Documenti per la Salute 19 - Trentino Salute
Documenti per la Salute 19 - Trentino Salute
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Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
<strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Salute</strong> <strong>19</strong>
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
Nuova governance<br />
in una rete di comunicazione<br />
Atti 8 a Conferenza Nazionale<br />
degli Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Salute</strong><br />
Riva del Garda, 24-25 settembre 2004<br />
A CURA DI:<br />
PAOLO DE PIERI<br />
LORELLA MOLTENI<br />
AZIENDA PROVINCIALE PER I SERVIZI SANITARI<br />
EDIZIONI PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO<br />
ASSESSORATO ALLE POLITICHE PER LA SALUTE<br />
Trento 2004<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
© copyright Giunta del<strong>la</strong> Provincia Autonoma di Trento, 2004<br />
Col<strong>la</strong>na<br />
<strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Salute</strong> - <strong>19</strong><br />
Assessorato alle Politiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Salute</strong><br />
Servizio Innovazione e formazione <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute<br />
Via Gilli, 4 – 38100 Trento<br />
tel. 0461 494037, fax 0461 494073<br />
e-mail: sif.salute@provincia.tn.it<br />
www.trentinosalute.net<br />
Nuova governance in una rete di comunicazione<br />
Atti 8 a Conferenza Nazionale degli Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Salute</strong><br />
Riva del Garda, 24-25 settembre 2004<br />
A cura di: Paolo De Pieri, Lorel<strong>la</strong> Molterni<br />
Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari - Trento<br />
Coordinamento editoriale: Vittorio Curzel<br />
Conferenza nazionale degli ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute, 8.,<br />
Riva del Garda, 2004<br />
Nuova governance in una rete di comunicazione : atti 8° conferenza nazionale degli<br />
ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute : Riva del Garda, 24-25 settembre 2004 / a cura<br />
di: Paolo De Pieri, Lorel<strong>la</strong> Molteni. – Trento : Provincia autonoma di Trento. Assessorato<br />
alle politiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute, 2004. – 320 p. : 24 cm. - (<strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute ; <strong>19</strong>)<br />
ISBN: 88-7702-092-X<br />
1. Ospedali – Organizzazione – Congressi – Riva del Garda – 2004 2. Assistenza<br />
ospedaliera - – Congressi – Riva del Garda – 2004 I. Tit. II. De Pieri, Paolo III.<br />
Molteni, Lorel<strong>la</strong><br />
362.1106<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
Presentazione<br />
La sfida forse più importante dei processi di riforma sanitaria nazionale e<br />
provinciale che si sono susseguiti dal <strong>19</strong>78 ad oggi, quel<strong>la</strong> che delinea <strong>la</strong> forma,<br />
l’organizzazione e l’o<strong>per</strong>atività del Servizio sanitario nazionale e provinciale,<br />
ha riguardato e riguarda <strong>la</strong> “territorializzazione dei servizi”.<br />
Considerare e affermare nei servizi territoriali il punto cardine del sistema<br />
sanitario, significa da una parte costruire una rete che consente alle varie<br />
artico<strong>la</strong>zioni organizzative di o<strong>per</strong>are sinergicamente in un sistema unitario,<br />
dall’altra instaurare un nuovo e qualificante rapporto con i cittadini, <strong>per</strong> quanto<br />
concerne <strong>la</strong> loro principale dimensione vitale, quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> salute.<br />
È sempre più diffusa <strong>la</strong> certezza che <strong>la</strong> comunicazione sia un settore strategico<br />
del<strong>la</strong> Pubblica Amministrazione. Non soltanto <strong>per</strong> l’accresciuta consapevolezza<br />
dei cittadini che sempre più richiedono di essere adeguatamente informati<br />
e <strong>per</strong> l’emanazione di specifiche norme che cosiderano l’informazione<br />
come un diritto degli utenti e un dovere <strong>per</strong> gli Enti pubblici, ma anche <strong>per</strong><br />
il ruolo rilevante che <strong>la</strong> comunicazione può avere rispetto all’esigenza di<br />
razionalizzare l’azione pubblica, ridurne le inefficienze e migliorare i servizi.<br />
Ancor più evidente ci pare il fatto che <strong>la</strong> comunicazione sia un settore strategico<br />
nel campo delle politiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute e del<strong>la</strong> gestione dei servizi sanitari.<br />
Nell’ambito di un approccio globale ai problemi del<strong>la</strong> salute, comprendente<br />
non solo il momento terapeutico e riabilitativo, ma anche <strong>la</strong> promozione,<br />
l’educazione sanitaria e <strong>la</strong> prevenzione delle ma<strong>la</strong>ttie, un’efficace comunicazione<br />
migliora il rapporto fra i produttori e gli utenti del servizio, elevando il<br />
grado di consapevolezza, di partecipazione e di soddisfazione dei fruitori,<br />
contribuisce all’attività di prevenzione delle ma<strong>la</strong>ttie, influenzando positivamente<br />
gli stili di vita del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, coo<strong>per</strong>a a garantire l’equità di accesso<br />
e a migliorare l’efficacia e l’efficienza dei trattamenti attraverso una chiara,<br />
corretta e completa informazione circa i servizi offerti e <strong>la</strong> loro dislocazione<br />
sul territorio.<br />
Inoltre il buon funzionamento dei processi comunicativi inerni costituisce<br />
<strong>la</strong> condizione di base <strong>per</strong> lo sviluppo del Servizio Sanitario e <strong>per</strong> <strong>la</strong> razionalizzazione<br />
degli interventi, assicurando l’ottimale interazione fra le varie strutture,<br />
<strong>la</strong> condivisione di obiettivi e strategie e <strong>la</strong> complementarietà fra le azioni<br />
intraprese, nel<strong>la</strong> prospettiva di un approccio integrato e interdisciplinare ai<br />
singoli problemi e di un utile interscambio di competenze ed es<strong>per</strong>ienze professionali.<br />
La partico<strong>la</strong>re attenzione tradizionalmente rivolta dai cittadini e dagli organi<br />
di informazione ai temi del<strong>la</strong> salute e dell’assistenza sanitaria ci dice che il<br />
buon funzionamento di un servizio sanitario è spesso considerato il punto<br />
cruciale di un sistema territoriale. Attraverso <strong>la</strong> capacità di rispondere con efficacia<br />
ed efficienza al<strong>la</strong> domanda di salute del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione si misura capa<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
cità di una Amministrazione pubblica di promuovere un modello avanzato di<br />
società civile.<br />
Anche <strong>per</strong> questa ragione dobbiamo tenere costantemente al miglioramento<br />
e rivolgere un’attenzione continua ai problemi dell’evoluzione del Servizio<br />
Sanitario, includendovi <strong>la</strong> comunicazione come strumento di governance.<br />
L’Assessorato provinciale alle Politiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Salute</strong> considera dunque di<br />
grande interesse ed utilità l’ottava Conferenza nazionale del<strong>la</strong> Rete Italiana<br />
degli Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> (HPH) e volentieri contribuisce<br />
al<strong>la</strong> sua realizzazione, accogliendo <strong>la</strong> richiesta dell’Azienda Provinciale dei<br />
Servizi Sanitari di editarne gli atti, in una delle proprie col<strong>la</strong>ne.<br />
Con l’augurio di un buon <strong>la</strong>voro ai molti partecipanti che converranno a<br />
Riva del Garda e con <strong>la</strong> consapevolezza che le conoscenze e le riflessioni, le<br />
buone pratiche e i modelli interpretativi e organizzativi, le es<strong>per</strong>ienze e i valori<br />
che nell’incontro saranno comunicati e discussi, potranno contribuire a migliorare<br />
gli ospedali italiani e integrarli sempre più in una rete di o<strong>per</strong>atori e<br />
strutture, capace di produrre buona assistenza e buona salute.<br />
Remo Andreolli<br />
Assessore provinciale<br />
alle Politiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Salute</strong><br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
Indice<br />
13 Carlo Favaretti: Presentazione del<strong>la</strong> Conferenza<br />
Parte I: Sessioni Plenarie<br />
Cap 1 Nuova governance in una rete di comunicazione<br />
<strong>19</strong> 1.1. GARY COOK, Foundation Trusts and clinical governance: an<br />
opportunity for supporting health promotion within<br />
hospitals<br />
20 1.2. FRANCESCA ODELLA, Reti sociali: una metafora <strong>per</strong> <strong>la</strong> società<br />
complessa<br />
24 1.3. NICOLA ZANARDI, Reti fisiche e luoghi virtuali. La comunicazione<br />
trasparente<br />
25 1.4. OLIVER GRÖNE, New Governance in European Hospitals<br />
Cap. 2 Le es<strong>per</strong>ienze delle Reti regionali HPH in Italia<br />
27 2.1. SIMONE TASSO, Rete veneta HPH: principali attività 2003-2004<br />
29 2.2. PIERO ZAINA, Attività del<strong>la</strong> Rete HPH piemontese<br />
32 2.3. CARLO ALBERTO TERSALVI, L’es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> Rete lombarda<br />
HPH<br />
35 2.4. MARIELLA MARTINI, KYRIAKOULA PETROPULACOS, Il contributo<br />
del<strong>la</strong> Rete “Health Promoting Hospitals” alle politiche <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> salute del<strong>la</strong> Regione Emilia-Romagna<br />
36 2.5. FABRIZIO SIMONELLI, PAOLO MORELLO MARCHESE, MARIA JOSÉ CALDES<br />
PINILLA, KATALIN MAJER, Lo sviluppo del<strong>la</strong> Rete HPH Toscana<br />
38 2.6. ROBERTO PREDONZANI, RITA GAGNO, L’es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> Rete<br />
HPH ligure<br />
39 2.7. ENRICO NAVA, PAOLO DE PIERI, LORELLA MOLTENI, ROBERTO<br />
PANELATTI, Il contesto del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute e <strong>la</strong><br />
rete trentina HPH<br />
41 2.8. GIORGIO GALLI, La Rete HPH valdostana: dal progetto di<br />
salute al modello comunicativo<br />
43 2.9. CRISTINA AGUZZOLI, MARIA TERESA PADOVAN, ADRIANA MONZANI,<br />
DANILO SPAZZAPAN, CLAUDIO RIEPPI, DANIELE PITTIONI, GIANNI<br />
CAVALLINI, La Rete HPH in Friuli Venezia Giulia<br />
45 2.10. SARA DIAMARE, La Rete HPH del<strong>la</strong> Campania: difficoltà e prospettive<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
Cap. 3 Gli ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute nel contesto<br />
multiculturale<br />
47 3.1. ANTONIO CHIARENZA, Gli ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute<br />
nel contesto multiculturale: il progetto europeo Migrantfriendly<br />
hospitals ed altre iniziative del<strong>la</strong> Rete HPH<br />
48 3.2. ROSARIA AVISANI, Ospedale interculturale: dall’es<strong>per</strong>ienza alle<br />
Raccomandazioni<br />
51 3.3. MARIA CATERINA DE MARCO, MAURIZIA BORDIN, Ospedale e territorio<br />
interculturale. L’es<strong>per</strong>ienza del gruppo veneto<br />
Parte II: Sessioni parallele<br />
Cap. 4 Gli standard e le strategie del movimento HPH<br />
57 4.1. IRENA MISEVICIENE, Quality improvement of hospital care<br />
through self-assessment of standards and indicators for<br />
health promotion<br />
59 4.2. JÜRGEN M. PELIKAN, Strategies for Health Promoting Hospitals<br />
and their implementation<br />
Cap. 5 Informazione, ascolto, comunicazione<br />
61 5.1. FRANCESCA NOVACO, LAURA ALDROVANDI, VIOLA DAMEN, Rischio clinico:<br />
il vissuto di professionisti e cittadini<br />
63 5.2. LORENA FRANCHINI et al., S<strong>per</strong>imentazione gestionale verso un<br />
nuovo modello di governance: l’es<strong>per</strong>ienza del nuovo ospedale<br />
di Sassuolo<br />
65 5.3. ANNA ZAPPULLA, FABRIZIO SIMONELLI, CARLO BARBURINI, DOMENICA<br />
ARONNE, Il vissuto del ricovero ospedaliero nel<strong>la</strong> rie<strong>la</strong>borazione<br />
del bambino<br />
66 5.4. PAOLA GORETTI, MARCO BOSIO, ENRICO CRISTOFORI, ALBERTO ZOLI,<br />
PIETRO CALTAGIRONE, Carta dei servizi sanitari e sistema qualità<br />
secondo <strong>la</strong> Vision 2000<br />
68 5.5. ROSANNA CERRI, FRANCO RIPA, LIA DI MARCO, Le segna<strong>la</strong>zioni del<br />
cittadino: un modo di comunicare con l’azienda <strong>per</strong> un ospedale<br />
centrato sul<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona<br />
70 5.6. MARCELLA FILIERI, SERGIO ARDIS, ANTONELLA VINCENTI, GIUSEPPE<br />
REMEDI, La progettazione partecipata come metodologia di<br />
<strong>la</strong>voro <strong>per</strong> l’umanizzazione degli ospedali in Toscana<br />
Cap. 6 L’Ospedale senza barriere culturali<br />
73 6.1. PATRIZIA SIRONI, SIMONETTA BIANCHI, NABIHA ARIF, La comunicazione<br />
transculturale<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
74 6.2. GIOVANNA VITTORIA DALLARI, STEFANIA RICCI, Come l’ospedale<br />
interculturale promuove <strong>la</strong> salute dei cittadini stranieri immigrati<br />
a Bologna<br />
76 6.3. VALERIA MANICARDI, EZIO BOSI, ZANICHELLI PIETRO, BODECCHI<br />
SIMONA, “Diabete <strong>per</strong> capirsi”<br />
78 6.4. ALESSANDRA PEDONE, RINA TORRIOLI, LUCIO COLONNA, MONICA CA<br />
LAMAI, Il progetto HPH “Intercultura” e l’integrazione nel<br />
territorio: l’es<strong>per</strong>ienza di Arezzo<br />
80 6.5. VALENTINO LEMBO, RAFFAELLA BIONDI, ROBERTA PRANDI, MARIA CRI<br />
STINA CERATI, STEFANIA ZORZAN, Donne e minori di altri mondi<br />
e di altre frontiere<br />
83 6.6. SIMONETTA FERRETTI, La Mediazione culturale al Policlinico<br />
di Modena<br />
Cap. 7 L’ospedale senza dolore<br />
87 7.1. DONATELLA GIANNUNZIO, LEONARDO GALLI, ORNELLA BARDELLI,<br />
MARISA BONVINI, SIMONETTA BIANCHI, Diffusione progetto ospedale<br />
senza dolore dall’azienda ospedale al territorio<br />
88 7.2. SIMONA CAPRILLI, MARIANNA SCOLLO ABETI, CATERINA TEODORI,<br />
“Uso delle tecniche non farmacologiche in oncoematologia<br />
pediatrica: l’es<strong>per</strong>ienza del Servizio Terapia del Dolore dell’ospedale<br />
Meyer<br />
89 7.3. FERDINANDO CADREGARI, ROBERTO BELLINI, GIANPIERO PATRUCCO,<br />
FRANCESCO RICAGNI, Progetto ospedale senza dolore – ASL<br />
21. Valutazione dei primi risultati<br />
91 7.4. ANDREA VENEZIANI, ANTONIO MOLISSO, LUISA GAROFOLINI, BRUNELLA<br />
LIBRANDI, La formazione degli o<strong>per</strong>atori nel progetto ospedale<br />
senza dolore<br />
94 7.5. MARIA GRAZIA ALLEGRETTI, MICHELINA MONTEROSSO, GIOVANNI<br />
MARIA GUARRERA, PAOLO ROMITI, DINO PEDROTTI, BENEDETTO<br />
PARODI, BIANCA BORTOLAMEOTTI, FRANCA DALLAPÈ, CRISTINA<br />
PONTALTI, ELISABETTA FONZI, ENRICO BALDANTONI, Indagine conoscitiva<br />
sull’utilizzo di farmaci analgesici nelle strutture<br />
ospedaliere dell’Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari<br />
del<strong>la</strong> provincia autonoma di Trento<br />
96 7.6. SIMONE TASSO, MARCO VISENTIN, RENATA FERRARI, LEONARDO<br />
TRENTIN, Il progetto “Ospedale e territorio contro il dolore”<br />
del<strong>la</strong> rete veneta HPH<br />
Cap. 8 L’ospedale senza fumo<br />
101 8.1. SIMONE TASSO, Il progetto anti-tabagismo nelle reti HPH<br />
italiane attraverso l’utilizzo del questionario ENSH<br />
102 8.2. MARINA BONFANTI, LUIGI MACCHI, VITTORIO CARCERI, Grado di<br />
aderenza agli standard europei <strong>per</strong> il controllo del fumo<br />
delle Aziende Sanitarie del<strong>la</strong> Lombardia<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
105 8.3. GIORGIO GALLI, Verso un ospedale libero dal fumo<br />
107 8.4. SARA DIAMARE, RENATO MONTELLA, ALFREDO SAVARESE, ANGELO<br />
MONTEMARANO, “ASL NA1 Libera dal fumo”: un progetto di<br />
rete “Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute” HPH<br />
Cap. 9 L’empowerment dei pazienti, del <strong>per</strong>sonale e del<strong>la</strong> comunità<br />
111 9.1. ROSARIA AVISANI, ALFONSO CASTELLANI, SABINA GALLERI, NADIA<br />
GUERCÈ, M. DORIS MARCHETTI, LUCIO MASTROMATTEO, ANNARITA<br />
MONTEVERDI, SERGIO PAGHERA, PAOLO PEZZOTTI, ADALGISE PRICOCO,<br />
BENEDETTA VENTURELLI, Effe Elle Esse: come conciliare tempo<br />
famiglia <strong>la</strong>voro salute<br />
113 9.2. VANDA LAURO, MAURO CONTER, VITTORINO CALESTANI, SIMONETTA<br />
BIANCHI, Dietoterapia in gravidanza: <strong>la</strong> consulenza nelle<br />
gestanti sovrappeso/obese<br />
116 9.3. TERESITA GROTTOLO, LORETTA BORTOLAMEOTTI, SANDRO CARPINETA,<br />
Il Centro di Alcologia: promozione del<strong>la</strong> salute dall’ospedale<br />
al territorio<br />
118 9.4. FABRIZIO ARTIOLI, KATIA CAGASSI, MARIA GRAZIA RUSSOMANNO, STE<br />
FANO CONCETTI, ANNE MARIE PIETRANTONIO, ANGELA RIGHI, Un modello<br />
assistenziale a supporto dei bisogni globali del paziente<br />
oncologico<br />
120 9.5. LIVIANA TAVANTI, GIANNA ALDINUCCI, IDA DI PAOLA, GIULIANO GIOR<br />
NI, DONATELLA NARDI, PAOLO GHEZZI, GIOVANNI CINTI, LUCIO CO<br />
LONNA, MONICA CALAMAI, Strategie globali e pratiche riflessive:<br />
<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute degli o<strong>per</strong>atori nel<strong>la</strong> manipo<strong>la</strong>zione<br />
dei farmaci antib<strong>la</strong>stici<br />
122 9.6. SAURO FRANCESCHINI, SERGIO ARDIS, MORENO MARCUCCI, GRAZIELLA<br />
DI QUIRICO, LUCIA PULITI, MAURO GIRALDI, Umanizziamo <strong>la</strong> morte<br />
encefalica<br />
124 9.7. LUISA SPIANI, ADRIANA DALPONTE, ROBERTA PIFFER, La presa in cura<br />
del paziente fragile nel Dipartimento di Medicina interna<br />
dell’Ospedale di Trento<br />
125 9.8. CARLA STEFANIA RICCARDI, <strong>Salute</strong>, sport e stili di vita: “Chi si<br />
ferma è <strong>per</strong>duto! 2”<br />
Cap. 10 La continuità assistenziale<br />
127 10.1. CLEMENTE PONZETTI, MASSIMO LEPORATI, ANGELO PENNA, CHIARA<br />
GALOTTO, Integrazione Ospedale e Territorio: il progetto del<strong>la</strong><br />
Rete HPH Piemonte - Valle D’Aosta<br />
