>di</strong>spersive degli e<strong>di</strong>fici (in particolare il C d e<br />

il C g ) che si confrontano con i valori massimi consentiti per tipologia e<strong>di</strong>lizia e per zona climatica, nella<br />

seconda si calcola il FEN dell’e<strong>di</strong>ficio e lo si confronta con il FEN limite in<strong>di</strong>cato dalla norma.<br />

La L. 10/91, come pure la L. 373/76 prima <strong>di</strong> essa, cataloga gli e<strong>di</strong>fici in base alla loro<br />

destinazione d’uso e classifica il territorio italiano in sei zone climatiche. Il parametro utilizzato per la<br />

classificazione delle suddette zone è il Numero dei Gra<strong>di</strong>-Giorno (GG).<br />

54 La maggior potenza del generatore è elemento essenziale per ridurre il tempo <strong>di</strong> accensione dell’impianto. La<br />

necessità <strong>di</strong> maggiorare il carico termico per l’avviamento nasce proprio dall’esigenza <strong>di</strong> ridurre a tempi brevi il tempo<br />

necessario al raggiungimento delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> regime stazionario (cioè 20 °C interni). Maggiore è la potenza del generatore<br />

rispetto al minimo pari al carico termico e minore sarà il tempo <strong>di</strong> salita della temperatura interna degli ambienti. Con la L.<br />

373/76 non era possibile maggiore la potenza del generatore, se non per l’esposizione delle pareti, e ciò rendeva più<br />

problematica la riduzione del transitorio <strong>di</strong> avviamento. Ora la L. 10/91 non impone più il limite della potenza massima del<br />

generatore e quin<strong>di</strong> è possibile avere un generatore che fornisce, almeno nella fase <strong>di</strong> avviamento, una maggiore potenza<br />

rispetto a quella minima del carico termico. Occorse, però, limitare il consumo annuo <strong>di</strong> energia e quin<strong>di</strong> si è costretti a<br />

limitare principalmente le <strong>di</strong>spersioni termiche attraverso le pareti e gli infissi.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

186<br />

Esso rappresenta un parametro oggettivo perfettamente calcolabile per ciascuna zona località e<br />

definiti come in<strong>di</strong>cato nel prosieguo.<br />

10.3 FASE 1: CARICO TERMICO DI PICCO PER IL RISCALDAMENTO E<br />

VERIFICA DI ISOLAMENTO<br />

Per determinare il carico termico <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio occorre calcolare tutte le possibili per<strong>di</strong>te <strong>di</strong><br />

energia fra e<strong>di</strong>ficio e ambiente esterno nell’ipotesi <strong>di</strong> regime stazionario. Le procedure <strong>di</strong> calcolo<br />

presuppongono la scelta <strong>di</strong> una temperatura <strong>di</strong> progetto interna ed una <strong>di</strong> progetto esterna, entrambe<br />

supposte costanti ai fini del calcolo. Varie norme tecniche sono state emanate per la corretta selezione<br />

<strong>di</strong> questi valori. Qui basta osservare che sia la L. 373/76 prima e la L. 10/91 con il suo Regolamento <strong>di</strong><br />

esecuzione DPR 412/93 ora fissano 55 <strong>di</strong> norma la temperatura interna <strong>di</strong> progetto a 20 °C con una<br />

tolleranza <strong>di</strong> ± 2° C .<br />

La temperatura esterna <strong>di</strong> progetto è selezionata in base alle tabelle pre<strong>di</strong>sposte dalle UNI-10344<br />

per ogni Comune d’Italia e pertanto anche questo valore risulta obbligato nella fase <strong>di</strong> calcolo del carico<br />

termico. La procedura <strong>di</strong> calcolo del carico termico <strong>di</strong> riscaldamento è in gran parte ancora 56 co<strong>di</strong>ficata<br />

nella norma UNI-7357/74 57 e quin<strong>di</strong> il calcolo delle <strong>di</strong>spersioni termiche (viene <strong>di</strong> norma trascurato<br />

l’apporto 58 delle sorgenti solari e interne) è effettuato relativamente a:<br />

⋅ <strong>di</strong>spersioni attraverso le strutture murarie verso l’ambiente esterno;<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

<strong>di</strong>spersioni attraverso le strutture verso ambienti interni non riscaldati o a <strong>di</strong>versa temperatura<br />

rispetto a quella <strong>di</strong> progetto;<br />

<strong>di</strong>spersioni attraverso ponti termici delle strutture murarie, porte, finestre,…;<br />

<strong>di</strong>spersione me<strong>di</strong>ante ventilazione dei locali.<br />

Si è già osservato come queste ipotesi siano necessarie per definire il carico <strong>di</strong> picco, cioè il<br />

carico <strong>di</strong> progetto nelle peggiori con<strong>di</strong>zioni. L’avere trascurato gli apporti gratuiti interni (affollamento,<br />

lampade, …) equivale a immaginare una situazione <strong>di</strong> emergenza nella quale non si può confidare in<br />

questi apporti. L’avere trascurato gli apporti solari esterni (ra<strong>di</strong>azione solare entrante attraverso le<br />

finestre e ra<strong>di</strong>azione solare sulle pareti esterne) oltre a sottrarre questi contributi positivi, comporta,<br />

quasi come conseguenza <strong>di</strong>retta, che la temperatura esterna si mantenga costante e pari alla temperatura<br />

minima <strong>di</strong> progetto. E’ questa la conseguenza principale delle ipotesi <strong>di</strong> picco.<br />

La stazionarietà della temperatura esterna comporta la possibilità <strong>di</strong> utilizzare le espressioni<br />

classiche della trasmissione del calore in regime stazionario e pertanto si semplificano tutti i calcoli <strong>di</strong><br />

bilancio termico. Ancora un’osservazione va fatta sulla scelta della temperatura <strong>di</strong> progetto. Spesso si<br />

potrà osservare che la temperatura minima raggiunta in un dato sito può essere inferiore (anche <strong>di</strong> più<br />

gra<strong>di</strong>) alla temperatura <strong>di</strong> progetto. Questo accade spesso durante le ore notturni o in giornate<br />

particolarmente fredde. Tuttavia il raggiungimento <strong>di</strong> basse temperature esterne per poche ore non è<br />

significativo per l’evoluzione termica dell’e<strong>di</strong>ficio.<br />

55 Sono ammesse deroghe solo in casi particolari, quali ad esempio ospedali, asili infantili.<br />

56 In realtà questa norma è seguita solo parzialmente perché superata dal DPR 412/94 e dalle norme UNI-10344,<br />

10346 e 10349. Per la parte relativa al carico termico convenzionale la UNI 7357/74 è seguita come regola generale ad<br />

esclusione delle maggiorazioni previste per l’intermittenza.<br />

57 Si fa osservare che il nuovo D.Lgs 192/05, del quale si parlerà più avanti, ha eliminato l’obbligo <strong>di</strong> seguire le<br />

norme UNI sopra citate. Il nuovo decreto lascia libero il Progettista <strong>di</strong> utilizzare i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> calcolo (purchè referenziati da<br />

Università o Enti opportuni) che desidera utilizzare e le procedure <strong>di</strong> calcolo avanzate (in transitorio termico) che i co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />

calcolo commerciali mettono oggi a <strong>di</strong>sposizione.<br />

58 Questi contributi non sono trascurabili per l’applicazione della L. 10/91, come si <strong>di</strong>rà nel prosieguo, in base alla<br />

UNI-10344 per il calcolo del FEN (fabbisogno Energetico Normalizzato).


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

187<br />

Si ricorderà, dalla Termofisica dell’E<strong>di</strong>ficio, che un’onda <strong>di</strong> temperatura penetra attraverso le<br />

murature con ritardo e sfasamento che <strong>di</strong>pendono dal parametro γ =<br />

ω<br />

2a<br />

con ω pulsazione e a<br />

<strong>di</strong>ffusività termica della parete.<br />

Se il permanere della temperatura esterna a valori bassi è limitato a qualche ora allora l’onda <strong>di</strong><br />

temperatura non riesce a penetrare all’interno dell’e<strong>di</strong>ficio e quin<strong>di</strong> non riesce a mo<strong>di</strong>ficare la<br />

temperatura interna (che agisce <strong>di</strong>rettamente sul carico termico).<br />

Solo se la temperatura esterna si mantiene per almeno due giorni consecutivi si può pensare che<br />

l’e<strong>di</strong>ficio ne risenta e che quin<strong>di</strong> il carico termico debba essere calcolato per la corrispondente<br />

temperatura esterna.<br />

Ciò conferma ulteriormente l’ipotesi <strong>di</strong> stazionarietà più volte accennata.<br />

Pertanto il bilancio energetico per l’e<strong>di</strong>ficio si riduce molto <strong>di</strong>venendo:<br />

con :<br />

e in particolare:<br />

n<br />

q +<br />

q<br />

uscente<br />

= q<br />

Impianto<br />

quscente = qtrasmessione + qponti termici<br />

+ qventilazione<br />

∑ KiSi Ti ∑ψ<br />

jl j<br />

Tj ∑ nkVk ρcpa ( ti k<br />

t<br />

<br />

e )<br />

k<br />

= ∆ ∆ + −<br />

uscente ,<br />

i=<br />

1<br />

j<br />

Ventilazione Ambienti<br />

Elementi Disperdenti PontiTermici<br />

ove vale il simboli sono i seguenti:<br />

K i<br />

S<br />

i<br />

∆T<br />

ψ<br />

l<br />

j<br />

j<br />

k<br />

i<br />

∆T<br />

n<br />

V<br />

k<br />

i,k<br />

e<br />

pa<br />

j<br />

Trasmittanza termica della generica parete,<br />

Superficie <strong>di</strong>sperdente della generica parete,<br />

Differenza <strong>di</strong> temperatura per la generica parete,<br />

Fattore lineare per il generico ponte termico,<br />

Lunghezza <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione del generico ponte termico,<br />

Differenza <strong>di</strong> temperatura per il generico ponte termico,<br />

Numero <strong>di</strong> ricambi orari del generico ambiente,<br />

Volume interno del generico ambiente,<br />

t Temperatura interna del generico ambiente,<br />

t<br />

c<br />

Temperatura esterna <strong>di</strong> progetto,<br />

Calore specifico a pressione costante dell'aria.<br />

[122]<br />

Il calcolo delle singole trasmittanze termiche viene effettuato con i meto<strong>di</strong> in<strong>di</strong>cati dalla Fisica<br />

Tecnica e <strong>di</strong>pende dai materiali e dalla stratigrafia delle pareti <strong>di</strong>sperdenti (sia esterne che interne) e delle<br />

superfici vetrate.<br />

La relazione utilizzata per il calcolo della trasmittanza è la solita che qui si ripete per como<strong>di</strong>tà del<br />

lettore:<br />

1<br />

K =<br />

1 si<br />

1<br />

+ ∑ +<br />

h λ h<br />

i i e<br />

con h i ed h e coefficienti <strong>di</strong> convezione interna ed esterna e con<br />

strati <strong>di</strong> materiale compresi fra i due flui<strong>di</strong>.<br />

s<br />

i<br />

∑ resistenza termica degli<br />

λi


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

188<br />

Per il calcolo dei coefficienti liminari si possono utilizzare le seguenti espressioni tratte dalle varie<br />

norme UNI oggi vigenti, tutte espresse nel S.I.:<br />

Superfici verticali e orizzontali con flusso ascendente:<br />

h = 2.3 + 10.5 v ( W / m² K)<br />

e<br />

Superfici orizzontali con flusso <strong>di</strong>scentente:<br />

h = 0.7 ⋅ (2.3 + 10.5 v) ( W / m² K)<br />

e<br />

Per le strutture trasparenti:<br />

h<br />

e<br />

= 25 W/m²K per vetri normali ( ε =0.837)<br />

ε<br />

he<br />

= 3.6+<br />

4.4 ( W / m² K) per vetri selettivi<br />

0.837<br />

v = Velocità del vento, m/s.<br />

Valori usuali, cioè da utilizzare <strong>di</strong> norma a meno <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni esterne che giustifichino il calcolo<br />

<strong>di</strong> nuovi valori <strong>di</strong> calcolo (ad esempio in zone particolarmente ventose) sono i seguenti:<br />

Componenti opachi:<br />

h = 25<br />

e<br />

W<br />

( 2<br />

m K )<br />

W<br />

( 2 )<br />

hi<br />

= 7.7<br />

m K<br />

Componenti trasparenti:<br />

h = 25<br />

e<br />

W<br />

( 2<br />

m K )<br />

ε W<br />

( 2 )<br />

hi<br />

= 3.6 + 4.4<br />

0.837 m K<br />

Nel caso <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong>sperdenti la cui trasmittanza varia nel tempo, ad esempio finestre con<br />

veneziane o altri tipi <strong>di</strong> elementi oscuranti, occorre considerare il valore della trasmittanza me<strong>di</strong>ata nel<br />

tempo considerato. Per il calcolo dei ponti termici (secondo blocco a destra della (1)) occorre far<br />

riferimento ai manuali specializzati che forniscono il valore del coefficiente lineare ψ<br />

k<br />

per le varie<br />

situazioni possibili: ad esempio per intersezioni <strong>di</strong> pareti esterne, <strong>di</strong> pareti esterne ed interne, <strong>di</strong> pareti<br />

verticali e solai, <strong>di</strong> infissi per porte e finestre. Il metodo CSTB, detto anche metodo delle trasmittanze lineari,<br />

consiste nel calcolare il valore della trasmittanza lineare ψ<br />

i<br />

per le varie situazioni <strong>di</strong> trasmissione del<br />

calore. Si osservi che si ha ponte termico tutte le volte che si hanno in parallelo due elementi <strong>di</strong><br />

trasmissione del calore aventi forti <strong>di</strong>fferenze della resistenza termica. In pratica, essendo unica la<br />

temperatura fra le due facce della parete con ponte termico, l’elemento avente minore resistenza<br />

termica (ovvero maggiore conduttanza termica) ha il maggior flusso <strong>di</strong> calore: su suol <strong>di</strong>re che funge da<br />

by pass (o ponte termico) rispetto all’elemento <strong>di</strong> minore conduttanza.<br />

Ad esempio la presenza <strong>di</strong> un pilastro o <strong>di</strong> una trave comporta un ponte termico: basta<br />

considerare che una parete normalmente coibentata con isolante termico (cioè rispondente alla verifica<br />

termica delle L. 10/91) ha trasmittanza variabile fra 0.3÷0.7 W/m²K mentre il calcestruzzo delle<br />

strutture portanti ha trasmittanza variabile fra 2.2÷2.6 W/m²K. Ne consegue che il flusso termico che<br />

attraversa le strutture in cemento armato è 7÷10 volte maggiore <strong>di</strong> quello che attraversa le normali<br />

pareti coibentate e quin<strong>di</strong> le strutture portanti fungono da by pass per il flusso termico che dall’interno<br />

va verso l’esterno.<br />

Come conseguenza del maggior flusso si ha anche una minore temperatura superficiale degli<br />

elementi più trasmissivi con la conseguenza che più facilmente si raggiunge la temperatura <strong>di</strong><br />

condensazione del vapore (a parità <strong>di</strong> pressione atmosferica totale)con conseguente formazione <strong>di</strong><br />

condensa e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> muffe superficiali che danneggiano e deteriorano le pareti, specialmente per<br />

effetto della formazione <strong>di</strong> infiorescenze negli intonaci interni ed esterni.<br />

Il flusso totale attraverso una parete è dato dalla relazione:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

189<br />

∑<br />

Qtot.<br />

parete<br />

=<br />

iUi Ai ∆ T + Ψ<br />

j jl j∆T<br />

j<br />

[123]<br />

Pareti normali<br />

∑<br />

Ponti termici<br />

ove si ha:<br />

U trasmittanza termica della parete, (W/m²K),<br />

A area della parete, (m²),<br />

ψ trasmittanza lineare, (W/m.K),<br />

l lunghezza del ponte termico, (m).<br />

Nel caso <strong>di</strong> angolo fra due pareti la precedente relazione <strong>di</strong>viene:<br />

Per il calcolo del calore <strong>di</strong> ventilazione dei singoli ambienti occorre tenere conto della<br />

destinazione d’uso dei singoli locali. Nella Tabella 54 si hanno suggerimenti per il valore <strong>di</strong> n da<br />

utilizzare nella (95). Il calcolo del carico termico deve essere completato apportando alcune<br />

maggiorazioni che hanno lo scopo <strong>di</strong> adeguare il calcolo fittizio dato dalla (95) alla situazione reale. Le<br />

maggiorazioni che si apportano sono <strong>di</strong> solito per esposizione e per intermittenza. Le prime (esposizione)<br />

correggono l’errore introdotto nel calcolo delle <strong>di</strong>spersioni senza tener conto dell’esposizione della<br />

parete <strong>di</strong>sperdente e quin<strong>di</strong> della temperatura aria-sole che <strong>di</strong>pende proprio dall’orientamento.<br />

Qtot. parete<br />

= ∑ iUi Ai ∆ T + Ψ<br />

jl j∆ Tj<br />

= U1A1 ∆ T + U2A2 ∆ T + 2Ψl∆T<br />

<br />

∑ j<br />

<br />

Pareti normali<br />

Ponti termici<br />

In tabella 1 si hanno le maggiorazioni consigliate per esposizione: gli intervalli in<strong>di</strong>cati lasciano al<br />

progettista ampio margine <strong>di</strong> adeguamento del calcolo fittizio alla realtà.<br />

S SO O NO N NE E SE<br />

0 2÷5% 5÷10% 10÷15% 15÷20% 15÷20% 10÷15% 5÷10%<br />

Tabella 53: Maggiorazioni per orientamento<br />

La seconda maggiorazione che si applica è quella per intermittenza (anche se la L. 10/91 non la<br />

prevede più). Nella Tabella 54 si ha il numero <strong>di</strong> ricambi orari consigliato nei vari casi.<br />

Tabella 54: Numero <strong>di</strong> ricambi orari consigliato<br />

Nella Tabella 57 si propone un modulo semplificato per il calcolo guidato dei carichi termici.<br />

Vale la pena <strong>di</strong> osservare che oggi il calcolo manuale è limitato solamente a casi semplici e che<br />

l’uso <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> calcolo opportuni semplifica enormemente la vita anche in considerazione dell’elevato<br />

numero <strong>di</strong> calcoli da fare.<br />

L’applicazione della L. 10/91 impone quasi esclusivamente il calcolo automatizzato per le<br />

numerosissime verifiche da attuare anche per un semplice appartamento.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

190<br />

10.4 PONTI TERMICI<br />

I ponti termci sono dovuti all’eterogeneità dei materiali e quin<strong>di</strong> alla loro <strong>di</strong>versa resistenza<br />

termica. Quando materiali <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa resistenza termica sono posti in parallelo fra la temperatuta esterna<br />

e quella interna dell’ambiente allora i flussi termici che li interessano sono inversamente proporzionali<br />

alle loro resistenze e pertanto nel materiale più conduttivo si ha un flusso termico maggiore rispetto al<br />

materiale più resistivo. Questo fenomeno porta ad avere un addensamento delle linee <strong>di</strong> flusso nelle<br />

zone più conduttive che modofocano sostanzialmente l’ipotesi <strong>di</strong> parete ideale per la quale assumiamo<br />

valoda l’ipotesi <strong>di</strong> Fourier.<br />

L’addensamento delle linee <strong>di</strong> flusso comporta una variazione delle resistenze termiche reali<br />

rispetto a quelle ideali. Le zone più conduttive si comportano come dei by-pass elettrici e vengono<br />

chiamati ponti termici.<br />

Per il calcolo dei ponti termici si utilizza il metodo CSTB dei coefficienti lineari ψ. I ponti termici<br />

sono stati catalogati in alcune tipologie in<strong>di</strong>cate nelle successive figure.<br />

Per ciascuna tipologia è dato, nella colonna <strong>di</strong> destra, la relazione analitica per calcolare ψ .<br />

Figura 72: Ponti termici


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

191<br />

Figura 73: Calcolo dei ponti termici<br />

Si ricor<strong>di</strong> che il flusso totale trasmesso attrraveso i ponti termici <strong>di</strong> una parete sono calcolati<br />

me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />

∑<br />

Q = ψ l ∆ T<br />

ponte _ termico i=<br />

1 i i i<br />

Ove:<br />

l i è la lunghezza del ponte termico, m;<br />

∆T i è la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura fra l’interno e l’esterno dell’ambiente, °C;<br />

ψ i è il coeffiente lineare, W/m.K, dato dalle tabelle qui presentate.<br />

Si ricor<strong>di</strong> che il pote termico si esplica lungo una superficie <strong>di</strong> contatto ed è caratterizzato da<br />

questa lunghezza: ad esempio un infisso produce ponte termico lungo il suo perimetro, una intersezione<br />

<strong>di</strong> tramezzi lungo lo spigolo <strong>di</strong> contatto, …..<br />

n


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

192<br />

Figura 74: Calcolo dei ponti termici


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

193<br />

Figura 75: Calcolo dei ponti


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

194<br />

Figura 76: Calcolo dei ponti termici<br />

D.Lgs 192/05 introduce, come si vedrà più avanti, la verifica della trasmittanza limite delle pareti,<br />

dei soffitti e dei pavimenti. In questo caso la trasmittanza U degli elementi <strong>di</strong>sperdenti deve essere<br />

opportunamente corretta per la presenza <strong>di</strong> eventuali ponti termici secondo la procedura <strong>di</strong> cui si<br />

parlerà nel prosieguo.<br />

10.5 SCAMBI TERMICI TRA EDIFICIO E TERRENO<br />

La norma UNI-10346 analizza in modo adeguato i meccanismi <strong>di</strong> scambio termico che<br />

intervengono nella trasmissione <strong>di</strong> energia attraverso il pavimento in presenza <strong>di</strong> terreno. Tale<br />

metodologia introduce alcuni elementi <strong>di</strong> incertezza per quanto riguarda il calcolo delle "<strong>di</strong>spersioni <strong>di</strong><br />

punta". Pertanto si illustra qui una procedura per il calcolo <strong>di</strong> tali <strong>di</strong>spersioni.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

195<br />

I processi <strong>di</strong> scambio termico che intervengono tra il pavimento <strong>di</strong> un ambiente e lo spazio<br />

circostante sono normalmente considerati in misura minore rispetto a quelli cui sono soggetti gli<br />

componenti dell'involucro e<strong>di</strong>lizio in pratica si e sempre data poca importanza all influenza che tali<br />

scambi hanno sulle prestazioni complessive. Questo può essere inteso come conseguenza dei fatto che<br />

l'entità dei flussi in gioco è generalmente meno rilevante <strong>di</strong> altri, che il calcolo del loro valore presenta<br />

una certa <strong>di</strong>fficoltà legata sia alle caratteristiche del campo termico che si stabilisce nella regione<br />

soggetta agli scambi termici, sia alla scarsa <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> dati relativi alle proprietà termofisiche dei<br />

terreni. La norma UNI-10346 stabilisce il metodo <strong>di</strong> calcolo per gli scambi <strong>di</strong> energia termica tra<br />

terreno ed e<strong>di</strong>ficio.<br />

Al suo interno viene descritto il proce<strong>di</strong>mento per la determinazione dell’energia trasmessa, su<br />

base mensile attraverso i componenti <strong>di</strong> un involucro e<strong>di</strong>lizio a contatto termico con il terreno, da<br />

utilizzarsi nel calcolo dell'energia complessivamente scambiata per trasmissione attraverso l’involucro <strong>di</strong><br />

un e<strong>di</strong>ficio con l’ambiente circostante durante il periodo <strong>di</strong> riscaldamento.<br />

Le tipologie costruttive considerate sono le seguenti:<br />

⋅ e<strong>di</strong>fici con pavimento al livello del terreno esterno.<br />

⋅<br />

⋅<br />

e<strong>di</strong>fici con pavimento su spazio aerato;<br />

e<strong>di</strong>fici con pavimento interrato.<br />

È fatto obbligo <strong>di</strong> utilizzare tale metodo nel calcolo dell'energia termica stagionale <strong>di</strong>spersa<br />

dall’e<strong>di</strong>ficio ai fini del calcolo del fabbisogno energetico normalizzato (FEN).<br />

Il calcolo della potenza <strong>di</strong> punta necessaria per la valutazione del C d (coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione volumico<br />

<strong>di</strong> progetto) va fatto in modo <strong>di</strong>ssimile da quello del fabbisogno energetico; la norma <strong>di</strong> riferimento è,<br />

in questo caso la UNI-7357/74. In particolare il metodo proposto dalla norma UNI-10346 per la<br />

valutazione del coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione termica tra ambiente e terreno (Hg) non deve essere<br />

utilizzato per la valutazione della potenza <strong>di</strong> progetto (fa eccezione il caso <strong>di</strong> pavimento su spazio aerato<br />

non previsto dalla UNI-7357/74).<br />

E necessario rilevare che la norma UNI 7357/74 prevede mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> calcolo delle <strong>di</strong>spersioni per:<br />

⋅ muri addossati al terreno (7.3.1);<br />

⋅ pavimenti posati sul terreno (7.3.2);<br />

Come si può imme<strong>di</strong>atamente osservare, se si esclude il caso <strong>di</strong> pavimento il livello del terreno,<br />

per le altre casistiche progettuali le due normative prevedono soluzioni <strong>di</strong>verse, almeno per quanto<br />

riguarda il metodo.<br />

La UNI-10346 rimane comunque la norma più completa e, in ogni caso obbligatoria per il calcolo<br />

del fabbisogno energetico Volendo allineare il metodo per il calcolo della potenza <strong>di</strong> punta con quello<br />

per il calcolo delle <strong>di</strong>spersioni energetiche mensili nasce il problema <strong>di</strong> eliminare la dualità della<br />

metodologia <strong>di</strong> calcolo. Una medesima modalità operativa, oltre a semplificare il lavoro del progettista,<br />

consente <strong>di</strong> ridurre eventuali errori <strong>di</strong> valutazione dovuti ad un approccio con metodologie operative<br />

<strong>di</strong>verse. Consideriamo come già acquisito quanto in<strong>di</strong>cato nella norma UNI-10346 e, con le conoscenze<br />

a <strong>di</strong>sposizione, tentiamo <strong>di</strong> ricavare algoritmi vali<strong>di</strong> per il calcolo delle <strong>di</strong>spersioni <strong>di</strong> punta nei tre casi<br />

previsti (pavimento su terreno, su spazio aerato, piano interrato).<br />

Il simbolo U adottato per rappresentare il coefficiente <strong>di</strong> trasmissione termica globale 59 è<br />

equivalente al simbolo K adottato nella UNI-7357/74.<br />

59 La L. 10/91 segue il simbolismo della normativa europea dove si utilizza il simbolo U per in<strong>di</strong>care la trasmittanza<br />

termica K. Analoghe considerazioni valgono per le altre grandezze citate dalla L. 10/91.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

196<br />

10.5.1 Pavimenti Appoggiati Sul Terreno<br />

Sono considerati tali i pavimenti appoggiati <strong>di</strong>rettamente sul terreno e situati allo stesso livello o<br />

in prossimità del livello della superficie del terreno esterno. Il flusso termico (<strong>di</strong>spersioni) scambiato si<br />

compone <strong>di</strong> due termini: attraverso il sottosuolo e verso l’ambiente esterno.<br />

La somma dei due termini da origine alle <strong>di</strong>spersioni totali:<br />

Q = Q + Q<br />

t p b<br />

Le <strong>di</strong>spersioni <strong>di</strong> calore del pavimento verso il sottosuolo sono proporzionali alla <strong>di</strong>fferenza fra la<br />

temperatura interna del locale, t i , e la temperatura dell'acqua delle falde superficiali, t f (10÷15 °C). La<br />

superficie interessata è l’intera superficie del pavimento. Tali <strong>di</strong>spersioni, Q p , si calcolano me<strong>di</strong>ante la<br />

relazione:<br />

( )<br />

Q = U ⋅ A⋅ t − t<br />

p p i f<br />

ove:<br />

U p è la trasmittanza termica equivalente del terreno;<br />

A è l'area del pavimento.<br />

Per il calcolo dei coefficiente U p , si utilizza la seguente formula:<br />

1<br />

U p<br />

=<br />

1 1<br />

+<br />

U C<br />

dove:<br />

U è la trasmittanza unitaria normale del pavimento;<br />

C è la conduttanza del terreno: in regime stazionario un valore accettabile <strong>di</strong> tale variabile<br />

è <strong>di</strong> circa 1.744 W/m²K.<br />

Le <strong>di</strong>spersioni <strong>di</strong> calore dei pavimenti verso l’ambiente esterno restano proporzionali alla<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura (t i t e ) ma la superficie interessata è una striscia <strong>di</strong> pavimento (per una larghezza<br />

<strong>di</strong> 2 metri) a<strong>di</strong>acente ai muri esterni. Le <strong>di</strong>spersioni basilari, Q b , si calcolano me<strong>di</strong>ante l’espressione:<br />

Q = U ⋅ P ⋅ 2 ⋅ t − t<br />

( ) ( )<br />

b b i e<br />

dove:<br />

U b è la trasmittanza equivalente;<br />

P è il perimetro interno del pavimento relativamente alle pareti esterne.<br />

La trasmittanza equivalente U b è data dalla relazione:<br />

1<br />

U b<br />

=<br />

1 2<br />

+<br />

U λ '<br />

essendo:<br />

U la trasmittanza unitaria normale del pavimento;<br />

λ' la conduttività del terreno umido che vale 2.5 kcal/(hm ° C) o 2.90 W/(mK).<br />

10.5.2 Pavimenti Su Spazio Aerato<br />

Sono considerati tali i pavimenti costruiti sollevati dal suolo in modo da formare una camera<br />

d’aria col terreno. Tale camera d'aria, chiamata anche spazio sottopavimento, può essere ventilata<br />

oppure no, comunque non fa parte dello spazio abitabile. La procedura consente il calcolo dei<br />

coefficienti <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione per pavimenti in cui lo spazio è ventilato in modo naturale. Nella norma UNI<br />

7357/74 non è previsto accenno a tale situazione. Si ricorre quin<strong>di</strong> alla equivalente procedura <strong>di</strong> calcolo<br />

delle <strong>di</strong>spersioni energetiche in<strong>di</strong>cata nella UNI-10346 alla quale si rimanda per eventuali<br />

approfon<strong>di</strong>menti. Il flusso termico (<strong>di</strong>spersioni) scambiato si compone <strong>di</strong> tre termini:<br />

- attraverso il sottosuolo;<br />

- attraverso le pareti dello spazio sotto il pavimento;


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

197<br />

- per ventilazione dello spazio sotto il pavimento.<br />

In figura si ha una schematizzazione dello scambio con spazio aerato.<br />

L a potenza termica totale <strong>di</strong>spersa è data da un'equazione del tipo:<br />

dove:<br />

U<br />

A<br />

( )<br />

Q = U ⋅ A⋅ t − t<br />

p i f<br />

è la trasmittanza termica globale tra l'ambiente interno e l'ambiente esterno;<br />

è l'area del pavimento.<br />

Figura 89: Trasmissione del calore con spazio aerato nel terreno<br />

La trasmittanza termica globale è data da:<br />

1<br />

U =<br />

1 1<br />

+<br />

U U<br />

dove:<br />

U p è la trasmittanza termica del pavimento al <strong>di</strong> sopra dello spazio aerato;<br />

U x è la trasmittanza termica equivalente tra lo spazio aerato e l'ambiente esterno e<br />

comprende i tre meccanismi <strong>di</strong> trasmissione menzionati sopra. Il coefficiente U x è dato da:<br />

U<br />

w<br />

fv<br />

U<br />

x<br />

= U<br />

g<br />

+ 2 ⋅ Z ⋅ + 1450⋅ε<br />

⋅ v ⋅<br />

B '<br />

B '<br />

dove:<br />

U g è la trasmittanza termica del terreno;<br />

z è l'altezza del pavimento sul livello del terreno esterno (se varia lungo il perimetro del<br />

pavimento si deve assumere un valore me<strong>di</strong>o;<br />

U v è la trasmittanza termica delle pareti dello spazio aerato;<br />

B’ è la <strong>di</strong>mensione caratteristica del pavimento;<br />

ε è l'area delle aperture <strong>di</strong> ventilazione per unità <strong>di</strong> perimetro dello spazio aerato;<br />

v è la velocità del vento;<br />

f v è il coefficiente <strong>di</strong> protezione dal vento.<br />

Il valore <strong>di</strong> U g è dato da;<br />

2 ⋅ λ ⎛ π ⎞<br />

U<br />

g<br />

= ln ⎜ B ' + 1⎟<br />

π ⋅ B ' + dt<br />

⎝ dt<br />

⎠<br />

Dove:<br />

d t è lo spessore equivalente totale, <strong>di</strong> seguito definito.<br />

La <strong>di</strong>mensione caratteristica del pavimento, B', è definita da:<br />

p<br />

x


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

198<br />

dove:<br />

P è il perimetro <strong>di</strong>sperdente del pavimento.<br />

Lo spessore equivalente totale d t è dato da:<br />

B ' =<br />

A<br />

P<br />

2<br />

( )<br />

d = W + λ ⋅ R + R + R<br />

t si p se<br />

dove:<br />

w è lo spessore delle pareti perimetrali esterne dell'e<strong>di</strong>ficio;<br />

R si è la resistenza termica superficiale interna;<br />

R p è la resistenza termica del pavimento;<br />

R se è la resistenza termica superficiale esterna.<br />

Il coefficiente f v mette in relazione la velocità del vento a 10 m <strong>di</strong> altezza (assunto in moto<br />

in<strong>di</strong>sturbato) con quella a livello del terreno, tenendo conto della protezione offerta dagli e<strong>di</strong>fici<br />

a<strong>di</strong>acenti ecc. Valori rappresentativi <strong>di</strong> f v sono i seguenti:<br />

10.5.3 Piano Interrato<br />

Posizione<br />

f v<br />

Protetta (centro città) 0.02<br />

Me<strong>di</strong>a (periferie) 0.05<br />

Esposta (zone rurali) 0.10<br />

Tabella 55: Fattori correttivi f i<br />

E considerato tale un vano accessibile costruito in parte o interamente al <strong>di</strong> sotto del livello della<br />

superficie del terreno esterno.<br />

Questo spazio può essere riscaldato o non riscaldato.<br />

Le procedure per il calcolo dei flussi termici verso il terreno nei piani interrati si applicano agli<br />

e<strong>di</strong>fici in cui parte dello spazio abitabile si trova a livello inferiore a quello del terreno esterno.<br />

Il flusso termico (<strong>di</strong>spersioni) scambiato si compone <strong>di</strong> tre termini:<br />

⋅ - attraverso il sottosuolo;<br />

⋅ - verso l'ambiente esterno;<br />

⋅ - attraverso il muro addossato al terreno.<br />

In figura si ha una schematizzazione dello scambio nell’ipotesi considerata.<br />

La somma dei tre termini da origine alle <strong>di</strong>spersioni totali:<br />

Q = Q + Q + Q<br />

t p b w<br />

Le <strong>di</strong>spersioni <strong>di</strong> calore del pavimento verso il sottosuolo sono proporzionali alla <strong>di</strong>fferenza fra la<br />

temperatura interna del locale, t i , e la temperatura dell'acqua delle falde superficiali, t f , (10÷ 15 0 C).<br />

La superficie interessata è l'intera superficie del pavimento.<br />

Tali <strong>di</strong>spersioni, Q p , si calcolano con:<br />

( )<br />

Q = U ⋅ A⋅ t − t<br />

p p i f<br />

dove:<br />

U p è la trasmittanza termica equivalente del terreno;<br />

A è l'area del pavimento.<br />

Per Il calcolo del coefficiente U p si utilizza la seguente formula:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

199<br />

1<br />

U p<br />

=<br />

1 1<br />

+<br />

U C<br />

dove:<br />

U è la trasmittanza unitaria normale del pavimento;<br />

C è la conduttanza del terreno; in regime stazionario. Un valore accettabile <strong>di</strong> tale variabile<br />

è <strong>di</strong> 1.5 kcal/(h.m. 0 C) o 1.740 W/(mK).<br />

Le <strong>di</strong>spersioni <strong>di</strong> calore dei pavimenti verso l'ambiente esterno restano proporzionali alla<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura (t i -t e ), ma la superficie interessata è una striscia <strong>di</strong> pavimento a<strong>di</strong>acente ai muri<br />

interrati (se trattasi del pavimento <strong>di</strong> un locale parzialmente o totalmente interrato).<br />

Figura 90: Scambi termici con piano interrato.<br />

Le <strong>di</strong>spersioni basilari, Q b , si calcolano me<strong>di</strong>ante l'espressione:<br />

( 2 ) ⎤ ( )<br />

Qb = Ub ⋅ ⎡⎣ P ⋅ − z ⎦ ti − te<br />

dove:<br />

U b è la trasmittanza equivalente.<br />

P il perimetro interno del pavimento relativamente alle pareti esterne;<br />

z è la profon<strong>di</strong>tà, in metri, della parete interrata (se varia lungo il perimetro del pavimento<br />

si deve assumere un valore me<strong>di</strong>o)-<br />

La trasmittanza equivalente U b è data da:<br />

1<br />

U b<br />

=<br />

1 2<br />

+<br />

U λ '<br />

essendo:<br />

U la trasmittanza unitaria normale del pavimento:<br />

λ' la conduttività del terreno umido che vale 2.5 kcal/(h.m. 0 C) o 2.90 W/(m.K).<br />

Le <strong>di</strong>spersioni <strong>di</strong> calore attraverso i muri addossati al terreno restano proporzionali alla <strong>di</strong>fferenza<br />

<strong>di</strong> temperatura (t i -t e ) e si calcolano con l'equazione:<br />

( )( )<br />

Q = U ⋅ P ⋅ z t − t<br />

w w i e<br />

ove U w è la trasmittanza equivalente, data da :<br />

1<br />

U w<br />

=<br />

1 z<br />

+<br />

U λ '<br />

Quanto sopra detto rappresenta una elaborazione unitaria dei <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti attraverso il terreno<br />

ed evidenziano una <strong>di</strong>screta complessità <strong>di</strong> calcolo superabile con l’utilizzo <strong>di</strong> programmi elettronici che<br />

rendono automatico il calcolo.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

200<br />

10.6 CARATTERIZZAZIONE DELLE ZONE CLIMATICHE<br />

Sia la L.10/91 oggi che la L. 373/76 prima <strong>di</strong> essa sud<strong>di</strong>vidono il territorio italiano in sei zone<br />

climatiche caratterizzate dai Gra<strong>di</strong>-Giorno secondo la seguente tabella.<br />

ZONA CLIMATICA<br />

GRADI-GIORNO<br />

A ≤ 600<br />

B 601≤ 900<br />

C 901 ≤ 1400<br />

D 1401 ≤ 2100<br />

E 2101 ≤ 3000<br />

F > 3000<br />

Tabella 56: Definizione delle zone climatiche<br />

Le norme UNI-10344 e UNI- 10349 fissano, per ciascun comune italiano, i GG (Gra<strong>di</strong>-Giorno), la<br />

temperatura esterna (minima e me<strong>di</strong>a stagionale) nonché i valori <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione solare. I GG sono<br />

definiti dalla relazione:<br />

( ri e j )<br />

N<br />

∑ ,<br />

per te,j tri<br />

[124]<br />

j=<br />

1<br />

GG = t − t<br />

≤<br />

ove si ha il seguente simbolismo:<br />

t = temperatura interna <strong>di</strong> riferimento, ° C<br />

ri<br />

t = temperatura esterna me<strong>di</strong>a del j.mo giorno, ° C<br />

e,j<br />

N = numero <strong>di</strong> giorni complessivo del periodo considerato


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

201<br />

Tabella 57: Modulo semplificato <strong>di</strong> calcolo per i carichi termici<br />

La temperatura interna <strong>di</strong> riferimento in Italia è posta pari a 19 °C (per tenere conto degli apporti<br />

gratuiti), N e posto pari alla durata convenzionale del periodo <strong>di</strong> riscaldamento (funzione della zona<br />

climatica) che corrisponde ai giorni nei quali la temperatura me<strong>di</strong>a esterna resta inferiore a 12 °C.<br />

10.7 CARATTERIZZAZIONE DELLE CAPACITÀ DISPERSIVE DEGLI EDIFICI<br />

Le caratteristiche <strong>di</strong>spersive degli e<strong>di</strong>fici sono sintetizzabili in un coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione volumico 60 C d<br />

dato dall’espressione:<br />

60 Stranamente il D,Lgs 192/05 non richiede più la verifica del Cd ma solo una verifica delle trasmittanze termiche,<br />

come si <strong>di</strong>rà più avanti. Tuttavia fino a quando non sarà emanato il nuovo regolamento <strong>di</strong> applicazione vale quanto<br />

specificato dalla L. 10/91 e quin<strong>di</strong> permane l’obbligo della verifica del Cd. Si osservi, inoltre, che in alcune regioni si richiede<br />

ancora questa verifica.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

202<br />

ove si ha :<br />

Φ = Flusso per trasmissioneattraversol'involucro,W<br />

trasmesso<br />

V =Volume lordo riscaldato, m³<br />

∆T = Differenza <strong>di</strong> temperatura <strong>di</strong> progetto: t − t , ° C<br />

progetto<br />

Si ricor<strong>di</strong> che il flusso trasmesso vale:<br />

C<br />

d<br />

Φ<br />

=<br />

V ⋅ ∆T<br />

n<br />

∑<br />

trasmesso<br />

progetto<br />

Φ<br />

trasmesso<br />

= KiSi∆Ti + ψ<br />

jl j∆Tj<br />

i=<br />

1<br />

j<br />

<br />

Elementi Disperdenti<br />

∑<br />

PontiTermici<br />

cioè è il flusso per sola trasmissione <strong>di</strong> calore attraverso le pareti più i ponti termici.<br />

i<br />

e<br />

Tabella 58: Cd massimi previsti dal DPR 412/93<br />

C d rappresenta la potenza <strong>di</strong>spersa per trasmissione attraverso l’involucro, dato dalla somma dei<br />

<strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti attraverso le pareti e i ponti termici, per unità <strong>di</strong> <strong>volume</strong> riscaldato e per <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

temperatura (fra interno a 20 °C ed esterno a temperatura t e ) <strong>di</strong> 1°C.<br />

Il valore <strong>di</strong> progetto <strong>di</strong> C d deve sempre risultare inferiore ad un C d,max che il DPR 412/93<br />

impone in funzione del sito e del rapporto geometrico S/V fra superficie <strong>di</strong>sperdente e <strong>volume</strong> riscaldato,<br />

come in<strong>di</strong>cato nella tabella seguente.<br />

Si definisce anche un coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione per ventilazione definito dalla relazione:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

203<br />

n ⋅V ⋅ ca<br />

⋅ ρ ⋅ ∆Tp<br />

Cv<br />

= = n ⋅ ca<br />

= 0.34 ⋅ n (S.I.) [125]<br />

V ⋅ ∆Ta<br />

ove n è il numero <strong>di</strong> ricambi orari desunto dalla tabella 10. Per le normali abitazioni è n=0.5 e<br />

pertanto C v =0.5 x 0.34 = 0.17 (W/m³K). Si definisce poi un coefficiente globale <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta la somma <strong>di</strong> C d e <strong>di</strong><br />

C v , cioè:<br />

Cg = Cd + Cv<br />

Questo parametro caratterizza tutte le per<strong>di</strong>te (per <strong>di</strong>spersione e per ventilazione) <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio.<br />

10.7.1 FASE 2: CARATTERIZZAZIONE E VERIFICA ENERGETICA DEGLI EDIFICI<br />

Il DPR 412/93 introduce il concetto che un e<strong>di</strong>ficio non possa utilizzare più <strong>di</strong> una quantità<br />

massima <strong>di</strong> energia per il riscaldamento invernale (o meglio per il periodo convenzionale <strong>di</strong><br />

riscaldamento).<br />

Esso, quin<strong>di</strong>, definisce un Fabbisogno Limite Normalizzato (FEN) per la climatizzazione invernale<br />

dato dalla relazione:<br />

ove si ha:<br />

FEN = fabbisogno limite normalizzato, (kJ/m³GG),<br />

Q = fabbisogno energetico convenzionale (kJ),<br />

st<br />

GG<br />

V<br />

Q st<br />

FEN = GG ⋅ V<br />

= Gra<strong>di</strong> Giorno del sito,<br />

= Volume riscaldato, m³<br />

In base alla precedente equazione il Fabbisogno Limite Normalizzato (FEN) è dato dall’energia<br />

primaria necessaria per mantenere gli ambienti alla temperatura <strong>di</strong> 20 °C, compresi un opportuno<br />

ricambio d’aria e l’energia per le apparecchiature ausiliarie (pompe, bruciatore, ..), per il periodo <strong>di</strong><br />

riscaldamento fissato per la zona climatica <strong>di</strong> appartenenza.<br />

In pratica la UNI-10344 in<strong>di</strong>ca le modalità <strong>di</strong> calcolo del FEN che deve tenere conto delle<br />

seguenti quantità <strong>di</strong> energia:<br />

⋅ Energia primaria immessa nella centrale termica (da gasolio, gas, energia elettrica);<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Apporti solari gratuiti forniti all’e<strong>di</strong>ficio;<br />

Apporti gratuiti dovuti a tutte le sorgenti interne (persone, cucine, elettrodomestici,<br />

illuminazione);<br />

Energia <strong>di</strong>spersa per trasmissione e ventilazione attraverso le pareti esterne dell’e<strong>di</strong>ficio;<br />

Energia <strong>di</strong>ssipata per la <strong>di</strong>stribuzione del calore e per la regolazione termica.<br />

Il DPR 412/93 prevede tre procedure <strong>di</strong> calcolo:<br />

1. Metodo completo, detto Metodo A, da adottare per qualunque <strong>volume</strong>tria dell’e<strong>di</strong>ficio e che<br />

tiene conto <strong>di</strong> tutte le frazioni energetiche sopra in<strong>di</strong>cate e in particolare valutando gli apporti<br />

energetici solari mese per mese;<br />

2. Metodo interme<strong>di</strong>o, detto Metodo B, che valuta gli apporti gratuiti in modo semplificato;


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

204<br />

3. Metodo semplificato, detto Metodo C, che può essere applicato solo per e<strong>di</strong>fici aventi V


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

205<br />

La verifica del FEN risulta spesso laboriosa e quasi priva <strong>di</strong> significato pratico. Nessun<br />

progettista, infatti, ha mai utilizzato il FEN per la progettazione esecutiva degli impianti anche perché è<br />

mancato il supporto, inizialmente previsto dalla stessa L. 10/91, alla certificazione energetica.<br />

La nuova normativa che scaturisce dal D.Lgs 192/05 elimina questa specie <strong>di</strong> tortura mentale<br />

introducendo il Fep (Fabbisogno <strong>di</strong> Energia Primaria) necessario per certificazione energetica dell’e<strong>di</strong>ficio e<br />

mantiene la verifica del ren<strong>di</strong>mento me<strong>di</strong>o stagionale innalzando il valore limite che ora è dato dalla<br />

relazione:<br />

η = 75+<br />

3 Log P %<br />

g<br />

( )<br />

La verifica <strong>di</strong> questo parametro richiede un’attenta scelta del generatore termico e dei componenti<br />

<strong>di</strong> impianto.<br />

10.8 FASE 2: LA VERIFICA ENERGETICA DELLA L. 10/91<br />

L’applicazione della L. 10/91 non è semplice dovendosi far riferimento a numerose norme<br />

tecniche 62 emesse a seguito del DPR 412/93 (e ancora non del tutto complete!). Occorre effettuare<br />

numerosi calcoli, spesso ripetitivi e te<strong>di</strong>osi, secondo un algoritmo procedurale che qui si schematizza:<br />

⋅ In<strong>di</strong>viduare il periodo <strong>di</strong> riscaldamento per data zona climatica secondo la seguente tabella:<br />

Zona A Zona B Zona C Zona D Zona E Zona F<br />

121 Giorni 121 Giorni 137 Giorni 166 Giorni 180 Giorni Senza Limite<br />

Tabella 59: Periodo convenzionale <strong>di</strong> riscaldamento<br />

⋅ In<strong>di</strong>viduazione della destinazione d’uso dell’e<strong>di</strong>ficio secondo quanto in<strong>di</strong>cato dal DPR 412/93<br />

e riporto nella seguente tabella 6. Per ciascuna tipologia il DPR 412/93 prevede sia la<br />

temperatura interna <strong>di</strong> progetto (solitamente pari a 20 °C) che il numero <strong>di</strong> ricambi orari.<br />

n<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Per data località ove l’e<strong>di</strong>ficio risiede valutare i parametri climatici essenziali: temperatura<br />

esterna me<strong>di</strong>a mensile, ra<strong>di</strong>azione solare globale me<strong>di</strong>a mensile sui <strong>di</strong>versi orientamenti, velocità<br />

del vento. L’Italia è sud<strong>di</strong>visa in zone <strong>di</strong> vento secondo la mappa <strong>di</strong> figura 1. A ciascuna zona<br />

corrispondono velocità minime, massime e me<strong>di</strong>e e <strong>di</strong>rezioni prevalenti date dalle tabelle CNR-<br />

UNI alle quali si rimanda per un maggiore approfon<strong>di</strong>mento.<br />

Sud<strong>di</strong>visione dell’e<strong>di</strong>ficio in zone termiche aventi ciascuna una determinata temperatura interna,<br />

qualora sussistano i presupposti della deroga dai 20 °C imposti dal DPR 412/93 .<br />

Calcolo dei valori mensili dell’energia <strong>di</strong>spersa per trasmissione e ventilazione, Q L , attraverso<br />

tutti gli elementi <strong>di</strong>sperdenti.<br />

Calcolo degli apporti gratuiti me<strong>di</strong> mensili solari interni ed esterni, Q si e Q se , <strong>di</strong> ciascuna zona<br />

termica.<br />

Calcolo degli apporti gratuiti interni me<strong>di</strong> mensili, Q i , <strong>di</strong> ciascuna zona.<br />

Calcolo del Fattore <strong>di</strong> utilizzazione degli apporti gratuiti (solari ed interni), η<br />

g<br />

.<br />

⋅ Calcolo del fabbisogno energetico utile me<strong>di</strong>o mensile per ciascuna zona, Q h .<br />

62 Si tratta <strong>di</strong> norme cogenti e quin<strong>di</strong> obbligatorie per la progettazione definita a regola d’arte.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

206<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Calcolo dei ren<strong>di</strong>menti che tengono conto dell’intermittenza, dell’attenuazione notturna (se<br />

presente) delle caratteristiche <strong>di</strong> emissione dei corpi scaldanti, η , e delle caratteristiche del<br />

sistema <strong>di</strong> regolazione termica, η<br />

c<br />

.<br />

Calcolo del fabbisogno energetico mensile utile per ciascuna zona.<br />

Calcolo del fabbisogno energetico mensile utile dell’e<strong>di</strong>ficio, data dalla somma estesa a tutte le<br />

zone del fabbisogno energetico mensile utile <strong>di</strong> zona, come calcolato precedentemente.<br />

Calcolo dei ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione del fluido vettore, η<br />

d<br />

, e del ren<strong>di</strong>mento del generatore<br />

<strong>di</strong> energia primaria, η<br />

p<br />

.<br />

e<br />

⋅ Calcolo del fabbisogno me<strong>di</strong>o mensile <strong>di</strong> energia primaria, Q.<br />

⋅<br />

⋅<br />

Calcolo dell’energia totale annua prodotta dal generatore.<br />

Calcolo del fabbisogno annuale <strong>di</strong> energia primaria.<br />

Il calcolo <strong>di</strong> ciascuna grandezza sopra in<strong>di</strong>cata richiede l’applicazione delle norme UNI 10344 e<br />

10349. Queste risultano complesse e laboriose, come schematizzato nelle figure 2 e 3. Qui si fornisce<br />

un breve schema applicativo.<br />

Calcolo dell’energia <strong>di</strong>spersa per trasmissione e ventilazione<br />

Per il calcolo dell’energia perduta mensile si applica la seguente relazione, ve<strong>di</strong> Figura 92 per i<br />

simboli:<br />

Q = Q + Q + Q + Q + Q<br />

[128]<br />

( )<br />

L T G U V A<br />

ove vale il seguente simbolismo:<br />

Q T energia scambiata con l’aria esterna,<br />

Q G energia scambiata con il terreno,<br />

Q U energia scambiata con ambienti a<strong>di</strong>acenti non riscaldati,<br />

Q V energia per ventilazione,<br />

energia totale scambiata con zone termiche a <strong>di</strong>versa temperatura.<br />

Q A<br />

Si osservi come ciascun termine della precedente equazione sia una energia me<strong>di</strong>a mensile.<br />

Pertanto si ha:<br />

Q = 86400⋅ N ⋅ H ⋅ ∆ T<br />

[129]<br />

T<br />

ove è:<br />

N numero giorni nel mese,<br />

86400 numero <strong>di</strong> secon<strong>di</strong> in un giorno,<br />

H T coefficiente <strong>di</strong> trasmissione aria interna/aria esterna, (W/K),<br />

∆ T <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura fra aria interna ed esterna.<br />

Il coefficiente H T è dato dalla relazione:<br />

ove si ha:<br />

d<br />

p<br />

A<br />

d<br />

H = A U + ψ l<br />

T j j j j<br />

j= 1 j=<br />

1<br />

p<br />

T<br />

∑ ∑ [130]<br />

numero degli elementi <strong>di</strong>spersivi dell’e<strong>di</strong>ficio,<br />

numero dei ponti termici presenti,<br />

area della superficie <strong>di</strong> ciascun componente, m², netta o lorda,


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

207<br />

U<br />

Ψ<br />

l<br />

trasmittanza 63 termica <strong>di</strong> ciascun componente, (W/m²K),<br />

trasmittanza termica lineare del ponte termico, (W/m.K),<br />

lunghezza del ponte termico.<br />

Per i ponti termici si veda quanto già detto in precedenza con i coefficienti lineari.<br />

Per l’energia scambiata con il terreno si ha la relazione:<br />

Q = 86400⋅ N ⋅ H ⋅ ∆ T<br />

[131]<br />

G G s<br />

ove, oltre al simbolismo già in<strong>di</strong>cato, si ha:<br />

⋅ H G coefficiente <strong>di</strong> trasmissione aria esterna-terreno, (W/K), ve<strong>di</strong> norma UNI-10346,<br />

⋅<br />

∆ Ts<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura interna-esterna me<strong>di</strong>a stagionale, (K).<br />

Si osservi che l’applicazione della [131]prescinde dalla presenza <strong>di</strong> acqua nel terreno ed è sempre<br />

riferita alle con<strong>di</strong>zioni stazionarie. Per il calore <strong>di</strong> ventilazione vale la relazione:<br />

Q = 86400⋅ N ⋅ H ⋅ ∆ T<br />

[132]<br />

V<br />

ove è:<br />

H V coefficiente <strong>di</strong> infiltrazione e ventilazione, (W/K),<br />

∆ T <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura tra aria interna ed esterna, (K).<br />

Il coefficiente <strong>di</strong> ventilazione ed infiltrazione è dato dalla relazione:<br />

H = c ρϕ<br />

[ 1]<br />

V<br />

p<br />

V<br />

ove è:<br />

C p calore specifico a pressione costante dell’aria, 1000 J/(kg.K),<br />

ρ densità dell’aria, (1.2 kg/m³),<br />

ϕ portata <strong>volume</strong>trica dell’aria, (m³/h) che può essere posta pari a ϕ=nV con n numeri <strong>di</strong><br />

ricambi orari e V <strong>volume</strong> dell’ambiente.<br />

63 Le norme UNI 10344 e 10349 utilizzano il simbolismo anglosassone per cui la trasmittanza ha il simbolo U<br />

anziché K. In effetti le norme sopra citate sono conformi alle norme europee EN e quin<strong>di</strong> la necessità <strong>di</strong> un simbolismo<br />

comune fra gli stati ha portato alla variazione citata.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

208<br />

Tabella 60: Classificazione degli e<strong>di</strong>fici


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

209<br />

Figura 91: Zone del vento in Italia<br />

Il coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione termica equivalente fra ambienti non riscaldati, H ie , deve tenere<br />

conto dei <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti fra zona riscaldata e zona non riscaldata e da quest’ultima con l’ambiente<br />

esterno, secondo quanto in<strong>di</strong>cato dalle UNI 10344 e 10349.<br />

Per il calore scambiato con zone a temperatura fissa <strong>di</strong>versa da quella della zona in elaborazione<br />

si applica la relazione:<br />

Q = 86400⋅ N ⋅ H ∆T<br />

A a a j<br />

j=<br />

1<br />

q<br />

∑ ( )<br />

[133]<br />

ove vale il simbolismo:<br />

q numero delle zone a temperatura fissa che scambiano calore con la zona in esame,<br />

Ha coefficiente <strong>di</strong> trasmissione fra zona in esame e ciascuna zona a<strong>di</strong>acente a temperatura<br />

fissa, (W/K),<br />

∆ T a<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura tra l’ambiente esaminato e quello della j.ma zona a<strong>di</strong>acente,<br />

(K).


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

210<br />

Figura 92: Schema semplificato proposto dalle UNI-10344 e 10348<br />

Figura 93: Schema semplificato proposto dalle UNI-10344 e 10348


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

211<br />

Calcolo degli apporti gratuiti<br />

Gli apporti gratuiti sono quei contributi d’energia che non derivano dall’impianto <strong>di</strong><br />

riscaldamento e che provengono da sorgenti interne (persone, illuminazione, cucine, macchinari, …) e<br />

dall’esterno (ra<strong>di</strong>azione solare, riscaldamento passivo, …).<br />

Non è facile calcolare questi apporti poiché essi <strong>di</strong>pendono anche dal profilo d’uso degli ambienti<br />

(accensione dell’illuminazione, chiusura/apertura delle serrande, accensione <strong>di</strong> macchinari, presenza <strong>di</strong><br />

persone all’interno degli ambienti in determinati orari, …).<br />

Si cerca, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> effettuare un calcolo fittizio supponendo un profilo d’uso standard per data<br />

tipologia <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici (abitazioni, scuole, ospedali, …). Il valore degli apporti gratuiti delle sorgenti interne<br />

è dato da:<br />

ove è:<br />

s<br />

Q I,J<br />

Q<br />

I<br />

s<br />

= ∑ Q<br />

[134]<br />

j=<br />

1<br />

I , j<br />

numero delle sorgenti interne,<br />

apporto energetico gratuito <strong>di</strong> ciascuna sorgente, (J/mese).<br />

Il calcolo degli apporti gratuiti può essere fatto sia in modo analitico (conoscendo l’esatto<br />

profilo d’uso degli ambienti) che forfettario me<strong>di</strong>ante la seguente tabella 8 desunta dalla norma UNI-<br />

10344.<br />

Utilizzazione Apporti gratuiti globali Unità <strong>di</strong> misura<br />

Appartamento <strong>di</strong> superficie lorda in pianta < 200 m² 6.25 – 0.02 S W/m²<br />

Appartamento <strong>di</strong> superficie lorda in pianta > 200 m² 450 W<br />

E<strong>di</strong>fici a<strong>di</strong>biti ad uffici 6 W/m²<br />

E<strong>di</strong>fici a<strong>di</strong>biti ad attività commerciali 8 W/m²<br />

Tabella 61: Valori me<strong>di</strong> degli apporti gratuiti<br />

Il valore degli apporti gratuiti per energia solare <strong>di</strong>pende dal sito (latitu<strong>di</strong>ne e ra<strong>di</strong>azione me<strong>di</strong>a<br />

mensile) e dalle caratteristiche termofisiche dei componenti e<strong>di</strong>lizi sia opachi che trasparenti. In<br />

particolare si utilizza la relazione:<br />

c v<br />

⎛ ⎞<br />

QS = N ⋅ qs, j ⎜ Ae , i ⎟<br />

j= 1 ⎝ i=<br />

1 ⎠<br />

∑ ∑ [135]<br />

con il simbolismo:<br />

N numeri <strong>di</strong> giorni del mese,<br />

e numero <strong>di</strong> esposizioni,<br />

v numero <strong>di</strong> superfici per esposizione,<br />

q s ra<strong>di</strong>azione globale giornaliera me<strong>di</strong>a mensile sulla parete avente esposizione j,<br />

A e,i area equivalente della superficie avente esposizione i.<br />

Il valore me<strong>di</strong>o mensile della ra<strong>di</strong>azione globale giornaliera per le <strong>di</strong>verse esposizioni è data dalla<br />

norma UNI-10349. Gli apporti gratuiti solari si sud<strong>di</strong>vidono in due categorie:<br />

⋅ Q se apporti dovuti alle ra<strong>di</strong>azioni solari sulle superfici opache,<br />

⋅ Q si apporti dovuti alle ra<strong>di</strong>azioni solari sulle superfici trasparenti.<br />

Per gli apporti delle pareti opache vale la relazione, per la generica parete:<br />

U<br />

A<br />

i<br />

e, i<br />

= Fs , iFer,<br />

i<br />

Aiα<br />

i<br />

[136]<br />

h<br />

ove si ha il simbolismo:<br />

α fattore <strong>di</strong> assorbimento della ra<strong>di</strong>azione solare,<br />

e


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

212<br />

h e<br />

U<br />

F er<br />

Fs<br />

coefficiente superficiale <strong>di</strong> scambio termico esterno, (W/m²K),<br />

trasmittanza termica della parete, (W/m²K),<br />

fattore d’angolatura della ra<strong>di</strong>azione solare sulla parete i-ma,<br />

fattore <strong>di</strong> schermatura della parete i.esima.<br />

Per i fattori <strong>di</strong> assorbimento si possono considerare i seguenti valori:<br />

Colore chiaro α=0.3<br />

Colore me<strong>di</strong>o α=0.5<br />

Colore scuro α=0.8<br />

Tabella 62: Fattori <strong>di</strong> correzione per i colori<br />

Per i fattori <strong>di</strong> incidenza della ra<strong>di</strong>azioni solari si possono considerare i seguenti valori:<br />

Superfici orizzontali F er =0.8<br />

Superfici inclinate F er =0.9<br />

Superfici verticali F er =1.0<br />

Tabella 63: Fattori <strong>di</strong> utilizzazione<br />

Il fattore <strong>di</strong> schermatura, F s , va calcolato in funzione dell’orografia del terreno e della <strong>di</strong>sposizione<br />

degli e<strong>di</strong>fici viciniori. La UNI-10349 fornisce anche una metodologia <strong>di</strong> calcolo che tiene conto anche<br />

della eventuale presenza <strong>di</strong> componenti passivi (muro Trombe, serra addossata, collettori solari ad aria,<br />

…). Per gli apporti gratuiti dovuti alle superfici trasparenti si utilizza la relazione, per la generica vetrata:<br />

A = F F F g A<br />

[137]<br />

e, i s, i c, i f , i i i<br />

con il simbolismo:<br />

F s fattore ombre portate da ostruzioni esterne,<br />

F c fattore <strong>di</strong> riduzione per schermi interni e/o esterni,<br />

F f fattore <strong>di</strong> riduzione per l’area del telaio del componente vetrato,<br />

g fattore <strong>di</strong> trasmissione solare,<br />

A area dell’apertura vetrata, (m²).<br />

La UNI-10344 fornisce i valori dei fattori <strong>di</strong> schermatura F s ed F c . Il fattore <strong>di</strong> riduzione del<br />

telaio può essere assunto pari a 0.87 mentre il fattore <strong>di</strong> trasmissione solare, g, può essere desunto dalla<br />

seguente Tabella 64. Per il calcolo del fattore <strong>di</strong> utilizzazione degli apporti gratuiti, η u , occorre valutare gli<br />

effettivi contributi degli apporti solari e <strong>di</strong> quelli interni. In<strong>di</strong>chiamo con γ il rapporto fra gli apporti<br />

solari più quelli interni (Q S +Q I ) e l’energia globalmente <strong>di</strong>spersa (trasmissione e ventilazione) ridotta del<br />

contributo degli apporti solari esterni, Q se.<br />

Tipo <strong>di</strong> Vetro<br />

Fattore <strong>di</strong> trasmissione<br />

Vetro singolo 0.82<br />

Vetro singolo selettivo 0.66<br />

Vetro doppio normale 0.70<br />

Vetro con rivestimento selettivo pirolitico 0.64<br />

Doppio vetro con rivestimento selettivo cato<strong>di</strong>co 0.62<br />

Triplo vetro normale 0.60<br />

Triplo vetro con rivestimento selettivo pirolitico 0.55<br />

Triplo vetro con rivestimento selettivo cato<strong>di</strong>co 0.53<br />

Tabella 64: Fattori <strong>di</strong> trasmissione per le tipologie <strong>di</strong> vetri<br />

In pratica in<strong>di</strong>chiamo con:<br />

Q<br />

γ =<br />

Q<br />

Si<br />

L<br />

+ Q<br />

− Q<br />

I<br />

Se


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

213<br />

Allora risulta, per γ=1:<br />

e per γ≠ 1 si ha:<br />

τ<br />

ηu<br />

=<br />

τ + 1<br />

1−<br />

γ<br />

ηu<br />

=<br />

1 −<br />

τ<br />

τ 1<br />

γ +<br />

ove τ è legato alla costante <strong>di</strong> tempo t C dell’e<strong>di</strong>ficio 64 :<br />

C<br />

tC<br />

=<br />

H<br />

K<br />

⋅3600<br />

dalla relazione:<br />

C<br />

τ = 1+<br />

t<br />

16<br />

La costante <strong>di</strong> tempo t c è legata alla capacità C che a sua volta è legata alla massa efficace M che<br />

<strong>di</strong>pende dal tipo <strong>di</strong> materiali delle pareti e dei pavimenti secondo la seguente Tabella 65.<br />

Infine H K è definito dalla relazione:<br />

e precisamente è:<br />

con :<br />

c<br />

A d<br />

n p<br />

H<br />

K<br />

QL<br />

=<br />

86400 ⋅ N ⋅ ∆T<br />

⎛ n −1⎞<br />

C = M ⋅ c ⋅ A 0.06 p<br />

d<br />

+<br />

⎜<br />

n ⎟<br />

⎝<br />

p ⎠<br />

calore specifico <strong>di</strong> riferimento pari a 1000 J/kg.K;<br />

superficie esterna dell’involucro, (m²);<br />

numero dei piani.<br />

Calcolo dell’energia utile<br />

L’energia utile, cioè il fabbisogno mensile per il riscaldamento dell’e<strong>di</strong>ficio è data dalla relazione:<br />

Q = Q − Q − η Q + Q<br />

[138]<br />

( ) ( )<br />

h L Se ig I Si<br />

ove η ig è il fattore <strong>di</strong> utilizzazione degli apporti gratuiti che tiene conto dell’inerzia dell’e<strong>di</strong>ficio e del<br />

rapporto fra i guadagni e le per<strong>di</strong>te specifiche del mese. Si osservi come gli apporti gratuiti interni, Q I e<br />

Q SI , siano moltiplicati per il fattore η ig che tiene conto dell’effetto serra interno agli ambienti. Questo<br />

fattore non viene applicato agli apporti solari esterni, Q SE , perché la ra<strong>di</strong>azione solare esterna colpisce<br />

<strong>di</strong>rettamente le murature senza alcun effetto serra. Vale il concetto <strong>di</strong> Temperatura Aria Sole già visto nel<br />

Capitolo della Termofisica degli E<strong>di</strong>fici.<br />

In pratica non tutta l’energia gratuita viene utilizzata per effetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersioni e/o proprietà<br />

termofisiche dell’e<strong>di</strong>ficio. Per il periodo <strong>di</strong> riscaldamento si può fare riferimento a quello convenzionale<br />

o reale, definito in base al calcolo dei GG (gra<strong>di</strong> giorno). Il fabbisogno stagionale è la somma dei<br />

fabbisogni mensili ∑ Qh<br />

.<br />

Intermittenza dell’impianto <strong>di</strong> riscaldamento<br />

L’accensione o lo spegnimento degli impianti <strong>di</strong> riscaldamento comporta sempre del tempo e<br />

pertanto la temperatura me<strong>di</strong>a degli ambienti, calcolata nel periodo <strong>di</strong> accensione, risulta inferiore a<br />

quella <strong>di</strong> progetto (supposta, invece, costante). Il valore Q hvs è dato dalla relazione:<br />

64 Nel capitolo 8 sulla Termofisica dell’E<strong>di</strong>ficio si è detto che la costante <strong>di</strong> tempo τ (ora in<strong>di</strong>cata t c dalla L. 10/91) è<br />

data dal prodotto <strong>di</strong> una capacità termica per una resistenza termica. τ=RC. La resistenza termica è pari ad 1/KS che nella nuova<br />

simbologia è in<strong>di</strong>cata con H K. La costante <strong>di</strong> tempo è data in ore e quin<strong>di</strong> si ha 3600 a denominatore.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

214<br />

( ) η ( )<br />

Qhvs = k ⎡⎣ Fil QL − QSe −<br />

uFig QI + QSi<br />

⎤⎦ [139]<br />

ove k è un fattore che <strong>di</strong>pende dal tipo <strong>di</strong> funzionamento dell’impianto (attenuazione notturna,<br />

spegnimento, ..) e non può mai essere minore <strong>di</strong> 1, mentre F il e F ig sono parametri che <strong>di</strong>pendono dalla<br />

costante <strong>di</strong> tempo dell’e<strong>di</strong>ficio, dal tipo <strong>di</strong> teminali utilizzati (ra<strong>di</strong>atori, convettori, …) e forniti dalla<br />

UNI 10344. Il fabbisogno <strong>di</strong> energia, Q hvs , è inferiore a Q h (per ciascun mese e per ciascuna zona).<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Tabella 65: Masse efficaci per il calcolo della costante <strong>di</strong> tempo dell’e<strong>di</strong>ficio<br />

L’entità della riduzione <strong>di</strong>pende:<br />

dall’inerzia termica dell’e<strong>di</strong>ficio data da<br />

P<br />

C = ∑ m c ove m i è la massa <strong>di</strong> ogni parete, c pi è il<br />

calore specifico della singola parete e P è il numero <strong>di</strong> pareti dell’e<strong>di</strong>ficio.<br />

dal periodo dell’anno e quin<strong>di</strong> dal mese considerato,<br />

i<br />

dalla durata del periodo <strong>di</strong> spegnimento o <strong>di</strong> attenuazione notturna e dalla temperatura me<strong>di</strong>a<br />

interna degli ambienti.<br />

i<br />

pi<br />

Fabbisogno utile mensile<br />

Noto il fabbisogno mensile Q hvs si può calcolare il fabbisogno utile mensile in con<strong>di</strong>zioni reali <strong>di</strong><br />

funzionamento, Q hr , dato dalla relazione:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

215<br />

Q<br />

Q<br />

hvs<br />

hr<br />

= [140]<br />

ηeη<br />

c<br />

ove i ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> emissione dei terminali, η e , e <strong>di</strong> regolazione, η c , possono essere calcolati in<br />

funzione della tipologia <strong>di</strong> impianto selezionato in conformità a quanto prescritto dalla UNI 10348. In<br />

particolare si hanno le seguenti tabelle:<br />

Terminale Ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> emissione, η e<br />

Termoconvettori 0,99<br />

Ventilconvettori 0,98<br />

Bocchette aria 0,97<br />

Ra<strong>di</strong>atori 0,96<br />

Pannelli Ra<strong>di</strong>anti 0,96<br />

Tabella 66: ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> emissione<br />

Ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> regolazione<br />

Sistema Ra<strong>di</strong>atori, Convettori Pannelli ra<strong>di</strong>anti<br />

Singolo Ambiente 0,94 0,90<br />

Climatizzazione per singolo ambiente 0,98 0,96<br />

Zona 0,97 0,94<br />

Climatizzazione per zona 0,98 0,96<br />

Tabella 67: Ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> regolazione<br />

Ren<strong>di</strong>menti<br />

Per sua definizione, l’energia utile Q h , è il fabbisogno teorico stagionale per il riscaldamento<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio nell’ipotesi <strong>di</strong> temperatura interna costante e pari al valore <strong>di</strong> progetto <strong>di</strong> 20 °C. In realtà<br />

occorre considerare il binomio e<strong>di</strong>ficio-impianto e <strong>di</strong> conseguenza se il generatore <strong>di</strong> calore produce una<br />

data quantità <strong>di</strong> energia non tutta arriva agli ambienti per il loro riscaldamento.<br />

Il fluido termovettore (acqua o aria) <strong>di</strong>sperde calore durante il trasporto nelle tubazioni o nei<br />

canali d’aria, anche se ben coibentati termicamente.<br />

Inoltre non tutta l’energia chimica del combustibile viene trasformata in energia resa al fluido<br />

termovettore perché occorre sempre considerare il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> combustione e quin<strong>di</strong> la frazione <strong>di</strong><br />

energia <strong>di</strong>spersa con i fumi.<br />

Si aggiunga, inoltre, che i terminali <strong>di</strong> erogazione dell’energia negli ambienti (ra<strong>di</strong>atori,<br />

termoconvettori, piastre ra<strong>di</strong>anti, …) sono anch’essi soggetti ad un ren<strong>di</strong>mento (sempre minore <strong>di</strong> 1)<br />

che aggrava ancora le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’energia.<br />

Lo stesso si può <strong>di</strong>re per la regolazione della temperatura interna: solitamente si ha un pendolare<br />

attorno al valore centrale <strong>di</strong> riferimento, 20°C, che comporta per<strong>di</strong>te energetiche.<br />

Il risultato <strong>di</strong> quanto detto è che bisogna sempre fornire all’impianto una quantità <strong>di</strong> energia utile,<br />

Q hr , superiore al fabbisogno teorico Q h e questa quantità può essere calcolata una volta noti i ren<strong>di</strong>menti<br />

<strong>di</strong> ciascun passaggio.<br />

⋅ Il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> emissione, η<br />

e<br />

, è definito come il rapporto fra il calore <strong>di</strong> riscaldamento<br />

richiesto con uno scambiatore <strong>di</strong> riferimento in grado <strong>di</strong> mantenere una temperatura ambiente<br />

uniforme nei vari ambienti ed il calore realmente fornito nelle stesse con<strong>di</strong>zioni operative (cioè<br />

<strong>di</strong> temperature interna ed esterna) dal corpo scaldante utilizzato. Per le varie tipologie la UNI-<br />

10348 fornisce i valori <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento da utilizzare nel calcolo.<br />

⋅<br />

Il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> regolazione,<br />

c<br />

η , è il rapporto fra il calore necessario per riscaldare un ambiente<br />

a temperatura fissata con una regolazione teorica perfetta ed il calore richiesto per il<br />

riscaldamento dello stesso con l’impianto <strong>di</strong> regolazione realmente utilizzato. I valori consigliati<br />

sono riportati dalla norma UNI-10348.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

216<br />

⋅ Il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione, η<br />

d<br />

, è il rapporto fra il calore fornito ai corpi scaldanti ed il<br />

calore prodotto in centrale prima dell’immissione nella rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione. Esso viene<br />

calcolato me<strong>di</strong>ante una procedura in<strong>di</strong>cata dalla norma UNI-10347.<br />

⋅ Il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> produzione, η<br />

p<br />

, è il rapporto fra il calore prodotto in centrale termica ed<br />

immesso nella rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione ed l’energia corrispondente alla sorgente utilizzata. Per i<br />

combustibili fossili si fa riferimento al potere calorifico inferiore. Questo ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>pende<br />

dalla potenza dei generatori, dal ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> combustione, dalle per<strong>di</strong>te attraverso l’involucro<br />

dei generatori, dalle per<strong>di</strong>te attraverso il camino e dai consumi <strong>di</strong> energia elettrica per le<br />

apparecchiature ausiliarie (bruciatori, pompe <strong>di</strong> circolazione,..). Noti i ren<strong>di</strong>menti sopra in<strong>di</strong>cati<br />

si può calcolare il ren<strong>di</strong>mento globale me<strong>di</strong>o stagionale dell’impianto, η<br />

g<br />

, che è il rapporto fra<br />

l’energia necessaria per il riscaldamento dell’e<strong>di</strong>ficio e l’energia fornita dal combustibile. Esso è<br />

dato dalla relazione 65 :<br />

ηg = ηe ⋅ηc ⋅ηd ⋅ η<br />

p<br />

Ren<strong>di</strong>menti Utili del Generatore<br />

Con il DPR 551 del 21/12/1999 “Regolamento recante mo<strong>di</strong>fiche al decreto del Presidente della<br />

Repubblica n. 412/93” sono state introdotte mo<strong>di</strong>fiche formali e <strong>di</strong> calcolo della relazione tecnica<br />

richiesta dalla L. 10/91.<br />

L’art. 4 sopprime il punto 1 (Valore minimo del ren<strong>di</strong>mento dei generatori <strong>di</strong> calore) dell’allegato E del<br />

DPR 412/93 e lo sostituisce con la tabella proposta nell’Allegato VI del DPR 660/96 e cioè:<br />

Tipo <strong>di</strong> caldaia Intervalli <strong>di</strong><br />

potenza<br />

kW<br />

Caldaie<br />

standard<br />

Caldaie a bassa<br />

temperatura (*)<br />

Caldaia a gas a<br />

condensazione<br />

Ren<strong>di</strong>mento A potenza nominale Ren<strong>di</strong>mento A carico parziale<br />

Temperatura<br />

me<strong>di</strong>a dell’acqua<br />

in caldaia (°C)<br />

Espressione del<br />

requisito <strong>di</strong><br />

ren<strong>di</strong>mento (%)<br />

Temperatura<br />

me<strong>di</strong>a in<br />

caldaia (°C)<br />

Espressione del<br />

requisito <strong>di</strong><br />

ren<strong>di</strong>mento (%)<br />

4 ÷400 70 ≥ 84 + 2Log Pn ≥ 50 ≥ 84 + 3Log Pn<br />

4 ÷400 70 ≥ 87.5 + 1.5Log Pn 40 ≥ 87.5 + 1.5Log<br />

Pn<br />

4 ÷400 70 ≥ 91 + 1Log Pn ≥ 30 (**) ≥ 97 + 1Log Pn<br />

* Comprese le caldaie a condensazione che utilizzano i combustibili liqui<strong>di</strong>.<br />

** Temperatura dell’acqua <strong>di</strong> alimentazione della caldaia<br />

Tabella 68: Ren<strong>di</strong>menti utili dei generatori <strong>di</strong> calore<br />

La verifica da eseguire risulta <strong>di</strong>versa per tipologia <strong>di</strong> generatore: i ren<strong>di</strong>menti termici utili devono<br />

rispettare i limiti fissati:<br />

⋅ Sia a potenza nominale espressa in kW, cioè in funzione alla potenza nominale Pn (100%), per<br />

una temperatura me<strong>di</strong>a dell’acqua nella caldaia <strong>di</strong> 70 °C;<br />

⋅<br />

Sia a carico parziale, cioè in funzionamento a carico parziale del 30%, per una temperatura<br />

me<strong>di</strong>a dell’acqua nella caldaia, <strong>di</strong>versa a seconda del tipo <strong>di</strong> caldaia.<br />

65 Si osservi che il prodotto dei ren<strong>di</strong>menti (ciascuno dei quali minore <strong>di</strong> 1) è minore del valore minimo dei<br />

ren<strong>di</strong>menti a fattore e pertanto, ad esempio, pur partendo da valori pari a 0.90 il prodotto è 0.9 x 0.9 x 0.9x 0.9= 0.65.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

217<br />

Energia termica fornita dal sistema <strong>di</strong> produzione<br />

L’energia termica primaria, Q F , fornita dal sistema <strong>di</strong> produzione, detti η d il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione, è dato dalla relazione:<br />

[141]<br />

ove Q hr,j è il fabbisogno energetico me<strong>di</strong>o reale mensile della generica j.esima zona dell’e<strong>di</strong>ficio e z<br />

il numero totale delle zone in cui esso è sud<strong>di</strong>viso.<br />

Calcolo del FEN (Fabbisogno Energetico Normalizzato)<br />

L’energia primaria stagionale, Q st , detto η p il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> produzione, è data dalla relazione:<br />

Q<br />

st<br />

=<br />

f<br />

z<br />

∑∑<br />

i= 1 j=<br />

1<br />

η η<br />

P<br />

Q<br />

d<br />

hr,<br />

j<br />

[142]<br />

ove i fabbisogni mensili sono estesi dal mesi <strong>di</strong> inizio al mese <strong>di</strong> fine del periodo <strong>di</strong> riscaldamento<br />

in<strong>di</strong>cato per la zona climatica in progetto. Pertanto sommando il fabbisogno energetico primario <strong>di</strong><br />

ciascun mese del periodo <strong>di</strong> riscaldamento si determina il fabbisogno stagionale, Q st , <strong>di</strong> energia primaria.<br />

Il FEN si calcola me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />

Q st<br />

FEN = GG ⋅ V<br />

[143]<br />

e quin<strong>di</strong> si può procedere alla verifica con il FEN lim . dato dalla:<br />

⎡<br />

⎤<br />

⎛ 0.01⋅<br />

I a ⎞ 86.4<br />

FENlim<br />

= ⎢( Cd<br />

+ 0.34n)<br />

− ku<br />

+ ⎥<br />

⎢ ⎜<br />

⎟<br />

⎝ ∆Tm ∆T ⎥<br />

m ⎠ ηg<br />

⎣ Cg<br />

⎦<br />

[144]<br />

Quanto sin qui detto, seppur in modo sintetico e limitato, giustifica le affermazioni più volte<br />

fatte sulla necessità <strong>di</strong> automatizzare i calcoli me<strong>di</strong>ante opportuni programmi elettronici.<br />

10.9 OSSERVAZIONI SULL’APPLICAZIONE DELLA L.10/91<br />

Quanto sin qui esposto lascia intravedere una notevole complessità nei calcoli necessari per<br />

applicare la L 10/91 e il suo Regolamento DPR 412/93. Un calcolo manuale appare <strong>di</strong>fficile per e<strong>di</strong>fici<br />

aventi più <strong>di</strong> una decina <strong>di</strong> ambienti. Oggi sono <strong>di</strong>sponibili numerosi programmi commerciali che<br />

rendono l’applicazione della L. 10/91 più accettabile, pur nella sua macchinosità.<br />

Le interfacce possono essere più o meno amichevoli e/o grafiche ma in ogni caso si tratta sempre<br />

<strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> calcolo lungo, complesso e spesso te<strong>di</strong>oso. Quando le verifiche in<strong>di</strong>cate nelle fasi<br />

1 e 2 non possono essere eseguite con sole operazioni termotecniche 66 occorre mo<strong>di</strong>ficare il rapporto S/V<br />

e quin<strong>di</strong> l’architettura dell’e<strong>di</strong>ficio e pertanto si richiede nuovamente l’intervento dell’Architetto.<br />

Meglio si procede se il lavoro viene svolto in team fra progettisti <strong>di</strong> varia estrazione perché si<br />

possono mo<strong>di</strong>ficare imme<strong>di</strong>atamente le ipotesi progettuali dopo una verifica termotecnica.<br />

L’importanza del team consiste proprio nel lavoro contemporaneo a più braccia e non nel lavoro<br />

in serie, attribuito per semplice competenza, su elaborati già impostati da chi ha avuto precedenza e<br />

magari non congruenti con tutti i punti <strong>di</strong> vista (termico, acustico, illuminotecnico, strutturale,<br />

tecnologico, …). Ma al <strong>di</strong> là dell’applicazione pe<strong>di</strong>ssequa della complessa normativa per la L. 10/91<br />

occorre tenere presente che il calcolo dei carichi termici invernali (Verifica <strong>di</strong> picco) è solo formale e può<br />

non tenere conto delle reali con<strong>di</strong>zioni evolutive delle con<strong>di</strong>zione termoigrometriche <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio.<br />

66 Si intendono con queste termine le operazioni possibili al termotecnico: aggiunta <strong>di</strong> coibente alle pareti, ipotesi <strong>di</strong><br />

infissi a maggior tenuta, ipotesi d’uso <strong>di</strong> doppi vetri, isolamento a cappotto in tutto l’e<strong>di</strong>ficio. Al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> queste operazioni<br />

possibili occorre intervenire sull’architettura (rapporto S/V).


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

218<br />

Basti pensare che il carico <strong>di</strong> picco è calcolato trascurando gli apporti solari esterni perché,<br />

giustamente, le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> carico massimo si hanno quando la temperatura esterna è quella minima<br />

(cioè quella <strong>di</strong> progetto) e la ra<strong>di</strong>azione solare è assente (cielo coperto).<br />

Le cose vanno quasi sempre bene per e<strong>di</strong>fici aventi normale superfici vetrate mentre si possono<br />

(e si hanno!) gravi problemi quando si hanno superfici vetrate molto estese o ad<strong>di</strong>rittura pareti tutte<br />

vetrate. L’effetto serra, in questi casi, può produrre un notevole surriscaldamento ambientale con<br />

conseguente necessità, almeno per gli ambienti interessati, <strong>di</strong> avere un raffrescamento piuttosto che un<br />

riscaldamento. Ciò significa che in presenza <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> superfici vetrate occorre prevedere impianti che<br />

possano fornire, a seconda delle necessità, sia il riscaldamento che il raffrescamento degli ambienti.<br />

Si vuole qui analizzare più in dettaglio quanto sopra accennato con un riferimento ad un caso<br />

concreto.<br />

10.9.1 CAUSE DEL SURRISCALDAMENTO DEGLI AMBIENTI<br />

Abbiamo già parlato, ve<strong>di</strong> §8.7, dell’effetto serra negli e<strong>di</strong>fici e del surriscaldamento ambientale che<br />

questo produce. Spesso è convinzione comune pensare che l’inserimento <strong>di</strong> tendaggi interni possa<br />

ridurre questo effetto. In realtà inserire tende all’interno degli ambienti (in sostituzione degli schermi esterni)<br />

non riduce l’effetto serra poiché la ra<strong>di</strong>azione solare una volta attraversata la superficie vetrata viene<br />

assorbita dalle tende che, riscaldandosi, emettono ra<strong>di</strong>azioni <strong>di</strong> alta lunghezza d’onda (oltre i 10<br />

micrometri) che vengono sempre bloccate dal vetro restando all’interno degli ambienti.<br />

In pratica le tende producono solamente un oscuramento e cioè riducono la frazione <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione<br />

visibile nell’ambiente ma non l’effetto serra. Nel caso <strong>di</strong> presenza <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> superfici vetrate in ciascun<br />

ambiente si rende necessario ridurre al massimo la ra<strong>di</strong>azione entrante ad esempio applicando un film<br />

protettivo all’esterno delle superfici vetrate.<br />

10.9.2 ANALISI TERMICA DEL SURRISCALDAMENTO AMBIENTALE<br />

Quanto sopra esposto in forma qualitativa ha trovato anche una giustificazione quantitativa per<br />

comprovare la necessità dell’intervento descritto. E’ noto che la ra<strong>di</strong>azione solare costituisce un apporto<br />

gratuito durante la stagione invernale. Nelle regioni meri<strong>di</strong>onali questo apporto è sensibile (dell’or<strong>di</strong>ne del<br />

20% e più rispetto all’energia <strong>di</strong>spersa) e comunque tale da rendere non necessario il riscaldamento durante<br />

le ore <strong>di</strong> luce solare. La normativa attualmente vigente (Legge 10/91) valuta gli apporti solari gratuiti ed<br />

obbliga a tenerne conto per la verifica del Fabbisogno Energetico Normalizzato (FEN) dell’e<strong>di</strong>ficio.<br />

Quando si utilizzano superfici vetrate <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni normali (cioè entro il 15-20% della superficie della<br />

parete ove sono applicate) il surriscaldamento degli ambienti è contenuto e si configura come un apporto<br />

gratuito ben gra<strong>di</strong>to dagli occupanti. Le cose si complicano molto se la superficie vetrata si sviluppa<br />

oltre le percentuali normali sopra in<strong>di</strong>cate perché allora il surriscaldamento solare <strong>di</strong>viene considerevole<br />

e l’apporto solare è sì gratuito ma spesso <strong>di</strong>viene anche intollerabile.<br />

Prima <strong>di</strong> procedere nell’esame delle con<strong>di</strong>zioni in transitorio termico del carico termico <strong>di</strong> un<br />

e<strong>di</strong>ficio occorre fare una precisazione iniziale importante. La normativa vigente (L. 10/91, DRP<br />

412/93) richiede al Progettista, come si è più volte detto, <strong>di</strong> effettuare, nel periodo invernale, due<br />

verifiche: la prima detta <strong>di</strong> picco e la seconda detta energetica.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

219<br />

Figura 94: Vista <strong>di</strong> una facciata tutta vetrata dell’e<strong>di</strong>ficio<br />

Nella fase <strong>di</strong> verifica <strong>di</strong> picco vengono valutati i carichi invernali massimi (detti appunto <strong>di</strong> picco)<br />

supponendo le peggiori con<strong>di</strong>zioni possibili per l’ambiente esterno (cioè assenza <strong>di</strong> contributi solari<br />

gratuiti) ed interni (ancora una volta trascurando gli apporti gratuiti variabili quali quelli per<br />

affollamento, sorgenti luminose, …).<br />

Ne consegue che il carico <strong>di</strong> picco si riferisce ad una situazione particolarmente sfavorevole nella<br />

quale non ci sono apporti gratuiti variabili e che l’impianto deve affrontare con il massimo della sua<br />

potenzialità termica. Sono proprio queste le cosiddette con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> progetto per il riscaldamento invernale.<br />

Le <strong>di</strong>spersioni attraverso l’involucro dell’e<strong>di</strong>fico oggetto del presente stu<strong>di</strong>o 67 , calcolate secondo la<br />

L. 10/91 così come esso era prima dell’applicazione del film protettivo esterno (τ = 20%) alle vetrate,<br />

sono pari a 629.504 W. Inserendo il film protettivo esterno (τ = 20%) alle vetrate le <strong>di</strong>spersioni<br />

termiche si sono ridotte a 475.395 W con una riduzione pari al 25%. Si ricorda ancora che il calcolo qui<br />

in<strong>di</strong>cato è sì conforme alla normativa vigente (L. 10/91) ma è sempre un carico fittizio perché riferito<br />

alle con<strong>di</strong>zioni peggiori (<strong>di</strong> picco). Quando si definisce fittizio il sopra citato carico <strong>di</strong> picco si vuole<br />

sottolineare il fatto che la metodologia <strong>di</strong> calcolo imposta dalla L. 10/91 e dal DPR 412/93 non tiene<br />

conto, nella determinazione delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> progetto invernali, dell’andamento della ra<strong>di</strong>azione<br />

solare e dell’effetto serra. Tutto è svolto per la verifica <strong>di</strong> un coefficiente detto C d (coefficiente <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti globale) definito come rapporto fra i <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti totali dell’e<strong>di</strong>ficio e il prodotto del<br />

<strong>volume</strong> lordo riscaldato per la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura massima (<strong>di</strong> progetto) dell’e<strong>di</strong>ficio nel sito in<br />

cui esso si trova.<br />

Le stesse norme, tuttavia, nella verifica detta energetica, prende in considerazione (seppure in modo<br />

ancora fittizio) gli apporti gratuiti solari ed interni con la determinazione, come si è visto, <strong>di</strong> un nuovo<br />

coefficiente, detto FEN (Fabbisogno energetico normalizzato), nel quale non si parla più <strong>di</strong> potenza termica<br />

<strong>di</strong> riscaldamento ma <strong>di</strong> energia spesa per il riscaldamento nell’ambito della stagione invernale <strong>di</strong><br />

riferimento. Questo nuovo in<strong>di</strong>ce (FEN) non ha alcun effetto pratico sull’impiantistica essendo solo<br />

67 Il caso che qui si presenta è costituito da un e<strong>di</strong>ficio pubblico che supponiamo costruito nel Comune <strong>di</strong> Mo<strong>di</strong>ca<br />

(provincia <strong>di</strong> Ragusa) in Sicilia. Per motivi <strong>di</strong> privacy si ritiene opportuno non qualificarlo ulteriormente. Si tratta, tuttavia, <strong>di</strong><br />

un e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> circa 30.000 mc strutturato su tre piani fuori terra e con pareti a nastro interamente vetrate.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

220<br />

una verifica energetica richiesta al fine <strong>di</strong> conseguire un risparmio energetico per il riscaldamento<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio.<br />

Figura 95: Vista <strong>di</strong> una parete dell’e<strong>di</strong>ficio vetrato<br />

Da quanto sopra brevemente esposto ne consegue che da un punto <strong>di</strong> vista impiantistico il<br />

progettista si deve preoccupare <strong>di</strong> garantire il carico <strong>di</strong> picco nei momenti nei quali si hanno le<br />

con<strong>di</strong>zioni esterne peggiori (temperatura esterna pari alla minima, pari a 0 °C per Mo<strong>di</strong>ca, e mancanza<br />

<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione solare esterna).<br />

Per tenere conto dell’effetto serra, sopra descritto, occorre effettuare un’altra tipologia <strong>di</strong> calcolo<br />

che possa tenere conto dell’andamento reale delle con<strong>di</strong>zioni termiche dell’e<strong>di</strong>ficio al variare delle reali<br />

con<strong>di</strong>zioni esterne. Un tale tipo <strong>di</strong> calcolo può oggi essere effettuato grazie a meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> calcolo avanzati<br />

che valutano le con<strong>di</strong>zioni ambientali in con<strong>di</strong>zioni cosiddette transitorie (cioè tenendo conto della variabilità<br />

della temperatura esterna, della ra<strong>di</strong>azione solare esterna per ogni tipologia <strong>di</strong> parete e finestra, degli effettivi carichi<br />

interni, …). E tutto questo al variare del giorno e del mese <strong>di</strong> calcolo nell’anno tipico (reference year) del<br />

sito. Un programma <strong>di</strong> analisi in transitorio del genere sopra in<strong>di</strong>cato richiede notevoli risorse <strong>di</strong><br />

calcolo, una grande quantità <strong>di</strong> dati (non solo geometrici) relativi all’e<strong>di</strong>ficio, al profilo d’uso, all’interazione<br />

e<strong>di</strong>ficio-impianto e alle con<strong>di</strong>zioni attinometriche e meteorologiche del sito.<br />

Programmi del genere sono stati sviluppati in varie parti del mondo e fra questi si citano il DOE,<br />

l’ENERGYPLUS (entrambi del Department of Energy degli USA), l’E-CAT della Carrier, l’NBLSD, …<br />

In questa sede si utilizza un software commerciale che implementa il metodo delle funzioni <strong>di</strong><br />

trasferimento TFM (Transfer Function Method) in<strong>di</strong>cato dal Manuale ASHARE Foundamental del 1989 e<br />

del quale si parlerà nel prosieguo per il con<strong>di</strong>zionamento degli e<strong>di</strong>fici. Detto software consente <strong>di</strong><br />

calcolare con buon accordo con i meto<strong>di</strong> più avanzati i carichi <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio per qualsivoglia con<strong>di</strong>zione<br />

esterna: il calcolo viene effettuato in concomitanza del giorno 21 (in accordo con la normativa vigente) del<br />

mese considerato e consente <strong>di</strong> ottenere in<strong>di</strong>cazioni sia sui singoli componenti <strong>di</strong> carico (<strong>di</strong> trasmissione,<br />

ra<strong>di</strong>azione, convezione, ra<strong>di</strong>azione esterna, ..) che sul calore (detto anche extraction rate) necessario a mantenere<br />

ogni ambiente dell’e<strong>di</strong>ficio alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> progetto (Temperatura interna ed umi<strong>di</strong>tà fissate, dette <strong>di</strong><br />

termostato) per con<strong>di</strong>zioni climatologiche esterne variabili secondo quanto specificato dalla norma UNI-<br />

10349 per il sito (Mo<strong>di</strong>ca) in oggetto. Si riba<strong>di</strong>sce ancora una volta che, <strong>di</strong>versamente dal calcolo fittizio<br />

imposto dalla L. 10/91 per il carico invernale, il calcolo secondo il metodo TFM fornisce i cariche reali<br />

orari nel transitorio del giorno 21 del mese <strong>di</strong> calcolo considerato.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

221<br />

10.9.3 ANALISI DEI CARICHI IN TRANSITORIO PER L’EDIFICIO SENZA FILM<br />

PROTETTIVI<br />

Carico in transitorio termico per il mese <strong>di</strong> Gennaio<br />

Si vuole qui calcolare l’extraction rate per il mese <strong>di</strong> Gennaio (quin<strong>di</strong> per il mese più freddo della<br />

stagione invernale) senza trascurare i carichi gratuiti. Il metodo TFM fornisce, per l’e<strong>di</strong>ficio originale<br />

(cioè senza le pellicole protettive alle finestre) la seguente situazione.<br />

Figura 96: Andamento orario del carico termico nel mese <strong>di</strong> gennaio per e<strong>di</strong>ficio originale<br />

Si può osservare come il carico in Watt sia negativo (cioè bisogna fornire calore all’e<strong>di</strong>ficio) nelle ore<br />

notturne o comunque in assenza <strong>di</strong> apporti gratuiti solari esterni per poi essere positivo (cioè bisogna<br />

sottrarre calore all’e<strong>di</strong>ficio) nelle ore <strong>di</strong>urne o comunque fino a quando gli apporti gratuiti superano i<br />

<strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti. L’andamento della ra<strong>di</strong>azione solare per le varie esposizioni è riportata in Figura 97 per<br />

il mese <strong>di</strong> gennaio a Mo<strong>di</strong>ca.<br />

In Tabella 69 si ha la ra<strong>di</strong>azione solare giornaliera per i vari mesi invernali. Si osservi come le<br />

superfici orientate ad est siano fortemente irra<strong>di</strong>ate nelle ore mattutine mentre le superfici esposte ad<br />

ovest sono fortemente irra<strong>di</strong>ate nelle ore pomeri<strong>di</strong>ane.<br />

Dall’esame dell’andamento del carico termico <strong>di</strong> Figura 96 si osserva che il carico massimo<br />

negativo (<strong>di</strong> riscaldamento) si ha alle ore 6:00 del mattino ed è pari a -694.938 W (si osservi che questo è il<br />

carico totale cioè comprensivo anche della ventilazione dei vari ambienti dell’e<strong>di</strong>ficio) mentre il carico massimo<br />

positivo (<strong>di</strong> raffrescamento) è alle ore 12:00 e risulta pari a 291.035 W.<br />

In definitiva già da questa tabella si può concludere che senza film alle vetrate l’e<strong>di</strong>ficio nelle ore<br />

<strong>di</strong>urne presentava un carico termico <strong>di</strong> raffrescamento ragguardevole e pari a circa la metà del carico <strong>di</strong><br />

riscaldamento.<br />

L’effetto serra, quin<strong>di</strong>, non solo bilancia i <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti attraverso le pareti opache, pavimenti e<br />

soffitti e il carico <strong>di</strong> ventilazione per ricambio dell’aria interna ma produce un surriscaldamento con un<br />

carico totale dell’intero e<strong>di</strong>ficio pari a circa 291 kW.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

222<br />

Figura 97: Andamento della ra<strong>di</strong>azione solare per il mese <strong>di</strong> gennaio per il sito <strong>di</strong> progetto<br />

La Figura 96, pertanto, fornisce due in<strong>di</strong>cazioni contemporanee: l’e<strong>di</strong>ficio in oggetto in<br />

con<strong>di</strong>zioni invernali non <strong>di</strong> picco (cioè quando la ra<strong>di</strong>azione solare esterna non è trascurabile) ha bisogno <strong>di</strong><br />

riscaldarsi e <strong>di</strong> raffrescarsi contemporaneamente.<br />

Tabella 69: Ra<strong>di</strong>azione solare giornaliera (MJ/m²) nei vari mesi invernali a Mo<strong>di</strong>ca<br />

Quest’ultima osservazione trova giustificazione se si tiene conto dell’esposizione prevalente dei<br />

singoli ambienti. Infatti in Figura 98 si ha l’andamento del carico termico orario per una stanza <strong>di</strong><br />

riferimento al secondo piano dell’e<strong>di</strong>ficio e che ha esposizione prevalente a SE.<br />

Per contro in Figura 99 si ha l’andamento del carico orario a gennaio per un ambiente avente<br />

esposizione prevalente a NW e che durante le ore <strong>di</strong>urne non raggiunge mai un carico positivo perché<br />

per quell’esposizione l’apporto solare esterno è inferiore ai <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti termici complessivi: si osservi,<br />

infatti, come alle ore 12 il carico termico <strong>di</strong> riscaldamento sia -3779 W. Quanto sopra esposto ci<br />

conferma quanto dovevamo attenderci: gli ambienti esposti prevalentemente ad Est e ad Ovest sono<br />

soggetti, a causa della grande superficie vetrata in facciata, a forte surriscaldamento durante le ore<br />

<strong>di</strong>urne mentre quelli esposti nelle altre <strong>di</strong>rezioni non si surriscaldano.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

223<br />

Figura 98: Carico termico a gennaio per un ambiente <strong>di</strong> riferimento a 2° piano per l’e<strong>di</strong>ficio originale<br />

Figura 99: Carico termico a gennaio per una seconda stanza a NW a 2° piano per l’e<strong>di</strong>ficio originale<br />

Carico in transitorio termico per il mese <strong>di</strong> Giugno<br />

Il mese <strong>di</strong> Giugno risulta essere il mese più sfavorito per la latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Mo<strong>di</strong>ca e l’esposizione<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio e pertanto ci si riferirà a questo mese per le considerazioni che seguono.<br />

In Figura 100 si ha l’andamento del carico orario per l’e<strong>di</strong>ficio originale nel mese <strong>di</strong> giugno e in<br />

Figura 101 si ha l’andamento della ra<strong>di</strong>azione solare per il giorno 21 luglio a Mo<strong>di</strong>ca.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

224<br />

Figura 100: Carichi termici orari per il mese <strong>di</strong> giugno per l’e<strong>di</strong>ficio originale<br />

Figura 101: Andamento della ra<strong>di</strong>azione solare per il giorno 21 luglio a Mo<strong>di</strong>ca<br />

Come si può osservare il carico massimo si ha alle ore 16 e risulta pari a 1183563 W e il carico<br />

totale risulta negativo solo durante le ore notturne in mancanza <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione solare.<br />

In Figura 102 si ha l’andamento del carico termico orario per in un ambiente <strong>di</strong> riferimento al 2°<br />

piano dell’e<strong>di</strong>ficio che presenta un massimo carico <strong>di</strong> raffrescamento alle ore 10 del mattino (esposizione<br />

prevalente ad est) con valore pari a 14371 W.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

225<br />

Figura 102: Carico termico orario per il 21 giugno in un ambiente <strong>di</strong> riferimento 2° piano e<strong>di</strong>ficio originale<br />

Analogamente in Figura 103 si ha l’andamento del carico orario per un altro ambiente al 2° piano:<br />

si tratta <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio esposto a NW e che presenta un carico positivo massimo alle ore 16 (come per<br />

l’intero e<strong>di</strong>ficio) ed un carico negativo modesto e in sole poche ore della notte.<br />

⋅<br />

Figura 103: Carico termico orario per il 21 giugno in un ambiente a NW al 2° piano e<strong>di</strong>ficio originale<br />

In definitiva quanto sopra esposto ci consente <strong>di</strong> fare le seguenti osservazioni:<br />

Durante il periodo estivo tutti i vari ambienti sono sempre con carico positivo (raffrescamento)<br />

durante l’orario <strong>di</strong> ufficio. Ciò significa che l’impianto <strong>di</strong> climatizzazione deve solo essere<br />

pre<strong>di</strong>sposto per raffrescare tutti gli ambienti, <strong>di</strong>versamente da quanto detto per il periodo


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

226<br />

invernale nel quale si possono avere esigenze <strong>di</strong>verse per i vari ambienti a seconda<br />

dell’esposizione prevalente delle vetrate.<br />

⋅<br />

Gli ambienti esposti ad Est e ad Ovest sono più surriscaldati <strong>di</strong> quelli esposti nelle altre<br />

esposizioni.<br />

10.9.4 ANALISI DEI CARICHI IN TRANSITORIO PER L’EDIFICIO CON FILM<br />

PROTETTIVI<br />

Carico in transitorio termico per il mese <strong>di</strong> Gennaio<br />

Utilizzando ancora il software che implementa il metodo TFM si ottiene per il mese <strong>di</strong> gennaio<br />

per l’e<strong>di</strong>ficio tutto protetto con film riflettente alle vetrate l’andamento orario del carico termico<br />

riportato in Figura 104. Si osserva adesso che il carico globale risulta ora sempre negativo (cioè si ha<br />

solamente esigenze <strong>di</strong> riscaldamento) con valore <strong>di</strong> picco alle ore 17. Ciò significa che prevalgono, ai<br />

fini dei <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti, gli orientamenti ad ovest.<br />

Tuttavia il calcolo globale non rende conto delle esigenze che alcuni ambienti (quelli esposti<br />

prevalentemente ad est e ad ovest) possono avere durante il giorno. Infatti in Figura 105 si ha l’andamento dei<br />

carichi termici orari in un ambiente <strong>di</strong> riferimento al 2° piano che ha prevalente esposizione ad EST<br />

mentre in Figura 106 si ha l’analogo andamento per un altro ambiente, ancora al 2° piano dell’e<strong>di</strong>ficio<br />

protetto con film, ma con esposizione prevalente a NW.<br />

Si osserva come l’ambiente <strong>di</strong> riferimento continua ad avere carichi negativi <strong>di</strong> notte e positivi nel<br />

mattino (valore massimo 1728 W) mentre la stanza a NW ha ancora un carico sempre negativo a<br />

qualsiasi ora del giorno e della notte.<br />

Figura 104: Carico orario del mese <strong>di</strong> gennaio per l’intero e<strong>di</strong>ficio protetto con film riflettente<br />

Ne consegue che, pur in modo notevolmente attenuato per effetto dei film protettivi esterni alle<br />

vetrate, si ha sempre l’esigenza, nel periodo invernale, <strong>di</strong> avere un comportamento duale dell’impianto<br />

<strong>di</strong> climatizzazione dell’e<strong>di</strong>ficio in esame.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

227<br />

Detto impianto, infatti, deve essere capace <strong>di</strong> fornire caldo e freddo (a seconda delle richieste degli<br />

ambienti, come riportato nell’allegato dei carichi termici estivi) durante il periodo invernale e solo freddo per tutti<br />

gli ambienti durante la stagione estiva.<br />

Figura 105: Carichi orari per un ambiente <strong>di</strong> riferimento a 2° piano per e<strong>di</strong>ficio protetto con film<br />

Figura 106: Carichi orari per un ambiente a NW al 2° piano per e<strong>di</strong>ficio protetto con film


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

228<br />

Carico in transitorio termico per il mese <strong>di</strong> Giugno<br />

Procedendo con il co<strong>di</strong>ce TFM si è calcolato il nuovo carico termico orario per il mese <strong>di</strong> giugno<br />

per l’e<strong>di</strong>ficio in oggetto nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> film protettivo applicato a tutte le vetrate. Si ha quanto<br />

in<strong>di</strong>cato in Figura 107. Si può subito osservare quanto segue:<br />

⋅ Il carico termico massimo (extraction rate) per l’e<strong>di</strong>ficio con vetrate protette con film riflettente<br />

esterno si ha per le ore 17 con valore pari a 665.831 W. Rispetto al caso <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficio originale non<br />

protetto con film alle vetrate si ha una riduzione del carico totale pari al 44% e quin<strong>di</strong> molto<br />

significativa per il ripristino della funzionalità degli impianti <strong>di</strong> climatizzazione, come si chiarirà<br />

nel prosieguo.<br />

⋅<br />

Dalle ore 10 alle ore 16 il carico termico totale (extraction rate) si mantiene molto alto e<br />

variabile fra 432 e 665 kW.<br />

In Figura 108 si ha l’andamento orario del carico estivo per l’ambiente <strong>di</strong> riferimento al 2° piano<br />

nella nuova situazione <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficio protetto con film riflettente mentre in Figura 109 si ha l’andamento<br />

del carico orario per l’ambiente a NW (sempre al 2° piano dell’e<strong>di</strong>ficio) nelle stessi con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficio<br />

protetto con film riflettente.<br />

Si possono fare le seguenti osservazioni:<br />

⋅ L’ambiente <strong>di</strong> riferimento al 2° piano, esposto prevalentemente ad est, ha carico massimo<br />

