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I Mestieri dell'Adriatico pdf - Magnamare-Extra

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08-13 L'inchiesta 30-09-2008 18:25 Pagina 1


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NUMERO 10<br />

09<br />

I mestieri<br />

dell’Adriatico<br />

Viaggio tra i lavori sopravvissuti alla modernità<br />

L’inchiesta<br />

di Fabio Fiori<br />

foto di Tonino Mosconi<br />

Mille chilometri separano<br />

Muggia da Otranto.<br />

Oggi ai più sembrano<br />

pochi, ma è necessario<br />

ricordare che ci vogliono<br />

più di trenta giorni<br />

per percorrerli a piedi e almeno<br />

cinque di navigazione a vela, nella<br />

grazia dei venti.<br />

Per l'uomo contemporaneo, spazio<br />

e tempo sembrano aver perso la<br />

loro antica, biologica, relazione.<br />

Sempre più raramente le due dimensioni<br />

sono correlate con le<br />

naturali capacità umane, motorie e<br />

mentali. La velocità è diventata il<br />

valore supremo, non accorgendosi<br />

che contemporaneamente il viaggio<br />

si è ridotto a spostamento, il<br />

paeaggio, nella sua più ampia accezione,<br />

a sfondo indistinto. Ciò non<br />

significa rimpiangere i bei tempi andati,<br />

ma riflettere criticamente sulle<br />

necessità del vivere, capaci di distinguere<br />

i bisogni dal superfluo, i<br />

tempi del lavoro da quelli altrettanto<br />

importanti della persona, di saper<br />

apprezzare la lentezza nel percorrere<br />

a piedi un sentiero o a vela<br />

una rotta, consapevoli che il piacere<br />

del viaggio spesso non è strettamento<br />

legato alla meta, che i ricordi<br />

di cui ci nutriamo si costruiscono<br />

anche cammin facendo. Perché per<br />

fare esperienza del mondo è indispensabile<br />

fare tesoro contestualmente<br />

dello spazio e del tempo,<br />

come per riscoprire un'appartenenza<br />

è utile ridare dignità ai luoghi<br />

e alle stagioni.<br />

È ciò che abbiamo cercato di fare<br />

in questo racconto di paesaggi<br />

adriatici contemporanei. Del versante<br />

occidentale o per meglio dire<br />

di alcune delle sue tante facce; le<br />

meno conosciute, comunque indispensabili<br />

per avere una visione del<br />

tutto. Un racconto che, insieme ad<br />

altri, abbiamo composto negli anni<br />

percorrendo le rive e solcando le<br />

acque, cercando per un giorno o<br />

magari per settimane di ristabilire<br />

un equilibrio tra spazio e tempo.<br />

Perché rimanendo visceralmente<br />

umani, ineluttabilmente animali lenti,<br />

a volte addirittura pigri, per vedere<br />

e ascoltare, annusare e gustare,<br />

o per toccare quando necessario,<br />

bisogna andare piano. Il nostro<br />

è stato un lungo viaggio, alla ricerca<br />

dell'originale materialità dei mille<br />

chilometri che dividono l'Istria dal<br />

Salento.<br />

Il viaggio<br />

Una costa che, nell'immaginario<br />

geografico comune, è percepita<br />

come piatta e monotona, perché<br />

percorsa velocemente. Lungo le<br />

autostrade che collegano Trieste a<br />

Mestre, Rimini a Brindisi, assistiti da<br />

un navigatore satellitare o perché<br />

sempre più frequentemente la visione<br />

del mondo è delegata a tour<br />

operator, affiancati da promo fotovideo<br />

patinati e google-maps. Il<br />

consumo ha sostituito l'esperienza,<br />

viaggi e luoghi si sono ridotti a spostamenti<br />

e simulacri.<br />

Invece, quei mille chilometri si<br />

compongono di lagune e falesie,<br />

promontori e spiagge.A loro volta<br />

fatti di materia: acque, sabbie e rocce,<br />

differenti, come diversi a ben<br />

Dall’Istria al Salento: tra<br />

cambiamenti naturali e umani<br />

guardare sono i segni dell'uomo.<br />