129 10.2. MARIA JOSÉ CALDÉS PINILLA, FABRIZIO SIMONELLI, Il progetto HPH<br />
del<strong>la</strong> ASL n. 3 di Pistoia come strategia <strong>per</strong> lo sviluppo del<strong>la</strong><br />
promozione del<strong>la</strong> salute nell’ottica del<strong>la</strong> complessità<br />
130 10.3. ANNA GRAZIA GIULIANELLI, Un Dipartimento <strong>per</strong> l’integrazione<br />
sociosanitaria<br />
131 10.4. DANILO ORLANDINI, FRANCO PRANDI, ROSANNA CARBOGNANI, CRISTI<br />
NA PEDRONI, ANTONIO CARBOGNANI, GIAMPAOLO GAMBARATI, ELENA<br />
CASADEI TURRONI, PIERANTONIO MAGNANI, DANIELE GOVI, La pro<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
gettazione multiprofessionale dei <strong>per</strong>corsi del paziente <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> garanzia di continuità assistenziale<br />
133 10.5. ANNAMARIA GIAMPIETRI, Dimissioni protette nell’unità o<strong>per</strong>ativa<br />
ma<strong>la</strong>ttie infettive<br />
135 10.6. MARCELLA FILIERI, SERGIO CORTOPASSI, ROBERTO CAPIFERRI, GIU<br />
SEPPE MARTINI, MAIDA PERCO, RENZO PIZ, L’umanizzazione del<br />
<strong>per</strong>corso assistenziale diabetico: il metodo delle “categorie<br />
assistenziali” e il rapporto con gli standard internazionali<br />
HPH<br />
Cap. 11 La promozione del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> i bambini e gli adolescenti<br />
in ospedale<br />
139 11.1. FABRIZIO SIMONELLI, MARIA JOSÉ CALDÉS PINILLA, KATALIN MAJER,<br />
PAOLO MORELLO MARCHESE, Il progetto OMS “Promozione del<strong>la</strong><br />
salute <strong>per</strong> bambini ed adolescenti in ospedale”<br />
141 11.2. SEBASTIANO GUARNACCIA, DANIELA MANFREDI, EMANUELE D’AGATA,<br />
BENEDETTA VENTURELLI, ROSARIA AVISANI, ENRICO COMBERTI, GIO<br />
VANNA FERRETTI, LUIGI DANIELE NOTARANGELO, RAFFAELE SPIAZZI,<br />
Il Laboratorio Clinico Pedagogico <strong>per</strong> ottimizzare l’assistenza<br />
pediatrica<br />
143 11.3. FULVIA NEGRO, GEMMA ISAIA, ANNA PELOSO, ALGA BEVILACQUA,<br />
IDA BERTOTTI, ROSALINDA GEMELLO, CARLA BAIETTO, FRANCESCO<br />
ASTORINO, LUCIA CIRAMI, LAURA DE MICHELIS, CRISTINA ODDONE,<br />
SILVIA MURDOCCA, Un’es<strong>per</strong>ienza di <strong>la</strong>voro multidisciplinare<br />
sull’abuso e maltrattamento all’infanzia in un ospedale<br />
pediatrico<br />
144 11.4. EDVIGE GOMBACH, GIULIO ANDREA ZANAZZO, STEFANO RUSSIAN,<br />
Assistenza domiciliare integrata nel bambino oncologico<br />
148 11.5. ASSOCIAZIONE FAMIGLIE NEUROPSICHIATRIA INFANZIA ADOLESCENZA,<br />
U. O. NEUROPSICHIATRIA INFANTILE OSPEDALE “G. SALESI”, “Ri-scoprirsi<br />
naturalmente”. Laboratorio multisensoriale <strong>per</strong><br />
disabili neuropsichici<br />
150 11.6. RAFFAELE PIUMELLI, NICCOLÒ NASSI, LUCA LANDINI, ROSA GINI, ADA<br />
MACCHIARINI, PAOLO MARCHESE MORELLO, La campagna regionale<br />
di riduzione del rischio di morte improvvisa del <strong>la</strong>ttante<br />
(SIDS) in Toscana: rilevazione epidemiologica dei<br />
fattori di rischio.<br />
152 11.7. GUARESE OLGA, MADDONNI M. LUISA, STAFFIERI SIMONA, GROTTOLO<br />
DONATELLA, L’al<strong>la</strong>ttamento al seno: ruolo degli o<strong>per</strong>atori<br />
sanitari<br />
155 11.8. VINSANI NICOLETTA, MARIA CLAUDIA MENOZZI, AVE LUPI, PAOLA<br />
CRISTOFORI, FAGANDINI PIERGIUSEPPINA, La “narrazione” dei sentimenti<br />
degli o<strong>per</strong>atori come strumento professionale nel<br />
<strong>la</strong>voro sanitario in neonatologia e pediatria<br />
Parte III: Sommario dei Poster<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
12<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
Presentazione del<strong>la</strong> conferenza<br />
Le Conferenze Nazionali del<strong>la</strong> Rete Italiana degli Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> Promozione<br />
del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> (HPH) sono ormai diventate un importante appuntamento fisso.<br />
A partire dal <strong>19</strong>97, le Reti regionali HPH si sono impegnate a sviluppare<br />
questi momenti di incontro <strong>per</strong> sensibilizzare gli o<strong>per</strong>atori sanitari, le istituzioni<br />
e i soggetti sociali di riferimento sul tema del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute in<br />
ospedale, <strong>per</strong> mettere a confronto progetti ed es<strong>per</strong>ienze concrete, <strong>per</strong> accrescere<br />
il livello scientifico e metodologico delle iniziative sviluppate e <strong>per</strong> fornire<br />
un contributo al movimento internazionale impegnato nel<strong>la</strong> promozione<br />
del<strong>la</strong> salute.<br />
Nel 2004 l’onere e l’onore di organizzare <strong>la</strong> Conferenza è toccato al<strong>la</strong> Rete<br />
Trentina degli Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> ed è quindi con grande<br />
piacere che presento questa 8° Conferenza Nazionale HPH che si svolge a<br />
Riva del Garda il 24 e 25 settembre sul tema “Nuova governance in una rete di<br />
comunicazione”.<br />
Il primo obiettivo del<strong>la</strong> Conferenza è sintetizzato nel titolo: approfondire <strong>la</strong><br />
riflessione sui nuovi strumenti oggi necessari a governare i flussi organizzativi,<br />
re<strong>la</strong>zionali e comunicativi che esistono tra i diversi soggetti coinvolti nel<strong>la</strong><br />
costruzione del sistema-salute e che creano una rete di interconnessioni molto<br />
artico<strong>la</strong>ta. Pazienti, o<strong>per</strong>atori, comunità servite, associazioni di volontariato,<br />
istituzioni, mass media sono portatori ciascuno di una propria “cultura” del<strong>la</strong><br />
salute: i comportamenti, le conoscenze, le credenze, i linguaggi, le norme e i<br />
valori, i modelli interpretativi e organizzativi, le definizioni e i sistemi di c<strong>la</strong>ssificazione,<br />
le ipotesi di soluzione sono diversi tra tutti questi soggetti e ciò<br />
definisce prospettive e punti di vista differenti, a volte difficilmente<br />
sovrapponibili e conciliabili tra di loro.<br />
La necessità (e anche l’urgenza) di favorire una convergenza è ormai sotto<br />
gli occhi di tutti. Sia le conoscenze maturate in ambito teorico (<strong>per</strong> esempio, i<br />
sistemi complessi, <strong>la</strong> governance, le reti), sia quelle derivate dal<strong>la</strong> trincea del<br />
quotidiano (<strong>per</strong> esempio, <strong>la</strong> gestione ordinaria dei pazienti cronici, il passaggio<br />
delle informazioni tra i diversi ambiti assistenziali, <strong>la</strong> disponibilità delle<br />
risorse) sono ormai concordi nell’indicare che il miglioramento dell’assistenza<br />
e del<strong>la</strong> salute può derivare solo da un approccio globale che “costringa” i<br />
diversi soggetti a mettersi in re<strong>la</strong>zione. Ciò non significa che bisogna solo<br />
mediare i diversi interessi e le diverse culture, ma che ciascuno deve diventare<br />
anche più competente, autonomo e responsabile nel suo ruolo di “co-produttore”<br />
dell’assistenza e del<strong>la</strong> salute.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
13
Tale scenario è coerente con quanto discusso a Mosca nei mesi scorsi in<br />
occasione del<strong>la</strong> 12° Conferenza Internazionale degli Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> Promozione<br />
del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>, nel corso del<strong>la</strong> quale si è discusso di come il Progetto HPH<br />
può contribuire allo sviluppo complessivo dei sistemi sanitari. Il problema<br />
quindi non è solo quello prefigurato agli inizi del movimento, e cioè di migliorare<br />
l’ospedale e trasformarlo in un “setting” che promuove <strong>la</strong> salute, ma<br />
sta via via diventando quello di integrare sempre più l’ospedale nel<strong>la</strong> catena<br />
(chain / network / healthy alliances) che produce il valore di una buona assistenza<br />
e di una buona salute, cioè il guadagno di salute prodotto da un setting<br />
di cui l’ospedale è solo una parte.<br />
Il secondo obiettivo dell’8° Conferenza è di favorire occasioni di incontro<br />
tra quanti in Italia si stanno ado<strong>per</strong>ando <strong>per</strong> facilitare questa transizione culturale<br />
e gestionale. Nel 2004 <strong>la</strong> famiglia italiana delle Reti regionali HPH formalmente<br />
riconosciute dall’OMS è ulteriormente cresciuta: <strong>la</strong> Rete del<strong>la</strong> Campania<br />
si è aggiunta a quelle di Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna, Lombardia, Liguria,<br />
Toscana, <strong>Trentino</strong>, Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia.<br />
Al di là delle occasioni di incontro <strong>per</strong>sonale tra i professionisti, un intero<br />
pomeriggio del<strong>la</strong> Conferenza è dedicato al<strong>la</strong> presentazione del<strong>la</strong> attività concretamente<br />
svolte dalle Reti e dagli ospedali aderenti (una sessione plenaria, 8<br />
sessioni parallele di comunicazioni tematiche e <strong>la</strong> presentazione di quasi cento<br />
poster). I contributi <strong>per</strong>venuti al vaglio del Comitato scientifico <strong>per</strong> <strong>la</strong> presentazione<br />
di comunicazioni e poster sono stati numerosi e sempre più orientati<br />
a documentare risultati ottenuti piuttosto che descrivere attività svolte o<br />
presentare iniziative ancora da realizzare.<br />
Il confronto avverrà sui temi del<strong>la</strong> gestione del dolore, degli stili di vita,<br />
dell’empowerment di pazienti e o<strong>per</strong>atori, del<strong>la</strong> multiculturalità, del<strong>la</strong> continuità<br />
assistenziale. È interessante notare come anche dagli abstract presentati<br />
si possano cogliere chiari tentativi di sviluppo di approcci globali che mettono<br />
in re<strong>la</strong>zione l’ospedale con il resto del<strong>la</strong> comunità ed è una tendenza senza<br />
dubbio molto positiva che mostra come sia possibile dare forma concreta al<strong>la</strong><br />
rete di re<strong>la</strong>zioni intrecciate dai diversi stakeholder.<br />
Nel confronto <strong>per</strong>ò dovremo essere molto realisti e affrontare con serenità<br />
due domande impegnative: a) le singole iniziative realizzate, quand’anche<br />
ben sviluppate, sono frutto di una trasformazione complessiva dell’ospedale<br />
oppure sono il risultato occasionale dell’impegno di pochi b) l’interesse dell’ospedale<br />
<strong>per</strong> l’esterno è <strong>la</strong> naturale espansione di quanto viene fatto all’interno<br />
oppure maschera di fatto una incapacità di incidere sul<strong>la</strong> sua organizzazione<br />
14<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
Le premesse <strong>per</strong> un buon <strong>la</strong>voro ci sono tutte: <strong>la</strong> voglia di fare da parte di<br />
moltissimi o<strong>per</strong>atori, il ricco contenuto scientifico da approfondire, l’ospitalità<br />
di una zona del <strong>Trentino</strong> che, all’inizio dell’autunno, è in grado di offrire<br />
occasioni di serenità dopo <strong>la</strong> formazione in au<strong>la</strong>. Mi auguro che questa 8°<br />
Conferenza, al pari delle altre che l’hanno preceduta, <strong>la</strong>sci un piccolo segno<br />
nel<strong>la</strong> storia del movimento HPH italiano.<br />
Carlo Favaretti<br />
Coordinatore del<strong>la</strong> Rete italiana HPH<br />
e del<strong>la</strong> Rete trentina HPH<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
15
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
Parte I<br />
Sessioni Plenarie<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 1<br />
18<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 1<br />
Nuova governance<br />
in una rete di comunicazione<br />
1.1. Foundation Trusts and clinical governance: an opportunity for<br />
supporting health promotion within hospitals<br />
GARY COOK - Consultant in Public Health, Stockport NHS Foundation Trust<br />
Stockport NHS Foundation Trust or Stepping Hill Hospital (SHH) is a <strong>la</strong>rge<br />
830 bedded District General Hospital providing a typical range of acute care<br />
for children and adults. It lies in the southern part of the Greater Manchester<br />
conurbation in North West Eng<strong>la</strong>nd and serves a catchment popu<strong>la</strong>tion of<br />
almost 300,000. Its SMR is close to the National average but it has an ageing<br />
popu<strong>la</strong>tion. It is one of the first wave Foundation hospitals and can decide<br />
locally on how to meet its obligations, as opposed to being directed by<br />
Whitehall, and its policies and output are accountable to the community [1].<br />
Wanless (2004) describes an optimal scenario that would result in<br />
improvements in popu<strong>la</strong>tion health, in turn reducing the future demand for<br />
health care services: “full engagement”[2]. The fully engaged scenario is<br />
predicted to produce life expectancy increases beyond current forecasts, a<br />
dramatic improvement in health status and public confidence in the health<br />
system, and a demand for high quality care. The scenario shows that the<br />
responsibility to improve the popu<strong>la</strong>tion’s health is not just the onus of the<br />
NHS, it can only be achieved through the combined efforts of a range of<br />
services. How is the fully engaged scenario to be achieved One of the NHS’<br />
responsibilities is to enable patients to make this informed choice by providing<br />
accurate and accessible health promotion advice and interventions at all levels<br />
of healthcare including secondary care.<br />
The World Health Organisation (WHO) in their “Health Promoting<br />
Hospitals” project aims to move secondary care away from a predominantly<br />
“sickness service” to a service which focuses on the factors causing disease<br />
(i.e. a “health driven” service) [3]. This and national policy emphasise the<br />
importance of secondary care implementing programmes which will promote<br />
health within NHS staff and patients. The issue addressed in this pa<strong>per</strong> is<br />
how can SHH, best contribute to the national public health agenda in light<br />
of its newly gained status as a Foundation Trust Steps have already been<br />
implemented at SHH to promote health in staff and patients through the<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
<strong>19</strong>
CAPITOLO 1<br />
“Healthy Hospitals Project”. This project involves a series of initiatives to<br />
improve the hospital environment, address the health education needs of<br />
patients and their families, promote staff health at work, and develop links<br />
with other agencies and groups in joint health p<strong>la</strong>nning and disease<br />
prevention. However, in order to justify the resources required to continue<br />
this project it is paramount that the effectiveness of the initiatives is<br />
investigated (in terms of the re<strong>la</strong>tionship between financial cost and the<br />
benefits in increases in health and ensuing reductions in health care costs).<br />
A series of research is proposed as a first step towards examining the provision<br />
of health promotion at SHH and a step towards exploring how SHH might<br />
implement the WHO standards utilising its Foundation status.<br />
I wish to acknowledge the support and contribution to this work from Dr<br />
Charlotte Haynes PhD CVD Register Co-ordinator Stockport NHS Foundation<br />
Trust.<br />
References<br />
1. DEPARTMENT OF HEALTH, The health and <strong>per</strong>sonal social services programmes,<br />
“Departmental report (Summary report)”, 2004, http://www.dh.gov.uk/assetRoot/<br />
04/08/40/09/04084009.pdf.<br />
2. PRICE, M., Healthy Hospitals Project Action P<strong>la</strong>n 2004/5 (Avai<strong>la</strong>ble on request from<br />
Stockport NHS Trust).<br />
3. WANLESS, D., Securing Good Health for the Whole Popu<strong>la</strong>tion. Final Report, 2004.<br />
4. WHO EUROPE, Standards for Health Promotion in Hospitals, 2004, http://<br />
www.euro.who.int/document/e82490.pdf.<br />
1.2. Reti sociali: una metafora <strong>per</strong> <strong>la</strong> società complessa<br />
FRANCESCA ODELLA - Docente presso <strong>la</strong> facoltà di Sociologia dell’Università di<br />
Trento e presso <strong>la</strong> facoltà di Psicologia dell’Università di Trieste<br />
Il concetto di rete, e nello specifico di rete sociale, si afferma nel corso degli<br />
anni ’90 come metafora di forme di re<strong>la</strong>zione, stati e condizioni tipici del<strong>la</strong> società<br />
nostra contemporanea [Mutti, <strong>19</strong>96]. Se nel passato <strong>la</strong> società è stata concepita<br />
attraverso <strong>la</strong> metafora dell’organismo, del sistema e del meccanismo, l’immagine<br />
del<strong>la</strong> rete come rappresentazione del<strong>la</strong> realtà sociale è diventata dominante<br />
quando si par<strong>la</strong> di fenomeni sociali legati ai processi di creazione e diffusione<br />
del<strong>la</strong> conoscenza così come di produzione e circo<strong>la</strong>zione di risorse economiche<br />
e sociali. Perché di questo successo e da dove l’utilità del concetto<br />
In primo luogo <strong>per</strong>ché l’idea del<strong>la</strong> rete è semplice, immediata dal punto di<br />
vista cognitivo, ma al tempo stesso consente di raffigurare aspetti complessi<br />
20<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 1<br />
ed interdipendenze fra elementi che possono – ma non necessariamente devono<br />
– condividere specifiche caratteristiche. Come simbolo <strong>la</strong> rete si presta a<br />
dare rappresentazione dell’intreccio fra dimensioni formali ed informali nel<strong>la</strong><br />
vita sociale (<strong>la</strong> “rete” di conoscenze), del<strong>la</strong> dimensione “locale” ed al tempo<br />
