03.01.2015 Views

Documenti per la Salute 19 - Trentino Salute

Documenti per la Salute 19 - Trentino Salute

Documenti per la Salute 19 - Trentino Salute

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

<strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Salute</strong> <strong>19</strong>


Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


Nuova governance<br />

in una rete di comunicazione<br />

Atti 8 a Conferenza Nazionale<br />

degli Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Salute</strong><br />

Riva del Garda, 24-25 settembre 2004<br />

A CURA DI:<br />

PAOLO DE PIERI<br />

LORELLA MOLTENI<br />

AZIENDA PROVINCIALE PER I SERVIZI SANITARI<br />

EDIZIONI PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO<br />

ASSESSORATO ALLE POLITICHE PER LA SALUTE<br />

Trento 2004<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


© copyright Giunta del<strong>la</strong> Provincia Autonoma di Trento, 2004<br />

Col<strong>la</strong>na<br />

<strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Salute</strong> - <strong>19</strong><br />

Assessorato alle Politiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Salute</strong><br />

Servizio Innovazione e formazione <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute<br />

Via Gilli, 4 – 38100 Trento<br />

tel. 0461 494037, fax 0461 494073<br />

e-mail: sif.salute@provincia.tn.it<br />

www.trentinosalute.net<br />

Nuova governance in una rete di comunicazione<br />

Atti 8 a Conferenza Nazionale degli Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Salute</strong><br />

Riva del Garda, 24-25 settembre 2004<br />

A cura di: Paolo De Pieri, Lorel<strong>la</strong> Molterni<br />

Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari - Trento<br />

Coordinamento editoriale: Vittorio Curzel<br />

Conferenza nazionale degli ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute, 8.,<br />

Riva del Garda, 2004<br />

Nuova governance in una rete di comunicazione : atti 8° conferenza nazionale degli<br />

ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute : Riva del Garda, 24-25 settembre 2004 / a cura<br />

di: Paolo De Pieri, Lorel<strong>la</strong> Molteni. – Trento : Provincia autonoma di Trento. Assessorato<br />

alle politiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute, 2004. – 320 p. : 24 cm. - (<strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute ; <strong>19</strong>)<br />

ISBN: 88-7702-092-X<br />

1. Ospedali – Organizzazione – Congressi – Riva del Garda – 2004 2. Assistenza<br />

ospedaliera - – Congressi – Riva del Garda – 2004 I. Tit. II. De Pieri, Paolo III.<br />

Molteni, Lorel<strong>la</strong><br />

362.1106<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


Presentazione<br />

La sfida forse più importante dei processi di riforma sanitaria nazionale e<br />

provinciale che si sono susseguiti dal <strong>19</strong>78 ad oggi, quel<strong>la</strong> che delinea <strong>la</strong> forma,<br />

l’organizzazione e l’o<strong>per</strong>atività del Servizio sanitario nazionale e provinciale,<br />

ha riguardato e riguarda <strong>la</strong> “territorializzazione dei servizi”.<br />

Considerare e affermare nei servizi territoriali il punto cardine del sistema<br />

sanitario, significa da una parte costruire una rete che consente alle varie<br />

artico<strong>la</strong>zioni organizzative di o<strong>per</strong>are sinergicamente in un sistema unitario,<br />

dall’altra instaurare un nuovo e qualificante rapporto con i cittadini, <strong>per</strong> quanto<br />

concerne <strong>la</strong> loro principale dimensione vitale, quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> salute.<br />

È sempre più diffusa <strong>la</strong> certezza che <strong>la</strong> comunicazione sia un settore strategico<br />

del<strong>la</strong> Pubblica Amministrazione. Non soltanto <strong>per</strong> l’accresciuta consapevolezza<br />

dei cittadini che sempre più richiedono di essere adeguatamente informati<br />

e <strong>per</strong> l’emanazione di specifiche norme che cosiderano l’informazione<br />

come un diritto degli utenti e un dovere <strong>per</strong> gli Enti pubblici, ma anche <strong>per</strong><br />

il ruolo rilevante che <strong>la</strong> comunicazione può avere rispetto all’esigenza di<br />

razionalizzare l’azione pubblica, ridurne le inefficienze e migliorare i servizi.<br />

Ancor più evidente ci pare il fatto che <strong>la</strong> comunicazione sia un settore strategico<br />

nel campo delle politiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute e del<strong>la</strong> gestione dei servizi sanitari.<br />

Nell’ambito di un approccio globale ai problemi del<strong>la</strong> salute, comprendente<br />

non solo il momento terapeutico e riabilitativo, ma anche <strong>la</strong> promozione,<br />

l’educazione sanitaria e <strong>la</strong> prevenzione delle ma<strong>la</strong>ttie, un’efficace comunicazione<br />

migliora il rapporto fra i produttori e gli utenti del servizio, elevando il<br />

grado di consapevolezza, di partecipazione e di soddisfazione dei fruitori,<br />

contribuisce all’attività di prevenzione delle ma<strong>la</strong>ttie, influenzando positivamente<br />

gli stili di vita del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, coo<strong>per</strong>a a garantire l’equità di accesso<br />

e a migliorare l’efficacia e l’efficienza dei trattamenti attraverso una chiara,<br />

corretta e completa informazione circa i servizi offerti e <strong>la</strong> loro dislocazione<br />

sul territorio.<br />

Inoltre il buon funzionamento dei processi comunicativi inerni costituisce<br />

<strong>la</strong> condizione di base <strong>per</strong> lo sviluppo del Servizio Sanitario e <strong>per</strong> <strong>la</strong> razionalizzazione<br />

degli interventi, assicurando l’ottimale interazione fra le varie strutture,<br />

<strong>la</strong> condivisione di obiettivi e strategie e <strong>la</strong> complementarietà fra le azioni<br />

intraprese, nel<strong>la</strong> prospettiva di un approccio integrato e interdisciplinare ai<br />

singoli problemi e di un utile interscambio di competenze ed es<strong>per</strong>ienze professionali.<br />

La partico<strong>la</strong>re attenzione tradizionalmente rivolta dai cittadini e dagli organi<br />

di informazione ai temi del<strong>la</strong> salute e dell’assistenza sanitaria ci dice che il<br />

buon funzionamento di un servizio sanitario è spesso considerato il punto<br />

cruciale di un sistema territoriale. Attraverso <strong>la</strong> capacità di rispondere con efficacia<br />

ed efficienza al<strong>la</strong> domanda di salute del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione si misura capa­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


cità di una Amministrazione pubblica di promuovere un modello avanzato di<br />

società civile.<br />

Anche <strong>per</strong> questa ragione dobbiamo tenere costantemente al miglioramento<br />

e rivolgere un’attenzione continua ai problemi dell’evoluzione del Servizio<br />

Sanitario, includendovi <strong>la</strong> comunicazione come strumento di governance.<br />

L’Assessorato provinciale alle Politiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Salute</strong> considera dunque di<br />

grande interesse ed utilità l’ottava Conferenza nazionale del<strong>la</strong> Rete Italiana<br />

degli Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> (HPH) e volentieri contribuisce<br />

al<strong>la</strong> sua realizzazione, accogliendo <strong>la</strong> richiesta dell’Azienda Provinciale dei<br />

Servizi Sanitari di editarne gli atti, in una delle proprie col<strong>la</strong>ne.<br />

Con l’augurio di un buon <strong>la</strong>voro ai molti partecipanti che converranno a<br />

Riva del Garda e con <strong>la</strong> consapevolezza che le conoscenze e le riflessioni, le<br />

buone pratiche e i modelli interpretativi e organizzativi, le es<strong>per</strong>ienze e i valori<br />

che nell’incontro saranno comunicati e discussi, potranno contribuire a migliorare<br />

gli ospedali italiani e integrarli sempre più in una rete di o<strong>per</strong>atori e<br />

strutture, capace di produrre buona assistenza e buona salute.<br />

Remo Andreolli<br />

Assessore provinciale<br />

alle Politiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Salute</strong><br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


Indice<br />

13 Carlo Favaretti: Presentazione del<strong>la</strong> Conferenza<br />

Parte I: Sessioni Plenarie<br />

Cap 1 Nuova governance in una rete di comunicazione<br />

<strong>19</strong> 1.1. GARY COOK, Foundation Trusts and clinical governance: an<br />

opportunity for supporting health promotion within<br />

hospitals<br />

20 1.2. FRANCESCA ODELLA, Reti sociali: una metafora <strong>per</strong> <strong>la</strong> società<br />

complessa<br />

24 1.3. NICOLA ZANARDI, Reti fisiche e luoghi virtuali. La comunicazione<br />

trasparente<br />

25 1.4. OLIVER GRÖNE, New Governance in European Hospitals<br />

Cap. 2 Le es<strong>per</strong>ienze delle Reti regionali HPH in Italia<br />

27 2.1. SIMONE TASSO, Rete veneta HPH: principali attività 2003-2004<br />

29 2.2. PIERO ZAINA, Attività del<strong>la</strong> Rete HPH piemontese<br />

32 2.3. CARLO ALBERTO TERSALVI, L’es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> Rete lombarda<br />

HPH<br />

35 2.4. MARIELLA MARTINI, KYRIAKOULA PETROPULACOS, Il contributo<br />

del<strong>la</strong> Rete “Health Promoting Hospitals” alle politiche <strong>per</strong><br />

<strong>la</strong> salute del<strong>la</strong> Regione Emilia-Romagna<br />

36 2.5. FABRIZIO SIMONELLI, PAOLO MORELLO MARCHESE, MARIA JOSÉ CALDES<br />

PINILLA, KATALIN MAJER, Lo sviluppo del<strong>la</strong> Rete HPH Toscana<br />

38 2.6. ROBERTO PREDONZANI, RITA GAGNO, L’es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> Rete<br />

HPH ligure<br />

39 2.7. ENRICO NAVA, PAOLO DE PIERI, LORELLA MOLTENI, ROBERTO<br />

PANELATTI, Il contesto del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute e <strong>la</strong><br />

rete trentina HPH<br />

41 2.8. GIORGIO GALLI, La Rete HPH valdostana: dal progetto di<br />

salute al modello comunicativo<br />

43 2.9. CRISTINA AGUZZOLI, MARIA TERESA PADOVAN, ADRIANA MONZANI,<br />

DANILO SPAZZAPAN, CLAUDIO RIEPPI, DANIELE PITTIONI, GIANNI<br />

CAVALLINI, La Rete HPH in Friuli Venezia Giulia<br />

45 2.10. SARA DIAMARE, La Rete HPH del<strong>la</strong> Campania: difficoltà e prospettive<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


Cap. 3 Gli ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute nel contesto<br />

multiculturale<br />

47 3.1. ANTONIO CHIARENZA, Gli ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute<br />

nel contesto multiculturale: il progetto europeo Migrantfriendly<br />

hospitals ed altre iniziative del<strong>la</strong> Rete HPH<br />

48 3.2. ROSARIA AVISANI, Ospedale interculturale: dall’es<strong>per</strong>ienza alle<br />

Raccomandazioni<br />

51 3.3. MARIA CATERINA DE MARCO, MAURIZIA BORDIN, Ospedale e territorio<br />

interculturale. L’es<strong>per</strong>ienza del gruppo veneto<br />

Parte II: Sessioni parallele<br />

Cap. 4 Gli standard e le strategie del movimento HPH<br />

57 4.1. IRENA MISEVICIENE, Quality improvement of hospital care<br />

through self-assessment of standards and indicators for<br />

health promotion<br />

59 4.2. JÜRGEN M. PELIKAN, Strategies for Health Promoting Hospitals<br />

and their implementation<br />

Cap. 5 Informazione, ascolto, comunicazione<br />

61 5.1. FRANCESCA NOVACO, LAURA ALDROVANDI, VIOLA DAMEN, Rischio clinico:<br />

il vissuto di professionisti e cittadini<br />

63 5.2. LORENA FRANCHINI et al., S<strong>per</strong>imentazione gestionale verso un<br />

nuovo modello di governance: l’es<strong>per</strong>ienza del nuovo ospedale<br />

di Sassuolo<br />

65 5.3. ANNA ZAPPULLA, FABRIZIO SIMONELLI, CARLO BARBURINI, DOMENICA<br />

ARONNE, Il vissuto del ricovero ospedaliero nel<strong>la</strong> rie<strong>la</strong>borazione<br />

del bambino<br />

66 5.4. PAOLA GORETTI, MARCO BOSIO, ENRICO CRISTOFORI, ALBERTO ZOLI,<br />

PIETRO CALTAGIRONE, Carta dei servizi sanitari e sistema qualità<br />

secondo <strong>la</strong> Vision 2000<br />

68 5.5. ROSANNA CERRI, FRANCO RIPA, LIA DI MARCO, Le segna<strong>la</strong>zioni del<br />

cittadino: un modo di comunicare con l’azienda <strong>per</strong> un ospedale<br />

centrato sul<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona<br />

70 5.6. MARCELLA FILIERI, SERGIO ARDIS, ANTONELLA VINCENTI, GIUSEPPE<br />

REMEDI, La progettazione partecipata come metodologia di<br />

<strong>la</strong>voro <strong>per</strong> l’umanizzazione degli ospedali in Toscana<br />

Cap. 6 L’Ospedale senza barriere culturali<br />

73 6.1. PATRIZIA SIRONI, SIMONETTA BIANCHI, NABIHA ARIF, La comunicazione<br />

transculturale<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


74 6.2. GIOVANNA VITTORIA DALLARI, STEFANIA RICCI, Come l’ospedale<br />

interculturale promuove <strong>la</strong> salute dei cittadini stranieri immigrati<br />

a Bologna<br />

76 6.3. VALERIA MANICARDI, EZIO BOSI, ZANICHELLI PIETRO, BODECCHI<br />

SIMONA, “Diabete <strong>per</strong> capirsi”<br />

78 6.4. ALESSANDRA PEDONE, RINA TORRIOLI, LUCIO COLONNA, MONICA CA­<br />

LAMAI, Il progetto HPH “Intercultura” e l’integrazione nel<br />

territorio: l’es<strong>per</strong>ienza di Arezzo<br />

80 6.5. VALENTINO LEMBO, RAFFAELLA BIONDI, ROBERTA PRANDI, MARIA CRI­<br />

STINA CERATI, STEFANIA ZORZAN, Donne e minori di altri mondi<br />

e di altre frontiere<br />

83 6.6. SIMONETTA FERRETTI, La Mediazione culturale al Policlinico<br />

di Modena<br />

Cap. 7 L’ospedale senza dolore<br />

87 7.1. DONATELLA GIANNUNZIO, LEONARDO GALLI, ORNELLA BARDELLI,<br />

MARISA BONVINI, SIMONETTA BIANCHI, Diffusione progetto ospedale<br />

senza dolore dall’azienda ospedale al territorio<br />

88 7.2. SIMONA CAPRILLI, MARIANNA SCOLLO ABETI, CATERINA TEODORI,<br />

“Uso delle tecniche non farmacologiche in oncoematologia<br />

pediatrica: l’es<strong>per</strong>ienza del Servizio Terapia del Dolore dell’ospedale<br />

Meyer<br />

89 7.3. FERDINANDO CADREGARI, ROBERTO BELLINI, GIANPIERO PATRUCCO,<br />

FRANCESCO RICAGNI, Progetto ospedale senza dolore – ASL<br />

21. Valutazione dei primi risultati<br />

91 7.4. ANDREA VENEZIANI, ANTONIO MOLISSO, LUISA GAROFOLINI, BRUNELLA<br />

LIBRANDI, La formazione degli o<strong>per</strong>atori nel progetto ospedale<br />

senza dolore<br />

94 7.5. MARIA GRAZIA ALLEGRETTI, MICHELINA MONTEROSSO, GIOVANNI<br />

MARIA GUARRERA, PAOLO ROMITI, DINO PEDROTTI, BENEDETTO<br />

PARODI, BIANCA BORTOLAMEOTTI, FRANCA DALLAPÈ, CRISTINA<br />

PONTALTI, ELISABETTA FONZI, ENRICO BALDANTONI, Indagine conoscitiva<br />

sull’utilizzo di farmaci analgesici nelle strutture<br />

ospedaliere dell’Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari<br />

del<strong>la</strong> provincia autonoma di Trento<br />

96 7.6. SIMONE TASSO, MARCO VISENTIN, RENATA FERRARI, LEONARDO<br />

TRENTIN, Il progetto “Ospedale e territorio contro il dolore”<br />

del<strong>la</strong> rete veneta HPH<br />

Cap. 8 L’ospedale senza fumo<br />

101 8.1. SIMONE TASSO, Il progetto anti-tabagismo nelle reti HPH<br />

italiane attraverso l’utilizzo del questionario ENSH<br />

102 8.2. MARINA BONFANTI, LUIGI MACCHI, VITTORIO CARCERI, Grado di<br />

aderenza agli standard europei <strong>per</strong> il controllo del fumo<br />

delle Aziende Sanitarie del<strong>la</strong> Lombardia<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


105 8.3. GIORGIO GALLI, Verso un ospedale libero dal fumo<br />

107 8.4. SARA DIAMARE, RENATO MONTELLA, ALFREDO SAVARESE, ANGELO<br />

MONTEMARANO, “ASL NA1 Libera dal fumo”: un progetto di<br />

rete “Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute” HPH<br />

Cap. 9 L’empowerment dei pazienti, del <strong>per</strong>sonale e del<strong>la</strong> comunità<br />

111 9.1. ROSARIA AVISANI, ALFONSO CASTELLANI, SABINA GALLERI, NADIA<br />

GUERCÈ, M. DORIS MARCHETTI, LUCIO MASTROMATTEO, ANNARITA<br />

MONTEVERDI, SERGIO PAGHERA, PAOLO PEZZOTTI, ADALGISE PRICOCO,<br />

BENEDETTA VENTURELLI, Effe Elle Esse: come conciliare tempo<br />

famiglia <strong>la</strong>voro salute<br />

113 9.2. VANDA LAURO, MAURO CONTER, VITTORINO CALESTANI, SIMONETTA<br />

BIANCHI, Dietoterapia in gravidanza: <strong>la</strong> consulenza nelle<br />

gestanti sovrappeso/obese<br />

116 9.3. TERESITA GROTTOLO, LORETTA BORTOLAMEOTTI, SANDRO CARPINETA,<br />

Il Centro di Alcologia: promozione del<strong>la</strong> salute dall’ospedale<br />

al territorio<br />

118 9.4. FABRIZIO ARTIOLI, KATIA CAGASSI, MARIA GRAZIA RUSSOMANNO, STE­<br />

FANO CONCETTI, ANNE MARIE PIETRANTONIO, ANGELA RIGHI, Un modello<br />

assistenziale a supporto dei bisogni globali del paziente<br />

oncologico<br />

120 9.5. LIVIANA TAVANTI, GIANNA ALDINUCCI, IDA DI PAOLA, GIULIANO GIOR­<br />

NI, DONATELLA NARDI, PAOLO GHEZZI, GIOVANNI CINTI, LUCIO CO­<br />

LONNA, MONICA CALAMAI, Strategie globali e pratiche riflessive:<br />

<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute degli o<strong>per</strong>atori nel<strong>la</strong> manipo<strong>la</strong>zione<br />

dei farmaci antib<strong>la</strong>stici<br />

122 9.6. SAURO FRANCESCHINI, SERGIO ARDIS, MORENO MARCUCCI, GRAZIELLA<br />

DI QUIRICO, LUCIA PULITI, MAURO GIRALDI, Umanizziamo <strong>la</strong> morte<br />

encefalica<br />

124 9.7. LUISA SPIANI, ADRIANA DALPONTE, ROBERTA PIFFER, La presa in cura<br />

del paziente fragile nel Dipartimento di Medicina interna<br />

dell’Ospedale di Trento<br />

125 9.8. CARLA STEFANIA RICCARDI, <strong>Salute</strong>, sport e stili di vita: “Chi si<br />

ferma è <strong>per</strong>duto! 2”<br />

Cap. 10 La continuità assistenziale<br />

127 10.1. CLEMENTE PONZETTI, MASSIMO LEPORATI, ANGELO PENNA, CHIARA<br />

GALOTTO, Integrazione Ospedale e Territorio: il progetto del<strong>la</strong><br />

Rete HPH Piemonte - Valle D’Aosta<br />

129 10.2. MARIA JOSÉ CALDÉS PINILLA, FABRIZIO SIMONELLI, Il progetto HPH<br />

del<strong>la</strong> ASL n. 3 di Pistoia come strategia <strong>per</strong> lo sviluppo del<strong>la</strong><br />

promozione del<strong>la</strong> salute nell’ottica del<strong>la</strong> complessità<br />

130 10.3. ANNA GRAZIA GIULIANELLI, Un Dipartimento <strong>per</strong> l’integrazione<br />

sociosanitaria<br />

131 10.4. DANILO ORLANDINI, FRANCO PRANDI, ROSANNA CARBOGNANI, CRISTI­<br />

NA PEDRONI, ANTONIO CARBOGNANI, GIAMPAOLO GAMBARATI, ELENA<br />

CASADEI TURRONI, PIERANTONIO MAGNANI, DANIELE GOVI, La pro­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


gettazione multiprofessionale dei <strong>per</strong>corsi del paziente <strong>per</strong><br />

<strong>la</strong> garanzia di continuità assistenziale<br />

133 10.5. ANNAMARIA GIAMPIETRI, Dimissioni protette nell’unità o<strong>per</strong>ativa<br />

ma<strong>la</strong>ttie infettive<br />

135 10.6. MARCELLA FILIERI, SERGIO CORTOPASSI, ROBERTO CAPIFERRI, GIU­<br />

SEPPE MARTINI, MAIDA PERCO, RENZO PIZ, L’umanizzazione del<br />

<strong>per</strong>corso assistenziale diabetico: il metodo delle “categorie<br />

assistenziali” e il rapporto con gli standard internazionali<br />

HPH<br />

Cap. 11 La promozione del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> i bambini e gli adolescenti<br />

in ospedale<br />

139 11.1. FABRIZIO SIMONELLI, MARIA JOSÉ CALDÉS PINILLA, KATALIN MAJER,<br />

PAOLO MORELLO MARCHESE, Il progetto OMS “Promozione del<strong>la</strong><br />

salute <strong>per</strong> bambini ed adolescenti in ospedale”<br />

141 11.2. SEBASTIANO GUARNACCIA, DANIELA MANFREDI, EMANUELE D’AGATA,<br />

BENEDETTA VENTURELLI, ROSARIA AVISANI, ENRICO COMBERTI, GIO­<br />

VANNA FERRETTI, LUIGI DANIELE NOTARANGELO, RAFFAELE SPIAZZI,<br />

Il Laboratorio Clinico Pedagogico <strong>per</strong> ottimizzare l’assistenza<br />

pediatrica<br />

143 11.3. FULVIA NEGRO, GEMMA ISAIA, ANNA PELOSO, ALGA BEVILACQUA,<br />

IDA BERTOTTI, ROSALINDA GEMELLO, CARLA BAIETTO, FRANCESCO<br />

ASTORINO, LUCIA CIRAMI, LAURA DE MICHELIS, CRISTINA ODDONE,<br />

SILVIA MURDOCCA, Un’es<strong>per</strong>ienza di <strong>la</strong>voro multidisciplinare<br />

sull’abuso e maltrattamento all’infanzia in un ospedale<br />

pediatrico<br />

144 11.4. EDVIGE GOMBACH, GIULIO ANDREA ZANAZZO, STEFANO RUSSIAN,<br />

Assistenza domiciliare integrata nel bambino oncologico<br />

148 11.5. ASSOCIAZIONE FAMIGLIE NEUROPSICHIATRIA INFANZIA ADOLESCENZA,<br />

U. O. NEUROPSICHIATRIA INFANTILE OSPEDALE “G. SALESI”, “Ri-scoprirsi<br />

naturalmente”. Laboratorio multisensoriale <strong>per</strong><br />

disabili neuropsichici<br />

150 11.6. RAFFAELE PIUMELLI, NICCOLÒ NASSI, LUCA LANDINI, ROSA GINI, ADA<br />

MACCHIARINI, PAOLO MARCHESE MORELLO, La campagna regionale<br />

di riduzione del rischio di morte improvvisa del <strong>la</strong>ttante<br />

(SIDS) in Toscana: rilevazione epidemiologica dei<br />

fattori di rischio.<br />

152 11.7. GUARESE OLGA, MADDONNI M. LUISA, STAFFIERI SIMONA, GROTTOLO<br />

DONATELLA, L’al<strong>la</strong>ttamento al seno: ruolo degli o<strong>per</strong>atori<br />

sanitari<br />

155 11.8. VINSANI NICOLETTA, MARIA CLAUDIA MENOZZI, AVE LUPI, PAOLA<br />

CRISTOFORI, FAGANDINI PIERGIUSEPPINA, La “narrazione” dei sentimenti<br />

degli o<strong>per</strong>atori come strumento professionale nel<br />

<strong>la</strong>voro sanitario in neonatologia e pediatria<br />

Parte III: Sommario dei Poster<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


12<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


Presentazione del<strong>la</strong> conferenza<br />

Le Conferenze Nazionali del<strong>la</strong> Rete Italiana degli Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> Promozione<br />

del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> (HPH) sono ormai diventate un importante appuntamento fisso.<br />

A partire dal <strong>19</strong>97, le Reti regionali HPH si sono impegnate a sviluppare<br />

questi momenti di incontro <strong>per</strong> sensibilizzare gli o<strong>per</strong>atori sanitari, le istituzioni<br />

e i soggetti sociali di riferimento sul tema del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute in<br />

ospedale, <strong>per</strong> mettere a confronto progetti ed es<strong>per</strong>ienze concrete, <strong>per</strong> accrescere<br />

il livello scientifico e metodologico delle iniziative sviluppate e <strong>per</strong> fornire<br />

un contributo al movimento internazionale impegnato nel<strong>la</strong> promozione<br />

del<strong>la</strong> salute.<br />

Nel 2004 l’onere e l’onore di organizzare <strong>la</strong> Conferenza è toccato al<strong>la</strong> Rete<br />

Trentina degli Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> ed è quindi con grande<br />

piacere che presento questa 8° Conferenza Nazionale HPH che si svolge a<br />

Riva del Garda il 24 e 25 settembre sul tema “Nuova governance in una rete di<br />

comunicazione”.<br />

Il primo obiettivo del<strong>la</strong> Conferenza è sintetizzato nel titolo: approfondire <strong>la</strong><br />

riflessione sui nuovi strumenti oggi necessari a governare i flussi organizzativi,<br />

re<strong>la</strong>zionali e comunicativi che esistono tra i diversi soggetti coinvolti nel<strong>la</strong><br />

costruzione del sistema-salute e che creano una rete di interconnessioni molto<br />

artico<strong>la</strong>ta. Pazienti, o<strong>per</strong>atori, comunità servite, associazioni di volontariato,<br />

istituzioni, mass media sono portatori ciascuno di una propria “cultura” del<strong>la</strong><br />

salute: i comportamenti, le conoscenze, le credenze, i linguaggi, le norme e i<br />

valori, i modelli interpretativi e organizzativi, le definizioni e i sistemi di c<strong>la</strong>ssificazione,<br />

le ipotesi di soluzione sono diversi tra tutti questi soggetti e ciò<br />

definisce prospettive e punti di vista differenti, a volte difficilmente<br />

sovrapponibili e conciliabili tra di loro.<br />

La necessità (e anche l’urgenza) di favorire una convergenza è ormai sotto<br />

gli occhi di tutti. Sia le conoscenze maturate in ambito teorico (<strong>per</strong> esempio, i<br />

sistemi complessi, <strong>la</strong> governance, le reti), sia quelle derivate dal<strong>la</strong> trincea del<br />

quotidiano (<strong>per</strong> esempio, <strong>la</strong> gestione ordinaria dei pazienti cronici, il passaggio<br />

delle informazioni tra i diversi ambiti assistenziali, <strong>la</strong> disponibilità delle<br />

risorse) sono ormai concordi nell’indicare che il miglioramento dell’assistenza<br />

e del<strong>la</strong> salute può derivare solo da un approccio globale che “costringa” i<br />

diversi soggetti a mettersi in re<strong>la</strong>zione. Ciò non significa che bisogna solo<br />

mediare i diversi interessi e le diverse culture, ma che ciascuno deve diventare<br />

anche più competente, autonomo e responsabile nel suo ruolo di “co-produttore”<br />

dell’assistenza e del<strong>la</strong> salute.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

13


Tale scenario è coerente con quanto discusso a Mosca nei mesi scorsi in<br />

occasione del<strong>la</strong> 12° Conferenza Internazionale degli Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> Promozione<br />

del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>, nel corso del<strong>la</strong> quale si è discusso di come il Progetto HPH<br />

può contribuire allo sviluppo complessivo dei sistemi sanitari. Il problema<br />

quindi non è solo quello prefigurato agli inizi del movimento, e cioè di migliorare<br />

l’ospedale e trasformarlo in un “setting” che promuove <strong>la</strong> salute, ma<br />

sta via via diventando quello di integrare sempre più l’ospedale nel<strong>la</strong> catena<br />

(chain / network / healthy alliances) che produce il valore di una buona assistenza<br />

e di una buona salute, cioè il guadagno di salute prodotto da un setting<br />

di cui l’ospedale è solo una parte.<br />

Il secondo obiettivo dell’8° Conferenza è di favorire occasioni di incontro<br />

tra quanti in Italia si stanno ado<strong>per</strong>ando <strong>per</strong> facilitare questa transizione culturale<br />

e gestionale. Nel 2004 <strong>la</strong> famiglia italiana delle Reti regionali HPH formalmente<br />

riconosciute dall’OMS è ulteriormente cresciuta: <strong>la</strong> Rete del<strong>la</strong> Campania<br />

si è aggiunta a quelle di Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna, Lombardia, Liguria,<br />

Toscana, <strong>Trentino</strong>, Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia.<br />

Al di là delle occasioni di incontro <strong>per</strong>sonale tra i professionisti, un intero<br />

pomeriggio del<strong>la</strong> Conferenza è dedicato al<strong>la</strong> presentazione del<strong>la</strong> attività concretamente<br />

svolte dalle Reti e dagli ospedali aderenti (una sessione plenaria, 8<br />

sessioni parallele di comunicazioni tematiche e <strong>la</strong> presentazione di quasi cento<br />

poster). I contributi <strong>per</strong>venuti al vaglio del Comitato scientifico <strong>per</strong> <strong>la</strong> presentazione<br />

di comunicazioni e poster sono stati numerosi e sempre più orientati<br />

a documentare risultati ottenuti piuttosto che descrivere attività svolte o<br />

presentare iniziative ancora da realizzare.<br />

Il confronto avverrà sui temi del<strong>la</strong> gestione del dolore, degli stili di vita,<br />

dell’empowerment di pazienti e o<strong>per</strong>atori, del<strong>la</strong> multiculturalità, del<strong>la</strong> continuità<br />

assistenziale. È interessante notare come anche dagli abstract presentati<br />

si possano cogliere chiari tentativi di sviluppo di approcci globali che mettono<br />

in re<strong>la</strong>zione l’ospedale con il resto del<strong>la</strong> comunità ed è una tendenza senza<br />

dubbio molto positiva che mostra come sia possibile dare forma concreta al<strong>la</strong><br />

rete di re<strong>la</strong>zioni intrecciate dai diversi stakeholder.<br />

Nel confronto <strong>per</strong>ò dovremo essere molto realisti e affrontare con serenità<br />

due domande impegnative: a) le singole iniziative realizzate, quand’anche<br />

ben sviluppate, sono frutto di una trasformazione complessiva dell’ospedale<br />

oppure sono il risultato occasionale dell’impegno di pochi b) l’interesse dell’ospedale<br />

<strong>per</strong> l’esterno è <strong>la</strong> naturale espansione di quanto viene fatto all’interno<br />

oppure maschera di fatto una incapacità di incidere sul<strong>la</strong> sua organizzazione<br />

14<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


Le premesse <strong>per</strong> un buon <strong>la</strong>voro ci sono tutte: <strong>la</strong> voglia di fare da parte di<br />

moltissimi o<strong>per</strong>atori, il ricco contenuto scientifico da approfondire, l’ospitalità<br />

di una zona del <strong>Trentino</strong> che, all’inizio dell’autunno, è in grado di offrire<br />

occasioni di serenità dopo <strong>la</strong> formazione in au<strong>la</strong>. Mi auguro che questa 8°<br />

Conferenza, al pari delle altre che l’hanno preceduta, <strong>la</strong>sci un piccolo segno<br />

nel<strong>la</strong> storia del movimento HPH italiano.<br />

Carlo Favaretti<br />

Coordinatore del<strong>la</strong> Rete italiana HPH<br />

e del<strong>la</strong> Rete trentina HPH<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

15


Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


Parte I<br />

Sessioni Plenarie<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 1<br />

18<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 1<br />

Nuova governance<br />

in una rete di comunicazione<br />

1.1. Foundation Trusts and clinical governance: an opportunity for<br />

supporting health promotion within hospitals<br />

GARY COOK - Consultant in Public Health, Stockport NHS Foundation Trust<br />

Stockport NHS Foundation Trust or Stepping Hill Hospital (SHH) is a <strong>la</strong>rge<br />

830 bedded District General Hospital providing a typical range of acute care<br />

for children and adults. It lies in the southern part of the Greater Manchester<br />

conurbation in North West Eng<strong>la</strong>nd and serves a catchment popu<strong>la</strong>tion of<br />

almost 300,000. Its SMR is close to the National average but it has an ageing<br />

popu<strong>la</strong>tion. It is one of the first wave Foundation hospitals and can decide<br />

locally on how to meet its obligations, as opposed to being directed by<br />

Whitehall, and its policies and output are accountable to the community [1].<br />

Wanless (2004) describes an optimal scenario that would result in<br />

improvements in popu<strong>la</strong>tion health, in turn reducing the future demand for<br />

health care services: “full engagement”[2]. The fully engaged scenario is<br />

predicted to produce life expectancy increases beyond current forecasts, a<br />

dramatic improvement in health status and public confidence in the health<br />

system, and a demand for high quality care. The scenario shows that the<br />

responsibility to improve the popu<strong>la</strong>tion’s health is not just the onus of the<br />

NHS, it can only be achieved through the combined efforts of a range of<br />

services. How is the fully engaged scenario to be achieved One of the NHS’<br />

responsibilities is to enable patients to make this informed choice by providing<br />

accurate and accessible health promotion advice and interventions at all levels<br />

of healthcare including secondary care.<br />

The World Health Organisation (WHO) in their “Health Promoting<br />

Hospitals” project aims to move secondary care away from a predominantly<br />

“sickness service” to a service which focuses on the factors causing disease<br />

(i.e. a “health driven” service) [3]. This and national policy emphasise the<br />

importance of secondary care implementing programmes which will promote<br />

health within NHS staff and patients. The issue addressed in this pa<strong>per</strong> is<br />

how can SHH, best contribute to the national public health agenda in light<br />

of its newly gained status as a Foundation Trust Steps have already been<br />

implemented at SHH to promote health in staff and patients through the<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

<strong>19</strong>


CAPITOLO 1<br />

“Healthy Hospitals Project”. This project involves a series of initiatives to<br />

improve the hospital environment, address the health education needs of<br />

patients and their families, promote staff health at work, and develop links<br />

with other agencies and groups in joint health p<strong>la</strong>nning and disease<br />

prevention. However, in order to justify the resources required to continue<br />

this project it is paramount that the effectiveness of the initiatives is<br />

investigated (in terms of the re<strong>la</strong>tionship between financial cost and the<br />

benefits in increases in health and ensuing reductions in health care costs).<br />

A series of research is proposed as a first step towards examining the provision<br />

of health promotion at SHH and a step towards exploring how SHH might<br />

implement the WHO standards utilising its Foundation status.<br />

I wish to acknowledge the support and contribution to this work from Dr<br />

Charlotte Haynes PhD CVD Register Co-ordinator Stockport NHS Foundation<br />

Trust.<br />

References<br />

1. DEPARTMENT OF HEALTH, The health and <strong>per</strong>sonal social services programmes,<br />

“Departmental report (Summary report)”, 2004, http://www.dh.gov.uk/assetRoot/<br />

04/08/40/09/04084009.pdf.<br />

2. PRICE, M., Healthy Hospitals Project Action P<strong>la</strong>n 2004/5 (Avai<strong>la</strong>ble on request from<br />

Stockport NHS Trust).<br />

3. WANLESS, D., Securing Good Health for the Whole Popu<strong>la</strong>tion. Final Report, 2004.<br />

4. WHO EUROPE, Standards for Health Promotion in Hospitals, 2004, http://<br />

www.euro.who.int/document/e82490.pdf.<br />

1.2. Reti sociali: una metafora <strong>per</strong> <strong>la</strong> società complessa<br />

FRANCESCA ODELLA - Docente presso <strong>la</strong> facoltà di Sociologia dell’Università di<br />

Trento e presso <strong>la</strong> facoltà di Psicologia dell’Università di Trieste<br />

Il concetto di rete, e nello specifico di rete sociale, si afferma nel corso degli<br />

anni ’90 come metafora di forme di re<strong>la</strong>zione, stati e condizioni tipici del<strong>la</strong> società<br />

nostra contemporanea [Mutti, <strong>19</strong>96]. Se nel passato <strong>la</strong> società è stata concepita<br />

attraverso <strong>la</strong> metafora dell’organismo, del sistema e del meccanismo, l’immagine<br />

del<strong>la</strong> rete come rappresentazione del<strong>la</strong> realtà sociale è diventata dominante<br />

quando si par<strong>la</strong> di fenomeni sociali legati ai processi di creazione e diffusione<br />

del<strong>la</strong> conoscenza così come di produzione e circo<strong>la</strong>zione di risorse economiche<br />

e sociali. Perché di questo successo e da dove l’utilità del concetto<br />

In primo luogo <strong>per</strong>ché l’idea del<strong>la</strong> rete è semplice, immediata dal punto di<br />

vista cognitivo, ma al tempo stesso consente di raffigurare aspetti complessi<br />

20<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 1<br />

ed interdipendenze fra elementi che possono – ma non necessariamente devono<br />

– condividere specifiche caratteristiche. Come simbolo <strong>la</strong> rete si presta a<br />

dare rappresentazione dell’intreccio fra dimensioni formali ed informali nel<strong>la</strong><br />

vita sociale (<strong>la</strong> “rete” di conoscenze), del<strong>la</strong> dimensione “locale” ed al tempo<br />

stesso globalizzata del potere decentrato (<strong>la</strong> rete no-global, ma anche <strong>la</strong> “trama<br />

occulta” delle lobbies), <strong>per</strong> diventare, infine, strumento di intervento ed<br />

azione nel sociale attraverso le re<strong>la</strong>zioni sociali (<strong>la</strong> “rete”degli o<strong>per</strong>atori, fare<br />

“rete” intorno alle figure del disagio).<br />

La dimensione di significato a cui fanno riferimento questi utilizzi del concetto<br />

di rete sono <strong>per</strong>ò ancora prive di una vera riflessione su cosa implichi<br />

<strong>per</strong> un soggetto, un individuo piuttosto che un’organizzazione essere “nodo”<br />

o “maglia” di una rete. La seconda motivazione al<strong>la</strong> scelta del concetto di rete,<br />

ed una risposta al<strong>la</strong> nostra domanda, <strong>la</strong> possiamo cogliere invece prestando<br />

attenzione alle riflessioni che il sociologo G. Simmel ancora ai primi del Novecento,<br />

fece sul<strong>la</strong> progressiva modificazione delle re<strong>la</strong>zioni sociali nel<strong>la</strong> società<br />

moderna.<br />

Simmel identificò una rilevante componente del<strong>la</strong> condizione moderna nel<strong>la</strong><br />

compresenza di complessità e partico<strong>la</strong>rismo, <strong>per</strong> cui un individuo partecipa<br />

a reti (o cerchiè, nel<strong>la</strong> terminologia originale) di re<strong>la</strong>zioni sociali che lo vedono<br />

“connesso” come soggetto unico, dotato di caratteristiche di specificità, e<br />

al tempo stesso come soggetto indifferenziato <strong>per</strong>ché parte di una collettività<br />

strutturata (dall’appartenenza professionale, associativa ma anche dall’origine<br />

sociale e geografica).<br />

Questa partecipazione, tuttavia, va vista come un processo, in continua<br />

evoluzione. Egli afferma, in partico<strong>la</strong>re, che “dapprima il singolo si vede<br />

in un ambiente che, re<strong>la</strong>tivamente indifferente verso <strong>la</strong> sua individualità,<br />

lo incatena al proprio destino e gli impone una stretta coesistenza con<br />

coloro accanto ai quali lo ha posto il caso del<strong>la</strong> nascita; questo dapprima<br />

significa tuttavia solo lo stato iniziale di uno sviluppo sia filogenetico sia<br />

ontogenetico”.<br />

Il <strong>per</strong>corso di ogni individuo, dunque, parte dalle cerchie familiari e locali,<br />

non liberamente scelte <strong>per</strong> portare a quelle associative ed alle re<strong>la</strong>zioni con<br />

altre <strong>per</strong>sonalità con cui sente o ha oggettivamente un vincolo di comunanza,<br />

di interesse, di finalità nell’agire (terminus a quo). È importante sottolineare<br />

che <strong>per</strong> Simmel sono le associazioni ad essere considerate il luogo principale<br />

in cui si dispiega il processo di sviluppo dell’individuo, ma non è difficile<br />

pensare ad altri contesti sociali in cui l’individuo ha l’opportunità di condividere<br />

interessi, <strong>per</strong>seguire finalità comuni e attraverso queste sviluppare re<strong>la</strong>zioni<br />

sociali.<br />

L’immagine del<strong>la</strong> rete consente appunto di rappresentare questa posizione<br />

dell’individuo, situato all’intreccio fra appartenenze multiple a scelta e imposte<br />

dal<strong>la</strong> struttura sociale, dal<strong>la</strong> cultura, dal<strong>la</strong> logica del gruppo. In partico<strong>la</strong>re,<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

21


CAPITOLO 1<br />

porta <strong>la</strong> nostra attenzione sulle dinamiche del<strong>la</strong> dipendenza e dell’interdipendenza<br />

e quindi sulle possibilità che l’individuo e le organizzazioni hanno<br />

di modificare <strong>la</strong> loro “rete”, di introdurre innovazioni e di iniziare a tessere<br />

nuove reti.<br />

Grazie a questa potenzialità euristica il concetto di rete e le specifiche<br />

metodologie di indagine e di analisi hanno progressivamente conquistato terreno<br />

nell’ambito delle scienze sociali, dal<strong>la</strong> sociologia, al<strong>la</strong> psicologia fino<br />

all’economia e questo interesse è andato di pari passo con lo sviluppo di teorie<br />

e modelli interpretativi di molti fenomeni sociali che si basano sull’idea di<br />

rete.<br />

In campo sociologico, <strong>per</strong> fare un esempio di rilievo, J. Coleman ha e<strong>la</strong>borato<br />

una teoria sul<strong>la</strong> diffusione di informazioni in campo medico fra due<br />

diversi gruppi di medici: i medici ospedalieri e quelli che esercitano in<br />

ambito ambu<strong>la</strong>toriale [Coleman, Katz e Menzel, <strong>19</strong>57]. La sua analisi mostra<br />

come lo scambio di informazioni sull’introduzione di nuovi farmaci<br />

(indicazioni terapeutiche, trattamento) sia collegato al<strong>la</strong> struttura delle re<strong>la</strong>zioni<br />

sociali che si intrattengono fra colleghi, ed in partico<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> rete<br />

dei contatti che ciascun medico mantiene con assiduità ed all’affidabilità<br />

che viene attribuita al<strong>la</strong> valutazione dei colleghi membri del gruppo di<br />

appartenenza.<br />

Un’altra indagine citata fra i “c<strong>la</strong>ssici” nel campo dell’analisi delle reti sociali<br />

è quel<strong>la</strong> svolta da M. Granovetter su un campione di professionisti nell’area<br />

urbana di Los Angeles (<strong>19</strong>74). In questa indagine le reti sociali si rive<strong>la</strong>no uno<br />

dei possibili strumenti attraverso cui le <strong>per</strong>sone ricercano <strong>la</strong>voro; in alcuni<br />

casi questa modalità, osserva Granovetter, risulta essere <strong>la</strong> migliore in quanto<br />

consente alle <strong>per</strong>sone di cambiare ambiente e di trovare <strong>la</strong> posizione <strong>la</strong>vorativa<br />

conforme alle aspettative, oppure di accelerare i tempi di ricerca del <strong>la</strong>voro.<br />

Questa osservazione può sembrare scontata <strong>per</strong> chi appartiene ad un contesto<br />

culturale come quello italiano in cui le re<strong>la</strong>zioni sociali ed i contatti sociali<br />

“contano”, ma non lo è <strong>per</strong> il contesto anglosassone in cui <strong>la</strong> ricerca di<br />

<strong>la</strong>voro segue molto più spesso i canali formali (annunci, agenzie di collocamento<br />

private).<br />

Il <strong>la</strong>voro di Granovetter, nello specifico, ebbe rilievo <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> primo portò<br />

in evidenza che non erano i legami “forti” ovvero l’appartenenza a cerchie<br />

sociali primarie nel<strong>la</strong> terminologia di Simmel (re<strong>la</strong>zioni parentali), che aiutavano<br />

di più a trovare <strong>la</strong>voro bensì i legami cosiddetti deboli, quelli che sono<br />

appunto liberamente scelti dagli individui sul<strong>la</strong> base di affinità culturali,<br />

frequentazioni associative e reti amicali.<br />

I due esempi ci indicano che le forme di interazione che si possono instaurare<br />

in una rete, in questo senso, sono il prodotto del<strong>la</strong> combinazione dell’apporto<br />

che ogni individuo o organizzazione dà al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione sociale ed è attraverso<br />

<strong>la</strong> modifica di queste che cambia <strong>la</strong> struttura del<strong>la</strong> rete, secondo un<br />

22<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 1<br />

principio di interdipendenza. Identificare, interpretare e adottare le informazioni<br />

provenienti dai membri di una rete significa, quindi, non solo socializzare<br />

le informazioni, bensì combinare le informazioni che sono state socializzate a<br />

volte con esito innovativo, a volte semplicemente replicando <strong>la</strong> struttura presente.<br />

Va inoltre tenuto presente che ogni individuo che aderisce ad una rete è<br />

libero e nello stesso tempo obbligato, in quanto l’adesione ad una rete è basata<br />

sull’impegno, sul riconoscimento di una specifica appartenenza – come già<br />

ha fatto notare Simmel - ed identità sociale. Vista in termini complessivi, <strong>la</strong><br />

logica delle reti è quindi modu<strong>la</strong>re, additiva e contiene in sé le possibilità di<br />

cambiamento e di variazione; <strong>per</strong> l’individuo come <strong>per</strong> le organizzazioni che<br />

lo contengono e lo connettono ad altre reti.<br />

La metafora del<strong>la</strong> rete consente in questo senso di visualizzare quei processi<br />

di innovazione epistemologica che possono scaturire solo da processi di<br />

re<strong>la</strong>zione sociale consapevoli, in quanto ogni soggetto che aderisce ad una<br />

rete, sia esso singolo individuo o organizzazione, acconsente – con diversi<br />

livelli di libertà - a condividere uno spazio di progettualità, e di mantenimento<br />

di re<strong>la</strong>zioni sociali. Da una rete di contatti può nascere un’organizzazione (un’altra<br />

rete) e le organizzazioni fra di loro possono scegliere di mettersi in rete <strong>per</strong><br />

condividere es<strong>per</strong>ienze, risolvere problemi, trovare soluzioni e scambiare risorse.<br />

Perché ciò sia effettivo, tuttavia, è rilevante <strong>la</strong> presenza di pratiche democratiche,<br />

interculturali, a<strong>per</strong>te all’apporto di diverse forme di comunicazione<br />

ed al<strong>la</strong> formu<strong>la</strong>zione di conoscenze nuove. Se il vincolo di esistenza del<strong>la</strong> rete<br />

è fondato, infatti, sul riconoscimento di identità è anche vero che <strong>per</strong>ché l’innovazione<br />

sociale sia effettiva dovrebbe essere contemp<strong>la</strong>ta <strong>la</strong> possibilità di<br />

appartenenze e di identità multiple, in cui l’individuo realizzi il proprio progetto<br />

di evoluzione <strong>per</strong>sonale e sociale.<br />

Riferimenti bibliografici<br />

1. CHIESI, A., Attori e re<strong>la</strong>zioni fra attori mediante l’analisi di reticoli multipli,<br />

“Rassegna Italiana di Sociologia”, n. 1, <strong>19</strong>96.<br />

2. COLEMAN, J., KATZ, E. e METZEL, H., The diffusion of information among<br />

Physicians, “Sociometry”, n. 20, <strong>19</strong>57.<br />

3. GRANOVETTER, M., The Strenght of Weak Ties, “American Journal of Sociology”,<br />

n. 83, <strong>19</strong>73.<br />

4. MUTTI, A., Reti sociali: tra metafore e programmi teorici, “Rassegna Italiana<br />

di Sociologia”, n. 1, <strong>19</strong>96.<br />

5. SIMMEL, G., L’intersecazione di cerchie sociali, in ALFERJ, P., RUTIGLIANO, E., a<br />

cura di, Ventura e sventura del<strong>la</strong> modernità. Antologia degli scritti<br />

sociologici, Bol<strong>la</strong>ti Boringhieri 2003.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

23


CAPITOLO 1<br />

1.3. Reti fisiche e luoghi virtuali. La comunicazione trasparente<br />

NICOLA ZANARDI - Partner, Presidente e Direttore Creativo di XYZ Reply<br />

“Apparire attraverso”. Il <strong>la</strong>tino medievale sanciva il senso del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> trasparente.<br />

Ciò che non è esplicito, che <strong>la</strong>scia facilmente intendere <strong>la</strong> sua natura,<br />

il suo significato. Oppure che appare come è.<br />

In questi anni, nei quali <strong>la</strong> comunicazione ha assunto via via un ruolo sempre<br />

più importante nelle funzioni di qualsiasi azienda, pubblica o privata che<br />

fosse, il concetto di qualità ha attraversato più volte il suo significato. Una<br />

qualità che, di volta in volta, doveva stupire, assecondare, convincere. Qualche<br />

volta, solo qualche volta informare. La comunicazione da sempre è in<br />

simbiosi con il marketing, parliamo di informatori scientifici solo in ambito<br />

medico. Ma anche qui cambiano i mezzi, cambiano i parametri, cambiano gli<br />

obiettivi. Il marketing non è più (solo) marketing di prodotto, è quasi sempre<br />

servizio a valore aggiunto. La comunicazione non è più above o below the line<br />

ma anche è soprattutto canali e profili digitali. Il target non è più un obiettivo<br />

generico e generalista ma si trasforma in tante comunità con cui confrontarsi.<br />

Comunità che fanno parte a loro volta di reti <strong>per</strong>cepibili fisicamente o solo<br />

virtuali.<br />

Come impatta questo scenario sul<strong>la</strong> comunicazione Che cosa succede quando<br />

noi applichiamo delle regole in un contesto come quello del<strong>la</strong> salute, in un<br />

Paese occidentale e maturo demograficamente Che vuol dire una popo<strong>la</strong>zione<br />

anziana con grandi prospettive di vita, un afflusso e un apporto al<strong>la</strong> società<br />

di popo<strong>la</strong>zioni usi a regole, costumi, credi religiosi, ecc... diversi, una<br />

cronicizzazione delle ma<strong>la</strong>ttie come tendenza legata al<strong>la</strong> demografia di tutti i<br />

Paesi occidentali. È un cambiamento epocale <strong>per</strong> le strutture ospedaliere, fino<br />

ad ora luoghi fisici identificati e identificabili, radicati sul territorio e in grado<br />

di offrire tutti i servizi a chi è in grado di raggiungerli.<br />

La logica territoriale dell’ospedale come casa del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, come proprietà<br />

assoluta e indiscutibile degli strumenti e del<strong>la</strong> competenza <strong>per</strong> utilizzarli, <strong>la</strong>scia<br />

spazio a una struttura sempre radicata sul territorio, forse anche di più,<br />

che risponde, <strong>per</strong>ò, alle regole di un condominio <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute. Tanti inquilini,<br />

tutti specialisti che interagiscono tra di loro in una logica di condivisione e di<br />

confronto, nodi di una rete che si apre al territorio, monitorando continuamente<br />

i flussi di dati di una cronicizzazione di casi che aumentano in maniera<br />

proporzionale all’aumentare dell’età media.<br />

L’episodio di cura come anello di una catena assistenziale ha nell’ospedale<br />

un hub, attorno al quale <strong>la</strong> rete territoriale assume una fisionomia che trova<br />

nel<strong>la</strong> residenza abituale del paziente un pezzo del<strong>la</strong> sua esistenza e forza. Su<br />

24<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 1<br />

questi <strong>la</strong>yer si configura un rinnovato sistema di re<strong>la</strong>zioni tra i vari nodi, tra le<br />

varie reti e soprattutto con il paziente che trova nell’ospedale condominio<br />

del<strong>la</strong> salute, il palinsesto dei suoi atti e dei monitoraggi, ma vede nel<strong>la</strong> sua<br />

residenzialità <strong>la</strong> normalità di una patologia con <strong>la</strong> quale deve convivere.<br />

Le reti fisiche ospedaliere vengono a innervare il territorio e i suoi punti di<br />

snodo, mentre l’assistenza domiciliare diventa l’incubatore di un ospedale virtuale,<br />

dove <strong>la</strong> prestazione di qualità rimane e deve rimanere dentro le infrastrutture<br />

fisiche. È indiscutibilmente prestazione di qualità anche <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />

che viene instaurata che deve vedere i due luoghi (o non luoghi), casa e ospedale,<br />

come un unicum di un <strong>per</strong>corso dove il paziente non è solo spettatore<br />

passivo, ma anche e soprattutto attore protagonista e consapevole del mantenimento<br />

del suo stato di equilibrio di convivente sereno con una o più ma<strong>la</strong>ttie<br />

croniche. Discendono da questo scenario alcune domande. La<br />

cronicizzazione del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia in che rapporto si configura con una tendenza<br />

al<strong>la</strong> cronicizzazione del<strong>la</strong> professione La promozione del<strong>la</strong> salute coincide<br />

con <strong>la</strong> una maggiore consapevolezza del paziente Nodi (ospedali), reti (territorio)<br />

e contesto (re<strong>la</strong>zione tra le parti), a loro volta fanno parte di altre reti Se<br />

sì, come possiamo connetterle non soltanto virtualmente<br />

La comunicazione trasparente (e puntuale) può essere uno strumento utilissimo<br />

<strong>per</strong> costruire un nuovo sistema che agisca sempre di più su tutte le<br />

comunità che fanno parte del sistema e che in quanto comunità, <strong>per</strong> definizione,<br />

al loro interno tendono a confrontarsi in maniera continuativa.<br />

1.4. New Governance in European Hospitals<br />

OLIVER GRÖNE - Technical Office Health Services, World Health Organization<br />

(WHO) European Office for Integrated Health Care Services, Barcelona, Spain<br />

The concept of Governance re<strong>la</strong>tes to the interaction between formal<br />

institutions and those in civil society and refers to a process whereby elements<br />

in society exercise power, authority and influence and enact policies and<br />

decisions concerning public life. It entails a complex re<strong>la</strong>tionship between<br />

professionalism and managerialism, the state and the market and individual<br />

autonomy and social solidarity. Governance is not a new concept in health<br />

care - it is a new <strong>per</strong>spective on the way health care should be governed and<br />

can best be understood through a historical <strong>per</strong>spective on health systems<br />

evolution.<br />

The Organization for Economic Development and Coo<strong>per</strong>ation (OECD) has<br />

defined governance in terms of three main characteristics: a focus on equity,<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

25


CAPITOLO 1<br />

the value of participation and an orientation toward a new ecology of<br />

coo<strong>per</strong>ation. A focus on these characteristics is not only justified by movements<br />

in civil society (political-science <strong>per</strong>spective), but also by the limited<br />

effectiveness of health care (public health <strong>per</strong>spective): the health gap between<br />

income groups in society is widening, unused resources to involve patients<br />

and citizens in health care limit the appropriateness and clinical effectiveness<br />

of care and the current fragmentation of health care delivery results in quality<br />

deficiencies and economic inefficiencies.<br />

The presentation will briefly address the evolution of health systems and<br />

what the concept of governance means in this context, but put a major emphasis<br />

on its practical meaning from a public health <strong>per</strong>spective: Why do we need to<br />

think about Governance in health care How can we achieve good Governance<br />

And why is the concept taken up so slowly It is the aim of the presentation to<br />

c<strong>la</strong>rify these questions and address further challenges regarding the<br />

achievement of Good Governance in hospitals in Europe.<br />

26<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 2<br />

Le es<strong>per</strong>ienze delle Reti HPH<br />

regionali in Italia<br />

2.1. Rete veneta HPH: principali attività 2003-2004<br />

SIMONE TASSO - Coordinatore Rete Veneta HPH, Direzione Medica Presidio<br />

Ospedaliero di Castelfranco Veneto<br />

L’attività regionale del<strong>la</strong> Rete Veneta HPH nell’intervallo di tempo compreso<br />

tra <strong>la</strong> Conferenza Nazionale di Torino del novembre 2003 e quello attuale<br />

di Riva del Garda si è concentrata soprattutto sui Progetti “Ospedale e Territorio<br />

contro il Dolore”, “Interculturale” ed “Anti-tabagismo”.<br />

Per quanto riguarda il Progetto sul dolore al<strong>la</strong> fine del 2003 si è conclusa <strong>la</strong><br />

prima fase del Progetto rappresentata da uno studio policentrico (campione<br />

di 1.325 pazienti) sul<strong>la</strong> prevalenza del dolore nei ricoverati e sui corretti atteggiamenti<br />

e conoscenze del <strong>per</strong>sonale sanitario (campione di oltre 1.500 o<strong>per</strong>atori<br />

sanitari) re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> tematica dolore di cui si par<strong>la</strong> nello specifico<br />

abstract in altra parte di questo volume. Nel 2004 l’attività si è concentrata in<br />

partico<strong>la</strong>re nel<strong>la</strong> formazione del <strong>per</strong>sonale sul<strong>la</strong> corretta misurazione del dolore.<br />

Un primo tipo di formazione era già stato realizzato nel 2003 sul <strong>per</strong>sonale<br />

sanitario che ha svolto l’intervento di rilevazione dello studio policentrico.<br />

Tuttavia si era trattato di una formazione parziale che aveva come principale<br />

obiettivo quello di insegnare il corretto uso del<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> Numerical Analogic<br />

Scale (NRS) agli o<strong>per</strong>atori sanitari. Non c’è stata una specifica formazione sul<strong>la</strong><br />

comunicazione con il paziente. I risultati del suddetto studio hanno messo<br />

in evidenza, tra l’altro, l’importanza di questo tipo di formazione sul<strong>la</strong> comunicazione.<br />

Infatti è risultata una bassa concordanza tra dolore <strong>per</strong>cepito dal<br />

paziente e dolore riconosciuto dall’o<strong>per</strong>atore sanitario. In altri termini lo studio<br />

policentrico ha messo in evidenza uno dei punti più delicati sul<strong>la</strong> rilevazione<br />

del dolore: da una parte l’o<strong>per</strong>atore sanitario non può registrare passivamente<br />

il livello numerico del dolore riferito dal paziente (il quale, <strong>per</strong>altro, spesso<br />

chiede chiarimenti), dall’altra parte lo stesso o<strong>per</strong>atore non può registrare un<br />

livello di dolore dal<strong>la</strong> so<strong>la</strong> osservazione del paziente, senza entrare in comunicazione<br />

con lui. Di qui l’importanza di sviluppare una parte del Progetto<br />

specificatamente rivolta al<strong>la</strong> comunicazione. Per questo il Gruppo di Lavoro<br />

HPH interaziendale ha prodotto una videocassetta che contiene sia una parte<br />

teorica con lezioni “c<strong>la</strong>ssiche” sul<strong>la</strong> misurazione del dolore sia una parte pra­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

27


CAPITOLO 2<br />

tica con scene recitate da attori nel ruolo di pazienti, medici, infermieri su cui<br />

aprire una discussione. Per facilitare il <strong>la</strong>voro del formatore <strong>la</strong> videocassetta è<br />

corredata da un manuale contenente i testi delle scene e schede didattiche da<br />

dare ai discenti nel corso del<strong>la</strong> lezione.<br />

Videocassetta e manuale sono stati distribuiti ai formatori aziendali di ciascuna<br />

ULSS in un incontro appositamente organizzato. Il passaggio successivo<br />

sarà <strong>la</strong> formazione di medici ed infermieri a livello locale che dovrebbe<br />

concludersi entro febbraio 2005.<br />

Attualmente il punto più delicato <strong>per</strong> <strong>la</strong> prosecuzione del Progetto appare<br />

<strong>la</strong> realizzazione di linee guida o<strong>per</strong>ative tra i diversi specialisti.<br />

Infatti ogni branca specialistica ha proprie linee guida cliniche che non sempre<br />

coincidono. Tuttavia il paziente con dolore non raramente viene seguito<br />

da più specialisti. Ad esempio un paziente neop<strong>la</strong>stico che segue un protocollo<br />

oncologico non raramente è sottoposto a intervento chirurgico e seguito da<br />

un anestesista nell’immediato post-o<strong>per</strong>atorio e successivamente dal chirurgo<br />

generale <strong>per</strong> ritornare, infine, dall’oncologo. Di qui l’importanza delle linee<br />

guida o<strong>per</strong>ativa <strong>per</strong> una gestione coordinata e condivisa del paziente tra i<br />

diversi specialistici.<br />

Il Progetto “interculturale” veneto, dopo un inizio autonomo, ha avuto un<br />

ulteriore sviluppo grazie al<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> Rete HPH Emiliano<br />

Romagno<strong>la</strong> che è stata importante punto di riferimento <strong>per</strong> gli incontri organizzati<br />

sull’argomento con le varie Reti Nazionali.<br />

Inoltre importante è stato il contributo di tale Rete <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione in<br />

Veneto di una giornata formativa sull’argomento al<strong>la</strong> quale hanno partecipato<br />

in qualità di re<strong>la</strong>tori, alcuni responsabili scientifici ed o<strong>per</strong>ativi del Progetto<br />

Internazionale “Migrant Friendly Hospitals”.<br />

La giornata formativa interculturale è risultata un importante momento <strong>per</strong><br />

fare conoscere l’attività del<strong>la</strong> rete HPH su questa tematica e stringere alleanze<br />

con <strong>la</strong> Regione e con il territorio. È risultata <strong>la</strong> base di partenza <strong>per</strong> realizzare,<br />

in alcune realtà aziendali, workshops con i Comuni, con agenzie esterne (dei<br />

mediatori culturali) e con gli o<strong>per</strong>atori ULSS dei diversi uffici. Al di là di questi<br />

aspetti positivi è anche doveroso segna<strong>la</strong>re <strong>la</strong> presenza di alcuni principali<br />

punti critici che possono essere così c<strong>la</strong>ssificati: 1) aspetti normativi (difficoltà<br />

legate al<strong>la</strong> conoscenza del<strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione anche <strong>per</strong> lo stesso o<strong>per</strong>atore sanitario);<br />

2) aspetti re<strong>la</strong>zionali (<strong>per</strong> difficoltà/impossibilità di traduzione sia <strong>per</strong><br />

scarsa/assenza conoscenza del<strong>la</strong> cultura degli immigrati); 3) aspetti organizzativi<br />

(difficoltà di realizzare procedure efficaci e possibilmente semplici, valide<br />

sia <strong>per</strong> l’o<strong>per</strong>atore che <strong>per</strong> i cittadini immigrati). Su questi punti critici si<br />

dovrà <strong>la</strong>vorare in futuro.<br />

Infine, si segna<strong>la</strong> l’importante contributo del<strong>la</strong> Rete HPH Lombarda <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

produzione di un poster multilingue sul triage del Pronto Soccorso.<br />

28<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 2<br />

Il Progetto antitabagismo ha visto il coordinamento del<strong>la</strong> rilevazione nazionale<br />

utilizzando il questionario (versione 2004) degli ENSH (European Network<br />

Smoke Free Hospitals).<br />

Sul<strong>la</strong> base del codice europeo degli ENSH si stanno definendo azioni <strong>per</strong><br />

giungere all’ospedale libero dal fumo. In partico<strong>la</strong>re con il fine di facilitare il<br />

raggiungimento dell’obiettivo finale (di un ospedale completamente libero<br />

dal fumo) si ritiene utile attivare una azione graduale, proponendo alle singole<br />

Unità O<strong>per</strong>ative di acquisire il titolo di “Unità O<strong>per</strong>ativa libera dal Fumo”<br />

sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> rispondenza di determinati requisiti che tengono conto in<br />

partico<strong>la</strong>re dell’empowerment del <strong>per</strong>sonale, dei pazienti tra cui: 1) sottoscrizione<br />

di documento di informazione ed adesione al<strong>la</strong> iniziativa da parte del<br />

<strong>per</strong>sonale; 2) affissione in U.O. del Codice Europeo da affiggere in U.O.; 3)<br />

accettazione di <strong>per</strong>iodici da parte di una commissione esterna.<br />

Infine anche <strong>per</strong> il 2004-2005 è prevista <strong>la</strong> realizzazione del Concorso “Chi<br />

non fuma...VINCE!”.<br />

2.2. Attività del<strong>la</strong> Rete HPH piemontese<br />

PIERO ZAINA - Coordinatore Rete HPH piemontese<br />

Anche nel 2° quinquennio dell’attività del<strong>la</strong> Rete HPH piemontese abbiamo<br />

ottenuto l’adesione di tutte le Aziende del<strong>la</strong> Regione: 34 tra ASO, ASL, Presidi<br />

Ospedalieri convenzionati. Nel<strong>la</strong> 7° Conferenza Nazionale HPH di Torino abbiamo<br />

presentato l’attività quinquennale di 4 Progetti regionali in rete, a cui<br />

abbiamo aggiunto 2 Progetti iniziati a livello aziendale, ma che hanno assunto<br />

ormai rilevanza di rete regionale. Nel gennaio 2004 abbiamo dato l’avvio ad<br />

un nuovo Progetto in rete regionale “l’Ospedale senza dolore” avendolo già<br />

scelto come progetto aziendale 8 Aziende (compresa <strong>la</strong> ASL Valle d’Aosta).<br />

Linee di sviluppo dei 7 Progetti regionali in Rete:<br />

1) Progetto “Integrazione Ospedale- Territorio”<br />

Aderenti <strong>19</strong> Aziende (compresa <strong>la</strong> ASL Valle d’Aosta).<br />

La progettazione dell’attività del gruppo è iniziata con l’analisi dell’es<strong>per</strong>ienza<br />

acquisita nel precedente quinquennio, mediante il monitoraggio di<br />

progetti aziendali che hanno realizzato, anche se parzialmente, attraverso<br />

indicatori specifici l’integrazione Ospedale-Territorio, documentando i risultati<br />

ottenuti (attivazione dei servizi, ambu<strong>la</strong>tori, numeri verdi ecc...), gli<br />

strumenti utilizzati (opuscoli informativi, rete di comunicazione, ecc...), l’impatto<br />

sul paziente (riduzione ricoveri ripetuti, dimissioni protette ecc...). Le<br />

evidenze derivate dai progetti s<strong>per</strong>imentati in vari contesti <strong>per</strong>metteranno<br />

di avviare strategie adattate alle singole realtà, quindi vari modelli di Ospedale<br />

integrato, avendo concordato <strong>per</strong> <strong>la</strong> valutazione i seguenti parametri:<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

29


CAPITOLO 2<br />

Riproducibilità, Fattibilità, Interesse aziendale. La complessità del Progetto<br />

ed il numero delle Aziende hanno reso necessaria <strong>la</strong> suddivisione del <strong>la</strong>voro<br />

in 3 sotto progetti ed altrettanti gruppi di <strong>la</strong>voro:<br />

A) Comunicazione, Informazione: Internet, Telemedicina, numeri verdi e<br />

call-center <strong>per</strong> MMG, opuscoli <strong>per</strong> pazienti ecc...<br />

B) Linee guida e <strong>per</strong>corsi assistenziali: miglioramento dell’assistenza nelle<br />

patologie ad elevata esigenza di integrazione quali vasculopatie<br />

cardiocerebrali, diabete, patologie ortopediche ecc...<br />

C) Modelli organizzativi <strong>per</strong> <strong>la</strong> dimissione: lettera di dimissione, dimissione<br />

protetta, ADI, RSA, lungo degenza ecc. Per ciascun sottogruppo è stato<br />

identificato un coordinatore.<br />

2) Progetto “Ospedali liberi dal fumo”<br />

Continua l’attività delle 15 Aziende aderenti al Progetto (compresa <strong>la</strong> ASL<br />

Valle d’Aosta).<br />

Il gruppo ha aderito all’iniziativa di creare un “Progetto internazionale contro<br />

il fumo” che finora ha coinvolto 87 Aziende delle varie Reti regionali. Dal<br />

Centro di coordinamento interregionale è stato inviato un questionario di<br />

autovalutazione <strong>per</strong> le Aziende Sanitarie sul grado di aderenza agli standards<br />

europei <strong>per</strong> il controllo del fumo: del<strong>la</strong> nostra Rete hanno risposto 5 Aziende<br />

i cui dati saranno uniti a quelli delle altre reti <strong>per</strong> valutare lo stato del<strong>la</strong><br />

lotta al tabagismo nel<strong>la</strong> Rete HPH italiana. Il gruppo piemontese ha iniziato<br />

<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione di introdurre nelle cartelle cliniche il Test di Fagestrom<br />

e di attivare il counselling minimo attraverso al tecnologia dei <strong>per</strong>corsi assistenziali.<br />

3) Progetto “Miglioramento dell’accoglienza al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona straniera afferente<br />

ai Servizi Sanitari”<br />

È <strong>la</strong> delimitazione del precedente Progetto “Umanizzazione dei Servizi Sanitari”,<br />

essendo divenuto emergente il problema del<strong>la</strong> interculturalità e a<br />

cui sono sensibili parecchie Aziende del<strong>la</strong> Rete (15), che hanno aderito, su<br />

iniziativa dell’Ufficio Europeo dell’OMS, al Progetto interregionale “Ospedale<br />

e Servizi Socio-Sanitari interculturali”: il flusso migratorio in Europa è<br />

in continuo aumento, <strong>per</strong> cui in una società multietnica gli ospedali devono<br />

adattarsi al<strong>la</strong> nuova situazione modificando il loro modo di comunicare,<br />

di organizzare le attività di cura e servizi eguali <strong>per</strong> tutti i pazienti, riconoscendo<br />

<strong>la</strong> centralità del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, su<strong>per</strong>ando le barriere esistenti tra etnie<br />

diverse, specie <strong>la</strong> comunicazione. Il gruppo piemontese ha predisposto e<br />

somministrato un questionario <strong>per</strong> o<strong>per</strong>atori sanitari ed amministrativi in<br />

previsione di un Corso di formazione centrato sia sul<strong>la</strong> parte normativa sia<br />

sul<strong>la</strong> parte socio culturale ed in attesa del finanziamento da parte del Fondo<br />

Generale Europeo.<br />

4) Progetto “Fasce deboli. Abuso e violenza sulle donne e sui minori”<br />

Il Centro “Soccorso Violenza Sessuale” (SVS) dell’ASO S. Anna di Torino ha<br />

30<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 2<br />

avuto avvio nel maggio del 2003 come Centro integrato e multidisciplinare<br />

<strong>per</strong> fornire appropriata assistenza nei casi di violenza sessuale nei con­<br />

fronti delle donne. Il Centro fornisce:<br />

- servizio di Pronto Intervento;<br />

- servizio telefonico di informazioni ed appuntamenti;<br />

- il follow-up medico-ginecologico;<br />

- consulenze medico legali;<br />

- consulenza psicologica di prima valutazione;<br />

- assistenza iniziale con il coinvolgimento interdisciplinare di varie figure<br />

professionali.<br />

Dal maggio 2003 al 31/12/2003 sono stati presi in carico 44 casi di violenza.<br />

Tale modello organizzativo è trasferibile in altre strutture sanitarie: è avviato<br />

un collegamento in rete con l’Ospedale Maria Vittoria di Torino (ASL 3).<br />

Analoga struttura organizzativa è stata costituita presso l’ASO-OIRM di Torino<br />

con un gruppo di <strong>la</strong>voro interdisciplinare (NPI, Pediatra, Psicologo,<br />

Chirurghi pediatrici, Infermieri professionali, Assistenti sociali) <strong>per</strong> <strong>la</strong> presa<br />

in carico dei casi di abuso e maltrattamento su minori.<br />

Dal gennaio 2003 all’aprile 2004 sono afferiti all’ambu<strong>la</strong>torio 63 bambini<br />

(130 visite totali) inviati dall’interno dell’Ospedale (DEA, Ambu<strong>la</strong>tori, Reparti)<br />

e dai Servizi esterni.<br />

5) Progetto “La Malnutrizione degli anziani residenti in RSA”<br />

Sette Aziende partecipano al Progetto quale estensione di una es<strong>per</strong>ienza<br />

maturata da parecchi anni a livello ospedaliero rivolta specificamente a<br />

strutture residenziali <strong>per</strong> anziani, le cui patologie prevalenti hanno un notevole<br />

impatto metabolico e nutrizionale. Si prevede di valutare i risultati<br />

di un modello di diagnosi precoce e di intervento mediante l’e<strong>la</strong>borazione<br />

dei risultati di un questionario rivolto al <strong>per</strong>sonale RSA, mirato al<strong>la</strong> malnutrizione,<br />

al riconoscimento del<strong>la</strong> disfagia ed al<strong>la</strong> sua corretta gestione<br />

nutrizionale, al<strong>la</strong> adeguatezza di strumenti già in atto <strong>per</strong> <strong>la</strong> prevenzione –<br />

diagnosi precoce – trattamento del<strong>la</strong> malnutrizione stessa.<br />

6) Progetto “<strong>Salute</strong> e Sicurezza degli o<strong>per</strong>atori sanitari”<br />

Aderenti 8 Aziende (compresa <strong>la</strong> ASL Valle d’Aosta).<br />

Obiettivi:<br />

- migliorare le condizioni di salute e sicurezza degli o<strong>per</strong>atori sanitari;<br />

- migliorare le re<strong>la</strong>zioni tra o<strong>per</strong>atori sanitari e pazienti;<br />

-prevenire i rischi <strong>la</strong>vorativi corre<strong>la</strong>ti all’organizzazione delle strutture sa­<br />

nitarie;<br />

- favorire il disegno ergonomico delle strutture ospedaliere;<br />

-promuovere <strong>la</strong> cultura del<strong>la</strong> sicurezza tra gli o<strong>per</strong>atori sanitari;<br />

- migliorare le attività di Medicina preventiva in ambito ospedaliero.<br />

Di pressante attualità <strong>la</strong> “Prevenzione del Burn-out negli o<strong>per</strong>atori sanitari”:<br />

studi recenti hanno dimostrato che <strong>per</strong> circa il 58% dei dipendenti il disagio<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

31


CAPITOLO 2<br />

<strong>la</strong>vorativo, lo stress emotivo, specie in alcuni reparti ad alta intensità <strong>la</strong>vorativa,<br />

provocano stati di ansia e depressione con tendenza all’iso<strong>la</strong>mento e<br />

con evidenti ri<strong>per</strong>cussioni sull’efficienza <strong>la</strong>vorativa e sul<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />

con i pazienti e i loro familiari. Un intervento preventivo e di sostegno<br />

di tipo psicologico (incontri quindicinali di gruppi di <strong>la</strong>voro nei reparti più a<br />

rischio) presso l’ASO di Alessandria ha dato esito positivo, dimostrato dal<strong>la</strong><br />

nessuna nuova richiesta di part-time o di trasferimento <strong>per</strong> l’aumento del<strong>la</strong><br />

attività di ricovero e dal<strong>la</strong> bassa frequenza di congedi <strong>per</strong> ma<strong>la</strong>ttie.<br />

7) Progetto “Ospedale senza dolore”<br />

Di recente acquisizione da parte del<strong>la</strong> nostra Rete, abbiamo aderito al coordinamento<br />

interregionale del Progetto. Alcune Aziende del gruppo (8 Aziende<br />

compresa <strong>la</strong> ASL Valle d’Aosta) stanno già sviluppando specifici progetti sul<br />

tema del<strong>la</strong> consapevolezza del dolore da parte dei vari attori in campo, valido<br />

riferimento <strong>per</strong> <strong>la</strong> definizione del Progetto regionale HPH, i cui principi ispiratori<br />

sono <strong>la</strong> centralità del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona ed il rapporto di rete tra le varie Aziende.<br />

L’obiettivo del Progetto è di modificare le attitudini ed il comportamento<br />

degli o<strong>per</strong>atori sanitari ed anche dei pazienti, mediante <strong>la</strong> sensibilizzazione<br />

ed il coinvolgimento al “problema dolore” di tutto il <strong>per</strong>sonale sanitario,<br />

l’organizzazione di corsi di formazione e di aggiornamento, <strong>la</strong> valutazione<br />

ed il monitoraggio del dolore <strong>per</strong>cepito dal paziente, <strong>la</strong> valorizzazione del<br />

paziente stesso attraverso il consenso informato quale metodo <strong>per</strong> creare<br />

l’alleanza <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute tra o<strong>per</strong>atori, pazienti e familiari.<br />

2.3. L’es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> Rete lombarda HPH<br />

CARLO ALBERTO TERSALVI - Dirigente Medico del<strong>la</strong> Struttura Comunicazione e Re<strong>la</strong>zioni<br />

internazionali del<strong>la</strong> Direzione Generale Sanità, Regione Lombardia<br />

La rete lombarda HPH è giunta al suo quinquennio di attività, essendosi<br />

costituita nel <strong>19</strong>99, in occasione del<strong>la</strong> 3° Conferenza Nazionale HPH, organizzata<br />

a Mi<strong>la</strong>no dal<strong>la</strong> Regione Lombardia.<br />

A differenza delle altre reti regionali italiane, <strong>la</strong> rete lombarda HPH ha il suo<br />

centro di coordinamento presso <strong>la</strong> D.G. Sanità del<strong>la</strong> Giunta Regionale. Questo<br />

input regionale ha visto un iniziale entusiasmo nei primi anni, con un’adesione<br />

di ben 62 strutture ospedaliere lombarde (tra quelle pubbliche e private<br />

accreditate) su un totale di 115 (pari al 54%) e con l’avvio di un’enorme quantità<br />

di progetti, spesso non in linea con i principi HPH e/o con una carenza<br />

metodologica. A quel tempo era stato, comunque, raggiunto l’obiettivo regionale:<br />

cioè quello di catturare l’attenzione degli o<strong>per</strong>atori su cui avviare una<br />

informativa diretta ad un cambiamento culturale dell’ospedale che<br />

ricomprendesse, oltre al<strong>la</strong> “cura” anche <strong>la</strong> “promozione del<strong>la</strong> salute” all’inter­<br />

32<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 2<br />

no del<strong>la</strong> struttura ospedaliera. Ora le strutture aderenti sono 58. Tale riduzione<br />

è dovuta allo scorporo dei presidi ospedalieri dalle ASL.<br />

Tra gli interventi regionali più importanti si ricorda:<br />

- Nell’anno 2002, inserimento, all’interno del P.S.S.R., tra i progetti innovativi,<br />

di una serie di azioni miranti allo sviluppo del<strong>la</strong> funzione trasversale<br />

del<strong>la</strong> educazione al<strong>la</strong> salute e promozione al<strong>la</strong> salute negli ospedali, volte<br />

a favorire lo sviluppo di sinergie tra le varie strutture esistenti sul territorio,<br />

sia pubbliche che private (ospedaliere e non). La Regione Lombardia ha<br />

avviato le strutture verso un cambiamento culturale che è stato favorito, sia<br />

dall’affermarsi del principio di sussidiarietà riconosciuto nell’attuazione del<strong>la</strong><br />

devolution, sia dalle oggettive difficoltà economico-finanziarie non più<br />

sostenibili dal solo ente pubblico.<br />

- Nel giugno 2003 <strong>la</strong> giunta regionale (con proprio provvedimento) ha voluto<br />

estendere <strong>la</strong> rete lombarda HPH anche alle strutture socio-sanitarie, tra i<br />

propri soggetti attivi, dopo aver ottenuto l’assenso del Coordinatore Europeo.<br />

Con questa iniziativa anche le RSA (Residenze sanitario-assistenziali)<br />

e le RSD (Residenze Sanitario-Assistenziali <strong>per</strong> <strong>per</strong>sone con Disabilità) hanno<br />

<strong>la</strong> possibilità di realizzare, sia direttamente che in col<strong>la</strong>borazione con le<br />

strutture ospedaliere, progetti di promozione del<strong>la</strong> salute agli anziani e ai<br />

disabili (fasce sociali più deboli).<br />

Inoltre, con questo provvedimento sono state assegnati al<strong>la</strong> rete lombarda<br />

HPH 360.000,00 Euro (<strong>per</strong> il triennio 2003-2006), quale fondo di incentivazione<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione di progetti HPH da parte delle strutture sanitarie<br />

e socio-sanitarie.<br />

- Nell’anno 2004 con il supporto del<strong>la</strong> nuova “Direzione Scientifica” (comprendente<br />

es<strong>per</strong>ti delle due aree “sanità” e “socio-sanitaria”), <strong>la</strong> Regione ha:<br />

individuato le seguenti aree prioritarie, nel cui ambito avviare i progetti<br />

HPH, sia delle strutture sanitarie che socio-sanitarie:<br />

a) ospedale e territorio;<br />

b) uso corretto dei farmaci e dei presidi;<br />

c) promozione di stili di vita (in cui sono ricomprese tutte le tematiche<br />

inerenti il comportamento corretto del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, ivi compreso anche<br />

l’ospedale senza fumo);<br />

d) ospedale senza dolore;<br />

e) ospedale interculturale.<br />

La Regione non ha escluso altre aree, purché in attuazione al PSSR 2002­<br />

2004; ha organizzato un corso di formazione <strong>per</strong> <strong>la</strong> “progettazione e gestione di<br />

progetti HPH” agli o<strong>per</strong>atori sanitari (già realizzato a giugno) e socio-sanitari; ha<br />

predisposto uno strumento unico (scheda) <strong>per</strong> <strong>la</strong> rilevazione dei progetti HPH.<br />

Obiettivo generale regionale: migliorare <strong>la</strong> qualità delle prestazioni ai cittadini.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

33


CAPITOLO 2<br />

Obiettivi specifici regionali: implementare il numero dei progetti HPH delle<br />

strutture sanitarie e socio-sanitarie attraverso l’incentivazione di premi; costituire<br />

un database regionale dei progetti HPH.<br />

Sintesi progetti regionali<br />

Tra le tematiche prioritarie sono ricomprese quelle re<strong>la</strong>tive ai 3 progetti<br />

regionali avviati (Ospedale senza dolore, ospedale senza fumo e ospedale<br />

interculturale):<br />

- Ospedale senza dolore: n. 17 strutture sanitarie coinvolte.<br />

Obiettivo generale: fornire al<strong>la</strong> D.G. Sanità gli strumenti <strong>per</strong> programmare<br />

un sistema a rete finalizzato a combattere il dolore inutile delle <strong>per</strong>sone<br />

ricoverate o che afferiscono alle Strutture di ricovero regionali.<br />

Obiettivi specifici: creare una rete s<strong>per</strong>imentale tra le es<strong>per</strong>ienze di eccellenza<br />

presenti in regione; e<strong>la</strong>borare un manuale applicativo regionale sugli<br />

aspetti principali dell’OSD (strumenti di misura, formazione, informazione,<br />

linee diagnostico terapeutiche) a disposizione delle Strutture Sanitarie che<br />

hanno istituito o istituiranno i COSD; creare un file delle es<strong>per</strong>ienze in corso,<br />

sul sito web regionale; fornire al<strong>la</strong> D.G. Sanità le basi <strong>per</strong> lo sviluppo<br />

del<strong>la</strong> rete regionale <strong>per</strong> l’OSD; confrontarsi con le es<strong>per</strong>ienze in corso presso<br />

altre regioni (in primis quelle partecipanti al<strong>la</strong> rete HPH).<br />

Azioni e risultati: terminata <strong>la</strong> stesura del manuale regionale <strong>per</strong> l’OSD che<br />

costituirà lo strumento o<strong>per</strong>ativo <strong>per</strong> il recepimento delle Linee guida nazionali.<br />

Esso è strutturato nei suoi capitoli principali: 1) normative nazionali e<br />

regionali; 2) es<strong>per</strong>ienze in corso; 3) strumenti di rilevazione e misura consigliati;<br />

4) indicazioni generali terapeutiche; 5) strategie formative; 6) strategie<br />

informative; 7) bibliografia.<br />

- Ospedale senza fumo: n. 17 strutture sanitarie coinvolte.<br />

Obiettivo: valutare il grado di aderenza agli standard europei <strong>per</strong> il controllo<br />

del fumo delle Aziende Sanitarie pubbliche e private del<strong>la</strong> rete Lombarda<br />

HPH a distanza di tre anni dallo sviluppo dei primi progetti HPH “Ospedali<br />

liberi dal fumo”. Per <strong>la</strong> sintesi sulle azioni e risultati si rimanda ad apposito<br />

abstract regionale inviato.<br />

- Ospedale interculturale: 16 strutture coinvolte.<br />

Obiettivo generale: facilitare l’accesso e l’accoglienza del cittadino immigrato<br />

ai servizi ospedalieri e <strong>la</strong> comunicazione degli stessi con gli o<strong>per</strong>atori<br />

dell’ospedale, attraverso una metodologia di <strong>la</strong>voro di rete nell’area<br />

interculturale. Per <strong>la</strong> sintesi sulle azioni e risultati si rimanda ad apposito<br />

abstract regionale inviato.<br />

34<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 2<br />

2.4. Il contributo del<strong>la</strong> Rete “Health Promoting Hospitals” alle politiche<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> salute del<strong>la</strong> Regione Emilia-Romagna<br />

MARIELLA MARTINI - Direttore Generale AUSL di Reggio Emilia, Coordinatrice<br />

Rete HPH Emilia Romagna<br />

KYRIAKOULA PETROPULACOS - Responsabile dei Servizi ospedalieri del<strong>la</strong> Regione<br />

Emilia Romagna, Assessorato Sanità dell’Emilia Romagna<br />

La promozione del<strong>la</strong> salute è parte integrante del<strong>la</strong> strategia complessiva<br />

individuata dal<strong>la</strong> Regione Emilia-Romagna nell’ultimo Piano sanitario, che riprende<br />

ed integra i principi essenziali del Piano Sanitario Nazionale, in partico<strong>la</strong>re:<br />

<strong>la</strong> centralità del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, l’uguaglianza e <strong>la</strong> solidarietà, l’attenzione ai<br />

bisogni di salute, le alleanze <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute, l’orientamento ai risultati, <strong>la</strong> globalità<br />

dell’offerta e del<strong>la</strong> presa in cura, <strong>la</strong> modernizzazione e miglioramento dei servizi.<br />

L’intento è, da una parte, di migliorare <strong>la</strong> qualità dell’offerta e di garantire<br />

l’equità dell’accesso mediante lo sviluppo di reti integrate di servizi e dall’altra,<br />

di al<strong>la</strong>rgare lo sguardo oltre l’orizzonte dei servizi sanitari <strong>per</strong> ricercare il<br />

coinvolgimento e distribuire le responsabilità attorno a un “Patto di solidarietà<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> salute” fra enti locali, aziende sanitarie, organizzazioni sociali ed individui<br />

del<strong>la</strong> comunità.<br />

Sono scelte pienamente coerenti con <strong>la</strong> filosofia e le politiche di promozione<br />

del<strong>la</strong> salute sostenute dall’OMS e fanno si che il sistema dei servizi sanitari<br />

del<strong>la</strong> Regione Emilia Romagna sia un sistema che assume <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong><br />

salute come fulcro delle azioni di pianificazione e sviluppo dei servizi che il<br />

piano annuale degli obiettivi traduce in indicazioni o<strong>per</strong>ative cogenti. L’adesione<br />

da parte di tutte le Aziende Sanitarie del<strong>la</strong> Regione Emilia Romagna al<strong>la</strong><br />

Rete degli Health Promoting Hospitals ha questo scenario di contesto come<br />

punto di forza e contemporaneamente richiede di declinare i progetti che<br />

dovrebbero essere sviluppati, <strong>per</strong> essere parte del<strong>la</strong> rete degli HPH, secondo<br />

le linee del<strong>la</strong> pianificazione regionale. In altri termini, si assume <strong>la</strong> coincidenza<br />

tra i progetti HPH e i progetti da sviluppare in attuazione del piano degli<br />

obiettivi assegnato dal<strong>la</strong> Regione alle Aziende Sanitarie.<br />

L’obiettivo di questa comunicazione è di presentare e discutere come gli ospedali<br />

del<strong>la</strong> rete HPH dell’ER hanno attivato una strategia complessiva che da una<br />

parte, si fonda su un insieme di progetti volti a migliorare <strong>la</strong> qualità dei servizi<br />

sanitari e delle attività di promozione del<strong>la</strong> salute negli ospedali, e dall’altra,<br />

sul<strong>la</strong> ricerca di partnership volte a sviluppare forme di partecipazione e di coproduzione<br />

degli interventi di salute coi diversi attori del<strong>la</strong> comunità, intesi come<br />

pazienti, cittadini, organizzazioni sociali. In questo scenario <strong>la</strong> Rete degli ospedali<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute (HPH) costituisce una concretizzazione<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

35


CAPITOLO 2<br />

progettuale che deriva il proprio mandato dagli indirizzi generali dell’O.M.S.<br />

re<strong>la</strong>tivi al ri-orientamento degli Ospedali verso <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute, ma<br />

anche dalle politiche regionali che ne inquadrano l’azione in un sistema locale<br />

orientato a produrre guadagni in salute nel<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione.<br />

2.5. Lo sviluppo del<strong>la</strong> Rete HPH Toscana<br />

FABRIZIO SIMONELLI, PAOLO MORELLO MARCHESE, MARIA JOSÉ CALDES PINILLA, KATALIN<br />

MAJER - Centro di coordinamento del<strong>la</strong> Rete HPH Toscana, Azienda<br />

Ospedaliero-Universitaria A. Meyer (Firenze)<br />

Fin dal<strong>la</strong> sua costituzione, <strong>la</strong> Rete Toscana HPH è stata intesa dai suoi attori<br />

come elemento dinamico nei rapporti con il sistema regionale <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute,<br />

con le altre Reti HPH italiane e con il Network HPH internazionale, assumendo<br />

una impostazione tesa da un <strong>la</strong>to ad importare orientamenti internazionali<br />

e dall’altro a contribuire allo sviluppo generale del movimento <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione<br />

del<strong>la</strong> salute.<br />

Questo tipo di approccio consente di prospettare ruoli differenziati e rilevanti<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> Rete HPH:<br />

- quello istituzionale, di ripensamento dell’Ospedale come luogo di promozione<br />

del<strong>la</strong> salute, oltre che di diagnosi e cura;<br />

- quello funzionale allo sviluppo di piani e programmi locali di miglioramento<br />

del<strong>la</strong> salute del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione: vi sono connessioni significative con il processo<br />

regionale dei Piani <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Salute</strong> e con progetti che riguardano <strong>la</strong> salute infantile<br />

e gli stili di vita adolescenziali, <strong>la</strong> formazione, <strong>la</strong> valutazione delle politiche regionali<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> salute. La Rete Toscana HPH rappresenta un fattore di spinta <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

realizzazione di un progetto sociale di salute che travalica il mandato istituzionale<br />

del sistema ospedaliero, e che costituisce anche una testimonianza di sensibilità,<br />

interesse e impegno del management ospedaliero e del <strong>per</strong>sonale sanitario<br />

nel favorire <strong>la</strong> crescita delle <strong>per</strong>sone e delle comunità locali;<br />

- quello generativo di nuovi contributi specifici <strong>per</strong> le politiche regionali <strong>per</strong><br />

<strong>la</strong> salute ed anche <strong>per</strong> il movimento internazionale del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong><br />

salute: in partico<strong>la</strong>re, l’Ospedale A. Meyer di Firenze ha proposto e coordina,<br />

su mandato dell’Ufficio O.M.S. di Barcellona, un Working group internazionale<br />

sul tema del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute del bambino e dell’adolescente<br />

in ospedale.<br />

Sotto il profilo delle re<strong>la</strong>zioni, questo tipo di impostazione ha promosso fra<br />

l’altro:<br />

- a livello regionale, lo sviluppo di connessioni di sistema con l’Assessorato<br />

36<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 2<br />

regionale al Diritto al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> e con le Unità o<strong>per</strong>ative di Educazione al<strong>la</strong><br />

salute delle Aziende Sanitarie Locali;<br />

- a livello nazionale, <strong>la</strong> partecipazione attiva ai momenti di coordinamento<br />

delle Reti italiane HPH ed alle Conferenze nazionali degli Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

promozione del<strong>la</strong> salute;<br />

- a livello internazionale, una vasta rete di rapporti costruita attraverso l’organizzazione<br />

del<strong>la</strong> 11° Conferenza internazionale degli Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione<br />

del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> (Firenze, 18-20 maggio 2003) e <strong>la</strong> presentazione di<br />

<strong>la</strong>vori scientifici nelle Conferenze internazionali.<br />

La configurazione del<strong>la</strong> Rete regionale conta sull’adesione di tutte le 16<br />

Aziende Sanitarie pubbliche del<strong>la</strong> regione, con una rappresentanza di circa<br />

l’80% degli stabilimenti ospedalieri, sul<strong>la</strong> motivazione di un crescente numero<br />

di o<strong>per</strong>atori ospedalieri, su una capil<strong>la</strong>re rete di re<strong>la</strong>zioni interna ed esterna<br />

al<strong>la</strong> Rete regionale, su un sistema di autovalutazione dello stato di avanzamento<br />

del progetto.<br />

La tipologia di attività comprende:<br />

- azioni incrementali, costituite da limitate ma <strong>per</strong>cettibili azioni di promozione<br />

del<strong>la</strong> salute attivate autonomamente dai professionisti anche senza<br />

una cornice progettuale definita. Si tratta di “testimonianze” anche<br />

frammentarie di promozione del<strong>la</strong> salute, quali “attenzioni” <strong>per</strong>cepibili da<br />

parte dei pazienti, iniziative di tipo logistico – alberghiero o organizzativo o<br />

re<strong>la</strong>zionale, singole azioni di empowerment delle <strong>per</strong>sone, e così via. Il quadro<br />

di queste azioni è molto variegato di iniziative ed es<strong>per</strong>ienze che sono a<br />

volte antecedenti all’avvio del Progetto HPH stesso;<br />

- integrazioni processuali, costituite da codificazioni di “valore aggiunto” nelle<br />

fasi dei processi diagnostico-terapeutici: si tratta di iniziative spesso indirizzate<br />

al<strong>la</strong> umanizzazione dei processi assistenziali;<br />

- “pacchetti” specifici di servizi, rappresentati da <strong>per</strong>corsi progettuali ed o<strong>per</strong>ativi<br />

completi attivati da singole Unità o<strong>per</strong>ative e mirati a gruppi omogenei<br />

<strong>per</strong> patologia o problematica;<br />

- progetti di promozione del<strong>la</strong> salute, che sviluppano interventi<br />

metodologicamente improntati al project work e quindi in grado di documentare<br />

i risultati prodotti. A questo livello si costituiscono team di progetto<br />

e si definiscono ruoli, impegni, modalità di comunicazione e valutazione;<br />

- interventi di ri-orientamento del setting ospedaliero, considerato come contesto<br />

globale (ambientale, organizzativo, normativo, amministrativo,<br />

re<strong>la</strong>zionale) capace di ridefinire in termini distintivi l’attività dell’intera struttura<br />

ospedaliera.<br />

Un sostegno decisivo <strong>per</strong> lo sviluppo del<strong>la</strong> Rete è <strong>la</strong> formazione e in parti­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

37


CAPITOLO 2<br />

co<strong>la</strong>re il Laboratorio formativo allestito <strong>per</strong> e<strong>la</strong>borare una fisionomia del<strong>la</strong> Rete<br />

toscana, i cui primi risultati sono incoraggianti.<br />

2.6. L’es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> Rete HPH ligure<br />

ROBERTO PREDONZANI, RITA GAGNO - Dipartimento di Staff Azienda USL 1 Im<strong>per</strong>iese<br />

La Rete HPH ligure, avviata nel <strong>19</strong>98 dall’Azienda USL 1 Im<strong>per</strong>iese, inizialmente<br />

comprendeva entro <strong>la</strong> fine del <strong>19</strong>99 n. 4 Aziende Sanitarie e n. 4 Aziende<br />

Ospedaliere. Nel corso del 2003 si sono unite al<strong>la</strong> Rete <strong>la</strong> ASL 5 Spezzina e<br />

l’Istituto Pediatrico Giannina Gaslini di Genova. Nel corso del 2004 ha ancora<br />

aderito l’Istituto Tumori di Genova.<br />

I principali progetti interaziendali attivati e in corso sono:<br />

- Indagine conoscitiva sull’abitudine al fumo nel <strong>per</strong>sonale delle aziende<br />

sanitarie: al progetto hanno partecipato 4 Aziende Sanitarie e 4 Aziende<br />

Ospedaliere. L’obiettivo è stato quello di verificare <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di fumatori<br />

nel <strong>per</strong>sonale, al fine di prevedere campagne preventive all’interno delle<br />

strutture sanitarie. Nel complesso, sono stati somministrati circa 5000 questionari,<br />

e le risposte ricevute sono state 4.324, con una <strong>per</strong>centuale di fumatori<br />

nel <strong>per</strong>sonale del 30%. Tra il <strong>per</strong>sonale che ha risposto al questionario,<br />

si è evidenziato come il 22,7% dei medici, il 33% degli infermieri e il<br />

<strong>19</strong>,4% del <strong>per</strong>sonale amministrativo sia fumatore abituale. La media di sigarette<br />

fumate giornalmente è di 14,6, mentre il 72% degli intervistati ha dichiarato<br />

di fumare mentre <strong>la</strong>vora. A seguito delle interviste effettuate, si è<br />

cercato di impostare un programma di prevenzione che preveda anche l’accesso<br />

facilitato del <strong>per</strong>sonale ai Centri Antitabacco presenti nelle aziende e<br />

di prevedere una segnaletica comune nell’ottica del<strong>la</strong> creazione di Ospedali<br />

e Strutture Sanitarie libera dal fumo.<br />

- Chi non fuma vince: nel 2003 si è avviato il primo Concorso Regionale<br />

“Uno Spot <strong>per</strong> dire Stop... Chi non fuma vince”, che ha visto <strong>la</strong> partecipazione<br />

di circa 15 Scuole Medie Inferiori delle Province di Im<strong>per</strong>ia, Savona e<br />

Genova. Il progetto è stato supportato dal comico Andrea Foresta (Mago<br />

Forest) testimonial molto gradito dai ragazzi, nonché dal<strong>la</strong> partecipazione<br />

di una squadra di calcio genovese (Sampdoria). I ragazzi hanno prodotto<br />

uno spot di un minuto contro il fumo al<strong>la</strong> fine di un programma che ha<br />

previsto <strong>la</strong> somministrazione di un questionario (lo stesso utilizzato presso<br />

<strong>la</strong> Rete HPH veneta) alle c<strong>la</strong>ssi partecipanti, incontri con Medici Specialisti<br />

nonché l’attivazione di un <strong>la</strong>boratorio con tutor. La giornata conclusiva si è<br />

tenuta in occasione del 31 Maggio “Giornata Mondiale senza Tabacco” presso<br />

i Magazzini del Cotone del Porto Antico di Genova, sia nel 2003 sia nel<br />

2004, con <strong>la</strong> partecipazione di più di 600 ragazzi provenienti dalle varie<br />

38<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 2<br />

province liguri. I <strong>la</strong>vori dei ragazzi,valutati da una giuria di giornalisti liguri,<br />

sono stati premiati in base all’originalità e contenuto.<br />

- Ospedale senza dolore: questo progetto ha visto l’adesione di tutte le Aziende<br />

liguri. È stato attivato un gruppo interaziendale di Anestesisti che ha provveduto<br />

al<strong>la</strong> realizzazione di un Corso accreditato ECM che si sta effettuando in ciascuna<br />

Azienda aderente al progetto. Il Corso è rivolto al <strong>per</strong>sonale medico,<br />

infermieristico ed ostetrico e coinvolge più di 700 discenti. Il gruppo di <strong>la</strong>voro<br />

ha o<strong>per</strong>ato nei termini di una condivisione delle es<strong>per</strong>ienze nell’ottica di prevedere<br />

l’e<strong>la</strong>borazione di un unico <strong>per</strong>corso didattico, che ha portato al<strong>la</strong> definizione<br />

di un unico programma con <strong>la</strong> creazione di un CD didattico in Power<br />

Point utilizzato nelle varie sedi <strong>per</strong> <strong>la</strong> docenza. Il corso verrà ripetuto anche nel<br />

2005, ed ha l’obiettivo di formare gli o<strong>per</strong>atori al<strong>la</strong> cultura del<strong>la</strong> gestione del<br />

dolore come sintomo e di fornire le basi <strong>per</strong> una corretta valutazione del sintomo<br />

e impostazione di una corretta terapia. Diverse Aziende hanno anche programmato<br />

manifestazioni in occasione del<strong>la</strong> Giornata del Sollievo.<br />

È ancora da ricordare come <strong>la</strong> Rete Liguria ha organizzato nel 2001 <strong>la</strong> 5°<br />

Conferenza Nazionale e abbia partecipato con un proprio stand al<strong>la</strong> Conferenza<br />

Internazionale di Firenze del 2003.<br />

In questa breve re<strong>la</strong>zione, abbiamo affrontato le es<strong>per</strong>ienze più significative,<br />

tra<strong>la</strong>sciando altri progetti che sono attualmente in divenire.<br />

Possiamo <strong>per</strong>altro affermare che l’es<strong>per</strong>ienza HPH è risultata senz’altro positiva,<br />

in quanto ha innanzitutto sensibilizzato il <strong>per</strong>sonale ospedaliero al tema<br />

del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute, <strong>per</strong>mettendo inoltre ai professionisti di diverse<br />

aziende di conoscersi e mettere in comune es<strong>per</strong>ienze, confrontandosi su temi<br />

il più delle volte gestiti singo<strong>la</strong>rmente. Si sono evidenziate come numerose iniziative<br />

fossero in corso nelle varie Aziende, mancando <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> diffusione non<br />

solo tra Aziende del<strong>la</strong> stessa Regione bensì anche all’interno del<strong>la</strong> stessa azienda.<br />

Non tutti i progetti attivati hanno portato a risultati o sono stati conclusi, <strong>la</strong><br />

causa di ciò è dovuta al motivo che spesso questi progetti si aggiungono al<br />

<strong>la</strong>voro quotidiano, <strong>per</strong>tanto non sempre è possibile trovare il tempo <strong>per</strong> poterne<br />

<strong>per</strong>seguire gli obiettivi. È ancora da segna<strong>la</strong>re come tali iniziative siano state<br />

supportate sia logisticamente, sia finanziariamente, dall’Assessorato Regionale.<br />

2.7. Il contesto del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute e <strong>la</strong> rete trentina HPH<br />

ENRICO NAVA 1 , PAOLO DE PIERI 2 , LORELLA MOLTENI 2 , ROBERTO PANELATTI 2 - 1 Servizio<br />

Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>, APSS Trento; 2 Unità <strong>per</strong> <strong>la</strong> Qualità, APSS Trento<br />

Nell’organizzazione sanitaria provinciale, <strong>la</strong> promozione e l’educazione al<strong>la</strong><br />

salute (PEAS) rappresenta una linea strategica di assoluta rilevanza. Già nel­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

39


CAPITOLO 2<br />

l’assetto organizzativo aziendale, sin dal <strong>19</strong>95 è individuata una Direzione <strong>per</strong><br />

<strong>la</strong> Promozione e l’Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> con funzione di predisporre e definire<br />

gli obiettivi nonché gestire <strong>la</strong> programmazione e il controllo di tutte le attività<br />

di PEAS del servizio sanitario.<br />

Inoltre, nel Piano di sviluppo strategico aziendale adottato nel gennaio del<br />

2001, <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute, in linea con gli indirizzi del<strong>la</strong> programmazione<br />

sanitaria del <strong>Trentino</strong>, rappresenta obiettivo strategico di sviluppo all’interno<br />

del<strong>la</strong> quale si collocano le attività istituzionali volte al<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />

salute collettiva.<br />

In tale contesto politico-organizzativo, <strong>la</strong> re<strong>la</strong>tivamente recente nascita del<strong>la</strong><br />

rete trentina HPH ha trovato un fertile terreno di potenziale crescita anche<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> consolidata presenza di un ampio spettro di iniziative di promozione<br />

del<strong>la</strong> salute, molte delle quali strettamente collegate ad attività condotte dalle<br />

strutture territoriali rivolte al<strong>la</strong> comunità ovvero a setting privilegiati quale il<br />

mondo del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>.<br />

In coerenza con le indicazioni strategiche aziendali in tema di PEAS, già dal<br />

2002 nel<strong>la</strong> contrattazione di budget degli ospedali aderenti al<strong>la</strong> rete HPH trentina<br />

vengono riconosciuti tre specifici progetti di valenza generale verso i quali devono<br />

essere principalmente orientale le azioni: ospedale libero dal fumo, l’approccio<br />

precoce ai pazienti con problemi alcol corre<strong>la</strong>ti e <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> sicurezza<br />

sul <strong>la</strong>voro in ospedale. A queste rilevanti iniziative si affianca un ricco panorama<br />

di interventi locali orientati sia allo sviluppo di capacità di migliore gestione<br />

del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia da parte del paziente cronico (diabete, ma<strong>la</strong>ttie cardiovasco<strong>la</strong>ri, tute<strong>la</strong><br />

del<strong>la</strong> gravidanza e del puer<strong>per</strong>io) sia al<strong>la</strong> promozione di stili di vita salutari.<br />

A tale proposito, nel corso del 2003 su tutti gli ospedali del<strong>la</strong> provincia ad<br />

esclusione di quello regionale di Trento, è stata o<strong>per</strong>ata una ricognizione sulle<br />

iniziative sistematiche condotte a livello locale e orientate alle strategie del<strong>la</strong><br />

PEAS che ha <strong>per</strong>messo di confermare <strong>la</strong> presenza sia di attività quotidiane del<br />

<strong>per</strong>sonale sanitario incentrate sull’assistenza al paziente, sul<strong>la</strong> compliance al<strong>la</strong><br />

terapia e al<strong>la</strong> conduzione di un regime di vita compatibile, sia di veri e propri<br />

progetti sviluppati da singole strutture o<strong>per</strong>ative ed aventi carattere di continuità<br />

nel tempo.<br />

Per lo sviluppo nel futuro delle attività di PEAS a livello del<strong>la</strong> rete HPH<br />

trentina si impongono comunque alcune riflessioni che potrebbero orientare<br />

in modo più efficace le iniziative.<br />

Data <strong>la</strong> molteplicità di iniziative è fondamentale o<strong>per</strong>are una selezione di<br />

quelle strategiche che dovrebbe avere un carattere di trasversalità nelle varie<br />

sedi ospedaliere in re<strong>la</strong>zione all’impatto sociale e sanitario delle forme morbose<br />

che si vogliono prevenire e control<strong>la</strong>re.<br />

40<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 2<br />

Il concetto di fondo del<strong>la</strong> PEAS deve essere oggetto di una trasmissione<br />

ampia e trasversale a tutti gli o<strong>per</strong>atori del servizio sanitario e in partico<strong>la</strong>re a<br />

livello ospedaliero dove risulta importante l’integrazione tra attività clinicodiagnostica<br />

e di promozione del<strong>la</strong> salute; <strong>per</strong> tale ragione risulta importante<br />

rafforzare il ruolo dei referenti HPH ospedalieri anche attraverso una formazione<br />

mirata.<br />

È forse opportuno rivalutare il concetto di fondo HPH al<strong>la</strong> luce anche del<br />

centralità cittadino nei rapporti con il servizio sanitario inteso nel<strong>la</strong> sua<br />

unitarietà; in questo senso <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute deve essere intesa in<br />

forma integrata ospedale/territorio.<br />

Infine il coinvolgimento delle strutture dipartimentali e l’inserimento del<strong>la</strong><br />

strategia di promozione del<strong>la</strong> salute tra i requisiti oggetto di attenzione<br />

nell’accreditamento istituzionale potrebbero rappresentare utili opportunità<br />

di implementazione del<strong>la</strong> PEAS.<br />

2.8. La Rete HPH valdostana: dal progetto di salute al modello comunicativo<br />

GIORGIO GALLI - Coordinatore rete valdostana HPH, Responsabile URP /Ufficio<br />

Stampa Azienda USL Valle d’Aosta<br />

Sono so<strong>la</strong>mente trascorsi tre anni dall’ingresso del<strong>la</strong> nostra regione nel<strong>la</strong><br />

rete italiana HPH e in questo <strong>per</strong>iodo, avvalendoci sia delle professionalità<br />

interne all’Azienda sia delle es<strong>per</strong>ienze maturate dalle altre regioni nel campo<br />

dei progetti di salute, abbiamo promosso e realizzato numerosi programmi,<br />

alcuni originali, altri già avviati da altre regioni partner e adattati al nostro<br />

contesto.<br />

Quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Valle d’Aosta è una realtà unica e originale, sia <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua collocazione<br />

geografica – da sempre crocevia con l’Europa - che <strong>per</strong> le sue dimensioni<br />

e le caratteristiche morfologiche: 120.000 abitanti disseminati in un territorio<br />

montuoso ricco di val<strong>la</strong>te <strong>la</strong>terali e alte quote, dove il decentramento dei<br />

servizi diventa requisito fondamentale <strong>per</strong> soddisfare i bisogni del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

e favorire <strong>la</strong> stanzialità.<br />

Le dimensioni contenute e l’esiguità del numero di abitanti sono condizioni<br />

favorevoli <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione di programmi di salute che consentono <strong>la</strong> massima<br />

diffusione degli stessi esercitando, nel contempo, un agevole verifica del<br />

grado di coinvolgimento dei destinatari.<br />

Ed ecco che, in alcuni casi autonomamente, in altri partecipando ai gruppi<br />

di <strong>la</strong>voro del<strong>la</strong> limitrofa rete piemontese, in questi pochi anni abbiamo sviluppato<br />

numerosi progetti, tutti in linea con le caratteristiche di un progetto HPH,<br />

ad iniziare dal<strong>la</strong> sua fattibilità e riproducibilità. In alcuni casi l’ingresso nel<strong>la</strong><br />

rete ha generato nuovo impulso a programmi già impostati e avviati (come<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

41


CAPITOLO 2<br />

nel caso dell’integrazione “Ospedale-Territorio” o dell’ospedale interculturale<br />

o ancora dell’Ospedale senza dolore). In linea con <strong>la</strong> definizione di promozione<br />

del<strong>la</strong> salute, contemp<strong>la</strong>ta dal<strong>la</strong> Carta di Ottawa, ovvero il processo di<br />

rendere capace <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona di aumentare il controllo e migliorare <strong>la</strong> qualità<br />

del<strong>la</strong> propria salute, abbiamo ideato e realizzato, su sca<strong>la</strong> regionale, un progetto<br />

incentrato sullo sport, salute e corretti stili di vita (caratterizzato dallo<br />

slogan “Chi si ferma è <strong>per</strong>duto”), giunto al<strong>la</strong> sua 2° edizione e arricchito da<br />

nuovi <strong>per</strong>corsi comunicativi. Analogamente alle altre regioni, anche in Valle<br />

d’Aosta procede incessantemente il progetto di prevenzione dal fumo e dai<br />

conseguenti danni (“Chi non fuma...vince!”), in stretta sinergia con Lega Tumori<br />

e Sovraintendenza agli Studi, rivolgendoci in modo partico<strong>la</strong>re alle fasce<br />

a rischio, ovvero <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione sco<strong>la</strong>stica compresa in un range di età oscil<strong>la</strong>nte<br />

tra i 12 e 16/17 anni. Prosegue inoltre, in raccordo con il gruppo di<br />

<strong>la</strong>voro piemontese, il progetto sul<strong>la</strong> salute dei <strong>la</strong>voratori, mentre è prossimo<br />

all’ingresso nel<strong>la</strong> rosa dei progetti HP un programma di prevenzione, già in<br />

parte realizzato dal<strong>la</strong> struttura “Formazione Personale Infermieristico”, finalizzato<br />

al<strong>la</strong> rilevazione, studio e proposta di soluzioni <strong>per</strong> il ben noto problema<br />

del peso degli zainetti trasportati dagli studenti.<br />

Al di là dell’attività progettuale, cosa sicuramente non facile, da tempo abbiamo<br />

iniziato a porci una domanda legata all’individuazione e al<strong>la</strong> definizione<br />

delle modalità con cui intendiamo comunicare lo stato dell’arte dei nostri<br />

programmi di salute al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione. Nelle precedenti conferenze e nelle<br />

sessioni parallele tematiche, abbiamo avuto occasione di conoscere e confrontarci<br />

su ottimi progetti di salute realizzati dalle regioni afferenti al<strong>la</strong> rete,<br />

ma come li comunichiamo Quali strumenti utilizziamo <strong>per</strong> far giungere il<br />

messaggio ai nostri destinatari Come li promuoviamo fuori dall’ambito strettamente<br />

ospedaliero<br />

La Conferenza nazionale di Riva del Garda, e qui dobbiamo ringraziare <strong>la</strong><br />

Provincia Autonoma di Trento e Carlo Favaretti, ha introdotto in modo forte il<br />

tema del<strong>la</strong> comunicazione, imprescindibile <strong>per</strong> qualunque P.A. ed in modo<br />

partico<strong>la</strong>re <strong>per</strong> le aziende sanitarie che da tempo, <strong>per</strong> necessità e sul<strong>la</strong> scia<br />

delle spinte normative, si trovano impegnate su questo fronte. Conosciamo<br />

tutti <strong>la</strong> rapida evoluzione che in tal senso ha caratterizzato il mondo del<strong>la</strong><br />

sanità: nel giro di un decennio si è usciti da quel<strong>la</strong> autoreferenzialità che ha<br />

dominato incontrastata <strong>per</strong> lungo tempo, <strong>per</strong> arrivare al<strong>la</strong> trasparenza amministrativa,<br />

al<strong>la</strong> partecipazione dei cittadini ai procedimenti, al<strong>la</strong> realizzazione<br />

delle carte dei servizi, all’istituzione degli Urp, <strong>la</strong> famosa finestra di dialogo tra<br />

cittadini e P.A., oggi divenuto <strong>la</strong> struttura di comunicazione <strong>per</strong> eccellenza, a<br />

fianco degli uffici stampa – anch’essi da poco introdotti nel settore pubblico –<br />

grazie al<strong>la</strong> legge 150/2000 e al<strong>la</strong> più recente Direttiva del Ministero del<strong>la</strong> Funzione<br />

Pubblica. Ecco che allora tutta l’attività svolta da una struttura sanitaria,<br />

42<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 2<br />

con un occhio di partico<strong>la</strong>re riguardo ai progetti di salute, necessita di essere<br />

portata a conoscenza del pubblico, se vogliamo coinvolgere i nostri utenti e<br />

renderli partecipi dei nostri progetti.<br />

La nostra Azienda da tempo, grazie al forte imprimatur del<strong>la</strong> direzione generale,<br />

sta sviluppando e promuovendo programmi di comunicazione sempre<br />

più complessi conseguenti ad una serie di progetti innovativi, attuati da<br />

un dipartimento di comunicazione che sta prendendo forma in questi mesi,<br />

sforzandosi di utilizzare linguaggi comunicativi alternativi a quelli tradizionali,<br />

attingendo a seconda delle necessità dal<strong>la</strong> fiction e dal mondo del cinema,<br />

dal<strong>la</strong> grafica, dall’immagine e dal<strong>la</strong> pubblicità, piuttosto che dal mondo del<br />

teatro e da quello del<strong>la</strong> musica. Obiettivo: veico<strong>la</strong>re nel modo più efficace il<br />

messaggio indirizzandolo al target e al segmento di popo<strong>la</strong>zione individuato.<br />

Già in questa edizione 2004 del<strong>la</strong> Conferenza nazionale HPH abbiamo avuto<br />

l’opportunità di mettere a confronto non solo le nostre progettualità, ma<br />

anche le modalità con cui ogni regione cerca di trasmetterle all’esterno. Credo<br />

che da oggi in poi il tema del<strong>la</strong> comunicazione ed il confronto delle nostre<br />

es<strong>per</strong>ienze in tal senso, il benchmarking delle tecniche di comunicazione da<br />

tutti noi s<strong>per</strong>imentate, diventerà una costante anche nelle prossime occasioni,<br />

nel rispetto dello spirito che caratterizza il <strong>la</strong>voro all’interno del<strong>la</strong> rete. La picco<strong>la</strong><br />

Valle d’Aosta, proprio <strong>per</strong> le sue ridotte dimensione e <strong>la</strong> facilità di control<strong>la</strong>re<br />

i processi, può essere in tal senso, lo dico ovviamente con molta umiltà,<br />

un interessante <strong>la</strong>boratorio <strong>per</strong> s<strong>per</strong>imentare tecniche comunicative<br />

innovative e differenziate a seconda dei contenuti e del<strong>la</strong> fascia dei destinatari.<br />

“Non si può non comunicare”, questo è il fondamentale assioma del<strong>la</strong> comunicazione.<br />

Se <strong>la</strong> Conferenza di Riva del Garda ha oggi il merito di gettare<br />

con forza le basi di un confronto sui temi del<strong>la</strong> comunicazione, oltre a quelli<br />

importanti e consolidati dello studio, del<strong>la</strong> verifica dei risultati e del miglioramento<br />

continuo dei progetti di salute - soprattutto sotto il profilo scientifico -, <strong>la</strong><br />

9° Conferenza nazionale, che si terrà in Valle d’Aosta, proseguirà su questa<br />

strada riservando ampi spazi al<strong>la</strong> presentazione e al confronto degli strumenti<br />

comunicativi maggiormente adeguati ai nostri progetti di salute.<br />

2.9. La Rete HPH in Friuli Venezia Giulia<br />

CRISTINA AGUZZOLI 1 , MARIA TERESA PADOVAN 2 , ADRIANA MONZANI 2 , DANILO SPAZZAPAN 3 , CLAU­<br />

DIO RIEPPI 4 , DANIELE PITTIONI 4 , GIANNI CAVALLINI 2 - 1 Dipartimento di Prevenzione; 2 Direzione<br />

Sanitaria; 3 Programmazione e Controllo; 4 Direzioni Sanitarie di Ospedale<br />

Il 13 novembre 2003 a Gorizia è stato firmato al<strong>la</strong> presenza dell’Assessore<br />

Regionale al<strong>la</strong> Sanità e Politiche Sociali, il documento <strong>per</strong> l’adesione al<strong>la</strong> rete<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

43


CAPITOLO 2<br />

nazionale HPH con <strong>la</strong> partecipazione delle seguenti Aziende: Istituto di Ricovero<br />

e Cura a carattere scientifico “Burlo Garofalo” di Trieste, Azienda <strong>per</strong> i<br />

