il consorziato - Consorzio Marina di San Nicola

INprimoPIANO
Terreno di via Venere, (ri)facciamo chiarezza
L’area, parte integrante con quella di via Mercurio del piano di lottizzazione originario ma poi sottoposta
a vincolo archeologico “provvisorio”, fu resa definitivamente edificabile nel 2002 da un apposito
decreto ministeriale. Ecco la complessa storia del progetto con la indicazione delle procedure seguite
dal Consorzio, per quanto di propria competenza, il cui benestare venne rilasciato dopo varie vicissitudini
e dopo che tutti gli altri enti preposti avevano già concesso le rispettive autorizzazioni di legge
Nonostante in questi
ultimi anni il Consorzio
ne abbia parlato
più volte, verbalmente
ma soprattutto per iscritto
con relazioni e articoli di
stampa, riteniamo opportuno
tornare sull’argomento
per fare ulteriore chiarezza
sulla vicenda, specie riguardo
le competenze e le responsabilità,
in quanto giungono
voci che vedrebbero ancora
una volta il Consorzio sul
banco degli imputati.
E a questo proposito, il Cda
ancora una volta invita i consorziati
a non dare credito
alle chiacchiere di chi non è
documentato, di chi non sa –
o fa finta di non sapere – e
diffonde notizie false.
Parliamo del complesso residenziale
che sta per sorgere
in via Venere, in prossimità
della zona archeologica del
comprensorio.
Com’è noto, l’intera zona a
ferro di cavallo compresa tra
via Venere, l’arenile e via
Mercurio (zona che ingloba
nella parte centrale i resti
della “Villa romana” attribuita
all’imperatore Pompeo
Magno) era parte integrante
del piano di lottizzazione originario,
a firma dell’arch.
Ruspoli e commissionato dai
proprietari-lottizzatori Principi
Odescalchi. Su tutto il
terreno – quindi su via Venere,
per circa 17.800 metri
quadrati, e su via Mercurio,
per circa 21.000 metri quadrati
– detto piano urbanistico
prevedeva la edificazione
di villini come in tutto il resto
del comprensorio (seconda
zona residenziale, indice di
fabbricabilità 0,6 mc/mq) .
Ma la Regione Lazio e il Ministero
dei Beni ambientali e architettonici,
quest’ultimo attraverso
la competente Soprintendenza,
pone il veto su
tutta l’area in questione, istituendo
un vincolo di inedificabilità,
stante la presenza –
in parte evidente e in parte
presumibile – di reperti antichi
di epoca romana. Tale vincolo,
tuttavia, ha carattere
provvisorio, in attesa che venga
verificata l’esatta estensione
e consistenza delle vestigia.
Un vincolo, cioè, che viene di
fatto confermato anno dopo
anno senza mai essere trasformato
in permanente.
Negli anni ‘80 la Soprintendenza
dà corso a una campagna
di scavi che conferma l’esistenza
di muri e di altre
preesistenze romane, facendo
anche emergere nuovi reperti.
Una fase di scavo e di verifica
che, nel giro di alcuni anni,
viene completata. Pur tuttavia
il vincolo archeologico e
paesaggistico su tutta quella
vasta area permane. O meglio,
più esattamente, tarda a
divenire definitivo.
In parole povere, la proprietà
è (e rimane) dei lottizzatori
Odescalchi, con tutti gli
oneri di legge conseguenti,
ma non è stabilito se, quanto
e quando vi si possa edificare.
Questo stato di fatto rimarrà
tale almeno fino a
quando non verrà apposto
un vincolo definitivo, totale o
parziale che sia.
La lottizzazione intanto cresce,
passano gli anni, i decenni,
e gradualmente si avvia al
completamento.
Al centro, sulla sinistra, il terreno di via Venere che sta per essere
edificato; sulla destra, il terreno di via Mercurio recentemente edificato
Nel frattempo gli Odescalchi
tentano più volte di ottenere,
con richieste alle varie autorità
competenti in materia, la
possibilità di edificare almeno
su una parte dei due terreni
in questione – una parte ovviamente
libera da resti archeologici,
come già verificato
dalla Soprintendenza – invitando
le autorità stesse a determinare
finalmente i confini
del vincolo permanente.
Una situazione di incertezza
che, alternandosi tra dinieghi
e approvazioni non unanimi,
dura fino all’anno 2001
allorché la Regione Lazio
scioglie ogni riserva, fatte
salve alcune prescrizioni tecniche,
e dà incarico alla Soprintendenza
di stabilire i
confini della zona da sottoporre
a vincolo definitivo.
Vincolo che viene sancito infine
con Decreto Ministeriale
n. 17228 dell’11 marzo 2002.
Decreto che stabilisce il vincolo
permanente su circa
l’81-82% dell’intera area e
sblocca, rendendolo edificabile,
il rimanente 18-19%. In
via Mercurio restano perciò
vincolati circa 17.160 metri
quadrati e resi edificabili
3.840 metri quadrati circa;
in via Venere, invece, il vincolo
riguarda circa 14.600
metri quadrati mentre l’edificazione
può avvenire sui
restanti 3.200 circa. Tant’è
che nel 2003 giunge notizia
che gli Odescalchi, per la sola
zona di via Mercurio, avevano
presentato al Comune una
“istanza di costruzione di alcuni
villini…”. Il Comune,
interpellato dal Consorzio
che non era stato ufficialmente
investito della questione,
afferma, tramite l’allora
sindaco e l’allora responsabile
tecnico, che “…Preme
sottolineare infine che le approfondite
indagini condotte
dalla Soprintendenza competente,
che hanno dato luogo
al vincolo così come delimitato,
dovrebbero garantire
l’assenza di interesse archeologico
dell’area libera”.
Nel 2006 pervengono al Consorzio
entrambi i progetti.
Quello di via Mercurio, 19
appartamenti, viene sospeso
dalla Commissione edilizia
consortile con richiesta di varie
modifiche. Modifiche che,
Lug/Set 2011
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