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ARTISTI JUGOSLAVI

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Mentre attraverso il mondo delle piccole cose quotidiane, colte<br />

dalla tradizione della pittura popolare della Slovenia nel suo<br />

passato barocco e sparse nello spazio irreale, vanno affiorando,<br />

quale sottile e dolce mormorio, gli impulsi segreti dei sogni e<br />

dei desideri, le vicende di quotidiani incontri, di un pittore<br />

come Marko Sustarsic, 1927 -, altri artisti come Radomir<br />

Damjanovic -, proiettano in spazi immaginari « cittä » fantasticate,<br />

nelle quali convergono comuni segni assurgendo a<br />

significati insoliti di limiti nuovi dello spazio e del tempo.<br />

Alia famiglia dei sognatori appartengono preziosi e piccoli<br />

quadri a mo' di icone, porta socchiusa verso nebbie di visioni<br />

poetične capaci di innestare il passato nel presente (Svetozar<br />

Samurovic, 1928), in un susseguirsi di nostalgiche composizioni<br />

di volta in volta crudeli e tenere, in cui awertesi, nel<br />

ritmo di un discorso impregnato dagli impulsi di una infantile<br />

purezza, l'impossibilita di superare il ricordo di lontani e gravi<br />

dolori (Vladimir Velickovic, 1935).<br />

Al limite tra il surrealismo e l'arte associativa emergono gli<br />

accordi di uno strano dialogo nello spazio in cui affondano<br />

gli elementi della realtä, segnando il carattere effimero e<br />

fragile delle cose dalla cui crudeltä l'artista vorrebbe strappare<br />

istanti e pause di tenerezza (Gabriel Stupica, 1913).<br />

Alia cerchia delle tendenze associative appartiene un numero<br />

assai notevole di artisti jugoslavi. L'ispirazione, nella maggioranza<br />

dei casi, e suscitata nella loro fantasia dal ritmo della<br />

natura, sia essa motivo o pretesto: sia che l'artista interpreti il<br />

carattere di un determinato paesaggio con peculiare sistema<br />

dinamico di segni, nel cui ritmo viene ad intessersi il colore<br />

quale presenza del ricordo (Oton Gliha, 1914), o che,<br />

traendo deduzioni dalla sensazione della natura, egli sia in<br />

građo di dar vita ad un sistema di linee e di superfici colorate,<br />

capaci di serbare, nell'intimo della propria struttura, l'eco<br />

lontana di una allegoria ritmica del paesaggio (Stojan Celic,<br />

1925).<br />

La percezione della realtä non e sempre il punto di partenza<br />

dell'ispirazione: talvolta il processo si svolge in direzione<br />

opposta. Cosi, attraverso la vitalitä dei ritmi delle forme armo-

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