stesso globalizzata del potere decentrato (<strong>la</strong> rete no-global, ma anche <strong>la</strong> “trama<br />
occulta” delle lobbies), <strong>per</strong> diventare, infine, strumento di intervento ed<br />
azione nel sociale attraverso le re<strong>la</strong>zioni sociali (<strong>la</strong> “rete”degli o<strong>per</strong>atori, fare<br />
“rete” intorno alle figure del disagio).<br />
La dimensione di significato a cui fanno riferimento questi utilizzi del concetto<br />
di rete sono <strong>per</strong>ò ancora prive di una vera riflessione su cosa implichi<br />
<strong>per</strong> un soggetto, un individuo piuttosto che un’organizzazione essere “nodo”<br />
o “maglia” di una rete. La seconda motivazione al<strong>la</strong> scelta del concetto di rete,<br />
ed una risposta al<strong>la</strong> nostra domanda, <strong>la</strong> possiamo cogliere invece prestando<br />
attenzione alle riflessioni che il sociologo G. Simmel ancora ai primi del Novecento,<br />
fece sul<strong>la</strong> progressiva modificazione delle re<strong>la</strong>zioni sociali nel<strong>la</strong> società<br />
moderna.<br />
Simmel identificò una rilevante componente del<strong>la</strong> condizione moderna nel<strong>la</strong><br />
compresenza di complessità e partico<strong>la</strong>rismo, <strong>per</strong> cui un individuo partecipa<br />
a reti (o cerchiè, nel<strong>la</strong> terminologia originale) di re<strong>la</strong>zioni sociali che lo vedono<br />
“connesso” come soggetto unico, dotato di caratteristiche di specificità, e<br />
al tempo stesso come soggetto indifferenziato <strong>per</strong>ché parte di una collettività<br />
strutturata (dall’appartenenza professionale, associativa ma anche dall’origine<br />
sociale e geografica).<br />
Questa partecipazione, tuttavia, va vista come un processo, in continua<br />
evoluzione. Egli afferma, in partico<strong>la</strong>re, che “dapprima il singolo si vede<br />
in un ambiente che, re<strong>la</strong>tivamente indifferente verso <strong>la</strong> sua individualità,<br />
lo incatena al proprio destino e gli impone una stretta coesistenza con<br />
coloro accanto ai quali lo ha posto il caso del<strong>la</strong> nascita; questo dapprima<br />
significa tuttavia solo lo stato iniziale di uno sviluppo sia filogenetico sia<br />
ontogenetico”.<br />
Il <strong>per</strong>corso di ogni individuo, dunque, parte dalle cerchie familiari e locali,<br />
non liberamente scelte <strong>per</strong> portare a quelle associative ed alle re<strong>la</strong>zioni con<br />
altre <strong>per</strong>sonalità con cui sente o ha oggettivamente un vincolo di comunanza,<br />
di interesse, di finalità nell’agire (terminus a quo). È importante sottolineare<br />
che <strong>per</strong> Simmel sono le associazioni ad essere considerate il luogo principale<br />
in cui si dispiega il processo di sviluppo dell’individuo, ma non è difficile<br />
pensare ad altri contesti sociali in cui l’individuo ha l’opportunità di condividere<br />
interessi, <strong>per</strong>seguire finalità comuni e attraverso queste sviluppare re<strong>la</strong>zioni<br />
sociali.<br />
L’immagine del<strong>la</strong> rete consente appunto di rappresentare questa posizione<br />
dell’individuo, situato all’intreccio fra appartenenze multiple a scelta e imposte<br />
dal<strong>la</strong> struttura sociale, dal<strong>la</strong> cultura, dal<strong>la</strong> logica del gruppo. In partico<strong>la</strong>re,<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
21
CAPITOLO 1<br />
porta <strong>la</strong> nostra attenzione sulle dinamiche del<strong>la</strong> dipendenza e dell’interdipendenza<br />
e quindi sulle possibilità che l’individuo e le organizzazioni hanno<br />
di modificare <strong>la</strong> loro “rete”, di introdurre innovazioni e di iniziare a tessere<br />
nuove reti.<br />
Grazie a questa potenzialità euristica il concetto di rete e le specifiche<br />
metodologie di indagine e di analisi hanno progressivamente conquistato terreno<br />
nell’ambito delle scienze sociali, dal<strong>la</strong> sociologia, al<strong>la</strong> psicologia fino<br />
all’economia e questo interesse è andato di pari passo con lo sviluppo di teorie<br />
e modelli interpretativi di molti fenomeni sociali che si basano sull’idea di<br />
rete.<br />
In campo sociologico, <strong>per</strong> fare un esempio di rilievo, J. Coleman ha e<strong>la</strong>borato<br />
una teoria sul<strong>la</strong> diffusione di informazioni in campo medico fra due<br />
diversi gruppi di medici: i medici ospedalieri e quelli che esercitano in<br />
ambito ambu<strong>la</strong>toriale [Coleman, Katz e Menzel, <strong>19</strong>57]. La sua analisi mostra<br />
come lo scambio di informazioni sull’introduzione di nuovi farmaci<br />
(indicazioni terapeutiche, trattamento) sia collegato al<strong>la</strong> struttura delle re<strong>la</strong>zioni<br />
sociali che si intrattengono fra colleghi, ed in partico<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> rete<br />
dei contatti che ciascun medico mantiene con assiduità ed all’affidabilità<br />
che viene attribuita al<strong>la</strong> valutazione dei colleghi membri del gruppo di<br />
appartenenza.<br />
Un’altra indagine citata fra i “c<strong>la</strong>ssici” nel campo dell’analisi delle reti sociali<br />
è quel<strong>la</strong> svolta da M. Granovetter su un campione di professionisti nell’area<br />
urbana di Los Angeles (<strong>19</strong>74). In questa indagine le reti sociali si rive<strong>la</strong>no uno<br />
dei possibili strumenti attraverso cui le <strong>per</strong>sone ricercano <strong>la</strong>voro; in alcuni<br />
casi questa modalità, osserva Granovetter, risulta essere <strong>la</strong> migliore in quanto<br />
consente alle <strong>per</strong>sone di cambiare ambiente e di trovare <strong>la</strong> posizione <strong>la</strong>vorativa<br />
conforme alle aspettative, oppure di accelerare i tempi di ricerca del <strong>la</strong>voro.<br />
Questa osservazione può sembrare scontata <strong>per</strong> chi appartiene ad un contesto<br />
culturale come quello italiano in cui le re<strong>la</strong>zioni sociali ed i contatti sociali<br />
“contano”, ma non lo è <strong>per</strong> il contesto anglosassone in cui <strong>la</strong> ricerca di<br />
<strong>la</strong>voro segue molto più spesso i canali formali (annunci, agenzie di collocamento<br />
private).<br />
Il <strong>la</strong>voro di Granovetter, nello specifico, ebbe rilievo <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> primo portò<br />
in evidenza che non erano i legami “forti” ovvero l’appartenenza a cerchie<br />
sociali primarie nel<strong>la</strong> terminologia di Simmel (re<strong>la</strong>zioni parentali), che aiutavano<br />
di più a trovare <strong>la</strong>voro bensì i legami cosiddetti deboli, quelli che sono<br />
appunto liberamente scelti dagli individui sul<strong>la</strong> base di affinità culturali,<br />
frequentazioni associative e reti amicali.<br />
I due esempi ci indicano che le forme di interazione che si possono instaurare<br />
in una rete, in questo senso, sono il prodotto del<strong>la</strong> combinazione dell’apporto<br />
che ogni individuo o organizzazione dà al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione sociale ed è attraverso<br />
<strong>la</strong> modifica di queste che cambia <strong>la</strong> struttura del<strong>la</strong> rete, secondo un<br />
22<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 1<br />
principio di interdipendenza. Identificare, interpretare e adottare le informazioni<br />
provenienti dai membri di una rete significa, quindi, non solo socializzare<br />
le informazioni, bensì combinare le informazioni che sono state socializzate a<br />
volte con esito innovativo, a volte semplicemente replicando <strong>la</strong> struttura presente.<br />
Va inoltre tenuto presente che ogni individuo che aderisce ad una rete è<br />
libero e nello stesso tempo obbligato, in quanto l’adesione ad una rete è basata<br />
sull’impegno, sul riconoscimento di una specifica appartenenza – come già<br />
ha fatto notare Simmel - ed identità sociale. Vista in termini complessivi, <strong>la</strong><br />
logica delle reti è quindi modu<strong>la</strong>re, additiva e contiene in sé le possibilità di<br />
cambiamento e di variazione; <strong>per</strong> l’individuo come <strong>per</strong> le organizzazioni che<br />
lo contengono e lo connettono ad altre reti.<br />
La metafora del<strong>la</strong> rete consente in questo senso di visualizzare quei processi<br />
di innovazione epistemologica che possono scaturire solo da processi di<br />
re<strong>la</strong>zione sociale consapevoli, in quanto ogni soggetto che aderisce ad una<br />
rete, sia esso singolo individuo o organizzazione, acconsente – con diversi<br />
livelli di libertà - a condividere uno spazio di progettualità, e di mantenimento<br />
di re<strong>la</strong>zioni sociali. Da una rete di contatti può nascere un’organizzazione (un’altra<br />
rete) e le organizzazioni fra di loro possono scegliere di mettersi in rete <strong>per</strong><br />
condividere es<strong>per</strong>ienze, risolvere problemi, trovare soluzioni e scambiare risorse.<br />
Perché ciò sia effettivo, tuttavia, è rilevante <strong>la</strong> presenza di pratiche democratiche,<br />
interculturali, a<strong>per</strong>te all’apporto di diverse forme di comunicazione<br />
ed al<strong>la</strong> formu<strong>la</strong>zione di conoscenze nuove. Se il vincolo di esistenza del<strong>la</strong> rete<br />
è fondato, infatti, sul riconoscimento di identità è anche vero che <strong>per</strong>ché l’innovazione<br />
sociale sia effettiva dovrebbe essere contemp<strong>la</strong>ta <strong>la</strong> possibilità di<br />
appartenenze e di identità multiple, in cui l’individuo realizzi il proprio progetto<br />
di evoluzione <strong>per</strong>sonale e sociale.<br />
Riferimenti bibliografici<br />
1. CHIESI, A., Attori e re<strong>la</strong>zioni fra attori mediante l’analisi di reticoli multipli,<br />
“Rassegna Italiana di Sociologia”, n. 1, <strong>19</strong>96.<br />
2. COLEMAN, J., KATZ, E. e METZEL, H., The diffusion of information among<br />
Physicians, “Sociometry”, n. 20, <strong>19</strong>57.<br />
3. GRANOVETTER, M., The Strenght of Weak Ties, “American Journal of Sociology”,<br />
n. 83, <strong>19</strong>73.<br />
4. MUTTI, A., Reti sociali: tra metafore e programmi teorici, “Rassegna Italiana<br />
di Sociologia”, n. 1, <strong>19</strong>96.<br />
5. SIMMEL, G., L’intersecazione di cerchie sociali, in ALFERJ, P., RUTIGLIANO, E., a<br />
cura di, Ventura e sventura del<strong>la</strong> modernità. Antologia degli scritti<br />
sociologici, Bol<strong>la</strong>ti Boringhieri 2003.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
23
CAPITOLO 1<br />
1.3. Reti fisiche e luoghi virtuali. La comunicazione trasparente<br />
NICOLA ZANARDI - Partner, Presidente e Direttore Creativo di XYZ Reply<br />
“Apparire attraverso”. Il <strong>la</strong>tino medievale sanciva il senso del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> trasparente.<br />
Ciò che non è esplicito, che <strong>la</strong>scia facilmente intendere <strong>la</strong> sua natura,<br />
il suo significato. Oppure che appare come è.<br />
In questi anni, nei quali <strong>la</strong> comunicazione ha assunto via via un ruolo sempre<br />
più importante nelle funzioni di qualsiasi azienda, pubblica o privata che<br />
fosse, il concetto di qualità ha attraversato più volte il suo significato. Una<br />
qualità che, di volta in volta, doveva stupire, assecondare, convincere. Qualche<br />
volta, solo qualche volta informare. La comunicazione da sempre è in<br />
simbiosi con il marketing, parliamo di informatori scientifici solo in ambito<br />
medico. Ma anche qui cambiano i mezzi, cambiano i parametri, cambiano gli<br />
obiettivi. Il marketing non è più (solo) marketing di prodotto, è quasi sempre<br />
servizio a valore aggiunto. La comunicazione non è più above o below the line<br />
ma anche è soprattutto canali e profili digitali. Il target non è più un obiettivo<br />
generico e generalista ma si trasforma in tante comunità con cui confrontarsi.<br />
Comunità che fanno parte a loro volta di reti <strong>per</strong>cepibili fisicamente o solo<br />
virtuali.<br />
Come impatta questo scenario sul<strong>la</strong> comunicazione Che cosa succede quando<br />
noi applichiamo delle regole in un contesto come quello del<strong>la</strong> salute, in un<br />
Paese occidentale e maturo demograficamente Che vuol dire una popo<strong>la</strong>zione<br />
anziana con grandi prospettive di vita, un afflusso e un apporto al<strong>la</strong> società<br />
di popo<strong>la</strong>zioni usi a regole, costumi, credi religiosi, ecc... diversi, una<br />
cronicizzazione delle ma<strong>la</strong>ttie come tendenza legata al<strong>la</strong> demografia di tutti i<br />
Paesi occidentali. È un cambiamento epocale <strong>per</strong> le strutture ospedaliere, fino<br />
ad ora luoghi fisici identificati e identificabili, radicati sul territorio e in grado<br />
di offrire tutti i servizi a chi è in grado di raggiungerli.<br />
La logica territoriale dell’ospedale come casa del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, come proprietà<br />
assoluta e indiscutibile degli strumenti e del<strong>la</strong> competenza <strong>per</strong> utilizzarli, <strong>la</strong>scia<br />
spazio a una struttura sempre radicata sul territorio, forse anche di più,<br />
che risponde, <strong>per</strong>ò, alle regole di un condominio <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute. Tanti inquilini,<br />
tutti specialisti che interagiscono tra di loro in una logica di condivisione e di<br />
confronto, nodi di una rete che si apre al territorio, monitorando continuamente<br />
i flussi di dati di una cronicizzazione di casi che aumentano in maniera<br />
proporzionale all’aumentare dell’età media.<br />
L’episodio di cura come anello di una catena assistenziale ha nell’ospedale<br />
un hub, attorno al quale <strong>la</strong> rete territoriale assume una fisionomia che trova<br />
nel<strong>la</strong> residenza abituale del paziente un pezzo del<strong>la</strong> sua esistenza e forza. Su<br />
24<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 1<br />
questi <strong>la</strong>yer si configura un rinnovato sistema di re<strong>la</strong>zioni tra i vari nodi, tra le<br />
varie reti e soprattutto con il paziente che trova nell’ospedale condominio<br />
del<strong>la</strong> salute, il palinsesto dei suoi atti e dei monitoraggi, ma vede nel<strong>la</strong> sua<br />
residenzialità <strong>la</strong> normalità di una patologia con <strong>la</strong> quale deve convivere.<br />
Le reti fisiche ospedaliere vengono a innervare il territorio e i suoi punti di<br />
snodo, mentre l’assistenza domiciliare diventa l’incubatore di un ospedale virtuale,<br />
dove <strong>la</strong> prestazione di qualità rimane e deve rimanere dentro le infrastrutture<br />
fisiche. È indiscutibilmente prestazione di qualità anche <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />
che viene instaurata che deve vedere i due luoghi (o non luoghi), casa e ospedale,<br />
come un unicum di un <strong>per</strong>corso dove il paziente non è solo spettatore<br />
passivo, ma anche e soprattutto attore protagonista e consapevole del mantenimento<br />
del suo stato di equilibrio di convivente sereno con una o più ma<strong>la</strong>ttie<br />
croniche. Discendono da questo scenario alcune domande. La<br />
cronicizzazione del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia in che rapporto si configura con una tendenza<br />
al<strong>la</strong> cronicizzazione del<strong>la</strong> professione La promozione del<strong>la</strong> salute coincide<br />
con <strong>la</strong> una maggiore consapevolezza del paziente Nodi (ospedali), reti (territorio)<br />
e contesto (re<strong>la</strong>zione tra le parti), a loro volta fanno parte di altre reti Se<br />
sì, come possiamo connetterle non soltanto virtualmente<br />
La comunicazione trasparente (e puntuale) può essere uno strumento utilissimo<br />
<strong>per</strong> costruire un nuovo sistema che agisca sempre di più su tutte le<br />
comunità che fanno parte del sistema e che in quanto comunità, <strong>per</strong> definizione,<br />
al loro interno tendono a confrontarsi in maniera continuativa.<br />
1.4. New Governance in European Hospitals<br />
OLIVER GRÖNE - Technical Office Health Services, World Health Organization<br />
(WHO) European Office for Integrated Health Care Services, Barcelona, Spain<br />
The concept of Governance re<strong>la</strong>tes to the interaction between formal<br />
institutions and those in civil society and refers to a process whereby elements<br />
in society exercise power, authority and influence and enact policies and<br />
decisions concerning public life. It entails a complex re<strong>la</strong>tionship between<br />
professionalism and managerialism, the state and the market and individual<br />
autonomy and social solidarity. Governance is not a new concept in health<br />
care - it is a new <strong>per</strong>spective on the way health care should be governed and<br />
can best be understood through a historical <strong>per</strong>spective on health systems<br />
evolution.<br />
The Organization for Economic Development and Coo<strong>per</strong>ation (OECD) has<br />
defined governance in terms of three main characteristics: a focus on equity,<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
25
CAPITOLO 1<br />
the value of participation and an orientation toward a new ecology of<br />
coo<strong>per</strong>ation. A focus on these characteristics is not only justified by movements<br />
in civil society (political-science <strong>per</strong>spective), but also by the limited<br />
effectiveness of health care (public health <strong>per</strong>spective): the health gap between<br />