Servizi Sanitari n. 2 “Isontina” comprensiva degli Ospedali di Gorizia e<br />

Monfalcone, Azienda <strong>per</strong> i Servizi Sanitari n. 3 “Alto Friuli” comprensiva degli<br />

Ospedali di Gemona e Tolmezzo, Azienda Ospedaliera “Santa Maria del<strong>la</strong><br />

Misericordia” di Udine, Azienda Ospedaliera “Santa Maria degli Angeli” di<br />

Pordenone, Azienda <strong>per</strong> i Servizi Sanitari n. 6 “Friuli Occidentale” comprensiva<br />

degli Ospedali di Maniago, S.Vito al Tagliamento e Spilimbergo. In tale<br />

contesto l’Ass n. 2 “Isontina”, è stata individuata quale capofi<strong>la</strong> del<strong>la</strong> rete.<br />

La rete regionale ha effettuato un censimento e verificato i requisiti dei<br />

numerosi progetti di Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> in atto nelle diverse Aziende;<br />

ha promosso altresì un confronto <strong>per</strong> <strong>la</strong> condivisione di un approccio<br />

metodologico e di valutazione uniforme a livello regionale. Nel corso delle<br />

prime riunioni si è discusso sul fatto di stabilire dei criteri riconoscibili e<br />

misurabili, da rispettare nell’ambito di azioni che possono essere anche diverse.<br />

Il monitoraggio dovrebbe essere semestrale con semplici schede riassuntive.<br />

Si è deciso inoltre di avviare un <strong>per</strong>corso formativo comune <strong>per</strong><br />

tutti i componenti dei Comitati Tecnici Aziendali al fine di uniformare le<br />

conoscenze circa i principi e i metodi del<strong>la</strong> Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>. Quale<br />

progetto unico è stato scelto “Ospedale senza dolore” su cui attivare un<br />

monitoraggio condiviso approfittando del fatto che è un progetto regionale<br />

già accettato da tutte le Aziende coinvolte. Il progetto si propone di attivare<br />

l’inserimento nel<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> clinica del<strong>la</strong> rilevazione costante del dolore <strong>per</strong>cepito,<br />

protocolli condivisi di trattamento del dolore, il monitoraggio di consumo<br />

dei farmaci.<br />

Recentemente tale <strong>per</strong>corso di confronto a livello di rete ha registrato temporanee<br />

difficoltà in considerazione del fatto che all’interno di numerose Aziende<br />

aderenti al<strong>la</strong> rete ci sono stati rinnovi di Direzioni Generali e Sanitarie. Ciò<br />

ha frenato molto <strong>la</strong> composizione definitiva dei Comitati Tecnici Aziendali e<br />

<strong>la</strong> condivisione o<strong>per</strong>ativa del <strong>per</strong>corso formativo. Allo stato attuale è stata<br />

riattivata <strong>la</strong> <strong>per</strong>iodicità di incontro con i nuovi interlocutori aziendali e sono<br />

oggetto di revisione alcuni punti tra cui il ruolo del<strong>la</strong> rete quale soggetto nei<br />

confronti dell’Agenzia Regionale e dell’Assessorato al<strong>la</strong> Sanità, anche al fine<br />

di favorire – nell’ambito del<strong>la</strong> programmazione regionale – un rafforzamento<br />

del<strong>la</strong> strategia del<strong>la</strong> Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>, quale sostegno ad un reale<br />

riorientamento al<strong>la</strong> salute delle organizzazioni sanitarie. Inoltre, sono in corso<br />

nuove adesioni in regione e si è ritenuto necessario promuovere tale processo<br />

con <strong>la</strong> produzione di materiale che riassuma brevemente le caratteristiche<br />

del<strong>la</strong> rete, da usare eventualmente anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> spinta motivazionale dei Comitati<br />

Interni.<br />

44<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 2<br />

Conclusioni: è confermata l’assunzione da parte di ogni azienda aderente<br />

al<strong>la</strong> rete del progetto “Ospedale senza dolore”.<br />

Le Aziende hanno in corso l’individuazione di due ulteriori obiettivi che<br />

nell’ambito del confronto regionale si è convenuto devono essere specifici di<br />

ogni singo<strong>la</strong> Azienda.<br />

Tali obiettivi saranno oggetto di verifica attraverso schede e sottoposti a<br />

valutazione semestrale nell’ambito di incontri di rete.<br />

2.10. La Rete HPH del<strong>la</strong> Campania: difficoltà e prospettive<br />

SARA DIAMARE - Coordinatrice Rete HPH del<strong>la</strong> Campania<br />

Se fra i prerequisiti <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute possiamo enunciare una casa, l’istruzione,<br />

<strong>la</strong> sicurezza e <strong>la</strong> giustizia sociale, un reddito, un uso sostenibile delle risorse,<br />

un ecosistema stabile, una viabilità control<strong>la</strong>ta, noi, in Campania non stiamo<br />

troppo bene.<br />

La ricerca di soluzioni a questi enormi problemi può essere sollecitata da<br />

azioni sociali a favore del<strong>la</strong> salute e di stili di vita che <strong>la</strong> favoriscano, con <strong>la</strong><br />

creatività degli individui e del<strong>la</strong> comunità anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> ricerca di risorse atte a<br />

realizzare eventuali programmi di rete.<br />

Le soluzioni vanno trovate ai tavoli di contrattazione politica, ma anche<br />

capil<strong>la</strong>rmente all’interno dei luoghi deputati all’erogazione delle cure, cioè<br />

nelle Aziende Ospedaliere e Sanitarie, e vanno anche al di là dei sistemi sanitari<br />

tradizionali.<br />

In Campania di creatività ne abbiamo da esportare. Ma delle reti fin’ora<br />

costituite, ci rimangono solo i buchi. Per utilizzare questo potenziale<br />

contestualizzandolo in una organizzazione di rete è necessario un profondo<br />

cambiamento culturale nel modo in cui consideriamo e, responsabilmente<br />

gestiamo il nostro ambiente, il nostro quotidiano e le nostre interre<strong>la</strong>zioni<br />

politiche e sociali. Ovvero, in primo luogo, è necessario comprendere essenzialmente<br />

<strong>la</strong> proficuità del<strong>la</strong> sinergia del <strong>la</strong>voro in rete, rispetto al<strong>la</strong> quale alcuni<br />

oppongono un falso interesse ed una resistenza passiva.<br />

L’avvio dell’HPH in Campania è stato promosso dal<strong>la</strong> ASL Napoli 1, in partico<strong>la</strong>re<br />

dal Direttore del Servizio Controllo Qualità dr. Alfredo Savarese, il cui<br />

Servizio ha ampiamente sostenuto questo progetto.<br />

La forza del<strong>la</strong> novità HPH, ha consentito una aggregazione progressiva dell’alta<br />

Dirigenza che attualmente compone il Comitato Tecnico Centrale dell’Azienda<br />

e <strong>la</strong> costituzione di Comitati Tecnici Locali <strong>per</strong> ogni singolo Presidio<br />

Ospedaliero.<br />

L’ASL Napoli 1 è partita da una complessa organizzazione di rete intra-ASL,<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

45


CAPITOLO 2<br />

infatti, partecipa al<strong>la</strong> rete HPH già dal 2003 con i suoi 9 Presidi Ospedalieri e 4<br />

Presidi Sanitari Intermedi dove si erogano prestazioni in day hospital.<br />

Essa garantisce l’assistenza sanitaria nel<strong>la</strong> città di Napoli ed al momento<br />

conta circa 11.250 dipendenti, di cui <strong>la</strong> maggioranza ospedalieri.<br />

Questo, in partico<strong>la</strong>re, è il target su cui si è artico<strong>la</strong>to il primo intervento<br />

HPH che è stato orientato all’applicazione del<strong>la</strong> normativa antifumo vigente,<br />

ovvero il progetto “ASL Napoli 1 Libera dal Fumo” che partendo dagli ambienti<br />

ospedalieri propone una cultura del<strong>la</strong> salute in un territorio molto complesso<br />

e densamente popo<strong>la</strong>to.<br />

I progetti HPH costituiscono, a nostro parere, una sorta di passaggio obbligato<br />

nell’ottica di una forte volontà delle Aziende di impegnarsi in azioni che<br />

diffondano una cultura del<strong>la</strong> salute nel territorio di appartenenza e aumentino<br />

<strong>la</strong> fiducia nel servizio sanitario da parte dei cittadini.<br />

Le aziende che hanno firmato l’Accordo <strong>per</strong> <strong>la</strong> costituzione del<strong>la</strong> Rete del<strong>la</strong><br />

Campania e che si sono impegnate a sviluppar<strong>la</strong> ed estender<strong>la</strong> in maniera<br />

coordinata sono:<br />

L’ASL Napoli 1, l’ASL Avellino 2, l’Azienda Ospedaliera “Cotugno” di Napoli.<br />

Viene individuato quale Servizio di riferimento <strong>per</strong> il Coordinamento del<strong>la</strong><br />

Rete Regionale del<strong>la</strong> Campania il Servizio Controllo di Qualità del<strong>la</strong> ASL Napoli<br />

1 e quale Responsabile del Coordinamento, <strong>la</strong> dr.ssa Sara Diamare, affiancata<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> costituzione di un Centro di coordinamento dal<strong>la</strong> dr.ssa Maria Fierro<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> ASL Avellino 2 e dal dr. Agostino Sasselle <strong>per</strong> l’Azienda Ospedaliera<br />

Cotugno.<br />

Il Centro di coordinamento del<strong>la</strong> Rete Regionale del<strong>la</strong> Campania dovrà:<br />

-organizzare <strong>la</strong> Segreteria e il Centro di documentazione del<strong>la</strong> Rete Regionale,<br />

compreso il supporto amministrativo e il coordinamento del<strong>la</strong> Rete stessa;<br />

- costituire il punto di raccordo tra <strong>la</strong> Rete Regionale del<strong>la</strong> Campania, l’OMS e<br />

l’Istituto Ludwig Boltzmann;<br />

- favorire l’adesione di altre Aziende Sanitarie/Ospedaliere al<strong>la</strong> Rete HPH del<strong>la</strong><br />

Campania.<br />

L’HPH in Campania, vuole essere l’avvio di un’o<strong>per</strong>azione culturale, in col<strong>la</strong>borazione<br />

con il territorio, <strong>per</strong> una crescita del<strong>la</strong> coscienza collettiva nel<br />

senso del miglioramento delle re<strong>la</strong>zioni e del<strong>la</strong> comunicazione, a favore del<strong>la</strong><br />

qualità del<strong>la</strong> vita.<br />

46<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 3<br />

Gli ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute<br />

nel contesto multiculturale<br />

3.1. Gli ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute nel contesto multiculturale:<br />

il progetto europeo Migrant-friendly hospitals ed altre iniziative<br />

del<strong>la</strong> Rete HPH<br />

ANTONIO CHIARENZA - Responsabile del Centro di Coordinamento del<strong>la</strong> rete HPH<br />

Emiliano-Romagno<strong>la</strong><br />

Il fenomeno migratorio ha assunto proporzioni notevoli ed ha modificato in<br />

modo irreversibile il contesto sociale e demografico in cui i servizi sanitari si trovano<br />

oggi ad o<strong>per</strong>are. Che piaccia o no questa situazione non è destinata a modificarsi,<br />

le migrazioni continueranno in futuro seguendo schemi sempre più complessi<br />

e rendendo le società sempre più differenziate. Non si può ignorare che<br />

l’Italia sta diventando una società multietnica, caratterizzata dal<strong>la</strong> compresenza di<br />

individui e gruppi che fanno riferimento ad appartenenze etniche e culturali differenti<br />

e che hanno deciso di vivere stabilmente nel nostro paese.<br />

La compresenza di culture diverse, non necessariamente assimi<strong>la</strong>bili ai<br />

modelli di vita e ai valori del paese ospitante richiede infatti lo sviluppo di<br />

risposte adeguate e di azioni specifiche a vario livello che coinvolgono soprattutto<br />

i servizi sociali e sanitari. I sistemi sanitari, in partico<strong>la</strong>re, se vogliono<br />

migliorare <strong>la</strong> loro capacità di rispondere in modo adeguato e competente ai<br />

bisogni di un’utenza multietnica devono cominciare a modificare <strong>la</strong> loro “cultura”,<br />

quindi il loro modo di comunicare, di organizzare e di fornire servizi e<br />

attività di cura allo scopo di garantire un accesso e un trattamento equo e di<br />

qualità <strong>per</strong> i propri pazienti e cittadini.<br />

Le disuguaglianze sul piano del<strong>la</strong> salute e dell’accesso ai servizi possono<br />

essere alleviate creando dei sistemi di cura in grado di riconoscere <strong>la</strong> diversità<br />

culturale e di su<strong>per</strong>are quelle barriere che possono precludere attività<br />

diagnostiche, terapeutiche e di follow-up appropriate. Questa necessità risulta,<br />

oggi, essere partico<strong>la</strong>rmente urgente <strong>per</strong> gli ospedali che rappresentano il<br />

primo punto di accesso alle cure sanitarie da parte degli immigrati. Quando i<br />

pazienti non capiscono ciò che gli o<strong>per</strong>atori sanitari gli dicono e gli o<strong>per</strong>atori<br />

non comprendono o sono insensibili alle differenze culturali è, in primo luogo,<br />

<strong>la</strong> qualità delle cure ad essere compromessa.<br />

Si deve accettare l’idea che l’utenza degli ospedali non è più, se mai lo è<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

47


CAPITOLO 3<br />

stata, un’utenza omogenea essendo ormai caratterizzata in modo sempre crescente<br />

da pazienti appartenenti a diversi tipi di minoranze etniche. Questa<br />

situazione pone gli ospedali davanti ad alcune priorità:<br />

- come organizzare ed erogare i propri servizi <strong>per</strong> una varietà di pazienti con<br />

differenti background etnici e culturali e che par<strong>la</strong>no lingue diverse in modo<br />

da garantire a tutti un accesso e un trattamento equo<br />

- come rispondere in modo appropriato ai bisogni specifici di cura e di assistenza<br />

di un’utenza multiculturale che ha differenti concezioni di salute, di<br />

<strong>per</strong>cezione del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, di aspettative di cura, e specifici problemi di salute<br />

Le iniziative in corso all’interno del<strong>la</strong> rete HPH, <strong>la</strong> creazione di Task Force a<br />

livello nazionale ed internazionale, il progetto europeo Migrant-friendly<br />

Hospitals, si propongono di rispondere a queste priorità mediante<br />

l’implementazione e <strong>la</strong> verifica di strategie che sono tipiche del<strong>la</strong> cultura degli<br />

Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute (HPH):<br />

- migliorare l’organizzazione generale dei servizi ospedalieri <strong>per</strong> un’utenza di<br />

tipo multiculturale mediante interventi specifici finalizzati a migliorare <strong>la</strong><br />

qualità dei servizi e rendere il setting ospedaliero “culturalmente adeguato”<br />

verso i migranti e i diversi gruppi etnici;<br />

- rafforzare il ruolo degli ospedali nel<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute e <strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva<br />

conoscenza e competenza degli immigrati (health literacy) e delle minoranze<br />

etniche mediante misure efficaci di empowerment, sia <strong>per</strong> migliorare l’accesso<br />

e l’utilizzo appropriato dei servizi; sia <strong>per</strong> accrescere <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione<br />

efficace fra pazienti immigrati e il <strong>per</strong>sonale sanitario nel<strong>la</strong> gestione delle<br />

ma<strong>la</strong>ttie acute e croniche; sia, infine, <strong>per</strong> favorire l’adozione di stili di vita<br />

sani, utilizzando le risorse messe a disposizione dal<strong>la</strong> società d’accoglienza<br />

e combinandole coi modelli culturali delle minoranze etniche.<br />

L’obiettivo di questo intervento è di dare un contributo al<strong>la</strong> comprensione<br />

degli effetti di questi cambiamenti sui servizi sanitari allo scopo di ricavare<br />

indicazioni utili ad orientare le politiche, le strategie e le soluzioni o<strong>per</strong>ative<br />

in modo appropriato e competente. A questo scopo, il progetto europeo<br />

Migrant-friendly Hospitals e le Task Force, sviluppate all’interno del<strong>la</strong> rete<br />

HPH, possono rappresentare opportunità e modelli concettuali ed o<strong>per</strong>ativi<br />

di riferimento <strong>per</strong> le organizzazioni sanitarie impegnate a rendere i servizi<br />

maggiormente rispondenti alle esigenze di un’utenza multietnica.<br />

3.2. Ospedale interculturale: dall’es<strong>per</strong>ienza alle Raccomandazioni<br />

ROSARIA AVISANI - A.O. Spedali Civili di Brescia<br />

Breve introduzione del contesto<br />

La popo<strong>la</strong>zione immigrata è in continuo aumento in tutta Europa. In Italia<br />

48<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 3<br />

e, in partico<strong>la</strong>re, in Lombardia <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione si differenzia rispetto alle altre<br />

regioni <strong>per</strong> l’alta differenziazioni del<strong>la</strong> provenienza: sono più di 100 i paesi e<br />

le culture di origine degli immigrati. Dall’es<strong>per</strong>ienza di alcuni ospedali lombardi<br />

che, tra i primi, hanno dovuto far fronte alle diverse problematiche connesse<br />

alle diversità di modelli culturali, si è costituito, nel 2002 “un gruppo di <strong>la</strong>voro<br />

regionale” rappresentato - oggi - da 16 strutture ospedaliere (tra pubbliche e<br />

private) 1 , che ha avviato il progetto regionale.<br />

Obiettivo generale<br />

Facilitare l’accesso e l’accoglienza del cittadino immigrato ai servizi<br />

ospedalieri e <strong>la</strong> comunicazione degli stessi con gli o<strong>per</strong>atori dell’ospedale,<br />

attraverso una metodologia di <strong>la</strong>voro di rete nell’area interculturale.<br />

Obiettivi specifici<br />

1. Predisporre una banca dati regionale sulle specifiche iniziative in atto nelle<br />

diverse strutture Regionali.<br />

2. Identificare le aree maggiormente critiche su cui pianificare strategie di interventi.<br />

3. Creare una rete informativa sul territorio che consenta ai cittadini immigrati di<br />

conoscere le molteplici possibilità di accedere ai servizi sanitari regionali.<br />

4. Creare <strong>per</strong>corsi <strong>per</strong> facilitare l’accesso agli utenti immigrati, soprattutto nelle<br />

aree sanitarie di maggiore richiesta.<br />

Target<br />

- Immigrati con e senza rego<strong>la</strong>re <strong>per</strong>messo di soggiorno.<br />

- Personale aziendale dedito al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con i soggetti stranieri.<br />

- Associazioni di volontariato, Onlus.<br />

- Comunità delle etnie maggiormente rappresentate nel territorio.<br />

Metodologia adottata<br />

Identificazione delle criticità e positività delle varie es<strong>per</strong>ienze delle strutture<br />

aderenti al progetto, <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione di <strong>per</strong>corsi metodologici, al fine di<br />

1<br />

A.O. San Carlo di Mi<strong>la</strong>no; A.O. I.C.P. di Mi<strong>la</strong>no; A.O. Ospedale L. Sacco di Mi<strong>la</strong>no; A.O. San Paolo<br />

di Mi<strong>la</strong>no; A.O Cremona; AO. Crema; A.O. Fatebenefratelli di Mi<strong>la</strong>no; A.O. Busto Arsizio; A.O.<br />

Spedali Civili di Brescia; A.O. Ospedale di Lodi; Istituto Clinico Humanitas di Rozzano; Istituto<br />

Clinico Mater Domini di Castel<strong>la</strong>na (VA); Istituto Policlinico San Donato Mi<strong>la</strong>nese; IRCCS San Matteo<br />

di Pavia; Casa di Cura San Carlo di Paderno Dugnano; Casa di Cura Multimedia di Sesto S. Giovanni.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

49


CAPITOLO 3<br />

realizzare interventi informativo/educativi agli immigrati e agli o<strong>per</strong>atori nelle<br />

varie strutture.<br />

Percorso o<strong>per</strong>ativo: azioni e risultati<br />

Anno 2002 (strutture aderenti: n. 9)<br />

- rilevazione delle azioni maggiormente significative, (mediante somministrazione<br />

di questionario);<br />

- scambio delle es<strong>per</strong>ienze tra le strutture del gruppo nonché del<strong>la</strong> documentazione<br />

e del materiale.<br />

Anno 2003 (strutture aderenti: n. 14)<br />

Sono state individuate le aree di maggior afflusso di utenti immigrati e predisposti<br />

i seguenti strumenti informativi:<br />

- poster multilingue con una spiegazione del triage e del significato dei colori<br />

re<strong>la</strong>tivi alle prestazioni più o meno urgenti, stampato dal<strong>la</strong> Regione e<br />

distribuito in tutte le strutture ospedaliere dotate di pronto soccorso a vari<br />

livelli;<br />

- visibilità in internet del questionario anamnestici multilinguistico di emergenza<br />

(in 29 lingue) predisposto dal<strong>la</strong> provincia di Varese ed Associazione<br />

privata;<br />

- predisposti, in italiano e condivisi dal gruppo, (pronti <strong>per</strong> <strong>la</strong> traduzione<br />

nelle 5 lingue principali e diffusione in tutte le strutture ospedaliere del<br />

territorio lombardo):<br />

- dichiarazione di nascita (area materno-infantile);<br />

- consenso informato (informazioni di carattere generale);<br />

- diritti e doveri dei cittadini (con partico<strong>la</strong>re attenzione al<strong>la</strong> situazione degli<br />

immigrati).<br />

Anno 2004 (strutture aderenti: n. 16)<br />

È emersa <strong>la</strong> necessità di predisporre un documento “Le raccomandazione <strong>per</strong><br />

un ospedale interculturale” che contenga le es<strong>per</strong>ienze delle strutture ospedaliere<br />

che hanno già avviato il progetto, suggerimenti, <strong>per</strong>corsi formativi agli o<strong>per</strong>atori,<br />

documentazione <strong>per</strong> facilitare l’accoglienza degli immigrati.<br />

Il gruppo si è suddiviso in sottogruppi al fine di approfondire le seguenti<br />

tematiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> costruzione del documento:<br />

- normativa nazionale e regionale;<br />

- formazione agli o<strong>per</strong>atori;<br />

- aree tecniche: accoglienza, dimissione, integrazione ospedale-territorio;<br />

- aree cliniche: <strong>la</strong> nascita, <strong>la</strong> morte, <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia (oncologica, infettive e croniche),<br />

le emergenze.<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

Si pensa entro l’anno di produrre il documento che verrà sottoposto ad<br />

50<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 3<br />

approvazione regionale. Questo costituirà uno strumento di base <strong>per</strong> quelle<br />

strutture ospedaliere che vogliono attivare un servizio di accoglienza agli immigrati<br />

o cogliere suggerimenti <strong>per</strong> migliore il servizio già in atto. Una volta<br />

approvato, il documento regionale verrà fatto conoscere a tutte le strutture<br />

sanitarie. La successiva divulgazione di un questionario sarà finalizzato a<br />

monitorare ed implementare le Raccomandazioni regionali “Ospedale<br />

Interculturale”. Al momento vi è una crescita di es<strong>per</strong>ienze delle 16 strutture<br />

partecipanti al progetto.<br />

3.3. Ospedale e territorio interculturale. L’es<strong>per</strong>ienza del gruppo veneto<br />

MARIA CATERINA DE MARCO 1 , MAURIZIA BORDIN 2 - 1 Direzione sanitaria Presidio<br />

Ospedaliero di Treviso, Azienda ULSS n. 9; 2 Servizio Educazione e Promozione<br />

al<strong>la</strong> salute Azienda ULSS n. 8 (Asolo)<br />

La migrazione da paesi non appartenenti all’Unione Europea è certamente<br />

uno dei fenomeni che maggiormente stanno condizionando <strong>la</strong> nostra epoca:<br />

in poco più di vent’anni l’Italia è diventata e si è consolidata come meta più o<br />

meno definitiva <strong>per</strong> un flusso di cittadini stranieri in costante aumento.<br />

A livello nazionale, al<strong>la</strong> fine del 2002 (dossier Caritas 2003), viene stimata una<br />

presenza di immigrati sul<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione totale pari a circa il 3%. Le regioni maggiormente<br />

interessate dal fenomeno migratorio sono <strong>la</strong> Lombardia e il Lazio:<br />

rispettivamente ospitano circa il 22% e il 18% del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione complessiva<br />

immigrata. Subito dopo viene il Veneto con il 10% di presenze: a livello regionale<br />

le province di Vicenza (4,8%), Verona (4,1%) e Treviso (3,8%) sono quelle<br />

che attraggono il maggior numero di immigrati. In Veneto, le comunità di immigrati<br />

maggiormente presenti sono le seguenti: Marocco, ex Yugos<strong>la</strong>via, Albania,<br />

Romania, Ghana, Croazia, Cina, Nigeria, Senegal, Macedonia. L’incidenza delle<br />

donne sul<strong>la</strong> presenza immigrata è attualmente pari al 4%.<br />

Oltre il 60% degli immigrati provenienti da paesi extracomunitari giunge in<br />

Italia <strong>per</strong> motivi di <strong>la</strong>voro, circa il 26% <strong>per</strong> motivi di famiglia. L’aumento di<br />

questi, negli ultimi anni, indica come l’immigrazione stia assumendo un carattere<br />

sempre più accentuato di insediamento stabile.<br />

La presenza di famiglie ricongiunte, inoltre, fa si che si passi da una condizione<br />

di tendenziale invisibilità sociale ad una re<strong>la</strong>zione più intensa con il paese di<br />

accoglienza, proponendo sempre più occasioni di scambio interculturale.<br />

La popo<strong>la</strong>zione immigrata soggiornante è più giovane rispetto al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

autoctona e <strong>per</strong> l’80% si concentra nel<strong>la</strong> fascia 0-40 anni.<br />

L’immigrato arriva generalmente nel nostro paese con un “patrimonio di<br />

salute” pressoché integro: si consideri come proprio <strong>la</strong> forza-<strong>la</strong>voro, su cui<br />

questi gioca le possibilità di successo del proprio progetto migratorio, sia in­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

51


CAPITOLO 3<br />

dissolubilmente legata all’integrità fisica; sono, poi, le complessive condizioni<br />

di vita cui l’immigrato dovrà conformarsi nel paese ospite, capaci di erodere e<br />

di<strong>la</strong>pidare, in tempi più o meno brevi, il “patrimonio di salute” iniziale.<br />

La presenza di stranieri nel territorio e il loro interagire con le istituzioni<br />

crea una serie di esigenze e di richieste da ambo le parti: <strong>per</strong> gli immigrati,<br />

inserirsi in un nuovo e complesso contesto di vita (modelli culturali, stili, regole,<br />

<strong>per</strong>corsi), <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori, garantire i servizi richiesti e il buon funzionamento<br />

dell’amministrazione di appartenenza recependo e rie<strong>la</strong>borando le<br />

trasformazioni socioculturali in atto.<br />

In tale contesto si inserisce il progetto “Ospedale e Territorio Interculturali”<br />

del<strong>la</strong> regione Veneto al quale hanno aderito 5 Aziende ULSS, e diretto ai cittadini<br />

extracomunitari e alle minoranze etniche presenti sul territorio, che si<br />

rivolgono alle strutture pubbliche <strong>per</strong> i propri bisogni di salute.<br />

Come gruppo di coordinamento veneto abbiamo sin dall’inizio concordato<br />

su una questione di fondo: il sistema di cura occidentale, come tutti i sistemi<br />

organizzativi, è centrato sul proprio auto-mantenimento e dunque erige difese<br />

e resistenze finalizzate a neutralizzare le spinte al<strong>la</strong> trasformazione. In questo<br />

senso, <strong>la</strong> presenza di cittadini, pazienti, utenti migranti “obbliga” al cambiamento<br />

e “provoca” il sistema del<strong>la</strong> salute pubblica. Perciò, tale sistema,<br />

e<strong>la</strong>bora una serie di barriere strutturali che riguardano l’accesso ai servizi e<br />

l’accessibilità dei servizi: le prime (a valenza più sociale) sono prevalentemente<br />

di tipo giuridico-legale, economico, burocratico-procedurale e<br />

organizzativo; le seconde (a valenza più culturale) sono prevalentemente di<br />

tipo linguistico, comunicativo, interpretativo. In altri termini, l’incremento degli<br />

accessi ai servizi ospedalieri e territoriali da parte di cittadini immigrati comporta<br />

una serie di mutamenti e di adattamenti reciproci, anche piuttosto complessi,<br />

tra gli stessi cittadini e gli o<strong>per</strong>atori.<br />

Le differenze socioculturali e linguistiche possono produrre incomprensioni<br />

e fraintendimenti quando non vere e proprie conflittualità che impediscono<br />

agli immigrati di ricevere prestazioni e servizi efficaci e agli o<strong>per</strong>atori di svolgere<br />

<strong>la</strong> loro attività in maniera organizzata, soddisfacente e proficua.<br />

Le maggiori criticità incontrate nelle diverse realtà sociosanitarie che partecipano<br />

al coordinamento veneto sono di tipo:<br />

- normativo (difficoltà legate al<strong>la</strong> conoscenza e interpretazione del<strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione<br />

in tema di immigrazione con partico<strong>la</strong>re riferimento alle situazioni di<br />

non rego<strong>la</strong>rità);<br />

-re<strong>la</strong>zionale (difficoltà comunicative e di interazione nel<strong>la</strong> diversità di es<strong>per</strong>ienze<br />

e riferimenti socioculturali);<br />

- organizzativo (difficoltà di individuare procedure innovative ed efficaci sia<br />

<strong>per</strong> i cittadini immigrati che <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori).<br />

A fronte di tale analisi il gruppo ha individuato le finalità generali del pro­<br />

52<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 3<br />

getto che consistono in: realizzare ed offrire ai cittadini extracomunitari l’accesso<br />

ai servizi sanitari in modo appropriato; migliorare <strong>la</strong> qualità dell’assistenza<br />

socio-sanitaria dall’accesso nel<strong>la</strong> struttura pubblica al<strong>la</strong> <strong>per</strong>manenza e<br />

al ritorno al territorio, nel rispetto delle diverse identità culturali ed ai bisogni<br />

specifici; migliorare <strong>la</strong> capacità di autotute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> salute.<br />

Gli obiettivi specifici sono così specificati:<br />

- conoscenza e definizione dei bisogni di salute del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione immigrata;<br />

delle reali esigenze <strong>per</strong>mettendo di modu<strong>la</strong>re li interventi sanitari e sociali<br />

con un approccio globale al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona;<br />

- censimento degli enti, associazioni, organizzazioni che si occupano degli<br />

aspetti socio-sanitari dell’immigrato nell’Azienda-ULSS e nel territorio di competenza;<br />

- istituzione di un’attività di mediazione linguistico culturale;<br />

- corsi di formazione di educazione e promozione al<strong>la</strong> salute degli o<strong>per</strong>atori<br />

socio-sanitari;<br />

- costituzione di una banca dati dei servizi offerti.<br />

Le attività realizzate e le metodologie utilizzate sono:<br />

- verifica dei <strong>la</strong>vori pregressi, tratti dal<strong>la</strong> letteratura e dal<strong>la</strong> conoscenza diretta;<br />

- depliants, opuscoli e poster informativi tradotti in varie lingue;<br />

- istituzione di un’attività di mediazione culturale <strong>per</strong> facilitare l’accesso ai<br />

servizi ospedalieri; <strong>per</strong> esplicitare e chiarire le domande e i bisogni; tradurre<br />

documenti, prescrizioni, indicazioni di esami e modalità di cura;<br />

- incontri di informazione <strong>per</strong> <strong>la</strong> conoscenza del<strong>la</strong> normativa di riferimento;<br />

- scheda di progetti svolti o in divenire nei riguardi del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione straniera;<br />

- interviste e questionari; focus group <strong>per</strong> l’analisi dei bisogni;<br />

- analisi dei bisogni, attraverso un monitoraggio dei dati inerenti i ricoveri e le<br />

patologie maggiormente significative;<br />

- analisi dei ricoveri e/o prestazioni di pronto soccorso;<br />

- utilizzo di un questionario da somministrare agli o<strong>per</strong>atori socio-sanitari <strong>per</strong><br />

affrontare <strong>la</strong> “problematica” dello straniero e del diverso;<br />

- corsi di formazione <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori socio-sanitari;<br />

- individuazione di punti di riferimento <strong>per</strong> <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione bersaglio.<br />

Per quanto concerne i risultati, nelle Aziende ULSS aderenti al progetto si<br />

sono formati dei gruppi di <strong>la</strong>voro aziendali, al fine di <strong>la</strong>vorare <strong>per</strong> obiettivi e<br />

metodologie comuni alle Aziende <strong>per</strong> lo sviluppo del progetto “Ospedale e<br />

Territorio Interculturali”.<br />

È stato partico<strong>la</strong>rmente importante introdurre nell’ambito sanitario <strong>la</strong> figura<br />

del mediatore linguistico culturale, quale figura ponte tra l’utenza straniera e<br />

gli o<strong>per</strong>atori socio-sanitari che con essa si trovano a contatto, in grado di<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

53


CAPITOLO 3<br />

propiziare l’incontro tra mondi culturali differenti, ma comunicanti. La conoscenza<br />

del<strong>la</strong> lingua di provenienza dei gruppi immigrati risulta questione molto<br />

importante dal momento che, quello linguistico, è il problema che di primo<br />

acchito si presenta a chi si trova a contatto con cittadini stranieri, ma le conoscenze<br />

e competenze richieste al<strong>la</strong> figura del mediatore sono anche o soprattutto<br />

di tipo re<strong>la</strong>zionale e interculturale. In diversi contesti territoriali sono<br />

stati attivati corsi di formazione <strong>per</strong> mediatori linguistico culturali rivolti <strong>per</strong> lo<br />

più, ma non necessariamente, a cittadini immigrati.<br />

All’interno del progetto, inoltre, è stato portato a termine il censimento delle<br />

organizzazioni che si occupano dei cittadini stranieri ed è stata realizzata<br />

una scheda <strong>per</strong> poter verificare quanti progetti all’interno di ciascuna Azienda<br />

sono stati messi in atto e quanti ancora sono in divenire, al fine di coordinare<br />

le attività.<br />

In partico<strong>la</strong>re nell’ultimo <strong>per</strong>iodo abbiamo <strong>la</strong>vorato ad un questionario <strong>per</strong><br />

facilitare il servizio di Pronto Soccorso: sempre più spesso durante l’attività di<br />

triage, l’infermiere viene in contatto con utenti stranieri che non par<strong>la</strong>no italiano,<br />

oppure lo par<strong>la</strong>no con molta difficoltà. Ciò ha come conseguenza che<br />

tale utenza, non essendo in grado di comprendere le nostre spiegazioni e/o<br />

assicurazioni, affronta il <strong>per</strong>corso del triage in situazione di paura ed iso<strong>la</strong>mento.<br />

L’idea è di proporre un questionario anamnestico, contenente alcune<br />

domande chiuse, re<strong>la</strong>tive ai più frequenti sintomi, tradotte in varie lingue<br />

(albanese, arabo, cinese, francese, inglese, russo, serbo-croato, spagnolo, tedesco),<br />

in modo da migliorare <strong>la</strong> comunicazione e le informazioni che vengono<br />

fornite agli utenti stranieri che si trovano a ricevere prestazioni, talora urgenti.<br />

Dei pazienti registrati si riporteranno l’ora di registrazione al triage e di visita<br />

del medico, e il codice colore. Infine verrà messa a confronto <strong>la</strong><br />

sintomatologia riportata sul<strong>la</strong> scheda di triage e <strong>la</strong> diagnosi finale di dimissione<br />

dal Pronto Soccorso.<br />

54<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 3<br />

Parte II<br />

Sessioni Parallele<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

55


CAPITOLO 4<br />

56<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 4<br />

Gli standard e le strategie<br />

del movimento HPH<br />

4.1. Quality improvement of hospital care through self-assessment of<br />

standards and indicators for health promotion<br />

IRENA MISEVICIENE - Pro-rettore dell’Università di medicina di Kaunas, coordinatore<br />

del<strong>la</strong> rete nazionale HPH del<strong>la</strong> Lituania<br />

Objective<br />

The purpose of the project was:<br />

a) to develop standards and indicators for health promotion and disease<br />

prevention in hospitals and<br />

b)to develop a self-assessment tool that will support hospitals in assessing<br />

and improving the quality of health promotion activities.<br />

Methods<br />

The ALPHA programme recommendations were followed to developed<br />

standards for health promotion. Specific steps were critical literature review,<br />

proposal of first draft standards, presentation at discussion of draft, ex<strong>per</strong>t<br />

workshops to revise draft standards, pilot test of standards and preparation of<br />

final standards. The final set of standards was piloted in 34 hospitals in nine<br />

European countries. They address the issues of management policy; patient<br />

assessment; information and intervention; promoting a healthy workp<strong>la</strong>ce and<br />

continuity and coo<strong>per</strong>ation. The developmental process and final standards<br />

have recently been reported in the literature [1, 2, 3].<br />

Subsequently, a self-assessment tool was developed based on standards and<br />

indicators for health promotion. Existing <strong>per</strong>formance indicator sets and the<br />

literature were reviewed and two ex<strong>per</strong>t workshops were held to review, select<br />

and develop the indicators for health promotion. The self-assessment tool and a<br />

complementary manual on implementation are being piloted in eleven countries.<br />

Results<br />

The review of current indicators in use in <strong>per</strong>formance assessment initiatives<br />

yielded the <strong>la</strong>ck of health promotion indicators and the need to further develop<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

57


CAPITOLO 4<br />

and introduce such indicators in hospitals. Staff-re<strong>la</strong>ted health promotion<br />

indicators exists, however, patient-re<strong>la</strong>ted indicators are dominated by the<br />

clinical-effectiveness domain.<br />

Instead of assessing compliance with standards, indicators were<br />

developed to complement the standards for health promotion, reflecting<br />

the effect of sustained compliance with standards and hence providing a<br />

quantitative monitoring tool to improve quality of care. The following eight<br />

indicators were selected and developed: Staff awareness for managements’<br />

health promotion policy, patients’ capacities for modifying risk factors;<br />

patients’ self-management capacities; staff short-term absenteeism; staff<br />

smoking behaviour; assessment of communication with external partners;<br />

timely information transfer to subsequent providers, and preventable<br />

emergency admissions of elderly. Descriptive sheets specify the rationale,<br />

description, numerator, denominator, data source and stratification of each<br />

indicator.<br />

A self-assessment tool was developed including measurable elements and<br />

evidence to which standards have to be assessed, and a section for reporting<br />

indicators. The tool requires developing an action p<strong>la</strong>n based on the<br />

assessment of both standards compliance and level of <strong>per</strong>formance on<br />

indicators.<br />

Conclusions<br />

Indicators and a self-assessment tool for health promotion in hospitals have<br />

been developed. The development process was based on a sound<br />

methodological approach and eight resulting indicators have been consented<br />

in an international ex<strong>per</strong>t group. A self-assessment tool was developed allowing<br />

for a comprehensive assessment of the quality of health promotion services<br />

using both standards and indicators. A complementary manual provides further<br />

support. The work provides an innovative approach towards combining<br />

qualitative and quantitative methodology on the one hand, and the possibility<br />

to align external assessment and internal continuous quality improvement on<br />

the other.<br />

Bibliography<br />

1. GRÖNE O., JORGENSEN S. J., Health promotion in hospitals – a quality issue in<br />

health care. European Journal of Public Health [accepted for publication,<br />

October 2003].<br />

2. GRÖNE O., JORGENSEN S. J., Quality improvement of health promotion activities<br />

in hospitals, “HOSPITAL 5 (6)”, 2003, pp. 50-53.<br />

3. GRÖNE O., JORGENSEN S. J., Standards for health promotion in hospitals:<br />

58<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 4<br />

development process, results of a pilot test and use as a self-assessment tool<br />

in European hospitals, “ISQUA Conference book and abstracts”, Dal<strong>la</strong>s 2003,<br />

p. 155.<br />

4.2. Strategies for Health Promoting Hospitals and their implementation<br />

JÜRGEN M. PELIKAN - WHO Col<strong>la</strong>borating Centre for Health Promotion in Hospitals<br />

and Health Care, Ludwig Boltzmann Institute for the Sociology of Health and Medicine,<br />

Rooseveltp<strong>la</strong>tz 2, A-1090 Vienna (Austria) – e-mail: juergen.pelikan@univie.ac.at<br />

Health Promoting Hospitals (HPH) is a comprehensive vision for hospital<br />

reform which is being constantly further developed since the <strong>la</strong>te <strong>19</strong>80ies. In<br />

this sense, HPH can also be understood as a specific content for hospital quality<br />

management.<br />

In order to become useful for hospital change processes, the comprehensive<br />

vision of HPH needs to be formu<strong>la</strong>ted into strategies, so as every other reform<br />

concept.<br />

Based on the goals of Health Promoting Hospitals, there exists to-date a set<br />

of 18 strategies for promoting the health of hospital patients, hospital staff and<br />

the inhabitants of the hospital community by empowering the target groups<br />

for:<br />

- health promoting self-management<br />

- health promoting coproduction of health<br />

- health promoting disease management<br />

- health promoting lifestyle development<br />

and by improving health-supportive conditions by:<br />

- developing the hospital into a health-supportive setting and<br />

- contributing to developing the hospital community into a health-supportive<br />

setting.<br />

How can these strategies be implemented into hospital practice The most<br />

comprehensive way is to develop an overall approach by integrating HPH<br />

into the hospital’s (quality) management system.<br />

The presentation will focus on:<br />

- An overview on and examples on the 18 strategies<br />

- Instruments for implementing HPH in general and specific quality management<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

59


CAPITOLO 5<br />

60<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 5<br />

Informazione, ascolto, comunicazione<br />

5.1. Rischio clinico: il vissuto di professionisti e cittadini<br />

FRANCESCA NOVACO, LAURA ALDROVANDI, VIOLA DAMEN - Sistema Qualità Azienda<br />

Usl di Modena, Via Scaglia est 33, 41110 Modena<br />

Premessa<br />

Da alcuni anni il Sistema Qualità dell’Azienda Usl di Modena è impegnato<br />

sul tema del<strong>la</strong> sicurezza dei pazienti, intesa come riduzione degli eventi avversi<br />

e come miglioramento del<strong>la</strong> qualità assistenziale.<br />

In partico<strong>la</strong>re è stato avviato un sistema di gestione del rischio clinico che<br />

prevede da una parte il forte coinvolgimento di professionisti ed o<strong>per</strong>atori,<br />

mediante l’utilizzo del metodo del<strong>la</strong> Segna<strong>la</strong>zione Spontanea degli Eventi, e<br />

dall’altra l’ascolto del<strong>la</strong> voce degli utenti, mediante l’utilizzo dei rec<strong>la</strong>mi e delle<br />

segna<strong>la</strong>zioni <strong>per</strong>venute all’Ufficio Re<strong>la</strong>zioni con il Pubblico.<br />

Queste metodologie consentono di leggere <strong>la</strong> realtà del rischio clinico <strong>per</strong><br />

quanto riguarda il tipo di evento avverso, gli effetti che questo ha sul<strong>la</strong> salute<br />

del paziente e sull’organizzazione sanitaria, ecc...<br />

Ciò che questi sistemi non esplorano sono le ricadute degli eventi avversi o<br />

anche del rischio degli stessi sul vissuto dei pazienti e degli o<strong>per</strong>atori, le modifiche<br />

che <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione del rischio legato ai trattamenti provoca nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />

tra o<strong>per</strong>atore e paziente, come il problema del<strong>la</strong> sicurezza è <strong>per</strong>cepito<br />

dai professionisti del<strong>la</strong> sanità e dai cittadini.<br />

Abbiamo dunque deciso di avviare un’indagine che ci consentisse di chiarire<br />

anche questi aspetti.<br />

Obiettivi<br />

L’obiettivo del progetto è quello di valutare <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione di cittadini ed<br />

o<strong>per</strong>atori sul tema dell’errore in medicina e del<strong>la</strong> sicurezza dei pazienti. I risultati<br />

dell’analisi potranno essere utilizzati <strong>per</strong>:<br />

- introdurre correttivi nel sistema di gestione del rischio clinico implementato<br />

a livello aziendale;<br />

- studiare strumenti di supporto nel<strong>la</strong> gestione dell’evento avverso <strong>per</strong> gli<br />

o<strong>per</strong>atori, i pazienti ed i loro familiari;<br />

- studiare strumenti di comunicazione del rischio clinico <strong>per</strong> i cittadini.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

61


CAPITOLO 5<br />

Target e metodi<br />

Sono stati somministrati questionari ed interviste rispettivamente ad o<strong>per</strong>atori<br />

sanitari e a cittadini riguardo al<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione ed al loro vissuto in re<strong>la</strong>zione<br />

all’errore in medicina ed al rischio clinico. Sono stati interpel<strong>la</strong>ti:<br />

-professionisti ed o<strong>per</strong>atori sanitari di diverse aree specialistiche e figure professionali.<br />

In partico<strong>la</strong>re si sono scelti sia <strong>per</strong>sonale medico che infermieristico<br />

e tecnico, comunque o<strong>per</strong>anti in strutture a diretto contatto con i pazienti<br />

sia a livello ospedaliero che territoriale. Si è scelto di applicare a questo<br />

target lo strumento del questionario <strong>per</strong> garantire una maggiore tranquillità<br />

e riservatezza nelle risposte;<br />

- cittadini. Si è deciso di intervistare i cittadini indipendentemente dal fatto<br />

che fossero attualmente o fossero stati utenti dei servizi dell’Azienda Usl di<br />

Modena. Sono stati comunque selezionati cittadini residenti nel<strong>la</strong> Provincia<br />

di Modena e quindi potenziali utenti. Si è scelto di utilizzare lo strumento<br />

dell’intervista telefonica che risulta essere il più adeguato <strong>per</strong> cogliere gli<br />

aspetti del vissuto che rappresentano l’obiettivo dello studio.<br />

Risultati e conclusioni<br />

Le domande poste alle due categorie sono tra loro specu<strong>la</strong>ri e sono state<br />

e<strong>la</strong>borate partendo dall’es<strong>per</strong>ienza condotta in america dal<strong>la</strong> Kaiser Family<br />

Foundation e dall’Harvard School of Public Health.<br />

Le risposte sono analizzate sia separatamente <strong>per</strong> le due categorie che mediante<br />

un raffronto tra le stesse. Una prima visione dei risultati (attualmente in<br />

fase di e<strong>la</strong>borazione) mette in luce alcuni aspetti rilevanti:<br />

- l’atteggiamento molto variabile degli o<strong>per</strong>atori nei confronti dell’argomento;<br />

- le aspettative dei pazienti di trattamenti sanitari di qualità;<br />

- <strong>la</strong> volontà da parte di entrambe le categorie di migliorare <strong>la</strong> comunicazione<br />

sui rischi.<br />

Sarà necessario ora dettagliare meglio queste prime impressioni e tradurle<br />

in azioni concrete.<br />

In partico<strong>la</strong>re si tratta di:<br />

- Migliorare <strong>la</strong> comunicazione tra clinici sul tema del<strong>la</strong> gestione del rischio:<br />

<strong>per</strong> il raggiungimento di questo obiettivo è stata implementata un’attività di<br />

audit clinico sugli eventi avversi.<br />

- Migliorare <strong>la</strong> comunicazione a livello aziendale sul tema del<strong>la</strong> gestione del<br />

rischio: <strong>per</strong> il raggiungimento di questo obiettivo è stata implementata una<br />

cospicua attività formativa <strong>per</strong> tutti i livelli dell’organizzazione aziendale.<br />

- Migliorare <strong>la</strong> comunicazione verso l’esterno sul tema del<strong>la</strong> gestione del rischio<br />

clinico: <strong>per</strong> il raggiungimento di questo obiettivo è stata attivata una<br />

pagina web dedicata a questo tema sul sito dell’Azienda Usl di Modena.<br />

62<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 5<br />

I risultati definitivi dell’indagine potranno suggerire ulteriori azioni soprattutto<br />

orientate al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra Azienda sanitaria e cittadini e tra o<strong>per</strong>atori e<br />

pazienti.<br />

5.2. S<strong>per</strong>imentazione gestionale verso un nuovo modello di governance:<br />

l’es<strong>per</strong>ienza del nuovo ospedale di Sassuolo<br />

LORENA FRANCHINI E ALTRI AUTORI<br />

AUTORE REFERENTE: LORENA FRANCHINI, Sistema Qualità, Ausl Modena, Via Scaglia<br />

Est 33, 41100 MO - tel.: 059 2134187, fax: 059 2134180, e-mail:<br />

l.franchini@ausl.mo.it<br />

Contesto e motivazioni del progetto<br />

L’attivazione del Nuovo Stabilimento Ospedaliero di Sassuolo prevista a<br />

fine 2004 rappresenta un importante cambiamento <strong>per</strong> i professionisti, <strong>per</strong><br />

i cittadini del Distretto e <strong>per</strong> l’intera Provincia di Modena. Il Nuovo Ospedale<br />

si caratterizza <strong>per</strong> alcuni elementi di innovazione infatti è giuridicamente<br />

una Società <strong>per</strong> azioni a capitale misto, dal punto di vista normativo<br />

è una s<strong>per</strong>imentazione gestionale basata sul<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione s<strong>per</strong>imentale<br />

tra un soggetto pubblico (Azienda Usl di Modena) e un soggetto privato<br />

(Casa di Cura Accreditata Vil<strong>la</strong> Fiorita). Si prevede quindi l’adozione di un<br />

modello gestionale che deve individuare soluzioni organizzative innovative<br />

assicurando un miglior assetto dell’offerta ospedaliera ed una elevata integrazione<br />

dei <strong>per</strong>corsi clinico-assistenziali all’interno e all’esterno con <strong>la</strong><br />

rete dei Servizi ospedalieri e territoriali presenti nel<strong>la</strong> Provincia.<br />

Obiettivi<br />

L’a<strong>per</strong>tura del Nuovo Ospedale con <strong>la</strong> sua s<strong>per</strong>imentazione gestionale comporta<br />

lo sforzo di definire linee strategiche innovative <strong>per</strong> realizzare un “nuovo<br />

modello di governo” dell’assistenza sanitaria. È necessario quindi un approccio<br />

sistemico <strong>per</strong> armonizzare gli obiettivi e i valori dell’organizzazione<br />

con quelli delle singole <strong>per</strong>sone che <strong>la</strong> compongono e con tutti i principali<br />

stakeholders attraverso un loro coinvolgimento. La prospettiva di far confluire<br />

all’interno del Nuovo Ospedale risorse umane attualmente o<strong>per</strong>anti presso<br />

le due strutture prefigura <strong>la</strong> necessità di sviluppare <strong>per</strong>corsi di coinvolgimento<br />

e formazione <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori che <strong>per</strong>mettano di raggiungere integrazione<br />

tra le èquipes, condivisione degli approcci di gestione clinico-assistenziale<br />

dei pazienti, partecipazione nel<strong>la</strong> definizione delle modalità organizzative<br />

da attuare.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

63


CAPITOLO 5<br />

Target<br />

Per concretizzare <strong>la</strong> new governance progettata <strong>per</strong> l’Ospedale si è costruito<br />

un sistema di valori, esplicitati nel<strong>la</strong> Mission, che fossero rispondenti alle<br />

esigenze dei cittadini, del <strong>per</strong>sonale e dell’intera comunità.<br />

La centralità del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona e <strong>la</strong> sua sicurezza hanno guidato <strong>la</strong> costruzione<br />

dei <strong>per</strong>corsi clinico-assistenziali centrati sul<strong>la</strong> soluzione dei problemi di salute<br />

e integrati con al rete dei servizi socio-sanitari del territorio <strong>per</strong> garantire <strong>la</strong><br />

continuità assistenziale.<br />

Sono state inoltre definite le proposte <strong>per</strong> <strong>la</strong> rimodu<strong>la</strong>zione dell’offerta sanitaria<br />

del territorio, all’interno del<strong>la</strong> programmazione sanitaria provinciale e<br />

secondo <strong>la</strong> logica Hub & Spoke, tenendo conto dei bisogni di salute evidenziati,<br />

<strong>per</strong> alcune tipologie di prestazioni dai dati di mobilità passiva.<br />

I professionisti e gli o<strong>per</strong>atori provenienti dal<strong>la</strong> struttura pubblica e da quel<strong>la</strong><br />

privata sono stati coinvolti attraverso incontri <strong>per</strong>iodici, riconosciuti come<br />

“action learning” e accreditati dal sistema ECM, con il duplice obiettivo di<br />

assicurare conoscenza e integrazione reciproca e di condividere le modalità<br />

organizzative da attuare nel nuovo Ospedale. Il loro impegno si è concretizzato<br />

nel<strong>la</strong> definizione delle aree di sviluppo comuni all’interno delle quali progettare<br />

i <strong>per</strong>corsi e definire il miglioramento.<br />

L’Ospedale è parte integrante del<strong>la</strong> comunità in cui è collocato, occorre<br />

quindi proporre strategie di comunicazione alle altre strutture e professionisti<br />

sanitari presenti nel territorio, ma anche e soprattutto alle istituzioni e amministrazioni<br />

locali. Si è quindi o<strong>per</strong>ato affinché dai <strong>la</strong>vori dei gruppi emergessero<br />

canali preferenziali di informazione, ascolto e comunicazione, programmando<br />

momenti specifici d’incontro.<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

Il confronto fra obiettivi previsti e risultati raggiunti conferma <strong>la</strong> positività<br />

del <strong>la</strong>voro svolto, ogni gruppo ha e<strong>la</strong>borato <strong>la</strong> propria mission, coerente con<br />

quel<strong>la</strong> del nuovo Ospedale, ha proposto le aree di sviluppo e di miglioramento<br />

sul<strong>la</strong> base di dati o altri elementi oggettivi, ha definito i principali <strong>per</strong>corsi e<br />

<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva mappatura dei rischi, ha analizzato le principali interfacce <strong>per</strong> definirne<br />

i meccanismi di integrazione, ha evidenziato le necessità di comunicazione<br />

e di ascolto. Il principale indicatore è quindi costituito dal numero delle<br />

evidenze documentali con le caratteristiche sopra riportate sul numero totale<br />

dei gruppi di <strong>la</strong>voro attivati.<br />

Conclusioni<br />

Questa es<strong>per</strong>ienza è applicabile <strong>per</strong> ogni nuova struttura sanitaria che in­<br />

64<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 5<br />

tenda rendere <strong>per</strong>cepibile ai pazienti l’eccellenza con <strong>per</strong>corsi organizzativi<br />

agevoli e puntuali, attenzione e disponibilità nei rapporti umani, ambienti di<br />

elevato comfort, dotazioni tecnologiche avanzate, qualità ed affidabilità delle<br />

prestazioni sanitarie erogate.<br />

5.3. Il vissuto del ricovero ospedaliero nel<strong>la</strong> rie<strong>la</strong>borazione del bambino<br />

ANNA ZAPPULLA, FABRIZIO SIMONELLI, CARLO BARBURINI, DOMENICA ARONNE - U.O. Co­<br />

municazione Promozione, Marketing e Formazione Ospedale Pediatrico A.<br />

Meyer di Firenze<br />

AUTORE REFERENTE: ANNA ZAPPULLA, Psicologo-Animatore di Formazione A.O.<br />

Meyer, Via Luca Giordano 13, Firenze - tel.: 055 5662441, e-mail:<br />

a.zappul<strong>la</strong>@meyer.it<br />

Introduzione del contesto<br />

In un contesto di ma<strong>la</strong>ttia e di ospedalizzazione, dove nell’agire degli o<strong>per</strong>atori<br />

e delle famiglie, prevale con eccessiva frequenza, un’ottica<br />

“adultocentrica”, non raramente il bambino vive una condizione di ridotta<br />

visibilità e di ascolto. I suoi vissuti, sia durante il ricovero, sia dopo, quando<br />

rientra al<strong>la</strong> vita normale, spesso non vengono adeguatamente <strong>per</strong>cepiti, valutati<br />

e sostenuti. L’ascolto dei bambini invece ha una sua rilevanza etica e professionale<br />

e come tale, dovrebbe essere sempre adeguatamente riconosciuto,<br />

<strong>per</strong>ché solo attraverso l’ascolto è possibile rendere visibile il loro mondo interno.<br />

I vissuti dei bambini dovrebbero costituire l’elemento fondamentale, o<br />

almeno uno dei principali, <strong>per</strong> ottenere indicazioni “vere”, utili o indispensabili,<br />

<strong>per</strong> migliorare <strong>la</strong> gestione clinica del ricovero o <strong>per</strong> promuovere correttivi<br />

assistenziali, <strong>per</strong> ottenere una reale condivisione delle scelte o<strong>per</strong>ative, oltre<br />

che <strong>per</strong> trovare elementi utili <strong>per</strong> migliorare <strong>la</strong> qualità di vita in ospedale e<br />

realizzare una sempre più efficace promozione del<strong>la</strong> salute.<br />

Ogni bambino può vivere in modo meno traumatico il ricovero ospedaliero,<br />

può essere reso consapevole che essere ma<strong>la</strong>ti comporta un disagio, può essere<br />

educato ad affrontare meglio <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e ad assumere comportamenti corretti<br />

<strong>per</strong> tute<strong>la</strong>re <strong>la</strong> propria salute, può evitare paure e il portarsi dietro problemi che<br />

potrebbero pregiudicare a lungo <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> sua vita. Ma occorre conoscere<br />

più a fondo il vissuto del ricovero ospedaliero da parte del bambino.<br />

Obiettivi ed Attività<br />

Partendo da questi presupposti l’Ospedale Pediatrico Meyer, in col<strong>la</strong>borazione<br />

con le insegnanti del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Elementare Paolieri (Impruneta), ha rac­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

65


CAPITOLO 5<br />

colto una serie di e<strong>la</strong>borati scritti da alcuni bambini dal titolo “Racconto una<br />

mia es<strong>per</strong>ienza in ospedale”, <strong>per</strong> indagare i vissuti e i ricordi del<strong>la</strong> loro es<strong>per</strong>ienza<br />

di ricovero, fuori dal contesto ospedaliero, e interpretare quanto i bambini<br />

hanno voluto esprimere attraverso i loro temi.<br />

Con l’esame degli e<strong>la</strong>borati non si vogliono cercare “cose nuove”, né dimostrare<br />

nuove tesi, ma solo “ascoltare” le voci dei piccoli <strong>per</strong> dare un piccolo<br />

contributo al<strong>la</strong> messa a fuoco del loro scenario emotivo e creare un’occasione<br />

di ripensamento critico delle problematiche sottese all’es<strong>per</strong>ienza di ma<strong>la</strong>ttia<br />

e di ospedalizzazione infantile. Il <strong>la</strong>voro va nel<strong>la</strong> direzione del<strong>la</strong> conoscenza<br />

dei problemi, dei bisogni, delle necessità, delle emozioni, dei desideri e delle<br />

aspirazioni dei bambini che sono stati ricoverati. Elementi importanti di<br />

un’es<strong>per</strong>ienza caratterizzata quasi sempre da sofferenza fisica ed emotiva,<br />

spesso da uno sconvolgimento dei rapporti familiari, dei rapporti con gli amici<br />

e con <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, e che rappresenta comunque uno strappo, piccolo o grande,<br />

ai propri ritmi evolutivi e al<strong>la</strong> trama del<strong>la</strong> vita. Bisogni, necessità, desideri,<br />

emozioni, aspirazioni delle quali è necessario facilitare sempre più<br />

l’esplicitazione, l’approfondimento, <strong>la</strong> consapevolezza, <strong>la</strong> possibilità di<br />

su<strong>per</strong>amento.<br />

L’obiettivo che ci si pone riguarda quanto da questi racconti siano<br />

estrapo<strong>la</strong>bili indicazioni <strong>per</strong> il miglioramento del benessere del bambino in<br />

ospedale, di rispetto dei suoi diritti, di promozione del<strong>la</strong> sua salute.<br />

Gruppo target<br />

Bambini di varie età del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Elementare Paolieri (Impruneta).<br />

Primi risultati<br />

Sono stati raccolti ed esaminati 63 e<strong>la</strong>borati scritti: nei loro racconti i bambini<br />

hanno espresso in modo innocente, con creatività, sensibilità, e un’attenzione<br />

tutta partico<strong>la</strong>re il loro modo di vedere l’ospedale, ed hanno espresso<br />

bisogni, necessità, desideri e aspirazioni che si stanno al momento c<strong>la</strong>ssificando<br />

<strong>per</strong> una loro sistematizzazione e presentazione organica.<br />

5.4. Carta dei servizi sanitari e sistema qualità secondo <strong>la</strong> Vision 2000<br />

PAOLA GORETTI 1 , MARCO BOSIO 2 , ENRICO CRISTOFORI 1 , ALBERTO ZOLI 3 , PIETRO<br />

CALTAGIRONE 4 - 1 Struttura Qualità, 2 Direttore Struttura Qualità, 3 Direttore Sanitario<br />

Aziendale, 4 Direttore Generale, Azienda Ospedaliera “Ospedale di<br />

Lecco”, Regione Lombardia<br />

AUTORE REFERENTE: PAOLA GORETTI, Struttura Qualità, Accreditamento e Control­<br />

66<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 5<br />

lo Strategico, A.O. “Ospedale di Lecco”, Via dell’Eremo 9/11, 23900 Lecco ­<br />

tel.: 0341 489542, fax: 0341 489540, e-mail: p.goretti@ospedale.lecco.it<br />

L’Azienda Ospedaliera di Lecco è stata una delle prime strutture sanitarie<br />

pubbliche ad intraprendere <strong>la</strong> certificazione secondo <strong>la</strong> normativa ISO, certificando<br />

circa il 75% dell’Azienda. L’Azienda Ospedaliera è, di fatto, un riferimento<br />

<strong>per</strong> il territorio e <strong>per</strong> <strong>la</strong> regione, non solo <strong>per</strong> essere <strong>la</strong> struttura sanitaria<br />

più importante del<strong>la</strong> provincia, ma sopratutto <strong>per</strong> le competenze dei professionisti<br />

che in essa <strong>la</strong>vorano.<br />

Con l’avvento del<strong>la</strong> nuova norma UNI ISO 9001 2000 l’Azienda ha strutturato<br />

il suo sistema qualità corre<strong>la</strong>ndolo direttamente al sistema <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione<br />

dell’Azienda, creando i presupposti <strong>per</strong> fare in modo che il sistema di gestione<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> qualità e il sistema di gestione aziendale diventino lo strumento<br />

unico e integrato <strong>per</strong> il governo dell’Azienda. In questo contesto l’Azienda sta<br />

passando da un sistema di qualità fondato sulle singole U.O. certificate secondo<br />

<strong>la</strong> ISO 9001/94 nei tre presidi ospedalieri ad una certificazione unica <strong>per</strong><br />

l’azienda (circa 1.000 posti letto e 2.700 dipendenti), strutturata sui dipartimenti<br />

e sui processi. Nel dicembre del 2003 l’Azienda ha conseguito <strong>la</strong> prima<br />

fase del<strong>la</strong> certificazione, con <strong>la</strong> validazione dell’intero processo di management<br />

e di 4 dipartimenti sanitari dei 9 esistenti. L’obiettivo è quello di certificare<br />

a giugno i rimanenti dipartimenti. In questo contesto <strong>la</strong> Direzione Generale<br />

ha ritenuto opportuno rivedere <strong>la</strong> Carta dei Servizi esistente, attualmente differenziata<br />

<strong>per</strong> i 3 presidi ospedalieri, creandone una unica aziendale, coniugando<br />

questa iniziativa con il processo Vision 2000. Il progetto <strong>per</strong>tanto prevede<br />

<strong>la</strong> produzione di un’unica Carta dei servizi i cui contenuti sono desunti<br />

dal processo di certificazione, con degli standard di servizi che sono gli stessi<br />

richiesti alle varie U.O. <strong>per</strong> il conseguimento e il mantenimento del<strong>la</strong><br />

certificazione ISO.<br />

In generale gli strumenti aziendali, quali Carta dei servizi, documenti del<strong>la</strong><br />

qualità, budget, ecc..., sono poco integrati tra di loro, con un notevole<br />

dispendio di risorse e con una difficoltà nell’individuazione degli obiettivi<br />

aziendali e dei re<strong>la</strong>tivi parametri di misurazione. La principale esigenza è<br />

stata quel<strong>la</strong> di fornire agli o<strong>per</strong>atori dell’Azienda indicazioni univoche, orientate<br />

al miglioramento e al<strong>la</strong> trasparenza del servizio, in modo da <strong>per</strong>seguire<br />

gli obiettivi aziendali e fornire ai cittadini garanzie sulle prestazioni erogate<br />

dalle U.O.<br />

Innanzitutto è necessario un impegno rilevante del<strong>la</strong> Direzione Generale<br />

che condivida il progetto e lo “sponsorizzi”. Il <strong>la</strong>voro si deve incentrare sul<strong>la</strong><br />

unificazione di tutti gli strumenti di gestione e di comunicazione aziendali, in<br />

modo da individuare, <strong>per</strong> esempio, azioni di miglioramento, standard ed indicatori<br />

delle singole U.O. che servano al processo di certificazione ma che, nel<br />

contempo, siano contemp<strong>la</strong>te nel<strong>la</strong> scheda di budget e che, con una necessa­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

67


CAPITOLO 5<br />

ria selezione, siano diffusi nel<strong>la</strong> carta dei servizi aziendale. Gli obiettivi gene­<br />

rali da raggiungere sono:<br />

- maggiore chiarezza degli standard previsti nel<strong>la</strong> Carta dei Servizi;<br />

- maggiore sicurezza del raggiungimento degli standard in quanto collegati<br />

direttamente con gli obiettivi aziendali;<br />

- aggiornamento annuale degli standard e quindi maggiore dinamicità degli stessi;<br />

- maggiori garanzie da parte del cittadino.<br />

Altri obiettivi specifici da <strong>per</strong>seguire sono:<br />

- collegare funzionalmente <strong>la</strong> Carta dei Servizi al processo di certificazione<br />

Vision 2000;<br />

- individuare standard ed indicatori delle singole U.O. che siano funzionali<br />

alle esigenze del cittadino;<br />

- rendere trasparente il <strong>per</strong>corso ai cittadini;<br />

- garantire ai cittadini il continuo <strong>per</strong>seguimento degli standard previsti nel<strong>la</strong><br />

Carta dei Servizi, in quanto parte integrante degli obiettivi aziendali.<br />

Lo stato attuale del progetto è avanzato in quanto sono stati individuati tutti<br />

gli standard delle varie strutture aziendali e sono state riprogettate le “schede<br />

di presentazione” delle strutture sanitarie, in modo da facilitare <strong>la</strong> comunicazione<br />

e <strong>per</strong>mettere ai cittadini di ottenere delle informazioni corrette e<br />

funzionali rispetto ai propri bisogni. Tutto il processo del<strong>la</strong> produzione del<strong>la</strong><br />

nuova Carta dei Servizi Aziendali è stato parallelo all’impostazione del<strong>la</strong><br />

certificazione aziendale, che avverrà nel mese di settembre p.v.<br />

5.5. Le segna<strong>la</strong>zioni del cittadino: un modo di comunicare con l’azienda<br />

<strong>per</strong> un ospedale centrato sul<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona<br />

ROSANNA CERRI, FRANCO RIPA, LIA DI MARCO - ASO San Giovanni Battista Torino<br />

Introduzione<br />

I cambiamenti e le trasformazione legis<strong>la</strong>tive avvenute negli anni ’90 hanno<br />

portato le Aziende Sanitarie ad una maggiore attenzione nel rapporto con l’utenza.<br />

L’art. 12 del d.legisl. n. 29/93 che istituisce nel<strong>la</strong> Pubblica Amministrazione gli<br />

Uffici <strong>per</strong> le Re<strong>la</strong>zioni con il Pubblico (URP) e <strong>la</strong> successiva direttiva del Presidente<br />

del Consiglio dei Ministri 11/10/94, testimoniano <strong>la</strong> necessità di migliorare il<br />

rapporto tra <strong>la</strong> Pubblica Amministrazione e il Cittadino, mentre le disposizioni<br />

legis<strong>la</strong>tive sanitarie hanno sottolineato con il d.p.c.m. 09/05/95 l’importanza di<br />

questi servizi non solo <strong>per</strong> <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> degli utenti, ma anche <strong>per</strong> il controllo sul<strong>la</strong><br />

qualità dei servizi erogati attraverso <strong>la</strong> soddisfazione del paziente.<br />

Nello specifico <strong>la</strong> funzione informazione e comunicazione si sviluppa attraverso<br />

attività che rendono l’URP l’organismo di interfaccia con l’utente. Ma<br />

68<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 5<br />

comunicare va ben oltre il fornire informazioni; <strong>per</strong> comprendere l’efficacia<br />

dei servizi e delle prestazioni offerte occorre che l’Azienda stabilisca meccanismi<br />

di feedback sistematici con i propri portatori di interesse. Ecco che allora<br />

assume una notevole importanza l’ascolto del cittadino/utente come cliente,<br />

in grado di portare contributi sostanziali alle azioni di miglioramento.<br />

La raccolta dei rec<strong>la</strong>mi<br />

La raccolta dei rec<strong>la</strong>mi rappresenta uno strumento re<strong>la</strong>tivamente semplice<br />

e molto utilizzato <strong>per</strong> monitorare <strong>la</strong> soddisfazione dei pazienti; l’analisi dei<br />

rec<strong>la</strong>mi pone in evidenza le contraddizioni tra i bisogni del cliente, le sue<br />

aspettative, <strong>la</strong> sua domanda esplicita o ancora inespressa ed i servizi erogati.<br />

Il cittadino/utente nelle segna<strong>la</strong>zione indica le problematiche che può<br />

<strong>per</strong>cepire e comprendere come non corrette: in questa logica i dati rilevati<br />

possono essere letti come eventi sentinel<strong>la</strong>, come segnali. La natura soggettiva<br />

del concetto di soddisfazione rende comunque complessa <strong>la</strong> sua<br />

lettura; nel<strong>la</strong> valutazione delle prestazioni gli o<strong>per</strong>atori sono maggiormente<br />

attenti ad aspetti legati al<strong>la</strong> pratica professionale e al presidio di rischi<br />

ed errori, mentre i pazienti focalizzano maggiormente <strong>la</strong> loro attenzione<br />

su aspetti quali l’umanizzazione dei servizi, il comfort ed il comportamento<br />

degli o<strong>per</strong>atori.<br />

La gestione<br />

Negli ultimi anni l’analisi delle segna<strong>la</strong>zioni in Azienda evidenzia costantemente<br />

situazioni problematiche inerenti <strong>la</strong> “dimensione inter<strong>per</strong>sonale”<br />

riguardanti in modo partico<strong>la</strong>re aspetti dell’informazione e del comportamento.<br />

Nel 2003 questa categoria rappresenta il 30% dei rec<strong>la</strong>mi recepiti: di<br />

questi il 8,8% si riferisce all’informazione mentre il 27,7% al comportamento<br />

degli o<strong>per</strong>atori.<br />

La constatazione che le segna<strong>la</strong>zioni, <strong>per</strong> loro stessa natura, non <strong>per</strong>mettono<br />

di comprendere in modo approfondito il problema ci ha condotto, oltre<br />

all’uso dei meccanismi di gestione già ampiamente utilizzati, ad un ulteriore<br />

studio diretto ad ascoltare <strong>la</strong> voce di chi è maggiormente coinvolto nel processo<br />

di cura ed assistenza. Gli o<strong>per</strong>atori aziendali ed i cittadini/utenti sono<br />

stati protagonisti di specifici focus groups finalizzati ad identificare l’atteso<br />

degli utenti/clienti e le principali cause che impediscono o rendono<br />

problematica <strong>la</strong> comunicazione fra o<strong>per</strong>atori e paziente e le loro aspettative.<br />

I risultati dei differenti incontri sono stati quindi confrontati <strong>per</strong> ricercare i<br />

punti comuni sui quali costruire un dialogo fra i componenti.<br />

Da questi incontri è emerso che il paziente ricoverato desidera essere accolto<br />

come <strong>per</strong>sona e non solo come caso clinico, vuole essere informato dal<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

69


CAPITOLO 5<br />

medico sul <strong>per</strong>corso del<strong>la</strong> sua ma<strong>la</strong>ttia e desidera essere rassicurato dall’infermiere<br />

sulle problematiche delle prestazioni che riceve. I componenti del gruppo<br />

hanno identificato come cause principali “<strong>la</strong> cultura degli o<strong>per</strong>atori tecnica<br />

che induce l’o<strong>per</strong>atore a considerare il paziente come patologia”, “<strong>la</strong> carenza<br />

di una visione antropologica”, “l’organizzazione dei reparti”, “il<br />

burnout degli o<strong>per</strong>atori”.<br />

Considerazioni conclusive<br />

Successivamente agli incontri con gli o<strong>per</strong>atori sanitari ed al<strong>la</strong> comparazione<br />

dei risultati, <strong>la</strong> cause principali saranno pesate attraverso <strong>la</strong> somministrazione<br />

di un questionario. Questo <strong>per</strong>metterà di identificare maggiormente i campi<br />

entro i quali agire, <strong>per</strong> migliorare ulteriormente gli aspetti del<strong>la</strong> comunicazione<br />

e dell’informazione.<br />

5.6. La progettazione partecipata come metodologia di <strong>la</strong>voro <strong>per</strong><br />

l’umanizzazione degli ospedali in Toscana<br />

MARCELLA FILIERI 1 , SERGIO ARDIS 2 , ANTONELLA VINCENTI 2 , GIUSEPPE REMEDI 3 - 1 Azienda<br />

USL 5 di Pisa, 2 Azienda USL 2 di Lucca, 3 Azienda USL 12 del<strong>la</strong> Versilia<br />

AUTORE REFERENTE: MARCELLA FILIERI, Responsabile U.O. Sviluppo, Ricerca e Formazione<br />

Azienda USL 5 di Pisa, Via Zamenhof 1, 56100 Pisa – tel.: 050<br />

954291, fax: 050 954321, e-mail: m.filieri@usl5.toscana.it<br />

Premessa<br />

Il <strong>la</strong>voro <strong>per</strong> progetti e il <strong>la</strong>voro in rete rappresentano le principali modalità<br />

o<strong>per</strong>ative <strong>per</strong> dare concretezza ai progetti di promozione del<strong>la</strong> salute in ospedale.<br />

Anche presso <strong>la</strong> Regione Toscana o<strong>per</strong>ano sei gruppi di <strong>la</strong>voro che sviluppano<br />

altrettanti progetti a valenza interaziendale: Sicurezza, Umanizzazione,<br />

Ospedale senza Fumo, Comfort/Accoglienza; Ospedale senza Dolore, Ospedale<br />

Interculturale, ciascuno dei quali presenta diversi livelli di avanzamento.<br />

Lo sviluppo del sottoprogetto “Umanizzazione” si è dovuto confrontare quasi<br />

subito con <strong>la</strong> difficoltà di individuare denominatori comuni in grado di declinare<br />

compiutamente i molteplici obiettivi che il termine “umanizzazione”<br />

sottende e tali da essere condivisi e quindi applicati da tutte le Aziende Sanitarie<br />

e Ospedaliere coinvolte nel progetto.<br />

Obiettivi<br />

Il tema del<strong>la</strong> umanizzazione è stato oggetto di interpretazioni diverse, e<br />

70<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 5<br />

tutte valide, da parte dei singoli ospedali toscani che talora hanno rivolto i<br />

propri sforzi verso determinate categorie di utenti (es. il bambino in ospedale;<br />

il morente e i suoi familiari, ecc...) o verso il miglioramento di specifici <strong>per</strong>corsi<br />

assistenziali (es. <strong>per</strong>corso cardiologico, oncologico, ecc...); in altri casi le<br />

aziende hanno posto l’enfasi sugli strumenti direzionali in grado di favorire<br />

l’umanizzazione (es. <strong>la</strong> formazione e <strong>la</strong> comunicazione). Di fronte ad un quadro<br />

assai diversificato si è reso necessario individuare un metodo di <strong>la</strong>voro in<br />

grado di e<strong>la</strong>borare una progettualità comune in tema di umanizzazione che,<br />

tenesse conto di specifiche good practices aziendali, ma che fosse in grado di<br />

rappresentare in maniera compiuta il complesso tema del<strong>la</strong> umanizzazione.<br />

Si è <strong>per</strong>ciò deciso di partire da un diverso punto di vista troppo spesso dimenticato:<br />

quello dei cittadini-utenti!<br />

Target e azioni specifiche<br />

Il progetto ha coinvolto: i coordinatori HPH delle aziende toscane interessate<br />

al progetto umanizzazione attraverso riunioni di coordinamento; i professionisti<br />

(medici, infermieri) di alcune aziende USL e ospedaliere toscane che attraverso<br />

un <strong>per</strong>corso di formazione-<strong>la</strong>boratorio hanno e<strong>la</strong>borato una proposta<br />

progettuale; i cittadini che, attraverso i propri rappresentanti, sono stati coinvolti<br />

nel<strong>la</strong> progettazione esprimendo i propri bisogni di umanizzazione.<br />

Valutazione e risultati<br />

La progettazione partecipata ha portato al<strong>la</strong> stesura di un documento condiviso<br />

dai coordinatori HPH di: Azienda USL 1 di Massa, USL 2 di Lucca; USL 4<br />

di Prato; USL 5 di Pisa; USL 7 di Siena; USL 8 di Arezzo; USL 9 di Grosseto; USL<br />

10 di Firenze, USL 12 del<strong>la</strong> Versilia; Ospedaliera Pisana, Ospedaliera Senese)<br />

che partendo dal<strong>la</strong> centralità del<strong>la</strong> dignità del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona tocca tre principali<br />

ambiti di azione da attivare: ambito culturale; ambito etico; ambito clinico.<br />

Per ciascuna azione/obiettivo sono in corso di definizione indicatori e<br />

standard concordati con i rappresentanti dei cittadini-utenti.<br />

Tale documento costituirà, una volta ultimato e approvato dalle direzioni<br />

aziendali, un impegno preciso nei confronti dei cittadini e dei loro bisogni di<br />

umanizzazione.<br />

Conclusioni<br />

Il <strong>per</strong>corso progettuale verso l’umanizzazione degli ospedali è ancora lungo,<br />

ma l’avvio condotto attraverso <strong>la</strong> progettazione partecipata dai diretti interessati<br />

ha a<strong>per</strong>to prospettive o<strong>per</strong>ative di sicuro interesse, contribuendo anche<br />

a s<strong>per</strong>imentare una diversa metodologia di <strong>la</strong>voro.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

71


CAPITOLO 6<br />

72<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 6<br />

L’Ospedale senza barriere culturali<br />

6.1. La comunicazione transculturale<br />

PATRIZIA SIRONI 1 (Responsabile Progetto Accoglienza Interculturale), SIMONETTA<br />

BIANCHI 1 (Direttore Sanitario), NABIHA ARIF 2 (Mediatrice Linguistico-Culturale)<br />

- 1 A.O. Istituti Ospitalieri-Cremona; 2 Coop. Dunia in convenzione<br />

AUTORE REFERENTE: PATRIZIA SIRONI, Responsabile Progetto Accoglienza Interculturale,<br />

A.O. Istituti Ospitalieri - Largo Priori 1, 26100 Cremona – tel.: 0372<br />

405409, fax: 0372 405406, e-mail: psiconeuro.aioc@e-cremona.it<br />

Contesto<br />

Con riferimento alle indicazioni dell’OMS, al<strong>la</strong> l. 40/98 e successive<br />

integrazioni nonché al PSSR 2002-2004 del<strong>la</strong> regione Lombardia che prevede<br />

l’individuazione di funzioni specialistiche finalizzate alle attività di mediazione<br />

interculturale, l’A. O. Istituti Ospitalieri di Cremona, nell’ambito dell’attività<br />

di promozione del<strong>la</strong> salute, ha costituito il Progetto Accoglienza Interculturale<br />

<strong>per</strong> migliorare l’approccio del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona immigrata al<strong>la</strong> Struttura Sanitaria ed<br />

al contempo le capacità comunicativo-re<strong>la</strong>zionali tra il <strong>per</strong>sonale aziendale, i<br />

pazienti immigrati ed i loro familiari.<br />

Obiettivo principale<br />

Sviluppare una capacità comunicativa efficace e culturalmente corretta tra<br />

<strong>per</strong>sonale aziendale e paziente immigrato, attraverso una metodologia di <strong>la</strong>voro<br />

di rete.<br />

Obiettivi specifici<br />

- Costituzione di un Servizio di Mediazione linguistico-culturale.<br />

- Formalizzazione delle procedure di accesso al Servizio di Mediazione.<br />

- Individuazione di un <strong>per</strong>corso formativo mirato <strong>per</strong> il <strong>per</strong>sonale aziendale.<br />

- Diffusione di cartellonistica, materiale informativo e linee-guida multilingue.<br />

- Analisi del bisogno interculturale e promozione di iniziative culturali e di ricerca.<br />

Target<br />

- Persona immigrata che si rivolge al<strong>la</strong> Struttura Ospedaliera, con partico<strong>la</strong>re<br />

attenzione al<strong>la</strong> donna e al bambino.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

73


CAPITOLO 6<br />

- Familiari e gruppo etnico di riferimento.<br />

- Personale aziendale, soprattutto dedito al<strong>la</strong> cura, assistenza e front-office.<br />

Risultati<br />

Il progetto Accoglienza Interculturale, in fase di realizzazione, ha evidenziato<br />

dei risultati positivi soprattutto <strong>per</strong> quanto riguarda il coinvolgimento del <strong>per</strong>sonale<br />

(indicatore: misura N di <strong>per</strong>sone coinvolte/ N <strong>per</strong>sone conivolgibili =<br />

83%), il grado delle capacità re<strong>la</strong>zionali e di rete (indicatore: misura N valutazione<br />

di capacità/N di interventi effettuati = 84%), il livello delle competenze<br />

linguistico-comunicative (indicatore: misura N valutazione di competenza/N<br />

di interventi effettuati = 87%), nonché <strong>la</strong> qualità globale del Servizio Ospedaliero<br />

(indicatore: misura N valutazione di qualità/ N di interventi effettuati = 86%)<br />

rilevati nell’indagine di customer satisfaction. Inoltre <strong>la</strong> presenza del Servizio<br />

di Mediazione linguistico-culturale ha favorito <strong>la</strong> gestione di situazioni complesse<br />

e di forte impatto emozionale, in un’ottica olistica e di approccio globale<br />

al paziente, supportando il <strong>per</strong>sonale aziendale e migliorando <strong>la</strong> comprensione<br />

reciproca.<br />

Conclusioni<br />

Il <strong>per</strong>corso avviato dal Progetto Accoglienza Interculturale rappresenta non<br />

soltanto una risposta alle esigenze del<strong>la</strong> comunità, sempre più multietnica,<br />

ma soprattutto un orientamento al<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute secondo l’ottica<br />

dell’Ospedale Interculturale.<br />

6.2. Come l’ospedale interculturale promuove <strong>la</strong> salute dei cittadini<br />

stranieri immigrati a Bologna<br />

GIOVANNA VITTORIA DALLARI, STEFANIA RICCI - Azienda USL di Bologna - Progetto<br />

Speciale Immigrati<br />

AUTORE REFERENTE: GIOVANNA VITTORIA DALLARI, Responsabile Progetto Speciale<br />

Immigrati, Azienda USL di Bologna, Strada Maggiore 35, 40125 Bologna - e­<br />

mail: giovanna.dal<strong>la</strong>ri@ausl.bologna.it<br />

L’Azienda USL di Bologna dal <strong>19</strong>91 ha predisposto e s<strong>per</strong>imentato numerosi<br />

servizi e attività <strong>per</strong> migranti rego<strong>la</strong>rmente o irrego<strong>la</strong>rmente presenti<br />

nell’ambito provinciale. Dal <strong>19</strong>99, grazie al progetto Ospedale<br />

Interculturale, si è avviato un processo complessivo di potenziamento e<br />

reengineering dei servizi territoriali ed ospedalieri, fondato sul<strong>la</strong> messa in<br />

rete delle principali Unità O<strong>per</strong>ative interessate con le altre agenzie locali,<br />

74<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 6<br />

<strong>la</strong> comunità, in partico<strong>la</strong>re il volontariato ed i gruppi di pazienti che di<br />

questa fanno parte.<br />

L’intero processo è stato favorito dal<strong>la</strong> creazione del “Progetto Speciale Immigrati”,<br />

Unità O<strong>per</strong>ativa semplice, che ha il mandato di rilevare i bisogni, pianificare,<br />

promuovere, programmare e coordinare gli interventi sia all’interno,<br />

che all’esterno dell’azienda, anche attraverso un <strong>per</strong>corso di condivisione di<br />

obiettivi comuni, esplicitati tra l’altro in uno specifico capitolo del Piano delle<br />

Azioni dedicato al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione straniera e a rischio di esclusione sociale.<br />

Alcune azioni, metodologie e strumenti:<br />

- analisi del<strong>la</strong> legge, letteratura medica e benchmarking di es<strong>per</strong>ienze locali,<br />

nazionali ed internazionali;<br />

- coinvolgimento degli stakeholders del<strong>la</strong> comunità in uno o più gruppi di<br />

<strong>la</strong>voro;<br />

- numero verde (800 66 33 66) e sportello informativo, attivi due ore al giorno<br />

<strong>per</strong> 5 giorni e 4 ore al sabato mattina, che offrono a migranti e professionisti<br />

consulenze ed informazioni telefoniche in 8 lingue sui servizi sociosanitari<br />

e sono sensori di bisogni e domanda;<br />

- corsi di formazione ed aggiornamento <strong>per</strong> mediatrici multiculturali;<br />

- menù multiculturale e corso s<strong>per</strong>imentale <strong>per</strong> dietologi e dietisti;<br />

- analisi del<strong>la</strong> qualità <strong>per</strong>cepita nei diversi servizi sanitari;<br />

- attività di informazione, educazione e promozione del<strong>la</strong> salute dei pazienti;<br />

- corsi base di 14 ore di medicina delle migrazioni nel catalogo aziendale<br />

del<strong>la</strong> formazione;<br />

- progetto “prostituzione sicura”;<br />

- progetto assistenza e sorveglianza sanitaria <strong>per</strong> cittadini indigenti italiani e<br />

stranieri con un report sul<strong>la</strong> salute di 1.200 tra cittadini stranieri, carcerati,<br />

esclusi, ecc...;<br />

- attività di coo<strong>per</strong>azione internazionale.<br />

Recentemente è stata avviata <strong>la</strong> costruzione di una pagina web, intito<strong>la</strong>ta “I<br />

colori del<strong>la</strong> salute”, all’interno del sito aziendale dedicata al<strong>la</strong> medicina delle<br />

migrazioni e all’ospedale interculturale, i cui obiettivi sono:<br />

1) creare un punto di riferimento <strong>per</strong> tutti i professionisti appartenenti alle<br />

diverse istituzioni pubbliche e del Volontariato che si occupano del<strong>la</strong> salute<br />

dei migranti;<br />

2) implementare e facilitare <strong>la</strong> diffusione di buone pratiche;<br />

3) mettere in re<strong>la</strong>zione gli enti, sia pubblici che privati, che agiscano <strong>per</strong> il miglioramento<br />

dell’accesso dei migranti alle strutture sanitarie <strong>per</strong> cittadini migranti.<br />

In sintesi “I colori del<strong>la</strong> salute” intende rendere facilmente accessibile a tutti<br />

i professionisti che o<strong>per</strong>ano nel settore e a tutti i cittadini interessati all’argomento<br />

le normative, i progetti, gli indirizzi dei servizi, materiale informativo,<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

75


CAPITOLO 6<br />

quando possibile tradotto e/o mediato in diverse lingue, links, ecc..., <strong>per</strong> promuovere<br />

<strong>la</strong> salute dei migranti e scambiarsi es<strong>per</strong>ienze ed informazioni.<br />

Inoltre, sul<strong>la</strong> base dei risultati del progetto “Assistenza e Sorveglianza sanitaria<br />

nelle collettività <strong>per</strong> cittadini indigenti italiani e stranieri immigrati”, che avevano<br />

evidenziato difficoltà di accesso ai servizi sanitari dei migranti, ne è stato avviato<br />

un altro, ideale continuazione del precedente: “S<strong>per</strong>imentazione interregionale<br />

<strong>per</strong> combattere le disuguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari” (PABO). A seguito<br />

dell’esame dei dati di ricovero e di iscrizione al SSN, si è deciso di focalizzare le<br />

attività di promozione del<strong>la</strong> salute su tre diversi ambiti: materno-infantile, diagnosi<br />

precoce del ca. mammario, anagrafe sanitaria e medicina di base.<br />

Le azioni fin qui realizzate o in corso di realizzazione si possono così schematizzare:<br />

- <strong>per</strong> i pazienti: campagne di pubblicizzazione e incontri con gruppi di popo<strong>la</strong>zione<br />

(chiamata con lettera <strong>per</strong>sonalizzata, incontri con gruppi presso<br />

le sedi di aggregazione spontanea, aziendali, ecc...), <strong>per</strong> migliorare l’accesso<br />

allo screening mammografico su chiamata, integrati con interventi di<br />

diagnosi precoce delle neop<strong>la</strong>sie del<strong>la</strong> mammel<strong>la</strong>; ciclo di incontri settimanali<br />

di educazione al<strong>la</strong> salute rivolti a due gruppi di donne zingare su igiene<br />

<strong>per</strong>sonale e alimentare, contraccezione, corretto utilizzo dei servizi sanitari,<br />

cura del bambino, educazione a comportamenti preventivi, ecc...;<br />

- <strong>per</strong> l’organizzazione e i suoi professionisti: coinvolgimento dei responsabili<br />

delle U.O. e formazione, raccolta di materiali e di es<strong>per</strong>ienze diverse,<br />

riformu<strong>la</strong>zione e adeguamento dei metodi di chiamata e di accoglienza (aggiunta<br />

di una mediatrice), in re<strong>la</strong>zione alle caratteristiche di ciascun gruppo<br />

nazionale (filippine, maghrebine, rumene, zingare, italiane indigenti),<br />

esplicitazione, miglioramento, traduzione e pubblicizzazione delle procedure<br />

<strong>per</strong> l’iscrizione al Sistema Sanitario;<br />

- <strong>per</strong> <strong>la</strong> cittadinanza: campagna di pubblicizzazione, anche radiofonica e pagina<br />

“i colori del<strong>la</strong> salute” del sito aziendale;<br />

- <strong>per</strong> <strong>la</strong> struttura: il centro screening verrà dotato di attrezzature e <strong>per</strong>sonale<br />

specifico: è prevista <strong>la</strong> costruzione di uno specifico software con le traduzioni<br />

dei messaggi informativi, da trasmettere <strong>per</strong> il <strong>per</strong>sonal computer al<strong>la</strong><br />

paziente straniera in sa<strong>la</strong> d’attesa) e di mediatrici.<br />

6.3. “Diabete <strong>per</strong> capirsi”<br />

VALERIA MANICARDI 1 , EZIO BOSI 2 , ZANICHELLI PIETRO 2 , BODECCHI SIMONA 2 - 1 Dipartimento<br />

di Medicina, Ospedale di Montecchio, Area Sud; 2 Servizio di Diabetologia,<br />

Ospedale di Guastal<strong>la</strong> e Correggio, Area Nord, AUSL di Reggio Emilia<br />

AUTORE REFERENTE: VALERIA MANICARDI, Ospedale di Montecchio, Via Baril<strong>la</strong> 16,<br />

76<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 6<br />

42027 Montecchio (RE) - fax: 0522 860292 / 0522 860361-252, e-mail:<br />

valeria.manicardi@ausl.re.it<br />

Breve introduzione del contesto<br />

Il progetto “Diabete <strong>per</strong> capirsi” è stato ideato <strong>per</strong> affrontare il problema<br />

del<strong>la</strong> comunicazione tra paziente extracomunitario affetto da Diabete Mellito<br />

ed o<strong>per</strong>atori dei Servizi di Diabetologia del<strong>la</strong> AUSL di Reggio Emilia. L’ostacolo<br />

del<strong>la</strong> lingua, spesso conosciuta e praticata poco (soprattutto dalle donne),<br />

si aggiunge al disagio di dover affrontare una nuova ma<strong>la</strong>ttia, cronica, che<br />

dura tutta <strong>la</strong> vita, e che ha nel coinvolgimento del paziente, nel<strong>la</strong> sua capacità<br />

di autogestirsi uno degli elementi essenziali <strong>per</strong> essere curata al meglio, e <strong>per</strong><br />

evitare le complicanze croniche, fortemente devastanti <strong>per</strong> il paziente<br />

(Retinopatia e cecità, Nefropatia e dialisi, Cardiopatia, Piede Diabetico ed<br />

amputazioni, Neuropatia, Impotenza, ecc...).<br />

La difficoltà di comunicazione diventa quindi un ostacolo grave e spesso<br />

insu<strong>per</strong>abile, e rischia di costituire una condizione di discriminazione all’accesso<br />

ed al miglior utilizzo dei servizi sanitari.<br />

L’aumento del<strong>la</strong> immigrazione nel nostro paese e nel<strong>la</strong> nostra provincia, e<br />

<strong>la</strong> crescita esponenziale del Diabete nel mondo - definito dall’OMS <strong>la</strong> epidemia<br />

dei primi 25 anni del nuovo millennio - soprattutto nei paesi in via di<br />

sviluppo, insieme ai fattori ambientali favorenti rendono questo problema<br />

estremamente attuale oggi e nei prossimi anni.<br />

Obiettivo/i<br />

1. Facilitare <strong>la</strong> comunicazione con i pazienti extracomunitari affetti da Diabete<br />

Mellito, che nel<strong>la</strong> provincia di Reggio Emilia, sono in continuo aumento.<br />

2. Descrivere in modo semplice e facilmente comprensibile i principali sintomi<br />

del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, <strong>la</strong> terapia, <strong>la</strong> dieta, le complicanze, i problemi connessi<br />

all’utilizzo degli strumenti <strong>per</strong> l’autocontrollo del<strong>la</strong> glicemia, all’uso del<strong>la</strong><br />

insulina, delle penne, ecc...<br />

3. Fornire le informazioni sul servizio diabetologico di riferimento, sugli orari<br />

ed i recapiti indispensabili <strong>per</strong> affrontare le urgenze.<br />

Gruppi target<br />

1. I diabetici extracomunitari che afferiscono ai Servizi <strong>per</strong> il Diabete del<strong>la</strong><br />

Provincia di Reggio Emilia.<br />

2. Gli o<strong>per</strong>atori Medici, IP e dietiste che svolgono <strong>la</strong> loro attività presso i servizi<br />

<strong>per</strong> il Diabete presso l’AUSL di Reggio Emilia.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

77


CAPITOLO 6<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

Sono state prodotte 10 schede costituite da illustrazioni semplici e da un<br />

breve testo esplicativo, dedicate ai seguenti argomenti:<br />

1. che cos’è il Diabete;<br />

2. autocontrollo del<strong>la</strong> Glicemia;<br />

3. ipoglicemia ed i<strong>per</strong>glicemia;<br />

4. alimentazione e Diabete;<br />

5. i cibi da evitare e quelli da preferire;<br />

6. l’insulina;<br />

7. preparare e misce<strong>la</strong>re l’insulina;<br />

8. le complicanze;<br />

9. arterie e Diabete;<br />

10.il Piede Diabetico;<br />

11.una scheda di Supporto all’Anamnesi;<br />

12.una dedicata alle informazioni sul servizio <strong>per</strong> il Diabete (“Il tuo Centro”).<br />

Le schede sono state tradotte in 11 lingue, oltre all’Italiano, inserite in un CD,<br />

accompagnate da una presentazione cartacea, e distribuite a tutti i servizi di<br />

Diabetologia italiani, oltre ad essere inserite in un sito internet dedicato al Diabete.<br />

Conclusioni<br />

Le schede costituiscono già oggi in provincia di Reggio E. ed in Italia un<br />

utile supporto <strong>per</strong> <strong>la</strong> comunicazione corretta tra paziente Diabetico<br />

extracomunitario e <strong>per</strong>sonale medico, IP e dietista dei servizi di Diabetologia.<br />

6.4. Il progetto HPH “Intercultura” e l’integrazione nel territorio:<br />

l’es<strong>per</strong>ienza di Arezzo<br />

ALESSANDRA PEDONE 1 , RINA TORRIOLI 2 , LUCIO COLONNA 3 , MONICA CALAMAI 4 - Azienda<br />

Sanitaria di Arezzo AUSL 8, Coordinamento HPH 1 Staff del<strong>la</strong> Direzione<br />

Aziendale, Coordinamento Gruppo “Ospedale Interculturale”; 2 Sez. Accoglienza,<br />

3 Coordinatore progetto aziendale HPH; 4 Direttrice Sanitaria AUSL 8<br />

AUTORE REFERENTE: ALESSANDRA PEDONE, Staff del<strong>la</strong> Direzione Aziendale, AUSL 8,<br />

Via Fonte Veneziana 8, 52100 Arezzo - tel.: 0575 254106, fax: 0575 254105,<br />

e-mail: s.pedone@usl8.toscana.it<br />

Introduzione<br />

L’ospedale di Arezzo ha individuato l’“Ospedale Interculturale” come uno<br />

dei progetti proposti dal coordinamento regionale <strong>per</strong> l’HPH. Ne è stato affi­<br />

78<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 6<br />

dato il coordinamento al<strong>la</strong> responsabile dello staff del<strong>la</strong> direzione aziendale<br />

che si era precedentemente occupata di mediazione linguistico-culturale e di<br />

coo<strong>per</strong>azione decentrata. Contestualmente <strong>la</strong> Provincia di Arezzo, assessorato<br />

alle politiche sociali, partico<strong>la</strong>rmente attento alle problematiche sul<strong>la</strong> immigrazione,<br />

ha promosso il progetto “Un territorio <strong>per</strong> tutti”, sostenuto dagli<br />

enti, associazioni e organismi vari, e poi finanziato nell’ambito dei bandi del<br />

FSE. Il progetto prevede interventi sul<strong>la</strong> casa, l’alfabetizzazione, il sostegno<br />

al<strong>la</strong> cultura di origine, il <strong>la</strong>voro, i centri di informazione e <strong>la</strong> salute. A ciascun<br />

tema hanno aderito diversi soggetti e individuato un coordinatore. Per il gruppo<br />

“salute” il coordinamento è stato affidato al<strong>la</strong> azienda USL e al<strong>la</strong> stessa<br />

<strong>per</strong>sona che coordina i progetto HPH. È sembrato opportuno tenere unite le<br />

due es<strong>per</strong>ienze e legare <strong>la</strong> programmazione dell’ospedale a quel<strong>la</strong> più al<strong>la</strong>rgata<br />

del territorio, prevedendo momenti comuni di scambio e <strong>la</strong>voro tra i due<br />

gruppi.<br />

Obiettivo<br />

Sensibilizzare <strong>la</strong> comunità aretina sul<strong>la</strong> problematiche dell’immigrazione e<br />

individuare azioni all’interno dell’ospedale nel rispetto delle diverse culture,<br />

coordinate con il territorio.<br />

Gruppi Target<br />

1. Introduzione e presenza del mediatore nel pronto soccorso, nel consultorio,<br />

alle vaccinazioni e Ser.T.<br />

2. Lavoro sul menù ospedaliero: rappresentazione grafica, introduzione s<strong>per</strong>imentale<br />

di cibi di altre culture e traduzione in lingua d’origine dei menù<br />

terapeutici (diabete, gestosi gravidica, ecc...).<br />

3. Diritto all’assistenza, redazione di un opuscolo guida <strong>per</strong> il <strong>per</strong>sonale e <strong>per</strong><br />

le associazioni.<br />

4. Formazione sui temi dell’interculturalità, rivolta agli o<strong>per</strong>atori ospedalieri e<br />

territoriali.<br />

5. Formazione sul <strong>per</strong>corso nascita, rivolta agli o<strong>per</strong>atori del Dipartimento<br />

materno infantile.<br />

6. Formazione sui Piani Integrati di <strong>Salute</strong> rivolta agli o<strong>per</strong>atori ospedalieri,<br />

del distretto e del<strong>la</strong> prevenzione, associazioni, dipendenti dei comuni (sociale,<br />

anagrafe, polizia municipale), scuo<strong>la</strong>, sindacati, <strong>per</strong> <strong>la</strong> predisposizione<br />

di una programmazione integrata (vedi PSR 2002-2004 del<strong>la</strong> Regione Toscana).<br />

7. Aggiornamento di un quaderno sul<strong>la</strong> salute degli immigrati del<strong>la</strong> provincia<br />

di Arezzo; approfondimento di alcune aree: <strong>la</strong>voro, materno infantile.<br />

In col<strong>la</strong>borazione con UCODEP, organizzazione o<strong>per</strong>ante da<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

79


CAPITOLO 6<br />

anni ad Arezzo <strong>per</strong> <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>azione decentrata e iniziative <strong>per</strong> gli immigrati.<br />

8. Predisposizione di un protocollo d’intesa tra azienda USL, Provincia, Regione<br />

<strong>per</strong> garantire continuità nell’azione nei confronti del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione immigrata<br />

(negli atti di programmazione, finanziamenti, ecc...).<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

1. Progetto n. 1: riconferma con estensione delle ore, non solo Arezzo ma<br />

anche provincia; indicatore: n. ore/ n. interventi.<br />

2. Progetto n. 2: Avviato - n. menù rappresentati / n. piatti introdotti nel menù;<br />

n. menù terapeutici tradotti.<br />

3. Progetto n. 3: Produzione di un opuscolo guida <strong>per</strong> il <strong>per</strong>sonale e <strong>per</strong> le<br />

associazioni e presentazione all’interno del corso.<br />

4. Progetto n. 4: n. corsi realizzati / n. Distretti del<strong>la</strong> provincia.<br />

5. Progetto n. 5: n. o<strong>per</strong>atori del Dipartimento materno infantile coinvolti in<br />

corsi / n. o<strong>per</strong>atori MI totali.<br />

6. Progetto n. 6: n. Corsi Piani Integrati di <strong>Salute</strong> realizzati / n. Distretti; n.<br />

Progetti presentati.<br />

7. Progetto n. 7: Realizzazione del quaderno sul<strong>la</strong> salute degli immigrati del<strong>la</strong><br />

provincia di Arezzo; aree approfondite: <strong>la</strong>voro, materno infantile.<br />

8. Progetto n. 8: Avvio degli incontri <strong>per</strong> il Protocollo d’intesa tra azienda<br />

USL, Provincia, Regione.<br />

Conclusioni<br />

Consapevoli del fatto che il <strong>la</strong>voro è solo all’inizio, ci sembra tuttavia che<br />

l’approccio utilizzato e soprattutto il collegamento con il territorio, abbiano<br />

già gettato le basi <strong>per</strong> un <strong>la</strong>voro coordinato che potrà dare risultati positivi<br />

anche nel futuro<br />

6.5. Donne e minori di altri mondi e di altre frontiere<br />

VALENTINO LEMBO, RAFFAELLA BIONDI, ROBERTA PRANDI, MARIA CRISTINA CERATI, STEFANIA<br />

ZORZAN - Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento di Mi<strong>la</strong>no<br />

Problema<br />

L’afflusso massivo di utenti stranieri presso le nostra strutture ospedaliere<br />

richiede ai diversi professionisti modalità assistenziali ed approcci diversi al<br />

fine di rispondere ai loro bisogni assistenziali.<br />

80<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 6<br />

Obiettivo generale<br />

Offrire risposte adeguate alle richieste sanitarie dell’utente straniero che<br />

accede ai servizi sanitari offerti dall’Azienda Ospedaliera ICP.<br />

Obiettivi specifici<br />

- Fornire all’utente informazioni chiare in merito ai servizi offerti dal<strong>la</strong> struttura;<br />

- sviluppare una politica aziendale <strong>per</strong> garantire <strong>la</strong> libertà di culto e <strong>la</strong> tute<strong>la</strong><br />

dei diritti dell’utenza;<br />

- informare gli utenti in merito ai loro diritti quando non comprendono o<br />

par<strong>la</strong>no un’altra lingua;<br />

- numero degli interventi dei mediatori linguistico-culturali/ numero delle richieste<br />

di interventi;<br />

- mettere in grado il <strong>per</strong>sonale di comunicare con utenti stranieri;<br />

-promuovere e garantire il diritto al<strong>la</strong> salute degli stranieri nel rispetto delle<br />

differenze culturali.<br />

Contesto<br />

La tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> maternità e dell’infanzia sono parte integrante del<strong>la</strong> missione<br />

dell’Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento e obiettivo di interesse<br />

del Servizio Sanitario Nazionale e Regionale.<br />

La sensibilità al<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione del problema da parte degli o<strong>per</strong>atori trova le sue<br />

origini nel<strong>la</strong> peculiarità delle attività che istituzionalmente vengono svolte presso<br />

gli ICP: il parto, <strong>la</strong> nascita, <strong>la</strong> cura del<strong>la</strong> donna, del bambino e del<strong>la</strong> famiglia. La<br />

Clinica Pediatrica “De Marchi”, <strong>la</strong> Clinica Ostetrico Ginecologica “Mangiagalli” e<br />

l’Ospedale dei Bambini V. Buzzi rappresentano all’interno dell’area metropolitana<br />

mi<strong>la</strong>nese un punto di riferimento di fondamentale importanza <strong>per</strong> gli stranieri<br />

provenienti da paesi diversi, così come <strong>per</strong> i professionisti di altre nazioni.<br />

L’aumentata richiesta di prestazioni sanitarie da parte di utenti stranieri ha<br />

comportato da parte del<strong>la</strong> nostra azienda una maggiore attenzione alle<br />

problematiche loro legate. Fin dal <strong>19</strong>92 presso gli ICP il problema degli stranieri<br />

è stato evidenziato dal <strong>per</strong>sonale che, oltre a riscontrare le oggettive difficoltà<br />

da loro manifestate, ha rilevato gli ostacoli che le barriere linguistiche e culturali<br />

creavano nel rego<strong>la</strong>re decorso delle attività ambu<strong>la</strong>toriali e di degenza. Ciò ha<br />

determinato <strong>la</strong> necessità di organizzare un servizio di mediazione interculturale<br />

<strong>per</strong> affrontare i problemi derivanti dalle diversità linguistiche, di tradizione, di<br />

regole etiche e morali di cui ogni straniero è portatore, favorendo in questo<br />

modo un’accoglienza più rispettosa e dignitosa ad ogni donna/mamma sfavorite<br />

dal<strong>la</strong> poca conoscenza del<strong>la</strong> cultura e del<strong>la</strong> lingua italiana.<br />

Diversi sono gli attori che nel corso degli anni hanno contribuito al miglio­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

81


CAPITOLO 6<br />

ramento dell’accoglienza e assistenza di utenti stranieri: <strong>la</strong> Direzione Sanitaria,<br />

il Servizio Sociale, l’Ufficio Re<strong>la</strong>zioni con il Pubblico e, non da ultimo, le<br />

Associazioni di Volontariato che hanno col<strong>la</strong>borato attivamente al fine di offrire<br />

un aiuto all’integrazione sociale degli stranieri, ad evidenziare i problemi e<br />

a proporre soluzioni.<br />

Risultati<br />

Re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> dei diritti dell’utenza e al<strong>la</strong> garanzia del<strong>la</strong> libertà di<br />

culto è stato e<strong>la</strong>borato un documento scritto che enuncia <strong>la</strong> politica e gli indirizzi<br />

aziendali re<strong>la</strong>tivi a tali argomenti, garantendo contemporaneamente <strong>la</strong><br />

sua diffusione tra il <strong>per</strong>sonale mediante corsi di formazione.<br />

Tutto il <strong>per</strong>sonale dell’A. O. ICP ha l’obbligo di rispettare, applicare e far<br />

applicare <strong>la</strong> politica aziendale e di identificare i bisogni assistenziali conseguenti<br />

al rispetto dei diritti dell’utenza al fine di soddisfarli. Il processo <strong>per</strong><br />

identificare e rispettare i valori e le credenze viene messo in atto ad ogni ricovero/accesso<br />

di utenti ed in partico<strong>la</strong>re nei riguardi degli utenti stranieri. Per<br />

quanto riguarda gli aspetti religiosi ed alimentari sono stati inseriti nel menù<br />

aziendale gli alimenti sostitutivi <strong>per</strong> diete legate a credenze religiose, è stato<br />

inoltre fornito alle caposa<strong>la</strong> l’elenco dei vari Ministri di culto al fine di poter<br />

ottem<strong>per</strong>are al<strong>la</strong> maggior parte di richieste di assistenza religiosa. La coo<strong>per</strong>azione<br />

tra il servizio di Assistenza Sociale ed i Mediatori linguistico culturali ha<br />

<strong>per</strong>messo di definire i principali riti religiosi collegati al<strong>la</strong> nascita delle varie<br />

etnie al fine di informare il <strong>per</strong>sonale e <strong>per</strong>mettere il rispetto del rito.<br />

L’Azienda ha inoltre identificato le proprie categorie protette in riferimento<br />

al<strong>la</strong> missione degli ICP. Bambini, disabili, anziani, gravide e puer<strong>per</strong>e rientrano<br />

all’interno di questa categoria. A tal fine sono state definite una serie di<br />

interventi e di norme di comportamento che il <strong>per</strong>sonale incaricato dell’assistenza<br />

deve adottare (aree di ricovero dedicate, spazi <strong>per</strong> il gioco e<br />

l’al<strong>la</strong>ttamento, identificazione del<strong>la</strong> puer<strong>per</strong>a, del neonato e del bambino tramite<br />

bracciale, possibilità di avere <strong>la</strong> madre durante il ricovero, il partner durante<br />

il parto, presenza di <strong>per</strong>sonale volontario dedicato, ecc...). Il notevole<br />

afflusso delle pazienti extracomunitarie ha reso necessari <strong>la</strong> presenza fissa<br />

negli ambu<strong>la</strong>tori ostetrico-ginecologici e neonatologici del P.O. Commenda<br />

del<strong>la</strong> interprete filippina, araba e cinese. Oltre a promuovere e coordinare<br />

l’attività del<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa Kantara, il Servizio Sociale ha fin dal <strong>19</strong>92 ha dedicato<br />

l’attività di una propria o<strong>per</strong>atrice ai rapporti con gli utenti stranieri. L’attività<br />

è svolta anche con <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione del<strong>la</strong> Commissione Visitatrici ed i<br />

volontari del Movimento <strong>per</strong> <strong>la</strong> Vita. Nel <strong>19</strong>95 è nato uno specifico ambu<strong>la</strong>torio<br />

nel P.O. di Via Commenda al Padiglione Bergamasco che, con il<br />

neonatologo-pediatra, l’infermiera, l’assistente sociale e gli intermediatori cul­<br />

82<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 6<br />

turali (filippini, arabi e cinesi), assiste nel primo mese di vita il piccolo neonato<br />

extracomunitario, costituendo il necessario tramite tra ospedale e servizi<br />

socio-sanitari territoriali.<br />

Oltre all’attività a diretto contatto con l’utenza, sono stati tradotti in varie<br />

lingue (inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo) i questionari<br />

che le ostetriche hanno sti<strong>la</strong>to allo scopo di conoscere lo stato di salute ed<br />

aiutare le puer<strong>per</strong>e extracomunitarie nelle pratiche del parto. La stessa prassi<br />

è stata seguita <strong>per</strong> l’attuazione dei disposti del<strong>la</strong> Legge <strong>19</strong>4, il servizio di anestesia<br />

e rianimazione, il servizio S.V.S ed il servizio ambu<strong>la</strong>toriale d’analisi. La<br />

traduzione del<strong>la</strong> modulistica nelle principali lingue è prevista in quasi tutti i<br />

reparti del<strong>la</strong> nostra Azienda.<br />

Per migliorare ulteriormente questo programma, gli ICP hanno istituito un<br />

corso di formazione <strong>per</strong> neo-assunti e volontari mirato a fornire una maggior<br />

conoscenza delle norme e del<strong>la</strong> metodica del<strong>la</strong> azienda. Stringere una col<strong>la</strong>borazione<br />

più proficua tra <strong>per</strong>sonale medico, infermieristico e volontari non<br />

può che essere un beneficio <strong>per</strong> i pazienti e le loro famiglie.<br />

Re<strong>la</strong>tivamente al rispetto del<strong>la</strong> privacy è stata ristrutturata parzialmente <strong>la</strong><br />

sa<strong>la</strong> parto prevedendo spazi idonei <strong>per</strong> <strong>la</strong> comunicazione medico-gravidafamiliare<br />

così come in Pronto Soccorso Pediatrico verrà attuata una migliore<br />

distribuzione degli spazi di accoglienza dei bambini che vi accedono. Infine<br />

<strong>la</strong> politica aziendale re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> privacy prevede il rispetto dei<br />

bisogni di riservatezza degli utenti in occasione di ogni visita, procedura e<br />

trattamento. Il paziente può richiedere <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> di questo diritto nei confronti<br />

del <strong>per</strong>sonale, di altri pazienti e di familiari. Il bisogno di privacy deve essere<br />

rispettato anche durante i momenti di comunicazione riguardanti <strong>la</strong> salute.<br />

6.6. La Mediazione culturale al Policlinico di Modena<br />

SIMONETTA FERRETTI – Ufficio Comunicazione-accoglienza - Azienda Ospedaliero-<br />

Universitaria di Modena<br />

Tab. 1. Gli accessi<br />

Anno Degenti stranieri<br />

2001 3.685<br />

2002 3.782<br />

2003 4.090<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

83


CAPITOLO 6<br />

Tab. 2. Le etnie più rappresentate<br />

Etnia 2001 2002 2003<br />

Albanese 334 337 417<br />

Romania 127 154 203<br />

Turchia 97 97 127<br />

Ucraina 44 73 104<br />

Ghana 414 368 378<br />

Marocco 876 923 845<br />

Nigeria 236 212 269<br />

Tunisia 324 344 363<br />

Filippine 127 137 167<br />

L’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena garantisce ai<br />

propri utenti stranieri, dal <strong>19</strong>97, interventi di mediazione culturale. Il servizio<br />

ha subito nel 2001 una importante modifica sul piano organizzativo, determinata<br />

dall’esternalizzazione delle prestazioni. L’ufficio Comunicazione accoglienza<br />

ha <strong>la</strong> responsabilità di pianificare e control<strong>la</strong>re il servizio erogato; <strong>la</strong><br />

coo<strong>per</strong>ativa sociale Mediazione Linguistico Culturale Integra, individuata attraverso<br />

gara pubblica, ha il compito di svolgere il servizio sul<strong>la</strong> base di quanto<br />

concordato da contratto. Il servizio è attivo 24 ore al giorno, <strong>per</strong> sette giorni<br />

e si realizza attraverso <strong>la</strong> presenza costante dei mediatori nel<strong>la</strong> fascia oraria 8/<br />

15.30, e <strong>la</strong> loro re<strong>per</strong>ibilità dalle 15.30 alle 8. Risponde alle richieste di stranieri<br />

rappresentativi di ogni nazionalità presente sul territorio, compresi gruppi<br />

minoritari. Il servizio offre: informazione, interpretariato, mediazione, mediazione<br />

telefonica, conference call, sostegno psico-sociale, controllo del<strong>la</strong> posizione<br />

amministrativa dei pazienti stranieri ricoverati, traduzioni scritte, formazione,<br />

consulenza nell’organizzazione dei servizi, consulenza sul<strong>la</strong> gestione<br />

dei casi. Nell’anno 2003 i mediatori culturali hanno assistito circa 1.800 <strong>per</strong>sone<br />

straniere su un totale di 4.090 pazienti stranieri transitati o ricoverati.<br />

Per favorire l’accesso dei cittadini stranieri e <strong>per</strong> accrescere il loro bagaglio<br />

informativo, nel corso dell’anno 2004 l’ufficio Comunicazione accoglienza,<br />

con <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione dei mediatori, si è dedicato al<strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> carta<br />

dei servizi ad hoc <strong>per</strong> <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione straniera. La carta dei servizi è composta<br />

dal<strong>la</strong> guida al Policlinico, le carte di accoglienza dei reparti, <strong>la</strong> guida alle associazioni<br />

di volontariato ed il sito internet dedicato. La guida offre informazioni<br />

utili sull’accesso, <strong>la</strong> degenza e le dimissioni dall’ospedale, elenca i reparti e i<br />

servizi presenti all’interno del<strong>la</strong> struttura ed esplicita le linee guida dell’azienda.<br />

La guida al Policlinico è disponibile in cinque lingue: italiano, arabo, inglese,<br />

albanese e rumeno, le lingue più par<strong>la</strong>te dai cittadini stranieri che, ad<br />

oggi, accedono al<strong>la</strong> struttura. Al<strong>la</strong> fine del 2004 saranno disponibili in lingua<br />

anche le carte di accoglienza di alcuni reparti. Si prevede <strong>per</strong> il 10 luglio l’atti­<br />

84<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 6<br />

vazione del <strong>per</strong>corso, tradotto in lingua, dedicato agli stranieri ed agli o<strong>per</strong>atori<br />

interessati a fornire informazioni www.policlinico.mo.it .<br />

Consolidato il servizio di mediazione si è valutata l’opportunità di conoscere<br />

il giudizio espresso dagli stessi fruitori. é stata avviata un indagine di customer<br />

satisfaction che prevede <strong>la</strong> somministrazione di 200 questionari che indagano<br />

sul<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione che gli utenti hanno in merito a: prenotazione e accettazione,<br />

prestazioni sanitarie, prestazioni alberghiere e mediazione linguistico culturale.<br />

I questionari sono somministrati vis a vis da una <strong>per</strong>sona plurilingue<br />

scelta fra mediatori culturali che non prestano <strong>la</strong> loro o<strong>per</strong>a presso <strong>la</strong> nostra<br />

Azienda. I questionari verranno e<strong>la</strong>borati dal<strong>la</strong> società Data bank con cui il<br />

Policlinico effettua normalmente tali indagini. I reparti maggiormente rappresentati<br />

<strong>per</strong> ovvie ragioni sono: ostetricia, nido, pediatria, neonatologia, ginecologia,<br />

chirurgia pediatrica, chirurgia del<strong>la</strong> mano, chirurgia d’urgenza e ma<strong>la</strong>ttie<br />

infettive.<br />

È inoltre, in corso una ricerca che <strong>per</strong>metta di individuare sistemi di indagine<br />

qualitativi mirati ai cittadini stranieri.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

85


CAPITOLO 6<br />

86<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 7<br />

L’Ospedale senza dolore<br />

7.1. Diffusione progetto ospedale senza dolore dall’azienda ospedale al<br />

territorio<br />

DONATELLA GIANNUNZIO, LEONARDO GALLI, ORNELLA BARDELLI, MARISA BONVINI, SIMONETTA<br />

BIANCHI - Azienda Istituti Ospitalieri di Cremona<br />

AUTORE REFERENTE: DONATELLA GIANNUNZIO, Unità O<strong>per</strong>ativa di Cure Palliative Azienda<br />

Istituti Ospitalieri Cremona - fax: 0372 405330, e-mail: hosp.aioc@e-cremona.it<br />

Il recepimento delle linee guida del<strong>la</strong> Conferenza Stato-Regioni del 24 maggio<br />

