Sanità animale - IZS della Lombardia e dell'Emilia Romagna
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Diagnosi basata sugli anticorpi<br />
La reazione dell’ospite alla tubercolosi è prevalentemente<br />
rappresentata dall’immunità cellulo-mediata,<br />
affiancata, con il progredire <strong>della</strong> malattia, dalla risposta<br />
anticorpale.<br />
Figura 1. Rappresentazione schematica dello spettro<br />
di risposte del sistema immunitario bovino ai vari test<br />
per TB (adattata da Vordermeier et al., 2004)<br />
La figura 1 rappresenta schematicamente l’evoluzione.<br />
Sulla destra del grafico vi sono gli animali con infezione<br />
avanzata e generalizzata, ma che non rispondono<br />
alla tubercolina a causa di una debole risposta<br />
dell’immunità cellulo-mediata. E’ stato speculato che<br />
questi animali “anergici” sono probabilmente malati<br />
e altamente infettanti e che potrebbero essere la causa<br />
di gravi e persistenti focolai. Un a certa proporzione<br />
di bovini “anergici” può essere rilevata con metodi<br />
sierologici (tipo ELISA). Questi test sono stati sviluppati<br />
nelle ultime due decadi per rilevare la tubercolosi<br />
bovina ed umana, ma generalmente soffrono di<br />
una bassa Se, quando paragonati allo skin test e al γ<br />
IFN, soprattutto quando applicati ad animali ai primi<br />
stadi d’infezione. L’inclusione d’antigeni di M. bovis<br />
più specifici (e.g. MPB70 e MPB83) ha aumentato la<br />
Sp, ma non la Se. Studi recenti hanno mostrato che<br />
la risposta anticorpale contro M. bovis è incrementata<br />
dallo skin test (risposta anamnestica). Questo incremento<br />
è direttamente proporzionale alla gravità <strong>della</strong><br />
malattia e alla sua generalizzazione.<br />
In sintesi, i test sierologici che rilevano gli anticorpi<br />
sono relativamente economici e semplici da fare, ma<br />
non offrono, al momento un’alternativa ai test basati<br />
sull’immunità cellulo-mediata.<br />
Essi possono essere considerati come test ancillari per<br />
lo skin e il γ IFN test in bovini negativi appartenenti<br />
ad allevamenti con infezione cronica confermata o in<br />
caso di focolaio.<br />
Altri test diagnostici complementari<br />
La coltura convenzionale rimane il gold standard per<br />
la rilevazione di M. bovis in campioni clinici come i<br />
tessuti, il muco nasale, il sangue. I metodi basati su<br />
L<br />
’OSSERVATORIO<br />
PCR offrono potenziali vantaggi di sensibilità, flessibilità<br />
e rapidità. Le metodiche PCR non hanno però<br />
fino ad ora mostrato d’essere superiori alla coltura di<br />
routine in termini di sensibilità e specificità. Le limitazioni<br />
probabilmente sono legate al basso numero di<br />
bacilli in campioni clinici, all’eliminazione intermittente,<br />
all’estrazione inefficiente del DNA dei micobatteri<br />
o alla presenza d’inibitori di PCR nei campioni.<br />
PCR rimane d’uso limitato nell’identificazione d’infezione<br />
con M. bovis nei campioni clinici, poiché<br />
richiede elevate quantità di bacilli. In breve, anche<br />
se le metodiche PCR beneficiano di una più precoce<br />
identificazione delle specie di micobatteri rispetto<br />
alla coltura, non è realistico considerale ancora una<br />
valida scelta agli strumenti impiegati per la diagnosi<br />
di routine di TB negli animali in vita.<br />
Infine, sono state investigate le potenzialità di sensori<br />
chimici nel diagnosticare l’infezione con M. bovis,<br />
che si basano sulla rilevazione ed analisi di composti<br />
organici volatili in campioni di siero da vitelli infetti,<br />
un approccio conosciuto come “naso elettronico”<br />
(“e-nose”). Nonostante risultati iniziali promettenti<br />
(8 vitelli infettati sperimentalmente discriminati correttamente<br />
da controlli non infetti tre settimane dopo<br />
l’infezione), sono necessari altri studi allargati per<br />
valicare scientificamente questa tecnologia.<br />
Sviluppi futuri<br />
L’uso d’antigeni o peptici sintetici specifici per M.<br />
bovis, in alternativa alla PPD bovina, sono ancora in<br />
corso di valutazione per lo sviluppo di un test intradermico<br />
più specifico.<br />
Le recenti acquisizioni sulle sequenze genomiche di<br />
M. tuberculosis, M. bovis e M. bovis BCG hanno permesso<br />
di eseguire analisi genomiche comparative per<br />
screening immunologici di potenziali antigeni. Diversi<br />
antigeni possono incrementare la sensibilità e<br />
la specificità del γ IFN quando usati in combinazione<br />
con ESAT-6 e CFP-10, anche se più antigeni vanno<br />
valutati per giungere alla sensibilità <strong>della</strong> tubercolina.<br />
L’uso d’antigeni ESAT-6 e CFP-10 nel test del γ<br />
IFN sono in grado di discriminare gli animali vaccinati<br />
da quelli infetti, ma vi è bisogno di estendere i la<br />
sperimentazione ad un più grande numero di bovini.<br />
In Gran Bretagna si sta acquisendo esperienza circa<br />
l’evidenza di differenze esistenti tra ceppi di M. bovis<br />
(spoligotipi) nella loro capacità di indurre una risposta<br />
cellulo-mediata dell’ospite. Questo fenomeno è già<br />
stato descritto per differenti genotipi di M. tuberculosis.<br />
Il riconoscimento di differenti cloni di M. bovis<br />
consentirà di paragonarli e di identificare differenze<br />
nella virulenza, trasmissibilità e immunogenicità.<br />
Se esiste tale variabilità, la sorveglianza costante dei<br />
tipi molecolari può essere necessaria al fine di mirare<br />
la diagnosi di TB e le misure di controllo concernenti<br />
i ceppi di M. bovis prevalenti a livello locale.<br />
15 Sanità <strong>animale</strong>