(extraction rate) alle ore 12 con valore pari a 5989 W ed in ogni caso il carco risulta positivo<br />

(cioè <strong>di</strong> raffrescamento) già dalle prime ore della mattina (fra le 6 e le 7) non appena spunta il<br />

sole;<br />

⋅<br />

La seconda stanza, prevalentemente esposto a NW e sempre al 2° piano dell’e<strong>di</strong>ficio, ha carico<br />

termico massimo (extraction rate) alle ore 16 con valore pari a 4167 W. Il carico orario risulta<br />

negativo solo fra le 5 e le 8 mentre risulta sempre positivo per il resto della giornata.<br />

Figura 107: Carichi termici orari per il mese <strong>di</strong> giugno per l’e<strong>di</strong>ficio protetto con film riflettente


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

229<br />

In conclusione durante il periodo estivo tutti gli ambienti presentano esigenze <strong>di</strong> raffrescamento<br />

durante le ore <strong>di</strong> servizio e pertanto l’impianto <strong>di</strong> climatizzazione dovrà essere in grado solamente <strong>di</strong><br />

raffrescare.<br />

Figura 108: Carichi orari in giugno in un ambiente <strong>di</strong> riferimento al 2° piano con e<strong>di</strong>ficio protetto con film<br />

Figura 109: Carichi in giugno orari per l’ambiente a NW a 2° piano con e<strong>di</strong>ficio con film riflettente


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

230<br />

11 D.LGS 192/05 E D.LGS 311/06 PER LA CERTIFICAZIONE<br />

ENERGETICA DEGLI EDIFICI<br />

11.1 Decreto legislativo n. 192 del 19 agosto 2005.<br />

Sul supplemento or<strong>di</strong>nario n. 158 della Gazzetta Ufficiale n. 222 del 23 settembre 2005, è stato<br />

pubblicato il Decreto Legislativo n. 192 del 19 agosto 2005 “Attuazione della <strong>di</strong>rettiva 2002/91/CE<br />

relativa al ren<strong>di</strong>mento energetico in e<strong>di</strong>lizia”.<br />

In conseguenza <strong>di</strong> questo, il DM 27 luglio 2005 risulterà abrogato dal 8 ottobre 2005, data <strong>di</strong><br />

entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 192 del 19 agosto 2005.<br />

Si è compreso che si tratta <strong>di</strong> un’impostazione evoluta, in linea con la <strong>di</strong>rettiva europea<br />

2002/91/CE, che propone, ad esempio, criteri <strong>di</strong> ottimizzazione sui singoli elementi dell’e<strong>di</strong>ficio (limiti<br />

sui valori <strong>di</strong> trasmittanza) al posto del “vecchio” calcolo del Cd della Legge 10/91.<br />

Inoltre tutta la normativa vigente (L 10/91 e DPR 412/93 con successivi aggiornamenti) risulta<br />

ampiamente rimaneggiata. Viene, in particolare, mo<strong>di</strong>ficata la Relazione <strong>di</strong> calcolo ai sensi dell’art. 28<br />

della L. 10/91 e le verifiche precedentemente in<strong>di</strong>cate nei decreti attuativi. Il 29/12/2006 è stato<br />

pubblicato il D.Lgs n. 311 (detto anche 192 bis) che introduce <strong>di</strong>sposizioni correttive ed integrative al<br />

D.Lgs 192/05. Quest’ultimo decreto incide profondamente sia nel campo della progettazione<br />

termotecnica che in quello della progettazione architettonica con l’introduzione <strong>di</strong> vincoli progettuali<br />

notevoli dei quali si parlerà nel prosieguo.<br />

Per effetto del D.Lgs 311/96 il D.Lgs 192/05 risulta mo<strong>di</strong>ficato sensibilmente ed il nuovo testo<br />

coor<strong>di</strong>nato viene qui brevemente riportato. Le principali innovazioni introdotte sono così riassumibili:<br />

- Estensione dell'obbligo <strong>di</strong> emissione del certificato energetico anche per e<strong>di</strong>fici esistenti ma<br />

solo al momento della loro immissione sul mercato immobiliare a titolo oneroso. Le<br />

<strong>di</strong>sposizioni introdotte, rilevabili nel dettaglio all'Art. 2 del nuovo provve<strong>di</strong>mento, prevedono<br />

un'applicazione temporale graduale e con riferimento alla superficie utile in metri quadrati<br />

dell'immobile.<br />

- All'Art. 5 si precisa che per i nuovi e<strong>di</strong>fici o per importanti ristrutturazioni definite all'Art. 3<br />

comma 1 e comma 2 lettera a) del D.Lgs n 192/05, per i quali è stata richiesta la concessione<br />

e<strong>di</strong>lizia dopo l'8 ottobre 2006, fino alla data <strong>di</strong> entrata in vigore delle Linee guida nazionali<br />

previste dall'Art. 6 comma 9, l'attestato <strong>di</strong> certificazione energetica è sostituito da un attestato<br />

<strong>di</strong> qualificazione energetica. Il documento è rilasciato da un professionista abilitato anche<br />

non estraneo alla proprietà, alla progettazione o alla realizzazione dell'e<strong>di</strong>ficio, ed è a carico del<br />

ven<strong>di</strong>tore o locatore. L'emissione dell'attestato <strong>di</strong>venta con<strong>di</strong>zione essenziale per accedere ad<br />

agevolazioni <strong>di</strong> natura fiscale o a contributi <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> pubblici per interventi sull'e<strong>di</strong>ficio e sugli<br />

impianti correlati a risparmio energetico.<br />

- Tempi più stretti per l'adeguamento ai nuovi livelli <strong>di</strong> isolamento termico (i valori <strong>di</strong><br />

trasmittanza termica previsti per il 1° gennaio 2009 sono anticipati <strong>di</strong> un anno al 1 Gennaio<br />

2008) e introduzione <strong>di</strong> nuovi limiti ancora più restrittivi dal 2010.<br />

- Nuovi limiti prestazionali e prescrittivi sud<strong>di</strong>visi per ambito <strong>di</strong> intervento nell'Allegato I. Si<br />

evidenzia che per tutte le categorie <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici nel caso <strong>di</strong> nuova costruzione e ristrutturazione<br />

(Art. 3 comma 2 lettere a) e b)) si procede in sede progettuale alla verifica contemporanea del:<br />

- calcolo del fabbisogno <strong>di</strong> energia primaria per la climatizzazione invernale EPci ed alla<br />

verifica che risulti inferiore ai limiti in tabella 1 Allegato C<br />

- calcolo del ren<strong>di</strong>mento me<strong>di</strong>o stagionale dell'impianto termico e verifica che lo stesso risulti<br />

superiore al valore limite calcolato con η g = (65 + 3 Log Pn ) %<br />

- verifica delle trasmittanze termiche delle <strong>di</strong>verse componenti e<strong>di</strong>lizie opache e trasparenti, che<br />

non devono superare il 30% dei valori fissati alle tabelle <strong>di</strong> cui ai punti 2,3,4 Allegato C.<br />

Per tutte le categorie <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici pubblici e privati, obbligo <strong>di</strong> utilizzo <strong>di</strong> fonti rinnovabili per la<br />

produzione <strong>di</strong> energia termica ed elettrica. L'impianto <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> energia termica deve essere<br />

progettato per coprire almeno il 50% del fabbisogno <strong>di</strong> energia primaria richiesta per produzione <strong>di</strong>


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

231<br />

acqua calda sanitaria. Sono però rimandate ad apposito Decreto le modalità applicative degli obblighi, le<br />

prescrizioni minime e le caratteristiche tecniche e costruttive degli impianti che utilizzano predette fonti<br />

<strong>di</strong> energia.<br />

- Ai fini <strong>di</strong> limitare i fabbisogni energetici per la climatizzazione estiva e <strong>di</strong> contenere la<br />

temperatura interna degli ambienti nel caso <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici nuovi e ristrutturazioni nei casi previsti al<br />

comma 9 Allegato I è necessario valutare per tutte le categorie <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici, le opere efficaci tali da<br />

ridurre l'apporto <strong>di</strong> calore per irraggiamento solare dei sistemi schermanti. Per gli immobili<br />

(escluse le categorie elencate al comma 10 Allegato I) con superficie utile superiore a 1000 m² è<br />

invece obbligatorio la presenza <strong>di</strong> sistemi schermanti esterni.<br />

Il provve<strong>di</strong>mento contiene inoltre un modello aggiornato <strong>di</strong> Relazione tecnica <strong>di</strong> cui all'Art 28<br />

Legge 10/91 (Allegato E), dei moduli aggiornati per la stesura dei rapporti <strong>di</strong> controllo degli impianti<br />

termici in funzione della potenzialità (Allegato F e G) e una serie <strong>di</strong> nuove misure relative alle<br />

operazioni <strong>di</strong> controllo e manutenzione degli impianti termici (Allegato L). Per eseguire rigorosamente i<br />

calcoli della prestazione energetica dell'e<strong>di</strong>ficio e le verifiche necessarie all'applicazione del Decreto<br />

Legislativo n 311, a memoria del progettista è riportato in Allegato M un elenco <strong>di</strong> norme UNI<br />

rispondenti ed attualmente in vigore.<br />

Come si può osservare i cambiamenti introdotti sono notevoli e incidono nel modus operan<strong>di</strong> dei<br />

progettisti sia termotecnica che architettonici.<br />

Figura 110: Nuovi parametri del Dlgs 192/05 per e<strong>di</strong>fici E1


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

232<br />

Figura 111: : Nuovi parametri del Dlgs 192/05 per e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong>versi da E1<br />

Figura 112: Nuovi parametri del Dlgs 192/05


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

233<br />

Figura 113: Trasmittanze per le chiusure trasparenti<br />

Figura 114: Ren<strong>di</strong>mento me<strong>di</strong>o globale do impianto<br />

La tramittanza U delle pareti, soffitti e pavimenti deve essere corretta cioè deve tenere conto della<br />

presenza <strong>di</strong> eventuali ponti termici. Questa <strong>di</strong>zione infelice non in<strong>di</strong>ca una effettiva correzione del<br />

ponte termico con una mo<strong>di</strong>fica del progetto o l’introduzione <strong>di</strong> un maggiore isolamento ma solo la<br />

possibilità <strong>di</strong> non confrontare la trasmittanza me<strong>di</strong>a (elemento <strong>di</strong> parete a cui si associa il ponte termico +<br />

ponte termico) ma la trasmittanza corrente (cioè del solo elemento <strong>di</strong> parete) con il valore limite esposto<br />

in tabella, se e solo se la trasmittanza termica della parete fittizia non supera del 15% la trasmittanza della parete<br />

corrente, cioè se si ha: U<br />

parete fittizia<br />

≤ 1.15⋅U<br />

corrente<br />

. Con riferimento ai possibili casi <strong>di</strong> innesti <strong>di</strong> pareti<br />

con <strong>di</strong>versa trasmittanza <strong>di</strong> Figura 115, l’elemento fittizio ha uno spessore pari a quello della parete che lo<br />

include e altezza pari allo spessore della parete o solaio che si innesta. Tale ponte termico è<br />

caratterizzato da una trasmittanza lineica Ψ [W/m K] per cui la trasmittanza termica della parete fittizia<br />

si ricava come rapporto fra Ψ e lo spessore della parete interna:<br />

Ψ Ψ<br />

Uparete fittizia<br />

= =<br />

s s<br />

parete interna 1<br />

Figura 115: Casi <strong>di</strong> ponti termici con elementi fittizi<br />

Ψ<br />

Se si ha U<br />

parete fittizia<br />

= > 1.15 ⋅Ucorrente<br />

allora occorre confrontare con il limite la<br />

sparete interna<br />

trasmittanza me<strong>di</strong>a della “parete”.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

234<br />

Acorrente ⋅ Ucorrente<br />

+ L⋅Ψ<br />

La Trasmittanza me<strong>di</strong>a è data da Um<br />

=<br />

A<br />

corrente<br />

Figura 116: Norme Tecniche <strong>di</strong> riferimento


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

235<br />

Se la tipologia dei pontei termici non ricade fra quelli in<strong>di</strong>cati in Figura 115 allora si segue il<br />

seguente algoritmo:<br />

⋅ Se L è la lunghezza caratteristica del ponte termico e U è la trasmittanza dell’elemento <strong>di</strong> parete<br />

corrente a cui si associa il ponte termico, si può verificare che il contributo del ponte termico<br />

non ecceda il 15% del valore della trasmittanza corrente; cioè:<br />

L ⋅Ψ<br />

se ≤ 0.15 ⋅ U ⇒ U<br />

lim ≥ U<br />

A<br />

L ⋅ Ψ<br />

L ⋅ Ψ<br />

> ⋅U ⇒ U ≥ U = U +<br />

A<br />

A<br />

se 0.15<br />

lim m<br />

Figura 117: Nuovi dati nella relazione <strong>di</strong> calcolo del Dlgs 192/95


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

236<br />

⋅<br />

In presenza <strong>di</strong> elementi della parete con riduzione <strong>di</strong> spessore rispetto all’elemento principale<br />

costituente la parete stessa (cioè che costituisce per la maggior parte la parete stessa) occorre<br />

calcolare la trasmittanza me<strong>di</strong>a pesata secondo le aree delle superfici frontali dei vari<br />

componenti la parete e utilizzare questa per il confronto con la trasmittanza limite riportata<br />

nelle tabelle; cioè<br />

⋅<br />

U<br />

limite<br />

≥<br />

Nelementi<br />

∑<br />

A ⋅U<br />

i<br />

i=<br />

1<br />

Nelementi<br />

∑<br />

i=<br />

1<br />

A<br />

Nel caso <strong>di</strong> strutture orizzontali sul suolo, i valori <strong>di</strong> trasmittanza termica da confrontare con<br />

quelli in tabella sono calcolati con riferimento al sistema struttura-terreno, cioè è la trasmittanza<br />

termica equivalente attraverso il terreno in regime stazionario, così come si calcola con la norma<br />

UNI EN 13370<br />

i<br />

i<br />

Il nuovo decreto è entrato in vigore il 08/10/05 ma ancora non è stato pubblicato il regolamento<br />

<strong>di</strong> esecuzione.<br />

11.2 CONSIDERAZIONI SUL D.LGS 192/2005 E SUL D.LGS 311/06<br />

Questo decreto va ad innovare la normativa esistente sulla riduzione del consumo energetico per<br />

il riscaldamento degli e<strong>di</strong>fici.<br />

I dati principali si possono così riassumere:<br />

⋅ Verifica <strong>di</strong> isolamento non più legata al calcolo del Cd ma legata alla trasmittanza <strong>di</strong> tutti gli<br />

elementi <strong>di</strong>sperdenti (ve<strong>di</strong> Figura 110 e Figura 112);<br />

⋅ Verifica energetica del FEN semplificata (in particolare non è richiesta la verifica del FEN limie );<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Mantenimento del ren<strong>di</strong>mento globale <strong>di</strong> impianto ma con valore limite inferiore più elevato;<br />

Calcolo del consumo specifico <strong>di</strong> energia (FEP) ai fini della certificazione energetica degli<br />

e<strong>di</strong>fici;<br />

Incentivazione all’utilizzo <strong>di</strong> energie alternative (solare termico, solare fotovoltaico,<br />

teleriscaldamento);<br />

Verifica delle prestazioni <strong>di</strong> impianto;<br />

Calcoli redatti da tecnici competenti con assunzione <strong>di</strong> responsabilità <strong>di</strong>retta.<br />

La necessità <strong>di</strong> prevedere adeguate superfici <strong>di</strong> esposizione non ombreggiate ed esposte a sud<br />

per l’installazione <strong>di</strong> impianti solari termici (50% del fabbisogno <strong>di</strong> acqua calda sanitaria)<br />

comporta una interazione forte nei criteri <strong>di</strong> progettazione architettonica.<br />

L’utilizzo <strong>di</strong> energie alternative non è più considerato un lusso ma una necessità, anche al fine <strong>di</strong><br />

rispettare il protocollo <strong>di</strong> Kyoto.<br />

Le nuove abitazioni e quelle da ristrutturare superiori a 1000 mq dovranno tenere conto <strong>di</strong><br />

queste specifiche e dovranno prevedere l’interazione dell’impiantistica solare non solamente con<br />

una adeguata superficie <strong>di</strong> raccolta ma anche con la previsione <strong>di</strong> un <strong>volume</strong> tecnico e <strong>di</strong><br />

opportuni cave<strong>di</strong> <strong>di</strong> collegamento.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

237<br />

⋅<br />

Per superfici utili superiori a 1000 m² occorre prevedere schermi solari esterni.<br />

La certificazione energetica non è da considerare <strong>di</strong> secondaria importanza: tutti gli atti notarili <strong>di</strong><br />

compraven<strong>di</strong>ta dovranno citare il certificato energetico degli e<strong>di</strong>fici.<br />

Si presume una influenza <strong>di</strong> questa certificazione energetica anche sul valore degli immobili per<br />

effetto delle incentivazioni che da questa certificazione deriveranno.<br />

11.3 NORME TRANSITORIE<br />

Il decreto legislativo 192/2005 rinvia per la sua attuazione ad una serie <strong>di</strong> decreti che sono in fase<br />

<strong>di</strong> elaborazione da parte degli organi competenti del Ministero delle Attività Produttive.<br />

Il legislatore ha però colto l’occasione della pubblicazione del decreto legislativo per introdurre<br />

comunque delle mo<strong>di</strong>ficazioni consistenti alla legislazione vigente.<br />

Infatti, in attesa dei citati decreti attuativi, si continua ad applicare la legge 10/91, con tutta la<br />

sua strumentazione (DPR 412 e 551), ma mo<strong>di</strong>ficata ed integrata dalle norme transitorie del D.Lgs.<br />

192/05 e del D.Lgs 311/2006.<br />

Le norme transitorie sono regolamentate dagli articoli:<br />

⋅ Art. 11 – Requisiti della prestazione energetica degli e<strong>di</strong>fici<br />

⋅<br />

Art. 12 – Esercizio, manutenzione e ispezione degli impianti termici<br />

Fino alla data <strong>di</strong> entrata in vigore dei decreti <strong>di</strong> cui all'articolo 4, comma 1, il calcolo della<br />

prestazione energetica degli e<strong>di</strong>fici nella climatizzazione invernale ed, in particolare, il fabbisogno<br />

annuo <strong>di</strong> energia primaria (EPi) è <strong>di</strong>sciplinato dalla legge 9 gennaio 1991, n. 10, come mo<strong>di</strong>ficata<br />

dal presente decreto.<br />

11.3.1 SANZIONI PREVISTE<br />

⋅<br />

Sono previste sanzioni per i seguenti casi:<br />

Il progettista che rilascia relazione tecnica o certificazione energetica non conforme allo<br />

standard<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Il progettista che rilascia relazione tecnica o certificazione energetica non veritiere<br />

Il <strong>di</strong>rettore dei lavori che omette <strong>di</strong> presentare l’asseverazione <strong>di</strong> conformità<br />

Il <strong>di</strong>rettore dei lavori che presenta falsa asseverazione <strong>di</strong> conformità<br />

Il “conduttore” che non provvede alla manutenzione<br />

L’operatore incaricato del controllo e manutenzione che non rilascia o falsifica il rapporto <strong>di</strong><br />

controllo tecnico<br />

Il costruttore che non consegna l’originale della certificazione energetica<br />

11.3.2 NORME ABROGATE<br />

Sono abrogate le seguenti norme della Legge 10/91<br />

⋅ l'articolo 4, commi 1 e 2 (decreto per norme e<strong>di</strong>lizia sovvenzionata);<br />

⋅<br />

⋅<br />

l'articolo 28, commi 3 e 4; (decreto su format, riferimento ad art. 33 e deposito in comune)<br />

l'articolo 29; (rif. Legge 46 per certificazione e collaudo)


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

238<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

l'articolo 30; (certificazione energetica)<br />

l'articolo 33, commi 1 e 2; (controlli e verifiche)<br />

l'articolo 34, comma 3 (sanzione al progettista ed al costruttore -> da % sul valore dell’opera a<br />

% sulla parcella)<br />

⋅ Sono abrogate le seguenti norme del DPR 412<br />

⋅ l'articolo 5, commi 1, 2 e 4; (η g val. limite e riferimento a norme UNI per calcolo η p )<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

l'articolo 7, comma 7; (riferimento a norme UNI 9182 per <strong>di</strong>mensionamento generatore)<br />

l'articolo 8 (obbligo del punto <strong>di</strong> prelievo fumi).<br />

È abrogato il D.P.R. <strong>di</strong> recepimento delle norme UNI serie 1034x e altre.<br />

11.3.3 COSA SI DEVE FARE OGGI?<br />

⋅<br />

Si continua ad applicare la legge 10/91 così come integrata dalle norme transitorie del D.Lgs.<br />

192/05<br />

⋅ Si utilizzano i DPR 412 e 551 mo<strong>di</strong>ficati e gli allegati al D.Lgs. 192/05<br />

⋅ Non si applica più il DPR 1052 essendo stato abrogato i commi 1 e 2 art 4 della legge 10/91<br />

⋅<br />

Non si effettua più la verifica del Cd, tranne per le Regioni che hanno legiferato <strong>di</strong>versamente<br />

(clausola <strong>di</strong> cedevolezza).<br />

11.3.4 NUOVO INDICATORE DI PRESTAZIONE ENERGETICA<br />

Nel caso <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> nuova costruzione e ristrutturati con s.u. > 1000 m 2 , si procede in sede<br />

progettuale alla determinazione del fabbisogno annuo <strong>di</strong> energia primaria per la climatizzazione<br />

invernale (EPCI) espresso in chilowattora per metro quadrato <strong>di</strong> superficie utile dell'e<strong>di</strong>ficio<br />

(kWh/m2 anno) e alla verifica che lo stesso risulti inferiore ai valori riportati nella seguente tabella.<br />

Rapporto<br />

forma<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio<br />

S/V<br />

<strong>di</strong><br />

Zona climatica<br />

A B C D E F<br />

fino a 600<br />

GG<br />

A 601 A 900 a 901 a 01400 a 1401 a 2100 a 2101 a 3000 oltre 3000<br />

GG GG GG GG GG GG GG GG GG<br />

0,9 45 45 60 60 85 85 110 110 145 145<br />

Tabella 70: Valori del EPi<br />

Sostituzione dell’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> prestazione energetica, FEN espresso in kJ/m 3 GG con un in<strong>di</strong>ce<br />

EPCI espresso in kWh/m 2 anno e relativi limiti.<br />

Tali limiti risultano me<strong>di</strong>amente circa il 40% in meno dell’equivalente limite espresso in FEN !<br />

⋅ S, espressa in metri quadrati, è la superficie che delimita verso l'esterno (ovvero verso ambienti<br />

non dotati <strong>di</strong> impianto <strong>di</strong> riscaldamento) il <strong>volume</strong> riscaldato V: superficie <strong>di</strong>sperdente ≤ sup. <strong>di</strong><br />

inviluppo del <strong>volume</strong> V;


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

239<br />

⋅<br />

V è il <strong>volume</strong> lordo, espresso in metri cubi, delle parti <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficio riscaldate, definito dalle<br />

superfici che lo delimitano.<br />

Si procede nei calcoli esattamente come si calcolava il FEN. Si fa riferimento al regime <strong>di</strong><br />

riscaldamento continuo (24 ore su 24) e si determina con la EN 832 e la UNI 10379 -2005 il<br />

fabbisogno <strong>di</strong> energia primaria convenzionale stagionale per il riscaldamento, Q e si normalizza tale<br />

energia primaria per i metri quadri <strong>di</strong> superficie utile Q/S utile<br />

Per gli e<strong>di</strong>fici ristrutturati con s.u. minore <strong>di</strong> 1000 m² non E8 – comma 2 non si calcola e non si<br />

verifica l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> efficienza energetica EPCI ma si impone solo il rispetto <strong>di</strong> specifici parametri<br />

prescrittivi:<br />

⋅ tramittanze termiche U ≤ U lim<br />

⋅ trasmittanze strutture verticali opache (comma 6)<br />

⋅ trasmittanze strutture orizzontali opache (com. 7)<br />

⋅ trasmittanze chiusure trasparenti (comma 8)<br />

Per le trasmittanze limiti valgono quanto in<strong>di</strong>cato in Figura 110 e Figura 112. Lo stesso <strong>di</strong>casi per<br />

le trasmittanze degli infissi.<br />

Per i ponti termici occorre tenere conto delle aree frontali delle superfici e cioè occorre calcolare<br />

la trasmittanza me<strong>di</strong>a pesata secondo le aree delle superfici frontali dei vari componenti la parete e<br />

utilizzare questa per il confronto con la trasmittanza limite riportata nelle tabelle. Vale la relazione<br />

U<br />

limite<br />

≥<br />

Nelementi<br />

∑<br />

i<br />

i=<br />

1<br />

Nelementi<br />

∑<br />

i=<br />

1<br />

A ⋅U<br />

Nel caso <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> nuova costruzione e ristrutturati con s.u. > 1000 m 2 , se:<br />

⋅ sono rispettati i requisiti sulle trasmittanze termiche (commi 6, 7 e 8)<br />

A<br />

i<br />

i<br />

⋅<br />

l’impianto termico ha un ren<strong>di</strong>mento globale me<strong>di</strong>o stagionale ηg(nuova espressione):<br />

η ≥ η = 75 + 3log<br />

( P )<br />

g g ,lim 10 n<br />

⋅<br />

⋅<br />

si può attribuire all’e<strong>di</strong>ficio il valore limite dell’in<strong>di</strong>catore energetico EP CI senza calcolarlo<br />

Per nuova installazione o ristrutturazione totale impianto termico – comma 3 allora:<br />

Si calcola l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> efficienza energetica EP CI e lo si verifica comparandolo con il valore<br />

limite della tabella 1 allegato C aumentato del 50%:<br />

EP CI ≤ 1.5*EP CI,lim<br />

⋅<br />

In alternativa se è potenza nominale < 100 kW si può applicare il criterio per sola sostituzione<br />

del generatore termico<br />

Nel caso <strong>di</strong> sostituzione del generatore termico allora si può evitare qualsiasi calcolo se si<br />

verifica l’esistenza dei requisiti:<br />

⋅ i nuovi generatori siano certificati e dotati della marcatura <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento energetico pari a tre o<br />

quattro stelle


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

240<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

la temperatura me<strong>di</strong>a del fluido termovettore in corrispondenza delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> progetto sia<br />

non superiore a 60°C;<br />

siano presenti <strong>di</strong>spositivi per la regolazione automatica della temperatura ambiente nei singoli<br />

locali o nelle singole zone aventi caratteristiche <strong>di</strong> uso ed esposizioni uniformi, <strong>di</strong> cui al<br />

successivo comma 12 (già obbligatorio negli e<strong>di</strong>fici nuovi o ristrutturati);<br />

se, solo per potenze del focolare maggiori o uguali a 35 kW, siano installati nuovi generatori <strong>di</strong><br />

potenza nominale del focolare non superiore del 10% a quella dei generatori che vengono<br />

sostituiti.<br />

Se non è verificato anche uno solo dei predetti requisiti occorre:<br />

calcolare e verificare il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> produzione me<strong>di</strong>o stagionale η p<br />

η ≥ η = 77 + 3log<br />

( P )<br />

p p,lim 10 n<br />

⋅<br />

così come richiesto dal DPR 412, cioè tenendo conto delle con<strong>di</strong>zioni programmate <strong>di</strong><br />

accensione-spegnimento o attenuazione;<br />

⋅ calcolare e verificare l’in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> efficienza energetica EPCI , così come richiesto al comma 1.<br />

11.3.5 DISPOSITIVI DI REGOLAZIONE<br />

“Oltre quanto richiesto dal DPR 412-551 per tutti gli e<strong>di</strong>fici e gli impianti termici nuovi o<br />

ristrutturati, è prescritta l'installazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi per la regolazione automatica della temperatura ambiente nei<br />

singoli locali o nelle singole zone aventi caratteristiche <strong>di</strong> uso ed esposizioni uniformi al fine <strong>di</strong> non avere<br />

sovrariscaldamento per effetto degli apporti solari e degli apporti gratuiti interni.” Il D.Lgs. 192-2005 <strong>di</strong><br />

fatto rende obbligatoria sempre e comunque l’installazione dei <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> regolazione automatica <strong>di</strong><br />

ambiente nei singoli locali o zone, rendendo inutile la verifica del potenziale surriscaldamento legato ai<br />

guadagni solari<br />

11.3.6 EDIFICI PUBBLICI<br />

Nel caso <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici Pubblici o ad uso pubblico <strong>di</strong> nuova costruzione è obbligatoria l'installazione<br />

<strong>di</strong> impianti solari termici per la produzione <strong>di</strong> acqua calda sanitaria.”<br />

“L'impianto deve essere progettato e realizzato in modo da coprire almeno il 50% del consumo annuo <strong>di</strong> energia<br />

termica richiesta dall'utenza per la produzione <strong>di</strong> acqua calda sanitaria.” “L'eventuale impossibilità tecnica (non<br />

economica!) <strong>di</strong> rispettare la presente <strong>di</strong>sposizione deve essere dettagliatamente motivata nella<br />

relazione tecnica.”<br />

L’obbligatorietà della frazione solare pari al 50% del fabbisogno per la produzione dell’acqua<br />

calda sanitaria è tecnicamente ed economicamente ragionevole, la sua limitazione ai soli e<strong>di</strong>fici pubblici<br />

limita però l’importanza del risultato. Si aggiunge al comma 15 dell’articolo 5 del DPR 412-92 che<br />

invece obbliga alla verifica tecnico-economica anche per l’aspetto climatizzazione invernale.<br />

Il progettista dovrà inserire i calcoli e le verifiche previste nella relazione attestante la rispondenza<br />

alle prescrizioni, che il proprietario dell'e<strong>di</strong>ficio, o chi ne ha titolo, deve depositare presso le<br />

amministrazioni competenti, in doppia copia, insieme alla denuncia dell'inizio dei lavori relativi alle<br />

opere ” “Schemi e modalità <strong>di</strong> riferimento per la compilazione della relazione tecnica sono riportati<br />

nell'allegato E. “<br />

Tra le poche novità sostanziali è la scomparsa dagli schemi della documentazione delle<br />

valutazioni specifiche all’impiego delle fonti rinnovabili <strong>di</strong> energia per gli e<strong>di</strong>fici pubblici ed ad uso<br />

pubblico. In realtà l’obbligo <strong>di</strong> valutazione sussiste in quanto è sempre in vigore sia l’art. 1 comma 3, sia l’art.<br />

26 comma 7 della legge 10-91, sia il comma 15 del DRP 412-92


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

241<br />

Nel caso <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici pubblici od ad uso pubblico, si ritiene ormai parte integrante nel normale<br />

processo progettuale la valutazione sul ricorso alle fonti rinnovabili e quin<strong>di</strong> si richiede <strong>di</strong> documentare solo<br />

il non ricorso ovviamente nella sezione relativa alle deroghe.<br />

L’altra novità principale è, sempre per un e<strong>di</strong>ficio pubblico od ad uso pubblico, :<br />

⋅ “per gli Enti soggetti all'obbligo della nomina <strong>di</strong> un Responsabile per la conservazione e l'uso<br />

razionale dell'energia, la relazione progettuale dovrà essere obbligatoriamente integrata<br />

attraverso attestazione <strong>di</strong> verifica sulla utilizzabilità delle fonti rinnovabili<br />

⋅<br />

cioè<br />

il responsabile deve integrare la relazione tecnica con un’”attestazione <strong>di</strong> verifica sulla<br />

utilizzabilità delle fonti rinnovabili, cioè deve eseguire o far eseguire una verifica tecnica<br />

sull’utilizzabilità delle fonti rinnovabili per la riduzione dell’impiego <strong>di</strong> energia primaria e deve<br />

sempre sottoscriverne i risultati, assumendosi la responsabilità <strong>di</strong> quanto riportato<br />

(asseverazione)<br />

11.4 I REQUISITI PRESCRITTIVI INTRODOTTI DAL D.LGS 192/05<br />

Il nuovo decreto introduce requisiti prescrittivi e prestazionali. In particolare introduce per gli<br />

e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> ogni categoria ad esclusione <strong>di</strong> E.5, E.6 e E.8 alcune in<strong>di</strong>cazioni generiche e generali:<br />

⋅ che siano presenti elementi <strong>di</strong> schermatura delle superfici vetrate, esterni o interni, fissi o mobili,<br />

tali da ridurre l'apporto <strong>di</strong> calore per irraggiamento solare, e che siano efficaci;<br />

⋅<br />

e un requisito prescrittivo:<br />

“che, nelle zone climatiche A,B,C e D, nelle località dove il valore me<strong>di</strong>o mensile dell'irra<strong>di</strong>anza<br />

sul piano orizzontale I m,s , nel mese <strong>di</strong> massima insolazione, sia maggiore o uguale a 250<br />

W/m 2 , la massa superficiale M S delle pareti opache, verticali, orizzontali e inclinate, esclusi<br />

gli intonaci, sia superiore a 230 kg/m 2” .<br />

⋅ Occorre specificare che tale prescrizione si applica <strong>di</strong> fatto a tutti i comuni d’Italia .<br />

Il requisito prescrittivo non è però completamente vincolante, ma può essere sostituto da un<br />

requisito prestazionale:<br />

⋅ “Possono essere impiegate pareti con massa areica inferiore purché si <strong>di</strong>mostri e certifichi che<br />

queste permettano <strong>di</strong> contenere le oscillazioni della temperatura degli ambienti, in funzione<br />

dell'andamento dell'irraggiamento solare, allo stesso livello raggiungibile con la parete da 250<br />

kg/m 2 ”.<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Quin<strong>di</strong> occorre in tal caso:<br />

assumere <strong>di</strong> avere una parete con una trasmittanza termica pari a quella della parete progettata<br />

e con massa frontale pari al valore 250 kg/m 2 ,<br />

calcolare l’oscillazione non controllata della temperatura interna nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> progetto<br />

estive,<br />

calcolare tale oscillazione per la parete progettata,<br />

comparare l’ampiezza dell’oscillazione tra i due casi, o meglio il valore massimo che si<br />

raggiunge;


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

242<br />

⋅<br />

perché la parete in progetto sia accettabile occorre che il valore massimo <strong>di</strong> temperatura<br />

raggiunto sia non superiore a quello raggiunto con la parete <strong>di</strong> riferimento.<br />

È una novità importante e un impegno significativo nella progettazione del sistema e<strong>di</strong>lizio per<br />

favorire l’introduzione delle energie rinnovabili nella climatizzazione degli e<strong>di</strong>fici. Infatti recita, nella<br />

prima parte, che “nel caso <strong>di</strong> nuova costruzione o ristrutturazione <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici è obbligatoria la pre<strong>di</strong>sposizione<br />

delle opere, riguardanti l'involucro dell'e<strong>di</strong>ficio e gli impianti, necessarie a favorire il collegamento a reti <strong>di</strong><br />

teleriscaldamento, ad impianti solari termici e impianti fotovoltaici e i loro allacciamenti agli impianti<br />

dei singoli utenti e alle reti”. La seconda parte fa poi riferimento ad una possibile estensione agli e<strong>di</strong>fici<br />

esistenti, che dovrebbe essere regolamentata dall’allegato D al D.Lgs. 192-2005, dove invece risulta<br />

essere assente ogni riferimento all’esistente.<br />

11.5 NUOVA RELAZIONE EX ART. 28 L. 10/91<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Sono previste <strong>di</strong>verse novità nella stesura della Relazione Tecnica. In particolare:<br />

dati tecnici e costruttivi dell’e<strong>di</strong>ficio:<br />

compare la superficie utile (calpestabile)<br />

scompare stranamente la massa efficace dell’involucro e<strong>di</strong>lizio<br />

scompare la classe <strong>di</strong> permeabilità dei serramenti (che in realtà verrà recuperata<br />

successivamente);<br />

dati relativi all’impianto termico:<br />

sparisce (apparentemente) la richiesta <strong>di</strong> fornire lo schema funzionale dell’impianto con il<br />

<strong>di</strong>mensionamento della rete del fluido termovettore e delle apparecchiature e con<br />

evidenziazione dei <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> regolazione e contabilizzazione; tale schema doveva anche<br />

riportare una tabella riassuntiva delle apparecchiature con le loro caratteristiche funzionali e <strong>di</strong><br />

tutti i componenti rilevanti ai fini energetici con i loro dati descrittivi e funzionali; lo schema<br />

funzionale, senza l’obbligo delle specifiche suddette va comunque riportato<br />

dati relativi all’impianto termico:<br />

relativamente ai condotti <strong>di</strong> evacuazione dei prodotti della combustione, essendo stato<br />

abrogato il recepimento delle norme UNI come unica regola tecnica da seguire, si chiede <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>chiarare con quale norma è stato eseguito il <strong>di</strong>mensionamento;<br />

principali risultati dei calcoli:<br />

componenti opachi: oltre alle caratteristiche termiche (trasmittanza) ed igrometriche occorre<br />

specificare la massa areica frontale; sparisce ogni riferimento ad uno specifico formato <strong>di</strong><br />

presentazione <strong>di</strong> dati e si rinvia (per la loro descrizione) ad un generico allegato alla relazione;<br />

infine il “Confronto con i valori limite all’art. 10….”, va letto come art. 11 , che poi rimanda<br />

all’appen<strong>di</strong>ce I, ed in particolare ai commi 6 e 7 (trasmittanza limite), e va effettuato solo se si è<br />

presenza <strong>di</strong> ristrutturazione dell’involucro e<strong>di</strong>lizio degli e<strong>di</strong>fici non E.8 con meno <strong>di</strong> 1000 m 2 <strong>di</strong><br />

superficie utile, o qualora si decidesse <strong>di</strong> optare per la procedura “semplificata”.<br />

11.6 NORME TRANSITORIE<br />

Come si è sopra in<strong>di</strong>cato, l’introduzione del D.Lgs 192/05 e del D.Lgs 311/06 (che integra e<br />

mo<strong>di</strong>fica il precedente) si è avuta una bella rivoluzione nell’applicazione della L. 10/91 e del suo


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

243<br />

apparatao <strong>di</strong> calcolo. Tuttavia l’applicazione piena <strong>di</strong> questi ultimi decreti non è ancora possibile perché<br />

le norme <strong>di</strong> applicazione, inizialmente da pubblicare entro 120 giorni dall’entrata invogora della 192/05,<br />

non sono state a tutt’oggi pubblicate. Il regime transitorio è esplicitamente riportato nelle nuove norme<br />

e risulta piuttosto cervellotico da applicare. Se ne desidera qui effettuare un breve cenno operativo.<br />

11.6.1 PER EDIFICI NUOVI<br />

Per e<strong>di</strong>ifici <strong>di</strong> nuova costruzione occorre effettuare i seguenti calcoli riportati in Tabella 71. Si<br />

osserva che il calcolo del FEP non è ancora stato in<strong>di</strong>cato dalle norme <strong>di</strong> applicazione e pertanto questa<br />

norma transitoria non sarebbe applicabile completamente. Tuttavia i co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> calcolo in commercio si<br />

sono ormai attrezzati con metodologie <strong>di</strong> calcolo che partono dal FEN e dalla superficie costruita per<br />

calcolare il FEP, come riportato più avanti in un esempio. Molto importanti sono le <strong>di</strong>sposizioni<br />

riportate nel riquadro “Ulteriori Prescrizioni e Verifiche” per quanto riguarda la verifica igrometrica, la<br />

verifica della massa superficiale e l’installazione dei panneli solari termici (per il 50% del consumo <strong>di</strong><br />

acqua sanitaria) e dei pannelli fotovoltaici per i quali non è ancora prescritta alcuna regola impiantistica.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

244<br />

Tabella 71: Calcoli da effettuare per e<strong>di</strong>fici nuovi<br />

Esempio <strong>di</strong> Applicazione del D.Lgs 192/05 con il calcolo del FEP.<br />

Nelle more che venga emesso il decreto <strong>di</strong> applicazione del nuovo D.Lgs 192/05 e in<br />

applicazione <strong>di</strong> alcuni regolamenti regionali che già lo attuano, quasi tutti i Cad Termotecnici<br />

consentono <strong>di</strong> verificare l’applicazione del D.Lgs e in particolare <strong>di</strong> vericare le trasmittanze e il Fep.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

245<br />

Figura 118: Applicazione del D.Lgs 192/05<br />

11.6.2 PER RISTRUTTURAZIONE ED AMPLIAMENTO DEGLI EDIFICI<br />

Nel caso si debba ristrutturare e<strong>di</strong>fici con superficie maggiore <strong>di</strong> 1000 m² in pianta o si debba<br />

ampliare oltre il 20% del <strong>volume</strong> esistente allora occorre effettuare le operazioni in<strong>di</strong>cate in Tabella 72.<br />

Tabella 72: Operazioni per e<strong>di</strong>fici ristrutturati e/o ampliati<br />

Per ristrutturazione totale o parziale e per manutenzione straor<strong>di</strong>naria dell’involucro e<strong>di</strong>lizio<br />

occorre effettuare quanto in<strong>di</strong>cato in Tabella 73.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

246<br />

Tabella 73: Operazioni per e<strong>di</strong>fici ristrutturati o in manutenzione generale<br />

11.6.3 PER NUOVI IMPIANTI TERMICI IN EDIFICI ESISTENTI<br />

Per nuova installazione o ristrutturazione <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> tutte le potenze<br />

Occorre verificare che il FEP sia inferiore al FEP Limite corrispondente ma maggiorato del 50%.<br />

Inoltre occorre effettuare le ulteriore prescrizioni e verifiche della Tabella 73.<br />

Per nuova installazione o ristrutturazione <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> potenza superiore a 100 kW<br />

Effettuare le operazioni in<strong>di</strong>cate in Tabella 74.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

247<br />

Tabella 74: Nuovi impianti <strong>di</strong> potenza maggiore <strong>di</strong> 100 kW<br />

Per sostituzione dei generatori <strong>di</strong> calore<br />

Eeguire le operazioni in<strong>di</strong>cate in Tabella 75.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

248<br />

Tabella 75: Sostituzione del generatore <strong>di</strong> calore


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

249<br />

L’obbligo <strong>di</strong> utilizzare generatori <strong>di</strong> calore a tre o quattro stelle limita molto la scelta <strong>di</strong> mercato<br />

essendo il numero <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> generatori limitato.<br />

Ancora più sconcertante è l’obblogo <strong>di</strong> utilizzare temperatura del fluido termovettore non<br />

superiore a 60 °C. Ciò fa evidentemente riferimento alle caldaie con recupero <strong>di</strong> condensa da lato ma<br />

dall’altro pone grossi problemi sull’effettiva resa dei terminali finali. Questi, infatti, hanno una resa<br />

termica che <strong>di</strong>pende dalla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura fra corpo scaldante e ambiente secondo la<br />

relazione:<br />

n<br />

Qresa<br />

= C ∆ Tcs − amb<br />

I coefficienti C ed n sono dati dal Costruttore mentre si ha:<br />

Tf<br />

+ T<br />

i fu<br />

∆ Tcs −amb<br />

= − Ta<br />

2<br />

essendo T fi e T fu le temperature del fluido termovettore in ingresso ed uscita dal corpo scaldante e<br />

T a la temperatuta dell’ambiente.<br />

Per generatori esistenti (e quin<strong>di</strong> vecchi oltre 10 anni) è lecito pensare che si abbia ∆T cs-amb = 50-<br />

60 °C ,entre per acqua entrante a 60 °C ed uscente a 50 °C la nuova <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong>viene 35 °C. In questi<br />

casi la resa dei corpi scaldanti è circa il 35% inferiore al caso <strong>di</strong> ∆T=50 °C e quin<strong>di</strong> tutto il<br />

funzionamento dell’impianto risulta compromesso. Occorrerebbe rifare anche la rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione e<br />

installare nuovi corpi scaldanti e questo significa intervenire anche all’interno degli ambienti.<br />

La canna fumaria <strong>di</strong>mensionata per fumi a 120-130 °C delle vecchie caldaie non possono<br />

funzionare correttamente per fumi a 80-90 °C delle caldaie a condensazione. Ciò significa che occorre<br />

cambiare anche la canna fumaria.<br />

In definitiva sostituire il generatore termico significa, per quanto sopra detto, rifare l’intero<br />

impianto <strong>di</strong> riscaldamento con tutti i problemi che ne derivano in e<strong>di</strong>fici esistenti.<br />

Anche le verifiche alternative riportate in Tabella 75 risultano particolarmente gravose poiché il<br />

FEP <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici esistenti e verosimilmente senza isolamento termico non conforme alla 192/05 sarà<br />

facilmente superiore al FEP limite non maggiorato del 50% come nel caso <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici ristrutturati Inoltre il<br />

ren<strong>di</strong>mento me<strong>di</strong>o stagionale pari a:<br />

η = 77 + 3Log P<br />

appare fortemente limitativo e <strong>di</strong>fficile da verificare.<br />

p<br />

11.7 LIMITI ARCHITETTONICI IMPOSTI DAL D.LGS 192/05 E 311/06<br />

L’art. 10 dell’All. I del D.Lgs 311/06 impone che sino presenti schermi antisolari esterni. Inoltre<br />

l’art. 21 dello stesso allegato così recita:<br />

“Nel caso <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> nuova costruzione, al fine <strong>di</strong> limitare i fabbisogni energetici per la<br />

climatizzazione invernale ed estiva, sono prescritti limiti massimi al rapporto superficie trasparente<br />

e superficie opaca dell’involucro e<strong>di</strong>lizio nella seguente misura:<br />

- 0,2, nel caso <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici appartenenti alla categoria E(1) ad eccezione <strong>di</strong> collegi, conventi, case<br />

<strong>di</strong> pena e caserme;<br />

- 0,5, per i restanti e<strong>di</strong>fici, ad eccezione delle categorie E.6 ed E.8.”<br />

Pertanto sia per effetto dell’art. 10 che per l’art. 21 i progettisti architettonici debbono ora<br />

verificare sia il contributo solare (che provoca surriscaldamento) e la massa superficiale delle pareti che il<br />

rapporto fra le superfici vetrate e la superificie utile in pianta.<br />

Inoltre occorre pre<strong>di</strong>sporre sempre una superficie <strong>di</strong> raccolta della ra<strong>di</strong>azione solare sia per<br />

collettori termici che fotovoltaici.<br />

Tutti questi limiti non sono rivolti agli impiantisti ma ai progettisti architettonici e forniscono<br />

in<strong>di</strong>cazioni ben precise sulle metodologie progettuali da seguire.<br />

n


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

250<br />

Controlli della superfice vetrata<br />

Il controllo del rapporto superficie_vetrata/Superficie_Utile sia per e<strong>di</strong>fici privati (categoria E.1) che<br />

per le restanti categorie (escluse la categoria E.6, attività sportive, ed E.8, e<strong>di</strong>fici industriali ed artigianali)<br />

è una vera innovazione progettuale.<br />

Essa tende ad evitare la ingiustificata tendenza <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici eccessivamente vetrati o con superficie<br />

vetrata abnorme in rapporto alla superficie dei pavimenti.<br />

In base a quanto detto sull’effetto serra, una superficie eccessivamente vetrata produce due effetti<br />

notevoli:<br />

⋅ Surriscaldamento ambientale (già esaminato a proposito dell’applicazione della >L. 10/91) sia<br />

durante il periodo estivo (con richiesta <strong>di</strong> maggior energia per la climatizzazione) che durante il<br />

periodo invernale (con la necessità <strong>di</strong> avere impianti a quattro tubi per fronteggiare entrambe le<br />

richieste <strong>di</strong> raffrescamento e riscaldamento);<br />

⋅<br />

Eccessiva luminosità interna degli ambienti con effetti negativi sulle suppellettili presenti<br />

all’interno (scoloritura delle superfici, indurimento e rottura <strong>di</strong> elementi in plastica,<br />

deterioramento <strong>di</strong> superfici pitturate, ….).<br />

Pre<strong>di</strong>sposizione della superfice <strong>di</strong> raccolta dell’energia solare<br />

La pre<strong>di</strong>sposizione della superfice <strong>di</strong> raccolta dell’energia solare è <strong>di</strong> particolare imortanza perché<br />

impone <strong>di</strong> fatto <strong>di</strong> utilizzare le coperture come superfice attrezzata per l’energia solare.<br />

Queste possono essere sia a falde opportunamente orientate (possibilmente verso sud) e con una<br />

inclinazione ottimale (<strong>di</strong> solito pari alla latitu<strong>di</strong>ne del luogo – 10 ° per raccolta estiva e + 10° per<br />

raccolta prevalentemente invernale). Sugli impianti solari si parlerà più dettagliatamente nel prosieguo.<br />

Oltre allla superficie destinata ad ospitare i collettori solari termici e quelli fotovoltaici occorre<br />

pre<strong>di</strong>sporre i cave<strong>di</strong> tecnici per il passaggio delle tubazioni e/o dei cavi elettrici ed un <strong>volume</strong> tecnico<br />

pari ad almeno 50 L per ogni metro quadrato <strong>di</strong> superfice <strong>di</strong> raccolta solare.<br />

Ovviamente questa <strong>volume</strong>tria si aggiunge a quella per i locali tecnici convenzionali (calaia,<br />

pompe, refrigeratori d’acqua, accumulatiri termic, ….).<br />

11.8 METODOLOGIE DI CALCOLO<br />

Sia il D.Lgs 192/05 che il D.Lgs 311/06 liberalizzano le procedure <strong>di</strong> calcolo che possono essere<br />

utilizzate in applicazioni degli stessi decreti.<br />

Anche le norme UNI in<strong>di</strong>cate dal DPR 412/93 perdono il loro valore <strong>di</strong> unicità <strong>di</strong> riferimento<br />

potendosi ora utilizzare qualsivoglia riferimento normativo certificato.<br />

L’Art. 20 dell’All. I del D.Lgs 311/06 così recita:<br />

“I calcoli e le verifiche necessari al rispetto del presente decreto sono eseguiti utilizzando meto<strong>di</strong> che<br />

garantiscano risultati conformi alle migliori regole tecniche. Si considerano rispondenti a tale requisito le norme<br />

tecniche pre<strong>di</strong>sposte dagli organismi deputati a livello nazionale o comunitario, quali ad esempio l’UNI e il<br />

CEN, o altri meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> calcolo recepiti con decreto del Ministro dello sviluppo economico. L’utilizzo <strong>di</strong> altri<br />

meto<strong>di</strong>, procedure e specifiche tecniche sviluppati da organismi istituzionali nazionali, quali l’ENEA, le<br />

università o gli istituti del CNR, è possibile, motivandone l’uso nella relazione tecnica <strong>di</strong> progetto <strong>di</strong> cui al<br />

comma 19, purché i risultati conseguiti risultino equivalenti o conservativi rispetto a quelli ottenibili con i meto<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> calcolo precedentemente detti.<br />

Nel calcolo rigoroso della prestazione energetica dell’e<strong>di</strong>ficio occorre prendere in considerazione i<br />

seguenti elementi:<br />

- lo scambio termico per trasmissione tra l’ambiente climatizzato e l’ambiente esterno;<br />

- lo scambio termico per ventilazione (naturale e meccanica);<br />

- lo scambio termico per trasmissione e ventilazione tra zone a<strong>di</strong>acenti a temperatura <strong>di</strong>versa;<br />

- gli apporti termici interni;


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

251<br />

- gli apporti termici solari;<br />

- l’accumulo del calore nella massa dell’e<strong>di</strong>ficio;<br />

- l’eventuale controllo dell’umi<strong>di</strong>tà negli ambienti climatizzati;<br />

- le modalità <strong>di</strong> emissione del calore negli impianti termici e le corrispondenti per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> energia;<br />

- le modalità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione del calore negli impianti termici e le corrispondenti per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> energia;<br />

- le modalità <strong>di</strong> accumulo del calore negli impianti termici e le corrispondenti per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> energia;<br />

- le modalità <strong>di</strong> generazione del calore e le corrispondenti per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> energia;<br />

- l’effetto <strong>di</strong> eventuali sistemi impiantistici per l’utilizzo <strong>di</strong> fonti rinnovabili <strong>di</strong> energia;<br />

- per gli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> nuova costruzione del settore terziario con <strong>volume</strong>tria maggiore <strong>di</strong> 10.000 mc,<br />

l’influenza dei fenomeni <strong>di</strong>namici, attraverso l’uso <strong>di</strong> opportuni modelli <strong>di</strong> simulazione, salvo che si possa<br />

<strong>di</strong>mostrare la scarsa rilevanza <strong>di</strong> tali fenomeni nel caso specifico.<br />

Per memoria dei progettisti, nell’allegato M al presente decreto si riporta l’elenco delle norme UNI,<br />

rispondenti alle esigenze del presente decreto, attualmente in vigore.”<br />

Come si può ben osservare il Legislatore richiede ora più attenzione progettuale sulla <strong>di</strong>namica<br />

termica dell’e<strong>di</strong>ficio ma va considerato che la <strong>di</strong>namica termica non è una qualità aggiunta<br />

dall’impiantista bensì una proprietà congenita dell’e<strong>di</strong>ficio così come determinato dalle scelte progettuali<br />

architettoniche.<br />

Si vuole cioè precisare che la massa, la capacità termica, la costante <strong>di</strong> tempo e tutte le altre grandezze<br />

termo fisiche dell’e<strong>di</strong>ficio derivano dalla sua modalità costruttiva e non dal formalismo <strong>di</strong> calcolo<br />

termotecnico.<br />

E’ il Progettista Architettonico che determina ogni caratteristica termofisica dell’e<strong>di</strong>ficio. Queste<br />

qualità termiche sono solo evidenziate dai calcoli termotecnici e non possono essere variate se non<br />

cambiando l’architettura stessa dell’e<strong>di</strong>ficio (sia la forma che incide nel rapporto S/V sia nella scelta dei<br />

materiali e delle stratigrafie delle pareti, soffitti e pavimenti ed infine anche nella scelta degli infissi<br />

vetrati).<br />

La progettazione dell’involucro e<strong>di</strong>lizio deve tenere conto non solo <strong>di</strong> fattori estetici e funzionali<br />

<strong>di</strong> carettere <strong>di</strong>stributivo interno ma anche <strong>di</strong> fattori prestazionali relativi agli intorno del benessere<br />

termico, della qualità dell’aria, dell’intorno visivi e dell’intorno acustico.<br />

Di certo non volevano i decreti legislativi in <strong>di</strong>scussione per affermare che l’e<strong>di</strong>ficio è un sistema<br />

complesso e sinergico nel raggiungimento del benessere dell’Uomo.<br />

11.9 CLAUSOLA DI CEDEVOLEZZA<br />

L’art. 17 del D.Lgs 192/05 così recita:<br />

“In relazione a quanto <strong>di</strong>sposto dall'articolo 117, quinto comma, della Costituzione, e fatto salvo quanto<br />

previsto dall'articolo 16, comma 3, della legge 4 febbraio 2005, n. 11, per le norme afferenti a materie <strong>di</strong><br />

competenza esclusiva delle regioni e province autonome, le norme del presente decreto e dei decreti<br />

ministeriali applicativi nelle materie <strong>di</strong> legislazione concorrente si applicano per le regioni e province autonome<br />

che non abbiano ancora provveduto al recepimento della <strong>di</strong>rettiva 2002/91/CE fino alla data <strong>di</strong> entrata in<br />

vigore della normativa <strong>di</strong> attuazione adottata da ciascuna regione e provincia autonoma. Nel dettare la<br />

normativa <strong>di</strong> attuazione le regioni e le province autonome sono tenute al rispetto dei vincoli derivanti<br />

dall'or<strong>di</strong>namento comunitario e dei principi fondamentali desumibili dal presente decreto e dalla stessa <strong>di</strong>rettiva<br />

2002/91/CE.”<br />

In base a quanto sopra scritto le regioni possono legiferare autonomamente per il recepimento<br />

della <strong>di</strong>rettiva 2002/91/CE relativa alla certificazione energetica degli e<strong>di</strong>fici. In mancanza <strong>di</strong> norme<br />

regionali vale la normativa nazionale in<strong>di</strong>cata nel D.Lgs 192/05.<br />

L provincia autonoma <strong>di</strong> Trento e Bolzano ha deliberato autonomamente e qualche altra regione<br />

del Nord Italia.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

252<br />

La Sicilia non ha effettuato alcuna deliberazione autonoma e pertanto in questa regione vale la<br />

normativa nazionale.<br />

11.10 CERTIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI<br />

La <strong>di</strong>rettiva europea 2002/91/CE prescrive che tutti gli e<strong>di</strong>fici debbano possedere un certificato<br />

nel quale, me<strong>di</strong>ante opportune scale numeriche e/o grafiche, si caratterizzi il consumo energetico<br />

annuale degli e<strong>di</strong>fici.<br />

La normativa italiana, introdotta con il D.Lgs 192/05 e integrata dal D.Lgs 311/06, prescrive che<br />

il parametro <strong>di</strong> certificazione energetica sia il fabbisogno specifico <strong>di</strong> energia per metro quadro e per<br />

anno, FEP in kWh/m².anno.<br />

La metodologia <strong>di</strong> calcolo <strong>di</strong> questo parametro non è stata ancora in<strong>di</strong>cata poiché manca ancora<br />

la pubblicazione del regolamento <strong>di</strong> applicazione, come più volte detto. Tuttavia la stessa normativa<br />

in<strong>di</strong>ca che il FEP deve essere calcolato tramite il FEN (Fabbisohno Energetico Normalizzato) e tutti i<br />

co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> calcolo sono già pre<strong>di</strong>sposti, ve<strong>di</strong> esempio <strong>di</strong> Figura 118, per il calcolo <strong>di</strong> questo parametro.<br />

Il calcolo del Fabbisogno energetico annuale procede secondo i seguenti semplici calcoli:<br />

FEN ⋅V ⋅GG<br />

Qst<br />

⋅ fabbisogno energetico annuale: FEP = = (in kWh/m².anno), ove:<br />

S ⋅3.6<br />

S<br />

- FEN Fabbisogno Energetico Normalizzato, kJ/m³.GG;<br />

- V Volume dell’e<strong>di</strong>ficio, m³;<br />

- GG Gra<strong>di</strong> Giorno della zona;<br />

- S p Superficie utile riscaldata, m²;<br />

- Q st è l’energia stagionale in kWh.<br />

Il FEP calcolato va poi confrontato con il FEP limit dato in Figura 110.<br />

Alcune regioni forniscono una scala grafica per caratterizzare le prestazioni energetiche degli<br />

e<strong>di</strong>fici, come mostrato in un esempio in Figura 119.<br />

p<br />

p<br />

Figura 119: Classificazione energetica degli e<strong>di</strong>fici


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

253<br />

Si osserva che ancora nulla è stato stabilito su come sarà la classificazione energetica degli e<strong>di</strong>fici<br />

poiché le norme attuative del D.Lgs 192/05 non sono state ancora pubblicate. L’esempio mostrato è<br />

reglativo ad una classificazione attuata in regioni già operanti in base alla clausola <strong>di</strong> cedevolezza.<br />

11.11 PREMIALITÀ DELLE PRESTAZIONI ENERGETICHE DEGLI EDIFICI<br />

La classificazione energetica degli e<strong>di</strong>fici deve essere effettuata per gli e<strong>di</strong>fici nuovi (inizialmente e<br />

temporaneamente effettuata dal Direttore dei Lavori) o per gli e<strong>di</strong>fici già esistenti se soggetti a transazioni<br />

(acquisti e/o ven<strong>di</strong>te) certificate dai notai. Quin<strong>di</strong> l’acquisto o la ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> un immobile deve essere<br />

accompagnata dalla certificazione energetica dello stesso sia per e<strong>di</strong>fici nuovi che per e<strong>di</strong>fici esistenti..<br />

Al <strong>di</strong> là delle complicazioni delle attuali con<strong>di</strong>zioni transitorie dovute alla mancanza dei decreti<br />

attuativi del D.Lgs 192/05, <strong>primo</strong> o poi si arriverà a regime con l’emissione dei certificati energetici per<br />

gli e<strong>di</strong>fici interessati.<br />

A questo punto tutti potranno scoprire la qualità energetica del proprio immobile semplicemente<br />

osservando quanto in<strong>di</strong>cato in figure del tipo <strong>di</strong> Figura 119.<br />

E’ anche possibile che le regioni, per effetto della clausola <strong>di</strong> cedevolezza, deliberino <strong>di</strong> cambiare<br />

la scala <strong>di</strong> valutazione in modo più restrittivo ottenendo in questo modo giu<strong>di</strong>zi più severi ovvero<br />

e<strong>di</strong>fici più performanti.<br />

Ciò può avvenire anche attraverso una regolamentazione e<strong>di</strong>lizia ti tipo premiale verso gli e<strong>di</strong>fici<br />

che presentano la certificazione <strong>di</strong> grado più elevato, come in<strong>di</strong>cat, ad esempio, in Figura 120.<br />

Figura 120: Esempio <strong>di</strong> regolamentazione premiale per la certificazione energetica<br />

Un esempio <strong>di</strong> regolamentazione premiale è attuato nelle provincie autonome <strong>di</strong> Trento e<br />

Bolzano con il progetto Casa Clima. Con questa iniziativa le due provincie stanno incrementando il<br />

valore commerciale del nuovo parco e<strong>di</strong>lizio incentivando il raggiungimento degli in<strong>di</strong>ci più elevati con<br />

riduzioni fiscali o altri vantaggi nella regolamentazione comunale.<br />

La certificazione avviene secondo la scala riportata nella Figura 121. L’etichetta Casa Clima viene<br />

concessa solo agli e<strong>di</strong>fici che raggiungano l’in<strong>di</strong>ce B <strong>di</strong> 50 kWh/m².anno.<br />

L’etichetta A corrisponde a 30 kWh/m².anno e l’etichetta Casa Clima Oro a 10 kWh/m².anno.<br />

A valori così bassi dei fabbisogni energetici corrispondono e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> pregio caratterizzati da bassi<br />

consumi energetici.<br />

Le provincie <strong>di</strong> Trento e Bolzano premiano ogni anno il miglio progetto Casa Clima, ve<strong>di</strong> Figura<br />

122, ed il valore immobiliare degli e<strong>di</strong>fici in classe A o Apiù (cioè Casa Clima Oro) sono notevolmente<br />

più elevati degli e<strong>di</strong>fici con prestazioni inferiori.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

254<br />

La Figura 123 mostra il maggior costo per il raggiungimento dell’in<strong>di</strong>ce B in funzione del<br />

rapporto <strong>di</strong> forma S/V dell’e<strong>di</strong>ficio. Ciò <strong>di</strong>mostra quana attenzione debba essere prestata alla<br />

progettazione architettonica dell’e<strong>di</strong>ficio stesso.<br />

Figura 121: Scala <strong>di</strong> valutazione poer Casa Clima<br />

Figura 122: Miglior e<strong>di</strong>ficio Casa Clima per l’anno 2004<br />

Il raggiungimento dei 30 o dei 10 kWh/m².anno non è assolutamente agevole. Occorre prestare<br />

molta attenzione ai particolari costruttivi ed occorre ridurre ogni tipologia <strong>di</strong> ponte termico.<br />

Ad esempio la scelta dei cassonetti per le finestre deve ridurre al minimo le infiltrazioni <strong>di</strong> aria<br />

esterna, come riportato in Figura 124.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

255<br />

La ventilazione controllata viene spesso integrata con un impianto <strong>di</strong> recupero geotermico, ve<strong>di</strong><br />

Figura 125. Il risparmio <strong>di</strong> energia è dell’aor<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 0,5-1,5 kWh/m².anno. In ogni caso l’aria <strong>di</strong><br />

ventilazione ripresa dall’esterno viene preriscaldata dall’aria <strong>di</strong>u espulsione me<strong>di</strong>ante uno scambiatore <strong>di</strong><br />

calore.<br />

Figura 123: Dipendenza dei fabbisogni energetici in funzione del rapporto S/V<br />

Figura 124: Selezione dei cassonetti per le finestre<br />

L’e<strong>di</strong>ficio Casa Clima ha scarsissime per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> aria interna e quin<strong>di</strong> anche scarse infiltrazioni <strong>di</strong><br />

aria esterna. Questa qualità viene testata me<strong>di</strong>ante il blower door test, cioè me<strong>di</strong>ante una soffiante che


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

256<br />

raggiunge il normale funzionamento solo le per<strong>di</strong>te d’aria attraverso la porta <strong>di</strong> ingresso sono inferiori<br />

ad un limite molto basso.<br />

Vengono preferiti generatori <strong>di</strong> calore non convenzionali quali quelli funzionanti con pellets (cioè<br />

con trucioli <strong>di</strong> legno compressi) a pompa <strong>di</strong> calore e con integrazione solare.<br />

Figura 125: Impianto <strong>di</strong> recupero geotermico della ventilazione degli e<strong>di</strong>fici<br />

Per ridurre il surriscaldamento estivo, senza pregiu<strong>di</strong>care i guadagni solari invernali, si utilizzano<br />

schermi <strong>di</strong> protezione esterni, come in<strong>di</strong>cato in Figura 126.<br />

Figura 126: Esempio <strong>di</strong> schermi solari esterni<br />

Si osservi che il valore <strong>di</strong> 30 o <strong>di</strong> 10 kWh/m².anno <strong>di</strong> consumi energetici sono davvero bassi e<br />

pertanto questi obiettivi richiedono soluzioni tipiche dell’e<strong>di</strong>lizia bioclimatica (vedasi più avanti la<br />

trattazione dettagliata).<br />

Occorre utilizzare pareti molto isolate, coperture bel coibentate a cappotto e finestre con più vetri<br />

camera.<br />

Ogni dettaglio costruttivo deve essere stu<strong>di</strong>ato con attenzione e si può affermare con certezza<br />

che tutta la progettazione architettonica è asservata alla riduzione dei consumi energetici.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

257<br />

12 CONTROLLO DELL’UMIDITÀ NEGLI EDIFICI<br />

L’umi<strong>di</strong>tà dell’aria rappresenta un grosso problema per gli e<strong>di</strong>fici perché può dar luogo alla<br />

formazione della condensa che danneggia sia le murature che le apparecchiature. Inoltre la condensa<br />

facilita la formazione delle muffe e rende poco gradevoli le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere interno degli<br />

ambienti.<br />

12.1 PERMEABILITÀ AL VAPORE<br />

La relazione che lega l’umi<strong>di</strong>tà specifica con la pressione <strong>di</strong> vapore acqueo è:<br />

pv<br />

x = 0. 622<br />

[145]<br />

p − p<br />

Da essa si ricava:<br />

p<br />

v<br />

t<br />

v<br />

pt<br />

=<br />

1 +<br />

0. 622<br />

[146]<br />

x<br />

da cui si osserva, in modo esplicito, che un aumento dell’umi<strong>di</strong>tà specifica x comporta anche un<br />

incremento della pressione parziale p v del vapore. D’altra parte si ha anche:<br />

mv<br />

mv<br />

ρ<br />

v<br />

ρ<br />

v<br />

x = = = ≅<br />

m m − m ρ − ρ ρ<br />

a<br />

v<br />

e quin<strong>di</strong> l’umi<strong>di</strong>tà specifica ( x = ρ v<br />

ρ<br />

) risulta circa eguale (per i campi <strong>di</strong> applicazione della<br />

climatizzazione nell’e<strong>di</strong>lizia) alla frazione <strong>di</strong> massa del vapore. Se varia ρ v varia anche x e quin<strong>di</strong> si<br />

hanno tensioni <strong>di</strong>ffusive fra zone a <strong>di</strong>versa concentrazione che, per la legge <strong>di</strong> Fick, in ipotesi ideali,<br />

genera un flusso <strong>di</strong> vapore d’acqua lungo la <strong>di</strong>rezione z dato da:<br />

g<br />

j D<br />

M v<br />

v<br />

∂pv<br />

Dv<br />

∂pv<br />

vz<br />

= = −<br />

v<br />

= −<br />

S R T ∂z<br />

R T ∂z<br />

ove si è in<strong>di</strong>cata con R v =R 0 /M la costante del vapore d’acqua ed inoltre è:<br />

j v flusso <strong>di</strong> vapore nella <strong>di</strong>rezione z, (kg/m²s);<br />

∂pv ∂z<br />

il gra<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> pressione parziale del vapore nella <strong>di</strong>rezione z, (Pa/m);<br />

D v la <strong>di</strong>ffusività molecolare del vapor d’acqua, (m²/s);<br />

g v la portata <strong>di</strong> vapore che attraversa la superficie S, (kg/s);<br />

S l’area <strong>di</strong> passaggio, (m²);<br />

M v la massa molecolare dell’acqua;<br />

T la temperatura dell’aria, (K);<br />

R v la costante <strong>di</strong> gas perfetto del vapore, (J/kgK);<br />

R 0 la costante universale dei gas perfetti, (J/kgK);<br />

la pressione parziale del vapore, (Pa).<br />

p v<br />

Fra due punti 1 e 2 <strong>di</strong>stanti s in aria e con p v1 >p v2 si ha un flusso <strong>di</strong> vapore:<br />

pv1 − pv2<br />

s<br />

Dv<br />

jv<br />

=<br />

con rda<br />

= , δ<br />

a<br />

=<br />

r<br />

δ<br />

R T<br />

da<br />

La grandezza δ a prende il nome <strong>di</strong> permeabilità dell’aria al vapore (kg/m.s.Pa) .<br />

o<br />

a<br />

v<br />

v<br />

v


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

258<br />

12.2 VERIFICA DELLA PORTATA MINIMA DI RINNOVO DELL’ARIA<br />

L’ASHRAE ha pre<strong>di</strong>sposto procedure <strong>di</strong> calcolo più sofisticate e tuttora in fase <strong>di</strong> valutazione<br />

in sede internazionale.<br />

Le norme tecniche nazionali forniscono gli algoritmi <strong>di</strong> calcolo per la portata <strong>di</strong> ventilazione<br />

che, oltre ad essere necessaria per il ricambio fisiologico, rende meno probabile la formazione della<br />

condensa. In assenza del valore n consigliato dalle Norme UNI ed ASHRAE si può porre n pari al<br />

maggiore fra a e b dati dalle relazioni:<br />

a = 0. 5 − 0.<br />

08Log V<br />

25<br />

[147]<br />

b = ( n ⋅ n*)<br />

p<br />

ove:<br />

n p è il numero <strong>di</strong> persone presenti nell’ambiente;<br />

n* numero <strong>di</strong> ricambi orari per persona, in funzione del tipo <strong>di</strong> utenza, variabile fra 15÷75<br />

(ricambi/h) a persona;<br />

V <strong>volume</strong> dell’ambiente, (m³).<br />

La portata <strong>di</strong> ventilazione per infiltrazione è data dalla norma UNI-10344 ed è pari a:<br />

G<br />

inf<br />

P0 ⋅ V + 0.<br />

25V<br />

=<br />

3600<br />

[148]<br />

ove si ha:<br />

G inf portata <strong>di</strong> infiltrazione, (m³/s);<br />

V Volume dell’ambiente, (m³);<br />

permeabilità all’aria dell’involucro e<strong>di</strong>lizio dato dalla relazione:<br />

P 0<br />

con :<br />

∆p<br />

q<br />

r<br />

m<br />

v<br />

A<br />

L<br />

P<br />

0<br />

L<br />

N<br />

M<br />

∆ b g r<br />

∑ b vL g [149]<br />

j<br />

i= 1 j=<br />

1<br />

q<br />

p<br />

= ∑ mA +<br />

i<br />

V<br />

O<br />

Q<br />

P<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione tra interno ed esterno dell’ambiente, (Pa);<br />

numero dei serramenti;<br />

numero dei cassonetti;<br />

coefficiente <strong>di</strong> permeabilità dei serramenti, (m³/h.m²) e risulta m=2.5 per serramenti<br />

singoli <strong>di</strong> classe A1 (ve<strong>di</strong> norma UNI 7979), m=1.7 per serramenti doppi <strong>di</strong> classe A1<br />

(UNI-7979), m=5 per porte;<br />

coefficiente <strong>di</strong> permeabilità dei cassonetti, (m³/h.m²) e risulta m=1.5 (UNI-7979);<br />

area delle finestre e delle porte, (m²);<br />

larghezza dei cassonetti, (m).<br />

La <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione tra l’interno e l’esterno risulta pari a:<br />

2<br />

b<br />

2<br />

1 2<br />

c 1 h c 2 h [150]<br />

∆p = a h b + a h<br />

con h altezza dell’e<strong>di</strong>ficio (m). La <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione è funzione dell’ubicazione dell’e<strong>di</strong>ficio<br />

(centro, periferia, campagna) e della temperatura me<strong>di</strong>a esterna.<br />

Il coefficiente a 1 <strong>di</strong>pende dalla velocità del vento e dall’ubicazione dell’e<strong>di</strong>ficio, a 2 <strong>di</strong>pende dalla<br />

temperatura me<strong>di</strong>a esterna e dalla permeabilità della facciata, il coefficiente b 1 <strong>di</strong>pende dall’ubicazione e<br />

b 2 dalla permeabilità della facciata.<br />

Per velocità del vento normali, comprese fra 2÷5 m/s si hanno i valori in<strong>di</strong>cati nella seguente<br />

tabella


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

259<br />

Zona a 1 B 1<br />

Centro 0.05 0.91<br />

Periferia 0.09 0.69<br />

Campagna 0.21 0.42<br />

Tabella 76: Coefficienti per il calcolo della pressione <strong>di</strong>fferenziale<br />

E ancora si possono assegnare i seguenti valori: a 2 =0.02 e b 2 =0.69 per una permeabilità me<strong>di</strong>a<br />

della facciata dell’e<strong>di</strong>ficio e temperatura me<strong>di</strong>a esterna compresa fra 7÷10 °C. Se la portata <strong>di</strong><br />

infiltrazione G inf non risulta superiore a quella convenzionale desunta tramite la tabella allora occorre<br />

installare un impianto <strong>di</strong> ventilazione forzata per l’aria mancante in modo tale da fornire all’ambiente la<br />

portata necessaria.<br />

12.3 VERIFICA DELLA FORMAZIONE DI CONDENSA SUPERFICIALE<br />

All’interno degli e<strong>di</strong>fici si ha sempre una produzione <strong>di</strong> vapore che si aggiunge alla quantità<br />

presente nell’aria umida nelle con<strong>di</strong>zioni termoigrometriche in cui si trova. Tali sorgenti possono essere,<br />

ad esempio, le stesse persone che producono me<strong>di</strong>amente circa 30 g/h <strong>di</strong> vapore in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> attività<br />

normale. Ad esse si aggiungono <strong>di</strong>spositivi quali le cucine, ferri da stiro, vaporizzatori, sterilizzatori, …,<br />

con produzioni <strong>di</strong> vapore non sempre continue nell’arco della giornata. In uno stabilimento industriale<br />

si hanno, invece, cicli produttivi continui che portano ad avere portate <strong>di</strong> vapore prodotte internamente<br />

costanti nell’arco delle opre <strong>di</strong> lavoro.<br />

Per quanto detto in precedenza la produzione <strong>di</strong> vapore interna e la quantità già presente nell’aria<br />

esterna che si infiltra all’interno degli ambienti fanno variare l’umi<strong>di</strong>tà specifica x e quin<strong>di</strong> anche p v .. Nasce,<br />

quin<strong>di</strong>, un gra<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> pressione parziale <strong>di</strong> vapore (e <strong>di</strong> concentrazione) fra gli ambienti interno ed<br />

esterno che genera un flusso j v dato da:<br />

pvi<br />

− pve<br />

jv<br />

= [151]<br />

r<br />

dm<br />

con r dm resistenza alla <strong>di</strong>ffusione del materiale <strong>di</strong> separazione fra i due ambienti (interno ed esterno), e<br />

p vi e p ve pressioni parziali <strong>di</strong> vapore interna ed esterna, secondo il simbolismo già descritto. Per con<strong>di</strong>zioni<br />

stazionarie si ha la costanza del flusso j v per tutti gli strati e quin<strong>di</strong> per il generico strato, detta r d la<br />

resistenza alla <strong>di</strong>ffusione fra questo e la superficie della parete interna, la pressione p v vale:<br />

rd pvi − pve<br />

pv<br />

= pvi<br />

− [152]<br />

r r<br />

da<br />

dm<br />

Per la determinazione <strong>di</strong> r dm si introduce un nuovo parametro detto fattore <strong>di</strong> resistenza relativo alla<br />

<strong>di</strong>ffusione del vapore dato dal rapporto:<br />

rdm<br />

µ ra<br />

= [153]<br />

r<br />

da<br />

ove r da è la resistenza alla <strong>di</strong>ffusione del vapore dell’aria e quin<strong>di</strong> µ ra è relativo all’aria. Per quanto<br />

detto in precedenza si ha anche:<br />

s s<br />

Dv<br />

rdm<br />

= = µ<br />

ra<br />

da cui si ha δ<br />

m<br />

=<br />

δ D<br />

m<br />

v<br />

RvTµ<br />

ra<br />

R T<br />

v<br />

ove δ m è permeabilità al vapore del materiale della parete. Nel caso <strong>di</strong> pareti multistrato si ha,<br />

parafrasando la connessione in serie <strong>di</strong> resistenze elettriche:<br />

n<br />

n<br />

si<br />

R = r =<br />

[154]<br />

con l’ovvio simbolismo:<br />

tv<br />

∑<br />

∑<br />

dm,<br />

i<br />

i= 1 i=<br />

1 δ<br />

m,<br />

i


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

260<br />

s i<br />

δ m,i<br />

spessore dello strato i-mo, (m);<br />

permeabilità al vapore dell’i-mo strato <strong>di</strong> materiale della parete, (kg/m.s.Pa).<br />

L’inverso della permeabilità è detta permeanza e risulta:<br />

1 1<br />

π = =<br />

n<br />

R s<br />

tv<br />

i<br />

∑<br />

δ<br />

i=<br />

1 m,<br />

i<br />

Quando la temperatura scende al <strong>di</strong> sotto del punto <strong>di</strong> rugiada in qualsiasi punto <strong>di</strong> una parete ove<br />

sia presente aria umida allora il vapore acqueo condensa e si ha la formazione <strong>di</strong> colonie fungine.<br />

Occorre verificare, pertanto, che la temperatura superficiale interna delle pareti non scenda al <strong>di</strong><br />

sotto del punto <strong>di</strong> rugiada. Esistono vari meto<strong>di</strong>; qui si accenna al metodo CEN-TC89-WG10N372E 68 .<br />

Questa norma suggerisce procedure <strong>di</strong> calcolo per il controllo della possibilità <strong>di</strong> formazione <strong>di</strong><br />

condensa per effetto dell’umi<strong>di</strong>tà dell’aria nelle superfici interne dell’involucro e<strong>di</strong>lizio e nelle superfici<br />

interstiziali. La procedura richiede il calcolo <strong>di</strong> alcuni parametri che qui si richiamano.<br />

12.3.1 LA TEMPERATURA SUPERFICIALE DELLA PARETE INTERNA, T SI .<br />

In regime stazionario il flusso termico fra l’aria esterna e l’aria interna, attraverso una parete, deve<br />

eguagliare quello fra la superficie interna della parete e la stessa aria interna dell’ambiente, cioè:<br />

U( t − t ) = h ( t − t )<br />

da cui si ricava:<br />

ove vale il seguente simbolismo:<br />

t<br />

si<br />

i e i i si<br />

U<br />

= t<br />

h t t<br />

i<br />

− (<br />

i<br />

−<br />

e<br />

) [155]<br />

i<br />

t i temperatura me<strong>di</strong>a dell’aria interna, posta pari a 18 °C per tener conto dell’intermittenza<br />

dell’impianto, (°C);<br />

t e temperatura me<strong>di</strong>a mensile dell’aria esterna, desunta dalle tabelle sui dati climatici della<br />

norma UNI-10349, (°C);<br />

U trasmittanza della parete opaca, (W/m²K);<br />

h i coefficiente <strong>di</strong> adduzione interno, (W/m²K).<br />

Qualora non si <strong>di</strong>sponga <strong>di</strong> dati me<strong>di</strong> mensili allora si può utilizzare la temperatura esterna <strong>di</strong><br />

progetto. Per evitare la condensa, come più volte detto, occorre che la temperatura t si risulti sempre<br />

superiore a quella <strong>di</strong> rugiada nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> temperatura me<strong>di</strong>a e pressione all’interno dell’ambiente.<br />

Le norme CEN prescrivono anzi che sulle pareti interne non si debba avere più dell’80% <strong>di</strong><br />

umi<strong>di</strong>tà relativa per maggior sicurezza.<br />

12.3.2 LA PRESSIONE DI SATURAZIONE IN CORRISPONDENZA ALLA<br />

TEMPERATURA T SI .<br />

In con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> saturazione la variabilità termo<strong>di</strong>namica del vapore è pari ad uno e pertanto la<br />

pressione <strong>di</strong> saturazione è funzione solamente della temperatura (legge <strong>di</strong> Clapeyron):<br />

p = f ( t )<br />

Ad esempio si può utilizzare la relazione:<br />

L 7066.<br />

27 O<br />

65.<br />

81−<br />

− 5. 976ln tsi<br />

+ 27315 .<br />

tsi<br />

+<br />

p = eNM<br />

b 27315 . g b g<br />

QP<br />

si<br />

si<br />

si<br />

[156]<br />

68 Le norma CEN sono <strong>di</strong> provenienza della Commissione Europea e hanno valore cogente. Questa norma citata<br />

ha per oggetto : Buil<strong>di</strong>ngs Components and Buil<strong>di</strong>ngs Elements, Calculations of surface Temperature to avoid critical surface humi<strong>di</strong>ty and<br />

calculation of interstitial condensation. Quanto prima verrà emessa la norma UNI-CEN corrispondente in italiano.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

261<br />

12.3.3 PRESSIONE DI VAPORE MASSIMA INTERNA<br />

Questo parametro viene fissato pari a:<br />

p<br />

vi<br />

= 0.<br />

7<br />

e ciò al fine <strong>di</strong> avere un’umi<strong>di</strong>tà relativa pari al 70% sulle superfici interne dell’involucro e<strong>di</strong>lizio<br />

nelle con<strong>di</strong>zioni me<strong>di</strong>e mensili. Questo valore dovrebbe consentire un certo margine <strong>di</strong> sicurezza per<br />

evitare la formazione <strong>di</strong> condensa.<br />

12.3.4 NUMERO DI RICAMBI ORARI DELL’ARIA DI VENTILAZIONE<br />

Il numero <strong>di</strong> ricambi orari d’aria per controllare la formazione della condensa è funzione della<br />

produzione <strong>di</strong> vapore all’interno degli ambienti (persone, macchinari, …) e, per un bilancio <strong>di</strong> massa<br />

dell’ambiente considerato, può essere calcolato tramite la relazione:<br />

p − p nV = G R t + 27315 . [157]<br />

b vi veg i vb i g<br />

ove vale il simbolismo:<br />

R v costante del gas per il vapore acqueo, (R=462 J/kgK);<br />

n numero <strong>di</strong> ricambi orari, (1/h);<br />

V Volume ambiente, (m³);<br />

G i produzione me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> vapore all’interno dell’ambiente, (kg/h);<br />

p ve pressione <strong>di</strong> vapore me<strong>di</strong>a mensile dell’aria esterna (ve<strong>di</strong> UNI-10349 relativa ai dati<br />

climatici), (Pa);<br />

Se non si <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> dati climatici si può utilizzare la temperatura esterna <strong>di</strong> progetto e porre<br />

pve = 0. 9⋅<br />

pse( te<br />

) . La portata G i si determina me<strong>di</strong>ante la seguente tabella in funzione del numero <strong>di</strong><br />

persone presenti, n p :<br />

n p<br />

G i (kg/h)<br />

1 0.25<br />

2 0.38<br />

3 0.42<br />

4 0.50<br />

5 0.57<br />

6 0.63<br />

Tabella 77: Portata <strong>di</strong> ventilazione<br />

Per affollamento superiore alle sei persone si aggiungono 0.05 kg/h <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> vapore.<br />

Dalla [157] si ricava il numero <strong>di</strong> ricambi d’aria <strong>di</strong> ventilazione che bilanciano la produzione <strong>di</strong> vapore<br />

interna (e quin<strong>di</strong> il valore minimo <strong>di</strong> ricambi orari per evitare il rischio <strong>di</strong> condensazione superficiale):<br />

( ti<br />

)<br />

( p − p ) ⋅V<br />

462 + 273.15 ⋅Gi<br />

n =<br />

vi<br />

ve<br />

p<br />

si<br />

[158]<br />

12.4 VERIFICA DELLA CONDENSAZIONE INTERSTIZIALE DELLE PARETI<br />

ESTERNE<br />

Il fenomeno della condensazione può verificarsi anche all’interno delle pareti perimetrali e ciò<br />

può provocare efflorescenze e deca<strong>di</strong>mento delle qualità dei materiali interni delle pareti (ad esempio<br />

degli isolanti termici). Il controllo della temperatura nei punti interni delle pareti <strong>di</strong>pende sia dalle<br />

proprietà termofisiche dei materiali utilizzati che dalle con<strong>di</strong>zioni termoigrometriche interne ed esterne<br />

dell’ambiente.<br />

La verifica delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> condensazione interstiziale è prevista dal DPR 412/93 ed è quin<strong>di</strong><br />

un calcolo obbligatorio da eseguire per tutti gli e<strong>di</strong>fici. In genere tutti i materiali utilizzati nelle


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

262<br />

costruzioni hanno quantità <strong>di</strong> acqua nella loro massa (umi<strong>di</strong>tà residua dei materiali) e tale quantità varia<br />

con le con<strong>di</strong>zioni termoigrometriche nelle quali essi si trovano.<br />

Non è, pertanto, necessario imporre che la condensa interna dei materiali sia nulla ma è<br />

sufficiente imporre che essa, W c ,, sia pari al contenuto massimo <strong>di</strong> acqua previsto per il dato materiale,<br />

W amm , e in ogni sempre inferiore alla quantità <strong>di</strong> acqua vaporizzabile durante la stagione estiva, W e ..<br />

E’ questo il criterio guida per la verifica termoigrometrica delle pareti. Deve essere, quin<strong>di</strong>:<br />

W<br />

W<br />

c<br />

c<br />

+ W ≤ 0<br />

e<br />

≤ W<br />

amm<br />

[159]<br />

Di norma il calcolo si svolge per i mesi invernali previsti nel periodo <strong>di</strong> riscaldamento.<br />

I valori della W amm sono riportati nella seguente Tabella 78. Spesso si effettua un calcolo<br />

semplificato per il periodo invernale assumendo t i = 20 °C, t e pari alla temperatura <strong>di</strong> progetto, p vi =1638<br />

Pa (valore corrispondente a ϕ =70% per motivi <strong>di</strong> sicurezza), p ve =0.9 p s (t e ) , durata del periodo<br />

convenzionale d=60 giorni.<br />

Materiale Massa Volumica (kg/m³) W amm (g/m²)<br />

Laterizio 600 ÷ 2000 ≤ 30 ρ s<br />

Calcestruzzo 400 ÷ 2400 ≤ 30 ρ s<br />

Legname 500 ÷ 800 ≤ 30 ρ s<br />

Intonaci e malte 600 ÷ 2000 ≤ 30 ρ s<br />

Fibre organiche resistenti all’acqua 300 ÷ 700 ≤ 20 ρ s<br />

Fibre organiche non resistenti all’acqua 300 ÷ 700 ≤ 5 ρ s<br />

Fibra minerale 10 ÷ 150 ≤ 0.005 ρ s[λ /(1-1.7λ )]<br />

Materia plastica cellulare 10 ÷ 80 ≤ 0.005 ρ s[λ /(1-1.7λ )]<br />

Tabella 78: Caratteristiche igrometriche dei materiali<br />

12.5 VERIFICA DI GLASER<br />

Per la verifica della <strong>di</strong>ffusione del vapore attraverso le pareti si utilizza il metodo <strong>di</strong> Glaser. Esso<br />

si basa su alcune ipotesi semplificative, e in particolare:<br />

⋅ Il regime si suppone stazionario;<br />

⋅<br />

Il modello è mono<strong>di</strong>mensionale;<br />

Si suppone che il vapore sia trasportato solamente per <strong>di</strong>ffusione. La quantità <strong>di</strong> vapore acqueo<br />

attraverso la parete, g v (kg./(m².s), in assenza <strong>di</strong> condensazione, è data dalla relazione:<br />

pv p<br />

vi<br />

p<br />

ve<br />

gv<br />

= − ∆ ' − '<br />

=<br />

[160]<br />

∆z<br />

z<br />

z T<br />

con il simbolismo:<br />

T<br />

resistenza alla <strong>di</strong>ffusione dello strato <strong>di</strong> materiale j-mo, (m/s), data da: z<br />

s i spessore dello strato j-mo, (m);<br />

δ ι permeabilità al vapore dello strato j-mo, (kg/(m.Pa.s);<br />

p’ vi pressione parziale del vapore, (Pa), sulla superficie interna della struttura;<br />

p’ ve pressione parziale del vapore, (Pa), sulla superficie esterna della struttura;<br />

T<br />

s<br />

j<br />

= ∑ δ<br />

;<br />

Di solito si trascurano le resistenze al trasporto convettivo del vapore in corrispondenza delle<br />

interfacce pareti interne e/o esterne e l’aria e pertanto si pongono p’ vi e p’ ve pari alle pressioni parziali del<br />

vapore all’interno e all’esterno dell’ambiente. Se non si ha formazione <strong>di</strong> condensa risulta g v = costante e<br />

allora l’andamento della pressione <strong>di</strong> vapore in corrispondenza dei vari strati è funzione lineare della<br />

j<br />

i


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

263<br />

resistenza z T . In Figura 127 si ha l’andamento della pressione parziale <strong>di</strong> vapore in funzione della<br />

resistenza z T della struttura.<br />

Se la pressione parziale del vapore, p v ,, supera la pressione <strong>di</strong> saturazione, p s , alla temperatura<br />

corrispondente allora si ha la formazione della condensa e quin<strong>di</strong> si dovrà ridurre la portata <strong>di</strong> vapore g v<br />

della quantità <strong>di</strong> condensa formatasi.<br />

Il calcolo della pressione <strong>di</strong> saturazione all’interno della parete <strong>di</strong>pende dalla temperatura<br />

dell’interfaccia fra gli strati:<br />

∆t R t t i<br />

−<br />

e<br />

j<br />

=<br />

j<br />

[161]<br />

R<br />

ove si ha:<br />

R j<br />

R T<br />

∆T j<br />

T<br />

∆t R t t i<br />

−<br />

j<br />

=<br />

j<br />

R<br />

resistenza termica dello strato j-mo, (m²K/W);<br />

resistenza termica totale della parete, (m²K/W);<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura per lo strato j-mo, (K).<br />

T<br />

e<br />

[162]<br />

Nota ∆T j si calcola p s (t) (sia da tabelle o me<strong>di</strong>ante relazioni analitiche tipo la [156] e quin<strong>di</strong> si<br />

traccia l’andamento della pressione <strong>di</strong> saturazione in funzione delle resistenze alla <strong>di</strong>ffusione del vapore<br />

d’acqua:<br />

s<br />

j<br />

z = [163]<br />

δ<br />

⋅<br />

⋅<br />

I casi possibili sono:<br />

j<br />

j<br />

La retta congiungente p vi e p ve non interseca la curva p s (t) e pertanto non si ha condensa<br />

all’interno della struttura, W c =0.<br />

La retta congiungente p vi e p ve interseca la curva p s (t) e pertanto si ha condensa all’interno della<br />

parete in quantità data dalla relazione:<br />

W<br />

c<br />

= 8.<br />

64⋅10 4 ⋅ d ⋅<br />

F<br />

HG<br />

p<br />

− p<br />

z *<br />

* p * − p<br />

−<br />

z − z *<br />

vi v v ve<br />

T<br />

I<br />

KJ<br />

, (kg / m²) [164]<br />

ove p* v e z* in<strong>di</strong>cano i valori <strong>di</strong> intersezione fra la retta delle pressioni <strong>di</strong> saturazione delle<br />

pressioni parziali <strong>di</strong> vapore raccordata tangenzialmente. Un esempio <strong>di</strong> questo secondo caso è<br />

rappresentato in Figura 128.<br />

Nel caso <strong>di</strong> formazione <strong>di</strong> condensa occorre verificare che le [159] siano verificate e cioè che la<br />

quantità <strong>di</strong> condensa sia inferiore a quella ammissibile per il materiale dello strato ove avviene<br />

l’intersezione delle rette o che questa eguagli la quantità evaporabile durante il periodo estivo. Se le<br />

[159] non risultano verificate occorre intervenire sulla stratigrafia della parete fino a quando si trova una<br />

configurazione con verifica positiva.<br />

Si può, ad esempio, se possibile, porre verso l’esterno i materiali con maggiore resistenza termica<br />

(in modo da innalzare la temperatura superficiale) e sul lato interno i materiali con maggiore resistenza<br />

alla trasmissione del vapore, cercando anche <strong>di</strong> evitare l’utilizzo della barriera al vapore 69 .<br />

La normativa richiede che la verifica <strong>di</strong> Glaser sia effettuata mese per mese ma la verifica per il<br />

mese più freddo o nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> progetto può essere sufficiente.<br />

69 Si tratta <strong>di</strong> una guaina <strong>di</strong> materiale plastico impermeabile all’acqua che viene utilizzato per evitare che l’eventuale<br />

condensa penetri al <strong>di</strong> là della stessa guaina. Di solito viene utilizzata nelle coperture, nei solai e nelle strutture soggette ad<br />

attacchi da parte dell’umi<strong>di</strong>tà e non solamente delle condense.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

264<br />

Data la complessità dei calcoli è opportuno utilizzare co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> calcolo automatizzati che, fra<br />

l’altro, consentono <strong>di</strong> avere anche una rappresentazione grafica dell’andamento delle pressioni <strong>di</strong><br />

vapore. I dati per i vari materiali utilizzati nelle costruzioni sono reperibili nei manuali specializzati.<br />

Si può, ad esempio, se possibile, porre verso l’esterno i materiali con maggiore resistenza termica<br />

(in modo da innalzare la temperatura superficiale) e sul lato interno i materiali con maggiore resistenza<br />

alla trasmissione del vapore, cercando anche <strong>di</strong> evitare l’utilizzo della barriera al vapore 70 .<br />

La normativa richiede che la verifica <strong>di</strong> Glaser sia effettuata mese per mese ma la verifica per il<br />

mese più freddo o nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> progetto può essere sufficiente.<br />

Data la complessità dei calcoli è opportuno utilizzare co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> calcolo automatizzati che, fra<br />

l’altro, consentono <strong>di</strong> avere anche una rappresentazione grafica dell’andamento delle pressioni <strong>di</strong><br />

vapore. I dati per i vari materiali utilizzati nelle costruzioni sono reperibili nei manuali specializzati.<br />

Figura 127: Diagramma <strong>di</strong> Glaser per le pressioni parziali <strong>di</strong> vapore<br />

70 Si tratta <strong>di</strong> una guaina <strong>di</strong> materiale plastico impermeabile all’acqua che viene utilizzato per evitare che l’eventuale<br />

condensa penetri al <strong>di</strong> là della stessa guaina. Di solito viene utilizzata nelle coperture, nei solai e nelle strutture soggette ad<br />

attacchi da parte dell’umi<strong>di</strong>tà e non solamente delle condense.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

265<br />

Figura 128: Diagramma <strong>di</strong> Glaser per il caso <strong>di</strong> formazione <strong>di</strong> condensa<br />

Si riportano nel prosieguo alcune verifiche su pareti esterne e su soffitti.<br />

Figura 129: Calcolo trasmittanza e verifica Glaser <strong>di</strong> una parete in Poroton


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

266<br />

Figura 130: Calcolo trasmittanza <strong>di</strong> una parete a doppio strato e verifica Glaser<br />

Figura 131: Calcolo della trasmittanza <strong>di</strong> un soffitto esterno e verifica Glaser


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

267<br />

Figura 132: Verifica igrometrica <strong>di</strong> una parete esterna


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

268<br />

13 EDIFICI PASSIVI - ESEMPI DI ARCHITETTURA BIOCLIMATICA<br />

Nell’espressione Architettura Bioclimatica sono contenuti molti concetti <strong>di</strong>versi e che possiamo<br />

schematizzare, anche alla luce <strong>di</strong> quanto detto nei capitoli precedenti, come un complesso <strong>di</strong> soluzioni<br />

progettuali che consentono <strong>di</strong> avere con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere con il minimo apporto energetico esterno<br />

da fonti non rinnovabili ma cercando <strong>di</strong> utilizzare al massimo le fonti rinnovabili. In definitiva l’e<strong>di</strong>ficio<br />

deve stabilire un nuovo rapporto con l’ambiente esterno tale da produrre le necessarie alterazioni delle<br />

con<strong>di</strong>zioni ambientali principalmente in virtù delle sue caratteristiche morfologiche, <strong>di</strong>mensionali,<br />

termofisiche, …<br />

Poiché le con<strong>di</strong>zioni esterne variano con il sito e per un dato sito variano nel tempo ne consegue<br />

che un e<strong>di</strong>ficio bioclimatico ideale dovrebbe mo<strong>di</strong>ficare la propria struttura <strong>di</strong>sperdendo pochissimo<br />

quando c’è freddo (captando l’energia solare che lo investe e immagazzinandola per limitare le oscillazioni termiche) e<br />

<strong>di</strong>sperdendo molto nei perio<strong>di</strong> cal<strong>di</strong> soprattutto respingendo l’energia solare che altererebbe le<br />

con<strong>di</strong>zioni interne.<br />

Questo comportamento ideale può solo essere approssimato me<strong>di</strong>ante una serie <strong>di</strong> accorgimenti e<br />

configurazioni. Importantissimi sono la forma e l’orientamento dell’e<strong>di</strong>ficio, come già <strong>di</strong>mostrato nel 2°<br />

<strong>volume</strong>. Si ricorda, infatti, che forme compatte riducono le <strong>di</strong>spersioni termiche e limitano i guadagni<br />

estivi sia dovuti alla ra<strong>di</strong>azione solare che alla trasmissione attraverso le murature. L’orientamento<br />

influenza il comportamento delle superfici al fine della captazione solare o dell’interazione con i venti.<br />

Anche la posizione dell’e<strong>di</strong>ficio nel territorio (microscala) rispetto agli altri e<strong>di</strong>fici o a superfici<br />

alberate o a specchi d’acqua influenza molto gli scambi termici fra e<strong>di</strong>ficio ed ambiente.<br />

Per ridurre le <strong>di</strong>spersioni occorre isolare termicamente le pareti dell’e<strong>di</strong>ficio, ridurre le superfici<br />

vetrate 71 sulle pareti che ricevono poca ra<strong>di</strong>azione solare ed utilizzare vetri doppi con schermature<br />

mobili che tengano conto del cammino solare apparente.<br />

Le superfici esposte a sud sono maggiormente esposte alle ra<strong>di</strong>azioni solari e quin<strong>di</strong> sono in<br />

grado <strong>di</strong> captare più energia delle altre. Pertanto esse sono preziose per tutte le applicazioni<br />

bioclimatiche, come già esposto. L’obiettivo da perseguire nella progettazione bioclimatica si può così<br />

sintetizzare:<br />

Captazione dell’energia solare<br />

Accumulo dell’energia nelle masse termiche<br />

Trasporto dell’energia accumulata negli ambienti<br />

Ciascuna <strong>di</strong> queste fasi può essere attuata in vari mo<strong>di</strong> con svariate soluzioni architettoniche.<br />

Vedremo nei prossimi paragrafi alcune applicazioni <strong>di</strong> questi concetti in alcuni esempi <strong>di</strong> architettura<br />

vernacolare. Durante il periodo estivo le problematiche sono <strong>di</strong>ametralmente opposte: l’energia solare<br />

non è più desiderata e anzi è proprio quella che dobbiamo evitare per avere con<strong>di</strong>zioni più confortevoli<br />

all’interno degli e<strong>di</strong>fici. Ecco che allora si può pensare <strong>di</strong> utilizzare schermi esterni (fissi o anche mobili<br />

ovvero, come oggi si tende a fare negli e<strong>di</strong>fici più sofisticati, anche controllati elettronicamente in modo<br />

da seguire il cammino apparente del sole). La forma e le <strong>di</strong>mensioni debbono favorire il raffrescamento<br />

notturno e la ventilazione. Un parziale interramento dei lati a nord favorisce, in genere, sia le con<strong>di</strong>zioni<br />

invernali che quelle estive a causa della stabilità della temperatura del terreno.<br />

13.1 INFLUENZA DEL CLIMA<br />

Quando le con<strong>di</strong>zioni climatiche esterne sono prossime a quelle interne <strong>di</strong> benessere non si<br />

hanno molti problemi energetici per gli e<strong>di</strong>fici.<br />

I problemi nascono quando le con<strong>di</strong>zioni esterne si allontanano da quelle <strong>di</strong> benessere interne e<br />

in misura tanto maggiore quanto maggiori sono gli scarti fra le due con<strong>di</strong>zioni climatiche.<br />

71 Si ricor<strong>di</strong> che 1 m² <strong>di</strong> vetro normale <strong>di</strong>sperde come 15 m² <strong>di</strong> parete e che 1 m² <strong>di</strong> vetro doppio <strong>di</strong>sperde come<br />

circa 10 m² <strong>di</strong> parete.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

269<br />

La progettazione <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio, pertanto, deve tenere conto in modo assoluto del clima esterno e<br />

non può essere plagiata senza tenere conto delle conseguenze che le variazioni climatiche comportano.<br />

Eppure si assiste sempre più alla <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> uno stile progettuale unico da nord a sud, da est ad ovest,<br />

come se con<strong>di</strong>zioni climatiche <strong>di</strong> Oslo sono le stesse <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> Siracusa o <strong>di</strong> Città del Capo. Si ha,<br />

cioè, la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> uno stile anonimo che non tiene conto delle peculiarità climatiche, culturali, storiche<br />

ed ambientali dei siti. Si è già detto come le grandezze principali da considerare per il clima esterno<br />

siano la temperatura, la ra<strong>di</strong>azione solare e la velocità del vento. Queste grandezze sono oggi raccolte in<br />

manuali specializzati o in pubblicazioni specifiche del CNR e/o <strong>di</strong> altri centri <strong>di</strong> ricerca.<br />

Vedremo ora alcune realtà architettoniche in con<strong>di</strong>zioni ambientali limiti e riscopriremo come,<br />

forse inconsciamente, antiche popolazioni abbiano applicato i concetti <strong>di</strong> Termofisica prima esposti<br />

portando le costruzioni all’estrema ottimizzazione in relazione al sito, ai materiali <strong>di</strong>sponibili e alla<br />

cultura. Si tratta <strong>di</strong> esempi mirabili dell’arte <strong>di</strong> costruire innata nei popoli e che deve essere ritrovata<br />

oggi con la coscienza e conoscenza necessaria.<br />

13.1.1 INSEDIAMENTO INDIANO DI MESA VERDE IN COLORADO<br />

Questo inse<strong>di</strong>amento risale al 1200 ed è stato fatto nel Colorado (USA). Esso rappresenta un<br />

esempio perfetto e mirabile <strong>di</strong> utilizzo delle risorse naturali per la sopravvivenza.<br />

Figura 133: Inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> Mesa Verde in Colorado – Esterno e particolare del kiva.<br />

Si tratta <strong>di</strong> costruzioni e<strong>di</strong>ficate in una incasso nella roccia ed esposte a sud in modo da risultare al<br />

riparo dai raggi solari in estate ma colpite da questi in inverno. Il guadagno solare in inverno è<br />

consentito proprio da quest’ultimo fatto. La massa <strong>di</strong> accumulo termico è data da tutta la roccia<br />

esistente all’interno dell’inse<strong>di</strong>amento (ve<strong>di</strong> Figura 135) che ha una notevole capacità ed inerzia<br />

termica.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

270<br />

Il risultato <strong>di</strong> questo intelligente inse<strong>di</strong>amento è che le con<strong>di</strong>zioni climatiche sono ottimali<br />

durante tutto l’anno. Nella Mesa Verde l’efficienza <strong>di</strong> raccolta dell’energia solare è maggiormente<br />

efficiente, del 56%, d’inverno rispetto all’estate.<br />

Infatti durante l’inverno il sole è più basso rispetto all’orizzonte (ve<strong>di</strong> Figura 134) e quin<strong>di</strong> i suoi<br />

raggi solari penetrano nell’inse<strong>di</strong>amento riscaldandolo. Il calore delle ra<strong>di</strong>azioni solari viene anche<br />

accumulato efficacemente nella roccia e nei mattoni <strong>di</strong> terra <strong>di</strong> cui son fatte le costruzioni e poi ceduto,<br />

lentamente, agli ambienti interni dopo il tramonto dl sole, creando, così, un microclima quasi<br />

costantemente confortevole rispetto alle gelide con<strong>di</strong>zioni invernali e caldo torride tipiche del Colorado.<br />

Durante il giorno la vita sociale degli In<strong>di</strong>ani Anasazi si svolgeva all’interno del cosiddetto kiva. Si tratta<br />

<strong>di</strong> un ambiente circolare (ve<strong>di</strong> particolare nella Figura 133) riscaldato da un focolare centrale e nel quale<br />

era assicurato un ricambio d’aria me<strong>di</strong>ante un sistema naturale <strong>di</strong> ventilazione.<br />

Figura 134 : Funzionamento invernale ed estivo per Mesa Verde<br />

Figura 135: Vista all’interno <strong>di</strong> Mesa Verde<br />

L’aria riscaldata dal focolare sale attraverso un buco nel soffitto, risucchiando aria fresca da un<br />

canale posto all’altezza dei pie<strong>di</strong>. La corrente d’aria così generata colpisce il muretto-deflettore posto tra<br />

questa cavità ed il focolare, circolando attraverso il kiva.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

271<br />

Possiamo rivedere in questo inse<strong>di</strong>amento i tre caratteri fondamentali delle costruzioni passive:<br />

capacità <strong>di</strong> captazione solare <strong>di</strong>fferenziata fra estate ed inverno (Figura 134), accumulo termico nelle<br />

masse rocciose (ve<strong>di</strong> Figura 135) e <strong>di</strong>stribuzione dell’aria negli ambienti con effetto camino (kiva, ve<strong>di</strong><br />

Figura 133).<br />

Questo mirabile inse<strong>di</strong>amento ha consentito la vita degli in<strong>di</strong>ani in con<strong>di</strong>zioni climatiche estreme:<br />

molto freddo in inverno e molto caldo in estate.<br />

13.1.2 CITTÀ DI GHARDAIA, ALGERIA<br />

Un altro tipico esempio <strong>di</strong> applicazione dei concetti <strong>di</strong> architettura bioclimatica è costituito<br />

dall’abitato della città <strong>di</strong> Ghardaia in Algeria (ve<strong>di</strong> Figura 136), nella valle dell’Oued (letto <strong>di</strong> un antico<br />

fiume) detta M’Zab, nel Sahara settentrionale, sull’altopiano roccioso <strong>di</strong> Hamada.<br />

Figura 136: Città <strong>di</strong> Ghardaia in Algeria – Tessuto urbano<br />

In quest’altopiano sorgono le città <strong>di</strong> El Ateuf, Bou Noura, Beni Isguen, Melika e Ghardaia che è<br />

anche la maggiore fra le cinque. Essa si trova a circa 500 m <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne, alla latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 32° 30’ N e 3°<br />

45’ <strong>di</strong> longitu<strong>di</strong>ne E, a circa 600 km da Algeri. Le temperature me<strong>di</strong>e giornaliere sono <strong>di</strong> 10÷12 °C nel<br />

mese <strong>di</strong> gennaio e <strong>di</strong> 22÷40 °C a luglio, con punte massime estive registrate <strong>di</strong> 50 °C ed un minimo<br />

invernale <strong>di</strong> 1 °C. Vi è una forte escursione termica fra il giorno e la notte. La me<strong>di</strong>a annuale della<br />

pioggia è <strong>di</strong> 50÷60 mm l’anno e non piove mai per più <strong>di</strong> 10 giorni all’anno.<br />

Le abitazioni e i materiali<br />

L’aspetto maggiormente interessante <strong>di</strong> questo inse<strong>di</strong>amento urbano è la tipologia dei materiali<br />

tipici del luogo, anche se oggi non è <strong>di</strong>fficile vedere l’uso <strong>di</strong> cemento, putrelle metalliche e legno bianco.<br />