2001 e <strong>la</strong> Costituzione del Comitato Ospedale senza dolore con deliberazione<br />

aziendale 23 agosto 2001 hanno avviato nel<strong>la</strong> Azienda Istituti Ospitalieri di<br />

Cremona una intensa attività <strong>per</strong> <strong>la</strong> sensibilizzazione al problema del dolore.<br />

Dopo <strong>la</strong> prima rilevazione puntuale de dolore nelle corsie del dicembre 2001<br />

(47,4% dei pazienti ricoverati nei due presidi dell’azienda) si è proceduto ad approfondimento<br />

di tematiche partico<strong>la</strong>ri e preparazioni di linee guida interne nel<br />

2002 <strong>per</strong> passare nel 2003 al corso di formazione <strong>per</strong>manente giunto ormai al<strong>la</strong><br />

terza edizione ed al sottoprogetto di rilevazione del dolore nelle corsie. Dopo una<br />

s<strong>per</strong>imentazione di due mesi (Marzo ed Aprile 2003) in reparti selezionati del<br />

N.A.S. (Score verbale numerico), dal<strong>la</strong> fine del 2003 si è iniziato il progetto di<br />

rilevazione del dolore come quinto segno vitale in tutte le corsie dell’Azienda.<br />

Ciò ha <strong>per</strong>messo:<br />

1. una revisione delle grafiche di reparto da cui è poi partito un ulteriore<br />

progetto di unificazione dipartimentale delle cartelle mediche;<br />

2. una formazione itinerante del <strong>per</strong>sonale infermieristico nelle sedi delle Unità<br />

O<strong>per</strong>ative prendendo spunto dall’utilizzo delle nuove grafiche;<br />

3. una formazione simile del <strong>per</strong>sonale medico a tener conto delle nuove<br />

segna<strong>la</strong>zioni degli infermieri a proposito dei valori riportati sulle grafiche<br />

stesse (sempre <strong>per</strong> singo<strong>la</strong> Unità O<strong>per</strong>ativa);<br />

4. un approfondimento di problematiche partico<strong>la</strong>ri <strong>per</strong> popo<strong>la</strong>zioni di pazienti<br />

che non potessero utilizzare il N.A.S.<br />

Quest’ultimo punto ha avviato uno studio sul dolore nel bambino che ha<br />

coinvolto ovviamente anche il secondo presidio dell’Azienda impegnato in<br />

un <strong>per</strong>corso di accreditamento secondo Joint Commission dal quale pure si<br />

sono tratti elementi <strong>per</strong> <strong>per</strong>fezionare <strong>la</strong> rilevazione.<br />

Si è inoltre avviato un <strong>per</strong>corso sul dolore nell’anziano e nel paziente con<br />

deficit cognitivo che ha visto <strong>la</strong> partecipazione delle principali strutture RSA<br />

del<strong>la</strong> ASL di Cremona.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

87


CAPITOLO 7<br />

Tali RSA si sono affiancate molto volentieri all’Azienda Ospedale impegnandosi<br />

nel<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione di scale di rilevazione apposite <strong>per</strong> il paziente demente.<br />

È previsto <strong>per</strong> il 2005 una riunione <strong>per</strong> <strong>la</strong> presentazione dello studio e del<strong>la</strong><br />

s<strong>per</strong>imentazione che verrà eseguita anche nelle corsie riabilitative dell’Ospedale.<br />

Ciò è di grande rilevanza in una ASL dove gli anziani, le patologie croniche<br />

e le patologie tumorali sono in continuo incremento.<br />

7.2. Uso delle tecniche non farmacologiche in oncoematologia pediatrica:<br />

l’es<strong>per</strong>ienza del Servizio Terapia del Dolore dell’ospedale Meyer<br />

SIMONA CAPRILLI, MARIANNA SCOLLO ABETI, CATERINA TEODORI - Servizio Terapia del<br />

dolore – A.O.U. Meyer<br />

AUTORE REFERENTE: SIMONA CAPRILLI, Servizio Terapia del dolore A.O.U. Meyer, Via<br />

L. Giordano 13, 50131 Firenze - tel.: 055 5662456, fax: 055 5662400, e­<br />

mail: s.caprilli@meyer.it<br />

Introduzione<br />

Il bambino affetto da cancro va incontro a stati di dolore, non solo provocati<br />

dal<strong>la</strong> patologia, ma anche da procedure invasive.<br />

Per trattare il dolore, in combinazione con i farmaci, è raccomandabile che<br />

si usino specifiche tecniche <strong>per</strong> il ri<strong>la</strong>ssamento psicofisico che, coinvolgendo<br />

<strong>la</strong> sfera mentale, spostano l’attenzione del bambino lontano dallo stato di paura<br />

ed ansia che sta vivendo così da modificare <strong>la</strong> sensazione di dolore.<br />

Target<br />

Già un bambino di tre anni è in grado di applicare <strong>la</strong> tecnica del<strong>la</strong> respirazione,<br />

che prevede una serie di profondi respiri ponendo partico<strong>la</strong>re attenzione all’aria<br />

che entra e che esce dai polmoni. Con <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>rizzazione del respiro si attenua <strong>la</strong><br />

tensione fisica. Altra tecnica è il ri<strong>la</strong>ssamento, che consiste nel far ri<strong>la</strong>sciare al<br />

bambino i muscoli del corpo. Sempre dopo i tre, quattro anni, può essere insegnata<br />

anche <strong>la</strong> tecnica del<strong>la</strong> visualizzazione, dove il bambino compirà un vero e<br />

proprio “viaggio” con l’immaginazione. Si dice al bambino, dopo <strong>la</strong> respirazione<br />

ed il ri<strong>la</strong>ssamento, di pensare intensamente ad un luogo o ad una situazione in cui<br />

vorrebbe trovarsi, invitandolo a concentrarsi su ciò che accade in questo posto. Il<br />

passaggio successivo consiste nell’utilizzare un’ulteriore tecnica, <strong>la</strong> desensibilizzazione.<br />

Questa tecnica è indicata dopo i dieci - undici anni e prevede <strong>la</strong><br />

concentrazione su una precisa parte del corpo dove è localizzato il dolore in<br />

modo da abbassarne <strong>la</strong> sensibilità. Anche <strong>la</strong> distrazione può essere usata efficacemente<br />

con il bambino in età sco<strong>la</strong>re e presco<strong>la</strong>re, con giocattoli, libri, videocasset­<br />

88<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 7<br />

te, musica, ecc... o coinvolgendolo in conversazioni su argomenti partico<strong>la</strong>rmente<br />

graditi. Per distrarre i bambini più piccoli sono partico<strong>la</strong>rmente efficaci le bolle<br />

di sapone. Tali tecniche di ri<strong>la</strong>ssamento possono essere utilizzate da sole o integrate<br />

al<strong>la</strong> farmacologia sia che il paziente necessiti di un’anestesia generale, di<br />

una sedazione profonda, o di una sedazione conscia. Infatti al momento dell’induzione<br />

di un’anestesia o sedazione, il bambino può essere coinvolto con <strong>la</strong> respirazione<br />

e visualizzazione o con <strong>la</strong> distrazione. Lo stesso vale <strong>per</strong> il risveglio;<br />

mentre il bambino riprende conoscenza lo si invita a respirare, ri<strong>la</strong>ssarsi, prendere<br />

energia, spiegandogli che tutto è andato <strong>per</strong> il meglio.<br />

Presentazione risultati<br />

Sono presentate le es<strong>per</strong>ienze delle psicologhe del Servizio Terapia del Dolore<br />

nell’applicazione delle tecniche non farmacologiche <strong>per</strong> il dolore cronico e<br />

da procedura nel reparto di oncoematologia all’ospedale A. Meyer di Firenze.<br />

L’es<strong>per</strong>ienza ci ha mostrato che <strong>per</strong> i bambini in età presco<strong>la</strong>re sono più<br />

utili le tecniche di distrazione, soprattutto durante l’induzione dell’anestesia e<br />

durante prelievi, mentre <strong>per</strong> bambini oltre 6 anni sono applicabili tecniche di<br />

ri<strong>la</strong>ssamento, respirazione e visualizzazione.<br />

Inoltre nel<strong>la</strong> scelta del<strong>la</strong> tecnica non si può prescindere dal<strong>la</strong> valutazione delle<br />

caratteristiche di <strong>per</strong>sonalità del bambino; <strong>la</strong> respirazione ed il ri<strong>la</strong>ssamento<br />

sono più indicati <strong>per</strong> bambini con capacità di concentrazione e di autocontrollo.<br />

Invece bambini più vivaci ed estroversi sono più adatti <strong>per</strong> <strong>la</strong> distrazione.<br />

Per costruire un rapporto di fiducia con l’o<strong>per</strong>atore è importante preparare<br />

il bambino spiegandogli con parole semplici in cosa consiste <strong>la</strong> procedura, in<br />

modo da attenuare ansie e paure.<br />

All’interno di questo <strong>per</strong>corso un ruolo fondamentale è rivestito dal genitore<br />

in quanto è il migliore es<strong>per</strong>to del bambino, dei suoi bisogni e desideri. Nel<br />

trattamento del dolore i genitori diventano degli alleati che contribuiscono<br />

al<strong>la</strong> scelta ed al risultato del<strong>la</strong> tecnica. Infatti se adeguatamente addestrati, i<br />

genitori applicano ri<strong>la</strong>ssamento, distrazione, respirazione, ecc... con il proprio<br />

figlio durante il momento di dolore.<br />

7.3. Progetto ospedale senza dolore – ASL 21. Valutazione dei primi risultati<br />

FERDINANDO CADREGARI, ROBERTO BELLINI, GIANPIERO PATRUCCO, FRANCESCO RICAGNI ­<br />

Terapia del Dolore Ospedale S. Spirito, Casale M.to (Al)<br />

AUTORE REFERENTE: FERDINANDO CADREGARI, tel.: 0142 434411, e-mail: f.cadregari@tin.it<br />

Introduzione<br />

La promozione del benessere del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona ricoverata in ospedale trova<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

89


CAPITOLO 7<br />

nel corretto trattamento del dolore un aspetto prioritario, come anche<br />

evidenziato dalle normative nazionali e regionali in tema di “Progetto Ospedale<br />

Senza Dolore”. In questo contesto presso l’ASL 21 l’anno 2003 ha visto,<br />

dopo <strong>la</strong> costituzione del Comitato OSD, l’attivazione del progetto con <strong>la</strong> fase<br />

preliminare di indagine sul problema dolore in ospedale, <strong>la</strong> progettazione e<br />

realizzazione del <strong>per</strong>corso formativo poliennale <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori sanitari e,<br />

con l’inizio del 2004, <strong>la</strong> fase di prima applicazione. A distanza di sei mesi sono<br />

state eseguite le prime valutazioni dei risultati ottenuti, con partico<strong>la</strong>re riferimento<br />

al dolore posto<strong>per</strong>atorio, indice principale di sofferenza e disagio del<br />

paziente ricoverato.<br />

Materiali e metodi<br />

È stato analizzato il decorso posto<strong>per</strong>atorio di un campione di 300 pazienti<br />

delle diverse specialità chirurgiche sottoposti ad interventi di chirurgia maggiore,<br />

trattati con protocolli analgesici posto<strong>per</strong>atori omogenei e validati secondo<br />

le linee guida SIAARTI. Il monitoraggio è stato effettuato tramite registrazione<br />

dei dati a diversi livelli: dolore (misurazione intensità tramite sca<strong>la</strong><br />

VAS a 6 punti, incidenza di effetti col<strong>la</strong>terali, livello di sedazione, richiesta di<br />

analgesici rescue); outcome del paziente (indici di gradimento, commenti e<br />

proposte tramite autocompi<strong>la</strong>zione di questionario); indicatori generali (trend<br />

consumo di farmaci analgesici nei reparti chirurgici).<br />

Risultati<br />

Nelle prime 2 ore posto<strong>per</strong>atorie il dolore è risultato ben control<strong>la</strong>to (VAS _<br />

2,5) nel<strong>la</strong> quasi totalità dei pazienti, raggiungendo un livello ottimale (VAS _<br />

1) dopo 3/4 ore. La richiesta di analgesici rescue è stata registrata <strong>per</strong> 126<br />

pazienti in 1ª giornata e <strong>per</strong> 30 pazienti in 2ª giornata. Effetti col<strong>la</strong>terali significativi<br />

(nausea e vomito) sono stati riportati <strong>per</strong> 36 pazienti, corre<strong>la</strong>ti al<strong>la</strong><br />

somministrazione di oppioidi maggiori. I livelli di sedazione sono risultati non<br />

rilevanti. L’analisi dei questionari compi<strong>la</strong>ti dai pazienti al<strong>la</strong> dimissione ha rilevato,<br />

insieme ad un elevato grado di soddisfazione anche <strong>la</strong> necessità di una<br />

corretta informazione preventiva. I dati re<strong>la</strong>tivi al consumo dei farmaci<br />

analgesici mostrano un trend in crescita rispetto agli anni precedenti.<br />

Conclusioni<br />

L’analisi dei risultati dello studio, oltre ai dati favorevoli che ne derivano,<br />

evidenzia anche alcuni punti di criticità che richiedono l’adozione di misure<br />

correttive. Il non completo coinvolgimento del <strong>per</strong>sonale sanitario richiama <strong>la</strong><br />

necessità di un più capil<strong>la</strong>re <strong>la</strong>voro di formazione e sensibilizzazione al pro­<br />

90<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 7<br />

blema dolore. L’adozione di protocolli analgesici omogenei e standard non<br />

sempre rispetta le diverse esigenze o<strong>per</strong>ative ed organizzative dei vari reparti<br />

chirurgici; si rende <strong>per</strong>tanto necessario e<strong>la</strong>borare protocolli clinici e terapeutici<br />

flessibili ed adattabili alle varie realtà dell’ospedale. I dati ricavati dai questionari<br />

di gradimento rilevano l’importanza del<strong>la</strong> corretta ed esauriente informazione<br />

preventiva, da fornire al paziente all’atto dell’accoglimento in ospedale<br />

mediante opuscoli informativi dedicati e durante <strong>la</strong> degenza attraverso corretti<br />

rapporti inter<strong>per</strong>sonali con gli o<strong>per</strong>atori medici ed infermieristici. I buoni<br />

risultati raggiunti, che dimostrano come sia possibile contrastare il dolore<br />

posto<strong>per</strong>atorio, e i punti deboli rilevati rappresentano comunque uno stimolo<br />

a proseguire e migliorare il <strong>la</strong>voro.<br />

Bibliografia<br />

1. Linee Guida <strong>per</strong> <strong>la</strong> Realizzazione <strong>per</strong> un Ospedale Senza Dolore del 24/5/01,<br />

Gazzetta Ufficiale del<strong>la</strong> Repubblica Italiana, 29/6/01, Serie Generale n. 149.<br />

2. SAVOIA C, AMBROSIO F., Linee guida SIAARTI <strong>per</strong> il trattamento del dolore<br />

acuto e cronico, Minerva Anestesiol. 2000, 66 (1) 9, pp. 163-171.<br />

7.4. La formazione degli o<strong>per</strong>atori nel progetto ospedale senza dolore<br />

ANDREA VENEZIANI 1 , ANTONIO MOLISSO 2 , LUISA GAROFOLINI 3 , BRUNELLA LIBRANDI 4 - 1 Medico<br />

U.O. Anestesia e Rianimazione, 2 Medico U.O. Chirurgia vasco<strong>la</strong>re, 3 AFD<br />

U.O. Medicina Generale, 4 Referente U.O. Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> ASL Firenze<br />

Il progetto HPH (Health Promoting Hospitals) Ospedale Senza Dolore, cui<br />

ha aderito anche <strong>la</strong> Regione Toscana, prevede varie fasi di attuazione concordate<br />

a livello regionale. All’inizio del 2003, presso l’ospedale San Giovanni di<br />

Dio di Firenze, dopo <strong>la</strong> costituzione del Comitato Ospedale Senza Dolore, è<br />

stato organizzato un corso di formazione sul trattamento del dolore in fase<br />

acuta.<br />

Stima dei fabbisogni formativi<br />

La stima dei fabbisogni formativi è avvenuta <strong>per</strong> mezzo di un questionario<br />

regionale, precedentemente distribuito al <strong>per</strong>sonale medico e infermieristico<br />

dell’ospedale <strong>per</strong> individuare carenze cognitive e organizzative che sono state<br />

al<strong>la</strong> base del progetto.<br />

Precedenti es<strong>per</strong>ienze didattiche sull’argomento, rivolte unicamente agli infermieri<br />

dell’ospedale, al di là di un interesse notevole mostrato <strong>per</strong> l’argomento<br />

trattato, avevano in seguito avuto una ricaduta d’effetti piuttosto limitata.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

91


CAPITOLO 7<br />

Rivalutazione<br />

La nuova opportunità di un corso di formazione obbligatorio nell’ambito<br />

del progetto HPH, dava sicuramente <strong>la</strong> possibilità di conferire all’iniziativa<br />

una maggiore autorevolezza e di coinvolgere tutti gli o<strong>per</strong>atori sanitari, medici,<br />

infermieri ed ostetriche dell’ospedale.<br />

Durante <strong>la</strong> fase di progettazione iniziale <strong>la</strong> rivalutazione del<strong>la</strong> precedente<br />

es<strong>per</strong>ienza ha fatto emergere l’importanza del<strong>la</strong> metodologia partecipativa,<br />

ovvero, i limiti di un approccio didattico centrato sull’insegnamento incongruente<br />

con una metodologia HPH basata sul ruolo proattivo sia del soggetto<br />

assistito che dell’o<strong>per</strong>atore e favorente una re<strong>la</strong>zione fondata sull’ascolto che<br />

tenga conto del<strong>la</strong> soggettività del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona e del<strong>la</strong> sua autonomia.<br />

Per proporre un <strong>per</strong>corso formativo che tenesse conto di queste esigenze<br />

i futuri docenti hanno partecipato ad un seminario di formazione formatori<br />

“La progettazione dei <strong>per</strong>corsi formativi orientati all’HPH” ideato e condotto<br />

dal<strong>la</strong> referente dell’U.O. Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> con animatori di formazione<br />

dell’ASL.<br />

Nuova progettazione<br />

Il seminario, del<strong>la</strong> durata di 4 giornate, ha prodotto un notevole cambiamento<br />

in tutti i partecipanti e l’es<strong>per</strong>ienza si è rive<strong>la</strong>ta fondamentale <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

stesura secondo criteri completamente nuovi del programma del corso sul<br />

dolore. Il nuovo progetto, si è basato sul nuovo orientamento didattico ed ha<br />

individuato come obiettivi specifici:<br />

• anticipare i bisogni dei pazienti;<br />

• monitorare in modo adeguato il dolore;<br />

• garantire con <strong>la</strong> terapia ed eventuali sue correzioni un dolore con score ≤ 3;<br />

• garantire sempre condizioni di sicurezza costruendo un <strong>per</strong>corso formativo<br />

mirante a migliorare <strong>la</strong> comunicazione multidisciplinare fra gli o<strong>per</strong>atori<br />

coinvolti nel trattamento del dolore.<br />

Soggetti coinvolti<br />

Destinatari del corso sono stati tutti gli infermieri e circa un terzo dei medici<br />

afferenti all’area chirurgica (U.O. di chirurgia, sale o<strong>per</strong>atorie, ostetricia,<br />

DEA) <strong>per</strong> un totale di 235 <strong>per</strong>sone di cui 144 infermieri e 53 medici e 44<br />

ostetriche. Sono state effettuate 9 edizioni di corso di due giornate ciascuna<br />

<strong>per</strong> complessive 13 ore. Il materiale didattico ha compreso una dispensa<br />

sugli argomenti trattati e successivamente un CD-ROM contenente tutto il<br />

materiale presentato, i contenuti degli e<strong>la</strong>borati realizzati dai gruppi, e i risultati<br />

ECM.<br />

92<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 7<br />

Programma e metodologia<br />

La metodologia utilizzata nel corso si è basata su esercitazioni a piccoli gruppi<br />

interprofessionali con cui si è dapprima definito il dolore e successivamente si<br />

è mirato a far emergere le criticità del <strong>per</strong>corso di assistenza al dolore, a scapito<br />

delle lezioni frontali limitate ad argomenti specifici: fisiopatologia e misura<br />

del dolore, farmacologia dei farmaci antidolorifici, monitoraggio clinico<br />

posto<strong>per</strong>atorio.<br />

Le indicazioni fornite dai risultati del questionario preliminare ci hanno spinto<br />

verso un cambiamento d’orientamento dei discenti dal<strong>la</strong> centralità dell’o<strong>per</strong>atore<br />

al<strong>la</strong> centralità dell’assistito seguendo <strong>per</strong>altro quelle che sono le più recenti<br />

indicazioni HPH. Il <strong>per</strong>corso formativo è stato realizzato con un approccio<br />

interprofessionale basandosi sul criterio di privilegiare <strong>la</strong> centralità dell’assistito<br />

piuttosto che dell’o<strong>per</strong>atore. I singoli hanno progressivamente <strong>per</strong>so il<br />

loro atteggiamento troppo individualistico: ognuno identificava e individuava<br />

inizialmente solo le problematiche del proprio specifico professionale del<br />

<strong>per</strong>corso assistenziale multidisciplinare. Mettendo insieme e affiatando le competenze<br />

diverse, si è aumentata <strong>la</strong> motivazione e modificato l’orientamento<br />

verso l’obiettivo comune.<br />

Risultati<br />

Il corso ha ottenuto un successo, <strong>per</strong>cepito e rilevato tramite i questionari<br />

sul gradimento e <strong>per</strong> l’ECM, su<strong>per</strong>iore alle aspettative. A nostro parere<br />

ha raggiunto gli obiettivi che si prefiggeva: un cambiamento di cultura e di<br />

atteggiamento verso il dolore del paziente nel rispetto del<strong>la</strong> sua soggettività.<br />

Grazie a una maggior sensibilizzazione al problema si è cominciato a<br />

considerare il dolore e a misurarlo come un parametro vitale in maniera<br />

più sistematica: lo testimonia il numero di rilevazioni via via crescente eseguite<br />

nei reparti <strong>per</strong> ogni paziente. È aumentato il consumo dei farmaci<br />

antidolorifici, soprattutto quello di morfina. Sul<strong>la</strong> base delle criticità emerse<br />

durante le esercitazioni di gruppo è emersa <strong>la</strong> necessità di progettare un<br />

corso <strong>per</strong> migliorare negli o<strong>per</strong>atori le competenze comunicative e<br />

re<strong>la</strong>zionali, che coinvolge i referenti medici e infermieristici e le caposa<strong>la</strong><br />

di ogni corsia unitamente ai componenti del Comitato Ospedale Senza<br />

Dolore dell’ospedale.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

93


CAPITOLO 7<br />

7.5. Indagine conoscitiva sull’utilizzo di farmaci analgesici nelle strutture<br />

ospedaliere dell’Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari del<strong>la</strong><br />

provincia autonoma di Trento<br />

MARIA GRAZIA ALLEGRETTI 1 , MICHELINA MONTEROSSO 1 , GIOVANNI MARIA GUARRERA 1 , PAO­<br />

LO ROMITI 1 , DINO PEDROTTI 1 , BENEDETTO PARODI 1 , BIANCA BORTOLAMEOTTI 1 , FRANCA<br />

DALLAPÈ 1 , CRISTINA PONTALTI 1 , ELISABETTA FONZI 2 , ENRICO BALDANTONI 3 - 1 Comitato<br />

Ospedale senza dolore, Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari; 2 U.O. di<br />

Farmacia, Ospedale di Trento; 3 Direttore Ospedale di Trento<br />

AUTORE REFERENTE: MARIA GRAZIA ALLEGRETTI, U.O. di Farmacia, Ospedale di Trento,<br />

Largo Medaglie d’oro, 38100 Trento – tel.: 0461 903691, fax: 0461 903458,<br />

e-mail: allegretti@tn.apss.tn.it<br />

Introduzione<br />

L’approccio terapeutico al dolore in ambito ospedaliero è spesso trascurato<br />

rispetto ad altri sintomi ritenuti più “importanti” <strong>per</strong>ché il dolore stesso viene considerato<br />

non come una priorità di cura, bensì come un evento quasi ineluttabile e<br />

che in ogni caso è <strong>per</strong>icoloso occultare. Questo atteggiamento è fortemente influenzato<br />

da stereotipi culturali che bisogna cercar di modificare con una efficace<br />

azione di formazione/informazione <strong>per</strong> poter incidere sui comportamenti.<br />

Si stima che solo il 40-45% dei pazienti ospedalieri che presentano il sintomo<br />

dolore viene trattato in modo soddisfacente, anche se <strong>la</strong> disponibilità di<br />

strumenti terapeutici efficaci consentirebbe il raggiungimento di risultati positivi<br />

in oltre il 90% dei casi.<br />

Nel 2001 il Ministero del<strong>la</strong> Sanità ha raccolto le indicazioni del<strong>la</strong> comunità<br />

scientifica ed ha emanato linee guida <strong>per</strong> <strong>la</strong> promuovere <strong>la</strong> trasformazione<br />

verso “ospedali senza dolore” con lo scopo di creare ambienti favorevoli al<strong>la</strong><br />

modifica degli atteggiamenti e dei comportamenti dei professionisti sanitari<br />

nell’approccio al sintomo dolore.<br />

Obiettivo<br />

Nel gennaio 2003 è stato costituito nel<strong>la</strong> Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi<br />

Sanitari del<strong>la</strong> Provincia Autonoma di Trento (APSS) il Comitato aziendale <strong>per</strong><br />

l’“Ospedale senza dolore” (COSD) con <strong>la</strong> finalità di promuovere nelle strutture<br />

sanitarie l’utilizzo dei farmaci analgesici efficaci, in partico<strong>la</strong>re degli oppiacei,<br />

in aderenza alle indicazioni dell’OMS e di valutarne <strong>per</strong>iodicamente il consumo,<br />

considerato indicatore di processo di buona pratica clinica.<br />

A tal fine è stata fatta un’indagine conoscitiva sui consumi dei farmaci<br />

analgesici nelle strutture ospedaliere dell’APSS che ha una popo<strong>la</strong>zione residente<br />

di 480.000 abitanti.<br />

94<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 7<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

L’indagine sui consumi ha coinvolto le sette strutture ospedaliere dell’APSS:<br />

due ospedali cosi detti “hubs” e cinque ospedali di distretto “spokes”.<br />

Attraverso il Servizio di controllo gestione aziendale è stato possibile re<strong>per</strong>ire<br />

i dati di consumo e di metterli in re<strong>la</strong>zione alle giornate di degenza.<br />

Per avere dei dati che fossero confrontabili fra le varie strutture, partendo<br />

dai dati di consumo, sono state calco<strong>la</strong>te le DDD (Defined Daily Dose). La<br />

DDD è un’unità tecnica utilizzata <strong>per</strong> presentare e confrontare statistiche re<strong>la</strong>tive<br />

al consumo dei farmaci e le DDD/100pz/die che esprimono <strong>la</strong> frazione di<br />

pazienti (esposizione) che, ogni giorno, nel <strong>per</strong>iodo indicato, hanno ricevuto<br />

una DDD del farmaco in oggetto consentendo in questo modo di fare un<br />

confronto diretto tra popo<strong>la</strong>zioni di numerosità diversa attraverso le seguenti<br />

formule: n=g/DDD e n=(n/gd)x100 dove n corrisponde al numero di DDD, g<br />

corrisponde ai grammi di farmaco utilizzati e gd corrisponde alle giornate di<br />

degenza nel <strong>per</strong>iodo considerato.<br />

Per valutare il consumo di oppiacei è stata considerata l’esposizione media<br />

agli stessi nell’area medica nel<strong>la</strong> quale l’esposizione è stata di 6,32 DDD/100pz/<br />

die nel 2003, con un aumento di 4,38 DDD/100pz/die rispetto al triennio 2000/<br />

2002 precedentemente analizzato.<br />

Il consumo di oppiacei nell’area chirurgica ha presentato una esposizione<br />

media agli oppiacei stessi di 3,23 DDD/100pz/die nel 2003 con un aumento di<br />

1,39 DDD/100pz/die rispetto al triennio 2000/2002 precedentemente analizzato.<br />

Per quanto riguarda il consumo di analgesici non oppiacei (paracetamolo,<br />

ketoro<strong>la</strong>c, ketoprofene, tramadolo), l’esposizione media agli stessi nel 2003<br />

nell’area chirurgica è stata di 4,63 DDD/100pz/die con un aumento di 0,97<br />

DDD/100pz/die rispetto al 2002.<br />

Conclusioni<br />

L’Ospedale senza dolore presuppone un cambiamento culturale di tutti gli<br />

o<strong>per</strong>atori sanitari affinché il controllo del dolore sia effettivamente garantito a<br />

tutti i pazienti che ne hanno bisogno.<br />

Questo cambiamento richiede un impegno costante che si realizza attraverso<br />

<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione multidisciplinare fra le diverse figure professionali coinvolte<br />

nel<strong>la</strong> gestione del dolore, iniziando dal<strong>la</strong> loro formazione/informazione.<br />

I risultati finora ottenuti dimostrano che l’attività di formazione e<br />

sensibilizzazione degli o<strong>per</strong>atori sanitari si sta dimostrando efficace e consente<br />

di passare dalle dichiarazioni di principio ai fatti concreti, misurando e documentando<br />

i miglioramenti conseguiti.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

95


CAPITOLO 7<br />

7.6. Il progetto “Ospedale e territorio contro il dolore” del<strong>la</strong> rete veneta<br />

HPH<br />

SIMONE TASSO 1 , MARCO VISENTIN 2 , RENATA FERRARI 2 , LEONARDO TRENTIN 2 - 1 Direzione<br />

Medica Presidio Ospedaliero di Castelfranco Veneto ULSS n.8, Coordinatore<br />

Rete Veneta HPH; 2 U.O. Terapia del Dolore ULSS 6 Vicenza, Rete HPH del<br />

Veneto, Responsabile Regionale del Progetto<br />

Introduzione<br />

Nell’ambito del<strong>la</strong> Rete HPH il corretto trattamento del dolore è considerato<br />

un intervento di primaria importanza <strong>per</strong> promuovere il benessere dei ricoverati.<br />

L’interesse <strong>per</strong> l’argomento è presente sia a livello di singoli ospedali sia a<br />

livello di coordinamento HPH ed è testimoniato dal fatto che numerosi sono<br />

gli ospedali che spontaneamente (ma talora anche con un coordinamento<br />

regionale) hanno iniziato un Progetto contro il Dolore. Inoltre vi è una sensibilità<br />

internazionale e nazionale al problema, testimoniata dal fatto che proprio<br />

ai Progetti sul dolore è stato dato spazio in sessioni parallele in varie<br />

Conferenze sia nazionali (Castelfranco Veneto 2002, Torino 2003, Riva del Garda<br />

2004) che internazionali HPH (Bratis<strong>la</strong>va 2002, Firenze 2003, Mosca 2004).<br />

Affrontare appropriatamente questo argomento significa mettere in moto le<br />

azioni previste dal<strong>la</strong> Carta di Ottawa, <strong>per</strong>ché proprio su questo argomento è<br />

importante “cambiare una cultura” che troppo spesso affronta il dolore con<br />

un atteggiamento fatalistico, considerandolo <strong>per</strong> lo più come un fatto ineluttabile,<br />

come parte integrante ed inevitabile del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia.<br />

Si tratta, come suggerisce <strong>la</strong> Dichiarazione di Budapest, di agire con azioni<br />

multisettoriali sul <strong>per</strong>sonale, sui pazienti, sul<strong>la</strong> comunità.<br />

I professionisti sanitari, ad esempio, mostrano spesso importanti carenze<br />

riguardo al dolore, al suo trattamento e non lo considerano una priorità nel<strong>la</strong><br />

pratica medica attuale:<br />

- è sempre forte <strong>la</strong> convinzione che l’unico compito del<strong>la</strong> medicina sia quello<br />

di guarire le ma<strong>la</strong>ttie;<br />

- il dolore viene considerato solo come un sintomo, che è <strong>per</strong>icoloso occultare;<br />

- se un dolore non dipende da una causa evidente, non ci si sforza di comprenderlo,<br />

ma piuttosto lo si ignora.<br />

E’ naturale che con questi presupposti sia necessario intervenire anche sul<strong>la</strong> comunità<br />

<strong>per</strong> sensibilizzar<strong>la</strong> sul problema e cambiarne credenze ed atteggiamenti.<br />

L’es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> Rete Veneta HPH: il Progetto “Ospedale e Territorio senza Dolore”<br />

L’es<strong>per</strong>ienza HPH del Veneto è partita da questi presupposti, cercando di<br />

creare un Progetto che tenesse conto delle Linee Guida Nazionali [1] e Regio­<br />

96<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 7<br />

nali [2], del<strong>la</strong> es<strong>per</strong>ienza maturata dai colleghi che avevano <strong>la</strong>vorato <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

fase nazionale del Progetto “Ensemble contre <strong>la</strong> douleur”, dei fondamenti del<strong>la</strong><br />

promozione del<strong>la</strong> salute descritti nel<strong>la</strong> Carta di Ottawa e nel<strong>la</strong> Dichiarazione<br />

di Budapest.<br />

Il primo passo del Progetto è stata uno studio policentrico condotto negli<br />

ospedali di 6 aziende sanitarie del Veneto (ULSS n. 1 Belluno, ULSS n. 8 Asolo,<br />

ULSS n. 16 di Padova, ULSS n. 17 Este, ULSS n. 18 Rovigo, ULSS n. 21 Legnago).<br />

Lo studio ha coinvolto complessivamente 1325 ricoverati (alcuni anche in<br />

ospedalizzazione domiciliare) ed ha avuto fondamentalmente i seguenti principali<br />

obiettivi:<br />

1. misurare <strong>la</strong> prevalenza e l’intensità del dolore che i pazienti dichiaravano<br />

di <strong>per</strong>cepire;<br />

2. misurare l’idea di dolore che, su tali pazienti, veniva registrata dagli o<strong>per</strong>atori<br />

sanitari;<br />

3. confrontare le due misurazioni, così da valutarne il grado di concordanza;<br />

4. valutare le conoscenze e gli atteggiamenti nei confronti del dolore da parte<br />

degli o<strong>per</strong>atori sanitari (medici ed infermieri).<br />

Lo studio si è tenuto nell’ultimo trimestre del 2002 ed ha coinvolto, oltre ai<br />

suddetti pazienti anche 1.636 o<strong>per</strong>atori sanitari cui sono stati somministrati<br />

altrettanti questionari sulle conoscenze e sugli atteggiamenti nei confronti del<br />

dolore.<br />

I principali risultati possono essere così riassunti: prevalenza del dolore tra<br />

i ricoverati pari a 51,5% con valore medio del dolore pari a 2,50 (deviazione<br />

standard = 3,09) utilizzando <strong>la</strong> Numerical Rating Scale (NRS), una sca<strong>la</strong> che<br />

prevede 11 livelli di intensità dolorifica che vanno da 0 (assenza di dolore) a<br />

10 (dolore massimo).<br />

Il grado di concordanza tra dolore <strong>per</strong>cepito dal paziente e dolore rilevato<br />

dall’o<strong>per</strong>atore è stato calco<strong>la</strong>to mediante coefficiente K di Cohen che tiene<br />

conto anche del<strong>la</strong> concordanza casuale. La K di Cohen è risultata 0,3746: valori<br />

di questo parametro inferiori a 0,4 significano scarso grado di concordanza.<br />

I suddetti questionari sulle conoscenze e atteggiamenti riguardanti al dolore<br />

hanno presentato una <strong>per</strong>centuale di risposte esatte pari 51,2 % con un<br />

intervallo di confidenza (95%) compreso tra 50,5 % e 51,9%.<br />

Contemporaneamente al suddetto studio policentrico si è svolta nelle aziende<br />

una azione di sensibilizzazione del<strong>la</strong> comunità sull’argomento: agli ingressi<br />

degli ospedali sono stati allestiti stand dove <strong>per</strong>sonale appositamente istruito<br />

illustrava il Progetto ai passanti e consegnava materiale informativo. Al tempo<br />

stesso, nel<strong>la</strong> maggior parte delle aziende, sono stati predisposti comunicati<br />

stampa che hanno portato al<strong>la</strong> pubblicazione di articoli sui quotidiani locali.<br />

Partico<strong>la</strong>re attenzione è stata posta anche al<strong>la</strong> pubblicazione di notizie sul<br />

giornali delle ULSS.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

97


CAPITOLO 7<br />

Sono state realizzate anche azioni rivolte al <strong>per</strong>sonale sanitario, dato che le<br />

risposte al suddetto questionario (rivolto agli o<strong>per</strong>atori sanitari) hanno<br />

evidenziato che le conoscenze/atteggiamenti del <strong>per</strong>sonale sul<strong>la</strong> tematica<br />

dolore sono notevolmente migliorabili.<br />

La scelta del Gruppo di Lavoro Regionale è stata <strong>la</strong> produzione di materiale<br />

formativo (set di formazione) rivolto ai formatori dei nostri ospedali. Tale set<br />

è costituito da una videocassetta e da un fascicolo formativo. L’obiettivo è<br />

stato quello di facilitare l’attività dei formatori aziendali e, al tempo stesso, di<br />

attuare una formazione che fosse, <strong>per</strong> quanto possibile, uniforme nei diversi<br />

ospedali.<br />

La videocassetta contiene due tipologie di materiale: materiale teorico (registrazione<br />

di lezioni powerpoint) e materiale pratico contenente alcune scene<br />

recitate da attori nel ruolo di medici, infermieri, pazienti, presentando i più<br />

frequenti errori compiuti dal <strong>per</strong>sonale sanitario nel<strong>la</strong> misurazione del dolore<br />

di pazienti ospedalizzati.<br />

Le scene sono utili, <strong>per</strong>ché rappresentano una sorta di role p<strong>la</strong>ying standardizzato<br />

e <strong>per</strong>mettono di aprire una discussione sui coretti atteggiamenti <strong>per</strong>sonale<br />

sanitario nel<strong>la</strong> misurazione del dolore.<br />

Oltre alle scene errate sono recitate anche quelle corrette da presentare ai<br />

discenti al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> discussione. La videocassetta è corredata da un fascicolo<br />

che contiene i testi delle lezioni teoriche e i testi dei copioni recitati dagli<br />

attori insieme alle più importanti indicazioni da seguire <strong>per</strong> <strong>la</strong> corretta misurazione<br />

del dolore.<br />

Prospettive Future<br />

Al di <strong>la</strong> del<strong>la</strong> es<strong>per</strong>ienza Veneta è da riconoscere che numerose e valide<br />

sono le es<strong>per</strong>ienze sull’argomento da parte di Ospedali del<strong>la</strong> Rete HPH Italiana<br />

[3-8], presentate anche a livello internazionale [9-12]. Forse i tempi sono<br />

maturi <strong>per</strong> intraprendere se non un vero e proprio un Progetto Italiano HPH<br />

almeno azioni comuni tra le diverse Reti HPH.<br />

Bibliografia<br />

1. Deliberazione Giunta Regionale Veneta n. 309 del 14.2.2003. Documento<br />

di indirizzo e coordinamento alle Aziende socio-sanitarie denominato<br />

“contro il dolore”.<br />

2. Linee Guida <strong>per</strong> <strong>la</strong> Realizzazione <strong>per</strong> un Ospedale senza Dolore del<br />

24.5.2001, “Gazzetta Ufficiale del<strong>la</strong> Repubblica Italiana del 29/6/2001”, Serie<br />

Generale n. 149.<br />

3. MARRI E., PETROPULACOS K., MATARAZZO T., Il Progetto Ospedale senza Dolore<br />

98<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 7<br />

in Emilia Romagna, “Atti 7° Conferenza Nazionale HPH”, Torino 21-22<br />

Novembre 2003.<br />

4. MESSERI A., MORELLO MARCHESE P., Pain-Free Hospital: Tuscany Ex<strong>per</strong>ience,<br />

“Abstract Book 12 th International Conference on HPH”, Moscow, May 26­<br />

28, 2004.<br />

5. MESSERI A., MORELLO MARCHESE P., Progetto Ospedale senza Dolore nel<strong>la</strong> Rete<br />

Toscana: stato di avanzamento ad un anno di attività, “Atti 6° Conferenza<br />

Nazionale HPH”, Castelfranco Veneto 25-26 Novembre 2002, pp. 57-58.<br />

6. PASQUARIELLO L., MUSI M., PESENTI M. et al., Percorso Formativo “Verso un<br />

Ospedale senza Dolore” dell’Azienda USL Valle d’Aosta, “Atti 7° Conferenza<br />

Nazionale HPH”, Torino 21-22 Novembre 2003.<br />

7. RICAGNI F., BELLINI R., CADREGARI F., Progetto Ospedale senza Dolore nel<strong>la</strong> ASL<br />

21 Piemontese di Casale Monferrato, “Atti 7° Conferenza Nazionale HPH”,<br />

Torino 21-22 Novembre 2003.<br />

8. TASSO S., VISENTIN M., Towards a pain-free hospital, “Abstract Book 12 th<br />

International Conference on HPH”, Moscow, May 26-28, 2004.<br />

9. VISENTIN M., TASSO S., Ospedale e Territorio contro il Dolore: il Progetto delle<br />

Aziende del<strong>la</strong> Rete Veneta HPH, “Atti 6° Conferenza Nazionale HPH”,<br />

Castelfranco Veneto 25-26 Novembre 2002, pp. 59-60.<br />

10. ZUCCO F., SOTTILI S., JACQUOT L. et al., Ospedale senza Dolore: <strong>la</strong> Rete Lombarda<br />

<strong>per</strong> sviluppare e valorizzare i Progetti Aziendali, “Atti 6° Conferenza<br />

Nazionale HPH”, Castelfranco Veneto 25-26 Novembre 2002, pp.<br />

55-57.<br />

11. ZUCCO F., SOTTILI S., RIPAMONTI C. et al., Pain-Free Hospital: an advanced<br />

HPH Project in Regione Lombardia. “Abstract Book 11 th International<br />

Conference on HPH”, Florence May 18-20, 2003, p. 61.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

99


CAPITOLO 8<br />

100<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 8<br />

L’Ospedale senza fumo<br />

8.1. Il progetto anti-tabagismo nelle reti HPH italiane attraverso l’utilizzo<br />

del questionario ENSH<br />

SIMONE TASSO - Coordinatore Rete Veneta HPH, Direzione Medica Presidio<br />

Ospedaliero di Castelfranco Veneto ULSS n. 8<br />

Introduzione<br />

La Rete Europea degli Ospedali Liberi dal Fumo (European Network of<br />

Smoke Free Hospitals - ENSH) ha messo a punto un questionario <strong>per</strong> <strong>la</strong> valutazione<br />

dei progetti anti-tabagismo in ospedale.<br />

Tale questionario è basato su domande che hanno l’obiettivo di individuare<br />

il grado di aderenza dei suddetti progetti ad un codice che gli ENSH hanno<br />

prodotto con il fine di descrivere le principali caratteristiche di un ospedale<br />

libero dal fumo. In sostanza nel questionario viene esplicitato in domande il<br />

razionale di tale codice. Le domande riguardano vari aspetti del progetto quali<br />

ad esempio l’impegno formale del<strong>la</strong> azienda <strong>per</strong> mezzo di documenti, istituzione<br />

di un gruppo di <strong>la</strong>voro aziendale sul tabagismo, e<strong>la</strong>borazione di programmi<br />

di formazione. Sono previste sia riposte dicotomiche con risposta si/<br />

no, sia riposte di tipo quantitativo con l’attribuzione di un punteggio a ciascuna<br />

domanda: da zero (attività/azione non iniziata) a 4 (completa realizzazione).<br />

Inoltre, dato il carattere s<strong>per</strong>imentale del questionario è sempre prevista<br />

<strong>la</strong> riposta “non applicabile” al fine di individuare eventuali problematiche o<br />

punti poco chiari del questionario. Inoltre, è stato previsto uno spazio in chiaro<br />

<strong>per</strong> eventuali osservazioni re<strong>la</strong>tivamente a ciascuna domanda<br />

L’idea degli ENSH è quel<strong>la</strong> di produrre uno o pochi indicatori sintetici che<br />

rappresentino <strong>la</strong> situazione dell’ospedale e facilitino i confronti. Il più sintetico<br />

di questi indicatori è il “totale score” cioè il punteggio totale ottenuto dal<strong>la</strong><br />

somma dei punti ottenuti in ciascuna domanda.<br />

Il questionario viene <strong>per</strong>iodicamente aggiornato e <strong>la</strong> versione utilizzata nel<br />

presente studio è <strong>la</strong> versione ENSH 2004 [Ouranou, 2003].<br />

Risultati<br />

Il questionario è stato finora somministrato a 68 ospedali delle Reti HPH Italiane<br />

(Lombardia, Veneto, Piemonte, <strong>Trentino</strong>, Friuli Venezia Giulia, Liguria).<br />

È apparso complessivamente valido ed in linea con i principi HPH nel rap­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

101


CAPITOLO 8<br />

presentare le principali caratteristiche di un progetto anti-tabagismo. Tuttavia<br />

il questionario appare migliorabile in partico<strong>la</strong>re in alcune domande dove più<br />

elevata è risultata <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di risposte “non applicabile” (range tra 0 e 38<br />

%). In aggiunta, sono <strong>per</strong>venute anche domande prive di risposta (range 0 a<br />

15 %). Sul<strong>la</strong> modalità di attribuzione dei punteggi sono arrivate utili osservazioni.<br />

Ad esempio, <strong>la</strong> produzione di un punteggio finale dovrebbe tenere conto<br />

del<strong>la</strong> diversa importanza delle domande. Inoltre alcune osservazioni riguardano<br />

<strong>la</strong> modalità di e<strong>la</strong>borazione dei dati. Appare poco corretto trovare medie<br />

applicandole a variabili che non hanno un andamento quantitativo lineare<br />

(es. 2 non significa doppio di 1). Per questo le e<strong>la</strong>borazioni più appropriate<br />

appaiono le distribuzioni di frequenza.<br />

Conclusioni<br />

Il questionario ENSH si è rive<strong>la</strong>to un valido strumento di auto-valutazione,<br />

utile nel<strong>la</strong> discussione tra pari sull’andamento dei progetti anti-tabagismo. Alcune<br />

domande (soprattutto quelle con <strong>per</strong>centuale più alta di “non applicabile”<br />

e/o prive di risposta) possono essere migliorate, rendendole più chiare sul<strong>la</strong><br />

base dei suggerimenti da questo studio.<br />

Attenzione deve essere posta <strong>per</strong> una corretta modalità di e<strong>la</strong>borazione dei dati.<br />

Bibliografia<br />

OURANOU A., Performance Evaluation towards a smoke free organisation, in 8 th<br />

Issue Newsletter “European Network Smoke Free Hospital”, November 2003.<br />

8.2. Grado di aderenza agli standard europei <strong>per</strong> il controllo del fumo<br />

delle Aziende Sanitarie del<strong>la</strong> Lombardia<br />

MARINA BONFANTI 1 , LUIGI MACCHI 1 , VITTORIO CARCERI 2 - 1 Direzione Generale Sanità,<br />

Regione Lombardia, 2 Consulente Assessore Sanità, Regione Lombardia<br />

AUTORE REFERENTE: MARINA BONFANTI, U.O. Prevenzione, Direzione Generale Sanità<br />

Regione Lombardia, Via Po<strong>la</strong> 9/11, 20124 Mi<strong>la</strong>no - tel.: 02 67653236,<br />

fax: 02 67653307, e-mail: marina_bonfanti@regione.lombardia.it<br />

Contesto<br />

La costituzione nel <strong>19</strong>98 del<strong>la</strong> rete Regionale Lombarda degli Ospedali <strong>per</strong><br />

<strong>la</strong> Promozione del<strong>la</strong> salute e <strong>la</strong> successiva approvazione nel 2000 delle Linee<br />

Guida <strong>per</strong> <strong>la</strong> prevenzione del tabagismo, hanno creato le basi <strong>per</strong> una nuova<br />

attività progettuale e <strong>per</strong> una revisione delle strategie di promozione del<strong>la</strong><br />

102<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 8<br />

salute attuate all’interno delle strutture sanitarie. In questo ambito il progetto<br />

regionale “Ospedali liberi dal fumo” risponde al<strong>la</strong> logica dell’ospedale promotore<br />

di salute, che ha l’obiettivo di proporsi come modello di riferimento<br />

nel<strong>la</strong> promozione di uno stile di vita senza fumo.<br />

I dati disponibili sui comportamenti e sulle abitudini degli o<strong>per</strong>atori sanitari che<br />

<strong>la</strong>vorano negli ospedali italiani, indicano che fumano più del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione generale<br />

(33,3% contro 24,2%), che hanno scarse conoscenze sul fumo, che sono consci<br />

dei danni da fumo passivo e che molti desidererebbero smettere di fumare.<br />

Il <strong>per</strong>sonale sanitario dell’ospedale, quindi, nel porsi come modello ed esempio<br />

di stili di comportamento e di vita sani e positivi, rappresenta un target<br />

molto importante su cui agire, in quanto occupa un ruolo prioritario rispetto<br />

alle altre componenti del tessuto sociale: infatti, incontrando le <strong>per</strong>sone in<br />

vari momenti del<strong>la</strong> vita nei quali il loro bisogno di salute è prevalente, può<br />

dare risposte adeguate, di tipo terapeutico e preventivo, su un substrato più<br />

ricettivo e sensibile ad un discorso di educazione al<strong>la</strong> salute.<br />

Obiettivo<br />

Valutare il grado di aderenza agli standard europei <strong>per</strong> il controllo del fumo<br />

delle Aziende Sanitarie pubbliche e private del<strong>la</strong> rete Lombarda HPH a distanza<br />

di tre anni dallo sviluppo dei primi progetti HPH- “Ospedali liberi dal fumo”.<br />

Target<br />

Aziende Sanitarie pubbliche e private del<strong>la</strong> rete HPH lombarda, o<strong>per</strong>atori<br />

sanitari.<br />

Risultati<br />

Il questionario ha indagato su 9 aree tematiche:<br />

1. Impegno dei responsabili dell’azienda (mandato istituzionale).<br />

2. Comunicazione.<br />

3. Educazione e formazione.<br />

4. Assistenza al<strong>la</strong> disassuefazione dal fumo.<br />

5. Delimitazione delle zone adibite ai fumatori (controllo).<br />

6. Cartellonistica adeguata.<br />

7. Luogo di <strong>la</strong>voro libero dal fumo.<br />

8. Promozione del<strong>la</strong> salute.<br />

9. Monitoraggio.<br />

Buoni risultati si sono ottenuti <strong>per</strong> i punti 5 e 6. In linea di massima, infatti,<br />

anche se in maniera disomogenea, sono stati individuati i locali in cui vige il<br />

divieto di fumo, affissi i cartelli di divieto di fumare e nominati i funzionari<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

103


CAPITOLO 8<br />

addetti al<strong>la</strong> vigi<strong>la</strong>nza antifumo. Trattandosi <strong>per</strong>ò di un processo in continua<br />

evoluzione si auspica che, attraverso un continuo monitoraggio, le disposizioni<br />

di legge siano sempre integralmente rispettate.<br />

Notevoli margini di miglioramento necessitano invece i punti 2, 3 e 7, in<br />

quanto le iniziative formativo/informative organizzate dalle aziende sono poco<br />

attuate: sarà, quindi, opportuno o<strong>per</strong>are affinché <strong>la</strong> formazione diventi un<br />

obiettivo specifico di un progetto più ampio di promozione di uno stile di vita<br />

senza fumo. In quest’ottica, anche le iniziative corre<strong>la</strong>te all’applicazione del<br />

divieto di fumare, se accompagnate da azioni educative sui danni da fumo<br />

attivo e passivo, sul<strong>la</strong> possibilità di difendersi da essi e di disassuefarsi dal<br />

fumo di tabacco, sarebbero più efficaci.<br />

Infine, migliorabile è anche il punto 1, specificatamente <strong>per</strong> <strong>la</strong> politica<br />

aziendale nei confronti del<strong>la</strong> lotta al fumo e <strong>per</strong> l’identificazione di risorse<br />

economiche ed umane necessarie ad incrementare tale strategia.<br />

Conclusioni<br />

Al<strong>la</strong> luce di quanto emerso, risulta necessaria:<br />

1) un’implementazione delle strategie aziendali sul problema “fumo” da parte<br />

dei responsabili delle Aziende Sanitarie;<br />

2) l’attuazione di un’ampia e specifica azione di informazione/formazione degli<br />

o<strong>per</strong>atori sanitari sui danni da fumo, sulle regole comportamentali e sulle<br />

normative da rispettare e da far rispettare, sulle metodologie di<br />

disassuefazione dal fumo e sul<strong>la</strong> loro messa in o<strong>per</strong>a.<br />

Ovviamente, <strong>per</strong>ché tali possibilità trovino pratica attuazione è necessario<br />

che aumenti:<br />

- <strong>la</strong> coscienza del<strong>la</strong> priorità del<strong>la</strong> lotta al tabagismo tra le attività sanitarie;<br />

- <strong>la</strong> conoscenza del proprio ruolo in tale lotta da parte di tutto il <strong>per</strong>sonale<br />

sanitario;<br />

- il coinvolgimento di tutti i vertici aziendali;<br />

- l’azione continuativa di stimolo da parte del<strong>la</strong> Direzione Generale Sanità su<br />

tutte le aziende sanitarie.<br />

Consapevole di tutto ciò <strong>la</strong> Direzione Generale Sanità intende continuare a<br />

<strong>la</strong>vorare <strong>per</strong> dare sostegno istituzionale e <strong>per</strong> essere un riferimento pratico a<br />

chi vuole intraprendere iniziative di lotta al tabagismo nel<strong>la</strong> propria azienda<br />

sanitaria. Pertanto, le attività programmate <strong>per</strong> il futuro sono:<br />

- incontri <strong>per</strong>iodici di aggiornamento e scambio di informazioni con i responsabili<br />

antitabagismo individuati dalle Aziende;<br />

- predisposizione di un pacchetto formativo <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori sanitari, ad uso<br />

delle Aziende Sanitarie;<br />

- miglioramento del<strong>la</strong> comunicazione tramite aggiornamento del sito web<br />

regionale;<br />

104<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 8<br />

- implementazione dell’adesione al progetto “HPH-Ospedali senza fumo”,<br />

anche tramite azioni di tutoraggio.<br />

8.3. Verso un ospedale libero dal fumo<br />

GIORGIO GALLI - Responsabile URP e Ufficio Stampa, Coordinatore rete HPH<br />

Regione Autonoma Valle d’Aosta, Via Guido Rey 1, 11100 AOSTA - tel.: 0165<br />

544418, fax: 0165 544587, e-mail: galli.giorgio@us<strong>la</strong>osta.com<br />

Contesto<br />

Ad iniziare dal 2002 (anno di ingresso dell’Azienda USL Valle d’Aosta nel<strong>la</strong><br />

rete nazionale HPH), anche in applicazione delle normative contro il fumo<br />

nei locali pubblici, <strong>la</strong> nostra Azienda si è attivata in materia attraverso una<br />

serie di interventi, inizialmente legati all’applicazione del<strong>la</strong> norma e all’informazione<br />

destinata agli o<strong>per</strong>atori aziendali, successivamente attinenti <strong>la</strong> sfera<br />

del<strong>la</strong> prevenzione, predisponendo progetti di salute mirati. Le fasi progettuali<br />

possono essere così schematizzate:<br />

1) febbraio 2002: predisposizione di un rego<strong>la</strong>mento sul divieto di fumare<br />

in tutte le strutture sanitarie (ospedaliere, territoriali, amministrative), applicazione<br />

delle nuove sanzioni e individuazione dei soggetti formalmente<br />

preposti all’accertamento delle infrazioni (di cui al<strong>la</strong> legge 448/<br />

2001);<br />

2) febbraio-marzo 2002: adeguamento del<strong>la</strong> apposita segnaletica e affissione<br />

di cartelli di divieto in tutte le sedi sanitarie;<br />

3) marzo 2002: incarico, affidato al Dipartimento di Prevenzione, di effettuare,<br />

tramite i propri tecnici del<strong>la</strong> prevenzione, verifiche a campione del<br />

rispetto delle norme contro il fumo;<br />

4) aprile 2002: promozione e realizzazione di incontri informativi con il <strong>per</strong>sonale<br />

dipendente riguardanti l’applicazione delle disposizioni di legge;<br />

5) aprile 2002: a<strong>per</strong>tura di un ambu<strong>la</strong>torio <strong>per</strong> <strong>la</strong> disassuefazione dal fumo<br />

nell’ambito delle attività del reparto di Pneumotisiologia, in col<strong>la</strong>borazione<br />

con <strong>la</strong> sezione regionale del<strong>la</strong> Lega Italiana <strong>per</strong> <strong>la</strong> Lotta contro i Tumori<br />

ed i medici di medicina generale;<br />

6) aprile 2002: effettuazione di una campagna di monitoraggio sul rapporto tra<br />

fumo e comportamenti in luoghi pubblici (ospedale) dove il fumo non è<br />

ammesso, attuata mediante somministrazione di un apposito questionario a<br />

dipendenti e utenti. Il questionario è stato predisposto da un gruppo di studenti<br />

dell’Istituto Magistrale “Maria Ade<strong>la</strong>ide” di Aosta; gli stessi si sono occupati<br />

del<strong>la</strong> distribuzione del documento e dell’e<strong>la</strong>borazione dei risultati.<br />

Questi ultimo sono poi stati presentati pubblicamente in occasione di una<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

105


CAPITOLO 8<br />

conferenza stampa avvenuta il 31 maggio 2002, Giornata Mondiale senza<br />

Tabacco. Anche questa iniziativa è stata realizzata in sinergia con <strong>la</strong> LILT;<br />

7) dal 2001 ad oggi: programma di prevenzione dei danni causati dal fumo di<br />

sigaretta messo in atto presso diverse istituzioni sco<strong>la</strong>stiche regionali (c<strong>la</strong>ssi<br />

V del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> elementare, triennio media inferiore, biennio media su<strong>per</strong>iore).<br />

L’azione di tipo informativo-formativa è attuata dallo psicologo<br />

o<strong>per</strong>ante presso <strong>la</strong> LILT, che o<strong>per</strong>a in stretta col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> nostra<br />

Azienda. I corsi sono stati avviati nell’anno sco<strong>la</strong>stico 2001-2002. Da sottolineare<br />

un continuo aumento di richieste di intervento da parte di un numero<br />

sempre maggiore di scuole, il che sta a dimostrare l’interesse e <strong>la</strong><br />

sensibilità verso il problema. Nell’anno sco<strong>la</strong>stico 2003-2004 si è registrato<br />

un incremento di richieste pari al 35%;<br />

8) anno 2003: organizzazione di n. 2 corsi <strong>per</strong> <strong>la</strong> disassuefazione dal fumo<br />

rivolti ai dipendenti aziendali, sempre in col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> LILT. Ogni<br />

corso si è artico<strong>la</strong>to in 10 incontri (presenti psicologo e dietologo) + 3<br />

incontri di follow up.<br />

9) autunno 2003: organizzazione del<strong>la</strong> mostra di poster e manifesti contro il<br />

fumo dal titolo “Immagini filtrate – Chi non fuma...vince!”, in col<strong>la</strong>borazione<br />

con Sovraintendenza agli Studi del<strong>la</strong> Regione Valle d’Aosta;<br />

10) 24 maggio 2004: inaugurazione del<strong>la</strong> mostra “Immagini filtrate” presso <strong>la</strong><br />

biblioteca regionale di Aosta, comprendente oltre 50 <strong>la</strong>vori prodotti da grafici<br />

professionisti, pittori aderenti all’Associazione Artisti Valdostani, studenti<br />

dell’Istituto d’Arte di Aosta che hanno aderito spontaneamente e gratuitamente<br />

all’iniziativa. é stato inoltre realizzato un catalogo con le riproduzioni<br />

dei <strong>la</strong>vori esposti. L’iniziativa ha coinvolto scuole e popo<strong>la</strong>zione in generale.<br />

La mostra ha carattere itinerante, tant’è che verrà riproposta nei diversi<br />

ambiti regionali in coincidenza con l’avvio dell’anno sco<strong>la</strong>stico 2004-2005.<br />

Mostra e catalogo verranno poi messi a disposizione dei partner del<strong>la</strong> rete<br />

HPH che volessero presentar<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> propria regione.<br />

11) 31 maggio 2004: promozione del<strong>la</strong> Giornata Mondiale senza Tabacco attraverso<br />

un incontro destinato agli studenti delle scuole medie inferiori<br />

<strong>per</strong> “<strong>la</strong>nciare” il progetto “Chi non fuma...Vince!”. Al<strong>la</strong> manifestazione, che<br />

si è svolta presso <strong>la</strong> sa<strong>la</strong> conferenze del<strong>la</strong> biblioteca regionale di Aosta,<br />

sono stati invitati gli studenti (con i rispettivi docenti) di alcune scuole<br />

medie inferiori di Aosta, destinatari “pilota” di una serie di messaggi a loro<br />

rivolti da medici, psicologi e testimonial del mondo dello sport. Il progetto<br />

di promozione del<strong>la</strong> salute, in stretta col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> Sovraintendenza<br />

agli Studi, verrà attuato nell’anno sco<strong>la</strong>stico 2004-2005 attraverso <strong>la</strong> produzione<br />

da parte delle scuole del<strong>la</strong> regione di spot contro il fumo, di manifesti<br />

e poster, di brevi pièce teatrali. La presentazione dei <strong>la</strong>vori e <strong>la</strong><br />

premiazione saranno oggetto del<strong>la</strong> Giornata Mondiale senza Tabacco del<br />

31 maggio 2005.<br />

106<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 8<br />

Gruppo/target<br />

Essendo passati dal<strong>la</strong> fase applicativa e informativa riguardante <strong>la</strong> norma a<br />

quel<strong>la</strong> vera e propria di promozione del<strong>la</strong> salute (e, più in generale, di promozione<br />

di corretti stili di vita) i destinatari sono fondamentalmente gli studenti<br />

(scuole elementari e medie) che non hanno ancora avuto l’approccio con il<br />

tabacco. Più in generale l’azione di sensibilizzazione è rivolta a tutta <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione,<br />

promuovendo i corsi <strong>per</strong> <strong>la</strong> disassuefazione dal fumo di sigaretta.<br />

Valutazione dei risultati<br />

Si intende realizzare una campagna di monitoraggio estesa a tutte le scuole<br />

di ogni ordine e grado, <strong>per</strong> verificare il numero degli studenti fumatori e predisporre<br />

interventi mirati.<br />

Conclusioni<br />

Il programma di prevenzione va mantenuto nel tempo pianificando interventi<br />

sempre più capil<strong>la</strong>ri nei confronti del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione sco<strong>la</strong>stica, maggiormente<br />

esposta al rischio di avvicinamento al<strong>la</strong> sigaretta. Va infine aggiunto che lo<br />

stesso programma va collocato all’interno di un più ampio progetto di educazione<br />

al<strong>la</strong> salute che riguarda, in generale, un corretto stile di vita dove rientrano<br />

a pieno titolo altri programmi attivati dall’azienda: corretta alimentazione,<br />

svolgimento di attività sportiva e, <strong>per</strong> l’appunto, astensione dal fumo e dall’alcol.<br />

8.4. “ASL NA1 Libera dal fumo”: un progetto di rete “Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

promozione del<strong>la</strong> salute” HPH<br />

SARA DIAMARE 1 , RENATO MONTELLA 2 , ALFREDO SAVARESE 3 , ANGELO MONTEMARANO 4 - 1 Dirigente<br />

Psicologa Coordinatrice rete aziendale HPH – Servizio Controllo Qualità<br />

ASL Napoli 1; 2 Direttore Servizio Formazione e Aggiornamento Professionale<br />

ASL Napoli 1; 3 Direttore Servizio Controllo Qualità ASL Napoli 1; 4 Direttore<br />

Generale ASL Napoli 1<br />

AUTORE REFERENTE: SARA DIAMARE, Servizio Controllo Qualità, ASL Napoli 1, Centro<br />

Direzionale Iso<strong>la</strong> F9, Pa<strong>la</strong>zzo Esedra, 80143 Napoli – tel.: 081 25444<strong>19</strong>,<br />

fax: O81 2544418, e-mail: rydiama@tin.it<br />

Oggetto<br />

“ASL NA1 Libera dal fumo” è un intervento <strong>per</strong> l’adesione dell’ASL Napoli 1<br />

al<strong>la</strong> Rete HPH dell’OMS. L’ASL Napoli 1, su cui si insediano 15 Presidi<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

107


CAPITOLO 8<br />

Ospedalieri/Intermedi, è <strong>la</strong> più grande d’Europa. Un miglioramento del<strong>la</strong> comunicazione,<br />

all’interno del<strong>la</strong> ASL, è risultato essere il giusto veicolo <strong>per</strong> una<br />

campagna contro <strong>la</strong> dipendenza da fumo di tabacco nel suo significato di<br />

sostituzione socio - affettiva.<br />

Obiettivi<br />

Diffondere una cultura di rispetto e sostegno reciproco, a partire dall’ambiente<br />

ospedaliero; stimo<strong>la</strong>re i propri o<strong>per</strong>atori a divenire opinions leaders,<br />

implementando, a partire da loro stessi, comportamenti che vadano nel<strong>la</strong> direzione<br />

di corretti stili di vita rispetto al consumo di fumo di tabacco.<br />

Gruppo/i Target<br />

O<strong>per</strong>atori sanitari fumatori e non, ed a cascata <strong>per</strong> gli utenti e <strong>la</strong> comunità<br />

tutta, riguardante <strong>la</strong> dipendenza psicologica e sociale ed il consumo di fumo<br />

di tabacco, con metodiche di gruppo <strong>per</strong> stimo<strong>la</strong>re processi di identificazione<br />

e di sostegno reciproco.<br />

Metodi<br />

Formazione; auto aiuto; riorientamento dei Servizi Sanitari; diffusione informazioni;<br />

implementazione del<strong>la</strong> rete con strutturazione di gruppi di <strong>la</strong>voro<br />

interistituzionali.<br />

Valutazione/strumenti<br />

Somministrazione di questionari di apprendimento, di soddisfazione, di<br />

gestione del divieto, di misura del<strong>la</strong> dipendenza da fumo di tabacco (Test di<br />

Farghestrom), del<strong>la</strong> motivazione a smettere di fumare, interviste a campione,<br />

osservazioni e focus-group (a distanza di sei mesi e un anno) <strong>per</strong> verificare i<br />

cambiamenti intervenuti nell’atteggiamento degli o<strong>per</strong>atori nei confronti del<br />

fumo. Domande circa le fonti dell’informazione durante colloqui di accettazione<br />

e numero di accessi negli ambu<strong>la</strong>tori antifumo valutano l’efficacia del<strong>la</strong><br />

circo<strong>la</strong>zione delle informazioni.<br />

Risultati parziali<br />

- Sono state formate 50 Sentinelle Antifumo con compiti sanzionatori e informativi.<br />

- Sono stati attivati n. 3 Punti Informativi Antifumo.<br />

- È aumentato l’accesso agli ambu<strong>la</strong>tori antifumo già presenti.<br />

108<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 8<br />

- Sono stati somministrati test e questionari <strong>per</strong> una prima mappatura<br />

epidemiologica.<br />

- Si è riorientata l’informazione <strong>per</strong> garantire l’accesso a <strong>per</strong>corsi di<br />

dissuefazione dal fumo di sigaretta.<br />

- Si è individuata <strong>la</strong> biblioteca HPH (Centro Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>).<br />

- L’organizzazione di rete è attiva sia a livello centrale, con <strong>la</strong> presenza ufficiale<br />

dell’alta dirigenza in gruppi di <strong>la</strong>voro, sia a livello Ospedaliero con <strong>la</strong><br />

attivazione di Comitati Tecnici Locali.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

109


CAPITOLO 8<br />

110<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 9<br />

L’empowerment dei pazienti,<br />

del <strong>per</strong>sonale e del<strong>la</strong> comunità<br />

9.1. Effe Elle Esse: come conciliare tempo famiglia <strong>la</strong>voro salute<br />

ROSARIA AVISANI, ALFONSO CASTELLANI, SABINE GALLERI, NADIA GUERCÈ, M. DORIS MARCHETTI,<br />

LUCIO MASTROMATTEO, ANNARITA MONTEVERDI, SERGIO PAGHERA, PAOLO PEZZOTTI, ADALGISA<br />

PRICOCO, BENEDETTA VENTURELLI - Spedali Civili di Brescia<br />

AUTORE REFERENTE: ROSARIA AVISANI, A.O. Spedali Civili di Brescia - tel.: 030<br />

3995959, fax: 030 3995954, e-mail: relpub@spedalicivili.brescia.it<br />

Breve introduzione di contenuto<br />

In questi anni parliamo spesso “di complessità, di stress e di corse contro il<br />

tempo”, quali fattori sociali ed elementi incidenti sul<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita e sul<strong>la</strong><br />

serenità di ognuno di noi, pur se con intensità e rilevanza diversi.<br />

Pur condividendo ogni aspetto di queste analisi, è oltremodo difficile agire<br />

sui fattori di stress nel settore sanitario e nel<strong>la</strong> gestione delle nostre Aziende<br />

Ospedaliere. Il nostro settore vive infatti un livello di stress notoriamente e notevolmente<br />

elevato, ma le nostre direzioni strategiche devono misurarsi con <strong>la</strong><br />

quadratura dei budgets, <strong>la</strong> integrazione dei diversi profili professionali, il miglioramento<br />

organizzativo e il raggiungimento degli obiettivi strategici. Il tutto<br />

cercando di migliorare <strong>la</strong> qualità di vita del singolo o<strong>per</strong>atore sanitario, elemento<br />

basi<strong>la</strong>re <strong>per</strong> una migliore qualità organizzativa e di prestazione sanitaria.<br />

I punti di partenza che hanno portato l’Azienda ad un progetto in grado di<br />

conciliare Tempo Famiglia, Tempo Lavoro e Tempo <strong>Salute</strong>, sono stati:<br />

1. l’intensità dei ritmi <strong>la</strong>vorativi;<br />

2. <strong>la</strong> forte femminilizzazione;<br />

3. il <strong>la</strong>voro a turni;<br />

4. <strong>la</strong> difficoltà al<strong>la</strong> fidelizzazione delle figure professionali;<br />

5. il rapporto fiduciario tra Direzione Aziendale e O<strong>per</strong>atori;<br />

6. gli effetti delle trasformazioni aziendali;<br />

7. i problemi di natura socio economica;<br />

8. “dall’umanizzazione al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sonalizzazione dell’assistenza”.<br />

Obiettivi<br />

1. Miglioramento del ben-essere dei cittadini dipendenti.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

111


CAPITOLO 9<br />

2. Validazione scientifica del modello di Asilo Nido Aziendale.<br />

3. Miglioramento del clima organizzativo aziendale.<br />

4. Miglioramento del modello di cura, verso <strong>la</strong> <strong>per</strong>sonalizzazione dell’assistenza.<br />

5. Replicabilità del modello.<br />

Gruppo target<br />

Dipendenti dell’Azienda e ai loro bambini e bambini dei genitori ricoverati.<br />

Valutazione<br />

Tab. 1<br />

Obiettivi<br />

1. Miglioramento<br />

del benessere dei<br />

cittadini dipendenti<br />

2. Validazione<br />

scientifica del<br />

modello<br />

3. Miglioramento<br />

del clima<br />

organizzativo<br />

aziendale<br />

Risultati / azioni<br />

√ Elevato livello di gradimento<br />

dell’iniziativa<br />

√ Costituzione del Comitato<br />

Scientifico<br />

√ Coinvolgimento delle<br />

Università e delle famiglie<br />

√ Ben-essere dei bambini<br />

√ Coinvolgimento degli<br />

o<strong>per</strong>atori sanitari sugli<br />

obiettivi strategici e o<strong>per</strong>ativi<br />

aziendali<br />

√ La fidelizzazione del<br />

dipendente<br />

√ Mantenimento<br />

dell’investimento sul progetto<br />

da parte del<strong>la</strong> Direzione<br />

strategica<br />

√ Clima positivo da parte<br />

dei dipendenti nei confronti<br />

dell’A.O.<br />

√ Aumento del<strong>la</strong> domanda<br />

occupazionale nei confronti<br />

dell’A.O.<br />

Indicatori<br />

• Andamento del numero di<br />

bambini iscritti<br />

• La <strong>per</strong>cezione del<strong>la</strong> validità<br />

e del<strong>la</strong> qualità del servizio a<br />

livello cittadino<br />

• Numero di adesione al<strong>la</strong><br />

“Progettazione Partecipata”<br />

• applicazione e rispetto del<br />

“codice etico”<br />

• <strong>la</strong> continuità dell’educatrice<br />

di riferimento<br />

• effetti dell’alternanza dei<br />

turni e del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con il<br />

gruppo dei bambini di<br />

riferimento<br />

• l’ambiente<br />

• analisi dei risultati del<br />

questionario sul<strong>la</strong> soddisfazione<br />

dell’utente<br />

• <strong>la</strong> <strong>per</strong>manenza presso l’azienda<br />

del <strong>per</strong>sonale coinvolto<br />

• il livello di turn-over; rientro<br />

dal<strong>la</strong> maternità allo scadere<br />

dell’istituto obbligatorio e<br />

disponibilità al rientro sui turni<br />

• maggiore disponibilità al<strong>la</strong><br />

modifica del turno <strong>la</strong>vorativo;<br />

• le risorse economiche occupate<br />

112<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 9<br />

4. Miglioramento<br />

del modello di<br />

cura, verso <strong>la</strong><br />

<strong>per</strong>sonalizzazione<br />

dell’assistenza<br />

5. Replicabilità<br />

del modello<br />

√ Coinvolgere il territorio<br />

sul<strong>la</strong> funzione educativa e <strong>la</strong><br />

promozione del<strong>la</strong> cultura<br />

<strong>per</strong> l’infanzia<br />

√ Sviluppare sinergie tra i<br />

diversi soggetti istituzionali<br />

√ Produrre un cambiamento<br />

culturale nell’agire<br />

dell’o<strong>per</strong>atore sanitario<br />

√ Fare conoscere l’es<strong>per</strong>ienza<br />

a livello nazionale<br />

√ Partecipare a convegni<br />

√ Mettere a disposizione delle<br />

altre realtà il modello ed il<br />

progetto<br />

• il numero e <strong>la</strong> tipologia di<br />

iniziative, integrative promosse<br />

• sinergie tra diversi soggetti<br />

istituzionali e non<br />

• numero, tipologia di famiglie<br />

ed età dei non dipendenti<br />

• in merito al modello di<br />

“promozione del<strong>la</strong> salute”,<br />

l’utilizzo di “momenti informativi<br />

sul<strong>la</strong> salute”, ecc.<br />

• numero e tipologie di contatti;<br />

• numero e tipologie di nuove<br />

es<strong>per</strong>ienze<br />

• analisi dei punti di forza/di<br />

debolezza delle eventuali nuove<br />

es<strong>per</strong>ienze<br />

Conclusioni<br />

Effe Elle Esse appare, in sostanza, come un ampio progetto di cambiamento<br />

culturale che investe anche <strong>la</strong> dimensione assistenziale. Accompagnando<br />

in maniera non traumatica il passaggio in atto da una “Sanità microcosmo<br />

statale” a quel<strong>la</strong> di “Sanità aziendale” e, progressivamente, a quel<strong>la</strong> di “Sanità<br />

microcosmo <strong>per</strong>sona”, centrata sul cittadino.<br />

9.2. Dietoterapia in gravidanza: <strong>la</strong> consulenza nelle gestanti sovrappeso/<br />

obese<br />

VANDA LAURO 1 , MAURO CONTER 2 , VITTORINO CALESTANI 1 , SIMONETTA BIANCHI 1 - 1 Istituti<br />

Ospitalieri di Cremona, Ospedale“Oglio Po” Reparto di Ginec. e Ostetricia,<br />

Casalmaggiore (CR); 2 Ricercatore, Università di Parma<br />

AUTORE REFERENTE: VANDA LAURO, Via Guicciardini 13, 43100 Parma - tel.: 0521<br />

961340, fax: 0375 281493, e-mail drv<strong>la</strong>uro@tin.it<br />

Contesto<br />

Il sovrappeso e l’obesità sono –specie in gravidanza – un fattore di rischio<br />

<strong>per</strong> varie patologie che possono compromettere <strong>la</strong> salute del<strong>la</strong> donna, con<br />

possibile riduzione/arresto del<strong>la</strong> crescita del feto e prematurità.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

113


CAPITOLO 9<br />

Obiettivo<br />

Curare l’alimentazione delle gravide, sia a livello preventivo/educativo (lezioni<br />

specifiche durante i 6 Corsi di Preparazione al Parto a disposizione delle<br />

circa 550 donne che partoriscono ogni anno nel nostro Centro e Corsi di Formazione<br />

<strong>per</strong> il <strong>per</strong>sonale sanitario organizzati in numero di 5 dal <strong>19</strong>98 su “Alimentazione<br />

e <strong>Salute</strong>”), sia a livello terapeutico, nell’Ambu<strong>la</strong>torio di<br />

“Dietoterapia in Gravidanza”- o<strong>per</strong>ativo anch’esso dal <strong>19</strong>98 con circa 200 consulenze<br />

/anno- al fine minimizzare il ricorso ai farmaci durante <strong>la</strong> gestazione.<br />

Gruppi Target<br />

Gruppo Target generale: donne gravide.<br />

Gruppo Target specifico: donne gravide sovrappeso/obese - Indice di Massa<br />

Corporea (IMC) ≥ 25.<br />

Metodologia<br />

Raccolta l’anamnesi nutrizionale con un “Diario Alimentare/Sintomatologico”,<br />

appositamente predisposto, nel quale <strong>la</strong> gravida registra <strong>per</strong> 7 giorni<br />

i cibi ingeriti – specificandone le quantità – nonché i sintomi avvertiti, si<br />

analizza insieme al<strong>la</strong> paziente il “Diario” e si concordano variazioni dietetiche<br />

<strong>per</strong>sonalizzate. Ciò anche con l’ausilio di uno schema che rappresenta in maniera<br />

semplificata l’elenco dei macronutrienti e dei cibi che li contengono in<br />

maggiore quantità.<br />

In caso di ricovero <strong>per</strong> le patologie più gravi (alterazioni pressorie/<br />

preec<strong>la</strong>mpsia, colestasi intraepatica) viene somministrata <strong>per</strong> alcuni giorni <strong>la</strong><br />

“dieta dell’urgenza”: ipocalorica, iposodica e ipolipidica a base di cibi a forte<br />

presenza di amidi e di vegetali. In base poi all’evoluzione del<strong>la</strong> sintomatologia<br />

e all’anamnesi si <strong>per</strong>sonalizza il menù.<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

Nell’esame dei “Diari”si è sempre rilevato un eccesso calorico derivante<br />

soprattutto da lipidi e da zuccheri semplici.<br />

Le indicazioni mediche miravano - oltre a suggerire una maggiore attività<br />

fisica – a ridurre tali eccessi, stimo<strong>la</strong>ndo l’introduzione di una maggiore quantità<br />

di vegetali, di alimenti ricchi di amidi e di pesce, con riduzione dell’uso dei<br />

condimenti grassi e sa<strong>la</strong>ti.<br />

L’aiuto dei familiari è stato fondamentale <strong>per</strong> far sì che già al momento di<br />

fare <strong>la</strong> spesa si comprassero certi cibi anziché altri e che poi li si preparassero<br />

riducendo sia i condimenti che le porzioni troppo ricche.<br />

114<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 9<br />

L’analisi dei dati/patologie delle gravide sovrappeso/obese (147 donne)<br />

afferite al nostro Ospedale ambu<strong>la</strong>toriamente o in regime di ricovero, nonché<br />

i re<strong>la</strong>tivi esiti <strong>per</strong>inatali, evidenzia:<br />

- età media 30 anni (deviazione standard: 6);<br />

- variazione ponderale media a fine gravidanza rispetto al valore dichiarato<br />

di inizio gravidanza + 10,6 Kg. (DS:7; una paziente è aumentata di 34 Kg.;<br />

una è diminuita di 11 Kg., pur avendo partorito un feto di 3.400 g.).<br />

Tab. 1<br />

IMC Inizio Gravidanza 25,0-29,9 Sovrappeso 30,0-34,9 Obesità 1 >35,0 Obesità 2 e 3<br />

n. gravide 70 48 29<br />

Percentuale 47,6% 32,7% <strong>19</strong>,7%<br />

Tab. 2<br />

Patologie più frequenti presentate dalle 147 No gravide %<br />

gravide sovrappeso/obese<br />

i<strong>per</strong>tensione/ preec<strong>la</strong>mpsia 62* 42,2<br />

problemi inerenti all’apparato digerente 27 18,4<br />

cefalea 18 12,2<br />

coliche biliari, colestasi intraepatica 14 9,5<br />

i<strong>per</strong>glicemia o glicosuria 12 8,2<br />

coliche renali 3 2,0<br />

Edemi 32 21,8<br />

Altro: lipotimie, tunnel carpale, cistiti recidivanti,<br />

artrite psoriasica ...<br />

10 6,8<br />

*di queste 26 sono state trattate anche con terapia medica, le altre 36 si sono normalizzate<br />

con <strong>la</strong> so<strong>la</strong> Dietoterapia<br />

- Durante <strong>la</strong> loro gravidanza, 24 donne hanno fruito di 6-10 consulenze, 53<br />

ne hanno ricevuto 3-5 e le restanti 60 una o due.<br />

- Delle 147 gravide, 48 hanno subito almeno un ricovero. Anche tra esse <strong>la</strong><br />

patologia più frequente è stata quel<strong>la</strong> legata all’i<strong>per</strong>tensione (34 su 48). I<br />

restanti ricoveri sono stati effettuati <strong>per</strong> problemi epatici, coliche renali, diabete<br />

e i<strong>per</strong>emesi.<br />

Conclusioni<br />

Scomparsa o riduzione dei sintomi senza uso o con uso ridotto di farmaci.<br />

Nonostante oltre <strong>la</strong> metà (51,7%) di queste gravide presentasse patologie severe<br />

(alterazioni del<strong>la</strong> pressione arteriosa o del fegato), 137 (il 93,2%) hanno<br />

partorito dopo <strong>la</strong> 36° sett. di gestazione, con neonati che nel 91,8% dei casi<br />

presentavano un peso ≥ 2.500gr (peso medio dei neonati 3.280 gr, DS: 610).<br />

Visti i risultati, si ritiene importante accompagnare <strong>la</strong> gravida con problemi<br />

di peso con una consulenza <strong>per</strong>sonalizzata di Dietoterapia.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

115


CAPITOLO 9<br />

9.3. Il Centro di Alcologia: promozione del<strong>la</strong> salute dall’ospedale al<br />

territorio<br />

TERESITA GROTTOLO, LORETTA BORTOLAMEOTTI, SANDRO CARPINETA - Centro di Alcologia,<br />

Distretto Sanitario Alto Garda e Ledro, Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari<br />

di Trento<br />

AUTORE REFERENTE: SANDRO CARPINETA, Centro di Alcologia, Via Rosmini 5, 38066<br />

Riva del Garda - tel.: 0464 582670, e-mail: Carpineta.Sandro@arc. apss.tn.it<br />

Introduzione<br />

Il CdA o<strong>per</strong>a nel Distretto Alto Garda e Ledro, e si pone quale punto di<br />

riferimento <strong>per</strong> <strong>per</strong>sone e famiglie con problemi alcol-corre<strong>la</strong>ti, attiva <strong>per</strong>corsi<br />

riabilitativi, svolge funzione di consulenza <strong>per</strong> l’ospedale e <strong>per</strong> <strong>la</strong> Commissione<br />

Provinciale Patenti, progetta ed attiva interventi di prevenzione,<br />

sensibilizzazione e promozione del<strong>la</strong> salute nel<strong>la</strong> comunità. In questo ambito<br />

il CdA ha progettato interventi, rivolti agli utenti e/o ai dipendenti dell’ospedale<br />

e più generalmente al<strong>la</strong> comunità, che si sono concretizzati in tre progetti<br />

specifici. Questi, pur contenendo al loro interno numerosi momenti e punti di<br />

contatto, vengono qui presentati separatamente.<br />

Progetto 1: “Referenti alcologici di reparto”<br />

Obiettivi<br />

1) aumentare <strong>la</strong> capacità e sensibilità nell’individuazione dei ricoverati che<br />

presentano Problemi Alcol Corre<strong>la</strong>ti;<br />

2) aumentare nei reparti di degenza l’informazione e sensibilità degli o<strong>per</strong>atori<br />

e dei degenti <strong>per</strong> l’adozione di stili di vita sani.<br />

Tali obiettivi vengono <strong>per</strong>seguiti attraverso l’individuazione, in ogni reparto<br />

di degenza, di un Referente Alcologico di Reparto.<br />

Gruppi target<br />

Tutti i ricoverati degenti nei reparti ospedalieri ed il <strong>per</strong>sonale delle U.O. di<br />

degenza.<br />

Risultati<br />

Vengono continuamente monitorati<br />

1) n. colloqui/anno effettuati in ospedale;<br />

2) n. di <strong>per</strong>sone che hanno avuto un contatto con i CdA o che sono entrati nei<br />

gruppi di riabilitazione;<br />

3) il n. di iniziative promosse in ogni U.O.;<br />

4) livello di gradimento e col<strong>la</strong>borazione riscontrati.<br />

116<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 9<br />

Progetto 2: “Insieme <strong>per</strong> rom<strong>per</strong>e con il fumo”<br />

Obiettivo<br />

Ridurre l’abitudine al fumo di chi vive l’ospedale come o<strong>per</strong>atore sanitario<br />

o come utente, in partico<strong>la</strong>re favorendo <strong>la</strong> crescita e <strong>la</strong> presa di coscienza dei<br />

dipendenti attraverso una riflessione sul proprio ruolo educativo nei confronti<br />

del cittadino ricoverato e del<strong>la</strong> comunità<br />

Azioni<br />

- valutazione del fenomeno;<br />

- promozione di counselling nei confronti di dipendenti fumatori;<br />

- individuazione di un Referente <strong>per</strong> il Fumo di Reparto (R.F.R.);<br />

- adesione al progetto di tutte le U.O.;<br />

- programmazione di “Corsi di disassuefazione al fumo” <strong>per</strong> i dipendenti;<br />

- coinvolgimento dei Medici di Medicina Generale, degli Amministratori dei<br />

Comuni del<strong>la</strong> zona e dei rappresentanti delle scuole.<br />

Gruppi Target<br />

Tutti i dipendenti di ogni U. O. e Servizi del Distretto Alto Garda e Ledro.<br />

Risultati<br />

Vengono rilevati indicatori sul n. degli ex-fumatori, sulle adesioni di U.O. al<br />

progetto, il numero di dipendenti formati come R.F.R., le iniziative da questi<br />

attuate e i livelli di gradimento.<br />

Progetto 3: “Coordinamento Alcol e Guida”<br />

Anche se questo progetto trova sul territorio <strong>la</strong> sua ragione d’essere ed il<br />

suo principale terreno di o<strong>per</strong>atività, và ricordata <strong>la</strong> sua esistenza soprattutto<br />

in funzione di alcune col<strong>la</strong>borazioni con le strutture sanitarie.<br />

Il Coordinamento Alcol e Guida è nato <strong>per</strong> dare una risposta integrata ai<br />

problemi dell’alcol sul<strong>la</strong> strada. é un gruppo di <strong>la</strong>voro composto da:<br />

1) centro di alcologia;<br />

2) forze dell’ordine (Polizia di Stato, Polizia Stradale, Carabinieri, Guardia di<br />

Finanza, Polizie Municipali);<br />

3) autoscuole.<br />

Il gruppo di <strong>la</strong>voro agisce in maniera trasversale con iniziative che coinvolgono<br />

di volta in volta specifici gruppi del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione. Un campo specifico<br />

di interazione è quello con <strong>la</strong> sanità, sia informale che formale.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

117


CAPITOLO 9<br />

Gruppi target<br />

Genericamente tutta <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione. Sottoprogetti specifici vengono poi<br />

rivolti a gruppi partico<strong>la</strong>ri<br />

Risultati<br />

Gli indicatori utilizzati, e monitorati annualmente, riguardano il n. di progetti<br />

ed interventi attuati ed i livelli di gradimento<br />

Conclusioni<br />

Queste es<strong>per</strong>ienze, tuttora in corso, indicano con chiarezza <strong>la</strong> possibilità<br />

di sviluppare progetti ed interventi in cui sia possibile coniugare positivamente<br />

il successo di un’iniziativa con <strong>la</strong> economica realizzazione del<strong>la</strong> stessa.<br />

Oltre a questo aspetto è opportuno sottolineare che <strong>la</strong> scelta di una<br />

modalità che poggi fortemente sul<strong>la</strong> integrazione (quindi ruoli, funzioni,<br />

competenze diverse dei soggetti interessati) e sul coinvolgimento (riscoprire<br />

le capacità dell’individuo/o<strong>per</strong>atore attraverso una crescita del<strong>la</strong> sua motivazione)<br />

porta a risultati non solo evidenti e quindi misurabili, ma che mettono<br />

anche in moto “vo<strong>la</strong>ni” positivi nel rapporto utente – o<strong>per</strong>atore - comunità.<br />

9.4. Un modello assistenziale a supporto dei bisogni globali del paziente<br />

oncologico<br />

Dott. FABRIZIO ARTIOLI 1 (Direttore Unità O<strong>per</strong>ativa Medicina Oncologica), Dott.<br />

KATIA CAGASSI 1 (Dirigente Medico, Unità O<strong>per</strong>ativa Medicina Oncologica), Dott.<br />

MARIA GRAZIA RUSSOMANNO 1 (Psicologa Unità O<strong>per</strong>ativa Medicina Oncologica),<br />

Dott. STEFANO CONCETTI 2 (Direttore Presidio Unico), Dott. ANNE MARIE PIETRANTONIO 1<br />

(Direttore di Stabilimento), O.P.C. ANGELA RIGHI 1 (Coordinatore Unità O<strong>per</strong>ati­<br />

va Medicina Oncologica); 1 Ospedale di Carpi, AUSL di Modena; 2 AUSL di<br />

Modena<br />

AUTORE REFERENTE: DOTT.SSA ANNE MARIE PIETRANTONIO, Direttore Ospedale di Carpi,<br />

AUSL di Modena, Via Cav. Molinari 2, 41012 Carpi (MO) - tel.: 059 659402,<br />

fax: 059 659401, e-mail: dirsancarpi@ausl.mo.it<br />

Introduzione del contesto<br />

Il reparto di Oncologia dell’Ospedale B. Ramazzini di Carpi (Azienda U.S.L.<br />

di Modena) supporta il bacino di utenza dell’Area Nord del<strong>la</strong> Provincia di<br />

Modena.<br />

Con il supporto di associazioni di volontariato e di gruppi di mutuo-aiuto, il<br />

reparto di Oncologia è da tempo impegnato in iniziative di promozione del<strong>la</strong><br />

118<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 9<br />

salute in un contesto che vede tutto il <strong>per</strong>sonale impegnato ed orientato a<br />

supporto del paziente e del<strong>la</strong> famiglia, nel difficile <strong>per</strong>corso che si profi<strong>la</strong> a<br />

seguito di una diagnosi di neop<strong>la</strong>sia.<br />

Nel<strong>la</strong> cura delle neop<strong>la</strong>sie, le cure mediche, pur costituendo un elemento<br />

essenziale del trattamento, non rappresentano <strong>la</strong> risposta completa ai bisogni<br />

dei pazienti.<br />

Una diagnosi di neop<strong>la</strong>sia, può comportare ri<strong>per</strong>cussioni legate non solo<br />

al<strong>la</strong> necessità di far fronte allo stato di <strong>per</strong>dita del<strong>la</strong> salute fisica, ma anche a<br />

fattori emozionali, di <strong>per</strong>dita del benessere psicologico e del<strong>la</strong> capacità di<br />

gestire in maniera adeguata i compiti del<strong>la</strong> vita quotidiana.<br />

In questo contesto il reparto di Oncologia dell’Ospedale di Carpi è impegnato<br />

ad assicurare un’offerta di prestazioni sanitarie e di servizi di supporto<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> risposta al complesso dei bisogni dei pazienti che si rivolgono al reparto.<br />

Nel 2002 è stato a tal fine istituito un programma orientato al miglioramento<br />

del<strong>la</strong> qualità delle cure, basato su criteri di “centralità del paziente”.<br />

Il progetto coinvolge medici, infermieri, psicologi, volontari, familiari ed<br />

altri care givers.<br />

L’Obiettivo chiave del programma, orientato al<strong>la</strong> “centralità del paziente”<br />

è di fornire all’amma<strong>la</strong>to l’opportunità di essere <strong>per</strong>sonalmente coinvolto<br />

nelle decisioni che riguardano il trattamento e <strong>la</strong> cura e di orientare i medici,<br />

le infermiere, <strong>la</strong> famiglia e gli altri care givers, a considerare <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona in<br />

una dimensione olistica: di considerare cioè, non solo le sue necessità fisiche,<br />

ma anche i suoi bisogni di supporto psicologico nel<strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong><br />

ma<strong>la</strong>ttia.<br />

Questo consente di su<strong>per</strong>are una visione puramente tecnicistica del<strong>la</strong> cura,<br />

riorientando l’offerta delle cure mediante programmi <strong>per</strong>sonalizzati in un<br />

ambiente fortemente impegnato a supportare <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, attraverso un’attenzione<br />

costante all’es<strong>per</strong>ienza soggettiva del paziente.<br />

Il progetto è stato realizzato mettendo in atto tre principali strategie:<br />

1. Il coinvolgimento del paziente nel processo assistenziale: lo staff medico<br />

informa il paziente sul<strong>la</strong> diagnosi e coinvolge il medesimo nel<strong>la</strong> scelta del<strong>la</strong><br />

strategia terapeutica. Ciò consente al paziente di diventare un partner<br />

nell’ambito del processo di cura mediante <strong>la</strong> sua partecipazione al<strong>la</strong> definizione<br />

delle decisioni sanitarie che lo interessano.<br />

2. Il supporto psicologico: oltre alle ordinarie cure mediche e infermieristiche<br />

il reparto fornisce il supporto di uno psicologo e di gruppi di mutuo-aiuto<br />

che consentono al paziente e al<strong>la</strong> sua famiglia di affrontare i cambiamenti<br />

s<strong>per</strong>imentati <strong>per</strong> effetto del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. L’alleanza e <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>azione tra lo<br />

staff medico, lo psicologo, i gruppi di mutuo-aiuto e l’assistenza professionale<br />

di <strong>per</strong>sonale specializzato in musicoterapia, arte e joga, ha consentito<br />

a tutti gli interessati nel processo di cura di capire che “<strong>la</strong>vorare insieme”,<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

1<strong>19</strong>


CAPITOLO 9<br />

“comunicare”, può costituire un importante supporto nel <strong>per</strong>corso di guarigione.<br />

3. La valutazione del<strong>la</strong> qualità del processo assistenziale: il monitoraggio <strong>per</strong>iodico<br />

delle aspettative e del<strong>la</strong> soddisfazione dei pazienti e delle famiglie<br />

sono sistematicamente utilizzati dallo staff quale feed back, <strong>per</strong> <strong>la</strong> discussione<br />

del<strong>la</strong> qualità e dei risultati delle cure fornite.<br />

Risultati<br />

A far tempo dal 2002 il programma di cura orientato al paziente oncologico<br />

ha coinvolto circa trecento amma<strong>la</strong>ti e le loro famiglie ed ha consentito lo<br />

sviluppo di un piano di azione coordinato a risposta dei loro bisogni. La scelta<br />

di adottare un approccio olistico, che prende in considerazione anche <strong>la</strong> vita<br />

e i suoi significati, ha consentito alle parti interessate di svolgere il ruolo di<br />

“partecipanti attivi” nel processo di cura.<br />

9.5. Strategie globali e pratiche riflessive: <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute<br />

degli o<strong>per</strong>atori nel<strong>la</strong> manipo<strong>la</strong>zione dei farmaci antib<strong>la</strong>stici<br />

LIVIANA TAVANTI 1-2 , GIANNA ALDINUCCI 1 , IDA DI PAOLA 1 , GIULIANO GIORNI 4 , DONATELLA<br />

NARDI 5 , PAOLO GHEZZI 5 , GIOVANNI CINTI 1 , LUCIO COLONNA 2 , MONICA CALAMAI 3 - AUSL 8<br />

Arezzo; 1 Sezione Medico Competente, 2 Coordinamento HPH, 3 Direttrice Sanitaria<br />

AUSL 8, 4 Unità Farmaci Antib<strong>la</strong>stici, 5 Dipartimento Oncologico AUSL 8<br />

AUTORE REFERENTE: LIVIANA TAVANTI, Ospedale S. Donato, AUSL 8 Arezzo, Via P.<br />

Nenni 52100 Arezzo - tel./fax: 0575-254666/67<br />

Introduzione<br />

Nell’ambito del programma internazionale degli ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione<br />

del<strong>la</strong> salute è previsto che gli stessi si attivino <strong>per</strong> promuovere, accanto ai<br />

compiti tradizionali (diagnosi, cura, riabilitazione), le condizioni affinché gli<br />

utenti e gli o<strong>per</strong>atori possano implementare <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> propria salute anche<br />

attraverso il potenziamento delle capacità <strong>per</strong>sonali.<br />

Obiettivi<br />

Il presente abstract descrive il processo seguito nell’AUSL 8 al fine di mettere<br />

in atto quanto contenuto nel Provvedimento del<strong>la</strong> Conferenza Stato Regioni del<br />

5/8/99 sul<strong>la</strong> sicurezza e <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> salute degli o<strong>per</strong>atori addetti al<strong>la</strong> manipo<strong>la</strong>zione<br />

dei farmaci antib<strong>la</strong>stici, in un’ottica complessiva i cui principi orientativi<br />

sono mutuati sia dal d.legisl. 626/94, sia dai programmi/metodologie dell’HPH.<br />

120<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 9<br />

Gruppi target e metodi<br />

Le strategie attivate nei confronti del <strong>per</strong>sonale coinvolto nel<strong>la</strong> preparazione<br />

e manipo<strong>la</strong>zione dei farmaci antib<strong>la</strong>stici, in un’ottica globale, hanno interessato:<br />

gli aspetti strutturali, gli aspetti organizzativi, <strong>la</strong> definizione di risorse<br />

materiali idonee. A questi va aggiunto anche lo sviluppo di comportamenti<br />

<strong>per</strong> aumentare il controllo su tematiche come quelle del<strong>la</strong> corretta gestione<br />

degli antib<strong>la</strong>stici e <strong>per</strong> affrontare le decisioni inerenti <strong>la</strong> salute individuale. é<br />

infatti evidente che <strong>la</strong> piena realizzazione di quanto previsto dalle linee guida<br />

nazionali dipende anche dall’introduzione di cambiamenti che investono <strong>la</strong><br />

competenza professionale degli o<strong>per</strong>atori durante tutte le fasi del processo<br />

<strong>la</strong>vorativo che riguarda <strong>la</strong> manipo<strong>la</strong>zione dei farmaci antib<strong>la</strong>stici (fasi di preparazione,<br />

di somministrazione, di sanificazione e di smaltimento). Questi<br />

ultimi aspetti sono stati affrontati in un <strong>per</strong>corso formativo nel<strong>la</strong> cui fase di<br />

progettazione, come in quel<strong>la</strong> di erogazione del corso, si è cercato di privilegiare<br />

modalità didattiche riflessive centrate sulle realtà in cui i soggetti vivono<br />

e <strong>la</strong>vorano. La pratica professionale è divenuta il punto di partenza del <strong>per</strong>corso<br />

di cambiamento rispetto al<strong>la</strong> problematica da affrontare. Tali modalità<br />

hanno <strong>per</strong>messo di negoziare un agire collettivo, cioè di concordare nuovi<br />

comportamenti che hanno trovano nei protocolli o<strong>per</strong>ativi prodotti un punto<br />

di condivisione.<br />

Valutazione dei risultati<br />

L’es<strong>per</strong>ienza si configura come un processo di promozione del<strong>la</strong> salute all’interno<br />

dell’ospedale dove si sostiene <strong>la</strong> salute degli o<strong>per</strong>atori sanitari attraverso<br />

l’attivazione di processi globali (strutturali, organizzativi, gestionali e<br />

formativi) <strong>per</strong> facilitare cambiamenti individuali e di gruppo rispetto ai problemi<br />

del<strong>la</strong> gestione dei farmaci antib<strong>la</strong>stici. In partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> formazione orientata<br />

ai principi del<strong>la</strong> partecipazione attiva, del<strong>la</strong> riflessione sul<strong>la</strong> pratica, del<strong>la</strong><br />

negoziazione e del<strong>la</strong> condivisione, è divenuta lo spazio in cui gli aspetti teorici-scientifici<br />

si sono “ricomposti/coniugati” con quelli pratici, su<strong>per</strong>ando così<br />

quel<strong>la</strong> dicotomia che, talvolta, può accompagnare il confronto tra <strong>la</strong> teoria e <strong>la</strong><br />

pratica e che può rendere meno incisivi i processi formativi. L’utilizzazione di<br />

protocolli o<strong>per</strong>ativi condivisi e <strong>la</strong> scelta dell’audit clinico come strumento di<br />

miglioramento continuo del<strong>la</strong> qualità delle prestazioni, in rapporto agli obiettivi<br />

individuati e negoziati, hanno rappresentato gli strumenti <strong>per</strong> <strong>la</strong> valutazione<br />

dei risultati attesi.<br />

Conclusioni<br />

Fra le attività di promozione del<strong>la</strong> salute sviluppate dall’ospedale, è oppor­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

121


CAPITOLO 9<br />

tuno che siano inseriti anche le problematiche che riguardano <strong>la</strong> sicurezza e <strong>la</strong><br />

tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> salute degli o<strong>per</strong>atori. L’approccio metodologico e gli strumenti<br />

dell’HPH, come ad esempio l’empowerment for health, ben si coniugano con<br />

<strong>la</strong> filosofia che sta al<strong>la</strong> base del d.legisl. 626/94, configurandosi come importanti<br />

sinergie. é inoltre evidente che <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> salute degli o<strong>per</strong>atori in<br />

ambito <strong>la</strong>vorativo, non può rimanere enucleata rispetto alle altre problematiche<br />

del<strong>la</strong> sicurezza, ma va pensata in interazione con altre problematiche ad essa<br />

collegate come ad esempio <strong>la</strong> sicurezza degli utenti, <strong>la</strong> sicurezza nei processi<br />

diagnostici e terapeutici, le re<strong>la</strong>zione inter<strong>per</strong>sonali e le modalità comunicative.<br />

9.6. Umanizziamo <strong>la</strong> morte encefalica<br />

SAURO FRANCESCHINI, SERGIO ARDIS, MORENO MARCUCCI, GRAZIELLA DI QUIRICO, LUCIA<br />

PULITI, MAURO GIRALDI - Azienda USL 2 Lucca<br />

AUTORE REFERENTE: GRAZIELLA DI QUIRICO, Presso Direzione Sanitaria Ospedale<br />

Campo di Marte (Lucca) - tel.: 05839701, e-mail: cdt@usl2.toscana.it<br />

Introduzione<br />

La tecnicizzazione del<strong>la</strong> medicina è riuscita a modificare anche alcuni eventi<br />

del<strong>la</strong> nostra vita quale il nascere ed il morire. Morire in rianimazione non ha<br />

niente a che vedere con <strong>la</strong> morte “naturale”. Le tecniche rianimatorie <strong>per</strong>mettono<br />

di salvare tante <strong>per</strong>sone che altrimenti non sopravvivrebbero ma hanno<br />

come rovescio del<strong>la</strong> medaglia l’aver creato un morire tecnologico che rischia<br />

di essere ancor più doloroso <strong>per</strong> i familiari di un deceduto.<br />

In alcuni casi a seguito di coma postanossico o accidente cerebrovasco<strong>la</strong>re<br />

o traumatismo cranico, le funzioni cerebrali vengono completamente e<br />

definitivamente <strong>per</strong>dute e inizia quel processo del morire che oggi conosciamo<br />

come morte encefalica. Un collegio medico accerta <strong>la</strong> morte encefalica<br />

mediante tre visite e vari esami strumentali. Il <strong>per</strong>iodo di accertamento di morte<br />

varia, a seconda dell’età del deceduto, da 6 a 24 ore.<br />

La fase acuta del processo del lutto ha come fenomeno più ec<strong>la</strong>tante <strong>la</strong><br />

negazione. Si tratta di un meccanismo di difesa dell’Io messo in atto <strong>per</strong> proteggersi<br />

dal dolore insopportabile che <strong>la</strong> <strong>per</strong>dita del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona cara genera. La<br />

morte inattesa, come quasi costantemente è <strong>la</strong> morte encefalica, rende ancora<br />

più ec<strong>la</strong>tante <strong>la</strong> negazione del<strong>la</strong> morte. La tecnologia che circonda il deceduto,<br />

<strong>la</strong> venti<strong>la</strong>zione meccanica, <strong>la</strong> presenza di fenomeni di vitalità organica artificialmente<br />

indotti con macchine e farmaci, rappresentano spunti reali che<br />

alimentano le idee deliranti del<strong>la</strong> negazione.<br />

Un fattore che contribuisce a rendere disumana <strong>la</strong> morte in rianimazione<br />

122<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 9<br />

è <strong>la</strong> scarsa possibilità che viene data ai familiari di restare accanto al deceduto<br />

in morte encefalica. Lo scarso tempo disponibile <strong>per</strong> stare a contatto<br />

con il deceduto (<strong>per</strong> noi deceduto, ma vivo nel<strong>la</strong> psiche dei familiari!) alimenta<br />

<strong>la</strong> negazione. Anche le fantasie di sofferenza ed il dolore da lutto<br />

anticipatorio sono aumentate dall’impossibilità di essere vicini al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona<br />

cara.<br />

Al<strong>la</strong> luce di quanto sopra accennato gli infermieri del<strong>la</strong> rianimazione hanno<br />

deciso di realizzare un progetto <strong>per</strong> contribuire a rendere più umano <strong>per</strong> i<br />

familiari il momento del<strong>la</strong> morte di un paziente in rianimazione.<br />

Obiettivo<br />

Rendere più umano il momento del<strong>la</strong> morte ai familiari dei pazienti che<br />

decedono in rianimazione in morte encefalica.<br />

Target<br />

La progettazione è stata realizzata dal <strong>per</strong>sonale infermieristico di<br />

rianimazione che realizzerà le azioni necessarie. I destinatari finali del progetto<br />

sono i familiari delle <strong>per</strong>sone decedute in morte encefalica.<br />

Azioni<br />

I degenti del<strong>la</strong> nostra rianimazione sono solo adulti, <strong>per</strong>tanto il <strong>per</strong>iodo di<br />

osservazione di <strong>per</strong>sistenza delle condizioni neurologiche che definiscono <strong>la</strong><br />

morte encefalica è di norma di sei ore. Durante queste sei ore devono essere<br />

eseguite le tre visite dal collegio di accertamento di morte. Durante i due intervalli<br />

fra le tre visite gli infermieri di turno faranno sostare i familiari più<br />

prossimi al deceduto (genitori, coniuge o convivente e figli) <strong>per</strong> un tempo<br />

non inferiore a trenta minuti. In tal modo i familiari avranno avuto <strong>la</strong> possibilità<br />

di stare con il loro caro almeno <strong>per</strong> un’ora nelle ore di accertamento di<br />

morte.<br />

Valutazione dei risultati<br />

Il <strong>per</strong>sonale infermieristico dovrà prendere nota <strong>per</strong> ogni deceduto dei familiari<br />

a cui è stato dato il <strong>per</strong>messo di sostare con il deceduto, l’ora di inizio<br />

e l’ora di fine di ogni accesso. Il risultato atteso è che il 100% dei familiari più<br />

prossimi al deceduto abbia avuto <strong>la</strong> possibilità di stare vicino al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona<br />

cara durante il <strong>per</strong>iodo di accertamento di morte, <strong>per</strong> almeno due <strong>per</strong>iodi e<br />

<strong>per</strong> almeno un’ora complessiva.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

123


CAPITOLO 9<br />

Conclusioni<br />

La morte di una <strong>per</strong>sona cara è ai vertici del<strong>la</strong> scale di stress e sicuramente<br />

una delle es<strong>per</strong>ienze più dolorose che ognuno noi può vivere. La modalità in<br />

cui si verifica <strong>la</strong> morte influisce sul decorso successivo di e<strong>la</strong>borazione del<br />

lutto da parte di chi ha <strong>per</strong>duto <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona cara. In tal modo umanizzare questo<br />

momento del<strong>la</strong> morte non è solo atto umano, ma anche sanitario, in quanto<br />

prevenzione del<strong>la</strong> patologia e del<strong>la</strong> cronicizzazione del lutto.<br />

9.7. La presa in cura del paziente fragile nel Dipartimento di Medicina<br />

interna dell’Ospedale di Trento<br />

LUISA SPIANI, ADRIANA DALPONTE, ROBERTA PIFFER - Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi<br />

Sanitari, Trento<br />

Il progetto si propone di dare un maggior orientamento all’attuale organizzazione<br />

dell’assistenza nel<strong>la</strong> direzione di una pratica basata sul<strong>la</strong> presa in carico<br />

dei pazienti più complessi.<br />

I modelli di presa in carico non sono ancora codificati, ma si concretizzano con<br />

una attenzione ad alcuni momenti cruciali del <strong>per</strong>corso del paziente, in partico<strong>la</strong>re:<br />

- accettazione medica e infermieristica accurata con attenzione a raccogliere<br />

dati sul<strong>la</strong> situazione clinica, <strong>per</strong>sonale, sociale, anche attraverso l’uso di<br />

scale o griglie <strong>per</strong> valutare i livelli di criticità e quindi <strong>la</strong> necessità di una<br />

attenzione partico<strong>la</strong>re;<br />

- monitoraggio quotidiano dei pazienti critici;<br />

- pianificazione del<strong>la</strong> dimissione che deve iniziare prima possibile e deve<br />

coinvolgere i famigliari, può prevedere talvolta solo interventi informativi<br />

o di addestramento <strong>per</strong> continuare l’autocura fino ad attivazione di reti e<br />

servizi più complesse;<br />

- garantire a tutti i pazienti standard assistenziali accettabili (uniformando<br />

l’o<strong>per</strong>ato con piani standard condivisi <strong>per</strong> tipologia di pazienti) e <strong>per</strong>sonalizzando<br />

l’assistenza nei casi che lo richiedono;<br />

- creare tempi e spazi concreti ma anche “mentali” di ascolto;<br />

- es<strong>per</strong>ienze di follow up dopo <strong>la</strong> dimissione <strong>per</strong> consulenze al bisogno.<br />

Nelle riunioni che hanno preceduto questa fase sono stati dibattuti questi<br />

aspetti e analizzati anche nel confronto con evidenze ed es<strong>per</strong>ienze di altri<br />

paesi.<br />

Dalle interviste con le caposa<strong>la</strong> si è rilevato che questi processi rappresentano<br />

delle criticità e quindi necessitano di miglioramento.<br />

124<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 9<br />

Ripensare i processi assistenziali e organizzativi in questa direzione implica:<br />

- una riflessione culturale diffusa e condivisa con tutti gli infermieri;<br />

- una e<strong>la</strong>borazione più procedurale (es. dell’accettazione, dimissione, piani<br />

standard,..) che dovrà essere allineata con il <strong>la</strong>voro del<strong>la</strong> Joint commission<br />

e gli obiettivi di budget;<br />

- contestualmente l’individuazione di ambiti di autonomia e responsabilizzazione,<br />

con spazi di discrezionalità e scelte nell’accompagnare il paziente<br />

nel suo <strong>per</strong>corso;<br />

- una tensione degli infermieri a differenziarsi scegliendosi un campo di approfondimento<br />

e di specializzazione formativa (<strong>per</strong> rispondere a questa attesa<br />

sarà necessario aiutare ciascuno a costruirsi un piano di sviluppo e di<br />

crescita specifico);<br />

- in prospettiva potrebbe emergere <strong>la</strong> necessità di individuare “integratori di<br />

processo”, <strong>per</strong> esempio un infermiere responsabilizzato nelle dimissioni o<br />

altro;<br />

- questi ruoli di integrazione e di responsabilizzazione richiederanno di<br />

ridisegnare il ruolo del<strong>la</strong> caposa<strong>la</strong>.<br />

9.8. <strong>Salute</strong>, sport e stili di vita: “Chi si ferma è <strong>per</strong>duto! 2”<br />

CARLA STEFANIA RICCARDI - Direttore Generale Azienda USL Valle d’Aosta<br />

Contesto: informare <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione sui corretti stili di vita ed in partico<strong>la</strong>re<br />

sui benefici dell’attività fisica<br />

I soggetti coinvolti sono stati: medico sportivo, dietologo, cardiologo, psicologo,<br />

allenatore, ufficio comunicazione.<br />

Queste le azioni:<br />

a) predisposizione di 5 volumetti da distribuire al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione dedicati ai<br />

benefici derivanti dal<strong>la</strong> pratica costante di attività fisica visti dagli specialisti<br />

coinvolti;<br />

b)organizzazione di 4 serate sul territorio (in corrispondenza dei 4 distretti in<br />

cui è artico<strong>la</strong>ta <strong>la</strong> Regione), durante le quali gli specialisti coinvolti hanno<br />

re<strong>la</strong>zionato sul tema dei corretti stili di vita, ed in partico<strong>la</strong>re sull’attività<br />

fisica;<br />

c) organizzazione, con <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione del CONI e dell’Assessorato del Turismo<br />

e Sport, nonché con l’intervento dell’Istituto Su<strong>per</strong>iore di Sanità, del<strong>la</strong><br />

giornata nazionale dello sport, con dimostrazioni pratiche delle varie discipline<br />

e divulgazione del messaggio inerente i corretti stili di vita.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

125


CAPITOLO 9<br />

Gruppo/target: tutta <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione.<br />

Scenari futuri<br />

1. riproposizione del messaggio, individuando partico<strong>la</strong>ri categorie di <strong>per</strong>sone<br />

su cui adeguare, nel<strong>la</strong> pratica, i corretti stili di vita, in partico<strong>la</strong>re l’attività<br />

fisica più idonea;<br />

2. effettuazione di una campagna di monitoraggio presso <strong>la</strong> struttura<br />

ospedaliera, finalizzata a verificare l’adozione o meno di corretti stili di vita<br />

da parte del <strong>per</strong>sonale sanitario;<br />

3. verifica dei risultati e attivazione di corsi formativi-informativi destinati al<br />

<strong>per</strong>sonale medico-infermieristico affinché anche gli o<strong>per</strong>atori sanitari diventino<br />

protagonisti del progetto a favore degli utenti del<strong>la</strong> struttura ospedaliera.<br />

126<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 10<br />

La continuità assistenziale<br />

10.1. Integrazione Ospedale e Territorio: il progetto del<strong>la</strong> Rete HPH<br />

Piemonte - Valle D’Aosta<br />

CLEMENTE PONZETTI 1 , MASSIMO LEPORATI 1 , ANGELO PENNA 2 , CHIARA GALOTTO 3 - 1 Azienda<br />

USL Valle d’Aosta; 2 Azienda Sanitaria Locale 12 Biel<strong>la</strong>; 3 Azienda Sanitaria<br />

Locale 5 Collegno<br />

AUTORE REFERENTE: CLEMENTE PONZETTI, Direttore Sanitario Azienda USL Valle<br />

d’Aosta, Via Guido Rey 1, Aosta - tel.: 0165 544511, e-mail: ponzetti.clemente@<br />

us<strong>la</strong>osta.com<br />

Introduzione<br />

Il progetto qui presentato ha preso avvio nel<strong>la</strong> seconda metà del 2003, a<br />

partire dal 2004 è stato condiviso un protocollo di attuazione <strong>per</strong> il <strong>per</strong>iodo<br />

2004-2007 che viene di seguito sinteticamente descritto.<br />

Al momento attuale hanno fornito <strong>la</strong> loro definitiva adesione al progetto 18<br />

Aziende Sanitarie del Piemonte e l’Azienda USL del<strong>la</strong> Valle d’Aosta, oltre che,<br />

con funzioni di supporto e coordinamento organizzativo, il CIPES Piemonte.<br />

L’esigenza espressa da queste Aziende è stata quel<strong>la</strong> di costruire <strong>per</strong>corsi comuni<br />

tesi all’integrazione dell’assistenza sanitaria tra Ospedale e Territorio,<br />

condividendo le più significative es<strong>per</strong>ienze sviluppate dalle varie Aziende e<br />

le evidenze offerte dal<strong>la</strong> letteratura scientifica. Il numero di Aziende e <strong>la</strong> complessità<br />

del progetto hanno reso necessario <strong>la</strong> suddivisione del <strong>la</strong>voro in tre<br />

sottoprogetti di seguito indicati.<br />

Obiettivo del progetto è quello di:<br />

- definire i requisiti organizzativi che possano rendere un ospedale integrato<br />

con il territorio;<br />

- fornire alle Aziende Sanitarie Regionali informazioni, es<strong>per</strong>ienze e strumenti<br />

<strong>per</strong> programmare una migliore integrazione tra ospedale e territorio;<br />

- documentare, <strong>la</strong>ddove possibile, attraverso indicatori le es<strong>per</strong>ienze aziendali<br />

e i progetti che hanno realizzato l’integrazione e quelli che al contrario non<br />

hanno raggiunto l’obiettivo prefissato.<br />

Gruppo target<br />

Pur nel<strong>la</strong> consapevolezza che i bisogni dei cittadini rappresentano il riferimento<br />

a cui questo progetto, come gli altri del<strong>la</strong> rete HPH, si ispirano, il pre­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

127


CAPITOLO 10<br />

sente progetto vede, come propri destinatari intermedi, i professionisti del<strong>la</strong><br />

sanità, sia in veste di decisori sul singolo paziente (medici infermieri ecc.), sia<br />

in veste di decisori delle politiche sanitarie locali e regionali, cui verrà offerta<br />

una rassegna di es<strong>per</strong>ienze, requisiti e <strong>per</strong>corsi organizzativi funzionali ad<br />

una presa in carico complessiva dei bisogni del paziente.<br />

Sono state a questo scopo definite due diverse strategie o<strong>per</strong>ative:<br />

1. verranno selezionati, tra le Aziende piemontesi, progetti esemplificativi di<br />

una concreta integrazione ospedale-territorio, attraverso <strong>la</strong> documentazione<br />

di risultati conseguiti (attivazione di servizi, ambu<strong>la</strong>tori, numeri verdi,<br />

ecc.), strumenti utilizzati (opuscoli informativi, reti di comunicazione funzionanti<br />

ecc.) e <strong>la</strong>ddove possibile di impatto sul paziente (riduzione ricoveri<br />

ripetuti, anticipazione diagnostica ecc.). Le evidenze desunte dai progetti<br />

aziendali costituiranno <strong>la</strong> base principale <strong>per</strong> <strong>la</strong> costruzione dei requisiti di<br />

un Ospedale integrato;<br />

2. si procederà ad una revisione del<strong>la</strong> letteratura sugli interventi <strong>per</strong> l’integrazione<br />

ospedale territorio a partire dal<strong>la</strong> bibliografia disponibile presso <strong>la</strong><br />

rete internazionale HPH e di quel<strong>la</strong> presente in specifiche banche dati<br />