income groups in society is widening, unused resources to involve patients<br />
and citizens in health care limit the appropriateness and clinical effectiveness<br />
of care and the current fragmentation of health care delivery results in quality<br />
deficiencies and economic inefficiencies.<br />
The presentation will briefly address the evolution of health systems and<br />
what the concept of governance means in this context, but put a major emphasis<br />
on its practical meaning from a public health <strong>per</strong>spective: Why do we need to<br />
think about Governance in health care How can we achieve good Governance<br />
And why is the concept taken up so slowly It is the aim of the presentation to<br />
c<strong>la</strong>rify these questions and address further challenges regarding the<br />
achievement of Good Governance in hospitals in Europe.<br />
26<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 2<br />
Le es<strong>per</strong>ienze delle Reti HPH<br />
regionali in Italia<br />
2.1. Rete veneta HPH: principali attività 2003-2004<br />
SIMONE TASSO - Coordinatore Rete Veneta HPH, Direzione Medica Presidio<br />
Ospedaliero di Castelfranco Veneto<br />
L’attività regionale del<strong>la</strong> Rete Veneta HPH nell’intervallo di tempo compreso<br />
tra <strong>la</strong> Conferenza Nazionale di Torino del novembre 2003 e quello attuale<br />
di Riva del Garda si è concentrata soprattutto sui Progetti “Ospedale e Territorio<br />
contro il Dolore”, “Interculturale” ed “Anti-tabagismo”.<br />
Per quanto riguarda il Progetto sul dolore al<strong>la</strong> fine del 2003 si è conclusa <strong>la</strong><br />
prima fase del Progetto rappresentata da uno studio policentrico (campione<br />
di 1.325 pazienti) sul<strong>la</strong> prevalenza del dolore nei ricoverati e sui corretti atteggiamenti<br />
e conoscenze del <strong>per</strong>sonale sanitario (campione di oltre 1.500 o<strong>per</strong>atori<br />
sanitari) re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> tematica dolore di cui si par<strong>la</strong> nello specifico<br />
abstract in altra parte di questo volume. Nel 2004 l’attività si è concentrata in<br />
partico<strong>la</strong>re nel<strong>la</strong> formazione del <strong>per</strong>sonale sul<strong>la</strong> corretta misurazione del dolore.<br />
Un primo tipo di formazione era già stato realizzato nel 2003 sul <strong>per</strong>sonale<br />
sanitario che ha svolto l’intervento di rilevazione dello studio policentrico.<br />
Tuttavia si era trattato di una formazione parziale che aveva come principale<br />
obiettivo quello di insegnare il corretto uso del<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> Numerical Analogic<br />
Scale (NRS) agli o<strong>per</strong>atori sanitari. Non c’è stata una specifica formazione sul<strong>la</strong><br />
comunicazione con il paziente. I risultati del suddetto studio hanno messo<br />
in evidenza, tra l’altro, l’importanza di questo tipo di formazione sul<strong>la</strong> comunicazione.<br />
Infatti è risultata una bassa concordanza tra dolore <strong>per</strong>cepito dal<br />
paziente e dolore riconosciuto dall’o<strong>per</strong>atore sanitario. In altri termini lo studio<br />
policentrico ha messo in evidenza uno dei punti più delicati sul<strong>la</strong> rilevazione<br />
del dolore: da una parte l’o<strong>per</strong>atore sanitario non può registrare passivamente<br />
il livello numerico del dolore riferito dal paziente (il quale, <strong>per</strong>altro, spesso<br />
chiede chiarimenti), dall’altra parte lo stesso o<strong>per</strong>atore non può registrare un<br />
livello di dolore dal<strong>la</strong> so<strong>la</strong> osservazione del paziente, senza entrare in comunicazione<br />
con lui. Di qui l’importanza di sviluppare una parte del Progetto<br />
specificatamente rivolta al<strong>la</strong> comunicazione. Per questo il Gruppo di Lavoro<br />
HPH interaziendale ha prodotto una videocassetta che contiene sia una parte<br />
teorica con lezioni “c<strong>la</strong>ssiche” sul<strong>la</strong> misurazione del dolore sia una parte pra<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
27
CAPITOLO 2<br />
tica con scene recitate da attori nel ruolo di pazienti, medici, infermieri su cui<br />
aprire una discussione. Per facilitare il <strong>la</strong>voro del formatore <strong>la</strong> videocassetta è<br />
corredata da un manuale contenente i testi delle scene e schede didattiche da<br />
dare ai discenti nel corso del<strong>la</strong> lezione.<br />
Videocassetta e manuale sono stati distribuiti ai formatori aziendali di ciascuna<br />
ULSS in un incontro appositamente organizzato. Il passaggio successivo<br />
sarà <strong>la</strong> formazione di medici ed infermieri a livello locale che dovrebbe<br />
concludersi entro febbraio 2005.<br />
Attualmente il punto più delicato <strong>per</strong> <strong>la</strong> prosecuzione del Progetto appare<br />
<strong>la</strong> realizzazione di linee guida o<strong>per</strong>ative tra i diversi specialisti.<br />
Infatti ogni branca specialistica ha proprie linee guida cliniche che non sempre<br />
coincidono. Tuttavia il paziente con dolore non raramente viene seguito<br />
da più specialisti. Ad esempio un paziente neop<strong>la</strong>stico che segue un protocollo<br />
oncologico non raramente è sottoposto a intervento chirurgico e seguito da<br />
un anestesista nell’immediato post-o<strong>per</strong>atorio e successivamente dal chirurgo<br />
generale <strong>per</strong> ritornare, infine, dall’oncologo. Di qui l’importanza delle linee<br />
guida o<strong>per</strong>ativa <strong>per</strong> una gestione coordinata e condivisa del paziente tra i<br />
diversi specialistici.<br />
Il Progetto “interculturale” veneto, dopo un inizio autonomo, ha avuto un<br />
ulteriore sviluppo grazie al<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> Rete HPH Emiliano<br />
Romagno<strong>la</strong> che è stata importante punto di riferimento <strong>per</strong> gli incontri organizzati<br />
sull’argomento con le varie Reti Nazionali.<br />
Inoltre importante è stato il contributo di tale Rete <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione in<br />
Veneto di una giornata formativa sull’argomento al<strong>la</strong> quale hanno partecipato<br />
in qualità di re<strong>la</strong>tori, alcuni responsabili scientifici ed o<strong>per</strong>ativi del Progetto<br />
Internazionale “Migrant Friendly Hospitals”.<br />
La giornata formativa interculturale è risultata un importante momento <strong>per</strong><br />
fare conoscere l’attività del<strong>la</strong> rete HPH su questa tematica e stringere alleanze<br />
con <strong>la</strong> Regione e con il territorio. È risultata <strong>la</strong> base di partenza <strong>per</strong> realizzare,<br />
in alcune realtà aziendali, workshops con i Comuni, con agenzie esterne (dei<br />
mediatori culturali) e con gli o<strong>per</strong>atori ULSS dei diversi uffici. Al di là di questi<br />
aspetti positivi è anche doveroso segna<strong>la</strong>re <strong>la</strong> presenza di alcuni principali<br />
punti critici che possono essere così c<strong>la</strong>ssificati: 1) aspetti normativi (difficoltà<br />
legate al<strong>la</strong> conoscenza del<strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione anche <strong>per</strong> lo stesso o<strong>per</strong>atore sanitario);<br />
2) aspetti re<strong>la</strong>zionali (<strong>per</strong> difficoltà/impossibilità di traduzione sia <strong>per</strong><br />
scarsa/assenza conoscenza del<strong>la</strong> cultura degli immigrati); 3) aspetti organizzativi<br />
(difficoltà di realizzare procedure efficaci e possibilmente semplici, valide<br />
sia <strong>per</strong> l’o<strong>per</strong>atore che <strong>per</strong> i cittadini immigrati). Su questi punti critici si<br />
dovrà <strong>la</strong>vorare in futuro.<br />
Infine, si segna<strong>la</strong> l’importante contributo del<strong>la</strong> Rete HPH Lombarda <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
produzione di un poster multilingue sul triage del Pronto Soccorso.<br />
28<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 2<br />
Il Progetto antitabagismo ha visto il coordinamento del<strong>la</strong> rilevazione nazionale<br />
utilizzando il questionario (versione 2004) degli ENSH (European Network<br />
Smoke Free Hospitals).<br />
Sul<strong>la</strong> base del codice europeo degli ENSH si stanno definendo azioni <strong>per</strong><br />
giungere all’ospedale libero dal fumo. In partico<strong>la</strong>re con il fine di facilitare il<br />
raggiungimento dell’obiettivo finale (di un ospedale completamente libero<br />
dal fumo) si ritiene utile attivare una azione graduale, proponendo alle singole<br />
Unità O<strong>per</strong>ative di acquisire il titolo di “Unità O<strong>per</strong>ativa libera dal Fumo”<br />
sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> rispondenza di determinati requisiti che tengono conto in<br />
partico<strong>la</strong>re dell’empowerment del <strong>per</strong>sonale, dei pazienti tra cui: 1) sottoscrizione<br />
di documento di informazione ed adesione al<strong>la</strong> iniziativa da parte del<br />
<strong>per</strong>sonale; 2) affissione in U.O. del Codice Europeo da affiggere in U.O.; 3)<br />
accettazione di <strong>per</strong>iodici da parte di una commissione esterna.<br />
Infine anche <strong>per</strong> il 2004-2005 è prevista <strong>la</strong> realizzazione del Concorso “Chi<br />
non fuma...VINCE!”.<br />
2.2. Attività del<strong>la</strong> Rete HPH piemontese<br />
PIERO ZAINA - Coordinatore Rete HPH piemontese<br />
Anche nel 2° quinquennio dell’attività del<strong>la</strong> Rete HPH piemontese abbiamo<br />
ottenuto l’adesione di tutte le Aziende del<strong>la</strong> Regione: 34 tra ASO, ASL, Presidi<br />
Ospedalieri convenzionati. Nel<strong>la</strong> 7° Conferenza Nazionale HPH di Torino abbiamo<br />
presentato l’attività quinquennale di 4 Progetti regionali in rete, a cui<br />
abbiamo aggiunto 2 Progetti iniziati a livello aziendale, ma che hanno assunto<br />
ormai rilevanza di rete regionale. Nel gennaio 2004 abbiamo dato l’avvio ad<br />
un nuovo Progetto in rete regionale “l’Ospedale senza dolore” avendolo già<br />
scelto come progetto aziendale 8 Aziende (compresa <strong>la</strong> ASL Valle d’Aosta).<br />
Linee di sviluppo dei 7 Progetti regionali in Rete:<br />
1) Progetto “Integrazione Ospedale- Territorio”<br />
Aderenti <strong>19</strong> Aziende (compresa <strong>la</strong> ASL Valle d’Aosta).<br />
La progettazione dell’attività del gruppo è iniziata con l’analisi dell’es<strong>per</strong>ienza<br />
acquisita nel precedente quinquennio, mediante il monitoraggio di<br />
progetti aziendali che hanno realizzato, anche se parzialmente, attraverso<br />
indicatori specifici l’integrazione Ospedale-Territorio, documentando i risultati<br />
ottenuti (attivazione dei servizi, ambu<strong>la</strong>tori, numeri verdi ecc...), gli<br />
strumenti utilizzati (opuscoli informativi, rete di comunicazione, ecc...), l’impatto<br />
sul paziente (riduzione ricoveri ripetuti, dimissioni protette ecc...). Le<br />
evidenze derivate dai progetti s<strong>per</strong>imentati in vari contesti <strong>per</strong>metteranno<br />
di avviare strategie adattate alle singole realtà, quindi vari modelli di Ospedale<br />
integrato, avendo concordato <strong>per</strong> <strong>la</strong> valutazione i seguenti parametri:<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
29
CAPITOLO 2<br />
Riproducibilità, Fattibilità, Interesse aziendale. La complessità del Progetto<br />
ed il numero delle Aziende hanno reso necessaria <strong>la</strong> suddivisione del <strong>la</strong>voro<br />
in 3 sotto progetti ed altrettanti gruppi di <strong>la</strong>voro:<br />
A) Comunicazione, Informazione: Internet, Telemedicina, numeri verdi e<br />
call-center <strong>per</strong> MMG, opuscoli <strong>per</strong> pazienti ecc...<br />
B) Linee guida e <strong>per</strong>corsi assistenziali: miglioramento dell’assistenza nelle<br />
patologie ad elevata esigenza di integrazione quali vasculopatie<br />
cardiocerebrali, diabete, patologie ortopediche ecc...<br />
C) Modelli organizzativi <strong>per</strong> <strong>la</strong> dimissione: lettera di dimissione, dimissione<br />
protetta, ADI, RSA, lungo degenza ecc. Per ciascun sottogruppo è stato<br />
identificato un coordinatore.<br />
2) Progetto “Ospedali liberi dal fumo”<br />
Continua l’attività delle 15 Aziende aderenti al Progetto (compresa <strong>la</strong> ASL<br />
Valle d’Aosta).<br />
Il gruppo ha aderito all’iniziativa di creare un “Progetto internazionale contro<br />
il fumo” che finora ha coinvolto 87 Aziende delle varie Reti regionali. Dal<br />
Centro di coordinamento interregionale è stato inviato un questionario di<br />
autovalutazione <strong>per</strong> le Aziende Sanitarie sul grado di aderenza agli standards<br />
europei <strong>per</strong> il controllo del fumo: del<strong>la</strong> nostra Rete hanno risposto 5 Aziende<br />
i cui dati saranno uniti a quelli delle altre reti <strong>per</strong> valutare lo stato del<strong>la</strong><br />
lotta al tabagismo nel<strong>la</strong> Rete HPH italiana. Il gruppo piemontese ha iniziato<br />
<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione di introdurre nelle cartelle cliniche il Test di Fagestrom<br />
e di attivare il counselling minimo attraverso al tecnologia dei <strong>per</strong>corsi assistenziali.<br />
3) Progetto “Miglioramento dell’accoglienza al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona straniera afferente<br />
ai Servizi Sanitari”<br />
È <strong>la</strong> delimitazione del precedente Progetto “Umanizzazione dei Servizi Sanitari”,<br />
essendo divenuto emergente il problema del<strong>la</strong> interculturalità e a<br />
cui sono sensibili parecchie Aziende del<strong>la</strong> Rete (15), che hanno aderito, su<br />
iniziativa dell’Ufficio Europeo dell’OMS, al Progetto interregionale “Ospedale<br />
e Servizi Socio-Sanitari interculturali”: il flusso migratorio in Europa è<br />
in continuo aumento, <strong>per</strong> cui in una società multietnica gli ospedali devono<br />
adattarsi al<strong>la</strong> nuova situazione modificando il loro modo di comunicare,<br />
di organizzare le attività di cura e servizi eguali <strong>per</strong> tutti i pazienti, riconoscendo<br />
<strong>la</strong> centralità del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, su<strong>per</strong>ando le barriere esistenti tra etnie<br />
diverse, specie <strong>la</strong> comunicazione. Il gruppo piemontese ha predisposto e<br />
somministrato un questionario <strong>per</strong> o<strong>per</strong>atori sanitari ed amministrativi in<br />
previsione di un Corso di formazione centrato sia sul<strong>la</strong> parte normativa sia<br />
sul<strong>la</strong> parte socio culturale ed in attesa del finanziamento da parte del Fondo<br />
Generale Europeo.<br />
4) Progetto “Fasce deboli. Abuso e violenza sulle donne e sui minori”<br />
Il Centro “Soccorso Violenza Sessuale” (SVS) dell’ASO S. Anna di Torino ha<br />
30<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 2<br />
avuto avvio nel maggio del 2003 come Centro integrato e multidisciplinare<br />
<strong>per</strong> fornire appropriata assistenza nei casi di violenza sessuale nei con<br />
fronti delle donne. Il Centro fornisce:<br />
- servizio di Pronto Intervento;<br />
- servizio telefonico di informazioni ed appuntamenti;<br />
- il follow-up medico-ginecologico;<br />
- consulenze medico legali;<br />
- consulenza psicologica di prima valutazione;<br />
- assistenza iniziale con il coinvolgimento interdisciplinare di varie figure<br />
professionali.<br />
Dal maggio 2003 al 31/12/2003 sono stati presi in carico 44 casi di violenza.<br />
Tale modello organizzativo è trasferibile in altre strutture sanitarie: è avviato<br />
un collegamento in rete con l’Ospedale Maria Vittoria di Torino (ASL 3).<br />
Analoga struttura organizzativa è stata costituita presso l’ASO-OIRM di Torino<br />
con un gruppo di <strong>la</strong>voro interdisciplinare (NPI, Pediatra, Psicologo,<br />
Chirurghi pediatrici, Infermieri professionali, Assistenti sociali) <strong>per</strong> <strong>la</strong> presa<br />
in carico dei casi di abuso e maltrattamento su minori.<br />
Dal gennaio 2003 all’aprile 2004 sono afferiti all’ambu<strong>la</strong>torio 63 bambini<br />
(130 visite totali) inviati dall’interno dell’Ospedale (DEA, Ambu<strong>la</strong>tori, Reparti)<br />
e dai Servizi esterni.<br />
5) Progetto “La Malnutrizione degli anziani residenti in RSA”<br />
Sette Aziende partecipano al Progetto quale estensione di una es<strong>per</strong>ienza<br />
maturata da parecchi anni a livello ospedaliero rivolta specificamente a<br />
strutture residenziali <strong>per</strong> anziani, le cui patologie prevalenti hanno un notevole<br />
impatto metabolico e nutrizionale. Si prevede di valutare i risultati<br />
di un modello di diagnosi precoce e di intervento mediante l’e<strong>la</strong>borazione<br />
dei risultati di un questionario rivolto al <strong>per</strong>sonale RSA, mirato al<strong>la</strong> malnutrizione,<br />
al riconoscimento del<strong>la</strong> disfagia ed al<strong>la</strong> sua corretta gestione<br />
nutrizionale, al<strong>la</strong> adeguatezza di strumenti già in atto <strong>per</strong> <strong>la</strong> prevenzione –<br />
diagnosi precoce – trattamento del<strong>la</strong> malnutrizione stessa.<br />
6) Progetto “<strong>Salute</strong> e Sicurezza degli o<strong>per</strong>atori sanitari”<br />
Aderenti 8 Aziende (compresa <strong>la</strong> ASL Valle d’Aosta).<br />
Obiettivi:<br />
- migliorare le condizioni di salute e sicurezza degli o<strong>per</strong>atori sanitari;<br />