Quelli antichi si sono mescolati ai<br />

nuovi, spesso trasformazioni violente<br />

hanno cancellato millenari<br />

paesaggi costieri. Ma la geografia e<br />

la meteorologia, l'orizzontale e il<br />

verticale, il freddo e il caldo, continuano<br />

a contraddistinguere gli ambienti.Anche<br />

quelli in cui più devastanti,<br />

nel bene e nel male, sono<br />

stati i cambiamenti.Trasformazioni<br />

di paesaggi naturali e umani, ambienti<br />

e mestieri, il tutto in continua<br />

evoluzione, sovrapposizione, mescolanza.<br />

nella pagina<br />

a fianco<br />

Golfo di Trieste:<br />

pesca con la<br />

“sacaleva”<br />

o lampara


08-13 L'inchiesta 30-09-2008 18:25 Pagina 3<br />

sopra<br />

Sacca di Goro:<br />

pesca delle vongole<br />

veraci con la rasca<br />

Perciò nel nostro lavoro cerchiamo<br />

anche di restituire un'immagine<br />

dei mestieri minori <strong>dell'Adriatico</strong>,<br />

delle mani che lavorano in<br />

mare o per le sue cose.<br />

I mestieri dell’Adriatico<br />

Ai confini dell'urbano, o in quell'ormai<br />

amplissimo periurbano, resistono<br />

o rifioriscono mestieri<br />

minori, nell'accezione quantitativa,<br />

non certo qualitativa. <strong>Mestieri</strong> che<br />

sono il frutto di alberi con radici<br />

antiche, magari di nuovo innestati.<br />

Così come in ecologia gli ambienti<br />

di confine hanno una grandissima<br />

importanza, perché ricchissimi in<br />

termini di biodiversità, probabilmente<br />

anche nell'umano, in situazioni<br />

analoghe, prosperano le differenze.<br />

Lungo i margini delle lagune<br />

friulane, venete e pugliesi, negli<br />

spazi residuali delle spiagge romagnole,<br />

marchigiane, abruzzesi e<br />

molisane, nelle cale istriane, giuliane,<br />

garganiche e salentine, non ci<br />

sono solo vacanzieri nel periodo<br />

estivo, ci sono anche uomini che<br />

lavorano in tutte le stagioni.<br />

Lì dove sbocciano l'erba medica<br />

delle spiagge, la silene colorata e<br />

l'erigio marino, la ginestra e il mirto,<br />

lì all'ombra di pinete secolari o<br />

di incolti arborei recenti altrettanto<br />

suggestivi, sopravvivono anche<br />

vecchi mestieri e, spesso inaspettatamente,<br />

ne fioriscono di nuovi, accomunati<br />

da una dimensione personale,<br />

al più famigliare. Il tutto,<br />

erbe, arbusti, alberi e lavori, di<br />

grande valore testimoniale e al


08-13 L'inchiesta 30-09-2008 18:26 Pagina 4<br />

contempo progettuale, sul versante<br />

ecologico ed economico.<br />

Tralasciando qui gli aspetti vegetazionali<br />

e occupandoci, in maniera<br />

spericolata, di economia e socialità,<br />

preme sottolineare che quelli fotografati<br />

sono mestieri di cui poco ci<br />

si occupa. Perché un'economia sia<br />

oggetto di studio è necessario che<br />

superi la soglia minima d'attenzione,<br />

che generi un volume sufficiente<br />

di denari. Queste immagini e<br />

queste parole sono invece un parziale<br />

resoconto di lavori minori, di<br />

mestieri insignificanti per le scienze<br />

economiche, ma al contrario d'immenso<br />

valore culturale e, non bisogna<br />

mai dimenticarlo, di sostentamento<br />

famigliare per chi li esercita.<br />

Lo sottolineo, un parziale resoconto,<br />

perché quando si descrive la<br />

biodiversità, anche quella antropologica,<br />

non si ha mai la pretesa di<br />

essere esaustivi, di non aver dimenticato<br />

nulla.<br />

Al contrario, queste pagine possono<br />

anche stimolare una ricerca expost,<br />

un inventario del non fotografato,<br />

del non raccontato, del<br />

non testimoniato. Di tutto ciò,<br />

insomma, che lontano dai riflettori<br />

dei media produce, in termini economici<br />

e sociali, di ricchezza e<br />