(Cochrane Library, linee-guida, riviste di pubblicazione secondaria ecc.)<br />

nonché <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione con centri di documentazione regionali e nazionali.<br />

Sul<strong>la</strong> base delle es<strong>per</strong>ienze e dei progetti realizzati dalle aziende e dei temi<br />

principali studiati in letteratura, si è deciso di suddividere il progetto in tre<br />

sottoprogetti e altrettanti gruppi di <strong>la</strong>voro:<br />

A. Comunicazione, informazione, che ha <strong>per</strong> oggetto lo studio delle tecnologie<br />

dell’informazione e comunicazione <strong>per</strong> favorire l’integrazione (internet,<br />

telemedicina, numeri verdi e call center, opuscoli <strong>per</strong> i pazienti ecc.);<br />

B. Linee-guida e <strong>per</strong>corsi assistenziali, che ha <strong>per</strong> oggetto lo studio dell’utilità<br />

delle linee-guida e dei <strong>per</strong>corsi assistenziali <strong>per</strong> migliorare l’assistenza nelle<br />

patologie ad elevata esigenza di integrazione: scompenso cardiaco, diabete,<br />

ictus, patologia ortopedica, ecc.;<br />

C. Modelli organizzativi <strong>per</strong> <strong>la</strong> dimissione: che ha <strong>per</strong> oggetto lo studio degli<br />

strumenti utili ad una corretta dimissione ospedaliera (lettera di dimissione,<br />

dimissione protetta, ADI, Lungodegenza, Unità di valutazione geriatria e<br />

ospedaliera, ruolo dei caregivers ecc.).<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

Il progetto è ormai giunto al<strong>la</strong> definitiva pianificazione e iniziale attuazione.<br />

Al termine del progetto si prevede di produrre un documento da diffondere<br />

all’Assessorato regionale, alle Aziende nonché al<strong>la</strong> componente clinica<br />

ospedaliera e territoriale che documenti le es<strong>per</strong>ienze realizzate e le evidenze<br />

del<strong>la</strong> letteratura in tema di integrazione.<br />

128<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 10<br />

Conclusioni<br />

Il <strong>per</strong>corso avviato è ambizioso, ma l’occasione offerta dal<strong>la</strong> Rete HPH <strong>per</strong><br />

il miglioramento del<strong>la</strong> qualità dei servizi sembra aver facilitato l’adesione convinta<br />

al progetto da parte delle singole aziende partecipanti.<br />

10.2. Il progetto HPH del<strong>la</strong> ASL n. 3 di Pistoia come strategia <strong>per</strong> lo sviluppo<br />

del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute nell’ottica del<strong>la</strong> complessità<br />

MARIA JOSÉ CALDÉS PINILLA 1 , FABRIZIO SIMONELLI 2 - 1 ASL 3 di Pistoia; 2 Centro di<br />

Coordinamento del<strong>la</strong> Rete HPH Toscana<br />

AUTORE REFERENTE: MARIA JOSÉ CALDÉS PINILLA, U.O. Educazione e Promozione al<strong>la</strong><br />

<strong>Salute</strong> ASL. 3 Di Pistoia,Viale Matteotti n. <strong>19</strong>, 51100 Pistoia<br />

L’affermarsi del nuovo paradigma del<strong>la</strong> salute dopo l’enunciazione dei principi<br />

del<strong>la</strong> Carta di Ottawa (<strong>19</strong>86) ha reso necessario un ripensamento del ruolo<br />

dei servizi sanitari e stimo<strong>la</strong> oggi anche <strong>la</strong> ridefinizione dei profili dei professionisti<br />

sanitari.<br />

La promozione del<strong>la</strong> salute - come processo sociale, politico, culturale che<br />

si propone di migliorare lo stato di salute degli individui e del<strong>la</strong> comunità<br />

attraverso <strong>la</strong> costruzione di capacità che consentano alle <strong>per</strong>sone di esercitare<br />

i propri diritti e le proprie responsabilità nel model<strong>la</strong>re gli ambienti, gli stili di<br />

vita, le re<strong>la</strong>zioni sociali- è direttamente connessa al tema del<strong>la</strong> complessità.<br />

Alcuni dei principi del<strong>la</strong> complessità possono allora essere utili <strong>per</strong> assumere<br />

orientamenti coerenti con il nuovo paradigma del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong><br />

salute: il principio di auto-organizzazione, il principio ricorsivo, il principio<br />

dialogico e il principio ologrammatico.<br />

Muoversi nello scenario del<strong>la</strong> complessità insomma significa avere consapevolezze<br />

e strumenti di orientamento che consentano di orientare il sistema<br />

dei servizi sanitari verso nuovi orizzonti, acquisendo significati <strong>per</strong> se stessa,<br />

<strong>per</strong> i destinatari del<strong>la</strong> propria azione, <strong>per</strong> <strong>la</strong> comunità di riferimento.<br />

Considerando che il progetto HPH è partico<strong>la</strong>rmente complesso in quanto<br />

sviluppa promozione del<strong>la</strong> salute e viene condotto in un contesto organizzativo<br />

molto artico<strong>la</strong>to, dinamico e in continuo cambiamento, sembra necessario<br />

corre<strong>la</strong>rlo con i principi e i criteri che <strong>la</strong> teoria del<strong>la</strong> complessità sta mettendo<br />

a fuoco.<br />

In questa ottica <strong>la</strong> ASL n. 3 di Pistoia in col<strong>la</strong>borazione con il Centro di<br />

Coordinamento del<strong>la</strong> Rete HPH Toscana sta e<strong>la</strong>borando alcuni indirizzi di azione.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

129


CAPITOLO 10<br />

10.3. Un Dipartimento <strong>per</strong> l’integrazione sociosanitaria<br />

ANNA GRAZIA GIULIANELLI - Montecatone Rehabilitation Institute S.P.A., via<br />

Montecatone 37, 40026 Imo<strong>la</strong> (BO) - tel.: 0542 632811, fax: 0542 632805, e­<br />

mail: giulianelli@montecatone.com<br />

L’Ospedale di Montecatone è una struttura con 150 posti letto dedicati a<br />

pazienti con gravi cerebrolesioni (22 pl.) e a pazienti con lesione midol<strong>la</strong>re<br />

(44 pl. <strong>per</strong> Acuti, 66 <strong>per</strong> Post Acuti).<br />

Può accogliere i pazienti a poca distanza temporale dall’evento lesivo grazie<br />

agli 8 pl di Terapia intensiva e ai 10 pl. di Sub I.<br />

Ha 10 pl. di DH <strong>per</strong> controlli successivi al primo ricovero.<br />

La maggior parte dei pazienti ricoverati deve fare i conti con una disabilità<br />

inemendabile: <strong>la</strong> tempestività dei soccorsi, le conoscenze sull’intervento in<br />

emergenza, le nuove tecnologie sanitarie, i nuovi farmaci, consentono <strong>la</strong> sopravvivenza<br />

di <strong>per</strong>sone destinate, fino a qualche anno fa, a soccombere all’evento<br />

lesivo. Le gravi cerebrolesioni e le lesioni spinali cervicali sono fra le<br />

cause principali di grave disabilità acquisita. Ciò significa che le strutture<br />

ospedaliere sono chiamate a misurarsi con patologie gravissime <strong>per</strong> le quali il<br />

recu<strong>per</strong>o è spesso modesto. L’ospedale di Montecatone è considerato un punto<br />

di eccellenza <strong>per</strong> <strong>la</strong> riabilitazione di pazienti che hanno compromesse funzioni<br />

fondamentali: il movimento autonomo degli arti, nelle <strong>per</strong>sone con lesione<br />

midol<strong>la</strong>re, le funzioni su<strong>per</strong>iori, nelle <strong>per</strong>sone con grave cerebrolesione. Su<strong>per</strong>ata<br />

<strong>la</strong> fase d’emergenza, comincia <strong>per</strong> il paziente ed i familiari, un <strong>per</strong>corso<br />

doloroso e difficile. Accompagnati dagli o<strong>per</strong>atori, dovranno fare i conti con<br />

una situazione nuova e completamente sconosciuta che modificherà abitudini<br />

e stili di vita di tutto il gruppo familiare. Si tratta di un <strong>la</strong>voro complesso che<br />

comprende aspetti sanitari, psicologici e sociali: <strong>la</strong> disabilità, da patologia,<br />

diventa una condizione di vita. é importante intervenire, fin dai primi momenti<br />

del ricovero, con l’obbiettivo di riportare il paziente a vivere nel territorio di<br />

appartenenza: se in terapia intensiva l’holding è molto forte, già negli acuti si<br />

<strong>la</strong>vora <strong>per</strong> sostenere le espressioni di autonomia di un paziente che, nel<strong>la</strong><br />

maggior parte dei casi, ha un enorme bisogno di assistenza. In ospedale i<br />

tempi del<strong>la</strong> cura e dell’assistenza sono pianificati in segmenti organizzativi<br />

ormai consolidati mentre con questi pazienti, che restano ricoverati molto a<br />

lungo, occorre prevedere opportunità ed es<strong>per</strong>ienze a sostegno del <strong>per</strong>corso<br />

riabilitativo, che favoriscano <strong>la</strong> consapevolezza del<strong>la</strong> condizione fisica e del<br />

recu<strong>per</strong>o possibile.<br />

A Montecatone è stato istituito da pochi mesi un Dipartimento <strong>per</strong> il<br />

Reinserimento, con un Responsabile che fa capo al<strong>la</strong> Direzione Sanitaria insieme<br />

al Responsabile del Dipartimento Riabilitativo.<br />

Il Responsabile del Dip. <strong>per</strong> il Reinserimento coordina, con un gruppo di<br />

130<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 10<br />

o<strong>per</strong>atori trasversale alle professioni ed ai reparti, le azioni e gli interventi <strong>per</strong><br />

promuovere il ritorno a casa dei pazienti ricoverati, attivando dal loro ingresso<br />

i contatti con il territorio di appartenenza. A tale scopo si sta <strong>la</strong>vorando ad una<br />

procedura che preveda una prima comunicazione con il MMG ed il Responsabile<br />

del Distretto <strong>per</strong> segna<strong>la</strong>re il ricovero e <strong>la</strong> situazione clinica del paziente. A<br />

questa farà seguito una seconda comunicazione ed un contatto diretto con i<br />

servizi territoriali <strong>per</strong> cominciare ad affrontare i nodi di un rientro a casa: <strong>la</strong><br />

necessità di un’assistenza partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> presenza di barriere architettoniche nel<strong>la</strong><br />

casa, l’individuazione degli ausili adeguati a sostegno dell’autonomia <strong>per</strong>sonale<br />

nelle attività del<strong>la</strong> vita quotidiana, <strong>la</strong> presenza di una condizione professionale<br />

da riprendere, gli studi da completare. Sono ambiti determinanti <strong>per</strong> <strong>la</strong> qualità<br />

del<strong>la</strong> vita delle <strong>per</strong>sone con disabilità acquisita sui quali ancora si sta <strong>la</strong>vorando<br />

molto poco, <strong>la</strong>sciando al<strong>la</strong> buona volontà degli o<strong>per</strong>atori, <strong>per</strong>altro fortemente<br />

impegnati nell’assistenza, il <strong>la</strong>voro con il territorio. D’altro canto i servizi territoriali<br />

non sono ancora attrezzati a ricevere <strong>per</strong>sone con disabilità grave.<br />

L’ospedale di Montecatone ha scelto di mettere il paziente al centro dell’intervento:<br />

il Dipartimento <strong>per</strong> il Reinserimento è una risposta innovativa nell’organizzazione<br />

sanitaria ospedaliera e vuole essere un investimento <strong>per</strong> una<br />

sanità che fa del paziente il protagonista del suo <strong>per</strong>corso riabilitativo.<br />

10.4. La progettazione multiprofessionale dei <strong>per</strong>corsi del paziente <strong>per</strong><br />

<strong>la</strong> garanzia di continuità assistenziale<br />

DANILO ORLANDINI, FRANCO PRANDI, ROSANNA CARBOGNANI, CRISTINA PEDRONI, ANTONIO<br />

CARBOGNANI, GIANPAOLO GAMBARATI, ELENA CASADEI TURRONI, PIERANTONIO MAGNANI,<br />

DANIELE GOVI - Azienda USL di Reggio Emilia<br />

AUTORE REFERENTE: DANILO ORLANDINI, Qualità e Accreditamento Azienda USL di<br />

Reggio Emilia, Via Amendo<strong>la</strong> 2, 42100 Reggio Emilia – tel.: 0522 335440,<br />

fax: 0522 335120, e-mail: Danilo.Or<strong>la</strong>ndini@ausl.re.it<br />

Breve introduzione del contesto<br />

I <strong>per</strong>corsi assistenziali sono piani interdisciplinari di cura e/o assistenza predisposti<br />

ed usati da chi eroga prestazioni sanitarie <strong>per</strong> stabilire <strong>la</strong> migliore<br />

sequenza di azioni <strong>per</strong> interventi su pazienti affetti da specifiche patologie<br />

(soprattutto croniche). In una azienda sanitaria territoriale i <strong>per</strong>corsi assistenziali<br />

devono tenere conto di tutti le fasi del<strong>la</strong> cura, che devono essere note e<br />

dichiarate, <strong>per</strong>ché questo <strong>per</strong>mette di conoscere meglio i bisogni dei pazienti,<br />

al fine di interiorizzarli nei servizi forniti <strong>per</strong>ché le prestazioni non siano episodi<br />

iso<strong>la</strong>ti di cura ma si inseriscano in un flusso control<strong>la</strong>to dal sistema ed in<br />

linea con le esigenze e le attese dei pazienti.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

131


CAPITOLO 10<br />

Obiettivo/i<br />

Un’organizzazione governata <strong>per</strong> processi deve promuovere <strong>la</strong> gestione delle<br />

ma<strong>la</strong>ttie mediante <strong>la</strong> definizione di <strong>per</strong>corsi assistenziali con l’obiettivo di orientare<br />

tutte le azioni ad una visione di sistema.<br />

L’organizzazione applica i <strong>per</strong>corsi assistenziali a tutti i livelli (dall’unità<br />

o<strong>per</strong>ativa a specifici programmi assistenziali) con partico<strong>la</strong>re riguardo alle<br />

ma<strong>la</strong>ttie croniche, allo sviluppo di un sistema di comunicazione efficace ed<br />

al<strong>la</strong> partecipazione del paziente<br />

Gruppo/i target<br />

Gruppi multiprofessionali di pianificazione dei <strong>per</strong>corsi sono attivi in ambito<br />

oncologico/cure palliative, cardiologico, pneumologico, diabetologico,<br />

ortopedico, ematologico, screening, ecc...<br />

I pazienti entrano in una rete di assistenza in grado di assicurare le comunicazioni<br />

e di individuare il punto migliore a cui indirizzarli.<br />

Il sistema aziendale orienta <strong>la</strong> gestione <strong>per</strong> processi al<strong>la</strong> applicazione dei<br />

<strong>per</strong>corsi assistenziali (indicatori) e si confronta con <strong>la</strong> comunità locale con i<br />

piani di zona<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

Da alcuni anni il sistema di valutazione aziendale raccoglie anche dati sul<strong>la</strong><br />

continuità assistenziale.<br />

(Es.: 1- Casi presi in carico dal SID nei tre giorni successivi al<strong>la</strong> dimissione,<br />

che non erano stati segna<strong>la</strong>ti dai reparti di degenza; 2 - Esistenza di piani di<br />

<strong>la</strong>voro integrati tra le aree (Cure Primarie, SERT, Dipartimento salute mentale,<br />

Sociale);<br />

I <strong>la</strong>vori di pianificazione in corso puntano all’individuazione di indicatori di<br />

processo e dove possibile di esito significativi e misurabili.<br />

Conclusioni<br />

Se l’organizzazione riesce a dotarsi di <strong>per</strong>corsi assistenziali <strong>per</strong> i temi clinico<br />

assistenziali più frequenti e/o più critici dovrebbe tenere sotto controllo il<br />

cuore del sistema produttivo ed essere in grado di migliorare a partire dall’applicazione<br />

dei processi (dall’o<strong>per</strong>atività) e non solo dal<strong>la</strong> introduzione di nuove<br />

tecnologie.<br />

Gli o<strong>per</strong>atori hanno l’opportunità di costruire strumenti <strong>per</strong> <strong>la</strong>vorare meglio e<br />

meno, <strong>per</strong> eliminare le variazioni non necessarie, e <strong>per</strong> conoscere tutte le azioni<br />

(non solo quelle fatte da loro), e gli esiti attesi dal sistema <strong>per</strong> il paziente.<br />

132<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 10<br />

La vera ricchezza di un <strong>per</strong>corso assistenziale è <strong>la</strong> possibilità data a tutti gli<br />

attori (paziente, famiglia e o<strong>per</strong>atori) di comprendere tutte le fasi del processo<br />

(che nelle ma<strong>la</strong>ttie croniche può durare anche molti anni) e di analizzare i<br />

cambiamenti che avvengono nel paziente e come il paziente li <strong>per</strong>cepisce.<br />

È <strong>per</strong> questo che l’assistenza organizzata con i <strong>per</strong>corsi è comunque sempre<br />

molto ben accettata da parte dei pazienti<br />

10.5. Dimissioni protette nell’unità o<strong>per</strong>ativa ma<strong>la</strong>ttie infettive<br />

ANNAMARIA GIAMPIETRI - Caposa<strong>la</strong>U.O. Ma<strong>la</strong>ttie Infettive, Dipartimento Medico 2^<br />

Azienda Ospedaliera Arcispedale Santa Maria Nuova- Reggio Emilia, Viale<br />

Risorgimento 80, 42100 Reggio Emilia - tel.: 0522 296613, e-mail:<br />

giampietri.annamaria@asmn.re.it<br />

Nell’U.O. Ma<strong>la</strong>ttie Infettive le problematiche del “paziente complesso” suscitano<br />

partico<strong>la</strong>re interesse <strong>per</strong> <strong>la</strong> complessità del<strong>la</strong> sua gestione.<br />

Dall’analisi delle schede infermieristiche 2000/03 re<strong>la</strong>tivamente al “grado di<br />

dipendenza” e all’età anagrafica dei pazienti ricoverati, si evince un aumento<br />

dei ricoveri <strong>per</strong> tutte le fasce di età individuate e un aumento dei pazienti<br />

autosufficienti rispetto a quelli parzialmente e totalmente dipendenti. A fronte<br />

dei dati e del<strong>la</strong> difficoltà di reinserimento in sicurezza del paziente al proprio<br />

domicilio, si è quindi definito un <strong>per</strong>corso di dimissione protetta che potesse<br />

garantire <strong>la</strong> continuità assistenziale e terapeutica all’utente e fornire agli o<strong>per</strong>atori<br />

una modalità di gestione omogenea.<br />

Lo scopo generale è quello di realizzare un collegamento o<strong>per</strong>ativo formale<br />

con <strong>la</strong> rete dei servizi distrettuale che consenta al paziente ricoverato in<br />

ospedale, <strong>per</strong> il quale vi sia <strong>la</strong> necessità di utilizzo del<strong>la</strong> rete dei servizi territoriali,<br />

di usufruire di un <strong>per</strong>corso unitario in continuità assistenziale.<br />

Obiettivi del progetto sono:<br />

- garantire <strong>la</strong> continuità terapeutica tra Ospedale e Struttura;<br />

- creare <strong>per</strong>corsi che rispondano meglio ai bisogni dei cittadini/utenti;<br />

- aumentare <strong>la</strong> capacità di filtro ai ricoveri impropri e conseguente riduzione<br />

dei ricoveri ospedalieri;<br />

- favorire il reinserimento nel proprio ambiente di vita del paziente dimesso<br />

al fine di diminuire il disagio del ricovero;<br />

- diminuire <strong>la</strong> spesa ospedaliera e favorire un migliore utilizzo dei posti letto.<br />

In partico<strong>la</strong>re il campo di applicazione previsto è <strong>la</strong> dimissione di pazienti<br />

problematici con ulteriore degrado delle condizioni di salute rispetto all’ingresso<br />

o che presentano i seguenti problemi:<br />

- aggravamento del<strong>la</strong> non autosufficienza o <strong>per</strong>dita dell’autosufficienza;<br />

- necessità riabilitative che non possono essere supportati dal nucleo familiare;<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

133


CAPITOLO 10<br />

- problemi di comprensione linguistica e culturale;<br />

- pazienti senza fissa dimora o in condizione di c<strong>la</strong>ndestinità.<br />

Il progetto, iniziato nel 2001 è tuttora in corso.<br />

L’attività prevista consiste in:<br />

- identificazione infermieristica dei bisogni del paziente al momento del ricovero<br />

seguita da una rivalutazione medica ed infermieristica delle condizioni<br />

del paziente in previsione del<strong>la</strong> dimissione (3 giorni prima);<br />

- valutazione congiunta con <strong>la</strong> famiglia (nel caso in cui ci siano le condizioni<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> dimissione) re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> loro disponibilità <strong>per</strong> il livello assistenziale<br />

che può garantire e alle ipotesi di attivare i servizi territoriali (servizio<br />

sociale, servizio domiciliare, servizio infermieristico, Sert, Simap), l’unità di<br />

valutazione geriatrica <strong>per</strong> un eventuale trasferimento in Residenza sanitaria<br />

assistita, di trasformare il ricovero ordinario in ricovero di lungodegenza, di<br />

richiedere al<strong>la</strong> direzione sanitaria il trasferimento in una struttura convenzionata;<br />

- organizzazione del rientro al domicilio da parte del<strong>la</strong> caposa<strong>la</strong>.<br />

Prima del<strong>la</strong> dimissione, l’équipe infermieristica cura in modo dettagliato <strong>la</strong><br />

trasmissione delle informazioni sanitarie utili <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione a domicilio del<br />

paziente coinvolgendo anche i familiari. L’obiettivo è anche quello di diffondere<br />

pratiche di buona salute <strong>per</strong> vivere al meglio nel proprio ambiente di<br />

vita. Il medico, nel contempo, contatta il medico curante del paziente al fine<br />

di garantire <strong>la</strong> continuità terapeutica e <strong>per</strong> creare un contatto diretto tra ospedale<br />

e territorio.<br />

Primi risultati<br />

I primi dati mostrano un incremento dell’adozione del<strong>la</strong> procedura del<strong>la</strong><br />

dimissione protetta: nel 2001 i pazienti dimessi con tale modalità sono stati 29,<br />

nel 2002, 57 e nel 2003, 61.<br />

Gli indicatori individuati:<br />

- segna<strong>la</strong>zione di disservizi da parte dei pazienti, dei familiari e degli o<strong>per</strong>atori<br />

dei servizi coinvolti nel<strong>la</strong> dimissione. Lo standard di riferimento, che è<br />

l’assenza di segna<strong>la</strong>zioni, è stato raggiunto al 100%;<br />

- gradimento degli utenti in dimissione protetta, rilevato attraverso il questionario<br />

di soddisfazione aziendale. Lo standard di riferimento è il<br />

raggiungimento del 100% di utenti soddisfatti (utenti che hanno espresso il<br />

giudizio “Molto buono + Buono” al<strong>la</strong> valutazione complessiva) rispetto al<br />

96,2% ottenuto nelle indagini del 2001;<br />

- n. di re-ospedalizzazione entro 3 mesi dall’ultimo ricovero in ospedale. Lo<br />

standard è una riduzione del 90% delle re-ospedalizzazioni. Nel 2001 si è<br />

registrato uno scostamento positivo del 3,1% dallo standard, mentre nel<br />

134<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 10<br />

2002 e nel 2003 si è registrato uno scostamento negativo rispettivamente<br />

del 5,8% e del 16,2%.<br />

Risultati attesi<br />

Per l’utenza:<br />

- minore ricorso all’ospedalizzazione <strong>per</strong> <strong>la</strong> risoluzione dei problemi di salute;<br />

- possibilità <strong>per</strong> il paziente complesso di vivere nel proprio ambiente di vita.<br />

Per l’organizzazione:<br />

- miglior utilizzo dei posti letto;<br />

- possibilità di incidere sul flusso dei ricoveri in modo più appropriato, più<br />

sicuro, ed economicamente più favorevole.<br />

Conclusioni<br />

L’attuazione del<strong>la</strong> procedura di dimissione protetta, in tutti i casi in cui è<br />

stata applicata, ha riscontrato un alto gradimento dell’utenza e ha <strong>per</strong>messo<br />

una migliore gestione dei pazienti a complessità assistenziale alta.<br />

10.6. L’umanizzazione del <strong>per</strong>corso assistenziale diabetico: il metodo delle<br />

“categorie assistenziali” e il rapporto con gli standard internazionali<br />

HPH<br />

MARCELLA FILIERI, SERGIO CORTOPASSI, ROBERTO CAPIFERRI, GIUSEPPE MARTINI, MAIDA<br />

PERCO, RENZO PIZ - Azienda USL 5 di Pisa<br />

AUTORE REFERENTE: MARCELLA FILIERI, Responsabile U.O. Sviluppo, Ricerca e Formazione,<br />

Azienda USL 5 di Pisa, Via Zamenhof 1, 56100 PISA – tel.: 050<br />

954291, fax: 050 954321, e-mail: m.filieri@usl5.toscana.it<br />

Premessa<br />

Presso l’Azienda USL 5 di Pisa è in corso l’analisi critica di alcuni <strong>per</strong>corsi<br />

assistenziali con l’obiettivo di renderli coerenti con le strategie del<strong>la</strong> rete<br />

HPH e con <strong>la</strong> definizione del PSR Toscano 2002 - 2004 che prevede un “<strong>per</strong>corso<br />

guidato del cittadino attraverso l’organizzazione sanitaria con lo<br />

scopo di mettere nel<strong>la</strong> corretta re<strong>la</strong>zione tutti i componenti del team, che<br />

<strong>per</strong> quel determinato problema di salute seguono specifiche linee guida condivise”.<br />

Di seguito viene descritto il metodo di <strong>la</strong>voro ed i risultati ottenuti nell’analisi<br />

del <strong>per</strong>corso assistenziale del paziente diabetico.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

135


CAPITOLO 10<br />

Obiettivi del progetto<br />

Migliorare il <strong>per</strong>corso diabetico mediante l’applicazione di un metodo di<br />

<strong>la</strong>voro che integri i contenuti professionali improntati ai principi dell’EBM con<br />

le corrette modalità organizzative e con gli aspetti re<strong>la</strong>zionali ispirati ai principi<br />

del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute. Il metodo prevede <strong>la</strong> individuazione di indicatori<br />

di processo e di esito <strong>per</strong> il monitoraggio dei risultati. Gli indicatori<br />

dovranno contribuire a definire un “budget di <strong>per</strong>corso”.<br />

Target e azioni specifiche<br />

Il progetto è rivolto a:<br />

- i professionisti aziendali coinvolti in un <strong>per</strong>corso di formazione-<strong>la</strong>boratorio;<br />

- gli utenti del <strong>per</strong>corso diabetico in qualità di valutatori del <strong>per</strong>corso attraverso<br />

il metodo dei focus group;<br />

- i cittadini destinatari di specifiche iniziative di comunicazione, anche attraverso<br />

una rinnovata carta dei servizi.<br />

Metodo di <strong>la</strong>voro e risultati<br />

Utilizzando <strong>la</strong> formazione del <strong>per</strong>sonale interessato al <strong>per</strong>corso diabetico<br />

(intraospedaliero e territoriale) come momento di “<strong>la</strong>boratorio”, i professionisti<br />

si confrontano e descrivono le fasi attuali del <strong>per</strong>corso del paziente diabetico<br />

focalizzando <strong>per</strong> ciascuna di esse l’esistenza o meno di linee guida, protocolli,<br />

procedure, modulistica finalizzati a:<br />

1. valutazione clinico-sociale-psicologica del paziente e dei suoi bisogni;<br />

2. applicazione di pratiche diagnostiche e terapeutiche evidence based;<br />

3. riduzione dei rischi clinici <strong>per</strong> il paziente;<br />

4. informazione, educazione, partecipazione del paziente e del<strong>la</strong> famiglia;<br />

5. valutazione degli esiti clinici.<br />

Lo strumento chiave <strong>per</strong> l’analisi e l’ottimizzazione del <strong>per</strong>corso è rappresentato<br />

da uno schema a matrice rie<strong>la</strong>borato presso l’Azienda Usl 5 a partire<br />

da una proposta dell’ISS e dall’Agenzia Sanitaria delle Marche in tema di gestione<br />

<strong>per</strong> processi professionali e <strong>per</strong>corsi assistenziali.<br />

Tale strumento fa riferimento alle cosiddette “categorie assistenziali” alcune<br />

delle quali (valutazione del paziente; educazione del paziente) coincidono<br />

con alcuni standard internazionali HPH.<br />

Per ciascuno dei 5 punti di osservazione vengono individuati specifici indicatori,<br />

proposti e condivisi dai professionisti.<br />

In partico<strong>la</strong>re, con riferimento ai punti 1 e 4 è in corso di s<strong>per</strong>imentazione<br />

l’individuazione e l’applicazione dei substandard e dei re<strong>la</strong>tivi indicatori pro­<br />

136<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 10<br />

posti dal WHO Regional Office of Europe re<strong>la</strong>tivi agli standard HPH n. 2 (patient<br />

assessment) e n. 3 (patient information and intervention).<br />

Un’importante modalità di valutazione dei risultati sarà data dal confronto<br />

dei risultati di due focus group da tenersi a distanza di un anno l’uno dall’altro,<br />

ciascuno dei quali coinvolgerà 14 pazienti diabetici selezionati secondo specifici<br />

criteri di inclusione predisposti dal<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Su<strong>per</strong>iore Sant’Anna di Pisa<br />

al<strong>la</strong> quale è stata commissionata l’indagine.<br />

Conclusioni<br />

Il riorientamento dei professionisti, spesso ancora legati al proprio ruolo<br />

professionale nell’organizzazione, verso l’obiettivo di soddisfazione complessiva<br />

del cittadino è stato un compito non facile da affrontare mediante l’attività<br />

formativa; tuttavia lo spirito di squadra da <strong>per</strong>seguire mediante <strong>la</strong> formazione,<br />

insieme con il forte sostegno del<strong>la</strong> direzione aziendale costituiscono le<br />

leve irrinunciabili da utilizzare <strong>per</strong> il miglioramento dei <strong>per</strong>corsi assistenziali<br />

in generale. Nel caso del <strong>per</strong>corso diabetico il metodo adottato si è rive<strong>la</strong>to<br />

efficace <strong>per</strong> individuare le criticità attuali e <strong>per</strong> indicare <strong>la</strong> strada verso il miglioramento.<br />

I professionisti sono attualmente impegnati in <strong>la</strong>vori di gruppo<br />

finalizzati al<strong>la</strong> l’implementazione delle linee guida, protocolli, ecc. risultati<br />

carenti in fase di analisi. Il monitoraggio nel tempo degli indicatori proposti,<br />

insieme con i risultati dei focus group consentiranno una valutazione definitiva<br />

dei risultati<br />

Il <strong>per</strong>corso assistenziale, dopo aver su<strong>per</strong>ato le conferenze di consenso con<br />

gli o<strong>per</strong>atori interessati, entrerà nel<strong>la</strong> fase di s<strong>per</strong>imentazione applicativa e<br />

produrrà due canali di comunicazione:<br />

1. in Carta dei Servizi, all’interno degli impegni aziendali, rivolto verso i cittadini;<br />

2. nel Foglio Accoglienza, sezione del<strong>la</strong> Carta, rivolto agli utenti che entrano<br />

nel <strong>per</strong>corso.<br />

Bibliografia<br />

1. CASATI, PANELLA, DI STANISLAO, VICHI, MOROSINI, Gestione <strong>per</strong> processi professionali<br />

e <strong>per</strong>corsi assistenziali, Istituto Su<strong>per</strong>iore di Sanità, Agenzia Sanitaria<br />

Regionale Marche, Ministero del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>.<br />

2. WORLD HEALTH ORGANIZATION, Self assessment tool for health promotion<br />

standard and indicators in hospitals (Draft), Copenhagen, WHO Regional<br />

Office for Europe 2004.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

137


CAPITOLO 11<br />

138<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 11<br />

La promozione del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> i bambini<br />

e gli adolescenti in ospedale<br />

11.1. Il progetto OMS “Promozione del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> bambini ed adolescenti<br />

in ospedale”<br />

FABRIZIO SIMONELLI, MARIA JOSÉ CALDÉS PINILLA, KATALIN MAJER, PAOLO MORELLO MAR­<br />

CHESE - Centro di Coordinamento del<strong>la</strong> Rete HPH Toscana, Ospedale Pediatrico<br />

A. Meyer di Firenze<br />

AUTORE REFERENTE: FABRIZIO SIMONELLI, Centro di Coordinamento del<strong>la</strong> Rete HPH<br />

Toscana, Ospedale Pediatrico A. Meyer, Via Pico del<strong>la</strong> Mirando<strong>la</strong> 24, 50132<br />

Firenze – tel.: 055 5662311, fax: 055 5662940, e-mail: f.simonelli@ meyer.it<br />

Breve introduzione del contesto<br />

La salute intesa come un processo di crescita sociale e <strong>per</strong>sonale volto all’auto-realizzazione<br />

comincia nel<strong>la</strong> prima infanzia e <strong>per</strong>dura fino al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> vita.<br />

Gli ospedali dovrebbero avere un ruolo sempre crescente nel promuovere una<br />

crescita sana dei bambini e adolescenti, implementando pratiche di cultura del<strong>la</strong><br />

salute, e aiutando i bambini ed adolescenti attraverso gli episodi cruciali di<br />

sviluppo che loro attraversano. Lo sviluppo di queste capacità di vita è un obbiettivo<br />

essenziale nell’educazione del<strong>la</strong> salute e nelle attività di promozione<br />

del<strong>la</strong> salute, anche ospedaliere. La promozione del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> bambini e adolescenti<br />

in ospedale deve anche coinvolgere i loro familiari, prendendo in considerazione<br />

non solo il bambino o l’adolescente, ma anche <strong>la</strong> loro unità familiare,<br />

inteso come una risorsa fondamentale <strong>per</strong> <strong>la</strong> loro promozione del<strong>la</strong> salute.<br />

Obiettivi generali<br />

Questo progetto mira allo sviluppo e lo scambio di conoscenze, competenze,<br />

standards e buone pratiche di promozione del<strong>la</strong> salute negli ospedali<br />

pediatrici e nelle divisioni pediatriche di ospedali generali, seguendo i principi<br />

e i criteri dell’Health Promoting Hospitals Network, coordinato dall’Ufficio<br />

Europeo OMS di Barcellona.<br />

Obiettivi specifici<br />

- Sviluppare una cultura e pratica ospedaliera basata sul rispetto dei diritti<br />

dei bambini e adolescenti in ospedale;<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

139


CAPITOLO 11<br />

- adeguare il setting ospedaliero tenendo conto dei bisogni di promozione<br />

del<strong>la</strong> salute dei bambini e adolescenti;<br />

- sviluppare ricerche e studi sui bisogni di promozione del<strong>la</strong> salute dei bambini<br />

e adolescenti in ospedale;<br />

- creare una mappa di buone pratiche ospedaliere;<br />

- promuovere una nuova Comunità di Pratica e un Open Network internazionale<br />

sul tema del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> bambini e adolescenti in ospedale;<br />

- e<strong>la</strong>borare raccomandazioni e linee-guida concernenti <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong><br />

salute <strong>per</strong> bambini e adolescenti in ospedale.<br />

Gruppi target<br />

- Parenti dei bambini e adolescenti ospedalizzati;<br />

- bambini e adolescenti ospedalizzati con ma<strong>la</strong>ttie acute;<br />

- bambini e adolescenti ospedalizzati con ma<strong>la</strong>ttie severe/croniche;<br />

- staff ospedaliero;<br />

- bambini e adolescenti visitatori.<br />

Metodologia di <strong>la</strong>voro<br />

Per raggiungere questi obbiettivi il progetto prevede di attivare 5 infrastrutture:<br />

1. un Gruppo di Lavoro internazionale <strong>per</strong> lo scambio di idee, conoscenze ed<br />

es<strong>per</strong>ienze su questo tema;<br />

2. un Osservatorio sulle attività di promozione del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> bambini e adolescenti<br />

in ospedale, <strong>per</strong> identificare e disseminare le conoscenze e le pratiche<br />

esemp<strong>la</strong>ri su questo tema;<br />

3. una Comunità di Pratica, <strong>per</strong> promuovere <strong>la</strong> cultura del<strong>la</strong> salute, il confronto<br />

scientifico e culturale, <strong>la</strong> disseminazione dei risultati, le re<strong>la</strong>zioni professionali;<br />

4. un Open Network di ospedali, istituzioni e associazioni, che acquisisca e<br />

diffonda nuovi modelli e iniziative di promozione del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> bambini<br />

e adolescenti in ospedale;<br />

5. un Sistema di Dialogo e Comunicazione su Internet (Website): <strong>per</strong> condividere<br />

le conoscenze scientifiche, <strong>per</strong> scambiare informazioni tra i partner<br />

sulle attività e i risultati; e <strong>per</strong> sostenere <strong>la</strong> Comunità di Pratica e l’Open<br />

Network.<br />

Risultati attesi<br />

1. E<strong>la</strong>borazione di un documento-guida, con i principi e i significati propri<br />

del<strong>la</strong> Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> <strong>per</strong> Bambini e Adolescenti in Ospedale;<br />

2. definizione di un set di Diritti fondamentali del Bambino in Ospedale, e<br />

140<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 11<br />

sua condivisione e diffusione negli ospedali <strong>per</strong> bambini e nelle divisioni<br />

pediatriche di ospedali generali;<br />

3. sviluppo di attività di ricerca sui bisogni di promozione del<strong>la</strong> salute di bambini<br />

e adolescenti in ospedale;<br />

4. costruzione e disseminazione di una mappa di buone pratiche europee di<br />

promozione del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> bambini e adolescenti in ospedale;<br />

5. definizione di una cornice <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> bambini e<br />

adolescenti in ospedale basata sull’evidenza, attraverso standards e indicatori<br />

condivisi;<br />

6. e<strong>la</strong>borazione di raccomandazioni e linee-guida <strong>per</strong> le attività di promozione<br />

del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> bambini e adolescenti in ospedale;<br />

7. sviluppo, attraverso tutta <strong>la</strong> Regione Europea dell’OMS, di una Comunità<br />

di Pratica, dedicata a questo tema, ed attiva nel panorama generale di promozione<br />

del<strong>la</strong> salute;<br />

8. creazione di un nuovo Open Network di ospedali, università, istituzioni e<br />

associazioni, che <strong>la</strong>vori su questo tema e sviluppi re<strong>la</strong>zioni di co-o<strong>per</strong>azione<br />

sul<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> bambini e adolescenti in ospedale<br />

coinvolgendo reti e programmi internazionali.<br />

Primi risultati<br />

- È stata preparata <strong>la</strong> versione bozza del documento-guida.<br />

- È stato istituito il Gruppo di Lavoro.<br />

- È stato realizzato il Sito Internet.<br />

- È stata avviata l’Indagine di sfondo.<br />

Conclusioni<br />

Al momento si può constatare che il <strong>per</strong>corso progettuale è stato iniziato<br />

con un <strong>la</strong>rgo e qualificato coinvolgimento di partners di tutta <strong>la</strong> Regione Europea<br />

dell’OMS, su mandato dell’Ufficio Europeo di Barcellona.<br />

11.2. Il Laboratorio Clinico Pedagogico <strong>per</strong> ottimizzare l’assistenza<br />

pediatrica<br />

SEBASTIANO GUARNACCIA 1 , DANIELA MANFREDI 1 , EMANUELE D’AGATA 1 , BENEDETTA<br />

VENTURELLI 2 , ROSARIA AVISANI 3 , ENRICO COMBERTI 4 , GIOVANNA FERRETTI 1 , LUIGI DANIELE<br />

NOTARANGELO 1 , RAFFAELE SPIAZZI 1 - 1 Dipartimento di Pediatria, Ospedale dei Bambini,<br />

A.O. Spedali Civili Brescia; 2 Ufficio Comunicazione e Re<strong>la</strong>zioni con il<br />

pubblico A.O. Spedali Civili; 3 Direzione Sanitaria, A.O. Spedali Civili; 4 U.S.D.<br />

Aggiornamento e Certificazione Qualità, A.O. Spedali Civili<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

141


CAPITOLO 11<br />

AUTORE REFERENTE: SEBASTIANO GUARNACCIA, U.O. Laboratorio Clinico Pedagogico<br />

e Ricerca Biomedica, Ospedale dei Bambini, Clinica Pediatrica Università di<br />

Brescia, Spedali Civili, Via del Medolo 2, 25123 Brescia - Tel.: 030 3849283,<br />

fax: 030 3849284, e-mail: Laboratorioclinicopedagogico@hotmail.com<br />

Introduzione<br />

Nato all’interno dell’Ospedale dei Bambini di Brescia, il Laboratorio Clinico<br />

Pedagogico si propone di approfondire <strong>la</strong> tematica del<strong>la</strong> comunicazione e<br />

dell’educazione al fine di contribuire al miglioramento dell’assistenza al bambino<br />

ed al<strong>la</strong> sua famiglia, creando una rete di col<strong>la</strong>borazioni e sinergie tra i<br />

diversi “attori” coinvolti nel processo di educazione. In questa rete, il Laboratorio<br />

diviene riferimento culturale e traino <strong>per</strong> il coinvolgimento di soggetti<br />

o<strong>per</strong>anti a diverso titolo nel Servizio Sanitario e nelle Istituzioni pubbliche e<br />

private già oggi coinvolte nel progetto (<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong>, <strong>la</strong> Farmacia, le Associazioni,<br />

le Società Scientifiche, ecc...).<br />

Obiettivi/Target<br />

- Strutturare, intorno al bambino ed al<strong>la</strong> sua famiglia, una “rete” di intervento<br />

in termini di prevenzione, terapia e di autogestione.<br />

- Configurare il Laboratorio Clinico Pedagogico come Centro di Comunicazione,<br />

Educazione e Formazione Sanitaria, che si faccia promotore di qualità<br />

<strong>per</strong>:<br />

- l’utenza (bambino/famiglia);<br />

- l’azienda e gli o<strong>per</strong>atori sanitari;<br />

- l’ambiente esterno all’ospedale, in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> e i centri educativi<br />

e ricreativi maggiormente frequentati dai bambini;<br />

- le altre Aziende Ospedaliere;<br />

- le Società Scientifiche;<br />

- le Istituzioni Sanitarie e Sociali (ASL, Regione, Ministero del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>, Ordini<br />

e Collegi Professionali, Comuni, Aziende Municipalizzate, ecc...).<br />

Strumenti/indicatori<br />

Le attività del Laboratorio sono orientate al<strong>la</strong> promozione e allo sviluppo<br />

del progetto educativo, principalmente attraverso:<br />

- La strutturazione, s<strong>per</strong>imentazione e diffusione di materiale educativo caratterizzato<br />

da una propria linea editoriale e stilistica e sarà costituito da:<br />

- Prodotti multimediali, quali cd-rom, portali web, videogiochi.<br />

- Materiale informatico educativo cartaceo: libricini con storie da colorare,<br />

schede interattive, <strong>per</strong>corsi didattici nelle scuole, ecc...<br />

142<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 11<br />

- Materiale ludico: domino, puzzle, tombo<strong>la</strong>, strumentazioni mediche riprodotte<br />

come giochi, ecc...<br />

- Un ambu<strong>la</strong>torio di educazione (Asma, Diabete, Epilessia) <strong>per</strong> bambini di<br />

Scuo<strong>la</strong> Materna e Scuo<strong>la</strong> Elementare, ragazzi di Scuo<strong>la</strong> Media Inferiore e<br />

Su<strong>per</strong>iore, e <strong>per</strong> genitori.<br />

- Iniziative di Informazione e Formazione, in col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> Formazione<br />

Aziendale,: corsi ECM, convegni, formazione a distanza.<br />

- Indicatori di apprendimento e gradimento (questionari, griglie, giochi cognitivi).<br />

Conclusioni<br />

Il Laboratorio Clinico Pedagogico è un centro che supporta e alimenta <strong>la</strong><br />

comunicazione, l’educazione e <strong>la</strong> formazione del bambino, del<strong>la</strong> sua famiglia<br />

e di tutti gli “attori”; di conseguenza <strong>per</strong>mette di migliorare <strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong><br />

ma<strong>la</strong>ttia in termini di autogestione, di adesione al piano terapeutico, di qualità<br />

del<strong>la</strong> vita.<br />

11.3. Un’es<strong>per</strong>ienza di <strong>la</strong>voro multidisciplinare sull’abuso e maltrattamento<br />

all’infanzia in un ospedale pediatrico<br />

FULVIA NEGRO, GEMMA ISAIA, ANNA PELOSO, ALGA BEVILACQUA, IDA BERTOTTI, ROSALINDA<br />

GEMELLO, CARLA BAIETTO, FRANCESCO ASTORINO, LUCIA CIRAMI, LAURA DE MICHELIS, CRI­<br />

STINA ODDONE, SILVIA MURDOCCA - Gruppo di Lavoro su maltrattamento e abuso<br />

ai minori, Azienda O.I.R.M. S. Anna di Torino<br />

AUTORE REFERENTE: FULVIA NEGRO, O.I.R.M., Piazza Polonia 94,10126 To - tel.:<br />

011 3135832, fax:0113135214, e-mail: negro.fulvia1@libero.it<br />

La rilevazione, <strong>la</strong> diagnosi, <strong>la</strong> presa in carico ed il trattamento dell’abuso<br />

sessuale e del maltrattamento ai minori costituiscono problemi complessi in<br />

cui si intrecciano aspetti medici, psicologici, sociali e giuridici; ciò rende indispensabile<br />

il coinvolgimento di più figure professionali. L’es<strong>per</strong>ienza clinica e<br />

l’analisi del<strong>la</strong> letteratura evidenziano <strong>la</strong> necessità di costruire, tra i diversi professionisti<br />

coinvolti, un linguaggio ed una modalità di intervento comuni e<br />

condivisibili. Nel<strong>la</strong> nostra azienda nell’anno 2000-01, sostenuto da un progetto<br />

finanziato di Azione Positiva del Ministero del Lavoro e del Comitato Nazionale<br />

di Pari Opportunità, si è tenuto il “Corso di formazione <strong>per</strong> o<strong>per</strong>atori/<br />

o<strong>per</strong>atrici addetti/e all’assistenza di minori abusati attraverso un’organizzazione<br />

di <strong>la</strong>voro in rete”. Il corso di tipo es<strong>per</strong>ienziale-teorico aveva il fine di<br />

raggiungere una comune cultura di <strong>la</strong>voro tra o<strong>per</strong>atori di professionalità diversa<br />

e differente, attraverso un apprendimento dall’es<strong>per</strong>ienza condotta in<br />

gruppo, <strong>per</strong> il riconoscimento ed il trattamento dell’abuso all’arrivo nell’istitu­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

143


CAPITOLO 11<br />

zione. In seguito si è costituito, su motivazione spontanea, un Gruppo di Lavoro<br />

multidisciplinare (NPI, Pediatra, Psicologo, Chirurghi pediatrici, Infermieri<br />

professionali, Assistente sociale) <strong>per</strong> il rilevamento e l’iniziale presa in<br />

carico dei casi di abuso e maltrattamento su minore. “Il Gruppo di Lavoro su<br />

abuso e maltrattamento ai minori” dell’O.I.R.M. ha ottenuto il riconoscimento<br />

da parte del<strong>la</strong> Regione Piemonte ed istituzionalizzato come equipe<br />

multidisciplinare con compiti specifici rispetto alle equipe territoriali. Nel 2002,<br />

in base alle indicazioni emerse dall’analisi dell’attività si è reso necessario attivare<br />

uno specifico ambu<strong>la</strong>torio cui fare riferimento con disponibilità di risorse<br />

umane e materiali. L’“Ambu<strong>la</strong>torio Dedicato”, medico ed infermiere/a dedicati,<br />

ha lo scopo di poter dare al bambino/a con sospetto di abuso/maltrattamento<br />

l’attenzione ed il tempo necessario a raccogliere il racconto dell’accompagnatore/bambino<br />

e soprattutto <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere al bambino di “fidarsi”<br />

degli o<strong>per</strong>atori. Il principio su cui si fonda l’”Ambu<strong>la</strong>torio Dedicato” vuole<br />

essere quello di ridare ad un bambino, che è stato vio<strong>la</strong>to nel corpo e nello<br />

spirito”, usando i mezzi più idonei al<strong>la</strong> sua età (linguaggio, giochi), <strong>la</strong> considerazione<br />

come <strong>per</strong>sona e <strong>la</strong> rassicurazione sul suo stato di salute fisico. Dal<br />

gennaio 2003 all’aprile 2004 sono afferiti all’ambu<strong>la</strong>torio 63 bambini (130 visite<br />

totali), inviati dall’interno dell’ospedale (DEA, Ambu<strong>la</strong>tori, reparti) e dai<br />

servizi esterni (medici di base, consultori, servizi sociali, comunità, altri ospedali,<br />

scuole e forze dell’ordine...). La metodologia del <strong>la</strong>voro sul modello<br />

interdisciplinare e di condivisione emotiva <strong>per</strong> un fenomeno così complesso<br />

e problematico, anche <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori, che richiede <strong>per</strong> l’avvio delle cure il<br />

dispiegamento di una vera e propria task-force.<br />

11.4. Assistenza domiciliare integrata nel bambino oncologico<br />

EDVIGE GOMBACH (Responsabile infermieristico Dipartimento chirurgico), GIULIO<br />

ANDREA ZANAZZO (Dirigente Medico U.O. Emato-Oncologia), STEFANO RUSSIAN<br />

(Dirigente Medico Direzione Sanitaria) - IRCCS Burlo Garofolo - Trieste<br />

Introduzione<br />

Il ricovero ospedaliero in assoluto determina stress, paura e sentimento di<br />

impotenza. Dal punto di vista del bambino queste sensazioni, sul piano emozionale,<br />

sono notevolmente amplificate. Anche se molto è già stato fatto (presenza<br />

dei genitori, camerette colorate, sa<strong>la</strong> giochi, ecc...), c’è ancora qualcosa<br />

che possiamo fare<br />

L’articolo 3 del<strong>la</strong> Carta dei Diritti del Bambino in Ospedale (Bioetica, 2003),<br />

enunciando il diritto a ricevere il miglior livello di cura e assistenza, specifica<br />

che il ricorso all’ospedalizzazione deve essere limitato “alle situazioni in cui<br />

144<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 11<br />

non sia possibile far fronte alle esigenze assistenziali...in altro modo” e che “<br />

vengono favoriti day hospital e assistenza domiciliare...”.<br />

Anche il Piano Sanitario Nazionale 2002-2004 pone tra gli obiettivi quello di<br />

incrementare l’adozione di strutture socio-sanitarie alternative (quali<br />

l’ospedalizzazione a domicilio).<br />

L’unità o<strong>per</strong>ativa di Emato-oncologia del nostro Istituto, ha quindi avvertito<br />

l’esigenza di iniziare un <strong>per</strong>corso che porti progressivamente ad una gestione<br />

integrata del bambino con patologia oncologica nel<strong>la</strong> quale il ruolo dell’assistenza<br />

domiciliare sia centrale.<br />

Il progetto non solo risponde ad un diritto fondamentale del bambino<br />

cronicamente amma<strong>la</strong>to, ma offre altresì vantaggi al paziente/famiglia, (minor<br />

rischio infettivo, migliore continuità assistenziale, riduzione del costo sociale<br />

secondario all’ospedalizzazione) nonché al Sistema Sanitario (miglior<br />

ottimizzazione delle risorse territoriali e riduzione dei costi ospedalieri).<br />

Obiettivo<br />

Creare una rete assistenziale ai soggetti d’età 0-18 anni con diagnosi di tumore<br />

maligno durante le fasi di chemioterapia antib<strong>la</strong>stica più intensa tale da<br />

garantire a domicilio:<br />

- prelievi;<br />

- gestione di presidi (CVC, sondino);<br />

- picco<strong>la</strong> chirurgia (rimozione suture, medicazioni);<br />

- monitoraggio dei parametri vitali;<br />

- supporto nutrizionale (enterale o parenterale);<br />

- proseguimento dei trattamenti antibiotici parenterali;<br />

- trattamenti chemioterapici di intensità minore;<br />

- controlli e gestione degli effetti col<strong>la</strong>terali dei farmaci;<br />

- controlli e gestione di eventuali ma<strong>la</strong>ttie intercorrenti;<br />

- supporto psicologico e pedagogico;<br />

- educazione al self care;<br />

- terapie palliative nel terminale.<br />

Materiali e metodi<br />

Il progetto è suddiviso in fasi.<br />

Studio di fattibilità e del bacino d’utenza: è stata inviata ai Direttori generali<br />

delle 6 ASS una copia del progetto, con richiesta di indicare i referenti di direzione<br />

sanitaria con i quali discutere gli aspetti tecnico organizzativi.<br />

Il medico e l’infermiera del Centro, responsabili del progetto, si sono recati<br />

nelle 5 ASS che hanno risposto, <strong>per</strong> illustrare il progetto ai referenti individuati.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

145


CAPITOLO 11<br />

Al<strong>la</strong> fine hanno aderito 4 ASS (<strong>per</strong> due Aziende si è sti<strong>la</strong>to un Protocollo<br />

d’Intesa).<br />

Accordi Interaziendali: verificata <strong>la</strong> fattibilità del progetto, gli o<strong>per</strong>atori del<br />

Centro, i responsabili del servizio infermieristico dell’ASS, un pediatria dell’ospedale<br />

territoriale e un rappresentante dei PLS di quel territorio si sono<br />

riuniti una o più volte <strong>per</strong> concordare azienda <strong>per</strong> azienda:<br />

- le competenze di ciascuna figura implicata;<br />

- <strong>la</strong> procedura di attivazione dell’assistenza domiciliare;<br />

- le linee guida comuni all’assistenza del bambino oncologico;<br />

- <strong>la</strong> modulistica da utilizzare;<br />

- il fabbisogno formativo del <strong>per</strong>sonale territoriale.<br />

Aggiornamento del <strong>per</strong>sonale sanitario territoriale: il <strong>per</strong>sonale<br />

infermieristico dei distretti territoriali di ogni singo<strong>la</strong> ASS ha frequentato, a<br />

rotazione, <strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo di 3 settimane <strong>per</strong> ciascun distretto, uno stage individuale<br />

con tutor presso il Centro <strong>per</strong> formarsi sui bisogni del bambino<br />

oncologico.<br />

A distanza di un anno dall’attivazione, si prevede di valutarne: efficacia,<br />

efficienza, soddisfazione dell’utente in termini di qualità <strong>per</strong>cepita, soddisfazione<br />

degli o<strong>per</strong>atori.<br />

Risultati e commento<br />

Sono state così definite le procedure di attivazione dell’assistenza<br />

domiciliare:<br />

- Ogni nuova diagnosi viene segna<strong>la</strong>ta via fax con apposita scheda dal<strong>la</strong><br />

caposa<strong>la</strong> del Centro al<strong>la</strong> caposa<strong>la</strong> del distretto d’appartenenza del bambino.<br />

S’invia anche <strong>la</strong> versione aggiornata di alcune procedure scritte (prelievo<br />

da CVC, medicazione e sostituzione del tappo del CVC, dieta <strong>per</strong><br />

neutropenici, norme igienico-ambientali); <strong>la</strong> stessa cs del Centro verifica<br />

telefonicamente con <strong>la</strong> collega del territorio se gli infermieri del distretto<br />

hanno partecipato al<strong>la</strong> fase di aggiornamento e concorda le date <strong>per</strong> lo<br />

svolgimento dello stage.<br />

- Il medico del Centro informa telefonicamente del nuovo caso il PLS/<br />

MMG del bambino (in talune circostanze essi vengono informati anche<br />

dal distretto) e chiede di prescrivere l’attivazione dell’assistenza<br />

domiciliare. Nell’impossibilità di re<strong>per</strong>ire il curante il responsabile medico<br />

del distretto ha facoltà di attivare l’assistenza domiciliare in via provvisoria.<br />

- Gli infermieri del territorio ed il PLS vengono al Centro a conoscere il bam­<br />

146<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 11<br />

bino e <strong>la</strong> famiglia prima del<strong>la</strong> dimissione. In tale occasione vengono fornite<br />

notizie sul<strong>la</strong> diagnosi, sul programma terapeutico (di cui viene consegnato<br />

uno schema) e individuati i bisogni del bambino a domicilio. Vengono anche<br />

concordate le modalità di dimissione (date, trasporto, fornitura provvisoria<br />

di farmaci e presidi).<br />

- Nell’accordo con <strong>la</strong> ASS 3, geograficamente distante dal Centro, è previsto<br />

invece che venga convocata nel<strong>la</strong> sede del distretto una riunione di<br />

Unità di Valutazione Domiciliare (UVD) cui partecipano il medico e l’infermiere<br />

del Centro, il PLS, il pediatra dell’ospedale territoriale, il coordinatore<br />

medico e infermieristico del distretto, gli infermieri domiciliari<br />

del distretto, l’assistente sociale, lo psicologo. Al termine delle riunione<br />

<strong>la</strong> proposta assistenziale viene presentata al<strong>la</strong> famiglia <strong>per</strong> l’approvazione.<br />

Contemporaneamente al<strong>la</strong> dimissione (ricovero ordinario, Day Hospital o<br />

ambu<strong>la</strong>toriale), il Centro invia al distretto <strong>per</strong> fax o e-mail, entro le 14 del<br />

giorno precedente a quello delle procedure, l’apposita scheda di richiesta prestazioni<br />

che riporta generalità del paziente, motivo del ricovero, data di<br />

dimissione, data del prossimo ricovero, presenza di condizioni partico<strong>la</strong>ri, le<br />

prestazioni richieste nelle re<strong>la</strong>tive date.<br />

L’assistenza domiciliare viene erogata dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 16<br />

con ampia flessibilità (anche al sabato o al<strong>la</strong> domenica). Se le condizioni del<br />

bambino variano, è previsto che <strong>la</strong> comunicazione al Centro sia data dall’assistenza<br />

domiciliare o dal<strong>la</strong> famiglia stessa.<br />

I prelievi eseguiti a domicilio vengono recapitati dal distretto al <strong>la</strong>boratorio<br />

di riferimento con <strong>la</strong> dicitura URGENTE e gli esiti vengono trasmessi direttamente<br />

dal Laboratorio al Centro via fax entro le 13 del giorno stesso.<br />

Dopo 6 mesi dall’entrata in vigore degli accordi i protocolli prevedono una<br />

riunione collegiale ASS/Centro <strong>per</strong> valutare i risultati e correggere eventuali<br />

im<strong>per</strong>fezioni organizzative.<br />

A 15 mesi dal<strong>la</strong> firma del<strong>la</strong> convenzione con l’ASS1 e a 2 da quel<strong>la</strong> con l’ASS<br />

3 i risultati ottenuti sono i seguenti.<br />

Tab. 1<br />

ASS Pazienti eleggibili Pazienti assistiti a domicilio Percentuale<br />

ASS 1 15 11 73,3%<br />

ASS 3 1 1 100%<br />

In partico<strong>la</strong>re sono stati assistiti tutti quelli con leucemia o linfoma non<br />

Hodgkin, mentre <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale più bassa di effettivo utilizzo del<strong>la</strong> domiciliare<br />

(meno del<strong>la</strong> metà dei casi) si è avuta nei linfomi di Hodgkin.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

147


CAPITOLO 11<br />

Le prestazioni più frequentemente erogate nell’ambito del<strong>la</strong> convenzione<br />

sono state elencate nel<strong>la</strong> Tab. 2.<br />

Tab. 2<br />

prelievi 25 %<br />

medicazioni del cvc 20 %<br />

sostituzione tappo 20 %<br />

rilevazione parametri vitali 12 %<br />

sedute di logopedia, fisioterapia 12 %<br />

terapie parenterali (antibiotici, fattori di crescita..) 10 %<br />

altro 1 %<br />

La <strong>per</strong>centuale di accessi ospedalieri risparmiati dall’assistenza domiciliare<br />

è stata del 30% circa.<br />

Per quanto riguarda gli assistiti delle altre ASS c’è stato un effetto “emu<strong>la</strong>zione”<br />

che ha indotto molte famiglie a chiedere l’attivazione dell’assistenza domiciliare<br />

al di fuori di una formalizzazione interaziendale. In questi casi gli accordi sono<br />

stati presi direttamente dal Centro in via informale ed amichevole con il <strong>per</strong>sonale<br />

infermieristico del distretti e con i <strong>la</strong>boratori convenzionati, utilizzando<br />

comunque <strong>la</strong> stessa modulistica e lo stesso schema organizzativo.<br />

Queste es<strong>per</strong>ienze “pilota”, vissute come gratificanti dagli o<strong>per</strong>atori del territorio,<br />

spingono gli stessi a premere con le proprie direzioni sanitarie <strong>per</strong><br />

arrivare al<strong>la</strong> formalizzazione di accordi.<br />

Bibliografia<br />

BIOETICA - Rivista interdisciplinare, n. 1, marzo 2003, Editore Zadig, Mi<strong>la</strong>no, pp. 67-74.<br />

11.5. “Ri-scoprirsi naturalmente”. Laboratorio multisensoriale <strong>per</strong><br />

disabili neuropsichici<br />

Associazione Famiglie Neuropsichiatria Infanzia Adolescenza, - U. O. Neuropsichiatria<br />

Infantile Ospedale “G. Salesi”, DIRETTORE: CESARE CARDINALI<br />

AUTORE REFERENTE: LUIGINA CENCI, Dirig. Med. Neuropsichiatria, U.O. Neuropsichiatria<br />

Infantile, Via F. Corridoni 11, 60123 Ancona – Tel.: 071 5962504,<br />

fax: 071 5962502, e-mail: cenci.luigina@libero.it<br />

Breve introduzione del contesto<br />

Il progetto si configura come un vero <strong>la</strong>boratorio multisensoriale, in cui<br />

148<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 11<br />

l’approccio ludico-comunicativo <strong>per</strong>mette al bambino disabile psicofisico il<br />

pieno coinvolgimento nelle es<strong>per</strong>ienze educativo-riabilitative, proposte attraverso<br />

attività visive, auditive, tattili e cinestetiche.<br />

Il modello riabilitativo gruppale, che caratterizza le attività all’interno dell’Ospedale<br />

Diurno Terapeutico dell’Unità O<strong>per</strong>ativa Neuropsichiatria Infantile<br />

(U.O.NP.I) del “Salesi” è stato applicato <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione del Progetto<br />

pilota educativo-riabilitativo, rivolto al bambino con diversa abilità.<br />

Le attività svolte sono avvenute a diretto contatto con <strong>la</strong> natura, nell’Oasi<br />

Ripa Bianca di Jesi e nel Parco Urbano di Vil<strong>la</strong> Colloredo di Recanati, favorendo<br />

<strong>la</strong> fruizione dell’ambiente mediante l’esercizio plurisensoriale (tatto, olfatto,<br />

vista, udito), accrescendo così <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione e <strong>la</strong> consapevolezza del tempo<br />

come fattore dinamico, mediante <strong>la</strong> <strong>per</strong>sonale s<strong>per</strong>imentazione del ritmico<br />

fluire e delle modificazioni esterne ad esso connesse, attraverso il mutamento<br />

delle stagioni, pur nel<strong>la</strong> stabilità dello scenario e/o il consolidamento delle<br />

es<strong>per</strong>ienze nel<strong>la</strong> limitrofa stanza-<strong>la</strong>boratorio all’uopo allestita.<br />

Il progetto ha fornito una opportunità pratica di s<strong>per</strong>imentare nuovi spazi e<br />

tempi, che conduce verso un processo di strutturazione ed organizzazione<br />

più integrata del proprio senso di identità nell’ambiente.<br />

Aiutare i genitori di bambini, con diverse abilità nello sviluppo neuropsichico<br />

in età sco<strong>la</strong>re, ad uscire, insieme con i propri figli, dall’iso<strong>la</strong>mento dell’ambiente<br />

familiare ed ospedaliero <strong>per</strong> immergersi nel<strong>la</strong> bellezza del<strong>la</strong> natura;<br />

con il coinvolgimento immediato ed integrato di tutti i partners, secondo competenze<br />

specifiche e culture diverse, che hanno individuato i singoli bisogni<br />

ed hanno trovato soluzioni pedagogiche condivise.<br />

Obiettivi<br />

Obiettivo del programma è stato quello di offrire e far vivere ai bambini un<br />

“ambiente speciale” in cui e attraverso cui favorire lo sviluppo del<strong>la</strong> sensorialità<br />

e del contatto sociale.<br />

Innescare un processo di consapevolezza del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione corpo/spazio/<br />

oggetto aiutando il portatore di una disabilità psicofisica a sviluppare <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione<br />

dello spazio in un ambiente naturale.<br />

Migliorare, nel disabile, <strong>la</strong> consapevolezza inter<strong>per</strong>sonale, <strong>la</strong> sensibilità, <strong>la</strong><br />

comunicazione e <strong>la</strong> qualità delle re<strong>la</strong>zioni.<br />

Promuovere <strong>la</strong> consapevolezza del tempo come fattore dinamico <strong>per</strong> sviluppare<br />

<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione del tempo nel<strong>la</strong> mutevolezza dello scenario: l’alternarsi<br />

del giorno con <strong>la</strong> notte, il susseguirsi delle stagioni, il passare delle ore.<br />

Gruppo/i Target<br />

- U.O.NP.I. FA.NP.I.A. e WWF delle Marche hanno ottenuto a fine 2001 un<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

149


CAPITOLO 11<br />

contributo dal<strong>la</strong> Regione Marche l.r.n.48/<strong>19</strong>95 <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione del progetto;<br />

- Gen. 2002/Dic. 2003: incontro con le famiglie <strong>per</strong> arruo<strong>la</strong>mento dei bambini<br />

proposti <strong>per</strong> <strong>la</strong> partecipazione al progetto;<br />

- 11 incontri tecnici di progettazione e programmazione fra l’équipe di ricerca;<br />

- 40 incontri di 2 ore ciascuno con 2 gruppi di bambini (20 incontri <strong>per</strong> gruppo)<br />

ad o<strong>per</strong>a di due conduttori (educatori ambientali) all’interno dell’Oasi<br />

Ripa Bianca di Jesi e di Vil<strong>la</strong> Colloredo di Recanati;<br />

- incontri di su<strong>per</strong>visione e consulenza ai conduttori dell’es<strong>per</strong>ienza;<br />

- 2 incontri di analisi e valutazione dei dati raccolti e condivisione del <strong>per</strong>corso<br />

effettuato con le famiglie, gli insegnanti di sostegno e <strong>la</strong> neuropsichiatra<br />

di riferimento dell’U.O. Salesi;<br />

- incontri fra l’équipe di ricerca <strong>per</strong> analizzare i dati raccolti;<br />

- realizzazione di un depliant divulgativo;<br />

- stesura di bozza del volume concernente l’es<strong>per</strong>ienza;<br />

- presentazione pubblica del volume “ri-scoprirsi naturalmente” <strong>la</strong>boratorio<br />

multisensoriale <strong>per</strong> disabili neuropsichici.<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

Far vivere al bambino disabile neuropsichico es<strong>per</strong>ienze reali nel<strong>la</strong> natura,<br />

<strong>per</strong> sviluppare <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione corporea e dello spazio/tempo.<br />

Bambini ed educatori insieme <strong>per</strong> 6 mesi.<br />

8 bambini, 7 maschi e 1 femmina, 7/14 anni, 2 gruppi, 4 bambini ciascuno<br />

con diversa disabilità neuropsichica (Ritardo Mentale, Cromosomopatia, Disturbo<br />

Pervasivo dello Sviluppo)<br />

le famiglie dei bambini disabili coinvolti nel progetto.<br />

Conclusioni<br />

Il progetto, unico nel suo genere nel<strong>la</strong> Regione Marche, si è proposto di<br />

aiutare il bambino disabile psicofisico a sviluppare <strong>la</strong> propria identità attraverso<br />

<strong>la</strong> conoscenza diretta e individuale dell’ambiente naturale e non, in uno<br />

spazio comunicativo in grado di stimo<strong>la</strong>re contemporaneamente <strong>la</strong> reciprocità<br />

e l’interazione nel piccolo gruppo.<br />

11.6. La campagna regionale di riduzione del rischio di morte improvvisa<br />

del <strong>la</strong>ttante (SIDS) in Toscana: rilevazione epidemiologica dei fattori<br />

di rischio.<br />

RAFFAELE PIUMELLI 1 , NICCOLÒ NASSI 1 , LUCA LANDINI 1 , ROSA GINI 2 , ADA MACCHIARINI 3 ,<br />

150<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 11<br />

PAOLO MARCHESE MORELLO 4 - 1 Centro Regionale di riferimento <strong>per</strong> lo studio e<br />

prevenzione del<strong>la</strong> SIDS, Azienda Universitaria-Ospedaliera Meyer-Firenze;<br />

2<br />

Agenzia Regionale di Sanità; 3 Associazione genitori “Semi <strong>per</strong> <strong>la</strong> SIDS”; 4 Direttore<br />

Azienda Universitaria-Ospedaliera Meyer<br />

AUTORE REFERENTE: RAFFAELE PIUMELLI, Centro Regionale di riferimento <strong>per</strong> lo studio<br />

e prevenzione del<strong>la</strong> SIDS, Ospedale Pediatrico Meyer, Via P. Del<strong>la</strong><br />

Mirando<strong>la</strong> 24, 50100 Firenze - tel.: 0555 662447, e-mail: centrosids@meyer.it<br />

Premessa<br />

Il Centro Regionale di riferimento <strong>per</strong> lo studio e <strong>la</strong> prevenzione del<strong>la</strong> SIDS<br />

è stato istituito nel <strong>19</strong>96 presso l’Ospedale Pediatrico Anna Meyer di Firenze.<br />

La missione di tale struttura è quel<strong>la</strong> di far fronte alle numerose problematiche<br />

di ordine etico, sociale e scientifico sollevate dal<strong>la</strong> SIDS.<br />

Le attività del Centro sono essenzialmente rappresentate da:<br />

- programmi di monitoraggio domiciliare dei bambini a maggior rischio di SIDS;<br />

- gestione clinica dei bambini con storia di “Eventi Apparentemente Rischiosi<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> Vita-Apparent Life-Threatenig Events” (ALTE);<br />

- supporto alle famiglie colpite da SIDS;<br />

- campagne <strong>per</strong> <strong>la</strong> riduzione del rischio;<br />

- attività scientifica e di ricerca.<br />

Nel <strong>19</strong>96 è stato effettuato un primo tentativo di promuovere una campagna<br />

di riduzione del rischio consistente nel<strong>la</strong> diffusione presso i punti nascita<br />

del<strong>la</strong> Toscana dell’opuscolo “Per Loro è Meglio”.<br />

Tuttavia, l’impossibilità di una valutazione del<strong>la</strong> reale efficacia di suddetta<br />

campagna unita al progressivo cambiamento del<strong>la</strong> composizione etnica del<strong>la</strong><br />

nostra regione, che ha aumentato di fatto il numero di <strong>per</strong>sone non raggiungibili<br />

dal messaggio di riduzione del rischio, ci ha indotto a promuovere una nuova<br />

campagna preceduta dal<strong>la</strong> valutazione del grado di conoscenza dei fattori di<br />

rischio di SIDS in Toscana.<br />

Piano regionale<br />

Il piano strategico si è basato sui seguenti punti:<br />

1) organizzazione di una Consensus Conference tra i direttori delle tre Aree<br />

Vaste Regionali, i rappresentanti dei pediatri di famiglia e dell’associazione<br />

genitori;<br />

2) organizzazione di incontri con i responsabili dei punti nascita, dei pediatri di<br />

famiglia, dei pediatri consultoriali e delle ostetriche del<strong>la</strong> regione Toscana;<br />

3) raccolta dati sul grado di conoscenza dei fattori di rischio <strong>per</strong> SIDS prima<br />

dell’inizio del<strong>la</strong> campagna;<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

151


CAPITOLO 11<br />

4) distribuzione di materiale cartaceo (opuscoli, posters) e diffusione di un<br />

breve documentario informativo su emittenti regionali;<br />

5) raccolta dati sul grado di conoscenza del<strong>la</strong> SIDS dopo <strong>la</strong> campagna.<br />

Al momento attuale sono stati completati i primi 4 punti.<br />

I dati sono stati raccolti tra il 7 gennaio e il 28 febbraio 2004 tramite un<br />

questionario consegnato ai genitori di bambini di circa 3 mesi al momento<br />

del<strong>la</strong> vaccinazione presso 74 centri vaccinali selezionati del<strong>la</strong> Toscana, corrispondenti<br />

a circa il 25% del totale.<br />

Risultati<br />

I risultati ottenuti hanno confermato l’inefficacia del<strong>la</strong> prima campagna di<br />

riduzione del rischio se si prende in considerazione il grado di conoscenza dell’opuscolo<br />

“Per Loro è Meglio” (solo il 22% degli intervistati ha dichiarato infatti<br />

di conoscere l’opuscolo). Se invece consideriamo <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di bambini<br />

posti a dormire supini (55,09%) possiamo affermare che un certo livello di informazione<br />

è stato comunque trasmesso, probabilmente grazie alle numerose<br />

attività divulgative organizzate dal Centro e culminate con l’organizzazione del<strong>la</strong><br />

settima conferenza mondiale sul<strong>la</strong> SIDS tenutasi a Firenze nel Settembre 2002.<br />

Dai dati raccolti emerge tuttavia una <strong>per</strong>centuale ancora molto elevata di<br />

bambini posti a dormire su un fianco (38,3%), posizione che è comunque<br />

gravata da un rischio di SIDS di circa tre volte su<strong>per</strong>iore a quel<strong>la</strong> supina. Altro<br />

dato significativo è stato <strong>la</strong> scarsa conoscenza delle misure di riduzione del<br />

rischio di SIDS da parte dei genitori appartenenti a popoli a forte migrazione.<br />

Gli obiettivi principali del<strong>la</strong> campagna regionale saranno quindi rappresentati<br />

dall’eliminazione del<strong>la</strong> posizione sul fianco durante il sonno e su una maggiore<br />

penetrazione del messaggio “back to sleep” presso i popoli a forte migrazione.<br />

Contiamo di raggiungere il primo obiettivo con <strong>la</strong> trasmissione di una corretta informazione<br />

da parte degli o<strong>per</strong>atori sanitari che, in base ai nostri dati, rappresentano il<br />

veicolo principale di informazione <strong>per</strong> i genitori e con i quali ci siamo confrontati<br />

negli incontri che hanno preceduto <strong>la</strong> campagna. Per quanto riguarda invece il<br />

su<strong>per</strong>amento delle barriere linguistiche abbiamo provveduto a tradurre l’opuscolo<br />

“Per Loro è Meglio” in quattro lingue: spagnolo, inglese, arabo e cinese.<br />

L’efficacia del nostro intervento sarà valutata tramite un nuovo questionario<br />

che sarà distribuito con le medesime modalità entro <strong>la</strong> fine del corrente anno.<br />

11.7. L’al<strong>la</strong>ttamento al seno: ruolo degli o<strong>per</strong>atori sanitari<br />

OLGA GUARESE (C.S.), M. LUISA MADDONNI (Ost.), SIMONA STAFFIERI (Ost.), DONATEL­<br />

LA GROTTOLO (I.P.) - Distretto Alto Garda e Ledro, A.P.S.S. Trento<br />

152<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 11<br />

AUTORE REFERENTE: OLGA GUARESE, U.O. Ostetricia Ginecologia Arco, e-mail:<br />

guarese.olga@arc.apss.tn.it<br />

Premesse<br />

“ Se tutti i bambini fossero al<strong>la</strong>ttati esclusivamente al seno nei primi sei mesi<br />

di vita, si stima che circa 1,5 milioni di morti infantili l’anno sarebbero evitate<br />

e <strong>la</strong> salute e lo sviluppo di milioni di altri bambini sarebbero notevolmente<br />

migliori”: <strong>per</strong> l’UNICEF e l’OMS l’al<strong>la</strong>ttamento esclusivo al seno è al<strong>la</strong> radice<br />

del<strong>la</strong> salute e dunque promuovere l’al<strong>la</strong>ttamento al seno nei reparti di maternità<br />

e nei nostri ospedali, significa sicuramente promuovere <strong>la</strong> salute del bambino<br />

e del<strong>la</strong> mamma.<br />

I benefici dell’al<strong>la</strong>ttamento <strong>per</strong> il bambino sono:<br />

- riduzione dell’incidenza incidenza delle ma<strong>la</strong>ttie infettive;<br />

- riduzione del rischio di asma e allergie;<br />

- miglioramento delle capacità psico-attitudinali del bambino come confermato<br />

recentemente da uno studio in Danimarca [Vestergaard M. et al., <strong>19</strong>99] che<br />

evidenzia <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra <strong>la</strong> durata dell’al<strong>la</strong>ttamento e lo sviluppo del cervello;<br />

- protezione da meningite da haemophilus influenzae nei primi cinque-sei<br />

anni di vita [Silvefverdal Sa., Bodin L., Olcen P., <strong>19</strong>99];<br />

- a lungo termine aumento del<strong>la</strong> massa ossea e quindi minor incidenza di<br />

osteoporosi in età adulta;<br />

- riduzione dei rischi dell’obesità e del soprappeso.<br />

I benefici <strong>per</strong> <strong>la</strong> mamma sono:<br />

- nell’immediato post partum diminuzione dei rischi di emorragie;<br />

- aumento dell’autostima materna e del<strong>la</strong> fiducia nelle proprie capacità fisiche<br />

ed emotive [Locklin M., <strong>19</strong>95], favorendo un’ottimale re<strong>la</strong>zione madre<br />

bambino;<br />

- riduzione, a lungo termine, del rischio di tumore al seno [Furberg H. et al.,<br />

<strong>19</strong>99], di cancro alle ovaie, di fratture al femore nelle donne oltre i 65 anni<br />

che hanno al<strong>la</strong>ttato.<br />

Naturalmente i benefici di una coppia madre bambino in salute, si trasmettono<br />

all’intero nucleo famigliare e poi fino al tessuto sociale.<br />

Dunque l’al<strong>la</strong>ttamento al seno ha dei benefici <strong>per</strong> l’intera società <strong>per</strong>ché<br />

può ridurre notevolmente le spese sanitarie, è ecologico in quanto risorsa<br />

rinnovabile e naturale, non produce sprechi ed è economico.<br />

Obiettivi<br />

La nostra U.O. si pone come obiettivo quello di assicurare <strong>la</strong> riuscita<br />

dell’al<strong>la</strong>ttamento al seno attraverso l’adozione del protocollo UNICEF; in questo<br />

modo tutti gli o<strong>per</strong>atori sanitari forniranno alle neo mamme informazioni<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

153


CAPITOLO 11<br />

uniformi sull’al<strong>la</strong>ttamento e sostegno adeguati; e inoltre creare una rete di<br />

supporto anche a livello territoriale mantenendo l’interazione con <strong>la</strong> struttura<br />

ospedaliera.<br />

Target<br />

O<strong>per</strong>atori sanitari.<br />

Donne in gravidanza e puer<strong>per</strong>e che si rivolgono al<strong>la</strong> nostra U.O.<br />

Strumenti<br />

- Definire un protocollo scritto e farlo conoscere a tutto il <strong>per</strong>sonale sanitario.<br />

- Fornire a tutto il <strong>per</strong>sonale sanitario le competenze necessarie <strong>per</strong> attuarlo.<br />

- Informare tutte le donne in gravidanza sui benefici e le tecniche <strong>per</strong> al<strong>la</strong>ttare.<br />

- Aiutare le madri ad iniziare l’al<strong>la</strong>ttamento nel<strong>la</strong> prima mezz’ora dopo il parto.<br />

- Attuare il rooming-in, ossia sistemare i neonati in stanza del<strong>la</strong> madre 24 ore<br />

su 24 durante <strong>la</strong> <strong>per</strong>manenza in ospedale.<br />

- Non somministrare altri alimenti o liquidi diversi dal <strong>la</strong>tte materno, tranne<br />

su prescrizione medica.<br />

- Non usare succhiotti o tettarelle durante il <strong>per</strong>iodo dell’al<strong>la</strong>ttamento al seno.<br />

- Favorire <strong>la</strong> creazione di gruppi di sostegno al<strong>la</strong> pratica dell’al<strong>la</strong>ttamento al<br />

seno in modo che le madri possano rivolgersi e confrontarsi in tali gruppi.<br />

Valutazione dei risultati<br />

- Percentuale di al<strong>la</strong>ttamento esclusivo al seno al<strong>la</strong> dimissione delle puer<strong>per</strong>e.<br />

- Distribuzione di questionari di valutazione dell’assistenza alle neomamme.<br />

- Follow-up a distanza.<br />

Conclusioni<br />

Gli o<strong>per</strong>atori sanitari sono fattori determinanti <strong>per</strong> il successo o il fallimento<br />

dell’al<strong>la</strong>ttamento; infatti si è visto che un adeguato supporto da parte di o<strong>per</strong>atori<br />

motivati ed adeguatamente formati, incentiva notevolmente l’al<strong>la</strong>ttamento<br />

materno, con tutti i benefici che ne conseguono.<br />

Bibliografia<br />

1. CHANG-CLAUDEJ, EBY N., KIECHLE M., BASTERT G., BECHER H., Breestfeeding and breast<br />

cancer risk in young women”, British Medical Journal, 307, <strong>19</strong>93, pp. 17-20.<br />

2. FURBERG H. et al., Lactation And Breast Cancer Risk, “International Journal<br />

of Epidemiology”, 28, <strong>19</strong>99, pp. 396-402.<br />

154<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 11<br />

3. IBFAN, What scientific research says, “Ibfan action park”, 12, <strong>19</strong>98.<br />

4. LOCKLIN M., Telling the world: low income women and their breestfeeding<br />

ex<strong>per</strong>iences, Jhum<strong>la</strong>ct, 11(4), <strong>19</strong>95, pp. 285-291.<br />

5. SILVEFVERDAL SA., BODIN L., OLCEN P., Protective Effect of Breestfeeding: an<br />

Ecologic Study of Haemophilus Influenzae Meningitis and Breestfeeding<br />

in a Swedish Popu<strong>la</strong>tion, “International Journal of Epidemiology”, 28, <strong>19</strong>99,<br />

pp. 152-156.<br />

6. UNICEF, Breestfeeding, the foundation for a healthy future, New York, august<br />

<strong>19</strong>99.<br />

7. VESTERGAARD M., OBEL C., HENRIKSEN T. B., SORENSEN H. T., Duration of<br />

Breestfeeding and Developmental Milestones During The Latter Half of<br />

Infancy, “Acta Paediatrica”, 88, <strong>19</strong>99, pp. 1327-1332.<br />

11.8. La “narrazione” dei sentimenti degli o<strong>per</strong>atori come strumento<br />

professionale nel <strong>la</strong>voro sanitario in neonatologia e pediatria<br />

NICOLETTA VINSANI (caposa<strong>la</strong> Pediatria), MARIA CLAUDIA MENOZZI (Inf. Prof. Pediatria),<br />

AVE LUPI (caposa<strong>la</strong> Neonatologia), PAOLA CRISTOFORI (Inf. Prof.<br />

Neonatologia), PIERGIUSEPPINA FAGANDINI (psicologa Dipartimento Materno Infantile)<br />

- Dipartimento Materno Infantile, direttore G. BANCHINI - Azienda Ospedaliera<br />

Arcispedale Santa Maria Nuova- Reggio Emilia<br />

AUTORE REFERENTE: MARIA CLAUDIA MENOZZI, U.O. Pediatria, Azienda Ospedaliera<br />

Arcispedale Santa Maria Nuova, Viale Risorgimento 80, 42100 Reggio Emilia<br />

- e-mail: menozzi.mariac<strong>la</strong>udia@asmn.re.it<br />

I <strong>per</strong>corsi formativi delle professioni di cura sono finora prevalentemente<br />

improntate all’apprendimento di un sa<strong>per</strong>e fondato sull’oggettività, le tecniche,<br />

l’o<strong>per</strong>atività.<br />

Soggettività, sentimenti e vissuti sono ritenuti quasi sempre un ostacolo al<strong>la</strong><br />

“professionalità” e <strong>per</strong>ciò estromessi dal<strong>la</strong> formazione accreditata.<br />

Gli o<strong>per</strong>atori, sprovvisti di momenti formativi sul<strong>la</strong> gestione delle emozioni<br />

loro e dei pazienti, si sono spesso “difesi” dall’affettività. I sentimenti hanno<br />

così finito <strong>per</strong> essere un “non detto” delle professioni sanitarie, anche nelle<br />

situazioni ospedaliere ad alta intensità emotiva come i reparti che ricoverano<br />

neonati, bambini e adolescenti. Taciuti o negati, nascosti o repressi, ma pur<br />

sempre presenti, i sentimenti hanno assunto forme diverse, talora manifestandosi<br />

in modo distorto e non di rado deleterio sia <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori (<strong>la</strong> nota<br />

sindrome del burn-out) sia <strong>per</strong> gli utenti.<br />

Il progetto è iniziato nel <strong>19</strong>93 nell’U.O. di Neonatologia e nel 2000 nell’U.O.<br />

di Pediatria ed è tuttora in corso. Lo scopo principale è quello di s<strong>per</strong>imentare<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

155


CAPITOLO 11<br />

e attuare un <strong>per</strong>corso formativo orientato a formare figure professionali sanitarie<br />

in grado di o<strong>per</strong>are nel<strong>la</strong> gestione dello stress e dei conflitti re<strong>la</strong>zionali, di<br />

fornire sostegno e counselling in situazioni di gestione emotiva del dolore,<br />

dei traumi, dei lutti. Il <strong>per</strong>corso formativo ha quindi l’obiettivo di:<br />

- condurre gli o<strong>per</strong>atori a considerare i sentimenti come un’opportunità e<br />

una risorsa, una ricchezza indispensabile nelle situazioni del prendersi cura<br />

soprattutto di neonati, bambini, adolescenti e delle loro famiglie;<br />

- fornire strumenti che aiutino gli o<strong>per</strong>atori a riconoscere i sentimenti, propri<br />

e altrui, dare loro voce, educarli e gestirli <strong>per</strong>ché non emergano disordinatamente,<br />

ma possano umanizzare <strong>la</strong> dimensione professionale.<br />

Per raggiungere tali obiettivi si è pianificato l’utilizzo di 2 strumenti<br />

metodologici qualitativi:<br />

- Focus group, che sono stati effettuati mensilmente <strong>per</strong> due anni dall’équipe<br />

infermieristica del<strong>la</strong> pediatria <strong>per</strong> <strong>la</strong> discussione dei casi più problematici<br />

ricoverati in reparto. In Neonatologia viene utilizzato dal <strong>19</strong>93 il gruppo<br />

mensile di discussione dei casi con il <strong>per</strong>sonale medico ed infermieristico<br />

secondo il modello di Bion. In entrambi i <strong>per</strong>corsi è risultata sempre più<br />

chiara <strong>la</strong> funzione del gruppo come luogo di confronto e contenitore delle<br />

angosciose e talvolta conflittuali situazioni che si creavano non solo tra<br />

il <strong>per</strong>sonale e i genitori, ma anche all’interno del gruppo stesso degli o<strong>per</strong>atori.<br />

Ambedue le modalità di <strong>la</strong>voro di gruppo hanno evidenziato come<br />

il trovare il tempo internamente <strong>per</strong> fermarsi a pensare, osservare, scrivere<br />

e discutere in gruppo, svolga un’importante funzione di contenimento<br />

e modu<strong>la</strong>zione del potenziale <strong>per</strong>secutorio dei vissuti emotivi che di<strong>la</strong>gano<br />

nel <strong>la</strong>voro quotidiano. Riflettere sull’es<strong>per</strong>ienza emotiva dei piccoli e<br />

dei genitori durante <strong>la</strong> degenza ha infatti <strong>per</strong>messo di riflettere anche sui<br />

sentimenti degli infermieri e dei medici nel rapporto con i pazienti e con<br />

i colleghi.<br />

- Narrazione: l’espressione e <strong>la</strong> condivisione di sentimenti così forti, di solito<br />

nascosti e/o negati, è possibile solo se non c’è il timore del giudizio e<br />

se, accanto al<strong>la</strong> discussione in gruppo, si riescono a trovare altre modalità<br />

di espressione (poesie, racconti, sogni, rappresentazioni teatrali, immagini<br />

fotografiche, disegni...). Hanno iniziato i genitori inviando lettere <strong>per</strong><br />

raccontare <strong>la</strong> loro es<strong>per</strong>ienza in reparto. Gli o<strong>per</strong>atori nel loro <strong>per</strong>corso di<br />

crescita prima hanno iniziato ad osservare, hanno raccolto e condiviso i<br />

racconti dei bambini, dei genitori e degli altri famigliari e poi si sono raccontati.<br />

Attraverso <strong>la</strong> narrazione è stato possibile esprimere comunicazioni<br />

molto più complesse rispetto a quanto viene detto “nel gruppo” e con<br />

una caratteristica di maggiore intimità, dialogo interiore fino all’uso del<br />

linguaggio poetico. “Storie” raccontate su entrambi i versanti del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>­<br />

156<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 11<br />

zione di cura, quel<strong>la</strong> degli o<strong>per</strong>atori e quel<strong>la</strong> degli utenti e le loro famiglie.<br />

Conclusioni<br />

La narrazione come dono del<strong>la</strong> propria es<strong>per</strong>ienza vissuta può diventare<br />

ambito/strumento privilegiato <strong>per</strong> “l’ascolto” dei sentimenti e <strong>per</strong>mette di riconsiderare<br />

l’agire professionale nei suoi profondi e complessi significati<br />

re<strong>la</strong>zionali.<br />

Riteniamo in questo modo alimentare una nuova cultura dei Servizi Sanitari<br />

Ospedalieri che sappia assumere <strong>la</strong> vita emotiva nel<strong>la</strong> professionalità. Questa<br />

es<strong>per</strong>ienza aumenta <strong>la</strong> consapevolezza che l’ospedale non può essere solo un<br />

posto fisico <strong>per</strong> <strong>la</strong> cura, <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, <strong>la</strong> morte ma deve offrire anche un posto<br />

del<strong>la</strong> mente e nel<strong>la</strong> mente <strong>per</strong> pensare <strong>la</strong> vita, <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e <strong>la</strong> morte.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

157


Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


Parte III<br />

Poster<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

160<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

Sommario dei Poster<br />

167 12.1. P. ANTONIOLI, F. ANZIVINO, E. CARLINI, Piano ferrarese <strong>per</strong><br />

l’emergenza caldo estivo 2004: un’es<strong>per</strong>ienza di continuità<br />

assistenziale<br />

169 12.2 D. PROCICCHIANI, G.B. CAMURRI, R. ZOBOLI, Continuità assistenziale<br />

e riabilitazione del paziente emiplegico<br />

171 12.3. G. BORGHI, S. LOMBROSO, L. LUZZI, M. MARZEGALLI, G. POLVANI,<br />

S. SCALVINI, Ospedale e territorio: una integrazione possibile<br />

<strong>per</strong> alcune tipologie di pazienti cardiopatici<br />

173 12.4. R. CERRI, C. DEVARDO, F. RIPA, M. RAVERA, P. PANARISI, Il caregiver<br />

come risorsa <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del paziente<br />

175 12.5. B. VINASSA, R. VALFRÈ, P. GIULIANO, V. VOTTERO, C. GALOTTO, P.<br />

SGUAZZI, Ospedale e territorio: il nostro legame e <strong>la</strong> nostra<br />

continuità è il nostro assistito<br />

176 12.6. C. PONZETTI, S. G. CALVETTO, L. IANNIZZI, E. ROVAREY, R. GRIMOD,<br />

R. DAMÉ, G. GALLI, La continuità assistenziale nel<strong>la</strong> rete HPH<br />

del<strong>la</strong> Valle d’Aosta: lo stato dell’arte<br />

179 12.7. M. G. DE ROSA, L. BONAFEDE, A. TOSELLI, R. BONO, R. SALOMO­<br />

NE, F. BORASO, Sviluppo di un sistema informativo volto al<br />

monitoraggio del<strong>la</strong> dimissione protetta nel<strong>la</strong> ASL 17<br />

183 12.8. R. BERTAMINI, E. VALDUGA, Integrazione ospedale /territorio<br />

184 12.9. F. ROCCO, F. GADDA, S. CASELLATO, V. ORTOLANI, Progetto<br />

“dimissione protetta”<br />

186 12.10. A. GIGLIOBIANCO, S. CECCHELLA, Il <strong>per</strong>corso dimissioni protette<br />

tra ospedale e territorio in un distretto dell’azienda<br />

USL di Reggio Emilia – il distretto di Guastal<strong>la</strong><br />

187 12.11. G. SACCHETTI, L. SACCHI, C. GREGARI, B. FACCHETTI, I. FINZI, A.<br />

AMOROSI, Il Centro di salute e ascolto <strong>per</strong> le donne immigrate<br />

e i loro bambini: luogo di ricerca e di proposta di<br />

cambiamenti organizzativi nei servizi materno infantili<br />

189 12.12. A. FORACCHIA, A. VENTURINI, Integrazione tra i servizi territoriali<br />

e ospedalieri <strong>per</strong> le donne migranti a Reggio Emilia<br />

<strong>19</strong>1 12.13. G. BENAGLIA, A. VENTURA, A. BERTROZZI, C. VENTURA, Informazione<br />

e formazione interculturale nel<strong>la</strong> protezione del<strong>la</strong><br />

madre e del bambino<br />

<strong>19</strong>2 12.14. A. FERRETTI, D. GIORGETTI, Pasti unici e pasti etnici in ospedale<br />

<strong>19</strong>4 12.15. P. BORGOGNONI, P. FAGANDINI, M. RAVELLI, L. CERULLO, Attraversare<br />

confini<br />

<strong>19</strong>6 12.16. L. PASQUARIELLO, C. PONZETTI, M. MUSI, G. CARRARA, L. PLATI,<br />

H. ZEN, R. ORIANI, B. DAGNES, Dal <strong>per</strong>corso formativo “Ver­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

161


CAPITOLO 12<br />

so un ospedale senza dolore” dell’azienda USL Valle d’Aosta<br />

al<strong>la</strong> gestione del paziente con dolore sul territorio<br />

<strong>19</strong>9 12.17. M. PESENTI CAMPAGNONI, A. CASTIGLION, O. TORRETTA, La comprensione<br />

del dolore e del<strong>la</strong> sofferenza in ospedale: un progetto<br />

di formazione del <strong>per</strong>sonale mediante osservazione<br />

antropologica<br />

201 12.18. L. CANAVACCI, E. MENONI, A.M. ALOISI, M.G. D’AMATO, A. GRASSO,<br />

R. MARCHINI, M. GIACCHI, Assistenza e trattamento del dolore.<br />

Uno strumento di indagine su conoscenze, atteggiamenti e<br />

comportamenti di infermieri e medici<br />

203 12.<strong>19</strong>. A. VENEZIANI, F. PICCA, S. MIGLIORINI, I. FRATI, V. FUSARI, A. APPICCIA­<br />

FUOCO, Verso <strong>la</strong> creazione di un acute pain service nell’ambito<br />

del progetto HPH “ospedale senza dolore”<br />

205 12.20. L. COLONNA, C. SESTINI, M. CALAMAI, La rilevazione dei bisogni<br />

formativi in tema di dolore: analisi delle risposte a un questionario<br />

207 12.21. S. SOTTILI, Ospedale senza dolore: l’es<strong>per</strong>ienza continua<br />

208 12.22. R. MASSEI, M. CANELLA, A. CAZZANIGA, L. FERRAIOLI, A. INVERNIZZI,<br />

M. BOSIO, A. ZOLI, P. CALTAGIRONE, Il progetto ospedale senza<br />

dolore come strumento di comunicazione aziendale<br />

210 12.23. F. RIPA, A. DE LUCA, L. RESEGOTTI, P. ZAINA, La rete HPH Piemonte<br />

e Valle d’Aosta e “l’Ospedale senza dolore”<br />

210 12.24. M. MONTEROSSO, G. ALBERTINI, M.G. ALLEGRETTI, B. BORTOLAMEOTTI,<br />

D. CHIUSOLE, G.M. GUARRERA, F. DALLAPÈ, G. MENEGONI, B. PARODI,<br />

D. PEDROTTI, C. PONTALTI, P. ROMITI, E. BALDANTONI, Ruolo del<br />

comitato <strong>per</strong> l’ospedale senza dolore nel promuovere una<br />

effettiva partnership tra professionisti e pazienti<br />

213 12.25. L. ANGELINI, D. CRESPI, M. GALBIATI, M. G. MEZZETTI, C. RADICE, F.<br />

RIZZI, L’ospedale senza dolore: promuovere una cultura <strong>per</strong><br />

migliorare il benessere del paziente<br />

214 12.26. M.T. VITALE, M.E. LA GRASSA, D. COVA, E. COFRANCESCO, Le tecniche<br />

di ri<strong>la</strong>ssamento nel<strong>la</strong> cura del dolore: reiki e paziente<br />

oncologico anziano<br />

217 12.27. A. BERNASCONI, A. CAVALERI, A. GAMBA, G. GENDUSO, N. MONZANI,<br />

A. MORETTO, A. RAIMONDI, A. RUSSO, M. SALA, R. SPERANZA, L.<br />

TUCCINARDI, A.VIRTUANI, Indagine conoscitiva sul<strong>la</strong> prevalenza<br />

del dolore nei pazienti ricoverati e su atteggiamenti e<br />

conoscenze del <strong>per</strong>sonale sanitario<br />

2<strong>19</strong> 12.28. F. DALLAPÈ, B. BORTOLAMEOTTI, C. PONTALTI, M.G. ALLEGRETTI, G.M.<br />

GUARRERA, G. MENEGONI, M. MONTEROSSO, B. PARODI, D. PEDROTTI,<br />

P. ROMITI, E. BALDANTONI, Ruolo del comitato <strong>per</strong> l’Ospedale<br />

senza dolore nel processo di adeguamento agli standard Joint<br />

Commission International. L’es<strong>per</strong>ienza di Trento<br />

221 12.29 D. PEDROTTI, M. ALLEGRETTI, B. BORTOLAMEOTTI, F. DALLAPÈ, G.<br />

GUARRERA, G. MENEGONI, M. MONTEROSSO, B. PARODI, C. PONTALTI,<br />

P. ROMITI, E. BALDANTONI, Trattamento del dolore post – o<strong>per</strong>atorio.<br />

Raccomandazioni del comitato <strong>per</strong> l’ospedale senza<br />

dolore<br />

222 12.30. A. SALVATERRA, E. ANESI, Emersione di una patologia sottodiagnosticata:<br />

<strong>la</strong> “sindrome delle apnee ostruttive nel sonno”;<br />

162<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

problematiche di asimmetria informativa e “governance”.<br />

Es<strong>per</strong>ienza di un ospedale distrettuale nel <strong>Trentino</strong><br />

224 12.31. S. ZILOCCHI, G.F. MININI, N. PELI, R. AVISANI, U. A. BIANCHI, S.<br />

PECORELLI, Perineal care: un moderno programma di tute<strong>la</strong><br />

del<strong>la</strong> salute del<strong>la</strong> donna<br />

226 12.32. E. BOTTACCHI, G. CORSO, M. PESENTI CAMPAGNONI, A. ANTICO,<br />

C.ALLEGRI, C. PONZETTI, Integrazione ospedale / territorio ­<br />

Prato: progetto assistenziale territorio ospedale <strong>per</strong> le ma<strong>la</strong>ttie<br />

cerebrovasco<strong>la</strong>ri<br />

228 12.33. R. VEDOVELLI, P. ABELLI, A. CAJELLI, R. AQUILANI, L’ospedale<br />

che nutre bene: un progetto di qualità in riabilitazione<br />

229 12.34. M. COSER, R. MERLO, E. PESARESI, La visita odontoiatrica nelle<br />

scuole materne<br />

230 12.35. M. PRANDINI, A. MIORELLI, L’ossigeno ventiloterapia<br />

domiciliare in Provincia di Trento: un difficile equilibrio<br />

tra salute e risorse<br />

232 12.36. S. CAPRILLI, L. BENINI, F. MUGNAI, “Gli incontri con gli animali”<br />

all’Ospedale Pediatrico Meyer: valutazione del<strong>la</strong><br />

realizzabilità del progetto<br />

233 12.37. M. BRASI, S. CONCETTI, A. M. PIETRANTONIO, A. BARALDI, A.<br />

ANANIA, Lo Stone Center dell’Ospedale di Carpi: modello<br />

di <strong>per</strong>corso multidisciplinare centrato sul<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

diagnosi, trattamento e prevenzione del<strong>la</strong> calcolosi urinaria<br />

235 12.38. N. VINSANI, T. PELLI, D. MANFREDI, La terapia del sorriso e<br />

del<strong>la</strong> comunicazione<br />

237 12.39. E. MANICARDI, M. LINCE, M. GANASSI, Procedura <strong>per</strong> l’attivazione<br />

di consulenza infermieristica <strong>per</strong> pazienti diabetici<br />

239 12.40. U.O. EDUCAZIONE ALLA SALUTE e LEGA ITALIANA PER LA LOTTA CON­<br />

TRO I TUMORI, Un’es<strong>per</strong>ienza di teatro in ospedale “L’uomo<br />

che smise di fumare”<br />

240 12.41. A. ZANOBINI, Azioni di comunicazione <strong>per</strong> il sostegno al<br />

governo clinico regionale - aprile-giugno 2004<br />

242 12.42. M. CORDONI, G. MICHELI, F. PRATESI, A.M. BASSO, L. CIAMPI, E.<br />

MUGNAINI, Modello di re<strong>la</strong>zione-comunicazione HPH nell’ambito<br />

del<strong>la</strong> prevenzione cardiovasco<strong>la</strong>re<br />

245 12.43. M. MARCUCCI, S. ARDIS, A. MERLI, G. DI QUIRICO, L. PULITI, A.<br />

DI VITO, M. ROSSI, M. GIRALDI, Percorso formativo <strong>per</strong> i volontari<br />

del pronto soccorso<br />

247 12.44. S. ARDIS, M. MARCUCCI, A. MERLI, G. DI QUIRICO, L. PULITI, A.<br />

VINCENTI, M. DE GENNARO, M. GIRALDI, Persone a rischio di<br />

discriminazione in ospedale: aiutiamole a difendersi<br />

249 12.45. S. ARDIS, M. MARCUCCI, G. DI QUIRICO, L. PULITI, A. DI VITO, M.<br />

ROSSI, M. GIRALDI, Aiuto ai familiari delle <strong>per</strong>sone che accedono<br />

al Pronto soccorso<br />

251 12.46. A. BELFIORE, V. O. PALMIERI, G. PALASCIANO, Arte e cultura in<br />

ospedale: l’es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> clinica medica “Augusto<br />

Murri”, Policlinico, Bari<br />

253 12.47. A. CAZZANIGA, L. FERRAIOLI, A. INVERNIZZI, M. BOSIO, A. ZOLI, P.<br />

CALTAGIRONE, La prevenzione delle lesioni da decubito in<br />

ambito ospedaliero, analisi delle Best Current Evidence<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

163


CAPITOLO 12<br />

Based ed e<strong>la</strong>borazione di un processo aziendale di prevenzione<br />

254 12.48. A. MARIANI, E. POGGI, C. BENEDETTO, A. FILIPPI, Empowerment<br />

delle pazienti sottoposte a linfoadenectomia ascel<strong>la</strong>re <strong>per</strong><br />

neop<strong>la</strong>sia mammaria<br />

257 12.49. M. PARPANESI, P. SIRONI, Indagine conoscitiva sulle abitudini<br />

al fumo dei dipendenti di reparti a rischio dell’Azienda<br />

Ospedaliera di Cremona<br />

258 12.50. R. ALBERTAZZI, D. CANDIOLI, Verifica del<strong>la</strong> qualità <strong>per</strong>cepita dall’utente<br />

in un <strong>per</strong>corso di promozione del<strong>la</strong> salute re<strong>la</strong>tiva<br />

al trattamento riabilitativo del<strong>la</strong> lombalgia<br />

259 12.51. A. BOLOGNANI, M. FLORIANI, S. SCARAMUZZA, Progetto “Sopraimille”.<br />

Col<strong>la</strong>borazione tra Centro <strong>Salute</strong> Mentale e Società<br />

degli Alpinisti Tridentini<br />

261 12.52. M. ALBERTINI, M. CHIODEGA, A. FILIPPI, A. CAZZOLLI, D. GROTTOLO,<br />

M. ROSA, B. PENASA, RAR: referente alcologico di reparto<br />

263 12.53. L. CARMELLINI, A. SANNICOLÒ, A. FLAIM, F. CICCARONE, V. LEONI, M.<br />

PRANDINI, Attuazione del sistema qualità: valutazione del<strong>la</strong><br />

soddisfazione dell’utente presso un servizio di fisiopatologia<br />

respiratoria- Dati preliminari<br />

265 12.54. A. APPICCIAFUOCO, M. MANFREDI, P. MINALE, G. ERMINI, P. CAMPI,<br />

C. MENICOCCI, C. TAZZER, A. ALESSANDRI, R. GUADAGNO, I. FRATI,<br />

D. MAZZOTTA, R. BRUNETTI, R. PREDONZANI, F. SIMONELLI, P. MORELLO<br />

MARCHESE, Progetto HPH interregionale “Allergia a scuo<strong>la</strong>”:<br />

verso <strong>la</strong> realizzazione di un sito web <strong>per</strong> adolescenti<br />

266 12.55. V. BRUSAFERRO, F. BAZZANI, Y. KOOMEN, G. MATTEVI, F. MIORI, B.<br />

VILLOTTI e A. SALVATERRA, Ruolo dell’educazione sanitaria nel<strong>la</strong><br />

terapia dell’asma<br />

268 12.56. D. COSTI, M. GARAMANTE, M. FERRARI, S. GALERO, G. ROSARIO, L.<br />

CAMORANI, Il counselling infermieristico <strong>per</strong> l’informazione<br />

terapeutica al paziente psichiatrico sugli psicofarmaci prescritti<br />

269 12.57. G. GUANDALINI, N. MAZZINI, Un servizio di informazione e valutazione<br />

degli ausili tecnici come strumento di promozione<br />

del<strong>la</strong> salute<br />

271 12.58. S. CORTOPASSI, M. FILIERI, L. MORELLI, R. GUERRINI, A. D’ALESSAN­<br />

DRO, I giovani del servizio civile quale risorsa nel processo<br />

di accoglienza ospedaliera<br />

273 12.59. A. APPICCIAFUOCO, G. RANDELLI, F. BUONO, D. BELLUCCI, A. MATUCCI,<br />

G. MARIN, M. MANFREDI, P. CAMPI, A. MARTINI, C. RUSSO, Progetto<br />

HPH “Musica in Ospedale”: <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione di una<br />

migliore accoglienza ed assistenza del paziente nel Nuovo<br />

Ospedale di San Giovanni di Dio – ASL 10 Firenze<br />

275 12.60. P. ABELLI, V. PARISI, P. LOMBARDI, P.G. MAGGI, R. VEDOVELLI, L.<br />

MAGGI, G. GHIGNI, M. ZUCCHELLA, G. CAMPO, R. AQUILANI, La prevenzione<br />

primaria del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia cardiovasco<strong>la</strong>re: eccesso<br />

di peso, alimentazione, attività fisica e lipidi ematici di una<br />

popo<strong>la</strong>zione di adolescenti.<br />

164<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

277 12.61. D. MICHELLINI, A.M. FERRARI, C. CAMPARI, Alimentarsi bene <strong>per</strong><br />

crescere meglio: risultati finali<br />

279 12.62. S. BOSI, A.M. FERRARI, S. DE FRANCO, R. BOSI, R. CAVALLI, G.<br />

AZZARONE, M. PEDRONI, C. SPAGGIARI, R. TOFFANETTI PANNELLA,<br />

O. MALVONI, Le vie del Fumo<br />

280 12.63. D. MICHELLINI, A.M. FERRARI, C. CAMPARI, Alimentarsi bene <strong>per</strong><br />

crescere meglio: comunicare come<br />

282 12.64. P.A. MILANI, S. CAMPETELLA, P.A. LOMBARDI, P.G. MAGGI, A.<br />

ZANCAN, P. ROVATI, L. SONETTI, T. BRIGADA, C. RAMPINI, F. CATA­<br />

NIA, R. AQUILANI, La promozione del<strong>la</strong> salute nell’anziano:<br />

riduzione del rischio di caduta<br />

283 12.65. F. CARBONARO, A. MATTUZZI, G. BELLANTE, B. DE MORI, A.<br />

BERNARDI, Intervento di sensibilizzazione sul<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia<br />

diabetica rivolto al<strong>la</strong> cittadinanza: es<strong>per</strong>ienza di 6 anni<br />

285 12.66. C. SPAGGIARI, S. BOSI, A. M. FERRARI, “Baby no smoke”. Progetto<br />

s<strong>per</strong>imentale pediatri di famiglia<br />

287 12.67. L. DONATI, Dal progetto “Conoscere il consultorio”<br />

288 12.68. M. ANFOSSO, Progetto Vita<br />

290 12.69. M.G. BAÙ, V. DONVITO, E. MAZZOLI, C. PERIS, C. PICCO, G. POP­<br />

PA, Donne in ospedale: S. Anna- focus sulle pari opportunità<br />

attraverso <strong>la</strong> sensibilizzazione<br />

292 12.70. E. AGOSTI, P. GROSSO, G. GULINO, D. LEVI, T. LUBRANO, M. PAIN,<br />

C. PONZETTI, Es<strong>per</strong>ienza di una ricerca/azione. La WHP in<br />

un’azienda sanitaria<br />

294 12.71. F. SIMONELLI, A. ZAPPULLA, K. MAJER, M. J. CALDÉS PINILLA, C.<br />

TEODORI, La formazione come opportunità di sviluppo<br />

organizzativo del<strong>la</strong> rete HPH<br />

296 12.72. L. ROSSETTI, G. MAGNANI, D. MILANI, I. PO, A. M. PIETRANTONIO,<br />

C. CARAPEZZI, R. BONATTI, S. CENCETTI, Dal<strong>la</strong> es<strong>per</strong>ienza di<br />

confronto con <strong>la</strong> sofferenza, al<strong>la</strong> proposta di una cultura<br />

di salute<br />

298 12.73. S. ARDIS, M. MARCUCCI, A. MERLI, G. DI QUIRICO, L. PULITI, A.<br />

VINCENTI, E. GAMBOGI, D. BEVILACQUA, M.A. MALERBI, M. GIRALDI,<br />

R. GOTTARDI, Ignoranza: un terreno fertile <strong>per</strong> <strong>la</strong> discriminazione<br />

in sanità<br />

299 12.74. R. GAGNO, Realizzazione eventi pubblici di promozione<br />

ed educazione al<strong>la</strong> salute<br />

301 12.75. A. M.CIRLA, R. FAZIOLI, L. GALLI, C. MEINECKE, Es<strong>per</strong>ienza di<br />

promozione del<strong>la</strong> salute durante il <strong>la</strong>voro infermieristico.<br />

Ergomotricità <strong>per</strong> <strong>la</strong> prevenzione dei disturbi muscoloscheletrici<br />

302 12.76. N. PULERÀ, G. MATTEELLI, A. SCOGNAMIGLIO, A. SANTOLICANDRO,<br />

Confronto tra popo<strong>la</strong>zione generale e dipendenti ASL<br />

afferenti ad un centro antifumo: l’es<strong>per</strong>ienza del “Centro<br />

<strong>per</strong> il trattamento e <strong>la</strong> prevenzione dei danni indotti dal<br />

fumo di tabacco” di Livorno<br />

304 12.77. G. GADDOMARIA, D. COSTI, L. TAGLIABUE, Il progetto gestione<br />

del rischio nel dipartimento di salute mentale di Reggio<br />

Emilia<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

165


CAPITOLO 12<br />

306 12.78. G. MORINI, D. COSTI, A. PINOTTI, M. POLETTI, La documentazione<br />

di qualità del dipartimento salute mentale come supporto al<strong>la</strong><br />

valutazione e gestione dei rischi <strong>la</strong>vorativi<br />

307 12.79. R. ROSSO, Il Sistema Qualità nell’Azienda Ospedale Università<br />

San Martino di Genova<br />

310 12.80. M. C. AZZOLINA, I. M. RACITI, R. ARIONE, P. PANARISI, Paziente oncologico<br />

e continuità assistenziale<br />

311 12.81. A. BRANDI, P. GIOACHIN, R. MARILLI, Linee guida aziendali sul<strong>la</strong><br />

prevenzione delle cadute nel paziente anziano: risultati di una<br />

s<strong>per</strong>imentazione<br />

314 12.82. S. CORONA, M. CASTELLETTO, La promozione del<strong>la</strong> salute attraverso<br />

una campagna di comunicazione sul diabete mellito. L’es<strong>per</strong>ienza<br />

dell’Azienda <strong>per</strong> i Servizi Sanitari n. 6 “Friuli Occidentale” ­<br />

Pordenone.<br />

166<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

Poster<br />

12.1. Piano ferrarese <strong>per</strong> l’emergenza caldo estivo 2004: un’es<strong>per</strong>ienza<br />

di continuità assistenziale<br />

P. ANTONIOLI 1 , F. ANZIVINO 2 , E. CARLINI 1 - 1 Direzione Medica di Presidio, 2 U.O. di<br />

Geriatria. Azienda Ospedaliera Universitaria di Ferrara, in col<strong>la</strong>borazione<br />

con: Assessorato al<strong>la</strong> Sanità e Servizi al<strong>la</strong> Persona-Comune di Ferrara, Azienda<br />

USL di Ferrara, Associazioni di Volontariato “AUSER, ARCI, ACLI, CRI”<br />

AUTORE REFERENTE: PAOLA ANTONIOLI, Azienda Ospedaliera Universitaria di<br />

Ferrara, Corso Giovecca 203, 44100 Ferrara - tel.: 0532 236210/288, fax:<br />

0532 236588, e-mail: p.antonioli@ospfe.it<br />

Condizioni naturali di elevata tem<strong>per</strong>atura hanno un impatto sul<strong>la</strong> salute ben<br />

più grave nelle <strong>per</strong>sone anziane, in condizioni di salute precarie e con ridotte<br />

capacità individuali, familiari e sociali di fronteggiare situazioni difficili. In considerazione<br />

delle condizioni climatiche partico<strong>la</strong>rmente pesanti osservate anche<br />

nel<strong>la</strong> nostra Provincia nell’estate 2003 e dei dati epidemiologici di morbilità<br />

e mortalità re<strong>la</strong>tivi, in partico<strong>la</strong>re, al <strong>per</strong>iodo giugno-agosto 2003, è stato predisposto<br />

il Piano <strong>per</strong> l’Emergenza Caldo Estivo <strong>per</strong> coordinare tutti gli interventi<br />

socio-assistenziali <strong>per</strong> i cittadini anziani residenti nel Comune di Ferrara.<br />

Il Gruppo target di riferimento è stato identificato sul<strong>la</strong> base dei seguenti<br />

criteri: residenza nel Comune di Ferrara, età > 75 anni, essere affetti da ma<strong>la</strong>ttie<br />

cardiovasco<strong>la</strong>ri, respiratorie, neurologiche, diabete, neop<strong>la</strong>sie e/o essere<br />

portatori di disabilità e/o essere in una situazione abitativa precaria e/o non<br />

avere parenti/<strong>per</strong>sone di riferimento e/o non essere seguiti dai servizi territoriali<br />

sociali o sanitari.<br />

Il Piano prevede alcune tappe di sorveglianza ed intervento che possono<br />

essere così schematizzate:<br />

Fase del<strong>la</strong> rilevazione del bisogno: costruzione di un sistema in grado di<br />

segna<strong>la</strong>re le <strong>per</strong>sone che sono più a rischio sia <strong>per</strong> problematiche sociali che<br />

sanitarie. I canali di informazione-segna<strong>la</strong>zione possono essere vari ma, nel<strong>la</strong><br />

maggioranza dei casi, sono identificabili nei MMG, nei Centri Sociali e nel<br />

Servizio Sociale del Comune.<br />

Fase del<strong>la</strong> telesorveglianza: è affidata alle Associazioni del “Volontariato” che<br />

mettono in atto un controllo <strong>per</strong>iodico (uni o plurisettimanale) in cui, attraverso<br />

un questionario, valuta se insorgono possibili problemi assistenziali.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

167


CAPITOLO 12<br />

Fase dell’intervento diretto: qualora nell’intervista telefonica insorgessero<br />

dubbi sul<strong>la</strong> appropriatezza delle risposte, il volontariato concorda con l’utente,<br />

dove possibile, una visita a domicilio, secondo uno schema di valutazione<br />

standardizzato in una apposita scheda. Si possono ipotizzare alcune situazioni<br />

tipiche:<br />

- La situazione appare tranquil<strong>la</strong> <strong>per</strong> cui si concorda di proseguire con <strong>la</strong><br />

telesorveglianza.<br />

- Vi sono elementi di dubbio <strong>per</strong> cui si concorda un’altra visita a breve termine<br />

(1-2 giorni).<br />

- Si rileva una situazione diversa dal passato e preoccupante <strong>per</strong> cui si coinvolge<br />

il MMG <strong>per</strong> un controllo clinico a domicilio ed eventualmente, con<br />

lui, si valuta <strong>la</strong> necessità di attivare l’Unità di Valutazione Geriatrica (UVG)<br />

territoriale.<br />

- Solo se <strong>la</strong> situazione fosse veramente critica si attiva l’emergenza territoriale,<br />

tramite il 118, <strong>per</strong> l’eventuale ricovero.<br />

Fase del ricovero: è <strong>la</strong> soluzione che deve essere riservata nei casi in cui <strong>la</strong><br />

precarietà del<strong>la</strong> situazione o clinica o di abbandono sociale renda non gestibile<br />

<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona a domicilio. Anche in questo caso le strategie sono differenziate e<br />

graduali:<br />

- Ricovero in Centro Diurno;<br />

- Ricovero in Casa Protetta (ricoveri di sollievo);<br />

- Ricovero in Ospedale.<br />

Ricovero in Ospedale: è stata definita una procedura <strong>per</strong> il ricovero di questi<br />

pazienti che prevede in sostanza:<br />

- una corsia preferenziale di accesso al PS;<br />

- l’occupazione dei posti letto liberi nelle varie medicine ma con visita, in<br />

tempi stretti, dell’UVG-Ospedaliera <strong>per</strong> valutare <strong>la</strong> dimissibilità;<br />

- l’a<strong>per</strong>tura di uno o due reparti chiusi nel <strong>per</strong>iodo estivo che saranno dedicati<br />

esclusivamente a tali pazienti.<br />

In ogni caso questi pazienti saranno seguiti con un programma di<br />

monitoraggio e di dimissione protetta o a domicilio o in strutture residenziali<br />