- migliorare le re<strong>la</strong>zioni tra o<strong>per</strong>atori sanitari e pazienti;<br />
-prevenire i rischi <strong>la</strong>vorativi corre<strong>la</strong>ti all’organizzazione delle strutture sa<br />
nitarie;<br />
- favorire il disegno ergonomico delle strutture ospedaliere;<br />
-promuovere <strong>la</strong> cultura del<strong>la</strong> sicurezza tra gli o<strong>per</strong>atori sanitari;<br />
- migliorare le attività di Medicina preventiva in ambito ospedaliero.<br />
Di pressante attualità <strong>la</strong> “Prevenzione del Burn-out negli o<strong>per</strong>atori sanitari”:<br />
studi recenti hanno dimostrato che <strong>per</strong> circa il 58% dei dipendenti il disagio<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
31
CAPITOLO 2<br />
<strong>la</strong>vorativo, lo stress emotivo, specie in alcuni reparti ad alta intensità <strong>la</strong>vorativa,<br />
provocano stati di ansia e depressione con tendenza all’iso<strong>la</strong>mento e<br />
con evidenti ri<strong>per</strong>cussioni sull’efficienza <strong>la</strong>vorativa e sul<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />
con i pazienti e i loro familiari. Un intervento preventivo e di sostegno<br />
di tipo psicologico (incontri quindicinali di gruppi di <strong>la</strong>voro nei reparti più a<br />
rischio) presso l’ASO di Alessandria ha dato esito positivo, dimostrato dal<strong>la</strong><br />
nessuna nuova richiesta di part-time o di trasferimento <strong>per</strong> l’aumento del<strong>la</strong><br />
attività di ricovero e dal<strong>la</strong> bassa frequenza di congedi <strong>per</strong> ma<strong>la</strong>ttie.<br />
7) Progetto “Ospedale senza dolore”<br />
Di recente acquisizione da parte del<strong>la</strong> nostra Rete, abbiamo aderito al coordinamento<br />
interregionale del Progetto. Alcune Aziende del gruppo (8 Aziende<br />
compresa <strong>la</strong> ASL Valle d’Aosta) stanno già sviluppando specifici progetti sul<br />
tema del<strong>la</strong> consapevolezza del dolore da parte dei vari attori in campo, valido<br />
riferimento <strong>per</strong> <strong>la</strong> definizione del Progetto regionale HPH, i cui principi ispiratori<br />
sono <strong>la</strong> centralità del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona ed il rapporto di rete tra le varie Aziende.<br />
L’obiettivo del Progetto è di modificare le attitudini ed il comportamento<br />
degli o<strong>per</strong>atori sanitari ed anche dei pazienti, mediante <strong>la</strong> sensibilizzazione<br />
ed il coinvolgimento al “problema dolore” di tutto il <strong>per</strong>sonale sanitario,<br />
l’organizzazione di corsi di formazione e di aggiornamento, <strong>la</strong> valutazione<br />
ed il monitoraggio del dolore <strong>per</strong>cepito dal paziente, <strong>la</strong> valorizzazione del<br />
paziente stesso attraverso il consenso informato quale metodo <strong>per</strong> creare<br />
l’alleanza <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute tra o<strong>per</strong>atori, pazienti e familiari.<br />
2.3. L’es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> Rete lombarda HPH<br />
CARLO ALBERTO TERSALVI - Dirigente Medico del<strong>la</strong> Struttura Comunicazione e Re<strong>la</strong>zioni<br />
internazionali del<strong>la</strong> Direzione Generale Sanità, Regione Lombardia<br />
La rete lombarda HPH è giunta al suo quinquennio di attività, essendosi<br />
costituita nel <strong>19</strong>99, in occasione del<strong>la</strong> 3° Conferenza Nazionale HPH, organizzata<br />
a Mi<strong>la</strong>no dal<strong>la</strong> Regione Lombardia.<br />
A differenza delle altre reti regionali italiane, <strong>la</strong> rete lombarda HPH ha il suo<br />
centro di coordinamento presso <strong>la</strong> D.G. Sanità del<strong>la</strong> Giunta Regionale. Questo<br />
input regionale ha visto un iniziale entusiasmo nei primi anni, con un’adesione<br />
di ben 62 strutture ospedaliere lombarde (tra quelle pubbliche e private<br />
accreditate) su un totale di 115 (pari al 54%) e con l’avvio di un’enorme quantità<br />
di progetti, spesso non in linea con i principi HPH e/o con una carenza<br />
metodologica. A quel tempo era stato, comunque, raggiunto l’obiettivo regionale:<br />
cioè quello di catturare l’attenzione degli o<strong>per</strong>atori su cui avviare una<br />
informativa diretta ad un cambiamento culturale dell’ospedale che<br />
ricomprendesse, oltre al<strong>la</strong> “cura” anche <strong>la</strong> “promozione del<strong>la</strong> salute” all’inter<br />
32<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 2<br />
no del<strong>la</strong> struttura ospedaliera. Ora le strutture aderenti sono 58. Tale riduzione<br />
è dovuta allo scorporo dei presidi ospedalieri dalle ASL.<br />
Tra gli interventi regionali più importanti si ricorda:<br />
- Nell’anno 2002, inserimento, all’interno del P.S.S.R., tra i progetti innovativi,<br />
di una serie di azioni miranti allo sviluppo del<strong>la</strong> funzione trasversale<br />
del<strong>la</strong> educazione al<strong>la</strong> salute e promozione al<strong>la</strong> salute negli ospedali, volte<br />
a favorire lo sviluppo di sinergie tra le varie strutture esistenti sul territorio,<br />
sia pubbliche che private (ospedaliere e non). La Regione Lombardia ha<br />
avviato le strutture verso un cambiamento culturale che è stato favorito, sia<br />
dall’affermarsi del principio di sussidiarietà riconosciuto nell’attuazione del<strong>la</strong><br />
devolution, sia dalle oggettive difficoltà economico-finanziarie non più<br />
sostenibili dal solo ente pubblico.<br />
- Nel giugno 2003 <strong>la</strong> giunta regionale (con proprio provvedimento) ha voluto<br />
estendere <strong>la</strong> rete lombarda HPH anche alle strutture socio-sanitarie, tra i<br />
propri soggetti attivi, dopo aver ottenuto l’assenso del Coordinatore Europeo.<br />
Con questa iniziativa anche le RSA (Residenze sanitario-assistenziali)<br />
e le RSD (Residenze Sanitario-Assistenziali <strong>per</strong> <strong>per</strong>sone con Disabilità) hanno<br />
<strong>la</strong> possibilità di realizzare, sia direttamente che in col<strong>la</strong>borazione con le<br />
strutture ospedaliere, progetti di promozione del<strong>la</strong> salute agli anziani e ai<br />
disabili (fasce sociali più deboli).<br />
Inoltre, con questo provvedimento sono state assegnati al<strong>la</strong> rete lombarda<br />
HPH 360.000,00 Euro (<strong>per</strong> il triennio 2003-2006), quale fondo di incentivazione<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione di progetti HPH da parte delle strutture sanitarie<br />
e socio-sanitarie.<br />
- Nell’anno 2004 con il supporto del<strong>la</strong> nuova “Direzione Scientifica” (comprendente<br />
es<strong>per</strong>ti delle due aree “sanità” e “socio-sanitaria”), <strong>la</strong> Regione ha:<br />
individuato le seguenti aree prioritarie, nel cui ambito avviare i progetti<br />
HPH, sia delle strutture sanitarie che socio-sanitarie:<br />
a) ospedale e territorio;<br />
b) uso corretto dei farmaci e dei presidi;<br />
c) promozione di stili di vita (in cui sono ricomprese tutte le tematiche<br />
inerenti il comportamento corretto del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, ivi compreso anche<br />
l’ospedale senza fumo);<br />
d) ospedale senza dolore;<br />
e) ospedale interculturale.<br />
La Regione non ha escluso altre aree, purché in attuazione al PSSR 2002<br />
2004; ha organizzato un corso di formazione <strong>per</strong> <strong>la</strong> “progettazione e gestione di<br />
progetti HPH” agli o<strong>per</strong>atori sanitari (già realizzato a giugno) e socio-sanitari; ha<br />
predisposto uno strumento unico (scheda) <strong>per</strong> <strong>la</strong> rilevazione dei progetti HPH.<br />
Obiettivo generale regionale: migliorare <strong>la</strong> qualità delle prestazioni ai cittadini.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
33
CAPITOLO 2<br />
Obiettivi specifici regionali: implementare il numero dei progetti HPH delle<br />
strutture sanitarie e socio-sanitarie attraverso l’incentivazione di premi; costituire<br />
un database regionale dei progetti HPH.<br />
Sintesi progetti regionali<br />
Tra le tematiche prioritarie sono ricomprese quelle re<strong>la</strong>tive ai 3 progetti<br />
regionali avviati (Ospedale senza dolore, ospedale senza fumo e ospedale<br />
interculturale):<br />
- Ospedale senza dolore: n. 17 strutture sanitarie coinvolte.<br />
Obiettivo generale: fornire al<strong>la</strong> D.G. Sanità gli strumenti <strong>per</strong> programmare<br />
un sistema a rete finalizzato a combattere il dolore inutile delle <strong>per</strong>sone<br />
ricoverate o che afferiscono alle Strutture di ricovero regionali.<br />
Obiettivi specifici: creare una rete s<strong>per</strong>imentale tra le es<strong>per</strong>ienze di eccellenza<br />
presenti in regione; e<strong>la</strong>borare un manuale applicativo regionale sugli<br />
aspetti principali dell’OSD (strumenti di misura, formazione, informazione,<br />
linee diagnostico terapeutiche) a disposizione delle Strutture Sanitarie che<br />
hanno istituito o istituiranno i COSD; creare un file delle es<strong>per</strong>ienze in corso,<br />
sul sito web regionale; fornire al<strong>la</strong> D.G. Sanità le basi <strong>per</strong> lo sviluppo<br />
del<strong>la</strong> rete regionale <strong>per</strong> l’OSD; confrontarsi con le es<strong>per</strong>ienze in corso presso<br />
altre regioni (in primis quelle partecipanti al<strong>la</strong> rete HPH).<br />
Azioni e risultati: terminata <strong>la</strong> stesura del manuale regionale <strong>per</strong> l’OSD che<br />
costituirà lo strumento o<strong>per</strong>ativo <strong>per</strong> il recepimento delle Linee guida nazionali.<br />
Esso è strutturato nei suoi capitoli principali: 1) normative nazionali e<br />
regionali; 2) es<strong>per</strong>ienze in corso; 3) strumenti di rilevazione e misura consigliati;<br />
4) indicazioni generali terapeutiche; 5) strategie formative; 6) strategie<br />
informative; 7) bibliografia.<br />
- Ospedale senza fumo: n. 17 strutture sanitarie coinvolte.<br />
Obiettivo: valutare il grado di aderenza agli standard europei <strong>per</strong> il controllo<br />
del fumo delle Aziende Sanitarie pubbliche e private del<strong>la</strong> rete Lombarda<br />
HPH a distanza di tre anni dallo sviluppo dei primi progetti HPH “Ospedali<br />
liberi dal fumo”. Per <strong>la</strong> sintesi sulle azioni e risultati si rimanda ad apposito<br />
abstract regionale inviato.<br />
- Ospedale interculturale: 16 strutture coinvolte.<br />
Obiettivo generale: facilitare l’accesso e l’accoglienza del cittadino immigrato<br />
ai servizi ospedalieri e <strong>la</strong> comunicazione degli stessi con gli o<strong>per</strong>atori<br />
dell’ospedale, attraverso una metodologia di <strong>la</strong>voro di rete nell’area<br />
interculturale. Per <strong>la</strong> sintesi sulle azioni e risultati si rimanda ad apposito<br />
abstract regionale inviato.<br />
34<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 2<br />
2.4. Il contributo del<strong>la</strong> Rete “Health Promoting Hospitals” alle politiche<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> salute del<strong>la</strong> Regione Emilia-Romagna<br />
MARIELLA MARTINI - Direttore Generale AUSL di Reggio Emilia, Coordinatrice<br />
Rete HPH Emilia Romagna<br />
KYRIAKOULA PETROPULACOS - Responsabile dei Servizi ospedalieri del<strong>la</strong> Regione<br />
Emilia Romagna, Assessorato Sanità dell’Emilia Romagna<br />
La promozione del<strong>la</strong> salute è parte integrante del<strong>la</strong> strategia complessiva<br />
individuata dal<strong>la</strong> Regione Emilia-Romagna nell’ultimo Piano sanitario, che riprende<br />
ed integra i principi essenziali del Piano Sanitario Nazionale, in partico<strong>la</strong>re:<br />
<strong>la</strong> centralità del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, l’uguaglianza e <strong>la</strong> solidarietà, l’attenzione ai<br />
bisogni di salute, le alleanze <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute, l’orientamento ai risultati, <strong>la</strong> globalità<br />
dell’offerta e del<strong>la</strong> presa in cura, <strong>la</strong> modernizzazione e miglioramento dei servizi.<br />
L’intento è, da una parte, di migliorare <strong>la</strong> qualità dell’offerta e di garantire<br />
l’equità dell’accesso mediante lo sviluppo di reti integrate di servizi e dall’altra,<br />
di al<strong>la</strong>rgare lo sguardo oltre l’orizzonte dei servizi sanitari <strong>per</strong> ricercare il<br />
coinvolgimento e distribuire le responsabilità attorno a un “Patto di solidarietà<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> salute” fra enti locali, aziende sanitarie, organizzazioni sociali ed individui<br />
del<strong>la</strong> comunità.<br />
Sono scelte pienamente coerenti con <strong>la</strong> filosofia e le politiche di promozione<br />
del<strong>la</strong> salute sostenute dall’OMS e fanno si che il sistema dei servizi sanitari<br />
del<strong>la</strong> Regione Emilia Romagna sia un sistema che assume <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong><br />
salute come fulcro delle azioni di pianificazione e sviluppo dei servizi che il<br />
piano annuale degli obiettivi traduce in indicazioni o<strong>per</strong>ative cogenti. L’adesione<br />
da parte di tutte le Aziende Sanitarie del<strong>la</strong> Regione Emilia Romagna al<strong>la</strong><br />
Rete degli Health Promoting Hospitals ha questo scenario di contesto come<br />
punto di forza e contemporaneamente richiede di declinare i progetti che<br />
dovrebbero essere sviluppati, <strong>per</strong> essere parte del<strong>la</strong> rete degli HPH, secondo<br />
le linee del<strong>la</strong> pianificazione regionale. In altri termini, si assume <strong>la</strong> coincidenza<br />
tra i progetti HPH e i progetti da sviluppare in attuazione del piano degli<br />
obiettivi assegnato dal<strong>la</strong> Regione alle Aziende Sanitarie.<br />
L’obiettivo di questa comunicazione è di presentare e discutere come gli ospedali<br />
del<strong>la</strong> rete HPH dell’ER hanno attivato una strategia complessiva che da una<br />
parte, si fonda su un insieme di progetti volti a migliorare <strong>la</strong> qualità dei servizi<br />
sanitari e delle attività di promozione del<strong>la</strong> salute negli ospedali, e dall’altra,<br />
sul<strong>la</strong> ricerca di partnership volte a sviluppare forme di partecipazione e di coproduzione<br />
degli interventi di salute coi diversi attori del<strong>la</strong> comunità, intesi come<br />
pazienti, cittadini, organizzazioni sociali. In questo scenario <strong>la</strong> Rete degli ospedali<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute (HPH) costituisce una concretizzazione<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
35
CAPITOLO 2<br />
progettuale che deriva il proprio mandato dagli indirizzi generali dell’O.M.S.<br />
re<strong>la</strong>tivi al ri-orientamento degli Ospedali verso <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute, ma<br />
anche dalle politiche regionali che ne inquadrano l’azione in un sistema locale<br />
orientato a produrre guadagni in salute nel<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione.<br />
2.5. Lo sviluppo del<strong>la</strong> Rete HPH Toscana<br />
FABRIZIO SIMONELLI, PAOLO MORELLO MARCHESE, MARIA JOSÉ CALDES PINILLA, KATALIN<br />
MAJER - Centro di coordinamento del<strong>la</strong> Rete HPH Toscana, Azienda<br />
Ospedaliero-Universitaria A. Meyer (Firenze)<br />
Fin dal<strong>la</strong> sua costituzione, <strong>la</strong> Rete Toscana HPH è stata intesa dai suoi attori<br />
come elemento dinamico nei rapporti con il sistema regionale <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute,<br />
con le altre Reti HPH italiane e con il Network HPH internazionale, assumendo<br />
una impostazione tesa da un <strong>la</strong>to ad importare orientamenti internazionali<br />
e dall’altro a contribuire allo sviluppo generale del movimento <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione<br />
del<strong>la</strong> salute.<br />
Questo tipo di approccio consente di prospettare ruoli differenziati e rilevanti<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> Rete HPH:<br />
- quello istituzionale, di ripensamento dell’Ospedale come luogo di promozione<br />
del<strong>la</strong> salute, oltre che di diagnosi e cura;<br />
- quello funzionale allo sviluppo di piani e programmi locali di miglioramento<br />
del<strong>la</strong> salute del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione: vi sono connessioni significative con il processo<br />
regionale dei Piani <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Salute</strong> e con progetti che riguardano <strong>la</strong> salute infantile<br />
e gli stili di vita adolescenziali, <strong>la</strong> formazione, <strong>la</strong> valutazione delle politiche regionali<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> salute. La Rete Toscana HPH rappresenta un fattore di spinta <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
realizzazione di un progetto sociale di salute che travalica il mandato istituzionale<br />
del sistema ospedaliero, e che costituisce anche una testimonianza di sensibilità,<br />
interesse e impegno del management ospedaliero e del <strong>per</strong>sonale sanitario<br />
nel favorire <strong>la</strong> crescita delle <strong>per</strong>sone e delle comunità locali;<br />
- quello generativo di nuovi contributi specifici <strong>per</strong> le politiche regionali <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> salute ed anche <strong>per</strong> il movimento internazionale del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong><br />