L’abitato storico è costruito con pietra, mattoni cru<strong>di</strong>, gesso, calce e rami <strong>di</strong> stipa 72 . L’uso sapiente<br />

<strong>di</strong> questi materiali poveri ma reperibili sul posto ha consentito <strong>di</strong> costruire una città vivibile pur nella<br />

rigi<strong>di</strong>tà del clima.<br />

72 Si tratta <strong>di</strong> una graminacea utilizzata intera per realizzare grosse travi oppure tagliata in assi <strong>di</strong> 30÷40 cm <strong>di</strong><br />

larghezza e con 3 cm <strong>di</strong> spessore per lavori <strong>di</strong> carpenteria.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

272<br />

L’architettura vernacolare e il clima<br />

Le escursioni sono notevoli, com’è tipico nelle regioni desertiche, e non vi è umi<strong>di</strong>tà che possa<br />

mitigare il surriscaldamento <strong>di</strong>urno. I venti sono spesso violenti e trasportano sabbia e polvere. Le<br />

piogge, anche se rare, sono violente e temporalesche. La ra<strong>di</strong>azione solare, considerata la latitu<strong>di</strong>ne, è<br />

intensa. In queste con<strong>di</strong>zioni climatiche è arduo costruire abitazioni confortevoli. Ve<strong>di</strong>amo come hanno<br />

risolto i vari problemi gli abitanti mozabiti <strong>di</strong> Ghardaia.<br />

Figura 137: Interno tipico delle abitazioni <strong>di</strong> Ghardaia<br />

Le case sono costruite, tipicamente, con mura <strong>di</strong> pietra generalmente spessi. Esse sono costruite<br />

addossate l’una all’altra, ad<strong>di</strong>rittura incastrate fra loro in modo da rendere <strong>di</strong>sponibile gran<strong>di</strong> spazi in<br />

rapporto alle superfici esposte al sole, quin<strong>di</strong> con un rapporto <strong>di</strong> forma S/V il minore possibile. Proprio<br />

questa <strong>di</strong>sposizione a maglia stretta (ve<strong>di</strong> Figura 136) crea molte zone d’ombra che ricoprono le strade e<br />

i vicoli proteggendoli dalla ra<strong>di</strong>azione solare. I muri spessi e massicci costituiscono una grande capacità<br />

termica che smorza le oscillazioni termiche <strong>di</strong>urne assorbendo l’energia solare <strong>di</strong> giorno (quando la<br />

temperatura dell’aria esterna è elevata) e restituendola durante la notte (quando la temperatura dell’aria<br />

esterna è notevolmente più bassa per via della notevole escursione termica giornaliera).<br />

Nelle abitazioni si hanno due focolari: il <strong>primo</strong> è posto all’interno e permette <strong>di</strong> cuocere gli<br />

alimenti e <strong>di</strong> riscaldare contemporaneamente gli ambienti; il secondo è posto all’esterno e viene<br />

utilizzato prevalentemente in estate, al riparo dal sole.<br />

Il porticato è aperto a sud con un orientamento tipico e funzionale. In estate il sole è alto<br />

sull’orizzonte e i suoi raggi non penetrano all’interno per effetto della schermatura creta dai soffitti. In<br />

inverno l’altezza solare è tale che i raggi penetrano all’interno dei cortili e degli ambienti riscaldandoli.<br />

Anche qui si applica il concetto <strong>di</strong> cattura <strong>di</strong>fferenziata delle ra<strong>di</strong>azioni solari, come già visto per<br />

l’inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> Mesa Verde. Gli ambienti <strong>di</strong> Ghardaia sono generalmente chiari e riflettono la<br />

ra<strong>di</strong>azione solare. Elemento tipico delle abitazioni mozabite è il chebeq che è una specie <strong>di</strong> grosso foro<br />

nel soffitto <strong>di</strong> forma grosso modo quadrata e che è anche l’unica fonte <strong>di</strong> luce dell’abitazione. In questo<br />

modo si proteggono le abitazioni dall’eccessiva luminosità del sito e dalla ra<strong>di</strong>azione solare.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

273<br />

Il chebeq è ricoperto con una grata metallica e viene anche ricoperto con legno o stoffa in modo da<br />

chiudere del tutto l’apertura parzialmente o totalmente a seconda delle ore del giorno e della stagione.<br />

In estate l’abitazione mozabita risulta fresca e ombrosa, il chebeq è parzialmente aperto per far filtrare la<br />

luce <strong>di</strong>urna. Lungo le pareti perimetrali si hanno una serie <strong>di</strong> fori che, unitamente alla porta <strong>di</strong> ingresso<br />

lasciata socchiusa, lasciano passare dell’aria esterna <strong>di</strong> ventilazione richiamata dall’effetto camino creato<br />

dal chebeq. Quando la temperatura notturna è troppo elevata all’interno delle abitazioni i Mozabiti usano<br />

dormire sulle terrazze.<br />

L’abitazione mozabita è internamente priva <strong>di</strong> mobilio e può essere utilizzata e vissuta in<br />

qualunque modo me<strong>di</strong>ante un sapiente uso <strong>di</strong> tappeti e stuoie per sedersi e riposare. In inverno i tappeti<br />

sono posti anche sui muri per isolarli termicamente dall’esterno e le aperture <strong>di</strong> ventilazione vengono<br />

chiuse per gran parte del giorno.<br />

13.1.3 I SASSI DI MATERA<br />

Un altro esempio <strong>di</strong> architettura bioclimatica spontanea e largamente utilizzata da tutte le<br />

popolazioni primitive, è costituita dalle caverne. I sassi <strong>di</strong> Matera (o le abitazioni <strong>di</strong> Ibla a Ragusa in<br />

Sicilia) sono un esempio <strong>di</strong> utilizzo sapiente delle cavità rocciose. Nelle cavità rocciose si ha un<br />

funzionamento climatico del tipo in<strong>di</strong>cato per Mesa Verde. Le masse rocciose costituiscono un grosso<br />

volano termico che rende le escursioni termiche all’interno delle caverne molte limitate: la temperatura<br />

è praticamente uniforme durante tutto l’anno.<br />

13.1.4 I Dammusi Di Pantelleria<br />

Un altro esempio tipico <strong>di</strong> architettura spontanea bioclimatica è il tipico dammuso <strong>di</strong> Pantelleria.<br />

Figura 138: I Dammusi <strong>di</strong> Pantelleria<br />

Il clima dell’isola presente temperature elevate (oltre 40 °C) durante il periodo estivo e miti (circa<br />

10 °C) in inverno. La piovosità è piuttosto bassa e la ventosità elevata. Il dammuso (ve<strong>di</strong> Figura 138) è<br />

una costruzione vernacolare che ha lo scopo precipuo <strong>di</strong> offrire una <strong>di</strong>fesa al forte caldo e al forte<br />

vento. Si tratta <strong>di</strong> una costruzione nata molti secoli fa essenzialmente come abitazione rurale per la<br />

coltivazione della vigna e la custo<strong>di</strong>a degli attrezzi e del raccolto. La copertura del dammuso è una tipica<br />

volta a botte, esternamente impermeabilizzata per la raccolta dell’acqua piovana che confluisce in una<br />

cisterna sotterranea. Vi è una sola porta <strong>di</strong> accesso al dammuso e non vi sono, generalmente, aperture<br />

laterali per impe<strong>di</strong>re l’entrata dei raggi solari. Per consentire il ricambio dell’aria vi sono due o tre<br />

aperture molto piccole nelle pareti perimetrali. I muri perimetrali sono in pietrame e con forti spessori<br />

(circa 80 cm). La tecnica costruttiva è con muratura a secco nei due strati esterni e con riempimento in<br />

pietrisco più fine all’interno. Questo sistema garantisce un elevato accumulo termico e quin<strong>di</strong> già da<br />

solo consente <strong>di</strong> ridurre le oscillazioni termiche giornaliere.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

274<br />

La scarsa ra<strong>di</strong>azione solare entrante evita il surriscaldamento interno <strong>di</strong>urno e il gioco delle masse<br />

rende minima l’oscillazione termica interna. Il clima interno che si ottiene è talmente ottimale che il<br />

dammuso è stato utilizzato anche come abitazione normale da parte dei pantechi.<br />

Alcune misurazioni effettuate in un tipico dammuso ha mostrato valori della temperatura interna<br />

vicini ai 26 °C ad agosto con oscillazioni termiche <strong>di</strong> qualche grado fra giorno e notte.<br />

In Figura 139 si ha la schematizzazione <strong>di</strong> un tipico dammuso <strong>di</strong> Pantelleria nella quale si possono<br />

ben osservare il gioco delle masse accumulatrici, la forma tipica della cupola <strong>di</strong> copertura e l’assenza <strong>di</strong><br />

finestre esterne ad eccezione della porta <strong>di</strong> ingresso. Con concetti simili al dammuso si spiegano anche i<br />

Trulli <strong>di</strong> Alberobello (Puglia) che garantiscono con<strong>di</strong>zioni climatiche estive confortevoli.<br />

Figura 139: Schema <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> un Dammuso <strong>di</strong> Pantelleria<br />

13.1.5 LE TORRI IRANIANE<br />

Gli scambi <strong>di</strong> calore tra un e<strong>di</strong>ficio e l’aria che lo circonda <strong>di</strong>pendono, a parità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni, dalla<br />

velocità del vento, come già osservato nel 1° Volume e come si desume dalle correlazioni sperimentali<br />

per il calcolo del coefficiente <strong>di</strong> convezione esterna. Quest’osservazione suggerisce <strong>di</strong> favorire queste<br />

<strong>di</strong>spersioni quando ci si vuole raffrescare (estate) e <strong>di</strong> limitarli quando ci si vuole riscaldare (inverno). Il<br />

moto dell’aria favorisce sia gli scambi <strong>di</strong> tipo convettivo che quelli <strong>di</strong> ventilazione e/o infiltrazione<br />

attraverso l’involucro dell’e<strong>di</strong>ficio. Il vento crea una sovrapressione sulle facciate <strong>di</strong>rettamente investite<br />

(ve<strong>di</strong> Figura 140) mentre crea una depressione sulle facciate sottovento nella stessa <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> moto<br />

(ve<strong>di</strong> Figura 141). Questa <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione fra facciate opposte favorisce il moto dell’aria<br />

attraverso le aperture o le fessure delle pareti esterne. Se si vuole limitare questi scambi occorre<br />

utilizzare infissi con una buona tenuta all’aria, come prescritto anche dalle norme UNI in applicazione<br />

della L. 10/91.<br />

La protezione dal vento può essere ottenuta me<strong>di</strong>ante ostacoli che, deviando la corrente d’aria<br />

verso l’alto, generano a valle una zona <strong>di</strong> calma relativa. La profon<strong>di</strong>tà della zona protetta <strong>di</strong>pende<br />

dall’altezza dell’ostacolo e dalla sua forma (ve<strong>di</strong> Figura 140). Così, ad esempio, un ostacolo formato da<br />

un piano verticale compatto (un muro) investito da un vento ad esso perpen<strong>di</strong>colare genera una zona<br />

dove la velocità dell’aria risulta ridotta del 75%.<br />

Se l’ostacolo è costituito da una fila d’alberi con fogliami denso si hanno riduzioni <strong>di</strong> velocità<br />

minori ma la profon<strong>di</strong>tà dell’azione è maggiore potendosi avere ad una <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 25 volte l’altezza<br />

degli alberi una riduzione del 75% della velocità che si avrebbe in assenza degli alberi. Questo sistema <strong>di</strong><br />

protezione è utilizzato in Patagonia (Argentina) in zone molto ventose: gli alberi vengono schierati in<br />

modo da formare un quadrato al cui interno vengono e<strong>di</strong>ficate le abitazioni.<br />

Se si desidera raffrescare le abitazioni favorendo i moti convettivi allora si dovranno evitare gli<br />

ostacoli esterni ai venti estivi prevalenti. Poiché la superficie su cui scorre il vento ne con<strong>di</strong>ziona la


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

275<br />

temperatura, se si inserisce uno specchio d’acqua prima <strong>di</strong> colpire l’abitazione l’aria si raffresca e quin<strong>di</strong><br />

si ha un effetto <strong>di</strong> raffrescamento migliore. La <strong>di</strong>sposizione degli e<strong>di</strong>fici in un complesso urbano crea<br />

effetti <strong>di</strong> velocità non facilmente preve<strong>di</strong>bili che <strong>di</strong>pendono dalle forme, dalle <strong>di</strong>stanze e dalle<br />

<strong>di</strong>mensioni degli e<strong>di</strong>fici stessi. Si possono avere effetti <strong>di</strong> protezione reciproca o <strong>di</strong> incanalamento con<br />

aumento della velocità (effetto Venturi, ve<strong>di</strong> Figura 142).<br />

Infine l’efficacia dell’azione del vento all’interno degli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong>pende dalla forma, <strong>di</strong>mensioni e<br />

posizione delle aperture. Ad esempio, le aperture <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni maggiori poste sulla parete sottovento<br />

rispetto a quelle sopravvento producono un incremento <strong>di</strong> velocità all’interno degli ambienti rendendo<br />

più efficace l’azione <strong>di</strong> ventilazione e <strong>di</strong> raffrescamento.<br />

Figura 140: Effetti del vento e mo<strong>di</strong>ficazioni apportate dagli e<strong>di</strong>fici<br />

Se si invertono le proporzioni (maggiori quelle sopravvento rispetto a quelle sottovento) si ha un<br />

rallentamento della velocità all’interno degli ambienti. Poiché l’aria più calda si trova, in un e<strong>di</strong>ficio, in<br />

alto vicino al soffitto, le aperture <strong>di</strong> ingresso e <strong>di</strong> uscita poste entrambe in basso hanno un effetto<br />

rinfrescante limitato mentre se le apertura <strong>di</strong> ingresso dell’aria sono poste in basso e quelle <strong>di</strong> uscita in<br />

alto si ha un’azione <strong>di</strong> raffrescamento efficace.<br />

Giocando sull’azione del vento alcuni e<strong>di</strong>fici in Iran (e parzialmente in Pakistan) utilizzano sistemi<br />

ingegnosi <strong>di</strong> architettura bioclimatica spontanea per rendere più confortevole le abitazioni esposte ad<br />

un clima particolarmente caldo in estate (torrido <strong>di</strong> giorno e freddo <strong>di</strong> notte, com’è tipico delle zone<br />

desertiche). Le abitazioni sono ancora costruite secondo i principi <strong>di</strong> architettura passiva già visti in<br />

precedenza: muri spessi e pesanti in mattoni o in pietrame per avere elevate capacità termiche che<br />

stabilizzano le oscillazioni termiche a valori me<strong>di</strong> fra giorno e notte, cortili interni con piante arboree<br />

che schermano le pareti e consentono <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>ficare l’aria <strong>di</strong> ventilazione e mantenere il fresco


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

276<br />

notturno, e<strong>di</strong>fici addossati l’uno all’altro per ridurre le superfici soleggiate e le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> calore in<br />

inverno. In aggiunta a questi criteri che possiamo definire canonici dell’architettura passiva vi è un<br />

sistema originale detto delle Baud Geer o Torri del vento (o anche Torri Iraniane). Le parole Baud Geer<br />

significano letteralmente “acchiappa vento”. Questi elementi costruttivi sono comparsi in Iran intorno al<br />

decimo secolo. La torre del vento è una specie <strong>di</strong> camino (ve<strong>di</strong> Figura 144) <strong>di</strong>viso in più sezioni da setti<br />

verticali in mattoni.<br />

Durante la notte la torre si raffredda, durante il giorno l’aria a contatto con muratura si raffresca a<br />

sua volta e, <strong>di</strong>ventando più densa per la <strong>di</strong>minuzione della temperatura, scende verso il basso ed entra<br />

nell’e<strong>di</strong>ficio.<br />

Figura 141: Zone sopra e sotto vento<br />

Quando c’è il vento questo processo viene accelerato. L’aria entra nella torre dal lato opposto al<br />

vento (sottovento e quin<strong>di</strong> in depressione) scende e passa nell’e<strong>di</strong>ficio attraverso porte si aprono sulla<br />

sala centrale e sullo scantinato (ve<strong>di</strong> Figura 145 e Figura 146). La pressione dell’aria fresca spinge fuori<br />

l’aria calda che è presente all’interno dell’e<strong>di</strong>ficio attraverso le porte e le finestre.<br />

Durante il giorno la torre si riscalda: questo calore viene ceduto all’aria esterna durante la notte,<br />

creando un effetto camino con una corrente ascendente: se vi è necessità <strong>di</strong> ulteriore raffrescamento si<br />

può usare questa corrente per aspirare l’aria fresca notturna esterna all’interno dell’e<strong>di</strong>ficio attraverso<br />

porte e finestre.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

277<br />

Quando c’è vento anche <strong>di</strong> notte l’aria può fluire verso il basso nella sezione della torre esposta al<br />

vento, scaldandosi al contatto con la muratura mentre vi sarà una corrente ascensionale nella sezione<br />

sottovento della torre.<br />

Aprendo e chiudendo opportunamente le comunicazioni tra le varie sezioni della torre e l’e<strong>di</strong>ficio<br />

è possibile utilizzare la torre per raffrescare l’e<strong>di</strong>ficio a seconda delle necessità.<br />

Le torri del vento sono spesso usate insieme con tetti o cupole che contribuiscono al comfort<br />

ambientale nella calura estiva. Infatti l’aria calda tende a salire nella volta, al <strong>di</strong> sopra della zona abitata<br />

ed inoltre un tetto a cupola riceve la stessa ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong> un tetto piano <strong>di</strong> pari superficie<br />

apparente ma ha una superficie <strong>di</strong> scambio convettivo e ra<strong>di</strong>ativo notturni notevolmente maggiore<br />

(rapporto S/V maggiore).<br />

Figura 142: Effetti <strong>di</strong> canalizzazione e Venturi provocati dagli e<strong>di</strong>fici<br />

Un effetto ancora maggiore si ha con una cupola che presenti in alto un’apertura per la<br />

circolazione dell’aria (ve<strong>di</strong> Figura 145): quando c’è vento il passaggio dell’aria sulla superficie curva<br />

esterna determina un punto <strong>di</strong> depressione proprio sull’apice della cupola che quin<strong>di</strong> funge da<br />

aspiratore dell’aria calda interna che si è accumulata in alto. L’occhio al colmo della cupola è<br />

generalmente sormontato da una calotta nella quale vi sono altre piccole aperture che convogliano il<br />

vento per accrescerne l’effetto <strong>di</strong> risucchio. L’apertura della volta si trova generalmente sopra il locale <strong>di</strong><br />

soggiorno. Spesso le cupole sono realizzate in combinazione con le torri del vento (ve<strong>di</strong> Figura 145),<br />

altre volte da sole, specie se il vento porta molta sabbia. Nelle zone nelle quali il vento spira<br />

prevalentemente in una sola <strong>di</strong>rezione, la cupola è spesso sostituita da una volta cilindrica con asse del<br />

cilindro perpen<strong>di</strong>colare alla <strong>di</strong>rezione del vento. I sistemi <strong>di</strong> raffrescamento naturali più efficaci che si<br />

trovano nell’architettura tra<strong>di</strong>zionale iraniana utilizzano anche l’acqua. E’ questa una caratteristica<br />

fondamentale della cultura araba, si vedano, ad esempio i giar<strong>di</strong>ni dell’Alambra a Granada (Andalusia,<br />

Spagna), Figura 147. In questi casi si sfrutta il raffrescamento per evaporazione: l’aria passando sopra la<br />

superficie dell’acqua (o sopra una parete inumi<strong>di</strong>ta dall’acqua) cede calore latente all’acqua che<br />

vaporizza parzialmente e quin<strong>di</strong> si raffresca.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

278<br />

Queste con<strong>di</strong>zioni possono essere realizzate in molti mo<strong>di</strong>: si può sfruttare l’umi<strong>di</strong>tà naturale del<br />

muro sotterraneo della torre del vento oppure del condotto che dalla torre porta all’e<strong>di</strong>ficio, ve<strong>di</strong> Figura<br />

145 e Figura 146. Questo condotto <strong>di</strong> collegamento era anticamente utilizzato anche per la<br />

conservazione dei cibi essendo a temperatura inferiore degli altri ambienti. Oggi l’utilizzo dei frigoriferi<br />

ha quasi del tutto soppiantato quest’usanza.<br />

Un altro modo per fruttare l’evaporazione per il raffrescamento consiste nell’impiegare una vasca<br />

fornita <strong>di</strong> fontana posta nel sotterraneo della torre del vento oppure nel locale in cui sbocca il condotto<br />

che proviene dalla torre. In alcuni casi, ancora, ci si serve <strong>di</strong> fiumi o ruscelli sotterranei, <strong>di</strong> pozzi aperti<br />

verso il condotto che vengono lambiti dall’aria proveniente dalla torre a velocità elevata.<br />

Figura 143: Uso <strong>di</strong> schermi naturali per ripararsi dal vento (Giappone)<br />

Figura 144: Esempio <strong>di</strong> Torri Iraniane


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

279<br />

Figura 145: Schema <strong>di</strong> funzionamento delle Torri Iraniane<br />

Figura 146: Effetti delle Torri Iraniane<br />

Un sistema particolarmente efficace per raffreddare l’acqua consiste nell’accoppiare più torri del<br />

vento con una cisterna (ve<strong>di</strong> Figura 145). Questa è un serbatoio profondo 10÷20 m, scavato nel suolo,<br />

ricoperto da una cupola e circondato da varie torri del vento.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

280<br />

Il funzionamento delle cisterne approfitta delle variazioni stagionali <strong>di</strong> temperatura nel deserto e<br />

delle proprietà <strong>di</strong> isolamento termico del terreno. In inverno le cisterne sono parzialmente riempite <strong>di</strong><br />

acqua fredda, in estate, prima che il calore esterno si propaghi verso gli strati più bassi dell’acqua, lo<br />

strato superficiale viene trasportato via dalla corrente d’aria, mantenuta attiva dalle torri del vento, e<br />

raffresca la massa d’acqua sottostante per evaporazione<br />

In questo modo l’acqua della cisterna si mantiene fredda per lunghi perio<strong>di</strong> anche in pieno<br />

deserto.<br />

Figura 147: Costruzione in<strong>di</strong>ana con specchi d’acqua.<br />

13.2 NUOVA CLASSIFICAZIONE DEGLI EDIFICI PASSIVI<br />

Di recente una ricerca dell’ENEA su 151 esempi <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici ha portato a definire un nuovo<br />

standard energetico per la definizione <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficio passivo pari a 15 kWh/(m².anno).<br />

Questo valore è pari a circa il 20% dell’energia consumata in un e<strong>di</strong>ficio normale, cioè costruito<br />

secondo gli standard attuali e rispondente alle specifiche della L. 10/91. Si tratta, pertanto, <strong>di</strong> una<br />

riduzione notevole rispetto agli 80÷120 kWh/(m²a) consumati negli e<strong>di</strong>fici normali o ai 150÷240<br />

kWh/(m²a) degli e<strong>di</strong>fici non coibentati. Si consideri, inoltre, che già un consumo <strong>di</strong> 25÷60 kWh/(m²a) è<br />

considerato basso e il raggiungimento <strong>di</strong> questo obiettivo richiede notevoli sforzi nella coibentazione<br />

degli e<strong>di</strong>fici. Un e<strong>di</strong>ficio passivo con consumi inferiori ai 15 kWh/(m²a) per soli usi termici<br />

(riscaldamento) presenta un consumo totale, unitamente ai consumi elettrici e <strong>di</strong> altro genere propri <strong>di</strong> una<br />

casa moderna, < <strong>di</strong> 42 kWh/(m²a).<br />

Per avere un e<strong>di</strong>ficio passivo occorre seguire due strade:<br />

⋅ Coibentare fortemente l’e<strong>di</strong>ficio (isolante a cappotto <strong>di</strong> forte spessore);<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Sfruttare l’energia solare e/o le altre fonti energetiche per ottenere un riscaldamento invernale<br />

gratuito.<br />

Avere un raffrescamento estivo;<br />

Riduzione dei consumi interni.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

281<br />

Queste azioni possono essere realizzate avendo i seguenti criteri guida nella progettazione degli<br />

e<strong>di</strong>fici.<br />

13.2.1 CRITERI GUIDA PER LA PROGETTAZIONE DEGLI EDIFICI<br />

Il criterio guida per la progettazione <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio passivo deriva da quanto si è stu<strong>di</strong>ato in<br />

precedenza sulla Termofisica degli e<strong>di</strong>fici e sui carichi termici estivi ed invernali. Fra i parametri da<br />

tenere in conto si hanno i seguenti.<br />

Orientamento dell’e<strong>di</strong>ficio<br />

L’orientamento più idoneo <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio passivo è il Sud anche se non sono escluse altre<br />

esposizioni. Tuttavia l’orientamento a Sud (si ricor<strong>di</strong> il cammino solare apparente) garantisce i migliori<br />

risultati sia in inverno che in estate.<br />

Assenza <strong>di</strong> elementi ombreggianti<br />

Gli elementi ombreggianti (alti e<strong>di</strong>fici viciniori, alberi, montagne, …) davanti alla parete a Sud<br />

possono ridurre gli apporti energetici solari gratuiti in modo significativo. Questo aspetto va tenuto<br />

presente nella scelta del sito. Si tenga presente, inoltre, che alle basse latitu<strong>di</strong>ni si ha il rischio <strong>di</strong> un<br />

elevato surriscaldamento estivo dovuta alla ra<strong>di</strong>azione solare. Pertanto se è vero che in inverno la<br />

schermatura della parete a Sud riduce l’apporto solare gratuito è anche vero che in estate riduce i<br />

consumi per il raffrescamento. E’ allora opportuno stu<strong>di</strong>are bene entrambi gli aspetti (estivo ed<br />

invernale) ed utilizzare schermi esterni che possano ridurre il surriscaldamento estivo.<br />

Rapporto architettonico S/V<br />

Si è visto, nello stu<strong>di</strong>o della Termofisica degli E<strong>di</strong>fici, che il rapporto S/V è fondamentale per il<br />

transitorio termico dell’e<strong>di</strong>ficio e in particolare per le oscillazioni termiche all’interno degli ambienti. Per<br />

un e<strong>di</strong>ficio passivo è opportuno avere un rapporto S/V < 0,6.<br />

Disposizione dei locali<br />

Nei normali e<strong>di</strong>fici si hanno spesso <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperatura sensibili fra le singole zone per cui<br />

si cerca <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre gli ambienti in modo da avere i minori effetti <strong>di</strong>sturbanti: ad esempio, si pongono a<br />

sud gli ambienti che si desiderano avere più cal<strong>di</strong> e a nord quelli che si desiderano avere più cal<strong>di</strong>.<br />

Negli e<strong>di</strong>fici passivi le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperature fra le varie zone sono minime e la <strong>di</strong>sposizione<br />

degli ambienti può essere più libera.<br />

Isolamento termico<br />

La trasmittanza termica globale (U) dell’involucro <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio passivo è < 0,15 W/(m² K). Per<br />

ottenere questi valori si deve ricorrere a spessori elevati <strong>di</strong> coibente termico. Nel nord Europa si usano<br />

valori tipici <strong>di</strong> 25 cm nelle pareti e 40 cm nel soffitto. Nelle regioni me<strong>di</strong>terranee gli spessori <strong>di</strong> coibente<br />

si possono ridurre sensibilmente in funzione anche della zona climatica.<br />

Assenza <strong>di</strong> ponti termici<br />

I ponti termici possono essere importanti nelle zone climatiche fredde e in ogni caso sono<br />

sempre per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> calore che possono e debbono essere ridotte e/o annullate per avere un e<strong>di</strong>ficio<br />

passivo con bassissimi consumi energetici.<br />

E’ opportuno, allora, rendere in<strong>di</strong>pendenti dall’involucro termico i balconi, le terrazze e le<br />

gronde. Inoltre i montaggi <strong>di</strong> questi elementi debbono essere effettuati con particolare attenzione.<br />

Impermeabilità al vento<br />

Le infiltrazioni d’aria costituiscono una grave per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> energia che può essere contrastata con<br />

l’uso <strong>di</strong> componenti impermeabili al vento. In genere per un e<strong>di</strong>ficio passivo con una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

pressione <strong>di</strong> 50 Pa non si debbono avere ricambi d’aria per infiltrazione superiori a 0,06 V/h.<br />

L’impermeabilità dell’involucro deve essere comprovata da test eseguiti secondo la ISO/DIS 9972..<br />

Finestre speciali<br />

Tenendo conto <strong>di</strong> quanto detto nei due punti precedenti, le finestre utilizzate negli e<strong>di</strong>fici passivi<br />

debbono sod<strong>di</strong>sfare alle seguenti caratteristiche: bassa trasmittanza termica ed alta trasparenza.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

282<br />

Pertanto il valore <strong>di</strong> U deve essere < 0,8 W/(m²K) ed una trasparenza g>0,6. L’elevata<br />

trasparenza assicura elevati apporti energetici invernali, superiori alle per<strong>di</strong>te. Inoltre la trasmittanza<br />

bassa limita i ponti termici.<br />

Nelle zone climatiche più miti si possono aver valori meno impegnative e quin<strong>di</strong> finestre meno<br />

costose. Si tenga presente che il <strong>di</strong>mensionamento delle finestre esposte a sud deve essere fatto in<br />

rapporto agli apporti solari gratuiti.<br />

Schermatura solare<br />

Gli schermi solari sono assolutamente necessari per gli e<strong>di</strong>fici passivi: essi consentono <strong>di</strong> avere<br />

elevati apporti solari gratuiti in inverno e ridotti apporti solari in estate. L’ombreggiatura prodotta dagli<br />

schermi deve essere ben stu<strong>di</strong>ata in rapporto alla latitu<strong>di</strong>ne a la cammino solare apparente del sole.<br />

Gli schermi non debbono mai limitare l’illuminazione naturale all’interno degli ambienti.<br />

13.2.2 GLI IMPIANTI TERMICI NEGLI EDIFICI PASSIVI<br />

Gli impianti <strong>di</strong> climatizzazione degli e<strong>di</strong>fici passivi sono pur sempre presenti non potendosi<br />

pensare ad un uso commerciale <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficio a zero energia. Occorre allora stu<strong>di</strong>are bene questi impianti in<br />

modo da avere le massime efficienze e quin<strong>di</strong> le minori per<strong>di</strong>te.<br />

Sistema <strong>di</strong> ventilazione<br />

Il sistema <strong>di</strong> ventilazione controllata è essenziale per un e<strong>di</strong>ficio passivo poiché, come detto in<br />

precedenza, le infiltrazioni d’aria sono ridotte quasi a zero. Il sistema <strong>di</strong> ventilazione, quin<strong>di</strong>, deve<br />

garantire una buona <strong>di</strong>stribuzione del calore in inverno ed un raffrescamento naturale (free cooling) in<br />

estate. L’aria trattata deve essere <strong>di</strong> buona qualità.<br />

La velocità <strong>di</strong> flusso non deve essere superiore ai 3 m/s in nessun tratto del sistema <strong>di</strong><br />

ventilazione. Si debbono utilizzare scambiatori <strong>di</strong> calore ad alto efficienza per recuperare almeno il 75%<br />

del calore dell’aria uscente.<br />

Generatori <strong>di</strong> calore<br />

I generatori <strong>di</strong> calore possono essere compatti e possono, dove possibile, fare uso <strong>di</strong> pompe <strong>di</strong><br />

calore o <strong>di</strong> sistemi integrati con collettori solari.<br />

Ad integrazione dei sistemi termici si può utilizzare un sistema <strong>di</strong> accumulo termico nel terreno.<br />

In questo modo si può avere una buona integrazione termica in inverno ed un efficace sistema <strong>di</strong><br />

raffrescamento per l’estate.<br />

Produzione <strong>di</strong> acqua sanitaria<br />

Anche se si riduce il consumo energetico <strong>di</strong> riscaldamento non si può ridurre il consumo <strong>di</strong> acqua<br />

calda legato a standard <strong>di</strong> igienicità. Si può pensare, allora, <strong>di</strong> utilizzare una pompa <strong>di</strong> calore o un<br />

sistema <strong>di</strong> collettori solari evitando i boiler elettrici o l’uso <strong>di</strong> caldaie de<strong>di</strong>cate.<br />

Illuminazione artificiale<br />

Dovendo ridurre tutti i consumi interni <strong>di</strong> energia è allora opportuno utilizzare elettrodomestici e<br />

sistemi <strong>di</strong> illuminazione <strong>di</strong> elevata efficienza e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> basso consumo energetico. Oggi sono<br />

<strong>di</strong>sponibili sia elettrodomestici (Tipo AAA) che lampade a basso consumo specifico.<br />

13.3 LEGISLAZIONE EUROPEA SULL’EDILIZIA BIOCLIMATICA<br />

Di recente (28/02/2004) il Parlamento Europeo ha espresso in<strong>di</strong>cazioni per le tecnologie<br />

costruttive bioclimatiche. L’analisi dei principi espressi dal Parlamento Europeo e dei parametri <strong>di</strong><br />

qualità con cui valutare un e<strong>di</strong>ficio sono evidenziati nel punto 8 della stessa Legge CEE che si riporta<br />

<strong>di</strong> seguito:<br />

Legge: Risoluzione del Parlamento europeo sull'impiego <strong>di</strong> tecnologie costruttive<br />

bioclimatiche negli e<strong>di</strong>fici per abitazioni e servizi<br />

(pubblicato nella G.U.C.E. n. C61 del 28 febbraio 1994<br />

……. Omissis …..


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

283<br />

4. Tecnologie costruttive bioclimatiche (articolo 52 del regolamento CEE): Risoluzione<br />

sull'impiego <strong>di</strong> tecnologie costruttive biocllmatlche negli e<strong>di</strong>fici per abitazione e servizi.<br />

Il Parlamento europeo,<br />

- vista le proposte <strong>di</strong> risoluzione presentate dagli onn.:<br />

a) Killilea sul livello <strong>di</strong> gas radon nelle abitazioni in Irlanda occidentale (B3-0460/92)<br />

b) Brito sull'impiego <strong>di</strong> tecnologie costruttive bioclimatiche negli e<strong>di</strong>fici per abitazione e servizi<br />

(B3-0129/93J).<br />

- vista la propria risoluzione del 19 gennaio 1993 sulla promozione delle energie rinnovabili (1),<br />

- visto l'articolo 45 del proprio regolamento,<br />

- avendo delegato il potere deliberante, in applicazione dell'articolo 52 del regolamento, alla<br />

propria commissione per l'energia, la ricerca e la tecnologia,<br />

- vista la relazione della commissione per l'energia, la ricerca e la tecnologia (A3-0054/94),<br />

⋅ A. considerando il notevole risparmio energetico che si può conseguire realizzando e<strong>di</strong>fici, o<br />

ristrutturando quelli esistenti, in base a principi architettonici e costruttivi che utilizzino il piu’<br />

possibile energie rinnovabili locali,<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

B. considerando il positivo contributo che tale e<strong>di</strong>lizia comporta in termini <strong>di</strong> minori emissioni<br />

<strong>di</strong> gas che provocano l'effetto serra,<br />

C. considerando lo stato <strong>di</strong> degrado <strong>di</strong> alcune aree urbane sia da un punto <strong>di</strong> vista strutturale<br />

che da un punto <strong>di</strong> vista della qualità <strong>di</strong> vita degli abitanti,<br />

D. considerando che l'e<strong>di</strong>lizia è un settore trainante nell'economia dell'Unione con un <strong>volume</strong><br />

d'affari pari a 400 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> ecu all'anno e un alto tasso <strong>di</strong> occupazione,<br />

E. considerando che e’ fondamentale il rispetto dell'aspetto estetico per il mantenimento del<br />

patrimonio culturale dell'Unione,<br />

F. considerando il positivo aspetto educativo in<strong>di</strong>retto, dovuto all'impiego che tali e<strong>di</strong>fici<br />

possono avere per le popolazioni dell'Unione, soprattutto per i giovani, rendendoli partecipi e<br />

consapevoli dei cicli energetici naturali,<br />

G. ritenendo che la pianificazione urbana debba essere impostata anche in termini <strong>di</strong><br />

razionalizzazione dell'uso dell'energia e che occorra quin<strong>di</strong> inserire tali principi come quelli<br />

relativi alla compatibilità ecologica dei materiali.<br />

H. felicitandosi con la DG XVll/C/2 della Commissione per lo stu<strong>di</strong>o della possibilità <strong>di</strong><br />

finanziamento <strong>di</strong> terzi e desiderando essere informato sull'esito del convegno tenutosi a Lisbona<br />

il 28-30 ottobre 1993 su tale questione.<br />

I. congratulandosi con la DG XIVF/4 della Commissione per la qualità del lavoro svolto<br />

nell'ambito delle energie rinnovabili e soprattutto per aver coinvolto architetti <strong>di</strong> fama mon<strong>di</strong>ale<br />

nei progetti, in particolare per la ristrutturazione del Reichstag,<br />

1. ritiene che l'architettura bioclimatica sia un fondamentale mezzo <strong>di</strong> risparmio energetico e un<br />

vitale volano <strong>di</strong> creazione <strong>di</strong> nuova occupazione,<br />

2. ritiene in<strong>di</strong>spensabile la promozione e lo sviluppo <strong>di</strong> una nuova cultura del costruire attenta alla<br />

salvaguar<strong>di</strong>a dell'ambiente e ai cicli energetici dell'ecosistema e che utilizzi i principi progettuali<br />

dell'architettura bioclimatica;


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

284<br />

3. considera molto importante la formazione <strong>di</strong> una nuova generazione <strong>di</strong> progettisti, architetti e<br />

costruttori tecnicamente e culturalmente preparati per applicare nella pratica professionale questi<br />

principi;<br />

4. invita le facoltà <strong>di</strong> Architettura delle università dell'Unione a inserire corsi obbligatori <strong>di</strong><br />

architettura bioclimatica;<br />

5. invita la Commissione a elaborare la normativa necessaria all'istituzione <strong>di</strong> un marchio europeo<br />

<strong>di</strong> qualità per i materiali impiegali nelle costruzioni affidando al CCR il ruolo <strong>di</strong> certificazione;<br />

6. invita la Commissione a elaborare nel più breve tempo possibile uno stu<strong>di</strong>o;<br />

- sul rapporto costi/benefici della ristrutturazione del parco e<strong>di</strong>lizio esistente, come per la<br />

costruzione <strong>di</strong> nuovi e<strong>di</strong>fici, secondo i principi dell'architettura bioclimatica e dell'uso razionale<br />

dell'energia<br />

- sulla quantità <strong>di</strong> occupazione <strong>di</strong>retta e in<strong>di</strong>retta, qualificata e non, nel settore dell'e<strong>di</strong>lizia per tale<br />

intervento come per la costruzione <strong>di</strong> nuovi e<strong>di</strong>fici;<br />

7. invita la Commissione a presentare una proposta <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettiva che stabilisca norme vincolanti in<br />

merito all'utilizzo <strong>di</strong> nuove tecnologie dei materiali e concetti costruttivi esposti nella presente<br />

risoluzione;<br />

8. invita la Commissione ad armonizzare i criteri <strong>di</strong> valutazione della qualità <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio<br />

secondo i seguenti parametri:<br />

- presenza <strong>di</strong> gas tossici (es. il radon)<br />

- incidenza della «gabbia metallica» sui fenomeni <strong>di</strong> elettromagnetismo naturale o artificiale<br />

- presenza <strong>di</strong> materiali tossici (vernici, colle, amianto, formaldeide, solventi etc.)<br />

- capacità dell'e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> ricambio d'aria e smaltimento dell'umi<strong>di</strong>tà e le soluzioni alternative<br />

impiegate,<br />

9. invita la Commissione a tenere presente questi parametri nella preparazione dei programmi<br />

specifici del IV Programma Quadro;<br />

10 invita la Commissione a pre<strong>di</strong>spone le normative necessarie affinchè nelle gare <strong>di</strong> appalto per<br />

la costruzione <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici pubblici sia vincolante l'uso dei principi dell'architettura bioclimatica,<br />

11. ritiene che la forma più interessante <strong>di</strong> finanziamento dell'operazione sia quella del<br />

«finanziamento <strong>di</strong> terzi»;<br />

12. invita la Commissione a inserire i finanziamenti necessari per progetti pilota <strong>di</strong> grande<br />

evidenza per la ristrutturazione del patrimonio e<strong>di</strong>lizio esistente e per nuove costruzioni;<br />

13. invita la B.E.I. a inserire tra i progetti che godono dei prestiti agevolati anche ampi progetti <strong>di</strong><br />

ristrutturazione del patrimonio e<strong>di</strong>lizio esistente e la costruzione <strong>di</strong> nuove unità e<strong>di</strong>ficate seguendo i<br />

principi dell'architettura bioclimatica;<br />

14. invita la Commissione a consultare le aziende come le organizzazioni nazionali già operanti<br />

nel settore quali, per esempio, l'I.B.N. tedesco, l'INBAR italiano etc.;<br />

15. incarica il suo Presidente <strong>di</strong> trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione,<br />

ai sindacati e<strong>di</strong>li e all'associazione dei costruttori e<strong>di</strong>li degli Stati membri dell'Unione nonchè ai Presi<strong>di</strong><br />

delle facoltà <strong>di</strong> Architettura dell'Unione.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

285<br />

14 LE CARTE SOLARI – DIAGRAMMA ELIODIADROMICO<br />

Il D.Lgs 311/06 che aggiorna il D.Lgs 192/05 impone l’utilizzo <strong>di</strong> schermi solari esterni per<br />

ridurre il surriscaldamento ambientale. Quanto segue consente <strong>di</strong> utilizzare i <strong>di</strong>agrammi elio<strong>di</strong>adromici<br />

per posizionare correttamente gli schermi solari esterni<br />

14.1 CARTE ELIODIAFROMICHE<br />

Utilizzando le relazioni geometriche viste nei paragrafi 3.2 e 3.3 si possono costruire dei<br />

<strong>di</strong>agrammi polari (dette carte dei percorsi solari) nei quali si possono leggere l’azimut del sole alle <strong>di</strong>verse<br />

ore del giorno e per ciascun mese dell’anno. Questi <strong>di</strong>agrammi sono spesso utilizzati per lo stu<strong>di</strong>o delle<br />

ombre e dei soleggiamenti superfici verticali ed orizzontali. In pratica si riporta nei <strong>di</strong>agrammi polari<br />

l’altezza solare e l’azimut per alcuni giorni del mese e per data latitu<strong>di</strong>ne dati dalle seguenti relazioni:<br />

sin h = sinδ sinϕ + cosδ cosϕ cosω<br />

cosδ<br />

sinω<br />

sinγ<br />

=<br />

cosh<br />

ove h è l’altezza solare 73 (è anche h=90°-ϑ , cioè è il complementare dell’angolo formato dai raggi<br />

solari <strong>di</strong>retti con la normale alla superficie), γ è l’angolo azimutale, ω l’angolo solare, ϕ la latitu<strong>di</strong>ne del<br />

luogo e δ la declinazione solare, secondo il simbolismo già in<strong>di</strong>cato nei paragrafi 3.1 e 3.2. In figura 64<br />

sono riportate tre orbite tracciate dal sole sulla sfera celeste con riferimento ad un osservatore posto alla<br />

latitu<strong>di</strong>ne ϕ in corrispondenza ai solstizi 74 d’estate (ove si ha δ=+23.5 °) e d’inverno (ove si ha δ = -<br />

23.5 °) e agli equinozi <strong>di</strong> primavera ed autunno (δ=0 °).<br />

Figura 64: Percorso apparente del sole per alcuni giorni dell’anno<br />

Per una determinata ora solare me<strong>di</strong>a si può in<strong>di</strong>viduare la posizione solare sulla sfera celeste<br />

me<strong>di</strong>ante l’angolo orario ω e la declinazione δ , naturalmente per data latitu<strong>di</strong>ne ϕ dell’osservatore.<br />

73 Per Altezza Solare si intende l’angolo che la visuale collimata al sole forma con il piano orizzontasse. Esso ha<br />

valori massimi allorquando il sole passa sul meri<strong>di</strong>ano e valori nulli all’alba e al tramonto.<br />

74 Si ricorda, dalla Geografia Astronomica, che nel solstizio del 21 giugno il giorno raggiunge la sua massima durata, nel<br />

solstizio d’inverno, 22 <strong>di</strong>cembre, si ha la minima durata mentre agli equinozi, 23 settembre e 21 marzo, si ha che il dì<br />

eguaglia la notte.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

286<br />

In figura 52 si ha la rappresentazione 75 <strong>di</strong> γ e h per la latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 38° 6’ 44” corrispondente alla<br />

città <strong>di</strong> Palermo 76 per valori della declinazione solare δ pari a ±23.5°, ±20°, ±15°, ±10°, 0° per il solo<br />

arco <strong>di</strong>urno (-90°≤ω ≤90°) con angoli solari ω variabili a passi <strong>di</strong> 15° (cioè <strong>di</strong> un’ora). Nella<br />

rappresentazione <strong>di</strong> figura le orbite solari sono rappresentate da curve <strong>di</strong> raggio crescente al crescere <strong>di</strong><br />

δ e <strong>di</strong> segno <strong>di</strong>scorde per valori positivi o negativi dello stesso angolo <strong>di</strong> declinazione solare. Per δ =0<br />

si ha una curva degenere in una retta. Infine sempre nella stessa figura gnomonica si ha la<br />

rappresentazione delle curve orarie per cui la posizione del sole è data da un punto della stessa curva<br />

oraria per il giorno <strong>di</strong> riferimento. Ad esempio la posizione solare alle ore 17 del 22 giugno è<br />

rappresentata dal punto K della stessa figura per il quale si leggono anche h=26° e ω =100°.<br />

Figura 65 : Diagramma elio<strong>di</strong>adromico per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 38 °<br />

La figura 65 è detta <strong>di</strong>agramma elio<strong>di</strong>adromico dal greco ελιοσ=sole e da<br />

διαδροµη=traiettoria. Inoltre si deve sempre tener presente che gli angoli sopra citati si riferiscono<br />

sempre alle con<strong>di</strong>zioni locali vere del sito e non a quelle me<strong>di</strong>e civili. Ad esempio il meri<strong>di</strong>ano<br />

corrispondente al fuso orario italiano passa per il monte Etna e risulta in ritardo <strong>di</strong> 6'’30"”rispetto al<br />

tempo me<strong>di</strong>o civile.<br />

75 Nella figura si ha una rappresentazione gnomonica, cioè si ha la proiezione su un piano tangente la sfera terrestre al<br />

polo da un punto collocato al centro della sfera. In questo modo i meri<strong>di</strong>ani sono rappresentati da rette ed i paralleli da<br />

circonferenze <strong>di</strong> raggio crescente fino al valore infinito in corrispondenza al circolo massimo. Si hanno, tuttavia, <strong>di</strong>versi<br />

mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> rappresentare i <strong>di</strong>agrammi elio<strong>di</strong>adromici, ad esempio utilizzando <strong>di</strong>agrammi polari o anche riferendoli a semplici<br />

coor<strong>di</strong>nate piane. E’ bene tenere presente che le grandezze rappresentate sono sempre l’altezza solare e l’angolo azimutale.<br />

76 In buona parte dei calcoli che riguardano l’applicazione della Climatologia all’Architettura si può accettare questo<br />

valore come me<strong>di</strong>o per la Sicilia.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

287<br />

Per como<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> utilizzo da parte degli Allievi si riportano alcune carte elio<strong>di</strong>afromiche per<br />

latitu<strong>di</strong>ni variabili da 37° a 46 ° L.N. desunti dal sito www.idronicaline.net al quale si rimanda per altre<br />

utili informazioni.<br />

Figura 148: Diagramma solare per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 37 ° L.N. (Catania)


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

288<br />

Figura 149: Diagramma solare per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 38 ° L.N. (Palermo)


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

289<br />

Figura 150: Diagramma solare per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 39° L.N. (Cagliari)


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

290<br />

Figura 151: Diagramma solare per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 40 ° L.N. (Lecce)


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

291<br />

Figura 152: Diagramma solare per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 41 ° L.N. (Napoli)


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

292<br />

Figura 153: Diagramma solare per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 42 ° L.N. (Roma)


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

293<br />

Figura 154: Diagramma solare per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 43° L.N. (Perugia)


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

294<br />

Figura 155: Diagramma solare per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 44 ° L.N. (Bologna)


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

295<br />

Figura 156: Diagramma solare per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 45 ° L.N. (Milano)


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

296<br />

Figura 157: Diagramma solare per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 46 ° L.N. (U<strong>di</strong>ne)<br />

14.2 UTILIZZO DEI DIAGRAMMI ELIODIADROMICI<br />

14.2.1 DETERMINAZIONE DELLE ORE DI SOLEGGIAMENTO DI UNA PARETE.<br />

Il <strong>di</strong>agramma elio<strong>di</strong>adromico può essere utilizzato per determinare facilmente le ore <strong>di</strong><br />

soleggiamento <strong>di</strong> una facciata, comunque orientata, in un qualunque giorno dell’anno. E’ sufficiente, in<br />

questo caso, segnare sul <strong>di</strong>agramma elio<strong>di</strong>adromico la traccia della facciata e leggere, per il giorno<br />

desiderato, le ore segnate nella metà del <strong>di</strong>agramma delimitata dalla traccia stessa e l’esposizione<br />

considerata.<br />

Ad esempio per il giorno 3 aprile, una facciata esposta a Sud-Ovest ed avente traccia azimutale<br />

coincidente con l’asse 150°-330° ha un periodo <strong>di</strong> soleggiamento che va dalle ore 11,00 al tramonto.<br />

Questo genere <strong>di</strong> calcoli risulta comodo per la corretta orientazione degli e<strong>di</strong>fici o degli assi viari<br />

in urbanistica.<br />

In figura 66 si ha ancora un esempio <strong>di</strong> determinazione del periodo <strong>di</strong> soleggiamento: si<br />

sovrappone il centro del <strong>di</strong>agramma elio<strong>di</strong>adromico ad un punto qualsiasi (in figura è segnato con A)<br />

della traccia della facciata scelta e si orienta il <strong>di</strong>agramma con il suo Nord nella <strong>di</strong>rezione del Nord della<br />

planimetria alla quale appartiene la facciata da esaminare.<br />

I rami della curva che rimangono esterni alla facciata in<strong>di</strong>viduano i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> soleggiamento nei<br />

giorni segnati sul <strong>di</strong>agramma elio<strong>di</strong>adromico.<br />

Ad esempio, per il giorno 22 giugno il sole irra<strong>di</strong>a la facciata segnata in figura dalle ore 5 circa alle<br />

ore 10.30 e nel giorno 22 <strong>di</strong>cembre la facciata resta sempre in ombra.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

297<br />

Figura 66: Determinazione delle ore <strong>di</strong> soleggiamento su una parete comunque orientata.<br />

Il <strong>di</strong>agramma solare è comodo anche per determinare la <strong>di</strong>rezione dei raggi solari proiettata sul<br />

piano orizzontale: basta congiungere il centro dei <strong>di</strong>agrammi (punto A della figura) con il punto<br />

rappresentativo del giorno e dell’ora considerati.<br />

Ad esempio alle ore 8 del giorno 28 agosto la <strong>di</strong>rezione dei raggi solari è rappresentata dalla retta<br />

AA’.<br />

Analogo proce<strong>di</strong>mento si può seguire per la determinazione della <strong>di</strong>rezione solare proiettata su un<br />

piano verticale: in questo caso si sovrappone sulla sezione della facciata il <strong>di</strong>agramma elio<strong>di</strong>adromico<br />

facendo coincidere le altezze solari, come in<strong>di</strong>cato in figura 67: in essa è riportato l’esempio delle ore 14<br />

del giorno 22 giugno corrispondente ad un angolo <strong>di</strong> incidenza delle ra<strong>di</strong>azioni solari su un piano<br />

verticale pari a 60° e la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> incidenza è data dalla congiungente BB’.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

298<br />

Figura 67 Determinazione della <strong>di</strong>rezione solare proiettata su un piano orizzontale<br />

14.3 TRACCIAMENTO DELLE OMBRE PORTATE<br />

Con proce<strong>di</strong>mento geometrico del tutto simile a quello sopra in<strong>di</strong>cato per la determinazione delle<br />

<strong>di</strong>rezioni dei raggi solari proiettate su piani orizzontali e verticali si possono determinare le tralice delle<br />

ombre <strong>di</strong> un qualunque ostacolo proietta sulla facciata, sia in planimetria che in sezione.<br />

Nelle figure 68 e 69 sono rappresentati due esempi: il <strong>primo</strong> determina l’ombra proiettata dal<br />

balcone sul piano orizzontale e la seconda sul piano verticale. L’interpretazione delle figure è imme<strong>di</strong>ata<br />

ricordando che sul piano orizzontale occorre considerare, per la <strong>di</strong>rezione delle ombre, la <strong>di</strong>rezione<br />

complementare a quella dei raggi solari.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

299<br />

Figura 68: Determinazione della <strong>di</strong>rezione dei raggi solari proiettata su un piano verticale


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

300<br />

Figura 69: Determinazione della traccia dell’ombra proiettata dal balcone sul piano orizzontale


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

301<br />

Figura 70: Determinazione della traccia dell’ombra proiettata dal balcone sul piano verticale.<br />

14.3.1 CALCOLO DEL LA RADIAZIONE GLOBALE SULLE FACCIATE<br />

I <strong>di</strong>agrammi elio<strong>di</strong>adromici possono essere completati anche da altre curve che consentono <strong>di</strong><br />

calcolare la ra<strong>di</strong>azione me<strong>di</strong>a sulle facciate. Ciò risulta utile per progettare ripari o protezioni delle<br />

facciate per le ore più soleggiate.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

302<br />

Nelle figure 71 e 72 sono date le curve delle ra<strong>di</strong>azioni incidenti, espresse in kcal/m² 77 .<br />

Figura 71: Ra<strong>di</strong>azione solare in <strong>di</strong>cembre – gennaio – febbraio in kcal/m²<br />

Figura 72: Ra<strong>di</strong>azione solare in primavera-autunno: Marzo – aprile – maggio – settembre –ottobre- novembre<br />

77 Basta moltiplicare per 4.186 per avere il valore della ra<strong>di</strong>azione in kJ/m².


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

303<br />

Nella figura 73 viene riportato un esempio <strong>di</strong> applicazione per il calcolo della ra<strong>di</strong>azione per le ore<br />

15 del 22 giugno.<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Figura 73: Determinazione dell’energia solare incidente su una facciata esposta a NW, azimut 315°<br />

La procedura da seguire è la seguente:<br />

si sovrappone il <strong>di</strong>agramma dei percorsi solari al grafico delle curve <strong>di</strong> eguale ra<strong>di</strong>azione solare<br />

per la stagione desiderata;<br />

si fa coincidere l’asse del grafico elio<strong>di</strong>adromico con l’orientazione della facciata, in questo caso<br />

supposta a 315°;<br />

in corrispondenza del mese e dell’ora considerati si legge l’energia solare incidente: nel caso<br />

dell’esempio considerato si hanno 300 kcal/m² pari a 1256 kJ/m².<br />

Un esempio <strong>di</strong> utilizzo <strong>di</strong> queste curve potrebbe essere quello <strong>di</strong> determinare l’area <strong>di</strong> superficie<br />

vetrata capace <strong>di</strong> garantire un flusso solare massimo o minimo (a seconda delle applicazioni desiderate).<br />

Oppure si possono usare i <strong>di</strong>agrammi elio<strong>di</strong>adromici per <strong>di</strong>mensionare i balconi in modo da<br />

garantire una certa ombra sulla facciata.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

304<br />

15 CONDIZIONAMENTO ESTIVO<br />

All’interno dell’ambiente si desiderano mantenere 78 con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort ambientale che<br />

solitamente fissano la temperatura al valore <strong>di</strong> 25÷27 °C ed umi<strong>di</strong>tà relativa al 50%. All’esterno si hanno<br />

con<strong>di</strong>zioni climatiche che variano da luogo a luogo. Ad esempio si immagini <strong>di</strong> avere le con<strong>di</strong>zioni<br />

(valide per Catania, Siracusa, Palermo) <strong>di</strong> 34°C 79 e 60% <strong>di</strong> u.r.<br />

Per il Secondo Principio della Termo<strong>di</strong>namica del calore passerà dall’esterno verso l’interno degli<br />

ambienti riscaldandoli (rientrate <strong>di</strong> calore) in modo da riportarli alla temperatura <strong>di</strong> equilibrio. Se si vuole<br />

mantenere le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere interne allora occorre fare in modo che le rientrate <strong>di</strong> calore siano<br />

annullate me<strong>di</strong>ante l’immissione <strong>di</strong> aria portata ad opportuna temperatura me<strong>di</strong>ante un <strong>di</strong>spositivo detto<br />

con<strong>di</strong>zionatore.<br />

15.1 METODI DI CALCOLO E CONDIZIONI DI PROGETTO<br />

Il calcolo dei carichi termici <strong>di</strong> raffreddamento estivo <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio è un proce<strong>di</strong>mento piuttosto<br />

complesso che richiede il bilancio, istante per istante, del calore scambiato con l’ambiente esterno<br />

attraverso le superfici che inviluppano gli ambienti per conduzione, convezione e per irraggiamento e il<br />

calore scambiato per convezione con l’aria ambiente interna. Il problema si complica se si osserva che<br />

l’evoluzione termica <strong>di</strong> ciascun ambiente è sempre transitoria e che raramente possiamo ritenere<br />

costanti le con<strong>di</strong>zioni sia esterne che interne. Pertanto il calcolo esatto in regime transitorio porterebbe<br />

ad equazioni <strong>di</strong> bilancio del tipo già visto a proposito della Termofisica dell’e<strong>di</strong>ficio nelle quali la<br />

presenza dell’accumulo termico rende problematica la risoluzione del sistema <strong>di</strong> equazioni <strong>di</strong> bilancio.<br />

I<br />

Ta<br />

Figura 158: Andamento tipico estivo dell’irragiamento solare e della temperatura esterna<br />

D’altra parte in estate l’irraggiamento solare rappresenta la forzante principale del sistema e in<br />

questa stagione esso presenta un andamento poco <strong>di</strong>sturbato dalla presenza <strong>di</strong> nuvole e quin<strong>di</strong> meno<br />

stocastico rispetto alle con<strong>di</strong>zioni invernali. Inoltre l’irraggiamento solare varia continuamente dall’alba<br />

al tramonto e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficilmente si può ipotizzare costante.<br />

Lo scambio termico è dunque sempre in regime transitorio e pertanto le usuali equazioni<br />

utilizzate per il calcolo del flusso termico basate sull’uso della trasmittanza termica non sono<br />

più valide in quanto la trasmittanza è definita in regime stazionario.<br />

Questa continua variabilità delle con<strong>di</strong>zioni termiche <strong>di</strong> scambio porta ad effetti <strong>di</strong> accumulo che<br />

si riflettono sia nel comportamento delle pareti che nell’evoluzione della temperatura interna degli<br />

ambienti.<br />

E’ importante comprendere coma sia proprio la temperatura interna degli ambienti che costituisce la<br />

variabile fondamentale <strong>di</strong> controllo poiché è lo scambio con l’aria ambiente a definire il carico termico istantaneo.<br />

78 Si faccia riferimento, ad esempio, alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere secondo Fanger.<br />

79 Alla luce delle variazioni climatiche dell’ultimo decennio, le con<strong>di</strong>zioni esterne <strong>di</strong> progetto sarebbero meglio<br />

descritte dalla coppia: 40 °C per la temperatura e 60% <strong>di</strong> u.r. Continuare a progettare per una con<strong>di</strong>zione esterna <strong>di</strong> 34 °C<br />

porta ad una insuffcienza impiantistica per un gran numero <strong>di</strong> giorni estivi in Sicilia.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

305<br />

15.1.1 EFFETTO DELLA RADIAZIONE SOLARE<br />

Se consideriamo la ra<strong>di</strong>azione solare che penetra all’interno <strong>di</strong> un ambiente attraverso le<br />

superfici vetrate questa può essere anche parecchio elevata (in funzione del giorno dell’anno,<br />

dell’esposizione, dell’ora e dell’ampiezza della superficie vetrata) ma quest’energia che penetra<br />

all’interno <strong>di</strong> un ambiente non costituisce subito un carico termico poiché l’aria ha un fattore <strong>di</strong><br />

assorbimento molto piccolo e quin<strong>di</strong> non si riscalda in modo sensibile.<br />

Sono i corpi soli<strong>di</strong> presenti nell’ambiente che assorbono la ra<strong>di</strong>azione solare, la<br />

trasformano in energia interna e quin<strong>di</strong> variano in modo conseguente la loro temperatura.<br />

A questo punto si attivano le modalità <strong>di</strong> scambio convettivo con l’aria interna. Se le pareti e gli<br />

oggetti sono a temperatura maggiore dell’aria interna si ha un riscaldamento <strong>di</strong> quest’ultima.<br />

E’ in questo modo che l’energia solare <strong>di</strong>venta carico termico per gli ambienti e da questo<br />

momento <strong>di</strong>venta un problema impiantistico. Poiché il processo <strong>di</strong> trasformazione sopra in<strong>di</strong>cato<br />

richiede un tempo non trascurabile la ra<strong>di</strong>azione solare che entra in un certo istante all’interno degli<br />

e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong>viene carico termico dopo questo transitorio. La ra<strong>di</strong>azione solare, quin<strong>di</strong>, non può essere<br />

trascurata in estate e questo porta anche alla necessità <strong>di</strong> valutare gli effetti <strong>di</strong> transitorio appena<br />

esposti.<br />

15.2 CONDIZIONAMENTO ESTIVO<br />

Il carico termico è la somma del carico sensibile che fa variare la temperatura interna e del carico<br />

latente che contribuisce a far variare l’umi<strong>di</strong>tà specifica interna dell’ambiente.<br />

Risulta quin<strong>di</strong>, con riferimento alla metodologia <strong>di</strong> calcolo tra<strong>di</strong>zionale 80 (Metodo Carrier) e per una<br />

data ora <strong>di</strong> un dato giorno e per una assegnata latitu<strong>di</strong>ne:<br />

Q = Q + Q [165]<br />

T S L<br />

Il carico sensibile è dato dalla somma <strong>di</strong> tutti i <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti ambientali e quin<strong>di</strong> dalla relazione:<br />

Q = K S ∆ T + K S ( T − T ) +<br />

∑<br />

S i i e, i v, i v,<br />

i i e<br />

Pareti opache<br />

∑<br />

ParetiVetrate<br />

∑ ( )<br />

, , , , ∑ ρ + f<br />

jL jρcp ( Te − Ti<br />

) ∑<br />

+ S I f f + nV c T − T + W<br />

v i v i a i s i i i pa e i Fessure<br />

i<br />

ParetiVetrate Ventilazione Ambienti Sorgenti Interne<br />

Mentre il Carico latente è dato dalla relazione:<br />

Q = Q + nV ρ x − x r<br />

∑<br />

∑ , ∑ ( )<br />

[167]<br />

L l i i i e i<br />

Sorgenti Interne Ambienti<br />

Vale il seguente simbolismo:<br />

⋅ K i trasmittanza della i-ma parete, (W/m²K);<br />

⋅ S i superficie della i-ma parete, (m²);<br />

⋅ ∆T e,i <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura equivalente per la i-ma parete, (°C);<br />

⋅ T i temperatura interna del generico ambiente, (°C);<br />

[166]<br />

⋅ I v,i ra<strong>di</strong>azione solare massima giornaliera sulla generica superficie vetrata,<br />

(W/m 2 );<br />

⋅ T e temperatura oraria esterna, (°C);<br />

80 Considerato il limitato numero <strong>di</strong> ore <strong>di</strong>sponibili per il Corso e le finalità che questo si propone non si ritiene<br />

opportuno presentare i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> calcolo più avanzati e complessi anche per una insufficiente preparazione <strong>di</strong> base degli<br />

Allievi Architetti.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

306<br />

⋅ S v,i superficie della finestra i-ma, (m²);<br />

⋅ K v,i trasmittanza della i-ma vetrata, (W(m²K);<br />

⋅ f a,i fattore <strong>di</strong> accumulo termico per la i-ma finestra;<br />

⋅ f s,i fattore <strong>di</strong> schermatura della i-ma finestra;<br />

⋅ n i numero <strong>di</strong> ricambi orari del generico ambiente;<br />

⋅ V i <strong>volume</strong> interno del generico ambiente, (m³);<br />

⋅ W i sorgente interna <strong>di</strong> calore, (W);<br />

⋅ Q l,i sorgente interna <strong>di</strong> calore latente, (W);<br />

⋅ x e umi<strong>di</strong>tà specifica esterna, (g/kg as );<br />

⋅ x i umi<strong>di</strong>tà specifica interna del generico ambiente, (g/kg as );<br />

⋅ r calore latente <strong>di</strong> vaporizzazione dell’acqua (r=3501 kJ/kg).<br />

I fattori sopra in<strong>di</strong>cati sono riportati nei manuali specializzati (ad esempio il Manuale Carrier) per<br />

le latitu<strong>di</strong>ni e le tipologie costruttive usuali. Calcolati Q S e Q L si passa al progetto del con<strong>di</strong>zionatore.<br />

15.3 CALCOLO DEI DISPERDIMENTI ATTRAVERSO LE PARETI<br />

E’ qui importante sottolineare l’importanza del concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura equivalente<br />

in<strong>di</strong>cato nelle precedenti relazioni. Si ricorderà che abbiamo definito (ve<strong>di</strong> §8.6.1) la temperatura aria sole<br />

come la temperatura fittizia dell’aria esterna capace <strong>di</strong> scambiare per sola convezione termica il calore<br />

effettivamente scambiato dalla parete sia per convezione che per irraggiamento:<br />

α<br />

t = t + I [168]<br />

h<br />

as<br />

e<br />

e<br />

Consideriamo ora i seguenti due casi:<br />

Pareti con costante <strong>di</strong> tempo infinita<br />

Si è visto nel §8.5 che se la costante <strong>di</strong> tempo è molto grande (teoricamente infinita) la<br />

temperatura dell’elemento <strong>di</strong>sperdente (la parete in questo caso) varia pochissimo. Possiamo allora<br />

immaginare che lo scambio termico fra parete opaca ed aria esterna, tenuto conto anche<br />

dell’irraggiamento solare, sia data dalla relazione:<br />

Q = KS t − t<br />

[169]<br />

( )<br />

parete _ esterna _ opca as i<br />

ove t as<br />

è il valore me<strong>di</strong>o, nelle 24 ore giornaliere, della temperatura aria sole per la parete considerata<br />

(quin<strong>di</strong> per dato orientamento, giorno giuliano, latitu<strong>di</strong>ne, fattore <strong>di</strong> assorbimento, coefficiente <strong>di</strong><br />

convezione termica).<br />

Pareti con costante <strong>di</strong> tempo nulla<br />

In questo caso le oscillazioni termiche della parete sono massime e dettate dalle oscillazioni della<br />

temperatura dell’aria esterna. Non avendo inerzia termica le pareti a costante <strong>di</strong> tempo piccolissima<br />

(teoricamente nulla) scambiano con l’aria esterna secondo la relazione:<br />

Q = KS t − t<br />

[170]<br />

( )<br />

parete _ esterna _ opca as i


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

307<br />

Pertanto gli scambi termici <strong>di</strong>pendono dalla <strong>di</strong>fferenza istantanea fra la temperatura aria sole<br />

esterna e la temperatura ambiente interna.<br />

Pareti con costante <strong>di</strong> tempo interme<strong>di</strong>a<br />

In questo caso è lecito aspettarsi uno scambio <strong>di</strong> calore fra interno ed esterno funzione <strong>di</strong> un<br />

valore interme<strong>di</strong>o delle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperature fra i due casi limiti <strong>di</strong>anzi visti. In genere si può<br />

scrivere che sia valida la relazione:<br />

( )<br />

Q = KS t − t = KS∆ T<br />

[171]<br />

parete _ esterna _ opca as i eq<br />

Il valore interme<strong>di</strong>o della <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura fra quella aria sole esterna e quella ambiente è<br />

stato in<strong>di</strong>cato con ( )<br />

t − t = ∆ T che è proprio la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura equivalente <strong>di</strong>anzi citata. Essa<br />

as i eq<br />

<strong>di</strong>pende, oltre che dall’irraggiamento solare I, anche dalle proprietà ra<strong>di</strong>ative della parete, α, e dal<br />

coefficiente <strong>di</strong> convezione h e .. Il calcolo del carico termico estivo in con<strong>di</strong>zioni reali <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio non<br />

può essere riferito a con<strong>di</strong>zioni stazionarie <strong>di</strong> progetto, come si fa nel caso del carico termico invernale<br />

(ve<strong>di</strong> nel prosieguo), ma a con<strong>di</strong>zioni tipicamente in transitorio. Risultano variabili perio<strong>di</strong>camente<br />

l’irraggiamento solare, la trasmissione attraverso le superfici vetrate (anche per effetto della bassa inerzia<br />

dei vetri), i ricambi d’aria sia per infiltrazione che per ricambio fisiologico.<br />

La <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura equivalente è quin<strong>di</strong> un artificio che consente ancora <strong>di</strong> utilizzare relazioni<br />

classiche (ΚS∆T) per il calcolo del calore trasmesso attraverso le pareti opache.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

308<br />

Tabella 79: Differenza <strong>di</strong> Temperatura equivalente per pareti verticali fra le ore 6 e 17<br />

La variabilità della temperatura esterna e dell’irraggiamento solare porta a mo<strong>di</strong>ficare la <strong>di</strong>fferenza<br />

<strong>di</strong> temperatura <strong>di</strong> calcolo poiché essa deve tenere conto dell’inerzia delle pareti (e quin<strong>di</strong> dell’ambiente),<br />

dell’ora <strong>di</strong> calcolo, del giorno e del mese, dell’esposizione e della latitu<strong>di</strong>ne, del colore (e quin<strong>di</strong> del<br />

fattore <strong>di</strong> assorbimento). La relazione analitica per il calcolo <strong>di</strong> ∆T e è piuttosto complessa ma nei<br />

manuali tecnici si hanno opportune tabelle che consentono <strong>di</strong> ottenerne rapidamente il valore da<br />

utilizzare nei calcoli. L’irraggiamento solare <strong>di</strong>pende dal luogo (ossia dalla latitu<strong>di</strong>ne), dal mese dal<br />

giorno e dall’ora nonché dall’esposizione (ve<strong>di</strong> quanto detto nel §8.6.1). Poiché è proprio<br />

l’irraggiamento solare che è la forzante del sistema e<strong>di</strong>ficio e quin<strong>di</strong> la causa principale del riscaldamento<br />

estivo, è opportuno considerare non un carico termico fittizio bensì un carico termico orario,<br />

giornaliero e stagionale.<br />

Le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperature equivalenti sono tabulate in funzione dei seguenti parametri:<br />

⋅ Latitu<strong>di</strong>ne del sito,<br />

⋅ Esposizione delle pareti<br />

⋅ Ora del giorno considerato


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

309<br />

⋅ Colore<br />

⋅ Massa me<strong>di</strong>a della parete definita dalla relazione:<br />

M<br />

m<br />

=<br />

d<br />

∑<br />

n−d<br />

m S + 0.5 m S<br />

f , j j f , j j<br />

j= 1 j=<br />

1<br />

S<br />

p<br />

∑<br />

[172]<br />

ove le sommatorie sono estese alle d superfici <strong>di</strong>sperdenti esterne dell’ambiente in esame e alle (nd)<br />

superfici non <strong>di</strong>sperdenti dello stesso ambiente, S p superficie del pavimento. Le m f,j sono le masse<br />

frontali definite dalla relazione:<br />

m<br />

s<br />

= ∑ ρ s [173]<br />

f i i<br />

i=<br />

1<br />

con ρ massa volumica (kg/m 3 ) ed s spessore dell’i.esimo strato componente ciascuna parete in<br />

esame.<br />

Tabella 80: Differenza <strong>di</strong> Temperatura equivalente per pareti verticali fra le ore 18 e le 5


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

310<br />

Tabella 81: Differenza <strong>di</strong> Temperatura equivalente per pareti le coperture<br />

Le tabelle fornite nei manuali specializzati (alcune sono riportate ne prosieguo per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 40<br />

° (circa equivalente a quella <strong>di</strong> Catania, Palermo e Siracusa) sono relative a con<strong>di</strong>zioni standard definite<br />

dai seguenti valori della temperatura dell’aria esterna, dell’aria interna e dell’escursione giornaliera della<br />

temperatura esterna:<br />

t ae =34 °C, t ai =26 °C, ∆t e =11 °C<br />

Per valori <strong>di</strong>versi sono fornite opportune tabelle <strong>di</strong> correzione.<br />

15.3.1 CALCOLO DEI DISPERDIMENTI ATTRAVERSO LE FINESTRE<br />

Attraverso le finestre si hanno due modalità principali <strong>di</strong> scambio termico fra l’ambiente e<br />

l’esterno:<br />

⋅ Trasmissione attraverso i vetri;<br />

⋅<br />

Ra<strong>di</strong>azione solare.<br />

Trasmissione termica attraverso i vetri<br />

La relazione da utilizzare è ancora:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

311<br />

Q =<br />

∑ K<br />

,<br />

S<br />

, ( T −T<br />

)<br />

[174]<br />

dv v i v i i e<br />

ParetiVetrate<br />

ove la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura da considerare è quella reale funzione del sito, del giorno e<br />

dell’ora considerata. Ciò perché l’inerzia termica delle superfici vetrate è molto bassa e quin<strong>di</strong> le<br />

variazioni <strong>di</strong> temperatura esterna si trasmettono all’interno in breve tempo.<br />

Per valutare la temperatura esterna si possono utilizzare relazioni <strong>di</strong> detren<strong>di</strong>ng 81 che partono dal<br />

valore della temperatura me<strong>di</strong>a giornaliera e dall’escursione termica per il sito considerato. Si rimanda ai<br />

manuali specializzati per maggiori dettagli sull’argomento.<br />

Ra<strong>di</strong>azione solare<br />

La ra<strong>di</strong>azione solare è responsabile della maggior parte dell’energia trasmessa all’e<strong>di</strong>ficio. La<br />

relazione utilizzata è:<br />

Q rs = ∑ Sv, iIv, i<br />

fa, i<br />

fs,<br />

i<br />

[175]<br />

ParetiVetrate<br />

con il simbolismo già in<strong>di</strong>cato in precedenza.<br />

Il fattore <strong>di</strong> accumulo f a,i (ve<strong>di</strong> subito dopo) è opportunamente tabulato in funzione della<br />

latitu<strong>di</strong>ne, dell’ora del giorno, della massa me<strong>di</strong>a dell’ambiente e dall’esposizione.<br />

La ra<strong>di</strong>azione solare da considerare è quella massima giornaliera per data esposizione.<br />

Il fattore <strong>di</strong> accumulo tiene conto del processo <strong>di</strong> accumulo termico all’interno delle strutture<br />

dell’ambiente a cui la finestra si riferisce a partire dall’alba fino all’ora considerata e quin<strong>di</strong> viene<br />

automaticamente considerato anche il ritardo con cui la ra<strong>di</strong>azione manifesta il suo effetto.<br />

Pertanto, ad esempio, per superfici esposte ad Ovest, il massimo effetto della ra<strong>di</strong>azione si ha<br />

verso le 14-15 del pomeriggio.<br />

15.3.2 CARICHI TERMICI INTERNI<br />

Per i carichi termici interni si procede con le relazioni usuali:<br />

ove vale il simbolismo:<br />

Nlampade<br />

∑ ∑ ∑ [176]<br />

Q = M + P f f + P f<br />

CI N i Lj<br />

b, j uj Mi<br />

u,<br />

i<br />

persone<br />

NMotori<br />

j=<br />

1<br />

⋅ Mi metabolismo degli occupanti (Met=116 W/m2);<br />

⋅ Plj potenza elettrica della j.esima lampada, (W);<br />

⋅ PMi potenza elettrica <strong>di</strong> eventuali motori elettrici, (W);<br />

⋅ fbj fattore <strong>di</strong> accumulo termico per le ra<strong>di</strong>azioni emesse dalle lampade;<br />

⋅ ful fattore <strong>di</strong> utilizzazione per la j.esima lampada;<br />

⋅ fum fattore <strong>di</strong> utilizzazione dell’i.esimo motore elettrico.<br />

Il fattore <strong>di</strong> accumulo termico per le ra<strong>di</strong>azioni emesse dalle lampade, con un meccanismo simile<br />

alle ra<strong>di</strong>azioni solari, è dato in opportune tabelle nei manuali specializzati.<br />

81 Il detren<strong>di</strong>ng consente <strong>di</strong> ottenere gli andamenti orari della temperatura (o dell’irraggiamento solare) partendo da<br />

dati statistici me<strong>di</strong>. Naturalmente si commettono errori con queste metodologie ma oggi si sono affinate le tecniche<br />

statistiche (ve<strong>di</strong> meto<strong>di</strong> markoffiani) e i risultati sono in buon accordo con i dati sperimentali.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

312<br />

Tabella 82: Irraggiamenti massimi per alcune latitu<strong>di</strong>ni nord


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

313<br />

Tabella 83: fattori <strong>di</strong> accumulo per ra<strong>di</strong>azione solare – ore 6 – 17<br />

15.3.3 CARICO SENSIBILE PER VENTILAZIONE E INFILTRAZIONI<br />

Per effetto dei ricambi d’aria per ventilazione e per infiltrazioni si ha un carico sensibile:<br />

Q = nV c T − T + f L ρc T − T<br />

∑ ρ ( ) ∑ ( ) [177]<br />

SV i i pa e i Fessure j j p e i<br />

Ventilazione Ambienti<br />

Il numero <strong>di</strong> ricambi orari è dato in opportune tabelle (ve<strong>di</strong> Tabella 54) in funzione della<br />

destinazione d’uso dell’e<strong>di</strong>ficio e dell’attività degli occupanti.<br />

I fattori f j <strong>di</strong> infiltrazione sono tabulati in funzione del tipo <strong>di</strong> infiltrazione (perimetrale attraverso<br />

gli infissi o me<strong>di</strong>ante fessure appositamente create per la ventilazione). L j è la lunghezza del perimetro<br />

<strong>di</strong> infiltrazione o il valore dell’area dell’apertura.<br />

Il valore della temperatura esterna da considerare è quello reale esterno e vale quanto detto per la<br />

trasmissione attraverso le finestre.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

314<br />

15.3.4 CALORE LATENTE<br />

Tabella 84: Fattori <strong>di</strong> Accumulo per ra<strong>di</strong>azione solare – Ore 18 -5<br />

La relazione da utilizzare è la seguente:<br />

Q = Q + nV ρ x − x r<br />

∑ ∑<br />

( )<br />

L l,<br />

i i i e i<br />

Sorgenti Interne Ambienti<br />

con il simbolismo già visto in precedenza. Per il calcolo del carico latente occorre tenere conto<br />

anche della variabilità giornaliera dell’umi<strong>di</strong>tà specifica esterna, supponendo costante quella interna per<br />

effetto del con<strong>di</strong>zionamento ambientale. In mancanza <strong>di</strong> dati certi si può ritenere costante tale valore e<br />

pari a quello più sfavorevole.<br />

Si osservi, infine, che le con<strong>di</strong>zioni peggiori si hanno per umi<strong>di</strong>tà esterna maggiore del 50%<br />

(valore <strong>di</strong> progetto standard per l’umi<strong>di</strong>tà relativa interna) poiché l’abbattimento dell’umi<strong>di</strong>tà assoluta<br />

esterna in eccesso rispetto a quella interna richiede una deumi<strong>di</strong>ficazione operata nel con<strong>di</strong>zionatore e<br />

quin<strong>di</strong> un costo energetico maggiore.<br />

In pratica è come se avessimo un carico totale accresciuto <strong>di</strong> una quantità pari al calore latente<br />

necessario per condensare l’umi<strong>di</strong>tà assoluta in eccesso.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

315<br />

Tabella 85: Fattori <strong>di</strong> Accumulo per vetri schermati – Ore 6 -17<br />

15.3.5 CARICO TERMICO TOTALE DELL’EDIFICIO<br />

Per ottenere il carico termico totale dell’intero e<strong>di</strong>ficio occorre effettuare il calcolo del carico<br />

termico <strong>di</strong> tutti gli ambienti e sommarli. Poiché l’effetto dell’irraggiamento varia con l’esposizione degli<br />

ambienti, può accadere che le con<strong>di</strong>zioni massime <strong>di</strong> carico totale globale siano fortemente <strong>di</strong>pendenti<br />

dalla posizione dell’e<strong>di</strong>ficio e dalle esposizioni principali delle pareti e delle superfici finestrate.<br />

Succede, infatti, che le zone esposte ad est presentano un carico termico maggiore nel mattino<br />

mentre quelle esposte ad ovest presentano un carico termico maggiore nelle ore pomeri<strong>di</strong>ane. A<br />

seconda del peso totale delle esposizioni dei vari ambienti il carico massimo si può avere nel mattino o<br />

nel pomeriggio se prevalgono, rispettivamente, gli orientamenti ad est o ad ovest.<br />

Al fine <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre la regolazione degli impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento, necessaria per ridurre i<br />

consumi energetici, occorre prevedere come varia il carico totale anche nei mesi estivi. Di solito si<br />

effettuano più calcoli per i giorni 21 dei mesi <strong>di</strong> giugno, luglio, agosto e settembre in modo da ottenere<br />

un andamento me<strong>di</strong>o stagionale il più possibile reale.<br />

Per e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> particolare destinazione d’uso (ad esempio ospedali) il con<strong>di</strong>zionamento è attivo<br />

durante tutto l’anno e pertanto può anche accadere che durante le stagioni interme<strong>di</strong>e (autunno e<br />

primavera) si abbiano perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> assoluta mancanza della necessità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionare o che il carico<br />

termico sia molto ridotto (meno del 20% <strong>di</strong> quello massimo <strong>di</strong> progetto).


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

316<br />

In queste con<strong>di</strong>zioni occorre prevedere una regolazione elettronica molto efficiente e delle<br />

macchine frigorifere capaci <strong>di</strong> variare fortemente il loro carico termico. Un modo per ottenere carichi<br />

variabili fra il 10% e il 110% con continuità è quello <strong>di</strong> utilizzare frigoriferi con compressore a vite. Gli<br />

altri tipi <strong>di</strong> compressore si parzializzano solo a gra<strong>di</strong>ni (tipicamente con passo 25%).<br />

Tabella 86: Fattori <strong>di</strong> Accumulo per vetri schermati – Ore 18 -5<br />

15.4 CENNI AL METODO DELLE FUNZIONI DI TRASFERIMENTO<br />

Il metodo Carrier sopra esposto risente <strong>di</strong> alcune limitazioni dovute spesso alla grossolanità <strong>di</strong><br />

calcolo dei parametri (∆T e , f a ,..) in alcune situazioni ambientali. In particolare, mentre si riconosce la<br />

facilità <strong>di</strong> applicazione del metodo tanto da potere essere eseguito anche manualmente, dall’altro si<br />

contesta la non corretta aderenza all’evoluzione fisica dei fenomeni alla base del carico termico<br />

specialmente in con<strong>di</strong>zioni transitorie.<br />

Il manuale ASHRAE Fundamental 1989 ha in<strong>di</strong>cato un nuovo metodo <strong>di</strong> calcolo per i carichi<br />

termici, più preciso ma al tempo stesso molto più complesso e matematico tanto da dovere essere<br />

applicato quasi esclusivamente me<strong>di</strong>ante co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> calcolo. Il metodo è detto delle Funzioni <strong>di</strong><br />

Trasferimento (si usa l’acronimo Transfer Functions Method, TFM) o anche metodo ASHRAE.<br />

Le nozioni <strong>di</strong> Teoria dei Sistemi necessarie per la piena comprensione <strong>di</strong> questo nuovo metodo<br />

impe<strong>di</strong>scono <strong>di</strong> svolgere nell’ambito <strong>di</strong> questo corso un’esposizione completa e funzionale. Si daranno<br />

solamente brevi cenni a solo scopo euristico.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

317<br />

Tabella 87: Fattori <strong>di</strong> Accumulo per vari tipi <strong>di</strong> illuminazione<br />

In Teoria dei Sistemi si è soliti porre la risposta <strong>di</strong> un sistema, O n , in funzione della sollecitazione<br />

H n me<strong>di</strong>ante una funzione, detta <strong>di</strong> trasferimento, che lega l’ingresso e l’uscita dal sistema. Si suole<br />

utilizzare la forma matematica canonica:<br />

r<br />

O = N H + D O<br />

n j n− j+<br />

1<br />

j n−<br />

j<br />

j= 1 j=<br />

1<br />

q<br />

∑ ∑ [178]<br />

ove n è un passo temporale <strong>di</strong>screto (ad esempio l’ora) e con N e D si in<strong>di</strong>cano i coefficienti delle<br />

funzioni <strong>di</strong> trasferimento che legano l’ingresso H e l’uscita nei passi temporali precedenti all’uscita<br />

dell’ultimo passo temporale. Si applica il principio <strong>di</strong> sovrapposizione degli effetti sud<strong>di</strong>videndo la<br />

sollecitazione esterna in sollecitazioni parziali della durata <strong>di</strong> un’ora e calcolando per ciascuna <strong>di</strong> esse la<br />

risposta dell’e<strong>di</strong>ficio me<strong>di</strong>ante forme matematiche a priori note.<br />

I coefficienti N e D sono stati calcolati e tabulati per alcune tipologie costruttive (quasi sempre<br />

tipiche del Nord America) e per situazioni climatiche note. Si osservi che le funzioni D legano la<br />

risposta ai valori che questa ha assunto nei passi temporali precedenti. Ciò richiede iterazioni successive<br />

per far convergere i risultati.<br />

Il metodo TFM è complesso da utilizzare perché occorre definire la stratigrafia delle pareti più<br />

vicina a quelle <strong>di</strong> riferimento, in<strong>di</strong>cate nello stesso Manuale ASHRAE. L’uso del computer è consigliato<br />

ma in compenso si ottengono buoni risultati. Forse la complessità del metodo non ne ha ancora<br />

favorito la <strong>di</strong>ffusione in Italia.<br />

Di recente sono stati pre<strong>di</strong>sposti programmi commerciali che semplificano molto l’applicazione<br />

del metodo TFM, pur con qualche semplificazione nell’iterazione dei calcoli. In pratica si trascurano<br />

alcuni effetti e si considerano solamente quelli dovuti alle pareti esterne.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

318<br />

15.5 TIPOLOGIA DEGLI IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO<br />

Fra le tipologie <strong>di</strong> impianto più ricorrenti si ricordano quelle:<br />

⋅ Ad aria;<br />

⋅<br />

⋅<br />

Ad acqua;<br />

Misti aria – acqua<br />

Nel <strong>primo</strong> caso il fluido <strong>di</strong> lavoro è solamente l’aria che viene quin<strong>di</strong> opportunamente trattata<br />

nelle Centrali <strong>di</strong> Trattamento Aria (CTA) e quin<strong>di</strong> inviata negli ambienti tramite opportuni canali <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione. I terminali sono costituiti da bocchette <strong>di</strong> mandata o da <strong>di</strong>ffusori.<br />

Questi impianti sono ingombranti (i canali d’aria occupano spazi notevoli) ma sono anche i<br />

migliori per il raggiungimento della termoregolazione completa sia della temperatura che dell’umi<strong>di</strong>tà.<br />

Nel secondo caso è l’acqua ad essere il fluido principale <strong>di</strong> lavoro: essa viene raffreddata tramite<br />

macchine frigorifere ed inviata, tramite rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione ad acqua, ai terminali. Questi ultimi<br />

possono essere i ventilconvettori o anche Centrali <strong>di</strong> trattamento aria decentrate dalle quali si <strong>di</strong>partono canali<br />

d’aria per una <strong>di</strong>stribuzione localizzata su più ambienti.<br />

Gli impianti ad acqua sono oggi molto <strong>di</strong>ffusi perché molto pratici e richiedono spazi <strong>di</strong><br />

ingombro complessivamente più ridotti rispetto a quelli ad aria. Pur tuttavia questi impianti non<br />

consentono, se non in casi particolari, regolazioni termoigrometriche precise.<br />

Quasi sempre si lascia fluttuare l’umi<strong>di</strong>tà relativa nell’intervallo fra il 40% e il 60%. I fan coil<br />

sod<strong>di</strong>sfano facilmente il carico sensibile ma non quello latente. Si osserva, però, che queste variazioni<br />

sono quasi ininfluenti sul comfort interno per e<strong>di</strong>fici destinati ad usi civili.<br />

Nel terzo casi si ha che una parte del con<strong>di</strong>zionamento avviene con aria (<strong>di</strong> solito per l’aria<br />

necessaria al ricambio fisiologico) e parte con acqua me<strong>di</strong>ante ventilconvettori o fan coils (ve<strong>di</strong> nel<br />

prosieguo per la tipologia impiantistica). Si hanno, pertanto, sia le reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione ad acqua che<br />

quelle ad aria.<br />

Questi impianti consentono ottimi risultati <strong>di</strong>stribuendo il calore sensibile ai fan coil e il calore<br />

latente all’aria <strong>di</strong> rinnovo. Gli ingombri <strong>volume</strong>trici sono <strong>di</strong> solito accettabili perché i canali d’aria<br />

(ingombranti) sono ridotti dovendo trasportare solo l’aria <strong>di</strong> rinnovo fisiologico.<br />

Data la natura del presente corso non si analizzano con più dettaglio gli impianti sopra in<strong>di</strong>cati<br />

lasciando al lettore l’approfon<strong>di</strong>mento degli argomenti nei manuali tecnici specializzati.<br />

15.6 RETTA AMBIENTE PER IL CONDIZIONAMENTO ESTIVO<br />

La Figura 159 schematizza la situazione tipica per impianti a tutt’aria nei quali il fluido <strong>di</strong> lavoro è<br />

l’aria.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

319<br />

I<br />

E<br />

m<br />

m<br />

A<br />

C<br />

m<br />

Figura 159: Schematizzazione <strong>di</strong> un impianto a tutt’aria senza ricircolo<br />

Se in<strong>di</strong>chiamo con Q T (ve<strong>di</strong> [165]) il calore totale entrante nell’ambiente e con a (con il proprio<br />

segno algebrico) la quantità <strong>di</strong> vapore introdotto nell’ambiente per effetto della presenza delle persone,<br />

dalla portata d’aria <strong>di</strong> ventilazione per effetto della <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà fra esterno ed interno, allora,<br />

in<strong>di</strong>cando con I le con<strong>di</strong>zioni dell’aria che immettiamo nell’ambiente e proveniente con portata mɺ dal<br />

con<strong>di</strong>zionatore, possiamo scrivere due equazioni <strong>di</strong> bilancio per il sistema ambiente:<br />

⎧mh ɺ<br />

I<br />

+ QT = mh ɺ<br />

A<br />

Bilancio <strong>di</strong> energia<br />

⎪<br />

⎨ xI<br />

x<br />

[179]<br />

A<br />

⎪mɺ<br />

+ a = mɺ<br />

Bilancio <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà<br />

⎩ 1000 1000<br />

Se da queste equazioni calcoliamo il rapporto <strong>di</strong>rettivo:<br />

∆h Q<br />

β = = T<br />

∆x<br />

1000⋅a<br />

[180]<br />

se ne conclude che il punto <strong>di</strong> immissione I deve giacere sulla retta passante per A ed avente<br />

coefficiente angolare β. Nella Figura 162 si ha la schematizzazione delle trasformazioni ideali che<br />

debbono essere attuate nel con<strong>di</strong>zionatore estivo per portare l’aria esterna dalle con<strong>di</strong>zioni E alle<br />

con<strong>di</strong>zioni del punto <strong>di</strong> immissione I.<br />

La portata termo<strong>di</strong>namica <strong>di</strong> aria necessaria per il con<strong>di</strong>zionamento è ricavabile da una qualunque<br />

delle [179]. Ad esempio dalla prima <strong>di</strong> esse si ottiene:<br />

m QT<br />

ɺ =<br />

[181]<br />

h − h<br />

A<br />

I<br />

Si osserva imme<strong>di</strong>atamente che se il punto I coincidesse con A si otterrebbe una portata d’aria<br />

infinita. Nella realtà il punto I si sceglie con un compromesso: se è troppo in basso rispetto ad A si<br />

corre il rischio <strong>di</strong> avere necessità <strong>di</strong> impianti frigoriferi costosi e spese energetiche <strong>di</strong> gestione<br />

insostenibili mentre se lo si sceglie in alto e vicino ad A si hanno portate gran<strong>di</strong> e quin<strong>di</strong> canali più<br />

ingombranti e spese <strong>di</strong> ventilazione più elevate.<br />

La pratica suggerisce <strong>di</strong> scegliere il punto I in un intervallo <strong>di</strong> temperatura fra 14 e 18°C in modo<br />

che l’acqua <strong>di</strong> refrigerazione necessaria per la deumi<strong>di</strong>ficazione fino al punto S possa avere temperatura<br />

compresa fra 3 e 10 °C, normalmente ottenibile con macchine frigorifere commercialmente standard.<br />

Qualora sia necessario scendere al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> questi valori occorre utilizzare flui<strong>di</strong> non congelanti<br />

e macchie frigorifere speciali e quin<strong>di</strong> più costose.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

320<br />

Le fasi in<strong>di</strong>cate in Figura 162 sono: raffreddamento fra E ed R, deumi<strong>di</strong>ficazione fra R ed S, post<br />

riscaldamento fra S ed I. A ciascuna <strong>di</strong> queste fasi corrisponde, nella centrale <strong>di</strong> trattamento dell’aria<br />

(in<strong>di</strong>cata con C nella Figura 159) un <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> attuazione della trasformazione dell’aria umida.<br />

In particolare si avrà una batteria fredda che raffredda e deumi<strong>di</strong>fica da E fino a S ed una batteria<br />

calda che riscalda da S fino ad I. La batteria fredda è alimentata con acqua fredda proveniente da un<br />

refrigeratore d’acqua (come sopra detto) mentre la batteria calda è alimentata con acqua calda<br />

proveniente da un generatore termico (caldaia o recuperatore 82 <strong>di</strong> calore).<br />

Con l’introduzione dei <strong>di</strong>agrammi ASHRAE si preferisce utilizzare non il coefficiente <strong>di</strong>rettivo β<br />

definito dalla [180] bensì il Fattore Termico R definito dal rapporto:<br />

QS Q<br />

ensibile T<br />

− QL QL<br />

R = = = 1− [182]<br />

Q Q Q<br />

Totale<br />

T T<br />

ove si è in<strong>di</strong>cato con:<br />

⋅ Q S il carico termico sensibile dell’e<strong>di</strong>ficio, W;<br />

⋅ Q L il carico termico latente dell’e<strong>di</strong>ficio, W;<br />

⋅ Q T =Q S +Q L il carico totale dell'e<strong>di</strong>ficio, W.<br />

Il fattore R si può calcolare imme<strong>di</strong>atamente noti i carichi sensibili e latenti definiti dalla [166] e<br />

[167]. Si può anche trovare una relazione che lega R a β. Infatti dal bilancio [179] e per la stessa<br />

definizione <strong>di</strong> β data dalla [180] risulta:<br />

r<br />

R = 1− [183]<br />

β<br />

ove r è il calore latente <strong>di</strong> vaporizzazione dell’acqua (r=2501 kJ/kg ).<br />

Pertanto noto β si può calcolare R e viceversa. Avuto R si può ottenere la <strong>di</strong>rezione della retta<br />

ambiente.<br />

In Figura 160 si può osservare, in un <strong>di</strong>agramma psicrometrico ASHRAE <strong>di</strong>stribuito<br />

dall’Associazione Italiana per il Con<strong>di</strong>zionamento dell’Aria il Riscaldamento e la Refrigerazione (AICARR), una<br />

lunula graduata, in alto a sinistra, che riporta i valori <strong>di</strong> R.<br />

Congiunto il punto rappresentativo sulla lunula con il centro del semicerchio si in<strong>di</strong>vidua una<br />

retta la cui <strong>di</strong>rezione rispetta la [182].<br />

Pertanto tracciata una parallela a questa retta passante per il punto ambiente si ha la retta ambiente<br />

cercata.<br />

82 Si tratta <strong>di</strong> uno scambiatore <strong>di</strong> calore nel quale il fluido freddo riceve calore dal fluido caldo. Di solito il<br />

recuperatore <strong>di</strong> calore consente <strong>di</strong> recuperare il calore dell’aria da espellere dall’e<strong>di</strong>ficio trasferendola al fluido entrante<br />

nell’e<strong>di</strong>ficio. Esistono <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> scambiatore <strong>di</strong> calore in commercio. Il loro esame esula dall’ambito <strong>di</strong> questo Corso.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

321<br />

Figura 160: Diagramma psicrometrico ASHRAE <strong>di</strong>stribuito dall’Associazione AICARR<br />

15.7 IMPIANTI A TUTA ARIA CON RICIRCOLO PARZIALE<br />

Spesso si può recuperare in parte l’aria che viene espulsa all’esterno me<strong>di</strong>ante un ricircolo parziale<br />

in funzione del ricambio fisiologico necessario per gli occupanti all’interno dell’ambiente.<br />

La situazione è quella <strong>di</strong> Figura 163: parte della portata d’aria viene espulsa (pari alla portata<br />

fisiologica che poi si richiama come aria fresca dall’esterno).<br />

La portate rimanente (detta <strong>di</strong> ricircolo) viene mandata al con<strong>di</strong>zionatore dove si miscela con l’aria<br />

fresca richiamata dall’esterno (punto M). L’aria esterna fresca deve essere in quantità sufficiente a<br />

garantire il ricambio fisiologico degli occupanti e quin<strong>di</strong> a garantire le migliori con<strong>di</strong>zioni ambientali<br />

all’interno.<br />

Di solito si fa riferimento alla teoria <strong>di</strong> Fanger sugli odori. Nella seguenti tabelle si hanno i valori<br />

consigliati per varie destinazioni d’uso dei locali.<br />

Nella Figura 161 si ha la curva derivata dalla teoria <strong>di</strong> Fanger che lega la percentuale <strong>di</strong><br />

insod<strong>di</strong>sfatti all’interno <strong>di</strong> un locale con la portata d’aria <strong>di</strong> ricambio fisiologico.<br />

Si osserva che più elevata è la portata <strong>di</strong> ricambio minore è la percentuale <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />

insod<strong>di</strong>sfatti.<br />

Una portata <strong>di</strong> 25 m³/h, pari a 25000/3600=6.94 L/s, <strong>di</strong> aria esterna fresca comporta una<br />

percentuale <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfatti <strong>di</strong> circa il 27%.<br />

Qualora si desideri ridurre tale percentuale al 10% occorre attuare un ricambio che si può<br />

calcolare me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />

0.25<br />

PD = 395 exp ( − 1.83 q ) [184]<br />

e che fornisce un valore <strong>di</strong> portata pari a 15 L/s (15 x 3600/1000= 54 m³/h), cioè più del doppio<br />

rispetto al valore oggi in<strong>di</strong>cato dalle norme italiane per locali con fumatori.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

322<br />

Tipo <strong>di</strong> ambiente persone/100 m 2 m 3 /h persona L/s persona<br />

Sale conferenza 50 36 10<br />

Bar, cocktail lounges 100 54 (1) 15 (1)<br />

Ristoranti 70 36 (1) 10 (1)<br />

Camere d'albergo 54 (2) 15 (2)<br />

Uffici 7 36 10<br />

Caffetterie, fast food 100 36 10<br />

Aule scolastiche 50 29 8<br />

Librerie 20 29 8<br />

Sale da fumo 70 108 (3) 30 (3)<br />

Sale d'aspetto 100 29 (3) 8 (3)<br />

Residenze<br />

(4) (4)<br />

Gran<strong>di</strong> magazzini<br />

piano terra e cantina 30 5,4 (5) 1,5 (5)<br />

piani superiori 20 3,6 (5) 1,0 (5)<br />

salottini prova abiti - 3,6 (5) 1,0 (5)<br />

magazzini 5 2,7 (5) 0,75 (5)<br />

Stu<strong>di</strong> fotografici 10 29 8<br />

Teatri - biglietterie 60 36 10<br />

Teatri - atri 150 36 l0<br />

Teatri e sale spettacoli 150 29 8<br />

Parrucchieri uomo 25 29 8<br />

Parrucchieri donna 25 47 13<br />

1) Raccomandabile l'impiego <strong>di</strong> filtri ad alta efficienza<br />

2) Valori riferiti alla camera e non agli occupanti<br />

3) Raccomandabili estrazioni localizzate<br />

4) 0,35 volumi ambiente/ora, ma non meno <strong>di</strong> 8 L/s (29 m 3 /h) per persona<br />

5) Valori riferiti al metro quadro <strong>di</strong> superficie ambiente<br />

Tabella 88 Portate raccomandate <strong>di</strong> aria esterna<br />

Figura 161: Percentuale <strong>di</strong> Insod<strong>di</strong>sfatti in funzione della portata <strong>di</strong> ricambio aria<br />

Nota la portata <strong>di</strong> ricambio fisiologico si calcola quella <strong>di</strong> ricircolo e quin<strong>di</strong> si determina il punto<br />

<strong>di</strong> miscelazione M <strong>di</strong> Figura 163 me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />

tEmɺ<br />

E<br />

+ t<br />

Amɺ<br />

R<br />

tM<br />

=<br />

[185]<br />

mɺ<br />

+ mɺ<br />

ove si sono in<strong>di</strong>cati con:<br />

⋅ t E la temperatura esterna, °C;<br />

R<br />

E


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

323<br />

⋅ t A la temperatura dell’aria <strong>di</strong> ricircolo, eguale a quella ambiente, °C;<br />

⋅<br />

mɺ<br />

E<br />

la portata <strong>di</strong> aria esterna <strong>di</strong> rinnovo fisiologico, kg/s<br />

⋅<br />

mɺ<br />

R<br />

rinnovo<br />

la portata <strong>di</strong> aria <strong>di</strong> ricircolo pari alla <strong>di</strong>fferenza fra la portata totale mɺ e quella <strong>di</strong><br />

mɺ<br />

R<br />

, kg/s.<br />

Figura 162: Trasformazioni ideali per il con<strong>di</strong>zionamento estivo<br />

In questo caso le equazioni <strong>di</strong> bilancio sull’ambiente non cambiano ma nel con<strong>di</strong>zionatore le<br />

trasformazioni da attuare sono <strong>di</strong>verse, come illustrato in Figura 163.<br />

Il ricircolo parziale dell’aria proveniente dall’ambiente A consente notevoli economie <strong>di</strong> gestione.<br />

Infatti la batteria fredda deve portare l’aria dalle con<strong>di</strong>zioni M ad S e non da E (ben <strong>di</strong>stante da M in<br />

funzione del rapporto <strong>di</strong> ricircolo) come nel caso precedente.<br />

Il ricircolo non si può attuare per ambienti nei quali c’è pericolo <strong>di</strong> inquinamento (ospedali) o <strong>di</strong><br />

scoppio (stabilimenti chimici). Là dove è possibile attuarlo il ricircolo parziale è sempre consigliato.<br />

La centrale <strong>di</strong> trattamento dell’aria deve essere opportunamente mo<strong>di</strong>ficata per consentire sia la<br />

presa <strong>di</strong> aria esterna che l’entrata dell’aria <strong>di</strong> ricircolo.<br />

Di solito si hanno serrande <strong>di</strong> taratura e filtri per purificare l’aria ricircolata.<br />

15.7.1 RICIRCOLO PARZIALE NEL CONDIZIONAMENTO INVERNALE<br />

Anche per gli impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento invernale si può avere il ricircolo parziale dell’aria<br />

ambiente. In alcune zone climatiche la L. 10/91 prevede che ci sia obbligatoriamente il recupero <strong>di</strong><br />

calore fra l’aria espulsa e quella immessa negli ambienti e pertanto questa tipologia <strong>di</strong> impianto risulta<br />

particolarmente conveniente. Anche in questo caso la portata <strong>di</strong> ricircolo è data dalla <strong>di</strong>fferenza fra<br />

portata termo<strong>di</strong>namica dell’aria (ve<strong>di</strong> la [181]) e l’aria <strong>di</strong> ricambio fisiologico (circa 25 m³/h per<br />

persona). Le trasformazioni teoriche da attuare nella centrale <strong>di</strong> trattamento dell’aria sono riportate nella


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

324<br />

Figura 167. Esso ricalcano quelle già viste per il caso senza ricircolo. Il punto <strong>di</strong> partenza in centrale <strong>di</strong><br />

trattamento è ora M e non più E e ciò comporta un notevole risparmio <strong>di</strong> energia.<br />

I<br />

m<br />

m<br />

E<br />

mf<br />

A<br />

mr<br />

m=m r+mf<br />

C<br />

M<br />

mf<br />

Figura 163: Schematizzazione <strong>di</strong> un impianto a tutt’aria con ricircolo<br />

15.8 CONDIZIONAMENTO INVERNALE A TUTTA ARIA<br />

La topologia <strong>di</strong> impianto non cambia: adesso è l’ambiente esterno che si ritrova (almeno in<br />

con<strong>di</strong>zioni progettuali <strong>di</strong> riferimento) ad avere temperatura inferiore a quella dell’ambiente interno e<br />

con valori <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà relativa elevati. Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere interne (per <strong>di</strong> più imposte per effetto<br />

della Legge 10/91) sono <strong>di</strong> 20 °C e 50% <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà relativa (u.r.).<br />

Le equazioni <strong>di</strong> bilancio sono ancora le [179] ma con segno <strong>di</strong> Q T cambiato (calore uscente<br />

dall’e<strong>di</strong>ficio). Parafrasando quanto già detto per il con<strong>di</strong>zionamento estivo si hanno le trasformazioni<br />

ideali riportate nelle figure seguenti. Le fasi teoriche principali da attuare nella centrale <strong>di</strong> trattamento<br />

aria sono, partendo dall’aria esterna:<br />

⋅ Riscaldamento fino ad un punto tale da ottenere me<strong>di</strong>ante saturazione a<strong>di</strong>abatica<br />

il punto N;<br />

⋅ Saturazione a<strong>di</strong>abatica fino ad N;<br />

⋅ Post riscaldamento fino al punto <strong>di</strong> immissione I.<br />

In Figura 165 si ha la schematizzazione <strong>di</strong> quanto detto.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

325<br />

Figura 164: Trasformazioni ideali per il con<strong>di</strong>zionamento estivo con ricircolo<br />

Figura 165: Trasformazioni ideali per con<strong>di</strong>zionamento invernale senza ricircolo


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

326<br />

15.8.1 POTENZIALITÀ DELLE BATTERIE DI SCAMBIO<br />

I <strong>di</strong>agrammi <strong>di</strong> Figura 162÷ Figura 167 consentono il calcolo imme<strong>di</strong>ato delle potenzialità delle<br />

batterie <strong>di</strong> riscaldamento e <strong>di</strong> raffreddamento. Nota, infatti, la portata dell’aria secca dalla relazione<br />

[181], per ciascun componente dell’unità <strong>di</strong> trattamento aria si determina la potenzialità moltiplicandone<br />

il valore per la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> entalpia relativa alla fase considerata.<br />

Così, ad esempio, per il caso <strong>di</strong> Figura 162 la batteria fredda avrà una potenzialità pari a:<br />

Q = mɺ h − h<br />

[186]<br />

( )<br />

BF E S<br />

mentre la batteria <strong>di</strong> riscaldamento avrà potenzialità:<br />

Q = mɺ h − h<br />

[187]<br />

( )<br />

BC I S<br />

Analogamente si procede per tutti gli altri casi esaminati. E’ opportuno porre attenzione ai punti<br />

in<strong>di</strong>cati nelle figure sopra viste perché ad essi corrispondono trasformazioni termofisiche dell’aria<br />

umida da attuare me<strong>di</strong>ante componenti interni alle centrali <strong>di</strong> trattamento dell’aria.<br />