(RSA e Case Protette).<br />

Tutti gli o<strong>per</strong>atori coinvolti, in partico<strong>la</strong>re i soggetti deputati al<strong>la</strong> telesorveglianza<br />

e al controllo domiciliare, parteci<strong>per</strong>anno a specifici momenti formativi.<br />

Per valutare l’efficacia del sistema, sono stati posizionati negli snodi critici<br />

indicatori “di necessità”, finalizzati a cogliere i bisogni del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione target<br />

e l’appropriatezza del<strong>la</strong> risposta fornita dal sistema.<br />

Grazie al contributo di tutti gli attori coinvolti nel Piano è stato possibile<br />

realizzare un approccio sistemico di intervento e risposta ai bisogni del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

anziana a fronte di un problema partico<strong>la</strong>rmente rilevante <strong>per</strong> le<br />

conseguenze registrate. Da sottolineare il valore aggiunto legato al<strong>la</strong><br />

metodologia di intervento applicata.<br />

168<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

12.2. Continuità assistenziale e riabilitazione del paziente emiplegico<br />

D. PROCICCHIANI, G. B. CAMURRI, R. ZOBOLI - Unità O<strong>per</strong>ativa di Recu<strong>per</strong>o<br />

Rieducazione Funzionale (direttore: dott. G. B. Camurri) Ospedale S. Maria<br />

Nuova di Reggio Emilia<br />

AUTORE REFERENTE: DONATELLA PROCICCHIANI, RRF Ospedale S. Maria Nuova, Viale<br />

Risorgimento 80, 42100 Reggio Emilia – tel.: 0522 296163, fax: 0522 296266,<br />

e-mail: donatel<strong>la</strong>.procicchiani@asmn.re.it<br />

La nostra unità o<strong>per</strong>ativa tratta, in regime di degenza, circa 300 pazienti l’anno.<br />

Di questi, il 40% sono emiplegici <strong>per</strong> un ictus cerebrale recente. Per questi pazienti,<br />

che sono i più gravi del<strong>la</strong> nostra casistica, dal<strong>la</strong> fine degli anni ‘90, abbiamo<br />

cominciato a riflettere su come migliorare <strong>la</strong> preparazione del<strong>la</strong> dimissione.<br />

Spesso <strong>la</strong> riabilitazione in regime di degenza ospedaliera dei soggetti<br />

emiplegici <strong>la</strong>vora in un setting protetto e autoreferenziale, dal quale è esclusa<br />

ogni re<strong>la</strong>zione con l’esterno. Ci si accontenta che il paziente sia clinicamente<br />

stabile e recu<strong>per</strong>i alcune abilità, in partico<strong>la</strong>re camminare con l’aiuto del<strong>la</strong><br />

fisioterapista. L’autonomia <strong>per</strong>sonale è poco curata, i rapporti con <strong>la</strong> famiglia<br />

sono occasionali, <strong>la</strong> prognosi di recu<strong>per</strong>o è imprecisa e tardiva, <strong>la</strong> dimissione<br />

è decisa e comunicata in maniera affrettata, ci si dimentica degli ausili che<br />

saranno necessari a casa. Nessuno si sente responsabile del<strong>la</strong> futura qualità di<br />

vita del paziente e del<strong>la</strong> sua famiglia. Fino a pochi anni fa, anche se con crescente<br />

disagio, questo era anche il nostro modo di <strong>la</strong>vorare.<br />

Tra i motivi che ci spingevano al cambiamento c’erano il malessere degli<br />

o<strong>per</strong>atori e <strong>la</strong> conflittualità con <strong>la</strong> famiglia al momento del<strong>la</strong> dimissione. Molto<br />

ha influito anche l’insistenza del<strong>la</strong> letteratura in lingua inglese sul<strong>la</strong> necessità<br />

di cominciare a organizzare <strong>la</strong> dimissione fin dal momento dell’ingresso. Da<br />

queste sollecitazioni è iniziato, nel 2001, il nostro progetto di miglioramento<br />

del<strong>la</strong> preparazione del<strong>la</strong> dimissione.<br />

Il progetto si propone l’obiettivo di facilitare <strong>la</strong> dimissione discutendo in<br />

anticipo i problemi che il paziente e <strong>la</strong> famiglia avranno a casa.<br />

Gli indicatori individuati sono:<br />

- <strong>la</strong> riduzione dei tempi di degenza,<br />

- l’aumento del<strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale dei dimessi a domicilio,<br />

- <strong>la</strong> riduzione del<strong>la</strong> conflittualità con le famiglie.<br />

Come riferimento di baseline utilizziamo il 2000, l’ultimo anno intero prima<br />

dell’inizio dell’azione di cambiamento.<br />

Il gruppo di pazienti target del progetto sono gli emiplegici, <strong>per</strong>ché sono i<br />

più gravi, sono numerosi, restano ricoverati a lungo e consumano circa <strong>la</strong><br />

metà delle nostre risorse.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

169


CAPITOLO 12<br />

Il principale intervento organizzativo è stato <strong>la</strong> costituzione di un team<br />

interdisciplinare in cui gli o<strong>per</strong>atori condividono valori e obiettivi: <strong>la</strong> restituzione<br />

dell’autonomia al paziente e il raggiungimento del<strong>la</strong> migliore qualità di vita<br />

possibile. Di conseguenza, già al momento dell’ingresso, serve una prognosi<br />

funzionale precisa sul livello di autonomia previsto al<strong>la</strong> dimissione. Per misurare<br />

obiettivi e risultati, e scambiare informazioni abbiamo adottato scale di valutazione.<br />

Esistono riunioni <strong>per</strong>iodiche del team <strong>per</strong> <strong>la</strong> preparazione di progetti e<br />

obiettivi e <strong>per</strong> <strong>la</strong> loro successiva verifica. Abbiamo posto molta enfasi sul recu<strong>per</strong>o<br />

di tutte le abilità <strong>per</strong>sonali: camminare, <strong>la</strong>varsi, vestirsi, andare in bagno, par<strong>la</strong>re,<br />

scrivere, uscire, riprendere i rapporti con il <strong>la</strong>voro, <strong>la</strong> famiglia e gli amici.<br />

Coinvolgiamo le famiglie fin dall’ingresso, ascoltando le loro preoccupazioni e<br />

rispondendo alle loro domande. Per i pazienti privi di un sufficiente sostegno<br />

familiare, richiediamo, molto precocemente, <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione delle assistenti<br />

sociali. La data del<strong>la</strong> dimissione viene concordata con almeno due settimane di<br />

anticipo, sono prescritti gli ausili necessari a casa. Inoltre, coloro che lo desiderano<br />

vanno a casa <strong>per</strong> il weekend. Dopo <strong>la</strong> dimissione seguiamo il paziente con<br />

un trattamento ambu<strong>la</strong>toriale <strong>per</strong> alcune settimane.<br />

Nel 2000, anno di baseline <strong>per</strong> il nostro progetto, <strong>la</strong> durata del<strong>la</strong> degenza si<br />

poteva considerare buona, mentre <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di dimessi a domicilio era<br />

bassa. I risultati, in termini di riduzione dei tempi di degenza e aumento dei<br />

dimessi a domicilio, già visibili nel 2001, sembrano consolidarsi negli anni<br />

successivi.<br />

Tab. 1<br />

2000 2001 2002 2003<br />

numero pazienti 118 127 137 144<br />

età media 74,3 72,4 73,0 69,8<br />

durata degenza 37,5 33,6 28,0 27,3<br />

% dimessi a domicilio 78,4 83,7 88,9 87,3<br />

I rec<strong>la</strong>mi, già pochi in precedenza, sono ora azzerati. Si prevede di attuare<br />

un’indagine qualitativa <strong>per</strong> conoscere e capire meglio le esigenze, le difficoltà,<br />

le aspettative, il punto di vista dei pazienti e dei loro familiari e il loro<br />

gradimento sull’attività svolta dal team. Lo strumento adottato sarà quello dell’intervista<br />

semistrutturata, che consente un livello di approfondimento maggiore,<br />

un rapporto diretto con l’intervistato e può fornire elementi in grado di<br />

guidare interventi futuri di miglioramento.<br />

Conclusioni: il progetto ha conseguito buoni risultati fin dai primi anni.<br />

Con <strong>la</strong> durata del<strong>la</strong> degenza si sono ridotti i costi, senza riduzione dei<br />

risultati misurati dalle scale di valutazione. Constatiamo un aumento del<strong>la</strong><br />

soddisfazione delle famiglie, e in generale un clima più sereno <strong>per</strong> i<br />

170<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

pazienti e gli o<strong>per</strong>atori. Le famiglie si sono mostrate più col<strong>la</strong>boranti del<br />

previsto e reagiscono positivamente quando si vedono ascoltate e aiutate.<br />

Di contro, <strong>per</strong> alcuni o<strong>per</strong>atori questo modo di <strong>la</strong>vorare risulta troppo<br />

impegnativo, sia da un punto di vista fisico che emozionale. Alcuni di<br />

essi, con noi all’inizio, hanno preferito chiedere il trasferimento e rinunciare.<br />

12.3. Ospedale e territorio: una integrazione possibile <strong>per</strong> alcune tipologie<br />

di pazienti cardiopatici<br />

G. BORGHI 1 , S. LOMBROSO 2 , L. LUZZI 3 , M. MARZEGALLI 4 , G. POLVANI 5 , S. SCALVINI 6 ­<br />

1<br />

Regione Lombardia D.G. Sanità/CEFRIEL; 2 A.O. Busto Arsizio; 3 Regione<br />

Lombardia D.G. Sanità; 4 A.O. San Carlo Mi<strong>la</strong>no; 5 IRCCS Fondazione<br />

Cardiologico Monzino Mi<strong>la</strong>no; 6 IRCCS Fondazione Salvatore Maugeri<br />

Gussago<br />

AUTORE REFERENTE: GABRIELLA BORGHI, U.O. Programmazione Direzione Generale<br />

Sanità Regione Lombardia, Via Po<strong>la</strong> 9/11, 20124 Mi<strong>la</strong>no – tel.: 02­<br />

67653325, fax: 02-67653128, e-mail: borghi@cefriel.it<br />

Contesto<br />

Partendo dal<strong>la</strong> situazione epidemiologica attuale dei pazienti post acuti che<br />

presentano ampie situazioni di cronicità o necessità di riabilitazione, si è voluto<br />

s<strong>per</strong>imentare e valutare modelli assistenziali al domicilio dei pazienti, quale<br />

valore aggiunto rispetto al ricovero in ospedale.<br />

La Regione Lombardia, basandosi su alcune iniziative presenti sul territorio,<br />

ha attivato, nel dicembre 2002, il progetto CRITERIA (Confronti fra Reti Integrate<br />

TEcnologiche <strong>per</strong> gestire a domicilio pazienti post acuti e cronici – RIcerca<br />

Applicata), che ha cofinanziato nell’ambito dei progetti di ricerca del Ministero<br />

del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>.<br />

CRITERIA 1 s<strong>per</strong>imenta due innovative modalità di gestione al domicilio di pazienti<br />

cardiopatici:<br />

- Ospedalizzazione Domiciliare Riabilitativa postcardiochirurgica;<br />

- Telesorveglianza Sanitaria domiciliare.<br />

Obiettivi<br />

E<strong>la</strong>borare due <strong>per</strong>corsi sanitari appropriati utilizzando modalità assisten­<br />

1<br />

Si veda: http://www.sanita.regione.lombardia.it/ricerca_progetti/ministeriali/progetto_criteria.pdf<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

171


CAPITOLO 12<br />

ziali alternative al ricovero ospedaliero, garantendo continuità assistenziale ai<br />

pazienti e ponendosi come alternativa valida in termini di:<br />

a) cura, con riduzione delle riammissioni o delle giornate di degenza;<br />

b) miglioramento del<strong>la</strong> qualità di vita del paziente che è messo in grado di<br />

restare nel proprio ambiente sociale e di re<strong>la</strong>zione;<br />

c) miglioramento del<strong>la</strong> qualità dell’assistenza (grado di soddisfazione<br />

dell’utenza e degli o<strong>per</strong>atori);<br />

d) risparmio di risorse, basato anche sull’utilizzo delle nuove tecnologie<br />

biomedicali e dell’informazione. Ulteriore obiettivo: valutare le tariffazioni<br />

s<strong>per</strong>imentali indicate a livello iniziale di progetto, affinché tali <strong>per</strong>corsi possano<br />

essere introdotti a regime.<br />

Per ognuno dei modelli di gestione è stato definito, congiuntamente dai<br />

partecipanti a CRITERIA, un protocollo clinico condiviso, ed e<strong>la</strong>borato un <strong>per</strong>corso<br />

sanitario appropriato ed in rete che utilizza anche <strong>la</strong> telemedicina.<br />

1. Ospedalizzazione Domiciliare Riabilitativa post cardiochirurgica - <strong>per</strong> una<br />

durata di non più di 28 giorni <strong>per</strong> 200 pazienti. Gli IRCCS Cardiologico<br />

Monzino e Fondazione Maugeri seguono pazienti rispettivamente nelle aree<br />

di Mi<strong>la</strong>no e Brescia.<br />

Il <strong>per</strong>corso, con il supporto di un telemonitoraggio su ECG, consente di<br />

dimettere il paziente e di continuare a seguirlo verificandone i parametri<br />

funzionali dal domicilio. Al protocollo sono ammessi pazienti o<strong>per</strong>ati di<br />

bypass aorto-coronarico e/o di correzione di patologia valvo<strong>la</strong>re che rispondano<br />

a predefiniti criteri, quali ad esempio: profilo di rischio<br />

preo<strong>per</strong>atorio Euroscore compreso tra 0 e 10; assenza di complicanze, valori<br />

di emoglobina maggiori o uguali a 8,5; ecc...; oltre al<strong>la</strong> presenza di un<br />

adeguato contesto abitativo e di un familiare. Al paziente, dimesso dopo 3­<br />

4 giorni dall’intervento, viene consegnato un elettrocardiografo<br />

transtelefonico monotraccia con il quale invierà un tracciato giornalmente<br />

o in caso di disturbi. Il <strong>per</strong>corso ha una durata minima di 15 giorni e massima<br />

di 28. Il programma riabilitativo domiciliare prevede standard minimi<br />

di servizio in termini di accessi domiciliari di medico, fisioterapista, infermiere.<br />

2. Telesorveglianza Sanitaria Domiciliare - <strong>per</strong> una durata di sei mesi <strong>per</strong><br />

300 pazienti affetti da scompenso cardiaco cronico. Gli IRCCS Maugeri e<br />

Monzino, nonché l’A.O. di Busto Arsizio seguono pazienti rispettivamente<br />

nelle aree di Brescia, Mi<strong>la</strong>no e Busto Arsizio.<br />

Il numero di pazienti affetti da scompenso cardiaco cronico è in continua crescita<br />

nei paesi occidentali. CRITERIA propone, <strong>per</strong> questi pazienti medio gravi, un<br />

programma domiciliare basato su un telemonitoraggio attraverso ECG<br />

monotraccia e l’assistenza di <strong>per</strong>sonale infermieristico di riferimento. I pazienti<br />

ammessi devono avere una diagnosi di scompenso cardiaco (c<strong>la</strong>ssi NYHA II-IV)<br />

172<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

ed un ricovero ospedaliero nei precedenti sei mesi. Il reclutamento può avvenire<br />

sia da parte del MMG sia da parte dell’ospedale in fase di dimissione, con<br />

consenso del paziente ed accordo del MMG. Il paziente riceve un apparecchio<br />

<strong>per</strong> l’invio transtelefonico dell’ECG monotraccia che viene inviato ad Centro Servizi,<br />

o<strong>per</strong>ante 24/24 h <strong>per</strong> 365 giorni annui, che lo pone in collegamento con<br />

l’infermiera tutor e con l’equipe cardiologica ospedaliera a cui trasmette anche<br />

altre variabili fisiologiche quali peso, diuresi, tem<strong>per</strong>atura, e sintomatologia.<br />

Le informazioni sul paziente sono utilizzabili in linea e sono accessibili sia<br />

all’ospedale che al MMG. Il servizio vuole ridurre le instabilizzazioni del<strong>la</strong><br />

ma<strong>la</strong>ttia e conseguentemente le riospedalizzazioni, nonché gli accessi impropri<br />

al Pronto Soccorso.<br />

Infine poiché <strong>la</strong> Fondazione Maugeri (www.fsm.it) e il Centro Cardiologico<br />

Monzino (www.cardiologicomonzino.it) o<strong>per</strong>ano con due differenti Centri<br />

Servizi (HTN e MEDICALL), il Cefriel (www.cefriel.it) svilup<strong>per</strong>à un applicativo<br />

web <strong>per</strong> rendere comuni e disponibili le informazioni di progetto.<br />

Risultati: coinvolti ad oggi circa 150 pazienti. Il Cergas (Università Bocconi)<br />

condurrà <strong>la</strong> valutazione del progetto che ci si augura possa confermare i primi<br />

dati di gradimento dei pazienti <strong>per</strong> queste modalità di cura.<br />

12.4. Il caregiver come risorsa <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del paziente<br />

R. CERRI, C. DEVARDO, F. RIPA, M. RAVERA, P. PANARISI - ASO San Giovanni Battista Torino<br />

Introduzione<br />

La riduzione delle giornate di degenza indotta dall’attenzione all’efficienza<br />

produttiva derivata processo di aziendalizzazione ha portato al<strong>la</strong> conseguente<br />

contrazione del tempo di ricovero, ma <strong>la</strong> famiglia non sempre è preparata<br />

ed è in grado di gestire le dimissioni precoci, soprattutto <strong>per</strong> i pazienti che<br />

necessitano di proseguire le cure o di assistenza al domicilio. Nel 2003 <strong>la</strong> nostra<br />

azienda ha <strong>per</strong>altro trasferito 274 pazienti in dimissione protetta, una struttura<br />

aziendale dove sono ricoverate <strong>per</strong>sone che <strong>per</strong> problemi sociosanitari<br />

non possono rientrare direttamente al proprio domicilio.<br />

L’attuale discrepanza fra bisogno assistenziale e risorse disponibili suggerisce<br />

di coinvolgere maggiormente l’entourage del paziente nell’assistenza. D’altro<br />

canto i pazienti con patologie croniche irreversibili oggi sono inseriti in un<br />

sistema di cure dove <strong>la</strong> distribuzione del <strong>la</strong>voro, delle attività e delle responsabilità<br />

è organizzata in sottosistemi omogenei (cure ospedaliere, cure domiciliari,<br />

cure residenziali) non sempre fra loro interagenti ed integrati.<br />

Il paziente nel suo <strong>per</strong>corso può passare da un sistema ad un altro rischiando<br />

di <strong>per</strong>dere i propri riferimenti terapeutici ed assistenziali. Il disorientamento<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

173


CAPITOLO 12<br />

prodotto può portare l’utente al<strong>la</strong> richiesta di ricovero inappropriato. L’A.S.O.<br />

può contribuire allo sviluppo di un programma di gestione globale che su<strong>per</strong>i<br />

<strong>la</strong> divisione settoriale esistente, contribuendo con le proprie risorse al sistema<br />

integrato di supporto assistenziale <strong>per</strong> l’utente curato nel proprio ambiente<br />

familiare; da questa considerazione è nato un progetto s<strong>per</strong>imentale.<br />

Obiettivo<br />

Gli obiettivi del progetto si concretizzano nel valorizzare il ruolo del<strong>la</strong> famiglia<br />

e del caregiver nel sistema aziendale, utilizzarli come risorsa nel<strong>la</strong> gestione<br />

del paziente con problemi cronici invalidanti, facilitare il processo di integrazione<br />

fra ospedale e territorio.<br />

Sviluppo del progetto<br />

Per <strong>la</strong> realizzazione del progetto sono state coinvolte le Strutture aziendali<br />

che maggiormente inviano i pazienti alle cure domiciliari o in RSA: Oncologia<br />

Medica, Endocrinologia Oncologica, Geriatria, Radioterapia.<br />

Il progetto si configura sul modello p<strong>la</strong>n, do, check, act e si artico<strong>la</strong> nei<br />

seguenti aspetti:<br />

- individuazione dei momenti assistenziali utili al training del caregiver attraverso<br />

<strong>la</strong> valutazione del <strong>per</strong>corso assistenziale dei pazienti<br />

- definizione del <strong>per</strong>corso di training del caregiver<br />

- raccolta delle procedure e dei protocolli consolidati ed utili <strong>per</strong> <strong>la</strong> formazione<br />

del caregiver<br />

- stesura del<strong>la</strong> lista di controllo <strong>per</strong> l’attuazione del<strong>la</strong> fase s<strong>per</strong>imentale<br />

La s<strong>per</strong>imentazione avrà luogo a partire dal mese di luglio.<br />

Valutazione<br />

Il progetto sarà valutato attraverso:<br />

- il livello di raggiungimento degli obiettivi assistenziali previsti dai training<br />

- il grado di soddisfazione del parente e/o del<strong>la</strong> figura di riferimento<br />

Considerazioni ulteriori<br />

L’impatto positivo del progetto sulle Strutture aziendali e <strong>la</strong> sua diffusione<br />

potrà ridurre le richieste improprie di ricovero <strong>per</strong> i pazienti dimessi dalle<br />

nostre strutture e le consulenze informali e formali richieste dai parenti che<br />

assistono i propri familiari al domicilio. Ma soprattutto potrà rappresentare un<br />

valore aggiunto <strong>per</strong> i pazienti e <strong>per</strong> gli stessi famigliari, che potranno globalmente<br />

partecipare in modo integrato al processo di diagnosi e cura.<br />

174<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

12.5. Ospedale e territorio: il nostro legame e <strong>la</strong> nostra continuità è il<br />

nostro assistito<br />

B. VINASSA, R. VALFRÈ, P. GIULIANO, V. VOTTERO, C. GALOTTO, P. SGUAZZI - Distretto 3<br />

Orbassano (To)<br />

AUTORE REFERENTE: BARBARA VINASSA, ASL 5 Orbassano, via Papa Giovanni XXIII<br />

9, 10043 Orbassano (To) – tel.: 011 9036460, fax: 011 9036462, e-mail:<br />

distretto3@asl5.piemonte.it<br />

L’esigenza di garantire <strong>la</strong> continuità dell’assistenza sanitaria anche successivamente<br />

al ricovero ospedaliero prevede l’utilizzo di appropriati modelli organizzativi,<br />

da utilizzare nel<strong>la</strong> fase precoce di dimissione, concordati tra strutture<br />

ospedaliere e strutture territoriali.<br />

Tali modelli si debbono basare su una corretta valutazione delle necessità<br />

assistenziali post-ricovero del paziente in dimissione da parte del <strong>per</strong>sonale<br />

ospedaliero e sul<strong>la</strong> messa a disposizione di idonei interventi di sostegno, concordati<br />

con <strong>la</strong> struttura ospedaliera, da parte delle strutture territoriali.<br />

Situazione di avvio<br />

L’ASL 5 in questi ultimi anni si è ado<strong>per</strong>ata <strong>per</strong> affrontare, con competenza<br />

ed efficacia, le situazioni di bisogno che si possono prefigurare e che più<br />

frequentemente rappresentano <strong>la</strong> problematicità che l’organizzazione<br />

ospedaliera in accordo e col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> realtà assistenziale territoriale<br />

deve o<strong>per</strong>are a risolvere: pazienti con bisogni sanitari ospedalieri residui, pazienti<br />

autosufficienti con bisogni sanitari NON ospedalieri, pazienti NON<br />

autosufficienti con bisogni sanitari NON ospedalieri, pazienti autosufficienti con<br />

bisogni socio-assistenziali.<br />

Obiettivo<br />

Perfezionamento delle procedure organizzative già in atto anche mediante<br />

<strong>la</strong> codificazione del programma immaginato e coinvolgimento dell’ASO S. Luigi<br />

Gonzaga in una definizione di DIMISSIONE PROTETTA.<br />

Strategie<br />

È prevista <strong>la</strong> stesura di una serie di documenti volti ad una maggiore informazione<br />

al paziente e famigliari dei <strong>per</strong>corsi già programmati, ad un miglioramento<br />

del<strong>la</strong> trasmissione di informazione delle caratteristiche assistenziali<br />

dell’utente tra Ospedale e Territorio, ad un maggior coordinamento e<br />

condivisione rispetto al bisogno del ricoverato tra Direzione Sanitaria e Con­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

175


CAPITOLO 12<br />

sorzio Socio-Assistenziale di riferimento ed anche ad una raccolta di dati circa<br />

le condizioni abitative/economiche, del<strong>la</strong> convivenza del paziente al momento<br />

del ricovero <strong>per</strong> dare <strong>la</strong> possibilità agli O<strong>per</strong>atori di meglio programmare le<br />

esigenze di dimissione.<br />

Metodologia<br />

Creazione di un tavolo di <strong>la</strong>voro composto da gruppo progettuale HPH<br />

“DIMISSIONI PROTETTE” dell’ASL 5 e dal<strong>la</strong> Direzione Sanitaria dell’ASO S. Luigi<br />

che avrà il compito precipuo di analizzare le specifiche realtà o<strong>per</strong>ative e di<br />

produrre i documenti di cui sopra.<br />

Risultati<br />

Il tavolo di <strong>la</strong>voro si è riunito tre volte ed ha messo a punto:<br />

A) Modulo Autocertificativo da somministrare al momento dell’accettazione<br />

al ricovero contenente informazioni utili al<strong>la</strong> lettura del bisogno in ordine<br />

alle modalità di dimissione (caratteristiche strutturali domicilio, convivenza,<br />

reddito).<br />

B) Opuscolo Illustrativo dei <strong>per</strong>corsi da intraprendere, a seconda del bisogno,<br />

da consegnare al momento del ricovero al paziente e/o ai famigliari.<br />

12.6. La continuità assistenziale nel<strong>la</strong> rete HPH del<strong>la</strong> Valle d’Aosta: lo stato<br />

dell’arte<br />

C. PONZETTI (Direttore Sanitario); S. G. CALVETTO, L. IANNIZZI, E. ROVAREY (Direttori<br />

di Distretto); R. GRIMOD, R. DAMÉ (Coordinatrici Territoriali delle professioni<br />

sanitarie); G. GALLI (Responsabile Area Comunicazione e Coordinatore<br />

Regionale Rete HPH) - Azienda USL Valle d’Aosta<br />

Lo sviluppo dei rapporti tra Ospedale e Territorio nel<strong>la</strong> Regione Valle d’Aosta<br />

al fine di garantire una ottimale continuità assistenziale è, storicamente, uno<br />

degli obiettivi del Servizio Sanitario Regionale <strong>la</strong> cui priorità è stata affermata<br />

sia dagli ultimi due Piani Sanitari Regionali sia dai Piani di Attività Aziendali<br />

del recente quinquennio.<br />

Gli strumenti riconosciuti come fondamentali sono stati individuati nel<strong>la</strong><br />

presa in carico territoriale, <strong>la</strong> dimissione protetta, l’assistenza domiciliare, il<br />

coinvolgimento partecipativo delle componenti professionali, il coinvolgimento<br />

costante e continuo del livello regionale.<br />

La Regione Valle d’Aosta ha un’unica Azienda USL, che gestisce l’attività sia<br />

ospedaliera sia territoriale, finanziata su base budgetaria <strong>per</strong> il raggiungimento<br />

176<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

dei livelli essenziali di assistenza e <strong>per</strong> <strong>la</strong> messa in pratica di progetti regionali;<br />

l’accordo di programma viene sig<strong>la</strong>to tramite <strong>la</strong> stipu<strong>la</strong> annuale del Piano<br />

Attuativo Locale (PAL) che definisce obiettivi, standard, livelli di <strong>per</strong>formance<br />

e strumenti di misura.<br />

I servizi sociali vengono direttamente erogati dall’Assessorato al<strong>la</strong> Sanità/<br />

<strong>Salute</strong> e Politiche Sociali del<strong>la</strong> Regione che quindi assume anche <strong>la</strong> componente<br />

gestionale dei servizi resi al cittadino.<br />

Questa molteplicità di attori ha creato nel tempo alcune criticità re<strong>la</strong>tive<br />

principalmente al<strong>la</strong> condivisione del metodo di <strong>la</strong>voro, <strong>la</strong> definizione delle<br />

competenze, <strong>la</strong> sovrapposizione dei ruoli in alcuni ruoli e processi.<br />

La necessità del<strong>la</strong> condivisione dei <strong>per</strong>corsi ha indotto l’Azienda Sanitaria<br />

ha sviluppare una nutrita serie di progettualità che si sono concretizzate nel<br />

corso di quest’anno in merito al<strong>la</strong> dimissione protetta ed ai profili di cura condivisi.<br />

Progetto Integrazione<br />

L’integrazione tra ospedale e territorio, è una condizione indispensabile al<br />

fine di garantire <strong>la</strong> continuità delle cure a domicilio e in struttura residenziale<br />

o semiresidenziale facilitando le dimissioni precoci e riducendo i tempi di<br />

degenza.<br />

Obiettivi primari<br />

- Garantire <strong>la</strong> continuità assistenziale sanitaria e socio sanitaria in un ottica<br />

integrata al fine di ridurre i tempi di ricovero e facilitare le dimissioni precoci.<br />

- Favorire il mantenimento dei soggetti presso il proprio domicilio attraverso<br />

lo sviluppo e <strong>la</strong> diffusione dei servizi domiciliari, in partico<strong>la</strong>re in forma<br />

integrata, contrastando il ricorso al<strong>la</strong> istituzionalizzazione e con un indubbio<br />

vantaggio <strong>per</strong> <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita.<br />

- Mettere in atto una fattiva col<strong>la</strong>borazione sia in termini di coordinamento<br />

formale che di sostanziale integrazione degli interventi, tra i diversi ambiti<br />

assistenziali sanitari (ospedalieri e territoriali) ed i servizi sociali delle Regione<br />

Valle d’Aosta.<br />

Obiettivi secondari<br />

- Migliorare e ampliare le conoscenze tra ospedaliere e territorio attraverso<br />

l’informazione e <strong>la</strong> formazione.<br />

- Condividere tra gli Enti e tra i professionisti, le procedure applicative<br />

al fine di favorire <strong>la</strong> continuità assistenziale sia in struttura residenzia­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

177


CAPITOLO 12<br />

le sia a livello domiciliare (ADI), utilizzare strumenti comuni e condivisi.<br />

- Individuare gli utenti a rischio sociale attraverso l’uso di indicatori e scale<br />

di valutazione <strong>per</strong> facilitare le dimissioni.<br />

- Formu<strong>la</strong>re progetti individualizzati, che coinvolgono gli o<strong>per</strong>atori<br />

ospedalieri, territoriali, i degenti ed i loro famigliari già durante il ricovero<br />

<strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere l’individuazione di soluzioni idonee <strong>per</strong> garantire <strong>la</strong> continuità<br />

delle cure.<br />

- Facilitare <strong>la</strong> comunicazione tra i vari o<strong>per</strong>atori e tra i MMG, dal territorio<br />

all’ospedale e viceversa.<br />

Progetto Profili di cura<br />

I profili di cura o <strong>per</strong>corsi diagnostico - terapeutici sono piani interdisciplinari<br />

mirati a definire <strong>la</strong> migliore sequenza di azioni (gestione integrata), nel tempo<br />

ottimale, degli interventi assistenziali, rivolti a target specifici di pazienti, cioè a<br />

quelli con partico<strong>la</strong>ri diagnosi o che possono richiedere procedure specifiche.<br />

La gestione integrata tra Medici di Medicina Generale (MMG), Pediatri di<br />

Libera Scelta (PLS) e <strong>la</strong> Struttura Specialistica, in tutte le situazioni cliniche, ma<br />

in partico<strong>la</strong>re nel disease management di una patologia cronica, richiede prima<br />

di tutto una condivisione di obiettivi. Questa è possibile dopo che i vari<br />

attori del procedimento si siano confrontati in più riprese e dove si siano dettati<br />

degli obiettivi di buona pratica clinica, definiti con i criteri del<strong>la</strong> EBM.<br />

Al fine di e<strong>la</strong>borare un progetto o<strong>per</strong>ativo <strong>la</strong> filosofia che deve spingere le<br />

varie figure professionali è fondata sul<strong>la</strong> centralità del paziente quale obiettivo<br />

dei servizi offerti e del<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> domanda. Il ma<strong>la</strong>to cronico deve<br />

potere ricevere le cure adeguate sia dallo specialista che dal MMG, dosando<br />

gli interventi dei professionisti a seconda delle necessità specifiche del decorso<br />

del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia.<br />

Nel<strong>la</strong> prima fase di applicazione del<strong>la</strong> gestione integrata possono non ridursi<br />

significativamente i costi di assistenza, ma si aumenta il valore del<strong>la</strong> prestazione<br />

sanitaria razionalizzando i comportamenti clinici con conseguente<br />

corretta distribuzione delle risorse.<br />

Nel medio - lungo termine <strong>la</strong> riduzione delle complicanze può portare ad<br />

un miglioramento del<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita dei pazienti ed ad una riduzione dei<br />

costi di assistenza.<br />

Il Modello O<strong>per</strong>ativo<br />

- Proposta da parte del Distretto del<strong>la</strong> patologia da considerare sul<strong>la</strong> base<br />

delle evidenze epidemiologiche sui bisogni di salute analizzati nei Piani di<br />

Zona.<br />

178<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

- Inserimento del<strong>la</strong> patologia e del progetto nei piani strategici dell’Assessorato<br />

al<strong>la</strong> Sanità e del<strong>la</strong> Direzione Aziendale.<br />

- Riunione convocata e condotta dal Direttore del Distretto al<strong>la</strong> presenza dei<br />

MMG distrettuali, (PLS se necessario), dell’équipe del<strong>la</strong> Struttura Specialistica<br />

Ospedaliera di riferimento e degli eventuali Specialisti Territoriali interessati<br />

nosologicamente, <strong>per</strong> definire e condividere obiettivi, strumenti, tempi<br />

del progetto attraverso un contatto diretto tra i professionisti interessati.<br />

- Costituzione del gruppo di <strong>la</strong>voro.<br />

- Analisi dei dati epidemiologici disponibili e delle procedure di presa in carico<br />

tradizionalmente in atto nel distretto.<br />

- Rivisitazione organizzativa del <strong>per</strong>corso assistenziale, tenuto conto del<strong>la</strong> situazione<br />

geografica e delle risorse umane e strumentali disponibili a livello<br />

locale e a livello specialistico e dei rapporti già esistenti con il presidio<br />

ospedaliero.<br />

- Ricerca delle evidenze.<br />

- Pre-testing del profilo all’interno del gruppo di <strong>la</strong>voro.<br />

- Testing all’interno del Distretto.<br />

- Affinamento del profilo sul<strong>la</strong> base dell’es<strong>per</strong>ienza.<br />

- Invio del profilo ai medici di tutta <strong>la</strong> regione <strong>per</strong> condivisione e messa a<br />

disposizione sul sito internet aziendale del<strong>la</strong> principale documentazione di<br />

letteratura.<br />

- Consensus conference aziendale <strong>per</strong> <strong>la</strong> validazione del profilo.<br />

- Approvazione da parte del Collegio di Direzione e del<strong>la</strong> Commissione<br />

Paritetica Regionale con <strong>la</strong> definizione delle modalità di monitoraggio del<strong>la</strong><br />

<strong>per</strong>formance del profilo.<br />

- Emanazione del Profilo da parte del<strong>la</strong> Direzione Strategica Aziendale.<br />

Profili di cura e<strong>la</strong>borati (validati dal<strong>la</strong> consensus conference aziendale e in<br />

attesa di approvazione formale):<br />

- Profilo di cura <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione dello scompenso cardiaco - Distretto 2 di Aosta.<br />

- Profilo di cura <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione dell’i<strong>per</strong>tensione arteriosa - Distretto 3 di Chatillon.<br />

- Profilo di cura <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del diabete mellito - Distretto 4 di Donnas.<br />

Attualmente i profili di cura sono consultabili e disponibili sul sito:<br />

www.us<strong>la</strong>osta.com<br />

12.7. Sviluppo di un sistema informativo volto al monitoraggio del<strong>la</strong><br />

dimissione protetta nel<strong>la</strong> ASL 17<br />

M.G. DE ROSA 1 , L. BONAFEDE 2 , A. TOSELLI 3 , R. BONO 3 , R. SALOMONE 1 , F. BORASO 4 ­<br />

1<br />

Direzione Sanitaria di Presidio Ospedaliero; 2 Servizio Assistenza Sanitaria<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

179


CAPITOLO 12<br />

Territoriale ASL 17, 3 Servizio di Assistenza Sociale Ospedaliera, 4 Direzione<br />

Sanitaria ASL 17<br />

AUTORE REFERENTE: MARIA GRAZIA DE ROSA, Direzione Sanitaria Ospedaliera, Via<br />

Ospedali 14 Savigliano (CN) - tel./fax: 01727<strong>19</strong>117/24, e-mail:<br />

mariagrazia.derosa@asl17.it<br />

Introduzione<br />

Dal<strong>la</strong> fine del <strong>19</strong>99 è stato avviato un progetto di col<strong>la</strong>borazione tra <strong>la</strong> ASL<br />

17 e il Consorzio Monviso Solidale che ha portato al<strong>la</strong> costituzione del Servizio<br />

Sociale Ospedaliero. Le finalità del servizio sono quelle di raccogliere le<br />

problematiche dei pazienti ospedalizzati in difficoltà, di integrare l’istituzione<br />

sanitaria - ospedaliera e territoriale - con quel<strong>la</strong> sociale, <strong>per</strong> il raggiungimento<br />

delle specifiche soluzioni individuate attraverso <strong>la</strong> mediazione, <strong>la</strong> semplificazione<br />

e <strong>la</strong> realizzazione dei progetti assistenziali.<br />

Le attività prevalentemente svolte dal servizio sono di consulenza e di<br />

segretariato sociale, nonché dirette a garantire <strong>la</strong> prosecuzione dell’assistenza<br />

extraospedaliera.<br />

Ad oggi sono stati seguiti complessivamente n. 1.829 casi, circa 460casi/<br />

anno, di cui nel 2003 circa il 65% non autosufficienti. Tale es<strong>per</strong>ienza ha indotto<br />

ad alcune riflessioni re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> necessità di una più precisa definizione<br />

dei ruoli e delle strategie necessarie <strong>per</strong> <strong>la</strong> migliore integrazione delle<br />

risorse disponibili. A tale scopo è iniziata una col<strong>la</strong>borazione tra Direzione<br />

Sanitaria, Servizio di Assistenza Territoriale e Servizio Sociale Ospedaliero <strong>per</strong><br />

<strong>la</strong> realizzazione di un progetto volto ad individuare le più appropriate modalità<br />

di intervento, attraverso <strong>la</strong> valutazione ed il monitoraggio delle differenti<br />

tipologie di pazienti, dei loro problemi e delle specifiche risposte.<br />

Obiettivo e gruppo target<br />

Nel<strong>la</strong> prospettiva di favorire <strong>la</strong> continuità delle cure ed il coordinamento<br />

degli interventi <strong>la</strong> nostra area di approfondimento si è rivolta in prima istanza<br />

allo sviluppo di un sistema informativo e ad una metodologia di analisi ad<br />

oggi insufficienti. Il sistema informativo è infatti necessario e preliminare <strong>per</strong><br />

valutare <strong>la</strong> struttura, il processo e l’esito delle attività inerenti i differenti <strong>per</strong>corsi<br />

assistenziali, in partico<strong>la</strong>re quello del<strong>la</strong> dimissione protetta. In prima istanza<br />

è stato valutato l’esistente e analizzate le informazioni così come oggi disponibili.<br />

Per quanto riguarda l’analisi delle attività fin qui svolte dal servizio sociale<br />

ospedaliero, si dispone di un archivio cartaceo di registrazione delle<br />

segna<strong>la</strong>zioni e degli interventi effettuati dal servizio.<br />

Tale documentazione è talvolta carente e le informazioni sono difficilmen­<br />

180<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

te sintetizzabili; <strong>per</strong>tanto a fine 2003 è stato sviluppato un registro<br />

informatizzato, tale archivio è stato strutturato in modo tale da poter disporre<br />

di informazioni complete e - mediante link con altri archivi informatizzati o<br />

cartacei - integrabili (SDO, pazienti ADI, Registri protesi ausili); ciò al fine di<br />

poter seguire il paziente dal momento del<strong>la</strong> segna<strong>la</strong>zione al servizio fino al<br />

realizzazione degli specifici interventi (attivazione ADI/ADP ecc..., inserimento<br />

in strutture protette, ottenimento di protesi ausili, ottenimento sussidi ecc...).<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

Si forniscono le informazioni più significative ed inerenti il <strong>per</strong>corso assistenziale<br />

in studio ad oggi disponibili.<br />

Tab. 1. Anni 2000-2003 ricoveri effettuati nei 3 presidi ospedalieri del<strong>la</strong> ASL17<br />

2000 2001 2002 2003<br />

n. casi n. casi n. casi n. casi<br />

Ospedale di Savigliano 12.739 12.284 11.575 9.917<br />

Ospedale di Saluzzo 6.153 6.075 4.934 4.278<br />

Ospedale di Fossano 3.289 3.252 2.267 1.492<br />

Totale 22.181 21.611 18.776 15.687<br />

Tab. 2. Anni 2000-2003 casi segna<strong>la</strong>ti al Servizio Sociale Ospedaliero<br />

2000 2001 2002 2003 Totale<br />

n. casi n. casi n. casi n. casi n. casi<br />

Ospedale di Savigliano 155 169 172 173 669<br />

Ospedale di Saluzzo 167 210 2<strong>19</strong> 215 811<br />

Ospedale di Fossano 73 79 85 112 349<br />

Totale 395 458 476 500 1.829<br />

Tab. 3. Anni <strong>19</strong>93-2003 casi di ADI attivati<br />

<strong>19</strong>93/94 <strong>19</strong>95 <strong>19</strong>96 <strong>19</strong>97 <strong>19</strong>98<br />

N. casi<br />

Distretto 1 Saluzzo ­ ­ ­ 187 242<br />

Distretto 2 Savigliano-<br />

Fossano 1<strong>19</strong> 156 210 277 302<br />

Totale 1<strong>19</strong> 156 210 464 544<br />

Tab. 3. segue<br />

<strong>19</strong>99 2000 2001 2002 2003 totale<br />

N. casi<br />

Distretto 1 Saluzzo 226 294 327 400 396 2.072<br />

Distretto 2 Savigliano-<br />

Fossano 306 411 436 516 503 3.236<br />

Totale 532 705 763 916 899 5.308<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

181


CAPITOLO 12<br />

Come si osserva dal confronto tra le tabelle 1 e 3, a fronte di una diminuzione<br />

dei ricoveri ospedalieri, che nel <strong>per</strong>iodo si attesta sul valore medio dell’8%,<br />

si segna<strong>la</strong> un incremento dei casi in ADI mediamente pari al 30% anno.<br />

Tuttavia dai dati in possesso al Servizio di Assistenza Territoriale si segna<strong>la</strong><br />

una differenza nei due distretti <strong>per</strong> quanto riguarda le ADI attivate secondo<br />

modalità protetta di dimissione (22,2 versus 46,3%).<br />

Queste sono considerazioni preliminari che dovranno essere confermate<br />

dall’analisi delle informazioni che saranno disponibili con il nuovo flusso informativo.<br />

Si riporta una breve analisi dei casi segna<strong>la</strong>ti e registrati secondo le nuove<br />

modalità nel primo trimestre 2004 e <strong>per</strong> <strong>la</strong> so<strong>la</strong> sede di Saluzzo. I casi segna<strong>la</strong>ti<br />

sono stati complessivamente n. 87, l’età media è 76 aa., di questi il 75% sono<br />

ricoverati in reparti di tipo medico e con una degenza media di <strong>19</strong> giornate a<br />

ricovero.<br />

Nel 51% i casi segna<strong>la</strong>ti vivono in famiglia, nel 44% sono soli, e nel 5% sono<br />

già ospitati in comunità.<br />

I pazienti disabili o non autosufficienti costituiscono il 74% del totale. Dei<br />

casi segna<strong>la</strong>ti il 37% rientra al proprio domicilio mentre dopo <strong>la</strong> fase di ricovero<br />

il 46% dei pazienti necessita di ulteriore o definitiva ospedalizzazione in<br />

strutture protette.<br />

Conclusioni<br />

Nell’ambito delle attività volte al<strong>la</strong> integrazione ospedale territorio è importante<br />

evidenziare le caratteristiche del<strong>la</strong> richiesta, analizzare come <strong>la</strong> componente<br />

sanitaria e quel<strong>la</strong> sociale si coordinano nelle diverse fasi del ricovero,<br />

valutare in modo più puntuale il bisogno assistenziale residuo dei pazienti<br />

ospedalizzati, far emergere le criticità delle attuali modalità o<strong>per</strong>ative e<br />

monitorare eventuali interventi effettuati e/o risultati <strong>per</strong>seguiti. Il <strong>per</strong>corso<br />

da monitorare sarà dunque dall’ingresso in ospedale al<strong>la</strong> presa in carico del<br />

servizio sociale ospedaliero e dal<strong>la</strong> dimissione protetta al<strong>la</strong> presa in carico del<br />

servizio cure domiciliari.<br />

Con l’introduzione del nuovo sistema informativo sarà possibile disporre di<br />

indicatori più specifici di cui, a titolo esemplificativo, se ne riportano alcuni:<br />

Indicatori di struttura:<br />

- n. medio di interventi <strong>per</strong> o<strong>per</strong>atore;<br />

- caratteristiche dell’utenza (età, sesso, caratteristiche sociali, MDC –DRG<br />

ecc...);<br />

- analisi descrittiva delle segna<strong>la</strong>zioni/interventi.<br />

Indicatori di processo:<br />

- Tipologia di segna<strong>la</strong>zioni/prestazioni (<strong>per</strong> reparto, <strong>per</strong> distretto, <strong>per</strong> MDC);<br />

- Tempo medio segna<strong>la</strong>zione - dimissione (<strong>per</strong> età, <strong>per</strong> MDC).<br />

182<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

Indicatori di esito:<br />

- richieste ADI ecc.../ADI ecc... attivate;<br />

- valutazione eventuali differenze distributive (ad esempio <strong>per</strong> distretto)<br />

Indicatori di efficienza;<br />

- Numero di giornate di ricovero risparmiate.<br />

Paralle<strong>la</strong>mente alle analisi in corso saranno sviluppate specifiche azioni, inerenti<br />

in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> revisione delle attuali modalità di segna<strong>la</strong>zione dei casi e l’integrazione<br />

tra i servizi coinvolti. Per tali attività sarà <strong>per</strong>tanto possibile monitorarne i<br />

risultati e sviluppare, mediante <strong>la</strong> diffusione delle informazioni una maggiore consapevolezza<br />

negli o<strong>per</strong>atori sia sui reali bisogni assistenziali sia sui risultati ottenuti.<br />

12.8. Integrazione ospedale/territorio<br />

R. BERTAMINI, E. VALDUGA - Servizio Infermieristico Territoriale Distretto Alto<br />

Garda e Ledro APSS Trento<br />

Motivazioni<br />

L’ospedale negli ultimi anni, si trova costretto sempre più spesso ad abbreviare<br />

i tempi di degenza ed a dimettere in tempi brevi utenti che hanno ancora<br />

necessità di cure mediche e/o infermieristiche.<br />

Nel<strong>la</strong> pratica quotidiana, veniva rilevato dagli o<strong>per</strong>atori impegnati in ambito<br />

territoriale quanto fosse grande il disagio delle famiglie e degli utenti che,<br />

dimessi dall’ospedale tornavano al domicilio ancora bisognosi di cure ed assistenza.<br />

Disagi legati in primo luogo ad adattare l’ambiente domestico alle nuove<br />

esigenze del paziente, alle complicazioni burocratiche necessarie <strong>per</strong> ottenere<br />

i materiali necessari, al tipo di assistenza da fornire al loro congiunto, compito<br />

<strong>per</strong> il quale non sempre erano preparati.<br />

Lo sforzo notevole è stato quello di interfacciare organizzazioni diverse quali<br />

quel<strong>la</strong> ospedaliera e quel<strong>la</strong> territoriale, rilevare quali erano le difficoltà rispetto<br />

ad un intervento congiunto dell’una e dell’altra parte e progettare un intervento<br />

integrato <strong>per</strong> proseguire a domicilio quanto iniziato in ospedale <strong>per</strong><br />

sviluppare un modello di gestione integrata dei pazienti tra servizi territoriali<br />

e ospedalieri che consenta di fornire al paziente un livello assistenziale sufficiente<br />

e di supportare l’ambiente familiare nel<strong>la</strong> gestione di un ma<strong>la</strong>to che<br />

non ha più una reale necessità di proseguire il ricovero in reparti <strong>per</strong> acuti.<br />

Il progetto è stato diviso in tre fasi:<br />

- nel<strong>la</strong> prima fase è stato costituito un gruppo di <strong>la</strong>voro che ha e<strong>la</strong>borato una<br />

scheda di passaggio di informazioni dall’ospedale al territorio;<br />

- nel<strong>la</strong> seconda fase c’è stato un confronto tra o<strong>per</strong>atori dell’ospedale e del territorio<br />

nel quale è stato <strong>per</strong>fezionato il progetto sul piano metodologico ed ope­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

183


CAPITOLO 12<br />

rativo, valutando il gradimento del<strong>la</strong> scheda da parte degli o<strong>per</strong>atori, <strong>la</strong> diffusione<br />

del suo utilizzo, l’efficacia del<strong>la</strong> scheda nel passaggio di informazione;<br />

- nel<strong>la</strong> terza fase è stata e<strong>la</strong>borata ed implementata una scheda che consentisse<br />

il passaggio di informazioni dal territorio all’ospedale <strong>per</strong> quei pazienti<br />

in carico ai Servizi Territoriali che venivano ricoverati in ospedale.<br />

Obiettivo<br />

Garantire <strong>la</strong> continuità dell’assistenza dei pazienti in dimissione dall’ospedale,<br />

favorendo il reinserimento a domicilio attraverso un efficace <strong>la</strong>voro integrato<br />

tra o<strong>per</strong>atori dell’area sanitaria.<br />

Gruppo a cui si riferisce il progetto<br />

Utenti in dimissione ospedaliera <strong>per</strong> i quali il ricovero non è più <strong>la</strong> risposta più<br />

idonea ma che continuano ad avere necessità di assistenza infermieristica, utenti<br />

in carico al servizio infermieristico territoriale che vengono ricoverati in ospedale,<br />

famiglie che hanno necessità di supporto infermieristico <strong>per</strong> poter seguire i loro<br />

congiunti che presentano una patologia che ne limita l’autonomia.<br />

Presentazione dei risultati<br />

L’utente viene dimesso e torna al proprio domicilio solo dopo che <strong>la</strong> famiglia,<br />

in col<strong>la</strong>borazione con il <strong>per</strong>sonale del territorio ha preparato un ambiente<br />

adatto, ha a disposizione farmaci e materiale sanitario necessario, <strong>la</strong> famiglia<br />

è stata opportunamente addestrata da <strong>per</strong>sonale sanitario <strong>per</strong> quel che<br />

riguarda l’assistenza da fornire al proprio congiunto.<br />

Conclusioni<br />

Questo progetto ha consentito di garantire <strong>la</strong> continuità dell’assistenza dei pazienti<br />

in dimissione dall’ospedale, favorendone il reinserimento al domicilio, migliorandone<br />

<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita, tutto questo grazie ad un costante ed efficace<br />

<strong>la</strong>voro di integrazione tra o<strong>per</strong>atori sanitari impegnati dentro e fuori l’ospedale.<br />

12.9. Progetto “dimissione protetta”<br />

F. ROCCO 1 , F. GADDA 1 , S. CASELLATO 1 , V. ORTOLANI 2 - 1 Unità O<strong>per</strong>ativa di Urologia,<br />

IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico di Mi<strong>la</strong>no; 2 Fondazione Ricerca e Terapia<br />

in Urologia RTU - ONLUS<br />

AUTORE REFERENTE: FRANCESCO ROCCO, Dir. Unità O<strong>per</strong>ativa di Urologia - IRCCS<br />

184<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

Ospedale Maggiore Policlinico di Mi<strong>la</strong>no Pad. Beretta EST, Via F. Sforza, 20100<br />

Mi<strong>la</strong>no - tel.: 02 55034549, fax: 02 50320584, e-mail: francesco.rocco@unimi.it<br />

Introduzione<br />

Le attuali necessità di rapido turn-over nei reparti chirurgici comportano<br />

spesso una dimissione che, seppur corretta sul piano clinico, <strong>per</strong> il paziente<br />

può essere fonte di preoccupazione e angoscia legate anche al<strong>la</strong> <strong>per</strong>dita di<br />

un’assistenza continua e specialistica.<br />

La Fondazione <strong>per</strong> <strong>la</strong> Ricerca e Terapia in Urologia (RTU) - ONLUS patrocina<br />

un nuovo progetto di assistenza sul territorio in col<strong>la</strong>borazione con l’Ospedale<br />

Maggiore Policlinico di Mi<strong>la</strong>no.<br />

Obiettivi<br />

- Estendere l’attenzione al ma<strong>la</strong>to chirurgico urologico al di fuori del<strong>la</strong> struttura<br />

ospedaliera attraverso l’attuazione del progetto “Dimissione Protetta”.<br />

- Offerta di una visita domiciliare gratuita a pazienti sottoposti a interventi<br />

chirurgici urologici con lo scopo di:<br />

- control<strong>la</strong>re che il decorso clinico a domicilio sia rego<strong>la</strong>re;<br />

- rispondere ad eventuali domande o <strong>per</strong>plessità che fossero rimaste insolute<br />

o sopravvenute circa lo stato di salute o <strong>la</strong> terapia da eseguire a domicilio;<br />

- informare il Medico Curante circa <strong>la</strong> situazione clinica del paziente;<br />

- concordare con il Medico Curante le misure più opportune <strong>per</strong> <strong>la</strong> convalescenza;<br />

- control<strong>la</strong>re e confermare il successivo programma terapeutico nelle sue<br />

diverse parti (terapia, esami di controllo, visite ambu<strong>la</strong>toriali successive).<br />

Gruppi target<br />

Medico Specialista del<strong>la</strong> divisione:<br />

- partecipa all’attività clinica del reparto, conosce il paziente e ne segue il<br />

decorso post-chirurgico;<br />

- concorda con il paziente e i familiari al<strong>la</strong> dimissione <strong>la</strong> data del<strong>la</strong> visita domiciliare;<br />

- visita a domicilio il paziente;<br />

- informa il Medico Curante del decorso clinico del paziente.<br />

Segreteria:<br />

- aggiorna il database pazienti;<br />

- archivia i dati sensibili dei pazienti.<br />

Paziente:<br />

- residente nell’ambito del territorio di competenza dell’ASL Mi<strong>la</strong>no Città;<br />

- sottoposto ad intervento chirurgico urologico di chirurgia medio-alta;<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

185


CAPITOLO 12<br />

- acconsente tramite consenso informato scritto e controfirmato al progetto.<br />

Risultati<br />

Tutti i pazienti a cui il progetto è stato proposto hanno accettato l’iniziativa.<br />

Il Feedback del progetto è stato valutato tramite un apposito questionario<br />

di gradimento in cui sono stati indagati: l’efficienza dell’organizzazione, <strong>la</strong><br />

competenza degli o<strong>per</strong>atori e il grado di soddisfazione del paziente.<br />

Conclusioni<br />

Dall’analisi dei questionari di gradimento si può affermare che i risultati<br />

preliminari del Progetto “Dimissione Protetta” sono molto positivi.<br />

12.10. Il <strong>per</strong>corso dimissioni protette tra ospedale e territorio in un<br />

distretto dell’azienda USL di Reggio Emilia – il distretto di Guastal<strong>la</strong><br />

A. GIGLIOBIANCO 1 , S. CECCHELLA 2 - 1 Direzione Sanitaria Ospedale di Guastal<strong>la</strong>, 2 Direttore<br />

del Distretto di Guastal<strong>la</strong> . Azienda USL di Reggio Emilia<br />

AUTORE REFERENTE: ANDREA GIGLIOBIANCO, Via Donatori di sangue n. 1, Guastal<strong>la</strong><br />

(RE) - tel.: 0522 37259, fax: 0522 837288, e-mail: andrea.gigliobianco@ausl.re.it<br />

Breve introduzione del contesto<br />

La complessità del ricovero <strong>per</strong> alcuni pazienti richiede al momento del<strong>la</strong><br />

dimissione un <strong>per</strong>corso socio – sanitario che deve vedere coinvolti tutti gli<br />

attori presenti sul Territorio: il Medico di Medicina Generale, Il Servizio<br />

Infermieristico Domiciliare, l’Assistente Sociale.<br />

Obiettivo/i<br />

Garantire una continuità assistenziale al paziente dal momento del ricovero<br />

al<strong>la</strong> dimissione dall’Ospedale attraverso una comunicazione continua con il<br />

MMG, <strong>per</strong> <strong>la</strong> condivisione del <strong>per</strong>corso assistenziale.<br />

Garantire inoltre che, qualora il pazienti necessiti a domicilio di presidi e/o<br />

farmaci, <strong>la</strong> segna<strong>la</strong>zione al SID e al<strong>la</strong> Farmacia Interna sia tempestiva <strong>per</strong> assicurare<br />

<strong>la</strong> puntuale fornitura di materiali.<br />

Gruppo/i target<br />

Il Medico Ospedaliero attiva il MMG e <strong>la</strong> Farmacia Interna dell’Ospedale; <strong>la</strong><br />

capo sa<strong>la</strong> dell’Unità O<strong>per</strong>ativa attiva l’Assistente Sociale ed il SID.<br />

186<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

Gli indicatori che saranno utilizzati:<br />

- numero di dimissioni protette e numero di progetti attivati;<br />

- numero di segna<strong>la</strong>zione al SID e/o al MMG al di fuori dei tempi e delle<br />

modalità concordate;<br />

- fornitura di presidi o farmaci al di fuori dei tempi stabiliti sul totale delle<br />

forniture richieste.<br />

Conclusioni<br />

Il ricovero ospedaliero rappresenta, rispetto al tema del<strong>la</strong> continuità delle<br />

cure, un momento critico non solo <strong>per</strong> il paziente, ma anche <strong>per</strong> i familiari. Il<br />

raccordo tra il medico di medicina generale (MMG), tutore “longitudinale”<br />

del<strong>la</strong> salute del paziente e il medico ospedaliero (MO), tutore “trasversale”,<br />

rappresenta <strong>la</strong> chiave <strong>per</strong> garantire una dimissione protetta.<br />

12.11. Il Centro di salute e ascolto <strong>per</strong> le donne immigrate e i loro bambini:<br />

luogo di ricerca e di proposta di cambiamenti organizzativi nei<br />

servizi materno infantili<br />

G. SACCHETTI 1 , L. SACCHI 1 , C. GREGARI 1 , B. FACCHETTI 2 , I. FINZI 3 , A. AMOROSI 4 - Azienda<br />

Ospedaliera S. Paolo di Mi<strong>la</strong>no - 1 Ginecologa presso il Centro di salute e ascolto<br />

<strong>per</strong> le donne immigrate e i loro bambini dell’A.O. S. Paolo; 2 Laureanda in psicologia<br />

presso <strong>la</strong> facoltà di Psicologia dell’Università degli Studi di Mi<strong>la</strong>no-Bicocca;<br />

3<br />

Psicologa e psicoterapeuta del<strong>la</strong> Coo<strong>per</strong>ativa Crinali – Donne <strong>per</strong> un mondo<br />

nuovo; 4 Coordinatore HPH A.O. S. Paolo<br />

AUTORE REFERENTE: ALESSANDRO AMOROSI, Direzione Sanitaria Azienda Ospedaliera<br />

S. Paolo, via di Rudinì 8, 20142 Mi<strong>la</strong>no - tel.: 02 81844490, e-mail:<br />

a.amorosi@hspsanpaolo.mi.it<br />

Il Centro di salute e ascolto <strong>per</strong> le donne immigrate e i loro bambini, progetto<br />

integrato tra le Aziende ospedaliere S. Paolo e S. Carlo, con <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione<br />

del<strong>la</strong> Coo<strong>per</strong>ativa Crinali, in rete con i servizi territoriali <strong>per</strong> <strong>la</strong> famiglia è<br />

attivo dal gennaio 2000. Ha avuto dall’inizio come obiettivo principale l’accesso<br />

delle madri e dei bambini stranieri ai servizi ospedalieri che assistono il<br />

<strong>per</strong>corso riproduttivo delle donne e i loro bambini nel primo anno di vita. Il<br />

centro nasce con alcune caratteristiche organizzative e assistenziali diverse<br />

dai normali ambu<strong>la</strong>tori d’ostetricia o di pediatria: l’accesso libero, le prestazioni<br />

non solo sanitarie ma anche psicologiche e sociali e insieme a figure<br />

professionali tradizionali, come ginecologa, ostetrica, pediatra, psicologa e<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

187


CAPITOLO 12<br />

assistente sociale, ci sono le mediatrici linguistico culturali, nuova figura “ponte”<br />

tra le utenti straniere e gli o<strong>per</strong>atori italiani.<br />

In quattro anni di attività il Centro ha effettuato circa 15.000 prestazioni a<br />

circa 3.500 donne e 1.000 bambini. Sono state effettuate soprattutto visite ostetriche<br />

in gravidanza, ma anche visite ginecologiche, ecografie, visite e<br />

certificazioni <strong>per</strong> <strong>la</strong> legge <strong>19</strong>4, visite a neonati nel primo anno di vita, corsi di<br />

accompagnamento al<strong>la</strong> nascita, consulenze psicologiche sia individuali che<br />

di gruppo, consultazioni transculturali di gruppo, colloqui sociali. Sono stati<br />

organizzati corsi di formazione <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori che approfondissero le<br />

tematiche di re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> diversità, <strong>la</strong> conoscenza delle tradizioni sul<strong>la</strong><br />

gravidanza e il parto, l’educazione e le cure del bambino in altre culture, i<br />

flussi migratori e l’es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> migrazione. Il Centro col<strong>la</strong>bora inoltre,<br />

grazie alle sue mediatrici linguistico culturali, con l’Istituto Su<strong>per</strong>iore di Sanità,<br />

nell’indagine multicentrica sull’interruzione volontaria di gravidanza e sul<strong>la</strong><br />

conoscenza e l’utilizzo dei contraccettivi nelle donne immigrate. La<br />

metodologia è sempre stata quel<strong>la</strong> del <strong>la</strong>voro d’équipe interdisciplinare, con<br />

momenti di su<strong>per</strong>visione <strong>per</strong>iodici e le mediatrici presenti in tutte le attività.<br />

Quest’anno, partendo dall’es<strong>per</strong>ienza del centro, abbiamo realizzato uno<br />

studio sul momento del<strong>la</strong> dimissione e del ritorno a casa del<strong>la</strong> mamma straniera<br />

con il suo bambino in col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> facoltà di Psicologia dell’Università<br />

degli Studi di Mi<strong>la</strong>no Bicocca.<br />

La ricerca parte dall’ipotesi che il momento delle dimissioni dopo il parto<br />

costituisca un’occasione importante, sia <strong>per</strong> offrire alle puer<strong>per</strong>e indicazioni<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del bambino e di se stesse, sia <strong>per</strong> orientarle all’utilizzo delle<br />

risorse sociosanitarie disponibili in ospedale e nel territorio.<br />

Il momento delle dimissioni dopo il parto è un <strong>per</strong>iodo delicato, nel quale <strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> coppia con il bambino e con il nuovo ruolo si va impostando non<br />

senza difficoltà. L’avvio del<strong>la</strong> vita a casa con il neonato è fonte d’ansie e preoccupazioni,<br />

tanto più <strong>per</strong> le donne immigrate, prive del loro contesto di supporto<br />

culturale al ruolo materno e in difficoltà <strong>per</strong> motivi linguistici e d’identità.<br />

Lo studio ha voluto verificare se i messaggi dati in occasione delle dimissioni<br />

post partum siano adeguati allo scopo di fornire elementi d’informazione,<br />

rassicurazione e orientamento a queste coppie.<br />

La ricerca ha utilizzato l’osservazione delle puer<strong>per</strong>e durante il <strong>per</strong>iodo di<br />

degenza, e i colloqui di follow-up in coincidenza con le visite pediatriche,<br />

con l’obiettivo di trarre spunti e fornire elementi di conoscenza e riflessione<br />

rispetto al vissuto ed ai problemi del<strong>la</strong> condizione di neomamma in terra straniera.<br />

Dall’indagine è emerso che il problema principale rimane quello del<strong>la</strong> comprensione<br />

linguistica. Spesso il marito agisce da interprete <strong>per</strong> <strong>la</strong> moglie in<br />

tutti gli ambiti, questo non aiuta <strong>la</strong> donna a diventare più autonoma e causa<br />

distorsioni rispetto a tematiche che da sempre appartengono all’universo bio­<br />

188<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

logico e culturale femminile. L’utilizzo sistematico del<strong>la</strong> mediazione culturale<br />

anche nel reparto di neonatologia, agevolerebbe quindi il passaggio delle informazioni<br />

e chiarirebbe il significato degli aspetti più strettamente culturali<br />

legati ai bisogni delle neomamme. Un secondo aspetto riguarda le primipare,<br />

più bisognose di chiare indicazioni re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> cura del bambino e di sé, che<br />

le rassicurino sull’adeguatezza delle proprie competenze materne. Ciò richiede<br />

un’attenzione partico<strong>la</strong>re da parte delle puericultrici (specialmente <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

medicazione del cordone ombelicale ed il bagnetto) e <strong>la</strong> realizzazione di una<br />

videocassetta (tradotta in più lingue) che mostri le principali cure rivolte al<br />

bambino. Infine il sentimento di solitudine ed iso<strong>la</strong>mento delle mamme straniere,<br />

il bisogno di condivisione d’emozioni, timori, es<strong>per</strong>ienze ed aspetti più<br />

pratici, suggerisce <strong>la</strong> costituzione di piccoli gruppi informativi e d’es<strong>per</strong>ienze<br />

pratiche, con <strong>la</strong> presenza durante <strong>la</strong> degenza del<strong>la</strong> mediatrice culturale.<br />

12.12. Integrazione tra i servizi territoriali e ospedalieri <strong>per</strong> le donne<br />

migranti a Reggio Emilia<br />

A. FORACCHIA 1 , A. VENTURINI 2 - 1 Consultorio Familiare e CSFS Distretto di Reggio<br />

Emilia, 2 U.O. Ostetricia e Ginecologia Arcispedale S. Maria Nuova (RE)<br />

AUTORE REFERENTE: ANDREA FORACCHIA - tel. 0522 332203, e-mail: andrea.<br />

foracchia@ausl.re.it<br />

Breve introduzione del contesto<br />

Di fronte al numero sempre crescente di popo<strong>la</strong>zione immigrata e al suo<br />

cambiamento qualitativo (con un aumento del<strong>la</strong> componente femminile che<br />

ha raggiunto nel 2002 il 42%) è contemporaneamente aumentata <strong>la</strong> richiesta<br />

di servizi in campo sociale e sanitario.<br />

Il servizio consultoriale ha visto cambiare <strong>la</strong> sua utenza che rispetto agli<br />

inizi del<strong>la</strong> attività (anni ’70) quando si rivolgeva ad una utenza prevalentemente<br />

autoctona e di livello socio-culturale medio-alto, si rivolge oggi ad una<br />

rilevante <strong>per</strong>centuale di popo<strong>la</strong>zione di provenienza extra-comunitaria: questo<br />

ha portato al<strong>la</strong> attivazione al suo interno di spazi partico<strong>la</strong>rmente dedicati<br />

ad alcune fasce di popo<strong>la</strong>zione che necessitano di partico<strong>la</strong>re attenzione.<br />

I problemi di più frequente riscontro in un cammino di avvicinamento e di<br />

utilizzo dei servizi sono:<br />

- Lingua: <strong>la</strong> difficoltà di comunicazione ostaco<strong>la</strong> <strong>la</strong> esposizione e <strong>la</strong> comprensione<br />

adeguata del<strong>la</strong> storia clinica e spesso anche dei sintomi più comuni.<br />

- Cultura: nel<strong>la</strong> sua accezione più ampia costituisce, con alcune popo<strong>la</strong>zioni,<br />

l’ostacolo di gran lunga più difficile e non su<strong>per</strong>abile con <strong>la</strong> semplice “buona<br />

volontà reciproca”.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

189


CAPITOLO 12<br />

- Difficoltà di spostamento/scarsa mobilità: il/<strong>la</strong> paziente si presenta ai servizi<br />

sia territoriali che, soprattutto, ospedalieri in orari compatibili con le esigenze<br />

familiari.<br />

- Abitudini di vita e alimentari.<br />

- Difficoltà abitative.<br />

- Difficoltà di natura socio-economica.<br />

- Fenomeni di violenza/pressioni esterne.<br />

Mentre <strong>per</strong> alcuni di questi problemi le soluzioni sono immediatamente<br />

possibili e alcune sono già in atto (es. mediazione culturale, utilizzo di canali<br />

di informazione multilingue, attivazione dei servizi sociali ecc...) <strong>per</strong> altre<br />

occorrono interventi di più ampia portata (es. fenomeni legati al<strong>la</strong> violenza<br />

e al<strong>la</strong> forzata “omertà”, problemi socio-economici e abitativi) in cui l’ambito<br />

sanitario può e deve costituire uno stimolo e fornire indicazioni ma in cui<br />

una reale soluzione si può trovare solo a livello di scelte economiche e politiche.<br />

Obiettivo/i<br />

Pur nel<strong>la</strong> consapevolezza dei limiti sopra accennati si individuano alcune<br />

strategie già praticabili e già attuate o in via di realizzazione da parte delle<br />

strutture territoriali e ospedaliere:<br />

- presenza istituzionalizzata del mediatore culturale nei luoghi e tempi di<br />

maggiore presenza di cittadini di diverse etnie;<br />

- istituzione di protocolli condivisi tra gli o<strong>per</strong>atori e ratifica scritta delle consuetudini;<br />

- possibilità di prenotazione diretta delle visite specialistiche e degli es. strumentali<br />

da parte delle Strutture Esterne (SE), che dispongono in quel momento<br />

del mediatore culturale;<br />

- esecuzione in un unico luogo e momento del più alto numero possibile di<br />

prestazioni;<br />

- individuazione di un referente interno al<strong>la</strong> struttura ospedaliera;<br />

- individuazione di metodiche di follow-up <strong>per</strong> i casi riferiti al<strong>la</strong> struttura<br />

ospedaliera e <strong>per</strong> i casi dimessi da questa;<br />

- adozione di una modulistica uguale o compatibile;<br />

- fornitura al paziente inviato dal<strong>la</strong> SE all’ospedale di indicazioni chiare e<br />

multi-lingue.<br />

Gruppo/i target<br />

Immigrati senza <strong>per</strong>messo di soggiorno e/o con grandi difficoltà di comunicazione.<br />

<strong>19</strong>0<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

Considerando che il progetto è in corso d’o<strong>per</strong>a verrà fatta una valutazione<br />

dei risultati durante l’autunno 2004.<br />

12.13. Informazione e formazione interculturale nel<strong>la</strong> protezione del<strong>la</strong><br />

madre e del bambino<br />

G. BENAGLIA 1 , A. VENTURA 1 , A. BERTOZZI 2 , C. VENTURA 2 , A. CHIARENZA 2 , A. GIGLIOBIANCO 1<br />

- 1 Ospedale Civile di Guastal<strong>la</strong>; 2 AUSL di Reggio Emilia<br />

AUTORE REFERENTE: ALICE BERTOZZI, AUSL Reggio Emilia, Via Amendo<strong>la</strong> 2, 42100<br />

Reggio Emilia – tel.: 0522 335764, e-mail: alice.bertozzi@ausl.re.it<br />

Breve introduzione del contesto<br />

Il progetto rappresenta una parte del più ampio progetto europeo “Migrant<br />

Friendly Hospitals”, che ha come obiettivo quello di rendere l’accesso dei<br />

cittadini stranieri ai servizi ospedalieri più semplice ed equo.<br />

Si è scelto di effettuare <strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione presso l’Ospedale Civile di<br />

Guastal<strong>la</strong>, in quanto è risultata essere <strong>la</strong> zona con <strong>la</strong> più alta concentrazione di<br />

immigrati del<strong>la</strong> Provincia di Reggio Emilia.<br />

Sul<strong>la</strong> base di una valutazione dei bisogni, che ha evidenziato <strong>la</strong> necessità di<br />

un maggior empowerment dell’utente straniero, è stato deciso di organizzare<br />

un corso di formazione <strong>per</strong> l’area materno-infantile sulle seguenti tematiche:<br />

1. Servizi sanitari del distretto<br />

2. Al<strong>la</strong>ttamento, svezzamento e alimentazione<br />

3. Igiene del puer<strong>per</strong>io e del bambino<br />

4. Educazione sanitaria sul<strong>la</strong> gestione delle ma<strong>la</strong>ttie più frequenti del<strong>la</strong> madre<br />

e del bambino (febbre, diarrea, raffreddamento...)<br />

Obiettivo/i<br />

Formare ed informare gli utenti stranieri sui servizi offerti dagli ospedali e<br />

dal territorio e sul<strong>la</strong> gestione delle patologie di base, al fine di favorire un<br />

utilizzo più consono dei servizi.<br />

Gruppo/i target<br />

Donne straniere che abbiano partorito tra il primo luglio 2003 ed il 29 febbraio<br />

2004.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

<strong>19</strong>1


CAPITOLO 12<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

L’adesione all’iniziativa è aumentata progressivamente nel corso del tempo<br />

(4 lezioni da 3 ore circa ciascuna, diluite in 5 settimane).<br />

Al termine degli incontri sono stati somministrati questionari di autovalutazione<br />

e di gradimento su contenuti, organizzazione e materiale distribuito durante<br />

il corso.<br />

Da una prima analisi dei dati è emersa una sostanziale soddisfazione dei<br />

partecipanti in merito ai contenuti ed alle modalità organizzative. Inoltre, molti<br />

hanno manifestato l’interesse a partecipare in futuro ad altre iniziative di questo<br />

tipo.<br />

12.14. Pasti unici e pasti etnici in ospedale<br />

A. FERRETTI, D. GIORGETTI - Servizio Logistico Alberghiero Azienda Ospedaliera<br />

Arcispedale Santa Maria Nuova- Reggio Emilia<br />

AUTORE REFERENTE: ANNAMARIA FERRETTI, Servizio Logistico Alberghiero, viale Risorgimento<br />

57, 42100 Reggio Emilia - tel.: 0522 296796, e-mail:<br />

ferretti.annamaria@asmn.re.it<br />

Dall’analisi dell’utenza afferente al nostro ospedale si evince <strong>la</strong> presenza di<br />

una molteplicità di etnie e <strong>la</strong> necessità <strong>per</strong>tanto di differenziare l’offerta di<br />

erogazione dei pasti in re<strong>la</strong>zione ai diversi bisogni <strong>per</strong> favorire un miglioramento<br />

del<strong>la</strong> qualità del servizio <strong>per</strong> soddisfare maggiormente gli utenti. Nell’Aprile<br />

2004 si è dato il via ad un progetto di miglioramento del<strong>la</strong> ristorazione,<br />

tuttora in corso e rivolto a tutti gli utenti ricoverati.<br />

In partico<strong>la</strong>re gli obiettivi sono:<br />

- rendere più familiare <strong>la</strong> struttura sanitaria anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione straniera<br />

attraverso l’utilizzo dei piatti tipici dei loro paesi (lo scopo è quello di<br />

facilitare il mantenimento delle proprie abitudini di vita);<br />

- offrire alle <strong>per</strong>sone ricoverate, di qualsiasi cultura, <strong>la</strong> possibilità di scegliere<br />

all’interno del menù ospedaliero un piatto tipico delle proprie tradizioni;<br />

- introdurre nel menù ospedaliero una possibile scelta di piatti unici completi<br />

da un punto di vista nutrizionale;<br />

- far precedere <strong>la</strong> divulgazione del menù da informazioni alimentari rivolte<br />

all’utente degente e ai propri familiari, in modo da suggerire un nuovo modo<br />

di alimentarsi, sano, che limiti l’eccesso di proteine di origine animale e<br />

orienti verso nuovi modelli nutrizionali (lo scopo è quello di fornire messaggi<br />

educativi forti <strong>per</strong>ché provenienti da un ambiente che tradizionalmente<br />

è deputato al<strong>la</strong> cura e al<strong>la</strong> prevenzione);<br />

<strong>19</strong>2<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

- favorire l’integrazione fra culture diverse rispetto anche alle abitudini alimentari.<br />

Le azioni già messe in campo sono state:<br />

- indagare sul<strong>la</strong> provenienza prevalente del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione straniera;<br />

- tradurre il menù ospedaliero in varie lingue (arabo, cinese, indiano ed in­<br />

glese);<br />

- <strong>la</strong> possibilità da parte del degente di individuare immediatamente sul menù<br />

<strong>la</strong> presenza di pietanze che contengono carne di maiale (il piatto contenente<br />

questo tipo di carne viene individuato <strong>per</strong>ché scritto con carattere e colore<br />

differente).<br />

Le azioni ancora da intraprendere:<br />

- incontrare i mediatori culturali (o rappresentanti) <strong>per</strong> conoscere le abitudini<br />

alimentari e le varie ricette;<br />

- stabilire le ipotesi di piatti tipici da preparare, il loro valore nutritivo (a razione),<br />

il loro inserimento in menù e <strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva frequenza, le risorse da<br />

impiegare;<br />

- indagare, anche tramite internet, sull’impiego di piatti unici nei menù di<br />

comunità (ospedali, asili, ecc...). La fattibilità delle ricette, <strong>la</strong> loro s<strong>per</strong>imentazione<br />

e <strong>la</strong> modalità di estensione nel<strong>la</strong> realtà ospedaliera sarà concordata<br />

con i coordinatori di cucina;<br />

- studiare una modalità idonea <strong>per</strong> divulgare il messaggio educativonutrizionale,<br />

sia <strong>per</strong> guidare <strong>la</strong> scelta del menù da parte degli utenti, che<br />

<strong>per</strong> fornire loro quelle conoscenze utili al fine di esprimere il gradimento.<br />

Fondamentale è lo studio su come comunicare agli utenti il messaggio<br />

educativo/nutrizionale in quanto è obiettivo del servizio che tale iniziativa<br />

possa incidere sulle abitudini di vita degli utenti anche fuori dal contesto<br />

ospedaliero. Gli utenti saranno coinvolti direttamente, rendendo <strong>la</strong> presentazione<br />

dei menù attraverso forme grafiche “appetibili” e che attirino l’attenzione<br />

ed anche attraverso l’apporto degli o<strong>per</strong>atori che curano <strong>la</strong> distribuzione<br />

dei pasti. Altra azione di coinvolgimento capil<strong>la</strong>re sarà <strong>la</strong> consegna di una<br />

lettera a tutti gli utenti, <strong>per</strong> i primi mesi di introduzione dei nuovi menù con <strong>la</strong><br />

presentazione dell’iniziativa e l’invito a comunicare eventuali suggerimenti.<br />

La pubblicazione su mass media locali e <strong>la</strong> diffusione del ricettario dei piatti<br />

unici ed etnici all’interno dei reparti di degenza contribuirà a sensibilizzare <strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione e i familiari in merito alle tematiche nutrizionali e a un nuovo<br />

modo di concepire l’alimentazione all’interno del nostro ospedale. Gli o<strong>per</strong>atori<br />

di cucina e quelli che curano <strong>la</strong> distribuzione, saranno formati e coinvolti<br />

nel progetto affinché il messaggio sia fatto proprio anche dalle <strong>per</strong>sone addette<br />

al servizio. Verrà infine pianificata <strong>la</strong> raccolta dei dati re<strong>la</strong>tiva al gradimento<br />

degli utenti.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

<strong>19</strong>3


CAPITOLO 12<br />

Gli indicatori individuati <strong>per</strong> misurare e monitorare le azioni messe in campo<br />

nel tempo sono:<br />

- il gradimento degli utenti rilevato attraverso il questionario di soddisfazione.<br />

Lo standard di riferimento è il raggiungimento dell’80% di giudizi positivi;<br />

- n. di nuove ricette s<strong>per</strong>imentate e preparate. Lo standard è l’inserimento del<br />

piatto unico 2 volte a settimana;<br />

- <strong>la</strong> produzione di un nuovo menù con piatti unici, di un ricettario e di messaggi<br />

educativi da diffondere. Lo standard è <strong>la</strong> produzione di 2 menù (1<br />

invernale e 1 estivo) e di messaggi educativi plurimi.<br />

I risultati attesi sono: <strong>per</strong> l’utenza, il gradimento dei piatti proposti; <strong>per</strong> gli<br />

o<strong>per</strong>atori, il gradimento dei menù cucinati; <strong>per</strong> l’organizzazione, un miglioramento<br />

del servizio di ristorazione e <strong>la</strong> diffusione di messaggi educativi-nutrizionali.<br />

Conclusioni<br />

Riteniamo che il progetto, in un contesto multietnico come quello reggiano,<br />

sia partico<strong>la</strong>rmente importante <strong>per</strong>ché favorisce l’integrazione reciproca, il rispetto<br />

e <strong>la</strong> conoscenza delle diverse culture, <strong>la</strong> <strong>per</strong>sonalizzazione dei bisogni<br />

del cittadino-utente anche attraverso l’educazione nutrizionale.<br />

12.15. Attraversare confini<br />

P. BORGOGNONI (caposa<strong>la</strong> ostetrica e ginecologia), P. FAGANDINI (psicologa dip.<br />

Materno Infantile) - Dipartimento Materno Infantile, direttore G. BANCHINI, M.<br />

RAVELLI (responsabile Area Qualità), L. CERULLO (ricercatrice sociale Area Qualità)<br />

- Azienda Ospedaliera Arcispedale Santa Maria Nuova- Reggio Emilia<br />

AUTORE REFERENTE: PIERGIUSEPPINA FAGANDINI, U.O. Pediatria, Dipartimento Materno<br />

Infantile, Viale Risorgimento 80, 42100 Reggio Emilia - tel.: 0522<br />

296772, e-mail: fagandini.piergiuseppina@asmn.re.it<br />

Gli stranieri residenti nel<strong>la</strong> provincia di Reggio Emilia (al 31/12/01) sono 23.137,<br />

di questi 22.437 (4,8% del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione residente) sono di nazionalità extra<br />

UE. Rispetto al 2000 si è visto un incremento dei residenti di nazionalità extra<br />

UE pari al 18,2%. Reggio Emilia rimane <strong>la</strong> provincia del<strong>la</strong> Regione Emilia Romagna<br />

con <strong>la</strong> quota maggiore di stranieri sul<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione residente.<br />

Le nazionalità africane continuano ad essere prevalenti nel panorama<br />

reggiano, tuttavia rispetto agli anni passati si registra un forte incremento di<br />

immigrati provenienti dall’Est-Europeo e dall’Asia.<br />

Le etnie maggiormente rappresentate sono in ordine decrescente quel<strong>la</strong><br />

Nord-Africana, Est-europea, Sud-Asiatica e Centro-Africana.<br />

<strong>19</strong>4<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

L’ospedale ha visto incrementare negli ultimi anni <strong>la</strong> sua utenza straniera,<br />

siano essi immigrati residenti che non residenti, indigenti o paganti/co<strong>per</strong>ti<br />

dal SSN. La fascia di età dell’utenza straniera più rappresentata è quel<strong>la</strong> che va<br />

dai “15 a 44 anni”, che nel 2002 è stata costituita da 2003 utenti. Al contrario le<br />

fasce di età meno rappresentate sono quelle che vanno dai “65 ai 74 anni” e<br />

“oltre 75 anni”.<br />

Il progetto vede coinvolti i reparti di Pediatria, Ostetricia e Ginecologia e<br />

Nido del Dipartimento Materno Infantile.<br />

Dall’analisi approfondita del contesto di partenza si evince:<br />

- un aumento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione immigrata che è portatrice di esigenze, valori,<br />

aspettative, attribuzioni di significato del tutto peculiari e diversi da<br />

quelli dell’utenza locale in quanto influenzati dal<strong>la</strong> diversa cultura;<br />

- una situazione di disagio e di difficoltà vissuta dagli o<strong>per</strong>atori nell’attività<br />

clinico-assistenziale quotidiana rivolta agli stranieri, dovuta sia ad evidenti<br />

problemi linguistici che ostaco<strong>la</strong>no <strong>la</strong> comunicazione o<strong>per</strong>atoreutente,<br />

sia al<strong>la</strong> non adeguata conoscenza dei reali bisogni degli immigrati;<br />

- una disparità sul piano del<strong>la</strong> salute fra <strong>per</strong>sone con background etnico e<br />

culturale diverso;<br />

- una visione dell’ospedale come primo punto di accesso dell’utenza straniera<br />

che non sempre compie un uso e un accesso appropriato dei servizi;<br />

- una necessità d’informazione ed educazione del paziente adeguata alle diversità<br />

culturali.<br />

Partendo da queste premesse, il progetto si propone di:<br />

- indagare il vissuto degli immigrati <strong>per</strong> conoscere e comprendere meglio le<br />

loro necessità, bisogni di cura, come vivono il ricovero e quale significato<br />

attribuiscono a tale es<strong>per</strong>ienza, i loro orientamenti di valore e le categorie<br />

di pensiero che utilizzano;<br />

- indagare il vissuto degli o<strong>per</strong>atori rispetto agli immigrati <strong>per</strong> conoscere i<br />

problemi che maggiormente incontrano nell’interazione con essi; ossia individuare<br />

gli aspetti critici, i momenti di disagio nel <strong>la</strong>voro quotidiano su<br />

cui proporre eventuali azioni di miglioramento;<br />

- creare <strong>per</strong>corsi che rispondano adeguatamente alle diversità culturali;<br />

- promuovere <strong>la</strong> qualità dei servizi e un “setting” culturalmente competente;<br />

- fornire un’educazione ed informazioni adeguate alle diverse culture nell’area<br />

materno-infantile.<br />

La metodologia studiata prevede l’impiego di strumenti qualitativi che, pur<br />

non essendo in grado di produrre numeri sui quali fare delle valutazioni statistiche,<br />

consentono un buon grado di approfondimento e forniscono elementi<br />

che possono guidare interventi di miglioramento.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

<strong>19</strong>5


CAPITOLO 12<br />

Nello specifico gli strumenti di ricerca adottati sono:<br />

- interviste semi-strutturate rivolte al<strong>la</strong> donna o al<strong>la</strong> coppia immigrata condotte con<br />

l’ausilio delle mediatrici culturali di lingua cinese ed araba e di psicologhe. L’intervista<br />

è stato ritenuto lo strumento più idoneo in riferimento agli obiettivi prefissati<br />

in quanto non coglie solo una valutazione ma “cosa sta dietro una valutazione”,<br />

“il come e il <strong>per</strong>ché delle cose” (ad es. aspettative, valori, usi, bisogni ecc...);<br />

- focus group utilizzati con gli o<strong>per</strong>atori sanitari (medici, infermieri, ostetriche,<br />

<strong>per</strong>sonale ausiliario). Il focus, è stato considerato come <strong>la</strong> tecnica più<br />

appropriata <strong>per</strong> effettuare un’esplorazione qualitativa sulle principali aree<br />

tematiche ritenute critiche e <strong>per</strong>cepite come rilevanti dagli o<strong>per</strong>atori<br />

nell’erogazione del servizio offerto all’utenza straniera. Da altre es<strong>per</strong>ienze<br />

si rileva infatti che tale tecnica è molto utile nei casi in cui si vogliono approfondire<br />

aspetti che riguardano l’interazione o<strong>per</strong>atore/utente o aspetti<br />

legati alle emozioni e al vissuto <strong>per</strong>sonale da parte degli utenti.<br />

I risultati attesi sono:<br />

- un miglioramento del<strong>la</strong> soddisfazione dell’utenza immigrata in momenti<br />

fondamentali del<strong>la</strong> vita e del<strong>la</strong> strutturazione del<strong>la</strong> famiglia, quali <strong>la</strong> gravidanza,<br />

<strong>la</strong> nascita e ricoveri <strong>per</strong> ma<strong>la</strong>ttia dei figli;<br />

- una facilitazione del<strong>la</strong> comprensione e dell’interazione con lo straniero e <strong>la</strong><br />

sua famiglia, una maggiore col<strong>la</strong>borazione fra paziente straniero e <strong>per</strong>sonale<br />

sanitario e un miglioramento del<strong>la</strong> qualità del servizio offerto, dei <strong>per</strong>corsi<br />

ambu<strong>la</strong>toriali e di ricovero. Inoltre il progetto fornisce al<strong>la</strong> comunità un’occasione<br />

di riflessione sui significati culturali diversi del<strong>la</strong> gravidanza, del<strong>la</strong><br />

nascita e del<strong>la</strong> formazione del<strong>la</strong> famiglia.<br />

12.16. Dal <strong>per</strong>corso formativo “Verso un ospedale senza dolore”<br />

dell’azienda USL Valle d’Aosta al<strong>la</strong> gestione del paziente con dolore<br />

sul territorio<br />

L. PASQUARIELLO (Resp. S.S. Terapia Antalgica), C. PONZETTI (Direttore Sanitario), M.<br />

MUSI (Dirigente U.B. Oncologia), G. CARRARA (Psicologa), L. PLATI (DDSI, Ufficio<br />

Infermieristico), H. ZEN (DDSI, Ufficio Infermieristico), R. ORIANI (Coord. Inf.), B.<br />

DAGNES (Coord. Inf.) - Comitato <strong>per</strong> l’Ospedale senza Dolore Ausl Valle d’aosta<br />

AUTORE REFERENTE: LORENZO PASQUARIELLO, Resp. Struttura Semplice di Terapia<br />

Antalgica Ospedale Regionale, Viale Ginevra 3, 11100 Aosta - tel.: 0165<br />

543378, fax: 0165 543740, e-mail: pasquariello.lorenzo@us<strong>la</strong>osta.com<br />

Contesto<br />

Le Linee Guida nazionali del progetto “Ospedale senza Dolore” (marzo<br />

<strong>19</strong>6<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

2001), invitavano le USL Italiane a costituire un Comitato ad hoc <strong>per</strong> ogni<br />

ospedale o Azienda (in breve COSD). La nostra Azienda recepiva tali indicazioni<br />

con delibera <strong>19</strong>36 del 24/9/01.<br />

Tra i suoi primi atti il COSD ha deliberato di effettuare una indagine di<br />

prevalenza del dolore nel nostro Ospedale e <strong>per</strong> farlo si è appoggiata ad una<br />

es<strong>per</strong>ienza già in corso, il progetto “Verso un Ospedale senza dolore”, promosso<br />

in Italia dai Dottori Visentin e Trentin di Vicenza.<br />

Dopo <strong>la</strong> rilevazione del<strong>la</strong> prevalenza è stato organizzato un corso base di<br />

formazione sul dolore <strong>per</strong> tutti gli infermieri e i medici del nostro ospedale,<br />

allo scopo di realizzare, ciascuno nell’ambito del proprio servizio, dei progetti<br />

migliorativi di assistenza al paziente con dolore. Il Corso è stato accreditato<br />

ECM e finora si è svolto in due edizioni (11 punti nel 2002 e 8 nel 2003). Una<br />

terza edizione è in corso di accreditamento.<br />

Si sono così formati circa 530 infermieri e circa il 50% dei medici presenti<br />

nel nostro Ospedale (220 circa). Questo corso ha rappresentato a suo tempo<br />

una primizia in quanto in nessun Ospedale che aveva aderito al<strong>la</strong> iniziativa<br />

“Verso un Ospedale senza Dolore” si era fino ad allora realizzata <strong>la</strong> cosiddetta<br />

fase 2 (quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> formazione).<br />

Durante le prime due edizioni è stato formato un gruppo di tutor che affiancasse<br />

i gruppi di miglioramento continuo del<strong>la</strong> qualità che si sono formati in<br />

ogni reparto, così da essere di aiuto nel<strong>la</strong> progettazione del loro intervento.<br />

Nel novembre 2003, a conclusione del<strong>la</strong> prima parte dell’iter formativo, si è<br />

svolta una Giornata di Formazione Aziendale (anch’essa accreditata) durante <strong>la</strong><br />

quale è avvenuto lo scambio di es<strong>per</strong>ienze re<strong>la</strong>tivamente ai progetti iniziati che<br />

erano (e sono): il dolore durante <strong>la</strong> medicazione delle ulcere ischemiche, il dolore<br />

durante le manovre diagnostiche, terapeutiche e di nursing in Rianimazione, il<br />

dolore da episiotomia in corso di parto naturale, il dolore posto<strong>per</strong>atorio dopo<br />

interventi di resezione endoscopica in Urologia, il dolore da cambio di medicazione<br />

posto<strong>per</strong>atoria nel paziente neop<strong>la</strong>stico in ORL, Efficacia del<strong>la</strong> terapia nel<br />

dolore in Oncologia, dolore e manovre di fisioterapia in Neurologia.<br />

Mentre questi progetti sono in fase avanzata di realizzazione, è in via di<br />

accreditamento <strong>la</strong> terza edizione del Corso che verrà al<strong>la</strong>rgato alle infermiere<br />

territoriali e ai fisioterapisti, essendo stata rilevata l’importanza di continuare a<br />

domicilio il pain management iniziato in ospedale. La stessa struttura delle<br />

giornate di corso è stata modificata <strong>per</strong> offrire ai partecipanti anche i risultati<br />

già ottenuti con le sessioni precedenti.<br />

Nell’ottica di interessare il maggior numero possibile di o<strong>per</strong>atori, si sono<br />

svolte 2 giornate a tema anche presso <strong>la</strong> sede locale del Diploma Universitario<br />

di Infermiere <strong>per</strong> sensibilizzare anche gli allievi del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> che <strong>la</strong>voreranno<br />

nel nostro Ospedale.<br />

Anche <strong>per</strong> i medici di medicina generale è in fase di accreditamento un<br />

corso ad hoc sul<strong>la</strong> gestione dei pazienti con dolore.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

<strong>19</strong>7


CAPITOLO 12<br />

Obiettivi<br />

Prendere coscienza e misurare il problema “dolore”.<br />

Progettare e realizzare corsi di sensibilizzazione e formazione sul<strong>la</strong> gestione<br />

del paziente con dolore.<br />

Avviare un <strong>per</strong>corso di miglioramento continuo del<strong>la</strong> qualità nel campo<br />

“dolore”.<br />

Gruppi Target<br />

- Personale medico:<br />

- Formazione di base e avanzata<br />

- Personale infermieristico:<br />

- Formazione di base<br />

- Progettazione di interventi di miglioramento<br />

- Personale territoriale e del<strong>la</strong> riabilitazione:<br />

- Formazione di base<br />

- Realizzazione di interventi di miglioramento<br />

Valutazione dei risultati<br />

- Realizzazione del <strong>per</strong>corso formativo ottobre 2002/marzo 2005:<br />

100 medici di base;<br />

650 II.PP.;<br />

30 terapisti del<strong>la</strong> riabilitazione.<br />

- Attivazione dei programma di miglioramento continuo del<strong>la</strong> qualità:<br />

16 reparti ospedalieri in fase avanzata di realizzazione dei loro progetti;<br />

5 reparti in fase iniziale di progettazione.<br />

- Realizzazione di una cartel<strong>la</strong> infermieristica con inserimento del parametro<br />

“dolore”.<br />

Conclusioni<br />

La realizzazione di un Progetto formativo così vasto non sarebbe stato possibile<br />

senza <strong>la</strong> decisiva col<strong>la</strong>borazione del<strong>la</strong> Direzione Generale del<strong>la</strong> Azienda<br />

USL che ha <strong>per</strong>messo ogni attività in orario di servizio. Ci auguriamo che l’importanza<br />

dell’argomento <strong>per</strong>metta anche ad altri Ospedali di intraprendere<br />

una strada simile che riteniamo decisiva <strong>per</strong> promuovere una “cultura del<strong>la</strong><br />

salute” all’interno dei nostri Ospedali senza dimenticare l’importante peso di<br />

una gestione territoriale attenta ai bisogni reali del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione e pronta a<br />

supportare le terapie iniziate in ambito ospedaliero.<br />

<strong>19</strong>8<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

12.17. La comprensione del dolore e del<strong>la</strong> sofferenza in ospedale: un<br />

progetto di formazione del <strong>per</strong>sonale mediante osservazione<br />

antropologica<br />

M. PESENTI CAMPAGNONI (Direttore del<strong>la</strong> UB Medicina e Chirurgia d’Urgenza e<br />

Accettazione), A. CASTIGLION (Responsabile Ufficio Progetti Innovativi, Direzione<br />

Generale), O. TORRETTA (Antropologo)<br />

AUTORE REFERENTE: MASSIMO PESENTI CAMPAGNONI, Direttore del<strong>la</strong> UB Medicina e<br />

Chirurgia d’Urgenza e Accettazione, Ospedale regionale, Viale Ginevra 3,<br />

11100 AOSTA - tel.: 0165 543350, e-mail: pesenti.massimo@us<strong>la</strong>osta.com<br />

Contesto<br />

Il dolore è più di un semplice evento neurofisiologico, è indivisibile dal<strong>la</strong><br />

vita di ogni giorno accompagnando eventi fisiologici (gravidanza, mestruazioni,<br />

ecc...) oltre che ma<strong>la</strong>ttie e traumi. Non tutti i gruppi sociali e umani<br />

rispondono e comunicano ai professionisti il proprio dolore nello stesso modo,<br />

essendo <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione del dolore influenzata da fattori sociali, culturali e psicologici.<br />

Sinora troppo poca considerazione, rispetto ai già <strong>per</strong>altro trascurati<br />

aspetti biologici, è stata concessa agli aspetti culturali e narrativi del problema<br />

e alle storie legate al<strong>la</strong> sofferenza. Scarsa, infatti, è <strong>la</strong> competenza del <strong>per</strong>sonale<br />

a identificare e capire contestualmente, non solo in modo quantitativo, l’es<strong>per</strong>ienza<br />

del<strong>la</strong> sofferenza e a distinguere i linguaggi che stanno al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong><br />

comunicazione umana del<strong>la</strong> sofferenza stessa secondo i diversi modelli etnici<br />

e culturali. L’Azienda USL VdA, consapevole di queste necessità, ha, quindi,<br />

promosso un progetto formativo, in prosecuzione del progetto iniziato nell’anno<br />

2002 “Verso un ospedale senza dolore”, <strong>per</strong> migliorare <strong>la</strong> comprensione<br />

del dolore e del<strong>la</strong> sofferenza utilizzando conoscenze, strumenti e tecniche<br />

specifiche del<strong>la</strong> antropologia medica.<br />

Obiettivi<br />

Identificare e capire contestualmente l’es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> sofferenza, quindi<br />

non solo in modo quantitativo; suggerire eventuali attitudini alternative verso<br />

il fenomeno; definire e misurare <strong>la</strong> soddisfazione del paziente; concorrere<br />

allo sviluppo di modelli utili al miglioramento dei servizi sanitari e clinici esistenti;<br />

contribuire allo sviluppo di appropriati programmi attitudinali rivolti al<br />

<strong>per</strong>sonale; organizzare un corso di formazione medico antropologico, utile<br />

ad accrescere le conoscenze del <strong>per</strong>sonale curante; produrre un manuale di<br />

antropologia medica, strumento didattico <strong>per</strong>manente utilizzabile anche dal<br />

<strong>per</strong>sonale rimasto escluso dal<strong>la</strong> formazione. Al termine del corso il partecipante<br />

avrà una diversa <strong>per</strong>cezione del problema sofferenza, avrà acquisito<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

<strong>19</strong>9


CAPITOLO 12<br />

competenze di carattere culturale del fenomeno; avrà acquisito capacità di<br />

distinguere i linguaggi che stanno al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> comunicazione umana del<strong>la</strong><br />

sofferenza.<br />

Fasi progettuali<br />

Il progetto è artico<strong>la</strong>to su 8 moduli che, sinteticamente, rappresentano le<br />

seguenti fasi:<br />

1) Ricognizione dei bisogni formativi del <strong>per</strong>sonale destinatario dell’intervento<br />

attraverso l’esplorazione preliminare delle storie dei ma<strong>la</strong>ti (gravi e/o seri),<br />

dei disabili, ecc...., e <strong>la</strong> narrativa del<strong>la</strong> es<strong>per</strong>ienza ma<strong>la</strong>ttia. Più precisamente,<br />

con <strong>la</strong> tecnica di analisi etnologica e di osservazione partecipante, un<br />

antropologo, in qualità di osservatore passivo, si immergerà nel<strong>la</strong> realtà<br />

quotidiana da esaminare. Il <strong>la</strong>voro prevede: <strong>la</strong> osservazione del<strong>la</strong> interazione<br />

clinica e/o del processo riabilitativo; <strong>la</strong> comprensione del<strong>la</strong> costruzione<br />

narrativa del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e del<strong>la</strong> sofferenza come es<strong>per</strong>ienza psico-sociale;<br />

<strong>la</strong> definizione dei criteri generali in grado di guidare le o<strong>per</strong>azioni comunicative<br />

di etichettatura e spiegazione del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, oltre che il processo di<br />

ricerca del<strong>la</strong> cura e di valutazione degli approcci terapeutici antecedenti<br />

ed indipendenti dagli episodi del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia; interviste con il <strong>per</strong>sonale sanitario<br />

sul <strong>la</strong>voro svolto; partecipazione agli incontri dello staff.<br />

Questa fase ha avuto inizio il 15 aprile u.s.<br />

2) Effettuazione di <strong>per</strong>corso formativo pilota rivolto a medici, infermieri, fisioterapisti<br />

e psicologi o<strong>per</strong>anti nei reparti di medicina d’urgenza e accettazione,<br />

neurologia, oncologia, pediatria, servizio di terapia antalgica. Saranno trattati i<br />

seguenti argomenti: dolore e cultura, corpo, individuo e ma<strong>la</strong>ttia, analisi dei<br />

modelli clinici (come si sa durante <strong>la</strong> loro interazione il paziente ed il medico<br />

costruiscono, nel<strong>la</strong> maggior parte dei casi, realtà cliniche differenti basate sulle<br />

loro partico<strong>la</strong>ri <strong>per</strong>cezioni culturali e sui loro modelli sanitari. Modelli che variano<br />

oltre che socioeconomicamente anche da società a società ed<br />

etnicamente), Qualità delle comunicazioni del dolore, L’antropologia medica<br />

ed i suoi orientamenti teorici, Le origini storiche del<strong>la</strong> disciplina.<br />

3) Conclusioni e verifica finale.<br />

4) Produzione di manuale di antropologia medica utilizzabile anche dal <strong>per</strong>sonale<br />

escluso dal presente <strong>per</strong>corso formativo.<br />

5) Divulgazione al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione dei risultati del <strong>la</strong>voro svolto.<br />

Il progetto ha avuto inizio il 15 aprile 2004. La conclusione è prevista <strong>per</strong> il<br />

31 marzo 2005.<br />

Risorse utilizzate<br />

Complessivamente <strong>la</strong> formazione riguarderà 32 o<strong>per</strong>atori sanitari (9 medi­<br />

200<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

ci, 17 infermieri, 3 fisioterapisti, 3 psicologi) <strong>per</strong> un totale 274 ore individuali<br />

di formazione (24 ore individuali di teoria e 250 ore di stage in produzione) e<br />

8.768 ore aziendali. Il costo previsto è pari a euro 25.473,00.<br />

Il progetto è oggetto di cofinanziamento del FSE – obiettivo 3.<br />

12.18. Assistenza e trattamento del dolore. Uno strumento di indagine su<br />

conoscenze, atteggiamenti e comportamenti di infermieri e medici<br />

L. CANAVACCI 1 , E. MENONI 2 , A. M. ALOISI 3 , M. G. D’AMATO 1 , A. GRASSO 1 , R. MARCHINI 2 ,<br />

M. GIACCHI 1 - 1 U.O.C. Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>, Dipartimento di Fisiopatologia,<br />

Medicina S<strong>per</strong>imentale e Sanità Pubblica, Università di Siena; 2 Dipartimento<br />

di Scienze Neurologiche e del Comportamento, Università di Siena; 3 Dipartimento<br />

di Fisiologia, Università di Siena<br />

AUTORE REFERENTE: MARIANO GIACCHI, U.O.C. Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>, Dipartimento<br />

di Fisiopatologia, Medicina S<strong>per</strong>imentale e Sanità Pubblica, Via Aldo<br />

Moro, 53100 Siena - tel.: 0577 234092, fax: 0577 234090, e-mail:<br />

giacchi@unisi.it<br />

Introduzione<br />

La letteratura internazionale è concorde nell’evidenziare un atteggiamento<br />

diffuso a causa del quale il dolore (nelle sue diverse espressioni) viene quotidianamente<br />

sottostimato e trattato inadeguatamente nelle nostre realtà sanitarie,<br />

sebbene sia oggi possibile ricorrere a presidi efficaci in tal senso.<br />

In partico<strong>la</strong>re nei ma<strong>la</strong>ti ricoverati nelle strutture sanitarie di ricovero e cura,<br />

<strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di coloro il cui dolore è fronteggiato in maniera insoddisfacente<br />

è molto alta (40-50% dei ricoverati) e con maggiore difficoltà <strong>per</strong> quelle fasce<br />

di popo<strong>la</strong>zione più vulnerabili quali bambini, anziani, ma<strong>la</strong>ti in fase terminale,<br />

cerebropatici.<br />

A sostegno di tale atteggiamento concorrono diversi fattori: tra questi, come<br />

è stato più volte denunciato, l’opinione che il dolore sia un evento naturale<br />

che accompagna “inevitabilmente” l’iter diagnostico e terapeutico; <strong>la</strong> difficoltà,<br />

anche culturale, ad accettare <strong>la</strong> centralità del paziente nel<strong>la</strong> rilevazione<br />

dei dati re<strong>la</strong>tivi al dolore e nel suo trattamento; le difficoltà oggettive a costruire<br />

scale adeguate di misurazione del dolore; l’impreparazione diffusa<br />

tra gli o<strong>per</strong>atori dovuta al<strong>la</strong> mancanza di una formazione di base sull’approccio<br />

al dolore; <strong>la</strong> mancanza di protocolli sul<strong>la</strong> terapia del dolore e sull’uso<br />

degli analgesici.<br />

Il progetto “Ospedale senza dolore” si propone di affrontare tale situazione<br />

al fine di contrastare il dolore e le sofferenze evitabili, causate alle <strong>per</strong>sone<br />

dalle ma<strong>la</strong>ttie e dai presidi diagnostici e terapeutici adottati <strong>per</strong> curarle, <strong>per</strong><br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

201


CAPITOLO 12<br />

mezzo di un radicale mutamento degli atteggiamenti e dei comportamenti<br />

che deve coinvolgere non solo il <strong>per</strong>sonale di assistenza ma tutti i cittadini.<br />

Il progetto Ospedali senza dolore fa esplicito riferimento a quanto delineato<br />

nelle Linee guida <strong>per</strong> l’“Ospedale senza dolore” contenute nel documento<br />

messo a punto dal<strong>la</strong> Conferenza Stato-Regioni (Provvedimento 24<br />

maggio 2001 – Gazzetta Ufficiale 29 giugno 2001) ad integrazione di quanto<br />

statuito nel precedente accordo riguardante le linee guida nazionali in<br />

tema di cure palliative; costituisce inoltre specifico riferimento <strong>la</strong> Legge n.<br />

12 dell’8 febbraio 2001 che ha riformato <strong>la</strong> normativa vigente in tema di<br />

oppioidi.<br />

Tuttavia, <strong>per</strong> essere efficacemente affrontato, il dolore deve essere considerato<br />

nel<strong>la</strong> prospettiva di un continuum olistico, di sintesi cioè rispetto ai bisogni<br />

complessivi del ma<strong>la</strong>to e ai <strong>per</strong>corsi assistenziali. In questo senso è apparso<br />

partico<strong>la</strong>rmente utile predisporre uno strumento di maggiore potenza conoscitiva<br />

rispetto al<strong>la</strong> so<strong>la</strong> analisi dei comportamenti clinici rispetto al dolore.<br />

È stato dunque e<strong>la</strong>borato un questionario a risposte strutturate volto ad indagare<br />

le conoscenze, gli atteggiamenti e i comportamenti di tutto il <strong>per</strong>sonale<br />

medico ed infermieristico in re<strong>la</strong>zione ai vari aspetti caratterizzanti <strong>la</strong> terapia<br />

del dolore (clinici, psicologici ed etici).<br />

Obiettivo generale e target<br />

L’indagine conoscitiva mira ad acquisire informazioni su conoscenze, atteggiamenti<br />

e comportamenti di infermieri e medici dell’Azienda Ospedaliera<br />

Universitaria Senese, dell’Azienda Usl 7 di Siena e dei medici di medicina generale<br />

re<strong>la</strong>tivamente al trattamento dei pazienti con dolore.<br />

Obiettivi specifici<br />

- Acquisire informazioni re<strong>la</strong>tivamente al bisogno formativo del <strong>per</strong>sonale<br />

medico e infermieristico delle Aziende.<br />

- Acquisire informazioni sul<strong>la</strong> gestione di questo problema all’interno dei reparti<br />

e nel territorio.<br />

- Individuare modalità <strong>per</strong> il miglioramento e/o l’ottimizzazione di tale gestione.<br />

Risultati e conclusioni<br />

In questa fase del progetto è stato messo a punto il questionario quale strumento<br />

di analisi delle conoscenze delle opinioni e dei comportamenti degli<br />

o<strong>per</strong>atori, caratterizzato da un approccio basato sul<strong>la</strong> consapevolezza del<strong>la</strong><br />

necessità di considerare il dolore e <strong>la</strong> sua cura nei termini non solo fisiologici,<br />

ma anche psicologici, etici e re<strong>la</strong>zionali, nonché dal<strong>la</strong> valutazione del <strong>la</strong>voro<br />

202<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

interdisciplinare e d’èquipe quale indispensabile prerequisito <strong>per</strong> una corretta<br />

assistenza dei pazienti.<br />

In termini generali il progetto vuole portare ad un miglioramento del<strong>la</strong> conoscenza<br />

dei livelli organizzativi e dei bisogni di formazione del <strong>per</strong>sonale sanitario<br />

in questa materia e dunque contribuire significativamente all’avanzamento<br />

dei livelli di qualità nei <strong>per</strong>corsi assistenziali re<strong>la</strong>tivi dei pazienti con dolore.<br />

Un migliore controllo del dolore è infatti una precondizione essenziale affinché<br />

le <strong>per</strong>sone ma<strong>la</strong>te possano gestire <strong>la</strong> loro sofferenza in maniera dignitosa<br />

e mettere a frutto le risorse residue <strong>per</strong> migliorare <strong>la</strong> loro qualità di vita in<br />

rapporto allo stato di salute.<br />

12.<strong>19</strong>. Verso <strong>la</strong> creazione di un acute pain service nell’ambito del progetto<br />

HPH “ospedale senza dolore”<br />

A. VENEZIANI 1 , F. PICCA 2 , S. MIGLIORINI 3 , I. FRATI 4 , V. FUSARI 4 , A. APPICCIAFUOCO 5 - 1 Medico<br />

U.O. Anestesia e Rianimazione, 2 Infermiera Direzione Sanitaria, 3 Ufficio<br />

Infermieristico, 4 Staff Amministrativo Direzione sanitaria, 5 Direttore Sanitario<br />

– Osp. Nuovo S. Giovanni di Dio ASL Firenze<br />

Introduzione<br />

L’adesione dell’Ospedale Nuovo San Giovanni di Dio al progetto HPH<br />

Ospedale Senza Dolore, ha a<strong>per</strong>to nuovi scenari <strong>per</strong> l’attenzione verso il<br />

problema del dolore acuto. Il corso di formazione obbligatorio, che ha coinvolto<br />

tutti gli infermieri e circa un terzo dei medici di area chirurgica e DEA,<br />

ha potuto rilevare come sia elevato l’interesse <strong>per</strong> questo argomento e <strong>la</strong><br />

motivazione a poter cambiare radicalmente atteggiamento. Si è quindi reso<br />

opportuno mettere in pratica uno degli elementi essenziali del<strong>la</strong> fase di attuazione<br />

dell’Ospedale Senza Dolore: <strong>la</strong> misura del dolore. In analogia con<br />

un modello sviluppato dal Prof. Rawal in Svezia, <strong>la</strong> Direzione Sanitaria e<br />

Infermieristica d’intesa con l’U.O. di Anestesia e Rianimazione hanno ritenuto<br />

opportuno investire sul<strong>la</strong> creazione di una figura infermieristica addetta<br />

al coordinamento del controllo del dolore posto<strong>per</strong>atorio nei reparti in<br />

modo da garantire <strong>per</strong> 24-48 ore post intervento chirurgico, un’analgesia<br />

ottimale <strong>per</strong> ogni paziente, definita con una sca<strong>la</strong> di misurazione da un punteggio<br />

d’intensità del dolore ≤ 3, da mantenere costante eventualmente con<br />

aggiustamenti del<strong>la</strong> terapia. La figura infermieristica dedicata è un tramite<br />

tra <strong>la</strong> figura del medico anestesista che prescrive <strong>la</strong> terapia al momento del<strong>la</strong><br />

dimissione del paziente dal<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> o<strong>per</strong>atoria, e l’infermiere di reparto che<br />

esegue <strong>la</strong> terapia e misura rego<strong>la</strong>rmente l’entità del dolore di ogni singolo<br />

paziente. Essa ha una funzione facilitatrice nei riguardi degli altri colleghi di<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

203


CAPITOLO 12<br />

corsia <strong>per</strong> ciò che concerne <strong>la</strong> messa in atto delle tecniche di misurazione<br />

del dolore e l’applicazione del<strong>la</strong> terapia. Il suo compito inoltre è quello di<br />

acquisire ed e<strong>la</strong>borare i dati inerenti il controllo del dolore posto<strong>per</strong>atorio<br />

<strong>per</strong> ottimizzare <strong>la</strong> terapia anche attraverso una successiva possibile stesura<br />

di protocolli specifici. É stato previsto un suo impiego <strong>per</strong> cinque giorni al<strong>la</strong><br />

settimana con un orario flessibile dalle 9.00 alle 16.30 in modo da poter<br />

attuare in parte un controllo dei pazienti o<strong>per</strong>ati il giorno precedente e in<br />

parte di quelli o<strong>per</strong>ati lo stesso giorno.<br />

Resoconto dell’attività<br />

Dopo un iniziale <strong>per</strong>iodo di training orientativo con il supporto dei medici<br />

dell’U.O. di Anestesia e Rianimazione, dal 1 febbraio u.s. l’infermiera<br />

ha cominciato un’attività autonoma giornaliera. Inizialmente il controllo<br />

posto<strong>per</strong>atorio si è limitato agli interventi chirurgici “maggiori” e prevalentemente<br />

in reparti dove <strong>per</strong> tradizione vi è un controllo del dolore da<br />

parte del <strong>per</strong>sonale infermieristico già di buon livello. Successivamente si<br />

è al<strong>la</strong>rgato anche alle altre divisioni di chirurgia. L’organizzazione del <strong>la</strong>voro<br />

prevede <strong>la</strong> presa in carico dei pazienti in sa<strong>la</strong> o<strong>per</strong>atoria dove vengono<br />

registrati <strong>la</strong> sede, il tipo di intervento e di anestesia ed il trattamento<br />

antalgico previsto. Successivamente nel posto<strong>per</strong>atorio continua l’annotazione<br />

di una serie di parametri che assicura il monitoraggio delle condizioni<br />

del paziente e una verifica dell’efficacia dell’analgesia impostata nonché<br />

dei possibili effetti col<strong>la</strong>terali. In tal modo viene assicurato un controllo<br />

del paziente e una rilevazione del dolore che implementa quel<strong>la</strong> eseguita<br />

dagli infermieri del reparto con frequenza sempre più crescente, e che<br />

<strong>per</strong>mette di apportare eventuali correttivi al<strong>la</strong> terapia e un controllo successivo<br />

dell’effetto.<br />

I dati re<strong>la</strong>tivi al primo trimestre di attività hanno interessato 400 pazienti, e<br />

pur riconducibili ad un <strong>per</strong>iodo di osservazione piuttosto breve evidenziano<br />

che:<br />

- il pain score medio rilevato dopo 3-5 ore dal<strong>la</strong> fine dell’intervento, rappresentativo<br />

dell’efficacia dell’impostazione del<strong>la</strong> terapia antalgica è stato in<br />

genere, fatte poche eccezioni di poco su<strong>per</strong>iore al valore di tre;<br />

- il numero medio di volte che ogni ma<strong>la</strong>to è stato seguito al di là dei controlli<br />

infermieristici di reparto è compreso tra le 3 e le 4;<br />

- l’intervento dell’infermiera ha <strong>per</strong>messo in 130 casi una correzione (talvolta<br />

un semplice aggiustamento) del<strong>la</strong> terapia in genere sempre coronato da<br />

successo.<br />

E’ stato acquisito dopo un iniziale utilizzo di materiale cartaceo, un computer<br />

palmare dedicato al<strong>la</strong> rilevazione dei dati del dolore posto<strong>per</strong>atorio. Tale<br />

sistema facilita il <strong>la</strong>voro e abbrevia il tempo attualmente dedicato all’immis­<br />

204<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

sione dei dati <strong>per</strong>mettendo inoltre una semplificazione del<strong>la</strong> successiva e<strong>la</strong>borazione.<br />

Dalle impressioni generali ricavate dal contatto con i pazienti, gli infermieri<br />

di reparto, le AFD e i colleghi anestesisti, l’impatto di questa nuova figura è<br />

stato recepito in maniera del tutto positiva. Per ciò che concerne una più approfondita<br />

valutazione dell’efficacia, questa sarà realizzata mediante un controllo<br />

di indicatori clinici prefissati ed analizzati a scadenze prefissate concernenti<br />

l’implementazione dell’analgesia nei vari reparti dell’ospedale e comprendente:<br />

- incremento del numero di “schede di rilevazione dolore” correttamente compi<strong>la</strong>te<br />

dal <strong>per</strong>sonale infermieristico;<br />

- valutazione e confronto del punteggio medio del dolore dopo 3 ore dal<br />

termine dell’intervento o dall’ammissione al PS;<br />

- numero di correzioni terapeutiche adottate <strong>per</strong> ogni singolo paziente;<br />

- punteggio medio del dolore <strong>per</strong> ogni tipologia di intervento o di patologia<br />

acuta dolorosa;<br />

- tipologia ed entità delle possibili complicanze e degli effetti col<strong>la</strong>terali re<strong>la</strong>tive<br />

all’uso di farmaci analgesici;<br />

- incremento del consumo dei farmaci <strong>per</strong> singole c<strong>la</strong>ssi farmacologiche;<br />

- grado di soddisfazione dell’utenza espresso da questionari di gradimento.<br />

12.20. La rilevazione dei bisogni formativi in tema di dolore: analisi delle<br />

risposte a un questionario<br />

L. COLONNA 1 , C. SESTINI 2 , M. CALAMAI 3 - Comitato <strong>per</strong> l’Ospedale Senza Dolore<br />

(COSD), Azienda USL 8, Arezzo - 1 Coordinatore progetto HPH e<br />

COSD, 2 Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche, 3 Direttrice Sanitaria<br />