salute: in partico<strong>la</strong>re, l’Ospedale A. Meyer di Firenze ha proposto e coordina,<br />
su mandato dell’Ufficio O.M.S. di Barcellona, un Working group internazionale<br />
sul tema del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute del bambino e dell’adolescente<br />
in ospedale.<br />
Sotto il profilo delle re<strong>la</strong>zioni, questo tipo di impostazione ha promosso fra<br />
l’altro:<br />
- a livello regionale, lo sviluppo di connessioni di sistema con l’Assessorato<br />
36<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 2<br />
regionale al Diritto al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> e con le Unità o<strong>per</strong>ative di Educazione al<strong>la</strong><br />
salute delle Aziende Sanitarie Locali;<br />
- a livello nazionale, <strong>la</strong> partecipazione attiva ai momenti di coordinamento<br />
delle Reti italiane HPH ed alle Conferenze nazionali degli Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
promozione del<strong>la</strong> salute;<br />
- a livello internazionale, una vasta rete di rapporti costruita attraverso l’organizzazione<br />
del<strong>la</strong> 11° Conferenza internazionale degli Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione<br />
del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> (Firenze, 18-20 maggio 2003) e <strong>la</strong> presentazione di<br />
<strong>la</strong>vori scientifici nelle Conferenze internazionali.<br />
La configurazione del<strong>la</strong> Rete regionale conta sull’adesione di tutte le 16<br />
Aziende Sanitarie pubbliche del<strong>la</strong> regione, con una rappresentanza di circa<br />
l’80% degli stabilimenti ospedalieri, sul<strong>la</strong> motivazione di un crescente numero<br />
di o<strong>per</strong>atori ospedalieri, su una capil<strong>la</strong>re rete di re<strong>la</strong>zioni interna ed esterna<br />
al<strong>la</strong> Rete regionale, su un sistema di autovalutazione dello stato di avanzamento<br />
del progetto.<br />
La tipologia di attività comprende:<br />
- azioni incrementali, costituite da limitate ma <strong>per</strong>cettibili azioni di promozione<br />
del<strong>la</strong> salute attivate autonomamente dai professionisti anche senza<br />
una cornice progettuale definita. Si tratta di “testimonianze” anche<br />
frammentarie di promozione del<strong>la</strong> salute, quali “attenzioni” <strong>per</strong>cepibili da<br />
parte dei pazienti, iniziative di tipo logistico – alberghiero o organizzativo o<br />
re<strong>la</strong>zionale, singole azioni di empowerment delle <strong>per</strong>sone, e così via. Il quadro<br />
di queste azioni è molto variegato di iniziative ed es<strong>per</strong>ienze che sono a<br />
volte antecedenti all’avvio del Progetto HPH stesso;<br />
- integrazioni processuali, costituite da codificazioni di “valore aggiunto” nelle<br />
fasi dei processi diagnostico-terapeutici: si tratta di iniziative spesso indirizzate<br />
al<strong>la</strong> umanizzazione dei processi assistenziali;<br />
- “pacchetti” specifici di servizi, rappresentati da <strong>per</strong>corsi progettuali ed o<strong>per</strong>ativi<br />
completi attivati da singole Unità o<strong>per</strong>ative e mirati a gruppi omogenei<br />
<strong>per</strong> patologia o problematica;<br />
- progetti di promozione del<strong>la</strong> salute, che sviluppano interventi<br />
metodologicamente improntati al project work e quindi in grado di documentare<br />
i risultati prodotti. A questo livello si costituiscono team di progetto<br />
e si definiscono ruoli, impegni, modalità di comunicazione e valutazione;<br />
- interventi di ri-orientamento del setting ospedaliero, considerato come contesto<br />
globale (ambientale, organizzativo, normativo, amministrativo,<br />
re<strong>la</strong>zionale) capace di ridefinire in termini distintivi l’attività dell’intera struttura<br />
ospedaliera.<br />
Un sostegno decisivo <strong>per</strong> lo sviluppo del<strong>la</strong> Rete è <strong>la</strong> formazione e in parti<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
37
CAPITOLO 2<br />
co<strong>la</strong>re il Laboratorio formativo allestito <strong>per</strong> e<strong>la</strong>borare una fisionomia del<strong>la</strong> Rete<br />
toscana, i cui primi risultati sono incoraggianti.<br />
2.6. L’es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> Rete HPH ligure<br />
ROBERTO PREDONZANI, RITA GAGNO - Dipartimento di Staff Azienda USL 1 Im<strong>per</strong>iese<br />
La Rete HPH ligure, avviata nel <strong>19</strong>98 dall’Azienda USL 1 Im<strong>per</strong>iese, inizialmente<br />
comprendeva entro <strong>la</strong> fine del <strong>19</strong>99 n. 4 Aziende Sanitarie e n. 4 Aziende<br />
Ospedaliere. Nel corso del 2003 si sono unite al<strong>la</strong> Rete <strong>la</strong> ASL 5 Spezzina e<br />
l’Istituto Pediatrico Giannina Gaslini di Genova. Nel corso del 2004 ha ancora<br />
aderito l’Istituto Tumori di Genova.<br />
I principali progetti interaziendali attivati e in corso sono:<br />
- Indagine conoscitiva sull’abitudine al fumo nel <strong>per</strong>sonale delle aziende<br />
sanitarie: al progetto hanno partecipato 4 Aziende Sanitarie e 4 Aziende<br />
Ospedaliere. L’obiettivo è stato quello di verificare <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di fumatori<br />
nel <strong>per</strong>sonale, al fine di prevedere campagne preventive all’interno delle<br />
strutture sanitarie. Nel complesso, sono stati somministrati circa 5000 questionari,<br />
e le risposte ricevute sono state 4.324, con una <strong>per</strong>centuale di fumatori<br />
nel <strong>per</strong>sonale del 30%. Tra il <strong>per</strong>sonale che ha risposto al questionario,<br />
si è evidenziato come il 22,7% dei medici, il 33% degli infermieri e il<br />
<strong>19</strong>,4% del <strong>per</strong>sonale amministrativo sia fumatore abituale. La media di sigarette<br />
fumate giornalmente è di 14,6, mentre il 72% degli intervistati ha dichiarato<br />
di fumare mentre <strong>la</strong>vora. A seguito delle interviste effettuate, si è<br />
cercato di impostare un programma di prevenzione che preveda anche l’accesso<br />
facilitato del <strong>per</strong>sonale ai Centri Antitabacco presenti nelle aziende e<br />
di prevedere una segnaletica comune nell’ottica del<strong>la</strong> creazione di Ospedali<br />
e Strutture Sanitarie libera dal fumo.<br />
- Chi non fuma vince: nel 2003 si è avviato il primo Concorso Regionale<br />
“Uno Spot <strong>per</strong> dire Stop... Chi non fuma vince”, che ha visto <strong>la</strong> partecipazione<br />
di circa 15 Scuole Medie Inferiori delle Province di Im<strong>per</strong>ia, Savona e<br />
Genova. Il progetto è stato supportato dal comico Andrea Foresta (Mago<br />
Forest) testimonial molto gradito dai ragazzi, nonché dal<strong>la</strong> partecipazione<br />
di una squadra di calcio genovese (Sampdoria). I ragazzi hanno prodotto<br />
uno spot di un minuto contro il fumo al<strong>la</strong> fine di un programma che ha<br />
previsto <strong>la</strong> somministrazione di un questionario (lo stesso utilizzato presso<br />
<strong>la</strong> Rete HPH veneta) alle c<strong>la</strong>ssi partecipanti, incontri con Medici Specialisti<br />
nonché l’attivazione di un <strong>la</strong>boratorio con tutor. La giornata conclusiva si è<br />
tenuta in occasione del 31 Maggio “Giornata Mondiale senza Tabacco” presso<br />
i Magazzini del Cotone del Porto Antico di Genova, sia nel 2003 sia nel<br />
2004, con <strong>la</strong> partecipazione di più di 600 ragazzi provenienti dalle varie<br />
38<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 2<br />
province liguri. I <strong>la</strong>vori dei ragazzi,valutati da una giuria di giornalisti liguri,<br />
sono stati premiati in base all’originalità e contenuto.<br />
- Ospedale senza dolore: questo progetto ha visto l’adesione di tutte le Aziende<br />
liguri. È stato attivato un gruppo interaziendale di Anestesisti che ha provveduto<br />
al<strong>la</strong> realizzazione di un Corso accreditato ECM che si sta effettuando in ciascuna<br />
Azienda aderente al progetto. Il Corso è rivolto al <strong>per</strong>sonale medico,<br />
infermieristico ed ostetrico e coinvolge più di 700 discenti. Il gruppo di <strong>la</strong>voro<br />
ha o<strong>per</strong>ato nei termini di una condivisione delle es<strong>per</strong>ienze nell’ottica di prevedere<br />
l’e<strong>la</strong>borazione di un unico <strong>per</strong>corso didattico, che ha portato al<strong>la</strong> definizione<br />
di un unico programma con <strong>la</strong> creazione di un CD didattico in Power<br />
Point utilizzato nelle varie sedi <strong>per</strong> <strong>la</strong> docenza. Il corso verrà ripetuto anche nel<br />
2005, ed ha l’obiettivo di formare gli o<strong>per</strong>atori al<strong>la</strong> cultura del<strong>la</strong> gestione del<br />
dolore come sintomo e di fornire le basi <strong>per</strong> una corretta valutazione del sintomo<br />
e impostazione di una corretta terapia. Diverse Aziende hanno anche programmato<br />
manifestazioni in occasione del<strong>la</strong> Giornata del Sollievo.<br />
È ancora da ricordare come <strong>la</strong> Rete Liguria ha organizzato nel 2001 <strong>la</strong> 5°<br />
Conferenza Nazionale e abbia partecipato con un proprio stand al<strong>la</strong> Conferenza<br />
Internazionale di Firenze del 2003.<br />
In questa breve re<strong>la</strong>zione, abbiamo affrontato le es<strong>per</strong>ienze più significative,<br />
tra<strong>la</strong>sciando altri progetti che sono attualmente in divenire.<br />
Possiamo <strong>per</strong>altro affermare che l’es<strong>per</strong>ienza HPH è risultata senz’altro positiva,<br />
in quanto ha innanzitutto sensibilizzato il <strong>per</strong>sonale ospedaliero al tema<br />
del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute, <strong>per</strong>mettendo inoltre ai professionisti di diverse<br />
aziende di conoscersi e mettere in comune es<strong>per</strong>ienze, confrontandosi su temi<br />
il più delle volte gestiti singo<strong>la</strong>rmente. Si sono evidenziate come numerose iniziative<br />
fossero in corso nelle varie Aziende, mancando <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> diffusione non<br />
solo tra Aziende del<strong>la</strong> stessa Regione bensì anche all’interno del<strong>la</strong> stessa azienda.<br />
Non tutti i progetti attivati hanno portato a risultati o sono stati conclusi, <strong>la</strong><br />
causa di ciò è dovuta al motivo che spesso questi progetti si aggiungono al<br />
<strong>la</strong>voro quotidiano, <strong>per</strong>tanto non sempre è possibile trovare il tempo <strong>per</strong> poterne<br />
<strong>per</strong>seguire gli obiettivi. È ancora da segna<strong>la</strong>re come tali iniziative siano state<br />
supportate sia logisticamente, sia finanziariamente, dall’Assessorato Regionale.<br />
2.7. Il contesto del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute e <strong>la</strong> rete trentina HPH<br />
ENRICO NAVA 1 , PAOLO DE PIERI 2 , LORELLA MOLTENI 2 , ROBERTO PANELATTI 2 - 1 Servizio<br />
Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>, APSS Trento; 2 Unità <strong>per</strong> <strong>la</strong> Qualità, APSS Trento<br />
Nell’organizzazione sanitaria provinciale, <strong>la</strong> promozione e l’educazione al<strong>la</strong><br />
salute (PEAS) rappresenta una linea strategica di assoluta rilevanza. Già nel<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
39
CAPITOLO 2<br />
l’assetto organizzativo aziendale, sin dal <strong>19</strong>95 è individuata una Direzione <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> Promozione e l’Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> con funzione di predisporre e definire<br />
gli obiettivi nonché gestire <strong>la</strong> programmazione e il controllo di tutte le attività<br />
di PEAS del servizio sanitario.<br />
Inoltre, nel Piano di sviluppo strategico aziendale adottato nel gennaio del<br />
2001, <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute, in linea con gli indirizzi del<strong>la</strong> programmazione<br />
sanitaria del <strong>Trentino</strong>, rappresenta obiettivo strategico di sviluppo all’interno<br />
del<strong>la</strong> quale si collocano le attività istituzionali volte al<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />
salute collettiva.<br />
In tale contesto politico-organizzativo, <strong>la</strong> re<strong>la</strong>tivamente recente nascita del<strong>la</strong><br />
rete trentina HPH ha trovato un fertile terreno di potenziale crescita anche<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> consolidata presenza di un ampio spettro di iniziative di promozione<br />
del<strong>la</strong> salute, molte delle quali strettamente collegate ad attività condotte dalle<br />
strutture territoriali rivolte al<strong>la</strong> comunità ovvero a setting privilegiati quale il<br />
mondo del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>.<br />
In coerenza con le indicazioni strategiche aziendali in tema di PEAS, già dal<br />
2002 nel<strong>la</strong> contrattazione di budget degli ospedali aderenti al<strong>la</strong> rete HPH trentina<br />
vengono riconosciuti tre specifici progetti di valenza generale verso i quali devono<br />
essere principalmente orientale le azioni: ospedale libero dal fumo, l’approccio<br />
precoce ai pazienti con problemi alcol corre<strong>la</strong>ti e <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> sicurezza<br />
sul <strong>la</strong>voro in ospedale. A queste rilevanti iniziative si affianca un ricco panorama<br />
di interventi locali orientati sia allo sviluppo di capacità di migliore gestione<br />
del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia da parte del paziente cronico (diabete, ma<strong>la</strong>ttie cardiovasco<strong>la</strong>ri, tute<strong>la</strong><br />
del<strong>la</strong> gravidanza e del puer<strong>per</strong>io) sia al<strong>la</strong> promozione di stili di vita salutari.<br />
A tale proposito, nel corso del 2003 su tutti gli ospedali del<strong>la</strong> provincia ad<br />
esclusione di quello regionale di Trento, è stata o<strong>per</strong>ata una ricognizione sulle<br />
iniziative sistematiche condotte a livello locale e orientate alle strategie del<strong>la</strong><br />
PEAS che ha <strong>per</strong>messo di confermare <strong>la</strong> presenza sia di attività quotidiane del<br />
<strong>per</strong>sonale sanitario incentrate sull’assistenza al paziente, sul<strong>la</strong> compliance al<strong>la</strong><br />
terapia e al<strong>la</strong> conduzione di un regime di vita compatibile, sia di veri e propri<br />
progetti sviluppati da singole strutture o<strong>per</strong>ative ed aventi carattere di continuità<br />
nel tempo.<br />
Per lo sviluppo nel futuro delle attività di PEAS a livello del<strong>la</strong> rete HPH<br />
trentina si impongono comunque alcune riflessioni che potrebbero orientare<br />
in modo più efficace le iniziative.<br />
Data <strong>la</strong> molteplicità di iniziative è fondamentale o<strong>per</strong>are una selezione di<br />
quelle strategiche che dovrebbe avere un carattere di trasversalità nelle varie<br />
sedi ospedaliere in re<strong>la</strong>zione all’impatto sociale e sanitario delle forme morbose<br />
che si vogliono prevenire e control<strong>la</strong>re.<br />
40<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 2<br />
Il concetto di fondo del<strong>la</strong> PEAS deve essere oggetto di una trasmissione<br />
ampia e trasversale a tutti gli o<strong>per</strong>atori del servizio sanitario e in partico<strong>la</strong>re a<br />
livello ospedaliero dove risulta importante l’integrazione tra attività clinicodiagnostica<br />
e di promozione del<strong>la</strong> salute; <strong>per</strong> tale ragione risulta importante<br />
rafforzare il ruolo dei referenti HPH ospedalieri anche attraverso una formazione<br />
mirata.<br />
È forse opportuno rivalutare il concetto di fondo HPH al<strong>la</strong> luce anche del<br />
centralità cittadino nei rapporti con il servizio sanitario inteso nel<strong>la</strong> sua<br />
unitarietà; in questo senso <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute deve essere intesa in<br />
forma integrata ospedale/territorio.<br />
Infine il coinvolgimento delle strutture dipartimentali e l’inserimento del<strong>la</strong><br />
strategia di promozione del<strong>la</strong> salute tra i requisiti oggetto di attenzione<br />
nell’accreditamento istituzionale potrebbero rappresentare utili opportunità<br />
di implementazione del<strong>la</strong> PEAS.<br />
2.8. La Rete HPH valdostana: dal progetto di salute al modello comunicativo<br />
GIORGIO GALLI - Coordinatore rete valdostana HPH, Responsabile URP /Ufficio<br />
Stampa Azienda USL Valle d’Aosta<br />
Sono so<strong>la</strong>mente trascorsi tre anni dall’ingresso del<strong>la</strong> nostra regione nel<strong>la</strong><br />
rete italiana HPH e in questo <strong>per</strong>iodo, avvalendoci sia delle professionalità<br />
interne all’Azienda sia delle es<strong>per</strong>ienze maturate dalle altre regioni nel campo<br />
dei progetti di salute, abbiamo promosso e realizzato numerosi programmi,<br />
alcuni originali, altri già avviati da altre regioni partner e adattati al nostro<br />
contesto.<br />
Quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Valle d’Aosta è una realtà unica e originale, sia <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua collocazione<br />
geografica – da sempre crocevia con l’Europa - che <strong>per</strong> le sue dimensioni<br />
e le caratteristiche morfologiche: 120.000 abitanti disseminati in un territorio<br />
montuoso ricco di val<strong>la</strong>te <strong>la</strong>terali e alte quote, dove il decentramento dei<br />