In Figura 166 si ha uno schema <strong>di</strong> centrale <strong>di</strong> trattamento dell’aria con ricircolo parziale nella<br />

quale sono anche evidenziati gli organi <strong>di</strong> controllo elettronico necessari per il corretto funzionamento<br />

degli impianti termici.<br />

Si ricor<strong>di</strong> che le con<strong>di</strong>zioni stazionarie sono solo fittizie e servono per il calcolo dei carichi termici<br />

nelle con<strong>di</strong>zioni esterne peggiori.<br />

Nella realtà tutto cambia durante la giornata, dalla ra<strong>di</strong>azione solare (alba, mezzogiorno,<br />

tramonto) alla temperatura dell’aria esterna ed infine all’umi<strong>di</strong>tà.<br />

Figura 166: Centrale <strong>di</strong> Trattamento Aria con ricircolo<br />

Nello schema sono anche riportati gli organi <strong>di</strong> regolazione della centrale termica ed i sensori <strong>di</strong><br />

controllo <strong>di</strong> temperatura, pressione ed umi<strong>di</strong>tà relativa.<br />

15.9 PROCESSO REALE DI RAFFREDDAMENTO E DEUMIDIFICAZIONE<br />

Nei <strong>di</strong>agrammi precedenti si sono in<strong>di</strong>cate trasformazioni ideali nella quali l’aria veniva<br />

raffreddata senza deumi<strong>di</strong>ficazione fino al punto <strong>di</strong> rugiada e poi deumi<strong>di</strong>ficata, lungo la curva<br />

ϕ=100%, fino al punto iniziale <strong>di</strong> postriscaldamento (ve<strong>di</strong> Figura 162).<br />

Nella realtà le trasformazioni <strong>di</strong> raffreddamento e deumi<strong>di</strong>ficazione dell’aria avvengono<br />

contemporaneamente all’interno della batteria fredda.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

327<br />

Si può <strong>di</strong>mostrare 83 che la trasformazione suddetta equivale, in buona approssimazione, ad una<br />

miscelazione a<strong>di</strong>abatica <strong>di</strong> due correnti d’aria, una a temperatura iniziale (esterna o <strong>di</strong> miscelazione a<br />

seconda se il ciclo è senza ricircolo o con ricircolo) ed una nelle con<strong>di</strong>zioni equivalenti al punto S<br />

ottenuto dall’intersezione della tangente alla ϕ=100% dal punto iniziale con la stessa ϕ=100%, ve<strong>di</strong><br />

Figura 168.<br />

In pratica è come se il punto M venisse determinato da una miscelazione come in<strong>di</strong>cato in Figura<br />

169: una portata d’aria paria BF (detto by pass factor) nelle con<strong>di</strong>zioni del punto P non subisce alcun<br />

trattamento perché non lambisce le alette <strong>di</strong> raffreddamento della batteria, una portata (complementare)<br />

alla prima, (1-BF)G a lambisce le alette della batteria che si trovano nelle con<strong>di</strong>zioni S, come sopra<br />

in<strong>di</strong>cato. Le con<strong>di</strong>zioni finali sono:<br />

( 1− BF ) tS<br />

+ ( BF ) tP<br />

tM<br />

=<br />

[188]<br />

1− BF + BF<br />

( ) ( )<br />

Il fattore <strong>di</strong> by pass è fornito dai vari costruttori per le batterie commerciali. Esso <strong>di</strong>pende dal numero<br />

dei ranghi, cioè dal numero attraversamenti della batteria, e dal numero <strong>di</strong> alette per pollice con il quale<br />

sono costruite le batterie: al crescere <strong>di</strong> tale numero si ha un BF minore perché l’aria ha maggiore<br />

possibilità <strong>di</strong> lambire una aletta fredda. Viceversa, al <strong>di</strong>minuire del numero dei ranghi (e quin<strong>di</strong> anche<br />

del costo della batteria) si ha BF maggiore.<br />

Valore usuali per batterie a 3 ranghi portano ad avere BF=0.2 mentre per batterie a quattro o più<br />

ranghi (<strong>di</strong> solito non standard e quin<strong>di</strong> non facilmente reperibili a magazzino) hanno valori inferiori.<br />

Figura 167: Trasformazioni ideali per con<strong>di</strong>zionamento invernale con ricircolo<br />

83 Si omette la <strong>di</strong>mostrazione perché al <strong>di</strong> fuori degli scopi del presente Corso.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

328<br />

Figura 168: Raffreddamento con deumi<strong>di</strong>ficazione reale<br />

Geometricamente, assunto BF=0.2, il punto <strong>di</strong> miscelazione si trova ad una <strong>di</strong>stanza pari al 20%<br />

del segmento PS partendo da S, ovvero ad una <strong>di</strong>stanza dell’80% <strong>di</strong> PS partendo da P, per la nota regola<br />

della leva nella me<strong>di</strong>a baricentrica.<br />

Il punto S <strong>di</strong>pende dalla temperatura me<strong>di</strong>a delle alette della batteria e quin<strong>di</strong> dalla temperatura<br />

dell’acqua <strong>di</strong> alimentazione della batteria stessa. Di solito si hanno i seguenti valori: t i = 7 °C e t u = 12 °C.<br />

Il valore me<strong>di</strong>o è, quin<strong>di</strong>, 9°C e il punto S si troverà al <strong>di</strong> sopra dell’isoterma pari a 9 °C.<br />

Figura 169: Schema ideale del raffreddamento con deumi<strong>di</strong>ficazione<br />

Il ciclo estivo senza ricircolo d’aria è rappresentato, nel piano <strong>di</strong> Mollier, in Figura 170. Si osservi<br />

come il punto <strong>di</strong> immissione I è anche il punto <strong>di</strong> intersezione fra la retta ambiente e la retta della batteria.<br />

Quando non si può fare in modo che questa intersezione avvenga allora occorre anche post<br />

riscaldare l’aria in uscita dalla batteria fredda, come in<strong>di</strong>cato in Figura 172. Si osservi che il punto K<br />

rappresenta l’uscita della batteria fredda e la trasformazione KI è il postriscaldamento sopra in<strong>di</strong>cato.<br />

Rappresentazioni analoghe si possono fare con il <strong>di</strong>agramma ASHRAE, come in<strong>di</strong>cato in Figura<br />

173 per il caso <strong>di</strong> ciclo estivo senza ricircolo e in Figura 174 per il ciclo estivo senza ricircolo ma con<br />

postriscaldamento.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

329<br />

Figura 170: Rappresentazione del ciclo estivo senza ricircolo<br />

Nella Figura 171 seguente si ha la rappresentazione <strong>di</strong> un ciclo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento reale.<br />

Figura 171: Ciclo estivo con deumi<strong>di</strong>ficazione nel piano ASHRAE<br />

Si osservi come la temperatura limite t S sia <strong>di</strong> 10 °C che rappresenta anche la temperatura minima<br />

raggiungibile con le batterie fredde alimentate con acqua refrigerata entrante a 7° ed uscente a 12 °C.<br />

15.9.1 POTENZIALITÀ DELLE BATTERIE DI SCAMBIO NEI PROCESSI REALI<br />

Analogamente a quanto detto in precedenza possiamo adesso calcolare le potenzialità delle<br />

batterie calde e fredde con riferimento al ciclo reale.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

330<br />

Ciclo senza ricircolo<br />

Con riferimento alla Figura 170 e alla Figura 173 la batteria fredda ha potenzialità data dalla<br />

relazione:<br />

Q = mɺ h − h<br />

[189]<br />

( )<br />

BF E I<br />

Ciclo estivo senza ricircolo e postriscaldamento<br />

Con riferimento alla Figura 172 e alla Figura 174 si ha, per la batteria fredda:<br />

Q = mɺ<br />

h − h<br />

( )<br />

BF E K<br />

e per la batteria <strong>di</strong> postriscaldamento:<br />

Q = mɺ<br />

h − h<br />

( )<br />

BPR I K<br />

15.9.2 CICLO ESTIVO REALE CON RICIRCOLO<br />

E’ facile immaginare i casi <strong>di</strong> cicli estivi con ricircolo: in questo caso il punto <strong>di</strong> partenza non è<br />

più E (con<strong>di</strong>zioni esterne) ma il punto <strong>di</strong> miscelazione del ricircolo R.<br />

Questo punto si calcola applicando la relazione:<br />

t<br />

R<br />

mɺ<br />

t<br />

=<br />

mɺ<br />

e e<br />

r<br />

+ mɺ<br />

t<br />

+ mɺ<br />

r a<br />

e<br />

[190]<br />

Ove con mɺ<br />

e<br />

, mɺ r<br />

si in<strong>di</strong>cano le portate <strong>di</strong> aria esterna (fresca) e <strong>di</strong> ricircolo e con t e e t a le<br />

rispettive temperature.<br />

Nella Figura 175 e nella Figura 173 sono rappresentati i casi <strong>di</strong> ciclo estivo con ricircolo senza<br />

postriscaldamento mentre nella Figura 176 e Figura 178 si hanno gli analoghi casi con<br />

postriscaldamento.<br />

Figura 172: Ciclo estivo senza ricircolo con postriscaldamento


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

331<br />

Figura 173: Ciclo estivo senza ricircolo – ASHRAE<br />

Figura 174: Ciclo estivo senza ricircolo con postriscaldamento – ASHRAE


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

332<br />

Figura 175: Ciclo estivo con ricircolo<br />

Figura 176: Ciclo estivo con ricircolo e postriscaldamento


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

333<br />

Figura 177: Ciclo estivo con ricircolo – ASHRAE<br />

Figura 178: Ciclo estivo con ricircolo e postriscaldamento – ASHRAE<br />

15.9.3 POTENZIALITÀ DELLE BATTERIE DI SCAMBIO CON<br />

POSTRISCALDAMENTO<br />

Si procede analogamente a quanto fatto in precedenza e con riferimento alle figure sopra in<strong>di</strong>cate<br />

si hanno i seguenti casi:<br />

Ciclo estivo con ricircolo<br />

( )<br />

Q = mɺ<br />

h − h<br />

BF R I<br />

Caso estivo con ricircolo e postriscaldamento<br />

( )<br />

Q = mɺ<br />

h − h<br />

BF R K<br />

( )<br />

Q = mɺ<br />

h − h<br />

BPR I K


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

334<br />

15.10 ESEMPIO DI APPLICAZIONE<br />

Ciclo estivo con ricircolo ma senza postriscaldamento<br />

Si consideri un processo per un con<strong>di</strong>zionamento estivo con ricircolo avente i seguenti dati:<br />

1) Processo: punto Aria Esterna<br />

Temperatura ºC 34.000<br />

UR % 60.000<br />

Umi<strong>di</strong>tà assoluta g/kg 21.549<br />

Densità aria umida kg/m³ 1.064<br />

Entalpia aria umida kJ/kg 89.461<br />

Portata <strong>volume</strong>trica m³/h 0.000<br />

Portata (massa secca) kg/h 0.000<br />

2) Miscela <strong>di</strong> 2 masse d'aria<br />

Portata aria 1 Portata aria 2 Miscela<br />

Temperatura ºC 34.000 26.000 27.354<br />

UR % 60.000 50.000 53.181<br />

Umi<strong>di</strong>tà assoluta g/kg 21.549 11.173 12.902<br />

Densità aria umida kg/m³ 1.064 1.099 1.093<br />

Entalpia aria umida kJ/kg 89.461 54.642 60.445<br />

Portata <strong>volume</strong>trica m³/h 240.104 1150.407 1390.524<br />

Portata (massa secca) kg/h 250.000 1250.000 1500.000<br />

Acqua <strong>di</strong> condensazione kg/h 0.000<br />

Figura 179: Ciclo estivo con ricircolo nel piano <strong>di</strong> Mollier


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

335<br />

I punti sono relativi alle trasformazioni in<strong>di</strong>cate in Figura 179 e in Figura 180.<br />

Figura 180: Ciclo estivo con ricircolo nel piano ASHRAE<br />

I risultati finali <strong>di</strong> bilancio termico e <strong>di</strong> calcolo delle potenzialità delle batterie <strong>di</strong> scambio sono qui<br />

riassunti.<br />

Per le caratteristiche costruttive della batteria fredda si ha:<br />

3) Refrigerazione dell'aria - Passo delle alette (2.5 - 3.5 mm)<br />

Potenza kW 11.752 Potenza 1 % 22.860<br />

dT me<strong>di</strong>o <strong>di</strong>ff. K 18.635 Potenza 2 % 19.927<br />

Coefficiente kW/K 0.631 Potenza 3 % 17.370<br />

Potenza 4 % 15.141<br />

Refrigerante entrata ºC 0.000 Potenza 5 % 13.198<br />

Refrigerante uscita ºC 0.000 Potenza 6 % 11.505<br />

Aria entrata Aria uscita<br />

Temperatura ºC 27.354 12.000<br />

UR % 53.181 85.978<br />

Umi<strong>di</strong>tà assoluta g/kg 12.902 7.993<br />

Densità aria umida kg/m³ 1.093 1.155<br />

Entalpia aria umida kJ/kg 60.445 32.240<br />

Portata <strong>volume</strong>trica m³/h 1390.524 1309.281<br />

Portata (massa secca) kg/h 1500.000 1500.000<br />

Acqua <strong>di</strong> condensazione kg/h 7.363<br />

T superficiale ºC 3.120<br />

4) Carico termico con aria<br />

Calore sensibile kW 6.000<br />

Calore latente kW 3.500<br />

Carico termico kW 9.500


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

336<br />

Aria <strong>di</strong> mandata Aria <strong>di</strong> estrazione<br />

Temperatura ºC 12.000 26.097<br />

UR % 85.978 50.224<br />

Umi<strong>di</strong>tà assoluta g/kg 7.993 11.289<br />

Densità aria umida kg/m³ 1.155 1.098<br />

Entalpia aria umida kJ/kg 32.240 55.040<br />

Portata <strong>volume</strong>trica m³/h 1309.281 1381.192<br />

Portata (massa secca) kg/h 1500.000 1500.000<br />

Ciclo estivo con ricircolo e postriscaldamento<br />

Ve<strong>di</strong>amo adesso cosa succede con il post riscaldamento. La situazione è riportata in Figura 181 e<br />

in Figura 182 nei due piani psicrometrici.<br />

I dati sono i seguenti.<br />

1) Processo: un punto Aria esterna<br />

Temperatura ºC 34.000<br />

UR % 60.000<br />

Umi<strong>di</strong>tà assoluta g/kg 21.549<br />

Densità aria umida kg/m³ 1.064<br />

Entalpia aria umida kJ/kg 89.461<br />

Portata <strong>volume</strong>trica m³/h 0.000<br />

Portata (massa secca) kg/h 0.000<br />

Figura 181: Ciclo estivo con ricircolo e postriscaldamento nel piano <strong>di</strong> Mollier


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

337<br />

Figura 182: Ciclo estivo con ricircolo e postriscaldamento nel piano ASHRAE<br />

2) Miscela <strong>di</strong> 2 masse d'aria<br />

Portata aria 1 Portata aria 2 Miscela<br />

Temperatura ºC 34.000 26.000 27.354<br />

UR % 60.000 50.000 53.181<br />

Umi<strong>di</strong>tà assoluta g/kg 21.549 11.173 12.902<br />

Densità aria umida kg/m³ 1.064 1.099 1.093<br />

Entalpia aria umida kJ/kg 89.461 54.642 60.445<br />

Portata <strong>volume</strong>trica m³/h 240.104 1150.407 1390.524<br />

Portata (massa secca) kg/h 250.000 1250.000 1500.000<br />

Acqua <strong>di</strong> condensazione kg/h 0.000<br />

3) Refrigerazione dell'aria - Passo delle alette (2.5 - 3.5 mm)<br />

Potenza kW 11.752 Potenza 1 % 22.860<br />

dT me<strong>di</strong>o <strong>di</strong>ff. K 18.635 Potenza 2 % 19.927<br />

Coefficiente kW/K 0.631 Potenza 3 % 17.370<br />

Potenza 4 % 15.141<br />

Refrigerante entrata ºC 0.000 Potenza 5 % 13.198<br />

Refrigerante uscita ºC 0.000 Potenza 6 % 11.505<br />

Aria entrata Aria uscita<br />

Temperatura ºC 27.354 12.000<br />

UR % 53.181 85.978<br />

Umi<strong>di</strong>tà assoluta g/kg 12.902 7.993


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

338<br />

Densità aria umida kg/m³ 1.093 1.155<br />

Entalpia aria umida kJ/kg 60.445 32.240<br />

Portata <strong>volume</strong>trica m³/h 1390.524 1309.281<br />

Portata (massa secca) kg/h 1500.000 1500.000<br />

Acqua <strong>di</strong> condensazione kg/h 7.363<br />

T superficiale ºC 3.120<br />

4) Riscaldamento dell'aria<br />

Potenza kW 0.851<br />

Aria entrata Aria uscita<br />

Temperatura ºC 12.000 14.000<br />

UR % 85.978 75.466<br />

Umi<strong>di</strong>tà assoluta g/kg 7.993 7.993<br />

Densità aria umida kg/m³ 1.155 1.147<br />

Entalpia aria umida kJ/kg 32.240 34.282<br />

Portata <strong>volume</strong>trica m³/h 1309.281 1318.463<br />

Portata (massa secca) kg/h 1500.000 1500.000<br />

5) Carico termico con aria<br />

Calore sensibile kW 5.100<br />

Calore latente kW 3.300<br />

Carico termico kW 8.400<br />

Aria <strong>di</strong> mandata Aria <strong>di</strong> estrazione<br />

Temperatura ºC 14.000 25.982<br />

UR % 75.466 49.738<br />

Umi<strong>di</strong>tà assoluta g/kg 7.993 11.101<br />

Densità aria umida kg/m³ 1.147 1.099<br />

Entalpia aria umida kJ/kg 34.282 54.442<br />

Portata <strong>volume</strong>trica m³/h 1318.463 1380.251<br />

Portata (massa secca) kg/h 1500.000 1500.000<br />

Con<strong>di</strong>zionamento invernale senza ricircolo<br />

Si riportano adesso due cicli invernali nel piano ASHRAE caratterizzati il <strong>primo</strong> dalla mancanza<br />

del ricircolo e il secondo dalla presenza del ricircolo.<br />

Nel <strong>primo</strong> caso si ha il ciclo <strong>di</strong> Figura 183 con i seguenti dati:<br />

Tabella 89: Dati per il ciclo invernale


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

339<br />

Figura 183: Ciclo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento invernale senza ricircolo nel piano ASHRAE<br />

Con riferimento ai punti <strong>di</strong> Figura 183 si hanno i valori segnati nelle tabelle seguenti.<br />

Tabella 90: Dati relativi ai punti <strong>di</strong> trasformazione<br />

Tabella 91: Potenzialità termiche delle fasi <strong>di</strong> scambio termico<br />

Ciclo invernale con ricircolo<br />

Nella Figura 184 si riporta il caso <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento invernale con ricircolo con i seguenti dati<br />

<strong>di</strong> calcolo:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

340<br />

Tabella 92: Dati <strong>di</strong> calcolo del ciclo invernale con ricircolo<br />

Figura 184: Ciclo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento invernale con ricircolo e parziale saturazione – ASHRAE<br />

I risultati ottenuti per i punti segnati nel ciclo sono:<br />

Tabella 93: Dati relativi ai punti del ciclo invernale con ricircolo<br />

Si tralasciano, per semplicità, le potenzialità termiche relativi agli scambi energetici. Si osservi che<br />

la miscelazione conseguente al ricircolo ha spostato il punto <strong>di</strong> miscela , C, verso il punto ambiente, B, e<br />

pertanto il ciclo canonico invernale non si può attuare completamente poiché la saturazione a<strong>di</strong>abatica<br />

completa porterebbe il punto finale <strong>di</strong> surriscaldamento fuori dalla retta ambiente.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

341<br />

Pertanto si attua una parziale saturazione dal punto <strong>di</strong> riscaldamento D fino al punto <strong>di</strong><br />

immissione E sulla retta <strong>di</strong> carico ambiente.<br />

15.11 IMPIANTI MULTIZONA<br />

Gli impianti a tutt’aria visti in precedenza non sono in grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare le esigenze <strong>di</strong> tutti gli<br />

ambienti <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio. Essi, infatti, sono in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuire aria nelle stesse con<strong>di</strong>zioni all’uscita<br />

delle CTA. Nei condotti terminali possono essere inseriti elementi <strong>di</strong> post riscaldamento (spesso <strong>di</strong> tipo<br />

elettrico) e quin<strong>di</strong> solo parzialmente si possono sod<strong>di</strong>sfare con<strong>di</strong>zioni variabili degli ambienti,<br />

specialmente quando le <strong>di</strong>mensioni degli e<strong>di</strong>fici sono notevoli e gli effetti degli orientamenti si fanno<br />

risentire pesantemente.<br />

Per risolvere questo problema si possono avere impianti multizona: dalla CTA si <strong>di</strong>partono due o<br />

più canali principali, ciascuno che serve una zona climatica in<strong>di</strong>pendente dalle altre, ve<strong>di</strong> Figura 288.<br />

Batterie <strong>di</strong> postriscaldamento elettriche possono in qualche modo sod<strong>di</strong>sfare le variazioni <strong>di</strong> carico<br />

termico entro un intervallo ben delimitato, Figura 185.<br />

Figura 185: Variazione del punto <strong>di</strong> immissione al variare della retta ambiente<br />

Purtroppo questa tipologia <strong>di</strong> impianto non riesce a controllare le con<strong>di</strong>zioni ambientali in ogni<br />

ambiente all’interno <strong>di</strong> ciascuna zona. L’aria in uscita dalla CTA è regolata da una sola sonda ambiente<br />

per ciascuna zona.<br />

15.12 IMPIANTI A DOPPIO CONDOTTO (DUAL CONDUIT)<br />

In e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> particolare pregio ed importanza occorre variare fortemente le con<strong>di</strong>zioni climatiche<br />

interne dei vari ambienti. Nel Grattacielo Pirelli, infatti, le con<strong>di</strong>zioni variano talmente durante la giornata<br />

e nelle varie stagioni che si hanno con<strong>di</strong>zioni climatiche interne <strong>di</strong>verse in corrispondenza delle varie<br />

zone. Capita, ad esempio, che in una zona si debba raffrescare e contemporaneamente in un’altra zona<br />

si debba riscaldare.<br />

Un modo per superare questo problema è <strong>di</strong> utilizzare impianti a doppio condotto (detti anche<br />

dual conduit) con i quali si ha contemporaneamente aria calda (in un canale) e fredda (nell’altro).<br />

A monte <strong>di</strong> ciascun ambiente si ha un miscelatore che miscela opportunamente portate <strong>di</strong> aria<br />

calda e fredda in modo da raggiungere le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> immissione migliori per ciascun ambiente.<br />

Questi impianti sono costosi perché necessitano <strong>di</strong> una doppia rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria e la<br />

cassetta <strong>di</strong> miscelazione è anche più costosa <strong>di</strong> una normale bocchetta <strong>di</strong> mandata.<br />

Inoltre anche le spese <strong>di</strong> manutenzione sono proporzionalmente maggiori <strong>di</strong> un impianto a<br />

singolo condotto.<br />

Le temperature delle correnti calde e fredde sono scelte opportunamente in modo da avere il più<br />

ampio grado <strong>di</strong> regolazione, ve<strong>di</strong> Figura 187.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

342<br />

Di solito l’aria calda è a 30 ÷ 40 °C (in modo da sod<strong>di</strong>sfare anche le esigenze <strong>di</strong> riscaldamento,<br />

ove richiesto) mentre l’aria fredda è scelta in corrispondenza del punto <strong>di</strong> temperatura minima possibile<br />

con la batteria fredda.<br />

Il controllo dell’umi<strong>di</strong>tà interna degli ambiente non è sempre perfetto ma comunque sempre<br />

all’interno <strong>di</strong> ± 10 % attorno al valore centrale <strong>di</strong> 50%. Per potere variare l’umi<strong>di</strong>tà ambiente occorre<br />

anche riscaldare ulteriormente l’aria calda me<strong>di</strong>ante un’opportuna batteria calda (possibilmente <strong>di</strong> tipo<br />

elettrico) in modo da ottenere il punto <strong>di</strong> immissione ad umi<strong>di</strong>tà più elevata, ve<strong>di</strong> Figura 188.<br />

Rispetto al punto I ottenuto miscelando le correnti C ed F, si ottiene I’ miscelando F con C’, a<br />

temperatura maggiore <strong>di</strong> C.<br />

Figura 186: Schema <strong>di</strong> un impianto Dual Conduit<br />

Figura 187: Miscelazione dell’aria in un impianto a doppio canale


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

343<br />

Figura 188: Controllo dell’umi<strong>di</strong>tà interna con il Dual Conduit<br />

15.13 IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO AD ACQUA<br />

Si tratta, come già detto, <strong>di</strong> impianti nei quali il trasporto dell’energia è affidata all’acqua. In<br />

questo caso anche i terminali cambiano: essi sono, in genere, i fan coils e la rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione si calcola<br />

me<strong>di</strong>ante le regole classiche del <strong>di</strong>mensionamento delle reti ad acqua.<br />

Si hanno reti più complesse nelle quali si inviano ai fan coil sia acqua fredda che acqua calda per<br />

una migliore regolazione: una tipologia più complessa ma anche più funzionale è quella a quattro tubi.<br />

In questo modo si hanno tubazioni in<strong>di</strong>pendenti per l’acqua calda e per l’acqua fredda.<br />

Questa <strong>di</strong>sposizione consente <strong>di</strong> miscelare l’acqua nelle batterie dei fan coils regolando la<br />

temperatura <strong>di</strong> miscela me<strong>di</strong>ante una valvola a tre vie. Inoltre si ha la possibilità <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare<br />

contemporaneamente sia l’esigenza del raffrescamento che del riscaldamento nelle tipologie e<strong>di</strong>lizie più<br />

complesse. Naturalmente gli impianti a quattro tubi hanno un costo maggiore <strong>di</strong> quelli a due tubi e<br />

spese <strong>di</strong> gestione e manutenzione sensibilmente più elevate ma sono gli unici a garantire un buon<br />

funzionamento sia estivo che invernale.<br />

In qualche caso sono utilizzati impianti a tre tubi nei quali si ha un tubo per la mandata dell’acqua<br />

calda, uno per la mandata dell’acqua fredda ed uno per il ritorno comune caldo – freddo. Purtroppo<br />

questa <strong>di</strong>sposizione impiantistica pone numerosi problemi <strong>di</strong> funzionamento ma, soprattutto,<br />

rappresenta un insensato sciupio <strong>di</strong> energia avendosi, nel ritorno, miscelazione dell’acqua refrigerata<br />

(che ha un costo <strong>di</strong> produzione notevole) con l’acqua calda.<br />

Si osserva che spesso i fan coil sono utilizzati anche per il riscaldamento invernale. La rete <strong>di</strong><br />

alimentazione trasporta in inverno acqua calda e in estate acqua fredda: in questo caso occorre porre<br />

attenzione al corretto <strong>di</strong>mensionamento perché i salti termici <strong>di</strong> norma utilizzati sono <strong>di</strong> 5 °C in estate e<br />

10 °C in inverno e quin<strong>di</strong> si possono avere portate <strong>di</strong>fferenti.<br />

E’ consuetu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>mensionare la rete <strong>di</strong> alimentazione dei fan coil per le portati maggiori<br />

(solitamente quelle estive). La scelta dei termoventilconvettori è effettuata, note le potenze sensibili e<br />

latenti per ciascun ambiente, me<strong>di</strong>ante i dati caratteristici forniti dalla Case costruttrici per i vari modelli.<br />

15.14 IMPIANTI MISTI AD ARIA PRIMARIA<br />

Si tratta <strong>di</strong> impianti ad aria e ad acqua. L’aria <strong>di</strong> rinnovo fisiologico viene <strong>di</strong>stribuita me<strong>di</strong>ante<br />

una rete <strong>di</strong> canali e nelle con<strong>di</strong>zioni psicrometriche vicine alla saturazione (per un miglior controllo<br />

dell’umi<strong>di</strong>tà ambiente). In questo modo i canali possono essere <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni ridotte sia per la minore<br />

portata da trasportare che per una maggior velocità possibile (compatibilmente con la rumorosità<br />

accettabile).


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

344<br />

Il resto del carico termico dei singoli ambienti viene sod<strong>di</strong>sfatto me<strong>di</strong>ante rete ad acqua fredda (o<br />

anche calda per il caso invernale) con elementi terminali costituiti da fan coil o da mobiletti ad induzione.<br />

Questi ultimi sono oggi poco utilizzati perché richiedono l’immissione dell’aria ad alta velocità (e quin<strong>di</strong><br />

anche ad alta rumorosità) per garantire un adeguato effetto <strong>di</strong> induzione.<br />

I fan coil non hanno, <strong>di</strong> solito, una presa <strong>di</strong> aria esterna sia per maggiore semplicità costruttiva del<br />

<strong>di</strong>spositivo sia per possibili <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> installazione poiché si richiede la vicinanza <strong>di</strong> una parete esterna<br />

sulla quale praticare un foro <strong>di</strong> aerazione protetto da rete anti intrusione per i topi. Se è presente la<br />

presa <strong>di</strong> aria esterna si ha spesso <strong>di</strong>fficoltà a controllare l’umi<strong>di</strong>tà interna perché l’umi<strong>di</strong>tà esterna non è<br />

sempre costante ed anzi è variabile in modo casuale.<br />

Per i fan coil senza presa <strong>di</strong> aria esterna il controllo dell’umi<strong>di</strong>tà interna è affidata all’aria primaria<br />

ed è, pertanto, migliore rispetto al caso <strong>di</strong> impianti a sola acqua. Il costo <strong>di</strong> questa tipologia <strong>di</strong> impianto<br />

è maggiore del caso <strong>di</strong> impianti ad acqua poiché si aggiunge la rete per l’aria.<br />

Regime estivo dei Fan Coil<br />

In Figura 189 si ha lo schema <strong>di</strong> installazione e <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> un fan coil con aria primaria<br />

in regime estivo. L’aria ambiente, A, viene richiamata all’interno del mobiletto da una ventola che la<br />

costringe a passare attraverso una batteria <strong>di</strong> acqua fredda dove subisce la trasformazione AB.<br />

L’aria primaria viene immessa nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> saturazione massima, J, e miscelandosi con l’aria<br />

B uscente dal fan coil porta alla miscelazione finale (in funzione delle portate d’aria primaria e <strong>di</strong> aria<br />

circolata dalla ventola) I che corrisponde al punto <strong>di</strong> immissione nell’ambiente. L’aria primaria può<br />

anche subire un post riscaldamento sia per effetto dell’attrito nei canali <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione sia me<strong>di</strong>ante<br />

una batteria <strong>di</strong> post riscaldamento elettrica in uscita dal <strong>di</strong>ffusore.<br />

Questo riscaldamento, ve<strong>di</strong> Figura 190, fa variare il punto I lungo la KB. La con<strong>di</strong>zione limite per<br />

i fan coil è determinata da una retta β coincidente con la retta AJ. Ciò significa che, per avere punti J<br />

più in basso possibile occorre usare batterie <strong>di</strong> raffreddamento ad espansione <strong>di</strong>retta 84 .<br />

J<br />

A<br />

B<br />

E<br />

B<br />

I<br />

I<br />

J<br />

A<br />

Figura 189: Schema <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> un fan coil in regime estivo<br />

84 Questa soluzione (batteria ad espansione <strong>di</strong>retta) viene utilizzata nei sistemi detti split nei quali l’unità interna esegue le<br />

trasformazioni <strong>di</strong> raffreddamento AB con B anche vicino alla curva <strong>di</strong> saturazione. Se l’unità interna può richiamare anche<br />

aria esterna allora si ha una trasformazione <strong>di</strong> raffreddamento con deumi<strong>di</strong>ficazione AJ (retta della batteria).


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

345<br />

A<br />

E<br />

I<br />

B<br />

K<br />

J<br />

Figura 190: Effetto del post riscaldamento dell’aria primaria<br />

Regime invernale per i Fan Coil<br />

Il funzionamento invernale dei fan coil è dato in Figura 191. L’aria primaria viene portata dalle<br />

con<strong>di</strong>zioni esterne, E, alle con<strong>di</strong>zioni corrispondenti al punto P avente temperatura circa eguale a quella<br />

dell’ambiente: T P = T A . Successivamente l’aria ambiente, A, viene riscaldata, me<strong>di</strong>ante una batteria calda,<br />

fino al punto B. La miscelazione dell’aria primaria ,P, e dell’aria del mobiletto, B, porta alle con<strong>di</strong>zioni I<br />

lungo la retta ambiente β. La retta limite è la AP. In Figura 192 si ha la rappresentazione delle<br />

trasformazioni che avvengono in un fan coil in regime invernale ma senza post riscaldamento. L’aria<br />

primaria satura, nelle con<strong>di</strong>zioni del punto R’, viene <strong>di</strong>rettamente miscelata con l’aria riscaldata nel fan<br />

coil ottenendo, con opportune portate delle due correnti, il punti <strong>di</strong> lavoro I.<br />

15.14.1 CARATTERISTICHE E PRESTAZIONE DEI FAN COIL<br />

I Termoventilconvettori, o Fan Coil, possono lavorare sia con aria primaria che, a <strong>di</strong>fferenza dei<br />

mobiletti ad induzione, senza aria primaria.<br />

Fan Coil con Aria Primaria<br />

Se lavorano con aria primaria i Fan Coil forniscono, solitamente, solo calore sensibile me<strong>di</strong>ante la<br />

batteria (fredda in estate e calda in inverno). L’abbattimento del calore latente dell’ambiente è affidato<br />

quasi del tutto all’aria primaria, come si è visto nelle figure precedenti.<br />

β<br />

B<br />

I<br />

P<br />

A<br />

Q<br />

R-<br />

R<br />

E<br />

Figura 191: Fan coil in regime invernale


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

346<br />

β<br />

B<br />

I<br />

P<br />

A<br />

Q<br />

R\<br />

R<br />

E<br />

Figura 192: Fan Coil in regime invernale senza post riscaldamento<br />

Fan Coil senza Aria primaria<br />

Poiché viene a mancare la capacità <strong>di</strong> deumi<strong>di</strong>ficazione dell’aria primaria allora i fan coil debbono,<br />

in qualche modo, deumi<strong>di</strong>ficare localmente (abbattere il calore latente). Considerate le caratteristiche<br />

costruttive <strong>di</strong> questi terminali il calore latente che possono abbattere è sempre modesto.<br />

In Figura 193 si hanno le trasformazioni per il funzionamento estivo <strong>di</strong> un fan coil con presa <strong>di</strong><br />

aria esterna. Questa, nelle con<strong>di</strong>zioni E, si micella all’aria ambiente, A, per ottenere il punto <strong>di</strong><br />

miscelazione M. La batteria raffredda e deumi<strong>di</strong>fica secondo la propria retta <strong>di</strong> carico. Il punto <strong>di</strong><br />

immissione dell’aria in ambiente è I che, scegliendo opportunamente le portate, giace sulla retta<br />

ambiente β.<br />

β<br />

E<br />

A<br />

M<br />

I<br />

Figura 193: Funzionamento dei fan coil con presa <strong>di</strong> aria esterna<br />

Caratteristiche prestazionali<br />

In Figura 195 si ha un esempio <strong>di</strong> dati prestazionali per fan coil commerciali. In essa si possono<br />

vedere: la portata d’aria trattata, il carico sensibile e quello totale ottenibile e le potenze elettriche del<br />

ventilatore.<br />

Si osservino le con<strong>di</strong>zioni della temperatura ambiente <strong>di</strong> riferimento pari a 20 °C e 27°C<br />

rispettivamente per il periodo invernale ed estivo. Nel caso <strong>di</strong> post riscaldamento aggiuntivo è presente<br />

anche una resistenza elettrica la cui potenza <strong>di</strong>pende dalla grandezza del modello considerato.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

347<br />

Figura 194: Sezione con particolari costruttivi <strong>di</strong> un moderno fan coil<br />

In Figura 196 si hanno i dati <strong>di</strong>mensionali per la stessa tipologia <strong>di</strong> fan coil e il peso. La<br />

configurazione utilizzata per i fan coil può anche <strong>di</strong>fferire da quella in<strong>di</strong>cata in figura potendosi avere<br />

anche mobiletti installati in alto, o incassati o canalizzati. Di volta in volta si dovranno consultare i<br />

cataloghi tecnici forniti dai costruttori.<br />

Si osservi che i mobiletti dei fan coil debbono sempre prevedere, qualunque sia il tipo <strong>di</strong><br />

installazione, la vaschetta <strong>di</strong> raccolta della condensa prodotta dalla batteria fredda. Questa si calcola<br />

me<strong>di</strong>ante la semplice relazione:<br />

QL<br />

mɺ<br />

condensa<br />

= G ⋅ ∆x<br />

⋅ ρ =<br />

r<br />

ove si ha il simbolismo:<br />

⋅ G portata d’aria, m 3 /s<br />

⋅ ∆x variazione dell’umi<strong>di</strong>tà specifica associata fra esterno ed interno, g/kg as<br />

⋅ ρ densità dell’aria, kg/m 3<br />

⋅ Q L Carico latente, W<br />

⋅ r calore latente <strong>di</strong> condensazione del vapore acqueo, kJ/kg.<br />

Regolazione dei fan Coil<br />

I Fan Coil hanno avuto uno sviluppo gran<strong>di</strong>ssimo in questi ultimi anni perché consentono <strong>di</strong><br />

climatizzare gli ambienti senza gli ingombri dei canali d’aria 85 e perché consentono una climatizzazione<br />

personalizzata per ogni ambiente grazie alla facilità <strong>di</strong> regolazione.<br />

I meto<strong>di</strong> utilizzati per la regolazione sono:<br />

⋅ Parzializzazione della portata <strong>di</strong> acqua (fredda o calda in funzione del periodo) me<strong>di</strong>ante valvola<br />

modulante o valvole <strong>di</strong> zona;<br />

⋅<br />

Variazione della temperatura dell’acqua <strong>di</strong> alimentazione della batteria me<strong>di</strong>ante valvola a tre vie<br />

comandata da una sonda ambiente, come mostrato in Figura 204.<br />

85 Si ricor<strong>di</strong> che nel caso <strong>di</strong> aria primaria la portata è solo relativa al ricambio fisiologico e quin<strong>di</strong> spesso molto<br />

minore <strong>di</strong> quella termo<strong>di</strong>namica necessaria per gli impianti a tutt’aria.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

348<br />

Figura 195: Prestazioni dei Fan Coil<br />

Figura 196: Dati <strong>di</strong>mensionali dei fan coil<br />

Fan Coil canalizzati<br />

In alcuni casi i fan coil possono essere canalizzati trasformandosi in una sorta <strong>di</strong> piccole unità <strong>di</strong><br />

trattamento aria con sola batteria calda e/fredda. In questo caso essi vengono montati a soffitto in<br />

modo da potere inserire i canali all’interno <strong>di</strong> eventuali controsofitti.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

349<br />

Si tenga presente che per la configurazione canalizzata i fan coil debbono essere dotati <strong>di</strong> ventole<br />

<strong>di</strong> adeguata potenza e prevalenza in modo da consentire l’invio dell’aria in zone lontane (entro una<br />

decina <strong>di</strong> metri) rispetto al mobiletto. Dalla Figura 209 fino alla Figura 214 si hanno alcuni schemi <strong>di</strong><br />

installazione dei fan coil canalizzati con e senza presa <strong>di</strong> aria esterna. Non sono tutte quelle possibili ma<br />

possono già fornire una idea sulla moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> configurazioni possibili.<br />

I fan coil canalizzati possono anche essere verticali da parete, anche qui con una vasta casistica <strong>di</strong><br />

configurazioni <strong>di</strong> montaggio che per semplicità viene omessa. Occorre sempre prevedere lo scarico<br />

della condensa con tubazione che porta la condensa sulla rete fognante o a perdere su terreno aperto.<br />

Inoltre è sempre opportuno prevedere aperture <strong>di</strong> ispezione sufficienti sia per la normale<br />

manutenzione del fan coil che per il cambio dei filtri dell’aria che debbono essere sostituiti almeno ad<br />

ogni inizio <strong>di</strong> stagione.<br />

15.15 CONSIDERAZIONI PROGETTUALI PER GLI IMPIANTI MISTI<br />

Per un corretto <strong>di</strong>mensionamento delle apparecchiature che compongono un impianto misto<br />

occorre tenere presenti le seguenti considerazioni:<br />

15.15.1 UNITÀ DI TRATTAMENTO DELL’ARIA PRIMARIA<br />

Questa apparecchiatura ha lo scopo <strong>di</strong> trattare l’aria primaria che deve garantire le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

benessere interno agli ambienti. Essa deve essere calcolata in funzione delle portate <strong>di</strong> aria <strong>di</strong> rinnovo<br />

previste dalle attuali norme (UNI 10339) o dalla metodologia in<strong>di</strong>cata da O. Fanger (ve<strong>di</strong> capitolo sulle<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere e qualità dell’aria).<br />

Con<strong>di</strong>zioni estive<br />

L’unità <strong>di</strong> trattamento aria per la preparazione dell’aria primaria in con<strong>di</strong>zioni estive effettua le<br />

operazioni in<strong>di</strong>cate in Figura 197: l’aria esterna (punto A) viene raffreddata e deumi<strong>di</strong>ficata fino al<br />

punto più basso possibile, punto B, e quin<strong>di</strong> immessa negli ambienti.<br />

Si osservino in Figura 198 le grandezze <strong>di</strong> scambio calcolate per le trasformazioni suddette.<br />

Figura 197: Trattamento aria primaria in con<strong>di</strong>zioni estive


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

350<br />

L’aria primaria immessa apporta il seguente calore sensibile:<br />

( )<br />

Q = mc ɺ t − t<br />

s pa Amb Ap<br />

Che dovrà sommarsi a quello ceduto dai fan coil ed inoltre apporta il seguente calore latente:<br />

Q = mɺ<br />

r x − x<br />

( )<br />

L AP Amb AP<br />

Che praticamente deve sod<strong>di</strong>sfare da solo il carico latente dell’ambiente essendo quello dei fan<br />

coil del tutto trascurabile nelle normali con<strong>di</strong>zioni d’uso.<br />

Figura 198: Calcoli termoigrometrico per l’aria primaria in con<strong>di</strong>zioni estive<br />

Figura 199: Rappresentazione <strong>di</strong> un impianto misto nel piano psicrometrico


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

351<br />

In Figura 199 si ha una rappresentazione schematica <strong>di</strong> un impianto misto nell’ipotesi che l’aria<br />

primaria sia relativa ad un solo ambiente. Le trasformazioni in<strong>di</strong>cate sono:<br />

⋅ AD raffreddamento con deumi<strong>di</strong>ficazione dell’aria esterna (primaria) nell’UTA;<br />

⋅ CD raffreddamento dell’aria ambiente me<strong>di</strong>ante fan coil;<br />

⋅ M punto <strong>di</strong> miscelazione fra aria primaria (B) e aria ambiente raffreddata (D). Questa<br />

miscelazione avviene in ambiente per effetto sia dell’immissione dell’aria primaria che<br />

dell’effetto del fan coil;<br />

⋅ MC retta ambiente: l’aria miscelata M porta l’ambiente nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> progetto (C).<br />

Con<strong>di</strong>zioni invernali<br />

Nel caso invernale l’aria primaria subisce le trasformazioni in<strong>di</strong>cate in Figura 200: l’aria esterna<br />

(punto A) viene riscaldata ad una temperatura <strong>di</strong> 28-30 °C (29 nell’esempio <strong>di</strong> figura) e quin<strong>di</strong><br />

umi<strong>di</strong>ficata (a vapore in figura) fino alle con<strong>di</strong>zioni finali (punto C) <strong>di</strong> immissione negli ambienti.<br />

Figura 200: Trattamenti per l’aria primaria in con<strong>di</strong>zioni invernali<br />

In Figura 201 si ha il quadro riassuntivo dei calcoli termoigrometrico delle trasformazioni sopra<br />

in<strong>di</strong>cate. Vale quanto detto in precedenza per gli apporti <strong>di</strong> calore sensibile e latente.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

352<br />

Figura 201: Calcoli termoigrometrico per l’aria primaria in con<strong>di</strong>zioni invernali<br />

Figura 202: Schema <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> un impianto AP + FC invernale<br />

In Figura 202 si ha la rappresentazione <strong>di</strong> quanto avviene in un impianto <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento<br />

invernale con aria primaria e fan coil. Supposto che l’aria primaria sia quella del solo ambiente in<br />

elaborazione, l’aria esterna passa dalle con<strong>di</strong>zioni A alle con<strong>di</strong>zioni B per solo riscaldamento.<br />

Successivamente per umi<strong>di</strong>ficazione a vapore l’aria passa da B alle con<strong>di</strong>zioni C (con 11 g/kg <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà<br />

assoluta) che sono quelle dell’aria primaria immessa.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

353<br />

Nel fan coil l’aria ambiente D viene riscaldata fino alle con<strong>di</strong>zioni del punto E e quin<strong>di</strong> avviene,<br />

all’interno dell’ambiente, la miscelazione con l’aria primaria C ottenendo il punto, in<strong>di</strong>cato ancora con la<br />

lettera M, sulla retta ambiente. L’aria così miscelata è in grado <strong>di</strong> portare l’ambiente alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

temperatura ed umi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> progetto.<br />

Figura 203: Carico termico della trasformazione MD<br />

In Figura 203 si hanno i valori del calore sensibile e totale della trasformazione (carico ambiente)<br />

MD sopra citata.<br />

Regolazione negli impianti misti<br />

Un elemento importante e fondamentale per il corretto funzionamento degli impianti misti è la<br />

regolazione elettronica. Si osservi che le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> immissione dell’aria primaria (punto J della<br />

Figura 204)sono comuni a tutti gli ambienti e cioè la temperatura e l’umi<strong>di</strong>tà assoluta sono costanti. Le<br />

portate <strong>di</strong> aria primaria sono pari almeno alle portate fisiologiche richieste nei singoli ambienti. Ne<br />

consegue che sull’aria primaria possiamo agire poco se non in centrale <strong>di</strong> trattamento aria sul punto <strong>di</strong><br />

immissione comune. In qualche caso può convenire post-riscaldare localmente l’aria primaria immessa.<br />

Il funzionamento dei fan coil è regolato me<strong>di</strong>ante una valvola a tre vie miscelatrice che regola la<br />

temperatura dell’acqua in ingresso alla batteria (fredda o calda a seconda della stagione) in modo da far<br />

variare la temperatura <strong>di</strong> uscita dell’aria (punto B <strong>di</strong> Figura 204). Inoltre è anche possibile (nei fan coil con<br />

sistemi <strong>di</strong> controllo adeguati, ad esempio me<strong>di</strong>ante inverter sul motore) far variare la velocità della ventola dei fan<br />

coil per variare la portata <strong>di</strong> aria trattata.<br />

T<br />

J<br />

B<br />

I<br />

A<br />

Figura 204: Regolazione dei fan coil me<strong>di</strong>ante valvola a tre vie


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

354<br />

Figura 205: Regolazione estiva me<strong>di</strong>ante variazione della portata <strong>di</strong> FC<br />

Figura 206: Relazione estiva me<strong>di</strong>ante variazione delle con<strong>di</strong>zioni dell’aria primaria<br />

In Figura 205 si ha un esempio <strong>di</strong> regolazione estiva me<strong>di</strong>ante variazione della velocità della<br />

soffiante del fan coil (e quin<strong>di</strong> della portata d’aria da questo trattata) sia in aumento che in decremento.<br />

In Figura 206 si ha un esempio <strong>di</strong> regolazione estiva ottenuta facendo variare il punto <strong>di</strong><br />

immissione dell’aria primaria.<br />

Va osservato che nel caso in cui non si varino sia la portata trattata nei fan coil che il punto <strong>di</strong><br />

immissione dell’aria primaria allora si varia il calore sensibile fornito dal fan coil me<strong>di</strong>ante la variazione<br />

del punto <strong>di</strong> mescolamento dell’acqua fredda (in estate) o dell’acqua calda (in inverno) con la valvola a<br />

tre vie miscelatrice sia per effetto della variazione del carico interno dell’ambiente sia per variazione del<br />

punto <strong>di</strong> lavoro del termostato ambiente. In tutti i casi la regolazione termica me<strong>di</strong>ante la valvola<br />

miscelatrice a tre vie risulta fondamentale per il corretto utilizzo del sistema <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento misto<br />

In Figura 207 e in Figura 208 si hanno gli analoghi casi <strong>di</strong> regolazione invernale sia me<strong>di</strong>ante<br />

variazione <strong>di</strong> portata dei fan coil che del punto <strong>di</strong> immissione dell’aria primaria.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

355<br />

Figura 207: Regolazione invernale me<strong>di</strong>ante variazione della portata del fan coil<br />

Figura 208: Regolazione invernale me<strong>di</strong>ante variazione della temperatura dell’aria primaria<br />

Tipologie <strong>di</strong> installazione delle UTA dell’aria primaria all’interno degli ambienti<br />

I fan coil possono essere <strong>di</strong> vario tipo, come più volte accennato: ad esempio possono essere<br />

appoggiati su pavimento, pensili, a soffitto e quin<strong>di</strong> consentono un’ampia tipologia <strong>di</strong> installazione.<br />

Le unità <strong>di</strong> aria primaria sono canalizzabili e pertanto possono presentare <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

installazione per il cronico problema <strong>di</strong> mancanza <strong>di</strong> spazi per i canali <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione.<br />

Nelle figure seguenti si hanno esempi vari <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> queste unità all’interno degli<br />

ambienti. Inoltre l’UTA deve provvedere:<br />

⋅ Al controllo in<strong>di</strong>retto dell’umi<strong>di</strong>tà relativa dell’ambiente in caso <strong>di</strong> climatizzazione invernale;<br />

⋅<br />

Al controllo in<strong>di</strong>retto dell’umi<strong>di</strong>tà relativa dell’ambiente in caso <strong>di</strong> climatizzazione estiva;


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

356<br />

⋅<br />

⋅<br />

Controllo sulla filtrazione dell’aria <strong>di</strong> rinnovo con mantenimento in<strong>di</strong>retto del massimo valore<br />

<strong>di</strong> polverosità;<br />

Rimozione degli inquinanti ambiente con la massima efficienza possibile;<br />

⋅ Garantire la privacy evitando <strong>di</strong>rette comunicazioni fra gli ambienti 86 ;<br />

⋅<br />

⋅<br />

Non incrementare la rumorosità <strong>di</strong> fondo;<br />

Non creare fasti<strong>di</strong>ose correnti d’aria per effetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> velocità relative e <strong>di</strong><br />

temperature.<br />

Figura 209: Disposizione dei fan coil canalizzati<br />

Figura 210: Disposizione dei fan coil canalizzati<br />

86 Il suono prodotto in un ambiente viene facilmente trasmesso attraverso i canali, come attraverso una sorta <strong>di</strong><br />

guida d’onda, e così <strong>di</strong>ffuso negli altri ambienti. Per evitare questi effetti <strong>di</strong> by pass acustici occorre progettare con cura i<br />

canali, inserendo all’interno opportune trappole acustiche.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

357<br />

Figura 211: Disposizione dei fan coil canalizzati<br />

Figura 212: Disposizione dei fan coil canalizzati<br />

Figura 213: Disposizione dei fan coil canalizzati


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

358<br />

Figura 214: Disposizione dei fan coil canalizzati<br />

Pressurizzazione dell’e<strong>di</strong>ficio<br />

La pressurizzazione dell’e<strong>di</strong>ficio è ottenuta me<strong>di</strong>ante un’immissione dell’aria a pressione superiore<br />

a quella interna degli ambienti. Quest’operazione consente <strong>di</strong>:<br />

⋅ controllare la trasmigrazione dell’aria tra ambienti;<br />

⋅<br />

controllare l’infiltrazione dell’aria dall’esterno.<br />

Controllo termico degli ambienti<br />

Il controllo termico degli ambienti, scopo fondamentale dell’impianto <strong>di</strong> climatizzazione, ha lo<br />

scopo <strong>di</strong>:<br />

⋅ Integrare o detrarre i carichi <strong>di</strong> energia termica nelle mezze stagioni;<br />

⋅<br />

⋅<br />

Caratterizzare le zone a <strong>di</strong>verso fattore termico con richiesta contemporanea <strong>di</strong> caldo e <strong>di</strong> freddo;<br />

Integrare il funzionamento dei ventilconvettori nelle stagioni <strong>di</strong> massima richiesta energetica.<br />

15.15.2 CRITERI DI PROGETTO PER GLI IMPIANTI MISTI<br />

Con questa tipologia <strong>di</strong> impianti si ha il seguente bilancio del carico sensibile:<br />

Q = mɺ c t − t + Q<br />

[191]<br />

( )<br />

S aI p ai aI FC<br />

ove si ha il simbolismo:<br />

Q s carico sensibile della zona i.esima;<br />

mɺ<br />

aI<br />

portata d’aria primaria nella zona i.esima;<br />

t aI temperatura dell’aria primaria <strong>di</strong> immissione;<br />

t ai temperatura dell’aria nella i.esima zona.<br />

flusso termico ceduto dai fan coil.<br />

Q FC<br />

Per il bilancio del vapor d’acqua si ha l’equazione:<br />

G = mɺ x − x<br />

[192]<br />

( )<br />

V aI i I<br />

ove si ha:<br />

G v produzione <strong>di</strong> vapore nella i.esima zona;<br />

x I umi<strong>di</strong>tà specifica dell’aria primaria <strong>di</strong> immissione;<br />

x i umi<strong>di</strong>tà specifica della i.esima zona.<br />

Le due equazioni consentono una progettazione flessibile degli impianti misti.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

359<br />

La [191] ci <strong>di</strong>ce che il carico sensibile <strong>di</strong> una zona può essere sod<strong>di</strong>sfatto in infiniti mo<strong>di</strong> a<br />

seconda della sud<strong>di</strong>visione degli adden<strong>di</strong> a secondo membro, cioè a seconda <strong>di</strong> quanto si vuole<br />

attribuire all’aria e quanto all’acqua.<br />

Di solito si fa in modo <strong>di</strong> inviare una portata <strong>di</strong> aria primaria pari a quella <strong>di</strong> solo ricambio<br />

fisiologico e nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> temperatura minima possibile a seconda della batteria fredda.<br />

Ciò, naturalmente, non consente sempre un controllo ottimale dell’umi<strong>di</strong>tà interna delle zone,<br />

come si è osservato anche per gli impianti a doppio condotto.<br />

L’aria primaria fornisce il carico latente:<br />

Q = mɺ x − x r [193]<br />

( )<br />

L aI i I<br />

mentre ai fan coil si lascia il carico sensibile secondo la [191].<br />

15.15.3 CRITERI DI PROGETTO DEI VENTILCONVETTORI<br />

I ventilconvettori (fan coil) hanno lo scopo <strong>di</strong> controllare la temperatura ambiente invernale ed<br />

estiva con tolleranze ristrette (±2 °C) rispetto al valore <strong>di</strong> progetto. Le norme UNI 10339 stabiliscono i<br />

seguenti valori delle temperature a bulbo secco: Inverno 20 °C, Estate 26 °C.<br />

Le velocità massime <strong>di</strong> variazione debbono essere ∆t bs < 1 °C/h. Queste unità debbono garantire<br />

anche una bassa rumorosità, in conformità alle norme UNI 8199/81 ed una buona flessibilità<br />

consentendo la personalizzazione delle aree con<strong>di</strong>zionate al fine <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare la massima parte degli<br />

utilizzatori. I ventilconvettori debbono anche avere controllo della velocità dell’aria, verificando i<br />

ricircoli ambiente me<strong>di</strong>ante una buona sensibilità della risposta. Le norme UNI 10339 definiscono i<br />

valori massimi delle velocità dell’aria ammessi nella zona occupata. Questi valori vanno commisurati<br />

agli altri (con<strong>di</strong>zioni termoigrometriche, abbigliamento, metabolismo, …) per garantire il benessere<br />

interno (ve<strong>di</strong> norma ISO 7730).<br />

Pertanto nel ciclo estivo il fan coil deve asportare il solo carico sensibile con l’aiuto dell’aria<br />

primaria e può essere <strong>di</strong>mensionato rispetto al carico <strong>di</strong> picco ed attribuendo una riduzione del carico al<br />

variare della velocità della ventola: 25% se <strong>di</strong>mensionato alla me<strong>di</strong>a velocità, 50% se <strong>di</strong>mensionato alla<br />

minima velocità. Per il corretto funzionamento e controllo delle con<strong>di</strong>zioni ambientali è necessaria una<br />

termoregolazione in centrale in relazione all’umi<strong>di</strong>tà ambiente. In particolare il preciso controllo della<br />

temperatura dell’acqua <strong>di</strong> mandata al valore <strong>di</strong> rugiada può consentire la deumi<strong>di</strong>ficazione saltuaria nel<br />

caso in cui si verifichi nell’ambiente un momentaneo apporto <strong>di</strong> calore latente. Il valore della<br />

temperatura dell’acqua influenza la resa sensibile del ventilconvettore.<br />

Scelta del ventilconvettore<br />

Come per tutte le unità terminali alimentate ad acqua calda e fredda si devono considerare più<br />

aspetti che influenzano la resa ed il risultato: in particolare occorre effettuare un’analisi dell’ambiente<br />

climatizzato e dell’apparecchio utilizzato. Per quanto riguarda l’ambiente le verifiche sono relative a:<br />

⋅ valutazione dei carichi (positivi e negativi) <strong>di</strong> picco e minimi;<br />

⋅<br />

⋅<br />

variazione dei carichi nel tempo intesa oltre che per le strutture anche per l’utilizzo<br />

dell’ambiente stesso da parte degli occupanti;<br />

qualità dei parametri controllati;<br />

⋅ quantità dei parametri controllati (temperatura, umi<strong>di</strong>tà relativa, velocità dell’aria, rumorosità, ..)<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

spazio occupato dall’apparecchiatura;<br />

possibilità <strong>di</strong> ispezione e <strong>di</strong> manutenzione perio<strong>di</strong>ca;<br />

flessibilità per possibile mo<strong>di</strong>fica sia degli spazi (pareti mobili) sia dei carichi interni (aumento<br />

dell’affollamento o <strong>di</strong> apparecchiature).


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

360<br />

La relazione per il calcolo del calore sensibile asportato è la seguente:<br />

Q = R ⋅C ⋅U ⋅ A⋅G ⋅ ∆t ⋅ F<br />

[194]<br />

S m c<br />

ove:<br />

Q S calore sensibile scambiato dalla batteria, W<br />

R numero dei ranghi della batteria,<br />

C fattore <strong>di</strong> condensazione,<br />

U coefficiente globale <strong>di</strong> scambio termico, W/m²K<br />

A superficie frontale della batteria, m²<br />

∆t m <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura me<strong>di</strong>a logaritmica dato da:<br />

∆t1 − ∆t2<br />

∆ tm<br />

=<br />

∆t1<br />

ln<br />

∆t2<br />

[195]<br />

F c fattore <strong>di</strong> contatto normalmente pari a 0.7<br />

G portata dell’aria da trattare, L/s.<br />

Per l’asportazione del carico latente andrà verificata la reale deumi<strong>di</strong>ficazione dell’aria ambiente e<br />

i relativi costi energetici. Occorre anche verificare la corretta esecuzione dello scarico della condensa.<br />

15.16 CONFRONTO FRA LE TIPOLOGIE IMPIANTISTICHE<br />

In riferimento alla norma UNI 10339 vengono ora confrontate le tipologie impiantistiche sin qui<br />

esaminate avendo <strong>di</strong> mira: le funzioni svolte, le modalità <strong>di</strong> funzionamento, la localizzazione dei<br />

trattamenti. Inoltre nel confronto occorre sempre considerare anche il comfort generato e quin<strong>di</strong> il<br />

voto me<strong>di</strong>o previsto (PMV) che ogni tipologia <strong>di</strong> impianto è in grado <strong>di</strong> ottenere nonché il costo<br />

energetico e <strong>di</strong> gestione che essi forniscono.<br />

15.16.1 CARATTERISTICHE DEGLI IMPIANTI AD ARIA<br />

Rientrano in questa tipologia gli impianti centralizzati comprendenti:<br />

⋅ Impianti a portata costante e temperatura variabile;<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Impianti a portata variabile 87 e temperatura costante;<br />

Impianti multizona;<br />

Impianti con post riscaldamento ambiente,…<br />

Per quanto riguarda il tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione o unità terminali utilizzate si hanno alcune<br />

<strong>di</strong>fferenziazioni (bocchette, casette <strong>di</strong> miscelazione, unità lineari, …) che pur tuttavia non comportano<br />

variazioni tipologiche. Questi impianti vanno bene per:<br />

⋅ Gran<strong>di</strong> aree;<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Per risolvere specifiche problematiche <strong>di</strong> settore in relazione a temperatura o umi<strong>di</strong>tà, purezza<br />

dell’aria;<br />

Ambienti industriali;<br />

Impianti con trattamento centralizzato della sola aria primaria e successivo trattamento finale<br />

locale.<br />

87 Si tratta <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> nuovo sviluppo nei quali viene fatta variare la portata d’aria nei canali agendo sulla velocità<br />

della ventola. Essi consentono <strong>di</strong> ottenere sensibili economie energetiche e si stanno affermando soprattutto negli USA.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

361<br />

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⋅<br />

Vantaggi presentati<br />

Possiamo così riassumere i vantaggi:<br />

Collocazione centralizzata <strong>di</strong> tutti i componenti principali;<br />

Conseguente facilità <strong>di</strong> manutenzione centralizzata in spazi tecnologici <strong>di</strong> norma ampli e ben<br />

accessibili (centrali termiche);<br />

Non richiede interventi nelle zone <strong>di</strong> lavoro;<br />

Maggiore possibilità <strong>di</strong> sfruttamento del free cooling;<br />

Facile adattabilità al recupero <strong>di</strong> calore;<br />

E’ possibile avere gran<strong>di</strong> portate <strong>di</strong> aria <strong>di</strong> rinnovo;<br />

Consente cambi stagionali automatici;<br />

Consente il controllo <strong>di</strong> tutti i parametri del benessere ambientale (temperatura, umi<strong>di</strong>tà,<br />

velocità dell’aria, rumorosità).<br />

Svantaggi presentati<br />

Richiede spazio ad<strong>di</strong>zionale per i canali d’aria, solitamente ingombranti;<br />

Richiede energia ad<strong>di</strong>zionale per le zone perimetrali o per spazi a fattore termico <strong>di</strong>fferente o<br />

durante le ore <strong>di</strong> non occupazione dei locali (a meno <strong>di</strong> non usare impianti a portata d’aria<br />

variabile);<br />

Difficoltà <strong>di</strong> bilanciamento per l’estensione e complessità delle reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria;<br />

Necessità <strong>di</strong> accesso agli apparecchi terminali (cassette <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione, ….);<br />

Aria <strong>di</strong> rinnovo non convogliabile ai singoli ambienti in funzione delle loro esigenze temporali;<br />

Difficoltoso controllo della temperatura nei singoli ambienti. Si può pensare <strong>di</strong> aggiungere una<br />

batteria <strong>di</strong> post riscaldamento con valvola a tre vie a monte delle bocchette <strong>di</strong> mandata in modo<br />

che ogni utente possa cambiare il valore del set point. In ogni caso non si può annullare la<br />

mandata dell’aria senza sconvolgere l’equilibratura dell’intera rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria;<br />

Controllo parziale dell’umi<strong>di</strong>tà relativa nei singoli ambienti.<br />

15.16.2 CARATTERISTICHE DEGLI IMPIANTI MISTI ARIA-ACQUA<br />

Questa categoria <strong>di</strong> impianti comprende:<br />

⋅ Impianti ad aria primaria centralizzata e ventilconvettori;<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Impianti ad aria primaria centralizzata e termoventilanti;<br />

Impianti ad aria primaria centralizzata e pannelli ra<strong>di</strong>anti.<br />

L’uso è <strong>di</strong> norma in<strong>di</strong>rizzato per:<br />

Complessi <strong>di</strong> uffici <strong>di</strong> piccole, me<strong>di</strong>e e gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni;


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

362<br />

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⋅<br />

Piccoli ambienti ad uso non continuativo e a bassa contemporaneità <strong>di</strong> utilizzo;<br />

Centri commerciali;<br />

Centri polifunzionali;<br />

Alberghi;<br />

Ospedali, Case <strong>di</strong> cura e <strong>di</strong> ricovero;<br />

Impianti con trattamento locale.<br />

Vantaggi presentati<br />

Consente il controllo della temperatura <strong>di</strong> ogni locale;<br />

A una buona flessibilità con <strong>di</strong>fferenti con<strong>di</strong>zioni operative;<br />

Richiede poco spazio per la <strong>di</strong>stribuzione;<br />

Richiede minor spazio per le apparecchiature centralizzate per l’aria primaria;<br />

Risparmia potenza usando acqua anziché aria;<br />

Può eliminare possibili contaminazioni da flussi incrociati;<br />

Risolve bene i problemi della sud<strong>di</strong>visione degli spazi interni svincolandosi dalla fase<br />

progettuale.<br />

Svantaggi presentati<br />

Basse quantità <strong>di</strong> aria primaria rendono <strong>di</strong>fficile, nel sistema a due tubi, un appropriato controllo<br />

dei parametri nelle mezze stagioni;<br />

Il cambiamento inverno/estate o per <strong>di</strong>verse esposizioni a notevole carico termico esterno può<br />

essere <strong>di</strong>fficoltoso;<br />

La regolazione tende ad essere più complessa ed onerosa rispetto ad altri sistemi dovendo<br />

intervenire su più unità terminali;<br />

Non è adatto a risolvere applicazioni con gran<strong>di</strong> portate d’aria <strong>di</strong> espulsione;<br />

Elevati punti critici da controllare <strong>di</strong>slocati su tutti i locali;<br />

Elevato costo <strong>di</strong> gestione nel caso <strong>di</strong> unità terminali a ventilconvettore;<br />

Difficoltà <strong>di</strong> mantenimento <strong>di</strong> una elevata efficienza dei terminali;<br />

Non garantisce l’eliminazione <strong>di</strong> zone morte in ambiente;<br />

Difficoltà a controllare la velocità dell’aria negli ambienti.<br />

Si osservi che alcune delle in<strong>di</strong>cazioni in<strong>di</strong>cate negli svantaggi sono in<strong>di</strong>pendenti dalle scelte<br />

progettuali (apparecchiature selezionate) e possono essere risolte con selezioni più costose.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

363<br />

15.16.3 CARATTERISTICHE DEGLI IMPIANTI AD ACQUA ED AUTONOMI<br />

Sono impianti <strong>di</strong> larghissima <strong>di</strong>ffusione caratterizzati per l’unità terminale che può essere:<br />

⋅ Ventilconvettori;<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Pannelli ra<strong>di</strong>anti;<br />

Termoventilanti.<br />

La loro classificazione può essere:<br />

Gruppi autonomi monoblocco ad espansione <strong>di</strong>retta, ad esempio i con<strong>di</strong>zionatori a finestra;<br />

Gruppi autonomi split system ad espansione <strong>di</strong>retta.<br />

La <strong>di</strong>fferenziazione degli impianti può anche essere effettuata per tipologia del fluido<br />

condensante (aria, acqua) e per l’ubicazione dello stesso impianto (all’interno o all’esterno).<br />

Vantaggi degli impianti ad acqua<br />

⋅<br />

Massima flessibilità per l’adattamento a configurazioni <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici, soprattutto esistenti o<br />

ristrutturati, a <strong>di</strong>verso fattore termico;<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

E’ uno dei sistemi a minor costo iniziale;<br />

Ha un sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione semplice;<br />

Basso potenziale <strong>di</strong> contaminazione fra gli ambienti;<br />

Controllo della temperatura in ogni locale con veloce risposta alle variazioni <strong>di</strong> carico;<br />

Facile commutazione estate/inverno.<br />

Svantaggi degli impianti ad acqua<br />

Controllo inadeguato dell’umi<strong>di</strong>tà interna;<br />

Non consente un adeguato controllo dei ricambi d’aria;<br />

Effetti antiestetici delle prese d’aria sulle facciate;<br />

Necessità <strong>di</strong> manutenzione ed assistenza nei locali con<strong>di</strong>zionati;<br />

Necessità <strong>di</strong> pulizia <strong>di</strong> filtri, batterie e scarichi per evitare la crescita <strong>di</strong> batteri;<br />

Numero elevato <strong>di</strong> punti critici da controllare in tutti i locali;<br />

Manutenzione elevata dei terminali, specialmente nei ventilconvettori;<br />

Difficoltà nel mantenere efficienze elevate nei terminali;<br />

Non garantisce l’eliminazione <strong>di</strong> zone morte in ambiente e velocità d’aria controllate.<br />

Necessità <strong>di</strong> regolazione con valvola a tre vie nei singoli ventilconvettori.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

364<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Vantaggi per gli impianti autonomi<br />

Controllo in ogni locale della temperatura in riscaldamento e in raffrescamento;<br />

Permettono <strong>di</strong> risolvere problemi <strong>di</strong>fferenti fra ambienti <strong>di</strong>versi;<br />

Offre la massima personalizzazione per ciascun ambiente;<br />

Consente la massima autonomia dell’utilizzatore.<br />

Svantaggi degli impianti autonomi<br />

Possibilità limitate <strong>di</strong> opzioni per <strong>di</strong>mensioni e regolazioni;<br />

Limitate possibilità per alti e bassi valori dell’umi<strong>di</strong>tà relativa;<br />

Problemi <strong>di</strong> rumorosità immessa negli ambienti;<br />

Impatto negativo dell’estetica per le facciate degli e<strong>di</strong>fici;<br />

Pongono vincoli nell’arredo e nella sistemazione interna degli ambienti (ad esempio occupando<br />

le finestre o le porte vetrate);<br />

Maggiori costi <strong>di</strong> funzionamento;<br />

Maggiori costi <strong>di</strong> manutenzione;<br />

Manutenzione delle apparecchiature in locali occupati.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

365<br />

16 COMPONENTI PRINCIPALI DI IMPIANTO<br />

Gli impianti <strong>di</strong> riscaldamento possono essere <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>verso a seconda della destinazione d’uso<br />

degli e<strong>di</strong>fici, del fluido termovettore utilizzato, dal costo e quin<strong>di</strong> dalla qualità che si desidera avere.<br />

Ogni impianto <strong>di</strong> riscaldamento o <strong>di</strong> raffrescamento è composto <strong>di</strong> tre sezioni fondamentali:<br />

Sezione <strong>di</strong> produzione dell’energia ⇒ Sezione <strong>di</strong> trasporto dell’energia ⇒ Sezione <strong>di</strong> scambio<br />

Ciascuna <strong>di</strong> esse ha caratteristiche costruttive e progettuali proprie. In ogni caso è da tenere<br />

presente che l’obiettivo finale <strong>di</strong> riscaldare o raffrescare gli ambienti si raggiunge solamente se tutte e tre<br />

la sezioni sono congruenti e correttamente progettate. Non basta, ad esempio, produrre in caldaia<br />

l’energia necessaria per il riscaldamento ma occorre anche trasportare tutta l’energia prodotta a<br />

destinazione e fare in modo che i terminali, ad esempio i ra<strong>di</strong>atori, la cedano agli ambienti.<br />

Se si sotto<strong>di</strong>mensiona una <strong>di</strong> queste sezioni tutto l’impianto funzionerà male o non funzionerà<br />

affatto. E non si deve pensare che il sovra<strong>di</strong>mensionare le sezioni sia un bene, in genere si ottiene un<br />

deca<strong>di</strong>mento della funzionalità complessiva soprattutto se il punto <strong>di</strong> lavoro effettivo è molto al <strong>di</strong> sotto<br />

delle singole potenzialità.<br />

Avviene, infatti, che il ren<strong>di</strong>mento dei componenti (pompe, regolazione, generatori, terminali,...)<br />

non sia ottimale per tutto un grande intervallo bensì in un range ristretto 88 e pertanto il<br />

sovra<strong>di</strong>mensionamento porta spesso al malfunzionamento dell’impianto nella sua globalità.<br />

In linea <strong>di</strong> massima possiamo qui classificare gli impianti secondo tre caratteristiche:<br />

1. Tipo <strong>di</strong> generatore <strong>di</strong> calore utilizzato: a gasolio, a gas, elettrico;<br />

2. Tipo <strong>di</strong> flui<strong>di</strong> termovettore utilizzato: ad acqua, ad aria, misto.<br />

3. Tipo <strong>di</strong> terminali utilizzati: ra<strong>di</strong>atori, termoconvettori, pannelli ra<strong>di</strong>anti.<br />

Seguiranno alcune brevi note descrittive, soprattutto <strong>di</strong> tipo qualitativo, sulle tipologie<br />

impiantistiche, sulle problematiche d’uso, <strong>di</strong> gestione e <strong>di</strong> installazione. I criteri progettuali saranno ora<br />

brevemente <strong>di</strong>scussi.<br />

16.1 TIPOLOGIA DI GENERATORI TERMICI<br />

In base alla precedente classificazione la scelta del tipo <strong>di</strong> generatore è fondamentale per<br />

l’impianto <strong>di</strong> riscaldamento. Le tipologie più comuni fanno uso <strong>di</strong> combustibili fossili e/o <strong>di</strong> energia<br />

elettrica. Ve<strong>di</strong>amo brevemente le caratteristiche salienti <strong>di</strong> ciascun tipo.<br />

16.1.1 GENERATORI A GASOLIO<br />

Si tratta del tipo più <strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong> generatore <strong>di</strong> calore. Esso è costituito da una caldaia, da un<br />

bruciatore e da un serbatoio per il gasolio. Ha buone caratteristiche d’uso: ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> combustione<br />

elevati, specialmente nelle caldaie <strong>di</strong> nuova generazione, buona regolazione, bassi costi <strong>di</strong> installazione e<br />

88 Ad esempio per una pompa il punto <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> pende dalla portata <strong>di</strong> fluido e dalle per<strong>di</strong>te totali agli attacchi della<br />

stessa ed è dato dall’intersezione della curva caratteristica della pompa con la curva delle per<strong>di</strong>te totali, entrambe <strong>di</strong> tipo<br />

quadratico ma a concavità opposta (ve<strong>di</strong> §17.11). Se la rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione è sovra<strong>di</strong>mensionata si hanno minori per<strong>di</strong>te e<br />

ciò provoca lo spostamento del punto <strong>di</strong> lavoro verso il basso della curva caratteristica della pompa e quin<strong>di</strong> in una zona dove<br />

il ren<strong>di</strong>mento della stessa scende al <strong>di</strong> sotto dei valori usuali (η >0.8)). Lo stesso accade se si sceglie una pompa <strong>di</strong><br />

circolazione molto più potente rispetto alle necessità della rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione: la curva caratteristica della pompa si innalza<br />

mentre la parabola dei carichi resta bassa e il punto <strong>di</strong> lavoro risulta basso, ancora con ren<strong>di</strong>mento inferiore a 0.8.<br />

Ragionamento simile a quello fatte per le pompe si può fare per i generatori <strong>di</strong> calore: scegliere una caldaia molto più<br />

potente <strong>di</strong> quella necessaria significa avere regimi <strong>di</strong> funzionamento ridotti con alternanze frequenti <strong>di</strong> accensione e<br />

spegnimento del bruciatore. Il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> combustione comunque scende al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> quello nominale (cioè<br />

corrispondenza alla piena potenzialità della caldaia) con grave pregiu<strong>di</strong>zio per il funzionamento globale dell’impianto. A<br />

questo proposito si osserva che la L. 10/91 prescrive anche un ren<strong>di</strong>mento limite delle caldaie per il funzionamento a<br />

potenza ridotta. I terminali (ad esempio i ra<strong>di</strong>atori) sono progettati per funzionare al meglio nelle con<strong>di</strong>zioni nominali <strong>di</strong><br />

progetto per cui sovra<strong>di</strong>mensionare i ra<strong>di</strong>atori porta ad avere una minore temperatura superficiale degli stessi e quin<strong>di</strong> una<br />

resa termica inferiore a quella nominale.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

366<br />

<strong>di</strong> manutenzione, buona affidabilità e tecnologia <strong>di</strong>ffusamente conosciuta (e quin<strong>di</strong> facile reperibilità<br />

della mano d’opera) e buona economia <strong>di</strong> esercizio.<br />

Gli spazi necessari per la centrale termica sono stabiliti da apposite norme tecniche pubblicate<br />

dall’UNI. Per potenzialità superiore ai 35 kW occorre anche ottenere un Nulla Osta da parte dei Vigili<br />

del Fuoco. Architettonicamente occorre prevedere la porta <strong>di</strong> accesso alla centrale termica a cielo<br />

aperto (per necessità dei VV.FF) e la localizzazione del serbatoio <strong>di</strong> combustibile in modo che siano<br />

facilmente espletabili le operazioni <strong>di</strong> scarico del carburante.<br />

Figura 215: Schema <strong>di</strong> una caldaia alimentata a gasolio per flui<strong>di</strong> <strong>di</strong>atermici<br />

In Figura 215 si ha lo spaccato <strong>di</strong> una moderna caldaia a gasolio per flui<strong>di</strong> <strong>di</strong>atermici 89 nella quale<br />

sono visibili sia i percorsi dei fumi e dei flui<strong>di</strong> riscaldati che gli organi <strong>di</strong> controllo. Il bruciatore montato<br />

nella caldaia garantisce la cessione <strong>di</strong> energia al fluido. In Figura 216 si ha la foto <strong>di</strong> una moderna caldaia<br />

del tipo a mantello in acciaio: nella parte a destra si ha l’apertura dello sportello con la vista dei tubi <strong>di</strong><br />

fumo interni. In Figura 217 si ha lo schema costruttivo <strong>di</strong> una caldaia con elementi in ghisa.<br />

Questo tipo <strong>di</strong> generatore è utilizzato quasi esclusivamente per il riscaldamento <strong>di</strong> condomini e/o<br />

<strong>di</strong> gran<strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici pubblici, meno frequentemente per il riscaldamento <strong>di</strong> abitazioni singole (villette o<br />

appartamenti isolati). Normalmente la rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione del fluido vettore è ad acqua e quin<strong>di</strong> le<br />

esigenze <strong>di</strong> spazio da questa occupato sono ridotte. I terminali possono essere <strong>di</strong> qualunque tipo.<br />

La selezione dei generatori a gasolio si effettua me<strong>di</strong>ante i cataloghi forniti dai costruttori nei quali<br />

sono in<strong>di</strong>cati <strong>di</strong>versi parametri funzionali fra i quali:<br />

⋅ La potenzialità resa all’acqua (cioè quella fruibile realmente), (W)<br />

⋅<br />

La potenzialità al focolare, cioè dovuta alla combustione del gasolio da parte del bruciatore, (W)<br />

89 I flui<strong>di</strong> <strong>di</strong>atermici sono particolari oli in grado <strong>di</strong> riscaldarsi a temperature superiori a 100 °C senza raggiungere il<br />

punto <strong>di</strong> vaporizzazione. Essi sono utilizzati in impianti nei quali la temperatura del fluido <strong>di</strong> lavoro deve essere maggiore <strong>di</strong><br />

100 °C senza ricorrere alla pressurizzazione.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

367<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Il ren<strong>di</strong>mento globale del generatore (rapporto fra le due precedenti potenzialità) che deve<br />

essere conforme alla [127];<br />

Le <strong>di</strong>mensioni reali del generatore <strong>di</strong> calore;<br />

I <strong>di</strong>ametri degli attacchi dell’acqua,<br />

Il <strong>di</strong>ametro della canna fumaria.<br />

Figura 216: Esempio <strong>di</strong> caldaia a mantello in acciaio


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

368<br />

Figura 217: Elementi <strong>di</strong> una caldaia in ghisa


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

369<br />

Tabella 94: Dati caratteristici per una caldaia in acciaio<br />

In Tabella 94 si ha un esempio <strong>di</strong> catalogo commerciale per le caldaie in acciaio del tipo viste in<br />

precedenza.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

370<br />

16.1.2 GENERATORI A GAS<br />

Con la <strong>di</strong>ffusione del gas metano si sta assistendo ad una buona <strong>di</strong>ffusione delle caldaie<br />

alimentate a gas. Normalmente si tratta <strong>di</strong> generatori <strong>di</strong> piccola taglia, adatti al riscaldamento<br />

unifamiliare o <strong>di</strong> piccoli condomini e non richiedono particolari autorizzazioni dei VV.FF. Proprio<br />

questa caratteristica, unitamente alle ridotte <strong>di</strong>mensioni e quin<strong>di</strong> facilità <strong>di</strong> installazione anche in un<br />

balcone, sta contribuendo alla <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> questi generatori per singole utenze.<br />

I ren<strong>di</strong>menti sono buoni, specialmente nei modelli più recenti, l’esercizio è quasi del tutto<br />

automatizzato dalle installazioni monoblocco. Presentano qualche pericolosità se installate all’interno<br />

degli appartamenti a causa del consumo d’aria <strong>di</strong> combustione che, se non rinnovata, può portare alla<br />

formazione del monossido <strong>di</strong> carbonio, altamente pericoloso perché mortale.<br />

La rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione del fluido termovettore è, <strong>di</strong> solito, ad acqua con terminali del tipo a<br />

ra<strong>di</strong>atori o termoconvettori. Si fa osservare che la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> queste piccole caldaie può portare ad<br />

una <strong>di</strong>minuzione globale del ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> combustione rispetto a quello ottenibile con un generatore<br />

unico a gasolio. La tendenza al controllo personalizzato del proprio impianto <strong>di</strong> riscaldamento induce<br />

alla <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> caldaie a gas ma il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> 100 caldaie singole <strong>di</strong> un condominio<br />

non è lo stesso del ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un generatore unico <strong>di</strong> potenzialità termica equivalente.<br />

Spesso i singoli proprietari non effettuano la necessaria manutenzione e quin<strong>di</strong> le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

esercizio spesso non sono ottimali. Inoltre i <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti termici (dovute al mantello e ai fumi) sono<br />

certamente superiori. Stranamente in Italia si sta avendo un’evoluzione positiva per il riscaldamento<br />

monoutente mentre in altre nazioni, ve<strong>di</strong> ad esempio la Francia, si ha una tendenza opposta che porta a<br />

sostituire le caldaie singole con un impianto centralizzato, più economico nell’esercizio e<br />

nell’installazione. Le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> gestione personalizzata del periodo <strong>di</strong> riscaldamento giornaliero, che è<br />

l’unico motivo ancora valido per la preferenza delle caldaie singole, è oggi superata, nei nuovi impianti,<br />

con la contabilizzazione elettronica dell’energia termica consumata per il riscaldamento.<br />

In pratica la L. 10/91 prevede che, in caso <strong>di</strong> uso condominiale, ci sia la contabilizzazione<br />

dell’energia termica me<strong>di</strong>ante un semplice entalpimetro 90 e che quin<strong>di</strong> ciascun utente paghi in relazione al<br />

consumo vero <strong>di</strong> energia termica e non in base a quote millesimali fittizie. Ciò rende del tutto inutile<br />

l’imposizione <strong>di</strong> perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> riscaldamento unici per tutti i condomini poiché si può sempre avere il<br />

generatore in funzione (soprattutto nelle zone climatiche più fredde, dalla C in poi) ed attivare i singoli<br />

impianti condominiali (ciascuno con alimentazione in<strong>di</strong>pendente) nelle ore nelle quali si desidera avere<br />

il riscaldamento.<br />

Naturalmente è facile avere questa flessibilità per i nuovi impianti, progettati già in funzione della<br />

contabilizzazione e della flessibilità <strong>di</strong> esercizio. Per i vecchi impianti risulta <strong>di</strong>fficile intervenire se non<br />

con costi elevati <strong>di</strong> installazione e riadattamento. L’uso del gas può anche essere ammesso per gran<strong>di</strong><br />

centrali termiche, in sostituzione del gasolio. Si ha il risparmio del serbatoio <strong>di</strong> combustibile ed una<br />

maggiore facilità <strong>di</strong> esercizio. L’installazione dei bruciatori a gas richiede una maggiore attenzione<br />

progettuale. Il gas può essere utilizzato anche per far marciare le macchine ad assorbimento sia per il<br />

riscaldamento che per il con<strong>di</strong>zionamento estivo. Si tratta, invero, <strong>di</strong> impianti particolari e non molto<br />

<strong>di</strong>ffusi in Italia. La selezione dei generatori a gas viene effettuata ancora su catalogo, come in<strong>di</strong>cato per i<br />

generatori a gasolio. Per potenzialità piccole (abitazioni unifamiliari) spesso si ha un esubero che può<br />

essere utilizzato per la produzione <strong>di</strong> acqua sanitaria.<br />

Particolare attenzione deve essere prestata alla ventilazione della centrale termica sia per garantire<br />

il buon funzionamento del bruciatore a gas che per con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sicurezza, in particolare per generatori<br />

unifamiliari.<br />

90 L’entalpimetro è un semplice apparecchio misuratore costituito da due termosonde inserite nella tubazione <strong>di</strong><br />

mandata e <strong>di</strong> ritorno dell’acqua <strong>di</strong> riscaldamento, da una turbinetta per la misura della portata dell’acqua calda e da uno<br />

strumento integratore (anche meccanico ma la <strong>di</strong>ffusione dell’elettronica ha portato ad avere strumenti elettronici più<br />

zτ<br />

ɺ<br />

pb i ug τ<br />

τ 1<br />

2<br />

economici) che effettua l’integrale Q = mc t − t d<br />

della portata <strong>di</strong> massa ɺm per la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura fra ingresso e uscita dell’acqua.<br />

, cioè la somma continua fra gli istanti τ 1 e τ 2 del prodotto


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

371<br />

Figura 218: Caldaia Murale a gas – Configurazione Chiusa e Aperta<br />

1\2"<br />

ACQUA CALDA SANITARIA<br />

1\2"<br />

1\2"<br />

V<br />

1\2"<br />

GRUPPO DI CARICO<br />

AUTOMATICO<br />

1\2"<br />

3\4"<br />

CIRCUITO MODUL<br />

ALIMENTAZIONE GAS<br />

ALIMENTAZIONE IDRICA<br />

Figura 219: Schema funzionale <strong>di</strong> una caldaia murale a gas


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

372<br />

In Figura 218 si ha una vista <strong>di</strong> una caldaia murale a gas in configurazione chiusa e in<br />

configurazione aperta e si possono vedere all’interno gli organi principali quali il bruciatore, la pompa <strong>di</strong><br />

circolazione, gli organi <strong>di</strong> controllo e l’eventuale soffiante per i fumi se la caldaia è pressurizzata. In<br />

Figura 219 si ha lo schema funzionale <strong>di</strong> una caldaia murale a gas nel quale sono in<strong>di</strong>cati i collegamenti<br />

alla rete idrica <strong>di</strong> alimentazione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua calda (sia per il riscaldamento che per<br />

l’acqua sanitaria).<br />

16.1.3 CANNE FUMARIE<br />

Le canne fumarie rivestono un ruolo fondamentale e la loro progettazione è oggi regolamentata<br />

dalle norme UNI 9615, UNI 10640 e UNI 10641.<br />

Figura 220: Disposizione corrette <strong>di</strong> una canna fumaria<br />

Esse debbono garantire il corretto smaltimento dei fumi senza formazione <strong>di</strong> condensa e senza<br />

inquinare l’ambiente o influire sui vicini.<br />

La sezione minima <strong>di</strong> progetto è data dalla relazione:<br />

Q<br />

A = k<br />

[196]<br />

H<br />

ove:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

373<br />

Q è la potenzialità della caldaia, kW o kcal/h;<br />

H è l’altezza netta della canna fumaria, m<br />

A la sezione della canna fumaria, m 2 .<br />

Il fattore k <strong>di</strong>pende dal tipo <strong>di</strong> combustibile utilizzato:<br />

k=0.025 per combustibili soli<strong>di</strong>,<br />

k=0.015 per combustibili liqui<strong>di</strong>.<br />

Per caldaie pressurizzate (cioè con combustione ventilata e controllata da una ventola nel<br />

bruciatore) si sceglie k=0.01.<br />

Per caldaie a gas si hanno opportune tabelle in funzione della potenzialità della caldaia e<br />

dell’altezza H. L’altezza da considerare nella precedente relazione è quella netta data dalla <strong>di</strong>fferenza fra<br />

il <strong>di</strong>slivello comignolo – caldaia e 0.5 m per ogni curva lungo il percorso.<br />

Se le canne fumarie servono più impianti occorre garantire il corretto funzionamento <strong>di</strong> ciascuna<br />

caldaia senza riversamenti <strong>di</strong> fumi. In Figura 220 si ha lo schema <strong>di</strong> montaggio corretto <strong>di</strong> una canna<br />

fumaria: sono visibili in basso il tronchetto <strong>di</strong> ispezione con lo sportello apribile, gli ancoraggi, le curve<br />

e gli elementi terminali <strong>di</strong> protezione dalla pioggia.<br />

16.1.4 CENTRALI TERMICHE<br />

Le centrali termiche debbono ospitare le caldaie e molti dei componenti <strong>di</strong> impianto (pompe <strong>di</strong><br />

circolazione, vasi <strong>di</strong> espansione, organi <strong>di</strong> controllo, …) e pertanto debbono sod<strong>di</strong>sfare ad alcune regole<br />

sia <strong>di</strong>mensionali che funzionali. Le centrali termiche debbono sempre avere almeno una parete in<br />

comunicazione con il cielo aperto, debbono essere accessibili dai VV.FF. dall’esterno ed avere almeno<br />

una parete cedevole. Le <strong>di</strong>mensioni debbono essere tali da lasciare, attorno alla o alle caldaie ospitate,<br />

almeno 70 cm <strong>di</strong> spazio per la pulizia e la manutenzione ed una superficie capace <strong>di</strong> accettare tutte le<br />

apparecchiature presenti in modo da consentire, sempre, la manutenzione e la sostituzione dei<br />

componenti. Di solito si assegnano <strong>di</strong>mensioni minime che possono essere desunte dalla seguente<br />

tabella:<br />

Potenzialità Termica Superficie della Centrale Termica<br />

(kW) (kcal/h) (m 2 )<br />

116 100000 20<br />

232 200000 25<br />

464 400000 40<br />

696 600000 50<br />

1160 1000000 70<br />

Tabella 95: Dimensioni minime consigliate per le centrali termiche<br />

Le norme impongono che si utilizzino più generatori <strong>di</strong> calore se la potenzialità globale<br />

dell’impianto supera 464 kW (400000 kcal/h).<br />

L’altezza della centrale termica deve essere <strong>di</strong> almeno 2.5 m e le aperture <strong>di</strong> ventilazione debbono<br />

consentire la corretta combustione. Le <strong>di</strong>mensioni delle aperture <strong>di</strong>pendono dal tipo <strong>di</strong> combustibile<br />

utilizzato.<br />

In ogni caso non debbono aversi <strong>di</strong>mensioni inferiori ad 1/30 della superficie in pianta della<br />

centrale. Per potenzialità termica totale maggiore <strong>di</strong> 1160 kW (1000000 kcal/h) la superficie <strong>di</strong><br />

ventilazione deve essere almeno 1/20 della superficie in pianta del locale. Per caldaie alimentate a gas si<br />

impone che sia:<br />

P<br />

2<br />

SVP ( cm ) [197]<br />

100<br />

con P potenzialità del generatore in kcal/h. La <strong>di</strong>stanza fra pareti e caldaia a gas è incrementata ad<br />

un valore minimo <strong>di</strong> 1.30 m. La centrale termica non deve avere accessi da altri locali ma solo<br />

dall’esterno (consigliato) o da un <strong>di</strong>simpegno con almeno un lato attestato a cielo aperto ed aventi<br />

un’apertura senza serramenti verso l’esterno <strong>di</strong> almeno 0,5 m 2 .


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

374<br />

La centrale termica non deve essere sottostante a locali per comunità. Le porte della centrale<br />

termica debbono essere incombustibili ed autochiudenti.<br />

All’esterno della centrale deve essere posto un interruttore generale con sportello <strong>di</strong> vetro a<br />

rompere in modo da intercettare l’alimentazione <strong>di</strong> tutte le apparecchiature in caso <strong>di</strong> incen<strong>di</strong>o.<br />

16.1.5 GENERATORI ELETTRICI<br />

L’uso dell’energia elettrica per usi termici (riscaldamento ambientale) non è del tutto ortodosso in<br />

senso exergetico 91 ma sempre più spesso si ricorre ad essa per situazioni <strong>di</strong> comodo o dove non esistono<br />

impianti <strong>di</strong> riscaldamento tra<strong>di</strong>zionali (a gasolio e/o a gas).<br />

Si possono avere sostanzialmente due forme <strong>di</strong> utilizzo dell’energia elettrica: me<strong>di</strong>ante resistenze<br />

termiche o me<strong>di</strong>ante macchine frigorifere (che nel riscaldamento <strong>di</strong>vengono pompe <strong>di</strong> calore).<br />

L’uso <strong>di</strong> resistenze elettriche è oltremodo irrazionale e non giustificabile se non per usi saltuari e<br />

particolari: esso è costoso e poco efficiente.<br />

Per contro le stufe elettriche costano poco e non hanno problemi <strong>di</strong> installazione se non nella<br />

potenza elettrica massima al contatore. Un utilizzo più razionale ed efficiente dell’energia elettrica si ha<br />

con le pompe <strong>di</strong> calore : si tratta, in pratica, <strong>di</strong> macchine frigorifero a compressione <strong>di</strong> vapori saturi<br />

alimentate elettricamente e che funzionano a pompa <strong>di</strong> calore.<br />

In Figura 221 è riportato lo schema funzionale <strong>di</strong> una macchina frigorifera/pompa <strong>di</strong> calore e il<br />

ciclo ideale <strong>di</strong> riferimento. Alimentando elettricamente il compressore si ottiene freddo all’evaporatore e<br />

caldo (relativamente all’evaporatore) al condensatore.<br />

In Figura 222 si ha il layout impiantistico <strong>di</strong> un ciclo frigorifero: sono ben visibili il compressore e<br />

i due scambiatori <strong>di</strong> calore denominati condensatore e evaporatore.<br />

Pertanto se utilizziamo questa macchina ponendo l’evaporatore in corrispondenza <strong>di</strong> un serbatoio<br />

freddo (un lago, un grosso fiume, il mare, l’ambiente esterno) e il condensatore in corrispondenza <strong>di</strong> un<br />

ambiente da riscaldare allora il calore Q 2 sottratto dall’evaporatore più il lavoro L fornito al<br />

compressore si riversano, tramite il condensatore, nell’ambiente da riscaldare:<br />

Q = Q + L [198]<br />

1 2<br />

Quin<strong>di</strong> l’energia elettrica che forniamo al compressore <strong>di</strong>venta calore ambiente ma non solo<br />

questa poiché ad essa si somma anche Q 2 sottratto al serbatoio freddo.<br />

91 Si ricorda che l’exergia è la massima energia primaria utilizzabile per una data quantità <strong>di</strong> calore. Nel caso sorgenti<br />

ad elevata temperatura T (quale la temperatura <strong>di</strong> fiamma nei bruciatori delle caldaie) l’exergia è data da T E = Q<br />

F1 −<br />

a<br />

H T<br />

I ove<br />

K<br />

T a è la temperatura dell’ambiente e l’espressione in parentesi è il ren<strong>di</strong>mento ideale <strong>di</strong> una macchina <strong>di</strong> Carnot che opera fra<br />

queste temperature. Nelle caldaie a gasolio e a gas bruciamo combustibile pregiato capace <strong>di</strong> generare calore a temperature<br />

elevate (dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 1400°C) per poi degradarlo alla temperatura <strong>di</strong> 80÷90 °C per il riscaldamento degli ambienti. Il<br />

ren<strong>di</strong>mento exergetico (rapporto fra exergia utilizzata e quella massima ottenibile) <strong>di</strong> questo processo è bassissimo (qualche %) e<br />

questo ci induce a riflettere sul cattivo uso che stiamo ancora facendo dell’energia termica da combustibili fossili. Il ren<strong>di</strong>mento<br />

energetico (rapporto fra energia utilizzata e quella massima <strong>di</strong>sponibile) è però elevato, circa il 95%, nel senso che il 95%<br />

dell’energia termica generata (non si parla più <strong>di</strong> temperatura <strong>di</strong> utilizzo!) dalla caldaia è ceduta all’acqua <strong>di</strong> riscaldamento. Per<br />

l’energia elettrica le cose sono un po’ più complesse: nelle centrali elettriche viene bruciato combustibile fossile per ottenere<br />

energia meccanica utilizzata per gli alternatori elettrici che forniscono energia elettrica. Il ren<strong>di</strong>mento exergetico <strong>di</strong><br />

trasformazione è dell’or<strong>di</strong>ne del 35÷40% e quin<strong>di</strong> buono per le attuali tecnologie. Il ren<strong>di</strong>mento energetico è all’incirca eguale e<br />

pari a 35÷42% il che significa che riusciamo a convertire in energia elettrica circa il 40% dell’energia chimica dei combustibili<br />

fossili. L’energia che troviamo <strong>di</strong>sponile in casa nelle prese elettriche è ancora meno se teniamo conto delle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione nelle linee elettriche, nei trasformatori da alta a me<strong>di</strong>a e da questa a bassa tensione. Diciamo che circa il 33%<br />

dell’energia chimica iniziale è <strong>di</strong>sponibile nella prese elettriche <strong>di</strong> casa. Se utilizzassimo questa energia elettrica per alimentare<br />

delle normali stufe elettriche del tipo a resistenza (e quin<strong>di</strong> utilizzanti l’effetto Joule) allora cederemmo all’ambiente circa il<br />

33% dell’energia chimica <strong>di</strong>sponibile alla fonte nelle centrali elettriche e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> gran lunga percentualmente inferiore<br />

rispetto all’uso delle caldaie tra<strong>di</strong>zionali.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

375<br />

Figura 221: Schema <strong>di</strong> una macchina frigorifera e/o <strong>di</strong> una pompa <strong>di</strong> calore<br />

Il coefficiente <strong>di</strong> effetto utile della pompa <strong>di</strong> calore (detto anche COP coefficient of performance) è definito<br />

dalla relazione:<br />

Q1 Q2<br />

+ L<br />

ε ' = = = 1+<br />

ε<br />

L L<br />

[199]<br />

Q2<br />

ove è:<br />

ε =<br />

L<br />

Figura 222: Schema impiantistico <strong>di</strong> un ciclo frigorifero a vapori saturi<br />

I valori usuali <strong>di</strong> ε’ per le macchine commerciali oggi <strong>di</strong>sponibili vanno da circa 2 a circa 4 a<br />

seconda delle modalità <strong>di</strong> scambio termico nel condensatore e nell’evaporatore.<br />

A seconda del fluido <strong>di</strong> scambio (aria o acqua) si hanno valori minimi per le pompe aria-aria e<br />

massimi per le pompe <strong>di</strong> grossa potenzialità del tipo acqua-acqua.<br />

Si intuisce che avere un COP pari a 3 significa ottenere 3 kJ <strong>di</strong> energia termica nell’ambiente da<br />

riscaldare contro 1 kJ <strong>di</strong> energia elettrica impegnata per alimentare il compressore e quin<strong>di</strong> si ha un<br />

effetto <strong>di</strong> moltiplicazione dell’energia elettrica convertita in energia termica e ciò, in qualche modo,<br />

compensa la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> trasformazione dell’energia termica in elettrica effettuata nelle centrali elettriche.<br />

L’uso delle pompe <strong>di</strong> calore è allora razionale e certamente ammissibile rispetto all’uso delle semplici<br />

resistenze elettriche.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

376<br />

Figura 223: Funzionamento estivo <strong>di</strong> un ciclo frigorifero reversibile<br />

Oggi le pompe <strong>di</strong> calore si stanno <strong>di</strong>ffondendo notevolmente grazie alla possibilità <strong>di</strong> inversione<br />

rapida del funzionamento da estivo ad invernale e viceversa che viene effettuata me<strong>di</strong>ante una apposita<br />

cassetta <strong>di</strong> scambio. Ad esempio in Figura 223 si ha un normale ciclo frigorifero arai-aria in<br />

funzionamento estivo. In Figura 224 si ha lo stesso impianto in funzionamento invernale: si osservi<br />

come le funzioni del condensatore e dell’evaporatore siano state invertite me<strong>di</strong>ante la cassetta <strong>di</strong><br />

scambio senza dovere fisicamente scambiare le posizioni dei due scambiatori <strong>di</strong> calore.<br />

Le problematiche impiantistiche che le pompe <strong>di</strong> calore pongono sono <strong>di</strong>verse. Esse richiedono<br />

impianti elettrici <strong>di</strong> maggiore potenza installata e pertanto si ha un aggravio <strong>di</strong> costo anche nel canone<br />

mensile pagato all’Azienda Elettrica. Pertanto risulta più ragionevole pensare <strong>di</strong> avere impianti reversibili<br />

cioè capaci <strong>di</strong> fornire freddo in estate (con<strong>di</strong>zionamento) e caldo in inverno (riscaldamento a pompa <strong>di</strong><br />

calore). In quest’ottica gli impianti a pompa <strong>di</strong> calore risultano convenienti.<br />

Gli spazi occupati dalle pompe <strong>di</strong> calore è solitamente limitato e la rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione può<br />

essere sia ad acqua che ad aria. I terminali possono essere del tipo fan coil (cioè dei termoventilconvettori<br />

capaci <strong>di</strong> funzionare sia per il riscaldamento che per il con<strong>di</strong>zionamento) o delle Unità <strong>di</strong> trattamento aria<br />

(UTA) canalizzate o non. L’esercizio <strong>di</strong> queste macchine è oltremodo semplice e non richiede alcuna<br />

particolare attenzione. La regolazione è solitamente effettuata dalla stessa macchina e risulta molto<br />

efficiente (specialmente nei modelli più recenti che fanno uso <strong>di</strong> logica fuzzy). E’ bene tenere presente<br />

che quando si hanno reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione ad aria (quin<strong>di</strong> canali) gli spazi occupati da queste non sono<br />

trascurabili e debbono essere tenuti in debito conto in sede progettuale sia impiantistica che<br />

architettonica.<br />

Figura 224: Funzionamento invernale <strong>di</strong> un ciclo frigorifero reversibile


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

377<br />

Di regola i canali d’aria hanno <strong>di</strong>mensioni non trascurabili e non possono essere nascoste nelle<br />

murature, come si fa normalmente con le tubazioni per l’acqua.<br />

Il progettista deve prevedere spazi adeguati (dell’or<strong>di</strong>ne del metro) per il passaggio dei canali e per<br />

i cave<strong>di</strong> <strong>di</strong> attraversamento fra i vari piani. La mancanza <strong>di</strong> questi spazi costituisce un grave problema<br />

nel momento della posa <strong>di</strong> questi tipi <strong>di</strong> impianti e quasi sempre le soluzioni <strong>di</strong> compromesso<br />

comportano mo<strong>di</strong>fiche architettoniche e superfetazioni non facili da accettare.<br />

In Figura 225 si riporta un esempio dell’impiantistica necessaria per l’installazione <strong>di</strong> una pompa<br />

<strong>di</strong> calore che alimenta una rete ad aria canalizzata. Sono ben visibili gli spazi necessari per la posa dei<br />

canali, per gli attraversamenti murari e per i terminali <strong>di</strong> mandata.<br />

Figura 225: Esempio <strong>di</strong> impianto a pompa <strong>di</strong> calore con <strong>di</strong>stribuzione ad aria<br />

Questo tipo <strong>di</strong> impianti richiede spesso la controsoffittatura degli ambienti o quanto meno delle<br />

zone interessate dall’attraversamento dei canali o dalla presenza delle UTA e dei terminali <strong>di</strong> mandata.<br />

I cicli frigoriferi vengono utilizzati, nei gran<strong>di</strong> impianti, in opportune macchine per il<br />

raffreddamento dell’acqua <strong>di</strong> alimento delle batterie <strong>di</strong> acqua fredda nelle centrali <strong>di</strong> trattamento<br />

dell’aria. Queste unità possono raggiungere <strong>di</strong>mensioni notevoli. Esse sono costituite come in<strong>di</strong>cato<br />

nella Figura 226 ove si ha un esempio <strong>di</strong> tali macchine. Al loro interno si hanno tutti gli organi<br />

meccanici ed elettrici in<strong>di</strong>cati in precedenza, come riportato in Figura 227.<br />

Sono ben visibili i compressori alimentati elettricamente, l’evaporatore, il condensatore e il<br />

sistema <strong>di</strong> raffreddamento a ventola in copertura. Queste macchine sono oggi molto <strong>di</strong>ffuse<br />

nell’impiantistica perché consentono <strong>di</strong> avere acqua fredda senza la necessità del raffreddamento dei<br />

condensatori ad acqua. Questi ultimi, seppure più vantaggiosi dal punto <strong>di</strong> vista dell’efficienza,<br />

richiedono la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> acqua corrente o l’installazione <strong>di</strong> torri <strong>di</strong> raffreddamento ingombranti e<br />

complesse. Le stesse macchine <strong>di</strong> Figura 227 possono funzionare anche come Pompa <strong>di</strong> calore: in questo<br />

caso il circuito interno viene invertito me<strong>di</strong>ante elettrovalvole e lo scambiatore <strong>di</strong> calore che <strong>di</strong> norma è<br />

il condensatore <strong>di</strong>viene l’evaporatore (e quin<strong>di</strong> assorbe calore dall’aria tramite le ventole) mentre<br />

l’evaporatore <strong>di</strong>viene il condensatore che viene raffreddato dall’acqua del circuito <strong>di</strong> riscaldamento<br />

interno degli e<strong>di</strong>fici.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

378<br />

La selezione dei refrigeratori d’acqua e delle pompe <strong>di</strong> calore viene effettuata tramite i cataloghi<br />

forniti dal costruttore nel quale si hanno tutti i dati necessari sia alla selezione del modello che alla<br />

progettazione impiantistica (potenza dei motori, <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> attacco, ingombro geometrico, peso,<br />

schemi elettrici, tipo <strong>di</strong> alimentazione, ….).<br />

Un esempio <strong>di</strong> questi dati è riportato, per la tipologia <strong>di</strong> refrigeratori <strong>di</strong> Figura 226, nella seguente<br />

Tabella 96 ove si hanno i dati sia per semplici refrigeratori che per pompe <strong>di</strong> calore.<br />

Figura 226: Refrigeratore d’acqua con condensatore raffreddato ad aria<br />

16.2 TIPI DI FLUIDI TERMOVETTORI<br />

I flui<strong>di</strong> termovettori principali sono l’acqua e l’aria; in alcuni impianti si servono anche <strong>di</strong> flui<strong>di</strong><br />

frigorigeni del tipo HCFC (Hydro-cloro-fluoro-carbide) utilizzati per gli impianti frigoriferi e a pompa <strong>di</strong><br />

calore.<br />

Ve<strong>di</strong>amo qui brevemente le loro caratteristiche d’uso e le implicazioni progettuali per le reti <strong>di</strong><br />

trasporto del fluido termovettore che qui abbiamo più volte chiamato reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione.<br />

16.2.1 CIRCUITI AD ACQUA: POMPA DI CIRCOLAZIONE E CORPI SCALDANTI<br />

E’ il fluido più utilizzato, assieme all’aria, per le sue caratteristiche chimico-fisiche ottimali. Essa<br />

ha il maggior calore specifico a pressione costante (4186 J/kg.K), un’elevata massa volumica (1000 kg/m³),<br />

è inodora, insapora, chimicamente non aggressiva, economica e facilmente reperibile.<br />

L’acqua può, quin<strong>di</strong>, essere facilmente trasportata con piccole sezioni <strong>di</strong> passaggio delle tubazioni:<br />

vale la relazione <strong>di</strong> continuità:<br />

mɺ = ρwS<br />

[200]<br />

con:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

379<br />

ρ<br />

w<br />

S<br />

massa volumica, (kg/m³),<br />

velocità del fluido, (m/s),<br />

sezione <strong>di</strong> passaggio del condotto, (m²).<br />

Figura 227: Sezione schematica <strong>di</strong> un refrigeratore d’acqua raffreddato ad aria<br />

Ne consegue che, per data portata <strong>di</strong> fluido mɺ , si ha per l’acqua una sezione <strong>di</strong> passaggio circa<br />

1000 volte inferiore, a parità <strong>di</strong> velocità w e portata, rispetto all’aria che ha ρ =1.27 kg/m³.<br />