umanità. Perché credo che per<br />

“sopravvivere allo sviluppo”, parafrasando<br />

Serge Latouche, è necessario<br />

decolonizzare l'immaginario<br />

economico anche attraverso la<br />

pratica quotidiana, lavorativa e culturale,<br />

nella speranza che lungo le<br />

rive del mare possa fiorire se non<br />

sopra<br />

Trabocco di Punta<br />

Turchino (Molise);<br />

Venezie: laboratorio<br />

artigianale di<br />

Paolo Brandolisio<br />

costruttore di<br />

forcole e remi


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proprio una società alternativa, almeno<br />

una socialità altra.<br />

Mestiere deriva dal latino misterium,<br />

parola che riassume l'esercizio<br />

lavorativo, frutto d'esperienza<br />

e pratica, ma che evoca anche per<br />

assonanza fonetica il mistero, mysterium.<br />

Oggi che gli artigiani si sono fatti<br />

professionisti, il lavoro occupazione<br />

più o meno flessibile, il fare materiale<br />

effimera immaterialità, i mestieri<br />

come per incanto si sono risopra<br />

Otranto: pescatore<br />

intento a togliere il<br />

pesce dal tremaglio<br />

congiunti al mistero, a ciò che è<br />

segreto, che è dato conoscere solo<br />

agli iniziati.<br />

Un fatto che per essere compreso<br />

non può basarsi esclusivamente<br />

sull'intelligenza umana, un fenomeno<br />

non sempre spiegabile razionalmente.<br />

Come certi mestieri siano riusciti a<br />

sopravvivere alla modernizzazione<br />

del ventesimo secolo è, infatti,<br />

oggettivamente un mistero.<br />

<strong>Mestieri</strong> che agli occhi dei più si<br />

sono fatti misteriosi, quasi alchemici.<br />

Il mestiere è nella tradizione<br />

quel lavoro che richiede contestualmente<br />

abilità intellettuali e<br />

manuali, capacità di operare con<br />

l'ingegno e con le mani. Non c'è<br />

mestiere senza mani pazientemente<br />

addestrate, non c'è mestiere<br />

senza saperi altrettanto lentamente<br />

acquisiti.<br />

Quelli qui ritratti sono uomini<br />

contemporanei, che pescano e<br />

allevano, scolpiscono e tessono, lo<br />

fanno con gli strumenti di oggi, con<br />

la misura di ieri.


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Quella misura mediterranea, così<br />

bene descritta nella sua intramontabile<br />

attualità da Franco Cassano.<br />

Ed è proprio questo il cuore del<br />

nostro racconto o, più in generale,<br />

abbiamo la pretesa di affermare<br />

uno dei principali temi attorno a<br />

cui dovrebbe ruotare la riflessione<br />

sui rapporti uomo-mare.<br />

Istruiti, cresciuti, direi istigati, nel<br />

mito della crescita, gli uomini del<br />

Novecento hanno dimenticato<br />

che in natura la crescita infinita è<br />

patologica, tumorale. Al contrario,<br />

Il mestiere è<br />

nella tradizione<br />

quel lavoro<br />

che richiede<br />

abilità<br />

intellettuali<br />

e manuali<br />

ogni cosa in natura ha una precisa<br />

misura; ogni crescita ha un preciso<br />

limite, pena l'inevitabile collasso.<br />

Percorrendo le rive adriatiche, è il<br />

mare a ricordarci di non oltrepassare<br />

il limite, sono gli uomini occupati<br />

nelle piccole attività a insegnarci<br />

con il loro quotidiano lavoro<br />

che si può vivere nel rispetto<br />

del limite.<br />

Una parola questa da ripensare, da<br />

riconsiderare, magari stando ogni<br />

tanto silenziosamente a guardare il<br />

limes ultimo del mare.<br />

dall’alto in<br />

senso orario<br />

Costa chietina:<br />

Tommaso Veri,<br />

l’ultimo<br />

traboccante;<br />

Chioggia: selezione<br />

delle moleche;<br />

Comacchio:<br />

controllo del flusso<br />

delle acque<br />

in inverno

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