servizi diventa requisito fondamentale <strong>per</strong> soddisfare i bisogni del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
e favorire <strong>la</strong> stanzialità.<br />
Le dimensioni contenute e l’esiguità del numero di abitanti sono condizioni<br />
favorevoli <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione di programmi di salute che consentono <strong>la</strong> massima<br />
diffusione degli stessi esercitando, nel contempo, un agevole verifica del<br />
grado di coinvolgimento dei destinatari.<br />
Ed ecco che, in alcuni casi autonomamente, in altri partecipando ai gruppi<br />
di <strong>la</strong>voro del<strong>la</strong> limitrofa rete piemontese, in questi pochi anni abbiamo sviluppato<br />
numerosi progetti, tutti in linea con le caratteristiche di un progetto HPH,<br />
ad iniziare dal<strong>la</strong> sua fattibilità e riproducibilità. In alcuni casi l’ingresso nel<strong>la</strong><br />
rete ha generato nuovo impulso a programmi già impostati e avviati (come<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
41
CAPITOLO 2<br />
nel caso dell’integrazione “Ospedale-Territorio” o dell’ospedale interculturale<br />
o ancora dell’Ospedale senza dolore). In linea con <strong>la</strong> definizione di promozione<br />
del<strong>la</strong> salute, contemp<strong>la</strong>ta dal<strong>la</strong> Carta di Ottawa, ovvero il processo di<br />
rendere capace <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona di aumentare il controllo e migliorare <strong>la</strong> qualità<br />
del<strong>la</strong> propria salute, abbiamo ideato e realizzato, su sca<strong>la</strong> regionale, un progetto<br />
incentrato sullo sport, salute e corretti stili di vita (caratterizzato dallo<br />
slogan “Chi si ferma è <strong>per</strong>duto”), giunto al<strong>la</strong> sua 2° edizione e arricchito da<br />
nuovi <strong>per</strong>corsi comunicativi. Analogamente alle altre regioni, anche in Valle<br />
d’Aosta procede incessantemente il progetto di prevenzione dal fumo e dai<br />
conseguenti danni (“Chi non fuma...vince!”), in stretta sinergia con Lega Tumori<br />
e Sovraintendenza agli Studi, rivolgendoci in modo partico<strong>la</strong>re alle fasce<br />
a rischio, ovvero <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione sco<strong>la</strong>stica compresa in un range di età oscil<strong>la</strong>nte<br />
tra i 12 e 16/17 anni. Prosegue inoltre, in raccordo con il gruppo di<br />
<strong>la</strong>voro piemontese, il progetto sul<strong>la</strong> salute dei <strong>la</strong>voratori, mentre è prossimo<br />
all’ingresso nel<strong>la</strong> rosa dei progetti HP un programma di prevenzione, già in<br />
parte realizzato dal<strong>la</strong> struttura “Formazione Personale Infermieristico”, finalizzato<br />
al<strong>la</strong> rilevazione, studio e proposta di soluzioni <strong>per</strong> il ben noto problema<br />
del peso degli zainetti trasportati dagli studenti.<br />
Al di là dell’attività progettuale, cosa sicuramente non facile, da tempo abbiamo<br />
iniziato a porci una domanda legata all’individuazione e al<strong>la</strong> definizione<br />
delle modalità con cui intendiamo comunicare lo stato dell’arte dei nostri<br />
programmi di salute al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione. Nelle precedenti conferenze e nelle<br />
sessioni parallele tematiche, abbiamo avuto occasione di conoscere e confrontarci<br />
su ottimi progetti di salute realizzati dalle regioni afferenti al<strong>la</strong> rete,<br />
ma come li comunichiamo Quali strumenti utilizziamo <strong>per</strong> far giungere il<br />
messaggio ai nostri destinatari Come li promuoviamo fuori dall’ambito strettamente<br />
ospedaliero<br />
La Conferenza nazionale di Riva del Garda, e qui dobbiamo ringraziare <strong>la</strong><br />
Provincia Autonoma di Trento e Carlo Favaretti, ha introdotto in modo forte il<br />
tema del<strong>la</strong> comunicazione, imprescindibile <strong>per</strong> qualunque P.A. ed in modo<br />
partico<strong>la</strong>re <strong>per</strong> le aziende sanitarie che da tempo, <strong>per</strong> necessità e sul<strong>la</strong> scia<br />
delle spinte normative, si trovano impegnate su questo fronte. Conosciamo<br />
tutti <strong>la</strong> rapida evoluzione che in tal senso ha caratterizzato il mondo del<strong>la</strong><br />
sanità: nel giro di un decennio si è usciti da quel<strong>la</strong> autoreferenzialità che ha<br />
dominato incontrastata <strong>per</strong> lungo tempo, <strong>per</strong> arrivare al<strong>la</strong> trasparenza amministrativa,<br />
al<strong>la</strong> partecipazione dei cittadini ai procedimenti, al<strong>la</strong> realizzazione<br />
delle carte dei servizi, all’istituzione degli Urp, <strong>la</strong> famosa finestra di dialogo tra<br />
cittadini e P.A., oggi divenuto <strong>la</strong> struttura di comunicazione <strong>per</strong> eccellenza, a<br />
fianco degli uffici stampa – anch’essi da poco introdotti nel settore pubblico –<br />
grazie al<strong>la</strong> legge 150/2000 e al<strong>la</strong> più recente Direttiva del Ministero del<strong>la</strong> Funzione<br />
Pubblica. Ecco che allora tutta l’attività svolta da una struttura sanitaria,<br />
42<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 2<br />
con un occhio di partico<strong>la</strong>re riguardo ai progetti di salute, necessita di essere<br />
portata a conoscenza del pubblico, se vogliamo coinvolgere i nostri utenti e<br />
renderli partecipi dei nostri progetti.<br />
La nostra Azienda da tempo, grazie al forte imprimatur del<strong>la</strong> direzione generale,<br />
sta sviluppando e promuovendo programmi di comunicazione sempre<br />
più complessi conseguenti ad una serie di progetti innovativi, attuati da<br />
un dipartimento di comunicazione che sta prendendo forma in questi mesi,<br />
sforzandosi di utilizzare linguaggi comunicativi alternativi a quelli tradizionali,<br />
attingendo a seconda delle necessità dal<strong>la</strong> fiction e dal mondo del cinema,<br />
dal<strong>la</strong> grafica, dall’immagine e dal<strong>la</strong> pubblicità, piuttosto che dal mondo del<br />
teatro e da quello del<strong>la</strong> musica. Obiettivo: veico<strong>la</strong>re nel modo più efficace il<br />
messaggio indirizzandolo al target e al segmento di popo<strong>la</strong>zione individuato.<br />
Già in questa edizione 2004 del<strong>la</strong> Conferenza nazionale HPH abbiamo avuto<br />
l’opportunità di mettere a confronto non solo le nostre progettualità, ma<br />
anche le modalità con cui ogni regione cerca di trasmetterle all’esterno. Credo<br />
che da oggi in poi il tema del<strong>la</strong> comunicazione ed il confronto delle nostre<br />
es<strong>per</strong>ienze in tal senso, il benchmarking delle tecniche di comunicazione da<br />
tutti noi s<strong>per</strong>imentate, diventerà una costante anche nelle prossime occasioni,<br />
nel rispetto dello spirito che caratterizza il <strong>la</strong>voro all’interno del<strong>la</strong> rete. La picco<strong>la</strong><br />
Valle d’Aosta, proprio <strong>per</strong> le sue ridotte dimensione e <strong>la</strong> facilità di control<strong>la</strong>re<br />
i processi, può essere in tal senso, lo dico ovviamente con molta umiltà,<br />
un interessante <strong>la</strong>boratorio <strong>per</strong> s<strong>per</strong>imentare tecniche comunicative<br />
innovative e differenziate a seconda dei contenuti e del<strong>la</strong> fascia dei destinatari.<br />
“Non si può non comunicare”, questo è il fondamentale assioma del<strong>la</strong> comunicazione.<br />
Se <strong>la</strong> Conferenza di Riva del Garda ha oggi il merito di gettare<br />
con forza le basi di un confronto sui temi del<strong>la</strong> comunicazione, oltre a quelli<br />
importanti e consolidati dello studio, del<strong>la</strong> verifica dei risultati e del miglioramento<br />
continuo dei progetti di salute - soprattutto sotto il profilo scientifico -, <strong>la</strong><br />
9° Conferenza nazionale, che si terrà in Valle d’Aosta, proseguirà su questa<br />
strada riservando ampi spazi al<strong>la</strong> presentazione e al confronto degli strumenti<br />
comunicativi maggiormente adeguati ai nostri progetti di salute.<br />
2.9. La Rete HPH in Friuli Venezia Giulia<br />
CRISTINA AGUZZOLI 1 , MARIA TERESA PADOVAN 2 , ADRIANA MONZANI 2 , DANILO SPAZZAPAN 3 , CLAU<br />
DIO RIEPPI 4 , DANIELE PITTIONI 4 , GIANNI CAVALLINI 2 - 1 Dipartimento di Prevenzione; 2 Direzione<br />
Sanitaria; 3 Programmazione e Controllo; 4 Direzioni Sanitarie di Ospedale<br />
Il 13 novembre 2003 a Gorizia è stato firmato al<strong>la</strong> presenza dell’Assessore<br />
Regionale al<strong>la</strong> Sanità e Politiche Sociali, il documento <strong>per</strong> l’adesione al<strong>la</strong> rete<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
43
CAPITOLO 2<br />
nazionale HPH con <strong>la</strong> partecipazione delle seguenti Aziende: Istituto di Ricovero<br />
e Cura a carattere scientifico “Burlo Garofalo” di Trieste, Azienda <strong>per</strong> i<br />
Servizi Sanitari n. 2 “Isontina” comprensiva degli Ospedali di Gorizia e<br />
Monfalcone, Azienda <strong>per</strong> i Servizi Sanitari n. 3 “Alto Friuli” comprensiva degli<br />
Ospedali di Gemona e Tolmezzo, Azienda Ospedaliera “Santa Maria del<strong>la</strong><br />
Misericordia” di Udine, Azienda Ospedaliera “Santa Maria degli Angeli” di<br />
Pordenone, Azienda <strong>per</strong> i Servizi Sanitari n. 6 “Friuli Occidentale” comprensiva<br />
degli Ospedali di Maniago, S.Vito al Tagliamento e Spilimbergo. In tale<br />
contesto l’Ass n. 2 “Isontina”, è stata individuata quale capofi<strong>la</strong> del<strong>la</strong> rete.<br />
La rete regionale ha effettuato un censimento e verificato i requisiti dei<br />
numerosi progetti di Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> in atto nelle diverse Aziende;<br />
ha promosso altresì un confronto <strong>per</strong> <strong>la</strong> condivisione di un approccio<br />
metodologico e di valutazione uniforme a livello regionale. Nel corso delle<br />
prime riunioni si è discusso sul fatto di stabilire dei criteri riconoscibili e<br />
misurabili, da rispettare nell’ambito di azioni che possono essere anche diverse.<br />
Il monitoraggio dovrebbe essere semestrale con semplici schede riassuntive.<br />
Si è deciso inoltre di avviare un <strong>per</strong>corso formativo comune <strong>per</strong><br />
tutti i componenti dei Comitati Tecnici Aziendali al fine di uniformare le<br />
conoscenze circa i principi e i metodi del<strong>la</strong> Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>. Quale<br />
progetto unico è stato scelto “Ospedale senza dolore” su cui attivare un<br />
monitoraggio condiviso approfittando del fatto che è un progetto regionale<br />
già accettato da tutte le Aziende coinvolte. Il progetto si propone di attivare<br />
l’inserimento nel<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> clinica del<strong>la</strong> rilevazione costante del dolore <strong>per</strong>cepito,<br />
protocolli condivisi di trattamento del dolore, il monitoraggio di consumo<br />
dei farmaci.<br />
Recentemente tale <strong>per</strong>corso di confronto a livello di rete ha registrato temporanee<br />
difficoltà in considerazione del fatto che all’interno di numerose Aziende<br />
aderenti al<strong>la</strong> rete ci sono stati rinnovi di Direzioni Generali e Sanitarie. Ciò<br />
ha frenato molto <strong>la</strong> composizione definitiva dei Comitati Tecnici Aziendali e<br />
<strong>la</strong> condivisione o<strong>per</strong>ativa del <strong>per</strong>corso formativo. Allo stato attuale è stata<br />
riattivata <strong>la</strong> <strong>per</strong>iodicità di incontro con i nuovi interlocutori aziendali e sono<br />
oggetto di revisione alcuni punti tra cui il ruolo del<strong>la</strong> rete quale soggetto nei<br />
confronti dell’Agenzia Regionale e dell’Assessorato al<strong>la</strong> Sanità, anche al fine<br />
di favorire – nell’ambito del<strong>la</strong> programmazione regionale – un rafforzamento<br />
del<strong>la</strong> strategia del<strong>la</strong> Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>, quale sostegno ad un reale<br />
riorientamento al<strong>la</strong> salute delle organizzazioni sanitarie. Inoltre, sono in corso<br />
nuove adesioni in regione e si è ritenuto necessario promuovere tale processo<br />
con <strong>la</strong> produzione di materiale che riassuma brevemente le caratteristiche<br />
del<strong>la</strong> rete, da usare eventualmente anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> spinta motivazionale dei Comitati<br />
Interni.<br />
44<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 2<br />
Conclusioni: è confermata l’assunzione da parte di ogni azienda aderente<br />
al<strong>la</strong> rete del progetto “Ospedale senza dolore”.<br />
Le Aziende hanno in corso l’individuazione di due ulteriori obiettivi che<br />
nell’ambito del confronto regionale si è convenuto devono essere specifici di<br />
ogni singo<strong>la</strong> Azienda.<br />
Tali obiettivi saranno oggetto di verifica attraverso schede e sottoposti a<br />
valutazione semestrale nell’ambito di incontri di rete.<br />
2.10. La Rete HPH del<strong>la</strong> Campania: difficoltà e prospettive<br />
SARA DIAMARE - Coordinatrice Rete HPH del<strong>la</strong> Campania<br />
Se fra i prerequisiti <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute possiamo enunciare una casa, l’istruzione,<br />
<strong>la</strong> sicurezza e <strong>la</strong> giustizia sociale, un reddito, un uso sostenibile delle risorse,<br />
un ecosistema stabile, una viabilità control<strong>la</strong>ta, noi, in Campania non stiamo<br />
troppo bene.<br />
La ricerca di soluzioni a questi enormi problemi può essere sollecitata da<br />
azioni sociali a favore del<strong>la</strong> salute e di stili di vita che <strong>la</strong> favoriscano, con <strong>la</strong><br />
creatività degli individui e del<strong>la</strong> comunità anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> ricerca di risorse atte a<br />
realizzare eventuali programmi di rete.<br />
Le soluzioni vanno trovate ai tavoli di contrattazione politica, ma anche<br />
capil<strong>la</strong>rmente all’interno dei luoghi deputati all’erogazione delle cure, cioè<br />
nelle Aziende Ospedaliere e Sanitarie, e vanno anche al di là dei sistemi sanitari<br />
tradizionali.<br />
In Campania di creatività ne abbiamo da esportare. Ma delle reti fin’ora<br />
costituite, ci rimangono solo i buchi. Per utilizzare questo potenziale<br />
contestualizzandolo in una organizzazione di rete è necessario un profondo<br />
cambiamento culturale nel modo in cui consideriamo e, responsabilmente<br />
gestiamo il nostro ambiente, il nostro quotidiano e le nostre interre<strong>la</strong>zioni<br />
politiche e sociali. Ovvero, in primo luogo, è necessario comprendere essenzialmente<br />
<strong>la</strong> proficuità del<strong>la</strong> sinergia del <strong>la</strong>voro in rete, rispetto al<strong>la</strong> quale alcuni<br />
oppongono un falso interesse ed una resistenza passiva.<br />
L’avvio dell’HPH in Campania è stato promosso dal<strong>la</strong> ASL Napoli 1, in partico<strong>la</strong>re<br />
dal Direttore del Servizio Controllo Qualità dr. Alfredo Savarese, il cui<br />
Servizio ha ampiamente sostenuto questo progetto.<br />
La forza del<strong>la</strong> novità HPH, ha consentito una aggregazione progressiva dell’alta<br />
Dirigenza che attualmente compone il Comitato Tecnico Centrale dell’Azienda<br />
e <strong>la</strong> costituzione di Comitati Tecnici Locali <strong>per</strong> ogni singolo Presidio<br />
Ospedaliero.<br />
L’ASL Napoli 1 è partita da una complessa organizzazione di rete intra-ASL,<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
45
CAPITOLO 2<br />
infatti, partecipa al<strong>la</strong> rete HPH già dal 2003 con i suoi 9 Presidi Ospedalieri e 4<br />
Presidi Sanitari Intermedi dove si erogano prestazioni in day hospital.<br />
Essa garantisce l’assistenza sanitaria nel<strong>la</strong> città di Napoli ed al momento<br />
conta circa 11.250 dipendenti, di cui <strong>la</strong> maggioranza ospedalieri.<br />
Questo, in partico<strong>la</strong>re, è il target su cui si è artico<strong>la</strong>to il primo intervento<br />
HPH che è stato orientato all’applicazione del<strong>la</strong> normativa antifumo vigente,<br />
ovvero il progetto “ASL Napoli 1 Libera dal Fumo” che partendo dagli ambienti<br />
ospedalieri propone una cultura del<strong>la</strong> salute in un territorio molto complesso<br />
e densamente popo<strong>la</strong>to.<br />
I progetti HPH costituiscono, a nostro parere, una sorta di passaggio obbligato<br />
nell’ottica di una forte volontà delle Aziende di impegnarsi in azioni che<br />
diffondano una cultura del<strong>la</strong> salute nel territorio di appartenenza e aumentino<br />
<strong>la</strong> fiducia nel servizio sanitario da parte dei cittadini.<br />
Le aziende che hanno firmato l’Accordo <strong>per</strong> <strong>la</strong> costituzione del<strong>la</strong> Rete del<strong>la</strong><br />
Campania e che si sono impegnate a sviluppar<strong>la</strong> ed estender<strong>la</strong> in maniera<br />
coordinata sono:<br />
L’ASL Napoli 1, l’ASL Avellino 2, l’Azienda Ospedaliera “Cotugno” di Napoli.<br />
Viene individuato quale Servizio di riferimento <strong>per</strong> il Coordinamento del<strong>la</strong><br />
Rete Regionale del<strong>la</strong> Campania il Servizio Controllo di Qualità del<strong>la</strong> ASL Napoli<br />