Ciò significa che i tubi per il trasporto dell’acqua, ad esclusione dei tronchi principali che<br />

debbono smaltire grosse portate, sono <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni dell’or<strong>di</strong>ne del centimetro e quin<strong>di</strong> in genere<br />

facilmente occultabili all’interno delle murature.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

380<br />

Tabella 96: Dati tecnici relativi ai refrigeratori d’acqua (e/o pompe <strong>di</strong> calore)<br />

16.2.2 POMPA DI CIRCOLAZIONE<br />

La potenza <strong>di</strong> pompaggio per le reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione ad acqua risulta notevolmente inferiore, in<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> pari confronto, rispetto a quella delle reti ad aria. Risulta, infatti, che la potenza della<br />

pompa <strong>di</strong> circolazione è data dalla relazione:<br />

∆ptot<br />

⋅ mɺ<br />

P = (W) [201]<br />

ρ ⋅η<br />

ove si ha:<br />

p


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

381<br />

∆ p tot<br />

caduta <strong>di</strong> pressione totale ai capi della pompa <strong>di</strong> circolazione, (Pa),<br />

ρ massa volumica del fluido, (kg/m³),<br />

mɺ portata massica del fluido, (m/s),<br />

ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong> compressione della pompa.<br />

η p<br />

Essendo ρ per l’acqua pari a 1000 kg/m³ (numero magico da ricordare sempre!) contro 1.27<br />

kg/m³ dell’aria si giustifica quanto sopra detto.<br />

Anche le <strong>di</strong>mensioni delle pompe sono inferiori rispetto alle soffianti per l’aria. Inoltre la<br />

circolazione dell’acqua, se la rete è stata correttamente progettata mantenendo le velocità del fluido<br />

basse (dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 1÷2 m/s), è anche meno rumorosa della circolazione dell’aria nei canali, soprattutto<br />

per effetto della non eccessiva rigi<strong>di</strong>tà dei canali rispetto a quella dei tubi in acciaio.<br />

Per altri argomenti sulle pompe <strong>di</strong> circolazione si veda il §17.6.1.<br />

16.2.3 CORPI SCALDANTI<br />

Ra<strong>di</strong>atori<br />

Sono gli elementi terminali più utilizzati e possono essere in ghisa, in alluminio o leghe <strong>di</strong> acciaio.<br />

Essi sono alimentati con acqua a temperatura <strong>di</strong> entrata 80÷90 °C e <strong>di</strong> uscita <strong>di</strong> 70÷80 °C. La loro<br />

selezione 92 deve tenere conto <strong>di</strong> vari criteri e fattori progettuali quali, la resa termica (solitamente<br />

certificata dal costruttore), l’estetica, il costo, la durata, l’affidabilità.<br />

Una cattiva abitu<strong>di</strong>ne che l’ignoranza alimenta è quella <strong>di</strong> rendere le superfici dei ra<strong>di</strong>atori<br />

speculari me<strong>di</strong>ante vernici metalliche (ciò abbassa l’emissività della superficie) o <strong>di</strong> racchiuderli in<br />

cassonetti con piccolissime fessure <strong>di</strong> aerazione o ad<strong>di</strong>rittura annegarli in vere e proprie nicchie murarie<br />

e murarli con pannelli trapuntati <strong>di</strong> stile arabeggiante: il riscaldamento ambientale non è più dovuto, in<br />

questi casi, a fatti fisici ma a fenomeni psicofisici. I ra<strong>di</strong>atori vanno posti, per il miglior ren<strong>di</strong>mento termico<br />

e per il miglior comfort ambientale, nelle pareti interne e non sotto le finestre come spesso viene fatto.<br />

La loro collocazione in pianta deve essere ben stu<strong>di</strong>ata in funzione dell’arredamento, del senso <strong>di</strong><br />

apertura delle porte e della <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> allacciamento alla rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua calda. In<br />

ogni caso si tratta <strong>di</strong> elemento terminali <strong>di</strong> tecnologia <strong>di</strong>ffusa, affidabili, economici e facilmente<br />

manutenzionabili. Le capacità <strong>di</strong> scambio termico dell’acqua sono elevate e certamente superiori a<br />

quelle dell’aria.<br />

Basti pensare che il coefficiente <strong>di</strong> convezione termica per l’acqua risulta notevolmente più<br />

elevato rispetto a quello per l’aria. Ne consegue che le superfici <strong>di</strong> scambio termico sono inferiori, a<br />

parità <strong>di</strong> potenza scambiata, rispetto a quelle per l’aria. La relazione <strong>di</strong> scambio è, infatti:<br />

Q = K ⋅ S ⋅∆T ⋅ F [202]<br />

ml<br />

ove è:<br />

K trasmittanza termica <strong>di</strong> scambio fra fluido interno (acqua e quin<strong>di</strong> più elevato rispetto a<br />

quello corrispondente con l’aria) e l’aria ambiente, (W/m²K);<br />

S superficie <strong>di</strong> scambio termico, (m²);<br />

∆ <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura me<strong>di</strong>a logaritmica fra le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ingresso e uscita del<br />

T ml<br />

θ1 −θ<br />

2<br />

fluido primario e quella del fluido secondario, ∆ Tml<br />

= con: θ =tf<br />

− t<br />

1 f<br />

, (K);<br />

2<br />

θ1<br />

ln<br />

θ<br />

2<br />

92 Normalmente in fase <strong>di</strong> progetto dell’impianto si selezionano i componenti dai cataloghi commerciali. Così<br />

avviene per i generatori <strong>di</strong> calore, per le pompe e le soffianti, per le tubazioni e per i terminali. Non è pensabile costruire un<br />

ra<strong>di</strong>atore <strong>di</strong> superficie qualunque poiché avrebbe costi elevatissimi. Meglio selezionare i ra<strong>di</strong>atori dai cataloghi commerciali<br />

dei vari fornitori. Questo fatto introduce tutta una serie <strong>di</strong> problemi per via della <strong>di</strong>scretizzazione delle serie commerciali dei<br />

prodotti: se occorre un ra<strong>di</strong>atore da 454 W occorre selezionare fra i due della serie commerciale <strong>di</strong>sponibili <strong>di</strong> 400 e 500 W.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

382<br />

⋅ F fattore <strong>di</strong> configurazione per il tipo <strong>di</strong> scambiatore considerato (F=1 per<br />

scambiatori ideali in controcorrente). I valori <strong>di</strong> F sono dati dai manuali specializzati per le varie<br />

geometrie degli scambiatori <strong>di</strong> calore.<br />

A parità <strong>di</strong> tutto, se K è maggiore risulta S minore ed è quello che succede quando si utilizza<br />

l’acqua come fluido primario, cioè fluido termovettore.<br />

La selezione dei corpi scaldanti viene effettuata me<strong>di</strong>ante cataloghi commerciali a seconda delle<br />

tipologie <strong>di</strong>sponibili. Queste sono:<br />

⋅ in ghisa<br />

⋅<br />

⋅<br />

in acciaio<br />

in alluminio<br />

Figura 228: Schema <strong>di</strong> collegamento <strong>di</strong> un terminale<br />

Di solito i Costruttori propongono <strong>di</strong> valutare il flusso termico ceduto nella forma:<br />

n<br />

Q = C∆<br />

T −<br />

CS<br />

cs amb<br />

ove si ha:<br />

∆ <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura fra la T me<strong>di</strong>a del corpo scaldante e l’aria ambiente;<br />

- Tcs − amb<br />

- C coefficiente <strong>di</strong> scambio termico;<br />

- n esponente che <strong>di</strong>pende dal corpo scaldante.<br />

L’esponente n è fornito dai Costruttori dei corpi scaldanti con riferimento ad uno scambio<br />

nominale (EN 442) <strong>di</strong> 50 °C fra corpo scaldante ed ambiente.<br />

Nella Tabella 116 e nella Tabella 117 si hanno i dati funzionali <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>atori e fan coil commerciali<br />

con l’in<strong>di</strong>cazione dell’esponente n <strong>di</strong>anzi accennato.<br />

Se, ad esempio, si ha una temperatura <strong>di</strong> mandata <strong>di</strong> 80 °C e <strong>di</strong> ritorno <strong>di</strong> 60 °C si ha una<br />

temperatura me<strong>di</strong>a del corpo scaldante <strong>di</strong> T me<strong>di</strong>a = (80+60)/2= 70 °C. Pertanto la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

temperatura fra il corpo riscaldante e l’ambiente (supposto a 20 °C) è pari a ∆T=70 – 20 = 50 °C.<br />

In queste con<strong>di</strong>zioni la potenza ceduto dal corpo scaldante è quella nominale (ve<strong>di</strong> Tabella 116).<br />

Nel caso in cui si abbia un ∆T fra corpo scaldante ed ambiente <strong>di</strong>versa da 50 °C (valore nominale) allora<br />

occorre apportare la correzione seguente:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

383<br />

Q<br />

Nom<br />

⎛ 50 ⎞<br />

= QEff<br />

⎜ ⎟<br />

⎝ ∆Treale<br />

⎠<br />

per calcolare l’effettiva potenza ceduta dal corpo scaldante.<br />

n<br />

Tabella 97: Dati <strong>di</strong> libreria <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>atori commerciali<br />

Modello<br />

Resa ∆T=50<br />

EN442 [W]<br />

Tabella 98: Dati <strong>di</strong> libreria <strong>di</strong> fan coil commerciali<br />

n<br />

Cont.<br />

acqua [L]<br />

Prof. Alt. Inter. Lungh.<br />

Φ<br />

attacco<br />

[pollici]<br />

Massa<br />

[kg]<br />

TEMA 2-558 55 1,288 0,53 60 558 500 60 1 3,40<br />

TEMA 2-681 69 1,287 0,60 60 681 623 60 1 3,90<br />

TEMA 2-871 82 1,3 0,77 60 871 813 60 1 5,00


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

384<br />

TEMA 3-400 55 1,295 0,51 94 400 342 60 1 3,70<br />

TEMA 3-558 13 1,295 0,73 94 558 500 60 1 4,80<br />

TEMA 3-640 84 1,3 0,75 94 640 581 60 1 5,30<br />

TEMA 3-681 88 1,3 0,85 94 681 623 60 1 5,8<br />

TEMA 3-790 102 1,305 0,9 94 790 731 60 1 6,5<br />

TEMA 3-871 109 1,315 1 94 871 813 60 1 6,80<br />

TEMA 4-558 93 1,299 0,84 128 558 500 60 1 5,80<br />

TEMA 4-681 111 1,276 1,07 128 681 623 60 1 7,90<br />

TEMA 4-871 137 1,331 1,34 128 871 813 60 1 8,60<br />

TEMA 5-558 114 1,312 1,01 162 558 500 60 1 7,30<br />

TEMA 5-681 136 1,322 1,23 162 681 623 60 1 9,00<br />

TEMA 5-871 166 1,324 1,7 162 871 813 60 1 11,00<br />

TEMA 8-300 103 1,326 1,18 267 300 242 60 1 6,70<br />

NEOCLASSIC 4-571 80 1,295 0,68 141 576 500 55 1 4,65<br />

NEOCLASSIC 4-665 92 1,309 0,74 141 669 595 55 1 5,25<br />

NEOCLASSIC 4-871 112 1,345 0,86 141 871 800 55 1 6,89<br />

NEOCLASSIC 6-665 134 1,3 0,96 222 665 595 55 1 1/4 8,30<br />

NEOCLASSIC 6-871 169 1,32 1,5 222 871 800 55 1 1/4 10,80<br />

Tabella 99: Esempio <strong>di</strong> dati per ra<strong>di</strong>atori commerciali<br />

Così, ad esempio, se si alimenta un ra<strong>di</strong>atore a 70 °C e la temperatura <strong>di</strong> ritorno è 60 °C risulta la<br />

∆T me<strong>di</strong>a = 65 °C e quin<strong>di</strong> la ∆T CS-amb = 65-20 = 45 °C. In base al dati, ad esempio, della Tabella 118, si<br />

avrebbe per il TEMA 2-558 (prima riga) n= 1.288 ed una variazione <strong>di</strong> potenza ceduta pari a:<br />

Q<br />

Q<br />

Nom<br />

Eff<br />

1.288<br />

⎛ 50 ⎞<br />

= ⎜ ⎟ = 1.145<br />

⎝ 45 ⎠<br />

E quin<strong>di</strong> Q Eff =Q Nom /1.145. In definitiva l’avere ridotto il ∆T fra ra<strong>di</strong>atore e ambiente comporta<br />

una per<strong>di</strong>ta del 14,5% <strong>di</strong> potenza termica ceduta. Ciò significa anche che occorre selezionare un corpo<br />

scaldante <strong>di</strong> maggiori <strong>di</strong>mensioni per ottenere la potenza nominale <strong>di</strong> 55 W/elemento (con riferimento<br />

all’esempio relativo al <strong>primo</strong> rigo della Tabella 118).<br />

Oltre al comportamento del corpo scaldante occorre anche verificare che la portata che ad esso<br />

perviene sia quella <strong>di</strong> progetto e cioè che sia verificata la relazione:<br />

⎛ Tm<br />

+ Tr<br />

⎞<br />

Q = mc ɺ<br />

p ( Tm − Tr ) = C∆ Tcs −amb = C ⎜ −Tamb<br />

⎟<br />

⎝ 2 ⎠<br />

Figura 229: Esempio <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> un ra<strong>di</strong>atore


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

385<br />

Ne consegue che non basta in<strong>di</strong>care, nel calcolo della rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione, la sola ∆T fra<br />

mandata e ritorno del fluido per avere la suddetta congruenza ma occorre anche verificare che ∆T cs-amb<br />

sia quello desiderato (50 °C nel caso <strong>di</strong> valore nominale) o che si sia scelto il corpo scaldante con superfice<br />

corretta per i valori effettivi <strong>di</strong> scambio.<br />

Secondo la recente norma EN442 la potenzialità viene fornita con ∆t=50 °C. Valgono le<br />

relazioni e quant’altro detto in precedenza per il calcolo della potenzialità nominale con salti termici<br />

<strong>di</strong>versi. In Figura 229 si ha un esempio <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> un ra<strong>di</strong>atore (nel caso particolare in ghisa,<br />

modello TEMA Ideal Standard). Sono visibili i tubi <strong>di</strong> adduzione dell’acqua calda, la valvola <strong>di</strong> sfiato<br />

aria (in alto) e la valvola <strong>di</strong> chiusura (in secondo piano sul lato opposto). In particolare nei moderni<br />

ra<strong>di</strong>atori si hanno <strong>di</strong>rettamente montate le valvole termostatiche per la regolazione ambientale.<br />

Figura 230: Valvola termostatica per ra<strong>di</strong>atore e valvola <strong>di</strong> sfogo aria<br />

Nei ra<strong>di</strong>atori sono anche montate le valvole automatiche <strong>di</strong> sfogo aria, come rappresentato in<br />

figura.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

386<br />

Figura 231: dati caratteristici per ra<strong>di</strong>atori in alluminio<br />

In Figura 231 si hanno i dati caratteristici per ra<strong>di</strong>atori in alluminio (rese termiche a 60 °C e 50<br />

°C) e le curve per la correzione della resa termica al variare della <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura <strong>di</strong> progetto.<br />

Pannelli Ra<strong>di</strong>anti<br />

In questi ultimi anni si stanno <strong>di</strong>ffondendo gli impianti <strong>di</strong> riscaldamento e <strong>di</strong> raffrescamento a<br />

pannelli ra<strong>di</strong>anti. In pratica gli elementi terminali usuali vengono sostituiti da pannelli costruiti me<strong>di</strong>ante<br />

tubazioni opportunamente inserite nei pavimenti in modo da formare un pannello ra<strong>di</strong>ante.<br />

Figura 232: Schema <strong>di</strong> posa dei pannelli ra<strong>di</strong>anti<br />

Le tubazioni utilizzate, usualmente in rame o in plastica incru<strong>di</strong>ta, hanno geometrie ben<br />

determinate da esigenze <strong>di</strong> trasmissione del calore. Al <strong>di</strong> sotto delle tubazioni si pone uno spessore <strong>di</strong><br />

isolante (variabile da 45 a 60 mm) per evitare che il calore fornito dai tubi si propaghi al <strong>di</strong> sotto del<br />

pavimento. Il <strong>di</strong>mensionamento dei pannelli ra<strong>di</strong>anti è complesso è regolato dalla norma EN 1264 e,


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

387<br />

recentemente, dalla UNI-CEN 130. In sintesi si procede così. Dal calcolo dei carichi termici dei singoli<br />

ambienti <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio si calcola il carico specifico per metro quadro <strong>di</strong> pavimento (W/m²) e si applica<br />

la relazione, in<strong>di</strong>cata dalla UNI-CEN 130:<br />

( )<br />

max<br />

1.1<br />

qmax = 8.92 t p<br />

− t a<br />

[203]<br />

ove si ha:<br />

⋅ q max calore specifico massimo ceduto da un metro quadro <strong>di</strong> pavimenti, (W/m²);<br />

⋅ t pmax temperatura massima del pavimento, °C;<br />

⋅ t a temperatura dell’aria ambiente, °C.<br />

La temperatura massima del pavimento <strong>di</strong>pende, ovviamente, dalle con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> benessere<br />

ambientale e devono essere:<br />

⋅ t pmax =29 °C per zone <strong>di</strong> normale residenza;<br />

⋅ t pmax =35 °C per zone con residenza saltuaria.<br />

Figura 233: Schema tipo <strong>di</strong> montaggio <strong>di</strong> un pannello ra<strong>di</strong>ante<br />

Assumendo il valore <strong>di</strong> 29 °C per residenze civili e sostituendo questo valore nella precedente<br />

relazione si ottiene la regola:<br />

( ) 1.1<br />

qmax = 8.92 ⋅ 29 − 20 = 100 W / m²<br />

[204]<br />

Pertanto, se si vuole mantenere le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort termico, la potenza specifica massima<br />

che un metro quadro <strong>di</strong> pavimento può cedere deve essere non superiore a 100 W/m². Da questa<br />

osservazione scaturisce la regola pratica che ogni m² <strong>di</strong> superficie destinata a pannello ra<strong>di</strong>ante cede 100<br />

W/m².<br />

Le caratteristiche <strong>di</strong> un pannello ra<strong>di</strong>ante tipo sono qui brevemente riassunte:<br />

⋅ Tubazione<br />

⋅ Conducibilità: 0.035 W/mK (tubo in plastica tipo Pex)<br />

⋅ Diametro interno 16.0 mm<br />

⋅ Diametro esterno 20.0 mm<br />

⋅ Interasse <strong>di</strong> posa 7.5 cm


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

388<br />

⋅<br />

Massetto<br />

⋅ Conducibilità 1.0 W/mK<br />

⋅ Spessore sopra i tubi 4.5 cm<br />

⋅<br />

Pavimento<br />

Figura 234: Particolare <strong>di</strong> montaggio dei pannelli ra<strong>di</strong>anti<br />

⋅<br />

Non esistente (si considera come piano <strong>di</strong> calpestio quello del massetto)<br />

Per questo pannello tipo si ha la resa data dalla relazione:<br />

Q = 6.7 ⋅ S ⋅ ∆ t [205]<br />

con:<br />

⋅ Q tipo calore emesso verso l’alto dal pannello, W<br />

tipo<br />

⋅ S superficie del pannello, m²<br />

⋅ ∆t temperatura me<strong>di</strong>a logaritmica fra la temperatura del fluido e l’aria ambiente data da:<br />

tm<br />

− tr<br />

∆ t =<br />

⎛ tm<br />

− t<br />

ln ⎜<br />

⎝ tr<br />

− t<br />

a<br />

a<br />

⎞<br />

⎟<br />

⎠<br />

[206]<br />

con t m e t r temperature <strong>di</strong> mandata e <strong>di</strong> ritorno del fluido nel pannello ra<strong>di</strong>ante. Alla resa teorica<br />

data dalla precedente relazione si applicano opportuni fattori correttivi per ottenere la resa effettiva del<br />

pannello reale si deve tenere conto del tipo <strong>di</strong> tubo, della resistenza termica del pavimento, dello<br />

spessore <strong>di</strong> massetto sopra i tubi, del <strong>di</strong>ametro esterno dei tubi. Tali fattori correttivi sono dati in<br />

manuali specializzati e dalle case costruttrici dei materiali <strong>di</strong> base.<br />

I pannelli ra<strong>di</strong>anti risultano como<strong>di</strong> nei casi in cui non si ha <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> spazio per i ra<strong>di</strong>atori o<br />

altre tipologie <strong>di</strong> terminali. In Figura 235 si ha un esempio <strong>di</strong> applicazione della tecnica a pannelli<br />

ra<strong>di</strong>anti in appartamenti per civile abitazioni. Si può osservare come per ogni ambiente si abbia un<br />

pannello costruito con tubazioni avvolte in modo da riempire uniformemente i pavimenti e pertanto a<br />

geometria variabile. L’alimentazione dei singoli pannelli viene sempre effettuata tramite collettore<br />

complanare dotato <strong>di</strong> valvole <strong>di</strong> controllo della temperatura <strong>di</strong> uscita. I pannelli ra<strong>di</strong>anti sono spesso<br />

utilizzati in luoghi <strong>di</strong> particolare pregio quali i teatri, le chiese e in genere in tutti quei luoghi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile<br />

sod<strong>di</strong>sfacimento con i terminali classici. In Figura 236 si ha un esempio <strong>di</strong> applicazione dei pannelli


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

389<br />

ra<strong>di</strong>anti in una chiesa. In questo caso occorre ristrutturare i pavimenti in modo da posare alla<br />

perfezione le tubazioni che formano i pannelli ra<strong>di</strong>anti.<br />

E’ possibile osservare come la geometria dei pavimenti possa essere bene seguita dall’inviluppo<br />

delle tubazioni. I pannelli ra<strong>di</strong>anti possono essere utilizzati anche per il raffrescamento estivo inviando<br />

acqua refrigerata ad opportuna temperatura. E’ da ricordare, infatti, che le superfici fredde possono<br />

provocare fenomeni <strong>di</strong> condensa che avrebbero effetti deleteri sui pavimenti.Per un maggior controllo<br />

della <strong>di</strong>stribuzione le tubazioni dei pannelli ra<strong>di</strong>anti si <strong>di</strong>partono da collettori complanari e pertanto si<br />

possono intercettare singolarmente.<br />

Figura 235: Esempio <strong>di</strong> applicazione in civili abitazioni dei pannelli ra<strong>di</strong>anti<br />

Il massetto al <strong>di</strong> sopra delle tubazioni è <strong>di</strong> solito reso più fluido me<strong>di</strong>ante speciali ad<strong>di</strong>tivi. Si<br />

ottiene una massa più fluida che può riempire meglio gli spazi fra le tubazioni e formare una superficie<br />

più uniforme e compatta.<br />

I pannelli ra<strong>di</strong>anti sono caratterizzati da una notevole inerzia termica e pertanto la loro<br />

regolazione risulta <strong>di</strong>fficoltosa per via dei tempi <strong>di</strong> intervento necessari. Di solito la regolazione viene<br />

fatta cercando <strong>di</strong> anticipare gli effetti termici.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

390<br />

Figura 236: esempio <strong>di</strong> applicazione dei pannelli ra<strong>di</strong>anti in una chiesa<br />

Figura 237: Esempio <strong>di</strong> utilizzo dei collettori complanari per pannelli ra<strong>di</strong>anti<br />

In genere questi impianti non accettano variazioni notevoli delle temperature. A causa dell’inerzia<br />

termica si hanno tempi <strong>di</strong> avviamento e <strong>di</strong> spegnimento notevolmente lunghi (alcune ore) e pertanto gli<br />

impianti a pannelli ra<strong>di</strong>anti hanno funzionamento continuo con attenuazione notturna e messa a regime<br />

con aumento della temperatura anticipata <strong>di</strong> un paio d’ore rispetto all’ora <strong>di</strong> utilizzo degli ambienti.<br />

Raffrescamento con pannelli ra<strong>di</strong>anti<br />

I pannelli ra<strong>di</strong>anti possono essere utilizzati anche per il raffrescamento ambientale. In questo caso<br />

si invia acqua refrigerata ad una temperatura <strong>di</strong> circa 14 °C <strong>di</strong> solito me<strong>di</strong>ante un circuito misto (caldo e<br />

freddo) come in<strong>di</strong>cato in Figura 238.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

391<br />

Figura 238: Schema misto per riscaldamento e raffrescamento a pannelli ra<strong>di</strong>anti<br />

Nella Figura 239 e in Figura 240 si hanno le rese termiche per due <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> pavimenti<br />

ra<strong>di</strong>anti, con parquet e con piastrelle. Gli effetti del raffrescamento possono essere visti esaminando la<br />

Figura 241 nella quale appare evidente l’abbassamento della temperatura interna per effetto del<br />

raffrescamento esercitato dal pavimento ra<strong>di</strong>ante con acqua a 14 °C (valore consigliato per evitare i<br />

fenomeni <strong>di</strong> condensa superficiale).<br />

Nella pratica avviene che l’acqua a bassa temperatura proveniente dal refrigeratore viene<br />

miscelata dalla valvola 3-vie comandata da una centralina <strong>di</strong> regolazione e inviata all’impianto secondo<br />

una temperatura programmata, 14 °C nel caso citato. La temperatura dell’acqua <strong>di</strong> mandata al fan-coil,<br />

qualora presenti, è invece la stessa del refrigeratore. In questo caso si ottengono due effetti: ridurre la<br />

umi<strong>di</strong>tà sottraendo il calore latente ed incrementare l’apporto <strong>di</strong> freddo all’ambiente quando il carico<br />

termico è particolarmente elevato.<br />

Anche nel caso <strong>di</strong> raffrescamento estivo sono da tenere in debito conto i fenomeni <strong>di</strong> elevata<br />

inerzia termica del pavimento ra<strong>di</strong>ante e quin<strong>di</strong> la regolazione elettronica deve precede adeguatamente<br />

l’azione voluta.<br />

Figura 239: Resa termica <strong>di</strong> un pavimento ra<strong>di</strong>ante con parquet per raffrescamento


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

392<br />

Figura 240: Resa termica <strong>di</strong> un pavimento con piastrelle ra<strong>di</strong>ante per raffrescamento<br />

In Figura 242 si ha uno schema a blocchi delle funzioni <strong>di</strong> regolazione, estate e inverno, per un<br />

impianto a pannelli ra<strong>di</strong>anti.<br />

La temperatura <strong>di</strong> mandata non scende mai sotto i 14°C ed inizia a salire leggermente con<br />

pendenza programmabile a partire dalla temperatura esterna <strong>di</strong> 25°C. La pendenza della curva (da 0,2 a<br />

0.8 ) va scelta in funzione della temperatura interna che si desidera conseguire nel locale e della umi<strong>di</strong>tà<br />

relativa.<br />

Figura 241: Andamento della temperatura interna con raffrescamento a pannelli ra<strong>di</strong>anti<br />

Se ad esempio la zona in cui si opera è molto umida, una curva piuttosto piatta è<br />

controproducente, in quando il <strong>di</strong>vario tra la temperatura dell’aria <strong>di</strong> rinnovo nell’ambiente e quella<br />

superficiale è via via maggiore quanto maggiore è la temperatura esterna. È facilmente comprensibile<br />

allora come il rischio <strong>di</strong> condensa sia elevato.<br />

E quand’anche poi non si formasse condensa l’impianto opererebbe per la maggior parte del<br />

tempo nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sicurezza, sulla curva superiore, a cui l’efficienza della superficie fredda è<br />

minima.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

393<br />

Figura 242: Schema della centralina <strong>di</strong> regolazione per pannelli ra<strong>di</strong>anti<br />

In ogni caso una pendenza intorno a 0,3 è ideale per il pavimento; eventuali correzioni sono<br />

possibili agendo sul regolatore me<strong>di</strong>ante cacciavite. Le moderne centraline <strong>di</strong> regolazione per pavimenti<br />

ra<strong>di</strong>anti sono equipaggiate <strong>di</strong> sonda anticondensa , posizionata sulle superfici più fredde dell’impianto e<br />

quin<strong>di</strong> maggiormente a rischio <strong>di</strong> condensa superficiale.<br />

Quando sulla superficie più fredda si raggiunge una umi<strong>di</strong>tà relativa superficiale <strong>di</strong> circa il 95%<br />

allora avviene lo slittamento automatico della curva <strong>di</strong> regolazione sul valore più elevato<br />

16.2.4 VASO DI ESPANSIONE<br />

Figura 243: Curve <strong>di</strong> regolazione per pavimenti ra<strong>di</strong>anti<br />

Nelle reti ad acqua occorre tenere conto dell’espansione dell’acqua per effetto della <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

temperatura fra circuito freddo e caldo. Di solito supponendo che l’acqua <strong>di</strong> rete abbia una temperatura<br />

<strong>di</strong> una decina <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> Celsius e che la caldaia porti l’acqua a 90 °C si ha una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura <strong>di</strong><br />

ben 80 °C che non può essere trascurata pena la sicurezza dello stesso impianto. Si ricor<strong>di</strong>, infatti, che<br />

l’acqua, come qualunque altro corpo del resto, si <strong>di</strong>lata secondo la legge:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

394<br />

f<br />

i<br />

( 1 α )<br />

V = V + ∆ t<br />

[207]<br />

Ne segue che la variazione <strong>di</strong> <strong>volume</strong> dovuta all’espansione (l’acqua si espande riscaldandola) è:<br />

V − V = Vα∆ t<br />

[208]<br />

f i i<br />

Questo è il <strong>volume</strong> minimo <strong>di</strong> espansione che occorre garantire all’acqua. Il coefficiente <strong>di</strong><br />

espansione α varia con la temperatura. A 90°C è α=0.00355 °C -1 e quin<strong>di</strong> la precedente relazione<br />

consente <strong>di</strong> calcolare il <strong>volume</strong> <strong>di</strong> espansione.<br />

La tubazione <strong>di</strong> collegamento fra vaso <strong>di</strong> espansione e caldaia no deve avere <strong>di</strong>ametro inferiore a<br />

15 mm. Per vasi <strong>di</strong> espansione chiusi il <strong>di</strong>ametro della tubazione <strong>di</strong> collegamento deve essere non<br />

inferiore a:<br />

P<br />

d = ( mm)<br />

[209]<br />

1000<br />

con P in kcal/h e con valore minimo <strong>di</strong> 18 mm.<br />

⋅ Di solito si hanno due tipi <strong>di</strong> vasi espansione, così sono chiamati i serbatoi dove si fa<br />

assorbire l’espansione dell’acqua,:<br />

⋅ vasi <strong>di</strong> espansione aperti;<br />

⋅ vasi <strong>di</strong> espansione chiusi.<br />

Vasi <strong>di</strong> espansione aperti<br />

Nel <strong>primo</strong> caso si tratta <strong>di</strong> un recipiente posto alla sommità della rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione avente un<br />

<strong>volume</strong> <strong>di</strong> almeno tre volte ∆V sopra calcolato e a contatto con l’atmosfera, ve<strong>di</strong> Figura 244. L’acqua<br />

<strong>di</strong>latandosi fa innalzare il livello del liquido all’interno del vaso.<br />

Per un calcolo rapido si può utilizzare la relazione:<br />

V = 1.4⋅ P [210]<br />

vasoespansione<br />

ove P i è la potenzialità della caldaia in kW.<br />

i<br />

Figura 244: Vaso <strong>di</strong> espansione aperto<br />

Vasi <strong>di</strong> espansione chiusi<br />

Per i vasi <strong>di</strong> espansione chiusi presentano alcuni vantaggi rispetto a quelli aperti che si possono<br />

così riassumere:<br />

⋅ riduzione delle corrosione nei materiali essendo il circuito sigillato e quin<strong>di</strong> non a contatto con<br />

l’aria;<br />

⋅<br />

protezione della caldaia;


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

395<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

possibilità <strong>di</strong> una più efficace regolazione automatica;<br />

eliminazione delle <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> sistemazione del vaso aperto;<br />

eliminazione della rete <strong>di</strong> sfiato perché l’eliminazione dell’aria può essere effettuata con apposito<br />

<strong>di</strong>spositivo nel sistema <strong>di</strong> espansione;<br />

possibilità <strong>di</strong> utilizzare impianti ad acqua surriscaldata.<br />

Si hanno due possibili tipologie:<br />

a membrana: il gas interno al serbatoio, <strong>di</strong> solito azoto, viene separato dall’acqua da una<br />

membrana elastica, ve<strong>di</strong> Figura 245;<br />

⋅ senza membrana: il gas, <strong>di</strong> solito aria, è a contatto con l’acqua, ve<strong>di</strong> Figura 248.<br />

Il <strong>volume</strong> del serbatoio chiuso pressurizzato con membrana è dato dalle seguenti relazioni 93 :<br />

αM<br />

∆t<br />

Vmembrana<br />

=<br />

[211]<br />

pi<br />

1−<br />

p<br />

ove con M si è in<strong>di</strong>cata la massa iniziale <strong>di</strong> acqua nell’impianto.<br />

f<br />

Si osservi che M∆t è la capacità termica totale dell’impianto. La pressione iniziale p i , espressa in m<br />

c.a, è pari all’altezza netta al <strong>di</strong> sopra del serbatoio più 0,3 metri per sicurezza.<br />

La pressione finale p f è quella della valvola <strong>di</strong> sicurezza necessaria in questa tipologia <strong>di</strong> vasi <strong>di</strong><br />

espansione. Per i vasi pressurizzati senza membrana il <strong>volume</strong> del serbatoio è:<br />

Mα∆t<br />

Vsenza nenbrana<br />

=<br />

[212]<br />

pa<br />

pa<br />

−<br />

p p<br />

ove p a è la pressione atmosferica.<br />

i<br />

f<br />

16.2.5 VALVOLA DI SICUREZZA<br />

Figura 245: Vaso <strong>di</strong> espansione chiuso a membrana<br />

La valvola <strong>di</strong> sicurezza serve a mantenere la pressione nell’impianto al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> un valore<br />

massimo. Essa ha, <strong>di</strong> solito, ha una molla tarata che garantisce l’apertura della valvola quando si supera<br />

93 La relazione seguente si <strong>di</strong>mostra me<strong>di</strong>ante normali passaggi <strong>di</strong> Termo<strong>di</strong>namica.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

396<br />

il valore <strong>di</strong> taratura. La pressione <strong>di</strong> sicurezza viene calcolata in funzione dell’altezza al <strong>di</strong> sopra della<br />

caldaia e dalla necessità <strong>di</strong> non superare i 95°C nel generatore d’acqua.<br />

Le valvole <strong>di</strong> sicurezza sono obbligatorie negli impianti chiusi e debbono garantire, al<br />

raggiungimento della pressione limite, lo scarico <strong>di</strong> una portata <strong>di</strong> vapore:<br />

P<br />

Gv<br />

= ( kg / h)<br />

[213]<br />

500<br />

con P potenzialità della caldaia in kcal/h 94 . La sezione <strong>di</strong> scarico può essere calcolata me<strong>di</strong>ante la<br />

relazione approssimata:<br />

P M<br />

2<br />

A = ⋅ ( cm )<br />

[214]<br />

5<br />

10 0.9K<br />

ove P è ancora la potenzialità della caldaia (in kcal/h) ed M un termine funzione della pressione <strong>di</strong><br />

scarico e K la caratteristica della valvola data dal costruttore. In alcuni casi, per impianti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>e<br />

<strong>di</strong>mensioni, si hanno gruppi combinati che comprendono le valvole <strong>di</strong> sfiato aria, <strong>di</strong> sicurezza e <strong>di</strong><br />

caricamento, come in<strong>di</strong>cato in Figura 247.<br />

16.2.6 VALVOLA DI SCARICO TERMICO<br />

E’ una valvola che serve a garantire che non sia superata la temperatura massima nel<br />

generatore termico, solitamente fissata a 90 o 95 °C a seconda del tipo <strong>di</strong> generatore termico.<br />

Essa fa aprire un orifizio tarato in modo da svuotare l’impianto in pochi minuti e va selezionata<br />

in funzione della potenzialità della caldaia. Il <strong>di</strong>ametro dell’orifizio <strong>di</strong> sfogo deve essere non inferiore a:<br />

C<br />

d0 = ( mm)<br />

[215]<br />

5<br />

ove C è la capacità, in litri, della caldaia. Il <strong>di</strong>ametro non può essere inferiore a 15 mm.<br />

Figura 246: Esempio <strong>di</strong> valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />

94 Si ricor<strong>di</strong> che vale la relazione 1 kcal/h=1.163 W , ed ancora 1 W = 0.860 1 Kcal/h.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

397<br />

Figura 247: Gruppo polivalente <strong>di</strong> sicurezza, sfiato aria e caricamento<br />

La portata che queste valvole debbono scaricare, in kg/h, nel caso si reintegro totale<br />

dell’impianto 95 è determinata dalla relazione:<br />

P<br />

Gs<br />

= ( kg / h)<br />

[216]<br />

80<br />

con P la potenzialità della caldaia in kcal/h. Nel caso si reintegro parziale vale la relazione:<br />

P<br />

Gs<br />

= ( kg / h)<br />

[217]<br />

25<br />

In Figura 249 si ha un esempio <strong>di</strong> corretta installazione del vaso <strong>di</strong> espansione chiuso, della<br />

valvola <strong>di</strong> sicurezza e del tronchetto flangiati per la misura della portata d’acqua calda dalla caldaia.<br />

Figura 248: Vaso chiuso pressurizzato senza membrana<br />

valvola.<br />

95 Cioè quando l’alimentazione dell’impianto è aperta e può quin<strong>di</strong> continuare a reintegrare l’acqua scaricata dalla


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

398<br />

Figura 249: Foto esempio <strong>di</strong> installazione del vaso chiuso e della valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />

16.3 FLUIDI DI LAVORO DIVERSI DALL’ACQUA<br />

Gli impianti sono quasi sempre caratterizzati dal fluido <strong>di</strong> lavoro. Così si parla <strong>di</strong> riscaldamento<br />

ad acqua o <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento ad acqua se questa è il fluido <strong>di</strong> lavoro.<br />

In alcuni casi è opportuno, conveniente o anche consigliabile avere impianti <strong>di</strong> climatizzazione<br />

che lavorano con flui<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi dall’acqua, come ad esempio negli impianti ad aria. Si vedranno<br />

brevemente nel prosieguo le problematiche <strong>di</strong> questi flui<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavoro.<br />

16.3.1 L’ARIA COME FLUIDO DI LAVORO<br />

Anche l’aria è utilizzata moltissimo negli impianti termici per le sue caratteristiche chimico-fisiche<br />

ben conosciute e per le sue qualità termofisiche.<br />

Certo rispetto all’acqua, come già osservato nel precedente paragrafo, si hanno con<strong>di</strong>zioni meno<br />

favorevoli ma la <strong>di</strong>ffusione dell’aria nell’atmosfera, la mancanza <strong>di</strong> pericolosità negli impianti in caso <strong>di</strong><br />

fughe e il grado <strong>di</strong> affidabilità che deriva dal suo uso la rendono un fluido termovettore in<strong>di</strong>spensabile e<br />

tecnicamente vantaggioso. Valgono tutte le osservazioni già fatte in precedenza e che qui si riassumono.<br />

⋅ Le <strong>di</strong>mensioni dei canali sono, per effetto della legge <strong>di</strong> continuità, non trascurabili e in ogni<br />

caso gran<strong>di</strong> rispetto a quelle corrispondenti per l’acqua. Le <strong>di</strong>mensioni dei tratti terminali sono<br />

dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 30x40 cm² mentre i tronchi principali possono avere <strong>di</strong>mensioni dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 2÷3<br />

m <strong>di</strong> larghezza e <strong>di</strong> 60÷100 cm <strong>di</strong> altezza (con riferimento alle sezioni rettangolari). Pertanto, e<br />

lo riba<strong>di</strong>sce ancora una volta con forza, i canali d’aria non sono mascherabili facilmente nelle<br />

strutture e<strong>di</strong>lizie ma richiedono sempre uno stu<strong>di</strong>o attento ed accurato dei passaggi (a soffitto o<br />

a parete) al piano e nell’attraversamento dei piani (cave<strong>di</strong> tecnici). Un progetto architettonico<br />

che non preveda accuratamente questi spazi è destinato ad avere mutilazioni e superfetazioni<br />

visibili ed antiestetiche. Si guar<strong>di</strong> con attenzione la Figura 225 dove si hanno, in scala esecutiva,<br />

le <strong>di</strong>mensioni dei canali per un semplice appartamento. Si pensi alle <strong>di</strong>mensioni dei canali nei<br />

tronchi principali <strong>di</strong> un grande e<strong>di</strong>ficio (scuola, ospedale, uffici, ….): non si può più nascondere<br />

tutto con qualche controsoffitto ma occorre prevedere fin dall’inizio della fase progettuale le vie<br />

<strong>di</strong> passaggio, orizzontali e verticali, <strong>di</strong> canali <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> metri!<br />

⋅<br />

⋅<br />

La potenza <strong>di</strong> soffiaggio non è trascurabile (rispetto a quella delle reti ad acqua a pari<br />

con<strong>di</strong>zioni) e le <strong>di</strong>mensioni delle soffianti sono notevoli e richiedono più attenzione progettuale.<br />

Le <strong>di</strong>mensioni delle superfici <strong>di</strong> scambio termico, per effetto della trasmittanza termica minore,<br />

sono ben maggiori <strong>di</strong> quelle per l’acqua.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

399<br />

Va qui osservato che spesso gli impianti <strong>di</strong> climatizzazione debbono utilizzare l’aria quale fluido<br />

termovettore per sod<strong>di</strong>sfare alle esigenze <strong>di</strong> ricambio d’aria imposto dalle norme per i locali pubblici.<br />

Ad esempio per le scuole le norme prevedono che si abbiano ricambi orari, ve<strong>di</strong> Tabella 54,<br />

variabili da 2.5 a 5. Ciò significa che, oltre al riscaldamento e alla climatizzazione in genere, occorre<br />

garantire un ricambio d’aria fisiologico non in<strong>di</strong>fferente e in ogni caso non più ottenibile per ricambio<br />

naturale attraverso i battenti sottoporta e attraverso le aperture casuali degli infissi.<br />

Un’aula <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni 6x6x3= 54 m³ richiede una portata <strong>di</strong> ventilazione, nel caso <strong>di</strong> scuole<br />

superiori con n=5, pari a ben 270 m³/h e quin<strong>di</strong> è necessario avere un impianto <strong>di</strong> ventilazione.<br />

Ma allora perché non utilizzare quest’impianto anche per il riscaldamento? L’aria <strong>di</strong> riscaldamento<br />

può anche essere <strong>di</strong> ventilazione (è uno dei punti <strong>di</strong> forza <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> impianti!) e quin<strong>di</strong> sorge<br />

spontanea la necessità <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> termoventilazione ad aria.<br />

16.3.2 SISTEMI SPLIT<br />

Negli ultimi anni si sono <strong>di</strong>ffusi con<strong>di</strong>zionatori reversibili (quin<strong>di</strong> che funzionano anche da pompe<br />

<strong>di</strong> calore) del tipo split. In Figura 250 si ha uno spaccato funzionale <strong>di</strong> un moderno sistema split nel quale<br />

sono visibili l’unità esterna (che in funzionamento estivo funge da unità moto-condensante) e l’unità<br />

interna (che in estate funge da evaporatore del flui<strong>di</strong> refrigerante che circola <strong>di</strong>rettamente in essa).<br />

Con riferimento alla Figura 251 si può osservare che si tratta <strong>di</strong> impianti compatti, solitamente<br />

per uno fino a quattro ambienti, costituiti da un’unità moto-condensante (in estate) esterna ed da un’unità<br />

evaporativa (sempre in estate) interna.Nella Figura 225 si ha un esempio <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> questi<br />

impianti: sono ben visibili all’esterno (qui in<strong>di</strong>cato sul terrazzo) l’unità moto-condensante (cioè contenente<br />

il compressore frigorifero e il condensatore) e all’interno due unità evaporatrici (cioè contenente ciascuna<br />

un evaporatore). Il fluido termovettore è contemporaneamente frigorigeno, cioè è lo stesso Freon che circola<br />

nell’unità interna. Questa soluzione consente <strong>di</strong> avere migliore ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> scambio termico in quanto<br />

le batterie interne alle unità sono ad espansione <strong>di</strong>retta: in esse il Freon si espande a bassa pressione (ve<strong>di</strong><br />

ciclo <strong>di</strong> Figura 221) assorbendo calore dall’ambiente e quin<strong>di</strong> raffrescandolo.<br />

Se il sistema è reversibile allora in inverno le funzioni delle batterie si scambiano: nell’unità<br />

esterna si ha il compressore e l’evaporatore mentre all’interno si ha il condensatore che cede calore, sempre per<br />

espansione <strong>di</strong>retta, all’ambiente, riscaldandolo. Questo genere <strong>di</strong> impianti non accettano lunghi percorsi<br />

per le tubazioni poiché all’interno il fluido deve essere soggetto alle pressioni delle fasi termo<strong>di</strong>namiche<br />

in<strong>di</strong>cate nel ciclo <strong>di</strong> Figura 221. Di solito si possono avere lunghezze <strong>di</strong> 10÷15 m con tubazioni<br />

precaricate <strong>di</strong> fluido frigorigeno. Per maggiori lunghezze occorre aggiungere una pompa <strong>di</strong> circolazione<br />

che ripristina la pressione <strong>di</strong> esercizio all’evaporatore e al condensatore. In Figura 253 si ha un esempio <strong>di</strong><br />

sistema split nel quale l’unità interna è canalizzata, cioè l’uscita non è imme<strong>di</strong>ata nell’ambiente in cui<br />

essa si trova ma l’aria viene opportunamente canalizzata con una semplice rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria<br />

con<strong>di</strong>zionata.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

401<br />

Figura 252: Schema <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> sistemi split in un e<strong>di</strong>ficio<br />

I sistemi split si sono evoluti in modo tale che è oggi possibile utilizzarli in modo quasi esclusivo<br />

per qualunque esigenza <strong>di</strong> climatizzazione anche in e<strong>di</strong>fici complessi, come si può osservare in Figura<br />

252 dove i sistemi <strong>di</strong>stributivi all’interno sono molteplici in funzione del tipo <strong>di</strong> unità interne (a soffitto,<br />

a parete, canalizzata, ..).<br />

Va osservato che recentemente si sono prodotti unità split con fluido termovettore ad acqua. In<br />

pratica si ha all’interno del gruppo frigorifero una batteria <strong>di</strong> scambio fra fluido frigorigeno ed acqua<br />

che viene inviata agli ambienti per la climatizzazione. Questi sistemi sono, in pratica, dei veri e propri<br />

piccoli impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento nei quali si ha una maggiore ingegnerizzazione delle unità <strong>di</strong><br />

refrigerazione con una migliore <strong>di</strong>sposizione topologica.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

402<br />

Figura 253: Sistema split con canalizzazione interna<br />

Si osservi che i sistemi split non controllano bene l’umi<strong>di</strong>tà ambiente ma solo il carico sensibile.<br />

Se si ha necessità <strong>di</strong> controllare anche il carico latente si deve ricorrere agli impianti tra<strong>di</strong>zionale ad aria.<br />

16.3.3 FLUIDI FRIGORIGENI<br />

Questi flui<strong>di</strong> sono necessari per gli impianti <strong>di</strong> refrigerazione dell’acqua o per gli impianti split.<br />

Oggi sono oggetto <strong>di</strong> particolare attenzione da parte delle autorità internazionali poiché sono, in genere,<br />

responsabili dell’attacco della fascia <strong>di</strong> ozono e dell’incremento dell’effetto serra.<br />

Inizialmente sono stati utilizzati i Cloro-Fluoro-Carburi (detti CFC e il cui gas <strong>di</strong> riferimento era il<br />

Freon 11 la cui sigla commerciale è F11 o, con riferimento alla simbologia internazionale, R11) che si<br />

sono <strong>di</strong>mostrati i più aggressivi e duraturi nell’atmosfera. Essi sono stati ban<strong>di</strong>ti dall’utilizzo negli<br />

impianti frigoriferi e sono oggi stati sostituiti dagli Hydro-Cloro_fluoro-Carburi (detti HCFC, come, ad<br />

esempio, l’ R22) che presentano molecole meno stabili per la presenza dell’idrogeno non sostituito dal<br />

cloro o dal fluoro. Anche questi flui<strong>di</strong> sono a vita limitata poiché entro la prossima decade dovranno<br />

essere totalmente sostituiti da flui<strong>di</strong> frigorigeni che non presentano pericolo <strong>di</strong> attacco all’ozono.<br />

Gli HCFC sono in genere costosi e non sempre innocui per l’uomo quin<strong>di</strong> il loro uso è sempre<br />

confinato all’interno <strong>di</strong> circuiti sigillati e con finalità limitate all’impiantistica frigorifera. Oggi si<br />

utilizzano HCFC a molecola complessa (R113, R114, R125, R134a, R143) caratterizzati da più atomi <strong>di</strong><br />

carbonio e dalla presenza <strong>di</strong> un maggior numero <strong>di</strong> molecole <strong>di</strong> idrogeno non sostituite.<br />

In alcuni casi si sta ritornando ad utilizzare anche l’ammoniaca (NH 3 ) che, pur aggressiva e<br />

olfattivamente molesta, presenta notevoli vantaggi impiantistici (ha, infatti, il maggior calore latente <strong>di</strong><br />

vaporizzazione dopo l’acqua) e non attacca l’ozono.<br />

Vari laboratori internazionali stanno stu<strong>di</strong>ando molecole complesse per i flui<strong>di</strong> frigorigeni <strong>di</strong><br />

domani.<br />

16.3.4 TIPI DI TERMINALI PER LA CESSIONE DELL’ENERGIA<br />

I terminali <strong>di</strong> cessione dell’energia sono la sezione finale <strong>di</strong> tutto l’impianto ma non per questo<br />

meno importanti. Essi, in genere assommano tutta l’ignoranza progettuale e quin<strong>di</strong> tutti gli errori<br />

eventualmente commessi.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

403<br />

La loro funzione è quella <strong>di</strong> cedere energia (con segno algebrico, positiva in inverno e negativa in<br />

estate) al sistema-e<strong>di</strong>ficio nella quantità necessaria a mantenerlo nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> progetto (solitamente<br />

20 °C in inverno e 26 °C in estate) e in modo da rendere confortevole ed uniforme la temperatura<br />

ambiente. In fase <strong>di</strong> progetto occorre rispondere, quin<strong>di</strong>, alle due domande: quanta energia fornire<br />

all’ambiente e come <strong>di</strong>stribuirla. Per cedere l’energia giusta per il mantenimento dell’ambiente alle<br />

con<strong>di</strong>zioni desiderate occorre averne prodotto e trasportato la quantità necessaria: il terminale non può<br />

far miracoli accrescendo la quantità <strong>di</strong> energia da cedere e quin<strong>di</strong> inserire elementi sovra<strong>di</strong>mensionati<br />

non serve a nulla. Anzi è sempre bene <strong>di</strong>mensionare i terminali correttamente per la potenza nominale<br />

<strong>di</strong> progetto (o leggermente superiore, non più del 10%, per sopperire alle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> efficienza per<br />

invecchiamento) per ottimizzare la resa termica.<br />

Spesso i terminali, anche per effetto della legislazione vigente (L. 10/91), sono provvisti <strong>di</strong><br />

regolazione termica e quin<strong>di</strong> la loro posizione in pianta e il loro funzionamento risultano <strong>di</strong> grande<br />

importanza. Le tipologie <strong>di</strong> terminale più ricorrenti per l’aria sono: termoconvettori, termoventilconvettori, unità<br />

<strong>di</strong> trattamento aria, bocchette o <strong>di</strong>ffusori. Se ne descrivono brevemente le caratteristiche fondamentali<br />

lasciando ai manuali specializzati la descrizione dei criteri <strong>di</strong> selezione e progetto.<br />

Termoconvettori<br />

L’uso dei termoconvettori si è sviluppato con l’esigenza <strong>di</strong> avere terminali con elevata superficie <strong>di</strong><br />

scambio che consentissero <strong>di</strong> utilizzare acqua calda a temperatura moderata (40÷50 °C) quale si ha negli<br />

impianti a pompa <strong>di</strong> calore, ad energia solare o cogenerativi.<br />

Il termoconvettore, infatti, ha una elevata efficienza <strong>di</strong> scambio in quanto ha una batteria in rame<br />

alettata in alluminio (materiali ottimi conduttori) alimentata dall’acqua calda che funge da fluido<br />

primario e attraverso la quale si fa passare l’aria dell’ambiente da riscaldare me<strong>di</strong>ante una piccola ventola<br />

<strong>di</strong> circolazione. Si ha, pertanto, una convezione forzata fra alette <strong>di</strong> alluminio e aria da riscaldare e<br />

questo fa aumentare la trasmittanza K e quin<strong>di</strong> occorre una minore superficie <strong>di</strong> scambio a parità delle<br />

altre con<strong>di</strong>zioni oppure, essendo il ∆Tml<br />

inferiore rispetto a quello dei ra<strong>di</strong>atori, una maggiore quantità<br />

<strong>di</strong> energia ceduta a parità <strong>di</strong> ingombro.<br />

Le problematiche <strong>di</strong> installazione sono simili a quelle dei ra<strong>di</strong>atori per la posizione e<br />

l’alimentazione. La <strong>di</strong>ffusione del calore è migliore per via della circolazione forzata indotta dalla<br />

ventola interna. Le potenze in gioco sono modesta: ciascun termoconvettore ha una potenza <strong>di</strong><br />

alimentazione della ventola <strong>di</strong> circolazione <strong>di</strong> poche decine (al massimo un centinaio nei modelli più<br />

potenti) <strong>di</strong> Watt e quin<strong>di</strong> non si hanno grossi problemi <strong>di</strong> impiantistica.<br />

La presenza della ventola, ve<strong>di</strong> Figura 287, e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> controllare il flusso d’aria non più in<br />

conseguenza della sola convezione naturale rende possibile l’installazione <strong>di</strong> queste unità anche a<br />

soffitto a parete in posizione non a pavimento. Ciò rende più flessibile il loro utilizzo rendendo fruibili<br />

spazi che altrimenti sarebbero occupati dai terminali e/o da questi impe<strong>di</strong>ti. Inoltre nelle scuole o negli<br />

ospedali con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sicurezza e/o <strong>di</strong> igienicità possono obbligare ad avere terminali non accessibili a<br />

pavimento e in questo caso i termoconvettori vanno benissimo. Qualche problema in più si ha nella<br />

manutenzione essendo questi componenti dotati <strong>di</strong> organi mobili. Inoltre se la selezione non è<br />

effettuata con attenzione si possono avere problemi <strong>di</strong> rumorosità indotta dall’aria in uscita dalle<br />

bocchette <strong>di</strong> mandata.<br />

La selezione dei termoconvettori viene effettuata me<strong>di</strong>ante i cataloghi dei costruttori ove, oltre le<br />

<strong>di</strong>mensioni e i dati tecnici usuali, viene in<strong>di</strong>cata la potenzialità termica nominale con acqua <strong>di</strong><br />

alimentazione a 50 °C.<br />

Termoventilconvettori (fan coil)<br />

I termoventilconvettori sono in tutto identici ai termoconvettori con la <strong>di</strong>fferenza che hanno <strong>di</strong> solito due<br />

batterie, una fredda per il raffrescamento ed una calda per il riscaldamento. Questi terminali vengono<br />

utilizzati per gli impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento misti (acqua-aria) e <strong>di</strong> riscaldamento invernale. L’esigenza<br />

della doppia batteria nasce da problemi <strong>di</strong>mensionali delle reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua fredda e<br />

dell’acqua calda: le potenze in gioco in inverno e in estate sono in valore assoluto <strong>di</strong>verse come pure<br />

<strong>di</strong>verse sono <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperatura fra ingresso e uscita (5 °C in estate, 10 °C in inverno). Di solito<br />

la batteria calda è <strong>di</strong> minore superficie <strong>di</strong> scambio rispetto alla batteria fredda.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

404<br />

Figura 254: Schema costruttivo <strong>di</strong> un ventilconvettore<br />

In Figura 254 si ha lo schema costruttivo (spaccato) <strong>di</strong> un moderno ventilconvettore nel quale<br />

sono ben visibili la batteria <strong>di</strong> scambio termico e la ventola <strong>di</strong> circolazione dell’aria (posta in alto, in<br />

aspirazione).<br />

I problemi <strong>di</strong> installazione dei termoventilconvettori) sono gli stessi dei termoconvettori con l’aggiunta<br />

della rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione della condensa. Avviene, infatti, che in estate la batteria fredda condensi il<br />

vapore d’acqua presente nell’aria e quin<strong>di</strong> occorre prevedere una tubazione che porti la condensa così<br />

prodotta in una rete <strong>di</strong> scarico opportunamente pre<strong>di</strong>sposta altrimenti si possono avere spiacevoli<br />

travasi <strong>di</strong> acqua con danneggiamento delle pareti, del pavimento e del soffitto.<br />

Per la selezione dei fan coil occorre utilizzare i dati tecnici forniti dalle case costruttrici: in essi<br />

sono date le potenzialità termiche (calda e fredda) e il rapporto fra calore sensibile e calore latente che è<br />

possibile ottenere. I fan coils possono anche avere una presa <strong>di</strong> aria esterna nel caso <strong>di</strong> impianti senza<br />

aria primaria. In questo modo si fornisce agli ambienti l’aria necessaria per il ricambio fisiologico.<br />

Ciò consente un leggero controllo dell’umi<strong>di</strong>tà interna.<br />

Con gli impianti ad aria primaria i fan coil non hanno prese esterne e possono fornire<br />

prevalentemente calore sensibile. L’umi<strong>di</strong>tà degli ambienti viene controllata me<strong>di</strong>ante l’aria primaria.<br />

Bocchette e Diffusori<br />

Le bocchette <strong>di</strong> mandata (e <strong>di</strong> ripresa per i circuiti con ricircolo dell’aria) sono solitamente<br />

collegate ai canali dell’aria me<strong>di</strong>ante opportuni tronchetti <strong>di</strong> collegamento.<br />

Esse sono dotate <strong>di</strong> alette <strong>di</strong> orientamento del flusso d’aria e, nei casi <strong>di</strong> bocchette più complesse,<br />

anche <strong>di</strong> una serranda <strong>di</strong> regolazione a monte. Le bocchette sono caratterizzate da una velocità <strong>di</strong><br />

lancio, v k , e da un lancio, L T , dell’aria fino a quando essa riduce la sua velocità al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> 0.3 m/s.<br />

La selezione delle bocchette viene effettuata me<strong>di</strong>ante abachi o tabelle fornite dai costruttori.<br />

Nella Tabella 102 sono riportati i <strong>di</strong>agrammi per il calcolo delle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico prodotte nelle<br />

bocchette al variare della velocità <strong>di</strong> lancio.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

405<br />

Figura 255: Dati <strong>di</strong>mensionali delle bocchette rettangolari


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

406<br />

Figura 256: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> bocchette rettangolari<br />

Figura 257: Bocchette rettangolari ad alette regolabili


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

407<br />

Figura 258: Dati caratteristici delle bocchette rettangolari<br />

Bocchette <strong>di</strong> aspirazione<br />

Le bocchette <strong>di</strong> aspirazione ad alette fisse inclinate a 40°, trovano la loro applicazione come prese<br />

d’aria all’interno <strong>di</strong> locali. Lo speciale profilo delle alette assicura un’ottima sezione libera <strong>di</strong> passaggio<br />

con per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico contenute.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

408<br />

Figura 259: Dati <strong>di</strong>mensionali delle bocchette <strong>di</strong> ripresa<br />

Figura 260: Dati caratteristici delle bocchette <strong>di</strong> ripresa


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

409<br />

Griglie <strong>di</strong> ripresa<br />

Le griglie <strong>di</strong> ripresa ad alette fisse inclinate a 45°, grazie alla loro linea moderna e funzionale,<br />

trovano applicazione come prese d’aria all’interno ed all’esterno <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici. Lo speciale profilo<br />

antipioggia delle alette garantisce la massima protezione.<br />

Figura 261: Dati caratteristici delle griglie <strong>di</strong> ripresa<br />

Figura 262: Dati caratteristici delle griglie <strong>di</strong> ripresa


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

410<br />

Griglie <strong>di</strong> transito<br />

Le griglie <strong>di</strong> transito sono caratterizzate da uno speciale profilo antiluce e trovano la loro<br />

applicazione per il transito dell’aria tra locali, installabili su porte o pareti.<br />

Lo speciale profilo delle alette, oltre a renderle gradevoli <strong>di</strong> aspetto assicura il trasferimento<br />

dell’aria per effetto della <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione fra i locali considerati.<br />

Figura 263: Dati <strong>di</strong>mensionali delle griglie <strong>di</strong> transito<br />

Figura 264: Dati caratteristici delle griglie <strong>di</strong> transito


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

411<br />

Serrande <strong>di</strong> regolazione<br />

A monte dei <strong>di</strong>ffusori può essere installata una serranda <strong>di</strong> taratura in acciaio verniciato che<br />

consente la regolazione frontale attraverso il <strong>di</strong>ffusore me<strong>di</strong>ante una apposita chiave. L’installazione<br />

avviene sul canotto con viti laterali. L’apposita flangia preforata permette il fissaggio <strong>di</strong>retto del<br />

<strong>di</strong>ffusore senza l’ausilio del collarino.<br />

Figura 265: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> serrande <strong>di</strong> taratura<br />

Figura 266: Dati caratteristici delle serrande <strong>di</strong> taratura


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

412<br />

Figura 267: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> serrande <strong>di</strong> regolazione


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

413<br />

Figura 268: Dati caratteristici delle serrande <strong>di</strong> regolazione<br />

Serrande <strong>di</strong> sovrapressione<br />

Le serrande <strong>di</strong> sovrapressione sono caratterizzate dall’equilibrato funzionamento delle alette,<br />

trovano la loro applicazione nel montaggio all’esterno <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici, sia per l’espulsione che per<br />

l’aspirazione, garantendo la chiusura per gravità all’arresto del ventilatore.<br />

Per installazioni su e<strong>di</strong>fici molto alti e particolarmente esposti ai venti, è consigliabile montare<br />

davanti alla serranda una griglia fissa <strong>di</strong> presa d’aria esterna.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

414<br />

Figura 269: Dati <strong>di</strong>mensionali delle serrande <strong>di</strong> sovrapressione<br />

Figura 270: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> serrande <strong>di</strong> sovrapressione da canale<br />

Figura 271: Dati caratteristici delle serrande <strong>di</strong> sovrapressione


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

415<br />

Griglie tagliafuoco e tagliafumo<br />

Queste griglie si rendono necessarie in impianti <strong>di</strong> grande estensione e in e<strong>di</strong>fici aventi particolari<br />

destinazione d’uso.<br />

La compartimentazione degli e<strong>di</strong>fici<br />

Per e<strong>di</strong>fici destinati ad uffici, ospedali, alberghi, attività commerciali ,… occorre sud<strong>di</strong>videre il<br />

<strong>volume</strong> complessivo in comparti 96 cioè in volumi in<strong>di</strong>pendenti ed isolati dagli altri in modo che un<br />

eventuale incen<strong>di</strong>o che si sviluppi in uno <strong>di</strong> essi non si propaghi verso gli altri.<br />

La compartimentazione è effettuata secondo regole dettate dalle circolari del Ministero degli Interni e<br />

in particolare dai Vigili del Fuoco a seconda delle destinazione d’uso degli e<strong>di</strong>fici.<br />

Figura 272: Esempio <strong>di</strong> compartimentazione in un blocco operatorio<br />

In Figura 272 si ha un esempio <strong>di</strong> compartimentazione per un e<strong>di</strong>ficio destinato a blocco<br />

operatorio e per il quale la Norma Tecnica <strong>di</strong> riferimento (D.M. Interno 18/09/2002) prescrive che la<br />

superficie massima <strong>di</strong> ogni compartimento deve essere inferiore a 1000 m². I bor<strong>di</strong> a tratto spesso<br />

in<strong>di</strong>ca la delimitazione dei comparti.<br />

96 Nel capitolo de<strong>di</strong>cato agli impianti antincen<strong>di</strong>o (Vol. 3°) si hanno notizie più approfon<strong>di</strong>te <strong>di</strong> questo argomento.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

416<br />

Si osservi anche l’inserimento <strong>di</strong> porte tagliafuoco che hanno lo scopo <strong>di</strong> resistere al fuoco per<br />

una durata <strong>di</strong> 60÷120 minuti e <strong>di</strong> chiudersi a scatto quando i rivelatori in<strong>di</strong>cano la presenza <strong>di</strong> un<br />

incen<strong>di</strong>o. In questo modo le fiamme all’interno del comprato interessato non si possono propagare agli<br />

altri comparti e gli occupanti possono porsi in salvo attraverso le vie <strong>di</strong> fuga.<br />

Con la stessa filosofia dell’isolamento del comparto sotto incen<strong>di</strong>o la Norma Tecnica richiede che<br />

anche i canali che attraversano i comparti siano dotati <strong>di</strong> serrande tagliafuoco e <strong>di</strong> serrande tagliafumo in<br />

modo che l’aria immessa nei comprati non provochi asfissia per gli occupanti. Le serrande tagliafuoco,<br />

ve<strong>di</strong> Figura 273, sono installate all’interno dei canali <strong>di</strong> ventilazione con lo scopo <strong>di</strong> bloccare la<br />

ventilazione dei settori interessati dall’incen<strong>di</strong>o.<br />

Le serrande scattano, cioè le alette si serrano, quando un elemento sensibile interno fonde se la<br />

temperatura supera i 72 °C o quando un rivelatore <strong>di</strong> fumi esterno invia il segnale elettrico <strong>di</strong> chiusura.<br />

In Figura 274 si ha una serranda tagliafumo che ha lo scopo <strong>di</strong> evitare, in caso <strong>di</strong> incen<strong>di</strong>o, la<br />

propagazione <strong>di</strong> fumo da un ambiente attraverso la rete dei canali <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria.<br />

Anche in questo caso le alette sono tenute aperte da un levismo esterno che scatta quando<br />

l’elemento sensibile interno raggiunge i 72 °C o quando una sonda esterna rivela la presenza <strong>di</strong> fumi. Si<br />

può avere anche il caso <strong>di</strong> serranda tagliafumo sempre chiusa che viene aperta automaticamente quando<br />

si vuole evacuare il fumo eventualmente presenti nei canali.<br />

Figura 273: Serranda tagliafuoco<br />

Figura 274: Serrande tagliafumo<br />

Silenziatori<br />

Per ridurre la rumorosità dell’aria, anche ai fini del rispetto della norma tecnica sui requisiti<br />

acustici degli e<strong>di</strong>fici si inseriscono nei canali opportuni tratti silenziati, ve<strong>di</strong> Figura 275, che riducono il<br />

livello <strong>di</strong> rumore in funzione della tipologia costruttiva, secondo dati caratteristici forniti dai vari<br />

costruttori.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

417<br />

Figura 275: Silenziatore per canali d’aria<br />

Diffusori<br />

I <strong>di</strong>ffusori hanno una funziona analoga quella delle bocchette. Essi sono del tipo in<strong>di</strong>cato in<br />

Figura 276, cioè a forma quadrata o circolare. La loro selezione è del tutto simile a quella in<strong>di</strong>cata per le<br />

bocchette e pertanto si fa ricorso ad abachi o tabelle fornite dai costruttori.<br />

Figura 276: Tipologie <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori<br />

Spesso i dati <strong>di</strong>mensionali e le caratteristiche dei <strong>di</strong>ffusori sono raggruppati in modo tale da avere<br />

sott’occhio sia i dati fluo<strong>di</strong>namici che quelli <strong>di</strong> rumorosità. Ad esempio alcuni Costruttori forniscono i<br />

loro cataloghi come in<strong>di</strong>cato nella Figura 277 e nella Figura 278 per le caratteristiche fluido<strong>di</strong>namiche.<br />

Figura 277: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore a coni variabili


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

418<br />

Come si può osservare in Figura 278 (come schematizzato anche nello stesso abaco con le linee<br />

<strong>di</strong> richiamo riportate in basso a sinistra) nota la portata d’aria da inviare si hanno imme<strong>di</strong>atamente il<br />

lancio, la velocità iniziale e la rumorosità (in<strong>di</strong>ce NR). Pertanto la selezione della <strong>di</strong>mensione del<br />

<strong>di</strong>ffusore risulta legata sia ai dati <strong>di</strong> progetto fluido<strong>di</strong>namici (v k , L T ) ma anche alla rumorosità prodotta.<br />

Figura 278: Selezione del <strong>di</strong>ffusore con abaco integrato (caratteristiche rumorosità)<br />

Per <strong>di</strong>ffusori quadrati si hanno i dati <strong>di</strong>mensionali seguenti e le curve <strong>di</strong> selezione <strong>di</strong> Figura 280,<br />

<strong>di</strong> Figura 281. <strong>di</strong> Figura 282 e <strong>di</strong> Figura 283.<br />

Figura 279: Dati <strong>di</strong>mensionali per <strong>di</strong>ffusori quadrati


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

419<br />

Figura 280: Curve caratteristiche per <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

420<br />

Figura 281: Caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

421<br />

Figura 282: Caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

422<br />

Figura 283: Caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata<br />

Diffusori elicoidali<br />

I <strong>di</strong>ffusori regolabili ad effetto elicoidale consentono una rapida miscela fra líaria immessa e<br />

quella indotta permettendo <strong>di</strong> raggiungere un elevato numero <strong>di</strong> ricambi díaria (fino a 30 ricambi ora)<br />

con <strong>di</strong>fferenziali <strong>di</strong> temperatura compresi tra +10°C e -10°C in locali alti fino a 4 metri. Il flusso<br />

elicoidale può essere variato me<strong>di</strong>ante l’orientamento dei deflettori ottenendo i seguenti risultati (ve<strong>di</strong><br />

Figura 284):<br />

⋅ - Flusso in senso orario = gittata maggiore<br />

⋅<br />

- Flusso in senso antiorario = gittata ridotta


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

423<br />

⋅<br />

⋅<br />

- Metà deflettori con flusso orario e metà con flusso antiorario = gittata in una sola <strong>di</strong>rezione.<br />

- Un quarto <strong>di</strong> deflettori a flussi alternati = gittata in due <strong>di</strong>rezioni opposte.<br />

La posizione dei deflettori può essere mo<strong>di</strong>ficata anche ad installazione avvenuta, sia per<br />

ottimizzare la <strong>di</strong>ffusione dell’aria nel locale sia per supplire ad inconvenienti provocati da mo<strong>di</strong>fiche<br />

strutturali (colonne, pareti mobili, lampade sporgenti, ecc.).<br />

Le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione non cambiano al variare della posizione dei deflettori rendendo inutile una<br />

successiva taratura dei circuiti. In Tabella 100 si hanno i dati <strong>di</strong>mensionali per una serie commerciale.<br />

Tabella 100: Dati <strong>di</strong>mensionali per <strong>di</strong>ffusori elicoidali<br />

Figura 284: Funzionamento dei <strong>di</strong>ffusori elicoidali<br />

In Tabella 101 si hanno i dati caratteristici <strong>di</strong> una serie commerciale <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori elicoidali con<br />

l’in<strong>di</strong>cazione del lancio X , della caduta <strong>di</strong> pressione ∆p e il livello <strong>di</strong> rumorosità NR.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

424<br />

Figura 285: Dati geometrici <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori elicoidali


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

425<br />

Figura 286: Dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori elicoidali


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

426<br />

Tabella 101: Dati caratteristici <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori elicoidali<br />

Unità <strong>di</strong> trattamento dell’aria<br />

Si tratta <strong>di</strong> un vero e proprio impianto terminale, molto utilizzato negli impianti <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>zionamento e nella termoventilazione.<br />

L’unità <strong>di</strong> trattamento aria (UTA) è <strong>di</strong> solito una macchina complessa che può essere assemblata in<br />

base alle caratteristiche <strong>di</strong> progetto ed è costituita, essenzialmente, da un grosso cassonetto nel quale<br />

sono presenti vari sezioni quali, ad esempio, quella filtrante, la sezione <strong>di</strong> riscaldamento con batteria<br />

calda, la sezione <strong>di</strong> raffreddamento con batteria fredda, la sezione <strong>di</strong> post-riscaldamento con una<br />

batteria calda, la sezione <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>ficazione (ad acqua o a vapore, la sezione <strong>di</strong> lavaggio, la sezione<br />

ventilante <strong>di</strong> mandata e/o <strong>di</strong> ripresa.<br />

In Figura 288 si ha un esempio <strong>di</strong> UTA.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

427<br />

Tabella 102: Per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico per le bocchette <strong>di</strong> mandata<br />

I problemi impiantistici sono notevoli: <strong>di</strong> spazio, <strong>di</strong> collegamenti con i flui<strong>di</strong> termovettori cal<strong>di</strong><br />

e/o fred<strong>di</strong>, <strong>di</strong> alimentazione <strong>di</strong> acqua o <strong>di</strong> vapore per l’umi<strong>di</strong>ficazione, <strong>di</strong> eliminazione della condensa,<br />

<strong>di</strong> collegamento ai canali <strong>di</strong> mandata, <strong>di</strong> ripresa e <strong>di</strong> ricircolo. Non si può improvvisare l’installazione <strong>di</strong><br />

un’unità <strong>di</strong> questo genere a meno <strong>di</strong> non sacrificare uno o più ambienti originariamente non previsti per<br />

ospitare queste unità. Spesso l’ignoranza progettuale e la mancanza <strong>di</strong> ogni criterio <strong>di</strong> previsione<br />

progettuale portano a conseguenze estetiche e tecniche poco piacevoli.<br />

Nel caso <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni (per esempio per singoli appartamenti o per pochi<br />

ambienti) le UTA hanno <strong>di</strong>mensioni tali da potere essere poste in controsoffitto. In questo caso<br />

l’ingombro maggiore si ha in altezza ed occorre prevedere almeno 50 cm <strong>di</strong> altezza.<br />

I problemi che queste unità pongono in esercizio sono molteplici: alimentazione fluido<strong>di</strong>namica,<br />

cambio dei filtri, manutenzione delle batterie e delle ventole, eliminazione della condensa e dell’acqua<br />

superflua <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>ficazione, controllo delle valvole <strong>di</strong> regolazione.<br />

Occorre sempre prevedere una facile accessibilità alla sezione filtrante per consentire il ricambio<br />

dei filtri con regolarità (almeno ad ogni stagione): accade spesso che queste unità (se <strong>di</strong> piccole<br />

<strong>di</strong>mensioni) vengano annegate nel controsoffitto e che non si abbia alcuna possibilità <strong>di</strong> accedervi se non<br />

rompendo il controsoffitto.<br />

Inoltre le UTA sono rumorose se non correttamente progettate, come brevemente in<strong>di</strong>cato nei<br />

capitoli precedente. Le soffianti debbono essere ben bilanciate ed è opportuno inserire i giunti<br />

antivibranti e, se necessario, le sezioni silenzianti dotate <strong>di</strong> trappole acustiche, ve<strong>di</strong> Figura 288.<br />

La selezione delle UTA ( o anche CTA per Centrali <strong>di</strong> Trattamento Aria) è effettuata me<strong>di</strong>ante i<br />

cataloghi delle case costruttrici partendo dalle <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> attraversamento che sono determinate<br />

imponendo, nota la portat <strong>di</strong> aria da trattare, una velocità variabile da 2 a 5 m/s. In questo modo si<br />

hanno <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> riferimento che debbono poi essere confrontate con quelle standard fornite dai<br />

costruttori. In questo modo si seleziona la classe della CTA. Si ponga attenzione al fatto che una<br />

maggiore velocità <strong>di</strong> attraversamento porta ad avere una minore sezione <strong>di</strong> passaggio dell’UTA ma<br />

anche una maggiore rumorosità prodotta. Pertanto occorre scegliere il valore della velocità con molta<br />

attenzione.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

428<br />

Ogni componente interno della CTA (batterie, filtri, soffianti, ….) debbono essere conformi alla<br />

classe sopra determinata (cioè debbono essere compatibili con le <strong>di</strong>mensioni fisiche della CTA) ed<br />

avere le potenzialità termiche (calde e/o fredde) calcolate in precedenza.<br />

Figura 287: Esempio <strong>di</strong> termoconvettore<br />

Nel caso <strong>di</strong> impianti multizona, ve<strong>di</strong> Figura 289, si hanno più sezioni <strong>di</strong> uscita che possono essere<br />

dotate <strong>di</strong> unità <strong>di</strong> post riscaldamento.<br />

Figura 288: Esempio <strong>di</strong> Centrale <strong>di</strong> Trattamento Aria (CTA)


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

429<br />

Figura 289: Layout <strong>di</strong> una UTA completa con recupero <strong>di</strong> calore<br />

Processo reale <strong>di</strong> raffreddamento e deumi<strong>di</strong>ficazione<br />

Nei <strong>di</strong>agrammi precedenti si sono in<strong>di</strong>cate trasformazioni ideali nella quali l’aria veniva<br />

raffreddata senza deumi<strong>di</strong>ficazione fino al punto <strong>di</strong> rugiada e poi deumi<strong>di</strong>ficata, lungo la curva<br />

ϕ=100%, fino al punto iniziale <strong>di</strong> postriscaldamento (ve<strong>di</strong> Figura 162).<br />

Figura 290: Rappresentazione del ciclo estivo senza ricircolo<br />

Nella realtà le trasformazioni <strong>di</strong> raffreddamento e deumi<strong>di</strong>ficazione dell’aria avvengono<br />

contemporaneamente all’interno della batteria fredda, come in<strong>di</strong>cato nei precedenti paragrafi. Si è<br />

<strong>di</strong>mostrato che la trasformazione suddetta equivale, in buona approssimazione, ad una miscelazione<br />

a<strong>di</strong>abatica <strong>di</strong> due correnti d’aria, una a temperatura iniziale (esterna o <strong>di</strong> miscelazione a seconda se il ciclo è senza<br />

ricircolo o con ricircolo) ed una nelle con<strong>di</strong>zioni equivalenti al punto S ottenuto dall’intersezione della<br />

tangente alla ϕ=100% dal punto iniziale con la stessa ϕ=100%. Il ciclo estivo senza ricircolo d’aria è<br />

rappresentato per le trasformazioni reali nel piano <strong>di</strong> Mollier in Figura 170. Si osservi come il punto <strong>di</strong><br />

immissione I è anche il punto <strong>di</strong> intersezione fra la retta ambiente e la retta della batteria. Quando non si<br />

può fare in modo che questa intersezione avvenga allora occorre anche post riscaldare l’aria in uscita<br />

dalla batteria fredda, come in<strong>di</strong>cato in Figura 172.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

430<br />

Si osservi che il punto K rappresenta l’uscita della batteria fredda e la trasformazione KI è il<br />

postriscaldamento sopra in<strong>di</strong>cato. Rappresentazioni analoghe si possono fare con il <strong>di</strong>agramma<br />

ASHRAE, come in<strong>di</strong>cato in Figura 173 per il caso <strong>di</strong> ciclo estivo senza ricircolo e in Figura 174 per il<br />

ciclo estivo senza ricircolo ma con postriscaldamento.<br />

Nella Figura 171 seguente si ha la rappresentazione <strong>di</strong> un ciclo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento reale ottenuta<br />

con un programma <strong>di</strong> calcolo elettronico (CAD Termotecnici) fra i vari esistenti in commercio.<br />

Si osservi come la temperatura limite t S sia <strong>di</strong> 10 °C che rappresenta anche la temperatura minima<br />

raggiungibile con le batterie fredde alimentate con acqua refrigerata entrante a 7° ed uscente a 12 °C.<br />

Come già detto a proposito delle batterie alettate per il raffreddamento con condensazione, la scelta del<br />

punto <strong>di</strong> tangenza non sempre è possibile.<br />

Ciò si verifica quando si deve far fronte ad un elevato carico latente: la retta ambiente, infatti, si<br />

presenta molto inclinata tendendo a <strong>di</strong>venire orizzontale e quin<strong>di</strong> rendendo impossibile tracciate la<br />

tangente alla ϕ=100% con valori accettabili della temperatura <strong>di</strong> condensazione.<br />

Figura 291: Ciclo estivo con deumi<strong>di</strong>ficazione nel piano ASHRAE<br />

In genere i criteri <strong>di</strong> progetto sono essenzialmente due:<br />

Si sceglie prima il BPF<br />

Si assume il BPF (cioè si sceglie prima il tipo <strong>di</strong> batteria alettata) e si verifica se le rette ambiente e<br />

<strong>di</strong> batteria si intersecano in corrispondenza <strong>di</strong> un punto <strong>di</strong> immissione I compatibile con il BPF scelto<br />

in caso contrario occorre un postriscaldamento.<br />

Si sceglie il punto <strong>di</strong> immissione I<br />

In questo caso si traccia una retta <strong>di</strong> batteria <strong>di</strong> tentativo e si determina il fattore <strong>di</strong> by pass<br />

corrispondente al punto <strong>di</strong> intersezione con la retta ambiente (punto I scelto).<br />

Infine si verifica la compatibilità del BPF calcolato con le tipologie <strong>di</strong> batterie commerciali.<br />

Metodologie <strong>di</strong> progetto per il caso estivo<br />

Si riepilogano <strong>di</strong> seguito i meto<strong>di</strong> usati <strong>di</strong> progetto per il con<strong>di</strong>zionamento estivo classificandoli in<br />

modo metodologico per maggiore chiarezza.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

431<br />

La retta ambiente non interseca la ϕ=100%: Caso A<br />

Sono assegnati il BPF e il punto J (cioè la temperatura me<strong>di</strong>a dell’acqua fredda <strong>di</strong> alimentazione).<br />

Sulla retta JM (con M punto <strong>di</strong> miscelazione dovuto al ricircolo) si determina F in modo che sia<br />

rispettato il BPF assegnato e cioè tale che sia, ve<strong>di</strong> Figura 293:<br />

FJ<br />

BPF<br />

MJ =<br />

Dal punto J si spicca il segmento verticale fino ad intersecare la retta ambiente in I.<br />

Si verifica che la temperatura t I sia compatibile con le scelte progettuale in caso contrario occorre<br />

ripetere il proce<strong>di</strong>mento variando il BPF, cioè cambiando il tipo <strong>di</strong> batteria.<br />

Figura 292: Ciclo estivo senza ricircolo con postriscaldamento<br />

La retta ambiente non interseca la ϕ=100%: Caso B<br />

E’ assegnata la temperatura del punto <strong>di</strong> immissione I e quella limite <strong>di</strong> saturazione J, ve<strong>di</strong> Figura<br />

294, per cui si determina il punto F tracciando la verticale per I fino alla retta della batteria MJ. Noto il<br />

punto F si verifica che sia rispettato il BPF assegnato o si sceglie il numero dei ranghi della batteria in<br />

modo da sod<strong>di</strong>sfare questo valore.<br />

La retta ambiente interseca la ϕ=100%: il punto J cade a destra della retta ambiente<br />

In questo caso si hanno due possibilità: sono assegnato BPF e J e si determina I oppure sono<br />

assegnati t I e J e si determina F e si verifica il BPF. Il proce<strong>di</strong>mento è riportato in Figura 295.<br />

La retta ambiente interseca la ϕ=100%: il punto J cade a sinistra della retta ambiente<br />

E’ il caso rappresentato in Figura 296. Si possono avere due casi: nel <strong>primo</strong> sono dati BPF e<br />

quin<strong>di</strong> si determinano F, J congruenti con BPF e quin<strong>di</strong> I; nel secondo caso è dato I e quin<strong>di</strong> si<br />

determina il BPF verificando le congruenze con J e F.<br />

Criterio generalizzato <strong>di</strong> progetto: post riscaldamento a miscela<br />

Oltre ai criteri <strong>di</strong>anzi esposti e qualora questi non possano essere sod<strong>di</strong>sfatti si può utilizzare il<br />

seguente criterio generalizzato. Siano dati: t I , BPF, Q T , mɺ<br />

e<br />

, M, ve<strong>di</strong> Figura 297, allora si determinano,<br />

anche graficamente, il punti F e J in modo che risulti rispettato il BPF assegnato. Successivamente si<br />

determina la portata termo<strong>di</strong>namica totale per l’impianto che è data dalla:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

432<br />

ɺ<br />

Q<br />

m T<br />

= h h A<br />

−<br />

I<br />

Imponiamo che la temperatura del punti I sia data dalla miscela <strong>di</strong> una aliquota ∆mɺ <strong>di</strong> aria <strong>di</strong><br />

espulsione nelle con<strong>di</strong>zioni del punto A e della aliquota mɺ<br />

− ∆mɺ trattata nella batteria alettata nelle<br />

con<strong>di</strong>zioni del punto F. Si ha la relazione <strong>di</strong> miscelazione a<strong>di</strong>abatica:<br />

tA∆ mɺ + tF<br />

( mɺ − ∆mɺ<br />

)<br />

tI<br />

=<br />

mɺ<br />

Da questa, essendo t I nota si determina la portata ∆mɺ necessaria:<br />

tI<br />

− tF<br />

∆ mɺ = mɺ<br />

t − t<br />

Si effettuato poi le verifiche <strong>di</strong> congruenza per t J e per il punto <strong>di</strong> miscelazione M.<br />

A<br />

F<br />

A<br />

Retta ambiente<br />

M<br />

Retta batteria<br />

E<br />

I<br />

t<br />

I<br />

R<br />

J<br />

F<br />

S<br />

F calcolato dal BPF assegnato<br />

I detrminato sulla retta ambiente<br />

Figura 293: Retta ambiente non interseca la curva <strong>di</strong> saturazione: caso A<br />

A<br />

Retta ambiente<br />

M<br />

Retta batteria<br />

E<br />

I<br />

t<br />

I<br />

R<br />

F<br />

J<br />

S<br />

tI assegnata<br />

Punto J assegnato<br />

Figura 294: Retta ambiente non interseca la curva <strong>di</strong> saturazione: caso B


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

433<br />

A<br />

Retta ambiente<br />

M<br />

Retta batteria<br />

E<br />

t<br />

I<br />

F<br />

BPF e J assegnati<br />

R<br />

J<br />

S<br />

Punto I calcolato<br />

Figura 295: Retta ambiente interseca la curva <strong>di</strong> saturazione: caso A<br />

A<br />

Retta ambiente<br />

M<br />

Retta batteria<br />

E<br />

t I<br />

F<br />

R<br />

S<br />

E- assegnato BPF<br />

J<br />

Si determ ina no F, J<br />

Figura 296: Retta ambiente interseca la curva <strong>di</strong> saturazione: caso B<br />

potenzialità delle batterie <strong>di</strong> scambio nei processi reali<br />

Analogamente a quanto detto in precedenza possiamo adesso calcolare le potenzialità delle<br />

batterie calde e fredde con riferimento al ciclo reale.<br />

Ciclo senza ricircolo<br />

Con riferimento alle figure precedenti per i cicli termo<strong>di</strong>namici nel piano psicrometrico, la<br />

batteria fredda, ve<strong>di</strong> Figura 170, ha potenzialità data dalla relazione:<br />

Q = mɺ h − h<br />

[218]<br />

( )<br />

BF E I<br />

Ciclo estivo senza ricircolo e postriscaldamento<br />

Con riferimento alla Figura 172 e alla Figura 174 si ha, per la batteria fredda:<br />

Q = mɺ<br />

h − h<br />

( )<br />

BF E K<br />

e per la batteria <strong>di</strong> postriscaldamento:<br />

Q = mɺ<br />

h − h<br />

( )<br />

BPR I K


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

434<br />

t I<br />

S<br />

F<br />

A<br />

Retta ambiente<br />

M<br />

R<br />

Retta batteria<br />

E<br />

m-Dm<br />

m<br />

I<br />

F<br />

A<br />

Ambiente<br />

Dm<br />

bpf<br />

A<br />

filtro<br />

me<br />

m-me<br />

m-me-Dm<br />

J<br />

-<br />

M<br />

me<br />

Figura 297: Postriscaldamento a miscela<br />

Ciclo estivo reale con ricircolo<br />

E’ facile immaginare i casi <strong>di</strong> cicli estivi con ricircolo: in questo caso il punto <strong>di</strong> partenza non è<br />

più E (con<strong>di</strong>zioni esterne) ma il punto <strong>di</strong> miscelazione del ricircolo R. Questo punto si calcola<br />

applicando la relazione:<br />

t<br />

R<br />

mɺ<br />

t<br />

=<br />

mɺ<br />

e e<br />

r<br />

+ mɺ<br />

t<br />

+ mɺ<br />

r a<br />

e<br />

[219]<br />

Ove con mɺ<br />

e<br />

, mɺ r<br />

si in<strong>di</strong>cano le portate <strong>di</strong> aria esterna (fresca) e <strong>di</strong> ricircolo e con t e e t a le<br />

rispettive temperature.<br />

Nella Figura 175 e nella Figura 173 sono rappresentati i casi <strong>di</strong> ciclo estivo con ricircolo senza<br />

postriscaldamento mentre nella Figura 176 e Figura 178 si hanno gli analoghi casi con<br />

postriscaldamento.<br />

Figura 298: Ciclo estivo senza ricircolo – ASHRAE


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

435<br />

Figura 299: Ciclo estivo senza ricircolo con postriscaldamento – ASHRAE<br />

Figura 300: Ciclo estivo con ricircolo<br />

potenzialità delle batterie <strong>di</strong> scambio con postriscaldamento<br />

Si procede analogamente a quanto fatto in precedenza e con riferimento alle figure sopra in<strong>di</strong>cate<br />

si hanno i seguenti casi:<br />

Ciclo estivo con ricircolo<br />

( )<br />

Q = mɺ<br />

h − h<br />

BF R I<br />

Caso estivo con ricircolo e postriscaldamento<br />

( )<br />

Q = mɺ<br />

h − h<br />

BF R K<br />

( )<br />

Q = mɺ<br />

h − h<br />

BPR I K


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

436<br />

Figura 301: Ciclo estivo con ricircolo e postriscaldamento<br />

Figura 302: Ciclo estivo con ricircolo – ASHRAE<br />

Figura 303: Ciclo estivo con ricircolo e postriscaldamento – ASHRAE


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

437<br />

I punti sono relativi alle trasformazioni in<strong>di</strong>cate in Figura 179 e in Figura 180. I risultati finali <strong>di</strong><br />

bilancio termico e <strong>di</strong> calcolo delle potenzialità delle batterie <strong>di</strong> scambio sono qui riassunti.<br />

Esempio <strong>di</strong> applicazione<br />

Ciclo estivo con ricircolo ma senza postriscaldamento<br />

Si consideri un processo per un con<strong>di</strong>zionamento estivo con ricircolo avente i seguenti dati:<br />

1) Processo: punto Aria Esterna<br />

Temperatura ºC 34.000<br />

UR % 60.000<br />

Umi<strong>di</strong>tà assoluta g/kg 21.549<br />

Densità aria umida kg/m³ 1.064<br />

Entalpia aria umida kJ/kg 89.461<br />

Portata <strong>volume</strong>trica m³/h 0.000<br />

Portata (massa secca) kg/h 0.000<br />

2) Miscela <strong>di</strong> 2 masse d'aria<br />

Portata aria 1 Portata aria 2 Miscela<br />

Temperatura ºC 34.000 26.000 27.354<br />

UR % 60.000 50.000 53.181<br />

Umi<strong>di</strong>tà assoluta g/kg 21.549 11.173 12.902<br />

Densità aria umida kg/m³ 1.064 1.099 1.093<br />

Entalpia aria umida kJ/kg 89.461 54.642 60.445<br />

Portata <strong>volume</strong>trica m³/h 240.104 1150.407 1390.524<br />

Portata (massa secca) kg/h 250.000 1250.000 1500.000<br />

Acqua <strong>di</strong> condensazione kg/h 0.000<br />

Figura 304: Ciclo estivo con ricircolo nel piano <strong>di</strong> Mollier


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

438<br />

3) Refrigerazione dell'aria - Passo delle alette (2.5 - 3.5 mm)<br />

Potenza kW 11.752 Potenza 1 % 22.860<br />

dT me<strong>di</strong>o <strong>di</strong>ff. K 18.635 Potenza 2 % 19.927<br />

Coefficiente kW/K 0.631 Potenza 3 % 17.370<br />

Potenza 4 % 15.141<br />

Refrigerante entrata ºC 0.000 Potenza 5 % 13.198<br />

Refrigerante uscita ºC 0.000 Potenza 6 % 11.505<br />

Figura 305: Ciclo estivo con ricircolo nel piano ASHRAE<br />

Aria entrata Aria uscita<br />

Temperatura ºC 27.354 12.000<br />

UR % 53.181 85.978<br />

Umi<strong>di</strong>tà assoluta g/kg 12.902 7.993<br />

Densità aria umida kg/m³ 1.093 1.155<br />

Entalpia aria umida kJ/kg 60.445 32.240<br />

Portata <strong>volume</strong>trica m³/h 1390.524 1309.281<br />

Portata (massa secca) kg/h 1500.000 1500.000<br />

Acqua <strong>di</strong> condensazione kg/h 7.363<br />

T superficiale ºC 3.120<br />

4) Carico termico con aria<br />

Calore sensibile kW 6.000<br />

Calore latente kW 3.500<br />

Carico termico kW 9.500<br />

Aria <strong>di</strong> mandata Aria <strong>di</strong> estrazione<br />

Temperatura ºC 12.000 26.097<br />

UR % 85.978 50.224


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

439<br />

Umi<strong>di</strong>tà assoluta g/kg 7.993 11.289<br />

Densità aria umida kg/m³ 1.155 1.098<br />

Entalpia aria umida kJ/kg 32.240 55.040<br />

Portata <strong>volume</strong>trica m³/h 1309.281 1381.192<br />

Portata (massa secca) kg/h 1500.000 1500.000<br />

Ciclo estivo con ricircolo e postriscaldamento<br />

Ve<strong>di</strong>amo adesso cosa succede con il post riscaldamento. La situazione è riportata in Figura 181 e<br />

in Figura 182 nei due piani psicrometrici. I dati sono i seguenti.<br />

1) Processo: un punto Aria esterna<br />

Temperatura ºC 34.000<br />

UR % 60.000<br />

Umi<strong>di</strong>tà assoluta g/kg 21.549<br />

Densità aria umida kg/m³ 1.064<br />

Entalpia aria umida kJ/kg 89.461<br />

Portata <strong>volume</strong>trica m³/h 0.000<br />

Portata (massa secca) kg/h 0.000<br />

2) Miscela <strong>di</strong> 2 masse d'aria<br />

Portata aria 1 Portata aria 2 Miscela<br />

Temperatura ºC 34.000 26.000 27.354<br />

UR % 60.000 50.000 53.181<br />

Umi<strong>di</strong>tà assoluta g/kg 21.549 11.173 12.902<br />

Densità aria umida kg/m³ 1.064 1.099 1.093<br />

Entalpia aria umida kJ/kg 89.461 54.642 60.445<br />

Portata <strong>volume</strong>trica m³/h 240.104 1150.407 1390.524<br />

Portata (massa secca) kg/h 250.000 1250.000 1500.000<br />

Acqua <strong>di</strong> condensazione kg/h 0.000<br />

Figura 306: Ciclo estivo con ricircolo e postriscaldamento nel piano <strong>di</strong> Mollier


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

440<br />

Figura 307: Ciclo estivo con ricircolo e postriscaldamento nel piano ASHRAE<br />

3) Refrigerazione dell'aria - Passo delle alette (2.5 - 3.5 mm)<br />

Potenza kW 11.752 Potenza 1 % 22.860<br />

dT me<strong>di</strong>o <strong>di</strong>ff. K 18.635 Potenza 2 % 19.927<br />

Coefficiente kW/K 0.631 Potenza 3 % 17.370<br />

Potenza 4 % 15.141<br />

Refrigerante entrata ºC 0.000 Potenza 5 % 13.198<br />

Refrigerante uscita ºC 0.000 Potenza 6 % 11.505<br />

Aria entrata Aria uscita<br />

Temperatura ºC 27.354 12.000<br />

UR % 53.181 85.978<br />

Umi<strong>di</strong>tà assoluta g/kg 12.902 7.993<br />

Densità aria umida kg/m³ 1.093 1.155<br />

Entalpia aria umida kJ/kg 60.445 32.240<br />

Portata <strong>volume</strong>trica m³/h 1390.524 1309.281<br />

Portata (massa secca) kg/h 1500.000 1500.000<br />

Acqua <strong>di</strong> condensazione kg/h 7.363<br />

T superficiale ºC 3.120<br />

4) Riscaldamento dell'aria<br />

Potenza kW 0.851<br />

Aria entrata Aria uscita<br />

Temperatura ºC 12.000 14.000<br />

UR % 85.978 75.466<br />

Umi<strong>di</strong>tà assoluta g/kg 7.993 7.993


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

441<br />

Densità aria umida kg/m³ 1.155 1.147<br />

Entalpia aria umida kJ/kg 32.240 34.282<br />

Portata <strong>volume</strong>trica m³/h 1309.281 1318.463<br />

Portata (massa secca) kg/h 1500.000 1500.000<br />

5) Carico termico con aria<br />

Calore sensibile kW 5.100<br />

Calore latente kW 3.300<br />

Carico termico kW 8.400<br />

Aria <strong>di</strong> mandata Aria <strong>di</strong> estrazione<br />

Temperatura ºC 14.000 25.982<br />

UR % 75.466 49.738<br />

Umi<strong>di</strong>tà assoluta g/kg 7.993 11.101<br />

Densità aria umida kg/m³ 1.147 1.099<br />

Entalpia aria umida kJ/kg 34.282 54.442<br />

Portata <strong>volume</strong>trica m³/h 1318.463 1380.251<br />

Portata (massa secca) kg/h 1500.000 1500.000<br />

Con<strong>di</strong>zionamento invernale senza ricircolo<br />

Si riportano adesso due cicli invernali nel piano ASHRAE caratterizzati il <strong>primo</strong> dalla mancanza<br />

del ricircolo e il secondo dalla presenza del ricircolo.<br />

Nel <strong>primo</strong> caso si ha il ciclo <strong>di</strong> Figura 183 con i seguenti dati:<br />

Tabella 103: Dati per il ciclo invernale<br />

Figura 308: Ciclo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento invernale senza ricircolo nel piano ASHRAE


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

442<br />

Con riferimento ai punti <strong>di</strong> Figura 183 si hanno i valori segnati nelle tabelle seguenti.<br />

Tabella 104: Dati relativi ai punti <strong>di</strong> trasformazione<br />

Tabella 105: Potenzialità termiche delle fasi <strong>di</strong> scambio termico<br />

Ciclo invernale con ricircolo<br />

Nella Figura 184 si riporta il caso <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento invernale con ricircolo con i seguenti dati:<br />

Tabella 106: Dati <strong>di</strong> calcolo del ciclo invernale con ricircolo<br />

I risultati ottenuti per i punti segnati nel ciclo sono:<br />

Tabella 107: Dati relativi ai punti del ciclo invernale con ricircolo<br />

Si tralasciano, per semplicità, le potenzialità termiche relativi agli scambi energetici. Si osservi che<br />

la miscelazione conseguente al ricircolo ha spostato il punto <strong>di</strong> miscela , C, verso il punto ambiente, B, e<br />

pertanto il ciclo canonico invernale non si può attuare completamente poiché la saturazione a<strong>di</strong>abatica<br />

completa porterebbe il punto finale <strong>di</strong> surriscaldamento fuori dalla retta ambiente. Pertanto si attua una<br />

parziale saturazione dal punto <strong>di</strong> riscaldamento D fino al punto <strong>di</strong> immissione E sulla retta <strong>di</strong> carico<br />

ambiente.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

443<br />

Figura 309: Ciclo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento invernale con ricircolo e parziale saturazione – ASHRAE


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

444<br />

17 DIMENSIONAMENTO DELLE RETI PER L’ACQUA E L’ARIA<br />

Il moto dei flui<strong>di</strong> 97 ha grande importanza non solamente nell’ambito degli Impianti Tecnici per<br />

l’e<strong>di</strong>lizia. I flui<strong>di</strong> sono corpi capaci <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare la loro forma e sono sud<strong>di</strong>visi in liqui<strong>di</strong> e in aeriformi.<br />

Il moto dei flui<strong>di</strong> ed il loro comportamento sono soggetti a specifiche leggi fisiche.<br />

Si vuole qui approfon<strong>di</strong>re maggiormente la problematica relativa al moto dei flui<strong>di</strong> e alle reti <strong>di</strong><br />

condotti. Si generalizzerà la trattazione al caso generico <strong>di</strong> flui<strong>di</strong> perché è importante conoscere sia il<br />

comportamento dei liqui<strong>di</strong> che quello degli aeriformi. Ad esempio nell’ambito dell’impiantistica civile si<br />

hanno reti per il trasporto <strong>di</strong> acqua (calda e/o fredda) per gli impianti idrotermici come anche reti per il<br />

trasporto <strong>di</strong> aria (vedansi gli impianti <strong>di</strong> climatizzazione ad aria) che reti <strong>di</strong> gas tecnologici in genere (ad<br />

esempio <strong>di</strong> gas me<strong>di</strong>cali per gli ospedali). Vi è una scienza, l’Idraulica, de<strong>di</strong>cata al solo moto dei liqui<strong>di</strong>, in<br />

particolare dell’acqua. Qui si vuole generalizzare lo stu<strong>di</strong>o del moto dei flui<strong>di</strong> perché le problematiche<br />

presentate nel campo dell’Architettura richiedono le conoscenze sul moto sia dei liqui<strong>di</strong> che dei gas.<br />

17.1 CARATTERISTICHE TERMOFLUIDODINAMICHE<br />

Un fluido è caratterizzato da alcune caratteristiche termofisiche e fluido<strong>di</strong>namiche che qui<br />

brevemente si cercherà <strong>di</strong> richiamare. Intanto alcuni <strong>di</strong> questi parametri sono già noti dallo stu<strong>di</strong>o della<br />

Termo<strong>di</strong>namica.<br />

17.1.1 CARATTERISTICHE ELASTO -TERMOMETRICHE<br />

Fra le caratteristiche elastiche si ricorda:<br />

⋅ v <strong>volume</strong> specifico, [m³/kg];<br />

⋅ ρ massa specifica (detta anche densità) con ρ=1/v, [kg/m³];<br />

Fra le caratteristiche termometriche:<br />

⋅ c p calore specifico a pressione costante, [kJ/kg];<br />

⋅ c v calore specifico a <strong>volume</strong> costante, [kJ/kg];<br />

⋅ k rapporto <strong>di</strong> a<strong>di</strong>abacità k =c p /c v ;<br />

⋅ β coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>latazione isobaro,<br />

1 ⎛ ∂v<br />

⎞<br />

β = ⎜ ⎟<br />

v ⎝ ∂T<br />

⎠ , [K-1 ].<br />

p<br />

17.1.2 CARATTERISTICHE FLUIDODINAMICHE<br />

Fra le caratteristiche più importanti vi è la viscosità <strong>di</strong> un fluido che caratterizza l’attitu<strong>di</strong>ne che<br />

esso ha a non cambiare il suo stato <strong>di</strong> quiete o <strong>di</strong> moto. Si consideri la situazione <strong>di</strong> Figura 310 ove una<br />

superficie S è fatta scorrere con velocità w rispetto ad un piano fisso.<br />

La <strong>di</strong>stribuzione della velocità è triangolare, come in<strong>di</strong>cato in figura. Newton ha mostrato che la<br />

forza da applicare per mantenere le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> moto è:<br />

dw<br />

F = µ S [220]<br />

dy<br />

Il coefficiente µ è una proprietà del fluido e prende il nome <strong>di</strong> viscosità <strong>di</strong>namica. Le sue unità <strong>di</strong><br />

misura sono [Ns/m²] o anche [Pa.s]. Osservando la <strong>di</strong>stribuzione della velocità si può anche <strong>di</strong>re che<br />

97 Questo Capitolo è quasi del tutto ripreso dal Corso <strong>di</strong> Fisica Tecnica Ambientale ed è qui riportato per como<strong>di</strong>tà<br />

degli Allievi. Si sono integrati i paragrafi progettuali anche alla luce <strong>di</strong> quanto emerso sin qui dai capitoli precedenti.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

445<br />

ogni strato del fluido agisce n modo da rallentare lo strato più veloce che lo sovrasta e da velocizzare lo<br />

strato più lento sottostante.<br />

La relazione <strong>di</strong> Newton può anche scriversi in una forma opportuna:<br />

F<br />

<br />

τ = = µ ⋅ grad ( w)<br />

[221]<br />

S<br />

e quin<strong>di</strong> lo sforzo tangenziale τ che ogni strato esercita è funzione del gra<strong>di</strong>ente trasversale <strong>di</strong><br />

velocità e quin<strong>di</strong> è tanto maggiore quanto maggiore è la variazione <strong>di</strong> velocità imposta.<br />

y<br />

Piano mobile<br />

F<br />

dw<br />

dy S<br />

= µ x<br />

Distribuzione <strong>di</strong> velocità<br />

w<br />

Piano Fisso<br />

Forza da applicare<br />

Figura 310: Moto <strong>di</strong> Couette fra due piani paralleli<br />

Se µ si mantiene costante con il gra<strong>di</strong>ente il fluido si <strong>di</strong>ce newtoniano. Nella realtà si hanno quasi<br />

sempre flui<strong>di</strong> non newtoniani (fanghi, acque nere, acque reflue,…) il cui stu<strong>di</strong>o risulta molto complesso<br />

e al <strong>di</strong> fuori dei limiti <strong>di</strong> questo corso.<br />

τ<br />

τo<br />

Paste dentifricie<br />

Flui<strong>di</strong> non newtoniani (corpo plastico)<br />

Flui<strong>di</strong> newtoniani<br />

µ<br />

dw/dy<br />

Figura 311: Diagramma sforzo – scorrimento per i flui<strong>di</strong><br />

In Figura 311 si ha l’andamento tipico <strong>di</strong> alcune varietà <strong>di</strong> flui<strong>di</strong> reali. Il fluido newtoniano è<br />

rappresentato da una retta con inclinazione costante. Gli altri flui<strong>di</strong> hanno µ variabile con<br />

dw/dy=grad(w) e possono essere <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso tipo (corpi plastici, tipici delle acque nere). Si hanno anche<br />

flui<strong>di</strong> con uno sforzo iniziale τ 0 residuo, come avviene, ad esempio per alcuni flui<strong>di</strong> usati nell’industria o<br />

anche per le paste dentifrice per le quali occorre uno sforzo iniziale prima che avvenga il moto. Lo<br />

stu<strong>di</strong>o dei flui<strong>di</strong> non newtoniani, invero assai complesso, esula dal presente corso.<br />

Gli allievi possono trovare notizie utili nei testi <strong>di</strong> reologia. Viene spesso utilizzata un’altra<br />

grandezza fluido<strong>di</strong>namica importante detta viscosità cinematica (o anche <strong>di</strong>ffusività meccanica) definita dal<br />

rapporto:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

446<br />

µ<br />

ν = [222]<br />

ρ<br />

Le unità <strong>di</strong> misura <strong>di</strong> ν sono quelle <strong>di</strong> una velocità aereolare [m²/s]. Per l’acqua (fluido <strong>di</strong> lavoro<br />

fra i più importanti nell’impiantistica, specialmente negli impianti <strong>di</strong> riscaldamento e <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>zionamento) si ha la seguente tabella <strong>di</strong> riferimento:<br />

Temperatura (°C)<br />

Viscosità cinematica<br />

(m²/s)<br />

Viscosità cinematica<br />

(cSt)<br />

Massa volumica<br />

(kg/m³)<br />

0 1.79⋅10 -6 1.79 999.8<br />

5 1.52⋅10 -6 1.52 999.7<br />

10 1.31⋅10 -6 1.31 999.6<br />

15 1.14⋅10 -6 1.14 999.4<br />

20 1.01⋅10 -6 1.01 998.2<br />

30 0.80⋅10 -6 0.80 6 995.4<br />

40 0.65⋅10 -6 0.65 992.0<br />

50 0.56⋅10 -6 0.56 987.7<br />

60 0.48⋅10 -6 0.48 983.0<br />

70 0.42⋅10 -6 0.42 977.2<br />

80 0.37⋅10 -6 0.37 972.0<br />

90 0.33⋅10 -6 0.33 964.6<br />

100 0.30⋅10 -6 0.30 958.0<br />

17.2 REGIMI DI MOTO<br />

Tabella 108: Valori termofisici per l’acqua<br />

Il moto dei flui<strong>di</strong> può avvenire in due regimi fondamentali 98 detti:<br />