AUSL 8<br />

AUTORE REFERENTE: LUCIO COLONNA, Resp. Rete Aziendale di Terapia Antalgica<br />

Azienda USL 8, c/o Direzione Sanitaria, via Fonte Veneziana 8, 52100 Arezzo;<br />

tel.: 0575255652, fax: 0575-254125.<br />

Introduzione<br />

L’esigenza di trattare il dolore acuto e cronico nei reparti ospedalieri è ampiamente<br />

documentata da indagini prospettiche e retrospettive, osservazionali<br />

e randomizzate, nazionali e internazionali. Gli ostacoli che si frappongono a<br />

costruire una risposta a questa esigenza sono stati individuati in numerosi<br />

fattori, fra i quali partico<strong>la</strong>re rilevanza assumono, fra gli altri:<br />

- l’atteggiamento di alcuni o<strong>per</strong>atori e degli stessi ma<strong>la</strong>ti, che spesso ritengo­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

205


CAPITOLO 12<br />

no che il dolore sia ineluttabilmente legato al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia;<br />

- difficoltà di tipo organizzativo;<br />

- modello assistenziale fondato sul<strong>la</strong> centralità del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, anziché sul<strong>la</strong><br />

<strong>per</strong>sona ma<strong>la</strong>ta;<br />

- le carenze formative sul dolore, che si registrano sia nei corsi universitari e<br />

specialistici <strong>per</strong> i medici, sia in quelli <strong>per</strong> gli infermieri.<br />

La premessa di qualsiasi intervento teso a aumentare <strong>la</strong> sensibilità e <strong>la</strong> capacità<br />

di trattamento del dolore è quel<strong>la</strong> di aumentare le conoscenze specifiche<br />

fra gli o<strong>per</strong>atori sanitari, in un contesto di trasformazione del processo assistenziale<br />

da “disease centred” a “patient centred”.<br />

Obiettivo del<strong>la</strong> rilevazione<br />

Individuare il bisogno formativo in materia di dolore nelle Unità O<strong>per</strong>ative<br />

di area medica delle cinque Zone del<strong>la</strong> Provincia di Arezzo, attraverso l’analisi<br />

delle risposte ad un questionario distribuito fra il <strong>per</strong>sonale infermieristico e<br />

medico. Costruire un progetto formativo che punti a riempire i vuoti culturali<br />

più evidenti.<br />

Popo<strong>la</strong>zione target. Tutti gli o<strong>per</strong>atori sanitari coinvolti nel processo assistenziale<br />

nelle Unità O<strong>per</strong>ative di Medicina Interna e Specialistiche dell’AUSL<br />

8, pari a oltre 500 unità, come primo step da trasferire successivamente anche<br />

fra i cittadini (scuole, ospedali, forze social, ECC....) in sincronia con le Associazioni<br />

del Volontariato.<br />

Metodi e risultati<br />

Il questionario, costituito da 13 domande a risposta binaria (vero/falso),<br />

conteneva affermazioni concernenti metodi di somministrazione dei farmaci<br />

analgesici, conoscenze farmacologiche sugli effetti col<strong>la</strong>terali di alcune<br />

categorie di analgesici, efficacia di alcune tecniche analgesiche, rapporti<br />

con il ma<strong>la</strong>to e interpretazione dei suoi bisogni. Le domande erano<br />

distribuite nel questionario in modo randomizzato e veniva richiesto all’o<strong>per</strong>atore<br />

di rispondere in modo autonomo, senza conoscere le risposte<br />

dei colleghi.<br />

Le risposte ai questionari hanno evidenziato un bisogno formativo mirato<br />

in modo significativamente maggiore su:<br />

- <strong>la</strong> necessità di considerare <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona ma<strong>la</strong>ta al centro del processo assistenziale<br />

(circa il 20% dei medici intervistati ed oltre il 50% degli infermieri<br />

non sono d’accordo sul<strong>la</strong> necessità di credere “sempre” al ma<strong>la</strong>to);<br />

- migliorare le conoscenze sul<strong>la</strong> farmacologia e sul<strong>la</strong> conoscenza degli effetti<br />

col<strong>la</strong>terali degli oppiacei (p. es., quasi l’80% dei medici ritiene che <strong>la</strong><br />

206<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

depressione respiratoria non sia <strong>la</strong> complicanza più frequente nel consumo<br />

di oppiacei; oltre il 60% dei medici e degli infermieri intervistati pensano<br />

che buona parte dei ma<strong>la</strong>ti ai quali vengono somministrati oppiacei a<br />

orari fissi divengano dipendenti);<br />

- fornire agli o<strong>per</strong>atori gli strumenti <strong>per</strong> <strong>la</strong> valutazione quali – quantitativa<br />

del dolore (oltre il 90% ha risposto positivamente all’affermazione secondo<br />

<strong>la</strong> quale “il dolore va misurato rego<strong>la</strong>rmente come i parametri<br />

vitali”).<br />

Le risposte fornite dagli infermieri hanno mostrato una significativa corre<strong>la</strong>zione<br />

fra le 5 Zone del<strong>la</strong> provincia (indice di corre<strong>la</strong>zione 0,86), mentre è<br />

risultata bassa <strong>la</strong> corre<strong>la</strong>zione fra i medici e gli infermieri (indice di corre<strong>la</strong>zione<br />

0,50), manifestando in tal modo da un <strong>la</strong>to bisogni formativi almeno in<br />

parte diversi, dall’altro <strong>la</strong> necessità di un modello organizzativo basato sul<br />

confronto ed in partico<strong>la</strong>re sull’audit clinico.<br />

Conclusioni<br />

I risultati del questionario hanno contribuito a evidenziare gli obiettivi didattici<br />

del progetto formativo sul<strong>la</strong> valutazione ed il trattamento del dolore<br />

nelle U.O. Mediche dell’Azienda USL 8. Le differenze riscontrate fra il <strong>per</strong>sonale<br />

medico ed infermieristico hanno evidenziato il bisogno di un’organizzazione<br />

del <strong>la</strong>voro fondata sul miglioramento continuo del<strong>la</strong> qualità delle prestazioni<br />

attraverso l’uso sistematico di momenti di confronto clinico.<br />

12.21. Ospedale senza dolore: l’es<strong>per</strong>ienza continua<br />

S. SOTTILI - Clinica San Carlo, Via Ospedale 21, 20137 Paderno Dugnano (MI)<br />

– tel.: 02 99038227, fax: 02 99038223, e-mail: sottili@clinicasancarlo.it o<br />

sandro.sottili@unimi.it<br />

Il programma di Ospedale senza dolore” del<strong>la</strong> Clinica San Carlo, iniziato<br />

nel <strong>19</strong>99, prosegue negli anni con successivi aggiornamenti.<br />

Partito in prevalenza come programma <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del dolore acuto<br />

posto<strong>per</strong>atorio, si è poi di<strong>la</strong>tato al trattamento del dolore cronico benigno <strong>per</strong><br />

poi arrivare al trattamento del dolore da cancro.<br />

Le metodiche <strong>per</strong> il trattamento del dolore si sono nel tempo affinate e,<br />

all’uso costante da anni di terapie antidolorifiche <strong>per</strong> infusione venosa o<br />

<strong>per</strong>idurale control<strong>la</strong>te con pompe infusionali, si sono aggiunti presidi come <strong>la</strong><br />

stimo<strong>la</strong>zione elettrica <strong>per</strong>idurale e <strong>la</strong> messa a dimora di cateteri spinali, entrambi<br />

collegati a stimo<strong>la</strong>tori o pompe infusionali impiantate sottocute nell’addome<br />

del Paziente.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

207


CAPITOLO 12<br />

L’attività del<strong>la</strong> Clinica è poi proseguita con <strong>la</strong> istituzioni di corsi ECM <strong>per</strong><br />

“Ospedale senza dolore” che già hanno visto tre edizioni e che richiamano<br />

o<strong>per</strong>atori sanitari anche da Ospedali di Mi<strong>la</strong>no e hinter<strong>la</strong>nd. In modo partico<strong>la</strong>re<br />

l’ultimo convegno, che si svolge in due sessioni, è stato a<strong>per</strong>to a medici,<br />

infermieri, farmacisti ospedalieri e fisioterapisti. Queste ultime due categorie<br />

sono state inserite in ottem<strong>per</strong>anza al dettato delle linee guida nazionali (Il<br />

testo definitivo delle “Linee Guida” è stato pubblicato sul<strong>la</strong> Gazzetta Ufficiale<br />

in data 29 giugno 2001) e al manuale di applicazione di tali linee guida, già<br />

approvato da una commissione scientifica del<strong>la</strong> Regione Lombardia e in attesa<br />

di essere reso esecutivo con <strong>la</strong> pubblicazione sul Bollettino Regionale.<br />

Nello stesso spirito <strong>la</strong> Clinica ha organizzato un incontro sull’argomento<br />

“dolore” con il pubblico, in col<strong>la</strong>borazione con il Comune di Novate Mi<strong>la</strong>nese:<br />

tale incontro si è tenuto nell’au<strong>la</strong> consiliare del comune, e manifestazioni<br />

analoghe sono in programma <strong>per</strong> <strong>la</strong> fine del 2004 anche a Paderno Dugnano,<br />

sede del<strong>la</strong> Clinica, e in altri comuni limitrofi.<br />

Tutto questo riflette il compito di “Ospedale che insegna <strong>la</strong> salute” che da<br />

tempo viene <strong>per</strong>seguito su varie categorie, e i cui risultati verranno valutati<br />

al<strong>la</strong> fine del 2005, con un confronto con i dati appena raccolti seguendo le<br />

indicazioni del programma nazionale “<strong>la</strong> giornata del sollievo”, che servono a<br />

confrontare dati di prevalenza del dolore in ospedale.<br />

Il programma del trattamento del dolore ha una finalità volta a coinvolgere<br />

il più possibile tutti coloro che vengono a contatto con il sintomo dolore, <strong>per</strong><br />

combattere una battaglia comune contro un segnale corporeo che, quando<br />

non più utile, diventa rapidamente inutile e dannoso.<br />

12.22. Il progetto ospedale senza dolore come strumento di comunicazione<br />

aziendale<br />

R. MASSEI (Direttore DEA), M. CANELLA (Dirigente medico U.O. Anestesia 1), A.<br />

CAZZANIGA (Direttore SITRA), L. FERRAIOLI (Componente SITRA), A. INVERNIZZI (Infermiere<br />

AFD, Responsabile area dip. DEA), M. BOSIO (Direttore struttura<br />

Qualità), E. CRISTOFORI (Struttura Qualità), A. ZOLI (Direttore Sanitario<br />

Aziendale), P. CALTAGIRONE (Direttore Generale) - Azienda Ospedaliera “Ospedale<br />

di Lecco”, Regione Lombardia<br />

AUTORE REFERENTE: LAURA FERRAIOLI, SITRA, Azienda Ospedaliera “Ospedale di<br />

Lecco”, Via dell’Eremo 9/11, 23900 Lecco - tel.: 0341 489060, fax: 0341<br />

489093, e-mail: l.ferraioli@ospedale.lecco.it<br />

Il dolore continua ad essere una dimensione cui non viene riservata adeguata<br />

attenzione, nonostante sia stato scientificamente dimostrato quanto <strong>la</strong><br />

sua presenza sia invalidante dal punto di vista fisico, sociale e emozionale.<br />

208<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

Secondo quanto rintracciato nel<strong>la</strong> letteratura corrente tutti i tipi di dolore sia<br />

acuto che cronico, in tutte le parti del modo, sono inadeguatamente trattati, il<br />

dolore potrebbe essere trattato in oltre il 90% dei pazienti affetti da cancro, ma<br />

tuttora meno del 50% riceve un adeguato trattamento, il dolore cronico è <strong>la</strong><br />

causa più frequente di sofferenza e disabilità che seriamente influisce sul<strong>la</strong><br />

qualità del<strong>la</strong> vita, il 77% dei pazienti <strong>la</strong>menta dolore dopo un intervento chirurgico.<br />

Al fine di giungere a considerare il dolore fisico un segno imprescindibile<br />

nel<strong>la</strong> valutazione clinica ed assistenziale del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona l’Azienda Ospedaliera<br />

di Lecco ha promosso un’indagine interna rivolta sia agli o<strong>per</strong>atori che alle<br />

<strong>per</strong>sone assistite, con <strong>la</strong> finalità di disegnare <strong>la</strong> dimensione epidemiologica<br />

del dolore e definire in seguito le metodologie formative, informative atte a<br />

aiutare o<strong>per</strong>atori e pazienti a dare una risposta efficace ed efficiente al dolore<br />

in tutte le sue dimensioni di manifestazione.<br />

L’obiettivo principale è quello di sensibilizzare gli o<strong>per</strong>atori sanitari dell’azienda<br />

alle problematiche del dolore acuto e cronico: riconoscimento, definizione,<br />

misurazione e trattamento. La definizione del <strong>per</strong>corso formativo è <strong>la</strong><br />

diretta declinazione degli obiettivi che si <strong>per</strong>seguono attraverso <strong>la</strong> costituzione<br />

del Comitato Ospedale Senza Dolore. Il progetto formativo vede <strong>la</strong> creazione<br />

di gruppi di <strong>la</strong>voro aziendali aventi <strong>la</strong> finalità di: approfondire le diverse<br />

aree tematiche del dolore, recu<strong>per</strong>are <strong>la</strong> letteratura scientifica esistente, e<strong>la</strong>borare<br />

indagini atte a misurare <strong>la</strong> dimensione del fenomeno in ambito<br />

aziendale, definire metodi e strumenti <strong>per</strong> <strong>la</strong> rilevazione e gestione del dolore.<br />

Gli obiettivi specifici sono quelli di acquisire conoscenze rispetto al<strong>la</strong> dimensione<br />

del dolore in ambito ospedaliero, conoscere le modalità e i criteri di<br />

rilevazione del dolore e sa<strong>per</strong> utilizzare <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> di rilevazione valutazione<br />

proposta.<br />

Allo stato attuale il <strong>la</strong>voro del Comitato si è focalizzato sul<strong>la</strong> stesura di linee<br />

guida <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del dolore chirurgico post o<strong>per</strong>atorio. Su tale tematica è<br />

stato effettuato un corso di formazione, strutturato in 10 edizioni, con <strong>la</strong> partecipazione<br />

di medici ed infermieri pari all’80% dei programmati. Sono stati formati<br />

circa 113 medici e 214 infermieri, <strong>per</strong> un totale di 327 <strong>per</strong>sone. Il <strong>la</strong>voro<br />

del Comitato continua con l’attuazione delle linee guida predisposte e con <strong>la</strong><br />

stesura di documenti re<strong>la</strong>tivi ad altre due aree: <strong>la</strong> parto-analgesia e il trattamento<br />

del dolore nelle procedure invasive.<br />

Il valore aggiunto del <strong>la</strong>voro svolto in Azienda su questa tematica sta nel<strong>la</strong><br />

definizione univoca delle modalità di trattamento e nel<strong>la</strong> messa in atto di un<br />

processo di sensibilizzazione dei pazienti. La formazione effettuata ha <strong>per</strong>messo<br />

di strutturare meglio un processo di comunicazione con il paziente<br />

finalizzato al<strong>la</strong> conoscenza preventiva del problema e al<strong>la</strong> condivisione delle<br />

modalità di trattamento.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

209


CAPITOLO 12<br />

12.23. La rete HPH Piemonte e Valle d’Aosta e “l’Ospedale senza dolore”<br />

F. RIPA, A. DE LUCA, L. RESEGOTTI, P. ZAINA - Rete HPH Piemonte e Valle d’Aosta<br />

Nel<strong>la</strong> conferenza HPH di Torino del novembre 2003 una sessione molto<br />

artico<strong>la</strong>ta è stata dedicata ad un tema partico<strong>la</strong>rmente attuale: l’Ospedale senza<br />

dolore.<br />

La rete HPH Piemonte e Valle d’Aosta, prendendo spunto anche da significative<br />

es<strong>per</strong>ienze già sviluppate in alcune Aziende (ASL 1 Torino, ASL 4 Torino,<br />

ASL Chivasso, ASL Casale, ASL Vercelli, ASL Valle d’Aosta, Ospedale<br />

Gradenigo Torino, ASO San Giovanni Battista Torino) ha avviato <strong>per</strong>tanto lo<br />

specifico progetto regionale, che si inserisce comunque nel contesto delle<br />

iniziative già indirizzate a livello regionale.<br />

Le Aziende che si sono trovate in un primo incontro preliminare presso<br />

l’ospedale Molinette nel mese di gennaio e negli incontri successivi hanno<br />

condiviso le reciproche es<strong>per</strong>ienze, sottolineando alcune dimensioni centrali<br />

su cui impostare specifici progetti di miglioramento re<strong>la</strong>tivi in partico<strong>la</strong>re al<strong>la</strong><br />

“consapevolezza” del dolore da parte dei vari attori in campo, al ruolo che<br />

può rivestire in tale ambito <strong>la</strong> formazione/informazione, all’esigenza di definire<br />

sotto il profilo più squisitamente tecnico standard di riferimento <strong>per</strong> gli<br />

Ospedali e, più in generale, <strong>per</strong> i sistemi aziendali in una logica generale di<br />

integrazione. Tali dimensioni, <strong>per</strong>altro, possono rappresentare altrettanti stimoli<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> ricerca di specifiche azioni da sviluppare nelle Aziende.<br />

In tal senso è stato avviato una prima ipotesi di progetto il cui obiettivo è<br />

quello di ridisegnare il <strong>per</strong>corso del paziente nell’Ospedale senza dolore e nel<br />

territorio di riferimento, andando a considerare in modo specifico i momenti<br />

in cui egli si trova ad affrontare l’es<strong>per</strong>ienza del dolore, <strong>per</strong> evidenziare le<br />

criticità e quindi porre in atto strumenti e metodologie di gestione in termini<br />

di comunicazione e di valutazione del<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione.<br />

Le iniziative avviate in Piemonte e Valle d’Aosta porteranno un contributo importante<br />

nei prossimi cinque anni allo sviluppo del<strong>la</strong> rete HPH anche sul tema del<br />

dolore e, in generale, sul<strong>la</strong> centralità del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona nello specifico ambito.<br />

12.24. Ruolo del comitato <strong>per</strong> l’ospedale senza dolore nel promuovere<br />

una effettiva partnership tra professionisti e pazienti<br />

M. MONTEROSSO 1 , G. ALBERTINI 2 , M.G. ALLEGRETTI 1 , B. BORTOLAMEOTTI 1 , D. CHIUSOLE 3 ,<br />

G. M. GUARRERA 1 , F. DALLAPÈ 1 , G. MENEGONI 1 , B. PARODI 1 , D. PEDROTTI 1 , C. PONTALTI 1 ,<br />

P. ROMITI 1 , E. BALDANTONI 3 - 1 Comitato Ospedale Senza Dolore dell’Azienda Sanitaria<br />

<strong>per</strong> i Servizi Sanitari – Trento; 2 Associazione “No Pain for Children”;<br />

3<br />

Direzione Ospedale di Trento<br />

210<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

AUTORE REFERENTE: MICHELA MONTEROSSO, Direzione Medica Ospedale di Trento,<br />

<strong>la</strong>rgo medaglie d’oro, 38100 Trento – tel.: 0461 903027, fax: 0461 903118<br />

Introduzione<br />

Una efficace gestione del dolore nei pazienti, ricoverati in ospedale o assistiti<br />

a domicilio, deve consentire ai professionisti di affrontare <strong>la</strong> dimensione<br />

del<strong>la</strong> cura in modo integrato con quel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> capacità da parte dei pazienti<br />

e dei loro familiari di adottare comportamenti idonei <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione ed<br />

il controllo del sintomo dolore<br />

Questo comporta il coinvolgimento attivo e responsabile del paziente nelle<br />

cure e l’ascolto attento dei professionisti, in partico<strong>la</strong>re riguardo ai soggetti<br />

con difficoltà di comunicazione (bambini, anziani, stranieri) ed al fatto che il<br />

dolore viene vissuto e di conseguenza riferito in modo diverso in re<strong>la</strong>zione<br />

al<strong>la</strong> propria storia <strong>per</strong>sonale e al<strong>la</strong> cultura di appartenenza dei singoli.<br />

Obiettivi<br />

Descrivere il <strong>per</strong>corso seguito dal Comitato <strong>per</strong> un Ospedale Senza Dolore<br />

(COSD) del<strong>la</strong> APSS nel<strong>la</strong> predisposizione di linee guida locali <strong>per</strong> l’informazione<br />

dei pazienti e dei loro familiari.<br />

L’obiettivo specifico è quello di mettere in grado i pazienti di riferire ai<br />

professionisti le proprie aspettative sul dolore, di realizzare una effettiva alleanza<br />

terapeutica <strong>per</strong> il controllo del dolore stesso attraverso <strong>la</strong> condivisione<br />

del piano di cura <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del dolore, formare i professionisti sanitari ad<br />

una efficace gestione del dolore, utilizzando strumenti validati e condivisi (linee<br />

guida e procedure) in una modalità di effettiva partnership con i pazienti.<br />

Target<br />

- Personale<br />

- formazione del <strong>per</strong>sonale sanitario;<br />

- conoscenza ed utilizzo di strumenti di rilevazione e monitoraggio del dolore;<br />

- informazione sul<strong>la</strong> possibilità di utilizzare mediatori culturali.<br />

- Pazienti<br />

- predisposizione di materiale informativo sul<strong>la</strong> gestione del dolore, incluso<br />

quello audiovisivo;<br />

- indagini annuali sul<strong>la</strong> qualità <strong>per</strong>cepita e <strong>la</strong> soddisfazione.<br />

- Comunità<br />

- iniziative di visibilità del Comitato (comunicazione interna ed esterna);<br />

- informazione sui risultati delle indagini di soddisfazione;<br />

- organizzazione di eventi culturali centrati sul problema del dolore.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

211


CAPITOLO 12<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

Azioni sul <strong>per</strong>sonale. Formazione del <strong>per</strong>sonale sanitario:<br />

- partecipazione al master in “terapia antalgica e cure palliative dell’età<br />

pediatrica” di un medico pediatra e di un anestesista dell’area pediatrica,<br />

anche grazie al<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione del<strong>la</strong> associazione onlus “No Pain for<br />

Children che partecipa al COSD;<br />

- partecipazione al corso “gestione del dolore posto<strong>per</strong>atorio” frequentato<br />

da infermieri dell’area chirurgica;<br />

- partecipazione a 3 seminari organizzati dal Servizio Formazione APSS sul<br />

dolore acuto posto<strong>per</strong>atorio nel <strong>per</strong>iodo 2003-2004. Sono in programma 2<br />

seminari sul dolore cronico nel paziente oncologico;<br />

- formazione ed addestramento al<strong>la</strong> gestione del dolore posto<strong>per</strong>atorio di tutto<br />

il <strong>per</strong>sonale medico ed infermieristico dell’U.O. Chirurgia Pediatrica dell’Ospedale<br />

S. Chiara tenuto dall’anestesista che ha frequentato il master sopra citato;<br />

- messa a disposizione di strumenti di facile utilizzo <strong>per</strong> <strong>la</strong> rilevazione ed il<br />

monitoraggio del dolore anche nei pazienti di età pediatrica o con difficoltà<br />

di comunicazione;<br />

- avvio negli ospedali di Trento e Rovereto di un progetto pilota che prevede<br />

l’intervento di mediatori culturali su chiamata delle unità o<strong>per</strong>ative nelle<br />

quali è maggiore l’afflusso degli utenti stranieri, con monitoraggio qualiquantitativo<br />

degli interventi con apposita scheda.<br />

Azioni sui pazienti:<br />

- consegna di materiale informativo <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del dolore ai pazienti<br />

dell’area medica, chirurgica e materno infantile;<br />

- conduzione di due indagini annuali, con apposito questionario, sul<strong>la</strong> soddisfazione<br />

dei cittadini in occasione del<strong>la</strong> “giornata nazionale del sollievo”.<br />

Nel 2004 l’indagine è stata mirata ai piccoli pazienti;<br />

- presenza presso tutte le strutture APSS del poster del Comitato “Cambia<br />

volto all’Ospedale – basta al dolore inutile”.<br />

Azioni sul<strong>la</strong> comunità:<br />

- presenza nel sito web aziendale dei documenti e delle attività del COSD;<br />

- diffusione dei risultati delle indagini di soddisfazione a mezzo media (giornali,<br />

televisioni locali, conferenze stampa);<br />

- progettazione di incontro con associazioni di mediatori culturali <strong>per</strong> un confronto<br />

sul<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione e manifestazione del dolore nelle varie etnie.<br />

Conclusioni<br />

Il progetto si propone di modificare conoscenze, atteggiamenti e comportamenti<br />

dei professionisti <strong>per</strong> metterli in grado di identificare, valutare e trattare<br />

i diversi tipi di dolore nei pazienti assistiti negli ospedali del<strong>la</strong> APSS e a<br />

212<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

domicilio in ambito provinciale, educando i pazienti al<strong>la</strong> gestione del dolore e<br />

fornendogli strumenti conoscitivi e culturali <strong>per</strong> renderli compartecipi del processo<br />

di cura che li riguarda.<br />

12.25. L’ospedale senza dolore: promuovere una cultura <strong>per</strong> migliorare<br />

il benessere del paziente<br />

L. ANGELINI 1 , D. CRESPI 2 , M. GALBIATI 3 , M. G. MEZZETTI 3 , C. RADICE 1 , F. RIZZI 4 - Istituto Clinico<br />

Mater Domini di Castel<strong>la</strong>nza (VA) - 1 Direzione Sanitaria; 2 Ufficio Qualità e<br />

Formazione; 3 Ufficio Comunicazione; 4 Unità O<strong>per</strong>ativa di Anestesia e Rianimazione<br />

AUTORE REFERENTE: DEBORA CRESPI, Istituto Clinico Mater Domini, via Gerenzano<br />

2, 21053 Castel<strong>la</strong>nza (VA) - tel.: 0331 476282, fax: 0331 476204, e-mail:<br />

qualita@materdomini.it.<br />

Breve introduzione del contesto<br />

L’Istituto Clinico Mater Domini è una struttura sanitaria in cui circa il 65%<br />

dei posti letto è dedicato all’attività chirurgica. Il dolore, e il dolore post-o<strong>per</strong>atorio<br />

in partico<strong>la</strong>re, rappresenta dunque un importante realtà con <strong>la</strong> quale<br />

confrontarsi <strong>per</strong> assicurare al paziente un benessere fisico ed emotivo.<br />

Il 1 agosto 2002, l’Istituto ha deciso di varare il progetto “Ospedale senza dolore”.<br />

Si tratta di una scelta volta a rendere il ricovero, ed il re<strong>la</strong>tivo intervento<br />

chirurgico, come un fenomeno episodico nel<strong>la</strong> vita del paziente, che modifichi<br />

il meno possibile le sue abitudini di vita.<br />

Obiettivi<br />

Il progetto si pone i seguenti obiettivi:<br />

- trattare in modo organico e continuativo il dolore (acuto, cronico, posto<strong>per</strong>atorio);<br />

- prestare attenzione al<strong>la</strong> componente oggettiva e soggettiva del dolore;<br />

- adottare <strong>per</strong> ogni prestazione di accoglienza diagnostica e terapeutica tutte<br />

le strategie necessarie (farmacologiche, ambientali, alternative) <strong>per</strong> ridurre<br />

il dolore;<br />

- predisporre ulteriori modalità <strong>per</strong> aumentare il benessere del paziente.<br />

Gruppo target<br />

Sono stati individuati tre gruppi target:<br />

- Il paziente.<br />

E’ stato predisposto un opuscolo divulgativo in cui vengono illustrati i di­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

213


CAPITOLO 12<br />

versi aspetti di dolore: <strong>per</strong>ché si manifesta, quali sono le tipologie, come si<br />

valuta, che cos’è <strong>la</strong> terapia del dolore e in cosa consiste.<br />

- O<strong>per</strong>atori sanitari.<br />

- Gli infermieri professionali: nel corso del 2003, l’Istituto si è fatto promotore<br />

ed organizzatore di un iter formativo con lo scopo di aggiornare il<br />

<strong>per</strong>sonale, non solo sugli aspetti terapeutici del dolore, ma anche su quelli<br />

psicologici e comunicativi che coinvolgono il paziente.<br />

- I medici. L’Unità O<strong>per</strong>ativa di Anestesia e Rianimazione ha predisposto i<br />

protocolli <strong>per</strong> il trattamento del dolore post-o<strong>per</strong>atorio <strong>per</strong> le attività di<br />

chirurgia generale, chirurgia vasco<strong>la</strong>re, ortopedia e urologia. Successivamente,<br />

è stata attivata un’indagine <strong>per</strong> verificare <strong>la</strong> rispondenza dei protocolli<br />

creati rispetto al<strong>la</strong> tipologia dei pazienti trattati. Si è utilizzata una scheda<br />

di misurazione del dolore che rileva il dolore <strong>per</strong>cepito dal paziente. Sul<strong>la</strong><br />

base di questi risultati, i medici delle Unità O<strong>per</strong>ative coinvolte potranno<br />

così aggiornare i protocolli di trattamento del dolore in uso.<br />

Valutazione dei risultati<br />

- Dall’inizio del 2004 gli opuscoli divulgativi sono a disposizione degli utenti.<br />

- Tutto il <strong>per</strong>sonale è stato coinvolto nei corsi di formazione, <strong>la</strong> partecipazione<br />

è stata del 90% circa.<br />

- Sono stati creati quattro protocolli di trattamento <strong>per</strong> il dolore post-o<strong>per</strong>atorio<br />

che potranno essere adeguati in base all’analisi delle schede di misurazione<br />

del dolore.<br />

- Le schede di rilevazione sono state distribuite a partire dal 7 gennaio 2004<br />

fino ad aprile. Sono state quindi raccolte e analizzate, al fine di valutare i<br />

risultati emersi.<br />

Conclusioni<br />

I corsi di formazione hanno fornito nuovi strumenti <strong>per</strong> migliorare l’assistenza<br />

e affrontare con maggior competenza e professionalità il problema del<br />

dolore <strong>per</strong>cepito.<br />

Paralle<strong>la</strong>mente, il paziente si è sentito coinvolto nell’iniziativa, consapevole<br />

di fornire indicazioni utili <strong>per</strong> il proprio benessere e <strong>per</strong> migliorare <strong>la</strong> qualità<br />

dell’assistenza erogata.<br />

12.26. Le tecniche di ri<strong>la</strong>ssamento nel<strong>la</strong> cura del dolore: reiki e paziente<br />

oncologico anziano<br />

M.T. VITALE 1 , M.E. LA GRASSA 1 , D. COVA 1 , E. COFRANCESCO 2 - 1 UOC di Onco-Geria­<br />

214<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

tria, Istituto Geriatrico “Pio Albergo Trivulzio”, Mi<strong>la</strong>no; 2 Dip. di Scienze Medico<br />

chirurgiche, San Donato, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di<br />

Mi<strong>la</strong>no<br />

Background<br />

La terapia farmacologica del dolore nel paziente anziano è molto delicata,<br />

in quanto il soggetto anziano è più sensibile ai sovradosaggi e presenta un<br />

aumentato rischio di effetti col<strong>la</strong>terali. Nell’ambito delle strategie complementari<br />

e di supporto nel paziente oncologico anziano, partico<strong>la</strong>re interesse rivestono<br />

le tecniche di distensione e ri<strong>la</strong>ssamento, spesso efficaci nel lenire il<br />

dolore, innocue e gradite ai pazienti.<br />

Reiki, che ha le sue radici nel buddismo tibetano, è un antico e semplice<br />

metodo di cura tramite il tocco delle mani. Si tratta di una tecnica “dolce”, di<br />

ri<strong>la</strong>ssamento ed analgesia, efficace nel<strong>la</strong> terapia del dolore (anche oncologico),<br />

nell’assistenza pre- e post-o<strong>per</strong>atoria, durante i trattamenti chemio e<br />

radioterapici, nel ma<strong>la</strong>to oncologico avanzato e terminale e negli stati depressivi<br />

in genere.<br />

Reiki viene c<strong>la</strong>ssificato dal National Center for Complementary and Alternative<br />

Medicine (National Institute of Health) tra le terapie energetiche del<strong>la</strong><br />

“biofield medicine” o medicine del campo energetico (http://nccam.nih.gov/<br />

health/whatiscam/index.htm). In questo specifico contesto ideologico Reiki<br />

si pone nell’ambito del<strong>la</strong> medicina delle energie sottili, che ha <strong>la</strong> possibilità<br />

non solo di curare <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia a livello fisico, ma anche di agire sugli elementi<br />

psicoenergetici del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sonalità, promuovendo <strong>la</strong> reintegrazione e il<br />

riallineamento del complesso corpo-mente-spirito.<br />

Come tecnica di contatto manuale (Touch Therapy), Reiki si può collocare<br />

tra le più efficaci tecniche di ri<strong>la</strong>ssamento e analgesia. Durante <strong>la</strong> seduta Reiki,<br />

infatti, si ottiene un ri<strong>la</strong>ssamento profondo con riduzione del<strong>la</strong> pressione<br />

arteriosa sistolica e del<strong>la</strong> tensione dei muscoli del collo, e l’aumento delle IgA<br />

salivari [J Adv Nur 2001; 33: 439]. Il ri<strong>la</strong>ssamento inoltre riduce i sintomi secondari<br />

al<strong>la</strong> chemioterapia (dolore, nausea) e sostiene emotivamente il paziente<br />

oncologico in trattamento chemioterapico, riducendo l’ansia, <strong>la</strong> depressione,<br />

<strong>la</strong> confusione, il senso di rabbia e <strong>la</strong> stanchezza [Psychooncology 2001; 10:<br />

490].<br />

Obiettivo<br />

Scopo del presente studio è valutare se Reiki, in supporto alle terapie convenzionali,<br />

possa contribuire ad alleviare i sintomi/segni corre<strong>la</strong>ti al<strong>la</strong> patologia<br />

neop<strong>la</strong>stica nel paziente oncologico anziano e migliorare <strong>la</strong> qualità dell’assistenza.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

215


CAPITOLO 12<br />

Gruppi target<br />

a) Pazienti oncologici anziani in stadio avanzato o terminale, ricoverati presso<br />

reparti di oncologia, geriatria o hospices (progetto “Ospedale senza Dolore”);<br />

b) Personale sanitario (infermieri, fisioterapisti, caregivers, altri) (progetto<br />

“Tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> salute e prevenzione del burn out negli o<strong>per</strong>atori del<strong>la</strong> salute”).<br />

Metodi<br />

Studio pilota, prospettico, osservazionale. Arruo<strong>la</strong>ti 15 pazienti (11 femmine)<br />

di età tra 62 e 87 anni, affetti da cancro in stadio avanzato e con <strong>per</strong>formance<br />

status secondo Karnofsky tra 50 (notevole assistenza) e 10 (stato<br />

terminale). Tre ma<strong>la</strong>ti sono stati accompagnati al<strong>la</strong> morte. Cartel<strong>la</strong><br />

infermieristica informatizzata: i parametri clinici sono stati registrati a cadenza<br />

settimanale. Per ciascuno di questi è stato assegnato uno score di<br />

intensità da 0 (assenza di sintomo/segno) a 10 (massima espressione). Per<br />

ciascuna seduta sono stati registrati profondità del ri<strong>la</strong>ssamento e riscontro<br />

soggettivo. A fine ciclo è stato registrato l’indice di gradimento del trattamento<br />

da parte del paziente.<br />

Risultati<br />

Sono stati eseguiti 5,7 (range 3-8) trattamenti Reiki <strong>per</strong> paziente, a cadenza<br />

bi-trisettimanale. Nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 1 sono riportati gli score (valori espressi come<br />

medie).<br />

Tab. 1<br />

dolore agitazione astenia insonnia<br />

basale 7,1 7,4 7,1 6,5<br />

dopo Reiki 4,1 2,8 5,2 3,1<br />

dispnea depressione nausea vomito<br />

basale 5,8 5,7 6,9 5<br />

dopo Reiki 3,5 2,7 3,4 3,8<br />

Il ri<strong>la</strong>ssamento, al<strong>la</strong> fine delle sedute Reiki, era medio-profondo nel 90% dei<br />

pazienti, il riscontro soggettivo di “sentirsi meglio” nel 94%, l’indice di gradi­<br />

216<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

mento 9,5 (score da 0 a 10). Elevato il gradimento anche da parte del <strong>per</strong>sonale<br />

sanitario, che si è sentito molto gratificato e motivato.<br />

Conclusioni<br />

Nel paziente anziano affetto da tumore in fase avanzata, Reiki si dimostra<br />

efficace nell’alleviare i sintomi e migliora <strong>la</strong> qualità di vita. Nel ma<strong>la</strong>to terminale<br />

riduce il dolore, infonde serenità, apre al<strong>la</strong> s<strong>per</strong>anza. Reiki presenta un<br />

elevatissimo indice di gradimento da parte dei pazienti. Nell’infermiere/o<strong>per</strong>atore<br />

sanitario che tratta, Reiki sostiene <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione, riduce l’ansia nel<strong>la</strong><br />

cura, aumenta l’empatia, sviluppa amore e compassione. L’inserimento di<br />

Reiki nel<strong>la</strong> formazione professionale dell’infermiere può offrire un utile<br />

mezzo <strong>per</strong> valorizzarne <strong>la</strong> professionalità e migliorare il rapporto con il paziente,<br />

trasformando <strong>la</strong> ‘manipo<strong>la</strong>zione’ del paziente, a volte ruvida e veloce<br />

<strong>per</strong> necessità contingenti, in una vera e propria ‘terapia di contatto’.<br />

12.27. Indagine conoscitiva sul<strong>la</strong> prevalenza del dolore nei pazienti ricoverati<br />

e su atteggiamenti e conoscenze del <strong>per</strong>sonale sanitario<br />

A. BERNASCONI, A. CAVALERI, A. GAMBA, G. GENDUSO, N. MONZANI, A. MORETTO, A. RAI­<br />

MONDI, A. RUSSO, M. SALA, R. SPERANZA, L. TUCCINARDI, A.VIRTUANI - A.O. S.Gerardo di<br />

Monza<br />

La A.O. S.Gerardo di Monza ha sviluppato un progetto complesso: verso un<br />

ospedale senza dolore.<br />

Una tappa significativa del progetto è rappresentata da una indagine conoscitiva<br />

su:<br />

- prevalenza e intensità del dolore nei pazienti ricoverati;<br />

- atteggiamenti e conoscenze degli o<strong>per</strong>atori sanitari.<br />

Strutture interessate<br />

I presidi ospedalieri S. Gerardo (vecchio e nuovo ospedale) di Monza e<br />

Bassini di Cinisello.<br />

Tutti i reparti di degenza, ad eccezione di psichiatria e neonatologia.<br />

Pazienti<br />

Sono stati reclutati tutti i pazienti presenti in un determinato giorno, di età<br />

maggiore o uguale a 6 anni, ricoverati almeno dal giorno precedente e previo<br />

consenso informato.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

217


CAPITOLO 12<br />

Personale sanitario<br />

Tutto il <strong>per</strong>sonale medico ed infermieristico, fisioterapisti e psicologi.<br />

Metodologia di indagine<br />

a) Rilevazione tramite questionari anonimi di:<br />

A’: presenza, intensità e tipo di dolore avvertito dal paziente<br />

A’’: dolore avvertito dal <strong>per</strong>sonale infermieristico sullo stesso paziente e<br />

terapia attuata<br />

B: atteggiamento e conoscenze del <strong>per</strong>sonale sanitario sul dolore<br />

b) Misurazione del dolore su sca<strong>la</strong> NAS.<br />

E<strong>la</strong>borazione dei dati<br />

Il rapporto, di tipo descrittivo, è stato artico<strong>la</strong>to in 6 sezioni. Le prime 5<br />

re<strong>la</strong>tive al questionario riferito ai pazienti (A’ e A’’) e l’ultima riguardante gli<br />

o<strong>per</strong>atori sanitari (B):<br />

- tassi di risposta<br />

- caratteristiche dei pazienti<br />

- dolore <strong>per</strong>cepito dal paziente<br />

- dolore riconosciuto dagli o<strong>per</strong>atori sanitari<br />

- trattamento del dolore<br />

- atteggiamenti e conoscenze sul dolore<br />

Conclusioni<br />

L’indagine conoscitiva, svolta forse <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta contemporaneamente<br />

in un grande struttura ospedaliera, ha visto un lungo <strong>la</strong>voro di preparazione<br />

e di coinvolgimento degli o<strong>per</strong>atori. Solo così è stato possibile avere tassi elevati<br />

di risposta <strong>per</strong> <strong>la</strong> rilevazione del dolore nei pazienti e <strong>per</strong> il questionario<br />

di conoscenza distribuito agli o<strong>per</strong>atori sanitari.<br />

La giornata di rilevazione si è accompagnata ad una campagna informativa<br />

del<strong>la</strong> cittadinanza, con stand posti all’ingresso dei presidi ospedalieri e con<br />

articoli di stampa.<br />

In entrambi i presidi circa il 50% dei pazienti non riferisce dolore. La <strong>per</strong>centuale<br />

di pazienti con dolore intenso è inferiore al 10% (9,2% S. Gerardo,<br />

8,2% Bassini). Molto più distribuito è il dolore lieve o moderato. Così vi sono<br />

differenze nelle tre aree considerate <strong>per</strong> ospedale S. Gerardo e ospedale Bassini.<br />

La evidente discrepanza tra dolore segna<strong>la</strong>to dal paziente e dolore avvertito<br />

dagli infermieri è a volte causata da una sovrastima da parte dell’o<strong>per</strong>atore<br />

sanitario.<br />

218<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

L’approccio terapeutico prevalente conferma una attitudine <strong>per</strong>sistente a<br />

dare analgesici al bisogno, piuttosto che impostare una terapia costante. L’uso<br />

di oppioidi conferma <strong>la</strong> resistenza da parte dei medici ad usare questa c<strong>la</strong>sse<br />

di analgesici.<br />

Infine un numero consistente di sanitari ha risposto al questionario di conoscenza<br />

<strong>per</strong>sonale.<br />

I questionari raccolti tra gli o<strong>per</strong>atori sanitari sono stati 763.<br />

Il <strong>per</strong>cento totale di risposte esatte è stato del 53,4%.<br />

Tra i 206 medici che hanno compi<strong>la</strong>to il questionario vi è stata una <strong>per</strong>centuale<br />

di risposte esatte del 63,1 %, mentre tra i 532 infermieri <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale<br />

positiva è stata del 50,0%.<br />

Tutti i dati ricavati dal<strong>la</strong> specifica realtà del<strong>la</strong> A.O. S. Gerardo stanno ora<br />

indirizzando le successive tappe del progetto verso un ospedale senza dolore:<br />

- corsi di aggiornamento specifici nelle unità o<strong>per</strong>ative, dove vi è maggior<br />

riscontro di dolore<br />

- inserimento nel<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> clinica, medica ed infermieristica, del<strong>la</strong> rilevazione<br />

quotidiana del dolore tramite sca<strong>la</strong> NAS<br />

- promozione dell’uso degli oppioidi.<br />

12.28. Ruolo del comitato <strong>per</strong> l’Ospedale senza dolore nel processo di<br />

adeguamento agli standard Joint Commission International.<br />

L’es<strong>per</strong>ienza di Trento<br />

F. DALLAPÈ 1 , B. BORTOLAMEOTTI 1 , C. PONTALTI 1 , M.G. ALLEGRETTI 1 , G.M. GUARRERA 1 ,<br />

G. MENEGONI 1 , M. MONTEROSSO 1 , B. PARODI 1 , D. PEDROTTI 1 , P. ROMITI 1 , E. BALDANTONI 2<br />

- 1 Comitato Ospedale Senza Dolore dell’Azienda Sanitaria <strong>per</strong> i Servizi Sanitari,<br />

Trento; 2 Direttore Ospedale di Trento<br />

AUTORE REFERENTE: FRANCA DALLAPÈ, U.O. Chirurgia Pediatrica, Ospedale di<br />

Trento, Largo Medaglie d’oro, 38100 Trento - tel.: 0461 903835, fax: 0461<br />

903835<br />

Introduzione<br />

La versione 2003 del modello di accreditamento secondo Joint Commission<br />

International-JCI prevede tre nuovi standard (COP 17, 18, <strong>19</strong>) centrati sul<strong>la</strong><br />

valutazione e <strong>la</strong> gestione del dolore. L’Ospedale S. Chiara di Trento ha iniziato<br />

nel secondo semestre del 2003 il <strong>per</strong>corso di adeguamento agli standard JCI.<br />

La Direzione di Ospedale ha chiesto <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione del Comitato <strong>per</strong> l’Ospedale<br />

senza dolore (COSD) istituito nel 2002 dal Direttore Generale del<strong>la</strong> Azienda<br />

Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari-APSS al fine di raccogliere ed e<strong>la</strong>borare dati<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

2<strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> valutazione ed al trattamento del dolore nei pazienti ricoverati, e<br />

di ottenere informazioni ed indicazioni utili <strong>per</strong> avere un approccio di sistema<br />

del problema dolore.<br />

Obiettivi<br />

Descrivere il <strong>per</strong>corso seguito dal COSD <strong>per</strong> <strong>la</strong> predisposizione di linee<br />

guida locali re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> educazione del paziente sul dolore coerenti con gli<br />

standard JCI e le azioni <strong>per</strong> <strong>la</strong> loro applicazione.<br />

Descrivere come il COSD ha identificato gli strumenti <strong>per</strong> <strong>la</strong> rilevazione<br />

sistematica del dolore nei pazienti ricoverati e le modalità <strong>per</strong> <strong>la</strong> registrazione<br />

nel<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> clinica integrata, secondo gli standard JCI.<br />

Gruppo target<br />

Personale medico-infermieristico:<br />

- iniziative formative sul<strong>la</strong> valutazione e <strong>la</strong> gestione del dolore;<br />

- attività di consulenza allo specifico gruppo di <strong>la</strong>voro <strong>per</strong> l’adeguamento<br />

agli standard JCI.<br />

Materiali e Metodi<br />

- ricognizione del<strong>la</strong> documentazione esistente sul<strong>la</strong> informazione del paziente;<br />

- ricerca bibliografica di strumenti validati <strong>per</strong> <strong>la</strong> valutazione del dolore;<br />

- identificazione di uno strumento informativo <strong>per</strong> il paziente idoneo <strong>per</strong> l’area<br />

medica, quel<strong>la</strong> chirurgica e quel<strong>la</strong> pediatrica;<br />

- predisposizione di linee guida locali sul<strong>la</strong> gestione del dolore;<br />

- realizzazione degli strumenti <strong>per</strong> <strong>la</strong> raccolta dei dati re<strong>la</strong>tivi a valutazione,<br />

monitoraggio e gestione del dolore coerenti con gli standard JCI;<br />

- avvio di un <strong>per</strong>corso formativo indirizzato alle diverse figure professionali<br />

che intervengono nel processo di cura.<br />

Conclusioni<br />

Le azioni intraprese hanno consentito all’Ospedale di intraprendere il processo<br />

di adeguamento agli standard re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> cura del paziente che richiedono<br />

non solo aspetti di tipo formale/documentale, ma modifiche<br />

comportamentali nel<strong>la</strong> pratica quotidiana. Ciò è partico<strong>la</strong>rmente significativo<br />

nell’ambito del dolore, ancora considerato spesso un fattore ineluttabilmente<br />

legato al<strong>la</strong> dimensione del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, e come tale spesso trascurato e non<br />

adeguatamente trattato.<br />

220<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

12.29. Trattamento del dolore post – o<strong>per</strong>atorio. Raccomandazioni del<br />

comitato <strong>per</strong> l’ospedale senza dolore<br />

D. PEDROTTI 1 , M.G. ALLEGRETTI 1 , B. BORTOLAMEOTTI 1 , F. DALLAPÈ 1 , G.M. GUARRERA 1 ,<br />

G. MENEGONI 1 , M. MONTEROSSO 1 , B. PARODI 1 , C. PONTALTI 1 , P. ROMITI 1 , E. BALDANTONI 2<br />

- 1 Comitato Ospedale Senza Dolore dell’Azienda Sanitaria <strong>per</strong> i Servizi Sanitari,<br />

Trento; 2 Direttore Ospedale di Trento<br />

AUTORE REFERENTE: DINO PEDROTTI, U.O. Anestesia e Rianimazione, Ospedale di Trento,<br />

<strong>la</strong>rgo medaglie d’oro, 38100 Trento - tel.: 0461 903298, fax: 0461 903355<br />

Introduzione<br />

Un adeguato trattamento del dolore post-o<strong>per</strong>atorio contribuisce significativamente<br />

al miglioramento del<strong>la</strong> morbilità <strong>per</strong>io<strong>per</strong>atoria, valutata in termini<br />

di minor incidenza di complicanze posto<strong>per</strong>atorie anche ascrivibili alle tecniche<br />

di terapia antalgica, specie se invasive, di riduzione delle giornate di<br />

degenza e dei costi, in partico<strong>la</strong>re nei pazienti ad alto rischio sottoposti ad<br />

interventi di chirurgia maggiore.<br />

L’anestesista, <strong>per</strong> le sue peculiari conoscenze sul<strong>la</strong> fisiopatologia e terapia del<br />

dolore acuto, si trova nel<strong>la</strong> condizione di poter coordinare il team responsabile del<br />

trattamento del dolore acuto, come dimostrate anche in es<strong>per</strong>ienze internazionali.<br />

Obiettivi<br />

- Sviluppo da parte degli anestesisti di un adeguato piano di formazione ed<br />

addestramento <strong>per</strong> il <strong>per</strong>sonale ospedaliero, con identificazione di aree di<br />

intervento prioritario, in modo da prepararlo all’uso efficace e sicuro dei<br />

protocolli analgesici <strong>per</strong> un adeguato trattamento del dolore posto<strong>per</strong>atorio.<br />

Il piano di formazione continua deve includere sia gli aspetti re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong><br />

valutazione del dolore che, in una seconda fase, quelli re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> comprensione<br />

delle diverse tecniche analgesiche più sofisticate (PCA, Analgesia<br />

epidurale, altre tecniche loco-regionali);<br />

- predisposizione di strumenti di informazione rivolta ai pazienti <strong>per</strong> ottenere<br />

il massimo risultato dai trattamenti eseguiti anche cercando di fugare i<br />

preconcetti che riguardano, ad esempio, <strong>la</strong> dipendenza da oppiacei e<br />

l’ineluttabilità del dolore posto<strong>per</strong>atorio ed enfatizzare i vantaggi legati al<br />

buon trattamento posto<strong>per</strong>atorio;<br />

- utilizzo in tutti gli ospedali del<strong>la</strong> APSS di linee guida di trattamento del dolore<br />

acuto posto<strong>per</strong>atorio e <strong>per</strong> <strong>la</strong> misurazione del dolore e del<strong>la</strong> efficacia<br />

terapeutica. Le raccomandazioni sono state adottate dal COSD e <strong>la</strong> loro<br />

implementazione è finalizzata a far diventare <strong>la</strong> valutazione del dolore uno<br />

dei parametri di misurazione corrente al<strong>la</strong> stregua di quelli così detti “vitali”<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

221


CAPITOLO 12<br />

come <strong>la</strong> frequenza cardiaca, respiratoria, <strong>la</strong> pressione arteriosa e <strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura<br />

corporea che sono rego<strong>la</strong>rmente monitorate durante le ventiquattro ore.<br />

Gruppo target<br />

Pazienti sottoposti ad intervento di chirurgia pediatrica.<br />

Personale medico-infermieristico del<strong>la</strong> unità o<strong>per</strong>ativa di chirurgia pediatrica<br />

dell’Ospedale Santa Chiara.<br />

Valutazione dei risultati e conclusioni<br />

Il progetto condotto come s<strong>per</strong>imentazione pilota nel<strong>la</strong> Chirurgia Pediatrica<br />

dell’ospedale S. Chiara a partire dall’estate 2003, ha avuto dei riscontri favorevoli<br />

in termini di soddisfazione del bambino e dei genitori, oltre che degli o<strong>per</strong>atori<br />

sanitari e ci proponiamo di estenderlo ad altre unità o<strong>per</strong>ative di area chirurgica.<br />

12.30. Emersione di una patologia sottodiagnosticata: <strong>la</strong> “sindrome delle<br />

apnee ostruttive nel sonno”; problematiche di asimmetria<br />

informativa e “governance”. Es<strong>per</strong>ienza di un ospedale distrettuale<br />

nel <strong>Trentino</strong><br />

A. SALVATERRA, E. ANESI - U.O. Pneumologia, Servizio di Fisiopatologia Respiratoria<br />

Nuovo Ospedale di Arco (TN)<br />

AUTORE REFERENTE: ALESSANDRO SALVATERRA, tel.: 0464 582453, fax: 0464 882417<br />

Introduzione<br />

Definizione di “Sindrome delle apnee ostruttive nel sonno” (OSAS) nel <strong>19</strong>76;<br />

prima terapia efficace: <strong>19</strong>81; primo paziente trattato in <strong>Trentino</strong>: <strong>19</strong>90.<br />

Epidemiologia: 2-4% del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione adulta; elevata morbilità e mortalità<br />

corre<strong>la</strong>te a i<strong>per</strong>sonnia diurna, deficit cognitivo, i<strong>per</strong>tensione sistemica, i<strong>per</strong>tensione<br />

polmonare, infarto miocardico, aritmie cardiache ed elevato rischio di<br />

incidenti automobilistici e/o <strong>la</strong>vorativi; esiste una terapia efficace con un risparmio<br />

di risorse socio-sanitarie di € 1.500/anno/paziente. La storia del Centro del<br />

Sonno inizia nel <strong>19</strong>90, nel <strong>19</strong>95 Riconoscimento del Modulo “Centro Disturbi<br />

respiratori nel sonno”; <strong>19</strong>99: Certificazione di Centro del Sonno ad Indirizzo<br />

Cardiorespiratorio AIMS (Associazione Italiana Medicina del sonno).<br />

I numeri<br />

<strong>19</strong>94: esami 50, pazienti in CPAP 15.<br />

<strong>19</strong>97: esami 150; in CPAP 30.<br />

222<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

2001: aumento del <strong>per</strong>sonale (3,3 tecnici + 1,7 medici) e dei mezzi diagnostici<br />

(2 polisonnigrafi fissi + 4 portatili) esami anno 650.<br />

Al 2003 nel <strong>Trentino</strong>: studiati 2.100 soggetti; diagnosi di OSAS: 1.050; in<br />

terapia con CPAP 440; prevalenza già diagnosticata: 0,6% (max 1,2% nel distretto<br />

sede del Centro del Sonno).<br />

Emersione del<strong>la</strong> patologia e diagnostica condizionate da:<br />

- Cultura sui disturbi del sonno: chi russa dorme bene!<br />

- Auto<strong>per</strong>cezione del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia: il paziente che russa non sa di russare.<br />

- Interdisciplinarietà: gli altri specialisti non conoscono <strong>la</strong> “nuova” ma<strong>la</strong>ttia.<br />

- Assenza di voci di tariffario adeguate.<br />

- Sviluppo dell’attività in condizioni di iso-risorse umane.<br />

- Ubicazione <strong>per</strong>iferica del Centro del Sonno: minore “visibilità”, ma maggiore<br />

possibilità di specializzazione.<br />

- Terapia dell’OSAS non farmacologica, economica, circa € 3.000/paziente/ogni<br />

5 anni: ridotta induzione di spesa sanitaria e ridotti interessi economici corre<strong>la</strong>ti.<br />

Le azioni ed i risultati<br />

- Comunicazione: articoli di stampa ed interviste TV.<br />

- Iniziative di Formazione: 1 corso specifico e 7 interventi in congressi locali.<br />

- Protocolli interdisciplinari di screening, diagnosi e terapia con le U.O. di<br />

Pediatria, ORL, Neurologia e Pneumologia.<br />

- Progetto di formazione <strong>per</strong> i medici di medicina generale e gli specialisti<br />

(focalizzando il rischio cardiovasco<strong>la</strong>re dell’OSAS), e <strong>per</strong> altre figure: Polizia<br />

stradale, medicina legale, medicina del <strong>la</strong>voro, ufficio patenti di guida<br />

(rischio di incidenti stradali e sul <strong>la</strong>voro da sonnolenza da OSAS: il 3% dei<br />

morti <strong>per</strong> colpo di sonno, il 20% degli indicidenti stradali totali).<br />

- Innovazione nel<strong>la</strong> gestione delle liste di attesa (nel 2001 i tempi di attesa<br />

erano di 9 mesi): introduzione del triage <strong>per</strong> le indagini diagnostiche: pazienti<br />

a rischio 1 mese, a rischio intermedio 2-3, a basso rischio oltre 4 mesi;<br />

<strong>per</strong> le visite di controllo: a rischio 10 gg., a basso rischio 40 gg.<br />

- Individuazione di nuove prestazioni: calcolo di tempi e costi (controllo di<br />

gestione): Polisonnografia € 527,00; monitoraggio cardiorespiratorio € 230,00<br />

con proposta di inserimento nel tariffario provinciale<br />

- Innovazione nei protocolli di diagnosi e terapia dell’OSAS; organizzazione<br />

completamente ambu<strong>la</strong>toriale, al posto del ricovero, dimostrandone <strong>la</strong> maggiore<br />

efficienza (risparmio di oltre € 1.200/diagnosi-paziente) e pari efficacia<br />

(compliance al<strong>la</strong> CPAP: 80% dopo 5 aa) im<strong>per</strong>niate su uno staff tecnicoinfermieristico<br />

qualificato e motivato.<br />

I punti critici attuali<br />

Rallentamento nello sviluppo dell’approccio interdisciplinare; impossibilità<br />

a garantire il follow-up (rapporto Ospedale-territorio).<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

223


CAPITOLO 12<br />

Discussione<br />

L’epidemiologia, <strong>la</strong> gravità del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, il successo terapeutico hanno prodotto<br />

una domanda crescente evidenziata dalle liste di attesa. Sotto questo impulso l’Amministrazione<br />

Aziendale ha risposto nel tempo adeguando le attrezzature. Nonostante<br />

10 anni di attività ed i risultati raggiunti non si è ancora colmata <strong>la</strong> asimmetria<br />

informativa sull’OSAS fra lo specialista ed il paziente, il medico di base, <strong>la</strong> programmazione<br />

sanitaria; <strong>la</strong> possibilità di una vera governance globale dell’OSAS, che coinvolga<br />

i vari specialisti, l’Ospedale ed il territorio, è frenata dal mancato recepimento<br />

dell’OSAS negli obiettivi del Piano Sanitario Provinciale e quindi dell’Azienda Sanitaria<br />

e del Piano delle attività di formazione del <strong>per</strong>sonale.<br />

Conclusioni<br />

L’emersione dell’OSAS in Provincia di Trento è un fatto compiuto; a tutt’oggi<br />

i risultati raggiunti sovrastano i punti critici ancora da risolvere; <strong>la</strong> lunga<br />

“gestazione” di questo Centro, in assenza di politiche e strategie sanitarie specifiche,<br />

pone interrogativi all’organizzazione sanitaria sul come governare una<br />

emergente, nuova, domanda di salute di grande impatto epidemiologico.<br />

12.31. Perineal care: un moderno programma di tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> salute del<strong>la</strong><br />

donna<br />

S. ZILOCCHI, G. F. MININI, N. PELI, R. AVISANI, U. A. BIANCHI, S. PECORELLI - A.O. Spedali<br />

Civili di Brescia<br />

AUTORE REFERENTE: ROSARIA AVISANI, A.O. Spedali Civili di Brescia - tel.: 030<br />

3995959, fax. 030 3995954, e-mail: relpub@spedalicivili.brescia.it<br />

Breve introduzione di contenuto<br />

L’incontinenza urinaria, il pro<strong>la</strong>sso genitale e le disfunzioni ano rettali sono<br />

patologie diffuse nel<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione femminile e inducono rilevanti<br />

problematiche non solo individuali e familiari, ma anche sociali, sanitarie,<br />

economiche e politiche. Tali patologie trovano tutte una comune origine<br />

patogenetica nel<strong>la</strong> disfunzione del <strong>per</strong>ineo e quindi possono in gran parte<br />

essere <strong>per</strong>venute attraverso una adeguata cura del <strong>per</strong>ineo: il Perineal Care.<br />

Presso il Dipartimento Ostetrico-Neonatologico e Ginecologico degli Spedali<br />

Civili di Brescia è in corso un programma di prevenzione <strong>per</strong>ineale che ha<br />

come target <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione femminile dell’area bresciana. Si tratta di un artico<strong>la</strong>to<br />

programma che prevede in primo luogo <strong>la</strong> diffusione del<strong>la</strong> conoscenza<br />

delle strutture pelvi-<strong>per</strong>ineali e del<strong>la</strong> loro funzione oltre che il riconoscimento<br />

delle condizioni che causano danno <strong>per</strong>ineale e <strong>la</strong> pubblicizzazione delle<br />

224<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

possibilità di cura del <strong>per</strong>ineo. La prevenzione si basa quindi su di un intervento<br />

educativo inteso a indurre <strong>la</strong> presa di conoscenza culturale del <strong>per</strong>ineo,<br />

ma fondamentalmente è anche il riconoscimento precoce dei soggetti a rischio<br />

e <strong>la</strong> programmazione di piani di cura riabilitativi specifici.<br />

Obiettivi<br />

Gli obiettivi <strong>per</strong>seguibili con il <strong>per</strong>ineal care a breve e a lungo termine sono:<br />

a) La riduzione dell’incidenza del<strong>la</strong> incontinenza urinaria e del pro<strong>la</strong>sso che attualmente<br />

colpiscono una parte specifica del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione femminile: <strong>per</strong> l’incontinenza<br />

urinaria si stima che ne soffrano in Italia il 7% delle donne al di sotto dei<br />

50 anni, il 16% di quelle tra i 50-64 anni e il 17% di quelle sopra i 65 anni;<br />

b) Il miglioramento dell’autostima del<strong>la</strong> donna, del<strong>la</strong> sua qualità di vita e del<strong>la</strong><br />

sua sessuologia;<br />

La riduzione del<strong>la</strong> chirurgia invasiva e una riduzione del<strong>la</strong> spesa sanitaria:<br />

in Italia <strong>la</strong> spesa <strong>per</strong> gli assorbenti ammonta a 500 miliardi l’anno.<br />

Gruppo target<br />

L’intervento si sviluppa in diversi momenti lungo tutto il ciclo vitale, <strong>per</strong>corso<br />

biologico e riproduttivo del<strong>la</strong> donna: adolescenza, prima del<strong>la</strong> gravidanza, in gravidanza,<br />

nel primo puer<strong>per</strong>io, nel puer<strong>per</strong>io secondo, ad evento ostetrico concluso<br />

ed in menopausa, con il coinvolgimento di numerose e differenziate figure<br />

sanitarie: ostetriche, infermiere, ginecologi, puericultrici, dietiste e psicologi.<br />

Valutazione<br />

Indicatore:<br />

Misura:<br />

Indicatore:<br />

Misura:<br />

Indicatore:<br />

Misura:<br />

Numero donne (R1) che non presentano fattori di rischio<br />

<strong>per</strong>ineale e segni disfunzionali<br />

_______________________________%<br />

Numero complessivo di puer<strong>per</strong>e<br />

Numero donne (R2) che presentano fattori di rischio <strong>per</strong>ineale<br />

lievi disfunzionali<br />

_______________________________%<br />

Numero complessivo di puer<strong>per</strong>e<br />

Numero donne (R3) che presentano numerosi fattori di rischio<br />

<strong>per</strong>ineale e importanti disfunzionali<br />

_______________________________%<br />

Numero complessivo di puer<strong>per</strong>e<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

225


CAPITOLO 12<br />

Conclusioni<br />

Il programma “Perineal Care” è uno strumento preventivo di <strong>la</strong>rgo impatto<br />

socio-sanitario ed economico. Punto di forza è <strong>la</strong> certezza dei risultati, seppure<br />

a distanza, a fronte tuttavia di notevole dispendio di energie professionali ed<br />

economiche Altro aspetto estremamente positivo è <strong>la</strong> integrazione o<strong>per</strong>ativa<br />

di diverse figure professionali, che devono col<strong>la</strong>borare strettamente, con dimostrata<br />

gratificazione e crescita culturale <strong>per</strong> tutti.<br />

Gli intereventi informativi, educativi, assistenziali e terapeutici hanno impegnato<br />

e impegnano tutte le figure professionali elencate nel<strong>la</strong> presentazione.<br />

Ogni famiglia professionale ha portato le proprie competenze ponendo al<br />

centro <strong>la</strong> donna, <strong>la</strong> sua salute e <strong>la</strong> sua qualità di vita.<br />

12.32. Integrazione ospedale/territorio - Prato: progetto assistenziale<br />

territorio ospedale <strong>per</strong> le ma<strong>la</strong>ttie cerebrovasco<strong>la</strong>ri<br />

E. BOTTACCHI 1 (Direttore UB di Neurologia), G. CORSO 1 (Specialista neurologo presso<br />

<strong>la</strong> UB di Neurologia), M. PESENTI CAMPAGNONI 1 (Direttore del<strong>la</strong> UB Medicina e<br />

Chirurgia d’Urgenza e Accettazione), A. ANTICO 1 (Direttore del<strong>la</strong> UB di Chirurgia<br />

Vasco<strong>la</strong>re), C. ALLEGRI 2 (Direttore di Distretto), C. PONZETTI 2 (Direttore Sanitario<br />

Azienda USL Valle d’Aosta) - 1 Ospedale Regionale di Aosta, 2 Azienda USL<br />

Valle d’Aosta<br />

AUTORE REFERENTE: EDO BOTTACCHI, Viale Ginevra 3, 11100 Aosta - tel.: 0165<br />

543610, fax: 0165 543264, e-mail: bottacchi.edo@us<strong>la</strong>osta.com<br />

Contesto<br />

L’ictus è <strong>la</strong> terza causa di morte e <strong>la</strong> prima di invalidità <strong>per</strong>manente nei<br />

paesi occidentali.<br />

L’età rappresenta oggi il principale fattore di rischio e di conseguenza il costante<br />

invecchiamento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, <strong>la</strong> minore mortalità cardiovasco<strong>la</strong>re ci indicano<br />

che occorre prepararsi ad un aumento di casi di ictus nei prossimi anni.<br />

E’ necessario organizzare meglio l’assistenza in fase acuta ed effettuare concreti<br />

programmi di prevenzione.<br />

Nell’ottica del<strong>la</strong> prevenzione nasce il Progetto PrATO (Progetto Assistenza<br />

Territorio Ospedale) che mira mediante l’applicazione di una carta di rischio<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia cerebrovasco<strong>la</strong>re ad identificare in una certa fascia di popo<strong>la</strong>zione<br />

le <strong>per</strong>sone a rischio <strong>per</strong> inviarle ad effettuare uno screening di II° livello<br />

al fine di meglio approfondire i fattori di rischio e mettere in atto tutte quelle<br />

strategie comportamentali e terapeutiche <strong>per</strong> prevenire l’insorgere di una<br />

ma<strong>la</strong>ttia cerebrovasco<strong>la</strong>re.<br />

226<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

Obiettivi<br />

1. Somministrare <strong>la</strong> Carta del rischio Cerebrovasco<strong>la</strong>re nel Distretto n. 1 di<br />

Morgex sul<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione di età compresa fra 60 e 70 anni e mettere in atto<br />

idonei interventi preventivi al fine di ridurre <strong>la</strong> prevalenza degli accidenti<br />

cerebrovasco<strong>la</strong>ri nel quinquennio successivo.<br />

2. Validare <strong>la</strong> metodologia <strong>per</strong> una eventuale estensione ad altre fasce di età<br />

ovvero ad altri distretti del<strong>la</strong> Valle d’Aosta.<br />

3. Promuovere l’integrazione fra Ospedale e Territorio, fra i diversi Specialisti<br />

e i Medici di Medicina Generale.<br />

Materiali e Metodi<br />

Il Progetto PrATO si applica alle <strong>per</strong>sone residenti nel Distretto n. 1 di Morgex<br />

in Valle d’Aosta.<br />

La fascia di popo<strong>la</strong>zione interessata è quel<strong>la</strong> di età compresa tra i 60-70, è<br />

assomma a 2.400 abitanti dei 23.000 totali del Distretto.<br />

Lo screening sarà completamente gratuito, rientrando tra i “Progetti Obiettivo”<br />

dell’USL del<strong>la</strong> Valle d’Aosta.<br />

Il Progetto PrATO prevede di applicare ai probandi <strong>la</strong> “Carta del Rischio<br />

Cerebrovasco<strong>la</strong>re” (CRC) allo scopo di identificare i possibili portatori di rischio<br />

Cerebrovasco<strong>la</strong>re.<br />

Molto semplice da applicare, <strong>la</strong> CRC prevede tra i suoi items: età del paziente,<br />

pressione Sistolica, anamnesi di Cardiopatia e tabagismo.<br />

La CRC, che sarà somministrata dal Medico di Medicina Generale (MMG),<br />

determina un punteggio di “rischio” che nel caso su<strong>per</strong>i il valore numerico<br />

di 1.000, considerato il limite sopra il quale esiste un reale rischio ictus, porta<br />

al<strong>la</strong> necessità di sottoporre il probando ad una fase clinica detta di II°<br />

livello.<br />

Si stima che circa 400 dei probandi abbiano un “rischio maggiore di 1.000”<br />

e che quindi accederanno allo screening di II° livello.<br />

Questa fase, svolta dagli specialisti ospedalieri (neurologi, chirurghi vasco<strong>la</strong>ri,<br />

medici di Pronto Soccorso) comporta l’esecuzione di un esame clinico mirato<br />

agli aspetti vasco<strong>la</strong>ri, esami ematologici, ECG ed Ecocolordoppler vasi del<br />

collo.<br />

Conosciuti dal team di II° livello i risultati di questi esami clinici e strumentali<br />

verranno definiti gli interventi sanitari necessari attraverso <strong>la</strong> formu<strong>la</strong>zione<br />

di un “piano terapeutico” da inviare al medico di medicina generale.<br />

MMG che provvederà a mettere in atto tutte quelle procedure terapeutiche<br />

necessarie a correggere i problemi emersi (stile di vita, terapia farmacologica<br />

di i<strong>per</strong>tensione, dislipidemia, ecc....) ed effettuerà il follow-up nei 5 anni successivi.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

227


CAPITOLO 12<br />

I MMG hanno iniziato <strong>la</strong> compi<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> CRC <strong>per</strong> i primi pazienti nel<br />

mese di giugno 2004.<br />

Le prime visite di II° livello inizieranno il <strong>19</strong> giugno.<br />

Il progetto terminerà nel marzo del 2005.<br />

Risultati attesi e conclusioni<br />

In Valle d’Aosta è attivo da anni un Registro Regionale dell’ictus che ci <strong>per</strong>mette<br />

di conoscere il numero di nuovi ictus anno/100.000 abitanti.<br />

L’Incidenza di primo ictus in VdA è di 240 casi anno/100.000 abitanti.<br />

Nel<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione in esame (60-70 anni) nel distretto di Morgex sono attesi<br />

da 80 a 90 ictus nei prossimi 5 anni, e di questi l’80% si verificherà in coloro<br />

che avranno avuto un punteggio al<strong>la</strong> CRC maggiore di 1.000 secondo quanto<br />

previsto dal<strong>la</strong> letteratura [W.G.T. Coppo<strong>la</strong> et al British Journal of General<br />

Practice,<strong>19</strong>95].<br />

Considerando gli effetti preventivi di “cambiamento di stile di vita e terapia<br />

anti<strong>per</strong>tensiva, ipolipemizzante e antiaggregante” ci attendiamo di veder<br />

modificata l’incidenza attesa di ictus nel<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione studiata di una <strong>per</strong>centuale<br />

tra il 25% e 40 % con circa 30 casi di ictus evitati.<br />

E’ in programma l’estensione del progetto agli altri tre distretti del<strong>la</strong> Valle<br />

d’Aosta<br />

12.33. L’ospedale che nutre bene: un progetto di qualità in riabilitazione<br />

R. VEDOVELLI (Direzione Sanitaria), P. ABELLI (Direttore Sanitario), A. CAJELLI<br />

(Servizio Cucina), R. AQUILANI (Servizio metabolico nutrizionale) - Fondazione<br />

Salvatore Maugeri Istituto Scientifico di Montescano<br />

AUTORE REFERENTE: ROSA VEDOVELLI, FSM Istituto Scientifico di Montescano, via <strong>per</strong><br />

Montescano 31 – tel.: 0385 247241, fax: 0385 61386, e-mail: rvedovelli@fsm.it<br />

Obiettivi<br />

Attuare un sistema di programmazione del<strong>la</strong> nutrizione dei degenti orientato<br />

<strong>per</strong> patologia assecondandone nel contempo le preferenze.<br />

Metodologia<br />

La nutrizione è una terapia importante <strong>per</strong> il recu<strong>per</strong>o di soggetti affetti da<br />

patologie invalidanti. Allo scopo il nostro Istituto ha ideato un progetto che si<br />

dispiega in due fasi. I° fase: ristrutturazione dell’alimentazione offerta dall’Istituto<br />

in modo da ottenere un alto grado di soddisfazione dei degenti (>70%),<br />

228<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

<strong>per</strong>iodicamente quantificabile. II° fase: costruzione di pacchetti di alimentazione<br />

specifici <strong>per</strong> le tipologie di ma<strong>la</strong>ttie del nostro Istituto, a parità di <strong>per</strong>sonale<br />

e strutture del Servizio Cucina.<br />

La presente re<strong>la</strong>zione riporta i risultati del<strong>la</strong> I° fase del progetto condotta in<br />

12 mesi a <strong>per</strong>iodicità trimestrale su un totale di 2.133 ricoverati, Sono riportati<br />

i risultati in <strong>per</strong>centuale.<br />

Item I piatto II piatto Contorni Frutta<br />

Quantità 92,8 94,3 92,6 94,3<br />

Qualità 90 90 89,6 89,2 83<br />

Cottura 88 88 91,6 87,4 -<br />

Condimento 89,4 93,9 76,9 -<br />

Soddisfazione re<strong>la</strong>tiva 81,4 83,1 73,1 80,2<br />

Percentuale di pazienti esprimenti soddisfazione globale <strong>per</strong> il vitto 79,4%<br />

+- 4,4% (range 73,1% -83,1%)<br />

Discussione: i risultati evidenziano <strong>la</strong> necessità di migliorare il condimento<br />

dei contorni che, pur accettabile (soddisfazione >70%), ha avuto l’effetto di<br />

ridurre il grado di soddisfazione globale che altrimenti sarebbe stato su<strong>per</strong>iore<br />

all’80%.<br />

Conclusioni<br />

L’alto grado di soddisfazione dei pazienti rappresenta una premessa indispensabile<br />

<strong>per</strong> passare al<strong>la</strong> fase successiva.<br />

12.34. La visita odontoiatrica nelle scuole materne<br />

M. COSER, R. MERLO, E. PESARESI - Ospedale S. Lorenzo Borgo Valsugana (Tn)<br />

La prevalenza del<strong>la</strong> carie nel<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione infantile si è drasticamente ridotta<br />

negli ultimi 30 anni: ormai acquisito l’obiettivo OMS <strong>per</strong> il 2000 (50% di<br />

bambini caries-free a 6 anni), l’Azienda Sanitaria del <strong>Trentino</strong> è concentrata<br />

sul prossimo riferimento <strong>per</strong> il 2010 (80% caries-free a 6 anni).<br />

Anche <strong>la</strong> distribuzione di questa patologia è <strong>per</strong>ò cambiata: dai valori piuttosto<br />

uniformi di qualche decennio fa, all’attuale 20% dei bambini di scuo<strong>la</strong><br />

elementare portatori dell’80% delle carie.<br />

Per incidere il più precocemente possibile sul<strong>la</strong> notevole predisposizione<br />

al<strong>la</strong> carie di questa picco<strong>la</strong> fetta di popo<strong>la</strong>zione infantile, le igieniste dentali<br />

del nostro Ospedale hanno inserito nel<strong>la</strong> tradizionale attività di animazione<br />

sul<strong>la</strong> salute orale nelle scuole materne, <strong>la</strong> visita odontoiatrica con specchiet­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

229


CAPITOLO 12<br />

to e specillo <strong>per</strong> tutti i bambini, i quali hanno risposto meglio di quanto<br />

previsto.<br />

12.35. L’ossigeno ventiloterapia domiciliare in Provincia di Trento: un<br />

difficile equilibrio tra salute e risorse<br />

M. PRANDINI, A. MIORELLI - Servizio di Fisiopatologia Respiratoria-Ospedale di<br />

Arco (TN)<br />

AUTORE REFERENTE: MARIO PRANDINI, e-mail: Prandini@arc.apss.tn.it, tel. 0464<br />

582415, fax: 0464 582417<br />

Introduzione<br />

Oltre 20 anni fa è stato dimostrato che <strong>la</strong> ossigenoterapia a lungo termine<br />

(OLT) è l’unica terapia in grado di modificare <strong>la</strong> storia naturale dei pazienti<br />

affetti da insufficienza respiratoria cronica secondaria a broncopatia<br />

cronica ostruttiva. Per quanto riguarda <strong>la</strong> ventiloterapia a lungo termine<br />

(VLT) studi successivi hanno dimostrato analogo risultato nei pazienti affetti<br />

da ma<strong>la</strong>ttie neuromusco<strong>la</strong>ri ed alcune patologie toraco-polmonari. In<br />

provincia di Trento nel <strong>19</strong>88 una deliberazione del<strong>la</strong> Giunta Provinciale<br />

affidava tutte le competenze re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> OLT (eseguita mediante<br />

concentratore o ossigeno liquido) ad un unico centro (Fisiopatologia Respiratoria<br />

di Arco). Nel <strong>19</strong>93 venivano affidate a tale centro tutte le competenze<br />

re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> ventiloterapia domiciliare, infine una recente deliberazione<br />

attribuiva allo stesso centro tutte le competenze re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong><br />

ossigenoterapia, mantenendo al<strong>la</strong> Medicina Generale <strong>la</strong> competenza re<strong>la</strong>tiva<br />

al<strong>la</strong> ossigeno terapia a breve termine mediante ossigeno gassoso (<strong>per</strong>iodo<br />

massimo di prescrizione 2 mesi).<br />

Obiettivo<br />

Il governo del<strong>la</strong> OLT-VLT è assai complicato: da un <strong>la</strong>to l’incremento del<strong>la</strong><br />

patologia rende necessario prescrivere <strong>la</strong> terapia ad un numero sempre maggiore<br />

di <strong>per</strong>sone, dall’altro il numero delle risorse è finito. Lo scopo del<strong>la</strong> nostra<br />

attività è quello di ottenere risultati terapeutici positivi, nel rispetto dell’efficienza<br />

e dell’economicità del servizio.<br />

Attività<br />

L’ attività <strong>per</strong> <strong>la</strong> OLT e <strong>per</strong> <strong>la</strong> VLT si artico<strong>la</strong> nei seguenti punti: studio e<br />

selezione dei pazienti, consegna delle attrezzature, educazione dei pazienti e<br />

230<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

dei familiari, istituzione di registro dei pazienti, controllo domiciliare degli<br />

stessi e delle attrezzature, controllo telemetrico di pazienti selezionati. Attualmente<br />

risultano in OLT 456 pazienti (272 liquido, 181 concentratore, 3 gassoso),<br />

131 in VLT (dei quali 67 anche in OLT), 10 venti<strong>la</strong>ti <strong>per</strong> via tracheale, i<br />

restanti <strong>per</strong> via nasale.<br />

Risultati<br />

Il costo dell’ossigeno liquido in <strong>Trentino</strong> è di 0,34 cent/litro ed il costo annuo<br />

<strong>per</strong> tale presidio nel 2003 è stato di 962.756,04 €. I concentratori vengono<br />

noleggiati al costo unitario di 72,3 € al mese. Il costo derivante dal noleggio<br />

dei concentratori nel 2003 è stato di 161.176,75 €; è previsto inoltre un<br />

rimborso <strong>per</strong> <strong>la</strong> spesa re<strong>la</strong>tiva ai consumi di energia elettrica: 51,65 € e 64,56<br />

€ mensili rispettivamente ai pazienti che li utilizzano meno o più di 17 ore al<br />

giorno (costo minimo annuo circa 112.183 €). Per quanto riguarda i pazienti<br />

venti<strong>la</strong>ti il costo varia in re<strong>la</strong>zione al tipo e al modello di venti<strong>la</strong>tore, in base<br />

al<strong>la</strong> patologia: si passa dai 5.000 € dei venti<strong>la</strong>tori che vengono usati dai pazienti<br />

che necessitano di venti<strong>la</strong>zione <strong>per</strong> meno di 15 ore al giorno, ai 29.300<br />

€ <strong>per</strong> i venti<strong>la</strong>tori necessari a pazienti totalmente dipendenti, che necessitano<br />

anche di un secondo venti<strong>la</strong>tore di riserva. Nel 2003 in provincia di Trento<br />

sono stati dimessi 41 pazienti con venti<strong>la</strong>tore, dei quali 39 con venti<strong>la</strong>tore da<br />

5.000 € (totale <strong>19</strong>5.000 €), uno con venti<strong>la</strong>tore da 11.000 € ed uno con<br />

venti<strong>la</strong>tore da 15.200 €, <strong>per</strong> una spesa totale di 221.200 €. Non indifferente è<br />

anche il costo del materiale d’uso: 74.738,95 €, nel 2003. Per alcuni pazienti<br />

infine, viene eseguito il controllo telemetrico domiciliare: costo di circa 4.149<br />

€ nel 2003. Bisogna infine considerare il costo delle visite domiciliari: solo <strong>la</strong><br />

spesa <strong>per</strong> il carburante dell’ automezzo risulta essere di circa 3.100 € all’anno.<br />

A questi costi si devono aggiungere quelli re<strong>la</strong>tivi al <strong>per</strong>sonale ed al<strong>la</strong> struttura:<br />

nel <strong>19</strong>97 abbiamo valutato che il costo delle visite infermieristiche domiciliari<br />

era di £ 121.000 <strong>per</strong> ogni paziente (attuali 62,49 €). Di fronte a tali costi (costo<br />

totale anno 2003 circa 1.539.303 €) bisogna valutare il dato clinico: considerando<br />

che oltre il 70% dei pazienti in OLT e circa il 90% dei venti<strong>la</strong>ti non si<br />

sono più ricoverati dall’inizio del<strong>la</strong> terapia e che soprattutto i pazienti totalmente<br />

dipendenti da venti<strong>la</strong>tore soggiornerebbero a lungo nelle terapie intensive<br />

condizionandone pesantemente attività e costi (il costo giornaliero<br />

<strong>per</strong> letto in UTI è su<strong>per</strong>iore ai 1.000 euro), si può ritenere di aver comunque<br />

indotto un risparmio, seppure indiretto.<br />

Conclusioni<br />

Si ritiene di poter affermare che l’ossigeno ventiloterapia domiciliare a lungo<br />

termine ha consentito di ottenere risultati positivi sia <strong>per</strong> quanto riguarda<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

231


CAPITOLO 12<br />

l’aspetto sanitario, sia <strong>per</strong> quanto riguarda l’aspetto economico. L’attribuzione<br />

di tale attività ad un unico centro di costo ha consentito di erogare un servizio<br />

di elevato contenuto qualitativo, con attenzione sempre rivolta al massimo<br />

rigore gestionale.<br />

12.36. “Gli incontri con gli animali” all’Ospedale Pediatrico Meyer:<br />

valutazione del<strong>la</strong> realizzabilità del progetto<br />

S. CAPRILLI, L. BENINI, F. MUGNAI - Servizio Terapia del dolore, AOU Meyer<br />

AUTORE REFERENTE: SIMONA CAPRILLI, Servizio Terapia del dolore, AOU Meyer, Via<br />

L. Giordano 13, 50131 Firenze – tel.: 055 5662456, fax: 055 5662400, e­<br />

mail: s.caprilli@meyer.it<br />

Introduzione<br />

All’ospedale pediatrico A. Meyer di Firenze è iniziato nel 2002 un progetto<br />

di inserimento di animali nei reparti come supporto a bambini ricoverati. L’iniziativa<br />

è partita dal presupposto che gli animali possano essere un importante<br />

aiuto in situazioni di disagio, sul<strong>la</strong> base di ricerche degli ultimi anni. Il progetto<br />

“incontri con gli animali” è nato da una col<strong>la</strong>borazione tra l’AO Meyer, <strong>la</strong><br />

Fondazione Livia Benini e l’associazione Antropozoa ONLUS e si inserisce<br />

nell’ambito del progetto “Ospedale Senza Dolore” come intervento <strong>per</strong> migliorare<br />

<strong>la</strong> qualità di vita del bambino in ospedale.<br />

Obiettivi<br />

Questo <strong>la</strong>voro mira a studiare gli esiti ambientali dell’inserimento degli animali<br />

nell’ospedale pediatrico A. Meyer, nel senso di vedere quali siano state le<br />

reazioni da parte di genitori ed o<strong>per</strong>atori sanitari e dei bambini ricoverati.<br />

Target<br />

Sono stati presi in considerazione i seguenti indicatori: <strong>la</strong> partecipazione dei<br />

bambini agli incontri con gli animali, <strong>la</strong> presenza di eventuali infezioni portate<br />

dai cani, il livello di benessere e capacità di partecipazione dei bambini, il gradimento<br />

da parte dei genitori e il gradimento da parte degli o<strong>per</strong>atori sanitari.<br />

Gli strumenti utilizzati sono: analisi delle infezioni ospedaliere dal parte del<br />

Comitato Infezioni Ospedaliere (CIO), una sca<strong>la</strong> grafica di autovalutazione<br />

(discomfort scale), tre scale comportamentali, l’analisi delle produzioni grafiche,<br />

2 questionari autocompi<strong>la</strong>ti <strong>per</strong> genitori e o<strong>per</strong>atori.<br />

232<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

I risultati indicano:<br />

- che non si è rilevato aumento nel<strong>la</strong> presenza di infezioni;<br />

- che <strong>la</strong> partecipazione agli incontri con gli animali nei reparti è stata maggiore<br />

delle aspettative;<br />

- che gli incontri con gli animali hanno prodotto degli effetti benefici sul<br />

bambino (miglioramento del<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione del contesto, presenza di buone<br />

capacità di interazione);<br />

- che i genitori sono molto favorevoli all’inserimento degli animali in ospedale;<br />

- che anche il <strong>per</strong>sonale sanitario è favorevole, sebbene necessiti di informazione<br />

circa <strong>la</strong> non <strong>per</strong>icolosità dei cani.<br />

In conclusione l’inserimento di animali nei reparti pediatrici nel nostro ospedale<br />

appare fattibile considerata <strong>la</strong> partecipazione alle attività da parte dei<br />

pazienti ricoverati, <strong>la</strong> soddisfazione espressa da genitori e dal <strong>per</strong>sonale e <strong>la</strong><br />

mancanza di eventi avversi. È stato inoltre rilevato un generale consenso da<br />

parte di genitori e del <strong>per</strong>sonale sanitario, nonché un generale benessere descritto<br />

dai bambini ricoverati.<br />

12.37. Lo Stone Center dell’Ospedale di Carpi: modello di <strong>per</strong>corso<br />

multidisciplinare centrato sul<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona <strong>per</strong> <strong>la</strong> diagnosi,<br />

trattamento e prevenzione del<strong>la</strong> calcolosi urinaria<br />

M. BRASI (Direttore Unità O<strong>per</strong>ativa Urologia), S. CONCETTI (Direttore Presidio<br />

Unico), A. M. PIETRANTONIO (Direttore), A. BARALDI (Direttore Unità O<strong>per</strong>ativa<br />

di Nefrologia e Dialisi), A. ANANIA (Dirigente Medico Direzione Sanitaria) ­<br />

Ospedale di Carpi, AUSL di Modena<br />

AUTORE REFERENTE: ANNE MARIE PIETRANTONIO, Direttore Ospedale di Carpi, AUSL<br />

di Modena, Via Cav. Molinari 2, 41012 Carpi (MO) - tel.: 059 659402, fax:<br />

059 659401, e-mail: dirsancarpi@ausl.mo.it<br />

Premessa<br />

A far tempo dal mese di ottobre del 2003, <strong>la</strong> unità o<strong>per</strong>ativa di Urologia<br />

dell’Ospedale B. Ramazzini di Carpi (Modena), ha istituito un <strong>per</strong>corso<br />

multidisciplinare finalizzato al<strong>la</strong> diagnosi, al trattamento, follow up e prevenzione<br />

del<strong>la</strong> calcolosi urinaria, definito “Stone Center”.<br />

Obiettivi<br />

Il <strong>per</strong>corso è finalizzato a realizzare i seguenti obiettivi:<br />

- ottimizzare il <strong>per</strong>corso clinico dei pazienti affetti da calcolosi inviati da Pronto<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

233


CAPITOLO 12<br />

Soccorso o dai Servizi Ambu<strong>la</strong>toriali, garantendo una immediata diagnosi e<br />

trattamento;<br />

- istituire un programma di follow up che prende in considerazione anche gli<br />

aspetti di prevenzione con il coinvolgimento di altre figure professionali,<br />

quali il nefrologo e il dietologo;<br />

- fornire al paziente gli strumenti <strong>per</strong> una corretta informazione circa il trattamento<br />

e sulle modalità più idonee <strong>per</strong> prevenire le recidive.<br />

Il <strong>per</strong>corso del Paziente<br />

L’accesso allo Stone Center può avvenire secondo due modalità:<br />

1. tramite invio dal Pronto Soccorso, in caso di colica renale;<br />

2. dall’Ambu<strong>la</strong>torio del<strong>la</strong> Calcolosi, previa indicazione del MMG, in casi selezionati<br />

dagli urologi.<br />

Un team multiprofessionale composto da urologo, radiologo, neurologo<br />

e dietista, prende in carico il paziente secondo una logica che vede le diverse<br />

figure professionali integrate ed il paziente in posizione centrale, di<br />

core.<br />

Il <strong>per</strong>corso prevede l’esecuzione in rapida sequenza di una visita urologia<br />

ed indagini strumentali quali ecografia, radiografia e tac multidimensionale,<br />

<strong>per</strong> valutare l’urgenza del trattamento e <strong>la</strong> tipologia di intervento da adottare<br />

(litotrissia o altra metodica).<br />

All’atto del<strong>la</strong> dimissione il <strong>per</strong>sonale di reparto provvede alle prenotazioni<br />

<strong>per</strong> le valutazioni cliniche successive: follow up urologico, visita nefrologica e<br />

dietologica.<br />

L’Opuscolo Informativo<br />

L’informazione al paziente viene fornita anche attraverso <strong>la</strong> consegna di<br />

uno specifico opuscolo che contiene <strong>la</strong> descrizione dei rischi del trattamento<br />

a cui dovrà essere sottoposto, elementi indispensabili <strong>per</strong> esprimere un consapevole<br />

consenso, e di essere informato su come interpretare e gestire eventuali<br />

problemi clinici insorti in seguito al trattamento. L’opuscolo fornisce informazioni<br />

circa le indicazioni e i vantaggi del trattamento del<strong>la</strong> calcolosi<br />

urinaria con litotrissia o eswl (extracorporeal shock waves lithotripsy), <strong>la</strong> tecnica<br />

dell’intervento e le possibili complicanze, oltre ad un orientamento <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

corretta interpretazione dei segni e sintomi che possono comparire a seguito<br />

dell’intervento.<br />

Nell’opuscolo sono contenute importanti indicazioni sui comportamenti da<br />

seguire dopo <strong>la</strong> dimissione (attività fisica, dieta, assunzione di farmaci), nonché<br />

i riferimenti <strong>per</strong> i contatti con l’unità o<strong>per</strong>ativa di urologia in caso di insorgenza<br />

di problemi clinici.<br />

234<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

Conclusioni<br />

Il <strong>per</strong>corso realizzato nell’ambito dell’unità o<strong>per</strong>ativa di Urologia dell’Ospedale<br />

di Carpi, ha consentito una ottimizzazione dell’erogazione delle prestazioni<br />

cliniche, nonché di migliorare il livello di soddisfazione dei pazienti,<br />

l’efficacia del trattamento e del <strong>per</strong>corso di cura che include <strong>la</strong> necessità di<br />

attenzione anche agli aspetti di prevenzione. L’e<strong>la</strong>borazione di un opuscolo<br />

informativo ha consentito di migliorare <strong>la</strong> compliance dei pazienti mediante<br />

gli strumenti dell’informazione e del<strong>la</strong> educazione al<strong>la</strong> salute. In definitiva il<br />

<strong>per</strong>corso “orientato al paziente” ha consentito di conseguire un importante<br />

obiettivo di qualità, da individuarsi nel<strong>la</strong> volontà di sostituire il concetto di<br />

“trattamento”, col concetto di “care”.<br />

12.38. La terapia del sorriso e del<strong>la</strong> comunicazione<br />

N. VINSANI (caposa<strong>la</strong> Pediatria), T. PELLI (coordinatrice gruppo AVO Pediatria),<br />

D. MANFREDI (coordinatrice gruppo Creativ-educare Pediatria) - Dipartimento<br />

Materno Infantile Azienda Ospedaliera Arcispedale Santa Maria<br />

Nuova- Reggio Emilia, direttore G. Banchini<br />

AUTORE REFERENTE: NICOLETTA VINSANI, U.O. Pediatria, Dipartimento Materno Infantile,<br />

Viale Risorgimento 80, 42100 Reggio Emilia, tel.: 0522 296243, e­<br />

mail: vinsani.nicoletta@asmn.re.it<br />

Dall’es<strong>per</strong>ienza, dalle riflessioni e dall’analisi del<strong>la</strong> letteratura si evince l’importanza<br />

di offrire al bambino ricoverato <strong>la</strong> possibilità di continuare a giocare<br />

e a sorridere anche quando <strong>la</strong> sua vita viene sorpresa da eventi imprevisti e il<br />

suo “mondo bambino” viene sostituito dal “mondo sanitario”. Giocare <strong>per</strong> un<br />

bambino ma<strong>la</strong>to non è evitare es<strong>per</strong>ienze difficili e dolorose ma è l’espressione<br />

del tentativo di attraversarle senza soccombervi, è <strong>la</strong> strada <strong>per</strong> sopravvivere<br />

al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia potendo<strong>la</strong> pensare.<br />

L’obiettivo quindi dell’U.O. di Pediatria è quello di offrire ai bambini ricoverati<br />

un ambiente e delle opportunità che siano vicino al suo mondo attraverso<br />

l’assistenza di o<strong>per</strong>atori professionalmente preparati sia dal punto di vista tecnico<br />

che psicologico ed anche con <strong>la</strong> presenza di volontari che possano contribuire<br />

a rendere <strong>la</strong> situazione di ma<strong>la</strong>ttia accettabile <strong>per</strong> il bambino favorendo<br />

il più possibile momenti di gioco.<br />

Le azioni messe in campo sono:<br />

- Creazione di un ambiente ospedaliero più accogliente: le pareti del corridoio<br />

sono state dipinte con murales; in corsia, poiché le stanze si trovano<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

235


CAPITOLO 12<br />

sul <strong>la</strong>to destro, su ogni porta è stato disegnato un vagone di un treno da cui<br />

si affaccia il <strong>per</strong>sonaggio di una fiaba; all’interno di ogni stanza è stato appeso<br />

il poster in cui si narra <strong>la</strong> fiaba del <strong>per</strong>sonaggio dipinto sul<strong>la</strong> porta e<br />

sul<strong>la</strong> testata di ogni lettino è stato appeso un quadretto raffigurante il <strong>per</strong>sonaggio<br />

del<strong>la</strong> fiaba in modo da identificare il bambino non come un n. di<br />

letto ma come un componente del racconto; le divise delle infermiere sono<br />

state colorate di rosa o di verde.<br />

- Presenza di due acquari, uno in sa<strong>la</strong> giochi e l’altro nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> d’attesa del<br />

day hospital con lo scopo di praticare in forma, ancora “rudimentale “ <strong>la</strong><br />

pet-therapy in attesa di avere a disposizione un servizio veterinario.<br />

- Creazione di uno spazio ad hoc (sa<strong>la</strong> giochi) <strong>per</strong> le attività ludiche-ricreative,<br />

fornita di giocattoli e piccoli arredi, donati da scuole, associazioni sportive<br />

e privati.<br />

- Creazione, nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> giochi, di un punto di collegamento (tramite l’utilizzo<br />

del PC) con le scuole di Reggio Emilia in modo da <strong>per</strong>mettere al bambino<br />

ricoverato di comunicare con i propri compagni di c<strong>la</strong>sse facendolo così<br />

sentire non più “iso<strong>la</strong>to” dal “suo mondo”.<br />

- Praticare l’attività di clown terapia.<br />

Dal 7 Luglio 2003 questa è praticata dall’associazione VIP nei 2 reparti piloti<br />

di Pediatria e di Recu<strong>per</strong>o Rieducazione Funzionale (solo adulti). Gioco e risata<br />

sono gli strumenti del clown dottore che indossando il camice usa <strong>la</strong> fantamedicina<br />

<strong>per</strong> rendere meno traumatico il ricovero ospedaliero. Il clown dottore<br />

coinvolge l’intero reparto, medici e infermieri, contagiando tutti con l’allegria.<br />

Studi recenti hanno avvalorato che <strong>la</strong> risata influisce positivamente nei processi<br />

di guarigione e, come sostiene Patch Adams, “<strong>la</strong> gioia è una fonte inesauribile<br />

di buona salute”. I clown sono presenti in ospedale ogni sabato dalle 15 alle 18<br />

e intrattengono i piccoli ricoverati nelle stanze di degenza e nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> d’attesa<br />

delle visite urgenti pediatriche, i bambini che attendono di essere visitati.<br />

Per realizzare tutto il progetto è stato fondamentale stabilire una col<strong>la</strong>borazione<br />

continua con alcune associazioni di volontariato presenti nel territorio<br />

reggiano.<br />

Le associazioni AVO e Creativ-educare presenti in reparto rispettivamente<br />

dal <strong>19</strong>92 e dal 2000, gestiscono l’attività ludica e <strong>la</strong> sa<strong>la</strong> giochi del reparto<br />

intrattenendo i bambini nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> giochi o nelle loro stanze di degenza, organizzano<br />

feste e spettacoli in occasione del Natale, Pasqua, carnevale, festa<br />

del<strong>la</strong> mamma, oppure si occupano di sorvegliare i bambini nel caso i genitori<br />

si debbano assentare dal reparto.<br />

Per agevo<strong>la</strong>re l’ingresso in reparto dei volontari, sono stati organizzati corsi<br />

di formazione tenuti dal <strong>per</strong>sonale sanitario e dal<strong>la</strong> psicologa del<strong>la</strong> pediatria.<br />

Dal 16 Giugno 2004 è o<strong>per</strong>ativa, non solo in pediatria ma in tutti i reparti in<br />

cui sono ricoverati bambini o adolescenti, l’ass. Casina dei bimbi che mette a<br />

236<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

disposizioni i propri volontari in casi di emergenza e all’occorrenza, <strong>per</strong> sostituire<br />

i genitori che sono impossibilitati ad accudire il proprio figlio durante il ricovero<br />

(ad es. genitori anch’essi ricoverati in ospedale o assenti <strong>per</strong>ché all’estero).<br />

Conclusioni<br />

Il progetto ha evidenziato l’importanza dell’utilizzo di risorse presenti sul<br />

territorio, i volontari delle associazioni, come sinergia di forze <strong>per</strong> raggiungere<br />

quello che è un obiettivo comune: aiutare il bambino ad affrontare al meglio<br />

il suo soggiorno in ospedale. Inoltre l’es<strong>per</strong>ienza testimonia l’importanza<br />

dell’aspetto psicologico legato al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, un tempo sottovalutato rispetto<br />

all’aspetto medico-terapeutico, e quindi <strong>la</strong> necessità di fornire un setting a<br />

misura di bambino e attento alle sue esigenze.<br />

12.39. Procedura <strong>per</strong> l’attivazione di consulenza infermieristica <strong>per</strong> pazienti<br />

diabetici<br />

E. MANICARDI, M. LINCE, M. GANASSI - Azienda Ospedaliera Arcispedale Santa<br />

Maria Nuova- Reggio Emilia<br />

AUTORE REFERENTE: MARCO GANASSI, Dipartimento Area Medica 1°, Viale Risorgimento<br />

80, 42100 Reggio Emilia, tel.: 0522 295913, fax: 0522 295896, e­<br />

mail: ganassi.marco@asmn.re.it<br />

L’analisi del contesto sociale dell’utenza afferente al nostro ospedale, ha<br />

evidenziato <strong>la</strong> necessità di un intervento educativo durante <strong>la</strong> degenza ordinaria<br />

al paziente diabetico trattato con insulina <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta nelle varie<br />

unità o<strong>per</strong>ative, attraverso un intervento uniforme e coordinato rispetto al<strong>la</strong><br />

successiva presa in carico da parte del Servizio di Diabetologia territoriale di<br />

appartenenza. La segna<strong>la</strong>zione giungeva da parte dell’Associazione Diabetici,<br />

che a sua volta raccoglieva l’esigenza dei pazienti di avere informazione, educazione<br />

e trattamento omogenei sia in ambito ospedaliero che dopo <strong>la</strong><br />

dimissione. L’analisi del <strong>per</strong>corso del diabetico all’interno del nostro ospedale<br />

ha inoltre evidenziato l’assenza di una procedura comune riguardante <strong>la</strong> gestione<br />

e <strong>la</strong> dimissione di questo tipo di ma<strong>la</strong>to.<br />

Obiettivo<br />

Del progetto è garantire ad ogni degente con diabete di tipo 1 di nuova<br />

diagnosi o con diabete di tipo 2 sottoposto ad una nuova terapia insulinica<br />

sicurezza nel<strong>la</strong> continuità terapeutica dopo <strong>la</strong> dimissione e sino al<strong>la</strong> presa in<br />

carico da parte del centro antidiabetico di riferimento territoriale.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

237


CAPITOLO 12<br />

Tutto il <strong>per</strong>sonale delle strutture ospedaliere di degenza ordinaria e day<br />

hospital dell’Azienda S. Maria Nuova è chiamato a segna<strong>la</strong>re <strong>la</strong> necessità di<br />

intervento educativo <strong>per</strong> pazienti diabetici degenti nelle varie Unità O<strong>per</strong>ative<br />

all’Infermiere referente dell’Ambu<strong>la</strong>torio Diabetologico, mediante apposito<br />

modulo di richiesta re<strong>per</strong>ibile in Intranet.<br />

La consulenza, potrà essere svolta al letto del ma<strong>la</strong>to o presso l’ambu<strong>la</strong>torio<br />

Diabetologico.<br />

La consulenza dura dai 60 ai 90 minuti ed ha lo scopo di:<br />

a. educare il paziente diabetico ad utilizzare correttamente <strong>la</strong> siringa da insulina<br />

e/o una penna <strong>per</strong> l’iniezione dell’ormone, fra le varie disponibili in<br />

commercio e che gli verrà consegnata.<br />

b. Educare il paziente ad adeguare l’apporto di insulina in base al riscontro<br />

glicemico preprandiale.<br />

c. Educare, ove necessario, il paziente ad eseguire correttamente il controllo<br />

del<strong>la</strong> glicemia mediante striscia reattiva e lettura del<strong>la</strong> medesima mediante<br />

glicemometro, che pure verrà consegnato al paziente, fra quelli che hanno<br />

vinto <strong>la</strong> gara d’appalto (se non già in possesso del paziente).<br />

d. Educare il paziente ad una corretta compi<strong>la</strong>zione del diario glicemico.<br />

e. Educare al riconoscimento ed al<strong>la</strong> correzione delle ipo e delle i<strong>per</strong>glicemie.<br />

f. Fissare, ove necessario, un incontro di educazione alimentare con <strong>la</strong> Dietista.<br />

g. Verificare l’apprendimento di quanto sopra insegnato.<br />

h. Consegnare materiale illustrativo che consenta di ricordare meglio quanto<br />

insegnato e di aumentare le conoscenze.<br />

i. Consegnare un kit composto da:<br />

- Penne <strong>per</strong> insulina o siringhe in numero sufficiente a raggiungere il servizio<br />

di diabetologia di <strong>per</strong>tinenza territoriale secondo quanto concordato<br />

col medesimo.<br />

- Insulina <strong>per</strong> n ciclo di terapia.<br />

- Glicemometro più strisce reattive e pungidito sempre in numero sufficiente<br />

ad un passaggio in cura sicuro.<br />

- Diario glicemico.<br />

- Comunicazione scritta <strong>per</strong> il servizio di diabetologia che segna<strong>la</strong> quanto<br />

effettivamente appreso dal paziente.<br />

Al termine del<strong>la</strong> consulenza viene consegnata al paziente una lettera di<br />

dimissione contenente le informazioni fornite al paziente e l’elenco del materiale<br />

di cui egli è stato dotato. Al<strong>la</strong> dimissione il paziente viene inoltre segna<strong>la</strong>to telefonicamente<br />

al Servizio di Diabetologia Territoriale che lo prenderà in carico.<br />

Il progetto è iniziato il 3 maggio 2004. Gli indicatori selezionati sono:<br />

- Numero di richieste di consulenza infermieristica (rilevazione da parte dell’Ambu<strong>la</strong>torio<br />

Diabetologico, a mezzo delle copie del modulo di consulenza).<br />

- Segna<strong>la</strong>zione in registro apposito degli eventi non conformi.<br />

238<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

Conclusioni<br />

Riteniamo che il progetto presentato sia un modo razionale di garantire a<br />

tutti i diabetici ospedalizzati un’educazione essenziale ed uniforme al<strong>la</strong> gestione<br />

del<strong>la</strong> terapia insulinica e degli episodi ipoglicemici, che <strong>per</strong>metta loro<br />

di raggiungere in modo programmato e senza disagi il servizio di diabetologia<br />

di <strong>per</strong>tinenza territoriale.<br />

12.40. Un‘es<strong>per</strong>ienza di Teatro in ospedale “L’uomo che smise di fumare”<br />

U.O. EDUCAZIONE ALLA SALUTE e <strong>la</strong> LEGA ITALIANA PER LA LOTTA CONTRO I TUMORI - Azienda<br />

Sanitaria di Firenze, Ospedale S. Maria Annunziata<br />

AUTORE REFERENTE: CLAUDIA RUSSO, Dir. U.O. Educazione al<strong>la</strong> salute, via S. Salvi<br />

12, Firenze – e-mail: c<strong>la</strong>udia.russo@asf.toscana.it<br />

“Il 5 giugno alle ore 17,30 presso lo spazio Front office dell’ l’Ospedale S.M.<br />

Annunziata (Ponte a Niccheri) l’U.O. Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> dell’ASL di Firenze,<br />

<strong>la</strong> Lega Italiana <strong>per</strong> <strong>la</strong> Lotta contro i Tumori sezione di Firenze, <strong>la</strong> Direzione<br />

Sanitaria dell’O.S.M.A., il Gruppo Teatrale delle Scuole Pie Fiorentine -<br />

AGeSC - hanno presentato <strong>la</strong> commedia dal titolo “L’uomo che smise di fumare”<br />

liberalmente tratta da un racconto di P.G. Wodehouse. Gli studenti del<strong>la</strong><br />

scuo<strong>la</strong>, attori in questa occasione, par<strong>la</strong>no di temi preziosi <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute, portando<br />

il messaggio ai degenti, ai loro familiari e agli o<strong>per</strong>atori dell’ospedale<br />

con un innovativo modello comunicativo: giovani che si fanno carico<br />

“educativo” verso gli adulti e offrono spunti di riflessione appunto con un<br />

testo teatrale.”<br />

Nel 2001 quasi il 38% degli uomini ed il 23% delle donne fumavano in Europa<br />

con varie differenze tra i paesi. Il consumo di tabacco tra i giovani era<br />

compreso tra il 27% ed il 30% nel<strong>la</strong> regione Europa con una leggera tendenza<br />

al rialzo<br />

In Toscana fumano comunque ancora quasi mezzo milione di uomini e più<br />

di 350.000 donne, pari rispettivamente al 33% ed al 22%. Nell’insieme, <strong>la</strong> Toscana<br />

ha <strong>la</strong> stessa proporzione di fumatori dell’Italia, ma il comportamento è<br />

diverso fra uomini e donne: le donne toscane infatti, al contrario degli uomini,<br />

fumano nettamente di più di quelle italiane. Anche fra i più giovani ci sono<br />

molti fumatori. Prima dei 20 anni fuma già un ragazzo ogni 5.<br />

La riflessione che sottende al progetto HPH, caratterizzato da azioni integrate<br />

nel<strong>la</strong> convinzione di costruire un network tra tutti i soggetti che possono<br />

sinergicamente impegnarsi contro il fumo, ha portato ad individuare tra gli<br />

obiettivi più specifici, <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione con i “giovani” e <strong>la</strong> “scuo<strong>la</strong>”.<br />

L’iniziativa fa parte delle azioni previste nel progetto HPH dell’Ospedale S.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

239


CAPITOLO 12<br />

Maria Annunziata “Ospedale senza fumo”; l’idea di realizzare una rappresentazione<br />

teatrale sul tabagismo, <strong>la</strong> voglia e <strong>la</strong> necessità di proporre materiale<br />

nuovo e più adatto, ha portato gli o<strong>per</strong>atori a costruire un modello comunicativo<br />

secondo il quale l’apprendimento è favorito dal<strong>la</strong> sollecitazione di interrogativi<br />

piuttosto che dal<strong>la</strong> somministrazione di un prodotto preconfezionato,<br />

consapevoli che il processo educativo avviene più facilmente <strong>per</strong> e<strong>la</strong>borazione<br />

diretta piuttosto che attraverso l’esposizione di dati ed informazioni rigide.<br />

Molte sono le tessere del complesso innovativo modello o<strong>per</strong>ativo adottato: <strong>la</strong><br />

oramai col<strong>la</strong>udata formu<strong>la</strong> dell’educazione tra “pari” (durante <strong>la</strong> creazione del<strong>la</strong><br />

rappresentazione), e poi <strong>la</strong> possibilità dei giovani di rivolgere il messaggio agli<br />

adulti, e ancora il testo teatrale che si offre a svariate interpretazioni, ed a<strong>per</strong>to al<br />

dialogo ed al<strong>la</strong> riflessione, l’opportunità <strong>per</strong> i degenti dell’Ospedale di riflettere<br />

con leggerezza su un tema come quello del tabagismo e sulle sue conseguenze.<br />

Lo spunto innovativo dell’iniziativa è stato notevole, ed ha dimostrato come<br />

l’ospedale possa diventare soggetto capace di favorire <strong>la</strong> più ampia informazione<br />

e partecipazione del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, coinvolgere e/o accogliere i soggetti<br />

che possono coprire un ruolo nell’influenzare positivamente le scelte di salute<br />

del<strong>la</strong> comunità, aumentando <strong>la</strong> tendenza a prendere decisioni verso uno stile di<br />

vita libero dal fumo: MMG, <strong>per</strong>sonale medico ed infermieristico, insegnanti,<br />

giovani, genitori, testimoni del tessuto sociale, politico, economico e culturale.<br />

Occorre adottare politiche di intervento globali capaci di sviluppare alleanze<br />

e sinergie attraverso <strong>la</strong> partecipazione attiva di tutti i soggetti che hanno<br />

competenze e responsabilità in ambito educativo, sanitario, politico, economico,<br />

del volontariato e dell’informazione. L’intento deve essere quello di promuovere,<br />

con esempi positivi ed azioni <strong>per</strong>suasive, unitamente al rispetto del<strong>la</strong><br />

normativa vigente sul divieto del fumo, <strong>la</strong> formazione di una cultura ampiamente<br />

diffusa e condivisa del “non fumo”.<br />

12.41. Azioni di comunicazione <strong>per</strong> il sostegno al governo clinico regionale<br />

- aprile-giugno 2004<br />

A. ZANOBINI - Dirigente responsabile Settore Formazione, Comunicazione e<br />

Supporto al Governo Clinico Regionale – Direzione Generale Diritto al<strong>la</strong> salute<br />

Regione Toscana, Via Taddeo Alderotti 26/n, 50139 Firenze – tel.: 055<br />

4383439, fax: 055 4383466, cell. 335 7107487, e-mail: a.zanobini@regione.<br />

toscana.it<br />

Breve introduzione del contesto<br />

Nel mese di Gennaio 2004 hanno preso avvio due organismi del Governo<br />

clinico regionale – Istituto Toscano Tumori e Organizzazione Toscana Tra­<br />

240<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

pianti - come sviluppo e consolidamento di strumenti e azioni programmate<br />

già da tempo previste e attuate con i Piani sanitari del<strong>la</strong> Toscana. Si è inoltre<br />

voluto rafforzare il sistema già consolidato di col<strong>la</strong>borazione con le associazioni<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> donazione del sangue attraverso forme nuove di partecipazione<br />

ed invito al<strong>la</strong> “cittadinanza sociale”. Tutto in un <strong>per</strong>iodo molto concentrato:<br />

da aprile a giugno 2004.<br />

Obiettivo/i<br />

Gli obiettivi che ci siamo posti con le azioni di comunicazione e le azioni<br />

collegate sul territorio sono così riassumibili:<br />

a) valorizzazione degli effetti interni sugli o<strong>per</strong>atori di azioni di comunicazione<br />

esterne <strong>per</strong> sviluppare il senso di appartenenza e di orgoglio di squadra;<br />

b) rafforzamento dell’identità dei sistemi di governo clinico “forte” all’interno<br />

del<strong>la</strong> più ampia cornice del sistema sanitario del<strong>la</strong> Toscana;<br />

c) potenziamento dell’orientamento dei cittadini su argomenti a forte impatto<br />

sociale come l’oncologia, il sistema regionale donazione-trapianto, il sistema<br />

trasfusionale.<br />

Gruppo/i Target<br />

a) Oncologia – La Toscana ha scelto di fare del sistema oncologico regionale<br />

un Istituto mettendo in rete e rendendo disponibile e trasparente tutte le<br />

opportunità ed eccellenze in oncologia presenti nel territorio toscano. Con<br />

l’azione si è mirato inoltre a creare dei punti omogenei di prima accoglienza<br />

sul territorio attraverso il forte coinvolgimento delle aziende sanitarie e<br />

uniformando anche l’immagine e <strong>la</strong> cartellonistica. Il problema<br />

dell’oncologia è infatti spesso quello dell’orientamento e dell’informazione<br />

mirando a far sì che l’utente possa entrare in un <strong>per</strong>corso assistenziale<br />

senza dover andare al<strong>la</strong> ricerca di soluzioni terapeutiche segmentate e non<br />

coerenti fra loro. L’azione ha avuto anche il forte obiettivo di sviluppare il<br />

senso di appartenenza degli o<strong>per</strong>atori che <strong>la</strong>vorano nel<strong>la</strong> rete oncologica<br />

ora Istituto Toscano Tumori.<br />

b) Donazione-Trapianto – Come ben sappiamo un sistema efficiente di donazione<br />

trapianto si fonda su tre pi<strong>la</strong>stri: 1) eccellenza trapiantologia 2) una<br />

rete più ampia di o<strong>per</strong>atori, attenta e consapevole; 3) una comunità solidale<br />

e donante. L’Azione di comunicazione, in col<strong>la</strong>borazione con le associazioni<br />

di volontariato, ha mirato ad uscire dall’ormai su<strong>per</strong>ata visione<br />

moralistica dell‘”essere più buoni” nel<strong>la</strong> consapevolezza che il cittadino<br />

adulto vuole ormai sa<strong>per</strong>e soprattutto l’uso da parte del sistema delle proprie<br />

azioni di solidarietà. Per questo abbiamo agito anche qui sia sull’uni­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

241


CAPITOLO 12<br />

verso degli o<strong>per</strong>atori con il rafforzamento dell’identità dell’Organizzazione<br />

Toscana Trapianti, sia sull’universo dei cittadini con messaggi che rafforzino<br />

<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione del<strong>la</strong> qualità del sistema organizzativo in cui va a collocarsi<br />

il “dono”.<br />

c) Sistema trasfusionale – donazione – Si è voluto uscire anche qui da schemi<br />

ormai abusati e puntare al rafforzamento del<strong>la</strong> chiave “senso civico” <strong>per</strong> una<br />

campagna sul<strong>la</strong> donazione del sangue che usa linguaggi sicuramente nuovi.<br />

In questo caso è stato forte il coinvolgimento delle associazioni dei donatori<br />

di sangue attraverso <strong>la</strong> creazione di diversi gruppi di <strong>la</strong>voro che hanno prodotto<br />

strumenti ed in partico<strong>la</strong>re azioni verso <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> ed i giovani.<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

Sui tre settori di intervento possiamo in sintesi trarre degli elementi di valutazione<br />

da una parte sul numero di accessi alle accoglienze oncologiche, dall’altra<br />

dall’incremento degli indici di donazione-trapianto e donazione sangue.<br />

Elementi di valutazione sono dati inoltre dal<strong>la</strong> numerosa partecipazione<br />

dei cittadini alle iniziative pubbliche assunte sui temi in oggetto.<br />

Conclusioni<br />

La filosofia di comunicazione adottata in questi ultimi due anni dall’Assessorato<br />

al Diritto al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> del<strong>la</strong> Regione Toscana nelle campagne di promozione<br />

del<strong>la</strong> salute e nelle altre iniziative quali quelle qui sinteticamente descritte<br />

ha come macro-obiettivo l’universo dei cittadini, ma punta in modo<br />

efficace a “par<strong>la</strong>re” soprattutto al microcosmo dei 50.000 o<strong>per</strong>atori del servizio<br />

sanitario del<strong>la</strong> toscana che sono i primi agenti del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute<br />

e le prime risorse da mobilitare <strong>per</strong> agire sul patrimonio del<strong>la</strong> salute.<br />

O<strong>per</strong>atori motivati e con l’orgoglio di appartenere ad un servizio sanitario<br />

di qualità sono <strong>la</strong> garanzia <strong>per</strong>ché si realizzi il contenuto del<strong>la</strong> headline da noi<br />

scelta: “Sistema pubblico. Cresce <strong>la</strong> salute”.<br />

12.42. Modello di re<strong>la</strong>zione-comunicazione HPH nell’ambito del<strong>la</strong><br />

prevenzione cardiovasco<strong>la</strong>re<br />

M. CORDONI 1 , G. MICHELI 1 , F. PRATESI 2 , A.M. BASSO 2 , L. CIAMPI 3 , E. MUGNAINI 3 - 1 U.O.<br />

Cardiologia Ospedale Vil<strong>la</strong>marina Piombino, 2 Direzione Sanitaria di Presidio<br />

Ospedaliero Piombino - Cecina - Portoferraio, 3 U.O. Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong><br />

ASL 6 Livorno<br />

AUTORE REFERENTE: MARIO CORDONI, via Muratori 3, 57025 Piombino (LI) - tel.:<br />

360 483498, fax: 0665 67250, e-mail: mario.cordoni@tin.it<br />

242<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

Nell’ambito del progetto internazionale HPH (Health Promoting Hospital),<br />

è stato impostato nell’Ospedale di Piombino un progetto di prevenzione secondaria<br />

del<strong>la</strong> cardiopatia ischemica, con intervento strutturato sui fattori di<br />

rischio coronarico (fdr), con partico<strong>la</strong>re riguardo a colesterolemia,<br />

trigliceridemia e obesità.<br />

Le diverse professionalità coinvolte, i diversi ambiti logistici in cui svolgere<br />

l’azione e <strong>la</strong> necessità di rendere i soggetti a cui è rivolto il progetto a loro<br />

volta protagonisti nel<strong>la</strong> diffusione del messaggio, ha reso necessaria <strong>la</strong> creazione<br />

di un sistema di diffusione del<strong>la</strong> “cultura del<strong>la</strong> salute”.<br />

