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PRODOTTI<br />

SPRESSA DELLE GIUDICARIE D.O.P.<br />

Uno dei più antichi formaggi di montagna, fregiato di recente <strong>del</strong>la<br />

D.O.P., la spressa è il frutto di un’arte casearia contad<strong>in</strong>a. È un formaggio<br />

sicuramente magro, perché il latte veniva smagrato il più possibile<br />

per ottenere il maggior quantitativo di burro. Al latte crudo <strong>del</strong> giorno<br />

precedente viene aggiunto quello <strong>del</strong>la munta <strong>del</strong> matt<strong>in</strong>o e messo<br />

<strong>in</strong> caldaia dove si aggiunge il latte<strong>in</strong>nesto naturale e il caglio bov<strong>in</strong>o.<br />

Il risultato è un formaggio a pasta semidura, la cui stagionatura<br />

m<strong>in</strong>ima è di 3 mesi, mangiato abbastanza giovane, dal sapore dolce<br />

che cambia e diventa più saporito con la stagionatura, con aromi tipici<br />

dei formaggi di montagna, che si sposa particolarmente bene con le<br />

specialità trent<strong>in</strong>e.<br />

CIUÌGA DEL BANALE<br />

Un salame unico <strong>in</strong> Italia che affonda le sue orig<strong>in</strong>i nella seconda metà<br />

<strong>del</strong>l’Ottocento, <strong>in</strong> un clima di povertà. Il salame nasceva allora dagli<br />

scarti <strong>del</strong>la carne di maiale e da rape cotte, tritate. Queste venivano<br />

coltivate dopo la trebbiatura <strong>del</strong> grano e maturavano <strong>in</strong> autunno.<br />

Ecco perché la ciuìga veniva tradizionalmente prodotta e affumicata<br />

all’<strong>in</strong>izio <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>verno. Da quel passato di austerità la ciuìga si è oggi<br />

riscattata egregiamente: prodotta ora con il 70% di carne su<strong>in</strong>a scelta<br />

e solo il 30% di rape. Consumata preferibilmente cotta, è stata riconosciuta<br />

come alimento da salvaguardare e annoverata fra i Presidi<br />

Slow Food.<br />

VINO SANTO TRENTINO D.O.C.<br />

Uva spargola, grappoli poco compatti vengono messi ad appassire su<br />

graticci, chiamati “Arele”, f<strong>in</strong>o alla Settimana Santa. Grazie all’”Ora”<br />

<strong>del</strong> Garda l’uva perde gran parte <strong>del</strong> suo peso, e viene poi aggredita<br />

dalla “Botrytis c<strong>in</strong>erea”, la muffa nobile, che accentua la disidratazione.<br />

Prodotto unicamente <strong>in</strong> Valle dei laghi, dopo la pigiatura rimane <strong>in</strong><br />

piccole botti di rovere per svariati anni, ed è pronto ad offrire emozioni<br />

uniche per diversi lustri. Il V<strong>in</strong>o Santo Trent<strong>in</strong>o D.O.C. che si ottiene ha<br />

un colore giallo, da dorato ad ambrato, un profumo <strong>in</strong>tenso, ampio<br />

e fragrante, con netti ricordi di frutta passita, confettura e un gusto<br />

rotondo, dolce e piacevole. Un v<strong>in</strong>o che ha saputo sopravvivere, affasc<strong>in</strong>are<br />

e conquistare per secoli e che ora è diventato anche Presidio<br />

Slow Food.<br />

OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA<br />

DEL GARDA TRENTINO<br />

Poco ma buono. Prodotto con olive raccolte a mano, l’antica produzione<br />

<strong>del</strong>l’olio di oliva ha come testimoni e protagonisti i terrazzamenti<br />

e i pendii ricoperti da numerose tipologie di olivo, Casaliva, Favarol,<br />

Raza, Rossanel, varietà autoctone che con altre più diffuse prosperano<br />

grazie al microclima <strong>del</strong> Benaco. Un angolo di Mediterraneo che per le<br />

peculiari caratteristiche climatiche produce un olio di gran pregio, dal<br />

color verde-oro, tra i maggiormente fruttati, dal profumo <strong>del</strong>icato con<br />

sentori di mandorla e un sapore dolce, fragrante, tra i meno acidi d’Italia.<br />

Protagonista <strong>del</strong>la cuc<strong>in</strong>a tradizionale <strong>del</strong>l’Alto Garda, da provare<br />

con la Carne Salada cruda o sul pesce di lago.<br />

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