⋅ Laminare: quando gli strati <strong>di</strong> fluido si muovono gli uni parallelamente agli altri. Il moto è<br />

or<strong>di</strong>nato e non si hanno oscillazioni interne. Se iniettassimo getti <strong>di</strong> inchiostro colorato a varie<br />

altezza questi scorrerebbero parallelamente senza mescolamenti.<br />

⋅<br />

Turbolento: quando le particelle <strong>di</strong> fluido sono dotate <strong>di</strong> moto casuale e pertanto si ha<br />

mescolamento fra gli strati <strong>di</strong> fluido. I getti <strong>di</strong> inchiostro a varie altezze si mescolerebbero<br />

rapidamente fra loro per la vorticosità del moto. Il moto turbolento è quin<strong>di</strong> un moto<br />

<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nato.<br />

Vi è anche un terzo regime <strong>di</strong> moto, detto <strong>di</strong> transizion e che corrisponde ad un regime non<br />

definito che porta il fluido a passare, in modo alternato, dal regime laminare a quello turbolento e<br />

viceversa. Questo regime è fortemente <strong>di</strong>ssipativo ed è opportuno evitarlo nelle applicazioni<br />

impiantistiche. Un modo per caratterizzare il regime <strong>di</strong> moto è <strong>di</strong> verificare il Numero <strong>di</strong> Reynolds.<br />

Questo, infatti, è definito, come più volte detto anche nei capitoli precedenti, dal rapporto:<br />

98 Questo è vero per flui<strong>di</strong> monofase mentre per i flui<strong>di</strong> bifase o multifase in genere si hanno molteplici regimi <strong>di</strong><br />

moto (a nebbia, a tappi, anulare, …). Si tralascia questa trattazione considerata la finalità del presente corso.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

447<br />

Re = ρ ρ<br />

µ<br />

= w ∩<br />

µ<br />

Forze vis cos e<br />

d<br />

2<br />

wd w Forze <strong>di</strong> inerzia<br />

Pertanto se il Numero <strong>di</strong> Reynolds è elevato (rispetto ad un valore limite caratteristico del tipo <strong>di</strong><br />

moto, come si vedrà fra poco) allora prevalgono le forze <strong>di</strong> inerzia (proporzionali a ρw²) ed il moto è<br />

turbolento. Se, invece, Re è piccolo (sempre rispetto al valore limite) allora prevalgono le forze viscose<br />

(proporzionali al µw/d per la [220]) e il moto è laminare. Vedremo fra poco i valori limiti <strong>di</strong> riferimento<br />

per i regimi <strong>di</strong> moto.<br />

17.2.1 STRATI LIMITI DINAMICI<br />

Il moto dei flui<strong>di</strong> a contatto con le pareti generano un fenomeno molto interessante detto strato<br />

limite <strong>di</strong>namico. Se si osserva la seguente figura si ha alla sinistra una corrente <strong>di</strong> fluido in<strong>di</strong>sturbata con<br />

<strong>di</strong>stribuzione costante della velocità.<br />

Non appena il fluido tocca la parete fissa i primi strati molecolari del fluido aderiscono ad essa<br />

fermandosi.<br />

C o rr e n te flu id a in d is tr u b a ta<br />

W w w w<br />

S tra to li m it e t u r b o l e n to<br />

S tra to li m it e l a m i n a r e<br />

Z o n a d i e ffe tto<br />

d e ll a p a r e t e<br />

P A R E T E F I S S A<br />

S u b s t r a to l a m i n a r e<br />

Figura 312: Formazione dello strato limite <strong>di</strong>namico<br />

L’azione <strong>di</strong> aderenza viene esercitata, tramite la viscosità <strong>di</strong>namica, anche agli strati soprastanti<br />

che, pur non arrestandosi del tutto, vengono rallentati.<br />

La <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> velocità cambia, come si può osservare nella stessa<br />

Figura 312: solo al <strong>di</strong> sopra della zona tratteggiata il <strong>di</strong>agramma è ancora invariato mentre al <strong>di</strong><br />

sotto della zona tratteggiata la velocità varia da zero (alla parete) fino al 99% della velocità in<strong>di</strong>sturbata.<br />

La zona ove il <strong>di</strong>sturbo è manifesto e la velocità varia al <strong>di</strong> sotto del 99% del valore iniziale viene<br />

detta strato limine <strong>di</strong>namico. Essa caratterizza l’azione <strong>di</strong> attrito e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica del profilo iniziale<br />

della velocità del fluido. Se le con<strong>di</strong>zioni iniziali sono tipiche del regime laminare lo strato limite è detto<br />

laminare altrimenti è detto turbolento. Si osserva, però, che anche se lo strato limite è turbolento si ha<br />

sempre, nelle imme<strong>di</strong>ate vicinanze della parete, uno strato limite detto sublaminare nel quale è forte<br />

l’azione <strong>di</strong> attrito della parete e in esso il regime <strong>di</strong> moto è tipicamente laminare. Lo spessore, δ, dello<br />

strato limite <strong>di</strong>namico per il caso dello strato piano si <strong>di</strong>mostra essere proporzionale alla <strong>di</strong>stanza dal<br />

bordo <strong>di</strong> attacco e inversamente proporzionale al numero <strong>di</strong> Reynolds secondo la relazione:<br />

x<br />

δ = 4.92 [223]<br />

Re


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

448<br />

Il valore limite caratteristico per il passaggio dal regime laminare a quello turbolento è Re=5 .10 5 ,<br />

pertanto per valori inferiori ad esso si ha il regime laminare mentre per valori superiori si ha il regime<br />

turbolento.<br />

Un fenomeno analogo si ha nel moto all’interno dei condotti. In questo caso il moto è confinato<br />

superiormente dalle pareti del condotto e quin<strong>di</strong> lo spessore δ non può crescere indefinitamente perché<br />

si ha il congiungimento sull’asse degli strati limiti generati da pareti opposte. In Figura 313 si ha una<br />

presentazione schematica del fenomeno. Come si vede a partire da un certo punto lo strato limite<br />

<strong>di</strong>namico raggiunge l’asse del condotto. A partire da questo punto il profilo <strong>di</strong> velocità si stabilizza.<br />

w<br />

Z o n a la m in a r e<br />

Z o n a tu r b o le n ta<br />

w w w<br />

L u n g h e z z a d i im b o c c o<br />

Figura 313: Lunghezza <strong>di</strong> imbocco nei condotti.<br />

In figura sono anche rappresentate le zone laminari e quelle turbolente. La lunghezza <strong>di</strong> imbocco<br />

può essere stimata pari a 70 <strong>di</strong>ametri. Per condotti inferiori o comparabili con questa lunghezza (tubi<br />

corti) si hanno notevoli per<strong>di</strong>te per attrito (ve<strong>di</strong> §17.4.1) e quin<strong>di</strong> è opportuno evitarli. Il regime <strong>di</strong> moto<br />

è laminare, nei condotti circolari o ad essi assimilabili, per Re2900.<br />

Nell’intervallo 2300 < Re < 2900 il moto si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> transizione e, come già accennato, è opportuno<br />

evitarlo perché fortemente <strong>di</strong>ssipativo.<br />

17.3 LEGGI FONDAMENTALI DELLA FLUIDODINAMICA<br />

Scriviamo subito alcune equazioni valide in generale per il moto <strong>di</strong> qualunque fluido. Si è già<br />

parlato <strong>di</strong> questo argomento in Termo<strong>di</strong>namica Applicata ma si vuole qui presentare in forma organica<br />

l’apparato matematico-fisico che interessa le applicazioni delle quali si parlerà in seguito.<br />

17.3.1 EQUAZIONE DELL’ENERGIA PER I SISTEMI APERTI STAZIONARI<br />

Abbiamo già scritto l’equazione dell’energia in regime stazionario per i sistemi aperti che qui si<br />

ripete per como<strong>di</strong>tà:<br />

w<br />

− w<br />

2<br />

2 2<br />

2 1<br />

( )<br />

+ g z − z + h − h = q − l [224]<br />

2 1 2 1<br />

Possiamo scrivere ancora la stessa equazione nella forma:<br />

2 2<br />

w2 w1<br />

h2 + + gz2 = h1 + + gz1<br />

+ q − l [225]<br />

2 2


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

449<br />

Pertanto la metalpia 99 nella sezione <strong>di</strong> uscita 2 è pari alla somma della metalpia nella sezione <strong>di</strong><br />

ingresso 1 più la somma algebrica (riferita alla convenzione dei segni per la Termo<strong>di</strong>namica) della quantità<br />

<strong>di</strong> calore e <strong>di</strong> lavoro scambiati per kg <strong>di</strong> fluido fra le due sezioni. Ciò, evidentemente, esprime in parole<br />

<strong>di</strong>verse il Primo Principio della Termo<strong>di</strong>namica o <strong>di</strong> Conservazione dell’energia. Qualora si desideri riferire la<br />

[224] ad una portata mɺ si ha, per estensione <strong>di</strong>retta:<br />

2 2<br />

⎡ w2 − w<br />

⎤<br />

1<br />

mɺ ⎢ + g ( z2 − z1 ) + h2 − h1 = m( q − l)<br />

= Q − L<br />

2<br />

⎥ ɺ ɺ ɺ [226]<br />

⎣<br />

⎦<br />

ove è:<br />

⋅ mq ɺ = Q il flusso termico totale scambiato, [W];<br />

⋅ ml ɺ = L ɺ<br />

il lavoro totale effettuato, positivo se fatto dal fluido, [W].<br />

L’equazione [226] è ancora il Primo Principio scritto in forma globale (regime stazionario).<br />

17.3.2 EQUAZIONE DI BERNOULLI PER I SISTEMI APERTI STAZIONARI<br />

L’equazione dell’energia [226] si può scrivere in una nuova forma che utilizza solamente termini<br />

meccanici e detta equazione <strong>di</strong> Bernoulli. Infatti se si ricorda che vale l’equazione:<br />

allora la [181] <strong>di</strong>viene:<br />

w<br />

− w<br />

2 2<br />

2 1<br />

2<br />

da cui:<br />

w<br />

− w<br />

2<br />

2 2<br />

2 1<br />

1<br />

2<br />

q = ∆h −∫ vdp<br />

[227]<br />

( )<br />

+ g z − z + h − h = h − h − vdp − l<br />

2 1 2 1 2 1<br />

( )<br />

+ g z − z + vdp + l = 0<br />

2 1<br />

∫<br />

1<br />

2<br />

∫<br />

1<br />

2<br />

[228]<br />

Il lavoro l può ancora essere espresso, per como<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> calcolo, come somma del lavoro motore e del<br />

lavoro resistente:<br />

l = l + l<br />

[229]<br />

e pertanto si ha:<br />

w<br />

− w<br />

2<br />

2 2<br />

2 1<br />

m<br />

( )<br />

2 1<br />

r<br />

2<br />

∫ m r<br />

0 [230]<br />

1<br />

+ g z − z + vdp + l + l =<br />

In questa equazione il lavoro motore è quello effettuato nel tratti 1-2 del condotto considerato ed<br />

analogamente l r è il lavoro resistivo (sempre presente) nello stesso tratto <strong>di</strong> condotto.<br />

Per flui<strong>di</strong> incompressibili (quali l’acqua o anche gli aeriformi a velocità piccole rispetto alla celerità<br />

del suono 100 e in gran parte delle applicazioni si è certamente in queste con<strong>di</strong>zioni) la precedente<br />

w<br />

2<br />

99 Si definisce metalpia la somma dei termini energetici h + +<br />

scambia lavoro e calore essa rimane costante.<br />

100 Si <strong>di</strong>mostra che la celerità del suono è data dalla relazione c<br />

=<br />

H<br />

2<br />

gz<br />

F∂p<br />

∂<br />

. Nel caso <strong>di</strong> condotto isolato che non<br />

ρK<br />

I =<br />

s<br />

kRT<br />

per i gas a comportamento<br />

ideale. Se un gas si muove a velocità elevate (>0.1c) gli effetti della variazione <strong>di</strong> pressione comportano anche sensibili effetti<br />

nella variazione della densità ρ (o del <strong>volume</strong> specifico v) che non possono essere trascurati. La Gas<strong>di</strong>namica si occupa <strong>di</strong><br />

questo tipo <strong>di</strong> flui<strong>di</strong> detti compressibili e che trovano grande riscontro in Aeronautica ed Astronautica.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

450<br />

relazione si può scrivere in forma più <strong>di</strong>retta, risolvendo l’integrale che <strong>di</strong>pende dalla trasformazione<br />

che qui si suppone a v = costante:<br />

w<br />

− w<br />

2<br />

2 2<br />

2 1<br />

L’equazione [231] <strong>di</strong>viene:<br />

( )<br />

+ g z − z + v( p − p ) + l + l = 0 [231]<br />

2 1 2 1<br />

2 2<br />

w2 w1<br />

p2v2 + + gz2 = p1v 1<br />

+ + gz1<br />

− lm<br />

− lr<br />

[232]<br />

2 2<br />

2<br />

w<br />

In Idraulica si definisce piezometrica la somma pv + + gz ; quest’ultima, sempre a condotto<br />

2<br />

isolato, si mantiene invariata passando dalla sezione 1 alla sezione 2 per un fluido ideale (resistenze<br />

interne nulle) mentre per un fluido reale viene <strong>di</strong>minuita del lavoro complessivamente svolto nel tratto<br />

<strong>di</strong> condotto.<br />

L’applicazione delle precedenti equazioni [231] e [232] richiede che ci si riferisca ad un tubo <strong>di</strong><br />

flusso <strong>di</strong> sezione molto piccola in modo che si possa parlare, senza commettere errore, <strong>di</strong> un’unica<br />

velocità, un unico <strong>volume</strong> specifico, <strong>di</strong> una sola quota e proprietà termofisiche costanti nella sezione <strong>di</strong><br />

condotto considerata.<br />

Se, invece, la sezione del condotto è molto grande allora le variazioni dei parametri sono<br />

significative ed occorre riscrivere le precedenti equazioni in forma <strong>di</strong>fferenziale e poi integrate all’intera<br />

sezione. In forma <strong>di</strong>fferenziale si ha, per l’equazione dell’energia:<br />

wdw + gdz + dh = dq − dl [233]<br />

e ancora:<br />

wdw + gdz + vdp + dl + dl = 0<br />

[234]<br />

m<br />

Si vuole qui osservare che le due equazioni [233] e [234] sono solo apparentemente <strong>di</strong>verse: in<br />

realtà esse es<strong>primo</strong>no sempre il principio <strong>di</strong> Conservazione dell’energia già citato.<br />

Nell’equazione dell’energia [233] si hanno forme energetiche anche termiche mentre<br />

nell’equazione <strong>di</strong> Bernoulli [234] si hanno solo forme energetiche meccaniche.<br />

Ma l’equazione [227] lega le due forme <strong>di</strong> energia e pertanto solo apparentemente nella [228] si<br />

hanno termini meccanici poiché nel lavoro è anche presente il calore scambiato (anche per attrito visto<br />

che l r degrada in calore e si trasforma internamente al fluido in energia interna).<br />

In alcuni casi può essere utile vedere l’equazione <strong>di</strong> Bernoulli [231] in modo <strong>di</strong>verso per esaltarne<br />

alcune caratteristiche fisiche. Ad esempio se <strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo per l’accelerazione <strong>di</strong> gravità g tutti i termini<br />

dell’equazione [230] si ottiene:<br />

2 2<br />

w 2<br />

2<br />

− w1<br />

v l<br />

( 2 1)<br />

m<br />

l<br />

z z dp<br />

r<br />

1<br />

+ − + 0<br />

2g ∫ + + =<br />

[235]<br />

g g g<br />

Si osservi che ogni termine della [235] espresso nel S.I. è omogeneo a ad un’altezza e quin<strong>di</strong> si<br />

esprime in metri . Si tenga ancora presente che nella [235] si ha:<br />

v 1 1<br />

g<br />

= ρg<br />

= γ<br />

[236]<br />

ove γ è il peso specifico del fluido (N/m³).<br />

Per la loro caratteristica unità <strong>di</strong> misura la precedente equazione è detta equazione delle altezze e i<br />

singoli termini sono detti:<br />

⋅ z 2 -z 1 altezza geometrica;<br />

r<br />

m<br />

r<br />

⋅<br />

w − w<br />

2g<br />

2 2<br />

2 1<br />

altezza <strong>di</strong>namica;


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

451<br />

⋅<br />

2 v<br />

∫ dp altezza <strong>di</strong> pressione<br />

1 g<br />

⋅<br />

lr<br />

g<br />

= ∆ z altezza <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> carico per attrito.<br />

r<br />

Qualche volta è anche comodo scrivere l’equazione <strong>di</strong> Bernoulli [231] in termini <strong>di</strong> pressione:<br />

2 2<br />

w2 w1<br />

p2 + ρ + gρz2 = p1 + ρ + gρz1<br />

− ρlm<br />

− ρlr<br />

[237]<br />

2 2<br />

In questo caso ogni termine della [237] è omogeneo ad una pressione e quin<strong>di</strong> si esprime in<br />

termini <strong>di</strong> Pascal ([Pa]=[N/m²]). Dalla [237] si può ancora ricavare un’interessante espressione molto<br />

utile nelle applicazioni future:<br />

2 2<br />

w1 − w2<br />

p2 − p1 = ρ + gρ( z1 − z2)<br />

− ∆pm<br />

− ∆ pr<br />

[238]<br />

2<br />

Quin<strong>di</strong> la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione ( <strong>primo</strong> membro) è dovuta alla somma <strong>di</strong> tre effetti: la caduta<br />

cinetica più la caduta gravimetrica più la caduta per lavoro (motore e resistivo).<br />

Data l’arbitrarietà nello scegliere le sezioni 1 e 2 si può fare in modo che il lavoro motore non sia<br />

presente nel bilancio [237] e pertanto possiamo scrivere che la caduta <strong>di</strong> pressione in un tratto <strong>di</strong><br />

condotto è data dalla relazione:<br />

2 2<br />

w2 − w1<br />

p1 − p2 = ρ + gρ( z2 − z1)<br />

+ ∆ pr<br />

[239]<br />

2<br />

17.4 LE PERDITE DI PRESSIONE PER ATTRITO<br />

Le per<strong>di</strong>te per attrito sono dovute essenzialmente a due cause: le per<strong>di</strong>te per attrito <strong>di</strong>stribuito<br />

(dovute all’interazione fra fluido e pareti) e per<strong>di</strong>te per attrito concentrato (dovute a bruschi<br />

cambiamenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione o per la presenza <strong>di</strong> ostruzioni lungo tratti molto piccoli <strong>di</strong> condotto).<br />

17.4.1 PERDITE PER ATTRITO DISTRIBUITO<br />

Per calcolare ∆p r per attrito <strong>di</strong>stribuito occorre utilizzare la relazione <strong>di</strong> Weissbach-Darcy:<br />

2<br />

l w<br />

∆ pa<br />

= ξ ρ<br />

[240]<br />

d 2<br />

ove ξ è detto fattore <strong>di</strong> attrito <strong>di</strong>stribuito. La [240] ci <strong>di</strong>ce che le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong>stribuite sono <strong>di</strong>rettamente<br />

proporzionali alla lunghezza del condotto e all’energia cinetica per unità <strong>di</strong> <strong>volume</strong> e sono inversamente<br />

proporzionali al <strong>di</strong>ametro del condotto.<br />

Il fattore <strong>di</strong> attrito è funzione dai seguenti parametri:<br />

ξ = ξ ρ , w, d, µ , e<br />

[241]<br />

( )<br />

ove:<br />

⋅ ρ è la densità del fluido, [kg/m³];<br />

⋅ w è la velocità del fluido, [m/s];<br />

⋅ d è il <strong>di</strong>ametro del condotto, [m];<br />

⋅ µ è la viscosità <strong>di</strong>namica del fluido, [kg.s/m²];<br />

⋅ e è la scabrezza assoluta, [m].


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

452<br />

La scabrezza assoluta è l’altezza delle singole asperità superficiali presenti nel condotto.<br />

Esse sono sempre presenti, qualunque sia il grado <strong>di</strong> finitura superficiale del condotto; in alcuni<br />

casi, tubi per impiantistica in genere, si hanno valori assoluti molto piccoli tanto da far ritenere questi<br />

condotti come lisci, cioè privi <strong>di</strong> asperità. E’ comunque una semplificazione <strong>di</strong> calcolo. Applicando il<br />

Teorema <strong>di</strong> Buckingam alla [241], assumendo come unità fondamentali [M,L,T] e ipotizzando una<br />

funzione monomia 101 del tipo:<br />

a b c f g<br />

ξ = C ⋅ ρ w d µ e [242]<br />

con le <strong>di</strong>mensioni:<br />

[ρ]=[ML -3 ]<br />

[w]=[LT -1 ];<br />

[d]=[L];<br />

[e]=[L]<br />

[µ]=[ML -1 T -1 ]<br />

[ξ]=[1]<br />

si perviene alla seguente equazione <strong>di</strong> omogeneità <strong>di</strong>mensionale<br />

da cui deriva il sistema:<br />

3<br />

a<br />

1<br />

b c 1 1<br />

f<br />

[ 1] C ⎡ML − ⎤ ⎡LT − ⎤ [ L] ⎡ML − T − ⎤ [ L]<br />

= ⎣ ⎦ ⎣ ⎦ ⎣ ⎦ [243]<br />

⎧0 = a + f<br />

Per M<br />

⎪<br />

⎨0 = − 3 a + b + c − f + g Per L<br />

⎪ ⎩0 = − b − f<br />

Per T<br />

Si hanno 5 incognite e 3 equazioni in<strong>di</strong>pendenti (minore caratteristico pari a 3) e quin<strong>di</strong> si<br />

possono avere infinito elevato a 5-3=2 soluzioni. Scelte due variabili in<strong>di</strong>pendenti e risolvendo il<br />

sistema si trova che la [242] <strong>di</strong>viene:<br />

m<br />

⎡ ρwd<br />

⎤ ⎡ e ⎤<br />

ξ = C ⎢<br />

µ ⎥ ⎢<br />

⎣d<br />

⎥<br />

⎣ ⎦ ⎦<br />

n<br />

g<br />

[244]<br />

I gruppi <strong>di</strong>mensionali sono, quin<strong>di</strong>:<br />

ρwd wd<br />

Re = = Numero <strong>di</strong> Reynolds;<br />

µ ν<br />

e<br />

ε = scabrezza relativa.<br />

d<br />

Possiamo scrivere la [244] nella forma:<br />

ξ = C ⋅ Re m ⋅ ε<br />

n<br />

[245]<br />

Una relazione che rispetta il legame funzionale della [245] è la relazione esplicita <strong>di</strong> Haaland:<br />

1.11<br />

1 ⎡⎛<br />

ε ⎞ 6.9⎤<br />

= − 1.8log ⎢⎜<br />

⎟ + ⎥<br />

ξ ⎢⎣<br />

⎝ 3.7d<br />

⎠ Re ⎥⎦<br />

Per tubi lisci si può utilizzare la relazione <strong>di</strong> Weissbach:<br />

−0.2<br />

ξ = 0.184⋅ Re<br />

[247]<br />

valida per<br />

[246]<br />

4 5<br />

2⋅ 10 < Re < 3⋅ 10 . Un’altra relazione valida per tubi lisci è quella <strong>di</strong> Blasius:<br />

101 Si ricor<strong>di</strong> che la <strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> tipo monomiale non è necessaria ma viene qui ipotizzata per semplificare la<br />

trattazione.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

453<br />

ξ<br />

−0.25<br />

= 0.316 Re<br />

[248]<br />

4 5<br />

valida per 10 < Re < 5⋅ 10 .<br />

Il calcolo del fattore <strong>di</strong> attrito ξ può agevolmente essere effettuato utilizzando l’abaco <strong>di</strong> Moody<br />

riportato nella Figura 314. In esso abbiamo in ascissa il numero <strong>di</strong> Reynolds (Re), in coor<strong>di</strong>nate<br />

logaritmiche, e in or<strong>di</strong>nate il fattore <strong>di</strong> attrito ξ.<br />

Nella zona relativa al regime laminare (Re2900) è ben visibile la <strong>di</strong>pendenza, oltre da Re, da ε.<br />

Tuttavia osservando le curve al variare <strong>di</strong> ε si può notare che ξ non varia più con Re a partire da<br />

una certa ascissa per ogni valore della scabrezza relativa. In effetti una curva trasversale ben in<strong>di</strong>cata<br />

nella Figura 314 in<strong>di</strong>vidua due zone: nella prima (a sinistra) ξ varia sia con Re che con ε mentre nella<br />

seconda (a destra, detta anche regione <strong>di</strong> turbolenza completa) ξ varia solo con ε. Dalla [240] si può ancora<br />

ricavare il lavoro perduto per attrito <strong>di</strong>stribuito dato da:<br />

l<br />

rd<br />

2<br />

l w<br />

= ξ<br />

[250]<br />

d 2<br />

le cui unità sono [J/kg] essendo sempre omogeneo ad un lavoro specifico.<br />

Figura 314: Abaco <strong>di</strong> Moody<br />

La scabrezza relativa in<strong>di</strong>cata in Figura 314 <strong>di</strong>pende dal tipo <strong>di</strong> tubazione.<br />

Materiale costituente la tubazione<br />

ε<br />

Vetro 0,001÷0,002<br />

PVC, PEAD, PP 0,002÷0,004<br />

Rame, Ottone 0,004÷0,01


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

454<br />

Alluminio 0,015÷0,05<br />

Acciaio zincato 0,02÷0,03<br />

Acciaio saldato nuovo 0,04÷0,1<br />

Acciaio trafilato nuovo 0,2÷0,5<br />

Acciaio incrostato e corroso 0,2÷1,0<br />

Acciaio trafilato in uso 0,6÷1,2<br />

Ghisa nuova 0,6÷1,2<br />

Ghisa in uso 2÷4<br />

Ghisa centrifugata in uso 2÷4<br />

Ghisa in uso da vari anni 3,5÷6<br />

Ghisa incrostata 6÷10<br />

Tabella 109: Valori me<strong>di</strong> del coefficiente <strong>di</strong> scabrezza relativa<br />

Ai fini delle applicazioni impiantistiche si fa spesso l’ipotesi che i tubi in ferro mannesmann, i tubi<br />

zincati o in rame siano lisci e che pertanto valgano le relazioni ridotte <strong>di</strong> Weissbach [247] e <strong>di</strong> Blasius<br />

[248] sopra descritte per il calcolo del fattore <strong>di</strong> attrito in regime turbolento. Per gli altri casi si<br />

utilizzano le relazioni più complete e complesse quali la [246] <strong>di</strong> Haaland o quella <strong>di</strong> Colebrook:<br />

1 ⎡ 2.51 ε ⎤<br />

= − 2Log<br />

⎢ + ⎥<br />

ξ ⎣ Re ξ 3.71d<br />

⎦<br />

[251]<br />

Questa relazione è data in forma implicita (cioè ξ è funzione <strong>di</strong> sé stessa) e richiede una<br />

risoluzione numerica iterativa, contrariamente a quella <strong>di</strong> Haaland che è esplicita ma che fornisce un<br />

errore inferiore al 3% (accettabilissimo nelle applicazioni pratiche).<br />

La relazione <strong>di</strong> Colebrook può essere utilizzata anche per tubi lisci (ε=0) per regimi turbolenti<br />

con Re oltre 10 5 ÷10 6 (relazioni <strong>di</strong> Weissbach e Blasius). In questo caso la relazione, ancora implicita,<br />

<strong>di</strong>viene (Prandtl – Von Karmann – Nikuradze):<br />

1 ⎛ 2.51 ⎞<br />

= −2Log<br />

⎜ ⎟<br />

ξ ⎝ Re ξ ⎠<br />

[252]<br />

Nella zona <strong>di</strong> regime <strong>di</strong> transizione (cioè fra 2300 < Re < 2900) si applica ancora la relazione<br />

implicita <strong>di</strong> Colebrook:<br />

1 ⎡ 2.51 ε ⎤<br />

= − 2Log<br />

⎢ + ⎥<br />

ξ ⎣ Re ξ 3.71d<br />

⎦<br />

Qualora il regime <strong>di</strong> moto sia puramente turbolento, detto anche regime idraulico sviluppato, cioè quando<br />

risulta:<br />

200<br />

Re > ξ<br />

ε<br />

d<br />

allora si può porre:<br />

1<br />

ε<br />

2Log<br />

ξ = − 3.71d<br />

[253]<br />

e pertanto in questo regime il fattore <strong>di</strong> attrito <strong>di</strong>pende solo dalla scabrezza relativa ε e non da Re.<br />

17.4.2 PERDITE PER ATTRITO CONCENTRATO<br />

Le per<strong>di</strong>te per attrito concentrato (dette anche per<strong>di</strong>te localizzate) sono espresse dalla relazione <strong>di</strong><br />

Darcy per il lavoro resistivo:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

455<br />

e per le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione:<br />

l<br />

rc<br />

2<br />

w<br />

= c<br />

[254]<br />

2<br />

2<br />

w<br />

∆ pc<br />

= c ρ [255]<br />

2<br />

Il fattore c è detto <strong>di</strong> Darcy e varia in funzione del tipo <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta localizzata esaminata.<br />

Spesso si utilizza un modo <strong>di</strong>verso per esprimere l c o ∆p c ricorrendo al concetto <strong>di</strong> lunghezza<br />

equivalente Si suppone, infatti, <strong>di</strong> avere un tratto <strong>di</strong> condotto lungo l’ in modo da avere per<strong>di</strong>te<br />

<strong>di</strong>stribuite pari alla per<strong>di</strong>ta localizzata che si desidera eguagliare, cioè si pone:<br />

dalla quale deriva:<br />

l ' w w<br />

ξ = c<br />

d 2 2<br />

2 2<br />

d<br />

l ' = c [256]<br />

ξ<br />

e quin<strong>di</strong> la lunghezza equivalente è funzione del fattore <strong>di</strong> Darcy, del <strong>di</strong>ametro del condotto e del<br />

fattore <strong>di</strong> attrito. Nei manuali si hanno tabelle o nomogrammi che consentono <strong>di</strong> avere sia il fattore <strong>di</strong><br />

Darcy che la lunghezza equivalente. Nella Figura 315 si hanno alcune per<strong>di</strong>te per il fitting (raccorderia)<br />

per le tubazioni utilizzate negli impianti idro-termo-sanitari.<br />

Nella Figura 316 si hanno i fattori <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta per alcuni tipi <strong>di</strong> valvolame utilizzato nello stesso<br />

tipo <strong>di</strong> impianti tecnici civili.<br />

Nella Figura 317 si hanno i fattori <strong>di</strong> Darcy e le lunghezze equivalenti per alcuni componenti <strong>di</strong><br />

impianti tecnici e<strong>di</strong>li. Nelle seguenti tabelle si hanno i valori più ricorrenti per l’impiantistica <strong>di</strong><br />

riscaldamento e con<strong>di</strong>zionamento.<br />

DIRAMAZIONI<br />

Lungo il tronco che si <strong>di</strong>rama a T 1.5<br />

Idem ma con angolo a 90° 0.75<br />

Lungo il tronco che confluisce a T 1.0<br />

Idem ma con angolo a 90° 0.5<br />

Lungo i due tronchi con una doppia <strong>di</strong>ramazione a T 3.0<br />

Idem ma con curve <strong>di</strong> raccordo 2.0<br />

Lungo i due tronchi con una doppia confluenza a T 3.0<br />

Idem ma con curve <strong>di</strong> raccordo 2.0<br />

Lungo la linea principale che non cambia sezione 0.0<br />

Lungo la linea principale che cambia sezione 0.5<br />

VARIAZIONI DI DIAMETRO<br />

Restringimento brusco 0.5<br />

Restringimento raccordato (valore me<strong>di</strong>o) 0.35<br />

Allargamento brusco 1.0<br />

Allargamento raccordato (valore me<strong>di</strong>o) 0.75


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

456<br />

COMPONENTI<br />

Ra<strong>di</strong>atore 3.0<br />

Caldaia 3.0<br />

Piastra 4.5<br />

Tabella 110: Valori sperimentali del fattore <strong>di</strong> Darcy per alcune per<strong>di</strong>te localizzate<br />

RACCORDERIA E VALVOLAME<br />

D<br />

8÷16 mm<br />

D<br />

18÷28 mm<br />

D<br />

> 28 mm<br />

Gomito a 90° 2.0 1.5 1.0<br />

Curva a 90° normale 1.5 1.0 0.5<br />

Curva a 90 ° larga 1.0 0.5 0.3<br />

Doppio gomito a 180 ° 3.0 2.0 1.5<br />

Curva a 180° normale 2.0 1.5 1.0<br />

Saracinesca a passaggio pieno 0.2 0.2 0.1<br />

Saracinesca a passaggio ridotto 1.2 1.0 0.8<br />

Valvola inclinata a Y 4.5 4.0 3.5<br />

Valvola a sfera a passaggio pieno 0.2 0.2 0.1<br />

Valvola sfera a passaggio ridotto 1.5 1.0 0.8<br />

Valvola a d angolo 4.0 4.0 3.0<br />

Valvola <strong>di</strong> ritegno a Clapet 3.0 2.0 1.0<br />

Valvola a farfalla 3.0 2.0 1.5<br />

Valvola a tre vie 10.0 10.0 8.0<br />

Valvola a quattro vie 6.0 6.0 4.0<br />

Tabella 111: Valori del fattore <strong>di</strong> Darcy per la raccorderia e Valvolame<br />

L’Allievo può osservare come tali fattori <strong>di</strong>pendono anche dal <strong>di</strong>ametro della tubazioni in cui tale<br />

resistenze concentrate sono inserite. Di questo fatto si dovrà tener conto allorquando parleremo dei<br />

criteri per il <strong>di</strong>mensionamento delle reti idriche per l’impiantistica. Analoghe tabelle si hanno per il<br />

moto dell’aria nei canali <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione. Nella Figura 318 si hanno le per<strong>di</strong>te localizzate per una curva<br />

<strong>di</strong> un canale d’aria a sezione rettangolare. Analogamente nella Figura 319 si hanno le per<strong>di</strong>te localizzate<br />

per una curva in canali a sezione circolare.<br />

Nella Figura 320 e nella Figura 321 si hanno i fattori <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta localizzata per varie tipologie<br />

(curve, raccor<strong>di</strong>, separazioni, unioni, ….) per canali d’aria. Si osservi come in alcuni casi si ha solamente<br />

i fattore <strong>di</strong> Darcy e in altri la sola lunghezza equivalente (magari espressa in numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametri o <strong>di</strong><br />

altra grandezza geometrica caratteristica del canale) o in altri ancora entrambi i parametri.<br />

17.4.3 TEOREMA DI BORDA – CARNOT<br />

Fra le per<strong>di</strong>te concentrate rivestono particolare importanza le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> imbocco nel condotto e <strong>di</strong><br />

sbocco dal condotto. Si <strong>di</strong>mostra per allargamenti o restringimenti bruschi (teorema <strong>di</strong> Borda – Carnot) la<br />

per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione vale:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

457<br />

2 2<br />

( w ) 2<br />

2<br />

− w1<br />

∆ pb<br />

= ρ [257]<br />

2<br />

e quin<strong>di</strong> la per<strong>di</strong>ta è data dalla variazione cinetica corrispondente alla variazione <strong>di</strong> sezione<br />

considerata. Se il fluido è fermo in un recipiente allora w 1 =0 e quin<strong>di</strong> risulta:<br />

2<br />

w<br />

∆ pimbocco<br />

= ρ<br />

[258]<br />

2<br />

Analogamente se il fluido sbocca in un grande recipiente nel quale la velocità finale è nulla.<br />

17.4.4 DIAMETRO EQUIVALENTE AI FINI DELLA PORTATA<br />

Le relazioni finora riportate utilizzano il <strong>di</strong>ametro del condotto quale elemento geometrico <strong>di</strong><br />

riferimento. Spesso, però, occorre utilizzare sezioni aventi geometria <strong>di</strong>versa e/o più complessa <strong>di</strong><br />

quella circolare.<br />

Ad esempio sono molto utilizzate le sezioni rettangolari per i canali d’aria o si possono<br />

configurare geometrie più complesse negli scambiatori <strong>di</strong> calore 102 (ad esempio a sezione esagonale per<br />

meglio riempire una sezione <strong>di</strong> passaggio).<br />

Ci chie<strong>di</strong>amo allora se è possibile definire una grandezza <strong>di</strong> riferimento per qualsivoglia geometria<br />

in modo da potere continuare ad utilizzare le relazioni precedenti senza dover ricorrere a nuove<br />

riscritture e parzializzazioni. In effetti se ricor<strong>di</strong>amo l’equazione <strong>di</strong> continuità (o <strong>di</strong> Leonardo) a regime<br />

stazionario per flui<strong>di</strong> non compressibili:<br />

mɺ = ρ ⋅ w⋅<br />

S [259]<br />

possiamo <strong>di</strong>re che una equivalenza fra geometrie si ha sulla base del valore dell’area della<br />

superficie della sezione <strong>di</strong> passaggio S. Per la sezione circolare (supposta tutta bagnata dal fluido <strong>di</strong><br />

passaggio) è possibile scrivere:<br />

π d P<br />

S = d = d<br />

[260]<br />

4 4<br />

dalla quale si può ricavare:<br />

4⋅<br />

S<br />

d = [261]<br />

P<br />

La [261] consente, allora, <strong>di</strong> esprimere il <strong>di</strong>ametro equivalente <strong>di</strong> una qualsivoglia sezione nella forma:<br />

4 ⋅Sezione<br />

_ Passaggio<br />

dequivalente<br />

= [262]<br />

Contorno _ Bagnato<br />

E’ bene che l’Allievo ricor<strong>di</strong> questa definizione e si abitui ad usarla nel modo in<strong>di</strong>cato. Facciamo<br />

qualche esempio. Se utilizziamo una sezione rettangolare <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni a e b tutta bagnata dal fluido<br />

allora il <strong>di</strong>ametro equivalente è dato dalla relazione:<br />

4⋅( a ⋅b)<br />

( a ⋅b)<br />

de<br />

= = 2<br />

[263]<br />

2⋅ a + b a + b<br />

( )<br />

( )<br />

Se l’altezza a è piccola rispetto a b allora la [263] <strong>di</strong>viene:<br />

102 Uno scambiatore <strong>di</strong> calore è una macchina termica in grado <strong>di</strong> trasferire energia termica da un corpo (solitamente<br />

un fluido) ad un altro. Questi <strong>di</strong>spositivi sono alla base <strong>di</strong> tutte le applicazioni civili ed industriali e non solamente nel campo<br />

della Termotecnica. Essi sono utilizzati, ad esempio, nelle autovetture (i ra<strong>di</strong>atori sono scambiatori <strong>di</strong> calore), nei computer,<br />

negli aerei, negli impianti <strong>di</strong> riscaldamento (un ra<strong>di</strong>atore è uno scambiatore <strong>di</strong> calore) e <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento. La lista della<br />

possibili applicazioni è lunghissima per cui si ritengono sufficienti gli esempi sopra riportati. Lo stu<strong>di</strong>o degli scambiatori <strong>di</strong><br />

calore è parte fondamentale della Termotecnica e a questa <strong>di</strong>sciplina si rimandano gli allievi interessati all’argomento.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

458<br />

d<br />

e<br />

( a ⋅b)<br />

( a + b)<br />

= 2 ≅ 2⋅<br />

a<br />

[264]<br />

Pertanto il <strong>di</strong>ametro equivalente è dato dalla somma delle due lati <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni minori e le<br />

per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione, per la [264], sono tanto maggiori quanto minore è l’altezza a. Segue da quanto<br />

detto che utilizzare i canali a sezione rettangolare 103 non è sempre del tutto equivalente rispetto all’uso dei<br />

canali circolari.<br />

17.4.5 DIAMETRO EQUIVALENTE AI FINI DELLA PERDITA DI PRESSIONE<br />

Un concetto <strong>di</strong>verso si ha quando ci pone il problema <strong>di</strong> determinare il <strong>di</strong>ametro equivalente non più<br />

solamente a pari portata <strong>di</strong> fluido bensì anche a pari per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione. Lo sviluppo analitico è più<br />

complesso <strong>di</strong> quanto visto nel paragrafo precedente. Con riferimento alle geometrie circolari e<br />

rettangolari si perviene alla seguente relazione analitica:<br />

d<br />

'<br />

e<br />

= 1.3<br />

( a ⋅b)<br />

( a + b)<br />

0.625<br />

0.250<br />

[265]<br />

con <strong>di</strong>mensioni tute espresse, come si è soliti fare nelle applicazioni impiantistiche, in mm.<br />

Si fa osservare che, a parità <strong>di</strong> portata e <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione, anche in conseguenza della [240],<br />

la velocità nel canale rettangolare è inferiore rispetto a quella che avrebbe nel canale a sezione circolare<br />

e quin<strong>di</strong> la sezione del canale rettangolare equivalente deve essere maggiore <strong>di</strong> quella del canale<br />

circolare.<br />

Nei manuali specializzati è possibile avere la [265] anche sotto forma tabellare, come riportato<br />

nella Tabella 112 e nella Figura 333.<br />

103 I canali circolari sono quelli che hanno per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione minore, a parità <strong>di</strong> portata, rispetto a qualsivoglia<br />

altra geometria. Purtroppo non è agevole sistema questi canali all’interno delle abitazioni poiché si verrebbe ad abbassare<br />

notevolmente l’altezza utile dei vani ove questi canali passano. Si utilizzano, quin<strong>di</strong>, le sezioni rettangolari che presentano il<br />

grosso vantaggio <strong>di</strong> potere fissare liberamente l’altezza e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> ridurre l’inconveniente sopra in<strong>di</strong>cato. Ad esempio una<br />

sezione rettangolare <strong>di</strong> 300x1200 mm equivale ad una sezione circolare <strong>di</strong> 480 mm: si vede bene come l’abbassamento <strong>di</strong> un<br />

eventuale controsoffitto ponga minori problemi con il canale rettangolare che non con quello circolare.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

459<br />

Figura 315: Per<strong>di</strong>te localizzate per la raccorderia delle tubazioni


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

460<br />

Figura 316: Per<strong>di</strong>te localizzate per alcuni tipi <strong>di</strong> valvole per tubazioni


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

461<br />

Figura 317: Per<strong>di</strong>te localizzate in alcuni componenti <strong>di</strong> impianto


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

462<br />

Figura 318: Per<strong>di</strong>te localizzate per una curva a sezione rettangolare<br />

Figura 319: Per<strong>di</strong>te localizzate per una curva a sezione circolare


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

463<br />

Figura 320: Per<strong>di</strong>te localizzate per i raccor<strong>di</strong> dei canali d’aria


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

464<br />

Figura 321: per<strong>di</strong>te localizzate per variazione <strong>di</strong> sezione dei canali d’aria<br />

17.5 DIMENSIONAMENTO DELLE RETI DI CONDOTTI<br />

Quanto sin qui esaminato consente <strong>di</strong> affrontare il problema <strong>di</strong> progettare le reti <strong>di</strong> condotti. E’<br />

questo un problema importante sia per l’impiantistica termotecnica (riscaldamento e con<strong>di</strong>zionamento)<br />

che per quella idrica (sia per acqua fredda che calda <strong>di</strong> consumo) e antincen<strong>di</strong>o. Progettare una rete vuol<br />

<strong>di</strong>re, sostanzialmente, determinare i <strong>di</strong>ametri dei condotti che la compongono visto che le loro<br />

lunghezze sono, quasi sempre, un problema geometrico imposto dalla configurazione <strong>di</strong> impianto. Il<br />

problema presenta aspetti <strong>di</strong>versi a seconda che si abbiano circuiti aperti o circuiti chiusi.<br />

17.5.1 COLLEGAMENTO IN SERIE DEI CONDOTTI<br />

Si ha un collegamento in serie quando la portata <strong>di</strong> fluido che attraversa i condotti è sempre la<br />

stessa, come in<strong>di</strong>cato in Figura 322. Ciascuno dei condotti ha suoi parametri: <strong>di</strong>ametro, velocità e fattori<br />

<strong>di</strong> attrito (<strong>di</strong>stribuito e localizzato).<br />

Se in<strong>di</strong>chiamo con l t1 ed l t2 le lunghezze totali somma <strong>di</strong> quelle reali (responsabili delle per<strong>di</strong>te per<br />

attrito <strong>di</strong>stribuito) e quelle equivalenti <strong>di</strong> tutte le resistenze localizzate presenti in ciascun condotto,<br />

allora possiamo applicare la [250] e scrivere 104 :<br />

104 Si ricor<strong>di</strong> che l=∆p.v e pertanto risulta ∆p=l.ρ.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

465<br />

2 2<br />

⎛ lt1 w1 lt<br />

2<br />

w2<br />

ptotale pt1 p ξ t 2 1 2<br />

d1 2 ξ ⎞<br />

∆ = ∆ + ∆ = ⎜ + ⎟<br />

d2<br />

2<br />

ρ<br />

⎝<br />

⎠<br />

[266]<br />

Possiamo scrivere <strong>di</strong>versamente la [266] esprimendo la velocità in funzione della portata<br />

me<strong>di</strong>ante l’equazione <strong>di</strong> continuità [259]. Infatti si ha:<br />

da cui deriva:<br />

2<br />

mɺ = ρ ⋅ w⋅ S = ρw π d [267]<br />

4<br />

4 mɺ<br />

w = mɺ = k<br />

[268]<br />

2 2<br />

πρd d<br />

ove k in<strong>di</strong>ca un valore costante 4 πρ<br />

caratteristico del fluido che scorre nel condotto. Tenendo<br />

conto della [268] la [266] <strong>di</strong>viene:<br />

⎛ lt1 1 lt<br />

2<br />

1<br />

ptotale pt1 p ξ t 2 1 4 2<br />

k m<br />

4<br />

d1 2d<br />

ξ ⎞<br />

∆ = ∆ + ∆ = ⎜ + ⎟ ⋅<br />

d<br />

1<br />

2<br />

2d<br />

ρ ⋅ ɺ<br />

⎝<br />

2<br />

⎠<br />

che possiamo ancora or<strong>di</strong>nare nella forma:<br />

2<br />

∆ p = ( R + R ) k ⋅ ρ ⋅mɺ [269]<br />

totale<br />

1 2<br />

avendo in<strong>di</strong>cata con resistenza totale fluido<strong>di</strong>namica <strong>di</strong> ciascun tratto l’espressione:<br />

l t<br />

5<br />

R = Kξ<br />

[270]<br />

d<br />

<strong>di</strong>pendente solamente dai parametri fluido<strong>di</strong>namici del tratto <strong>di</strong> condotto considerato.<br />

In K sono inglobati tutti i valori costanti numerici. Si conclude che per condotti in serie <strong>di</strong><br />

sommano le resistenze fluido<strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> ciascun tratto.<br />

2<br />

d 1 , w 1 , ξ 1<br />

d 2 , w 2 , ξ 2<br />

l1<br />

l2<br />

Figura 322: Collegamento in serie <strong>di</strong> condotti<br />

17.5.2 COLLEGAMENTO IN PARALLELO DEI CONDOTTI<br />

Si ha un collegamento in parallelo quando i vari rami partono e arrivano tutti negli stessi punti e<br />

pertanto quando la caduta <strong>di</strong> pressione ai loro estremi è costante, come in<strong>di</strong>cato in Figura 323.<br />

Adesso la portata entrante in A si <strong>di</strong>vide in due: mɺ<br />

1<br />

ed mɺ<br />

2<br />

.<br />

L’elemento comune ai due tronchi è la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione p A -p B .Sempre applicando la [259] e<br />

la [240] si può scrivere:<br />

Allora la portata totale <strong>di</strong>viene:<br />

l ⎛ mɺ<br />

⎞ l<br />

∆ p = ξ ⋅ ⎜ k ρ K m<br />

2 ⎟ =<br />

5<br />

d ⎝ d ⎠ d<br />

2<br />

2<br />

ɺ [271]


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

466<br />

⎛ 5 5<br />

d1 d ⎞<br />

2<br />

mɺ = mɺ 1<br />

+ mɺ 2<br />

= ∆ p Y1 + Y 2<br />

= ∆ p ( A1 + A2<br />

) [272]<br />

⎜ l1 l ⎟<br />

⎝<br />

2<br />

⎠<br />

Tabella 112: Diametri equivalenti per sezioni rettangolari


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

467<br />

l1,d1,w1,ξ1<br />

A<br />

B<br />

l2,d2,w12ξ2<br />

Figura 323: Collegamento in parallelo dei circuiti<br />

ove nella [272] si sono in<strong>di</strong>cate con A le aperture equivalenti dei singoli tronchi:<br />

5<br />

d<br />

A = Y [273]<br />

l<br />

Possiamo <strong>di</strong>re, per la [272], che per i circuiti in parallelo si sommano le aperture equivalenti <strong>di</strong> ogni<br />

ramo collegato.<br />

17.6 DISPOSITIVI PER LA CIRCOLAZIONE DEI FLUIDI<br />

Prima <strong>di</strong> procedere alle problematiche del <strong>di</strong>mensionamento delle reti occorre fare un breve<br />

cenno alle macchine che consentono ai flui<strong>di</strong> <strong>di</strong> circolare: le pompe per i liqui<strong>di</strong> e le soffianti per gli<br />

aeriformi.<br />

17.6.1 LE POMPE DI CIRCOLAZIONE<br />

Le pompe <strong>di</strong> circolazione sono <strong>di</strong> vario tipo a seconda dell’esigenza impiantistica da sod<strong>di</strong>sfare.<br />

Non affronteremo in questa sede lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> questi componenti <strong>di</strong> impianti in senso<br />

macchinistico ma vedremo solamente gli elementi necessari alla loro utilizzazione in sede progettuale e<br />

impiantistica. Gli elementi che le caratterizzano sono:<br />

⋅ La portata <strong>volume</strong>trica q v [m³/s] o la portata massica mɺ [kg/s];<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

La prevalenza in termini <strong>di</strong> altezza <strong>di</strong> colonna <strong>di</strong> fluido, ∆z [m], (equazione [235]) o <strong>di</strong> pressione,<br />

∆p [Pa], (equazione [238]);<br />

La potenza impressa al fluido, P i [W];<br />

La potenza elettrica impegnata nel motore <strong>di</strong> alimentazione, [W];<br />

Il ren<strong>di</strong>mento espresso come rapporto fra la potenza ceduta al fluido e la potenza elettrica<br />

Pi<br />

impegnata nel motore <strong>di</strong> alimentazione: η = ;<br />

P<br />

L’NPSH, altezza positiva netta <strong>di</strong> aspirazione, [m].<br />

⋅ La velocità <strong>di</strong> rotazione n (giri al secondo, [s -1 ].<br />

In Figura 325 si ha una rappresentazione tipica delle caratteristiche <strong>di</strong> una pompa <strong>di</strong> circolazione<br />

per una data velocità <strong>di</strong> rotazione (pompa centrifuga).


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

468<br />

In ascissa è in<strong>di</strong>cata la portata <strong>volume</strong>trica ma è anche possibile avere la portata massica 105 . La<br />

potenza elettrica impegnata è data da:<br />

P = mɺ ⋅ g ⋅∆z ⋅ η = q ⋅ ρ ⋅ g ⋅ ∆z ⋅ η = mɺ ⋅v ⋅∆p ⋅ η = q ⋅∆p<br />

⋅η<br />

P [274]<br />

v<br />

v<br />

Figura 324: Esempio <strong>di</strong> circolatori per acqua fredda e/o calda in versione singola o gemellata<br />

Per pompe <strong>di</strong> tipo centrifugo (quali sono le pompe alle quali ci riferiremo nel prosieguo) al<br />

variare del numero <strong>di</strong> giri della girante si hanno le seguenti relazioni:<br />

qv<br />

1<br />

n1<br />

=<br />

qv2 n2<br />

2 [275]<br />

∆z1 ∆p ⎛<br />

1<br />

n ⎞<br />

1<br />

= = ⎜ ⎟<br />

∆z2 ∆p2 ⎝ n2<br />

⎠<br />

per le quali si può supporre, con buona approssimazione, η 1 =η 2 .<br />

Figura 325: Curve caratteristiche <strong>di</strong> una pompa <strong>di</strong> circolazione<br />

105 La portata <strong>volume</strong>trica è q v = wS mentre la portata ponderale è ɺm = ρwS = ρ q v<br />

.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

469<br />

Queste relazioni risultano comode sia per costruire le curve caratteristiche al variare del numero<br />

<strong>di</strong> giri della girante, come rappresentato in Figura 326 che per mo<strong>di</strong>ficare i dati <strong>di</strong> impianto in sede <strong>di</strong><br />

bilanciamento 106 della rete.<br />

Figura 326: Curve caratteristiche al variare del numero <strong>di</strong> giri<br />

I Costruttori <strong>di</strong> circolatori sono soliti presentare una famiglia <strong>di</strong> componenti con caratteristiche tali<br />

da ricoprire aree <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong>verse. Le curve caratteristiche complessive formano una <strong>di</strong>agramma a zone (o<br />

anche a conchiglia) come in<strong>di</strong>cato in Figura 327.<br />

Come si può osservare, al variare della portata <strong>volume</strong>trica e della <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione generata<br />

si hanno famiglie, in<strong>di</strong>cate con numeri, <strong>di</strong> curve in gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare le varie esigenze <strong>di</strong> impianto.<br />

All’interno <strong>di</strong> ogni zona numerata si hanno più curve caratteristiche del tipo in<strong>di</strong>cate in Figura<br />

326 al variare del numero <strong>di</strong> giri: questi vengono variati me<strong>di</strong>ante un reostato elettrico con tre o quattro<br />

posizioni (numeri <strong>di</strong> giri) possibili.<br />

106 Si vedrà in seguito cosa si intende per bilanciamento <strong>di</strong> una rete. Adesso basti sapere che è un’operazione<br />

complessa con la quale si cerca <strong>di</strong> equilibrare le portate nei vari rami <strong>di</strong> un circuito.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

470<br />

Figura 327: Diagramma a zone per le pompe <strong>di</strong> circolazione<br />

In Figura 328 si hanno le curve caratteristiche reali dei circolatori <strong>di</strong> Figura 324 sia installati<br />

singolarmente che in parallelo.<br />

17.6.2 LE SOFFIANTI<br />

Per muovere i flui<strong>di</strong> aeriformi si utilizzano le soffianti (dette anche ventilatori). Esse sono macchine<br />

dotate <strong>di</strong> palette in grado <strong>di</strong> imprimere all’aria (o al gas in generale) che l’attraversa energia cinetica<br />

sufficiente a vincere le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione della rete (o canalizzazione) seguente.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

471<br />

Figura 328: Curve caratteristiche reali <strong>di</strong> circolatori singoli e in parallelo<br />

2<br />

In conseguenza dell’incremento della velocità si ha un incremento della pressione <strong>di</strong>namica ( ρ<br />

w<br />

2 )<br />

che si aggiunge alla pressione statica prodotta.<br />

La somma della pressione statica e della pressione <strong>di</strong>namica è detta pressione totale della soffiante.<br />

Le curve caratteristiche <strong>di</strong> queste macchine sono del tipo in<strong>di</strong>cato in Figura 329.<br />

Vi sono due tipologie <strong>di</strong> soffianti: a pale in avanti e a pale in<strong>di</strong>etro. Esse si <strong>di</strong>versificano per la<br />

pressione totale che riescono a creare sul fluido.<br />

Le soffianti a pale in avanti sono utilizzate quando si richiedono elevate prevalenze.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

472<br />

In Figura 330 si ha una fotografia <strong>di</strong> un ventilatore reale inserito all’interno <strong>di</strong> un contenitore<br />

insonorizzato per ridurre la rumorosità trasmessa nei canali d’aria che da esso si <strong>di</strong>partono.<br />

17.6.3 COLLEGAMENTI DI POMPE IN PARALLELO E IN SERIE<br />

Spesso occorre collegare fra loro due o più pompe per mo<strong>di</strong>ficare in modo opportuno le<br />

caratteristiche complessive.<br />

Se colleghiamo in parallelo due pompe della stessa famiglia si ottiene un gruppo che, operando a<br />

pari ∆p perché in parallelo, consentono <strong>di</strong> avere portate doppie, come in<strong>di</strong>cato in Figura 331.<br />

Se si collegano due pompe in serie (stessa portata <strong>di</strong> fluido) le curve caratteristiche si mo<strong>di</strong>ficano<br />

come in<strong>di</strong>cato in Figura 332: a pari portata si ha un raddoppio della <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione ∆p generata.<br />

Figura 329: Curve caratteristiche <strong>di</strong> una soffiante<br />

Figura 330: Ventilatore nel suo contenitore insonorizzato


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

473<br />

Figura 331: Collegamento <strong>di</strong> pompe in parallelo<br />

Pertanto il collegamento in serie o in parallelo può fornire curve caratteristiche complessive che<br />

meglio si adattano alle esigenze impiantistiche nei casi in cui non siano <strong>di</strong>sponibili a listino circolatori<br />

che rispondono <strong>di</strong>rettamente a queste esigenze perché si hanno portate <strong>volume</strong>triche troppo gran<strong>di</strong> o<br />

<strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> pressioni troppo elevate.<br />

Figura 332: Collegamento <strong>di</strong> pompe in serie<br />

Quanto detto per le pompe <strong>di</strong> circolazione si può applicare anche al collegamento in serie e in<br />

parallelo delle soffianti. Naturalmente sono da considerare con attenzione le problematiche sui<br />

collegamenti delle soffianti.<br />

17.7 DIMENSIONAMENTO DEI CIRCUITI APERTI<br />

In questo caso il fluido è spostato da punto ad un altro del circuito, come rappresentato in Figura<br />

334: esso si porta dalla sezione 1 alla sezione 2 che può anche essere a quota <strong>di</strong>versa.<br />

Per il <strong>di</strong>mensionamento del condotto occorre utilizzare la [231] con la quale è possibile risolvere<br />

rispetto ad una incognita. Naturalmente per questo condotto vale l’equazione <strong>di</strong> continuità [259].<br />

I parametri in gioco sono:<br />

⋅ La portata <strong>di</strong> massa del fluido, mɺ , [kg/s];


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

474<br />

⋅ La sezione <strong>di</strong> passaggio, S [m²], ovvero anche il <strong>di</strong>ametro, d [m], essendo S=0.25πd 2 ;<br />

⋅<br />

⋅<br />

La caduta <strong>di</strong> pressione, p 1 -p 2 , [Pa];<br />

La velocità, w, del fluido [m/s].<br />

Si suppongono note le quote, z 1 e z 2 , delle due sezioni 1 e 2. In base alla [231] occorre conoscere<br />

le per<strong>di</strong>te per attrito (<strong>di</strong>stribuito più localizzato) che a loro volta <strong>di</strong>pendono dal <strong>di</strong>ametro (ve<strong>di</strong> [240] e<br />

[255]), ancora incognito, del condotto.<br />

Avendo due equazioni (la [231] e la [259]) si possono risolvere solo due incognite e pertanto le<br />

altre grandezze presente nelle due relazioni debbono essere note a priori o anche imposte me<strong>di</strong>ante<br />

opportuni criteri progettuali. Di solito, se è nota la portata <strong>di</strong> massa, si fissa la velocità massima che il<br />

fluido può avere nel condotto. Ciò per <strong>di</strong>verse ragioni fra le quali si ricorda la necessità <strong>di</strong> ridurre il<br />

lavoro <strong>di</strong> pompaggio (che <strong>di</strong>pende dal quadrato della velocità del fluido) e il rumore prodotto dal<br />

passaggio. I valori massimi consigliati sono <strong>di</strong> 1 m/s nel caso <strong>di</strong> condotti inseriti in ambienti sensibili nei<br />

quali non si desidera immettere rumorosità generata dal fluido, <strong>di</strong> 2÷4 m/s nel caso <strong>di</strong> condotte<br />

principali lontane da luoghi sensibili. Naturalmente fissare la velocità massima non significa avere<br />

esattamente questa velocità per il fluido: del resto l’equazione <strong>di</strong> continuità risolve completamente il<br />

problema del <strong>di</strong>mensionamento poiché si ha:<br />

d =<br />

4⋅<br />

mɺ<br />

ρ ⋅ w ⋅π<br />

max<br />

[276]<br />

In realtà così facendo dalla [231] si può trovare p 2 se si conosce p 1 . Se invece la caduta <strong>di</strong><br />

pressione ∆p è imposta allora la [231] consente <strong>di</strong> calcolare, unitamente all’equazione d continuità, il<br />

<strong>di</strong>ametro e la velocità congruenti con i dati imposti.<br />

Il problema risolutivo si ha nella [231] poiché le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione per attrito, ∆p a , <strong>di</strong>pendono<br />

esse stesse dal <strong>di</strong>ametro del condotto e quin<strong>di</strong> non essendo esplicitabili <strong>di</strong>rettamente rappresentano esse<br />

stesse un’altra incognita del problema o quanto meno si ha un’equazione implicita che richiede più<br />

iterazioni <strong>di</strong> calcolo. Per facilitare il calcolo si suole scrivere la [231] in una forma più comoda per gli<br />

sviluppi futuri. Infatti si ha:<br />

2 2<br />

∆p w w<br />

ψ = = ξ ρ = H<br />

[277]<br />

l 2d d<br />

ove ψ è detta per<strong>di</strong>ta specifica <strong>di</strong> pressione ([Pa/m] nel SI e [mm.ca/m] nel ST). Per la [259] si ha anche:<br />

2 2 2<br />

∆ p w m ɺ m ɺ<br />

ψ = = ξ ρ = ξk<br />

= N<br />

[278]<br />

5 5<br />

l 2d d d<br />

ed N in<strong>di</strong>ca un fattore ingloba i valori costanti della [278]. Se si prendono i logaritmi <strong>di</strong> ambo i<br />

membri della [278] e della [277] si hanno le equazioni:<br />

logψ<br />

= 2log w − log d + log H<br />

logψ<br />

= 2log mɺ<br />

− 5log d + log N<br />

[279]<br />

Queste due relazioni risultano comode per costruire un abaco del tipo riportato in Figura 335.<br />

Di questi abachi se ne hanno <strong>di</strong>versi a seconda del tipo <strong>di</strong> tubazioni o <strong>di</strong> fluido considerato. In<br />

Figura 336 si hanno le per<strong>di</strong>te specifiche <strong>di</strong> pressione per aria in canali circolari. In ciascuno <strong>di</strong> questi<br />

abachi si hanno portate, per<strong>di</strong>te specifiche ψ, velocità e <strong>di</strong>ametri dei condotti. Fissati due qualunque <strong>di</strong><br />

questi parametri si possono determinare gli altri due.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

475<br />

Il problema del <strong>di</strong>mensionamento del circuito aperto si risolve se, scelta la velocità massima e<br />

imposta la caduta <strong>di</strong> pressione per per<strong>di</strong>te <strong>di</strong>stribuite 107 , si trova, nota la lunghezza geometrica reale l del<br />

ramo, la per<strong>di</strong>ta specifica ψ=∆p d /l.<br />

Dall’abaco corrispondente al caso in esame si determina il <strong>di</strong>ametro (commerciale o equivalente)<br />

corrispondente. Poiché quasi mai il punto <strong>di</strong> selezione nell’abaco corrisponde ad un <strong>di</strong>ametro<br />

commerciale allora occorre scegliere o il <strong>di</strong>ametro inferiore o quello superiore.<br />

Nel <strong>primo</strong> caso si avranno velocità e per<strong>di</strong>te specifiche maggiori <strong>di</strong> quella inizialmente imposta e<br />

nel secondo caso si ha l’opposto.<br />

Fissato il <strong>di</strong>ametro commerciale desiderato si può adesso calcolare la caduta <strong>di</strong> pressione per le<br />

resistenze concentrate e verificare che sia:<br />

∆ p = ∆ p + ∆ p<br />

[280]<br />

d<br />

c<br />

Figura 333: Abaco per la selezione dei <strong>di</strong>ametri equivalenti dei canali rettangolari<br />

107 Poiché sussiste il problema implicito delle per<strong>di</strong>te localizzate funzioni del <strong>di</strong>ametro, si può in una prima fase<br />

assegnare un’aliquota della caduta <strong>di</strong> pressione alle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong>stribuite che sappiamo <strong>di</strong>pendono dalla lunghezza reale del<br />

circuito. Ad esempio si può, inizialmente, assegnare il 40% della ∆p alle sole per<strong>di</strong>te <strong>di</strong>stribuite e quin<strong>di</strong> la ψ <strong>di</strong>viene<br />

imme<strong>di</strong>atamente nota.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

476<br />

2<br />

1<br />

Figura 334: Circuito aperto


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

477<br />

Figura 335: Per<strong>di</strong>te specifiche in tubi in acciaio con acqua a 80 °C


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

478<br />

Figura 336: Per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione in canali d’aria


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

479<br />

Qualora questa con<strong>di</strong>zione non sia rispettata occorre ripetere il calcolo con nuovi valori <strong>di</strong><br />

tentativo per ∆p c fino a quando la [280] è verificata. Spesso i circuiti aperti collegano ambienti a quote<br />

<strong>di</strong>verse, come riportato in Figura 337, allora si può riportare in <strong>di</strong>agramma (ve<strong>di</strong> grafico in basso <strong>di</strong><br />

Figura 337) in funzione della portata sia la caduta <strong>di</strong> pressione (espressa in metri come nell’equazione<br />

[235]) che la variazione <strong>di</strong> quota. Poiché le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione sono proporzionali (ve<strong>di</strong> [240]) al<br />

quadrato della portata ne segue che tale curva è una parabola che parte dalla quota gravimetrica z 0<br />

iniziale (ve<strong>di</strong> ancora Figura 337).<br />

Figura 337: Circuiti aperti fra ambienti a <strong>di</strong>versa quota<br />

17.8 DIMENSIONAMENTO DEI CIRCUITI CHIUSI<br />

Un circuito si <strong>di</strong>ce chiuso quando i punti iniziali e finali coincidono, come rappresentato in Figura<br />

338. In essa con P si in<strong>di</strong>ca la pompa e V la valvola <strong>di</strong> intercettazione.<br />

L<br />

V<br />

H<br />

2<br />

1<br />

P<br />

Figura 338: Circuito chiuso<br />

L’equazione <strong>di</strong> Bernoulli [231] porta ad avere (essendo 1 e 2 coincidenti):<br />

l + l = 0<br />

[281]<br />

m<br />

r<br />

e quin<strong>di</strong> il lavoro motore (effettuato dalla pompa) deve bilanciare il lavoro resistente (generato dagli<br />

attriti e dalle per<strong>di</strong>te localizzate). Le variazioni <strong>di</strong> quote e <strong>di</strong> velocità all’interno dl circuito non<br />

influenzano questo bilancio.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

480<br />

Per la valutazione del lavoro resistivo occorre utilizzare le relazioni <strong>di</strong> Weissbach e Darcy. Vale<br />

ancora quanto detto a proposito dei circuiti aperti e sulle problematiche che si hanno nel<br />

<strong>di</strong>mensionamento dei circuiti.<br />

Anche in questo caso occorre rispettare <strong>di</strong>versi vincoli quali, la velocità massima, il lavoro fatto<br />

dalla pompa e, negli impianti termici, i bilanci energetici 108 relativi agli impianti, ….<br />

17.8.1 DIMENSIONAMENTO DI RETI TECNOLOGICHE PER ACQUA<br />

Spesso occorre progettare non un solo circuiti ma una rete complessa composta <strong>di</strong> più circuiti<br />

chiusi, caso tipico negli impianti <strong>di</strong> riscaldamento o <strong>di</strong> raffrescamento ad acqua. In Figura 339 si ha un<br />

semplice esempio schematico 109 <strong>di</strong> rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione composta da due circuiti, ciascuno che alimenta <strong>di</strong><br />

due ra<strong>di</strong>atori.<br />

A<br />

B<br />

Q1<br />

R1<br />

D<br />

Q3<br />

R3<br />

Circuito 1 Circuito 2<br />

C Q2<br />

R2<br />

F<br />

E<br />

Q4<br />

R4<br />

G<br />

C<br />

1 2<br />

P<br />

H<br />

Figura 339: Rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione<br />

La pompa <strong>di</strong> circolazione, P, è unica e pertanto la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione che essa può generare<br />

è unica. Ne deriva che entrambi i circuiti debbono avere la stessa caduta <strong>di</strong> pressione, cioè il fluido<br />

partendo dalla bocca premente, 1, e ritornando nella bocca aspirante, 2, deve subire sempre la stessa<br />

caduta <strong>di</strong> pressione. I percorsi qui possibili sono ben quattro:<br />

⋅ Circuito 1: 1-A-B-R1-F-H-2- P<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Circuito 1: 1-A-C-R2-F-H-2- P<br />

Circuito 2: 1-A-D-R3-G-H-2- P<br />

Circuito 2: 1-A-E-R4-G-H-2- P<br />

108 Negli impianti termici per il riscaldamento per l’e<strong>di</strong>lizia si hanno tre <strong>di</strong>stinte fasi da realizzare: generare il calore<br />

necessario a riscaldare gli ambienti, trasportarlo in modo che ogni ambiente abbia la quantità necessaria e infine cederlo agli<br />

ambienti. Ogni fase, apparentemente <strong>di</strong>stinta dalle altre, con<strong>di</strong>ziona il corretto funzionamento degli impianti. E’<br />

perfettamente inutile generare più calore se non si è in grado <strong>di</strong> trasportarlo agli ambienti perché la rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione è<br />

sotto<strong>di</strong>mensionata. Così pure è inutile trasportare più energia <strong>di</strong> quanto i terminali (ad esempio i ra<strong>di</strong>atori) non riescono a<br />

cedere agli ambienti. Nei circuiti idrici questi problemi non si hanno perché le reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione debbono solamente<br />

trasportare quanto necessario per i fabbisogni nei singoli ambienti.<br />

109 L’Allievo tenga presente che nella figura mancano molti componenti circuitali che per semplicità non sono stati<br />

aggiunti, quali, ad esempio, il vaso <strong>di</strong> espansione, le valvole <strong>di</strong> regolazione e <strong>di</strong> intercettazione, …..


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

481<br />

A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto avviene perle reti idriche nelle quali la portata è imposta dai fabbisogni<br />

richiesti nei punti <strong>di</strong> utenza, le reti tecnologiche debbono trasportare energia me<strong>di</strong>ante il fluido <strong>di</strong><br />

lavoro.<br />

Se, seguendo l’esempio <strong>di</strong> una rete per riscaldamento domestico <strong>di</strong> Figura 339, si utilizza acqua<br />

calda, allora l’energia che essa trasporta è data dalla relazione:<br />

Q = c mɺ ∆T<br />

[282]<br />

p<br />

ove vale il solito simbolismo e con ∆T si in<strong>di</strong>ca la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura del fluido fra la<br />

mandata e il ritorno.<br />

La [282] ci <strong>di</strong>ce che se vogliamo fornire ad ogni ra<strong>di</strong>atore la potenza richiesta (Q1, Q2,Q3,Q4)<br />

occorre che la portata d’acqua, per determinato ∆T che qui supponiamo costante 110 per semplicità, sia<br />

quello che l’applicazione della [282] comporta.<br />

Si deve, in definitiva, fornire a ciascun ra<strong>di</strong>atore la portata necessaria:<br />

m Q<br />

ɺ =<br />

[283]<br />

c ∆ T<br />

p<br />

e quin<strong>di</strong> avremo le portate termo<strong>di</strong>namiche mɺ 1, mɺ 2, mɺ 3,<br />

mɺ 4<br />

. Sei ra<strong>di</strong>atori ricevono portate <strong>di</strong>verse<br />

essi non potranno fornire ali ambienti le quantità <strong>di</strong> calore richieste e quin<strong>di</strong> non si raggiungeranno le<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort desiderate.<br />

In pratica se si <strong>di</strong>mensiona male la rete si avrà anche un impianto <strong>di</strong> riscaldamento non<br />

funzionante secondo le specifiche <strong>di</strong> progetto.<br />

Calcolate le portate necessarie nei rami finali (cioè quelli che alimentano i ra<strong>di</strong>atori) si possono<br />

determinare, applicando semplicissime regole <strong>di</strong> congruenza, le portate nei singoli rami dei due circuiti:<br />

ad esempio per il caso esaminato si hanno le portate riportate nella seguente Tabella 113.<br />

RAMO<br />

PORTATA<br />

1-A m’’ 1 +m’’ 2 +m’’ 3 +m’’ 4<br />

A-D m’’ 3 +m’’ 4<br />

D-R3 m’’ 3<br />

R3-G m’’ 3<br />

G-H m’’ 3 +m’’ 4<br />

H-2 m’’ 1 +m’’ 2 +m’’ 3 +m’’ 4<br />

2-P m’’ 1 +m’’ 2 +m’’ 3 +m’’ 4<br />

D-E m’’ 4<br />

E-R4 m’’ 4<br />

R4-G m’’ 4<br />

A-B m’’ 1 +m’’ 2<br />

B-R1 m’’ 1<br />

R1-F m’’ 1<br />

F-H m’’ 1 +m’’ 2<br />

B-C m’’ 2<br />

C-R2 m’’ 2<br />

R2-F m’’ 2<br />

Tabella 113: Calcolo delle portate nei singoli rami<br />

110 Nella realtà occorre tenere conto del raffreddamento per <strong>di</strong>spersioni termiche del fluido nel passaggio dalla<br />

caldaia al ra<strong>di</strong>atore considerato. Se le tubazioni sono ben coibentate allora in una prima fase <strong>di</strong> calcolo si può trascurare<br />

questo <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>mento e considerare che la temperatura <strong>di</strong> ingresso in ogni ra<strong>di</strong>atore sia costante e pari a quella <strong>di</strong> uscita dalla<br />

caldaia. La Legge 10/91 e il DPR 412/93 impongono le modalità <strong>di</strong> isolamento e tengono conto dei <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti me<strong>di</strong>ante<br />

un ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione (si rimanda allo stu<strong>di</strong>o della L. 10/91 per l’approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> questo argomento).


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

482<br />

Adesso il problema del progetto della rete è quello <strong>di</strong> determinare i <strong>di</strong>ametri dei singoli condotti<br />

in modo che si abbiano le portate desiderate nei singoli rami. Si hanno due criteri principali che<br />

possono essere adottati e che qui brevemente si illustrano.<br />

Criterio a velocità costante<br />

In questo caso si fissa la velocità massima che si desidera avere in ogni ramo, così come in<strong>di</strong>cato<br />

nel §17.7, e allora si può utilizzare l’abaco delle per<strong>di</strong>te specifiche <strong>di</strong> Figura 335: la portata è nota e<br />

pertanto imponendo la velocità si determina il punto interno all’abaco cui corrisponde un <strong>di</strong>ametro<br />

(non è detto che sia quello commerciale!) e la per<strong>di</strong>ta specifica <strong>di</strong> pressione corrispondente.<br />

In Figura 340 si ha un esempio <strong>di</strong> applicazione del metodo esposto: si può osservare come,<br />

scegliendo un <strong>di</strong>ametro commerciale minore <strong>di</strong> quello teorico si ha una per<strong>di</strong>ta specifica maggiore e<br />

viceversa con la scelta del <strong>di</strong>ametro commerciale maggiore.<br />

Anche la velocità nel condotto varia con la scelta del <strong>di</strong>ametro commerciale in modo concorde<br />

alla per<strong>di</strong>ta specifica.<br />

Di solito è opportuno scegliere i <strong>di</strong>ametri maggiori per i tratti <strong>di</strong> circuito che portano maggiori<br />

portate (ad esempio nei rami 1A, A-D, G-H, H-2) mentre è conveniente scegliere i <strong>di</strong>ametri minori nei<br />

rami terminali (compatibilmente con le esigenze <strong>di</strong> rumorosità ambientale).<br />

Ripetendo lo stesso proce<strong>di</strong>mento per tutti i rami dei due circuiti si ottiene una nuova tabella<br />

contenente i <strong>di</strong>ametri selezionati, le velocità e le per<strong>di</strong>te specifiche effettive.<br />

Adesso è possibile valutare le per<strong>di</strong>te localizzate <strong>di</strong> ciascun ramo (curve, gomiti, derivazioni,<br />

valvole, ra<strong>di</strong>atori, caldaie, …..) secondo quanto in<strong>di</strong>cato nella Figura 317.<br />

Alla fine siamo in grado <strong>di</strong> conoscere le per<strong>di</strong>te totali (<strong>di</strong>stribuite più localizzate) <strong>di</strong> ciascun ramo:<br />

'<br />

( idel ramo )<br />

∑ ∑ [284]<br />

∆ p = ψ L + ∆ p = ψ L + l<br />

ramo <strong>di</strong>str. i<br />

ramo<br />

Sommando le per<strong>di</strong>te totali <strong>di</strong> ogni ramo <strong>di</strong> ciascun percorso dei due circuiti si ottengono le<br />

per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione calcolate secondo lo schema seguente:<br />

⋅ Circuito 1: 1-A-B-R1-F-H-2- P: ∆ p = ∆<br />

1<br />

p<br />

1 1 ti<br />

∑<br />

circuito− − percorso−<br />

⋅ Circuito 1: 1-A-C-R2-F-H-2- P ∆ p = ∆<br />

2<br />

p<br />

1 2 ti<br />

∑<br />

circuito− − percorso−<br />

⋅ Circuito 2: 1-A-D-R3-G-H-2- P ∆ p = ∆<br />

3<br />

p<br />

2 1 ti<br />

∑<br />

circuito− − percorso−<br />

⋅ Circuito 2: 1-A-E-R4-G-H-2- P ∆ p = ∆<br />

4<br />

p<br />

2 2 ti<br />

∑<br />

circuito− − percorso−<br />

Ben <strong>di</strong>fficilmente si ottengono ∆p eguali (come richiesto dall’unicità della pompa).<br />

Di solito i circuiti più corti hanno per<strong>di</strong>te <strong>di</strong>stribuite minori per la [284] e quin<strong>di</strong> (assumendo che<br />

ogni ramo terminale serva un ra<strong>di</strong>atore e quin<strong>di</strong> il numero e tipologie d resistenze localizzate sia<br />

sostanzialmente equivalente) le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione totali dei percorsi più brevi sono inevitabilmente<br />

minori <strong>di</strong> quelle relative ai circuiti <strong>di</strong> maggior lunghezza.<br />

Il risultato <strong>di</strong> questa incongruenza è facilmente preve<strong>di</strong>bile: si tratta, come si può osservare nella<br />

Figura 339, <strong>di</strong> circuiti in parallelo ai capi della pompa (che è quella che crea la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione<br />

positiva) e quin<strong>di</strong> se ∆p è unica il circuito che offre minore resistenza totale avrà una portata maggiore<br />

degli altri circuiti (in generale si hanno più circuiti) secondo quanto visto nel §17.5.2.<br />

Di conseguenza la <strong>di</strong>stribuzione delle portate non è più quella <strong>di</strong> progetto in<strong>di</strong>cata nella Tabella<br />

113 ma una nuova (e soprattutto <strong>di</strong>versa) che comporta uno squilibro nel funzionamento dei ra<strong>di</strong>atori<br />

(per quanto detto in precedenza). Nasce quin<strong>di</strong> la necessità <strong>di</strong> equilibrare la rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione cioè<br />

<strong>di</strong> fare in modo che le cadute totali <strong>di</strong> pressione in tutti i percorsi dei vari circuiti siano eguali e pari a<br />

quelle <strong>di</strong> progetto.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

483<br />

Per fare ciò si utilizzano opportune valvole dette <strong>di</strong> taratura che provocano per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione<br />

localizzate note in funzione <strong>di</strong> una ghiera tarata (ve<strong>di</strong> §17.13). Pertanto è bene inserire (anche in fase <strong>di</strong><br />

progetto) questo tipo <strong>di</strong> valvole nei vari rami dei circuiti in modo da potere poi effettuare correttamente<br />

l’equilibratura della rete. Si ba<strong>di</strong> bene che non è necessario misurare le portate per effettuare<br />

l’equilibratura della rete. Se si fa in modo che negli ambienti si abbia la temperatura desiderata (<strong>di</strong><br />

progetto) allora vuol <strong>di</strong>re che i ra<strong>di</strong>atori stanno fornendo il calore necessario per sod<strong>di</strong>sfare il carico<br />

termico e quin<strong>di</strong>, poiché deve essere Q = mc ɺ ∆t<br />

, che la portata <strong>di</strong> acqua calda ricevuta è quella giusta.<br />

p<br />

Dall’abaco corrispondente al caso in esame si determina il <strong>di</strong>ametro (commerciale o equivalente)<br />

corrispondente.<br />

Poiché quasi mai il punto <strong>di</strong> selezione nell’abaco corrisponde ad un <strong>di</strong>ametro commerciale allora<br />

occorre scegliere o il <strong>di</strong>ametro inferiore o quello superiore. Nel <strong>primo</strong> caso si avranno velocità e per<strong>di</strong>te<br />

specifiche maggiori <strong>di</strong> quella inizialmente imposta e nel secondo caso si ha l’opposto.<br />

Fissato il <strong>di</strong>ametro commerciale desiderato si può adesso calcolare la caduta <strong>di</strong> pressione per le<br />

resistenze concentrate e verificare che sia:<br />

∆ p = ∆ p + ∆ p<br />

[285]<br />

d<br />

c


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

484<br />

Figura 340: Esempio d’uso dell’abaco delle per<strong>di</strong>te specifiche con velocità costante imposta<br />

In genere è meglio scegliere prima il circolatore e poi fare in modo che la rete sia sod<strong>di</strong>sfatta dal<br />

∆p generato, come vedremo con il metodo a per<strong>di</strong>ta specifica costante.<br />

Metodo a per<strong>di</strong>ta specifica <strong>di</strong> pressione costante<br />

Questo metodo è certamente più equilibrato del precedente anche se leggermente più laborioso.<br />

Se scegliamo prima il circolatore, in base all’esperienza <strong>di</strong> progettazione e alla tipologia <strong>di</strong><br />

impianto, allora si deve ottenere l’eguaglianza:<br />

∆ p = ∆ p + ∆ p<br />

[286]<br />

d<br />

c


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

485<br />

In questa equazione non è possibile conoscere le per<strong>di</strong>te concentrate ∆p c perché esse <strong>di</strong>pendono<br />

dal <strong>di</strong>ametro delle tubazioni (ve<strong>di</strong> §17.4.2) mentre le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong>stribuite, ∆p d , possono essere calcolate<br />

me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />

RamiCircuito<br />

∆ p = ∑ ψ L [287]<br />

d i i<br />

i=<br />

1<br />

Si osserva imme<strong>di</strong>atamente che, se conoscessimo a priori ∆p d potremmo scrivere, per ogni<br />

circuito:<br />

∆pd<br />

ψ<br />

me<strong>di</strong>a<br />

=<br />

[288]<br />

RamiCircuito<br />

L<br />

∑<br />

i=<br />

1<br />

La sommatoria a denominatore è la lunghezza geometrica complessiva del circuito esaminato e<br />

quin<strong>di</strong> un dato <strong>di</strong> progetto poiché la <strong>di</strong>mensione della rete <strong>di</strong>pende dall’architettura dell’e<strong>di</strong>ficio che è<br />

nota a priori . La per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong>stribuita totale possiamo stimarla, inizialmente, supponendo che essa sia<br />

un’aliquota della per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione totale ∆p, ad esempio si può supporre che sia il 50% della per<strong>di</strong>ta<br />

totale. Allora, essendo ∆p d noto 111 , avendo scelto già la pompa (e quin<strong>di</strong> le sue curve caratteristiche sono<br />

note), ne segue che la [288] definisce univocamente la ψ me<strong>di</strong>a del circuito.<br />

L’abaco delle per<strong>di</strong>te specifiche <strong>di</strong> pressione <strong>di</strong> Figura 335 consente <strong>di</strong> calcolare, note le portate e<br />

la ψ me<strong>di</strong>a , sia il <strong>di</strong>ametro teorico che la velocità del fluido. In realtà si ha sempre la necessità <strong>di</strong> dovere<br />

scegliere un <strong>di</strong>ametro commerciale che solo poche volte coincide con quello teorico.<br />

Pertanto si procede come già detto con il precedente metodo: si sceglie il <strong>di</strong>ametro maggiore nei<br />

tratti che hanno maggiore portata e il <strong>di</strong>ametro minore per quelli terminali.<br />

In Figura 348 si ha la schematizzazione esemplificativa del metodo. Si è tracciata una linea<br />

verticale corrispondente alla ψ me<strong>di</strong>a calcolata con la [288]. Per varie portate si sono in<strong>di</strong>viduati i punti <strong>di</strong><br />

intersezione con questa retta: ogni punto in<strong>di</strong>vidua un <strong>di</strong>ametro teorico e per uno <strong>di</strong> essi si sono<br />

in<strong>di</strong>cate le possibili scelte <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametri maggiore e minore con l’evidenziazione delle per<strong>di</strong>te specifiche e<br />

delle velocità reali corrispondenti.<br />

Eseguite queste operazioni per tutti i rami dei circuiti si possono calcolare le per<strong>di</strong>te concentrati<br />

reali e quin<strong>di</strong> le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione totali sia dei rami che dei circuiti me<strong>di</strong>ante le equazioni del tipo<br />

[288] e quin<strong>di</strong> si avranno i ∆p i <strong>di</strong> tutti i percorsi della rete.<br />

Anche in questo caso, a seguito della <strong>di</strong>scretizzazione dei <strong>di</strong>ametri commerciali, si hanno in<br />

genere valori non coincidenti con il ∆p scelto della pompa ma gli scostamenti sono <strong>di</strong> gran lunga<br />

inferiori rispetto al metodo a velocità costante per effetto della scelta della ψ me<strong>di</strong>a iniziale che porta ad avere<br />

valori sensibilmente vicini a quanto in<strong>di</strong>cato dalla [288]. I vantaggi del metodo sono evidenti nel<br />

momento in cui lo si applica veramente e i risultati ottenuti portano quasi sempre ad un minor lavoro <strong>di</strong><br />

equilibratura della rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione. La scelta iniziale della pompa, inoltre, garantisce da eventuali<br />

eccessi <strong>di</strong> potenza <strong>di</strong> pompaggio richiesta.<br />

I collettori complanari<br />

Da qualche decennio si è imposta una tecnica impiantistica per la <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua calda e<br />

fredda negli impianti sia termici che sanitari che utilizza i collettori complanari. Questi sono grossi tratti <strong>di</strong><br />

condotti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro grande dai quali si <strong>di</strong>partono (o arrivano, nel caso del ritorno dell’acqua in circuiti<br />

chiusi) i condotti che alimentano i ra<strong>di</strong>atori, fan coils, …, ve<strong>di</strong> in Figura 341.<br />

i<br />

111 Si ricor<strong>di</strong> che noto il ∆p della pompa e fissata la percentuale presunta per le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong>stribuite, ad esempio il<br />

40%, si determina univocamente ∆p d <strong>di</strong>sponibile.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

486<br />

Figura 341: Distributore a collettore complanare<br />

La rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione risulta maggiormente semplificata e più razionalmente <strong>di</strong>sposta risposta<br />

ad altri tipi. Il <strong>primo</strong> vantaggio è che un collettore complanare può avere da 2 a 8 uscite e pertanto si<br />

può centralizzare la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> un appartamento, ve<strong>di</strong> Figura 342.<br />

BAGNO<br />

RAGAZZI<br />

BAGNO<br />

GRANDE<br />

LETTO RAGAZZI<br />

SCALA<br />

LETTO<br />

MATRIMONIALE<br />

Figura 342: Esempio <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua calda con collettore complanare<br />

La rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione principale, pertanto, si occupa <strong>di</strong> alimentare i collettori complanari (uno o<br />

più) dei singoli appartamenti e da questi, solitamente con tubazioni in rame (facilmente flessibile e<br />

quin<strong>di</strong> comodo per la posa in opera) o in plastica opportunamente irrigi<strong>di</strong>ta (Wirsboplex o similare), si<br />

alimentano i terminali.<br />

I collettori complanari hanno solitamente una valvola <strong>di</strong> chiusura a monte che consente la<br />

manutenzione dell’impianto in modo agevole.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

487<br />

Nel caso <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> riscaldamento si hanno coppie <strong>di</strong> collettori, uno per la mandata ed uno<br />

per il ritorno dell’acqua calda. Per gli impianti idrici e sanitari (acqua <strong>di</strong> consumo) si hanno collettori<br />

singoli per l’acqua fredda e per l’acqua calda, a meno che non si preveda il sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione ad<br />

anello e quin<strong>di</strong> con doppio collettore.<br />

17.8.2 DIMENSIONAMENTO DELLE RETI DI DISTRIBUZIONE DELL’ARIA<br />

Le reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione per l’aria, detti canalizzazioni, possono essere <strong>di</strong>mensionati analogamente<br />

a quanto visto per le reti ad acqua. In questo caso, però, occorre tenere conto che la <strong>di</strong>stribuzione<br />

dell’aria trova i terminali alla stessa pressione, quella ambientale. Pertanto tutti i terminali si trovano ad<br />

una pressione esterna praticamente identica.<br />

I circuiti da considerare partono dalla soffiante e terminano, ciascuno, in corrispondenza <strong>di</strong> un<br />

ambiente, ve<strong>di</strong> Figura 345.<br />

I meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> progetto sono essenzialmente tre:<br />

⋅ Metodo a velocità costante;<br />

⋅<br />

⋅<br />

Metodo a per<strong>di</strong>ta specifica <strong>di</strong> pressione costante;<br />

Metodo a recupero <strong>di</strong> pressione.<br />

Metodo a velocità costante per i canali d’aria<br />

Nel <strong>primo</strong> caso si procede sostanzialmente come già in<strong>di</strong>cato per le tubazione dell’acqua. La<br />

portata da immettere in ogni ambiente tramite i terminali (bocchette <strong>di</strong> mandata o <strong>di</strong>ffusori) è calcolata<br />

in proporzione al carico termico dell’ambiente rispetto a quello totale.<br />

Qi<br />

mɺ i<br />

= mɺ 0<br />

[289]<br />

Q<br />

0<br />

con Q i carico totale dell’ambiente i.esimo, Q 0 carico totale dell’e<strong>di</strong>ficio, mɺ<br />

0<br />

portata massica totale<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio dell’aria, mɺ<br />

i<br />

portata massica dell’aria nell’ambiente i.esimo.<br />

Note le portate nei tronchi terminali 112 si calcolano le portate nei tronchi principali. Si impone la<br />

velocità in ogni tronco avendo cura <strong>di</strong> scegliere il valore più opportuno contemperando le esigenze <strong>di</strong><br />

economicità della rete con quelle dell’efficienza e della silenziosità.<br />

I valori consigliati, per e<strong>di</strong>fici civili, sono i seguenti:<br />

Velocità minima (m/s) Velocità massima (m/s)<br />

Tronchi principali 4 8<br />

Tronchi secondari e terminali 2 4<br />

Tronco in partenza dalla soffiante 4 16<br />

Tabella 114: Valori consigliati delle velocità dell’aria nei canali<br />

Utilizzando l’abaco <strong>di</strong> Figura 336 per l’aria si determina, note le coppie ( mɺ , w i ) il <strong>di</strong>ametro<br />

equivalente, D eq , e la per<strong>di</strong>ta specifica <strong>di</strong> pressione ψ i <strong>di</strong> ogni ramo.<br />

Noto il <strong>di</strong>ametro equivalente si determinano le <strong>di</strong>mensioni a e b della sezione rettangolare<br />

equivalente (ai fini della portata) me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />

2⋅a ⋅b<br />

Deq<br />

=<br />

[290]<br />

a + b<br />

ove una delle <strong>di</strong>mensioni deve essere fissata a priori. Di solito si impone l’altezza a del canale per<br />

motivi <strong>di</strong> ingombro (controsoffitto) e quin<strong>di</strong> la precedente relazione consente <strong>di</strong> calcolare b. I Valori<br />

usuali delle <strong>di</strong>mensioni dei canali variano a modulo <strong>di</strong> 50 mm. Pertanto determinata la sezione<br />

i<br />

112 Cioè quelli che portano l’aria ai <strong>di</strong>ffusori negli ambienti.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

488<br />

rettangolare finale occorre ricalcolare il D eq me<strong>di</strong>ante la [290] e poi, tramite l’abaco per l’aria, riottenere i<br />

valori finali della velocità e della per<strong>di</strong>ta specifica <strong>di</strong> pressione. Fatti i calcoli per ogni circuito occorre<br />

poi calcolare le effettive pressioni a monte delle bocchette <strong>di</strong> mandata ed inserire delle serrande <strong>di</strong><br />

regolazione in modo che ogni bocchetta (o anemostato) abbia la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione necessaria per il<br />

lancio e la velocità <strong>di</strong> uscita desiderati.<br />

La soffiante dovrà fornire, per la portata totale, un ∆p capace <strong>di</strong> far fronte alle per<strong>di</strong>te nei canali <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione e nelle apparecchiature interne alla centrale <strong>di</strong> trattamento aria. Queste cadute <strong>di</strong> pressione<br />

(per le batterie calde e/o fredde, per l’umi<strong>di</strong>ficatore, il separatore <strong>di</strong> gocce, filtri, …) sono fornite dai<br />

costruttori delle stesso apparecchiature e sono riportate in abachi specialistici nei manuali tecnici.<br />

Metodo a per<strong>di</strong>ta specifica costante per i canali d’aria<br />

Anche in questo caso occorre tenere presente la formazione della rete dei canali. Il metodo a<br />

ψ=costante si applica con qualche leggera variazione rispetto ai condotti d’acqua.<br />

Di solito la velocità <strong>di</strong> uscita dalla soffiante viene imposta sia per ottenere <strong>di</strong>mensioni minime dei<br />

canali d’aria, proprio per il tronco principale che convoglia l’intera portata massica della rete, sia per<br />

motivi tecnici relativi alla selezione della soffiante.<br />

Pertanto si fissa la velocità del <strong>primo</strong> tronco secondo quanto in<strong>di</strong>cato nella Tabella 114 e si<br />

procede a w =costante come in<strong>di</strong>cato nel precedente paragrafo e si impone la per<strong>di</strong>ta specifica <strong>di</strong><br />

pressione, ψ 0 , così ottenuta a tutti gli altri tronchi a valle.<br />

BAGNO<br />

RAGAZZI<br />

BAGNO<br />

GRANDE<br />

LETTO RAGAZZI<br />

SCALA<br />

LETTO<br />

MATRIMONIALE<br />

Figura 343: Esempio <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> canali d’aria<br />

A partire dal secondo tronco, quin<strong>di</strong>, si opera utilizzando l’abaco <strong>di</strong> Figura 336 con le coppie<br />

iniziali <strong>di</strong> dati (ψ 0 , mɺ ). Si rilevano dall’abaco i valori della velocità e del <strong>di</strong>ametro equivalente.<br />

i<br />

Adesso per calcolare le <strong>di</strong>mensioni della sezione rettangolare equivalente occorre utilizzare la<br />

[265]. Come al solito si fissa l’altezza della sezione, a, e si calcola la larghezza b me<strong>di</strong>ante la suddetta<br />

relazione o me<strong>di</strong>ante la Tabella 112.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

489<br />

Fissate le <strong>di</strong>mensioni reali commerciali si ricalcola il D eq e tramite l’abaco si ottengono le effettive<br />

velocità e per<strong>di</strong>te specifiche <strong>di</strong> pressione.<br />

Completati i calcoli per tutti i rami si procede al bilanciamento della rete. In questo caso, però, si<br />

potrebbe utilizzare il metodo a per<strong>di</strong>ta specifica costante calcolando la pressione effettiva al nodo <strong>di</strong><br />

attacco <strong>di</strong> ogni tronco terminale e, note le <strong>di</strong>mensioni geometriche e le tipologie delle per<strong>di</strong>te<br />

localizzate, calcolare la ψ da imporre per avere la stessa pressione finale.<br />

In questo modo si ha una rete certamente più bilanciata rispetto al metodo a velocità costante.<br />

In Figura 343 si ha un esempio <strong>di</strong> rete <strong>di</strong> canali: è possibile osservare la particolare <strong>di</strong>sposizione<br />

dei canali che consente un eventuale mascheramento con finte travi e/o finti pilastri. Si osservi<br />

l’ingombro della rete ad aria rispetto a quella ad acqua (ve<strong>di</strong> Figura 342).<br />

Metodo a recupero <strong>di</strong> pressione<br />

Questo metodo si applica solo ai canali per l’aria negli impianti <strong>di</strong> climatizzazione.<br />

La velocità dell’aria nel canale viene ridotta in corrispondenza ad ogni <strong>di</strong>ramazione (dove si ha<br />

una variazione <strong>di</strong> portata <strong>di</strong> massa o <strong>volume</strong>trica) in modo che la caduta <strong>di</strong> pressione nel tratto<br />

susseguente alla <strong>di</strong>ramazione sia bilanciata dalla conversione <strong>di</strong> pressione <strong>di</strong>namica in pressione statica.<br />

I rami a valle del <strong>primo</strong> (<strong>di</strong> solito quello susseguente alla soffiante) sono <strong>di</strong>mensionati, quin<strong>di</strong>,<br />

facendo recuperare pressione statica (che <strong>di</strong>minuisce con le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione) me<strong>di</strong>ante la<br />

conversione <strong>di</strong> pressione <strong>di</strong>namica consente alla variazione della sezione del canale a valle.<br />

In questo modo la pressione statica dei canali rimane costante e la rete è bilanciata. Si supponga<br />

<strong>di</strong> avere una semplice rete <strong>di</strong> canali come illustrato in Figura 345. Pertanto dal punto <strong>di</strong> intersezione si<br />

determinano la velocità a valle, w 2 , e la variazione della pressione statica che dovrà bilanciare le per<strong>di</strong>te<br />

totali del ramo. Il <strong>primo</strong> tratto (L 1 ) viene <strong>di</strong>mensionato con uno dei due precedenti criteri (ad esempio a<br />

w = costante, cioè alla velocità imposta dal ventilatore). Il tratto a valle (L 2 ) si <strong>di</strong>mensiona in modo che<br />

la sua velocità, w 2 , produca una variazione <strong>di</strong> pressione <strong>di</strong>namica recuperata per il 75% (ipotesi <strong>di</strong><br />

partenza) e data dalla relazione:<br />

2 2<br />

⎛ w1 − w ⎞<br />

2<br />

∆ p<strong>di</strong>namica<br />

= 0.75⎜ ⎟ ρ<br />

⎝ 1 ⎠<br />

[291]<br />

con velocità w espresse in [m/s].<br />

La metodologia <strong>di</strong> calcolo CARRIER (che qui non si <strong>di</strong>mostra) prevede il calcolo del parametro:<br />

L<br />

j = [292]<br />

0.61<br />

Q<br />

mɺ<br />

ρ<br />

ove Q in<strong>di</strong>ca la portata <strong>volume</strong>trica (m³/h) del tratto a valle ( Q = ( ) ⋅ 3600<br />

j si utilizza l’abaco della Figura 345 nel quale sono noti:<br />

⋅ la velocità del tratto a monte, w 1 (m/s);<br />

⋅ il parametro j.<br />

). Noto il parametri<br />

Assumendo l’ipotesi data dalla [291] sul recupero della pressione si può utilizzare anche un<br />

metodo iterativo che può facilmente essere implementato su computer o su CAD matematici 113 .<br />

Infatti l’ipotesi del recupero del 75% <strong>di</strong> pressione <strong>di</strong>namica per vincere le per<strong>di</strong>te statiche porta a<br />

risolvere la seguente equazione:<br />

0.75 w −<br />

ρ<br />

w = 0.175⋅ + ⋅ w<br />

[293]<br />

ove vale il seguente simbolismo:<br />

2 2 2.49<br />

1 2 2<br />

( LRamo<br />

Lequivalente<br />

) 0.64<br />

2<br />

Q2<br />

113 Ad esempio Mathematica®, Maple®, MathCad®, Matlab®, Derive®.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

490<br />

⋅ w 1 velocità a monte del tratto, m/s;<br />

⋅ w 2 velocità a valle del tratto, m/s, (incognita del problema);<br />

⋅ L Ramo lunghezza geometrica del ramo a vallo, m;<br />

⋅ L equivalente lunghezza equivalente delle resistenze localizzate del tratto in progetto, m;<br />

⋅ Q 2 portata d’aria nel tratto a valle, m³/h.<br />

L’equazione precedente deve essere risolta iterativamente, essendo w 2 in entrambi i membri.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

491<br />

Figura 344: Abaco per il calcolo del recupero della pressione statica


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

492<br />

L1 L2 L3<br />

w1,m1<br />

w2,m2<br />

w3,m3<br />

Figura 345: Canali d’aria per il recupero <strong>di</strong> pressione<br />

Determinata a velocità a valle si calcola l’area della sezione <strong>di</strong> passaggio me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />

Q2<br />

A =<br />

[294]<br />

3600 ⋅ w<br />

e poi si calcola il <strong>di</strong>ametro del canale:<br />

d =<br />

2<br />

Si <strong>di</strong>mensiona il canale scegliendo b e a in modo che abbiano la stessa per<strong>di</strong>ta specifica <strong>di</strong><br />

pressione me<strong>di</strong>ante la [265]. Poiché la scelta delle due <strong>di</strong>mensioni reali comporta sempre uno<br />

scostamento rispetto al <strong>di</strong>ametro ideale occorre ricalcolare la velocità reale a valle. Infatti note le<br />

<strong>di</strong>mensioni b ed a si ha anche la velocità reale a valle:<br />

Q2<br />

w2<br />

reale<br />

=<br />

3600⋅<br />

b ⋅ a<br />

4A<br />

π<br />

( )<br />

e pertanto la [293], questa volta con w 2reale nota, fornisce la nuova percentuale del recupero:<br />

2.49<br />

w2<br />

reale<br />

0.175⋅ ( LRamo<br />

+ Lequivalente<br />

) ⋅<br />

0.64<br />

Q2<br />

Precupero<br />

= ⋅100<br />

[295]<br />

2 2<br />

w1 − w2<br />

reale<br />

ρ<br />

2<br />

17.9 USO DI PROGRAMMI DI CALCOLO<br />

Oggi non è <strong>di</strong>fficile utilizzare programmi <strong>di</strong> calcolo che facilitano il progetto delle reti <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione secondo uno dei due meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> calcolo anzidetti.<br />

Si possono anche utilizzare semplici fogli elettronici nei quali si impostano le fasi <strong>di</strong> calcolo prima<br />

descritte.<br />

Reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione in acciaio<br />

Per le reti ad acqua calda con tubazioni in acciaio si può immaginare un algoritmo <strong>di</strong> progettazione a<br />

ψ=costante schematizzato nelle seguenti fasi (che riepilogano quanto sopra fatto).<br />

⋅ Numerare i no<strong>di</strong> della rete in modo da in<strong>di</strong>viduare, per ciascun circuito, i singoli tratti;


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

493<br />

⋅ Calcolare la portata <strong>di</strong> acqua calda per ciascun tratto terminale <strong>di</strong> circuito me<strong>di</strong>ante la [283];<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Calcolare la portata totale dei vari rami applicando il criterio <strong>di</strong> congruenza;<br />

Scegliere da catalogo una pompa <strong>di</strong> circolazione con prevalenza giu<strong>di</strong>cata sufficiente per il tipo<br />

<strong>di</strong> impianto e per la portata totale sopra calcolata;<br />

Fissare la percentuale <strong>di</strong> per<strong>di</strong>te <strong>di</strong>stribuite da utilizzare per il calcolo della ψ me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> ogni circuito<br />

me<strong>di</strong>ante la [288] nella quale la lunghezza totale è nota;<br />

Calcolare per ciascun tratto il <strong>di</strong>ametro teorico me<strong>di</strong>ante abachi o utilizzando la relazione:<br />

0.36<br />

3.84 m ɺ<br />

d =<br />

0.2<br />

ψ<br />

ove le unità <strong>di</strong> misura sono: d [mm], mɺ [kg/h], ψ [mm. c.a.];<br />

Scegliere il <strong>di</strong>ametro commerciale più vicino (in <strong>di</strong>fetto o in eccesso) a quello teorico sopra<br />

calcolato;<br />

Calcolare la per<strong>di</strong>ta specifica <strong>di</strong> pressione reale conseguente al <strong>di</strong>ametro commerciale<br />

selezionato me<strong>di</strong>ante abaco o con la relazione:<br />

mɺ<br />

ψ<br />

reale<br />

= 8183<br />

d<br />

con d [mm], mɺ [kg/h], ψ [mm. c.a.];<br />

Calcolare la velocità effettiva del fluido corrispondente al <strong>di</strong>ametro commerciale selezionato<br />

me<strong>di</strong>ante abaco o me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />

1.8<br />

5<br />

w = 0.00858⋅ψ<br />

⋅ d<br />

0.556 0.778<br />

con d [mm], w [m/s], ψ [mm. c.a.];<br />

⋅ calcolare le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong>stribuite del ramo, ∆ p<strong>di</strong> = ψ<br />

iLi<br />

, e le per<strong>di</strong>te concentrate e quin<strong>di</strong> le per<strong>di</strong>te<br />

totale del ramo;<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

ripetere le fasi precedenti per tutti i rami e quin<strong>di</strong> calcolare le per<strong>di</strong>te totali <strong>di</strong> ogni circuito<br />

me<strong>di</strong>ante la relazione ∆ pcircuito = ∑ ∆pi<br />

;<br />

Rami<br />

ripetere il calcolo per tutti circuiti tenendo conto che i tratti comuni sono già <strong>di</strong>mensionati<br />

(partendo dai circuiti più lunghi) e che <strong>di</strong> questi si conoscono le per<strong>di</strong>te specifiche vere e quin<strong>di</strong><br />

nel calcolo della ψ me<strong>di</strong>a si deve tenere conto solamente dei rami ancora da <strong>di</strong>mensionare e della<br />

∆p che hanno <strong>di</strong>sponibile;<br />

Confrontare le cadute <strong>di</strong> pressione <strong>di</strong> tutti i circuiti e provvedere al calcolo delle resistenze <strong>di</strong><br />

compensazione (rispetto alla caduta <strong>di</strong> pressione maggiore) de circuiti più favoriti;<br />

Verificare la scelta della pompa <strong>di</strong> circolazione.<br />

Un esempio <strong>di</strong> foglio elettronico è riportato nella seguente Tabella 119.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

494<br />

Reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione in Rame<br />

Per tubi a bassa rugosità, quali sono le tubazioni in rame, si deve tenere conto delle minori<br />

per<strong>di</strong>te per attrito. Usando ancora la relazione <strong>di</strong> Blasius, [248], si può calcolare:<br />

1.75<br />

0.25 mɺ<br />

ψ = 0.214 ν ρ<br />

( Pa / m)<br />

[296]<br />

4.75<br />

d<br />

ovvero:<br />

mɺ<br />

ψ = ν ρ<br />

d<br />

1.75<br />

14.68<br />

0.25<br />

4.75<br />

( mmc. a./ m)<br />

[297]<br />

con d in (mm), ν in (m 2 /s), ρ in (kg/m 3 ) e portata in (kg/s) per il S.I. e (litri/ora) nel S.T.<br />

Si ricor<strong>di</strong> che per l’acqua sia ρ che ν variano con la temperatura. Ad esempio si hanno:<br />

Temperatura (°C) Viscosità cinematica ν (m 2 /s) Densità ρ (kg/m 3 )<br />

10 1.30 10 -6 999.6<br />

80 0.39 10 -6 971.1<br />

Tabella 115: Parametri termofisici per l’acqua<br />

Relazione <strong>di</strong> Hazen Williams<br />

Per calcolare la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione specifica si può usare la relazione <strong>di</strong> Hazen Williams<br />

seguente:<br />

1.85 9<br />

6.05mɺ<br />

10<br />

ψ =<br />

1.85 4.87<br />

C d<br />

Con:<br />

⋅ mɺ portata del fluido, [l/m];<br />

⋅ ψ Per<strong>di</strong>ta specifica <strong>di</strong> pressione, [mm.ca/m];<br />