Obiettivi specifici<br />

a) formazione del Personale sanitario ospedaliero e dei Medici di Medicina<br />

Generale (MMG) - destinatari indiretti del progetto - ai fini di una appropriata<br />

e omogenea informazione <strong>per</strong> gli Utenti ricoverati e gli Assistiti, sul<strong>la</strong><br />

corretta alimentazione e adeguato stile di vita <strong>per</strong> prevenire le ma<strong>la</strong>ttie<br />

cardiovasco<strong>la</strong>ri;<br />

b) coinvolgimento dei MMG <strong>per</strong> <strong>la</strong> definizione dei protocolli o<strong>per</strong>ativi;<br />

c) rilevazione in pazienti cardiopatici ischemici noti o soggetti con 2 o più fdr<br />

accertati - destinatari diretti del progetto - dei valori dei fdr basali, messa in<br />

atto di interventi correttivi multidisciplinari di tali fdr e controlli semestrali<br />

fino al completamento quinquennale del progetto con verifica finale dei<br />

risultati correttivi sui fdr al<strong>la</strong>rgata al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione;<br />

d) coinvolgimento completo del<strong>la</strong> locale associazione di volontariato “Amici<br />

del Cuore” costituita da pazienti cardiopatici e loro familiari.<br />

Tempi di attuazione del progetto: 5 anni, di cui – primo anno dedicato al<strong>la</strong><br />

formazione – secondo e terzo anno arruo<strong>la</strong>mento dei pazienti – quarto anno<br />

rilevazione e controllo dei fdr esaminati – quinto anno completamento delle<br />

rilevazioni e e<strong>la</strong>borazione statistica.<br />

Azioni svolte sul <strong>per</strong>sonale sanitario: è stato completato nel 2003 l’intervento<br />

formativo con le finalità sopra descritte su tutto il <strong>per</strong>sonale sanitario<br />

dell’Ospedale Vil<strong>la</strong>marina di Piombino (Medici e non Medici, tutti quelli a<br />

qualsiasi titolo a contatto con gli Utenti ricoverati) e su tutti i MMG del<strong>la</strong> zona,<br />

mediante lezioni con esercitazioni e verifica valutativa finale. Con i MMG è<br />

stato anche concordato il protocollo gestionale degli Utenti destinatari diretti<br />

del progetto.<br />

Azioni svolte sul<strong>la</strong> comunità: a) 6 incontri annuali con <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, a<br />

cura del<strong>la</strong> locale Associazione Amici del Cuore, <strong>per</strong> approfondimento e rinforzo<br />

educativo su tematiche inerenti il progetto di prevenzione cardiovasco<strong>la</strong>re<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

243


CAPITOLO 12<br />

ed i fdr considerati. b) S<strong>per</strong>imentazione del modello di rilevazione del rischio<br />

<strong>per</strong>centuale di sviluppare eventi cardio-cerebro vasco<strong>la</strong>ri nei prossimi 10 anni,<br />

mediante le nuove carte del rischio italiane presentate dall’Istituto Su<strong>per</strong>iore<br />

di Sanità nell’aprile 2004.<br />

Tale s<strong>per</strong>imentazione, ampiamente pubblicizzata è stata svolta in un grande<br />

Centro Commerciale toscano <strong>per</strong> 2 giorni consecutivi su centinaia di<br />

pazienti, <strong>per</strong> valutare <strong>la</strong> affidabilità e fattibilità del<strong>la</strong> rilevazione e<br />

quantizzazione complessiva dei fdr sul<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione destinataria diretta<br />

del progetto HPH.<br />

Risultati attesi: a breve termine appropriatezza e omogeneità di informazione<br />

fornita dal Personale sanitario ospedaliero e dai MMG sul<strong>la</strong> corretta alimentazione<br />

<strong>per</strong> prevenire le ma<strong>la</strong>ttie cardiovasco<strong>la</strong>ri a medio termine<br />

coinvolgimento al progetto dei pazienti cardiopatici ischemici o ad alto rischio,<br />

minimo 500 a lungo termine contenimento dei fdr previsti nel progetto<br />

nei destinatari diretti. Rilevazione del<strong>la</strong> ricaduta del progetto sul<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

generale, mediante una indagine a campione “consecutivo” dei valori<br />

lipemici, già eseguita nel territorio re<strong>la</strong>tivo all’Ospedale di Piombino negli anni<br />

<strong>19</strong>86 e <strong>19</strong>96.<br />

Indicatori di risultato: – numero di lezioni svolte, numero di o<strong>per</strong>atori sanitari<br />

coinvolti, questionari di valutazione di apprendimento su corretta<br />

tipologia di alimentazione – controllo basale e semestrale di colesterolemia,<br />

trigliceridemia, peso corporeo e BMI e andamento <strong>per</strong>centuale del rischio.<br />

Risultati ad oggi - formativi definitivi sul <strong>per</strong>sonale: 12 lezioni. Numero di<br />

<strong>per</strong>sone coinvolte 462 (98,2% del totale). Apprendimento nei 20 quiz precorso:<br />

risposte esatte 57,9%. Stessi quiz post-corso: risposte esatte 97,1%. Gradimento<br />

(giudizio su 4 livelli, con il 4° ottimale): utilità 3,80 - efficacia 3,92 ­<br />

interesse 3,85.<br />

Risultati sul<strong>la</strong> comunità: partecipazione crescente del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

alle riunioni di informazione sanitaria rispetto al 2001 (+ 28% 2002; +34%<br />

2003). Validazione definitiva del sistema delle carte del rischio italiane<br />

ad espressione <strong>per</strong>centuale, <strong>per</strong> poter passare al<strong>la</strong> fase successiva del<br />

progetto HPH.<br />

Il coinvolgimento di tutto il <strong>per</strong>sonale sanitario ospedaliero, di tutti i MMG<br />

del<strong>la</strong> zona, del<strong>la</strong> Associazione Amici del Cuore di Piombino, dei pazienti<br />

cardiopatici o a rischio di cardiopatia e di un numero crescente di familiari<br />

consente di valutare affermativamente i risultati fino adesso conseguiti, in<br />

quanto tutti gli interessati risultano di fatto paritariamente attori nel<strong>la</strong> costruzione<br />

del sistema salute cardiovasco<strong>la</strong>re locale.<br />

244<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

12.43. Percorso formativo <strong>per</strong> i volontari del pronto soccorso<br />

M. MARCUCCI 1 , S. ARDIS 1 , A. MERLI 2 , G. DI QUIRICO 1 , L. PULITI 1 , A. DI VITO 1 , M. ROSSI 1 ,<br />

M. GIRALDI 1 - 1 Azienda USL 2 Lucca, 2 Pedagogista Clinico<br />

AUTORE REFERENTE: MORENO MARCUCCI, Ospedale Campo di Marte, Pa<strong>la</strong>zzina Ex<br />

ONMI, Piazza del<strong>la</strong> Concordia, Lucca – fax: 0583 970114, e-mail:<br />

cdt_m.marcucci@usl2.toscana.it<br />

Introduzione<br />

Il Pronto soccorso è un “territorio di confine” dell’ospedale e come tale è di<br />

difficile gestione. L’impegno del <strong>per</strong>sonale <strong>per</strong> fornire una risposta sanitaria<br />

appropriata di fronte ad una emergenza sanitaria è massima. In questo luogo<br />

gli aspetti tecnici del<strong>la</strong> professione sanitaria hanno il sopravvento assoluto<br />

sugli aspetti umani di cui <strong>la</strong> sanità necessita. Per questo motivo abbiamo realizzato<br />

un progetto di aiuto alle <strong>per</strong>sone che accedono al Pronto soccorso,<br />

attuato tramite volontari. A tal fine è stato necessario realizzare un programma<br />

di formazione rivolto ai componenti dell’Associazione dei Volontari Ospedalieri<br />

(AVO) che hanno aderito al<strong>la</strong> nostra idea.<br />

Il <strong>per</strong>corso formativo necessario doveva rispondere a due diversi ordini di<br />

necessità. In primo luogo i volontari dovevano conoscere sommariamente<br />

l’organizzazione ed il funzionamento del Pronto soccorso ed in partico<strong>la</strong>re<br />

del triage. Questo è un obiettivo formativo facilmente raggiungibile. In secondo<br />

si doveva fornire una formazione di base sulle tecniche di aiuto psicologico<br />

mirate al<strong>la</strong> possibile casistica del<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> di attesa del Pronto soccorso. Le<br />

<strong>per</strong>sone che sostano in sa<strong>la</strong> di attesa possono avere un familiare con una patologia<br />

grave all’interno del Pronto soccorso ed essere quindi in ansia. Quando<br />

<strong>la</strong> situazione è molto grave possono essere impauriti. Per alcuni questo è il<br />

luogo dove inizia il lutto <strong>per</strong> <strong>la</strong> morte di una <strong>per</strong>sona cara. Quando invece <strong>la</strong><br />

patologia <strong>per</strong> cui si trovano li è lieve, può essere molto lungo il tempo di<br />

attesa. In questi casi chi aspetta può vivere l’attesa con rabbia e diventare<br />

aggressivo verso il <strong>per</strong>sonale sanitario. A fornire aiuto questa gamma di emozioni<br />

e reazioni era necessario preparare i volontari.<br />

Obiettivo<br />

Far acquisire ai volontari ospedalieri le conoscenze adeguate <strong>per</strong> fornire<br />

aiuto psicologico alle <strong>per</strong>sone in sa<strong>la</strong> di attesa di Pronto soccorso.<br />

Target<br />

I destinatari diretti del corso erano rappresentati dai volontari ospedalieri.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

245


CAPITOLO 12<br />

Gli effetti del<strong>la</strong> formazione erano destinati alle <strong>per</strong>sone con sofferenza psicologica<br />

in sa<strong>la</strong> di attesa.<br />

Azioni<br />

Abbiamo disegnato un <strong>per</strong>corso di formazione di 16 ore. Due ore sono<br />

state dedicate ad illustrare l’organizzazione del Pronto soccorso ed il funzionamento<br />

del triage. Altre 10 ore (due ore al mese) sono state dedicate ad<br />

affrontare i seguenti argomenti: accoglienza, re<strong>la</strong>zione di aiuto, modelli di<br />

comunicazione sanitaria, comunicazione verbale, comunicazione non verbale,<br />

significato simbolico del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, lutto, re<strong>la</strong>zione di aiuto nel lutto, collera,<br />

re<strong>la</strong>zione di aiuto nelle reazioni aggressive. Quattro ore sono state dedicate<br />

ai role-p<strong>la</strong>y, rivisti e commentati in au<strong>la</strong> tramite sistema audio-video a circuito<br />

chiuso.<br />

Un manuale di tecnica di comunicazione (da noi prodotto <strong>per</strong> corsi di formazione<br />

analoghi destinati ai sanitari) è stato distribuito ai volontari. Durante<br />

le lezioni abbiamo verificato che il manuale era uno strumento importante in<br />

quanto ad ogni incontro, durante i dibattiti, appariva evidente che questo veniva<br />

studiato dai volontari.<br />

Valutazione dei risultati<br />

La valutazione dell’efficacia didattica del corso è stata provata nelle ultime<br />

quattro ore dello stesso, quando abbiamo impegnato i volontari nei role-p<strong>la</strong>y.<br />

Abbiamo osservato che i volontari riuscivano a mettere effettivamente in pratica<br />

quanto appreso durante le lezioni precedenti. La capacita di ascolto è<br />

risultata eccezionalmente elevata. Anche <strong>la</strong> capacità di comunicare <strong>la</strong> comprensione<br />

empatica e l’accettazione positiva incondizionata s<strong>per</strong>imentata nelle<br />

simu<strong>la</strong>zioni è stata molto elevata.<br />

L’efficacia del corso è risultata evidente anche nel<strong>la</strong> pratica nel<strong>la</strong> pratica. I<br />

volontari hanno affrontato con sicurezza situazioni che risultano difficili anche<br />

<strong>per</strong> i sanitari, quali il lutto o l’aggressività.<br />

In futuro potremo effettuare una ulteriore valutazione dell’efficacia complessiva<br />

del progetto mediante gli indicatori <strong>per</strong> questo individuati.<br />

Conclusioni<br />

L’utilizzo dei volontari in compiti che non potremo svolgere come istituzioni<br />

può aiutarci a dare qualità a quanto oggi viene fatto in ospedale. Fornire ai<br />

volontari gli strumenti <strong>per</strong> fare ciò è un nostro dovere. Non dobbiamo mai<br />

dimenticare fra gli strumenti che forniamo anche una formazione di livello<br />

adeguato al compito che affidiamo.<br />

246<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

12.44. Persone a rischio di discriminazione in ospedale: aiutiamole a<br />

difendersi<br />

S. ARDIS 1 , M. MARCUCCI 1 , A. MERLI 2 , G. DI QUIRICO 1 , L. PULITI 1 , A. VINCENTI 1 , M. DE<br />

GENNARO 1 , M. GIRALDI 1 - 1 Azienda USL 2 Lucca, 2 Pedagogista Clinico<br />

AUTORE REFERENTE: ANTONELLA VINCENTI, Presso U.O. Ma<strong>la</strong>ttie Infettive, Ospedale<br />

Campo di Marte, Lucca – e-mail: cdt@usl2.toscana.it<br />

Introduzione<br />

La discriminazione rappresenta <strong>la</strong> vio<strong>la</strong>zione dell’articolo 1 del<strong>la</strong> Dichiarazione<br />

dei diritti umani e come tale costituisce atto inumano e degradante <strong>per</strong> <strong>la</strong> dignità<br />

del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona. Episodi di discriminazione ai danni di <strong>per</strong>sone HIV positive si verificano<br />

nei nostri ospedali, soprattutto fuori dai reparti di ma<strong>la</strong>ttie infettive che<br />

curano abitualmente le <strong>per</strong>sone HIV positive, e devono essere presi in considerazione<br />

se pensiamo di umanizzare i nostri ospedali. In Italia le denunce di episodi<br />

di discriminazione subite dalle <strong>per</strong>sone HIV positive sono più rare rispetto ad altri<br />

paesi, ma questo non corrisponde ad un minor numero reale di atti di discriminazione<br />

[Fabiani B., 2002]. La paura di subire ulteriori conseguenze negative impedisce<br />

alle <strong>per</strong>sone HIV positive che hanno subito una discriminazione di denunciar<strong>la</strong>.<br />

Anche in uno studio promosso dal nostro Comitato Etico Locale abbiamo<br />

evidenziato che <strong>la</strong> maggior parte degli utenti HIV positivi del nostro ambu<strong>la</strong>torio<br />

di ma<strong>la</strong>ttie infettive non ha fiducia nelle possibilità di tute<strong>la</strong> dei loro diritti e ritiene<br />

che denunciare una discriminazione potrebbe costituire un <strong>per</strong>icolo di danno<br />

ulteriore [Vincenti et al., in Ardis et al., 2003]. E’ necessario ricordare in premessa<br />

che <strong>la</strong> discriminazione delle <strong>per</strong>sone HIV positive è considerata dall’ONU uno dei<br />

motivi principali del fallimento delle campagne di prevenzione di questa ma<strong>la</strong>ttia<br />

[si vedano <strong>per</strong> esempio: Alto Commissariato <strong>per</strong> i Diritti dell’Uomo, Nazioni Unite<br />

E/CN. 4/<strong>19</strong>97/37 oppure A/36/56 oppure E/CN. 4/2001/80].<br />

Nel nostro progetto di umanizzazione degli ospedali del<strong>la</strong> nostra USL, su richiesta<br />

del Comitato Etico Locale, abbiamo inserito un progetto di prevenzione<br />

del<strong>la</strong> discriminazione delle <strong>per</strong>sone HIV positive. In questo ambito abbiamo<br />

realizzato varie azioni (formazione del <strong>per</strong>sonale, carta dei diritti e dei doveri<br />

delle <strong>per</strong>sone HIV positive, creazione di un gruppo <strong>per</strong> il monitoraggio del<strong>la</strong><br />

discriminazione) e fra queste incontri con le <strong>per</strong>sone a rischio di discriminazione<br />

<strong>per</strong> aumentare le loro possibilità di tute<strong>la</strong> in caso di discriminazione.<br />

Obiettivo<br />

Aumentare <strong>la</strong> capacità di accedere ai sistemi di tute<strong>la</strong> dei diritti <strong>per</strong> le <strong>per</strong>sone<br />

HIV positive che subiscono discriminazione nei servizi sanitari. Prevenire<br />

<strong>la</strong> discriminazione delle <strong>per</strong>sone HIV positive nei nostri ospedali.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

247


CAPITOLO 12<br />

Target<br />

Il progetto è stato e<strong>la</strong>borato in col<strong>la</strong>borazione con l’associazione omosessuale<br />

“L’altro volto” di Lucca e gli iscritti di questa associazione rappresentano<br />

il primo target. Prevediamo di ripetere gli incontri anche con gli iscritti<br />

all’ANLAIDS e con gli iscritti dell’Arcigay.<br />

Azioni<br />

Il progetto prevede <strong>la</strong> realizzazione di due incontri serali con le <strong>per</strong>sone a<br />

rischio di discriminazione (sieropositivi, ma anche omosessuali e transessuali)<br />

<strong>per</strong> insegnare a riconoscere <strong>la</strong> discriminazione in ambito sanitario. Nelle lezioni<br />

viene illustrato anche il funzionamento dell’ufficio di tute<strong>la</strong> presente nel<strong>la</strong><br />

nostra USL e le modalità con cui è possibile tute<strong>la</strong>re il proprio diritto a non<br />

subire episodi di discriminazione.<br />

Agli incontri partecipa <strong>per</strong>sonale sanitario dell’ospedale e il Coordinatore<br />

del Comitato Etico Locale.<br />

Valutazione dei risultati<br />

Far crescere <strong>la</strong> coscienza dei propri diritti e far conoscere le modalità di tute<strong>la</strong><br />

dovrebbe far crescere il numero di segna<strong>la</strong>zioni ai nostri uffici di tute<strong>la</strong>. Tuttavia,<br />

se le altre azioni di prevenzione messe in atto funzionano, gli episodi di discriminazione<br />

nei nostri ospedali dovrebbero diminuire fino a sparire del tutto e quindi<br />

non si dovrebbero avere più segna<strong>la</strong>zioni di episodi di discriminazione. Quindi il<br />

risultato atteso non è l’aumento delle segna<strong>la</strong>zioni di episodi di discriminazione<br />

<strong>per</strong>ché i pazienti hanno acquisito <strong>la</strong> capacità di difendersi, ma nessuna segna<strong>la</strong>zione<br />

di discriminazione <strong>per</strong>ché l’ospedale è diventato più umano.<br />

Conclusioni<br />

L’ospedale come luogo o edificio non può essere definito disumano o umano.<br />

Solo le donne e gli uomini che o<strong>per</strong>ano al suo interno possono umanizzarlo.<br />

Bibliografia<br />

1) FABIANI B., Aids: poche denunce di discriminazione. Paese delle favole o<br />

paura In Vita online, http://web.vita.it/home (inizio → medicina e salute<br />

→ aids), consultato il 10/11/02.<br />

2) VINCENTI et al., Discriminazione del paziente HIV positivo in ospedale. Studio<br />

su pazienti ambu<strong>la</strong>toriali, in ARDIS S. et al., Positivo scomodo, Ed. Roche,<br />

Pisa 2003.<br />

248<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

12.45. Aiuto ai familiari delle <strong>per</strong>sone che accedono al Pronto soccorso<br />

S. ARDIS, M. MARCUCCI, G. DI QUIRICO, L. PULITI, A. DI VITO, M. ROSSI, M. GIRALDI ­<br />

Azienda USL 2 Lucca<br />

AUTORE REFERENTE: SERGIO ARDIS, Via del Pozzetto 24, Pescia (PT) - cell. 335<br />

6146737, fax. 0583 970114, e-mail: cdt@usl2.toscana.it<br />

Introduzione<br />

Noi sanitari abbiamo una buona attenzione al<strong>la</strong> sofferenza fisica, tuttavia<br />

spesso trascuriamo <strong>la</strong> sofferenza psicologica o spirituale dei nostri pazienti.<br />

Per questo cerchiamo di dare il massimo ai nostri pazienti dimenticando<br />

che in alcuni casi in ospedale sono presenti altre <strong>per</strong>sone che soffrono.<br />

I familiari dei pazienti gravi vivono con ansia, paura, tristezza quanto sta<br />

accadendo, ma anche chi aspetta a lungo <strong>per</strong> una patologia più lieve soffre<br />

questa attesa e talvolta diventa aggressivo incrementando <strong>la</strong> conflittualità tra<br />

<strong>per</strong>sonale sanitario e utenza.<br />

Nel nostro progetto di umanizzazione dell’ospedale abbiamo incluso azioni<br />

rivolte alle <strong>per</strong>sone in sa<strong>la</strong> di attesa al Pronto soccorso. Non avendo risorse<br />

da destinare a questo progetto abbiamo richiesto <strong>la</strong> partecipazione dell’Associazione<br />

Volontari Ospedalieri (AVO), già da anni presente in vari reparti del<br />

nostro ospedale.<br />

Obiettivo<br />

Il progetto ha lo scopo fornire aiuto competente alle <strong>per</strong>sone che sostano<br />

in sa<strong>la</strong> di attesa in Pronto soccorso. L’aiuto è rivolto sia ai pazienti sia ai familiari<br />

che aspettano in sa<strong>la</strong> di attesa. Rendere attivo un flusso informativo dalle<br />

sale di cura del Pronto soccorso verso i familiari è un ulteriore scopo del progetto<br />

che contribuisce al primo.<br />

Target<br />

I destinatari del progetto sono rappresentati dall’utenza del pronto soccorso<br />

che beneficia dell’umanizzazione di questo settore. Target secondario del<br />

progetto sono il <strong>per</strong>sonale del Pronto soccorso e i volontari AVO.<br />

Azioni<br />

I volontari AVO sono stati coinvolti sin dal<strong>la</strong> fase di progettazione. E’ stato<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

249


CAPITOLO 12<br />

definito un protocollo che stabilisce il ruolo dei volontari e le interazioni con<br />

il <strong>per</strong>sonale del Pronto Soccorso.<br />

I volontari hanno richiesto <strong>la</strong> realizzazione di un corso di formazione sia<br />

<strong>per</strong> conoscere il funzionamento del Pronto Soccorso, sia, soprattutto, <strong>per</strong> acquisire<br />

le conoscenze psicologiche necessarie <strong>per</strong> fornire aiuto psicologico in<br />

Pronto soccorso. Il corso è stato realizzato tramite una ventina di lezione tenute<br />

da medici es<strong>per</strong>ti in tecnica di comunicazione sanitaria.<br />

Prima di iniziare l’attività di aiuto in Pronto soccorso i volontari hanno incontrato<br />

il <strong>per</strong>sonale medico ed infermieristico <strong>per</strong> conoscersi ed abbattere i<br />

timori e le diffidenze reciproche.<br />

Durante il <strong>per</strong>iodo di formazione i volontari hanno manifestato paura ad<br />

affrontare da soli questo compito. Per questo motivo è stato necessario un<br />

<strong>per</strong>iodo in cui il servizio è stato svolto da due volontari contemporaneamente<br />

<strong>per</strong> turno.<br />

Nel<strong>la</strong> prima fase abbiamo limitato l’attività dei volontari a due ore al giorno,<br />

dalle 10 alle 12, durante le quali si concentra un picco di elevata affluenza di<br />

pazienti. Attualmente stiamo concordando le modalità <strong>per</strong> estendere l’attività<br />

ad un altro turno di due ore al giorno.<br />

Valutazione dei risultati<br />

Come indicatori di risultato, oltre che ricorrere al<strong>la</strong> valutazione dell’impatto<br />

sul <strong>per</strong>sonale del Pronto soccorso, mediante questionario, ci auspicheremo<br />

una diminuzione del numero delle segna<strong>la</strong>zioni che giungono all’U.O. Comunicazione<br />

e Marketing, designata a raccogliere le segna<strong>la</strong>zioni di disservizio<br />

da parte dei cittadini.<br />

Conclusioni<br />

Sicuramente il modo migliore di umanizzare un ospedale è garantire il rispetto<br />

dei diritti dell’uomo in ospedale, mentre in seconda istanza potremmo<br />

dire che umanizzare è rispondere ai bisogni umani. Fornire aiuto psicologico<br />

ai familiari delle <strong>per</strong>sone che accedono ai servizi di emergenza non è un compito<br />

istituzionale di un ospedale e non rientra nel rispetto dei diritti dell’uomo,<br />

ma sicuramente è un sistema <strong>per</strong> rendere l’ospedale più rispettoso dei<br />

bisogni dell’uomo.<br />

Il <strong>per</strong>sonale negli ospedali è sempre più carente ed i carichi di <strong>la</strong>voro impongono<br />

ritmi sempre più frenetici. Non avremmo potuto pensare di realizzare<br />

questo progetto se non avessimo avuto a disposizione una risorsa preziosa:<br />

l’o<strong>per</strong>osità dei volontari.<br />

250<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

12.46. Arte e cultura in ospedale: l’es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> clinica medica<br />

“Augusto Murri”, Policlinico, Bari<br />

A. BELFIORE, V. O. PALMIERI, G. PALASCIANO - Clinica Medica “Augusto Murri”,<br />

Azienda Ospedaliera Policlinico, Università degli Studi di Bari<br />

AUTORE REFERENTE: ANNA BELFIORE, V. S. T. D’Aquino 8/C, Bari - tel.: 080 5592961,<br />

e-mail: smi.ambi<strong>per</strong>t@dimimp.uniba.it<br />

Premessa<br />

Il connubio fra arte, cultura e salute ha origini remote: <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, alle origini<br />

dell’arte medica, era ritenuta un evento individuale e sociale, che richiedeva<br />

l’intervento attivo dei vari “attori” che o<strong>per</strong>avano nel contesto sociale del<br />

paziente.<br />

Con l’avvento del<strong>la</strong> medicina scientifica, <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia è stata sempre più<br />

“atomizzata”, separata dal contesto sociale, e trasferita in luoghi di cura, in<br />

cui l’oggetto di attenzione è diventato l’organo ma<strong>la</strong>to. L’“approccio<br />

sistemico” o bio-psico-sociale in medicina, pur riconoscendo al modello<br />

biomedico un’importanza fondamentale, riconsidera <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e <strong>la</strong> salute<br />

in termini “re<strong>la</strong>zionali”, e sottolinea l’interdipendenza degli aspetti fisici,<br />

psicologici e sociali che condizionano reciprocamente l’insorgenza e lo sviluppo<br />

del<strong>la</strong> patologia.<br />

L’arte e <strong>la</strong> cultura diventano, in tale prospettiva, parte integrante di un programma<br />

di miglioramento continuo del<strong>la</strong> qualità dell’assistenza sanitaria, in<br />

quanto <strong>per</strong>mettono di rivalutare <strong>la</strong> natura re<strong>la</strong>zione e multisistemica del<strong>la</strong> salute<br />

e del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia.<br />

Obiettivi del programma culturale<br />

La Clinica Medica “Augusto Murri”, del Policlinico di Bari ha avviato un<br />

programma culturale allo scopo di:<br />

- Migliorare <strong>la</strong> qualità dell’accoglienza e degli ambienti ospedalieri, attraverso<br />

interventi di modesto impegno economico, realizzabili grazie al contributo<br />

di generosi sostenitori (es. fioriere nei corridoi, sale di attesa gradevoli,<br />

biblioteca di reparto, pinacoteca, sa<strong>la</strong> TV).<br />

- Favorire l’interazione dell’equipe ospedaliera con i pazienti e i loro visitatori.<br />

- Facilitare l’interazione fra l’ospedale e <strong>la</strong> città e favorire <strong>la</strong> democratizzazione<br />

del<strong>la</strong> cultura, offrendo ai cittadini (pazienti, parenti, <strong>per</strong>sonale ospedaliero)<br />

<strong>la</strong> possibilità di partecipare ad eventi culturali.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

251


CAPITOLO 12<br />

Programma culturale<br />

Le principali iniziative culturali promosse in clinica sono state:<br />

1) La pinacoteca del<strong>la</strong> clinica: E’ costituita da circa 100 affiches di celebri o<strong>per</strong>e<br />

di artisti del XIX e XX secolo, distribuite sulle pareti dei corridoi, delle<br />

sale di attesa, delle stanze di degenza e di ambu<strong>la</strong>torio. Oltre all’indiscutibile<br />

pregio estetico, <strong>la</strong> pinacoteca offre l’occasione, a cittadini e utenti, di soffermarsi<br />

sul<strong>la</strong> qualità e il significato dei diversi stili pittorici rappresentati<br />

(in partico<strong>la</strong>re l’impressionismo e l’espressionismo).<br />

2) La biblioteca di reparto: è stata realizzata grazie alle continue donazioni di<br />

libri da parte di sostenitori delle iniziative culturali del<strong>la</strong> clinica; in un primo<br />

tempo, <strong>per</strong> timore che alcuni volumi potessero essere portati via, si era<br />

provveduto a realizzare un catalogo dei libri e si era designato un responsabile<br />

del<strong>la</strong> distribuzione dei libri. Da circa un anno si è ritenuto più opportuno<br />

<strong>la</strong>sciare i libri a disposizione di tutti senza un partico<strong>la</strong>re controllo,<br />

nell’ottica di “...meglio un libro letto che un libro rinchiuso in un armadio”.<br />

3) I concerti in clinica: sono realizzati con frequenza bisettimanale o mensile;<br />

il medico che svolge <strong>la</strong> funzione di “responsabile culturale del<strong>la</strong> clinica”,<br />

ha il compito di programmare gli eventi musicali, di mantenere i rapporti<br />

con gli artisti e le associazioni e istituzioni culturali del<strong>la</strong> città (conservatorio<br />

musicale, teatri). La varietà del re<strong>per</strong>torio <strong>per</strong>mette di favorire l’interesse<br />

di un pubblico molto eterogeneo <strong>per</strong> età ed interessi culturali: sono stati<br />

realizzati concerti di musica c<strong>la</strong>ssica, di musica popo<strong>la</strong>re, musica etnica,<br />

jazz; recentemente si è dato spazio anche a manifestazioni più propriamente<br />

teatrali. Il programma di ogni evento culturale viene diffuso tramite<br />

locandine che riportano il programma ed un breve curriculum degli artisti.<br />

I concerti si svolgono in un’au<strong>la</strong> immediatamente contigua al reparto di<br />

degenza; l’au<strong>la</strong> è dotata di 50 posti a sedere ed è attrezzata con una pedana<br />

su cui è collocato un pianoforte a mezza coda, acquistato grazie al contributo<br />

benevolo di generosi sostenitori.<br />

Risultati<br />

L’impatto del programma di arte e cultura sullo stato di salute dei soggetti<br />

coinvolti (pazienti, <strong>per</strong>sonale sanitario, visitatori) è oggetto di una valutazione<br />

di tipo quantitativo e qualitativo attraverso una serie di indicatori. Da segna<strong>la</strong>re:<br />

<strong>la</strong> richiesta di informazioni sui programmi culturali da parte di ex-degenti; <strong>la</strong><br />

diffusione dell’iniziativa in altre U.O.; l’organizzazione di un convegno dedicato<br />

a “L’arte e <strong>la</strong> cultura negli Ospedali del<strong>la</strong> Puglia”; <strong>la</strong> pianificazione di un corso<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> formazione dei responsabili culturali ospedalieri; <strong>la</strong> stipu<strong>la</strong> di protocolli<br />

di gemel<strong>la</strong>ggio fra Ospedali e Istituzioni Culturali (biblioteche, conservatorio)<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> diffusione del programma “Arte e cultura negli Ospedali”.<br />

252<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

12.47. La prevenzione delle lesioni da decubito in ambito ospedaliero,<br />

analisi delle Best Current Evidence Based ed e<strong>la</strong>borazione di un<br />

processo aziendale di prevenzione<br />

A. CAZZANIGA (Direttore SITRA), L. FERRAIOLI (Componente SITRA), A. INVERNIZZI<br />

(Infermiere AFD, Responsabile area dip. DEA), M. BOSIO (Direttore struttura<br />

Qualità), A. ZOLI (Direttore Sanitario Aziendale), P. CALTAGIRONE (Direttore<br />

Generale) - Azienda Ospedaliera “Ospedale di Lecco”, Regione Lombardia<br />

AUTORE REFERENTE: LAURA FERRAIOLI, SITRA, Azienda Ospedaliera “Ospedale di<br />

Lecco”, Via dell’Eremo 9/11, 23900 Lecco - tel. 0341 489060, fax: 0341 489093,<br />

e-mail: l.ferraioli@ospedale.lecco.it<br />

La prevenzione delle lesioni cutanee da decubito rappresenta un’importante<br />

area di attività infermieristica in ambito ospedaliero, all’interno del<strong>la</strong> quale<br />

<strong>la</strong> condivisione e l’utilizzo di un protocollo di prevenzione contribuisce al<strong>la</strong><br />

diminuzione dell’insorgenza di lesioni, nonché ad un miglioramento delle<br />

prestazioni di assistenza infermieristica. Per una buona pratica infermieristica<br />

sono necessarie conoscenze di natura scientifica derivanti da: s<strong>per</strong>imentazioni<br />

cliniche, studi sull’assistenza infermieristica, confronto con le es<strong>per</strong>ienze internazionali;<br />

tutto ciò trova <strong>la</strong> sua massima espressione nelle linee guida. Da<br />

questo presupposto è partita <strong>la</strong> stesura di un documento che si pone quale<br />

strumento metodologico e conoscitivo al servizio di un’assistenza<br />

infermieristica evidence based.<br />

L’analisi di 4 linee guida presenti in letteratura (AISLeC – EPUAP- NICE –<br />

AWMA) ha condotto all’e<strong>la</strong>borazione di un processo di prevenzione con le<br />

finalità di:<br />

- evidenziare i contenuti dell’assistenza infermieristica;<br />

- migliorare le prestazioni infermieristiche attraverso l’utilizzo di un linguaggio<br />

comune e di una pratica standard basata su letteratura aggiornata;<br />

- ridurre l’incidenza delle lesioni cutanee da decubito;<br />

- limitare i costi attraverso l’utilizzo appropriato delle risorse e dei materiali<br />

disponibili;<br />

- individuare ed utilizzare indicatori utili al<strong>la</strong> valutazione del<strong>la</strong> qualità dell’assistenza<br />

infermieristica.<br />

Accanto a queste finalità il protocollo si pone anche come strumento in<br />

grado di uniformare i comportamenti o<strong>per</strong>ativi degli infermieri salvaguardando<br />

al contempo un’assistenza infermieristica <strong>per</strong>sonalizzata.<br />

L’Obiettivo generale è quello di implementare <strong>la</strong> rilevazione sistematica<br />

del rischio di sviluppare lesioni da decubito, definire i punti di attenzione<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> pianificazione dell’assistenza infermieristica, e<strong>la</strong>borare strumenti utili<br />

<strong>per</strong> l’educazione del paziente e del care giver. Gli obiettivi specifici sono di<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

253


CAPITOLO 12<br />

fornire conoscenze teoriche e pratiche inerenti l’assistenza infermieristica<br />

nel<strong>la</strong> prevenzione delle lesioni da decubito al<strong>la</strong> luce delle nuove evidenze<br />

scientifiche, di definire ed implementare il processo di prevenzione e di<br />

implementare l’utilizzo sistematico del<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> di Braden <strong>per</strong> <strong>la</strong> rilevazione<br />

del rischio.<br />

Il progetto è attualmente in fase di sviluppo. E’ già stato e<strong>la</strong>borato il protocollo<br />

ed è stata effettuata <strong>la</strong> formazione di tutto il <strong>per</strong>sonale interessato. E’ stata inoltre<br />

effettuata una prima rilevazione che ha dimostrato <strong>la</strong> situazione seguente:<br />

Pazienti valutati N=443<br />

% maschi 55%<br />

% femmine 45%<br />

% pz. < 70 aa 61%<br />

% pz. a rischio 32%<br />

% pz. con lesioni su quelli a rischio 29%<br />

% materassi utilizzati su <strong>per</strong>sone a rischio 35%<br />

% pz. con Braden < 16 sul totale 14%<br />

L’es<strong>per</strong>ienza fino ad ora effettuata <strong>per</strong>mette di sostenere come un processo<br />

artico<strong>la</strong>to di formazione e sensibilizzazione del <strong>per</strong>sonale possa <strong>per</strong>mettere di<br />

ottenere un approccio concreto al problema delle lesioni da decubito e poter<br />

mettere in atto azioni che devono essere monitorate nel tempo e sottoposte a<br />

revisione. La conoscenza del problema <strong>per</strong>mette inoltre di migliorare <strong>la</strong> comunicazione<br />

con il paziente e sensibilizzarlo ulteriormente rispetto alle misure<br />

di prevenzione da attuare.<br />

12.48. Empowerment delle pazienti sottoposte a linfoadenectomia<br />

ascel<strong>la</strong>re <strong>per</strong> neop<strong>la</strong>sia mammaria<br />

A. MARIANI 1 , E. POGGI 2 , B. CUSENZA 1 (Tdr Coordinatore), A. FILIPPI 2 (C.S.) - Azienda<br />

Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari di Trento, Presidio Ospedaliero di Arco; 1 U.O.<br />

Medicina fisica e riabilitazione, Direttore: Dott. Roberto Albertazzi; 2 U.O. Chirurgia,<br />

Direttore: Francesco Ricci<br />

AUTORE REFERENTE: ANNAMARIA MARIANI, Presidio Ospedaliero di Arco, U.O. Medicina<br />

Fisica e Riabilitazione, Via Francesco I di Borbone 1, Arco (Tn) - e­<br />

mail: Mariani.Annamaria@Arc.apss.tn.it<br />

Premesse<br />

La letteratura internazionale e l’es<strong>per</strong>ienza di anni di <strong>la</strong>voro dimostrano che<br />

le pazienti o<strong>per</strong>ate di linfoadenectomia <strong>per</strong> neop<strong>la</strong>sia mammaria riferiscono<br />

254<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

che nel<strong>la</strong> fase iniziale post chirurgica i problemi principali che debbono af­<br />

fondare sono i seguenti:<br />

- timore nell’ uso del braccio dal <strong>la</strong>to o<strong>per</strong>ato;<br />

- comportamento da tenere nel<strong>la</strong> vita quotidiana <strong>per</strong> prevenire il linfedema;<br />

- timore di dover affrontare da sole eventuali complicanze senza sa<strong>per</strong>e a chi<br />

rivolgersi.<br />

Abbiamo <strong>per</strong>tanto ritenuto utile <strong>per</strong> le pazienti sottoposte a trattamento<br />

chirurgico di mastectomia o di quadrantectomia con svuotamento linfonodale<br />

presso <strong>la</strong> chirurgia dell’Ospedale del Distretto Alto Garda e Ledro programmare<br />

un <strong>per</strong>corso terapeutico ed informativo gestito in col<strong>la</strong>borazione tra U.O.<br />

di Chirurgia e U.O. di Medicina Fisica e Riabilitazione con i seguenti obiettivi:<br />

- evitare i dolori e le limitazioni artico<strong>la</strong>ri al<strong>la</strong> spal<strong>la</strong>;<br />

- favorire una rapida ripresa delle attività quotidiane evitando che <strong>la</strong> paziente<br />

si auto limiti nel timore di possibili conseguenze secondarie;<br />

- fornire al<strong>la</strong> paziente tutte le informazioni che le possono essere utili a prevenire<br />

<strong>la</strong> insorgenza di eventuale linfedema;<br />

- fornire recapiti e numeri telefonici dei medici di riferimento.<br />

Sintesi del programma<br />

Il programma prevede un totale automatismo nel<strong>la</strong> gestione degli appuntamenti<br />

e delle visite in quanto <strong>la</strong> paziente, angosciata <strong>per</strong> <strong>la</strong> diagnosi e <strong>per</strong> le<br />

procedure chirurgiche si troverebbe in difficoltà ad autogestire gli appuntamenti.<br />

Il <strong>per</strong>corso clinico terapeutico prevede una visita fisiatrica pre-o<strong>per</strong>atoria,<br />

direttamente prenotata dal<strong>la</strong> caposa<strong>la</strong> del<strong>la</strong> chirurgia, nel<strong>la</strong> quale si valuta<br />

l’artico<strong>la</strong>rità del<strong>la</strong> spal<strong>la</strong> ed eventuali altre situazioni da tenere presenti nel<br />

trattamento post-o<strong>per</strong>atorio.<br />

In tale occasione verrà anche programmato l’inizio del<strong>la</strong> terapia di<br />

mobilizzazione post chirurgica da effettuare orientativamente 4-5 gg. dopo <strong>la</strong><br />

dimissione dal<strong>la</strong> chirurgia (dimissione mediamente in terza giornata) con controllo<br />

fisiatrico all’inizio del<strong>la</strong> terapia.<br />

Eventuali proroghe di degenza o complicanze vengono segna<strong>la</strong>te a cura<br />

del<strong>la</strong> caposa<strong>la</strong> del reparto chirurgico.<br />

Rieducazione post o<strong>per</strong>atoria:<br />

Il programma riabilitativo post o<strong>per</strong>atorio si artico<strong>la</strong> in 5 sedute con i seguenti<br />

obiettivi:<br />

- mobilizzazione del<strong>la</strong> spal<strong>la</strong> e arto su<strong>per</strong>iore;<br />

- rinforzo musco<strong>la</strong>re;<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

255


CAPITOLO 12<br />

- su<strong>per</strong>amento del timore del<strong>la</strong> paziente di riprendere le attività quotidiane;<br />

- consigli sull’uso dell’arto su<strong>per</strong>iore e sulle strategie da adottare <strong>per</strong> prevenire<br />

il linfedema;<br />

- consegna al<strong>la</strong> paziente di foglio informativo con recapiti telefonici e modalità<br />

di contatto diretto in caso di insorgenza di complicanze (è prevista in<br />

seconda fase <strong>la</strong> preparazione di volumetto con esercizi da eseguire a domicilio<br />

e norme di comportamento).<br />

In altre es<strong>per</strong>ienze anche all’interno del<strong>la</strong> nostra Azienda Sanitaria è stato<br />

scelto di effettuare un trattamento di brevissima durata (da 1 a 3 gg.) con <strong>la</strong><br />

consegna di un manuale sugli esercizi da eseguire a domicilio, questa metodica<br />

si è rive<strong>la</strong>ta efficace in pazienti con buona capacità di autogestione, ma in<br />

alcune pazienti ha creato ulteriore motivo di ansia e difficoltà nel<strong>la</strong> esecuzione<br />

degli esercizi a domicilio.<br />

Si è <strong>per</strong>tanto preferito fornire al<strong>la</strong> paziente solo una pagina in stile FAQ<br />

(domande frequenti) con linguaggio positivo e tranquillizzante e i recapiti<br />

telefonici cui rivolgersi in caso di dubbi o problemi. Il foglio viene consegnato<br />

direttamente al<strong>la</strong> paziente con l’indicazione di mostrarlo al proprio medico di<br />

base che <strong>per</strong>tanto viene coinvolto nel<strong>la</strong> cura del<strong>la</strong> paziente e nel<strong>la</strong> gestione di<br />

eventuali complicanze.<br />

La rimozione dei punti di sutura è prevista in occasione del<strong>la</strong> visita di controllo<br />

chirurgica.<br />

Al termine del ciclo di trattamento viene programmata direttamente dal<strong>la</strong><br />

Segreteria del<strong>la</strong> Riabilitazione una visita di controllo ad un mese circa al<strong>la</strong><br />

quale <strong>la</strong> paziente accederà con normale impegnativa del curante.<br />

Durante <strong>la</strong> vista verrà verificata <strong>la</strong> situazione clinica, il grado di<br />

coinvolgimento del<strong>la</strong> paziente nel progetto riabilitativo e valutata <strong>la</strong> eventuale<br />

necessità di ulteriore trattamento.<br />

Risultati<br />

I parametri in fase di monitoraggio i cui risultati verranno presentati nel<br />

poster sono:<br />

- % di pazienti o<strong>per</strong>ate che hanno seguito il <strong>per</strong>corso clinico riabilitativo;<br />

- % di pazienti che riescono entro due settimane dall’intervento a riprendere<br />

ADL;<br />

- % di pazienti che si sono rivolte ai servizi di riferimento <strong>per</strong> complicanze<br />

insorte entro un anno dall’intervento.<br />

Prospettive future<br />

- valutazione del grado di compliance del<strong>la</strong> paziente al programma di infor­<br />

256<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

mazioni e prevenzione con controlli a distanza di un mese e sei mesi dal<br />

termine del<strong>la</strong> terapia;<br />

- valutazione in occasione del primo controllo del grado di soddisfazione<br />

dell’ utente sul iter del <strong>per</strong>corso clinico terapeutico.<br />

12.49. Indagine conoscitiva sulle abitudini al fumo dei dipendenti di<br />

reparti a rischio dell’Azienda Ospedaliera di Cremona<br />

M. PARPANESI 1 , P. SIRONI 2 - Azienda Istituti Ospitalieri di Cremona; 1 Presidio Ambu<strong>la</strong>toriale<br />

Territoriale, 2 Unità O<strong>per</strong>ativa di Neurologia<br />

AUTORE REFERENTE: MAURO PARPANESI, Presidio Ambu<strong>la</strong>toriale Territoriale, Azienda<br />

Istituti Ospitalieri di Cremona, Viale Trento e Trieste 15, 26100 Cremona<br />

– tel.: 0372 405853, fax: 0372 405877, e- mail: vaxom@libero.it<br />

Breve introduzione del contesto<br />

Il Piano Sanitario Nazionale 2002-2004 ha inserito <strong>la</strong> lotta al tabagismo tra gli<br />

obiettivi diretti a promuovere comportamenti e stili di vita <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute. Oltre ad<br />

auspicare <strong>la</strong> drastica diminuzione del numero dei fumatori il Piano pone l’accento<br />

sulle necessità del rispetto del<strong>la</strong> normativa esistente sul divieto di fumo. L’OMS, nel<br />

<strong>19</strong>93, ha sancito che i servizi sanitari sono il punto cardine dell’azione <strong>per</strong> ottenere<br />

una drastica riduzione dell’abitudine al fumo. Negli ultimi decenni, importanti studi<br />

epidemiologici hanno individuato nel fumo di tabacco <strong>la</strong> principale causa evitabile<br />

di ma<strong>la</strong>ttie e di morte nei Paesi industrializzati; nonostante ciò in molti ambu<strong>la</strong>tori,<br />

ospedali e altre strutture sanitarie, si continua a tollerare il fumo degli o<strong>per</strong>atori, dei<br />

pazienti e dei visitatori. Questa situazione, oltre a vio<strong>la</strong>re il diritto dei non fumatori a<br />

soggiornare in ambienti liberi dal fumo, rappresenta un messaggio contraddittorio<br />

e diseducativo. L’Azienda Istituti Ospitalieri di Cremona, nell’ambito di una policy<br />

aziendale sul<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute negli ambienti sanitari secondo le indicazioni<br />

dell’OMS, ritiene prioritaria una strategia di intervento multisettoriale mirata<br />

tramite il progetto in corso attraverso <strong>la</strong> valutazione conoscitiva delle abitudini al<br />

fumo mediante <strong>la</strong> somministrazione di un questionario.<br />

Obiettivo/i<br />

- Valutare l’abitudine tabagica dei dipendenti delle U.O. di Pneumologia,<br />

Cardiologia e Ostertricia che <strong>per</strong> le loro caratteristiche intrinseche sono considerati<br />

centrali <strong>per</strong> una corretta educazione sanitaria contro il fumo attraverso<br />

<strong>la</strong> somministrazione di un questionario;<br />

- valutare <strong>la</strong> possibilità di inserire i fumatori in un <strong>per</strong>corso di disassuefazione;<br />

- promuovere stili di vita sani all’interno dell’Ospedale.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

257


CAPITOLO 12<br />

Gruppo/i Target: il progetto è rivolto ai dipendenti dei reparti di Pneumologia,<br />

Ostetricia e Cardiologia.<br />

Presentazione e valutazione dei risultati: sono stati distribuiti 80 questionari<br />

<strong>per</strong> circa 135 o<strong>per</strong>atori sanitari. Sono stati restituiti 9 questionari.<br />

Conclusioni: è in corso l’e<strong>la</strong>borazione dei questionari.<br />

12.50. Verifica del<strong>la</strong> qualità <strong>per</strong>cepita dall’utente in un <strong>per</strong>corso di<br />

promozione del<strong>la</strong> salute re<strong>la</strong>tiva al trattamento riabilitativo del<strong>la</strong><br />

lombalgia<br />

R. ALBERTAZZI 1 , D. CANDIOLI 2 - Fisioterapisti dell’U.O. Medicina Fisica e Riabilitazione<br />

Ospedale di Rovereto (TN), C.so Verona 4, 38068 Rovereto (TN) - tel.:<br />

0464 453297, fax: 0464 453514; Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari<br />

del<strong>la</strong> Provincia Autonoma di Trento - 1 Direttore U.O. Medicina Fisica e Riabilitazione<br />

Ospedale di Rovereto (TN), 2 Coordinatore fisioterapista dell’ U.O.<br />

Medicina Fisica e Riabilitazione Ospedale di Rovereto (TN)<br />

Motivazioni<br />

Oltre i tre quarti delle <strong>per</strong>sone adulte s<strong>per</strong>imentano il mal di schiena (o<br />

lombalgia) nel corso del<strong>la</strong> propria esistenza e <strong>la</strong> maggior parte in età <strong>la</strong>vorativa.<br />

Questa patologia ha un costo sociale e sanitario enorme <strong>per</strong> spese mediche<br />

e <strong>per</strong> giornate di <strong>la</strong>voro <strong>per</strong>se. Nel<strong>la</strong> maggioranza dei casi si tratta di algie<br />

comuni non corre<strong>la</strong>te a cause specifiche. Fra le cause più significative riferite<br />

dagli studiosi <strong>per</strong> queste forme, vi sono le posture e i movimenti incongrui, il<br />

sovrappeso, gli stress psicologici e una forma fisica scadente. Si è evidenziata<br />

<strong>la</strong> necessità, nel<strong>la</strong> pratica clinica, di favorire un “approccio attivo” <strong>per</strong> curare<br />

<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona colpita da mal di schiena nel<strong>la</strong> sua globalità ricorrendo ad un<br />

coinvolgimento diretto del paziente.<br />

Da diverso tempo, nel nostro servizio, il trattamento riabilitativo del<strong>la</strong><br />

lombalgia segue un <strong>per</strong>corso partico<strong>la</strong>re che prevede <strong>la</strong> partecipazione attiva<br />

dei nostri utenti ad un “corso di formazione” in cui vengono preparati <strong>per</strong><br />

gestire autonomamente il loro problema.<br />

In pratica il trattamento, previsto in 8 lezioni, prevede tre elementi:<br />

- un software educativo computerizzato sulle cause e sulle metodologie di<br />

prevenzione del<strong>la</strong> lombalgia che consente al paziente di poter interagire al<br />

fine di riuscire ad essere protagonista del proprio recu<strong>per</strong>o ed apprendere<br />

i vari aspetti del problema;<br />

- una proposta terapeutica con lezione teorica e addestramento agli esercizi<br />

di auto-mantenimento nell’ottica del<strong>la</strong> back school;<br />

258<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

- un fascicolo di rinforzo da consegnare al termine del <strong>per</strong>corso che serva a<br />

ricordare i concetti acquisiti e <strong>per</strong> l’auto-mantenimento a domicilio.<br />

Obiettivo<br />

Avendo standardizzato questo modo di <strong>la</strong>voro, ci siamo posti il problema di<br />

verificare <strong>la</strong> qualità <strong>per</strong>cepita dai nostri utenti.<br />

Abbiamo pensato di raggiungere l’obiettivo con <strong>la</strong> predisposizione di un<br />

questionario da far compi<strong>la</strong>re ai pazienti al<strong>la</strong> fine del “corso colonna”.<br />

La raccolta dei dati e <strong>la</strong> compi<strong>la</strong>zione del questionario è stata affidata ad<br />

una studentessa del D.U. di fisioterapia del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> di Rovereto, <strong>la</strong> quale sta<br />

preparando una tesi sull’ argomento.<br />

Target<br />

Popo<strong>la</strong>zione tra i 20 e i 65 aa. affetta da lombalgia semplice.<br />

Indicatori<br />

Gli indicatori scelti <strong>per</strong> il monitoraggio, concentrati in dieci domande, sono<br />

i seguenti:<br />

- valutazione dell’ aspetto organizzativo;<br />

- valutazione del<strong>la</strong> professionalità degli o<strong>per</strong>atori;<br />

- valutazione dell’ efficacia dell’intervento.<br />

12.51. Progetto “Sopraimille”. Col<strong>la</strong>borazione tra Centro <strong>Salute</strong> Mentale<br />

e Società degli Alpinisti Tridentini<br />

A. BOLOGNANI 1 , M. FLORIANI 1 , S. SCARAMUZZA 2 - 1 Centro <strong>Salute</strong> Mentale, Distretto<br />

Sanitario “Alto Garda e Ledro”, Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari,<br />

Provincia Autonoma di Trento, 2 Laureanda Corso in Tecnica del<strong>la</strong> Riabilitazione<br />

Psichiatrica, Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di<br />

Verona<br />

AUTORE REFERENTE: MILENA FLORIANI, Centro <strong>Salute</strong> Mentale, via Capitelli 50, 38062<br />

Arco (Tn) – tel.: 0464 582280, e-mail: Floriani.Milena@arc.apss.tn.it<br />

Introduzione<br />

Sul<strong>la</strong> scia di alcune es<strong>per</strong>ienze, italiane ed estere, di utilizzo del<strong>la</strong> montagna<br />

come scenario riabilitativo <strong>per</strong> pazienti affetti da patologie psichiatriche è stato<br />

avviato questo progetto, nato da un formale accordo tra il Centro <strong>Salute</strong><br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

259


CAPITOLO 12<br />

Mentale del Distretto Alto Garda e Ledro dell’ A.P.S.S. e <strong>la</strong> Sezione di Riva del<br />

Garda del<strong>la</strong> Società degli Alpinisti Tridentini (S.A.T.– C.A.I.).<br />

Il progetto è stato ideato, formu<strong>la</strong>to ed attuato da un gruppo congiunto di<br />

o<strong>per</strong>atori sanitari del CSM e di soci del<strong>la</strong> SAT di Riva. Le rispettive competenze,<br />

in ambito sanitario ed in quello legato al<strong>la</strong> frequentazione del<strong>la</strong> montagna,<br />

vengono così a confrontarsi e fondersi, in un <strong>la</strong>voro sinergico.<br />

Nel<strong>la</strong> prima fase, di progettazione e preparazione, gli o<strong>per</strong>atori del CSM<br />

hanno definito <strong>la</strong> “cornice riabilitativa” all’interno del<strong>la</strong> quale costruire l’es<strong>per</strong>ienza,<br />

individuando gli obiettivi da raggiungere, fornendo elementi teoricopratici<br />

<strong>per</strong> facilitare <strong>la</strong> gestione del gruppo e dei singoli. Da parte loro i soci<br />

del<strong>la</strong> SAT di Riva hanno messo a disposizione le loro competenze e specifiche<br />

conoscenze, guidando l’individuazione di strumenti, tecniche e proposte<br />

realizzabili “sul campo”.<br />

Nel<strong>la</strong> fase attuativa gli o<strong>per</strong>atori del CSM, che hanno partecipato attivamente<br />

a tutta l’es<strong>per</strong>ienza, hanno avuto <strong>la</strong> funzione di monitorare i risultati, intervenire<br />

e risolvere gli inevitabili problemi, più genericamente svolgere una<br />

essenziale funzione di tutoraggio nei confronti degli utenti. Al contempo i<br />

soci del<strong>la</strong> SAT di Riva hanno presentato e gestito gli aspetti tecnici dell’iniziativa,<br />

guidato il gruppo su un <strong>per</strong>corso es<strong>per</strong>ienziale, individuato le migliori<br />

proposte in re<strong>la</strong>zione alle capacità dei singoli e del gruppo.<br />

Obiettivi<br />

Stimo<strong>la</strong>re l’aggregazione; favorire il contatto con realtà “esterne”, creando<br />

opportunità di socializzazione con <strong>per</strong>sone ed ambienti esterni al “circuito<br />

psichiatrico”; stimo<strong>la</strong>re <strong>la</strong> ripresa del contatto col proprio corpo; acquisire competenze,<br />

anche sul piano tecnico, nel campo del<strong>la</strong> manualità, dell’uso appropriato<br />

dell’attrezzatura, di dimensioni specifiche dello “ambiente natura”; di<br />

accrescere, attraverso il confronto con gli altri e con l’ambiente, <strong>la</strong> conoscenza<br />

di sé e l’autostima.<br />

Gruppo Target<br />

Nell’attuale fase (che può essere considerata s<strong>per</strong>imentale) l’iniziativa è stata<br />

proposta a dieci giovani utenti (età 20 – 39 anni) del Centro di <strong>Salute</strong> Mentale,<br />

individuati ed indirizzati a questa es<strong>per</strong>ienza dallo psichiatra curante sul<strong>la</strong><br />

base di una riconosciuta motivazione e nel quadro di un programma di<br />

riabilitazione più ampio. Si è tenuto partico<strong>la</strong>rmente conto del<strong>la</strong> composizione<br />

del gruppo; tutti i partecipanti al gruppo presentano una diagnosi di Disturbo<br />

Psicotico o di Disturbo di Personalità.<br />

260<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

Presentazione risultati ottenuti<br />

Nel<strong>la</strong> fase s<strong>per</strong>imentale sono state effettuate sei uscite (in rifugio, sul<strong>la</strong> neve,<br />

in parete ecc...) ognuna delle quali preceduta da un incontro “informativo” e<br />

seguita da un incontro di riflessione sull’es<strong>per</strong>ienza vissuta, sui rapporti intrattenuti,<br />

sulle proprie reazioni ecc....<br />

Ogni uscita è stata monitorata con l’uso di una scheda <strong>per</strong>sonale di valutazione<br />

allo scopo di verificare l’andamento individuale sul piano generale ed il<br />

raggiungimento di specifici obbiettivi precedentemente fissati.<br />

Al<strong>la</strong> fine di questa fase s<strong>per</strong>imentale a tutti i partecipanti (utenti, o<strong>per</strong>atori e<br />

col<strong>la</strong>boratori) è stato proposto un questionario di verifica rispetto al gradimento<br />

dell’es<strong>per</strong>ienza.<br />

Conclusioni<br />

Gli elementi fondanti il progetto sono stati <strong>la</strong> sua originalità, <strong>la</strong> ricerca di<br />

una impostazione coerente sin dalle prime fasi progettuali, l’idea di creare<br />

sinergie molto forti con elementi esterni.<br />

Da una parte i risultati ottenuti sui singoli soggetti e sul gruppo nel suo<br />

insieme sono, anche se solo iniziali, molto confortanti. Dall’altra l’es<strong>per</strong>ienza<br />

attuata ha <strong>per</strong>messo di ricercare nuovi linguaggi di applicazione del<strong>la</strong> teoria<br />

del<strong>la</strong> riabilitazione psichiatrica, attraverso l’uso di uno strumento atipico ed i<br />

cui contorni sono ancora in buona misura da delineare. La positività dei risultati<br />

ottenuti giustifica quindi <strong>la</strong> prosecuzione dell’es<strong>per</strong>ienza e, paralle<strong>la</strong>mente,<br />

un <strong>la</strong>voro di ricerca ed individuazione di basi teoriche che portino al<strong>la</strong><br />

creazione di tecniche più precise ed utilizzabili.<br />

12.52. RAR: referente alcologico di reparto<br />

M. ALBERTINI, M. CHIODEGA, A. FILIPPI, A. CAZZOLLI, D. GROTTOLO, M. ROSA, B. PENASA<br />

- Distretto Alto Garda E Ledro, A.P.S.S. Trento<br />

AUTORE REFERENTE: MONICA CHIODEGA, Servizio Infermieristico Distretto Alto Garda<br />

e Ledro – e-mail: chiodega.monica@arc.apss.tn.it<br />

Obiettivi<br />

Il RAR (Referente Alcologico di Reparto) è un o<strong>per</strong>atore sanitario, formalmente<br />

riconosciuto dall’Azienda Sanitaria, opportunamente formato con corsi<br />

specifici <strong>per</strong> realizzare attività di counselling e di informazione a <strong>per</strong>sone e<br />

famiglie con PAC (problemi alcolcorre<strong>la</strong>ti) che o<strong>per</strong>a all’interno dell’Unità O<strong>per</strong>ativa.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

261


CAPITOLO 12<br />

Gli obiettivi del RAR sono:<br />

1. Individuare in ambito ospedaliero i problemi alcolcorre<strong>la</strong>ti nelle <strong>per</strong>sone<br />

ricoverate, indipendentemente dal<strong>la</strong> patologia che ne ha motivato l’accesso,<br />

attraverso uno screening condiviso da tutto il <strong>per</strong>sonale delle Unità<br />

O<strong>per</strong>ative supportato da altri esami diagnostici.<br />

2. Garantire, prima del<strong>la</strong> dimissione, a tutte le <strong>per</strong>sone positive allo screening<br />

<strong>per</strong> PAC o a rischio di PAC, rispettivamente un colloquio di motivazione,<br />

possibilmente con <strong>la</strong> presenza di un familiare o un colloquio breve che<br />

<strong>per</strong>metta di focalizzare il problema, dare corrette informazioni, fornire<br />

materiale informativo, indicare <strong>per</strong>corsi <strong>per</strong> facilitare il cambiamento, con<br />

invio ai programmi territoriali.<br />

3. Incrementare nei reparti ospedalieri l’informazione, <strong>la</strong> formazione, <strong>la</strong><br />

sensibilizzazione e <strong>la</strong> responsabilità degli o<strong>per</strong>atori e dei pazienti ricoverati<br />

sull’importanza degli stili di vita <strong>per</strong>sonali come determinanti del proprio<br />

benessere e del proprio star bene con gli altri.<br />

Target<br />

1. Tutti i pazienti ricoverati nel<strong>la</strong> struttura<br />

2. Familiari delle <strong>per</strong>sone con problemi alcol corre<strong>la</strong>ti<br />

3. O<strong>per</strong>atori sanitari<br />

Valutazione dei risultati<br />

1. Numero di colloqui effettuati/n. pazienti ricoverati in ospedale;<br />

2. numero di arrivi al Centro di Alcologia e/o nei centri di riabilitazione (Club);<br />

3. numero di iniziative promosse dal gruppo RAR;<br />

4. monitoraggio dell’attività, ricerca e verifica attraverso incontri <strong>per</strong>iodici tra<br />

gli o<strong>per</strong>atori RAR ed il Centro di Alcologia, <strong>per</strong> una programmazione, valutazione,<br />

confronto, aggiornamento e sostegno dell’attività.<br />

Conclusioni<br />

L’es<strong>per</strong>ienza di questi anni ha chiaramente dimostrato che un momento<br />

“prezioso” come quello dell’ospedalizzazione (momento in cui <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona è<br />

partico<strong>la</strong>rmente “debole”, dipendente ed in condizione di accettare soluzioni<br />

e proposte altrimenti negate e rifiutate), si è rive<strong>la</strong>to “sotto-utilizzato” e scarsamente<br />

ottimizzato <strong>per</strong> l’identificazione di <strong>per</strong>sone con PAC o a rischio di PAC.<br />

L’istituzione del<strong>la</strong> figura del RAR, ha portato a triplicare i contatti con <strong>per</strong>sone<br />

con PAC o a rischio di PAC ricoverate; aumentare gli ingressi nei gruppi di<br />

auto-mutuo-aiuto ed ha suscitato nuove coscienze e sensibilità fra gli o<strong>per</strong>atori<br />

sanitari.<br />

262<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

12.53. Attuazione del sistema qualità: valutazione del<strong>la</strong> soddisfazione<br />

dell’utente presso un servizio di fisiopatologia respiratoria- Dati<br />

preliminari<br />

L. CARMELLINI, A. SANNICOLÒ, A. FLAIM, F. CICCARONE, V. LEONI, M. PRANDINI - Ospedale<br />

Civile di Arco<br />

AUTORE REFERENTE: MARIO PRANDINI, e-mail: Prandini@arc.apss.tn.it, tel.: 0464<br />

582415, fax: 0464 582417<br />

Introduzione<br />

Il concetto di “Qualità” solo da poco ha iniziato a ricevere <strong>la</strong> dovuta considerazione<br />

nell’ambito del<strong>la</strong> assistenza sanitaria, come diritto di ogni cittadino<br />

e dovere del <strong>per</strong>sonale sanitario. Questa considerazione deve indirizzare l’organizzazione<br />

al<strong>la</strong> soddisfazione dell’utente che dipende non solo dal fatto<br />

che quello che viene eseguito venga eseguito in maniera corretta, secondo le<br />

norme di buona pratica medica, ma anche da come <strong>la</strong> prestazione viene <strong>per</strong>cepita<br />

dall’utente stesso. La “Qualità” rappresenta il cardine su cui basare <strong>la</strong><br />

visibilità e <strong>la</strong> credibilità di una organizzazione.<br />

Il Servizio di Fisiopatologia Respiratoria si occupa di diverse attività: centro<br />

di riferimento provinciale <strong>per</strong> i disturbi respiratori del sonno e riferimento<br />

provinciale <strong>per</strong> l’ossigenoventiloterapia domiciliare; eroga il 90% del<strong>la</strong> attività<br />

di fisiopatologia respiratoria ed il 70% di quel<strong>la</strong> allergologica del<strong>la</strong> provincia.<br />

Obiettivo<br />

Valutare l’impatto del<strong>la</strong> nostra attività sull’utente. Abbiamo chiesto a tutti i<br />

soggetti che afferiscono al Servizio di compi<strong>la</strong>re un questionario nel quale si<br />

chiede di valutare una serie di punti re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> attività medico infermieristica<br />

ed al<strong>la</strong> logistica. La distribuzione dei questionari è iniziata il 2 maggio u.s ed i<br />

dati che presentiamo sono re<strong>la</strong>tivi ai primi 260 questionari.<br />

Risultati<br />

Abbiamo raccolto il 100% dei questionari distribuiti e nessun utente si è<br />

rifiutato di compi<strong>la</strong>rlo. 98 questionari riportavano solo giudizio di buono e<br />

ottimo. 162 questionari riportavano almeno 1 giudizio di sufficiente o insufficiente.<br />

Nessuno giudizio pessimo.<br />

Nello specifico, al<strong>la</strong> domanda 1: “come giudica <strong>la</strong> prestazione ottenuta” in 2<br />

casi si otteneva il giudizio di insufficiente.<br />

Al<strong>la</strong> domanda 2: “come considera <strong>la</strong> prestazione rispetto alle Sue aspettative”<br />

in 3 casi il giudizio era di insufficiente.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

263


CAPITOLO 12<br />

La domanda 3: “come giudica l’ accessibilità al servizio” ha evidenziato <strong>la</strong><br />

maggiore criticità. 7 giudizi di insufficiente <strong>per</strong> quanto riguarda il punto “facilità”<br />

di prenotazione. 32 insufficiente <strong>per</strong> quanto riguarda il punto: “segnaletica<br />

all’ interno dell’ ospedale.”.<br />

Anche <strong>la</strong> domanda 4 “lista d’ attesa” ha messo in luce criticità con 17 insufficiente.<br />

Le domande 5 e 6 attinenti al<strong>la</strong> accoglienza del<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> d’ attesa ed al tempo<br />

trascorso nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> d’ attesa ottenevano rispettivamente 1 insufficiente ed 3<br />

insufficiente.<br />

La domanda 7 re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> disponibilità di medici e <strong>per</strong>sonale paramedico<br />

otteneva 3 insufficiente <strong>per</strong> quanto riguarda il <strong>per</strong>sonale medico e 2 insufficiente<br />

<strong>per</strong> il <strong>per</strong>sonale paramedico.<br />

La domanda 8, re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> privacy otteneva 4 insufficiente <strong>per</strong> quanto riguardante<br />

l’ accettazione e 4 insufficiente <strong>per</strong> quanto attinente all’espletamento<br />

del<strong>la</strong> prestazione.<br />

La domanda 9, riguardante le informazioni ricevute otteneva 6 insufficiente<br />

al punto re<strong>la</strong>tivo alle modalità di preparazione al<strong>la</strong> prestazione, 3 insufficiente<br />

<strong>per</strong> quanto riguarda <strong>la</strong> diagnosi, 5 insufficiente <strong>per</strong> quanto attinente <strong>la</strong> terapia,<br />

2 insufficiente <strong>per</strong> quanto riguarda il ritiro dei referti.<br />

Discussione<br />

2 questionari hanno dato giudizio di insufficiente <strong>per</strong> tutte le domande,<br />

mentre <strong>la</strong> maggior parte dei questionari presentava giudizi sia positivi sia negativi.<br />

I punti più critici sono stati quelli re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> domanda 3: ”come giudica<br />

l’ accessibilità al servizio” (39 risposte negative) e quelli re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> domanda<br />

4: “lista di attesa” (17 risposte negative). Per quanto riguarda <strong>la</strong> domanda 3,<br />

al punto “facilità di prenotazione” bisogna considerare che <strong>la</strong> nostra attività<br />

non viene gestita dal CUP e quindi spesso gli utenti devono eseguire diverse<br />

telefonate prima di contattarci; <strong>per</strong> quanto attinente il punto “segnaletica all’<br />

interno dell’ ospedale” bisogna sottolineare che l’ospedale è funzionante da<br />

solo 3 mesi e quindi non tutto è predisposto in maniera ottimale. Per quanto<br />

riguarda <strong>la</strong> “lista di attesa” bisogna considerare che i questionari sono stati<br />

distribuiti nel <strong>per</strong>iodo di maggior incidenza di sintomatologia allergica da pollini<br />

e pur avendo aumentato di un terzo il numero delle sedute non siamo riusciti<br />

a contenere il <strong>per</strong>iodo di attesa a meno di 40 giorni.<br />

Conclusioni<br />

La distribuzione dei questionari è risultata assai utile <strong>per</strong> comprendere quali<br />

sono i nostri punti di debolezza sui quali o<strong>per</strong>are <strong>per</strong> migliorare ed è risultata<br />

altresì utile <strong>per</strong> farci comprendere come sia effettivamente necessario agire<br />

<strong>per</strong> far <strong>per</strong>cepire al paziente <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> prestazione ottenuta.<br />

264<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

12.54. Progetto HPH interregionale “Allergia a scuo<strong>la</strong>”: verso <strong>la</strong><br />

realizzazione di un sito web <strong>per</strong> adolescenti<br />

A. APPICCIAFUOCO 1 , M. MANFREDI 2 , P. MINALE 3 , G. ERMINI 4 , P. CAMPI 4 , C. MENICOCCI 2 , C.<br />

TAZZER 3 , A. ALESSANDRI 5 , R. GUADAGNO 5 , I. FRATI 5 , D. MAZZOTTA 6 , R. BRUNETTI 7 , R.<br />

PREDONZANI 8 , F. SIMONELLI 9 , P. MORELLO MARCHESE 10 - 1 Coordinatore Progetto HPH ASL<br />

10, 2 U.O.S. Laboratorio di Immunologia e Allergologia, Nuovo Ospedale San Giovanni<br />

di Dio ASL 10 Firenze, 3 U.O. Allergologia, Dipartimento di Medicina interna<br />

Ospedale San Martino, Genova, 4 U.O.S. Allergologia ed Immunologia Clinica<br />

Nuovo Ospedale San Giovanni di Dio ASL 10 Firenze, 5 Management staff Nuovo<br />

Ospedale San Giovanni di Dio, ASL 10 Firenze, 6 Management staff Ospedale<br />

S.M. Annunziata ASL 10 Firenze, 7 U.O. Educazione al<strong>la</strong> salute ASL 10 Firenze,<br />

8<br />

Coordinatore Progetto HPH Regione Liguria, 9 HPH Network Regione Toscana,<br />

A.O. Meyer-Firenze, 10 Coordinatore Progetto HPH A. O. Meyer- Firenze<br />

La letteratura internazionale degli ultimi anni concorda nel rilevare un significativo<br />

aumento delle ma<strong>la</strong>ttie allergiche con conseguente sempre maggior<br />

impatto sociosanitario ed economico. Un appropriato management delle ma<strong>la</strong>ttie<br />

allergiche <strong>per</strong>mette di arrivare prima ad una diagnosi corretta e di evitare<br />

terapie inadeguate con indubbi vantaggi <strong>per</strong> quanto riguarda <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong><br />

vita e <strong>la</strong> spesa sanitaria. Programmi preventivi multidisciplinari che educano<br />

al<strong>la</strong> conoscenza del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e dei <strong>per</strong>corsi diagnostico-terapeutici corretti sono<br />

<strong>per</strong>tanto molto importanti. La U.O.S. Allergologia ed Immunologia Clinica e <strong>la</strong><br />

U.O.S. Laboratorio di Immunologia ed Allergologia del<strong>la</strong> ASL 10 Firenze insieme<br />

al<strong>la</strong> U.O. Allergologia dell’Azienda Ospedaliera San Martino di Genova hanno<br />

e<strong>la</strong>borato un programma educazionale comune, e<strong>la</strong>borando strategie condivise<br />

e creando una alleanza tra specialisti allergologi, pediatri, educatori sanitari,<br />

insegnanti, alunni e loro genitori <strong>per</strong> migliorare <strong>la</strong> conoscenza delle ma<strong>la</strong>ttie<br />

allergiche e favorire lo sviluppo di una coscienza dei processi di salute. E’<br />

stato sviluppato un Progetto coo<strong>per</strong>ativo interregionale nell’ambito del Programma<br />

HPH che coinvolge <strong>la</strong> Regione Toscana e <strong>la</strong> regione Liguria.<br />

Scopo del Progetto<br />

- Realizzare un programma educazionale <strong>per</strong> adolescenti informandoli su<br />

come identificare, prevenire e curare le ma<strong>la</strong>ttie allergiche.<br />

- Rafforzare il legame tra Ospedale e Territorio.<br />

- Realizzare un sito Web educazionale <strong>per</strong> adolescenti sul tema dell’allergia.<br />

Metodi<br />

Partecipanti: sono stati coinvolti gli alunni delle scuole medie inferiori di<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

265


CAPITOLO 12<br />

Genova, Scandicci e Firenze, gli specialisti dei Servizi di Allergologia ed<br />

Immunologia Clinica e Laboratorio, gli educatori sanitari e gli insegnanti.<br />

Protocollo: è stato e<strong>la</strong>borato un protocollo educazionale in merito alle ma<strong>la</strong>ttie<br />

allergiche e loro fattori di rischio che si artico<strong>la</strong> in lezioni in c<strong>la</strong>sse, distribuzione<br />

di materiale informativo e dispense agli alunni di scuo<strong>la</strong> media inferiore,<br />

proiezioni video, visite ed es<strong>per</strong>ienze pratiche in <strong>la</strong>boratorio di<br />

Allergologia <strong>per</strong> il riconoscimento degli aeroallergeni. I nostri Ospedali hanno<br />

a<strong>per</strong>to le porte ad alunni, insegnanti e genitori coinvolgendo attivamente i<br />

ragazzi ed aiutandoli ad e<strong>la</strong>borare loro stessi materiale educazionale in forma<br />

scritta e grafica dedicato ai loro coetanei.<br />

Risultati<br />

L’attività svolta si è concretizzata nel<strong>la</strong> realizzazione di un opuscolo<br />

educazionale “Io e l’allergia” scritto dai ragazzi stessi in un linguaggio semplice<br />

e condivisibile da altri adolescenti e pubblicato dal<strong>la</strong> U.O. Educazione al<strong>la</strong><br />

salute del<strong>la</strong> ASL 10 Firenze, di un CD-ROM e nell’allestimento di una mostra<br />

dei disegni dei ragazzi presso i Presidi Ospedalieri.<br />

Tutto il materiale sarà inserito in un sito WEB educazionale dedicato. Attualmente<br />

il volume “Io e l’Allergia”è consultabile nel sito regionale HPH,<br />

“www.meyer.it/hph”, al<strong>la</strong> voce “documentazione- Es<strong>per</strong>ienze eccellenti”.<br />

Conclusioni<br />

Il progetto che verrà esteso negli anni futuri ad altre scuole ed altre Regioni<br />

si propone come modello al fine di migliorare l’outcome di salute dei servizi<br />

sanitari e <strong>la</strong> qualità dell’assistenza nel campo delle ma<strong>la</strong>ttie allergiche.<br />

12.55. Ruolo dell’educazione sanitaria nel<strong>la</strong> terapia dell’asma<br />

V. BRUSAFERRO, F. BAZZANI, Y. KOOMEN, G. MATTEVI, F. MIORI, B. VILLOTTI e A. SALVATERRA<br />

- Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari, Unità O<strong>per</strong>ativa di Fisiopatologia<br />

Respiratoria, Ospedale Civile di Arco (TN)<br />

AUTORE REFERENTE: VITO BRUSAFERRO – e.mail: brusaferro@arc.apss.tn.it<br />

Introduzione<br />

Nel<strong>la</strong> gestione delle ma<strong>la</strong>ttie croniche e fra queste l’asma bronchiale, vi sono<br />

diverse difficoltà da su<strong>per</strong>are. Esse riguardano in partico<strong>la</strong>re i rapporti del<br />

paziente con <strong>la</strong> sua ma<strong>la</strong>ttia (conoscenza delle cause, sua evoluzione nel tempo,<br />

accettazione del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia come ma<strong>la</strong>ttia cronica), con <strong>la</strong> terapia (in parti­<br />

266<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

co<strong>la</strong>re <strong>la</strong> conoscenza del meccanismo d’azione dei farmaci, dei loro effetti<br />

col<strong>la</strong>terali, del<strong>la</strong> loro tossicità nell’assunzione cronica), il rapporto tra il paziente,<br />

<strong>la</strong> famiglia e l’ambiente <strong>la</strong>vorativo ed infine il rapporto tra il paziente<br />

ed il medico curante.<br />

Come già evidenziato dal<strong>la</strong> letteratura e dall’es<strong>per</strong>ienza quotidiana, affrontare<br />

questi problemi significa voler migliorare <strong>la</strong> compliance del paziente nei<br />

riguardi del<strong>la</strong> terapia e il suo rapporto con <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, al fine di ottenere un<br />

miglioramento del<strong>la</strong> qualità di vita, una riduzione dei costi sociali, dei costi<br />

sanitari, dei costi economici.<br />

Obiettivo<br />

Valutare l’impatto di un programma educativo riguardo il rapporto tra paziente<br />

e ma<strong>la</strong>ttia ed in partico<strong>la</strong>re il rapporto tra paziente e terapia.<br />

Azioni<br />

Abbiamo somministrato un questionario a 100 pazienti con asma cronico;<br />

successivamente, guidati dai risultati raccolti, abbiamo avviato un programma<br />

di educazione sanitaria <strong>per</strong> migliorare e “correggere” le conoscenze ed i comportamenti<br />

<strong>la</strong>ddove erano più carenti. In pratica un infermiere ha spiegato a<br />

tutti i pazienti l’utilità e l’uso del misuratore di picco di flusso e l’uso degli<br />

aerosolizzatori pressurizzati; i medici durante ogni visita di controllo hanno<br />

spiegato sistematicamente i concetti fondamentali del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia asmatica (cause<br />

scatenanti, infiammazione bronchiale, i<strong>per</strong>reattività bronchiale, broncospasmo),<br />

hanno ricordato i concetti fondamentali sul<strong>la</strong> proprietà e sull’uso<br />

dei farmaci (preventivi, curativi, broncodi<strong>la</strong>tatori) ed hanno richiamato poi<br />

l’attenzione sulle terapie preventive e di mantenimento che devono essere<br />

modu<strong>la</strong>te attraverso i dati raccolti con monitoraggio del picco di flusso.<br />

Dati<br />

Il 32% dei pazienti era consapevole dell’utilità del<strong>la</strong> misurazione ripetuta<br />

delle prove spirometriche e dell’utilità del<strong>la</strong> misurazione quotidiana del picco<br />

di flusso; ancora il 32% sapeva elencare esattamente i nomi commerciali dei<br />

farmaci esclusivamente preventivi; il 33% conosceva il nome dei farmaci<br />

broncodi<strong>la</strong>tatori e spiegava in maniera corretta il loro utilizzo.<br />

Dopo tre anni è stato somministrato nuovamente lo stesso questionario a<br />

40 soggetti che avevano avuto nel tempo almeno 2 controlli/anno presso i<br />

nostri ambu<strong>la</strong>tori. Per quanto riguarda le conoscenze abbiamo riscontrato un<br />

risultato notevolmente soddisfacente: il 57% è ora consapevole dell’utilità del<strong>la</strong><br />

misurazione ripetuta delle prove spirometriche e dell’utilità del<strong>la</strong> misura­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

267


CAPITOLO 12<br />

zione quotidiana del picco di flusso; il 72% sa elencare esattamente i nomi<br />

commerciali dei farmaci preventivi. Per quanto riguarda <strong>la</strong> terapia, il 77% conosce<br />

e usa correttamente i farmaci broncodi<strong>la</strong>tatori.<br />

Conclusioni<br />

I risultati dimostrano l’importanza del ruolo dell’educazione sanitaria nel<strong>la</strong><br />

conoscenza e nel trattamento dell’asma bronchiale. L’apporto educativo del<br />

<strong>per</strong>sonale medico e tecnico-infermieristico ha infatti determinato una maggiore<br />

conoscenza del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e dei metodi di autovalutazione del<strong>la</strong> stessa, e<br />

un miglioramento nell’utilizzo dei farmaci ina<strong>la</strong>tori.<br />

12.56. Il counselling infermieristico <strong>per</strong> l’informazione terapeutica al<br />

paziente psichiatrico sugli psicofarmaci prescritti<br />

D. COSTI, M. GARAMANTE, M. FERRARI, S. GALERO, G. ROSARIO, L. CAMORANI - Dipartimento<br />

di <strong>Salute</strong> Mentale, Azienda USL di Reggio Emilia, Via Amendo<strong>la</strong> 2,<br />

42100 Reggio Emilia<br />

AUTORE REFERENTE: DORELLA COSTI - tel.: 0522 335499, e-mail: dorel<strong>la</strong>.costi@ausl.re.it<br />

Breve introduzione del contesto<br />

L’informazione terapeutica al paziente psichiatrico sugli psicofarmaci prescritti<br />

è un progetto che i centri di salute mentale (CSM) del<strong>la</strong> Reggio Emilia<br />

Health Authority hanno attuato da alcuni anni nel contesto del progetto<br />

aziendale sull’educazione terapeutica.<br />

L’informazione terapeutica (informazione, decisione, supporto) è <strong>la</strong> prescrizione<br />

di specifiche informazioni basate sull’evidenza ad uno specifico<br />

paziente, caregiver o consumatore, proprio nel momento giusto <strong>per</strong> aiutarlo<br />

a prendere una specifica decisione o <strong>per</strong> un cambio di comportamento.<br />

Obiettivo/i<br />

- Migliorare <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> comunicazione re<strong>la</strong>tiva alle indicazioni<br />

terapeutiche con il paziente e <strong>la</strong> sua famiglia <strong>per</strong> favorire anche una migliore<br />

qualità delle cure.<br />

- Condividere con il paziente e <strong>la</strong> sua famiglia le principali informazioni re<strong>la</strong>tive<br />

all’uso del<strong>la</strong> terapia psicofarmacologica, favorire l’autonomia del paziente<br />

e del <strong>per</strong>sonale infermieristico nell’educazione all’uso dei farmaci e<br />

nell’identificazione degli effetti indesiderati.<br />

I CSM hanno promosso <strong>la</strong> diffusione di istruzioni o<strong>per</strong>ative riguardanti l’iden­<br />

268<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

tificazione ed il trattamento degli effetti indesiderati dei farmaci, predisposte<br />

con linguaggio non tecnico e comprensibile sulle indicazioni che richiedono<br />

l’uso del farmaco, <strong>per</strong> aiutare il paziente e <strong>la</strong> famiglia ad individuare eventuali<br />

effetti avversi, spesso transitori, e a riconoscere i segni e i sintomi che richiedono<br />

una valutazione rapida da parte del medico specialista.<br />

Sono state realizzate e distribuite agli utenti dei CSM schede informative<br />

sulle principali tipologie di psicofarmaci prescritti.<br />

Gruppo/i target<br />

Pazienti psichiatrici e re<strong>la</strong>tive famiglie.<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

La valutazione dell’applicazione del progetto è basata sul<strong>la</strong> predisposizione<br />

ed aggiornamento di schede informative <strong>per</strong> pazienti e familiari sugli effetti<br />

indesiderati dei farmaci, e sul<strong>la</strong> evidenza del<strong>la</strong> loro diffusione.<br />

I risultati conseguiti riguardano <strong>la</strong> e<strong>la</strong>borazione di schede informative <strong>per</strong> i pazienti<br />

e familiari re<strong>la</strong>tive alle diverse categorie di farmaci sulle modalità di corretta<br />

utilizzazione, sugli effetti indesiderati e sulle misure pratiche di riduzione dei disagi;<br />

tali schede sono disponibili presso tutti i CSM e vengono consegnate, all’inizio<br />

del trattamento terapeutico e, se occorre, anche a trattamento già iniziato, durante<br />

una seduta di counseling in cui si verifica anche <strong>la</strong> comprensione del paziente.<br />

12.57. Un servizio di informazione e valutazione degli ausili tecnici come<br />

strumento di promozione del<strong>la</strong> salute<br />

G. GUANDALINI, N. MAZZINI - Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari del<strong>la</strong><br />

Provincia Autonoma di Trento<br />

AUTORE REFERENTE: GIOVANNI GUANDALINI, Ospedale Riabilitativo Vil<strong>la</strong> Rosa, Pergine<br />

(TN) – tel.: 0461 501500, fax: 0461501580, e-mail vil<strong>la</strong>rosa@tn.apss.tn.it<br />

Introduzione<br />

Nel mondo riabilitativo l’ausilio è diventato in questi ultimi anni un elemento<br />

terapeutico sempre più importante ed essenziale <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere <strong>la</strong> maggior<br />

autonomia possibile alle <strong>per</strong>sone “diversamente abili”, <strong>per</strong> facilitare l’assistenza<br />

dei loro care-givers, <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere una vita di qualità.<br />

D’altra parte il mondo degli ausili in quest’ultimo decennio ha avuto un<br />

enorme sviluppo; l’aumento del loro uso/consumo ha trainato un’innovazione<br />

tecnologica che <strong>per</strong>mette di disporre di una vastissima scelta di presidi<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

269


CAPITOLO 12<br />

quali: carrozzine ortopediche ad auto spinta, leggere, su<strong>per</strong> leggere,<br />

<strong>per</strong>sonalizzate, elettroniche, a uso multiplo; sistemi di postura fabbricati con<br />

materiali sofisticati ad alto contenuto tecnologico; sistemi di domotizzazione<br />

delle abitazioni <strong>per</strong> favorire il rientro al domicilio e <strong>per</strong> attivare strategie di<br />

prevenzione del<strong>la</strong> disabilità; ausili <strong>per</strong> <strong>la</strong> mobilizzazione delle <strong>per</strong>sone; ausili<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> prevenzione dei decubiti, ausili informatici <strong>per</strong> facilitare <strong>la</strong> comunicazione<br />

in condizioni estreme di difficoltà, ecc...<br />

Il principio di una sanità che pone al centro dei suoi interventi il paziente<br />

stesso e i suoi care-givers si è definitivamente affermato, e <strong>per</strong> quanto riguarda<br />

gli ausili si è concretizzato nel<strong>la</strong> <strong>per</strong>sonalizzazione degli ausili stessi, nell’adattamento<br />

al singolo <strong>per</strong> <strong>la</strong> soluzione del problema posto in una prospettiva<br />

curativa e preventiva.<br />

L’attenzione riservata al<strong>la</strong> “cronicità”, intesa non solo come ma<strong>la</strong>ttia cronica,<br />

ma come condizione cronica che include <strong>la</strong> disabilità come possibile stato<br />

esistenziale con pieno diritto di cittadinanza, ha comportato <strong>per</strong> il <strong>per</strong>sonale<br />

sanitario <strong>la</strong> necessità di acquisire competenze sul mondo degli ausili, adeguata<br />

ai bisogni espressi dai pazienti.<br />

Obiettivo<br />

Il rego<strong>la</strong>mento <strong>per</strong> le prestazioni di assistenza protesica, decreto del Ministero<br />

del<strong>la</strong> sanità n. 332, recita: “<strong>la</strong> prescrizione dei dispositivi protesici” ovvero<br />

delle ortesi, delle protesi e degli ausili, “è redatta da un medico specialista<br />

del Ssn, competente....”, e inoltre <strong>la</strong> “prescrizione costituisce parte integrante<br />

di un programma di prevenzione, cura e riabilitazione delle lesioni o loro<br />

esiti....”, <strong>la</strong> prima prescrizione deve comprendere “diagnosi circostanziata....<br />

indicazione del dispositivo..., un programma terapeutico...”.<br />

Con il decreto è stato sancito il ruolo che i programmi di ausiliazione rivestono<br />

<strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere <strong>la</strong> partecipazione del soggetto con diversa abilità al<strong>la</strong><br />

vita sociale, ma soprattutto il conteso istituzionale nel quale si collocano.<br />

L’ospedale Vil<strong>la</strong> Rosa impegnato nel<strong>la</strong> cura delle gravi disabilità, da alcuni<br />

anni ha attivato un’artico<strong>la</strong>zione specificamente dedicata alle problematiche<br />

poste dai piani integrati di ausiliazione dei pazienti attraverso un’artico<strong>la</strong>zione<br />

organizzativa, il servizio “Abilita”.<br />

Il servizio di informazione e valutazione degli ausili “Abilita”, si avvale di<br />

un approccio metodologico che in coerenza con il mandato istituzionale e in<br />

conformità a servizi analoghi nel territorio nazionale, è in grado di:<br />

- valutare il bisogno espresso dall’utente;<br />

- considerare <strong>la</strong> domanda esplicita o implicita del paziente e/o del suo nucleo<br />

di curanti;<br />

- ricercare le soluzioni come parte di un progetto e<strong>la</strong>borato dall’equipe che<br />

ha in cura <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona;<br />

270<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

- coinvolgere il paziente e i suoi care-givers nel<strong>la</strong> scelta, adattamento e apprendimento<br />

all’uso oltre che nel<strong>la</strong> manutenzione dei presidi.<br />

Nel servizio <strong>la</strong>vora una terapista a tempo pieno, un secondo fisioterapista <strong>per</strong><br />

l’equivalente del 50% del tempo, e un fisiatra è il responsabile medico dell’organizzazione.<br />

Il servizio è alloggiato in un proprio spazio che si compone di un’area<br />

ufficio e di un’area <strong>per</strong> <strong>la</strong> valutazione dei pazienti e <strong>per</strong> i colloqui. Si compone<br />

anche di uno spazio quale piccolo deposito e mostra di ausili. La rete virtuale di<br />

servizi in internet con le diverse banche-dati consente di disporre di un’ampia<br />

possibilità illustrativa e <strong>la</strong> rete informatica aziendale consente una rapida e efficace<br />

comunicazione con le altre artico<strong>la</strong>zioni aziendali coinvolte.<br />

Gli obiettivi principali del servizio Abilita sono:<br />

- aumentare l’appropriatezza dell’ausiliazione e migliorare <strong>la</strong> soddisfazione<br />

dell’utente;<br />

- ridurre i tempi di individuazione e assegnazione degli ausili favorendo i<br />

<strong>per</strong>corsi amministrativi <strong>per</strong> le autorizzazioni;<br />

- monitorare gli “abbandoni “ dell’ausiliazione;<br />

- promuovere l’aggiornamento e coadiuvare al<strong>la</strong> formazione dei clienti interni;<br />

- offrire consulenza ad altre artico<strong>la</strong>zioni provinciali <strong>per</strong> i progetti di<br />

“domotizzazione” delle abitazioni, e <strong>per</strong> favorire <strong>la</strong> partecipazione al<strong>la</strong> vita<br />

sociale dei disabili.<br />

Risultati<br />

Vengono presentati i risultati quali-quantitativi raggiunti in due anni di attività,<br />

2002-2003.<br />

In prospettiva si realizzeranno strategie <strong>per</strong> favorire un adeguato riutilizzo<br />

degli ausili che sono riconsegnati all’azienda sanitaria, in col<strong>la</strong>borazione con<br />

il Distretto di Trento e Valle dei Laghi (cui fanno capo le attività di verifica di<br />

congruità sanitario-amministrativa, le procedure d’autorizzazione e di controllo<br />

dell’erogazione degli ausili <strong>per</strong> tutto il territorio provinciale) al fine di<br />

mantenere un alto standard di prestazioni e un maggior controllo del<strong>la</strong> spesa,<br />

<strong>per</strong> quanto di competenza.<br />

Un altro filone di sviluppo possibile è <strong>la</strong> consulenza on-line, un servizio di<br />

telemedicina che utilizzerebbe postazioni polifunzionali.<br />

12.58. I giovani del servizio civile quale risorsa nel processo di accoglienza<br />

ospedaliera<br />

S. CORTOPASSI, M. FILIERI, L. MORELLI, R. GUERRINI, A. D’ALESSANDRO - Azienda USL 5<br />

di PISA<br />

AUTORE REFERENTE: SERGIO CORTOPASSI, Responsabile U.O. Assicurazione di Quali­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

271


CAPITOLO 12<br />

tà e Accreditamento Azienda USL 5 di Pisa, Via Zamenhof 1, 56100 Pisa –<br />

Tel.: 050 954207, fax: 050 954321, e-mail: s.cortopassi@usl5.toscana.it<br />

Introduzione del contesto<br />

Nel corso degli ultimi 10-15 anni si è registrato un radicale mutamento nel<br />

rapporto tra i cittadini ed i servizi, in modo partico<strong>la</strong>re quelli sanitari, che, <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

loro peculiare funzione ed importanza sull’incidenza del<strong>la</strong> vita quotidiana, sono<br />

stati, nel settore pubblico, quelli di gran lunga più interessati al cambiamento.<br />

I cittadini che accedono in una struttura ospedaliera, si trovano spesso in<br />

un contesto <strong>la</strong> cui organizzazione e gli orari si discostano dalle abitudini del<strong>la</strong><br />

vita quotidiana. Tutto ciò è reso ancora più difficile dalle caratteristiche strutturali<br />

dell’edificio.<br />

Obiettivo<br />

Il progetto si pone l’obiettivo di fornire un’accoglienza <strong>per</strong>sonalizzata e<br />

l’orientamento ai cittadini e ai loro familiari che accedono ai servizi.<br />

Al fine di garantire il miglioramento dell’accoglienza, l’umanizzazione e l’informazione<br />

ai cittadini italiani e stranieri all’interno del Presidio Ospedaliero<br />

F. Lotti di Pontedera <strong>la</strong> direzione aziendale dell’Ausl 5 di Pisa ha previsto l’inserimento<br />

dei volontari del Servizio Civile nei <strong>per</strong>corsi assistenziali.<br />

I volontari del Sevizio Civile, inoltre, col<strong>la</strong>boreranno con l’URP al<strong>la</strong> gestione<br />

del processo di tute<strong>la</strong>. I cittadini, infatti, possono far riferimento al<strong>la</strong> struttura<br />

<strong>per</strong> problematiche di tipo logistico, re<strong>la</strong>zionale, assistenziale che possono<br />

intervenire durante l’utilizzo delle strutture.<br />

Il progetto si pone infine l’obiettivo di migliorare <strong>la</strong> gestione del tempo dei<br />

pazienti ricoverati attraverso iniziative educative finalizzate al miglioramento<br />

del<strong>la</strong> propria salute e attraverso attività culturali e ricreative negli intervalli di<br />

tempo non occupati dalle cure.<br />

Target<br />

Il target è costituito dall’utenza che entra in contatto con <strong>la</strong> realtà ospedaliera<br />

sia <strong>per</strong> il ricovero sia <strong>per</strong> prestazioni di tipo ambu<strong>la</strong>toriale e diagnostiche con<br />

partico<strong>la</strong>re riguardo <strong>per</strong> i cittadini non autosufficienti e stranieri.<br />

Con l’inserimento dei volontari del Servizio Civile tutti i cittadini inseriti nei<br />

<strong>per</strong>corsi ospedalieri saranno <strong>per</strong>sonalmente accolti, dotati del materiale informativo<br />

necessario attraverso <strong>la</strong> consegna di una cartellina di accoglienza.<br />

Per l’utenza straniera, a seguito di uno studio mirato sul tasso di ricovero<br />

dei cittadini extracomunitari, le informazioni necessarie sono state redatte in<br />

lingua inglese e albanese.<br />

272<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

L’accoglienza è prevista anche <strong>per</strong> i familiari ed è comprensiva di aiuto <strong>per</strong><br />

l’espletamento di pratiche burocratico-amministrative necessarie sia durante<br />

il ricovero sia al momento del<strong>la</strong> dimissione. Quanto detto <strong>per</strong> facilitare il collegamento<br />

con il territorio. A tal proposito saranno coinvolte le strutture sanitarie<br />

territoriali e le strutture sociali competenti.<br />

I volontari del Servizio Civile saranno affiancati e seguiti da due O<strong>per</strong>atori<br />

Locali di Progetto dipendenti dell’Azienda USL5 che provvederanno oltre al<br />

tutoraggio anche a fornire specifica formazione teorico pratica.<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

Al momento attuale sono stati predisposti i materiali informativi, anche<br />

multilingua, ed è stata stipu<strong>la</strong>to un accordo di partenariato tra l’Azienda USL 5<br />

di Pisa e l’ARCI Valdera <strong>per</strong> l’impiego di 6 volontari del servizio civile<br />

Dal<strong>la</strong> piena realizzazione del progetto che andrà a regime nei primi mesi<br />

del 2005 quando saranno disponibili le nuove leve di volontari ci attendiamo<br />

il miglioramento del<strong>la</strong> qualità <strong>per</strong>cepita da parte degli utenti dei nostri servizi<br />

ospedalieri.<br />

Indagini di customer satisfaction ci consentiranno <strong>la</strong> valutazione dei risultati<br />

che saranno pubblicizzati nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione annuale di tute<strong>la</strong> e presentati al<strong>la</strong><br />

Conferenza dei Servizi nonché utilizzati <strong>per</strong> costruire azioni di miglioramento<br />

mirate.<br />

Conclusioni<br />

L’introduzione dei volontari del Servizio Civile nel<strong>la</strong> struttura ospedaliera, a<br />

nostro avviso, contribuisce ad avvicinare ulteriormente i servizi al cittadino, a semplificare<br />

<strong>la</strong> comprensione delle informazioni fornite, ad essere elemento di stimolo<br />

e di confronto tra i professionisti che o<strong>per</strong>ano all’interno dei servizi. Ulteriore<br />

ricaduta positiva del progetto consiste nel formare giovani cittadini che al<strong>la</strong> fine<br />

del<strong>la</strong> loro es<strong>per</strong>ienza diventano consapevoli dell’offerta sanitaria del territorio,<br />

capaci di trasmettere quanto appreso nel loro ambiente di vita. L’es<strong>per</strong>ienza vissuta,<br />

inoltre, può rappresentare <strong>per</strong> il giovane volontario anche uno stimolo <strong>per</strong><br />

indirizzare consapevolmente le eventuali e future scelte <strong>la</strong>vorative.<br />

12.59. Progetto HPH “Musica in Ospedale”: <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione di una<br />

migliore accoglienza ed assistenza del paziente nel Nuovo Ospedale<br />

di San Giovanni di Dio – ASL 10 Firenze<br />

A. APPICCIAFUOCO 1 , G. RANDELLI 2 , F. BUONO 3 , D. BELLUCCI 4 , A. MATUCCI 5 , G. MARIN 5 ,<br />

M. MANFREDI 6 , P. CAMPI 6 , A. MARTINI 7 , C. RUSSO 8 - 1 Coordinatore HPH Area Fio­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

273


CAPITOLO 12<br />

rentina, 2 Resp. Coordinamento Ospedale-Territorio, Presidente Ass. cult. Cori<br />

Ensemble 3 , 4 Segretaria Ass. Cult. Cori Ensemble, 5 Reparto di Reumatologia,<br />

6<br />

Reparto di Allergologia e Immunologia Clinica, 7 Ostetricia Nuovo Ospedale<br />

San Giovanni di Dio, 8 U.O. Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong><br />

La voce è il più antico e facile strumento a disposizione dell’uomo. La musica<br />

è un linguaggio dello spirito, esattamente come il pianto o il riso. Tutti<br />

possono cantare e/o provare gioia o re<strong>la</strong>x ascoltando musica, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> musica<br />

aiuta a sentirsi meglio. La nostra proposta è aiutare il paziente e l’o<strong>per</strong>atore<br />

a sentirsi meglio con i nostri brani musicali.<br />

Scopi del progetto<br />

- Rafforzare l’idea di un Ospedale che cerca di far sentire i pazienti benvenuti<br />

durante il loro ricovero.<br />

- Aiutare i pazienti a sentirsi meno preoccupati durante <strong>la</strong> terapia.<br />

- Trasmettere <strong>la</strong> sensazione che <strong>la</strong> musica <strong>per</strong>metta una maggiore serenità<br />

che si traduce in una migliore col<strong>la</strong>borazione tra pazienti ed o<strong>per</strong>atori.<br />

Metodi<br />

Il coro ha iniziato <strong>la</strong> sua coo<strong>per</strong>azione con il Nuovo Ospedale di San Giovanni<br />

di Dio due anni fa ed ha iniziato il progetto “Musica in Ospedale” un<br />

anno fa nel Reparto di Reumatologia. All’inizio abbiamo preferito un approccio<br />

discreto andando a cantare nel reparto due volte al mese un re<strong>per</strong>torio<br />

che, vista l’età e <strong>la</strong> tipologia dei pazienti, comprendesse canzoni del<strong>la</strong> tradizione<br />

popo<strong>la</strong>re toscana o brani famosi del<strong>la</strong> musica leggera, ponendo partico<strong>la</strong>re<br />

attenzione a non disturbare <strong>la</strong> privacy e a non interferire nel<strong>la</strong> routine<br />

paziente/o<strong>per</strong>atore. Abbiamo consegnato ai “lungo-degenti” copie del nostro<br />

re<strong>per</strong>torio affinché potessero cantare con noi <strong>la</strong> volta successiva. Successivamente<br />

siamo passati ad una frequenza settimanale ed abbiamo partecipato ad<br />

eventi specifici organizzati dal Reparto di Reumatologia ed eseguito concerti<br />

itineranti o nell’Au<strong>la</strong> Muntoni dell’Ospedale durante giornate partico<strong>la</strong>ri come<br />

gli open days oppure il <strong>per</strong>iodo natalizio.<br />

Al momento stiamo seguendo anche altri due nuovi progetti:<br />

- <strong>la</strong> sa<strong>la</strong> di attesa del reparto di Allergologia ed Immunologia dove cantiamo<br />

ogni settimana <strong>per</strong> alleviare l’attesa dei pazienti che effettuano le prove<br />

allergologiche;<br />

- Ostetricia e Nursery, dove, sempre settimanalmente, cantiamo <strong>per</strong> mamme,<br />

papà e neonati un re<strong>per</strong>torio di Ninne Nanne durante un momento chiamato<br />

“Coccole e musica”, volto a rafforzare un’atmosfera intima e ri<strong>la</strong>ssata o a<br />

confortare i piccoli nelle incubatrici.<br />

274<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

Risultati<br />

I pazienti accolgono il coro con curiosità e a volte <strong>per</strong>plessità ma successivamente<br />

con gratitudine e spesso cercano di cantare con noi anche quando le<br />

loro condizioni lo consentono poco (pensiamo soprattutto alle visite sporadiche<br />

al Reparto di Rianimazione). I pazienti gradiscono lo svolgimento del progetto<br />

e spesso si informano su quando ritorniamo in reparto: questa è <strong>la</strong> nostra<br />

maggiore ricompensa.<br />

12.60. La prevenzione primaria del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia cardiovasco<strong>la</strong>re: eccesso<br />

di peso, alimentazione, attività fisica e lipidi ematici di una<br />

popo<strong>la</strong>zione di adolescenti<br />

P. ABELLI (Direttore Sanitario Istituto Scientifico di Montescano FSM), V. PARISI<br />

(Vicedirigente didattico Istituto L. G. Faravelli di Strabel<strong>la</strong>), P. LOMBARDI (Assessore<br />

al<strong>la</strong> Cultura comune di Strabel<strong>la</strong>), P.G. MAGGI (Assessore ai Servizi<br />

Sociali comune di Strabel<strong>la</strong>), R. VEDOVELLI (Dirigente medico di Direzione Sanitaria<br />

Istituto Scientifico di Montescano FSM), L. MAGGI (Vicedirigente didattico<br />

Istituto L. G. Faravelli di Strabel<strong>la</strong>), G. GHIGNI (Vicedirigente didattico<br />

Istituto L. G. Faravelli di Strabel<strong>la</strong>), M. ZUCCHELLA (Vicedirigente didattico Istituto<br />

L. G. Faravelli di Strabel<strong>la</strong>), G. CAMPO (Vicedirigente didattico Istituto L.<br />

G. Faravelli di Strabel<strong>la</strong>), R. AQUILANI (Servizio Fisiopatologia Metabolico-<br />

Nutrizionale Istituto Scientifico di Montescano FSM)<br />

AUTORE REFERENTE: PAOLA ABELLI, Fondazione Salvatore Maugeri Istituto Scientifico<br />

di Montescano, via <strong>per</strong> Montescano n. 31 (PV) - tel.: 038 52471, fax: 038<br />

561386, e-mail: pabelli@fsm.it<br />

Introduzione<br />

La ma<strong>la</strong>ttia cardiovasco<strong>la</strong>re dell’adulto (infarto, ictus, arteriopatia obliterante<br />

<strong>per</strong>iferica) ha <strong>la</strong> sua base di sviluppo nell’infanzia e nell’adolescenza. Una<br />

alimentazione aterogena e una vita sedentaria in <strong>per</strong>iodo adolescenziale sono<br />

fattori di rischio <strong>per</strong> <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia cardiovasco<strong>la</strong>re dell’adulto.<br />

Scopo del nostro <strong>la</strong>voro è stato quello di quantificare nutrizione ed attività<br />

fisica di una popo<strong>la</strong>zione di adolescenti.<br />

Metodologia<br />

Sono stati reclutati <strong>19</strong>9 studenti dell’Istituto Tecnico e <strong>per</strong> Geometri L.G.<br />

Faravelli di Strabel<strong>la</strong> (PV), di età tra i 14 ed i 17 anni, 120 femmine e 79 maschi.<br />

Dopo <strong>la</strong> rilevazione dei dati antropometrici, ciascun adolescente ha compi<strong>la</strong>­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

275


CAPITOLO 12<br />

to un diario alimentare (3 giorni) ed uno di attività fisica. Sono stati eseguiti<br />

prelievi ematici <strong>per</strong> <strong>la</strong> determinazione del<strong>la</strong> concentrazione dei lipidi.<br />

Risultati<br />

Tab. 1. Distribuzione in % dei pesi<br />

Peso normale Soprappeso Obesità Eccesso di peso<br />

(sovrappeso+obesità)<br />

83,5 13,5 3 16,5<br />

Tab. 2. Principali caratteristiche dell’alimentazione<br />

variabili Popo<strong>la</strong>zione intera Maschi Femmine<br />

KCAL 2644±702 2044±432<br />

KCAL/Kg peso corporeo 46±10 40±10<br />

Carboidrati (grammi) 371±118 287±81<br />

Proteine (grammi) 98±29 70±18<br />

Lipidi (grammi) 96±30 74±<strong>19</strong><br />

Grassi totali >30% KCAL totali 71,2% 61,9% 78,3%<br />

Grassi saturi ≥ 10% KCAL totali 47,2% 50,8% 44,5%<br />

Carboidrati raffinati >12% KCAL totali 72,6% 61,9% 80,7%<br />

Tab. 3. Attività fisica discrezionale<br />

Maschi Femmine<br />

1 ora settimanale 359±200 161±124<br />

Tab. 4. Concentrazione dei lipidi ematici<br />

Variabili Maschi Femmine<br />

Colesterolo totale ≥ 200 mg/dl 5% 18%<br />

Col tot 171-<strong>19</strong>9 mg/dl 30% 43%<br />

Col tot ≤ 170 mg/dl 65% 39%<br />

Trigliceridi ≥ 150 mg/dl 6,6% 3%<br />

Conclusioni<br />

Un’importante quota di adolescenti ha uno stile di vita (nutrizione, attività<br />

fisica) e tassi ematici di lipidi inadeguati <strong>per</strong> una efficace prevenzione primaria<br />

del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia cardiovasco<strong>la</strong>re dell’adulto.<br />

276<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

12.61. Alimentarsi bene <strong>per</strong> crescere meglio: risultati finali<br />

D. MICHELLINI 1 , A.M. FERRARI 2 , C. CAMPARI 2 - AUSL di Reggio Emilia - 1 Settore di<br />

Pediatria di comunità, 2 Dipartimento di Sanità Pubblica,<br />

AUTORE REFERENTE: ANNA MARIA FERRARI, SIP di Montecchio, AUSL, via Marconi<br />

18, Montecchio (RE) – tel.: 0522 860170, e-mail: ferrarin@ausl.re.it<br />

Breve introduzione del contesto<br />

E’ noto che <strong>la</strong> sedentarietà, un’alimentazione troppo ricca in calorie, con un<br />

elevato apporto di grassi di origine animale e di colesterolo, sono sovente<br />

responsabili dell’insorgenza di ma<strong>la</strong>ttie cardiovasco<strong>la</strong>ri e metaboliche, che<br />

hanno costi <strong>per</strong>sonali (in termini di qualità del<strong>la</strong> vita) e collettivi (intesi come<br />

spesa sanitaria e sociale) altissimi.<br />

La sensibilizzazione al problema dell’obesità in età pediatrica, spesse volte<br />

associato a scarsa attività fisica, svolge quindi un ruolo centrale e decisivo<br />

nel<strong>la</strong> divulgazione di una cultura di un’alimentazione equilibrata e corretta e<br />

di adeguati stili di vita.<br />

Obiettivo/i<br />

- Favorire <strong>la</strong> conoscenza dei comportamenti alimentari e l’adozione di standard<br />

nutrizionali sani (P.S.N. <strong>19</strong>98-2000).<br />

- Promuovere “stili di vita” idonei a favorire <strong>la</strong> buona salute.<br />

- Costruire un progetto “esportabile”, documentando tutte le fasi o<strong>per</strong>ative, i<br />

materiali prodotti, i risultati<br />

- Valutare il raggiungimento degli obiettivi sopra citati attraverso metodi oggettivi<br />

(confronto dati epidemiologici).<br />

Gruppo/i target<br />

Nel <strong>19</strong>99-2000 è stato proposto a 44 c<strong>la</strong>ssi di 1° Elementare del<strong>la</strong> provincia<br />

di Reggio Emilia (812 alunni) un progetto di promozione e di educazione<br />

al<strong>la</strong> salute in campo alimentare svolto nell’arco dei 5 anni di scuo<strong>la</strong> e<br />

artico<strong>la</strong>to in modo tale che tutti “attori” dell’iniziativa (maestre, alunni e famiglie,<br />

dietista, pedagogista, insegnanti ISEF) potessero sinergicamente col<strong>la</strong>borare.<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

Il progetto formativo è stato monitorato, tramite questionari specifici proposti<br />

in momenti diversi a genitori e alunni, al fine di valutare i risultati rag­<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

277


CAPITOLO 12<br />

giunti; a questa indagine epidemiologica hanno partecipato 26 c<strong>la</strong>ssi coinvolte<br />

(campione) e 7 c<strong>la</strong>ssi non coinvolte (controllo) nel <strong>per</strong>corso formativo.<br />

La rilevazione dei dati epidemiologici nel campione ha riguardato svariate<br />

variabili:<br />

- Valutazione auxologica (peso, altezza, eccesso ponderale secondo i<br />

<strong>per</strong>centili di Cole): l’eccesso ponderale in 1° elementare era del 72%, in 5°<br />

elementare del 70%. L’aumento dei normopesi nelle bambine è stato bi<strong>la</strong>nciato<br />

da una diminuzione nei maschi.<br />

- Dati anagrafici, breve anamnesi clinica e variabili socio-economiche del<strong>la</strong><br />

famiglia: un titolo di studio materno basso e <strong>la</strong> provenienza dalle regioni<br />

del centro-sud Italia sono associate ad un maggiore eccesso ponderale del<br />

bambino.<br />

- Attività ludiche motorie del bambino: <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di bambine sedentarie<br />

è dimezzata tra l’inizio e <strong>la</strong> fine del progetto. Questa diminuzione è meno<br />

evidente nei maschi, che <strong>per</strong>ò dimostrano complessivamente una maggiore<br />

predisposizione all’attività ludico-motoria sin dal<strong>la</strong> 1° elementare.<br />

- Abitudini alimentari del bambino: l’apporto calorico/die è maggiore al 1°<br />

anno che al 5° (2181 vs <strong>19</strong>02), l’introduzione di colesterolo diminuisce sensibilmente.<br />

Un apporto calorico eccessivo caratterizza in 5° elementare il<br />

35% del campione rispetto al 48% del controllo.<br />

- Come mi vedo, come vorrei essere (1° elementare): il bambino ha una corretta<br />

<strong>per</strong>cezione del proprio stato ponderale.<br />

- Questionario Vero/Falso/Non so sulle conoscenze nutrizionali degli alunni:<br />

i bambini che hanno partecipato al progetto hanno una conoscenza degli<br />

argomenti significativamente maggiore rispetto ai bambini che non hanno<br />

partecipato al progetto.<br />

- Questionario Vero/Falso/Non so sulle conoscenze nutrizionali dei genitori:<br />

sia i genitori di c<strong>la</strong>ssi aderenti al progetto che quelli di c<strong>la</strong>ssi non aderenti<br />

dimostrano un’elevata consapevolezza e conoscenza dei temi in ambito alimentare.<br />

Conclusioni<br />

L’eccesso ponderale è un problema multifattoriale:<br />

- Famigliarità: da intendersi non solo come componente genetica ma soprattutto<br />

come patrimonio socio-culturale, abitudini e stili di vita del<strong>la</strong> famiglia.<br />

- Attività fisica: è certamente un importante fattore di “contenimento” dell’eccesso<br />

ponderale.<br />

- Apporto calorico e qualità del<strong>la</strong> dieta: è un ovvio determinante che <strong>per</strong>ò<br />

nel nostro studio non sembra essere il principale.<br />

- I bambini che hanno partecipato al progetto dimostrano una conoscenza<br />

complessiva sull’alimentazione migliore.<br />

278<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

12.62. Le vie del Fumo<br />

S. BOSI 1 , A. M. FERRARI 2 , S. DE FRANCO 3 , R. BOSI 4 , R. CAVALLI 4 , G. AZZARONE 4 , M.<br />

PEDRONI 5 , C. SPAGGIARI 6 , R. TOFFANETTI PANNELLA 7 , O. MALVONI 8 - 1 Responsabile Prevenzione<br />

Lega contro i Tumori, ONLUS Sezione di Reggio Emilia; 2 Dipartimento<br />

Sanità Pubblica AUSL di Reggio Emilia; 3 Presidente Ordine dei Medici<br />

di Reggio Emilia; 4 AUSL di Reggio Emilia; 5 Medico Medicina Generale; 6 Pediatra;<br />

7 ASMN di Reggio Emilia; 8 IPASVI<br />

AUTORE REFERENTE: ANNA MARIA FERRARI, Dipartimento di Sanità Pubblica AUSL<br />

di Reggio Emilia. Servizio Igiene Pubblica Reggio Sud Montecchio Emilia, Via<br />

Marconi 18 – tel.: 0522 860170, fax: 0522 860140, e-mail: ferrarin@ausl.re.it<br />

Breve introduzione del contesto<br />

“Le vie del Fumo” è una rassegna didattica multimediale dedicata al<strong>la</strong> prevenzione<br />

dell’abitudine al fumo negli adolescenti che si sviluppa attraverso<br />

giochi, <strong>la</strong>boratori, mostre espositive <strong>per</strong> rispondere all’esigenza di offrire strumenti<br />

metodologici e tematici aggiornati a docenti ed o<strong>per</strong>atori sanitari e <strong>per</strong><br />

dare agli studenti (dai 13 ai 18 anni) <strong>la</strong> possibilità di affrontare il problema<br />

fumo con una modalità emotivamente coinvolgente.<br />

Obiettivo/i<br />

Offrire una possibilità di riflettere in modo originale e completo sui diversi<br />

aspetti che caratterizzano <strong>la</strong> simbologia e l’immaginario legati al<strong>la</strong> sigaretta.<br />

Nonostante, infatti, siano chiariti gli effetti nocivi che il fumo attivo e passivo<br />

provoca al<strong>la</strong> salute, smettere di fumare è una scelta estremamente impegnativa<br />

ed ambivalente. Ogni fumatore vuole abbandonare <strong>la</strong> sigaretta ma non sa<br />

decidersi a farlo. Attraverso le rassegne espositive si evidenzia quanto siano<br />

ancora forti e radicate le immagini positive che influenzano le idee e il gesto<br />

del fumare.<br />

Gruppo/i target<br />

Studenti dai 13 ai 18 anni, docenti, o<strong>per</strong>atori sanitari, popo<strong>la</strong>zione generale.<br />

Ai diversi gruppi target vengono proposti <strong>per</strong>corsi diversificati comprendenti<br />

area informatica scientifica, <strong>la</strong>boratorio video, <strong>la</strong>boratorio informatico,<br />

<strong>la</strong>boratorio scientifico, <strong>la</strong>boratorio dell’immaginario legato al fumo, <strong>la</strong>boratorio<br />

psicologico, <strong>la</strong>boratorio del respiro. Inoltre ai docenti ed agli o<strong>per</strong>atori<br />

sanitari vengono offerti “scuole senza fumo” e <strong>la</strong>boratorio metodologico. Tutti<br />

vengono sottoposti a test di ingresso e di congedo.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

279


CAPITOLO 12<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

La mostra è stata visitata da circa 8.000 <strong>per</strong>sone.<br />

Sono stati e<strong>la</strong>borati questionari <strong>per</strong> valutare le conoscenze e il gradimento.<br />