⋅ d <strong>di</strong>ametro della tubazione, [mm];<br />

⋅ C costante funzione del tipo <strong>di</strong> tubazione:<br />

⋅ C=100 tubi in ghisa<br />

⋅ C=120 tubi in acciaio<br />

⋅ C=140 tubi in rame<br />

⋅ C=150 tubi in plastica.<br />

Dalla stessa relazione, nota ψ, si può calcolare il <strong>di</strong>ametro della tubazione con la relazione:<br />

1.85 9<br />

⎛ 6.05mɺ<br />

10 ⎞<br />

d = ⎜ 1.85 ⎟<br />

⎝ C ψ ⎠<br />

Queste due relazioni possono essere utilizzate in sostituzione delle precedenti.<br />

Verifiche <strong>di</strong> funzionalità<br />

Quanto sopra esposto si riferisce al puro calcolo delle reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzioni dell’acqua calda e/o<br />

fredda. Nulla si è detto circa la verifica <strong>di</strong> funzionalità dell’impianto <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione.<br />

0.205


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

495<br />

Il calcolo della portata <strong>di</strong> fluido è effettuata con la relazione<br />

m Q<br />

ɺ = c ∆ T<br />

ove ∆T è la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura del fluido fra l’andata e il ritorno:<br />

p<br />

∆ T = T − T<br />

Ricordando che il terminale cede calore all’ambiente me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />

Q = K ⋅ S ⋅ ∆T ⋅ F<br />

con:<br />

θ −θ<br />

1 2<br />

∆ Tml<br />

= con: θ =tf<br />

− t<br />

1 f2<br />

θ1<br />

ln<br />

θ<br />

2<br />

ed F opportuno fattore geometrico <strong>di</strong> scambio si ha che la trasmissione <strong>di</strong> calore all’ambiente<br />

<strong>di</strong>pende dalla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura me<strong>di</strong>a logaritmica e dalla forma del corpo scaldante. Di solito si<br />

pone lo scambio termico nella forma:<br />

n<br />

Q = C∆<br />

T −<br />

CS<br />

m<br />

ml<br />

r<br />

cs amb<br />

ove si ha:<br />

∆ <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura fra la T me<strong>di</strong>a del corpo scaldante e l’aria ambiente;<br />

- Tcs − amb<br />

- C coefficiente <strong>di</strong> scambio termico;<br />

- n esponente che <strong>di</strong>pende dal corpo scaldante.<br />

Figura 346: Schema <strong>di</strong> collegamento <strong>di</strong> un terminale<br />

Si è visto nel Volume 2° <strong>di</strong> questo corso che n è fornito dai Costruttori dei corpi scaldanti con<br />

riferimento ad uno scambio nominale (EN 442) <strong>di</strong> 50 °C fra corpo scaldante ed ambiente.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

496<br />

Tabella 116: Dati <strong>di</strong> libreria <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>atori commerciali<br />

Tabella 117: Dati <strong>di</strong> libreria <strong>di</strong> fan coil commerciali<br />

Nella Tabella 116 e nella Tabella 117 si hanno i dati funzionali <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>atori e fan coil commerciali<br />

con l’in<strong>di</strong>cazione dell’esponente n <strong>di</strong>anzi accennato.<br />

Se, ad esempio, si ha una temperatura <strong>di</strong> mandata <strong>di</strong> 80 °C e <strong>di</strong> ritorno <strong>di</strong> 60 °C si ha una<br />

temperatura me<strong>di</strong>a del corpo scaldante <strong>di</strong> T me<strong>di</strong>a = (80+60)/2= 70 °C. Pertanto la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

temperatura fra il corpo riscaldante e l’ambiente (supposto a 20 °C) è pari a ∆T=70 – 20 = 50 °C.<br />

Modello<br />

Resa ∆T=50<br />

EN442 [W]<br />

n<br />

Cont.<br />

acqua [L]<br />

Prof. Alt. Inter. Lungh.<br />

Φ<br />

attacco<br />

[pollici]<br />

Massa<br />

[kg]<br />

TEMA 2-558 55 1,288 0,53 60 558 500 60 1 3,40<br />

TEMA 2-681 69 1,287 0,60 60 681 623 60 1 3,90


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

497<br />

TEMA 2-871 82 1,3 0,77 60 871 813 60 1 5,00<br />

TEMA 3-400 55 1,295 0,51 94 400 342 60 1 3,70<br />

TEMA 3-558 13 1,295 0,73 94 558 500 60 1 4,80<br />

TEMA 3-640 84 1,3 0,75 94 640 581 60 1 5,30<br />

TEMA 3-681 88 1,3 0,85 94 681 623 60 1 5,8<br />

TEMA 3-790 102 1,305 0,9 94 790 731 60 1 6,5<br />

TEMA 3-871 109 1,315 1 94 871 813 60 1 6,80<br />

TEMA 4-558 93 1,299 0,84 128 558 500 60 1 5,80<br />

TEMA 4-681 111 1,276 1,07 128 681 623 60 1 7,90<br />

TEMA 4-871 137 1,331 1,34 128 871 813 60 1 8,60<br />

TEMA 5-558 114 1,312 1,01 162 558 500 60 1 7,30<br />

TEMA 5-681 136 1,322 1,23 162 681 623 60 1 9,00<br />

TEMA 5-871 166 1,324 1,7 162 871 813 60 1 11,00<br />

TEMA 8-300 103 1,326 1,18 267 300 242 60 1 6,70<br />

NEOCLASSIC 4-571 80 1,295 0,68 141 576 500 55 1 4,65<br />

NEOCLASSIC 4-665 92 1,309 0,74 141 669 595 55 1 5,25<br />

NEOCLASSIC 4-871 112 1,345 0,86 141 871 800 55 1 6,89<br />

NEOCLASSIC 6-665 134 1,3 0,96 222 665 595 55 1 1/4 8,30<br />

NEOCLASSIC 6-871 169 1,32 1,5 222 871 800 55 1 1/4 10,80<br />

Tabella 118: Esempio <strong>di</strong> dati per ra<strong>di</strong>atori commerciali<br />

In queste con<strong>di</strong>zioni la potenza ceduto dal corpo scaldante è quella nominale (ve<strong>di</strong> Tabella 116).<br />

Nel caso in cui si abbia un ∆T fra corpo scaldante ed ambiente <strong>di</strong>versa da 50 °C (valore nominale) allora<br />

occorre apportare la correzione seguente:<br />

Q<br />

Nom<br />

⎛ 50 ⎞<br />

= QEff<br />

⎜ ⎟<br />

⎝ ∆Treale<br />

⎠<br />

per calcolare l’effettiva potenza ceduta dal corpo scaldante. Così, ad esempio, se si alimenta un<br />

ra<strong>di</strong>atore a 70 °C e la temperatura <strong>di</strong> ritorno è 60 °C risulta la ∆T me<strong>di</strong>a = 65 °C e quin<strong>di</strong> la ∆T CS-amb = 65-<br />

20 = 45 °C. In base al dati, ad esempio, della Tabella 118, si avrebbe per il TEMA 2-558 (prima riga)<br />

n= 1.288 ed una variazione <strong>di</strong> potenza ceduta pari a:<br />

Q<br />

Q<br />

Nom<br />

Eff<br />

1.288<br />

⎛ 50 ⎞<br />

= ⎜ ⎟ = 1.145<br />

⎝ 45 ⎠<br />

E quin<strong>di</strong> Q Eff =Q Nom /1.145. In definitiva l’avere ridotto il ∆T fra ra<strong>di</strong>atore e ambiente comporta<br />

una per<strong>di</strong>ta del 14,5% <strong>di</strong> potenza termica ceduta. Ciò significa anche che occorre selezionare un corpo<br />

scaldante <strong>di</strong> maggiori <strong>di</strong>mensioni per ottenere la potenza nominale <strong>di</strong> 55 W/elemento (con riferimento<br />

all’esempio relativo al <strong>primo</strong> rigo della Tabella 118). Oltre al comportamento del corpo scaldante occorre<br />

anche verificare che la portata che ad esso perviene sia quella <strong>di</strong> progetto e cioè che sia verificata la<br />

relazione:<br />

⎛ Tm<br />

+ Tr<br />

⎞<br />

Q = mc ɺ<br />

p ( Tm − Tr ) = C∆ Tcs −amb = C ⎜ −Tamb<br />

⎟<br />

⎝ 2 ⎠<br />

Ne consegue che non basta in<strong>di</strong>care, nel calcolo della rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione, la sola ∆T fra<br />

mandata e ritorno del fluido per avere la suddetta congruenza ma occorre anche verificare che ∆T cs-amb<br />

sia quello desiderato (50 °C nel caso <strong>di</strong> valore nominale) o che si sia scelto il corpo scaldante con superfice<br />

corretta per i valori effettivi <strong>di</strong> scambio.<br />

n


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

498<br />

Canali per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria<br />

Relazioni analoghe possono essere trovate per i canali d’aria. I passi <strong>di</strong> calcolo sono in tutto simili<br />

a quanto detto in precedenza per le reti per l’acqua. Occorre tenere presenti che tutti i terminali<br />

(<strong>di</strong>ffusori e bocchette per l’aria) sono alla stessa pressione atmosferica e quin<strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione<br />

per l’aria è fatta <strong>di</strong> circuiti aperti.<br />

⋅ Il <strong>primo</strong> tratto, quello principale uscente dalla soffiante <strong>di</strong> mandata, si <strong>di</strong>mensiona fissando la<br />

velocità <strong>di</strong> uscita variabile fra 4 ÷ 8 m/s. Si calcolano le grandezze relative, ψ, w, D eq . La per<strong>di</strong>ta<br />

specifica <strong>di</strong> pressione così ottenuta si attribuisce, costante, agli altri tronchi del circuito me<strong>di</strong>ante<br />

la procedura iterativa seguente.<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Il <strong>di</strong>ametro equivalente è legato alla per<strong>di</strong>ta specifica dalla relazione:<br />

D<br />

eq<br />

mɺ<br />

= 15<br />

ψ<br />

0.36<br />

0.2<br />

[298]<br />

ove le unità <strong>di</strong> misura sono: D eq [mm], mɺ [m³/h], ψ [mm. c.a.];<br />

Dato il <strong>di</strong>ametro equivalente occorre scegliere una <strong>di</strong>mensione (nel caso <strong>di</strong> canali rettangolari) e<br />

calcolare la seconda me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />

D<br />

eq<br />

= 1.3<br />

( a ⋅b)<br />

( a + b)<br />

0.625<br />

0.25<br />

[299]<br />

ove, si ricor<strong>di</strong>, si suppone che si mantengano costanti le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione. Di solito le<br />

<strong>di</strong>mensioni pratiche <strong>di</strong> a e <strong>di</strong> b variano a passi <strong>di</strong> 50 mm e pertanto scelte le <strong>di</strong>mensioni effettive si<br />

ricalcala, tramite la stessa [299] il D eq .<br />

Calcolare la per<strong>di</strong>ta specifica <strong>di</strong> pressione reale conseguente al <strong>di</strong>ametro equivalente reale<br />

calcolato me<strong>di</strong>ante abaco o con la relazione:<br />

mɺ<br />

ψ<br />

reale<br />

= 787500<br />

D<br />

1.8<br />

5<br />

eq<br />

⋅<br />

con d [mm], mɺ [m³/h], ψ [mm. c.a.];<br />

Calcolare la velocità effettiva del fluido corrispondente al <strong>di</strong>ametro equivalente selezionato<br />

me<strong>di</strong>ante abaco o me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />

w = 0.21⋅ψ<br />

⋅ d<br />

0.556 0.778<br />

con d [mm], w [m/s], ψ [mm. c.a.];<br />

⋅ calcolare le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong>stribuite del ramo, ∆ p<strong>di</strong> = ψ<br />

iLi<br />

, e le per<strong>di</strong>te concentrate e quin<strong>di</strong> le per<strong>di</strong>te<br />

totale del ramo;<br />

⋅<br />

⋅<br />

ripetere le fasi precedenti per tutti i rami e quin<strong>di</strong> calcolare le per<strong>di</strong>te totali <strong>di</strong> ogni circuito<br />

me<strong>di</strong>ante la relazione ∆ pcircuito = ∑ ∆pi<br />

;<br />

Rami<br />

ripetere il calcolo per tutti circuiti tenendo conto che i tratti comuni sono già <strong>di</strong>mensionati<br />

(partendo dai circuiti più lunghi) e che <strong>di</strong> questi si conoscono le per<strong>di</strong>te specifiche vere e quin<strong>di</strong><br />

nel calcolo della ψ me<strong>di</strong>a si deve tenere conto solamente dei rami ancora da <strong>di</strong>mensionare e della<br />

∆p che hanno <strong>di</strong>sponibile;


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

499<br />

⋅<br />

⋅<br />

Confrontare le cadute <strong>di</strong> pressione <strong>di</strong> tutti i circuiti e provvedere al calcolo delle resistenze <strong>di</strong><br />

compensazione (rispetto alla caduta <strong>di</strong> pressione maggiore) de circuiti più favoriti;<br />

Verificare la scelta della soffiante <strong>di</strong> mandata ed, eventualmente, dell’aria <strong>di</strong> ripresa.<br />

Per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria occorre sempre prevedere le serrande <strong>di</strong> regolazione sia nei canali<br />

principali che a monte dei <strong>di</strong>ffusori e delle bocchette <strong>di</strong> immissione per ottenere le effettive con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> ciascun componente.<br />

Verifiche <strong>di</strong> funzionalità<br />

Anche per le reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria occorre verificare che i terminali (bocchette, <strong>di</strong>ffusori, …)<br />

lavorino effettivamente secondo le loro caratteristiche funzionali.<br />

Così come i ra<strong>di</strong>atori forniscono potenza <strong>di</strong>versa quando sono alimentati con ∆T=CS-amb <br />

50 °C (valore nominale) anche i <strong>di</strong>ffusori hanno bisogno <strong>di</strong> avere la giusta <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione fra<br />

monte e valle per fornire il corretto valore <strong>di</strong> portata.<br />

Ne segue che, effettuato il calcolo della rete <strong>di</strong> canali, occorre verificare che il ∆p per ciascun<br />

<strong>di</strong>ffusore sia quello <strong>di</strong> progetto e, nel caso risulti maggiore, inserire la coretta serranda <strong>di</strong> regolazione.<br />

17.10 Foglio Di Calcolo Reti Di Distribuzione<br />

Gli Allievi possono utilizzare un foglio <strong>di</strong> calcolo opportunamente pre<strong>di</strong>sposto per il<br />

<strong>di</strong>mensionamento delle reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua e dell’aria. Detto foglio elettronico, in formato<br />

excel, viene <strong>di</strong>stribuito con il manuale durante le lezioni.<br />

Vale comunque quanto sopra detto per le verifiche <strong>di</strong> funzionalità sia delle reti dell’acqua che<br />

delle reti dei canali.<br />

17.11 PUNTO DI LAVORO DI UNA POMPA DI CIRCOLAZIONE<br />

Il punto <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> una pompa è dato dall’intersezione fra la sua curva caratteristica e la curva <strong>di</strong><br />

carico della rete alimentata.<br />

In pratica se teniamo conto del fatto che le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione (sia <strong>di</strong>stribuite che localizzate,<br />

come già visto in precedenza) sono proporzionali al quadrato della velocità e quin<strong>di</strong> anche della portata<br />

allora si può riportare sopra il <strong>di</strong>agramma della curva caratteristica della pompa la parabola relativa alla<br />

curva <strong>di</strong> carico come in<strong>di</strong>cato nella Figura 347.<br />

Figura 347: Punto <strong>di</strong> lavoro per circuiti chiusi<br />

Al variare della portata cambia il punto <strong>di</strong> lavoro della pompa. E’ sempre bene fare in modo che il<br />

punto <strong>di</strong> lavoro della pompa corrisponda sempre al maggior ren<strong>di</strong>mento, secondo quanto in<strong>di</strong>cato in


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

500<br />

Figura 325. Se, ad esempio, la portata è grande il punto <strong>di</strong> lavoro si sposta verso l’asse delle ascisse con<br />

valori del ren<strong>di</strong>mento troppo bassi.<br />

In questi casi occorre cambiare modello <strong>di</strong> circolatore tramite il <strong>di</strong>agramma a zone (ve<strong>di</strong> Figura<br />

327) ovvero costruire accoppiamenti in parallelo <strong>di</strong> pompe.<br />

Per i circuiti aperti si ha una situazione analoga rappresentata in Figura 349 e nella quale si<br />

osserva che la curva <strong>di</strong> carico non parte dall’origine, così come si è osservato nel §17.7.<br />

Tabella 119: Esempio <strong>di</strong> calcolo delle reti ad acqua<br />

17.12 PUNTO DI LAVORO DI UNA SOFFIANTE<br />

Quanto detto per i circuiti ad acqua vale anche per i canali ad aria. Il punto <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> una<br />

soffiante è il punto <strong>di</strong> intersezione della curva caratteristica con la curva <strong>di</strong> carico della rete, come<br />

in<strong>di</strong>cato nella Figura 350. In essa si ha anche l’in<strong>di</strong>cazione della variazione del punto <strong>di</strong> lavoro della<br />

soffiante al variare della curva <strong>di</strong> carico.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

501<br />

Figura 348: Esempio d’uso dell’abaco con il metodo della per<strong>di</strong>ta specifica costante


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

502<br />

Figura 349: Punto <strong>di</strong> lavoro per circuiti aperti<br />

Figura 350: Punto <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> una soffiante<br />

17.13 BILANCIAMENTO DELLE PORTATE<br />

Metodo delle portate nominali<br />

Quando si bilancia una rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione variando le portate occorre variare la prevalenza<br />

114<br />

applicata me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />

0.525<br />

⎛ ∆p1<br />

⎞<br />

mɺ 1<br />

= mɺ ⎜ ⎟<br />

[300]<br />

⎝ ∆ p ⎠<br />

ove si ha:<br />

mɺ portata <strong>di</strong> bilanciamento (nuovo valore da assegnare), (kg/s) o (L/h);<br />

⋅<br />

1<br />

⋅ mɺ portata del circuito da bilanciare, ), (kg/s) o (L/h);<br />

114 Con questo termine si in<strong>di</strong>ca anche la ∆p creata dalla pompa. Nel S.T. si suole in<strong>di</strong>carla in (mm. c.a) mentre nel<br />

S.I. è espressa in (Pa).


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

503<br />

⋅ ∆p 1 nuova prevalenza, (Pa) o (mm c.a)<br />

⋅ ∆p prevalenza del circuito da bilanciare, (Pa) o (mm c.a)<br />

La [300] si basa sull’ipotesi che le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico totali risultano <strong>di</strong>pendenti dalla portata <strong>di</strong><br />

fluido con potenza <strong>di</strong> valore 1.9. Questa relazione vale abbastanza bene per tubazioni (in acciaio o in<br />

rame) per acqua.<br />

Il rapporto fra le portate:<br />

m 1<br />

k = ɺ mɺ<br />

[301]<br />

determina anche la variazione da applicare, per ogni derivazione o corpo scaldante della rete <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione, dopo il bilanciamento.<br />

Modalità operative del bilanciamento<br />

Se due circuiti aventi portate e prevalenze assegnate debbono confluire in un nodo essi debbono<br />

presentare la stessa caduta <strong>di</strong> pressione al nodo. Allora se si conoscono le portate <strong>di</strong> ciascun circuito e le<br />

loro cadute <strong>di</strong> pressione si possono bilanciare secondo tre criteri:<br />

⋅ Bilanciamento alla prevalenza maggiore: in questo caso si varia la portata dell’altro circuito<br />

me<strong>di</strong>ante la [300] e poi si determinano le portate nei ra<strong>di</strong>atori secondo il fattore [301]. Questo<br />

metodo garantisce una buona resa dei corpi scaldanti in quanto accresce la portata del circuito a<br />

prevalenza minore; in compenso crescono anche le velocità e quin<strong>di</strong> si può avere maggior<br />

rumorosità<br />

⋅<br />

⋅<br />

Bilanciamento alla prevalenza minore: in questo caso si applicano le due relazioni precedenti al<br />

circuito che ha maggiore caduta <strong>di</strong> pressione. In questo caso decresce la portata nei corpi<br />

scaldanti del circuito che prima aveva prevalenza maggiore. In compenso non crescono le<br />

velocità e quin<strong>di</strong> si riducono i rischi <strong>di</strong> rumorosità.<br />

Bilanciamento alla prevalenza me<strong>di</strong>a: si calcola il valore me<strong>di</strong>o delle due cadute <strong>di</strong> pressione e si<br />

applicano la [300] e la [301] ad entrambi i circuiti. Questo metodo raggiunge un compromesso<br />

fra i due precedenti.<br />

Bilanciamento con valvole <strong>di</strong> taratura<br />

Oltre che agendo sulle portate si può agire sulle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione provocate da opportune<br />

valvole tarate. In questo modo si fa in modo da avere la stessa ∆p per tutti i circuiti.<br />

Occorre avere l’avvertenza <strong>di</strong> inserire in ogni circuito e nei rami principali queste valvole che<br />

sono caratterizzate dall’avere un collare graduato in modo che ad ogni giro o anche parte <strong>di</strong> esso si<br />

abbia una caduta <strong>di</strong> pressione calibrata e preve<strong>di</strong>bile, ve<strong>di</strong> Figura 351.<br />

I costruttori ne forniscono <strong>di</strong>versi modelli (valvole <strong>di</strong>ritte, a squadra, …) e per ciascun modello,<br />

in funzione anche del <strong>di</strong>ametro nominale, forniscono le curve <strong>di</strong> taratura del tipo <strong>di</strong> quelle riportate in<br />

Figura 352.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

504<br />

Figura 351: Foto <strong>di</strong> una valvola tarata per bilanciamento<br />

Figura 352: Curve <strong>di</strong> tarature per le valvole <strong>di</strong> regolazione delle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione<br />

Esempio <strong>di</strong> equilibratura delle reti<br />

Le reti a ritorno <strong>di</strong>retto presentano l’inconveniente <strong>di</strong> avere lunghezze dei percorsi dei vari circuiti<br />

<strong>di</strong>verse a seconda della <strong>di</strong>stanza dalla pompa <strong>di</strong> circolazione.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

505<br />

Figura 353: Esempio <strong>di</strong> rete a ritorno <strong>di</strong>retto con equilibratura dei circuiti<br />

In Figura 354 si ha un esempio <strong>di</strong> calcolo delle cadute <strong>di</strong> pressione per i vari circuiti della rete <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> acqua da un refrigeratori a 6 fan coil: si può osservare come il circuito relativo al fan<br />

coil più lontano abbia una caduta <strong>di</strong> pressione <strong>di</strong> 20 kPa mentre quello più vicino ha una caduta <strong>di</strong> 10<br />

kPa. Pertanto una rete a ritorno inverso può spesso essere squilibrata.<br />

Figura 354: Cadute <strong>di</strong> pressione nei vari circuiti della rete a ritorno <strong>di</strong>retto<br />

Nella stessa Figura 354 si ha l’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> taratura che deve provocare una<br />

caduta <strong>di</strong> pressione pari alla <strong>di</strong>fferenza fra la caduta massima e quella del circuito in elaborazione.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

506<br />

18 IMPIANTI SOLARI TERMICI CON COLLETTORI PIANI<br />

Il collettore solare è un <strong>di</strong>spositivo capace <strong>di</strong> convertire la ra<strong>di</strong>azione solare in energia termica.<br />

In esso si sfrutta il cosiddetto effetto serra: la ra<strong>di</strong>azione solare (<strong>di</strong> bassa lunghezza d’onda λ < 3<br />

µm) passa attraverso il vetro (ve<strong>di</strong> curve del fattore <strong>di</strong> trasmissione in Figura 355) mentre la ra<strong>di</strong>azione termica<br />

emessa dalla piastra captatrice (<strong>di</strong> alta lunghezza d’onda cioè con λ >3 µm) resta bloccata dalla lastra<br />

vetrata.<br />

1<br />

τ<br />

0.5<br />

Vetro<br />

comune<br />

Quarzo<br />

Vetro<br />

antisolare<br />

0<br />

Visibile<br />

0.2 1.0 2.0 3.0 µm<br />

Figura 355: Fattore <strong>di</strong> trasmissione <strong>di</strong> alcuni tipi <strong>di</strong> vetro<br />

Possono essere <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse tipologie: piani, parabolici, a vetri, a tubi <strong>di</strong> calore, …, ma qui<br />

prenderemo in esame solamente i collettori solari piani.<br />

18.1 ANALISI DEL FUNZIONAMENTO<br />

Consideriamo il collettore in<strong>di</strong>cato in sezione in Figura 356: esso è formato essenzialmente da un<br />

contenitore (detto carter) nel quale sono inseriti una piastra captatrice solitamente in materiale metallico<br />

annerito (lamiera <strong>di</strong> acciaio o <strong>di</strong> rame o <strong>di</strong> alluminio), da una o più lastre <strong>di</strong> vetro poste al <strong>di</strong> sopra della<br />

piastra captatrice ad una <strong>di</strong>stanza variabile fra 1 e 2 cm e infine dal coibente posto fra carter e piastra<br />

captatrice.<br />

Figura 356: Schema <strong>di</strong> un collettore solare piano<br />

Chiameremo energia utile quella che può essere trasportata all’esterno del collettore sotto forma<br />

<strong>di</strong> energia termica. In funzionamento statico (cioè senza acqua <strong>di</strong> circolazione nei tubi) l’energia solare<br />

intrappolata per effetto serra serve a riscaldare i componenti del collettore (piastra, vetro, carter) fino ad<br />

una temperatura <strong>di</strong> equilibrio (esclu<strong>di</strong>amo qui le con<strong>di</strong>zioni transitorie per la complessità delle<br />

problematiche che ne derivano) tale che renda le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> calore (per convezione ed irraggiamento)<br />

verso l’esterno pari all’energia solare guadagnata.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

507<br />

In pratica vale l’equazione <strong>di</strong> equilibrio:<br />

Figura 357: Spaccato <strong>di</strong> un collettore solare piano<br />

( )<br />

HT Ac ατ = Q<br />

e convezione<br />

+ Qirraggiamento<br />

<br />

Energia solareassorbita<br />

Energia termica perduta<br />

[302]<br />

In questa equazione si è in<strong>di</strong>cata con H T l’irraggiamento solare, con (ατ) e il prodotto fra fattore <strong>di</strong><br />

assorbimento α della piastra e della trasmissività del vetro τ. In realtà la relazione tiene conto anche<br />

delle infinite riflessioni ed assorbimenti residuali della ra<strong>di</strong>azione solare fra piastra <strong>di</strong> captazione e vetro<br />

<strong>di</strong> copertura. A c è l’area della superficie del collettore.<br />

Le per<strong>di</strong>te a secondo membro possono essere espresse nei mo<strong>di</strong> consueti della Trasmissione del<br />

Calore e cioè, per la convezione fra vetro ed aria esterna:<br />

Q = h A t − t<br />

[303]<br />

( )<br />

convettivo v v v e<br />

con h v coefficiente <strong>di</strong> convezione fra vetro ed aria esterna. Per l’irraggiamento fra vetro ed aria<br />

esterna:<br />

4 4<br />

( )<br />

Q = εσ F A T − T<br />

[304]<br />

irraggiamento 0 12 v v e<br />

ove F 12 è il fattore <strong>di</strong> vista fra la superficie della piastra vetrata e l’ambiente esterno 115 , ε<br />

l’emissività del vetro, σ 0 la costante <strong>di</strong> Stefan Boltzmann, A v l’area della superficie vetrata, T v e T e le<br />

temperature assolute del vetro e dell’aria esterna. Si fa osservare che il bilancio energetico sopra detto è<br />

riferito solo alla piastra vetrata perché, in equilibrio termico, il flusso uscente dalla piastra captatrice<br />

verso quella vetrata deve eguagliare quello che dalla piastra vetrata va verso l’aria esterna.<br />

Ben più complesse sono le equazioni <strong>di</strong> bilancio termico per la piastra captatrice perché la<br />

<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> temperatura in essa non è uniforme ma variabile fra un massimo al centro delle strisce<br />

ove non sono presenti i tubi ed un minimo al centro delle strisce ove sono presenti i tubi. Questa<br />

<strong>di</strong>suniformità è più elevata quando si ha circolazione <strong>di</strong> acqua.<br />

Data la brevità del presente corso si rimanda ai testi specializzati l’approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> queste<br />

tematiche. Se si fa circolare l’acqua all’interno, ve<strong>di</strong> ad esempio il circuito <strong>di</strong> Figura 366, allora il bilancio<br />

in<strong>di</strong>cato nella [302] cambia perché occorre tenere conto anche del calore trasportato dal flusso <strong>di</strong> acqua<br />

<strong>di</strong> refrigerazione. In pratica l’acqua che circola all’interno dei tubi porta via una quantità <strong>di</strong> energia<br />

termica pari a:<br />

( )<br />

Q = mc ɺ t − t<br />

[305]<br />

u a fu fi<br />

ove, con il solito simbolismo, si in<strong>di</strong>cano con:<br />

115 Per il calcolo della ra<strong>di</strong>azione solare me<strong>di</strong>a giornaliera su una superficie inclinata <strong>di</strong> un angolo β rispetto<br />

all’orizzontale si può assumere F 12 pari al fattore <strong>di</strong> vista per ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong>retta, cioè<br />

F<br />

12<br />

( 1+<br />

cos β )<br />

= .<br />

2


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

508<br />

⋅ mɺ la portata <strong>di</strong> acqua, kg/s;<br />

⋅ c a calore specifico dell’acqua, 4186 J/kg/K;<br />

⋅ t fu temperatura dell’acqua in uscita dal collettore, °C;<br />

⋅ t fi temperatura dell’acqua in ingresso dal collettore, °C;<br />

Pertanto l’equazione <strong>di</strong> bilancio energetico viene ora mo<strong>di</strong>ficata nella forma:<br />

( ατ ) = + + ɺ ( − )<br />

HT Ac Qconvezione Q<br />

e<br />

irraggiamento<br />

mca t<br />

fu<br />

t<br />

fi<br />

<br />

Energia solareassorbita<br />

Energia termica perduta<br />

EnergiaUtileQu<br />

[306]<br />

Di solito si suole esprimere questo bilancio in funzione <strong>di</strong> grandezze <strong>di</strong> facile accesso nella<br />

pratica impiantistica. Ad esempio le per<strong>di</strong>te ra<strong>di</strong>ative e convettive sono espresse in funzione della<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura fra il fluido in ingresso, <strong>di</strong> solito nota da considerazioni impiantistiche (ad<br />

esempio è la temperatura del serbatoio <strong>di</strong> accumulo o la temperatura <strong>di</strong> ritorno <strong>di</strong> uno scambiatore <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> un<br />

<strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> utilizzazione dell’energia), e la temperatura dell’aria esterna (<strong>di</strong> solito nota per ogni sito <strong>di</strong><br />

applicazione).<br />

18.1.1 RELAZIONE DI HOTTEL WHILLIER BLISS<br />

Tutto ciò, unitamente alla <strong>di</strong>suniforme <strong>di</strong>stribuzione della temperatura sia trasversalmente al<br />

flusso <strong>di</strong> acqua che longitu<strong>di</strong>nalmente lungo il flusso <strong>di</strong> acqua, porta a definire il bilancio in<strong>di</strong>cato nella<br />

[306] in una forma convenzionale oggi universalmente accettata nell’impiantistica solare.<br />

In particolare si esplicita il flusso <strong>di</strong> energia netta convertita da un collettore solare piano che è<br />

data dalla relazione <strong>di</strong> Hottel-Bliss-Whillier:<br />

( ατ ) ( , )<br />

Q = F A ⎡<br />

⎣<br />

H −U T − T<br />

u R c T e L f i e<br />

ove si ha il seguente simbolismo:<br />

Area netta <strong>di</strong> raccolta del collettore solare, [m²];<br />

A c<br />

⋅ F R detto Fattore <strong>di</strong> rimozione termica del collettore che tiene conto della <strong>di</strong>suniformità<br />

longitu<strong>di</strong>nale della temperatura per effetto del flusso del refrigerante ed è definito dalla relazione<br />

Raccolta reale<strong>di</strong> energia utile<br />

FR<br />

=<br />

ossia, in termini analitici:<br />

Raccolta <strong>di</strong> energia utileconT = T<br />

F<br />

R<br />

fi<br />

fu<br />

⎤<br />

⎦<br />

[307]<br />

c L<br />

mC ɺ<br />

−<br />

P<br />

mC ɺ P<br />

= 1 − e . Valori correnti <strong>di</strong> F R variano nell’intervallo 0.8÷0.85 con le ipotesi <strong>di</strong><br />

A U<br />

C<br />

L<br />

L<br />

NM<br />

A U F '<br />

O<br />

QP<br />

portata <strong>di</strong> massa nel collettore <strong>di</strong> 50÷60 kg/h.m² e con tipologia <strong>di</strong> saldatura dei tubi alla piastra<br />

sufficientemente efficiente (in particolare la conduttanza C B deve essere sufficientemente elevata<br />

in modo da non incrementare il coefficiente globale <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta del collettore. Semplificando la<br />

precedente relazione me<strong>di</strong>ante sviluppo in serie al secondo termine, si può scrivere una<br />

espressione semplificata del fattore <strong>di</strong> rimozione termica F R molto utile nelle applicazioni<br />

perché prescinde dal calcolo <strong>di</strong> F’ (fattore <strong>di</strong> efficienza): F = 1<br />

con<br />

R<br />

⎛ U<br />

LA<br />

⎞<br />

c<br />

1+<br />

0.5<br />

⎜<br />

Mc ɺ ⎟<br />

⎝<br />

p ⎠<br />

M ɺ portata totale del circuito e con il solito simbolismo degli altri termini. Se ci si riferisce alla<br />

portata specifica per unità <strong>di</strong> superficie <strong>di</strong> piastra assorbitrice si può ancora scrivere la relazione<br />

in forma semplificata: F 1<br />

R<br />

=<br />

;<br />

⎛ U ⎞<br />

L<br />

1+<br />

0.5<br />

⎜<br />

mc ⎟<br />

⎝<br />

ɺ<br />

p ⎠


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

509<br />

⋅<br />

F’ detto fattore <strong>di</strong> efficienza del collettore tiene conto delle <strong>di</strong>sunformità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione<br />

orizzontale della temperatura ed è definito dalla relazione:<br />

F' =<br />

1<br />

U L<br />

L<br />

NM<br />

1 1 1<br />

W + +<br />

U D + W − D F C D h<br />

b g π<br />

L b i fi<br />

O<br />

QP<br />

ove D è il <strong>di</strong>ametro dei tubi, W è la larghezza<br />

della striscia elementare <strong>di</strong> raccolta dell’energia solare (<strong>di</strong>stanza fra due <strong>di</strong>ametri consecutivi), C b<br />

la conduttanza della saldatura fra tubo e piastra, D i il <strong>di</strong>ametro interno del tubo, h fi il<br />

coefficiente <strong>di</strong> convezione termica del fluido <strong>di</strong> raffreddamento all’interno dei tubi, U L il<br />

coefficiente globale <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta fra piastra e aria dato dalla relazione <strong>di</strong> Klein:<br />

U<br />

L<br />

=<br />

R<br />

S|<br />

T|<br />

C<br />

T<br />

pm<br />

L<br />

d<br />

NM<br />

T<br />

N<br />

pm<br />

− T<br />

N + f<br />

a<br />

i<br />

O<br />

QP<br />

e<br />

1<br />

+<br />

h<br />

w<br />

U<br />

V|<br />

W|<br />

−1<br />

ove si ha:<br />

N numero <strong>di</strong> lastre <strong>di</strong> vetro;<br />

d ib g<br />

w w p<br />

f = 1+ 0. 089h − 01166 . h ε 1+<br />

0.<br />

07866N<br />

2 2<br />

σdTpm + Taid Tpm + Ta<br />

i<br />

+<br />

−1<br />

2N<br />

+ f − 1+<br />

0133 . ε<br />

p<br />

dε<br />

p<br />

+ 0.<br />

00591⋅ Nhwi<br />

+<br />

ε<br />

c h per 0 < < 70 , per > 70 usare = 70<br />

F I<br />

HG<br />

T pmK<br />

J<br />

C = 520⋅ 1− 0. 000051β 2 ° β ° β ° β °<br />

E = 0.<br />

430⋅ 1−<br />

100<br />

β inclinazione del collettore solare (in gra<strong>di</strong>)<br />

ε g emissività del vetro (=0.88 per vetro normale)<br />

ε p emissività della piastra <strong>di</strong> assorbimento<br />

T a temperatura assoluta dell’aria ambiente, K<br />

T pm temperatura me<strong>di</strong>a assoluta della piastra assorbente, K<br />

h w coefficiente <strong>di</strong> convezione vetro-aria, W/m²K<br />

⋅ Η T è la ra<strong>di</strong>azione solare incidente sulla piastra captatrice, W/m²<br />

g<br />

[308]<br />

⋅ (ατ) e prodotto del fattore <strong>di</strong> assorbimento me<strong>di</strong>o effettivo e del fattore <strong>di</strong> trasmissione<br />

me<strong>di</strong>o della piastra captatrice;<br />

⋅ T fi temperatura del fluido in ingresso nel collettore solare, °C<br />

⋅ T e temperatura dell’aria ambiente, °C<br />

I tre parametri F R , (ατ) e U L sono fondamentali per la scelta e il funzionamento dei collettori<br />

solari piani. Nelle seguenti tabelle si hanno alcuni valori per le tipologie più ricorrenti. Per (ατ) la tabella<br />

seguente vale per angoli <strong>di</strong> incidenza compresi fra 0° e 60° e per fattore <strong>di</strong> estinzione dei raggi solari nel<br />

vetro pari a K L = 0.0524.<br />

NUMERO DI LASTRE VETRATE<br />

N 1 2 3 4<br />

(ατ) 0.86 0.73 0.65 0.55<br />

Tabella 120: Fattore <strong>di</strong> assorbimento al variare dl numero <strong>di</strong> lastre


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

510<br />

Per il coefficiente globale <strong>di</strong> scambio termico U L vale la seguente tabella riassuntiva valida per<br />

T P =60 °C e velocità del vento <strong>di</strong> 5 m/s.<br />

TIPO DI VETRO<br />

Tipo <strong>di</strong> collettore SINGOLO DOPPIO TRIPLO<br />

Dipinto <strong>di</strong> nero (ε p =0.95) 6.5 3.6 2.4<br />

Dipinto con vernice selettiva (ε p =0.1) 3.5 2.4 1.7<br />

Tabella 121: Coefficienti globali <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta al variare del numero <strong>di</strong> vetri<br />

In Figura 358 si ha una rappresentazione schematica degli scambi energetici per un collettore<br />

piano. Si può osservare che l’energia utile raccolta (quella che viene quin<strong>di</strong> trasformata in calore) varia<br />

dal 15 al 40% a seconda delle con<strong>di</strong>zioni operative. In particolare si hanno percentuali <strong>di</strong> raccolta<br />

(meglio definite come ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> raccolta) maggiori, apri con<strong>di</strong>zioni esterne <strong>di</strong> temperatura dell’aria<br />

T a e <strong>di</strong> velocità del vento, quanto più è maggiore la ra<strong>di</strong>azione solare, H T , e quanto più è bassa la<br />

temperatura <strong>di</strong> ingresso del fluido nel collettore, T fi . Nella Figura 365 sono riportate alcune tipologie <strong>di</strong><br />

saldature e <strong>di</strong> attacco delle tubazioni alla piastra captatrice. Se la tipologia <strong>di</strong> attacco dei tubi alla piastra<br />

captatrice non è buona allora le conseguenze sul fattore <strong>di</strong> rimozione termica sono pesanti e il suo valore<br />

scende vistosamente.<br />

Figura 358: Illustrazione schematica della <strong>di</strong>stribuzione dell’energia nei collettori solari piani<br />

18.1.2 EFFICIENZA DI RACCOLTA DELL’ENERGIA SOLARE<br />

L’efficienza me<strong>di</strong>a giornaliera <strong>di</strong> un collettore solare attivo è definita dal rapporto fra l’energia utile<br />

totale raccolta, ve<strong>di</strong> la [307] e l’energia totale incidente sul collettore:<br />

η<br />

md<br />

( ατ ) ( )<br />

[ Q = A F ⎡<br />

⎣<br />

H −U T − T ⎤<br />

⎦<br />

]<br />

A H<br />

ore _ utili u c R e T L fi a<br />

= ∑ ∑<br />

ore _ utili<br />

c<br />

T<br />

[309]<br />

La precedente relazione si può scrivere, con riferimento ai valori istantanei, nella forma lineare:<br />

⎡<br />

η = FR<br />

⎢( ατ ) −U<br />

e<br />

⎣<br />

L<br />

T<br />

fi<br />

− Ta<br />

⎤<br />

H<br />

⎥<br />

T ⎦<br />

[310]<br />

Pertanto l’efficienza <strong>di</strong> un collettore piano si può <strong>di</strong>agrammare come una retta, ve<strong>di</strong> Figura 359, e<br />

l’or<strong>di</strong>nata all’origine vale (ατ)F R mentre l’ascissa <strong>di</strong> intersezione con l’asse ∆T/I vale F R U L .


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

511<br />

η<br />

(ατ) Fr<br />

Figura 359: Retta <strong>di</strong> efficienza per un collettore solare piano<br />

Queste considerazioni suggeriscono le modalità operative per calcolare sperimentalmente i<br />

parametri caratteristici dei collettori solari (ατ) e U L noto il valore <strong>di</strong> F R . Nel valutare l’efficienza<br />

suddetta occorre tenere presente che il numeratore deve essere positivo (cioè su deve avere raccolta<br />

utile <strong>di</strong> energia solare) in caso contrario si avrebbe un raffreddamento dell’acqua all’interno del<br />

serbatoio <strong>di</strong> accumulo. Di solito questa inversione <strong>di</strong> flusso si evita ponendo una centralina elettronica<br />

che confronta le temperature <strong>di</strong> uscita del collettore con quella <strong>di</strong> ingresso e blocca la circolazione se<br />

questo confronto risulta negativo. In termini analitici la [309] ci <strong>di</strong>ce che Q u >0 quando:<br />

ovvero quando l’irraggiamento risulta:<br />

( ατ ) − ( − ) > 0<br />

T L fi a<br />

e H U T T<br />

H<br />

T<br />

( − )<br />

U T T<br />

><br />

L fi a<br />

( ατ )<br />

Il periodo non utile <strong>di</strong> irraggiamento solare (cut-off) <strong>di</strong>pende, quin<strong>di</strong>, non solamente dalle<br />

caratteristiche del collettore solare, cioè da (ατ) e e da U L , ma anche dalla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura del<br />

fluido in ingresso con quella dell’ambiente esterno.<br />

Pertanto il periodo <strong>di</strong> raccolta utile è tanto maggiore quanto più bassa è la temperatura <strong>di</strong> utilizzo<br />

dell’energia solare poiché la temperatura del fluido in ingresso nella piastra è quasi coincidente con<br />

quella uscente dall’accumulo termico.<br />

I valori usuali per i nostri climi e con<strong>di</strong>zioni meteorologiche sono compresi fra il 10÷25% nel<br />

periodo invernale e 25÷45% nel periodo estivo.<br />

I valori inferiori dei ren<strong>di</strong>menti si hanno con temperature <strong>di</strong> uscita più elevate del fluido <strong>di</strong><br />

refrigerazione mentre i ren<strong>di</strong>menti maggiori si hanno con temperature del fluido inferiori.<br />

e


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

512<br />

Irra<strong>di</strong>azione - Energia Utile<br />

800,00<br />

700,00<br />

600,00<br />

500,00<br />

Wh<br />

400,00<br />

300,00<br />

200,00<br />

100,00<br />

0,00<br />

0,00 5,00 10,00 15,00 20,00 25,00 30,00<br />

-100,00<br />

Ore<br />

Figura 360: Esempio <strong>di</strong> cut-off con utilizzatore ad alta temperatura<br />

In Figura 360 si ha un esempio <strong>di</strong> cut-off per un collettore piano avente U L =6 W/m²K, (ατ) e =<br />

0.87, temperatura <strong>di</strong> ingresso del fluido <strong>di</strong> 80 °C (ad esempio per un impianto <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento con<br />

macchina ad assorbimento con temperatura del generatore <strong>di</strong> 75°C) per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 37.2° con<br />

inclinazione della superficie <strong>di</strong> captazione <strong>di</strong> 25 ° e con<strong>di</strong>zioni esterne climatiche corrispondenti a 10<br />

luglio. Il circuito si suppone aperto, nel senso che l’acqua <strong>di</strong> ingresso è sempre alla stessa temperatura,<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dalle funzioni dell’accumulo termico.<br />

Si osservi come si abbia racconta <strong>di</strong> energia utile da circa le ore 7 alle ore 17 mentre la ra<strong>di</strong>azione<br />

solare è presente dall’alba, circa le 5, alle ore 19. In pratica il cut-off è <strong>di</strong> circa il 50%. L’efficienza<br />

teorica <strong>di</strong> raccolta in questo caso vale 27,7%. Nelle stesse ipotesi <strong>di</strong> funzionamento ma con temperatura<br />

del fluido in ingresso <strong>di</strong> 40 °C si ha la situazione <strong>di</strong> Figura 361 ove il cut-off si è ridotto notevolmente e<br />

l’efficienza teorica <strong>di</strong> raccolta è salita al 67,7%.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

513<br />

Irra<strong>di</strong>azione - Energia Utile<br />

800,00<br />

700,00<br />

600,00<br />

500,00<br />

Wh<br />

400,00<br />

300,00<br />

200,00<br />

100,00<br />

0,00<br />

0,00 5,00 10,00 15,00 20,00 25,00 30,00<br />

-100,00<br />

Ore<br />

Figura 361: Esempio <strong>di</strong> cut-off con utilizzatore a bassa temperatura<br />

I valori dell’efficienza reale sono <strong>di</strong> solito inferiori a quelli calcolatati per effetto delle variazioni<br />

climatiche esterne (velocità del vento, sopra supposta < 6 m/s, torbi<strong>di</strong>tà dell’atmosfera, sopra supposta<br />

pari alla me<strong>di</strong>a estiva per Catania), all’influenza della variazione della temperatura del fluido in ingresso<br />

ai collettori per effetto della variazione della temperatura del serbatoi <strong>di</strong> accumulo in funzione del carico<br />

termico ad esso collegato.<br />

Inoltre si è considerata l’energia solare come tutta <strong>di</strong>retta trascurando la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa che<br />

nella realtà è circa il 20% della totale e fornisce un suo contributo quando la ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong>retta<br />

manca (ad esempio per la presenza delle nuvole). Non è considerato, inoltre, l’effetto <strong>di</strong> riflessione<br />

totale della ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong>retta quando l’angolo <strong>di</strong> incidenza sulla piastra vetrata supera l’angolo<br />

limite (legge <strong>di</strong> Snell). Le variazioni possono anche essere significative (oltre il 50%) soprattutto nel<br />

periodo invernale.<br />

Abbassando ulteriormente la temperatura del fluido a 30 °C, ad esempio per un utilizzo<br />

dell’energia solare a bassa temperatura per la produzione <strong>di</strong> acqua calda per le docce <strong>di</strong> un campeggio, si<br />

ha la situazione <strong>di</strong> Figura 362 con una efficienza teorica <strong>di</strong> raccolta del 78.4 % e quin<strong>di</strong> molto elevata.<br />

Se il circuito si suppone chiuso e quin<strong>di</strong> si ha l’effetto della presenza dell’accumulatore sulla<br />

temperatura <strong>di</strong> ritorno del fluido, allora le cose cambiano un po’, come si può osservare dalla seguente<br />

figura nella quale si suppone che la temperatura <strong>di</strong> alimentazione dell’acqua del serbatoio sia <strong>di</strong> 30 °C,<br />

che l’acqua accumulata sia inizialmente alla temperatura <strong>di</strong> 25 °C. Si osserva dalla Figura 363 che il cut-off<br />

per circuiti chiusi non è simmetrico, come si intuisce anche dall’esame delle curve <strong>di</strong> temperatura della<br />

figura successiva. L’andamento delle temperature nei flui<strong>di</strong> e <strong>di</strong> quella ambiente sono riportate nella<br />

seguente figura.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

514<br />

Irra<strong>di</strong>azione - Energia Utile<br />

800,00<br />

700,00<br />

600,00<br />

500,00<br />

Wh<br />

400,00<br />

300,00<br />

200,00<br />

100,00<br />

0,00<br />

0,00<br />

-100,00<br />

5,00 10,00 15,00 20,00 25,00 30,00<br />

Ore<br />

Figura 362: Esempio <strong>di</strong> cut-off con utilizzatore a bassa temperatura per docce<br />

Irraggiamento - Energia Utile<br />

800,00<br />

700,00<br />

600,00<br />

500,00<br />

W/m²<br />

400,00<br />

300,00<br />

I<br />

Qu<br />

200,00<br />

100,00<br />

0,00<br />

0,00 5,00 10,00 15,00 20,00 25,00 30,00<br />

-100,00<br />

Ore<br />

Figura 363: Andamento del cut-off per circuito chiuso a bassa temperatura


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

515<br />

Temperature<br />

70,00<br />

60,00<br />

50,00<br />

°C<br />

40,00<br />

30,00<br />

Te<br />

Ti<br />

Ta<br />

20,00<br />

10,00<br />

0,00<br />

0,00 5,00 10,00 15,00 20,00 25,00 30,00<br />

Ore<br />

Figura 364: Andamento delle temperature per circuito aperto<br />

La curva superiore è quella <strong>di</strong> ingresso ai collettori, la curva interme<strong>di</strong>a rappresenta la temperatura<br />

dell’acqua nel serbatoio <strong>di</strong> accumulo e la curva inferiore è la temperatura dell’aria esterna. La pompa <strong>di</strong><br />

circolazione dall’accumulo termico al carico si suppone spenta nel momento in cui manca l’apporto <strong>di</strong><br />

energia solare.<br />

In pratica per raccogliere più energia solare è bene farlo alla temperatura più bassa che<br />

l’applicazione consente. Per quanto detto sono molto convenienti le applicazioni <strong>di</strong> energia solare per<br />

produzione <strong>di</strong> acqua calda sanitaria a bassa temperatura (35 ÷ 50 °C) rispetto alle applicazioni <strong>di</strong><br />

processo a temperatura elevata (ad esempio per il riscaldamento e/o il con<strong>di</strong>zionamento estivo degli<br />

ambienti).<br />

Va ancora tenuto conto che l’energia solare è soggetta ad andamento statistico per effetto della<br />

nuvolosità non preve<strong>di</strong>bile e pertanto assieme all’impianto solare è sempre opportuno avere anche un<br />

generatore tra<strong>di</strong>zionale (caldaia a gas o a gasolio) che integra il contributo dovuto all’energia solare<br />

quando questa non è sufficiente. Ciò comporta, si intuisce, una maggiore spesa <strong>di</strong> impianto che innalza<br />

il periodo <strong>di</strong> ammortamento e <strong>di</strong> pay-back 116 rendendo l’uso dell’energia solare ancora poco conveniente<br />

rispetto all’energia tra<strong>di</strong>zionale a basso prezzo.<br />

18.2 RISCALDAMENTO SOLARE DELL’ACQUA SANITARIA<br />

Me<strong>di</strong>ante l’energia solare si può pensare <strong>di</strong> riscaldare anche l’acqua calda sanitaria utilizzata per<br />

usi domestici.<br />

Va tenuto in considerazione che i collettori solari non funzionano con continuità ma solamente<br />

durante la giornata e pertanto occorre sempre prevedere anche un sistema <strong>di</strong> riscaldamento ausiliario in<br />

aggiunta a quello ad energia solare.<br />

I sistemi per produzione <strong>di</strong> acqua calda sanitaria sono sud<strong>di</strong>visi in due tipologie principali:<br />

1. Sistemi per produzione <strong>di</strong> acqua calda locale<br />

2. Sistemi per produzione <strong>di</strong> acqua calda centralizzata.<br />

116 Si definisce pay-back il tempo necessario a recuperare il capitale investito tenendo conto della svalutazione del<br />

denaro nel tempo (costo attualizzato del denaro).


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

516<br />

Di solito i sistemi con superficie dei collettori fino a 8 m² sono classificati come sistemi locali<br />

mentre quelli con superficie maggiore sono classificati come sistemi centralizzati.<br />

Figura 365: Tipologie <strong>di</strong> attacco dei tubi alla piastra captatrice<br />

Figura 366: Schema <strong>di</strong> un sistema locale per produzione <strong>di</strong> acqua calda sanitaria<br />

Nella Figura 366 è data una rappresentazione schematica <strong>di</strong> un sistema per la produzione<br />

localizzata dell’acqua calda. In esso si riconoscono i seguenti elementi fondamentali:<br />

⋅ Coppia <strong>di</strong> collettori solari piani;<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Boiler per l’accumulo dell’acqua calda sanitaria<br />

Pompa <strong>di</strong> circolazione dell’acqua calda dal collettore al boiler<br />

Resistenza elettrica ausiliaria<br />

Anche se non è in<strong>di</strong>cata, è opportuno prevedere una centralina <strong>di</strong> regolazione e controllo che<br />

impe<strong>di</strong>sca, dopo il tramonto del sole, la circolazione parassitaria dell’acqua dal collettore solare al boiler.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

517<br />

Infatti quando il collettore non raccoglie energia solare si trasforma in un ra<strong>di</strong>atore verso l’atmosfera e<br />

pertanto l’acqua che è in circolazione all’interno dei tubi si raffredda. La centralina impe<strong>di</strong>sce alla<br />

pompa <strong>di</strong> alimentare il boiler <strong>di</strong> notte e quin<strong>di</strong> consente <strong>di</strong> mantenere la temperatura dell’acqua calda<br />

all’interno del serbatoio <strong>di</strong> accumulo.<br />

Il serbatoio <strong>di</strong> accumulo ha <strong>di</strong> solito due tipi <strong>di</strong> scambiatore, come rappresentato in Figura 371:<br />

⋅ Scambiatore del tipo tube and tube (tubo e tubo);<br />

⋅<br />

Scambiatore del tipo shell and tube (mantello e tubo).<br />

Quest’ultimo tipo risulta più efficiente raggiungendo efficienze superiori <strong>di</strong> 1÷3% rispetto agli<br />

scambiatori tube and tube.<br />

Figura 367: Collettore solare piano a tubi d’acqua


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

518<br />

Figura 368: Layout <strong>di</strong> un impianto solare domestico<br />

Figura 369: Vista <strong>di</strong> un boiler <strong>di</strong> accumulo per impianti solari


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

519<br />

Figura 370: Schema <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> un impianto solare domestico<br />

Tabella 122: Schema circuitale <strong>di</strong> un impianto solare con integrazione termica per riscaldamento


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

520<br />

18.3 CRITERI DI PROGETTO PER I SISTEMI LOCALIZZATI<br />

Si elencano alcune regole pratiche utili per il <strong>di</strong>mensionamento rapido <strong>di</strong> sistemi localizzati per la<br />

produzione dell’acqua calda sanitaria.<br />

⋅ La superficie dei collettori solari può essere calcolata considerando almeno 1 m² per persona<br />

avendo cura <strong>di</strong> formare una superficie <strong>di</strong> raccolta <strong>di</strong> almeno due collettori.<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

L’orientamento dei collettori è a SUD con deviazioni massime tollerate <strong>di</strong> 10° verso EST o<br />

OVEST.<br />

L’angolo <strong>di</strong> inclinazione dei collettori è pari alla latitu<strong>di</strong>ne L del luogo per un funzionamento<br />

continuo annuale mentre è consigliato L-15° per un funzionamento principalmente invernale ed<br />

L+10° per un funzionamento prevalentemente estivo.<br />

La scelta del tipo <strong>di</strong> collettore solare <strong>di</strong>pende anche dal valore <strong>di</strong> insolazione <strong>di</strong>sponibile sul<br />

posto. In generale si può <strong>di</strong>re, per le nostre latitu<strong>di</strong>ni, che un collettore a piastra <strong>di</strong>pinta <strong>di</strong> nero<br />

e con una sola copertura <strong>di</strong> vetro semplice va bene per un funzionamento annuale. Qualora si<br />

desideri avere un miglior funzionamento prevalentemente invernale allora è consigliabile un<br />

collettore con vetro doppio. L’uso <strong>di</strong> piastre con vernice selettiva è necessario solo per<br />

applicazioni che richiedono elevate temperature (>50 °C).<br />

La capacità termica del serbatoio può essere <strong>di</strong>mensionata prevedendo 50÷70 kg per collettore<br />

ovvero anche 30÷50 kg/m² <strong>di</strong> collettore. E’ opportuno ricordare che i valori più elevati <strong>di</strong><br />

<strong>volume</strong> <strong>di</strong> accumulo portano ad avere efficienze <strong>di</strong> raccolta maggiori ma anche temperature <strong>di</strong><br />

accumulo inferiori.<br />

Per i sistemi <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> acqua calda localizzati è opportuno prevedere una resistenza<br />

elettrica ausiliaria <strong>di</strong> almeno 2 kW.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

521<br />

Figura 371: Boiler per sistemi localizzati con scambiatore del tipo tube and tube e a shell and tube<br />

Figura 372: Sezione <strong>di</strong> un accumulatore solare ad acqua calda


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

522<br />

⋅<br />

⋅<br />

Tabella 123: Dati tecnici <strong>di</strong> accumulatori ad acqua<br />

E’ necessario isolare il serbatoio <strong>di</strong> accumulo con almeno 10 cm <strong>di</strong> isolante termico (ad esempio<br />

lana <strong>di</strong> vetro) e il rivestimento esterno deve essere in alluminio o in lamiera <strong>di</strong> acciaio<br />

galvanizzato.<br />

Tutti i tubi <strong>di</strong> collegamento fra collettori e boiler debbono essere coibentati con isolante termico<br />

<strong>di</strong> spessore <strong>di</strong> almeno 5 cm.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

523<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Al fine <strong>di</strong> ridurre la potenza <strong>di</strong> circolazione è opportuno limitare al massimo sia la lunghezza dei<br />

tubi che le resistenze concentrate me<strong>di</strong>ante raccor<strong>di</strong> curvi non angolati e valvole a minore<br />

resistenza. La pompa <strong>di</strong> circolazione ha <strong>di</strong> solito una prevalenza <strong>di</strong> 1000÷2000 Pa.<br />

La portata del fluido refrigerante può essere calcolata prevedendo un valore <strong>di</strong> 100÷120 kg/h<br />

per collettore (<strong>di</strong> superficie <strong>di</strong> 1.5 m²).<br />

Il vaso <strong>di</strong> espansione ha una capacità <strong>di</strong> 15÷20 litri.<br />

E’ necessario prevedere, come già segnalato, una centralina <strong>di</strong> regolazione e controllo collegata<br />

ai collettori e al boiler per impe<strong>di</strong>re la circolazione inversa parassita.<br />

Per evitare il pericolo del congelamento invernale si può svuotare l’impianto, se questo non è<br />

attivo, oppure aggiungere 10÷20% <strong>di</strong> glicole etilenico per uso organico in modo da abbassare il<br />

punto <strong>di</strong> congelamento del fluido refrigerante.<br />

18.4 SISTEMI CENTRALIZZATI PER L’ACQUA CALDA SANITARIA<br />

I sistemi con più <strong>di</strong> quattro collettori solari sono tipicamente utilizzati per la produzione<br />

dell’acqua sanitaria centralizzata. Si tratta, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni adatti per la<br />

produzione <strong>di</strong> acqua sanitaria per condomini, alberghi, scuole , campeggi,….. Essi sono strutturati in<br />

modo più complesso, come in<strong>di</strong>cato in figura seguente.<br />

La superficie dei collettori solari è realizzata con un numero elevato <strong>di</strong> collettori solari e tale da<br />

potere effettuare un collegamento serie-parallelo degli stessi.<br />

Quando due collettori solari sono collegati in serie allora la temperatura <strong>di</strong> uscita dell’acqua calda<br />

è maggiore rispetto al caso <strong>di</strong> un collettore singolo, per contro si ha una <strong>di</strong>minuzione del ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />

trasformazione dell’energia solare poiché crescendo la temperatura <strong>di</strong> uscita aumenta la temperatura<br />

me<strong>di</strong>a dei collettori e quin<strong>di</strong> aumentano le per<strong>di</strong>te per convezione e ra<strong>di</strong>azione (cresce, quin<strong>di</strong>, U L ).<br />

Il collegamento in parallelo dei collettori solari mantiene la temperatura <strong>di</strong> uscita del singolo<br />

collettore, cresce la portata del fluido refrigerante e quin<strong>di</strong> l’energia raccolta e il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />

trasformazione dell’energia solare è più elevato rispetto al collegamento in serie.<br />

In figura 6 si può osservare come i collettori sono collegati in batterie da tre collettori serie e poi<br />

le batterie sono collegati in parallelo.<br />

Il fluido refrigerante viene inviato in un <strong>primo</strong> boiler dove si riscalda l’acqua me<strong>di</strong>ante uno<br />

scambiatore a shell and tube molto efficiente.<br />

Da questo <strong>primo</strong> accumulatore l’acqua calda viene mandata in un secondo scambiatore <strong>di</strong><br />

miscelazione con l’acqua calda fornita da una caldaia ausiliaria in modo da raggiungere la temperatura<br />

desiderata per l’utenza.<br />

La centralina <strong>di</strong> regolazione provvede a bloccare la pompa primaria del circuito solare per evitare<br />

la circolazione inversa.<br />

18.4.1 CRITERI DI PROGETTO DI UN IMPIANTO CENTRALIZZATO<br />

Molti dei criteri già evidenziati per i sistemi localizzati possono ancora ritenersi vali<strong>di</strong> per i sistemi<br />

centralizzati. Si forniscono qui altri criteri più in<strong>di</strong>cati per i sistemi centralizzati.<br />

⋅ Per bilanciare i circuiti <strong>di</strong> collegamento delle batterie solari è opportuno utilizzare l’anello <strong>di</strong><br />

Tickelman. Esso consiste in un collegamento a ritorno inverso in modo da realizzare per tutti i<br />

circuiti un percorso <strong>di</strong> eguale lunghezza.<br />

⋅<br />

I collegamenti dei collettori in serie nelle singole batterie debbono essere realizzati in modo da<br />

evitare eccessive per<strong>di</strong>te localizzate.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

524<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Non eccedere nel collegamento in serie dei collettori solari per non penalizzare eccessivamente<br />

il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> trasformazione solare. Di solito si limita il collegamento a 2÷3 collettori.<br />

L’orientamento e l’inclinazione dei collettori solari segue le stesse in<strong>di</strong>cazioni viste per i sistemi<br />

localizzati: l’angolo <strong>di</strong> inclinazione dei collettori è pari alla latitu<strong>di</strong>ne L del luogo per un<br />

funzionamento continuo annuale mentre è consigliato L-15° per un funzionamento<br />

principalmente invernale ed L+10° per un funzionamento prevalentemente estivo.<br />

Limitare al massimo le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione nei circuiti in modo da ridurre la potenza <strong>di</strong><br />

pompaggio. La velocità del fluido refrigerante non dovrebbe mai superare 1 m/s.<br />

L’alimentazione dell’acqua fredda dovrebbe anche avere una valvola <strong>di</strong> drenaggio e filtraggio.<br />

La centralina elettronica deve avere un termostato <strong>di</strong>fferenziale per il controllo della pompa<br />

principale <strong>di</strong> circolazione.<br />

I tubi, il boiler primario e quello <strong>di</strong> miscelazione debbono essere generosamente coibentati per<br />

limitare per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> energia nel circuito.<br />

⋅<br />

⋅<br />

Figura 373: Schema <strong>di</strong> un impianto centralizzato per la produzione dell’acqua calda<br />

La capacità del boiler primario può essere calcolata prevedendo un consumo specifico<br />

C=40÷50 l/giorno/persona e quin<strong>di</strong>:<br />

V<br />

= n⋅<br />

C<br />

con:<br />

C consumo specifico per persona, come sopra in<strong>di</strong>cato;<br />

n numero <strong>di</strong> persone da servire<br />

Il numero dei collettori solari, T, è determinato dalla relazione:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

525<br />

T =<br />

ove:<br />

P produzione unitaria <strong>di</strong> acqua calda (litri/giorno per collettore) <strong>di</strong> solito pari a:<br />

⋅ P=50 L/g/collettore per il periodo invernale;<br />

⋅ P=60 L/g/collettore per un periodo annuale;<br />

⋅ P=70 L/g/collettore per il periodo estivo invernale;<br />

V<br />

P<br />

⋅<br />

La capacità termica dello scambiatore <strong>di</strong> calore, H, preferibilmente del tipo shell and tube, è<br />

data dalla relazione:<br />

H<br />

= V ⋅u⋅<br />

s<br />

con:<br />

V capacità (litri) del serbatoio <strong>di</strong> accumulo;<br />

u fattore <strong>di</strong> utilizzazione dello scambiatore <strong>di</strong> calore (solitamente pari a 0.3);<br />

s fattore <strong>di</strong> acculo (<strong>di</strong> solito pari a 1.25).<br />

⋅ La portata del fluido refrigerante è pari a:<br />

⋅<br />

M<br />

= m⋅<br />

T<br />

con:<br />

m = 100÷120 kg/h/collettore (portata <strong>di</strong> massa specifica per collettore);<br />

T = numero <strong>di</strong> collettori solari del sistema.<br />

La capacità del vaso <strong>di</strong> espansione, E, è data dalla relazione:<br />

ove:<br />

e<br />

T<br />

E<br />

= e⋅<br />

T<br />

= 5 L/collettore (espansione specifica per collettore);<br />

= numero <strong>di</strong> collettori solari del sistema.<br />

18.4.2 METODO F - CHART<br />

I criteri sopra enunciati sono <strong>di</strong> larga massima e non debbono essere considerati <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà<br />

generalizzata.<br />

Per il <strong>di</strong>mensionamento corretto degli impianti solari occorre fare riferimento a co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> calcolo<br />

specializzati (ad esempio TRNSYS) o a criteri <strong>di</strong> maggiore affidamento, quale l’f-Chart.<br />

Questo metodo si basa su alcune correlazioni ottenute da simulazioni numeriche dettagliate per<br />

impianti solari in <strong>di</strong>verse configurazioni e con con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> insolazione variabile.<br />

Le simulazioni hanno consentito <strong>di</strong> calcolare la frazione mensile dell’energia utilizzata, f, definita dal<br />

rapporto fra l’energia solare fornita dall’impianto, E S , e quella totale necessaria per il riscaldamento<br />

dell’acqua sanitaria, E R , nell’arco <strong>di</strong> un mese:<br />

ES<br />

f = [311]<br />

E<br />

R<br />

Nota la quantità <strong>di</strong> acqua calda da produrre, M, si può calcolare l’energia E R necessaria:<br />

E = Mgc t − t [312]<br />

( )<br />

R p e A<br />

ove si ha:<br />

⋅ g numero <strong>di</strong> giorni del mese considerato,


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

526<br />

⋅ t A temperatura dell’acqua <strong>di</strong> rete, °C,<br />

⋅ t e temperatura <strong>di</strong> erogazione dell’acqua sanitaria, °C.<br />

Se si conosce f allora si può conoscere l’energia complementare necessaria da fornire me<strong>di</strong>ante<br />

caldaia, oltre quella fornita dall’impianto solare:<br />

E = 1− f E<br />

[313]<br />

C<br />

( )<br />

R<br />

Le simulazioni numeriche hanno consentito <strong>di</strong> calcolare la frazione f fornita dall’impianto solare:<br />

2 2<br />

f = 1.029Y −0.065 X − 0.245Y + 0.0018 X + 0.0215<br />

[314]<br />

ove X ed Y hanno le seguenti espressioni:<br />

e ancora:<br />

'<br />

( )<br />

⎡ F 100<br />

'<br />

RKS − tm gD ⎤ ⎡11.6 + 1.18te + 3.86tA − 2.32t<br />

⎤<br />

m<br />

X = ⎢ ⎥<br />

'<br />

E ⎢<br />

R<br />

100 − t ⎥<br />

⎣⎢ ⎦⎥ ⎣ m ⎦<br />

ξ F<br />

Y =<br />

'<br />

R<br />

( ατ )<br />

E<br />

ove si ha il simbolismo:<br />

⋅ F’ R (ατ) e prodotto del fattore <strong>di</strong> rimozione termica per il l’assorbimento-trasmissione<br />

effettivo del collettore solare utilizzato;<br />

⋅ ξ fattore correttivo per tenere conto dell’angolo <strong>di</strong> incidenza della ra<strong>di</strong>azione solare sul<br />

collettore rispetto alla <strong>di</strong>rezione normale. Si può assumere ξ=0.90 per collettori ad un vetro e<br />

ξ=0.88 per collettori a due vetri;<br />

⋅ D durata del giorno, in ore;<br />

⋅ g numero <strong>di</strong> giorni nel mese considerato;<br />

⋅ t’ m temperatura me<strong>di</strong>a <strong>di</strong>urna nel mese considerato, °C;<br />

⋅ H T ra<strong>di</strong>azione solare me<strong>di</strong>a nel mese considerati, kJ/m²/day;<br />

La temperatura me<strong>di</strong>a mensile, t’ m , può essere stimata nota la temperatura me<strong>di</strong>a giornaliera, tm , e<br />

l’escursione me<strong>di</strong>a giornaliera mensile, <strong>di</strong> solito fornita da opportune tabelle dell’UNI-CTI 10349,<br />

me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />

'<br />

t = t + 0.18∆t Estate<br />

m m m<br />

'<br />

m m m<br />

R<br />

e<br />

gH<br />

t = t + 0.31∆t Inverno<br />

Il calcolo della ra<strong>di</strong>azione me<strong>di</strong>a giornaliera risulta più complesso ma si possono applicare gli<br />

algoritmi già visti nel Corso <strong>di</strong> Climatologia.<br />

Calcolo della ra<strong>di</strong>azione solare me<strong>di</strong>a<br />

Se si considera la Terra come una grande sfera nello spazio in movimento attorno al sole e si<br />

applicano le regole della geografia astronomica allora si può calcolare con grande precisione<br />

l’irraggiamento solare 117 che risulta dato da:<br />

T<br />

117 L’irraggiamento solare è dato dall’energia che incide nell’unità <strong>di</strong> tempo sull’unità <strong>di</strong> superficie. Le unità <strong>di</strong> misura<br />

sono [W/m²].


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

527<br />

Io<br />

= Icsr<br />

cosϑ [315]<br />

ove si ha:<br />

⋅ I cs costante solare pari a 1353 W/m²;<br />

⋅ R correzione per variazione della <strong>di</strong>stanza terra-sole;<br />

⋅ cosθ angolo <strong>di</strong> inclinazione rispetto alla normale alla superficie terrestre.<br />

La correzione per <strong>di</strong>stanza terra-sole è data da:<br />

F 360n<br />

r = + H G I<br />

1 0. 033cos K J [316]<br />

365<br />

essendo n il giorno giulianeo 118 . Si definisce angolo solare ω l’angolo corrispondente allo<br />

spostamento relativo del sole nelle 24 ore per cui si ha ω=15 °/ora. L’irraggiamento extraterrestre varia<br />

da un minimo <strong>di</strong> 1325 W/m² a 1415 W/m² durante l’anno.<br />

L’intensità giornaliera extra-atmosferica della irra<strong>di</strong>azione solare è data dall’integrale della [315]<br />

estesa dall’alba 119 al tramonto e quin<strong>di</strong> da:<br />

zω<br />

s F 24<br />

Ho<br />

= Iod<br />

s H G I K J<br />

− 2π ω [317]<br />

ω<br />

In geografia astronomica, nota la latitu<strong>di</strong>ne ϕ <strong>di</strong> un sito, si definisce declinazione solare l’angolo<br />

rispetto al piano orizzontale corrispondente all’altezza massima del sole e si in<strong>di</strong>ca con δ ed è dato,<br />

in<strong>di</strong>cando con n il giorno giuliano, dalla relazione:<br />

F + I<br />

δ = 2345 360<br />

HG<br />

284 n<br />

. sin K J<br />

[318]<br />

365<br />

Pertanto si <strong>di</strong>mostra che la ra<strong>di</strong>azione me<strong>di</strong>a giornaliera extra-atmosferica è data dalla relazione:<br />

24 ω s<br />

24 F<br />

π<br />

Ho = rIcs b I<br />

cosϕ cosδ cosω + sinϕ sinδg dω<br />

= rIcs cosϕ cosδ sinω<br />

s<br />

+ ω<br />

s<br />

sin ϕ sin δ<br />

s<br />

K J [319]<br />

2π<br />

z− ω<br />

2π<br />

180<br />

Per una superficie generica è necessario calcolare l’angolo <strong>di</strong> inclinazione solare θ che, me<strong>di</strong>ante<br />

considerazioni <strong>di</strong> trigonometria sferica, dati la latitu<strong>di</strong>ne φ la declinazione δ e l’angolo solare ω, è dato<br />

dalla relazione:<br />

cosϑ = cosϕ cos β cosω + sinϕ sin β cosγ cosδ cosω + sin β sin γ cosδ sinω<br />

+<br />

[320]<br />

+ sinϕ cos β sinδ − cosϕ sin β cosγ sinδ<br />

ove si ha il seguente simbolismo, ve<strong>di</strong> Figura 374:<br />

HG<br />

118 Si ricorda che il giorno giulianeo è dato dal numero progressivo del giorno a partire dal 1° gennaio, pari a n=1,<br />

fino al 31 <strong>di</strong>cembre pari a n=365. In questo modo i giorni dell’anno seguono una numerazione progressiva da 1 a 365.<br />

119 L’alba e il tramonto sono detti sun rise e sun set e in<strong>di</strong>cati con ω s nella letteratura internazionale.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

528<br />

Figura 374: Angoli fondamentali per l’irra<strong>di</strong>azione solare.<br />

⋅ β angolo <strong>di</strong> inclinazione della superficie rispetto al piano orizzontale,<br />

0 ≤ β ≤ 180°<br />

; β>90° significa superficie rivolta verso il basso;<br />

⋅ γ angolo azimutale dato dalla deviazione rispetto al meri<strong>di</strong>ano locale della<br />

proiezione sul piano orizzontale della normale alla superficie: azimut 0 significa superficie<br />

rivolta a sud, per superficie rivolta ad est si hanno valori negativi e positivi se rivolte ad ovest,<br />

pertanto è − 180°≤ γ ≤ 180°<br />

;<br />

⋅ ω angolo solare, 15° per ogni ora <strong>di</strong> spostamento apparente del sole verso est o verso<br />

ovest;<br />

⋅ δ angolo <strong>di</strong> declinazione dato dalla posizione del sole a mezzogiorno rispetto al<br />

piano dell’equatore, considerato positivo verso nord e variabile fra − 2345 . °≤ δ ≤ 2345 . ° ;<br />

⋅ θ angolo <strong>di</strong> incidenza fra la ra<strong>di</strong>azione solare sulla superficie e la normale alla<br />

stessa superficie;<br />

⋅ ϕ latitu<strong>di</strong>ne cioè la posizione angolare a nord (positiva) o a sud (negativa) dell’equatore e<br />

variabile fra − 90°≤ ϕ ≤ 90°<br />

;<br />

Per alcuni casi particolari si hanno le seguenti relazioni:<br />

Superficie orizzontale (β=0):<br />

cosϑ = cosϕ cosδ cosω +<br />

h<br />

sinϕ sinδ<br />

Superficie verticale rivolta verso l’equatore (β=90°, γ=0):<br />

cosϑ = sinϕ cosδ cosω −<br />

vs<br />

cosϕ sinδ<br />

Superficie rivolta a sud con inclinazione qualunque (γ=0, β qualunque):<br />

cosϑ = cos( ϕ − β)cosδ cosω + sin b β<br />

ϕ − β g sinδ<br />

Durata del giorno per superficie orizzontale:<br />

cosω<br />

s<br />

= − tgϕtgδ<br />

[321]<br />

da cui si deriva la durata in ore pari a:<br />

T g<br />

= 2<br />

s<br />

15 ω [322]<br />

Durata del giorno per superficie inclinata β:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

529<br />

d , i [323]<br />

'<br />

ω<br />

s<br />

= min ω<br />

s<br />

ar cos −tg ϕ − β tgδ<br />

L’irra<strong>di</strong>azione extra-atmosferica su una superficie orizzontale è data dalla [321] mentre quella su<br />

superficie inclinata β è data dalla relazione:<br />

24 L<br />

' π O<br />

Hoβ<br />

= rIcs cos ϕ − β δ ω<br />

s<br />

+ ϕ − β δ<br />

π NM b gcos sin sinb g sin [324]<br />

180 QP<br />

Viene definito il rapporto fra i valori me<strong>di</strong> giornalieri delle due irra<strong>di</strong>azioni:<br />

' π<br />

cosbϕ − βgcosδ sinω<br />

s<br />

+ sinbϕ − βgsinδ<br />

R b<br />

=<br />

180<br />

[325]<br />

π<br />

cosϕ cosδ sinω<br />

s<br />

+ ω<br />

s<br />

sin ϕ sin δ<br />

180<br />

Con R b<br />

si in<strong>di</strong>ca il valore me<strong>di</strong>o mensile.<br />

Su una superficie inclinata arriva, oltre alla ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>retta, anche la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa dal cielo<br />

e quella riflessa. Ciascuna <strong>di</strong> queste due ultime componenti risulta in genere <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile valutazione.<br />

Possiamo, però, supporre che il cielo abbia un comportamento isotropico e pertanto queste<br />

valutazioni risultano semplificate. In particolare la ra<strong>di</strong>azione riflessa non ha una formulazione unica<br />

potendo questa variare, ad esempio, per effetto <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici o corpi riflettenti viciniori alla superficie<br />

considerata.<br />

Possiamo in genere scrivere la relazione:<br />

b<br />

Ac IT = IbRb Ac + Id , isotropica<br />

As Fs −c + Iiρ i<br />

Ai Fi −c<br />

[326]<br />

ove il <strong>primo</strong> termine a secondo membro rappresenta la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>retta sulla superficie A c , il<br />

secondo termine la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa isotropica e l’ultimo termine la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa dalle superfici<br />

circostanti a quella considerata. Con F s-c e F i-c si sono in<strong>di</strong>cati i fattori <strong>di</strong> forma superficie-cielo e<br />

superficie-corpi vicini.<br />

Il modello <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa isotropica è stato proposto da Liu e Jordan (1963): la ra<strong>di</strong>azione<br />

totale su una superficie inclinata è composta ancora da tre termini: <strong>di</strong>retta, <strong>di</strong>ffusa isotropica e <strong>di</strong>ffusa<br />

dal terreno. Il termine relativo alla riflessione va calcolato caso per caso in funzione delle geometrie <strong>di</strong><br />

scambio ra<strong>di</strong>ativo con le superfici vicine utilizzando i fattori <strong>di</strong> forma visti in precedenza. Per una<br />

superficie inclinata β il fattore <strong>di</strong> forma F s-c è facilmente calcolabile e risulta pari a:<br />

F c− s<br />

= 1+<br />

cos β<br />

[327]<br />

2<br />

e, nell’ipotesi <strong>di</strong> cielo isotropo, si può anche <strong>di</strong>re che esso è anche il rapporto R d fra la ra<strong>di</strong>azione<br />

<strong>di</strong>ffusa sul piano inclinato e quella sul piano orizzontale.<br />

Il fattore <strong>di</strong> vista superficie-terreno è pari a:<br />

F s− t<br />

= 1−<br />

cosβ<br />

[328]<br />

2<br />

Pertanto la ra<strong>di</strong>azione totale sulla superficie inclinata risulta data dalla relazione:<br />

1+<br />

cos β 1−<br />

cosβ<br />

IT = IbRb + Id Rd + It Rt = IbRb + Id + Iρt<br />

[329]<br />

2<br />

2<br />

ove si è definito, analogamente a quanto fatto per R d il rapporto R t fra la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa dal<br />

terreno sulla superficie inclinata rispetto a quella sul piano orizzontale e pari a F s-t .. Ancora in analogia<br />

alle precedenti definizioni, possiamo in<strong>di</strong>care con R il rapporto fra la ra<strong>di</strong>azione totale sulla superficie<br />

inclinata β rispetto a quella sul piano orizzontale che risulta data da:<br />

R I b<br />

I R Id<br />

1+<br />

cos β 1−<br />

cosβ<br />

=<br />

b<br />

+<br />

+ ρt<br />

[330]<br />

I 2<br />

2<br />

Ai fini del calcolo della ra<strong>di</strong>azione totale nelle applicazioni pratiche (collettori solari, e<strong>di</strong>fici<br />

solarizzati, e<strong>di</strong>fici bioclimatici) occorre calcolare la ra<strong>di</strong>azione solare me<strong>di</strong>a giornaliera mensile H T .<br />

g<br />

∑<br />

i


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

530<br />

Pertanto possiamo parafrasare quanto detto sopra per il calcolo <strong>di</strong> I T sommando i contributi della<br />

ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>retta e <strong>di</strong> quella <strong>di</strong>ffusa dal cielo e dal terreno.<br />

Le equazioni <strong>di</strong>vengono le seguenti:<br />

F<br />

HG<br />

I<br />

Hd<br />

H H<br />

H R H 1+<br />

cos β<br />

H 1−<br />

cos β<br />

T<br />

= 1−<br />

b<br />

+<br />

d<br />

+ ρt<br />

KJ<br />

2<br />

2<br />

e per il rapporto R me<strong>di</strong>o la relazione:<br />

F<br />

HG<br />

I<br />

HT<br />

Hd<br />

R<br />

H H R Hd<br />

1+<br />

cos β 1−<br />

cos β<br />

= = 1−<br />

b<br />

+<br />

+ ρt<br />

[332]<br />

KJ<br />

H 2<br />

2<br />

Il rapporto fra la ra<strong>di</strong>azione me<strong>di</strong>a <strong>di</strong>retta sulla superficie inclinata e quella su superficie<br />

HbT<br />

orizzontale è in<strong>di</strong>cato con R b<br />

= H ed è funzione della trasparenza atmosferica. Liu e Jordan<br />

b<br />

propongono <strong>di</strong> calcolare questo rapporto supponendo che l’atmosfera sia assente e pertanto, per una<br />

superficie nell’emisfero boreale e rivolta verso l’equatore, cioè con γ=0° si ha:<br />

' π<br />

cosbϕ − βgcosδ sinω<br />

s<br />

+ sinbϕ − βgsinδ<br />

R b<br />

=<br />

180<br />

[333]<br />

π<br />

cosϕ cosδ sinω<br />

s<br />

+ ω<br />

s<br />

sin ϕ sin δ<br />

180<br />

ove ω’ è l’angolo solare per l’alba e il tramonto calcolato nel giorno me<strong>di</strong>o del mese e dato dalla<br />

relazione:<br />

ω′ s<br />

= min<br />

L<br />

NM<br />

b<br />

b<br />

g<br />

g<br />

−1<br />

cos − tanφ<br />

tanδ<br />

−1<br />

cos − tan( φ − β tanδ<br />

O<br />

QP<br />

[331]<br />

[334]<br />

Ove con min si intende il minore dei due valori in parentesi quadra.<br />

Il rapporto H / H può essere calcolato nota che sia la trasparenza atmosferica data da:<br />

d<br />

K<br />

T<br />

H<br />

= [335]<br />

H<br />

o<br />

La trasparenza <strong>di</strong>pende dal sito, dalla torbi<strong>di</strong>tà atmosferica (presenza <strong>di</strong> industrie, smog, …), presenza<br />

<strong>di</strong> vapore (per nebbia, per presenza <strong>di</strong> laghi o del mare) e pertanto non si può fornire una correlazione<br />

universale per il suo calcolo.<br />

Hottel (1976) ha presentato un metodo semplificato per il calcolo della ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong>retta<br />

trasmessa attraverso un’atmosfera chiara e che prende in esame l’angolo zenitale, l’altitu<strong>di</strong>ne e tipologie<br />

climatiche. La trasmittanza solare <strong>di</strong>retta atmosferica è definita dalla relazione:<br />

H<br />

− k<br />

d<br />

cosϑ<br />

z<br />

τ<br />

b<br />

= = ao<br />

+ a1e [336]<br />

Ho<br />

ove le costanti a o , a 1 , k per atmosfera standard (con 23 km <strong>di</strong> visibilità) sono determinate dalla<br />

costanti (valide per altitu<strong>di</strong>ni inferiori a 2500 m s.l.m.):<br />

a<br />

a<br />

= 0. 4237− 0. 00821( 1−<br />

A)<br />

= 0. 5055+ 0. 00595( 6. 5 − A)<br />

*<br />

k = 0. 2711+ 0. 01858( 2. 5 − A)<br />

con A altitu<strong>di</strong>ne (in km) dell’osservatore.<br />

*<br />

o<br />

*<br />

1<br />

Partendo dai valori delle costanti asteriscate si applicano opportuni fattori correttivi per tenere<br />

conto delle tipologie climatiche dati in tabella:<br />

Tipo <strong>di</strong> Clima<br />

a<br />

r<br />

o<br />

a<br />

o<br />

= * r1<br />

=<br />

1 r k<br />

*<br />

a o a 1 k<br />

Tropicale 0.95 0.98 1.02<br />

2<br />

2<br />

2<br />

k = *


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

531<br />

Estivo <strong>di</strong> mezza latitu<strong>di</strong>ne 0.97 0.99 1.02<br />

Estivo subartico 0.99 0.99 1.01<br />

Invernale <strong>di</strong> mezza latitu<strong>di</strong>ne 1.03 1.01 1.00<br />

Tabella 124: Calcolo dei coefficienti <strong>di</strong> Hottel<br />

Pertanto, la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>retta per cielo pulito è data dalla relazione:<br />

Icd = Ioτ d<br />

cos ϑ<br />

z<br />

[337]<br />

con I o dato dalla [315]. Analoghe relazioni valgono per gli irraggiamenti orari o giornalieri o me<strong>di</strong><br />

mensili. Liu e Jordan hanno presentato una teoria secondo la quale la trasparenza oraria k I<br />

T<br />

= I<br />

o<br />

giornaliera K<br />

T<br />

trasparenza me<strong>di</strong>a mensile K<br />

= H H<br />

dell’atmosfera presenta andamenti statistici simili per luoghi aventi la stessa<br />

o<br />

T<br />

= H . In particolare definite la trasparenze <strong>di</strong>rette e <strong>di</strong>ffuse come:<br />

H<br />

o<br />

K<br />

K<br />

D<br />

T<br />

D<br />

=<br />

H<br />

H<br />

=<br />

H<br />

ove D e H 0 sono le ra<strong>di</strong>azioni <strong>di</strong>ffuse e totali sul piano orizzontali nell’atmosfera e H eo la<br />

ra<strong>di</strong>azione totale giornaliera sul piano orizzontale extra atmosferica. Liu e Jordan propongono la<br />

relazione:<br />

2 3 4 5<br />

K = 0.124 + 0.677K − 3.256K + 6.881K − 4.917K − 0.427K<br />

D T T T T T<br />

Osservazioni sul metodo f-Chart<br />

Il metodo della f-Chart si può utilizzare anche per impianti solari destinati al riscaldamento<br />

ambientale e alla produzione <strong>di</strong> acqua sanitaria. Quest’ultima variante, per altro più complessa, non<br />

viene qui sviluppata per la limitatezza del Corso e può essere analizzata in manuali tecnici specializzati.<br />

Si osserva però che il metodo nasce non tanto da verifiche sperimentali <strong>di</strong>rette bensì da<br />

applicazioni <strong>di</strong> modelli <strong>di</strong> calcolo affidabili, quale il TRNSYS.<br />

Gli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Kyoto hanno dato nuovo impulso alle applicazioni solari e in particolare alle<br />

applicazioni per produzione <strong>di</strong> acqua calda per usi sanitari. Gli accor<strong>di</strong> prevedono, infatti, una riduzione<br />

delle emissioni <strong>di</strong> CO 2 nell’atmosfera da parte dei paesi industrializzati e per l’Italia è stata assegnata una<br />

percentuale pari al 6% dell’emissione del 1996.<br />

Per raggiungere tale riduzione (invero pesante) occorre limitare l’uso <strong>di</strong> combustibili tra<strong>di</strong>zionali e<br />

pertanto è auspicabile la sostituzione <strong>di</strong> alcuni impianti termici (quelle per usi sanitari, ad esempio) con<br />

impianti solari visti in questo capitolo<br />

Resta da superare la <strong>di</strong>fficoltà del costo totale <strong>di</strong> questi impianti oggi notevolmente elevato<br />

rispetto agli impianti tra<strong>di</strong>zionali. Senza un sensibile abbassamento dei prezzi unitari dei collettori solari<br />

il decollo dell’energia solare resterà solamente un desiderio.<br />

18.5 SIMULAZIONE DEI CIRCUITI SOLARI CON L’ANNO TIPO<br />

La simulazione dei circuiti solari può essere effettuata sia con programmi complessi (ve<strong>di</strong> ad<br />

esempio quanto detto per l’f-Chart, che con programmi semplici che possono essere pre<strong>di</strong>sposti<br />

velocemente su piccoli computer.<br />

Oggi si può utilizzare anche un foglio elettronico per simulare circuiti complessi con sufficiente<br />

precisione.<br />

Va tenuto presente che in tutti i bilanci energetici sopra in<strong>di</strong>cati si ha sempre una notevole<br />

indeterminazione nel calcolo o nella previsione dell’irraggiamento solare <strong>di</strong>sponibile per un dato sito.<br />

Purtroppo l’utilizzo dell’energia solare in modo massiccio è relativamente recente e i dati<br />

attinometrico e climatologici <strong>di</strong>sponibili sono pochi e limitati alle località monitorate dall’Aeronautica<br />

o<br />

eo<br />

o<br />

eo<br />

o


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

532<br />

Militare Italiana (che si occupa della Meteorologia ufficiale) o che in questi ultimi due decenni hanno<br />

trovato interesse del CNR o <strong>di</strong> alti enti pubblici.<br />

Malgrado le numerose campagne <strong>di</strong> misure effettuate in questi ultimi anni i dati <strong>di</strong>sponibili sono<br />

ancora pochi e la statistica che da questi si può derivare non sempre presenta in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> affidabilità<br />

elevati.<br />

In questo ultimo decennio si è fatta strada, anche a livello dell’Unione Europea, l’idea <strong>di</strong> costruire<br />

un anno tipo (Reference Year) tale da presentare una statistica affidabile con i dati degli ultimi 20 anni. In<br />

effetti quest’anno <strong>di</strong> riferimento dovrebbe potere fornire dati <strong>di</strong> simulazione tali da ricreare non solo<br />

l’anno me<strong>di</strong>o ma anche l’anno con la minore o la maggiore insolazione. In alcuni casi, infatti, il progetto<br />

dell’impianto solare richiede un impianto ausiliare che deve essere <strong>di</strong>mensionato per far fronte non solo<br />

al valore me<strong>di</strong>o dell’energia richiesta ma anche al valore massimo.<br />

L’anno tipo <strong>di</strong>pende dalla storia delle sequenze <strong>di</strong> registrazione dei dati <strong>di</strong> insolazione e in genere<br />

climatologici <strong>di</strong> ogni sito. E’ necessario conoscere la trasparenza dell’atmosfera in ogni sito per potere<br />

calcolare la ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong>retta e <strong>di</strong>ffusa con affidabilità.<br />

La trasparenza atmosferica varia in funzione dell’orografia (presenza <strong>di</strong> monti, <strong>di</strong> pianure, ..) della<br />

presenza o non <strong>di</strong> industrie con scarichi industriali in atmosfera, <strong>di</strong> vulcani, del mare, ….<br />

Pertanto non si può calcolare con affidabilità l’irraggiamento solare partendo solamente dai dati<br />

geografici (latitu<strong>di</strong>ne, longitu<strong>di</strong>ne, …) perché si ottengono quasi sempre dati non rispondenti alla realtà<br />

dei luoghi reali.<br />

Così, ad esempio, la presenza del vulcano Etna a Catania o della zona industriale a Priolo<br />

rendono il calcolo teorico dell’energia solare molto aleatorio potendosi avere scostamenti sensibili dai<br />

valori reali.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

533<br />

19 SISTEMI FOTOVOLTAICI<br />

Un altro interessante sistema <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> energia elettrica <strong>di</strong>rettamente dall’energia solare è<br />

dato dai sistemi fotovoltaici. Questi hanno avuto un grande interesse <strong>di</strong> ricerca con l’industria<br />

aerospaziale, fin dagli anni ’50, e in particolare per fornire energia elettrica ai satelliti.<br />

19.1 FISICA DI BASE DELLE CELLE FOTOVOLTAICHE<br />

La Fisica <strong>di</strong> base per il funzionamento <strong>di</strong> questi <strong>di</strong>spositivi è molto interessante e si basa anche su<br />

considerazioni quantistiche. In Figura 375 si ha la legge <strong>di</strong> emissione ra<strong>di</strong>ativa <strong>di</strong> Planck relativa ad un<br />

corpo ideale detto corpo nero e in Figura 376 si ha la rappresentazione grafica della stessa legge.<br />

Figura 375: Legge <strong>di</strong> Planck per l’emissione ra<strong>di</strong>ativa del corpo nero<br />

Figura 376: Distribuzione ra<strong>di</strong>ativa del corpo nero<br />

L’intervallo <strong>di</strong> lunghezze d’onda fra 380 e 780 nm riveste grande importanza per l’Uomo perché<br />

esso si riferisce a ra<strong>di</strong>azioni capaci <strong>di</strong> impressionare la retina degli occhi e quin<strong>di</strong> produrre la visione.<br />

Noi chiamiamo luce la ra<strong>di</strong>azione elettromagnetica compresa in questo intervallo: dalla Figura<br />

376 e dalla Figura 377 si può osservare come la luce visibile rappresenti circa il 30% della ra<strong>di</strong>azione<br />

solare fra 0 e 2500 nm (ra<strong>di</strong>azioni <strong>di</strong> bassa lunghezza d’onda). Nella Figura 377 si ha, sovrapposta alla<br />

<strong>di</strong>stribuzione ra<strong>di</strong>ativa <strong>di</strong> un corpo nero a 5879 K, la <strong>di</strong>stribuzione della ra<strong>di</strong>azione solare a livello del<br />

mare: si osservino i picchi <strong>di</strong> assorbimento dovuti ai gas presenti nell’atmosfera. Nella stessa figura è<br />

rappresentato l’intervallo <strong>di</strong> lunghezza d’onda della luce visibile, come sopra in<strong>di</strong>cato, e si può osservare<br />

come, a causa dei picchi <strong>di</strong> assorbimento suddetti, la percentuale <strong>di</strong> queste ra<strong>di</strong>azioni visibili è <strong>di</strong> circa<br />

40-45% (a seconda dell’altitu<strong>di</strong>ne e della trasparenza atmosferica).


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

534<br />

Tutti i corpi a temperatura T > 0 K emettono ra<strong>di</strong>azioni elettromagnetiche che in genere non<br />

ve<strong>di</strong>amo perché al <strong>di</strong> fuori dell’intervallo <strong>di</strong> visibilità. Alcuni corpi, ad esempio i filamenti delle lampade,<br />

a temperatura elevata (in genere al <strong>di</strong> sopra 1000 K) emettono ra<strong>di</strong>azioni visibili, come si può osservare in<br />

Figura 378 ove si riporta anche la ra<strong>di</strong>azione solare per confronto. In base alla teoria quantistica ad ogni<br />

ra<strong>di</strong>azione è associata una energia data dalla relazione:<br />

h<br />

E = hν =<br />

λ<br />

Con h costante <strong>di</strong> Planck, ν la frequenza e λ la lunghezza d’onda della ra<strong>di</strong>azione considerata.<br />

Figura 377: Distribuzione reale della ra<strong>di</strong>azione solare<br />

Se consideriamo giunzioni <strong>di</strong> particolari semiconduttori, caratterizzati da avere una matrice silicea<br />

con l’aggiunta <strong>di</strong> elementi droganti <strong>di</strong> tipo p se rendono libere cariche positive e <strong>di</strong> tipo n se rendono<br />

cariche negative, si fare in modo (selezionando opportunamente la tipologia e i materiali costitutivi) che la<br />

ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong> particolare lunghezza d’onda (e quin<strong>di</strong> particolare energia) liberi una carica elettrica che<br />

può essere sottoposta ad un campo elettrico esterno e quin<strong>di</strong> dare una corrente elettrica.<br />

Figura 378: Distribuzione dello spettro <strong>di</strong> alcune sorgenti luminose


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

535<br />

Figura 379: Curve isora<strong>di</strong>ative per l’Italia<br />

Tabella 125: Ra<strong>di</strong>azione mensile me<strong>di</strong>a in alcune località<br />

In Figura 380 sia ha una sezione <strong>di</strong> una cella fotovoltaica con l’in<strong>di</strong>cazione degli strati <strong>di</strong><br />

semiconduttori: un fotone <strong>di</strong> energia hν opportuna può rompere il legame che lega la carica elettrica alla<br />

struttura cristallina del semiconduttore rendendola libera e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibile per il circuito <strong>di</strong><br />

polarizzazione esterno, come schematizzato in Figura 381. La corrente che una cella fotovoltaica può<br />

rendere <strong>di</strong>sponibile all’utilizzatore (cioè al carico esterno) <strong>di</strong>pende dalla tensione <strong>di</strong> alimentazione ed è<br />

riportata in curve dette caratteristiche delle celle, come rappresentato in Figura 382.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

536<br />

Si tratta comunque <strong>di</strong> corrente continua che deve poi essere convertita in corrente alternata<br />

me<strong>di</strong>ante particolari <strong>di</strong>spositivi detti inverter prima <strong>di</strong> essere inviata ad una utenza domestica.<br />

Figura 380: La cella fotovoltaica<br />

Figura 381: Schema <strong>di</strong> funzionamento della cella fotovoltaica<br />

Figura 382: Curva caratteristica tensione – corrente per una cella solare<br />

Il ren<strong>di</strong>mento massimo teorico della trasformazione <strong>di</strong> energia solare in energia elettrica è del<br />

32%. Le celle fotovoltaiche attualmente <strong>di</strong>sponibili hanno un ren<strong>di</strong>mento dal 10% al 28 % circa, ma<br />

sono allo stu<strong>di</strong>o celle avanzate con ren<strong>di</strong>menti molto maggiori.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

537<br />

Ad esempio il ren<strong>di</strong>mento delle celle fotovoltaiche ad arseniuro <strong>di</strong> gallio-antimoniuro <strong>di</strong> gallio<br />

raggiunge una efficienza del 35%, con un costo <strong>di</strong> produzione dell’energia elettrica cinque volte<br />

maggiore <strong>di</strong> quello con celle tra<strong>di</strong>zionali. In Figura 384 si ha uno schema elettrico semplificato per un<br />

utilizzo domestico dei sistemi fotovoltaici.<br />

Figura 383: Esempio <strong>di</strong> curve caratteristiche per una cella fotovoltaica<br />

Si osservi che la produzione <strong>di</strong> energia elettrica è sincrona con la <strong>di</strong>sponibilità della ra<strong>di</strong>azione<br />

solare e pertanto solo durante le ore <strong>di</strong>urne possiamo produrre energia elettrica. Se vogliamo utilizzare<br />

nelle ore serali l’energia elettrica prodotta <strong>di</strong> giorno dalle celle fotovoltaiche dobbiamo accumularla in<br />

accumulatori elettrici in modo da avere un uso asincrono dalla ra<strong>di</strong>azione solare. Questo ulteriore<br />

<strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> accumulo rende critico l’intero processo <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> energia elettrica me<strong>di</strong>ante le<br />

celle fotovoltaiche perché si tratta <strong>di</strong> un <strong>di</strong>spositivo costoso e <strong>di</strong> durata limitata.<br />

Figura 384: Configurazione <strong>di</strong> rete in sistemi residenziali


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

538<br />

In definitiva perché si possa avere un sistema fotovoltaico occorre avere almeno tre componenti: il<br />

generatore fotovoltaico, il sistema <strong>di</strong> accumulo e il sistema meccanico <strong>di</strong> supporto delle celle<br />

fotovoltaiche (ve<strong>di</strong> Figura 385).<br />

Figura 385: Componenti fondamentali <strong>di</strong> un sistema fotovoltaico<br />

Figura 386: Data Sheet <strong>di</strong> una cella fotovoltaica<br />

Le celle fotovoltaiche sono <strong>di</strong> solito raggruppate in matrici in modo da ottenere una tensione ed<br />

una corrente nominale meglio utilizzabile nelle applicazioni domestiche o industriali.<br />

I moduli, <strong>di</strong> solito composti da 36 celle, sono assemblati come in<strong>di</strong>cato in Figura 388 e in Figura<br />

390 e in Figura 389 ove sono visibili le connessioni elettriche interne delle celle.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

539<br />

In pratiche i moduli fotovoltaici sono dei pannelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> 30-40 cm x 60 – 80 cm (con<br />

potenza <strong>di</strong> circa 40- 50 W <strong>di</strong> picco) che debbono essere posizionati in modo opportuno in modo da<br />

raccogliere la maggiore quantità <strong>di</strong> energia solare.<br />

Figura 387: Caratteristiche tecniche e costruttive <strong>di</strong> un pannello fotovoltaico<br />

Per fare questo si utilizzano dei sistemi <strong>di</strong> supporto che possono essere fissi o mobili (per inseguire<br />

il sole nel suo cammino apparente), come illustrati in Figura 391. In ogni caso la posa in opera dei pannelli<br />

solari fotovoltaici pone gli stessi problemi dei sistemi a collettori piani <strong>di</strong> tipo termico visti nel paragrafo<br />

precedente.<br />

Si deve sempre risolvere un problema <strong>di</strong> tipo architettonico che pone anche, in sub or<strong>di</strong>ne, problemi<br />

<strong>di</strong> impatto visivo non in<strong>di</strong>fferenti.<br />

Nelle figure seguenti si hanno esempi <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> pannelli solari in e<strong>di</strong>fici sfruttando le<br />

superfici orizzontali (tetti), verticali (pareti) o inclinate.<br />

Si osserva che l’impatto visivo è uno dei maggiori ostacoli all’utilizzo dei sistemi solari aventi<br />

superfici <strong>di</strong> captazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni non trascurabili.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

540<br />

Figura 388: Modulo <strong>di</strong> celle fotovoltaiche<br />

Figura 389: Connessione circuitale dei moduli fotovoltaici<br />

Figura 390: Particolare dell’array <strong>di</strong> celle fotovoltaiche


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

541<br />

Figura 391: Tipologia <strong>di</strong> posa : a inseguimento, a cavalletto, su pali<br />

Figura 392: Tetto fotovoltaico - Esempio <strong>di</strong> installazione<br />

Figura 393: Problemi <strong>di</strong> installazione sui tetti


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

542<br />

Figura 394: Particolari <strong>di</strong> installazione sui tetti<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista dell’incidenza dei sistemi fotovoltaici sul totale dei consumi elettrici in Italia si<br />

deve osservare che siamo ancora lontani dall’avere apporti significativi. Il costo dei sistemi fotovoltaici è<br />

ancora elevato a causa, fra l’altro, del ridotto mercato presente.<br />

Figura 395: Installazione su facciate verticali


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

543<br />

Figura 396: Installazione su facciate inclinate<br />

Lo Stato, in relazione all’attuazione degli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Kyoto per la riduzione <strong>di</strong> circa il 6.6% dei gas<br />

serra, fornisce contributi significativi ai privati per l’installazione dei soffitti solari – fotovoltaici e in più<br />

consente <strong>di</strong> avere un contratto <strong>di</strong> allacciamento con la rete elettrica nazionale tale da evitare<br />

l’installazione, se si vuole, degli accumulatori elettrici. In pratica durante il giorno l’energia prodotta<br />

viene venduta al Gestore della Rete e <strong>di</strong> sera viene riacquistata: la rete elettrica nazionale fa da<br />

accumulatore elettrico.<br />

Il vantaggio che si ha è imme<strong>di</strong>ato: durante le ore <strong>di</strong> maggiore insolazione si ha anche il maggior<br />

carico elettrico e pertanto la cessione in rete <strong>di</strong> energia elettrica riduce l’esigenza <strong>di</strong> importazione <strong>di</strong><br />

energia dall’estero.<br />

Tuttavia si osserva che quando si è data applicazione alla L. 9/91 (Piano Energetico Nazionale)<br />

favorendo la produzione privata <strong>di</strong> energia elettrica si è incentivata la ven<strong>di</strong>ta dell’energia prodotta con<br />

un provve<strong>di</strong>mento, noto come CIP 6, che vedeva il prezzo del kWh venduto all’ENEL pari a circa 200<br />

L <strong>di</strong> allora.<br />

Successivamente, esaurita la fase iniziale <strong>di</strong> incentivazione, si è posto fine al CIP 6 e in più<br />

l’ENEL (ora Gestore Nazionale Rete Elettrica) non accetta più la ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> energia elettrica autoprodotta<br />

se non con potenze e certe garanzie che solo gran<strong>di</strong> produttori possono fornire.<br />

Questa politica si è rivelata <strong>di</strong>sastrosa sia per l’esistenza dei piccoli produttori <strong>di</strong> energia elettrica<br />

sia per lo sviluppo dei sistemi <strong>di</strong> cogenerazione (dei quali si parlerà più avanti) limitando, <strong>di</strong> fatto,<br />

l’interazione con la rete elettrica (serbatoio elettrico).<br />

Si ha un fondato sospetto che si percorrerà la stessa strada anche per la ven<strong>di</strong>ta in rete <strong>di</strong> energia<br />

elettrica autoprodotta con sistemi fotovoltaici non appena si esaurirà la spinta incentivante iniziale. Del<br />

resto tutte le misure <strong>di</strong> incentivazione hanno durata limitata !<br />

Si vedrà negli anni prossimi se anche per l’energia fotovoltaica si avrà un insuccesso come quello<br />

avuto con l’energia solare termica. si ricorda ancora la campagna dell’ENEL per gli scalda acqua solari<br />

che non ha innescato la nascita <strong>di</strong> un mercato autosufficiente dei pannelli solari.<br />

I sistemi fotovoltaici si prestano bene anche per la costruzione <strong>di</strong> piccole centrali <strong>di</strong> potenza<br />

come quella <strong>di</strong> Vulcano da 80 kWep (ve<strong>di</strong> Figura 397) e <strong>di</strong> Serre (ve<strong>di</strong> Figura 398) da 3.3 MWep.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

544<br />

Figura 397: Installazione <strong>di</strong> pannelli nell’isola <strong>di</strong> Vulcano – Potenza 80 kWep<br />

Figura 398: Impianti da 3.3 MWep <strong>di</strong> Campo Serre (Salerno)


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

545<br />

Figura 399: Installazioni particolari <strong>di</strong> pannelli fotovoltaici<br />

Probabilmente i costi <strong>di</strong> installazione iniziali sono ancora elevati e i tempi <strong>di</strong> pay back non proprio<br />

esaltanti, tuttavia le centrali fotovoltaiche offrono numerosi vantaggi che spesso non hanno un<br />

riscontro economico. Esse sono ecologiche, sono compatibili con lo sviluppo sostenibile e possono<br />

essere installate in luoghi che presentano problemi <strong>di</strong> logistica notevoli, come per la centrale <strong>di</strong> Vulcano<br />

o in genere là dove si ha una scarsa accessibilità ai luoghi, come illustrato in Figura 399.<br />

19.2 DIMESIONAMENTO DELL’IMPIANTO FOTOVOLTAICO<br />

Per <strong>di</strong>mensionare gli impianti fotovoltaici si utilizzano gli stessi dati già visti in precedenza per la<br />

<strong>di</strong>sponibilità dell’energia solare. Si rimanda al $Errore. L'origine riferimento non è stata trovata. per<br />

ulteriori dettagli.<br />

19.3 CRITERI DI DIMENSIONAMENTO DEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI<br />

⋅<br />

I sistemi fotovoltaici possono vantaggiosamente essere utilizzati per:<br />

Sistemi autonomi (stand alone)<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Sistemi connessi alla rete (grid connected)<br />

Centrali fotovoltaiche<br />

Sistemi integrati negli e<strong>di</strong>fici<br />

Nel caso dei sistemi autonomi si hanno utenze <strong>di</strong>fficilmente collegabili alla rete perché ubicati in<br />

aree poco accessibili. In genere le utenze con bassi consumi <strong>di</strong> energia non rendono conveniente il<br />

costo dell’allacciamento (esempio tipico delle utenze nelle isole).<br />

Per le utenze connesse alla rete si utilizza come sistema <strong>di</strong> accumulo la rete principale. In questo<br />

caso si utilizzano contatori bi<strong>di</strong>rezionali. Senza lo scambio con la rete si dovrebbero utilizzare gli<br />

accumulatori <strong>di</strong> energia con conseguenti alti costi.<br />

Controllo <strong>di</strong> potenza<br />

Per regolare la tensione in uscita dalle celle fotovoltaiche occorre un sistema <strong>di</strong> controllo (BOS<br />

Balance Of System) che ne mantenga costanti i valori. Le funzioni svolte sono:<br />

⋅ Regolatore <strong>di</strong> cariche delle batterie preservando gli accumulatori da un eccesso <strong>di</strong> carica o<br />

scarica;


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

546<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

⋅<br />

Dispositivo <strong>di</strong> inseguimento del punto <strong>di</strong> massima potenza;<br />

Convertitore CC/CA o inverter nel caso si richieda la CA per l’utenza o questa sia connessa in<br />

rete;<br />

Dispositivo <strong>di</strong> controllo per adattare la tensione alla rete (filtraggio delle armoniche e<br />

rifasamento).<br />

Potenzialità del fotovoltaico<br />

La quantità <strong>di</strong> energia elettrica prodotta <strong>di</strong>pende:<br />

Dalla superficie dell’impianto<br />

Dalla posizione dei moduli (angolo rispetto all’orizzontale ed angolo <strong>di</strong> orientamento rispetto al<br />

Sud)<br />

Ra<strong>di</strong>azione solare incidente sul sito<br />

Efficienza dei moduli<br />

Efficienza del sistema <strong>di</strong> regolazione (BOS)<br />

Temperatura <strong>di</strong> funzionamento.<br />

Se si ipotizza che il modulo fotovoltaico presenti un’efficienza linearmente <strong>di</strong>pendente dalla<br />

temperatura si ha la relazione:<br />

( T T )<br />

η = η ⎡⎣<br />

1− β −<br />

R c R<br />

Ove η R è il prodotto dell’efficienza <strong>di</strong> riferimento della cella per il fattore <strong>di</strong> riempimento del<br />

modulo mentre TR è la temperatura <strong>di</strong> riferimento per l’efficienza precedente. β è il coefficiente <strong>di</strong><br />

efficienza <strong>di</strong> temperatura della cella.<br />

Un bilancio energetico del modulo fotovoltaico fornisce la potenza elettrica utile prodotta:<br />

E = AI τη = AI τα − AU T − T<br />

β<br />

β<br />

⎤⎦<br />

( )<br />

L c a<br />

Ove I β è l’intensità dell’energia solare incidente sul piano del modulo;<br />

UL è il coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione termica del modulo;<br />

τ la trasmissività solare della copertura protettiva;<br />

α il fattore <strong>di</strong> assorbimento della cella<br />

Tenendo conto che UL è almeno un or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezza maggiore del gruppo<br />

la seguente espressione approssimata per il ren<strong>di</strong>mento (sottostimata al 5%):<br />

⎧<br />

βτα Iβ<br />

⎫<br />

η = ηR ⎨−β<br />

( Ta −TR<br />

) − ⎬<br />

⎩<br />

U<br />

L ⎭<br />

si ottiene<br />

La me<strong>di</strong>a mensile dell’energia elettrica giornaliera prodotta dalla cella si ottiene integrando sul<br />

mese il valore istantaneo e <strong>di</strong>videndo per il numero N <strong>di</strong> giorni del mese:<br />

E 1<br />

=<br />

b<br />

N<br />

∫ Edt = AI βταη dt = A τ H η<br />

mese ∫ mese<br />

Dove è la me<strong>di</strong>a mensile della ra<strong>di</strong>azione solare giornaliera incidente sul piano del modulo, τ è<br />

il valore me<strong>di</strong>o mensile della trasmissività.<br />

Il valore me<strong>di</strong>o mensile dell’efficienza del modulo è dato da:


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

547<br />

η<br />

∫<br />

∫<br />

ηI dt η ⎡<br />

β<br />

⎤<br />

I dt b ( T T ) I dt I dt⎥<br />

⎦<br />

2<br />

mese<br />

β<br />

R<br />

= = ⎢<br />

mese mese<br />

a R<br />

NH<br />

∫ β<br />

− ∫ −<br />

β<br />

− τα<br />

U<br />

∫mese<br />

β<br />

I dt<br />

β<br />

L<br />

mese<br />

β ⎣<br />

Il <strong>primo</strong> integrale è la ra<strong>di</strong>azione solare mensile sulla superficie del modulo, il secondo integrale è<br />

la <strong>di</strong>fferenza fra la temperatura ambiente me<strong>di</strong>a mensile pesata con l’intensità della ra<strong>di</strong>azione T’a e la<br />

temperatura <strong>di</strong> riferimento mentre il terzo integrale va valutato in termini del prodotto me<strong>di</strong>o mensile<br />

trasmissività - assorbimento ed una variabile a<strong>di</strong>mensionale V definita come:<br />

2<br />

n ∫ I dt<br />

mese<br />

β<br />

V =<br />

2<br />

NH β<br />

Con n numero <strong>di</strong> ore o <strong>di</strong> secon<strong>di</strong> nel giorno.<br />

La variabile <strong>di</strong> riferimento viene espressa nella forma:<br />

2<br />

V = aX + bX + c<br />

Con i seguenti valori:<br />

Ove si hanno:<br />

X<br />

=<br />

R<br />

R<br />

'<br />

( ω<br />

s<br />

1,548 Kh ) + (( 1−1,548<br />

Kh ) ωs<br />

)<br />

a = K − K +<br />

2<br />

12,16<br />

h<br />

9,88<br />

h<br />

0,80<br />

n<br />

2<br />

1,90<br />

h<br />

9,79<br />

h<br />

10,15<br />

b = − K − K +<br />

2<br />

2,04Kh<br />

1, 23 0,58<br />

c = + −<br />

Con K<br />

h<br />

in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> trasparenza atmosferica e con il simbolismo già visto per il calcolo della<br />

ra<strong>di</strong>azione solare.<br />

19.4 CONTO ENERGIA<br />

A partire dal D.L. 387/2005 gli impianti fotovoltaici sono stati incentivati con contribuiti <strong>di</strong>retti<br />

per l’acquisto e l’installazione. Con il D.M. 19-02-2007 è stato mo<strong>di</strong>ficato il precedente metodo <strong>di</strong><br />

incentivazione introducendo il concetto <strong>di</strong> “conto energia”. Il nuovo decreto semplifica molto le<br />

procedure necessarie per l’attivazione del conto energia e in particolare occorre presentare una<br />

domanda per la richiesta <strong>di</strong> attivazione del conto energia entro 60 giorni dalla fine dei lavori <strong>di</strong><br />

installazione dell’impianto fotovoltaico.<br />

L’Utente potrà vendere l'energia prodotta al gestore elettrico nazionale, ricevendo<br />

perio<strong>di</strong>camente:<br />

⋅ per gli impianti da 1 a 3 kWp 120 una cifra <strong>di</strong> 0,40 € per ogni kWh prodotto per gli impianti su<br />

tetto piano o posti in giar<strong>di</strong>no, 0,44 € per gli impianti con i pannelli fotovoltaici fissati sulle<br />

tegole, 0,49 € per gli impianti solari con i pannelli inseriti al posto delle tegole (integrati<br />

architettonicamente ).<br />

⋅<br />

per gli impianti superiori a 3kWp sino a 20 kWp una cifra <strong>di</strong> 0,38 € per ogni kWh prodotto<br />

per gli impianti su tetto piano o posti in giar<strong>di</strong>no, 0,42 € per gli impianti con i pannelli<br />

fotovoltaici fissati sulle tegole, 0,46 € per gli impianti solari con i pannelli inseriti al posto delle<br />

tegole (integrati architettonicamente nelle falde dei soffitti degli e<strong>di</strong>fici.)<br />

120 Si in<strong>di</strong>ca con kWp la potenza elettrica <strong>di</strong> picco prodotta. Si ricor<strong>di</strong> che la potenza generata in un giorno ha un<br />

valore me<strong>di</strong>o pari a circa W m= kWP/1.42.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

548<br />

⋅<br />

per gli impianti superiori a 20kWp una cifra <strong>di</strong> 0,36 € per ogni kWh prodotto per gli impianti<br />

su tetto piano o posti in giar<strong>di</strong>no, 0,40 € per gli impianti con i pannelli fotovoltaici fissati sulle<br />

tegole, 0,44 € per gli impianti solari con i pannelli inseriti al posto delle tegole ( integrati<br />

architettonicamente ).<br />

Con questo nuovo contributo solare vengono in effetti premiati gli impianti piccoli sino a<br />

3000Wp come massimo e quelli integrati architettonicamente.viene premiato anche il<br />

risparmio energetico: le tariffe verranno incrementate fino ad un massimo del 30% se dopo aver<br />

installato l'impianto fotovoltaico si afronteranno lavori <strong>di</strong> ristrutturazione che portino anche ad un<br />

<strong>di</strong>mostrabile abbattimento del consumo energetico della propria abitazione.<br />

Per esempio se <strong>di</strong>mostrerò <strong>di</strong> risparmiare il 40 % <strong>di</strong> energia, allora il contributo verrà<br />

incrementato del 50 % <strong>di</strong> questo risparmio, cioè del 20%.<br />

In pratica grazie al conto energia potrò vendere l'energia prodotta ad un prezzo <strong>di</strong> circa due<br />

volte e mezzo il prezzo a cui poi il gestore stesso me la rivende per i miei scopi privati.<br />

In base al meccanismo sopra accennato è conveniente insyallare impianti <strong>di</strong>mensionati per il<br />

carico elettrico della propria abitazione perché l’eccesso risulta meno conveniente.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

549<br />

20 SIMBOLISMO PER IMPIANTI TECNICI<br />

Si riportano alcuni simboli utilizzati nei <strong>di</strong>segni per impianti tecnici.<br />

Figura 400: Simboli per Impianti Tecnici


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

550<br />

Figura 401: Simboli per Impianti Tecnici


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

551<br />

Figura 402: Simboli per Impianti Tecnici


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

552<br />

Figura 403: Simboli per Impianti Tecnici


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

553<br />

Figura 404: Simboli per Impianti Tecnici<br />

Figura 405: Simboli per Impianti Tecnici


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

554<br />

Figura 406: Simboli per Impianti Tecnici


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

555<br />

Figura 407: Simboli per Impianti Tecnici


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

556<br />

Figura 408: Simboli per Impianti Tecnici<br />

Figura 409: Simboli per Impianti Tecnici


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

557<br />

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125. FICHERA et alii., “Comparison of the Dynamical Behaviour of Rectangular Natural Circulation<br />

Loops”, Submitted to the Process Mechanical Engineering Journal.<br />

126. CAMMARATA, et alii., “Non-linear Analysis of a Rectangular Natural Circulation Loop”,<br />

Submitted to the International Communications in Heat and Mass Transfer.


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

562<br />

127. CAMMARATA et alii, A., “Linear and Non-linear Analyses of Unstable Combustion”,<br />

Submitted to the AIAA Journal of Propulsion and Power.<br />

128. CAMMARATA et alii., “Clustering of Chaotic Dynamics of a Lean Premixed Gas Turbine<br />

Combustor”, Submitted to the IEEE Journal on System Man and Cybernetic<br />

129. G. CAMMARATA et alii: “Optimization of a Liquefaction Plant Using Genetic Algorithms”<br />

Applied Energy, pp. 19-29, vol. 68(1), 2000.<br />

130. G. CAMMARATA et alii: “Numerical analysis of a symmetrically heated vertical channel with<br />

obstruction”, Heat and Mass Transfer, Volume 36, 6 (2000), pp 481-486.<br />

131. G. CAMMARATA et alii: Stabilità dei circuiti a circolazione naturale, UIT – Como, 2000<br />

132. G. CAMMARATA et alii: Numerical analysis of a symmetrically heated vertical channel with<br />

obstruction, Heat and Mass Transfer, Ed. Springer Verlag, 2000<br />

133. G. CAMMARATA et alii: Linear and Non Linear analyses of unstable combustion, 39 th<br />

Aerospace Science Meeting and Exhibition, 2000<br />

134. G. CAMMARATA et alii: Optimization of a liquefaction plant using genetic algorithms, Applied<br />

Energy, 2001, Ed. Elsevier<br />

135. G. CAMMARATA et alii: “Experimental Dynamics of a Natural Circulation Loop”, 5th World<br />

Conference on Experimental Heat Transfer, Fluid Dynamics and Thermodynamics Conference<br />

(ExHFT5), 24-28 September 2001 Thessalonica, Grecia.<br />

136. G. CAMMARATA et alii: “Strategie <strong>di</strong> Controllo <strong>di</strong> Circuiti a Circolazione Naturale” UIT 2001,<br />

25-27 Giugno 2001, Modena.<br />

137. G. CAMMARATA et alii: “Un Modello Differenziale per la Descrizione Dinamica dei Circuiti a<br />

Circolazione Naturale” ATI 2001, 10-14 Settembre 2001, Napoli.<br />

138. G. CAMMARATA et alii: “Convezione Naturale in Canali Verticali in Serie e con Ostruzioni”<br />

ATI 2001, 10-14 Settembre 2001, Napoli.<br />

139. G. CAMMARATA et alii: “Experimental Nonlinear Analisys of the Acoustic Field in a<br />

Combustion Chamber”, 17th ICA, 2-7 Settembre 2001, Roma<br />

140. G. CAMMARATA et alii: “Modelling Combustion Instability with a Neural Network”, 6th<br />

International Conference on Technologies and Combustion for a Clean Environment”, 9-12<br />

Luglio 2001, Porto, Portogallo<br />

141. G. CAMMARATA et Alii: “A neural model for natural convection control”, Procee<strong>di</strong>ngs of the 9<br />

th IEEE Me<strong>di</strong>terranean Control Conference, 2001<br />

142. G. CAMMARATA et alii: “Diffuse reflection coefficient in italian teathers”, JASA<br />

Communication, 2001<br />

143. G. CAMMARATA et alii: “Optimization of a liquefaction plant using genetic algorithms”,<br />

Applied Energy, 2001, Ed. Elsevier<br />

144. G. CAMMARATA et alii: “Nonlinear Analysis of a Rectangular Natural Circulation Loop”,<br />

International Communications in Heat and Mass Transfer, 2001<br />

145. G. CAMMARATA et alii: “Preliminary control strategy for a natural circulation loop”, UIT 2001<br />

146. G. CAMMARATA et Alii: “Acoustical pre<strong>di</strong>ction in some Italian theaters," ARLO 2, 2001<br />

147. G. CAMMARATA et alii: “Mappa <strong>di</strong> stabilità <strong>di</strong> circuiti a circolazione naturale rettangolari” ATI<br />

Pisa 2002<br />

148. G. CAMMARATA et alii: “The objective acoustic parameters of the "F. Cilea" theatre of Reggio<br />

Calabria”, ISMA 2002, Fondazione CINI VE<br />

149. G. CAMMARATA et alii: “Analisi <strong>di</strong> biforcazione della <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> un circuito a circolazione<br />

naturale al variare della gravità”, ATI Pisa 2002<br />

150. G. CAMMARATA et alii: “Identificazione neurale del rilascio termico in un processo <strong>di</strong><br />

combustione instabile”, ATI Pisa 2002<br />

151. G. CAMMARATA et alii: “Pre<strong>di</strong>zione neurale del campo acustico <strong>di</strong> combustione”, AIA 2002<br />

152. G. CAMMARATA et alii: “Experimental validation of a model-based controller for a rectangular<br />

natural circulation loop”, Halki<strong>di</strong>ki, Greece, April 22-24, 2002<br />

153. G. CAMMARATA et alii: Stability maps for rectangular circulation loops, ATI Napoli 2002<br />

154. G. CAMMARATA et alii: “ Neural pre<strong>di</strong>ction of combustion instabilities”, Applied Energy, 2002


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

563<br />

155. G. CAMMARATA: “ Termovalorizzazione dei rifiuti soli<strong>di</strong>, RS Milano, 2002<br />

156. G. CAMMARATA et alii “Applicazione della tecnica <strong>di</strong> controllo statistico <strong>di</strong> processo per la<br />

<strong>di</strong>agnostica delle instabilità termoacustiche <strong>di</strong> combustione”, ATI Padova 2003<br />

157. G. CAMMARATA et alii: “Ecotoxicological risk assessment of mercury-contaminated industrial<br />

<strong>di</strong>scharge”, CONISMA 2004<br />

158. G. CAMMARATA et alii: “Analisi delle Proprietà <strong>di</strong> un Modello per Circuiti a Circolazione<br />

Naturale Rettangolare, 59° Congresso Associazione Termotecnica Italiana (ATI 2004), Genova,<br />

15-17 Settembre 2004”<br />

159. G. CAMMARATA et Alii: “Transizioni <strong>di</strong> stabilità dei deflussi <strong>di</strong> convezione naturale in cavità<br />

anulari orizzontali <strong>di</strong>fferentemente riscaldate”, UIT Parma 20 giugno 2005<br />

160. G. CAMMARATA: “Energia nel momento attuale”, Accademia Gioenia, Catania 21 giugno 2005<br />

161. G. CAMMARATA: “Progetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinquinamento acustico in una zona pilota <strong>di</strong> Catania”, AIA<br />

Ragusa, 2 luglio 2005<br />

162. G. CAMMARATA et Alii: “Stabilità lineare tri<strong>di</strong>mensionale <strong>di</strong> deflussi <strong>di</strong> convezione naturale in<br />

cavità anulari orizzontali <strong>di</strong>fferentemente riscaldate”, ATI Roma , Settembre 2005.<br />

163. G. CAMMARATA et Alii: “Analisi termofluido<strong>di</strong>namica <strong>di</strong> un reattore flameless da 50 MW”,<br />

UIT 2006, Napoli.<br />

164. G. CAMMARATA et Alii: “Three <strong>di</strong>mensional numerical simulation of a low NOx industrial<br />

incinerator”, SET 2006, Vicenza


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

564<br />

⋅<br />

⋅<br />

INDICE GENERALE<br />

1 UNITÀ DI MISURA E SISTEMI DI UNITÀ DI MISURA 1<br />

1.1 CONVERSIONE DELLE UNITÀ DI MISURA PIÙ RICORRENTI 3<br />

1.2 COSTANTI FISICHE NOTEVOLI ED UNIVERSALI 4<br />

1.3 VALORI COMUNI DI ALCUNE PROPRIETÀ TERMOFISICHE DEI CORPI 4<br />

2 RICHIAMI DI TERMODINAMICA E TRASMISSIONE DEL CALORE 5<br />

2.1 IL SISTEMA TERMODINAMICO 5<br />

2.2 EQUAZIONE DELL'ENERGIA PER I SISTEMI APERTI 6<br />

2.2.1 GRANDEZZE SPECIFICHE 6<br />

2.2.2 FORME DI ENERGIA FONDAMENTALI 7<br />

2.2.3 EQUAZIONE DI BILANCIO PER UN SISTEMA APERTO 9<br />

2.3 EQUAZIONE DELL’ENERGIA PER I SISTEMI APERTI 10<br />

2.4 EQUAZIONE DELL'ENERGIA PER I SISTEMI CHIUSI 11<br />

2.5 EQUAZIONE DELL'ENERGIA PER I SISTEMI ISOLATI 12<br />

2.6 EQUAZIONE DELL'ENERGIA PER SISTEMI APERTI IN REGIME STAZIONARIO 13<br />

2.7 TRASMISSIONE DEL CALORE 14<br />

Conduzione Termica 14<br />

Convezione Termica 14<br />

Irraggiamento Termico 15<br />

2.7.1 CONDUZIONE IN UNA PARETE PIANA 15<br />

2.7.2 LA CONDUCIBILITÀ TERMICA 15<br />

2.7.3 PARETE PIANA 17<br />

2.7.4 CONDUZIONE DEL CALORE IN UNO STRATO CILINDRICO 18<br />

2.7.5 CONCETTO DI RESISTENZA TERMICA PER CONDUZIONE 19<br />

2.7.6 CONDUZIONE TERMICA NEI MATERIALI IN SERIE E IN PARALLELO 19<br />

2.8 CONVEZIONE TERMICA 20<br />

Convezione termica naturale 21<br />

Convezione forzata: 21<br />

2.8.1 RESISTENZA TERMICA PER CONVEZIONE 23<br />

2.8.2 TRASMITTANZA TERMICA 23<br />

2.8.3 CALCOLO DEL COEFFICIENTE DI CONVEZIONE TERMICA 25<br />

2.9 L’IRRAGGIAMENTO 26<br />

2.9.1 UNITÀ DI MISURA PER L’IRRAGGIAMENTO 27<br />

2.9.2 EMISSIONE MONOCROMATICA 27<br />

2.9.3 EMISSIONE GLOBALE 28<br />

2.9.4 INTENSITÀ DI EMISSIONE MONOCROMATICA 28<br />

2.9.5 INTENSITÀ DI EMISSIONE GLOBALE 28<br />

2.9.6 IL CORPO NERO 29<br />

2.9.7 EMISSIVITÀ SPECIFICA 30<br />

2.9.8 LEGGE DI KIRCHHOFF 32<br />

2.9.9 I CORPI NON GRIGI 33<br />

3 LA PROBLEMATICA DELL’IMPIANTISTICA TECNICA 34<br />

3.1 LE FASI PROGETTUALI DEGLI IMPIANTI TECNICI 39<br />

3.1.1.1 SPECIFICHE DI PROGETTO 39<br />

3.1.2 CALCOLO DEI CARICHI TERMICI 39


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

565<br />

3.1.3 SCELTA DELLA TIPOLOGIA IMPIANTISTICA 40<br />

3.1.4 DIMENSIONAMENTO DEI COMPONENTI DI IMPIANTO 41<br />

3.1.5 SCHEMATIZZAZIONE DELLA SOLUZIONE IMPIANTISTICA 42<br />

3.1.6 DIMENSIONAMENTO DELLE RETI DI DISTRIBUZIONE 43<br />

3.1.7 DISEGNO ESECUTIVO DEGLI IMPIANTI 43<br />

4 SOSTENIBILITÀ DEGLI EDIFICI 45<br />

4.1 RISCALDAMENTO NATURALE 47<br />

4.1.1 RAFFRESCAMENTO NATURALE 48<br />

4.1.2 VENTILAZIONE NATURALE 49<br />

Ventilazione da vento 50<br />

Ventilazione a lato singolo 50<br />

Ventilazione passante orizzontale 50<br />

Ventilazione da effetto camino 51<br />

Ventilazione combinata vento-effetto camino 51<br />

5 INTRODUZIONE ALLE PROBLEMATICHE DEL COMFORT 53<br />

5.1 COMFORT TERMICO 53<br />

5.2 COMFORT ACUSTICO 54<br />

5.3 COMFORT VISIVO 56<br />

6 CONDIZIONI AMBIENTALI DI BENESSERE 59<br />

6.1 RICHIAMI STORICI. 59<br />

6.2 BILANCIO ENERGETICO FRA UOMO ED AMBIENTE. 60<br />

6.2.1 PERDITE DI CALORE SENSIBILE ATTRAVERSO LA PELLE 61<br />

6.2.2 PERDITE EVAPORATIVE ATTRAVERSO LA PELLE 62<br />

6.2.3 PERDITE DI CALORE PER RESPIRAZIONE 63<br />

6.2.4 PERDITE TOTALI DI CALORE ATTRAVERSO LA PELLE 64<br />

6.3 EQUAZIONE DEL BENESSERE DI FANGER 64<br />

6.4 CONDIZIONI PER IL BENESSERE TERMICO. 67<br />

6.5 CONSIDERAZIONI SULLE CONDIZIONI DI BENESSERE AMBIENTALI. 68<br />

6.6 EQUAZIONE DI BILANCIO ENERGETICO IN REGIME TRANSITORIO 68<br />

6.7 LA REGOLAZIONE DELLA TEMPERATURA CORPOREA 70<br />

6.8 ABACHI E CURVE DEL BENESSERE DI FANGER 72<br />

6.9 IL NUOVO DIAGRAMMA ASHRAE DEL BENESSERE. 78<br />

6.10 PREVISIONE DELLE CONDIZIONI DI BENESSERE. 78<br />

6.10.1 INFLUENZA DELLA DISTRIBUZIONE DELL’ARIA 81<br />

6.11 BILANCIO DI ENERGIA IN TRANSITORIO A DUE ZONE 91<br />

6.12 CONDIZIONI DI BENESSERE IN AMBIENTI SPECIALI 92<br />

1.1. CONSEGUENZE DELLA LEGGE 10/91 SULLE CONDIZIONI DI BENESSERE. 94<br />

6.13 LEGISLAZIONE SUL BENESSERE AMBIENTALE 94<br />

7 QUALITA’ DELL’ARIA NEGLI AMBIENTI CONFINATI (IAQ) 96<br />

7.1 LE SOSTANZE INQUINANTI 96<br />

7.2 INDICATORI DELLA QUALITÀ DELL’ARIA 97<br />

7.2.1 CO 2 E BIOEFFLUENTI 97<br />

7.2.2 PRODOTTI DI COMBUSTIONE: SO X , NO X , CO 97<br />

7.2.3 COMPOSTI ORGANICI VOLATILI, VOC 97


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

566<br />

7.2.4 IL RADON 98<br />

7.2.5 CONTAMINATI BIOLOGICI 98<br />

7.3 IL CONTROLLO DELL’INQUINAMENTO INDOOR 98<br />

7.4 IL METODO DECIPOL 99<br />

7.4.1 CALCOLO DELLA PORTATA DI VENTILAZIONE 99<br />

7.4.2 CALCOLO DELLA PORTATA IN CONDIZIONI TIPICHE 100<br />

7.4.3 PORTATA DI ARIA ESTERNA PER LA DILUIZIONE DELLA CO 2 101<br />

7.4.4 IMPLICAZIONI ENERGETICHE DELLA VENTILAZIONE 101<br />

7.4.5 STANDARD ASHRAE 62/89 102<br />

7.4.6 NORMA UNI 10399 103<br />

7.4.7 VENTILAZIONE E PERCENTUALE DI INSODDISFATTI 104<br />

7.5 SICK BUILDING SYNDROME 104<br />

7.5.1 BUILDING RELATED ILLNESS 104<br />

7.6 NUOVO STANDARD ASHRAE 62/89 R 105<br />

7.7 PRESCRIZIONI NORMATIVE VIGENTI IN ITALIA 105<br />

7.8 LA STORIA DEL DECIPOL 107<br />

7.9 LE CORRELAZIONI SPERIMENTALI PPD - DECIPOL 108<br />

7.9.1 INQUINAMENTO CAUSATO DALLE PERSONE E DAI MATERIALI 110<br />

7.9.2 TECNICHE DI DIFFUSIONE DELL'ARIA ED EFFICIENZA DELLA VENTILAZIONE 111<br />

7.9.3 PORTATA DI VENTILAZIONE COL METODO DI FANGER 113<br />

7.9.4 ESEMPIO DI CALCOLO SECONDO IL METODO DI FANGER 114<br />

7.10 NOTE CRITICHE AL METODO DI FANGER 115<br />

8 ELEMENTI DI TERMOFISICA DELL’EDIFICIO 116<br />

8.1 COMPORTAMENTO IN REGIME STAZIONARIO DEGLI EDIFICI 116<br />

8.2 TRANITORIO TERMICO DEGLI EDIFICI 118<br />

8.3 PROPAGAZIONE DEL CALORE IN REGIME PERIODICO STABILIZZATO 118<br />

8.4 TRANSITORIO DI RISCALDAMENTO E RAFFREDDAMENTO DI UN CORPO 120<br />

8.5 COSTANTE DI TEMPO DELL’EDIFICIO 122<br />

8.6 PARAMETRI CHE INFLUENZANO IL CARICO TERMICO DEGLI EDIFICI 124<br />

8.6.1 LA TEMPERATURA ARIA-SOLE 124<br />

8.6.2 QUALITÀ TEMOFISICHE DELLE FINITURE SUPERFICIALI 125<br />

Colori chiari 126<br />

Parete ricoperta <strong>di</strong> materiale riflettente: alluminio o vernice <strong>di</strong> alluminio 126<br />

Parete ricoperta da metalli generici 127<br />

8.6.3 PARETI CON INTERCAPEDINE D’ARIA 127<br />

Intercape<strong>di</strong>ne d’aria con convezione interna 128<br />

Intercape<strong>di</strong>ne d’aria senza convezione termica 128<br />

8.6.4 PARETI OPACHE INTERNE 129<br />

8.6.5 EFFETTI DI MASSA DELLE PARETI INTERNE 129<br />

8.6.6 PARETI TRASPARENTI 130<br />

8.6.7 CARATTERISTICHE OTTICHE DEI VETRI 130<br />

8.7 EFFETTO SERRA NEGLI EDIFICI 130<br />

8.8 I SERRAMENTI ED INFISSI 131<br />

Isolamento termico degli infissi 132<br />

Isolamento acustico 133<br />

Permeabilità all’aria 134<br />

Tenuta all’acqua 135<br />

8.9 EFFETTI DELLA MASSA SUPERFICIALE 135<br />

8.10 CARATTERISTICHE TERMICHE DINAMICHE DELLE STRUTTURE 144<br />

Osservazioni sulle caratteristiche termiche <strong>di</strong>namiche 147<br />

Regime transitorio negli e<strong>di</strong>fici 147


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

567<br />

9 LA PROGETTAZIONE DEGLI IMPIANTI TECNICI EDILI 151<br />

9.1 PRINCIPALI RICHIAMI LEGISLATIVI: LEGGE 46/90, L. 10/91, DPR 224/88 151<br />

9.2 LA PROGETTAZIONE DI QUALITÀ 152<br />

Procedure Interne 152<br />

Procedure Esterne 152<br />

9.3 SCOPO DI UN IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE 152<br />

9.4 PRINCIPALI FASI PER LA REALIZZAZIONE E CONDUZIONE DGLI IMPIANTI 153<br />

9.5 CODIFICAZIONE DELLA TIPOLOGIA IMPIANTISTICA 153<br />

9.6 RICHIESTA DI UN PROGETTO 154<br />

9.6.1 RICHIESTA GENERICA DI PROGETTO – OFFERTA IMPIANTISTICO 154<br />

9.6.2 RICHIESTA IN BASE AD UN PROGETTO DI MASSIMA DEL COMMITTENTE 155<br />

9.6.3 RICHIESTA IN BASE AD UN PROGETTO ESECUTIVO DEL COMMITTENTE 155<br />

9.7 CONTENUTI DI UN PROGETTO -OFFERTA 155<br />

9.8 DATI DI PROGETTO PER UN IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE 156<br />

9.8.1 DATI GEOGRAFICI E TERMOIGROMETRICI ESTERNI 156<br />

9.8.2 COEFFICIENTI DI TRASMITTANZA TERMICA 157<br />

9.8.3 AFFOLLAMENTI NEGLI AMBIENTI 157<br />

9.8.4 ILLUMINAZIONE ED UTENZE ELETTRICHE 158<br />

9.8.5 GIORNO DI RIFERIMENTO NEL PROGETTO 158<br />

9.8.6 RIABILI INTERNE AI LOCALI CONDIZIONATE 158<br />

9.8.7 VALORI LIMITI NELLA PROGETTAZIONE 158<br />

9.8.8 RICAMBI D’ARIA 159<br />

9.8.9 MAGGIORAZIONI PER DISPERSIONI 159<br />

9.8.10 MAGGIORAZIONI PER INTERMITTENZA 159<br />

9.8.11 DATI PER IL DIMENSIONAMENTO DELLE APPARECCHIATURE PER LA<br />

CLIOMATIZZAZIONE/RISCALDAMENTO 159<br />

9.8.12 POTENZE IMPIEGATE ED ASSORBITE DALLE PRINCIPALI APPARECCHIATURE 159<br />

9.9 COLLAUDO DEGLI IMPIANTI TERMICI 160<br />

9.9.1 RIFERIMENTI NORMATIVI PER IL COLLAUDO 160<br />

9.9.2 CRITERI COSTRUTTIVI DEGLI IMPIANTI TERMICI 160<br />

9.9.3 PROCEDURE PER IL COLLAUDO 166<br />

9.10 ELABORATI TECNICO-ECONOMICI PER LA PROGETTAZIONE DEGLI IMPIANTI 167<br />

9.10.1 ANALISI DEI PREZZI UNITARI 168<br />

Prezziari Regionali o <strong>di</strong> Riferimento 170<br />

9.10.2 ELENCO DEI PREZZI UNITARI, EPU 173<br />

9.10.3 COMPUTO METRICO ESTIMATIVO, CME 174<br />

Costo Totale dell’Opera 175<br />

9.10.4 LISTA DEI MATERIALI 177<br />

9.10.5 ELENCO DESCRITTIVO DEI MATRIALI, EDM 178<br />

9.10.6 COMPUTO METRICO, CM 178<br />

9.11 ESEMPIO DI ELABORATI TECNICO CONTABILI DI UN PROGETTO 178<br />

9.11.1 MATERIALI ELEMENTARI 178<br />

9.11.2 ANALISI DEI PREZZI UNITARI 179<br />

9.11.3 ELENCO DEI PREZZI UNITARI 179<br />

9.11.4 COMPUTO METRICO ESTIMATIVO 180<br />

9.11.5 QUADRO ECONOMICO 181<br />

9.11.6 LISTA DEI MATERIALI 182<br />

9.11.7 ELENCO DESCRITTIVO DEI MATERIALI 182<br />

9.11.8 COMPUTO METRICO 182<br />

10 IMPIANTI DI RISCALDAMENTO 184<br />

10.1 LA LEGGE 10/91 SUL RISPARMIO ENERGETICO 184


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

568<br />

10.1.1 D.LGS 192/2005 185<br />

10.2 CRITERI GENERALI DI APPLICAZIONE DELLA L. 10/91 185<br />

10.3 FASE 1: CARICO TERMICO DI PICCO PER IL RISCALDAMENTO E VERIFICA DI ISOLAMENTO 186<br />

10.4 PONTI TERMICI 190<br />

10.5 SCAMBI TERMICI TRA EDIFICIO E TERRENO 194<br />

10.5.1 PAVIMENTI APPOGGIATI SUL TERRENO 196<br />

10.5.2 PAVIMENTI SU SPAZIO AERATO 196<br />

10.5.3 PIANO INTERRATO 198<br />

10.6 CARATTERIZZAZIONE DELLE ZONE CLIMATICHE 200<br />

10.7 CARATTERIZZAZIONE DELLE CAPACITÀ DISPERSIVE DEGLI EDIFICI 201<br />

10.7.1 FASE 2: CARATTERIZZAZIONE E VERIFICA ENERGETICA DEGLI EDIFICI 203<br />

10.8 FASE 2: LA VERIFICA ENERGETICA DELLA L. 10/91 205<br />

Calcolo dell’energia <strong>di</strong>spersa per trasmissione e ventilazione 206<br />

Calcolo degli apporti gratuiti 211<br />

Calcolo dell’energia utile 213<br />

Intermittenza dell’impianto <strong>di</strong> riscaldamento 213<br />

Fabbisogno utile mensile 214<br />

Ren<strong>di</strong>menti 215<br />

Ren<strong>di</strong>menti Utili del Generatore 216<br />

Energia termica fornita dal sistema <strong>di</strong> produzione 217<br />

Calcolo del FEN (Fabbisogno Energetico Normalizzato) 217<br />

10.9 OSSERVAZIONI SULL’APPLICAZIONE DELLA L.10/91 217<br />

10.9.1 CAUSE DEL SURRISCALDAMENTO DEGLI AMBIENTI 218<br />

10.9.2 ANALISI TERMICA DEL SURRISCALDAMENTO AMBIENTALE 218<br />

10.9.3 ANALISI DEI CARICHI IN TRANSITORIO PER L’EDIFICIO SENZA FILM PROTETTIVI 221<br />

Carico in transitorio termico per il mese <strong>di</strong> Gennaio 221<br />

Carico in transitorio termico per il mese <strong>di</strong> Giugno 223<br />

10.9.4 ANALISI DEI CARICHI IN TRANSITORIO PER L’EDIFICIO CON FILM PROTETTIVI 226<br />

Carico in transitorio termico per il mese <strong>di</strong> Gennaio 226<br />

Carico in transitorio termico per il mese <strong>di</strong> Giugno 228<br />

11 D.LGS 192/05 E D.LGS 311/06 PER LA CERTIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI<br />

EDIFICI 230<br />

11.1 DECRETO LEGISLATIVO N. 192 DEL 19 AGOSTO 2005. 230<br />

11.2 CONSIDERAZIONI SUL D.LGS 192/2005 E SUL D.LGS 311/06 236<br />

11.3 NORME TRANSITORIE 237<br />

11.3.1 SANZIONI PREVISTE 237<br />

11.3.2 NORME ABROGATE 237<br />

11.3.3 COSA SI DEVE FARE OGGI? 238<br />

11.3.4 NUOVO INDICATORE DI PRESTAZIONE ENERGETICA 238<br />

11.3.5 DISPOSITIVI DI REGOLAZIONE 240<br />

11.3.6 EDIFICI PUBBLICI 240<br />

11.4 I REQUISITI PRESCRITTIVI INTRODOTTI DAL D.LGS 192/05 241<br />

11.5 NUOVA RELAZIONE EX ART. 28 L. 10/91 242<br />

11.6 NORME TRANSITORIE 242<br />

11.6.1 PER EDIFICI NUOVI 243<br />

Esempio <strong>di</strong> Applicazione del D.Lgs 192/05 con il calcolo del FEP. 244<br />

11.6.2 PER RISTRUTTURAZIONE ED AMPLIAMENTO DEGLI EDIFICI 245<br />

11.6.3 PER NUOVI IMPIANTI TERMICI IN EDIFICI ESISTENTI 246<br />

Per nuova installazione o ristrutturazione <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> tutte le potenze 246<br />

Per nuova installazione o ristrutturazione <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> potenza superiore a 100 kW 246<br />

Per sostituzione dei generatori <strong>di</strong> calore 247<br />

11.7 LIMITI ARCHITETTONICI IMPOSTI DAL D.LGS 192/05 E 311/06 249


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

569<br />

Controlli della superfice vetrata 250<br />

Pre<strong>di</strong>sposizione della superfice <strong>di</strong> raccolta dell’energia solare 250<br />

11.8 METODOLOGIE DI CALCOLO 250<br />

11.9 CLAUSOLA DI CEDEVOLEZZA 251<br />

11.10 CERTIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI 252<br />

11.11 PREMIALITÀ DELLE PRESTAZIONI ENERGETICHE DEGLI EDIFICI 253<br />

12 CONTROLLO DELL’UMIDITÀ NEGLI EDIFICI 257<br />

12.1 PERMEABILITÀ AL VAPORE 257<br />

12.2 VERIFICA DELLA PORTATA MINIMA DI RINNOVO DELL’ARIA 258<br />

12.3 VERIFICA DELLA FORMAZIONE DI CONDENSA SUPERFICIALE 259<br />

12.3.1 LA TEMPERATURA SUPERFICIALE DELLA PARETE INTERNA, T SI . 260<br />

12.3.2 LA PRESSIONE DI SATURAZIONE IN CORRISPONDENZA ALLA TEMPERATURA T SI . 260<br />

12.3.3 PRESSIONE DI VAPORE MASSIMA INTERNA 261<br />

12.3.4 NUMERO DI RICAMBI ORARI DELL’ARIA DI VENTILAZIONE 261<br />

12.4 VERIFICA DELLA CONDENSAZIONE INTERSTIZIALE DELLE PARETI ESTERNE 261<br />

12.5 VERIFICA DI GLASER 262<br />

13 EDIFICI PASSIVI - ESEMPI DI ARCHITETTURA BIOCLIMATICA 268<br />

13.1 INFLUENZA DEL CLIMA 268<br />

13.1.1 INSEDIAMENTO INDIANO DI MESA VERDE IN COLORADO 269<br />

13.1.2 CITTÀ DI GHARDAIA, ALGERIA 271<br />

Le abitazioni e i materiali 271<br />

L’architettura vernacolare e il clima 272<br />

13.1.3 I SASSI DI MATERA 273<br />

13.1.4 I DAMMUSI DI PANTELLERIA 273<br />

13.1.5 LE TORRI IRANIANE 274<br />

13.2 NUOVA CLASSIFICAZIONE DEGLI EDIFICI PASSIVI 280<br />

13.2.1 CRITERI GUIDA PER LA PROGETTAZIONE DEGLI EDIFICI 281<br />

Orientamento dell’e<strong>di</strong>ficio 281<br />

Assenza <strong>di</strong> elementi ombreggianti 281<br />

Rapporto architettonico S/V 281<br />

Disposizione dei locali 281<br />

Isolamento termico 281<br />

Assenza <strong>di</strong> ponti termici 281<br />

Impermeabilità al vento 281<br />

Finestre speciali 281<br />

Schermatura solare 282<br />

13.2.2 GLI IMPIANTI TERMICI NEGLI EDIFICI PASSIVI 282<br />

Sistema <strong>di</strong> ventilazione 282<br />

Generatori <strong>di</strong> calore 282<br />

Produzione <strong>di</strong> acqua sanitaria 282<br />

Illuminazione artificiale 282<br />

13.3 LEGISLAZIONE EUROPEA SULL’EDILIZIA BIOCLIMATICA 282<br />

Legge: Risoluzione del Parlamento europeo sull'impiego <strong>di</strong> tecnologie costruttive<br />

bioclimatiche negli e<strong>di</strong>fici per abitazioni e servizi 282<br />

14 LE CARTE SOLARI – DIAGRAMMA ELIODIADROMICO 285<br />

14.1 CARTE ELIODIAFROMICHE 285


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

570<br />

14.2 UTILIZZO DEI DIAGRAMMI ELIODIADROMICI 296<br />

14.2.1 DETERMINAZIONE DELLE ORE DI SOLEGGIAMENTO DI UNA PARETE. 296<br />

14.3 TRACCIAMENTO DELLE OMBRE PORTATE 298<br />

14.3.1 CALCOLO DEL LA RADIAZIONE GLOBALE SULLE FACCIATE 301<br />

15 CONDIZIONAMENTO ESTIVO 304<br />

15.1 METODI DI CALCOLO E CONDIZIONI DI PROGETTO 304<br />

15.1.1 EFFETTO DELLA RADIAZIONE SOLARE 305<br />

15.2 CONDIZIONAMENTO ESTIVO 305<br />

15.3 CALCOLO DEI DISPERDIMENTI ATTRAVERSO LE PARETI 306<br />

Pareti con costante <strong>di</strong> tempo infinita 306<br />

Pareti con costante <strong>di</strong> tempo nulla 306<br />

Pareti con costante <strong>di</strong> tempo interme<strong>di</strong>a 307<br />

15.3.1 CALCOLO DEI DISPERDIMENTI ATTRAVERSO LE FINESTRE 310<br />

Trasmissione termica attraverso i vetri 310<br />

Ra<strong>di</strong>azione solare 311<br />

15.3.2 CARICHI TERMICI INTERNI 311<br />

15.3.3 CARICO SENSIBILE PER VENTILAZIONE E INFILTRAZIONI 313<br />

15.3.4 CALORE LATENTE 314<br />

15.3.5 CARICO TERMICO TOTALE DELL’EDIFICIO 315<br />

15.4 CENNI AL METODO DELLE FUNZIONI DI TRASFERIMENTO 316<br />

15.5 TIPOLOGIA DEGLI IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO 318<br />

15.6 RETTA AMBIENTE PER IL CONDIZIONAMENTO ESTIVO 318<br />

15.7 IMPIANTI A TUTA ARIA CON RICIRCOLO PARZIALE 321<br />

15.7.1 RICIRCOLO PARZIALE NEL CONDIZIONAMENTO INVERNALE 323<br />

15.8 CONDIZIONAMENTO INVERNALE A TUTTA ARIA 324<br />

15.8.1 POTENZIALITÀ DELLE BATTERIE DI SCAMBIO 326<br />

15.9 PROCESSO REALE DI RAFFREDDAMENTO E DEUMIDIFICAZIONE 326<br />

15.9.1 POTENZIALITÀ DELLE BATTERIE DI SCAMBIO NEI PROCESSI REALI 329<br />

Ciclo senza ricircolo 330<br />

Ciclo estivo senza ricircolo e postriscaldamento 330<br />

15.9.2 CICLO ESTIVO REALE CON RICIRCOLO 330<br />

15.9.3 POTENZIALITÀ DELLE BATTERIE DI SCAMBIO CON POSTRISCALDAMENTO 333<br />

Ciclo estivo con ricircolo 333<br />

Caso estivo con ricircolo e postriscaldamento 333<br />

15.10 ESEMPIO DI APPLICAZIONE 334<br />

Ciclo estivo con ricircolo ma senza postriscaldamento 334<br />

Ciclo estivo con ricircolo e postriscaldamento 336<br />

Con<strong>di</strong>zionamento invernale senza ricircolo 338<br />

Ciclo invernale con ricircolo 339<br />

15.11 IMPIANTI MULTIZONA 341<br />

15.12 IMPIANTI A DOPPIO CONDOTTO (DUAL CONDUIT) 341<br />

15.13 IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO AD ACQUA 343<br />

15.14 IMPIANTI MISTI AD ARIA PRIMARIA 343<br />

Regime estivo dei Fan Coil 344<br />

Regime invernale per i Fan Coil 345<br />

15.14.1 CARATTERISTICHE E PRESTAZIONE DEI FAN COIL 345<br />

Fan Coil con Aria Primaria 345<br />

Fan Coil senza Aria primaria 346<br />

Caratteristiche prestazionali 346<br />

Regolazione dei fan Coil 347<br />

Fan Coil canalizzati 348


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

571<br />

15.15 CONSIDERAZIONI PROGETTUALI PER GLI IMPIANTI MISTI 349<br />

15.15.1 UNITÀ DI TRATTAMENTO DELL’ARIA PRIMARIA 349<br />

Con<strong>di</strong>zioni estive 349<br />

Con<strong>di</strong>zioni invernali 351<br />

Regolazione negli impianti misti 353<br />

Tipologie <strong>di</strong> installazione delle UTA dell’aria primaria all’interno degli ambienti 355<br />

Pressurizzazione dell’e<strong>di</strong>ficio 358<br />

Controllo termico degli ambienti 358<br />

15.15.2 CRITERI DI PROGETTO PER GLI IMPIANTI MISTI 358<br />

15.15.3 CRITERI DI PROGETTO DEI VENTILCONVETTORI 359<br />

Scelta del ventilconvettore 359<br />

15.16 CONFRONTO FRA LE TIPOLOGIE IMPIANTISTICHE 360<br />

15.16.1 CARATTERISTICHE DEGLI IMPIANTI AD ARIA 360<br />

Vantaggi presentati 361<br />

Svantaggi presentati 361<br />

15.16.2 CARATTERISTICHE DEGLI IMPIANTI MISTI ARIA-ACQUA 361<br />

Vantaggi presentati 362<br />

Svantaggi presentati 362<br />

15.16.3 CARATTERISTICHE DEGLI IMPIANTI AD ACQUA ED AUTONOMI 363<br />

Vantaggi degli impianti ad acqua 363<br />

Svantaggi degli impianti ad acqua 363<br />

Vantaggi per gli impianti autonomi 364<br />

Svantaggi degli impianti autonomi 364<br />

16 COMPONENTI PRINCIPALI DI IMPIANTO 365<br />

16.1 TIPOLOGIA DI GENERATORI TERMICI 365<br />

16.1.1 GENERATORI A GASOLIO 365<br />

16.1.2 GENERATORI A GAS 370<br />

16.1.3 CANNE FUMARIE 372<br />

16.1.4 CENTRALI TERMICHE 373<br />

16.1.5 GENERATORI ELETTRICI 374<br />

16.2 TIPI DI FLUIDI TERMOVETTORI 378<br />

16.2.1 CIRCUITI AD ACQUA: POMPA DI CIRCOLAZIONE E CORPI SCALDANTI 378<br />

16.2.2 POMPA DI CIRCOLAZIONE 380<br />

16.2.3 CORPI SCALDANTI 381<br />

Ra<strong>di</strong>atori 381<br />

Pannelli Ra<strong>di</strong>anti 386<br />

Raffrescamento con pannelli ra<strong>di</strong>anti 390<br />

16.2.4 VASO DI ESPANSIONE 393<br />

Vasi <strong>di</strong> espansione aperti 394<br />

Vasi <strong>di</strong> espansione chiusi 394<br />

16.2.5 VALVOLA DI SICUREZZA 395<br />

16.2.6 VALVOLA DI SCARICO TERMICO 396<br />

16.3 FLUIDI DI LAVORO DIVERSI DALL’ACQUA 398<br />

16.3.1 L’ARIA COME FLUIDO DI LAVORO 398<br />

16.3.2 SISTEMI SPLIT 399<br />

16.3.3 FLUIDI FRIGORIGENI 402<br />

16.3.4 TIPI DI TERMINALI PER LA CESSIONE DELL’ENERGIA 402<br />

Termoconvettori 403<br />

Termoventilconvettori (fan coil) 403<br />

Bocchette e Diffusori 404<br />

Bocchette <strong>di</strong> aspirazione 407


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

572<br />

Griglie <strong>di</strong> ripresa 409<br />

Griglie <strong>di</strong> transito 410<br />

Serrande <strong>di</strong> regolazione 411<br />

Serrande <strong>di</strong> sovrapressione 413<br />

Griglie tagliafuoco e tagliafumo 415<br />

La compartimentazione degli e<strong>di</strong>fici 415<br />

Silenziatori 416<br />

Diffusori 417<br />

Diffusori elicoidali 422<br />

Unità <strong>di</strong> trattamento dell’aria 426<br />

Processo reale <strong>di</strong> raffreddamento e deumi<strong>di</strong>ficazione 429<br />

Si sceglie prima il BPF 430<br />

Si sceglie il punto <strong>di</strong> immissione I 430<br />

Metodologie <strong>di</strong> progetto per il caso estivo 430<br />

La retta ambiente non interseca la ϕ=100%: Caso A 431<br />

La retta ambiente non interseca la ϕ=100%: Caso B 431<br />

La retta ambiente interseca la ϕ=100%: il punto J cade a destra della retta ambiente 431<br />

La retta ambiente interseca la ϕ=100%: il punto J cade a sinistra della retta ambiente 431<br />

Criterio generalizzato <strong>di</strong> progetto: post riscaldamento a miscela 431<br />

potenzialità delle batterie <strong>di</strong> scambio nei processi reali 433<br />

Ciclo senza ricircolo 433<br />

Ciclo estivo senza ricircolo e postriscaldamento 433<br />

Ciclo estivo reale con ricircolo 434<br />

potenzialità delle batterie <strong>di</strong> scambio con postriscaldamento 435<br />

Ciclo estivo con ricircolo 435<br />

Caso estivo con ricircolo e postriscaldamento 435<br />

Esempio <strong>di</strong> applicazione 437<br />

Ciclo estivo con ricircolo ma senza postriscaldamento 437<br />

Ciclo invernale con ricircolo 442<br />

17 DIMENSIONAMENTO DELLE RETI PER L’ACQUA E L’ARIA 444<br />

17.1 CARATTERISTICHE TERMOFLUIDODINAMICHE 444<br />

17.1.1 CARATTERISTICHE ELASTO -TERMOMETRICHE 444<br />

17.1.2 CARATTERISTICHE FLUIDODINAMICHE 444<br />

17.2 REGIMI DI MOTO 446<br />

17.2.1 STRATI LIMITI DINAMICI 447<br />

17.3 LEGGI FONDAMENTALI DELLA FLUIDODINAMICA 448<br />

17.3.1 EQUAZIONE DELL’ENERGIA PER I SISTEMI APERTI STAZIONARI 448<br />

17.3.2 EQUAZIONE DI BERNOULLI PER I SISTEMI APERTI STAZIONARI 449<br />

17.4 LE PERDITE DI PRESSIONE PER ATTRITO 451<br />

17.4.1 PERDITE PER ATTRITO DISTRIBUITO 451<br />

17.4.2 PERDITE PER ATTRITO CONCENTRATO 454<br />

17.4.3 TEOREMA DI BORDA – CARNOT 456<br />

17.4.4 DIAMETRO EQUIVALENTE AI FINI DELLA PORTATA 457<br />

17.4.5 DIAMETRO EQUIVALENTE AI FINI DELLA PERDITA DI PRESSIONE 458<br />

17.5 DIMENSIONAMENTO DELLE RETI DI CONDOTTI 464<br />

17.5.1 COLLEGAMENTO IN SERIE DEI CONDOTTI 464<br />

17.5.2 COLLEGAMENTO IN PARALLELO DEI CONDOTTI 465<br />

17.6 DISPOSITIVI PER LA CIRCOLAZIONE DEI FLUIDI 467<br />

17.6.1 LE POMPE DI CIRCOLAZIONE 467<br />

17.6.2 LE SOFFIANTI 470


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

573<br />

17.6.3 COLLEGAMENTI DI POMPE IN PARALLELO E IN SERIE 472<br />

17.7 DIMENSIONAMENTO DEI CIRCUITI APERTI 473<br />

17.8 DIMENSIONAMENTO DEI CIRCUITI CHIUSI 479<br />

17.8.1 DIMENSIONAMENTO DI RETI TECNOLOGICHE PER ACQUA 480<br />

Criterio a velocità costante 482<br />

Metodo a per<strong>di</strong>ta specifica <strong>di</strong> pressione costante 484<br />

I collettori complanari 485<br />

17.8.2 DIMENSIONAMENTO DELLE RETI DI DISTRIBUZIONE DELL’ARIA 487<br />

Metodo a velocità costante per i canali d’aria 487<br />

Metodo a per<strong>di</strong>ta specifica costante per i canali d’aria 488<br />

Metodo a recupero <strong>di</strong> pressione 489<br />

17.9 USO DI PROGRAMMI DI CALCOLO 492<br />

Reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione in acciaio 492<br />

Reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione in Rame 494<br />

Relazione <strong>di</strong> Hazen Williams 494<br />

Verifiche <strong>di</strong> funzionalità 494<br />

Canali per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria 498<br />

Verifiche <strong>di</strong> funzionalità 499<br />

17.10 FOGLIO DI CALCOLO RETI DI DISTRIBUZIONE 499<br />

17.11 PUNTO DI LAVORO DI UNA POMPA DI CIRCOLAZIONE 499<br />

17.12 PUNTO DI LAVORO DI UNA SOFFIANTE 500<br />

17.13 BILANCIAMENTO DELLE PORTATE 502<br />

Metodo delle portate nominali 502<br />

Modalità operative del bilanciamento 503<br />

Bilanciamento con valvole <strong>di</strong> taratura 503<br />

Esempio <strong>di</strong> equilibratura delle reti 504<br />

18 IMPIANTI SOLARI TERMICI CON COLLETTORI PIANI 506<br />

18.1 ANALISI DEL FUNZIONAMENTO 506<br />

18.1.1 RELAZIONE DI HOTTEL WHILLIER BLISS 508<br />

18.1.2 EFFICIENZA DI RACCOLTA DELL’ENERGIA SOLARE 510<br />

18.2 RISCALDAMENTO SOLARE DELL’ACQUA SANITARIA 515<br />

18.3 CRITERI DI PROGETTO PER I SISTEMI LOCALIZZATI 520<br />

18.4 SISTEMI CENTRALIZZATI PER L’ACQUA CALDA SANITARIA 523<br />

18.4.1 CRITERI DI PROGETTO DI UN IMPIANTO CENTRALIZZATO 523<br />

18.4.2 METODO F - CHART 525<br />

Calcolo della ra<strong>di</strong>azione solare me<strong>di</strong>a 526<br />

Osservazioni sul metodo f-Chart 531<br />

18.5 SIMULAZIONE DEI CIRCUITI SOLARI CON L’ANNO TIPO 531<br />

19 SISTEMI FOTOVOLTAICI 533<br />

19.1 FISICA DI BASE DELLE CELLE FOTOVOLTAICHE 533<br />

19.2 DIMESIONAMENTO DELL’IMPIANTO FOTOVOLTAICO 545<br />

19.3 CRITERI DI DIMENSIONAMENTO DEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI 545<br />

Controllo <strong>di</strong> potenza 545<br />

Potenzialità del fotovoltaico 546<br />

19.4 CONTO ENERGIA 547<br />

20 SIMBOLISMO PER IMPIANTI TECNICI 549


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

574<br />

21 BIBLIOGRAFIA 557<br />

Testi fondamentali 557<br />

Pubblicazioni 557


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

575<br />

ELENCO DELLE FIGURE<br />

Figura 1: Rappresentazione <strong>di</strong> un sistema termo<strong>di</strong>namico 5<br />

Figura 2: Schematizzazione del lavoro termo<strong>di</strong>namico. 8<br />

Figura 3: Sistema Aperto – Con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> scambio 11<br />

Figura 4: Postulato <strong>di</strong> Fourier per la conduzione. 16<br />

Figura 5: Parete piana indefinita 18<br />

Figura 6: Trasmissione per conduzione in un manicotto cilindrico 19<br />

Figura 7: Modalità <strong>di</strong> trasmissione per conduzione in serie e in parallelo 20<br />

Figura 8: Schematizzazione della convezione termica fra parete e fluido 23<br />

Figura 9: Trasmissione del calore fra due flui<strong>di</strong> separati da una parete composta. 24<br />

Figura 10: Tipologia delle onde elettromagnetiche al variare della lunghezza d’onda 26<br />

Figura 11: Interazione delle onde elettromagnetiche con la materia 27<br />

Figura 12: Intensità <strong>di</strong> emissione monocromatica 28<br />

Figura 13: Curve <strong>di</strong> emissione <strong>di</strong> Planck per corpo nero a varie temperature. 31<br />

Figura 14: Tipologie <strong>di</strong> Emissioni ra<strong>di</strong>ative 32<br />

Figura 15: Andamento <strong>di</strong> ε per corpi neri, grigi e reali. 32<br />

Figura 16: Andamento dell’emissione monocromatica per corpi neri, grigi e reali. 33<br />

Figura 17: Esempio <strong>di</strong> struttura spaziale proposta come struttura antisismica terrestre 34<br />

Figura 18: Esempio <strong>di</strong> sopravvivenza al limite nello spazio ottenuta con ambiente artificiale 34<br />

Figura 19: Esempio <strong>di</strong> e<strong>di</strong>lizia in climi rigi<strong>di</strong> – Città <strong>di</strong> Tampere (Finlan<strong>di</strong>a) 35<br />

Figura 20: Stazione <strong>di</strong> ricerca polare 35<br />

Figura 21: Esempio <strong>di</strong> un data sheet per la selezione delle pompe <strong>di</strong> calore 42<br />

Figura 22: Esempio <strong>di</strong> schematizzazione <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribibuzione a collettori complanari 43<br />

Figura 23: Esempio <strong>di</strong> rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria <strong>di</strong>mensionata 44<br />

Figura 24: Esempio <strong>di</strong> rete a collettori complanari <strong>di</strong>mensionata 44<br />

Figura 25: Teatro del Palazzo <strong>di</strong> Cnosso, Creta: La forma è solo funzionale alla visione 55<br />

Figura 26: Tetro <strong>di</strong> Epidauro: La forma è funzionale all’Acustica del Teatro 55<br />

Figura 27: “Donna che cuce alla luce della lampada” (1828) <strong>di</strong> Georg Friedrich Kersting 56<br />

Figura 28: Nuovo <strong>di</strong>agramma del benessere <strong>di</strong> Fanger, KSU e Givoni 79<br />

Figura 29: Andamento della percentuale <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfatti al variare del voto me<strong>di</strong>o preve<strong>di</strong>bile 80<br />

Figura 30: Con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere (M/A D , I cl ) e della PPD al variare della velocità me<strong>di</strong>a dell’aria. 81<br />

Figura 31: Percentuale <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfatti in funzione della velocità dell’aria 82<br />

Figura 32: Variazione della temperatura e della velocità dell’aria con PI=15% 83<br />

Figura 33: Bilancio delle portate <strong>di</strong> massa 100<br />

Figura 34: Portata <strong>di</strong> aria esterna al variare dell’attività fisica e della % <strong>di</strong> CO 2 101<br />

Figura 35: Relazione fra PPD e portata <strong>di</strong> aria <strong>di</strong> ventilazione 104<br />

Figura 36: Il decipolmetro 107<br />

Figura 37: Correlazione sperimentale fra PPD e Portata d’aria <strong>di</strong> ventilazione 108<br />

Figura 38: Frontespizio del 1° articolo. <strong>di</strong> Fanger su olf e decipol 109<br />

Figura 39: PPD in funzione della qualità dell’aria in decipol 110<br />

Figura 40: Frontespizio del 2° articolo <strong>di</strong> Fanger 112<br />

Figura 41: Tipologie impiantistiche per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria 113<br />

Figura 42: Trasmissione del calore in uno strato seminfinito: risposta alla forzante esterna sinusoidale.<br />

119<br />

Figura 43: Andamento del transitorio <strong>di</strong> riscaldamento e/o <strong>di</strong> raffreddamento 121<br />

Figura 44: Influenza della forma architettonica (A/V) sui <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti 122<br />

Figura 45: Transitorio termico con <strong>di</strong>verse costanti <strong>di</strong> tempo 123<br />

Figura 46: Scambi termici <strong>di</strong> una parete esterna soleggiata. 125<br />

Figura 47: Andamento della temperatura aria-sole per a=0.2 e a=0.9 per un dato irraggiamento. 126<br />

Figura 48: Temperatura aria-sole per a=0.2 e a=0.9 ed esposizione Sud, Est ed Ovest. 127<br />

Figura 49: Schematizzazione <strong>di</strong> una parete con intercape<strong>di</strong>ne 128


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

576<br />

Figura 50: fattore <strong>di</strong> trasparenza dei vetri 131<br />

Figura 51: Classificazione acustica degli infissi 134<br />

Figura 52: Parete a doppio strato con isolante in tercape<strong>di</strong>ne 136<br />

Figura 53: Andamento delle temperature superficiali per la parete <strong>di</strong> Figura 52 esposta ad est 140<br />

Figura 54: Parete <strong>di</strong> Figura 52 ma esposta a sud 140<br />

Figura 55: Parete a doppio starto con intercape<strong>di</strong>ne ma senza isolante 141<br />

Figura 56: Risulati per parete <strong>di</strong> Figura 55 esposta a sud 141<br />

Figura 57: Parete con intercape<strong>di</strong>ne ed uno strato in calcare 142<br />

Figura 58: Risultati della simulazione stiva con parete <strong>di</strong> Figura 57 ersposta a sud. 142<br />

Figura 59: Parete con singolo strato <strong>di</strong> laterizio da 25 cm e inonaco d 2,5 cm ai due lati 142<br />

Figura 60: Risultati del transitorio della parete <strong>di</strong> Figura 59 esposta a sud 143<br />

Figura 61: Parete don calcare da 25 cm ed intonaci ai lati da 2,5 cm 143<br />

Figura 62: Risultati della simulazione per parete <strong>di</strong> Figura 61 esposta a sud 144<br />

Figura 63: Caratteristiche termiche <strong>di</strong>namiche per una parete multistrato 146<br />

Figura 64: Caratteristiche termiche <strong>di</strong>namiche per una parete monostrato 147<br />

Figura 65: Esempio <strong>di</strong> Analisi dei Prezzi 169<br />

Figura 66: Esempio <strong>di</strong> voci elementari in un listino 169<br />

Figura 67: Esempio <strong>di</strong> input dei dati delle voci singole 169<br />

Figura 68: Esempio del listino Mano d’Opera 170<br />

Figura 69: Parametri generali <strong>di</strong> calcolo per l’Analisi dei Prezzi Unitari 170<br />

Figura 70: Un elenco <strong>di</strong> listini regionali <strong>di</strong>sponibili 171<br />

Figura 71: Esempio <strong>di</strong> Analisi Prezzi <strong>di</strong> una voce complessa (in neretto) 171<br />

Figura 72: Esempio <strong>di</strong> listino Regionale Sicilia 172<br />

Figura 73: Elenco <strong>di</strong> alcune voci del Prezziario Regionale Siciliano 172<br />

Figura 74: Esempio <strong>di</strong> Elenco dei Prezzi Unitari 173<br />

Figura 75: Sud<strong>di</strong>visione in Categorie 174<br />

Figura 76: Esempio <strong>di</strong> scheda per il calcolo del Computo Metrico Estimativo 174<br />

Figura 77: Esempi <strong>di</strong> tabelle dati per varie tipologie <strong>di</strong> misurazioni 175<br />

Figura 78: Quadro finale del Computo Metrico estimativo 176<br />

Figura 79: Esempio <strong>di</strong> stampa <strong>di</strong> elenco <strong>di</strong> materiali elementari 178<br />

Figura 80: Esempio <strong>di</strong> stampa <strong>di</strong> Analisi dei Prezzi Unitari 179<br />

Figura 81: Esempio <strong>di</strong> stampe dell’Elenco dei Prezzi Unitari 179<br />

Figura 82: Esempio <strong>di</strong> stampa <strong>di</strong> Computo Metrico Estimativo 180<br />

Figura 83: Esempio <strong>di</strong> riepilogo della stampa per Categorie del Computo Metrico Estimativo 181<br />

Figura 84: Stampa del Quadro Economica finale del Progetto 181<br />

Figura 85: Esempio <strong>di</strong> Lista dei Materiali 182<br />

Figura 86: Esempio <strong>di</strong> Elenco Descrittivo dei Materiali 183<br />

Figura 87: Esempio <strong>di</strong> Computo Metrico non estimativo 183<br />

Figura 88: Schema <strong>di</strong> applicazione della L.10/91 184<br />

Figura 89: Trasmissione del calore con spazio aerato nel terreno 197<br />

Figura 90: Scambi termici con piano interrato. 199<br />

Figura 91: Zone del vento in Italia 209<br />

Figura 92: Schema semplificato proposto dalle UNI-10344 e 10348 210<br />

Figura 93: Schema semplificato proposto dalle UNI-10344 e 10348 210<br />

Figura 94: Vista <strong>di</strong> una facciata tutta vetrata dell’e<strong>di</strong>ficio 219<br />

Figura 95: Vista <strong>di</strong> una parete dell’e<strong>di</strong>ficio vetrato 220<br />

Figura 96: Andamento orario del carico termico nel mese <strong>di</strong> gennaio per e<strong>di</strong>ficio originale 221<br />

Figura 97: Andamento della ra<strong>di</strong>azione solare per il mese <strong>di</strong> gennaio per il sito <strong>di</strong> progetto 222<br />

Figura 98: Carico termico a gennaio per un ambiente <strong>di</strong> riferimento a 2° piano per l’e<strong>di</strong>ficio originale<br />

223<br />

Figura 99: Carico termico a gennaio per una seconda stanza a NW a 2° piano per l’e<strong>di</strong>ficio originale 223<br />

Figura 100: Carichi termici orari per il mese <strong>di</strong> giugno per l’e<strong>di</strong>ficio originale 224


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

577<br />

Figura 101: Andamento della ra<strong>di</strong>azione solare per il giorno 21 luglio a Mo<strong>di</strong>ca 224<br />

Figura 102: Carico termico orario per il 21 giugno in un ambiente <strong>di</strong> riferimento 2° piano e<strong>di</strong>ficio<br />

originale 225<br />

Figura 103: Carico termico orario per il 21 giugno in un ambiente a NW al 2° piano e<strong>di</strong>ficio originale<br />

225<br />

Figura 104: Carico orario del mese <strong>di</strong> gennaio per l’intero e<strong>di</strong>ficio protetto con film riflettente 226<br />

Figura 105: Carichi orari per un ambiente <strong>di</strong> riferimento a 2° piano per e<strong>di</strong>ficio protetto con film 227<br />

Figura 106: Carichi orari per un ambiente a NW al 2° piano per e<strong>di</strong>ficio protetto con film 227<br />

Figura 107: Carichi termici orari per il mese <strong>di</strong> giugno per l’e<strong>di</strong>ficio protetto con film riflettente 228<br />

Figura 108: Carichi orari in giugno in un ambiente <strong>di</strong> riferimento al 2° piano con e<strong>di</strong>ficio protetto con<br />

film 229<br />

Figura 109: Carichi in giugno orari per l’ambiente a NW a 2° piano con e<strong>di</strong>ficio con film riflettente 229<br />

Figura 110: Nuovi parametri del Dlgs 192/05 per e<strong>di</strong>fici E1 231<br />

Figura 111: : Nuovi parametri del Dlgs 192/05 per e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong>versi da E1 232<br />

Figura 112: Nuovi parametri del Dlgs 192/05 232<br />

Figura 113: Trasmittanze per le chiusure trasparenti 233<br />

Figura 114: Ren<strong>di</strong>mento me<strong>di</strong>o globale do impianto 233<br />

Figura 115: Casi <strong>di</strong> ponti termici con elementi fittizi 233<br />

Figura 116: Norme Tecniche <strong>di</strong> riferimento 234<br />

Figura 117: Nuovi dati nella relazione <strong>di</strong> calcolo del Dlgs 192/95 235<br />

Figura 118: Applicazione del D.Lgs 192/05 245<br />

Figura 119: Classificazione energetica degli e<strong>di</strong>fici 252<br />

Figura 120: Esempio <strong>di</strong> regolamentazione premiale per la certificazione energetica 253<br />

Figura 121: Scala <strong>di</strong> valutazione poer Casa Clima 254<br />

Figura 122: Miglior e<strong>di</strong>ficio Casa Clima per l’anno 2004 254<br />

Figura 123: Dipendenza dei fabbisogni energetici in funzione del rapporto S/V 255<br />

Figura 124: Selezione dei cassonetti per le finestre 255<br />

Figura 125: Impianto <strong>di</strong> recupero geotermico della ventilazione degli e<strong>di</strong>fici 256<br />

Figura 126: Esempio <strong>di</strong> schermi solari esterni 256<br />

Figura 127: Diagramma <strong>di</strong> Glaser per le pressioni parziali <strong>di</strong> vapore 264<br />

Figura 128: Diagramma <strong>di</strong> Glaser per il caso <strong>di</strong> formazione <strong>di</strong> condensa 265<br />

Figura 129: Calcolo trasmittanza e verifica Glaser <strong>di</strong> una parete in Poroton 265<br />

Figura 130: Calcolo trasmittanza <strong>di</strong> una parete a doppio strato e verifica Glaser 266<br />

Figura 131: Calcolo della trasmittanza <strong>di</strong> un soffitto esterno e verifica Glaser 266<br />

Figura 132: Verifica igrometrica <strong>di</strong> una parete esterna 267<br />

Figura 133: Inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> Mesa Verde in Colorado – Esterno e particolare del kiva. 269<br />

Figura 134 : Funzionamento invernale ed estivo per Mesa Verde 270<br />

Figura 135: Vista all’interno <strong>di</strong> Mesa Verde 270<br />

Figura 136: Città <strong>di</strong> Ghardaia in Algeria – Tessuto urbano 271<br />

Figura 137: Interno tipico delle abitazioni <strong>di</strong> Ghardaia 272<br />

Figura 138: I Dammusi <strong>di</strong> Pantelleria 273<br />

Figura 139: Schema <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> un Dammuso <strong>di</strong> Pantelleria 274<br />

Figura 140: Effetti del vento e mo<strong>di</strong>ficazioni apportate dagli e<strong>di</strong>fici 275<br />

Figura 141: Zone sopra e sotto vento 276<br />

Figura 142: Effetti <strong>di</strong> canalizzazione e Venturi provocati dagli e<strong>di</strong>fici 277<br />

Figura 143: Uso <strong>di</strong> schermi naturali per ripararsi dal vento (Giappone) 278<br />

Figura 144: Esempio <strong>di</strong> Torri Iraniane 278<br />

Figura 145: Schema <strong>di</strong> funzionamento delle Torri Iraniane 279<br />

Figura 146: Effetti delle Torri Iraniane 279<br />

Figura 147: Costruzione in<strong>di</strong>ana con specchi d’acqua. 280<br />

Figura 148: Diagramma solare per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 37 ° L.N. (Catania) 287<br />

Figura 149: Diagramma solare per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 38 ° L.N. (Palermo) 288


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

578<br />

Figura 150: Diagramma solare per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 39° L.N. (Cagliari) 289<br />

Figura 151: Diagramma solare per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 40 ° L.N. (Lecce) 290<br />

Figura 152: Diagramma solare per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 41 ° L.N. (Napoli) 291<br />

Figura 153: Diagramma solare per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 42 ° L.N. (Roma) 292<br />

Figura 154: Diagramma solare per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 43° L.N. (Perugia) 293<br />

Figura 155: Diagramma solare per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 44 ° L.N. (Bologna) 294<br />

Figura 156: Diagramma solare per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 45 ° L.N. (Milano) 295<br />

Figura 157: Diagramma solare per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 46 ° L.N. (U<strong>di</strong>ne) 296<br />

Figura 158: Andamento tipico estivo dell’irragiamento solare e della temperatura esterna 304<br />

Figura 159: Schematizzazione <strong>di</strong> un impianto a tutt’aria senza ricircolo 319<br />

Figura 160: Diagramma psicrometrico ASHRAE <strong>di</strong>stribuito dall’Associazione AICARR 321<br />

Figura 161: Percentuale <strong>di</strong> Insod<strong>di</strong>sfatti in funzione della portata <strong>di</strong> ricambio aria 322<br />

Figura 162: Trasformazioni ideali per il con<strong>di</strong>zionamento estivo 323<br />

Figura 163: Schematizzazione <strong>di</strong> un impianto a tutt’aria con ricircolo 324<br />

Figura 164: Trasformazioni ideali per il con<strong>di</strong>zionamento estivo con ricircolo 325<br />

Figura 165: Trasformazioni ideali per con<strong>di</strong>zionamento invernale senza ricircolo 325<br />

Figura 166: Centrale <strong>di</strong> Trattamento Aria con ricircolo 326<br />

Figura 167: Trasformazioni ideali per con<strong>di</strong>zionamento invernale con ricircolo 327<br />

Figura 168: Raffreddamento con deumi<strong>di</strong>ficazione reale 328<br />

Figura 169: Schema ideale del raffreddamento con deumi<strong>di</strong>ficazione 328<br />

Figura 170: Rappresentazione del ciclo estivo senza ricircolo 329<br />

Figura 171: Ciclo estivo con deumi<strong>di</strong>ficazione nel piano ASHRAE 329<br />

Figura 172: Ciclo estivo senza ricircolo con postriscaldamento 330<br />

Figura 173: Ciclo estivo senza ricircolo – ASHRAE 331<br />

Figura 174: Ciclo estivo senza ricircolo con postriscaldamento – ASHRAE 331<br />

Figura 175: Ciclo estivo con ricircolo 332<br />

Figura 176: Ciclo estivo con ricircolo e postriscaldamento 332<br />

Figura 177: Ciclo estivo con ricircolo – ASHRAE 333<br />

Figura 178: Ciclo estivo con ricircolo e postriscaldamento – ASHRAE 333<br />

Figura 179: Ciclo estivo con ricircolo nel piano <strong>di</strong> Mollier 334<br />

Figura 180: Ciclo estivo con ricircolo nel piano ASHRAE 335<br />

Figura 181: Ciclo estivo con ricircolo e postriscaldamento nel piano <strong>di</strong> Mollier 336<br />

Figura 182: Ciclo estivo con ricircolo e postriscaldamento nel piano ASHRAE 337<br />

Figura 183: Ciclo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento invernale senza ricircolo nel piano ASHRAE 339<br />

Figura 184: Ciclo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento invernale con ricircolo e parziale saturazione – ASHRAE 340<br />

Figura 185: Variazione del punto <strong>di</strong> immissione al variare della retta ambiente 341<br />

Figura 186: Schema <strong>di</strong> un impianto Dual Conduit 342<br />

Figura 187: Miscelazione dell’aria in un impianto a doppio canale 342<br />

Figura 188: Controllo dell’umi<strong>di</strong>tà interna con il Dual Conduit 343<br />

Figura 189: Schema <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> un fan coil in regime estivo 344<br />

Figura 190: Effetto del post riscaldamento dell’aria primaria 345<br />

Figura 191: Fan coil in regime invernale 345<br />

Figura 192: Fan Coil in regime invernale senza post riscaldamento 346<br />

Figura 193: Funzionamento dei fan coil con presa <strong>di</strong> aria esterna 346<br />

Figura 194: Sezione con particolari costruttivi <strong>di</strong> un moderno fan coil 347<br />

Figura 195: Prestazioni dei Fan Coil 348<br />

Figura 196: Dati <strong>di</strong>mensionali dei fan coil 348<br />

Figura 197: Trattamento aria primaria in con<strong>di</strong>zioni estive 349<br />

Figura 198: Calcoli termoigrometrico per l’aria primaria in con<strong>di</strong>zioni estive 350<br />

Figura 199: Rappresentazione <strong>di</strong> un impianto misto nel piano psicrometrico 350<br />

Figura 200: Trattamenti per l’aria primaria in con<strong>di</strong>zioni invernali 351<br />

Figura 201: Calcoli termoigrometrico per l’aria primaria in con<strong>di</strong>zioni invernali 352


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

579<br />

Figura 202: Schema <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> un impianto AP + FC invernale 352<br />

Figura 203: Carico termico della trasformazione MD 353<br />

Figura 204: Regolazione dei fan coil me<strong>di</strong>ante valvola a tre vie 353<br />

Figura 205: Regolazione estiva me<strong>di</strong>ante variazione della portata <strong>di</strong> FC 354<br />

Figura 206: Relazione estiva me<strong>di</strong>ante variazione delle con<strong>di</strong>zioni dell’aria primaria 354<br />

Figura 207: Regolazione invernale me<strong>di</strong>ante variazione della portata del fan coil 355<br />

Figura 208: Regolazione invernale me<strong>di</strong>ante variazione della temperatura dell’aria primaria 355<br />

Figura 209: Disposizione dei fan coil canalizzati 356<br />

Figura 210: Disposizione dei fan coil canalizzati 356<br />

Figura 211: Disposizione dei fan coil canalizzati 357<br />

Figura 212: Disposizione dei fan coil canalizzati 357<br />

Figura 213: Disposizione dei fan coil canalizzati 357<br />

Figura 214: Disposizione dei fan coil canalizzati 358<br />

Figura 215: Schema <strong>di</strong> una caldaia alimentata a gasolio per flui<strong>di</strong> <strong>di</strong>atermici 366<br />

Figura 216: Esempio <strong>di</strong> caldaia a mantello in acciaio 367<br />

Figura 217: Elementi <strong>di</strong> una caldaia in ghisa 368<br />

Figura 218: Caldaia Murale a gas – Configurazione Chiusa e Aperta 371<br />

Figura 219: Schema funzionale <strong>di</strong> una caldaia murale a gas 371<br />

Figura 220: Disposizione corrette <strong>di</strong> una canna fumaria 372<br />

Figura 221: Schema <strong>di</strong> una macchina frigorifera e/o <strong>di</strong> una pompa <strong>di</strong> calore 375<br />

Figura 222: Schema impiantistico <strong>di</strong> un ciclo frigorifero a vapori saturi 375<br />

Figura 223: Funzionamento estivo <strong>di</strong> un ciclo frigorifero reversibile 376<br />

Figura 224: Funzionamento invernale <strong>di</strong> un ciclo frigorifero reversibile 376<br />

Figura 225: Esempio <strong>di</strong> impianto a pompa <strong>di</strong> calore con <strong>di</strong>stribuzione ad aria 377<br />

Figura 226: Refrigeratore d’acqua con condensatore raffreddato ad aria 378<br />

Figura 227: Sezione schematica <strong>di</strong> un refrigeratore d’acqua raffreddato ad aria 379<br />

Figura 228: Schema <strong>di</strong> collegamento <strong>di</strong> un terminale 382<br />

Figura 229: Esempio <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> un ra<strong>di</strong>atore 384<br />

Figura 230: Valvola termostatica per ra<strong>di</strong>atore e valvola <strong>di</strong> sfogo aria 385<br />

Figura 231: dati caratteristici per ra<strong>di</strong>atori in alluminio 386<br />

Figura 232: Schema <strong>di</strong> posa dei pannelli ra<strong>di</strong>anti 386<br />

Figura 233: Schema tipo <strong>di</strong> montaggio <strong>di</strong> un pannello ra<strong>di</strong>ante 387<br />

Figura 234: Particolare <strong>di</strong> montaggio dei pannelli ra<strong>di</strong>anti 388<br />

Figura 235: Esempio <strong>di</strong> applicazione in civili abitazioni dei pannelli ra<strong>di</strong>anti 389<br />

Figura 236: esempio <strong>di</strong> applicazione dei pannelli ra<strong>di</strong>anti in una chiesa 390<br />

Figura 237: Esempio <strong>di</strong> utilizzo dei collettori complanari per pannelli ra<strong>di</strong>anti 390<br />

Figura 238: Schema misto per riscaldamento e raffrescamento a pannelli ra<strong>di</strong>anti 391<br />

Figura 239: Resa termica <strong>di</strong> un pavimento ra<strong>di</strong>ante con parquet per raffrescamento 391<br />

Figura 240: Resa termica <strong>di</strong> un pavimento con piastrelle ra<strong>di</strong>ante per raffrescamento 392<br />

Figura 241: Andamento della temperatura interna con raffrescamento a pannelli ra<strong>di</strong>anti 392<br />

Figura 242: Schema della centralina <strong>di</strong> regolazione per pannelli ra<strong>di</strong>anti 393<br />

Figura 243: Curve <strong>di</strong> regolazione per pavimenti ra<strong>di</strong>anti 393<br />

Figura 244: Vaso <strong>di</strong> espansione aperto 394<br />

Figura 245: Vaso <strong>di</strong> espansione chiuso a membrana 395<br />

Figura 246: Esempio <strong>di</strong> valvola <strong>di</strong> sicurezza 396<br />

Figura 247: Gruppo polivalente <strong>di</strong> sicurezza, sfiato aria e caricamento 397<br />

Figura 248: Vaso chiuso pressurizzato senza membrana 397<br />

Figura 249: Foto esempio <strong>di</strong> installazione del vaso chiuso e della valvola <strong>di</strong> sicurezza 398<br />

Figura 250: Spaccato <strong>di</strong> un moderno sistema split 400<br />

Figura 251: Impianto <strong>di</strong> climatizzazione tipo Split 400<br />

Figura 252: Schema <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> sistemi split in un e<strong>di</strong>ficio 401<br />

Figura 253: Sistema split con canalizzazione interna 402


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

580<br />

Figura 254: Schema costruttivo <strong>di</strong> un ventilconvettore 404<br />

Figura 255: Dati <strong>di</strong>mensionali delle bocchette rettangolari 405<br />

Figura 256: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> bocchette rettangolari 406<br />

Figura 257: Bocchette rettangolari ad alette regolabili 406<br />

Figura 258: Dati caratteristici delle bocchette rettangolari 407<br />

Figura 259: Dati <strong>di</strong>mensionali delle bocchette <strong>di</strong> ripresa 408<br />

Figura 260: Dati caratteristici delle bocchette <strong>di</strong> ripresa 408<br />

Figura 261: Dati caratteristici delle griglie <strong>di</strong> ripresa 409<br />

Figura 262: Dati caratteristici delle griglie <strong>di</strong> ripresa 409<br />

Figura 263: Dati <strong>di</strong>mensionali delle griglie <strong>di</strong> transito 410<br />

Figura 264: Dati caratteristici delle griglie <strong>di</strong> transito 410<br />

Figura 265: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> serrande <strong>di</strong> taratura 411<br />

Figura 266: Dati caratteristici delle serrande <strong>di</strong> taratura 411<br />

Figura 267: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> serrande <strong>di</strong> regolazione 412<br />

Figura 268: Dati caratteristici delle serrande <strong>di</strong> regolazione 413<br />

Figura 269: Dati <strong>di</strong>mensionali delle serrande <strong>di</strong> sovrapressione 414<br />

Figura 270: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> serrande <strong>di</strong> sovrapressione da canale 414<br />

Figura 271: Dati caratteristici delle serrande <strong>di</strong> sovrapressione 414<br />

Figura 272: Esempio <strong>di</strong> compartimentazione in un blocco operatorio 415<br />

Figura 273: Serranda tagliafuoco 416<br />

Figura 274: Serrande tagliafumo 416<br />

Figura 275: Silenziatore per canali d’aria 417<br />

Figura 276: Tipologie <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori 417<br />

Figura 277: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore a coni variabili 417<br />

Figura 278: Selezione del <strong>di</strong>ffusore con abaco integrato (caratteristiche rumorosità) 418<br />

Figura 279: Dati <strong>di</strong>mensionali per <strong>di</strong>ffusori quadrati 418<br />

Figura 280: Curve caratteristiche per <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata 419<br />

Figura 281: Caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata 420<br />

Figura 282: Caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata 421<br />

Figura 283: Caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata 422<br />

Figura 284: Funzionamento dei <strong>di</strong>ffusori elicoidali 423<br />

Figura 285: Dati geometrici <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori elicoidali 424<br />

Figura 286: Dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori elicoidali 425<br />

Figura 287: Esempio <strong>di</strong> termoconvettore 428<br />

Figura 288: Esempio <strong>di</strong> Centrale <strong>di</strong> Trattamento Aria (CTA) 428<br />

Figura 289: Layout <strong>di</strong> una UTA completa con recupero <strong>di</strong> calore 429<br />

Figura 290: Rappresentazione del ciclo estivo senza ricircolo 429<br />

Figura 291: Ciclo estivo con deumi<strong>di</strong>ficazione nel piano ASHRAE 430<br />

Figura 292: Ciclo estivo senza ricircolo con postriscaldamento 431<br />

Figura 293: Retta ambiente non interseca la curva <strong>di</strong> saturazione: caso A 432<br />

Figura 294: Retta ambiente non interseca la curva <strong>di</strong> saturazione: caso B 432<br />

Figura 295: Retta ambiente interseca la curva <strong>di</strong> saturazione: caso A 433<br />

Figura 296: Retta ambiente interseca la curva <strong>di</strong> saturazione: caso B 433<br />

Figura 297: Postriscaldamento a miscela 434<br />

Figura 298: Ciclo estivo senza ricircolo – ASHRAE 434<br />

Figura 299: Ciclo estivo senza ricircolo con postriscaldamento – ASHRAE 435<br />

Figura 300: Ciclo estivo con ricircolo 435<br />

Figura 301: Ciclo estivo con ricircolo e postriscaldamento 436<br />

Figura 302: Ciclo estivo con ricircolo – ASHRAE 436<br />

Figura 303: Ciclo estivo con ricircolo e postriscaldamento – ASHRAE 436<br />

Figura 304: Ciclo estivo con ricircolo nel piano <strong>di</strong> Mollier 437<br />

Figura 305: Ciclo estivo con ricircolo nel piano ASHRAE 438


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

581<br />

Figura 306: Ciclo estivo con ricircolo e postriscaldamento nel piano <strong>di</strong> Mollier 439<br />

Figura 307: Ciclo estivo con ricircolo e postriscaldamento nel piano ASHRAE 440<br />

Figura 308: Ciclo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento invernale senza ricircolo nel piano ASHRAE 441<br />

Figura 309: Ciclo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento invernale con ricircolo e parziale saturazione – ASHRAE 443<br />

Figura 310: Moto <strong>di</strong> Couette fra due piani paralleli 445<br />

Figura 311: Diagramma sforzo – scorrimento per i flui<strong>di</strong> 445<br />

Figura 312: Formazione dello strato limite <strong>di</strong>namico 447<br />

Figura 313: Lunghezza <strong>di</strong> imbocco nei condotti. 448<br />

Figura 314: Abaco <strong>di</strong> Moody 453<br />

Figura 315: Per<strong>di</strong>te localizzate per la raccorderia delle tubazioni 459<br />

Figura 316: Per<strong>di</strong>te localizzate per alcuni tipi <strong>di</strong> valvole per tubazioni 460<br />

Figura 317: Per<strong>di</strong>te localizzate in alcuni componenti <strong>di</strong> impianto 461<br />

Figura 318: Per<strong>di</strong>te localizzate per una curva a sezione rettangolare 462<br />

Figura 319: Per<strong>di</strong>te localizzate per una curva a sezione circolare 462<br />

Figura 320: Per<strong>di</strong>te localizzate per i raccor<strong>di</strong> dei canali d’aria 463<br />

Figura 321: per<strong>di</strong>te localizzate per variazione <strong>di</strong> sezione dei canali d’aria 464<br />

Figura 322: Collegamento in serie <strong>di</strong> condotti 465<br />

Figura 323: Collegamento in parallelo dei circuiti 467<br />

Figura 324: Esempio <strong>di</strong> circolatori per acqua fredda e/o calda in versione singola o gemellata 468<br />

Figura 325: Curve caratteristiche <strong>di</strong> una pompa <strong>di</strong> circolazione 468<br />

Figura 326: Curve caratteristiche al variare del numero <strong>di</strong> giri 469<br />

Figura 327: Diagramma a zone per le pompe <strong>di</strong> circolazione 470<br />

Figura 328: Curve caratteristiche reali <strong>di</strong> circolatori singoli e in parallelo 471<br />

Figura 329: Curve caratteristiche <strong>di</strong> una soffiante 472<br />

Figura 330: Ventilatore nel suo contenitore insonorizzato 472<br />

Figura 331: Collegamento <strong>di</strong> pompe in parallelo 473<br />

Figura 332: Collegamento <strong>di</strong> pompe in serie 473<br />

Figura 333: Abaco per la selezione dei <strong>di</strong>ametri equivalenti dei canali rettangolari 475<br />

Figura 334: Circuito aperto 476<br />

Figura 335: Per<strong>di</strong>te specifiche in tubi in acciaio con acqua a 80 °C 477<br />

Figura 336: Per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione in canali d’aria 478<br />

Figura 337: Circuiti aperti fra ambienti a <strong>di</strong>versa quota 479<br />

Figura 338: Circuito chiuso 479<br />

Figura 339: Rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione 480<br />

Figura 340: Esempio d’uso dell’abaco delle per<strong>di</strong>te specifiche con velocità costante imposta 484<br />

Figura 341: Distributore a collettore complanare 486<br />

Figura 342: Esempio <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua calda con collettore complanare 486<br />

Figura 343: Esempio <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> canali d’aria 488<br />

Figura 344: Abaco per il calcolo del recupero della pressione statica 491<br />

Figura 345: Canali d’aria per il recupero <strong>di</strong> pressione 492<br />

Figura 346: Schema <strong>di</strong> collegamento <strong>di</strong> un terminale 495<br />

Figura 347: Punto <strong>di</strong> lavoro per circuiti chiusi 499<br />

Figura 348: Esempio d’uso dell’abaco con il metodo della per<strong>di</strong>ta specifica costante 501<br />

Figura 349: Punto <strong>di</strong> lavoro per circuiti aperti 502<br />

Figura 350: Punto <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> una soffiante 502<br />

Figura 351: Foto <strong>di</strong> una valvola tarata per bilanciamento 504<br />

Figura 352: Curve <strong>di</strong> tarature per le valvole <strong>di</strong> regolazione delle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione 504<br />

Figura 353: Esempio <strong>di</strong> rete a ritorno <strong>di</strong>retto con equilibratura dei circuiti 505<br />

Figura 354: Cadute <strong>di</strong> pressione nei vari circuiti della rete a ritorno <strong>di</strong>retto 505<br />

Figura 355: Fattore <strong>di</strong> trasmissione <strong>di</strong> alcuni tipi <strong>di</strong> vetro 506<br />

Figura 356: Schema <strong>di</strong> un collettore solare piano 506<br />

Figura 357: Spaccato <strong>di</strong> un collettore solare piano 507


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

582<br />

Figura 358: Illustrazione schematica della <strong>di</strong>stribuzione dell’energia nei collettori solari piani 510<br />

Figura 359: Retta <strong>di</strong> efficienza per un collettore solare piano 511<br />

Figura 360: Esempio <strong>di</strong> cut-off con utilizzatore ad alta temperatura 512<br />

Figura 361: Esempio <strong>di</strong> cut-off con utilizzatore a bassa temperatura 513<br />

Figura 362: Esempio <strong>di</strong> cut-off con utilizzatore a bassa temperatura per docce 514<br />

Figura 363: Andamento del cut-off per circuito chiuso a bassa temperatura 514<br />

Figura 364: Andamento delle temperature per circuito aperto 515<br />

Figura 365: Tipologie <strong>di</strong> attacco dei tubi alla piastra captatrice 516<br />

Figura 366: Schema <strong>di</strong> un sistema locale per produzione <strong>di</strong> acqua calda sanitaria 516<br />

Figura 367: Collettore solare piano a tubi d’acqua 517<br />

Figura 368: Layout <strong>di</strong> un impianto solare domestico 518<br />

Figura 369: Vista <strong>di</strong> un boiler <strong>di</strong> accumulo per impianti solari 518<br />

Figura 370: Schema <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> un impianto solare domestico 519<br />

Figura 371: Boiler per sistemi localizzati con scambiatore del tipo tube and tube e a shell and tube 521<br />

Figura 372: Sezione <strong>di</strong> un accumulatore solare ad acqua calda 521<br />

Figura 373: Schema <strong>di</strong> un impianto centralizzato per la produzione dell’acqua calda 524<br />

Figura 374: Angoli fondamentali per l’irra<strong>di</strong>azione solare. 528<br />

Figura 375: Legge <strong>di</strong> Planck per l’emissione ra<strong>di</strong>ativa del corpo nero 533<br />

Figura 376: Distribuzione ra<strong>di</strong>ativa del corpo nero 533<br />

Figura 377: Distribuzione reale della ra<strong>di</strong>azione solare 534<br />

Figura 378: Distribuzione dello spettro <strong>di</strong> alcune sorgenti luminose 534<br />

Figura 379: Curve isora<strong>di</strong>ative per l’Italia 535<br />

Figura 380: La cella fotovoltaica 536<br />

Figura 381: Schema <strong>di</strong> funzionamento della cella fotovoltaica 536<br />

Figura 382: Curva caratteristica tensione – corrente per una cella solare 536<br />

Figura 383: Esempio <strong>di</strong> curve caratteristiche per una cella fotovoltaica 537<br />

Figura 384: Configurazione <strong>di</strong> rete in sistemi residenziali 537<br />

Figura 385: Componenti fondamentali <strong>di</strong> un sistema fotovoltaico 538<br />

Figura 386: Data Sheet <strong>di</strong> una cella fotovoltaica 538<br />

Figura 387: Caratteristiche tecniche e costruttive <strong>di</strong> un pannello fotovoltaico 539<br />

Figura 388: Modulo <strong>di</strong> celle fotovoltaiche 540<br />

Figura 389: Connessione circuitale dei moduli fotovoltaici 540<br />

Figura 390: Particolare dell’array <strong>di</strong> celle fotovoltaiche 540<br />

Figura 391: Tipologia <strong>di</strong> posa : a inseguimento, a cavalletto, su pali 541<br />

Figura 392: Tetto fotovoltaico - Esempio <strong>di</strong> installazione 541<br />

Figura 393: Problemi <strong>di</strong> installazione sui tetti 541<br />

Figura 394: Particolari <strong>di</strong> installazione sui tetti 542<br />

Figura 395: Installazione su facciate verticali 542<br />

Figura 396: Installazione su facciate inclinate 543<br />

Figura 397: Installazione <strong>di</strong> pannelli nell’isola <strong>di</strong> Vulcano – Potenza 80 kWep 544<br />

Figura 398: Impianti da 3.3 MWep <strong>di</strong> Campo Serre (Salerno) 544<br />

Figura 399: Installazioni particolari <strong>di</strong> pannelli fotovoltaici 545<br />

Figura 400: Simboli per Impianti Tecnici 549<br />

Figura 401: Simboli per Impianti Tecnici 550<br />

Figura 402: Simboli per Impianti Tecnici 551<br />

Figura 403: Simboli per Impianti Tecnici 552<br />

Figura 404: Simboli per Impianti Tecnici 553<br />

Figura 405: Simboli per Impianti Tecnici 553<br />

Figura 406: Simboli per Impianti Tecnici 554<br />

Figura 407: Simboli per Impianti Tecnici 555<br />

Figura 408: Simboli per Impianti Tecnici 556<br />

Figura 409: Simboli per Impianti Tecnici 556


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

583


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

584<br />

ELENCO DELLE TABELLE<br />

Tabella 1: Sistema Internazionale 2<br />

Tabella 2: Sistema Tecnico 2<br />

Tabella 3: Sistema Anglosassone 2<br />

Tabella 4: Conversione <strong>di</strong> alcune grandezze dei sistemi metrici - anglosassone 2<br />

Tabella 5: Unità <strong>di</strong> misura per la Forza 3<br />

Tabella 6: Unità <strong>di</strong> misura per la Pressione 3<br />

Tabella 7: Unità <strong>di</strong> misura per l’Energia 3<br />

Tabella 8: Unità <strong>di</strong> misura per la Potenza 3<br />

Tabella 9: Alcune costanti universali 4<br />

Tabella 10: Alcuni dati caratteristici dell’acqua 4<br />

Tabella 11: Alcuni dati caratteristici dell’aria 4<br />

Tabella 12: Relazioni fra le unità <strong>di</strong> misura 9<br />

Tabella 13: Conducibilità <strong>di</strong> alcuni materiali 17<br />

Tabella 14: Esigenze e Classi <strong>di</strong> requisiti per la sostenibilità 46<br />

Tabella 15: Esigenze e Classi <strong>di</strong> requisiti per la sostenibilità 47<br />

Tabella 16: Valori dell’attività metabolica 66<br />

Tabella 17: Resistenza del vestiario 67<br />

Tabella 18: Scala dei giu<strong>di</strong>zi del comfort termico 79<br />

Tabella 19: VMP - livello <strong>di</strong> attività: 58 W/m 2 (1 Met) - umi<strong>di</strong>tà relativa: 50% 85<br />

Tabella 20: VMP - Livello <strong>di</strong> attività: 81,2 W/m 2 (1,4 Met) - Umi<strong>di</strong>tà relativa: 50% 87<br />

Tabella 21- VMP - Livello <strong>di</strong> attività: 116 W/m 2 (2 Met) - Umi<strong>di</strong>tà relativa: 50% 89<br />

Tabella 22- VMP - Livello <strong>di</strong> attività: 174 W/m 2 (3 Met) - Umi<strong>di</strong>tà relativa: 50% 91<br />

Tabella 23: PMV in funzione della percentuale <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfatti 91<br />

Tabella 24: Scala <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio del comfort 92<br />

Tabella 25: Composizione dell’Aria Standard (a. St.) 100<br />

Tabella 26: Portate standard ASHARE 62/89 103<br />

Tabella 27: valori raccomandati dalla UNI-CTI 10399 104<br />

Tabella 28: Valori <strong>di</strong> portata d’aria nel nuovo ASHARE 62/89 105<br />

Tabella 29: Quadro della normativa italiana per la ventilazione 106<br />

Tabella 30: Valori delle portate secondo vari standard 107<br />

Tabella 31: Qualità dell’aria in funzione della PPD e dei decipol 110<br />

Tabella 32: Carico inquinante prodotto dalle persone 111<br />

Tabella 33: In<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> affollamento 111<br />

Tabella 34: Inquinamento prodotto da alcuni materiali in e<strong>di</strong>fici pubblici 111<br />

Tabella 35: Valori della qualità dell’aria esterna 114<br />

Tabella 36: Valori della resistenza termica per vari valori <strong>di</strong> intercape<strong>di</strong>ne 129<br />

Tabella 37: Zone Acustiche 133<br />

Tabella 38: Classe <strong>di</strong> prestazione acustica degli infissi 134<br />

Tabella 39: Classi <strong>di</strong> permeabilità all’aria degli infissi 134<br />

Tabella 40: Scelta del tipo <strong>di</strong> infisso in funzione della zona <strong>di</strong> vento 135<br />

Tabella 41: Classificazione della tenuta all’acqua degli infissi 135<br />

Tabella 42: Dati caratteristici per pareti semplici 137<br />

Tabella 43: Dati caratteristici per pareti doppie 138<br />

Tabella 44: Dati caratteristici per solai 139<br />

Tabella 45: Risultati del transitorio estivo della parete <strong>di</strong> Figura 52 139<br />

Tabella 46: Equazioni <strong>di</strong>fferenziali per un ambiente regolare in regime non stazionario 150<br />

Tabella 47: Co<strong>di</strong>ficazione degli Impianti secondo la UNI 10339 154<br />

Tabella 48: Funzioni svolte per tipologie <strong>di</strong> impianti 154<br />

Tabella 49: Maggiorazione delle <strong>di</strong>spersioni per orientamento 159<br />

Tabella 50: Costi me<strong>di</strong> degli impianti <strong>di</strong> climatizzazione per destinazione d’uso 176<br />

Tabella 51: Costo me<strong>di</strong>o degli impianti per tipologia impiantistica 176


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

585<br />

Tabella 52: carichi termici unitari 177<br />

Tabella 53: Maggiorazioni per orientamento 189<br />

Tabella 54: Numero <strong>di</strong> ricambi orari consigliato 189<br />

Tabella 55: Fattori correttivi f i 198<br />

Tabella 56: Definizione delle zone climatiche 200<br />

Tabella 57: Modulo semplificato <strong>di</strong> calcolo per i carichi termici 201<br />

Tabella 58: Cd massimi previsti dal DPR 412/93 202<br />

Tabella 59: Periodo convenzionale <strong>di</strong> riscaldamento 205<br />

Tabella 60: Classificazione degli e<strong>di</strong>fici 208<br />

Tabella 61: Valori me<strong>di</strong> degli apporti gratuiti 211<br />

Tabella 62: Fattori <strong>di</strong> correzione per i colori 212<br />

Tabella 63: Fattori <strong>di</strong> utilizzazione 212<br />

Tabella 64: Fattori <strong>di</strong> trasmissione per le tipologie <strong>di</strong> vetri 212<br />

Tabella 65: Masse efficaci per il calcolo della costante <strong>di</strong> tempo dell’e<strong>di</strong>ficio 214<br />

Tabella 66: ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> emissione 215<br />

Tabella 67: Ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> regolazione 215<br />

Tabella 68: Ren<strong>di</strong>menti utili dei generatori <strong>di</strong> calore 216<br />

Tabella 69: Ra<strong>di</strong>azione solare giornaliera (MJ/m²) nei vari mesi invernali a Mo<strong>di</strong>ca 222<br />

Tabella 70: Valori del EPi 238<br />

Tabella 71: Calcoli da effettuare per e<strong>di</strong>fici nuovi 244<br />

Tabella 72: Operazioni per e<strong>di</strong>fici ristrutturati e/o ampliati 245<br />

Tabella 73: Operazioni per e<strong>di</strong>fici ristrutturati o in manutenzione generale 246<br />

Tabella 74: Nuovi impianti <strong>di</strong> potenza maggiore <strong>di</strong> 100 kW 247<br />

Tabella 75: Sostituzione del generatore <strong>di</strong> calore 248<br />

Tabella 76: Coefficienti per il calcolo della pressione <strong>di</strong>fferenziale 259<br />

Tabella 77: Portata <strong>di</strong> ventilazione 261<br />

Tabella 78: Caratteristiche igrometriche dei materiali 262<br />

Tabella 79: Differenza <strong>di</strong> Temperatura equivalente per pareti verticali fra le ore 6 e 17 308<br />

Tabella 80: Differenza <strong>di</strong> Temperatura equivalente per pareti verticali fra le ore 18 e le 5 309<br />

Tabella 81: Differenza <strong>di</strong> Temperatura equivalente per pareti le coperture 310<br />

Tabella 82: Irraggiamenti massimi per alcune latitu<strong>di</strong>ni nord 312<br />

Tabella 83: fattori <strong>di</strong> accumulo per ra<strong>di</strong>azione solare – ore 6 – 17 313<br />

Tabella 84: Fattori <strong>di</strong> Accumulo per ra<strong>di</strong>azione solare – Ore 18 -5 314<br />

Tabella 85: Fattori <strong>di</strong> Accumulo per vetri schermati – Ore 6 -17 315<br />

Tabella 86: Fattori <strong>di</strong> Accumulo per vetri schermati – Ore 18 -5 316<br />

Tabella 87: Fattori <strong>di</strong> Accumulo per vari tipi <strong>di</strong> illuminazione 317<br />

Tabella 88 Portate raccomandate <strong>di</strong> aria esterna 322<br />

Tabella 89: Dati per il ciclo invernale 338<br />

Tabella 90: Dati relativi ai punti <strong>di</strong> trasformazione 339<br />

Tabella 91: Potenzialità termiche delle fasi <strong>di</strong> scambio termico 339<br />

Tabella 92: Dati <strong>di</strong> calcolo del ciclo invernale con ricircolo 340<br />

Tabella 93: Dati relativi ai punti del ciclo invernale con ricircolo 340<br />

Tabella 94: Dati caratteristici per una caldaia in acciaio 369<br />

Tabella 95: Dimensioni minime consigliate per le centrali termiche 373<br />

Tabella 96: Dati tecnici relativi ai refrigeratori d’acqua (e/o pompe <strong>di</strong> calore) 380<br />

Tabella 97: Dati <strong>di</strong> libreria <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>atori commerciali 383<br />

Tabella 98: Dati <strong>di</strong> libreria <strong>di</strong> fan coil commerciali 383<br />

Tabella 99: Esempio <strong>di</strong> dati per ra<strong>di</strong>atori commerciali 384<br />

Tabella 100: Dati <strong>di</strong>mensionali per <strong>di</strong>ffusori elicoidali 423<br />

Tabella 101: Dati caratteristici <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori elicoidali 426<br />

Tabella 102: Per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico per le bocchette <strong>di</strong> mandata 427<br />

Tabella 103: Dati per il ciclo invernale 441


IMPIANTI TECNICI – VOLUME 1°<br />

586<br />

Tabella 104: Dati relativi ai punti <strong>di</strong> trasformazione 442<br />

Tabella 105: Potenzialità termiche delle fasi <strong>di</strong> scambio termico 442<br />

Tabella 106: Dati <strong>di</strong> calcolo del ciclo invernale con ricircolo 442<br />

Tabella 107: Dati relativi ai punti del ciclo invernale con ricircolo 442<br />

Tabella 108: Valori termofisici per l’acqua 446<br />

Tabella 109: Valori me<strong>di</strong> del coefficiente <strong>di</strong> scabrezza relativa 454<br />

Tabella 110: Valori sperimentali del fattore <strong>di</strong> Darcy per alcune per<strong>di</strong>te localizzate 456<br />

Tabella 111: Valori del fattore <strong>di</strong> Darcy per la raccorderia e Valvolame 456<br />

Tabella 112: Diametri equivalenti per sezioni rettangolari 466<br />

Tabella 113: Calcolo delle portate nei singoli rami 481<br />

Tabella 114: Valori consigliati delle velocità dell’aria nei canali 487<br />

Tabella 115: Parametri termofisici per l’acqua 494<br />

Tabella 116: Dati <strong>di</strong> libreria <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>atori commerciali 496<br />

Tabella 117: Dati <strong>di</strong> libreria <strong>di</strong> fan coil commerciali 496<br />

Tabella 118: Esempio <strong>di</strong> dati per ra<strong>di</strong>atori commerciali 497<br />

Tabella 119: Esempio <strong>di</strong> calcolo delle reti ad acqua 500<br />

Tabella 120: Fattore <strong>di</strong> assorbimento al variare dl numero <strong>di</strong> lastre 509<br />

Tabella 121: Coefficienti globali <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta al variare del numero <strong>di</strong> vetri 510<br />

Tabella 122: Schema circuitale <strong>di</strong> un impianto solare con integrazione termica per riscaldamento 519<br />

Tabella 123: Dati tecnici <strong>di</strong> accumulatori ad acqua 522<br />

Tabella 124: Calcolo dei coefficienti <strong>di</strong> Hottel 531<br />

Tabella 125: Ra<strong>di</strong>azione mensile me<strong>di</strong>a in alcune località 535

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