Gli strumenti proposti nel<strong>la</strong> mostra sono stati utilizzati nel<strong>la</strong> didattica da molte<br />

scuole.<br />

Conclusioni<br />

Il bi<strong>la</strong>ncio del<strong>la</strong> rassegna, che ha visto <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione di <strong>per</strong>sonale es<strong>per</strong>to<br />

volontariato e istituzioni locali, è senz’altro positivo. Soddisfacente l’afflusso<br />

dei visitatori (8.000 <strong>per</strong>sone).<br />

In partico<strong>la</strong>re è stato centrato l’obiettivo di offrire ai visitatori un’es<strong>per</strong>ienza<br />

coinvolgente dal punto di vista emotivo, oltre che originale e utile <strong>per</strong> approfondimenti<br />

tematici nei suoi contenuti. E’ infatti innegabile che <strong>per</strong> affrontare<br />

in modo adeguato i problemi del<strong>la</strong> prevenzione, occorre far leva sulle componenti<br />

che appartengono all’immaginario legato al<strong>la</strong> sigaretta, in <strong>la</strong>rga parte<br />

ancora connotato positivamente, nonostante le conoscenze specifiche possedute<br />

sul<strong>la</strong> nocività ed il danno individuale recato da certi comportamenti. Dare<br />

una forma esplicita e una voce a questo immaginario significa cominciare un<br />

processo di e<strong>la</strong>borazione più maturo del proprio vissuto rispetto al fumo e,<br />

dal punto di vista di chi si occupa di prevenzione, significa creare le sole<br />

condizioni necessarie ed efficaci <strong>per</strong> <strong>la</strong> riuscita dell’intervento.<br />

12.63. Alimentarsi bene <strong>per</strong> crescere meglio: comunicare come<br />

D. MICHELLINI 1 , A.M. FERRARI 2 , C. CAMPARI 2 - AUSL di Reggio Emilia - 1 Settore di<br />

Pediatria di comunità, 2 Dipartimento di Sanità Pubblica<br />

AUTORE REFERENTE: ANNA MARIA FERRARI, SIP di Montecchio, AUSL, via Marconi<br />

18, Montecchio (RE) - tel.: 0522 860170, e-mail: ferrarin@ausl.re.it<br />

Breve introduzione del contesto<br />

Sempre maggiore attenzione è rivolto al problema dell’eccesso ponderale<br />

in età infantile, quale determinante di salute; è noto inoltre che stili di vita sani<br />

contribuiscono al miglioramento del<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita.<br />

E’ stato proposto un progetto di educazione alimentare agli alunni del<strong>la</strong><br />

scuo<strong>la</strong> elementare ritenendo <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> <strong>la</strong> sede privilegiata <strong>per</strong> interventi di<br />

educazione e formazione; in un tale contesto, il messaggio sanitario doveva<br />

essere mediato da modalità comunicative consone al linguaggio dei bambini.<br />

280<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

Obiettivo/i<br />

- Favorire <strong>la</strong> conoscenza dei comportamenti alimentari e l’adozione di standard<br />

nutrizionali sani (P.S.N. <strong>19</strong>98-2000).<br />

- Promuovere “stili di vita” idonei a favorire <strong>la</strong> buona salute.<br />

- Costruire un progetto “esportabile”, documentando tutte le fasi o<strong>per</strong>ative, i<br />

materiali prodotti, i risultati.<br />

- Valutare il raggiungimento degli obiettivi sopra citati attraverso metodi oggettivi<br />

(confronto dati epidemiologici).<br />

- Rendere i bambini e le loro famiglie protagonisti attivi.<br />

Gruppo/i target<br />

Nel <strong>19</strong>99-2000 è stato proposto a 44 c<strong>la</strong>ssi di 1° Elementare del<strong>la</strong> provincia<br />

di Reggio Emilia un progetto di promozione e di educazione al<strong>la</strong><br />

salute in campo alimentare. Il <strong>per</strong>corso didattico, svolto nell’arco dei 5<br />

anni di scuo<strong>la</strong>, ha visto <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione di diversi professionisti ed enti<br />

impegnati a promuovere una corretta alimentazione associata all’attività<br />

motoria.<br />

La metodologia utilizzata prevedeva che l’acquisizione di conoscenze avvenisse<br />

tramite es<strong>per</strong>ienze <strong>per</strong>sonali: animazioni in c<strong>la</strong>sse con le dietiste, es<strong>per</strong>ienze<br />

sul campo, attività ludico-motoria.<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

Dal<strong>la</strong> valutazione dei questionari conoscitivi (Vero/Falso/Non so, Come mi<br />

vedo, Cosa mi piace mangiare) è emerso che gli alunni hanno una conoscenza<br />

degli argomenti significativamente maggiore rispetto a quelli che non hanno<br />

partecipato al progetto.<br />

Nel corso dello svolgimento del progetto sono stati realizzati i seguenti<br />

materiali: cartelloni tematici; gioco del<strong>la</strong> frutta; VHS: La co<strong>la</strong>zione, Ghiro-Ghiro,<br />

alieno alimentare, Flic e Floc, Intervento del<strong>la</strong> dietista in c<strong>la</strong>sse; trasmissione<br />

televisiva: Cinque minuti di buona alimentazione; svariati CD interattivi;<br />

gioco educativo: Giocando con gusto.<br />

Conclusioni<br />

Si ritiene che le modalità comunicative adottate, che vedevano i bambini<br />

protagonisti attivi di <strong>per</strong>corsi fatti di gesti, racconti, es<strong>per</strong>ienze, siano stati partico<strong>la</strong>rmente<br />

significativi <strong>per</strong> il raggiungimento dei risultati.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

281


CAPITOLO 12<br />

12.64. La promozione del<strong>la</strong> salute nell’anziano: riduzione del rischio di<br />

caduta<br />

P. A. MILANI (Direttore Sanitario HTC Health Tracking Center, Stradel<strong>la</strong>, Pavia),<br />

S. CAMPETELLA (Servizio di Neuropsichiatria HTC), P.A. LOMBARDI (Assessore al<strong>la</strong><br />

Cultura Comune di Stradel<strong>la</strong>, Pavia), P.G. MAGGI (Assessore ai Servizi Sociali,<br />

Comune di Stradel<strong>la</strong>, Pavia), A. ZANCAN (Fisiatra Fondazione S. Maugeri,<br />

Pavia), P. ROVATI (Servizio di Nutrizione Clinica AO di Pavia), L. SONETTI<br />

(Terapista del<strong>la</strong> Riabilitazione – HTC), T. BRIGADA (Terapista del<strong>la</strong> Riabilitazione<br />

– HTC), C. RAMPINI (Terapista del<strong>la</strong> Riabilitazione – HTC), F. CATANIA<br />

(Terapista del<strong>la</strong> Riabilitazione – HTC), R. AQUILANI (Consulente Scientifico HTC)<br />

AUTORE REFERENTE: PIERA ADELE MILANI, HTC, Via Martiri Partigiani 33, 27049<br />

Stradel<strong>la</strong> (PV) - tel.: 0385 246861, fax: 0385 43363, e-mail: htcsrl@tin.it<br />

Introduzione<br />

Le cadute rappresentano un importante evento negativo <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute dell’anziano<br />

determinandone una minaccia <strong>per</strong> le capacità di autonomia fisica e<br />

soprattutto <strong>per</strong> <strong>la</strong> sopravvivenza. Inoltre i costi dell’ospedalizzazione e dell’eventuale<br />

assistenza post-ospedalizzazione sono elevati.<br />

Scopo del nostro intervento è stato quello di ridurre il rischio di caduta nel<strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione anziana del Comune di Stradel<strong>la</strong> (PV).<br />

Metodologia: La nostra ipotesi di <strong>la</strong>voro è che una riduzione del<strong>la</strong> capacità<br />

del cammino (velocità < 84cm/sec nel o ; 74 cm/sec. nel<strong>la</strong> o +<br />

) rappresenti un<br />

rischio elevato di caduta. La metodologia di intervento è stata descritta<br />

nell’abstract book edito dal 7° Congresso HPH di Torino 2003. [1]<br />

Risultati<br />

Flusso del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione anziana <strong>per</strong>venuto al<strong>la</strong> valutazione del cammino:<br />

- Popo<strong>la</strong>zione anziana (≥ 65 anni): n. 2.847 (=26,9% del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione di<br />

Stradel<strong>la</strong>)<br />

- Risposte ai questionari <strong>per</strong>venuti: n. 468 (=16,44%) (65% o +<br />

, 35% o<br />

)<br />

- Denuncianti problemi quotidiani nel camminare, <strong>la</strong>varsi, vestirsi, svolgere<br />

mansioni fisiche n. 369 (=79%)<br />

- Rientranti nei criteri di inclusione <strong>per</strong><strong>la</strong> valutazione del cammino: n. 126<br />

(=34,1%)<br />

- Evidenziata ridotta capacità del cammino n. 46 (=12,5% del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

denunciante problemi)<br />

282<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

Tab. 1: Dati demografici ed antropometrici dei 46 soggetti con ridotta capacità del<br />

cammino<br />

Sesso Età (anni) Peso (Kg) BMI (Kg/m2)<br />

37o +<br />

/ 9 o 74±4,5 68,7±14 27,9±4,5<br />

Tab. 2: Risultati del<strong>la</strong> valutazione del cammino (dati espressi come x ± D.S. con<br />

analisi statistica)<br />

Prima del Dopo il ciclo Significatività<br />

ciclo terapia<br />

Velocità del cammino (cm/sec) 73±17 95,5±17 p< 0,000<br />

Metri <strong>per</strong>corsi in 6 minuti 251±74 337±74 p< 0,000<br />

Difficoltà di respiro durante test<br />

(Sca<strong>la</strong> di Borg: 0=nul<strong>la</strong> 10=max) 2,63±2,5 1,54±1,9 n.s.<br />

Percezione di difficoltà durante il<br />

test (VAS 0= nul<strong>la</strong> 20= max) 6,95±6,5 4±4,2 p< 0,02<br />

Conclusione<br />

L’intervento dimostra l’efficacia di un ciclo di educazione al cammino e di<br />

fisioterapia <strong>per</strong> migliorarne l’efficienza, uno dei principali fattori contro il rischio<br />

di caduta nell’anziano.<br />

Tuttavia molto rimane da attuare da parte delle autorità politico-sanitarie<br />

<strong>per</strong> ottenere un maggiore coinvolgimento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione.<br />

Bibliografia<br />

1. MILANI P. A., LOMBARDI P., MAGGI P., ZANCAN A., CAMPETELLA S., AQUILANI R., Una<br />

rete territoriale tra Centro Medico privato ed Istituzione Pubblica <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

promozione del<strong>la</strong> salute dei soggetti anziani. 1° fase: prevenzione del<strong>la</strong><br />

disabilità, 7° Conferenza Nazionale degli Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> Promozione del<strong>la</strong><br />

<strong>Salute</strong>, Torino 21-22 novembre 2003.<br />

12.65. Intervento di sensibilizzazione sul<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia diabetica rivolto al<strong>la</strong><br />

cittadinanza: es<strong>per</strong>ienza di 6 anni.<br />

F. CARBONARO, A. MATTUZZI, G. BELLANTE, B. DE MORI, A. BERNARDI - Unità O<strong>per</strong>ati­<br />

va di Geriatria, Ambu<strong>la</strong>torio diabetologico, Ospedale S. Maria del Carmine,<br />

Rovereto (Tn)<br />

AUTORE REFERENTE: ANNALISA MATTUZZI,GABRIELLA BELLANTE, Ambu<strong>la</strong>torio diabe­<br />

tologico, Ospedale S. Maria del Carmine di Rovereto, TN - telefax: 0464 453398,<br />

E-mail: mattuzzi@rov.apss.tn.it<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

283


CAPITOLO 12<br />

Premessa<br />

Dagli studi epidemiologici è emerso che <strong>per</strong> ogni diabetico noto c’è un<br />

altro soggetto affetto da ma<strong>la</strong>ttia diabetica (M.D.) non ancora diagnosticata.<br />

Infatti il diabete può rimanere asintomatico <strong>per</strong> molti anni pur essendo già<br />

diagnosticabile attraverso il semplice esame del<strong>la</strong> glicemia. D’altra parte <strong>la</strong><br />

mancata diagnosi di M.D. è <strong>per</strong>icolosa in quanto può condizionare lo sviluppo<br />

e l’evoluzione delle complicanze micro e macro angiopatiche.<br />

Scopo<br />

Scopo del nostro intervento è stato quello di sensibilizzare <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

verso una precoce diagnosi di M.D. e di identificare i soggetti a rischio di<br />

diabete o già affetti da ma<strong>la</strong>ttia asintomatica, attraverso un controllo casuale<br />

ed estemporaneo del<strong>la</strong> glicemia.<br />

Metodo<br />

Nel corso degli ultimi 6 anni il team dell’Ambu<strong>la</strong>torio Diabetologico dell’Ospedale<br />

di Rovereto, in col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> C.R.I. e l’Associazione Diabetici del<strong>la</strong><br />

Val<strong>la</strong>garina ha effettuato delle uscite approntando uno stand in centro città. In<br />

tali occasioni sono state fornite informazioni, materiale illustrativo e un controllo<br />

estemporaneo del<strong>la</strong> glicemia su sangue capil<strong>la</strong>re mediante glucometro. Ai<br />

soggetti fuori range è stata offerta una consulenza diabetologica immediata e<br />

suggerito un successivo controllo glicemico di <strong>la</strong>boratorio, essendo <strong>la</strong> glicemia<br />

su sangue capil<strong>la</strong>re non valida <strong>per</strong> una diagnosi. Per <strong>la</strong> diagnosi di M.D. ci siamo<br />

riferiti ai nuovi criteri del<strong>la</strong> Società Italiana di Diabetologia emanati nel 2000.<br />

Risultati<br />

Nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> seguente sono riassunti i dati re<strong>la</strong>tivi a numero di uscite <strong>per</strong><br />

anno, controlli glicemici effettuati e glicemie rilevate fuori range.<br />

Tab. 1<br />

<strong>19</strong>98 <strong>19</strong>99 2000 2001 2002 2003<br />

N. di uscite annuali 1 1 1 2 3 3<br />

N. pazienti sottoposti al test 350 280 200 295 731 789<br />

N. glicemia alterate (>110 mg/dl) 15 8 6 14 53 62<br />

% 4,2 % 2,8% 3% 4,7% 7% 7,8%<br />

Commento e conclusione<br />

Il successo di questa iniziativa ci ha incoraggiato a ripetere le uscite più<br />

284<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

numerose nel corso di questi ultimi anni. Inoltre, abbiamo potuto verificare<br />

che <strong>la</strong> diagnosi di M.D. è stata formu<strong>la</strong>ta nello 0,5-1% dei soggetti testati <strong>per</strong><br />

anno, attraverso le <strong>per</strong>sone inviate successivamente al nostro Ambu<strong>la</strong>torio<br />

Diabetologico dal Medico di Medicina Generale, <strong>per</strong> una conferma diagnostica.<br />

12.66. “Baby no smoke”. Progetto s<strong>per</strong>imentale pediatri di famiglia<br />

C. SPAGGIARI 1 , S. BOSI 2 , A.M. FERRARI 3 - 1 Pediatra di Famiglia, FIMP, 2 Responsabile<br />

Prevenzione Lega contro i Tumori – ONLUS Sezione di Reggio Emilia; 3 Dipartimento<br />

Sanità Pubblica AUSL di Reggio Emilia<br />

AUTORE REFERENTE: ANNA MARIA FERRARI, Dipartimento Sanità Pubblica AUSL di<br />

Reggio Emilia, Servizio Igiene Pubblica Reggio Sud Montecchio Emilia, Via<br />

Marconi 18 – tel.: 0522 860170, fax: 0522 860140, e-mail: ferrarin@ausl.re.it<br />

Breve introduzione del contesto<br />

Nell’ambito del progetto regionale tabagismo è iniziato nel 2003 il progetto<br />

pilota baby no smoke <strong>per</strong> i pediatri, coordinato dal<strong>la</strong> LILT di RE in col<strong>la</strong>borazione<br />

con l’AUSL di RE. Il progetto intende sensibilizzare le famiglie sui danni<br />

da esposizione al fumo attivo e passivo durante l’infanzia, offrire un rinforzo<br />

motivazionale alle mamme ed ai genitori che hanno smesso di fumare durante<br />

il <strong>per</strong>iodo del<strong>la</strong> gravidanza, dare informazioni sui centri <strong>per</strong> smettere di<br />

fumare, sensibilizzare i preadolescenti sull’importanza di non cominciare a<br />

fumare. Infatti il tabagismo è <strong>la</strong> principale causa di morte prevenibile. L’abitudine<br />

al fumo si instaura di solito in adolescenza, <strong>la</strong> gravità dei danni sollecita<br />

una prevenzione primaria che va attuata molto precocemente, tramite progetti<br />

multidisciplinari. Dal 2001 a Reggio Emilia è iniziato il progetto “Baby no<br />

smoke” che prevedeva un intervento di counselling da parte delle ostetriche<br />

rivolto alle donne in gravidanza e ai loro partners; in questi anni il progetto ha<br />

evidenziato <strong>la</strong> necessità di una stretta col<strong>la</strong>borazione con i Pediatri <strong>per</strong> un<br />

supporto informativo e motivazionale alle famiglie nel <strong>per</strong>iodo successivo al<strong>la</strong><br />

gravidanza.<br />

Obiettivo/i<br />

Proteggere l’infanzia dall’esposizione al fumo passivo attraverso <strong>la</strong> formazione<br />

dei pediatri di famiglia al<strong>la</strong> gestione del counselling motivazionale specialistico<br />

sul tema del fumo e il rinforzo motivazionale strutturato ai genitori<br />

fumatori che si sono astenuti dal fumo durante al gravidanza; sensibilizzare i<br />

preadolescenti.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

285


CAPITOLO 12<br />

Gruppo/i target<br />

Pediatri di famiglia, genitori, preadolescenti.<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

Nel progetto sono previste le seguenti verifiche: rilevazione abitudine al<br />

fumo dei genitori dei nuovi nati in carico, valutazione dell’efficacia del programma<br />

informativo attraverso interviste random ai genitori dei nuovi assistiti<br />

effettuate dal<strong>la</strong> LILT di Reggio Emilia, ente coordinatore del progetto, verifica<br />

di efficacia del progetto da parte dei pediatri dopo un anno sul 50% delle<br />

madri rimaste astinenti durante <strong>la</strong> gravidanza.<br />

Conclusioni<br />

Poiché l’evidenza internazionale sul<strong>la</strong> valutazione ed efficacia degli interventi<br />

di prevenzione dell’abitudine al fumo indicano <strong>la</strong> necessità di anticipare<br />

l’introduzione dei programmi di sensibilizzazione nel<strong>la</strong> fascia di età dai<br />

5 ai 9 anni, l’inserimento dei pediatri in una rete di interventi risulta fondamentale.<br />

Il tabagismo è <strong>la</strong> principale causa di morte prevenibile. In seguito alle<br />

campagne di disinformazione delle multinazionali del tabacco, l’opinione<br />

pubblica è stata <strong>per</strong> anni erroneamente convinta che l’inquinamento ambientale<br />

fosse più nocivo del fumo. Le sostanze presenti nel fumo di sigaretta<br />

sono altamente tossiche. Una di queste, <strong>la</strong> nicotina, induce dipendenza,<br />

con meccanismo biochimico simile alle altre droghe. Il tabagismo è una<br />

tossicodipendenza. L’abitudine al fumo si instaura di solito in adolescenza,<br />

<strong>la</strong> gravità dei danni sollecita una prevenzione primaria che va attuata molto<br />

precocemente, tramite progetti multidisciplinari. Dal 2001 a Reggio Emilia è<br />

iniziato il progetto “Baby no smoke” che prevede un intervento di counselling<br />

da parte delle ostetriche rivolto alle donne in gravidanza e ai loro partners;<br />

in questi anni il progetto ha evidenziato <strong>la</strong> necessità di una stretta col<strong>la</strong>borazione<br />

con i Pediatri <strong>per</strong> un supporto informativo e motivazionale alle famiglie<br />

nel <strong>per</strong>iodo successivo al<strong>la</strong> gravidanza. Il Pediatra di famiglia risponde<br />

alle caratteristiche del professionista sanitario che può ottenere risultati efficaci<br />

nel continuare <strong>la</strong> motivazione <strong>per</strong> i genitori dei nuovi nati e nel<strong>la</strong> prevenzione<br />

del fumo in adolescenza. Con il rapporto di fiducia che si instaura<br />

con <strong>la</strong> famiglia, il Pediatra può incidere positivamente, fin dalle prime età<br />

del<strong>la</strong> vita, sui fattori che influenzano l’inizio dell’abitudine tabagica, agendo<br />

in stretta col<strong>la</strong>borazione e coordinamento con le altre agenzie educative del<br />

territorio.<br />

286<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

12.67. Dal progetto “Conoscere il consultorio”<br />

L. DONATI - Psicologa, Coordinatrice Consultorio di Riva del Garda (Trento)<br />

Il Consultorio di Riva del Garda, all’interno dello “Spazio Adolescenti” ha<br />

attivato nel maggio 2002<br />

il progetto “Conoscere il Consultorio”, finalizzato ad aiutare i ragazzi a conoscere<br />

ed usufruire del Servizio.<br />

Dall’analisi dei dati, dalle considerazioni derivate dall’attività e dal<strong>la</strong> rassegna<br />

del<strong>la</strong> letteratura, si coglie <strong>la</strong> difficoltà degli adolescenti ad utilizzare i Servizi<br />

Sanitari in generale.<br />

Ci sembra invece importante favorire questa possibilità soprattutto <strong>per</strong> un<br />

Servizio come il nostro che può dare spazio a domande legate al<strong>la</strong> affettività,<br />

sessualità, alle consulenze ginecologiche, ostetriche, psicologiche e dell’assistente<br />

sociale.<br />

Nel passaggio ad una maggiore autonomia complessiva pare importante<br />

aiutare i ragazzi a conoscere ed a sentirsi “legittimati” ad usufruire dei servizi,<br />

in partico<strong>la</strong>re quelli sanitari. Attività spesso difficile <strong>per</strong> loro che si sentono<br />

ancora in un’area di confine tra infanzia ed età adulta.<br />

Abbiamo e<strong>la</strong>borato un progetto che è stato proposto ai ragazzi delle scuole<br />

medie su<strong>per</strong>iori e dei centri educativi del nostro territorio che prevedeva di<br />

poter visitare il Consultorio, in modo che <strong>la</strong> conoscenza del servizio, del<strong>la</strong> sua<br />

localizzazione, delle sue funzioni e dei suoi o<strong>per</strong>atori potesse avvenire in situazioni<br />

più neutre sia <strong>per</strong>ché realizzate con il gruppo dei pari, sia <strong>per</strong>ché<br />

mediate da adulti tipo insegnanti o educatori che potessero essere meno coinvolgenti<br />

rispetto ai genitori.<br />

L’organizzazione prevede una riunione con gli insegnanti e gli educatori<br />

all’inizio dell’anno sco<strong>la</strong>stico in cui concordare come preparare i ragazzi all’incontro,<br />

consegnare del materiale e costruire poi un calendario delle visite,<br />

preferibilmente re<strong>la</strong>tive a c<strong>la</strong>ssi singole del secondo anno o a gruppi omogenei.<br />

Agli insegnanti ed agli educatori viene chiesto anche di raccogliere domande<br />

e curiosità dei ragazzi che verranno utilizzate all’interno dell’incontro.<br />

Durante <strong>la</strong> visita i ragazzi possono “familiarizzare” con <strong>la</strong> struttura e con gli<br />

o<strong>per</strong>atori, conoscere le opportunità ed i servizi erogati, ed avere le prime risposte<br />

rispetto alle loro domande.<br />

Le scuole hanno progressivamente aderito all’iniziativa e quest’anno abbiamo<br />

avuto <strong>la</strong> “visita” di c<strong>la</strong>ssi provenienti da tutti gli istituti su<strong>per</strong>iori del nostro<br />

territorio, anche di quelli professionali con utenza prevalentemente maschile.<br />

Questo ci sembra il primo di una serie di indicatori di risultato che stiamo<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

287


CAPITOLO 12<br />

analizzando e che hanno a che fare con <strong>la</strong> valutazione dei dati di frequenza e<br />

di utilizzo del servizio che abbiamo predisposto.<br />

Tab. 1: Attività “Conoscere il Consultorio”<br />

n. incontri n. insegnanti n. alunni<br />

2002 8 20 64<br />

2002/2003 8 15 111<br />

2003/2004 <strong>19</strong> 29 208<br />

Totale 37 64 383<br />

12.68. Progetto Vita<br />

M. ANFOSSO - Infermiere Dirigente U.O. Attività Infermieristiche ASL 1 Im<strong>per</strong>iese<br />

Liguria<br />

“Il progetto vita” è un progetto con spirito sociale.<br />

Al “progetto vita” hanno partecipato medici e infermieri dell’ A.S.L. n. 1<br />

Im<strong>per</strong>iese membri del Centro di Formazione I.C.R. “Riviera dei Fiori”. Tutti<br />

coloro che hanno partecipato sono Istruttori IRC BLS e BLSD, PBLS, PTC.<br />

Si vuole sottolineare quanto <strong>la</strong> preparazione professionale e didattica sia<br />

stata presa in considerazione dallo Staff aziendale al fine di poter essere a<br />

disposizione di tutti con un corso al<strong>la</strong> portata di tutti che vede come obiettivo<br />

unico il bene del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona.<br />

Supporti didattica: Strumenti: audiovisivi, cartacei, dispense, simu<strong>la</strong>tori, manichini,<br />

defibril<strong>la</strong>tori didattici.<br />

Obiettivo<br />

Lo scopo del progetto è stato quello e a tutt’oggi in pieno svolgimento, di<br />

agire nel<strong>la</strong> criticità del<strong>la</strong> morte improvvisa dovuta nel<strong>la</strong> maggioranza dei casi,<br />

ad un’aritmia cardiaca chiamata “fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re”, che può anche<br />

essere il primo, e purtroppo fatale, sintomo di un problema di cuore.<br />

Strutturazione<br />

Il corso è artico<strong>la</strong>to in una intera giornata suddiviso nel seguente modo.<br />

Al fine di poter meglio comprendere <strong>la</strong> preparazione di coloro che frequentano<br />

il corso stesso si procede ad un pre-test valutativo <strong>per</strong> identificare le<br />

conoscenze di ogni singolo partecipante; segue <strong>la</strong> prima parte del<strong>la</strong> lezione<br />

288<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

teorica ove vengono illustrate le tecniche di base del BLS, dopo di che si passa<br />

nei settori di simu<strong>la</strong>zione didattica ove si mettono in pratica tecniche e metodiche<br />

di valutazione e azione dei vari casi clinici.<br />

A conclusione del<strong>la</strong> prima parte del<strong>la</strong> giornata e, una prima valutazione da<br />

parte degli istruttori, (rapporto: un istruttore ogni quattro partecipanti) si passa<br />

al<strong>la</strong> seconda parte del<strong>la</strong> teoria rivolta al<strong>la</strong> defibril<strong>la</strong>zione e al<strong>la</strong> tecnica specifica.<br />

Una volta conclusa <strong>la</strong> teoria si procede nuovamente al<strong>la</strong> simu<strong>la</strong>zione<br />

dei casi clinici ove il partecipante gioca un ruolo di primo piano.<br />

Nel pomeriggio quando i partecipanti hanno ritenuto di aver dissipato<br />

dubbi, <strong>per</strong>plessità e discusso delle incertezze con il gruppo dei docenti vengono<br />

avviate le due prove valutative, quel<strong>la</strong> teorica e quel<strong>la</strong> pratica. La giornata<br />

si conclude con <strong>la</strong> discussione finale e <strong>la</strong> rivalutazione delle criticità<br />

riscontrate.<br />

Si tenga presente che oltre al<strong>la</strong> formazione rivolta al<strong>la</strong> criticità cardiaca durante<br />

il corso vengono trattate anche altre situazioni di emergenza che portano<br />

inevitabilmente se non ad una fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re, ad un arresto cardio<br />

come le ostruzioni delle vie aeree. Infatti, tutti coloro che frequentano il corso<br />

oltre ad acquisire tecniche specifiche nel<strong>la</strong> rianimazione cardio-polmonare<br />

affinano <strong>la</strong> metodologia pratica <strong>per</strong> <strong>la</strong> tecnica del<strong>la</strong> disostruzione.<br />

Target<br />

Il progetto ha avuto avvio nel 2002 rivolto in prima battuta a tutto il <strong>per</strong>sonale<br />

medico, infermieristico, tecnico, ed assistenziale di tutta l’Azienda Sanitaria,<br />

sia in ambito ospedaliero che territoriale. Nel progetto sono stati inclusi<br />

anche tutti i medici di base del<strong>la</strong> provincia di Im<strong>per</strong>ia.<br />

Hanno partecipato al corso circa duemi<strong>la</strong> dipendenti e vedrà <strong>la</strong> sua conclusione<br />

a fine del 2004. Certamente si è già partiti con training di riverifica al fine<br />

di poter mantenere in tutti coloro che hanno frequentato il corso sempre vive<br />

le tecniche specifiche.<br />

“Ma non basta”.<br />

Come è stato detto, l’obiettivo non vuole essere solo quelli di appannaggio<br />

delle tecniche “salva vita”.<br />

Rivolte a pochi eletti, ma a tutti. La vita del prossimo si salva <strong>per</strong> <strong>la</strong> strada,<br />

nelle case, sul <strong>la</strong>voro e non solo negli ospedali; allora meglio sarebbe dire:<br />

basta poco <strong>per</strong> far tanto.<br />

Al<strong>la</strong> luce di quanto sopra in contemporanea con il corso rivolto a <strong>per</strong>sonale<br />

sanitario è partito il corso rivolto a <strong>per</strong>sonale <strong>la</strong>ico –volontari- “militi” delle<br />

pubbliche assistenze infatti oggi <strong>la</strong> provincia di Im<strong>per</strong>ia consta di circa trecento<br />

volontari abilitati dal<strong>la</strong> Commissione dell’ Emergenza <strong>per</strong> <strong>la</strong> defibril<strong>la</strong>zione.<br />

Ma non basta il corso ha preso finalmente l’ ultima e <strong>la</strong> più decisiva svolta,<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

289


CAPITOLO 12<br />

ossia rivolto a tutti nei settori più disparati: nelle scuole, nel Corpo del<strong>la</strong> Polizia<br />

di Stato, nel Corpo dei Vigili del Fuoco, nel Corpo dei Vigili Urbani, ma<br />

anche a coloro che non hanno nul<strong>la</strong> a che fare con l’ emergenza.<br />

Un progetto direi degno di essere citato è quello primo nel<strong>la</strong> provincia in<br />

cui <strong>la</strong> IV° Su<strong>per</strong>iore dell’ Istituto ITIS del<strong>la</strong> città di Im<strong>per</strong>ia ha frequentato tutto<br />

un corso di BLS che si è concluso con un prodotto finale didattico “video” in<br />

cui si vuole far comprendere come messaggio conclusivo che tutti possono<br />

fare molto con poco <strong>per</strong> gli altri con <strong>la</strong> formazione di dodici esecutori BLS.<br />

Certamente <strong>per</strong> <strong>la</strong> riuscita del progetto che ancora oggi è in cammino e<br />

continuerà a vivere, è da imputarsi all’ impegno incessante e continuo di tutti<br />

gli istruttori IRC medici ed infermieri che senza di loro nul<strong>la</strong> sarebbe stato<br />

possibile fare.<br />

Valutazione: Pre-test; Post-test; Attestati BLS.<br />

12.69. Donne in ospedale: S. Anna- focus sulle pari opportunità attraverso<br />

<strong>la</strong> sensibilizzazione<br />

M. G. BAÙ, V. DONVITO, E. MAZZOLI, C. PERIS, C. PICCO, G. POPPA - OIRM S. Anna,<br />

Torino<br />

RESPONSABILE DEL PROGETTO: GRACE RABACCHI, Direttore Sanitario Presidio S. Anna<br />

ASO OIRM S. Anna Torino - C.so Spezia 60, 10126 Torino – tel.: 011 3134200,<br />

fax: 011 3134238, e-mail: dirsanna@oirmsantanna.piemonte.it<br />

Finalità<br />

Il progetto si propone di migliorare <strong>la</strong> situazione <strong>la</strong>vorativa delle figure professionali<br />

femminili, attraverso l’acquisizione di abilità specifiche e<br />

l’empowerment, al fine di garantire l’accesso a compiti e ruoli che siano stati<br />

identificati come di quasi esclusiva <strong>per</strong>tinenza maschile <strong>per</strong> l’alta critici presente<br />

all’interno dell’ASO OIRM- S. Anna Torino.<br />

Obiettivi<br />

Condurre una analisi retrospettiva storica e culturale, nonché attuale sui<br />

dati delle presenze femminili in aree medico- sanitarie all’interno del<strong>la</strong> azienda<br />

ASO OIRM - S. Anna, che ha visto un numero crescente di medico-donna<br />

impegnate nell’ambito delle attività di assistenza al parto e del trattamento<br />

chirurgico delle patologie femminili.<br />

Identificare situazioni di emarginazione <strong>la</strong>vorativa al fine di comprendere i<br />

meccanismi di insorgenza e conseguentemente attuare soluzioni collettive (in­<br />

290<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

formazione, sensibilizzazione, monitorizzazione dei meccanismi di re<strong>la</strong>zione<br />

uomo-donna).<br />

Empowerment sia “gender-oriented” che, indipendente dal genere sul<strong>la</strong><br />

scorta di una sempre più crescente richiesta di formazione e valorizzazione<br />

delle competenze mediche.<br />

Diffusione del<strong>la</strong> teleformazione e teleinformazione sul<strong>la</strong> tematica del<strong>la</strong> cultura<br />

delle Pari Opportunità.<br />

Trasferibilità del<strong>la</strong> nostra es<strong>per</strong>ienza.<br />

Descrizione sintetica del progetto<br />

Il progetto nasce in un contesto <strong>la</strong>vorativo ad alta specializzazione materno-infantile:<br />

si tratta di una realtà aziendale con una componente femminile<br />

ben rappresentata che vede, analogamente ad altre realtà aziendali, una non<br />

corrispondente presenza di tipo proporzionale al salire dei livelli gerarchici.<br />

Per <strong>la</strong> specifica tipologia del settore si assiste al continuo interagire del<strong>la</strong> struttura<br />

sanitaria con utenti donne e logiche di rapporti prettamente femminili<br />

(parto, maternità) e all’aumento del<strong>la</strong> presenza di donne medico coinvolte. Si<br />

propone di analizzare <strong>la</strong> realtà <strong>la</strong>vorativa di tali figure, sia passata che attuale,<br />

di aiutarle nello svolgimento dei compiti <strong>la</strong>vorativi, incrementandone l’es<strong>per</strong>ienza,<br />

e sostenendole nei <strong>per</strong>corsi di carriera meritati.<br />

Azioni<br />

Analisi delle reali attività <strong>la</strong>vorative e delle mansioni svolte dalle donne<br />

medico, azioni di sensibilizzazione e counselling sulle problematiche comunicative<br />

delle re<strong>la</strong>zioni <strong>la</strong>voro-uomo-donna, seminari, interviste, ricorso ad<br />

es<strong>per</strong>ienze innovativi di formazione.<br />

Vantaggi attesi<br />

Diffusione del<strong>la</strong> cultura delle pari opportunità in un settore (area chirurgica)<br />

ad elevato contenuto culturale, che richiede professionalità e continuo<br />

aggiornamento a fronte di un carico <strong>la</strong>vorativo e di rischio rilevante; settore<br />

che a livello nazionale presenta una connotazione prevalentemente maschile<br />

dei ruoli.<br />

Risorse<br />

Il progetto è finanziato dal Fondo Sociale Europeo Linea E 1.2.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

291


CAPITOLO 12<br />

Realizzazione<br />

Si realizza attraverso l’istituzione di una borsa di studio <strong>per</strong> <strong>la</strong> raccolta e <strong>la</strong><br />

pubblicazione dei dati, <strong>la</strong> presenza di un tutor in sa<strong>la</strong> o<strong>per</strong>atoria, i seminari, le<br />

interviste, il report finale e un convegno conclusivo.<br />

Formazione <strong>per</strong>sonale<br />

La formazione tecnica del <strong>per</strong>sonale coinvolto si attua grazie al<strong>la</strong> presenza<br />

di un tutor es<strong>per</strong>to in tecniche chirurgiche dedicato al training direttamente in<br />

sa<strong>la</strong> o<strong>per</strong>atoria, rivolto alle sei donne medico nell’ambito di un corso specifico.<br />

Utilizzo nuove tecnologie<br />

Studio pilota di fattibilità diretto ad un gruppo di sei donne <strong>per</strong> l’acquisizione<br />

di abilità tecnico-chirurgiche, che si avvale di un tutor es<strong>per</strong>to e monitoraggio<br />

in itinere dell’attività svolta. Utilizzo del<strong>la</strong> rete telematica <strong>per</strong> il supporto<br />

formativo e informativo. Ruolo di controllo del Comitato Pari Opportunità<br />

aziendale che ha promosso tale iniziativa.<br />

12.70. Es<strong>per</strong>ienza di una ricerca/azione. La WHP in un’azienda sanitaria<br />

E. AGOSTI 1 , P. GROSSO 2 , G. GULINO 3 , D. LEVI 4 , T. LUBRANO 5 , M. PAIN 6 , C. PONZETTI 7 ­<br />

1<br />

Servizio Prevenzione e Protezione, ASL 9 Ivrea; 2 Servizio Fisica Sanitaria,<br />

ASL 9 Ivrea; 3 Direzione Medica Ospedaliera “Ospedali Riuniti del Canavese”,<br />

ASL 9 Ivrea; 4 S.C. Ortopedia e Traumatologia, P.O. ASL 9 Ivrea; 5 Servizio Me­<br />

dico Competente ASL 9 Ivrea; 6 Servizio Prevenzione e Protezione, ASL 9 Ivrea;<br />

7<br />

Direzione Aziendale, USL AOSTA<br />

AUTORE REFERENTE: ELIANA AGOSTI, Servizio Prevenzione e Protezione, ASL 9 Ivrea,<br />

Via Aldisio 2, 10015 Ivrea (TO) - tel.: 0125 414701, e-mail: spp@asl.ivrea.to.it<br />

Introduzione<br />

Ogni situazione di rischio che coinvolga <strong>la</strong> collettività richiede una risposta<br />

adeguata al fine di ridurre il danno.<br />

Obiettivi<br />

La nostra ricerca-azione ha come obiettivo generale <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute<br />

nei luoghi di <strong>la</strong>voro nell’accezione del<strong>la</strong> salute, tute<strong>la</strong> e sicurezza dei <strong>la</strong>voratori<br />

292<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

con l’obiettivo specifico di promuovere il ruolo attivo del <strong>la</strong>voratore nel<strong>la</strong> gestione<br />

del<strong>la</strong> propria salute al fine di acquisire capacità di controllo ed autogestione.<br />

Materiali e Metodi<br />

La ricerca-azione non è solo un intervento, ma è una metodologia <strong>per</strong> conoscere<br />

nell’agire e cambiare. Le indicazioni dell’ISPELS (WHP) sono state da<br />

noi applicate in maniera proporzionale alle risorse impiegate. Il metodo di<br />

ricerca utilizzato è servito <strong>per</strong> approfondire <strong>la</strong> conoscenza del<strong>la</strong> nostra realtà<br />

nel suo complesso. La struttura logica in cui si evidenziano i campi d’indagine<br />

e le re<strong>la</strong>tive variabili analizzate comprende: Tre entità, Due re<strong>la</strong>zioni e gli<br />

attributi <strong>per</strong> ciascuna entità. L’analisi riguarda <strong>19</strong> corsi di formazione <strong>per</strong> un<br />

totale di 395 partecipanti.<br />

Abbiamo individuato gli aspetti rilevanti del<strong>la</strong> ricerca in: Tre entità: Entità<br />

A, individua tutti i <strong>la</strong>voratori, oggetto del<strong>la</strong> ricerca, cui rivolgere <strong>la</strong> promozione<br />

e tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> salute; Entità B, individua gli infortuni accaduti in Azienda<br />

nell’arco temporale <strong>19</strong>99-2000 ed è in re<strong>la</strong>zione con l’entità A; Entità C individua<br />

<strong>la</strong> formazione, è in re<strong>la</strong>zione con A. Due re<strong>la</strong>zioni: <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con l’entità<br />

(A-B), è il rischio <strong>la</strong>vorativo aziendale; La re<strong>la</strong>zione con l’entità (A-C) è <strong>la</strong><br />

conoscenza soggettiva del <strong>la</strong>voratore in tema di tute<strong>la</strong> e sicurezza nei luoghi<br />

di <strong>la</strong>voro. Gli attributi rilevanti, individuati nell’entità A sono c<strong>la</strong>ssificabili<br />

come variabili qualitative: Sesso, età, Sco<strong>la</strong>rità (Diploma Inferiore, Diploma<br />

Su<strong>per</strong>iore, Laurea), Ruolo/Qualifica professionale, (Infermieri, Medici, Capo<br />

sa<strong>la</strong>, Tecnici, Ausiliari), Settore <strong>la</strong>vorativo d’appartenenza (U.O./Servizio). Gli<br />

attributi rilevanti individuati nell’entità B sono c<strong>la</strong>ssificabili come variabili<br />

quantitative: numero degli infortuni occorsi negli anni <strong>19</strong>99/2000/2001/2002<br />

da cui si trae l’indice di frequenza, numero dei giorni di assenza determinati<br />

dall’evento infortunistico da cui si trae l’indice di gravità. Le due variabili considerate<br />

concorrono al calcolo dell’incremento e decremento infortunistico.<br />

Gli attributi rilevanti individuati nell’entità C sono c<strong>la</strong>ssificabili come variabili<br />

qualitative: rilevazione delle conoscenze specifiche dei <strong>la</strong>voratori prima e dopo<br />

l’evento formativo, delle opinioni, suggerimenti, commenti e del<strong>la</strong> qualità,<br />

efficacia e rilevanza del corso. Il riconoscimento e <strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssificazione delle informazioni<br />

raccolte ne rappresentano il substrato su cui è stata costruita <strong>la</strong><br />

struttura del questionario e degli items in esso contenuti.<br />

Risultati<br />

La valutazione, che ha <strong>per</strong> oggetto d’indagine l’efficacia dell’intervento, attraverso<br />

degli indicatori ci fa capire se l’azione ha prodotto i risultati e se questi sono<br />

congruenti con gli obiettivi <strong>per</strong>seguiti, inoltre, ci fornisce sia l’ampiezza del fenomeno<br />

su cui si è intervenuti, sia indicazioni o<strong>per</strong>ative <strong>per</strong> migliorare nel futuro.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

293


CAPITOLO 12<br />

Nello specifico, <strong>per</strong> i 2 ambiti di indagine - Rendimento Formativo, Grado di Soddisfazione<br />

– tutti i risultati sono espressi in una sca<strong>la</strong> di graduazione. La re<strong>la</strong>zione<br />

fra gli ambiti di indagine evidenzia 5 corsi in cui il vettore del campo d’azione è in<br />

equilibrio (8, 17, 21, 25). Per 6 corsi (2, 11, 14, 20, 22, 27) l’equilibrio del vettore è<br />

turbato (direzione verso <strong>la</strong> valenza negativa, espressione di una non completa<br />

soddisfazione del bisogno), <strong>per</strong> i rimanenti 8 (10,12,13,15,16,18,<strong>19</strong>,24) <strong>la</strong> direzione<br />

è verso <strong>la</strong> valenza positiva nel senso del<strong>la</strong> soddisfazione del bisogno; entrambi<br />

esprimono l’azione dinamica - propulsiva al raggiungimento dell’obiettivo.<br />

Conclusioni<br />

Noi constatiamo una corrispondenza dei risultati osservati, nel senso di una<br />

maggiore dinamicità comportamentale nell’o<strong>per</strong>atività quotidiana, rivolta al<strong>la</strong><br />

salute e tute<strong>la</strong> del <strong>la</strong>voratore, al fine di trovare l’adeguato equilibrio tra lo stato<br />

di necessità, attività e gratificazione. In sintesi si può dedurre che <strong>la</strong> formazione<br />

ha favorito l’empowerment, rafforzato <strong>la</strong> motivazione al cambiamento desumibile<br />

anche dall’interesse dimostrato e dalle opinioni espresse dai partecipanti ai corsi.<br />

Non solo, ma <strong>la</strong> ricerca- azione è diventata il momento di animazione sociale,<br />

di sollecitazione al<strong>la</strong> presa di coscienza del bisogno di formazione <strong>per</strong> promuovere<br />

<strong>la</strong> salute. Infine è stato <strong>per</strong> noi un ulteriore apprendimento centrato sullo<br />

sviluppo di nuove capacità individuali e collettive, concretizzatesi in una dinamica<br />

di gruppo, tale da dare un significato costruttivo agli sforzi e alle ansie<br />

sostenute dai suoi componenti. E’ attraverso il bisogno, che <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona sviluppa<br />

un sistema di tensioni, atte a favorire <strong>la</strong> tendenza ad uscire dal proprio spazio e<br />

ambiente psicologico <strong>per</strong> crearne uno nuovo e migliore.<br />

12.71. La formazione come opportunità di sviluppo organizzativo del<strong>la</strong><br />

rete HPH<br />

F. SIMONELLI, A. ZAPPULLA, K. MAJER, M.J. CALDÉS P., C. TEODORI - Centro di Coordinamento<br />

del<strong>la</strong> Rete HPH Toscana, Ospedale Pediatrico A. Meyer di Firenze<br />

AUTORE REFERENTE: FABRIZIO SIMONELLI, Centro di Coordinamento del<strong>la</strong> Rete HPH<br />

Toscana, Ospedale Pediatrico A. Meyer, Via Pico del<strong>la</strong> Mirando<strong>la</strong> 24, 50132<br />

Firenze – tel.: 055 5662311, fax: 055 5662940, e-mail: f.simonelli@meyer.it<br />

Breve introduzione del contesto<br />

La Rete HPH Toscana considera <strong>la</strong> formazione come:<br />

- una significativa opportunità di innovazione del servizio ospedaliero verso<br />

le finalità del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute;<br />

294<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

- un importante fattore di crescita culturale e scientifica del <strong>per</strong>sonale ospedaliero<br />

in questo senso;<br />

- un importante campo di e<strong>la</strong>borazione/confronto con altre es<strong>per</strong>ienze internazionali;<br />

- una leva strategica fondamentale <strong>per</strong> lo sviluppo organizzativo del<strong>la</strong> rete HPH;<br />

ed ha predisposto un quadro organico di attività formative indirizzato al <strong>per</strong>sonale<br />

ospedaliero, che è stato inserito nel programma biennale 2003-2004 degli<br />

interventi formativi indirizzato al <strong>per</strong>sonale del SST del<strong>la</strong> Regione Toscana.<br />

Le attività formative HPH si sviluppano sia a livello trasversale che di supporto<br />

ai progetti. Tali attività rispondono alle esigenze formative rilevate durante<br />

gli incontri di coordinamento di Rete e rispettano le indicazioni riportate<br />

dal Piano Sanitario Regionale 2002-2004, in tema di promozione del<strong>la</strong> salute.<br />

Obiettivi generali<br />

Condivisione di conoscenze sul<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute; diffusione<br />

capil<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> cultura del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute in ospedale; crescita e<br />

scambio di es<strong>per</strong>ienze e metodologie; definizione del<strong>la</strong> fisionomia concettuale<br />

del<strong>la</strong> Rete HPH Toscana.<br />

Gruppo target<br />

L’intera Rete HPH Toscana, attraverso i singoli progetti formativi.<br />

Attività di formazione trasversali<br />

Laboratorio formativo <strong>per</strong> una fisionomia del<strong>la</strong> Rete HPH Toscana (livello<br />

paradigmatico, livello strategico, livello progettuale): rivolto al gruppo dei coordinatori<br />

aziendali HPH, ai loro coadiutori, ai coordinatori dei progetti interaziendali<br />

HPH, e ai referenti di funzioni aziendali trasversali di rilievo <strong>per</strong> lo sviluppo HPH.<br />

Sviluppo del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute nel contesto ospedaliero: destinato<br />

agli o<strong>per</strong>atori delle 16 ASL e AO coinvolti nel progetto HPH;<br />

Benchmarking progettuale in promozione del<strong>la</strong> salute, rivolto agli o<strong>per</strong>atori partecipanti<br />

ai gruppi di progettazione interaziendali e agli o<strong>per</strong>atori di riferimento.<br />

Attività formative specifiche, di supporto ai progetti<br />

- HPH: Ospedale senza dolore;<br />

- HPH: Ospedale senza fumo;<br />

- HPH: Umanizzazione;<br />

- HPH: Ospedale interculturale;<br />

- HPH: Sicurezza.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

295


CAPITOLO 12<br />

Tutte queste iniziative formative sono rivolte agli o<strong>per</strong>atori coinvolti nei<br />

progetti interaziendali.<br />

Focus: in partico<strong>la</strong>re l’iniziativa Laboratorio formativo <strong>per</strong> una fisionomia<br />

del<strong>la</strong> Rete HPH Toscana ha un carattere innovativo. Quest’es<strong>per</strong>ienza si confronta<br />

con il tentativo di e<strong>la</strong>borare e condividere aspetti etici, paradigmatici,<br />

strategici, e progettuali, capace di fornire una fisionomia specifica e di connotare<br />

<strong>la</strong> crescita del progetto HPH nel<strong>la</strong> Regione Toscana. L’iter formativo è<br />

stato sviluppato secondo una metodologia di autoformazione basata su fasi di<br />

brainstorming, di valutazione e selezione di contenuti condivisi e di sviluppo.<br />

Primi risultati<br />

- Avvio di interventi informativi e formativi in molti Ospedali del<strong>la</strong> Rete;<br />

- <strong>per</strong> quanto riguarda il Laboratorio Formativo:<br />

- incremento del<strong>la</strong> diffusione dei contenuti e metodologie HPH nel contesto<br />

ospedaliero toscano;<br />

- attitudine crescente al confronto;<br />

- valorizzazione e promozione di iniziative legate al progetto HPH;<br />

- aumento del numero degli o<strong>per</strong>atori coinvolti;<br />

- <strong>la</strong> messa a fuoco di alcuni assunti, strategie e elementi progettuali;<br />

- maggiore spinta al<strong>la</strong> pianificazione progettuale interaziendale.<br />

12.72. Dal<strong>la</strong> es<strong>per</strong>ienza di confronto con <strong>la</strong> sofferenza, al<strong>la</strong> proposta di<br />

una cultura di salute<br />

L. ROSSETTI 1 (O<strong>per</strong>atore P. Coordinatore, Unità O<strong>per</strong>ativa Medicina I°), G.<br />

MAGNANI 2 (Servizio di <strong>Salute</strong> Mentale), D. MILANI 1 (Responsabile Ufficio<br />

Infermieristico e Tecnico), I. PO 1 (Ufficio Infermieristico e Tecnico), A. M.<br />

PIETRANTONIO 1 (Direttore di Stabilimento), C. CARAPEZZI 3 (Direttore Dipartimento<br />

di Medicina), R. BONATTI 2 (Responsabile Servizio di <strong>Salute</strong> Mentale), S.<br />

CENCETTI 3 (Direttore P.O.) - 1 Azienda U.S.L. di Modena, Ospedale di Carpi;<br />

2<br />

Azienda U.S.L. di Modena, Distretto 1 di Carpi; 3 Presidio Ospedaliero, Azienda<br />

U.S.L. di Modena<br />

AUTORE DI RIFERIMENTO: LORELLA ROSSETTI, Unità O<strong>per</strong>ativa di Medicina I°, Azienda<br />

U.S.L. di Modena, Ospedale di Carpi - Via Cav. Molinari 2, 41012 Carpi<br />

(MO) - tel.: 059 659309, fax: 059 659273, e-mail: l.rossetti@ausl.mo.it<br />

Premessa<br />

L’Ospedale di Carpi ha da tempo avviato un progetto di promozione del<strong>la</strong><br />

296<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

salute che vede coinvolte più unità o<strong>per</strong>ative, finalizzato al<strong>la</strong> connotazione dei<br />

reparti ospedalieri, oltre che quali luoghi di diagnosi e trattamento, anche come<br />

luoghi di educazione al<strong>la</strong> salute, promozione del<strong>la</strong> salute, con un atteggiamento<br />

dei professionisti, medici e non medici, orientato al supporto del paziente e<br />

del<strong>la</strong> famiglia, nel<strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia ma anche dell’evento morte.<br />

La gestione dell’amma<strong>la</strong>to ed il supporto del<strong>la</strong> famiglia, nell’ambito dell’evento<br />

morte, vede interessata in partico<strong>la</strong>re l’Unità o<strong>per</strong>ativa di Medicina ad indirizzo<br />

Oncologico, ove quotidianamente il <strong>per</strong>sonale e le famiglie sono coinvolti in<br />

situazioni di forte drammaticità e sofferenza psicologica e affettiva.<br />

In questo contesto dal <strong>19</strong>98 l’Unità O<strong>per</strong>ativa di Medicina ha avviato una<br />

col<strong>la</strong>borazione con il Servizio di <strong>Salute</strong> Mentale, mediante costituzione di un<br />

gruppo tematico sull’umanizzazione del<strong>la</strong> morte in ospedale.<br />

Obiettivo<br />

Il progetto è nato con l’obiettivo di migliorare <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione inter<strong>per</strong>sonale e<br />

d’aiuto nei confronti dell’amma<strong>la</strong>to terminale e del<strong>la</strong> famiglia e di supportare<br />

gli o<strong>per</strong>atori nel<strong>la</strong> gestione di eventi a forte impatto emotivo, e di migliorare<br />

nel complesso <strong>la</strong> qualità dell’offerta assistenziale.<br />

Metodologia<br />

Il programma è stato realizzato tramite incontri ripetuti tra il <strong>per</strong>sonale<br />

infermieristico ed uno psichiatra che, in un’attività di gruppo, mediante l’analisi<br />

delle dinamiche psicologiche all’origine del disagio del <strong>per</strong>sonale ed un<br />

supporto metodologico, ha consentito un potenziamento delle risorse <strong>per</strong>sonali<br />

del singolo o<strong>per</strong>atore, nell’ambito di un <strong>per</strong>corso che ha consentito di<br />

recu<strong>per</strong>are <strong>la</strong> consapevolezza degli aspetti di naturalità dell’evento morte, e<br />

di comprendere gli aspetti culturali, di socialità ed affettività, che connotano<br />

<strong>la</strong> parte terminale del<strong>la</strong> vita.<br />

Risultati<br />

L’iniziativa ha consentito di conseguire tangibili benefici all’interno dell’équipe<br />

in termini di sviluppo del senso di appartenenza al reparto, sviluppo del<strong>la</strong><br />

sensibilità e l’empatia nei confronti dell’amma<strong>la</strong>to e dei familiari.<br />

L’iniziativa ha trovato inoltre un suo sviluppo mediante il trasferimento dei<br />

contenuti dell’es<strong>per</strong>ienza nell’ambito del<strong>la</strong> comunità locale mediante una serie<br />

di conferenze che affrontano il tema del<strong>la</strong> sofferenza, consentendo <strong>la</strong><br />

condivisione con <strong>la</strong> cittadinanza di una tematica che costituisce parte integrante<br />

del<strong>la</strong> cultura dell’Ospedale, consentendo una condivisione di valori ed un aumento<br />

del<strong>la</strong> consapevolezza nel territorio di riferimento nel suo insieme.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

297


CAPITOLO 12<br />

12.73. Ignoranza: un terreno fertile <strong>per</strong> <strong>la</strong> discriminazione in sanità<br />

S. ARDIS 1 , M. MARCUCCI 1 , A. MERLI 2 , G. DI QUIRICO 1 , L. PULITI 1 , A. VINCENTI 1 , E.<br />

GAMBOGI 1 , D. BEVILACQUA 1 , M. A. MALERBI 1 , M. GIRALDI 1 , R. GOTTARDI 3 - 1 Azienda<br />

USL 2 Lucca; 2 Pedagogista Clinico; 3 Arcigay Pisa<br />

AUTORE REFERENTE: SERGIO ARDIS, Via del Pozzetto, 24, Pescia (PT) – tel.: 335<br />

6146737, fax: 0583 970114, e-mail: cdt@usl2.toscana.it<br />

Introduzione<br />

Il progetto HPH di umanizzazione degli ospedali dell’Azienda USL 2 di Lucca<br />

ha realizzato un progetto di prevenzione del<strong>la</strong> discriminazione delle <strong>per</strong>sone<br />

HIV positive in ambito sanitario. Questo progetto, nato in col<strong>la</strong>borazione con<br />

il Comitato Etico Locale, prevede varie azioni: carta dei diritti e dei doveri<br />

delle <strong>per</strong>sone HIV positive, formazione del <strong>per</strong>sonale, azioni dirette all’eliminazione<br />

dei pregiudizi nel<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione generale, azioni informative <strong>per</strong> le<br />

<strong>per</strong>sone a rischio di discriminazione, ecc... Per <strong>la</strong> formazione del <strong>per</strong>sonale<br />

abbiamo realizzato un corso che tocca sia aspetti scientifici re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> patologia,<br />

sia aspetti tecnici dell’assistenza, sia aspetti medico-legali, sia considerazioni<br />

di ordine antropologico, psicologico, etico considerazioni sul ruolo dei<br />

media nel<strong>la</strong> nascita dello stigma sociale che accompagna l’infezione da HIV.<br />

All’inizio ed al<strong>la</strong> fine del corso abbiamo somministrato ai partecipanti un questionario.<br />

Vi presentiamo alcuni risultati del pre-test <strong>per</strong> evidenziare quanto<br />

siano scarse le conoscenze del <strong>per</strong>sonale sanitario su questo argomento e <strong>per</strong><br />

poter riflettere sul fatto che <strong>la</strong> discriminazione delle <strong>per</strong>sone HIV positive possa<br />

essere nata e sia cresciuta sul terreno fertile dell’ignoranza.<br />

Obiettivo<br />

Obiettivo principale dei test era di valutare l’efficacia del<strong>la</strong> metodologia<br />

didattica usata. Abbiamo supposto che il basso livello di conoscenze fosse<br />

una causa di discriminazione e su questa supposizione abbiamo costruito il<br />

corso di formazione <strong>per</strong> <strong>per</strong>sonale sanitario. Il pre-test voleva confermare che<br />

il <strong>per</strong>sonale sanitario non direttamente coinvolto nel<strong>la</strong> cura e nell’assistenza<br />

alle <strong>per</strong>sone HIV positive non ha conoscenze adeguate sul<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia.<br />

Target<br />

Il test è stato somministrato a <strong>per</strong>sonale sanitario medico, infermieristico,<br />

tecnico sanitario, ed altri <strong>la</strong>ureati del<strong>la</strong> sanità prima e dopo il corso di formazione.<br />

In totale sono stati compi<strong>la</strong>ti 79 questionari <strong>per</strong> il pre-test e 82 <strong>per</strong> il<br />

post test.<br />

298<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

Valutazione dei risultati<br />

Il questionario somministrato prima e dopo il corso prevedeva 13 domande<br />

a risposta multip<strong>la</strong>. Al pre-test è stato dato il 51,9 delle risposte esatte, mentre<br />

al post-test è stato il 91,3 delle risposte esatte. Analizzando i dati del pre-test si<br />

è messo in evidenza che un o<strong>per</strong>atore sanitario su 4 (25,3%) non sa che<br />

l’al<strong>la</strong>ttamento al seno dei neonati figli di madri sieropositive deve essere evitato<br />

<strong>per</strong> prevenire <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. I principali effetti dei farmaci antiretrovirali non<br />

sono conosciuti dai sanitari ospedalieri (38,0% delle risposte esatte possibili).<br />

Meno di un sanitario su tre sa che le <strong>per</strong>sone sieropositive oggi possono ricevere<br />

un trapianto di fegato (31,6%). Un sanitario su quattro riteneva di dover<br />

visitare <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona HIV positiva usando <strong>la</strong> mascherina oppure indossando i<br />

guanti mentre solo il 73,4% aveva nozione esatta delle precauzioni universali.<br />

Solo 51,9% dei sanitari che hanno risposto al questionario sapeva che un<br />

endoscopio usato <strong>per</strong> una <strong>per</strong>sona HIV positiva non necessita di precauzioni<br />

partico<strong>la</strong>ri ma deve essere disinfettato con le normali procedure. Sono un sanitario<br />

su tre (29,1%) sa che <strong>la</strong> maggior parte delle <strong>per</strong>sone sieropositive oggi<br />

in Italia non sa di esserlo. Quasi <strong>la</strong> metà del <strong>per</strong>sonale ritiene che non ci siano<br />

<strong>per</strong>sone sieropositive sopra i sessanta anni (41,9% risponde no o non so).<br />

Questi dati mostrano che i sanitari che non <strong>la</strong>vorano nei reparti di ma<strong>la</strong>ttie<br />

infettive hanno conoscenze molto scarse sull’infezione. La discriminazione<br />

delle <strong>per</strong>sone HIV positive nei reparti ospedalieri può essere dovuta, fra le<br />

altre cause, anche dal<strong>la</strong> mancanza di conoscenza del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia.<br />

La formazione rappresenta una strategia, fra le altre, <strong>per</strong> prevenire <strong>la</strong> discriminazione<br />

di queste <strong>per</strong>sone e rendere l’ospedale più rispettoso dei diritti umani.<br />

Conclusioni<br />

Se l’HPH prevede fra i suoi obiettivi l’umanizzazione degli ospedali è <strong>per</strong>ché<br />

oggi gli ospedali, in misura variabile, sono disumani. Un ospedale può<br />

essere reso umano solo dall’umanità delle donne e degli uomini che vi <strong>la</strong>vorano<br />

dentro. Se vogliamo ospedali più umani dobbiamo scommettere ed investire<br />

sull’umanità di queste <strong>per</strong>sone.<br />

12.74. Realizzazione eventi pubblici di promozione ed educazione al<strong>la</strong><br />

salute<br />

R. GAGNO - Responsabile Ufficio Educazione e Promozione del<strong>la</strong> salute ASL 1<br />

Im<strong>per</strong>iese, Regione Liguria<br />

La programmazione dell’attività di Educazione e Promozione del<strong>la</strong> salute<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

299


CAPITOLO 12<br />

ogni anno prevede una serie di incontri con mostre e condivisione dei <strong>la</strong>vori<br />

realizzati sia dall’Ufficio di Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> in col<strong>la</strong>borazione con l’Area<br />

Comunicazione URP sia durante i <strong>la</strong>boratori realizzati dalle sco<strong>la</strong>resche, questo<br />

<strong>per</strong>mette di concentrare in una unica sede e in un tempo definito l’esposizione<br />

di tutte le attività.<br />

La funzione Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> è da ritenersi trasversale a tutte le strutture<br />

interne dell’Azienda Sanitaria e <strong>la</strong> collocazione organizzativa atta a garantire<br />

<strong>la</strong> trasversalità del<strong>la</strong> funzione è quel<strong>la</strong> in staff del<strong>la</strong> Direzione Generale.<br />

La trasversalità del<strong>la</strong> funzione Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> comporta <strong>la</strong> consultazione<br />

e il coordinamento metodologico da attuarsi attraverso figure di riferimento,<br />

di norma individuate a livello di Dipartimenti Ospedalieri e Territoriali,<br />

Distretti Sanitari o Strutture con partico<strong>la</strong>re valenza strategica nel campo<br />

del<strong>la</strong> Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>.<br />

La costruzione di col<strong>la</strong>borazioni intra-aziendali e inter-settoriali nell’ottica<br />

di alleanze <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute si rende indispensabile <strong>per</strong> favorire un’azione trasversale<br />

su tutta l’Azienda, in modo da diffondere <strong>la</strong> maggior uniformità e omogeneità<br />

possibile degli interventi di Educazione e Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>, sia<br />

<strong>per</strong> quanto riguarda gli aspetti metodologici che i contenuti.<br />

Al fine di garantire una ragionevole evidenza di efficacia delle attività e delle<br />

iniziative, mirante a modificare il modo di <strong>la</strong>vorare a compartimenti stagni e<br />

diffondere <strong>la</strong> cultura dell’Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> raccordandolo al più generale<br />

concetto di Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> mediante una corretta comunicazione sanitaria<br />

con tutti i settori di intervento dell’Azienda in modo armonico e paritario.<br />

Obiettivi<br />

- Favorire <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione tra le Strutture Ospedaliere e Territoriali nell’ottica<br />

del “<strong>la</strong>vorare insieme”;<br />

- motivare gli o<strong>per</strong>atori sanitari al<strong>la</strong> partecipazione di programmi di prevenzione<br />

e promozione del<strong>la</strong> salute;<br />

- promuovere e condividere iniziative <strong>per</strong> favorire un ambiente più adatto<br />

alle esigenze di chi lo vive;<br />

- valutare il <strong>la</strong>voro annuale con una pubblica manifestazione garantendo un<br />

confronto tra le parti coinvolte, prevedendo altresì <strong>la</strong> valutazione in itinere.<br />

Conclusioni<br />

Il Settore di Educazione e Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> mediante il coordinamento<br />

trasversale ha voluto su<strong>per</strong>are il modello statico di prevenzione a favore<br />

di un modello dinamico caratterizzato dall’istituzione di un’organizzazione<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> progettazione integrata. Si è inoltre consolidata <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione tra<br />

diverse Strutture partecipanti ai progetti di educazione al<strong>la</strong> salute, mediante<br />

300<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

l’individuazione di gruppi di <strong>la</strong>voro e referenti di progetto, che vede il Direttore<br />

di Dipartimento promotore del processo strategico di riorientamento che<br />

punta allo sviluppo di ambienti fisici e sociali favorevoli al<strong>la</strong> salute.<br />

In coerenza con le strategie del Ministero del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> si è posta partico<strong>la</strong>re<br />

attenzione al<strong>la</strong> promozione di Sani Stili di Vita, a favorire il Benessere dal<br />

punto di vista affettivo e sessuale, si è <strong>per</strong>severato nel<strong>la</strong> promozione di strategie<br />

<strong>per</strong> eliminare <strong>la</strong> presenza di fumo nelle strutture.<br />

12.75. Es<strong>per</strong>ienza di promozione del<strong>la</strong> salute durante il <strong>la</strong>voro<br />

infermieristico. Ergomotricità <strong>per</strong> <strong>la</strong> prevenzione dei disturbi<br />

muscoloscheletrici<br />

A. M. CIRLA, R. FAZIOLI, L. GALLI, C. MEINECKE - Istituti Ospitalieri di Cremona ­<br />

Unità di Medicina del Lavoro, U.O. Medicina Riabilitativa<br />

AUTORE REFERENTE: RAFFAELLA FAZIOLI, tel.: 0372 405433, fax: 0372 405656, e­<br />

mail: med.<strong>la</strong>v.aioc@e-cremona.it<br />

Il presente <strong>la</strong>voro illustra un <strong>per</strong>corso formativo e applicativo di ergomotricità<br />

a favore di o<strong>per</strong>atori di assistenza di un reparto di degenza medica. Si tratta <strong>per</strong>tanto<br />

di un modello s<strong>per</strong>imentale, <strong>la</strong> cui applicazione è mirata su gruppi a rischio<br />

professionale nel<strong>la</strong> movimentazione di pazienti e nelle posture incongrue.<br />

L’intervento si artico<strong>la</strong> in un modulo teorico-pratico ed ha <strong>la</strong> caratteristica di<br />

essere costruito sulle peculiari esigenze del contesto <strong>la</strong>vorativo, anche considerando<br />

i risultati emersi dal<strong>la</strong> valutazione dei rischi. “Ergomotricità” è un<br />

neologismo che indica una tecnica di prevenzione che, partendo dal rischio<br />

posturale proprio di ogni mansione, individua i segmenti corporei maggiormente<br />

interessati e propone semplici esercizi mirati, ripetibili autonomamente<br />

sul luogo di <strong>la</strong>voro <strong>per</strong> compensare il rischio e prevenire il danno <strong>per</strong>sonale.<br />

In tal modo viene promossa <strong>la</strong> salute durante l’attività <strong>la</strong>vorativa, <strong>per</strong> quanto<br />

attiene l’equilibrio muscolo-scheletrico.<br />

Si tratta <strong>per</strong>tanto di un metodo di autotrattamento sul posto di <strong>la</strong>voro che ben si<br />

adatta al<strong>la</strong> realtà <strong>la</strong>vorativa ospedaliera. La costruzione di tale modulo teoricopratico<br />

all’interno del<strong>la</strong> nostra Azienda Ospedaliera ha coinvolto diverse U.O.,<br />

mediche ed amministrativo/formative (Unità O<strong>per</strong>ativa Ospedaliera di Medicina<br />

del Lavoro, Unità O<strong>per</strong>ativa di Medicina Riabilitativa, Ufficio Formazione, Qualità<br />

ed Aggiornamento, Unità O<strong>per</strong>ativa di Medicina e Gastroenterologia) e si rivolge<br />

a Infermieri Professionali e ad O<strong>per</strong>atori Socio Sanitari, ossia a due figure professionali<br />

fra le più coinvolte nel<strong>la</strong> mobilizzazione manuale dei pazienti.<br />

Il modulo contemp<strong>la</strong> due fasi formative. Nel<strong>la</strong> prima di circa un’ora e mezzo ci<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

301


CAPITOLO 12<br />

si propone di approfondire alcune nozioni di fisiopatologia del rachide e dell’artico<strong>la</strong>zione<br />

scapolo-omerale, mentre nel<strong>la</strong> seconda del<strong>la</strong> durata di circa due ore e<br />

mezzo lo scopo è di analizzare le modalità di trasferimento di alcune tipologie di<br />

pazienti, di correggere le manovre effettuate in modo non ergonomico e di insegnare<br />

esercizi (numericamente limitati, di semplice memorizzazione e di veloce<br />

esecuzione) di compenso musco<strong>la</strong>re come forma di autotrattamento preventivo.<br />

L’esecuzione di tali esercizi è prevista sia sul posto di <strong>la</strong>voro sia a casa; allo scopo<br />

è stato predisposto materiale illustrativo indicante gli esercizi compensatori e gli<br />

esercizi di ri<strong>la</strong>ssamento da effettuare eventualmente a domicilio.<br />

Le criticità che si sono presentate sono state organizzative e di comunicazione<br />

(interne al gruppo bidisciplinare formato da Medico del Lavoro e Fisiatra/<br />

Fisioterapista, esterne nei confronti delle altre U.O. interessate oltre che nei<br />

riguardi del<strong>la</strong> Direzione Medica), di realizzazione pratica (spazi, tempi, modu<strong>la</strong>zione<br />

oraria degli interventi, predisposizione di materiale informatico e<br />

di supporto) e di scelta metodologica (didattica formale e pratica didattica).<br />

Un primo risultato è stato quello di riuscire a far interagire diverse professionalità,<br />

es<strong>per</strong>ienze e retroterra culturali con le esigenze organizzative e di<br />

scelta linguistico/pratica altrettanto importanti <strong>per</strong> <strong>la</strong> riuscita dell’es<strong>per</strong>ienza.<br />

La valutazione dell’impatto sia di gradimento sia di apprendimento, nonché le<br />

verifiche di efficienza e di efficacia sono state predisposte mediante appositi<br />

questionari somministrati in modo sequenziale nel tempo.<br />

Questo tipo di promozione mirata può essere <strong>la</strong> base di partenza anche <strong>per</strong><br />

una formazione pratica associata all’utilizzo di ausili minori e maggiori<br />

(sollevatori) nelle attività di mobilizzazione dei pazienti non autosufficienti.<br />

12.76. Confronto tra popo<strong>la</strong>zione generale e dipendenti ASL afferenti ad<br />

un centro antifumo: l’es<strong>per</strong>ienza del “Centro <strong>per</strong> il trattamento e<br />

<strong>la</strong> prevenzione dei danni indotti dal fumo di tabacco” di Livorno<br />

N. PULERÀ, G. MATTEELLI, A. SCOGNAMIGLIO, A. SANTOLICANDRO - “Centro <strong>per</strong> <strong>la</strong> Prevenzione<br />

e il Trattamento dei danni indotti da Fumo di Tabacco”- U.O.<br />

Pneumologia - Ospedale di Livorno<br />

AUTORE REFERENTE: NOLITA PULERÀ, UO. Pneumologia, Ospedale di Livorno, viale<br />

Alfieri 36 - tel 0586 223453, e-mail: centro.antifumo@nord.usl6.toscana.it<br />

Premessa<br />

Nell’ambito del progetto HPH “Ospedale senza Fumo”, l’azienda USL6 di<br />

302<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

Livorno fornisce ai propri dipendenti (Dip.) l’opportunità di accedere al Centro<br />

Antifumo (CA) gratuitamente e, compatibilmente con l’esigenza del<strong>la</strong> UO<br />

di appartenenza, anche in orario di <strong>la</strong>voro. Tale disposizione è rego<strong>la</strong>ta da<br />

specifica deliberazione del Direttore Generale. La popo<strong>la</strong>zione generale (PG),<br />

accede al servizio attraverso il pagamento di un pacchetto forfettario di €<br />

92,96, comprendente una 1 visita (Spirometria, parametri vitali, misurazione<br />

del CO, test di Fagerstrom, counselling specifico, prescrizione del<strong>la</strong> terapia<br />

farmacologica) e tutti i controlli ritenuti necessari nell’arco di 6 mesi di trattamento.<br />

In tutti i casi i soggetti devono sostenere <strong>la</strong> spesa del<strong>la</strong> terapia<br />

farmacologica.<br />

Scopo<br />

Verificare se esiste un diverso comportamento in termini di partecipazione<br />

e di successo tra Dip. e PG.<br />

Risultati<br />

Nel <strong>per</strong>iodo 1/10/2000 (nascita de CA) - 31/03/2004 sono afferiti al servizio<br />

1032 soggetti (PG 861, Dip. 171). Le donne Dip. sono state statisticamente<br />

più numerose (65,5 vs. 41,5% del<strong>la</strong> PG). I Dip. sono risultati statisticamente:<br />

più istruiti (diploma+<strong>la</strong>urea 79,5 vs. 48,2%), meno coniugati (51,5<br />

vs. 69,6%), più giovani (44,5±8,6 vs. 49,1 ± 11,9 anni). Per quanto riguarda<br />

le caratteristiche di fumo, i Dip hanno iniziato a fumare più tardi (17,9 vs.<br />

16,8 anni), fumano meno sigarette (21,8 vs. 26,1 sig/die), hanno un valore<br />

di test di Fagerstrom inferiore (5,6 vs. 6,0) (differenze statisticamente significative)<br />

e livelli di CO espirato al basale lievemente più bassi (21,6 vs.<br />

22,1). Tutti i soggetti sono stati contattati telefonicamente dopo sei mesi e<br />

un anno dal<strong>la</strong> prima visita effettuata: nell’occasione veniva somministrato<br />

un questionario <strong>per</strong> <strong>la</strong> valutazione dell’astinenza, delle caratteristiche di<br />

fumo <strong>per</strong> coloro i quali erano ricaduti o non avevano cessato, e <strong>per</strong> il gradimento<br />

del trattamento ricevuto. Al controllo a sei mesi il tasso di partecipazione<br />

è stato del 93% nel<strong>la</strong> PG e dell’ 84% nei Dip. Il controllo ad un<br />

anno ha rilevato un tasso di partecipazione dell’ 89% nel<strong>la</strong> PG e dell’ 87%<br />

nei Dip. Tra coloro che hanno eseguito il controllo a 6 mesi, il 43,8% dei<br />

Dip. (femmine 40,3%; maschi 51,5%) ha riferito di essere astinente contro<br />

il 52,8% del<strong>la</strong> PG (femmine 55,2%, maschi 51,1%); è da notare che mentre<br />

il tasso di successo è analogo tra i maschi delle due popo<strong>la</strong>zioni, è significativamente<br />

più basso tra le donne Dip. Al controllo ad un anno i tassi di<br />

successo risultano: Dip. 42,9% (maschi 39,1%; femmine 44,4%); PG 42,3%<br />

(maschi 46,1%; femmine 36,8).<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

303


CAPITOLO 12<br />

Conclusioni<br />

I due gruppi valutati sono risultati significativamente diversi sia in termini<br />

anagrafici (età, sesso, livello di istruzione, stato civile), che in termini di caratteristiche<br />

di fumo (inizio dell’abitudine, n. di sigarette fumate, entità del<strong>la</strong> dipendenza).<br />

Per quanto riguarda <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di successo al follow up, i due<br />

gruppi differiscono <strong>per</strong> il minor tasso di successo delle femmine Dip. al controllo<br />

a sei mesi. Tuttavia il controllo a un anno non mostra differenze significative<br />

tra i due gruppi, pur notandosi un comportamento inverso delle femmine<br />

rispetto ai maschi (sono più astinenti le femmine Dip.). Quindi, nonostante<br />

le due popo<strong>la</strong>zioni studiate risultino differenti <strong>per</strong> i parametri che le<br />

caratterizzano, <strong>per</strong> le modalità di accesso al Centro e <strong>per</strong> il fatto di dover sostenere<br />

o meno <strong>la</strong> spesa delle visite e del follow up, il tasso di cessazione<br />

risulta sovrapponibile dopo un anno dall’inizio del trattamento (42,3 % PG e<br />

42,9 % Dip.).<br />

La recente indagine AIPO “Ospedali senza fumo” ha evidenziato una maggiore<br />

prevalenza di fumo nei dipendenti ospedalieri rispetto al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

generale, suggerendo che il <strong>la</strong>vorare in ambiente sanitario non è un fattore<br />

protettivo nei confronti dell’abitudine al fumo; <strong>la</strong> nostra es<strong>per</strong>ienza sembra<br />

dimostrare che non rappresenta neppure uno stimolo aggiuntivo al<strong>la</strong> cessazione.<br />

12.77. Il progetto gestione del rischio nel dipartimento di salute mentale<br />

di Reggio Emilia<br />

G. GRASSI, D. COSTI, L. TAGLIABUE<br />

AUTORE REFERENTE: GADDOMARIA GRASSI, <strong>Salute</strong> Mentale, Via Amendo<strong>la</strong> 2, 42100<br />

RE – tel.: 0522 335255/0522 335081 - e-mail: gaddomaria.grassi@ausl.re.it<br />

Breve introduzione del contesto<br />

In letteratura è riportata <strong>la</strong> rilevanza epidemiologica degli errori sanitari e,<br />

più in generale, degli effetti iatrogeni delle cure.<br />

Esistono, in Italia, modalità definite dalle leggi nazionali e regionali di<br />

rilevazione di questi eventi: le segna<strong>la</strong>zione all’Ufficio Re<strong>la</strong>zioni <strong>per</strong> il Pubblico<br />

e al Tribunale dei Diritti del Ma<strong>la</strong>to (entrambe da parte dei cittadini), le<br />

segna<strong>la</strong>zioni al Servizio di Farmacovigi<strong>la</strong>nza del Ministero da parte dei medici.<br />

E’ ampiamente documentato, tuttavia, che questi strumenti sono <strong>la</strong>rgamente<br />

sottoutilizzati. Il Dipartimento di <strong>Salute</strong> Mentale (DSM) dell’Azienda Sanitaria<br />

(AUSL) di Reggio Emilia, che comprende Centri di <strong>Salute</strong> Mentale territoriali<br />

(Community Mental Health Centers), Residenze, Semiresidenze e un Ser­<br />

304<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

vizio di Psichiatria con posti letto nell’Ospedale Generale, si è dotato anche di<br />

altri strumenti di rilevazione di eventi indesiderati, coerentemente con le<br />

direttive aziendali e con le normative regionali.<br />

Obiettivo/i<br />

- Dotarsi di un sistema efficace di rilevazione degli eventi indesiderati nel<strong>la</strong><br />

pratica del Dipartimento di <strong>Salute</strong> Mentale.<br />

- Valutare <strong>la</strong> praticabilità, sensibilità ed efficacia di nuovi strumenti di<br />

rilevazione confrontati con quelli tradizionali.<br />

Tali obiettivi vengono <strong>per</strong>seguiti confrontando le tradizionali modalità di<br />

rilevazione di eventi indesiderati (rec<strong>la</strong>mi all’URP, rec<strong>la</strong>mi al TDM, segna<strong>la</strong>zioni<br />

al Servizio di Farmacovigi<strong>la</strong>nza) con:<br />

- <strong>la</strong> rilevazione sistematica da parte degli o<strong>per</strong>atori delle Non Conformità (mancata<br />

applicazione di procedure e istruzioni o<strong>per</strong>ative), in tutto il DSM;<br />

- rilevazione sistematica degli Eventi Sentinel<strong>la</strong> (lista predefinita e specifica<br />

<strong>per</strong> ogni unità o<strong>per</strong>ativa di eventi potenzialmente indicativi di cattiva qualità),<br />

in tutto il DSM;<br />

- rilevazione secondo il modello dell’Incident reporting, nell’area di degenza<br />

psichiatrica nell’Ospedale Generale).<br />

Gruppo/i target<br />

Utenti del Dipartimento di <strong>Salute</strong> Mentale di Reggio Emilia.<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

Sono stati valutati:<br />

- <strong>la</strong> capacità dello strumento di intercettare gli eventi critici (Indicatore: n. di<br />

segna<strong>la</strong>zioni <strong>per</strong> anno);<br />

- <strong>la</strong> sensibilità dello strumento (valutazione dell’entità degli eventi da parte<br />

del Nucleo Qualità e, <strong>per</strong> l’Incident Reporting di un gruppo misto unità o<strong>per</strong>ativa-staff<br />

aziendale);<br />

- l’impegno di risorse richiesto (da parte del Nucleo Qualità).<br />

Conclusioni<br />

L’utilizzazione delle vecchie e nuove modalità di rilevazione delle criticità<br />

nel Dipartimento di <strong>Salute</strong> Mentale ci ha consentito di trarre queste conclusioni:<br />

- le modalità tradizionali intercettano pochissimi eventi potenzialmente indicativi<br />

di cattiva qualità;<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

305


CAPITOLO 12<br />

- gli altri metodi registrano un numero di eventi significativamente maggiore,<br />

anche se con diverso livello di accuratezza e di impegno di risorse (le Non<br />

conformità hanno il pregio di segna<strong>la</strong>re anche eventi di tipo organizzativo<br />

ma con livello di gravità disomogeneo, il registro degli Eventi Sentinel<strong>la</strong><br />

<strong>per</strong>mette una registrazione limitata ma semplice e attendibile, il modello<br />

dell’Incident reporting è più sensibile ma richiede più risorse);<br />

- l’utilizzo di un solo strumento è insufficiente <strong>per</strong> descrivere il fenomeno in<br />

oggetto; è necessario quindi dotarsi di una pluralità di strumenti di rilevazione<br />

del<strong>la</strong> cattiva qualità delle cure.<br />

12.78. La documentazione di qualità del dipartimento salute mentale come<br />

supporto al<strong>la</strong> valutazione e gestione dei rischi <strong>la</strong>vorativi<br />

G. MORINI, D. COSTI, A. PINOTTI, M. POLETTI<br />

AUTORE REFERENTE: GIOVANNI MORINI, Via Amendo<strong>la</strong> 2, 42100 Reggio Emilia –<br />

tel.: 0522 335236, e-mail: giovanni.morini@ausl.re.it<br />

Breve introduzione del contesto<br />

La normativa europea e italiana richiedono che siano individuati tutti i rischi<br />

connessi alle attività <strong>la</strong>vorative, e che ciò venga formalizzato in un documento<br />

contenente <strong>la</strong> valutazione dei rischi <strong>per</strong> <strong>la</strong> sicurezza e <strong>la</strong> salute durante il <strong>la</strong>voro.<br />

Usualmente <strong>la</strong> valutazione dei rischi è e<strong>la</strong>borata mediante l’osservazione<br />

da parte di un tecnico delle attività svolte dai <strong>la</strong>voratori e riporta <strong>la</strong> programmazione<br />

delle misure previste <strong>per</strong> il miglioramento del livello di sicurezza.<br />

Tale programmazione si concretizza con una data di scadenza.<br />

La caratteristica dell’es<strong>per</strong>ienza descritta è stata quel<strong>la</strong> di sviluppare <strong>la</strong> valutazione<br />

dei rischi <strong>per</strong> figure professionali di direzione dei servizi (Head of<br />

service), partendo dal<strong>la</strong> documentazione di qualità del Dipartimento che descrive<br />

i prodotti erogati e le attività in esso contenute. Il programma delle<br />

misure <strong>per</strong> il miglioramento del livello di sicurezza è realizzata secondo un<br />

riesame <strong>per</strong>iodico delle attività adottate.<br />

Obiettivo/i<br />

- Migliorare <strong>la</strong> sicurezza degli o<strong>per</strong>atori delle strutture sanitarie.<br />

- Migliorare <strong>la</strong> valutazione dei rischi in base alle diverse figure professionali e<br />

le conseguenti misure di protezione e prevenzione.<br />

- Definizione del<strong>la</strong> Tabel<strong>la</strong> di c<strong>la</strong>ssificazione delle c<strong>la</strong>ssi di rischio.<br />

- Definizione del<strong>la</strong> Tabel<strong>la</strong> di corrispondenza tra rischi e misure di prevenzione<br />

e protezione.<br />

306<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

- Sviluppo delle seguenti tabelle di corrispondenza, partendo dal<strong>la</strong> descrizione<br />

del<strong>la</strong> organizzazione del Dipartimento, dai suoi prodotti erogati e<br />

dal Sistema Informativo informatizzato che contabilizza le attività svolte<br />

dalle varie figure professionali:<br />

Macrostruttura aziendale Strutture Prodotti Attività Professioni Rischi<br />

Occasionalmente si è reso necessario adattare <strong>la</strong> valutazione del rischio di<br />

alcune figure professionali che svolgono attività differenziate o con un diverso<br />

livello di rischio associato in Strutture simili.<br />

Il documento finale, pensato <strong>per</strong> il Cliente interno, contiene una tabel<strong>la</strong> in<br />

cui sono riportate, <strong>per</strong> ogni Struttura considerata, le misure di prevenzione e<br />

protezione con riferimento alle figure professionali presenti, secondo il seguente<br />

schema:<br />

Strutture Professioni Rischi Misure di prevenzione e protezione<br />

Gruppo/i target<br />

O<strong>per</strong>atori sanitari con funzioni di gestione dei servizi.<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

Miglioramento del<strong>la</strong> valutazione e gestione dei rischi <strong>la</strong>vorativi.<br />

12.79. Il Sistema Qualità nell’Azienda Ospedale Università San Martino di<br />

Genova<br />

R. ROSSO - Azienda Ospedale Università San Martino di Genova, tel.: 010<br />

5555056<br />

Introduzione<br />

La scelta strategica aziendale è stata quel<strong>la</strong> di costituire una Unità O<strong>per</strong>ativa<br />

complessa “L’Ufficio Qualità, Accreditamento e Re<strong>la</strong>zioni con il Pubblico” che<br />

portasse allo sviluppo del Sistema Qualità Aziendale avendo competenza <strong>per</strong><br />

le seguenti aree:<br />

Accreditamento Istituzionale, Accreditamento all’Eccellenza secondo <strong>la</strong><br />

norma UNI EN ISO 9001:2000, Area del<strong>la</strong> Qualità <strong>per</strong>cepita, Area del Risk<br />

Management e U.R.P.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

307


CAPITOLO 12<br />

Metodologia<br />

Si è costituita <strong>la</strong> Rete Aziendale <strong>per</strong> <strong>la</strong> Qualità che prevede, all’interno di<br />

tutte le U.O. <strong>la</strong> figura del Responsabile Assicurazione Qualità (R.A.Q.), e di<br />

Gruppi di Miglioramento del<strong>la</strong> Qualità (G.M.Q.) composti da rappresentanti<br />

di tutte le figure che in intervengono nel processo assistenziale. L’o<strong>per</strong>azione<br />

vede coinvolte circa 650 <strong>per</strong>sone.<br />

Tutta <strong>la</strong> Rete Aziendale è stata formata tramite corsi ECM che hanno previsto<br />

oltre ai concetti base del<strong>la</strong> qualità, l’approccio multidisciplinare alle<br />

metodologie PDCA e l’utilizzo di strumenti di supporto.<br />

Alcuni RAQ sono stati formati in modo più approfondito attraverso corsi di<br />

formazione <strong>per</strong> “Auditor interno” e <strong>per</strong> “Valutatori dei Sistemi Qualità”, tenuti<br />

dall’organismo di Certificazione IMQ-CSQ (Istituto Marchio Qualità ­<br />

Certificazione Sistemi Qualità). In questo modo <strong>la</strong> struttura del<strong>la</strong> rete aziendale<br />

ha cominciato a presentare un assetto di profili e competenze eterogenee e<br />

ben definite e ciò ha <strong>per</strong>messo di introdurre le Verifiche Ispettive Interne come<br />

metodo sistematico.<br />

Area Accreditamento Istituzionale<br />

Attraverso incontri mediati con lo staff centrale dell’U.O. Ufficio Qualità,<br />

Accreditamento e Re<strong>la</strong>zioni con il Pubblico, ogni U.O. ha costruito un Documento<br />

organizzativo di reparto <strong>per</strong> ogni macroattività erogata (Degenza, Day<br />

Hospital, Day Surgery, Ambu<strong>la</strong>torio, ecc...).<br />

Si sono redatti 560 documenti di reparto che hanno determinato il ripensamento<br />

ed il riorientamento dell’organizzazione interna, consentendo a RAQ e GMQ di<br />

diventare attori organizzativi del<strong>la</strong> <strong>per</strong>formance clinica di reparto.<br />

Il Documento Organizzativo di reparto è così artico<strong>la</strong>to:<br />

- Identificazione e rintracciabilità dell’Unità O<strong>per</strong>ativa<br />

- Elenco delle prestazioni erogate<br />

- Organigramma con evidenza dei ruoli<br />

- Funzionigramma con matrice di responsabilità e sostituzioni<br />

- Organizzazione interna finalizzata al<strong>la</strong> continuità assistenziale 24h/24h<br />

- Modalità di accesso<br />

- Standard di qualità<br />

- Strumenti di verifica<br />

- Procedure utilizzate<br />

Il passo successivo è stato quello di recepire <strong>per</strong> ogni U.O. (1<strong>19</strong>) dell’Azienda<br />

Linee Guida <strong>per</strong> patologia secondo criteri EBM e che le stessa fossero tradotte<br />

in <strong>per</strong>corsi diagnostico terapeutico attraverso l’utilizzo di Flow-Chart.<br />

Il <strong>la</strong>voro ha <strong>per</strong>messo di recepire 1<strong>19</strong> linee guida e 1<strong>19</strong> <strong>per</strong>corsi diagnostici<br />

terapeutici.<br />

308<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

Area Qualità Percepita<br />

Si sono sviluppati degli indicatori di <strong>per</strong>formance attraverso “Indicatori di<br />

Processo e di esito del<strong>la</strong> cura”, entrambi sono stati inseriti come obiettivi delle<br />

Unità O<strong>per</strong>ative nel<strong>la</strong> scheda di budget.<br />

Gli Indicatori di esito del<strong>la</strong> Cura” sono stati formu<strong>la</strong>ti secondo <strong>la</strong> metodologia<br />

del Canadian Council on Health Services Accreditation che prevede le seguenti<br />

fasi:<br />

1. Formu<strong>la</strong>zione dell’indicatore<br />

2. Domande chiave<br />

3. Descrizione e tipologia<br />

4. Scopo rationale e utilizzatori<br />

5. Formu<strong>la</strong><br />

6. Definizione delle variabili di base e delle modalità di rilevazione<br />

7. Limitazioni ed esclusioni<br />

8. Analisi dei dati<br />

9. Riferimenti bibliografici<br />

Il <strong>la</strong>voro ha <strong>per</strong>messo di recepire 1<strong>19</strong> indicatori.<br />

Per quanto riguarda gli indicatori di processo, sono stati utilizzati 3 strumenti:<br />

i questionari, i rec<strong>la</strong>mi e i Focus Group. Il Lavoro ha visto <strong>la</strong><br />

somministrazione di 4.000 questionari che hanno indagato tutti i processi assistenziali,<br />

l’analisi dei rec<strong>la</strong>mi ed i focus group hanno <strong>per</strong>messo di rilevare le<br />

criticità maggiori e quindi di poter mettere in atto azioni correttive adeguate.<br />

Area ISO 9001:2000 i risultati<br />

La strategia aziendale è stata quel<strong>la</strong> di avviare il processo di accreditamento<br />

all’eccellenza secondo <strong>la</strong> Norma UNI EN ISO 9001: 2000 nelle diagnostiche<br />

trasversali e nei Servizi di supporto – Servizio di Anatomia, Istologia, Citologia<br />

Patologica e Citogenetica; Radiologia Cattedra “R”; Laboratorio di Analisi Centrale;<br />

Servizio di Nutrizione e Dietetica Clinica – <strong>per</strong> estendere il dominio alle<br />

Degenze e alle Unità Strategiche – Neurologia e Centro Ictus; Servizio di Prevenzione<br />

e Protezione; Ufficio Qualità, Accreditamento e Re<strong>la</strong>zioni con il Pubblico;<br />

Affari Generali e Legali; Formazione e Aggiornamento.<br />

Sono attualmente in via di Certificazione le seguenti U.O.: Nefrologia e Dialisi,<br />

Neonatologia, Ma<strong>la</strong>ttie Infettive Adulti, Clinica Urologia, Chirurgia Generale<br />

e Trapianti d’Organo.<br />

Area Risk Management<br />

Il progetto avviato all’interno di 2 Unità O<strong>per</strong>ative, prevede un approccio<br />

metodologico basato sul<strong>la</strong> mappatura sia del rischio clinico che farmacologico,<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

309


CAPITOLO 12<br />

attraverso l’analisi e <strong>la</strong> scomposizione dei processi arrivando al<strong>la</strong> costruzione<br />

di una Master List o elenco dei possibili errori/guasti riferiti al<strong>la</strong> singo<strong>la</strong> sequenza<br />

del processo individuata.<br />

Il progetto, attualmente in fase iniziale, vedrà l’utilizzo sia del<strong>la</strong> tecnica<br />

dell’Incident Reporting, attraverso <strong>la</strong> somministrazione al <strong>per</strong>sonale delle U.O.<br />

pilota, di una scheda di segna<strong>la</strong>zione dei “possibili errori”, sia del<strong>la</strong> tecnica<br />

dell’HFMEA o “analisi dei modi di guasto/errore e dei loro effetti” proposto<br />

dal<strong>la</strong> JCAHO, privilegiando l’analisi prospettica dei processi considerati più<br />

rischiosi, e identificandone le potenziali vulnerabilità.<br />

Conclusioni<br />

Il modello implementato ha favorito l’instaurarsi di un “Clima Organizzativo”<br />

molto favorevole allo sviluppo del<strong>la</strong> “Cultura del NOI e del Sentirsi Parte”, parte<br />

attiva delle decisioni dei processi di crescita dell’organizzazione, in una prospettiva<br />

di enpowerment che dia validi contributi ai processi decisionali al fine<br />

di un continuo miglioramento del<strong>la</strong> qualità dell’assistenza sanitaria erogata.<br />

12.80. Paziente oncologico e continuità assistenziale<br />

M. C. AZZOLINA, I. M. RACITI, R. ARIONE, P. PANARISI - ASO San Giovanni Battista<br />

di Torino<br />

Per soddisfare le esigenze di una tipologia partico<strong>la</strong>re di paziente, quale<br />

quello oncologico l’ASO San Giovanni Battista di Torino ha progettato e realizzato<br />

il Centro Oncologico ed Ematologico Subalpino (C.O.E.S.).<br />

Il COES è una struttura .che ospita 60 posti letto di day hospital (30 posti<br />

letto di Ematologia e 30 di Oncologia), 18 ambu<strong>la</strong>tori <strong>per</strong> le visite di diverse<br />

patologie neop<strong>la</strong>stiche (Ematologia, Oncologia Medica e Chirurgica), un Servizio<br />

Farmaceutico <strong>per</strong> <strong>la</strong> preparazione centralizzata dei farmaci antib<strong>la</strong>stici,<br />

un’ Area dedicata allo sviluppo di terapie innovative inclusi trapianti<br />

emopoietici autologhi ed allogenici. Il C.O.E.S. è anche <strong>la</strong> sede del Centro di<br />

Prevenzione Oncologica (C.P.O.) e del Coordinamento del<strong>la</strong> Rete Oncologica<br />

del<strong>la</strong> Regione Piemonte; rappresenta dunque a livello oncologico, il “ponte”<br />

ideale tra <strong>la</strong> nostra Azienda e le Strutture territoriali.<br />

Per <strong>la</strong> peculiarità dei pazienti trattati, sin dal<strong>la</strong> fase del<strong>la</strong> progettazione si è<br />

volta partico<strong>la</strong>re attenzione al<strong>la</strong> umanizzazione del<strong>la</strong> Struttura ed al<strong>la</strong> centralità<br />

del paziente.<br />

Sono state a tal fine realizzate ampie sale di attesa, nelle quali è possibile<br />

svolgere varie attività: <strong>per</strong> esempio: iso<strong>la</strong> delle chiacchiere, dei giochi<br />

enigmistci, del<strong>la</strong> spiritualità, del<strong>la</strong> lettura e dell’espressività.<br />

310<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

Il “Centro Accoglienza e Servizi” (C.A.S.) si occupa di: informare circa le<br />

modalità di accesso ai Servizi/Reparti di riferimento; gestire i rapporti con<br />

Centro accoglienza e servizi delle altre sedi regionali di Polo e aggiornare il<br />

sistema informativo Intranet ed Internet;attivare il Gruppo Interdisciplinare<br />

Cure (G.I.C.) <strong>per</strong> una valutazione collegiale; accogliere l’utente; costruire <strong>per</strong><br />

il singolo utente uno specifico <strong>per</strong>corso assistenziale<br />

E’ o<strong>per</strong>ativo un Centro accoglienza composto da un Infermiere Professionale<br />

(con funzione di gestione e coordinamento), quattro o<strong>per</strong>atori addetti<br />

all’accoglienza, sette o<strong>per</strong>atori addetti al trasporto.<br />

È altresì attiva apposita Commissione Medico – infermieristica coordinata<br />

dal<strong>la</strong> Direzione Sanitaria, che si occupa dei problemi logistici più frequenti<br />

tramite:<br />

- riunioni mensili con il Direttore del Dipartimento di Oncologia ed i Direttori<br />

delle Strutture Complesse afferenti al C.O.E.S.;<br />

- riunioni bimensili, <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione delle criticità di carattere o<strong>per</strong>ativo con<br />

<strong>per</strong>sonale medico, infermieristico e amministrativo, referenti di Day Hospital<br />

e Ambu<strong>la</strong>tori.<br />

I pazienti hanno dimostrato notevole apprezzamento <strong>per</strong> tali iniziative: ciò<br />

è stato desunto dagli appositi questionari, somministrati sistematicamente ai<br />

pazienti afferenti al C.O.E.S.. Lodevole è l’attività svolta dalle associazioni di<br />

volontariato, dimostrata sia attraverso <strong>la</strong> destinazione di fondi <strong>per</strong> l’acquisto<br />

di giochi da tavolo e l’abbonamento a varie riviste sia tramite il costante supporto<br />

psicologico agli utenti.<br />

12.81. Linee guida aziendali sul<strong>la</strong> prevenzione delle cadute nel paziente<br />

anziano: risultati di una s<strong>per</strong>imentazione<br />

A. BRANDI 1 , P. GIOACHIN 2 , R. MARILLI 2 - 1 Dirigente dell’Assistenza Infermieristica,<br />

2<br />

Col<strong>la</strong>boratore professionale sanitario - Azienda Ospedaliero Universitaria<br />

Careggi<br />

AUTORE REFERENTE: ANGELA BRANDI, Direzione Sanitaria, Azienda Ospedaliero<br />

Universitaria Careggi; tel.: 0554 279692, fax: 0554 279080, e-mail:<br />

brandia@ao-careggi.toscana.it<br />

Breve introduzione del contesto<br />

L’indagine che viene presentata rientra nell’ambito di un progetto iniziato<br />

nel 2002, volto al<strong>la</strong> predisposizione e implementazione di linee guida aziendali<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> prevenzione delle cadute del paziente anziano in ambito ospedaliero.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

311


CAPITOLO 12<br />

La s<strong>per</strong>imentazione, che rappresenta una fase del progetto, è stata realizzata<br />

<strong>per</strong> verificare se le linee guida e gli strumenti di monitoraggio in essa inseriti,<br />

e<strong>la</strong>borati attraverso <strong>la</strong> revisione sistematica del<strong>la</strong> letteratura scientifica, siano<br />

effettivamente applicabili nel<strong>la</strong> pratica clinica. Sul<strong>la</strong> base dei risultati del<strong>la</strong><br />

s<strong>per</strong>imentazione le linee guida saranno modificate <strong>per</strong> renderle strumenti di<br />

orientamento <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori e <strong>per</strong> i pazienti stessi nel<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong><br />

loro sicurezza e strumenti di miglioramento del<strong>la</strong> qualità <strong>per</strong> l’organizzazione.<br />

Obiettivo/i<br />

Lo studio aveva l’obiettivo di conoscere il fenomeno caduta in tutti i suoi<br />

aspetti analizzandolo in un contesto ospedaliero, ci si è proposti di dare una<br />

risposta alle seguenti domande:<br />

a. Qual è l’incidenza del fenomeno caduta nell’ospedale<br />

b. Quali sono le caratteristiche dei pazienti a rischio di caduta<br />

c. Quali sono i fattori di rischio ambientali e di struttura che aumentano il<br />

rischio di caduta<br />

d. Quali sono le misure che possono essere adottate <strong>per</strong> prevenire <strong>la</strong> caduta<br />

e. Quanto è specifica e sensibile <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> Morse<br />

Gruppo/i Target<br />

L’implementazione del progetto, al termine del<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione, prevede<br />

il coinvolgimento di:<br />

- pazienti ricoverati, in partico<strong>la</strong>re gli anziani individuati come a rischio e<br />

loro famiglie;<br />

- o<strong>per</strong>atori dell’A.O.U.C. appartenenti ai ruoli sanitario, tecnico e amministrativo<br />

che svolgono attività di assistenza, cura e supporto all’assistenza,<br />

nonché attività che contribuiscono al<strong>la</strong> sicurezza/comfort ambientale dei<br />

pazienti ricoverati;<br />

- <strong>per</strong>sone afferenti agli ambu<strong>la</strong>tori rispetto alle quali sarà partico<strong>la</strong>rmente<br />

evidenziato l’aspetto preventivo-educativo.<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

La fase di s<strong>per</strong>imentazione ha avuto luogo dal 21/10/02 al 21/04/03: il metodo<br />

adottato è stato quello osservazionale prospettico.<br />

I pazienti ammessi nelle unità o<strong>per</strong>ative, sede dello studio, sono stati sottoposti<br />

a screening attraverso <strong>la</strong> somministrazione del<strong>la</strong> scheda Morse <strong>per</strong> identificare<br />

il paziente a rischio di caduta.<br />

Ogni evento caduta es<strong>per</strong>ito dai pazienti è stato monitorizzato dall’infermiere<br />

rilevatore presente al momento in cui si è verificato.<br />

312<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

Le schede di monitoraggio degli arredi e presidi e del<strong>la</strong> struttura sono state<br />

compi<strong>la</strong>te dal <strong>per</strong>sonale in servizio una volta all’inizio del<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione,<br />

poi ogni tre mesi.<br />

Osservazioni<br />

I dati emersi dallo studio non consentono al momento di dare una risposta<br />

definitiva ai quesiti oggetto del<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione, ai quali sarà forse possibile<br />

rispondere dopo un monitoraggio dell‘evento caduta sull’universo dei pazienti<br />

ricoverati in azienda <strong>per</strong> il <strong>per</strong>iodo di un anno.<br />

Tuttavia questi risultati aiutano a rivedere alcune raccomandazioni delle<br />

linee guida:<br />

- <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione target ha un’età > ai 70 anni, e presenta almeno una delle<br />

seguenti caratteristiche: diagnosi di ma<strong>la</strong>ttie neurologiche, cerebrovasco<strong>la</strong>ri,<br />

cardiovasco<strong>la</strong>ri, stato mentale alterato, deambu<strong>la</strong>nte autonomamente e con<br />

aiuto;<br />

- i fattori ambientali e lo stato del<strong>la</strong> struttura sembrano influire sull’aumento<br />

di probabilità di caduta solo come fattori secondari alle sopra descritte condizioni<br />

del paziente. In presenza di queste condizioni una buona illuminazione,<br />

specialmente notturna, letti disartico<strong>la</strong>ti e corrimano nei <strong>per</strong>corsi più<br />

usati dai pazienti possono aiutare nel<strong>la</strong> prevenzione;<br />

- dai dati emersi dal<strong>la</strong> valutazione del<strong>la</strong> scheda Morse, si può affermare che<br />

<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> è abbastanza predittiva <strong>per</strong> quanto riguarda l’individuazione dei<br />

pazienti che non cadranno, ma lo è molto meno <strong>per</strong> l’individuazione dei<br />

soggetti con alta probabilità di caduta;<br />

- <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di caduti nei reparti soggetti al<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione è aumentata<br />

passando da una <strong>per</strong>centuale dello 0,5% (dato emerso con l’indagine<br />

retrospettiva) ad una <strong>per</strong>centuale dell’1,2 %. Questo dato conferma l’ipotesi<br />

formu<strong>la</strong>ta dal gruppo, di una sottostima del fenomeno nelle indagine precedente<br />

e dimostra come l’assenza di un sistema di monitoraggio sistematico,<br />

porti a un errata interpretazione del<strong>la</strong> qualità offerta dai servizi. Si ritiene<br />

tuttavia di dover dare una lettura positiva di questo dato , in quanto<br />

dimostra che una maggiore educazione ed una maggiore responsabilizzazione<br />

del <strong>per</strong>sonale porta a un cambiamento culturale in virtù del<br />

quale l’evento caduta è stato <strong>per</strong>cepito non come un errore da nascondere,<br />

ma come un evento da monitorare, <strong>per</strong> conoscerne <strong>la</strong> dinamica e poterlo<br />

più facilmente prevenire.<br />

Conclusioni<br />

Malgrado alcune difficoltà incontrate, si ritiene che <strong>la</strong> documentazione e<strong>la</strong>borata<br />

possa essere ritenuta un valido strumento <strong>per</strong> il miglioramento del<strong>la</strong><br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

313


CAPITOLO 12<br />

qualità dell’assistenza e un esempio di <strong>per</strong>corso metodologico da seguire <strong>per</strong><br />

altre aree tematiche ritenute rilevanti ai fini del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> Best<br />

Practice, sia a livello assistenziale che organizzativo.<br />

Ma soprattutto, al di là degli specifici risultati ottenuti, il progetto ha contribuito<br />

a realizzarne altri: nei reparti soggetti al<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione ha consentito<br />

di coinvolgere tutti gli o<strong>per</strong>atori in un processo qualitativo di mantenimento,<br />

miglioramento dell’assistenza, e di rafforzare gradualmente in loro una<br />

cultura del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute.<br />

12.82. La promozione del<strong>la</strong> salute attraverso una campagna di<br />

comunicazione sul diabete mellito. L’es<strong>per</strong>ienza dell’Azienda <strong>per</strong> i<br />

Servizi Sanitari n. 6 “Friuli Occidentale” - Pordenone.<br />

S. CORONA 1 , M. CASTELLETTO 2 - Azienda <strong>per</strong> i Servizi Sanitari n. 6 “Friuli Occidentale”,<br />

1 Responsabile Ufficio <strong>per</strong> le Re<strong>la</strong>zioni con il Pubblico, 2 Responsabile<br />

S.O.C. “Area del<strong>la</strong> Medicina Legale e Gestione attività sanitarie”<br />

AUTORE REFERENTE: SILVANA CORONA, Via Vecchia Ceramica, 1, 33170 Pordenone ­<br />

tel.: 0434 369988, fax: 0434 523011, e-mail: silvana.corona@ass6.sanita.fvg.it<br />

Breve introduzione del contesto<br />

Il diabete mellito è una delle patologie più diffuse nei Paesi Occidentali,<br />

può associarsi all’obesità e costituisce un importante fattore di rischio <strong>per</strong> le<br />

ma<strong>la</strong>ttie cardiovasco<strong>la</strong>ri, renali, del sistema nervoso <strong>per</strong>iferico, del<strong>la</strong> vista, ecc..<br />

é stato riconosciuto come “ma<strong>la</strong>ttia sociale” <strong>per</strong> il fatto di costituire un problema<br />

di sanità pubblica in quanto, da un <strong>la</strong>to, comporta un elevato carico sociale<br />

e assistenziale, mentre, d’altro canto, esiste una molteplicità di interventi<br />

sanitari in grado di prevenirne le complicanze e di migliorare <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong><br />

vita delle <strong>per</strong>sone colpite.<br />

Nel Friuli Venezia Giulia si stima che vi siano oltre 38.000 diabetici (con un<br />

tasso di prevalenza del 3,43 ogni cento <strong>per</strong> abitanti, su<strong>per</strong>iore al<strong>la</strong> media nazionale<br />

di 3,02 <strong>per</strong> cento), e in provincia di Pordenone i diabetici sono oltre<br />

9.000 (3,2 ogni cento abitanti).<br />

L’assistenza ai diabetici residenti sul territorio provinciale è fornita, in partico<strong>la</strong>re,<br />

da cinque servizi diabetologici: tre fanno capo all’Azienda Sanitaria e<br />

due all’Azienda Ospedaliera “S. Maria degli Angeli” di Pordenone.<br />

I bisogni e le aspettative delle <strong>per</strong>sone diabetiche sono fortemente rappresentate<br />

sul territorio dalle Associazioni di Volontariato, in partico<strong>la</strong>re dall’Associazione<br />

Famiglie Diabetici del<strong>la</strong> provincia di Pordenone, che ha promosso<br />

e sostenuto finanziariamente <strong>la</strong> realizzazione di una vasta campagna di comunicazione<br />

sul diabete. Questa iniziativa si è realizzata mediante <strong>la</strong> col<strong>la</strong>bora­<br />

314<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

zione, attivata dall’Azienda Sanitaria, con l’Azienda Ospedaliera e con i medici<br />

di medicina generale. In partico<strong>la</strong>re, si è costituito un gruppo di <strong>la</strong>voro<br />

interaziendale, coordinato dall’Ufficio <strong>per</strong> le Re<strong>la</strong>zioni con il Pubblico, che ha<br />

coinvolto vari servizi e al quale hanno preso parte diverse figure professionali<br />

(diabetologo, dietista, nutrizionista, medico legale, farmacista, medico di medicina<br />

generale) <strong>per</strong> un totale di 15 componenti.<br />

Obiettivi<br />

La realizzazione del<strong>la</strong> campagna di comunicazione intendeva <strong>per</strong>seguire<br />

principalmente i seguenti obiettivi:<br />

- accrescere l’informazione sulle problematiche sanitarie connesse a una delle<br />

patologie più diffuse nei Paesi Occidentali;<br />

- aumentare <strong>la</strong> consapevolezza nelle <strong>per</strong>sone affette dal diabete sulle possibili<br />

complicanze e sulle modalità <strong>per</strong> impedire o rallentare le complicanze<br />

stesse;<br />

- favorire un utilizzo più diffuso e più rego<strong>la</strong>re dell’esecuzione di un esame<br />

<strong>la</strong>boratoristico (emoglobina glicata), partico<strong>la</strong>rmente utile <strong>per</strong> monitorare<br />

l’andamento del<strong>la</strong> glicemia in un arco temporale dei due – tre mesi antecedenti<br />

l’esecuzione dell’esame;<br />

- promuovere stili di vita sani, in partico<strong>la</strong>re dal punto di vista dell’alimentazione<br />

e dell’attività fisica;<br />

- migliorare l’accessibilità ai servizi diabetologici presenti sul territorio provinciale;<br />

- rafforzare <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> dei diabetici negli ambienti sco<strong>la</strong>stici;<br />

- fornire riferimenti certi in tema di esenzione <strong>per</strong> prestazioni specialistiche<br />

ambu<strong>la</strong>toriali e farmaceutiche e <strong>per</strong> il ri<strong>la</strong>scio/rinnovo del<strong>la</strong> patente di guida.<br />

Gruppi Target<br />

Il gruppo di <strong>la</strong>voro ha individuato, nel<strong>la</strong> provincia di Pordenone, tre principali<br />

categorie di destinatari:<br />

- <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione in generale;<br />

- le <strong>per</strong>sone affette da diabete;<br />

- i familiari delle <strong>per</strong>sone affette da diabete.<br />

Presentazione e valutazione dei risultati<br />

Come strumenti informativi sono stati prodotti dieci opuscoli ad argomento<br />

diversificato su questa patologia e sui riflessi che questa comporta nel<strong>la</strong> vita di<br />

tutti giorni. La serie inizia con informazioni generali sul diabete e prosegue<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

315


CAPITOLO 12<br />

con indicazioni dettagliate sulle modalità di autocontrollo, sulle possibili<br />

complicanze, sulle modalità di accesso ai cinque servizi diabetologici del<strong>la</strong><br />

Provincia. Fornisce, poi, indicazioni <strong>per</strong> un corretto stile alimentare, norme<br />

comportamentali <strong>per</strong> soccorrere con efficacia i diabetici nell’ambiente sco<strong>la</strong>stico,<br />

indicazioni <strong>per</strong> il ri<strong>la</strong>scio e rinnovo del<strong>la</strong> patente di guida e si chiude<br />

con precisazioni <strong>per</strong> sa<strong>per</strong>si meglio destreggiare nel difficile mondo delle esenzioni<br />

<strong>per</strong> prestazioni specialistiche e farmaci.<br />

Per raggiungere efficacemente, in tutto l’ambito provinciale, i diversi<br />

destinatari individuati, sono stati stampati oltre 60.000 opuscoli e sono stati<br />

selezionati canali interni ed esterni diversificati <strong>per</strong> <strong>la</strong> distribuzione degli stessi.<br />

I canali interni erano rappresentati dai servizi diabetologici, dagli Uffici<br />

sanitari, dal<strong>la</strong> Commissione Medica Locale <strong>per</strong> le patenti di guida, dalle<br />

artico<strong>la</strong>zioni degli Uffici <strong>per</strong> le Re<strong>la</strong>zioni con il Pubblico delle due Aziende<br />

Sanitarie e dagli spazi di maggiore aggregazione dell’utenza (sale di attesa,<br />

sportelli, ecc.). I canali esterni erano rappresentati dagli studi dei Medici di<br />

Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta (n. 260), dalle farmacie (n. 81),<br />

dalle Associazioni di categoria (n. 3) e dalle Scuole (n. 80).<br />

Come indicatore più significativo, ma anche di più immediato e agevole<br />

riscontro <strong>per</strong> misurare l’efficacia del<strong>la</strong> campagna informativa, è stato individuata<br />

<strong>la</strong> variazione dell’esecuzione di una certa tipologia di esame (emoglobina<br />

glicata) nell’ultimo quadrimestre del 2002 in rapporto all’ultimo quadrimestre<br />

dell’anno precedente (2001).<br />

Tab. 1<br />

Riferimento temporale 9-12 / 2001 9-12 / 2002 % 1-4 / 2003 %<br />

Prestazioni (emoglobina glicata) 6.545 6.881 + 5,1 6.875 + 5,0<br />

Utenti 5.650 6.057 +7,2 6.000 +6,2<br />

L’analisi dei dati ha evidenziato un aumento del 5% delle richieste di esecuzione<br />

dell’emoglobina glicata e questa <strong>per</strong>centuale si è mantenuta costante<br />

anche nel primo quadrimestre dell’anno successivo (2003), mentre il numero<br />

di assistiti che hanno fatto ricorso a tale esame è <strong>per</strong>centualmente aumentato<br />

in misura ancora maggiore. Questi <strong>per</strong>sistenti incrementi portano a ritenere<br />

che <strong>la</strong> campagna informativa abbia trovato <strong>la</strong>rga diffusione e pronta applicazione,<br />

col risultato di determinare sia un più diffuso ricorso all’esame del<strong>la</strong><br />

glicemia glicata (aumento significativo del numero degli assistiti che hanno<br />

effettuato l’esame), sia una razionalizzazione del numero degli accertamenti<br />

eseguiti (incremento dell’esame in misura <strong>per</strong>centualmente minore di quello<br />

degli assistiti). Questo incremento è da ritenersi partico<strong>la</strong>rmente significativo<br />

e utile nel<strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia diabetica, in quanto tale esame, consente<br />

di conoscere meglio l’andamento del<strong>la</strong> glicemia in un <strong>la</strong>sso di tempo medio –<br />

lungo. Ciò consente, non solo di stare meglio, ma anche di ridurre <strong>la</strong> probabi­<br />

316<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>


CAPITOLO 12<br />

lità di complicanze legate al diabete, tanto quelle acute (chetoacidosi e coma,<br />

coma i<strong>per</strong>osmo<strong>la</strong>re e ipoglicemico), quanto quelle croniche (neuropatia,<br />

retinopatia, nefropatia, ma<strong>la</strong>ttia vasco<strong>la</strong>re) che, tra l’altro, costituiscono il fattore<br />

più rilevante nel determinare il peso del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia.<br />

L’iniziativa ha <strong>per</strong>messo anche alle Aziende di raggiungere ulteriori risultati<br />

importanti, come l’omogeneizzazione delle procedure di presa in carico delle<br />

<strong>per</strong>sone diabetiche all’interno dei vari Servizi Diabetologici; il rafforzamento<br />

del<strong>la</strong> logica di <strong>la</strong>voro di rete interaziendale; un generale miglioramento dell’immagine;<br />

il consolidamento del rapporto con le Associazioni di Volontariato,<br />

che hanno dimostrato di gradire <strong>la</strong> disponibilità ad ascoltare le loro istanze e<br />

proposte e a trasformarle in progetti condivisi.<br />

Conclusioni<br />

L’aumento del numero complessivo dell’esame (emoglobina glicata) rilevato<br />

nell’ultimo quadrimestre del 2002 in rapporto all’ultimo quadrimestre dell’anno<br />

precedente (2001) e, ancor più, l’incremento <strong>per</strong>sino maggiore degli<br />

assistiti che hanno praticato tale esame inducono a pensare che <strong>la</strong> campagna<br />

informativa abbia incontrato il grande interesse degli assistiti e abbia sortito<br />

un importante risultato: una maggiore informazione e consapevolezza sugli<br />

effetti del<strong>la</strong> patologia e, auspicabilmente, l’acquisizione di un maggiore impegno<br />

nel ricercare stili di vita corretti, tali da favorire il controllo degli effetti<br />

del<strong>la</strong> patologia e, in ultima analisi, un miglioramento del<strong>la</strong> qualità di vita.<br />

Da ultimo, anche se i dati meriterebbero un maggiore dettaglio di approfondimento,<br />

al momento non disponibile, sembrerebbe di poter cogliere che<br />

<strong>la</strong> campagna informativa abbia conseguito non solo un incremento del numero<br />

<strong>per</strong>centuale di accertamenti di emoglobina glicata eseguiti, ma anche una<br />

razionalizzazione del numero degli accertamenti stessi.<br />

L’iniziativa, infine, può essere considerata anche un positivo connubio di<br />

risorse tra il settore pubblico e il terzo settore rappresentato dalle Associazioni<br />

di Volontariato: l’uno <strong>per</strong> aver messo in campo <strong>la</strong> professionalità e l’altro <strong>per</strong><br />

aver messo a disposizione le risorse finanziarie e <strong>per</strong> aver dato voce ai bisogni<br />

dei diabetici; insieme <strong>per</strong> promuovere <strong>la</strong> salute e rafforzare <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />

centralità del cittadino.<br />

Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />

317

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!