1 e quale Responsabile del Coordinamento, <strong>la</strong> dr.ssa Sara Diamare, affiancata<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> costituzione di un Centro di coordinamento dal<strong>la</strong> dr.ssa Maria Fierro<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> ASL Avellino 2 e dal dr. Agostino Sasselle <strong>per</strong> l’Azienda Ospedaliera<br />
Cotugno.<br />
Il Centro di coordinamento del<strong>la</strong> Rete Regionale del<strong>la</strong> Campania dovrà:<br />
-organizzare <strong>la</strong> Segreteria e il Centro di documentazione del<strong>la</strong> Rete Regionale,<br />
compreso il supporto amministrativo e il coordinamento del<strong>la</strong> Rete stessa;<br />
- costituire il punto di raccordo tra <strong>la</strong> Rete Regionale del<strong>la</strong> Campania, l’OMS e<br />
l’Istituto Ludwig Boltzmann;<br />
- favorire l’adesione di altre Aziende Sanitarie/Ospedaliere al<strong>la</strong> Rete HPH del<strong>la</strong><br />
Campania.<br />
L’HPH in Campania, vuole essere l’avvio di un’o<strong>per</strong>azione culturale, in col<strong>la</strong>borazione<br />
con il territorio, <strong>per</strong> una crescita del<strong>la</strong> coscienza collettiva nel<br />
senso del miglioramento delle re<strong>la</strong>zioni e del<strong>la</strong> comunicazione, a favore del<strong>la</strong><br />
qualità del<strong>la</strong> vita.<br />
46<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 3<br />
Gli ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute<br />
nel contesto multiculturale<br />
3.1. Gli ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute nel contesto multiculturale:<br />
il progetto europeo Migrant-friendly hospitals ed altre iniziative<br />
del<strong>la</strong> Rete HPH<br />
ANTONIO CHIARENZA - Responsabile del Centro di Coordinamento del<strong>la</strong> rete HPH<br />
Emiliano-Romagno<strong>la</strong><br />
Il fenomeno migratorio ha assunto proporzioni notevoli ed ha modificato in<br />
modo irreversibile il contesto sociale e demografico in cui i servizi sanitari si trovano<br />
oggi ad o<strong>per</strong>are. Che piaccia o no questa situazione non è destinata a modificarsi,<br />
le migrazioni continueranno in futuro seguendo schemi sempre più complessi<br />
e rendendo le società sempre più differenziate. Non si può ignorare che<br />
l’Italia sta diventando una società multietnica, caratterizzata dal<strong>la</strong> compresenza di<br />
individui e gruppi che fanno riferimento ad appartenenze etniche e culturali differenti<br />
e che hanno deciso di vivere stabilmente nel nostro paese.<br />
La compresenza di culture diverse, non necessariamente assimi<strong>la</strong>bili ai<br />
modelli di vita e ai valori del paese ospitante richiede infatti lo sviluppo di<br />
risposte adeguate e di azioni specifiche a vario livello che coinvolgono soprattutto<br />
i servizi sociali e sanitari. I sistemi sanitari, in partico<strong>la</strong>re, se vogliono<br />
migliorare <strong>la</strong> loro capacità di rispondere in modo adeguato e competente ai<br />
bisogni di un’utenza multietnica devono cominciare a modificare <strong>la</strong> loro “cultura”,<br />
quindi il loro modo di comunicare, di organizzare e di fornire servizi e<br />
attività di cura allo scopo di garantire un accesso e un trattamento equo e di<br />
qualità <strong>per</strong> i propri pazienti e cittadini.<br />
Le disuguaglianze sul piano del<strong>la</strong> salute e dell’accesso ai servizi possono<br />
essere alleviate creando dei sistemi di cura in grado di riconoscere <strong>la</strong> diversità<br />
culturale e di su<strong>per</strong>are quelle barriere che possono precludere attività<br />
diagnostiche, terapeutiche e di follow-up appropriate. Questa necessità risulta,<br />
oggi, essere partico<strong>la</strong>rmente urgente <strong>per</strong> gli ospedali che rappresentano il<br />
primo punto di accesso alle cure sanitarie da parte degli immigrati. Quando i<br />
pazienti non capiscono ciò che gli o<strong>per</strong>atori sanitari gli dicono e gli o<strong>per</strong>atori<br />
non comprendono o sono insensibili alle differenze culturali è, in primo luogo,<br />
<strong>la</strong> qualità delle cure ad essere compromessa.<br />
Si deve accettare l’idea che l’utenza degli ospedali non è più, se mai lo è<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
47
CAPITOLO 3<br />
stata, un’utenza omogenea essendo ormai caratterizzata in modo sempre crescente<br />
da pazienti appartenenti a diversi tipi di minoranze etniche. Questa<br />
situazione pone gli ospedali davanti ad alcune priorità:<br />
- come organizzare ed erogare i propri servizi <strong>per</strong> una varietà di pazienti con<br />
differenti background etnici e culturali e che par<strong>la</strong>no lingue diverse in modo<br />
da garantire a tutti un accesso e un trattamento equo<br />
- come rispondere in modo appropriato ai bisogni specifici di cura e di assistenza<br />
di un’utenza multiculturale che ha differenti concezioni di salute, di<br />
<strong>per</strong>cezione del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, di aspettative di cura, e specifici problemi di salute<br />
Le iniziative in corso all’interno del<strong>la</strong> rete HPH, <strong>la</strong> creazione di Task Force a<br />
livello nazionale ed internazionale, il progetto europeo Migrant-friendly<br />
Hospitals, si propongono di rispondere a queste priorità mediante<br />
l’implementazione e <strong>la</strong> verifica di strategie che sono tipiche del<strong>la</strong> cultura degli<br />
Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute (HPH):<br />
- migliorare l’organizzazione generale dei servizi ospedalieri <strong>per</strong> un’utenza di<br />
tipo multiculturale mediante interventi specifici finalizzati a migliorare <strong>la</strong><br />
qualità dei servizi e rendere il setting ospedaliero “culturalmente adeguato”<br />
verso i migranti e i diversi gruppi etnici;<br />
- rafforzare il ruolo degli ospedali nel<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute e <strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva<br />
conoscenza e competenza degli immigrati (health literacy) e delle minoranze<br />
etniche mediante misure efficaci di empowerment, sia <strong>per</strong> migliorare l’accesso<br />
e l’utilizzo appropriato dei servizi; sia <strong>per</strong> accrescere <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione<br />
efficace fra pazienti immigrati e il <strong>per</strong>sonale sanitario nel<strong>la</strong> gestione delle<br />
ma<strong>la</strong>ttie acute e croniche; sia, infine, <strong>per</strong> favorire l’adozione di stili di vita<br />
sani, utilizzando le risorse messe a disposizione dal<strong>la</strong> società d’accoglienza<br />
e combinandole coi modelli culturali delle minoranze etniche.<br />
L’obiettivo di questo intervento è di dare un contributo al<strong>la</strong> comprensione<br />
degli effetti di questi cambiamenti sui servizi sanitari allo scopo di ricavare<br />
indicazioni utili ad orientare le politiche, le strategie e le soluzioni o<strong>per</strong>ative<br />
in modo appropriato e competente. A questo scopo, il progetto europeo<br />
Migrant-friendly Hospitals e le Task Force, sviluppate all’interno del<strong>la</strong> rete<br />
HPH, possono rappresentare opportunità e modelli concettuali ed o<strong>per</strong>ativi<br />
di riferimento <strong>per</strong> le organizzazioni sanitarie impegnate a rendere i servizi<br />
maggiormente rispondenti alle esigenze di un’utenza multietnica.<br />
3.2. Ospedale interculturale: dall’es<strong>per</strong>ienza alle Raccomandazioni<br />
ROSARIA AVISANI - A.O. Spedali Civili di Brescia<br />
Breve introduzione del contesto<br />
La popo<strong>la</strong>zione immigrata è in continuo aumento in tutta Europa. In Italia<br />
48<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 3<br />
e, in partico<strong>la</strong>re, in Lombardia <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione si differenzia rispetto alle altre<br />
regioni <strong>per</strong> l’alta differenziazioni del<strong>la</strong> provenienza: sono più di 100 i paesi e<br />
le culture di origine degli immigrati. Dall’es<strong>per</strong>ienza di alcuni ospedali lombardi<br />
che, tra i primi, hanno dovuto far fronte alle diverse problematiche connesse<br />
alle diversità di modelli culturali, si è costituito, nel 2002 “un gruppo di <strong>la</strong>voro<br />
regionale” rappresentato - oggi - da 16 strutture ospedaliere (tra pubbliche e<br />
private) 1 , che ha avviato il progetto regionale.<br />
Obiettivo generale<br />
Facilitare l’accesso e l’accoglienza del cittadino immigrato ai servizi<br />
ospedalieri e <strong>la</strong> comunicazione degli stessi con gli o<strong>per</strong>atori dell’ospedale,<br />
attraverso una metodologia di <strong>la</strong>voro di rete nell’area interculturale.<br />
Obiettivi specifici<br />
1. Predisporre una banca dati regionale sulle specifiche iniziative in atto nelle<br />
diverse strutture Regionali.<br />
2. Identificare le aree maggiormente critiche su cui pianificare strategie di interventi.<br />
3. Creare una rete informativa sul territorio che consenta ai cittadini immigrati di<br />
conoscere le molteplici possibilità di accedere ai servizi sanitari regionali.<br />
4. Creare <strong>per</strong>corsi <strong>per</strong> facilitare l’accesso agli utenti immigrati, soprattutto nelle<br />
aree sanitarie di maggiore richiesta.<br />
Target<br />
- Immigrati con e senza rego<strong>la</strong>re <strong>per</strong>messo di soggiorno.<br />
- Personale aziendale dedito al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con i soggetti stranieri.<br />
- Associazioni di volontariato, Onlus.<br />
- Comunità delle etnie maggiormente rappresentate nel territorio.<br />
Metodologia adottata<br />
Identificazione delle criticità e positività delle varie es<strong>per</strong>ienze delle strutture<br />
aderenti al progetto, <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione di <strong>per</strong>corsi metodologici, al fine di<br />
1<br />
A.O. San Carlo di Mi<strong>la</strong>no; A.O. I.C.P. di Mi<strong>la</strong>no; A.O. Ospedale L. Sacco di Mi<strong>la</strong>no; A.O. San Paolo<br />
di Mi<strong>la</strong>no; A.O Cremona; AO. Crema; A.O. Fatebenefratelli di Mi<strong>la</strong>no; A.O. Busto Arsizio; A.O.<br />
Spedali Civili di Brescia; A.O. Ospedale di Lodi; Istituto Clinico Humanitas di Rozzano; Istituto<br />
Clinico Mater Domini di Castel<strong>la</strong>na (VA); Istituto Policlinico San Donato Mi<strong>la</strong>nese; IRCCS San Matteo<br />
di Pavia; Casa di Cura San Carlo di Paderno Dugnano; Casa di Cura Multimedia di Sesto S. Giovanni.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
49
CAPITOLO 3<br />
realizzare interventi informativo/educativi agli immigrati e agli o<strong>per</strong>atori nelle<br />
varie strutture.<br />
Percorso o<strong>per</strong>ativo: azioni e risultati<br />
Anno 2002 (strutture aderenti: n. 9)<br />
- rilevazione delle azioni maggiormente significative, (mediante somministrazione<br />
di questionario);<br />
- scambio delle es<strong>per</strong>ienze tra le strutture del gruppo nonché del<strong>la</strong> documentazione<br />
e del materiale.<br />
Anno 2003 (strutture aderenti: n. 14)<br />
Sono state individuate le aree di maggior afflusso di utenti immigrati e predisposti<br />
i seguenti strumenti informativi:<br />
- poster multilingue con una spiegazione del triage e del significato dei colori<br />
re<strong>la</strong>tivi alle prestazioni più o meno urgenti, stampato dal<strong>la</strong> Regione e<br />
distribuito in tutte le strutture ospedaliere dotate di pronto soccorso a vari<br />
livelli;<br />
- visibilità in internet del questionario anamnestici multilinguistico di emergenza<br />
(in 29 lingue) predisposto dal<strong>la</strong> provincia di Varese ed Associazione<br />
privata;<br />
- predisposti, in italiano e condivisi dal gruppo, (pronti <strong>per</strong> <strong>la</strong> traduzione<br />
nelle 5 lingue principali e diffusione in tutte le strutture ospedaliere del<br />
territorio lombardo):<br />
- dichiarazione di nascita (area materno-infantile);<br />
- consenso informato (informazioni di carattere generale);<br />
- diritti e doveri dei cittadini (con partico<strong>la</strong>re attenzione al<strong>la</strong> situazione degli<br />
immigrati).<br />
Anno 2004 (strutture aderenti: n. 16)<br />
È emersa <strong>la</strong> necessità di predisporre un documento “Le raccomandazione <strong>per</strong><br />
un ospedale interculturale” che contenga le es<strong>per</strong>ienze delle strutture ospedaliere<br />
che hanno già avviato il progetto, suggerimenti, <strong>per</strong>corsi formativi agli o<strong>per</strong>atori,<br />
documentazione <strong>per</strong> facilitare l’accoglienza degli immigrati.<br />
Il gruppo si è suddiviso in sottogruppi al fine di approfondire le seguenti<br />
tematiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> costruzione del documento:<br />
- normativa nazionale e regionale;<br />
- formazione agli o<strong>per</strong>atori;<br />
- aree tecniche: accoglienza, dimissione, integrazione ospedale-territorio;<br />
- aree cliniche: <strong>la</strong> nascita, <strong>la</strong> morte, <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia (oncologica, infettive e croniche),<br />
le emergenze.<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
Si pensa entro l’anno di produrre il documento che verrà sottoposto ad<br />
50<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 3<br />
approvazione regionale. Questo costituirà uno strumento di base <strong>per</strong> quelle<br />
strutture ospedaliere che vogliono attivare un servizio di accoglienza agli immigrati<br />
o cogliere suggerimenti <strong>per</strong> migliore il servizio già in atto. Una volta<br />
approvato, il documento regionale verrà fatto conoscere a tutte le strutture<br />
sanitarie. La successiva divulgazione di un questionario sarà finalizzato a<br />
monitorare ed implementare le Raccomandazioni regionali “Ospedale<br />
Interculturale”. Al momento vi è una crescita di es<strong>per</strong>ienze delle 16 strutture<br />
partecipanti al progetto.<br />
3.3. Ospedale e territorio interculturale. L’es<strong>per</strong>ienza del gruppo veneto<br />
MARIA CATERINA DE MARCO 1 , MAURIZIA BORDIN 2 - 1 Direzione sanitaria Presidio<br />
Ospedaliero di Treviso, Azienda ULSS n. 9; 2 Servizio Educazione e Promozione<br />
al<strong>la</strong> salute Azienda ULSS n. 8 (Asolo)<br />
La migrazione da paesi non appartenenti all’Unione Europea è certamente<br />
uno dei fenomeni che maggiormente stanno condizionando <strong>la</strong> nostra epoca:<br />
in poco più di vent’anni l’Italia è diventata e si è consolidata come meta più o<br />
meno definitiva <strong>per</strong> un flusso di cittadini stranieri in costante aumento.<br />
A livello nazionale, al<strong>la</strong> fine del 2002 (dossier Caritas 2003), viene stimata una<br />
presenza di immigrati sul<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione totale pari a circa il 3%. Le regioni maggiormente<br />
interessate dal fenomeno migratorio sono <strong>la</strong> Lombardia e il Lazio:<br />
rispettivamente ospitano circa il 22% e il 18% del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione complessiva<br />
immigrata. Subito dopo viene il Veneto con il 10% di presenze: a livello regionale<br />
le province di Vicenza (4,8%), Verona (4,1%) e Treviso (3,8%) sono quelle<br />
che attraggono il maggior numero di immigrati. In Veneto, le comunità di immigrati<br />
maggiormente presenti sono le seguenti: Marocco, ex Yugos<strong>la</strong>via, Albania,<br />
Romania, Ghana, Croazia, Cina, Nigeria, Senegal, Macedonia. L’incidenza delle<br />
donne sul<strong>la</strong> presenza immigrata è attualmente pari al 4%.<br />
Oltre il 60% degli immigrati provenienti da paesi extracomunitari giunge in<br />
Italia <strong>per</strong> motivi di <strong>la</strong>voro, circa il 26% <strong>per</strong> motivi di famiglia. L’aumento di<br />
questi, negli ultimi anni, indica come l’immigrazione stia assumendo un carattere<br />
sempre più accentuato di insediamento stabile.<br />
La presenza di famiglie ricongiunte, inoltre, fa si che si passi da una condizione<br />
di tendenziale invisibilità sociale ad una re<strong>la</strong>zione più intensa con il paese di<br />
accoglienza, proponendo sempre più occasioni di scambio interculturale.<br />
La popo<strong>la</strong>zione immigrata soggiornante è più giovane rispetto al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
autoctona e <strong>per</strong> l’80% si concentra nel<strong>la</strong> fascia 0-40 anni.<br />
L’immigrato arriva generalmente nel nostro paese con un “patrimonio di<br />
salute” pressoché integro: si consideri come proprio <strong>la</strong> forza-<strong>la</strong>voro, su cui<br />
questi gioca le possibilità di successo del proprio progetto migratorio, sia in<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
51
CAPITOLO 3<br />
dissolubilmente legata all’integrità fisica; sono, poi, le complessive condizioni<br />
di vita cui l’immigrato dovrà conformarsi nel paese ospite, capaci di erodere e<br />
di<strong>la</strong>pidare, in tempi più o meno brevi, il “patrimonio di salute” iniziale.<br />
La presenza di stranieri nel territorio e il loro interagire con le istituzioni<br />
crea una serie di esigenze e di richieste da ambo le parti: <strong>per</strong> gli immigrati,<br />
inserirsi in un nuovo e complesso contesto di vita (modelli culturali, stili, regole,<br />
<strong>per</strong>corsi), <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori, garantire i servizi richiesti e il buon funzionamento<br />
dell’amministrazione di appartenenza recependo e rie<strong>la</strong>borando le<br />
trasformazioni socioculturali in atto.<br />
In tale contesto si inserisce il progetto “Ospedale e Territorio Interculturali”<br />
del<strong>la</strong> regione Veneto al quale hanno aderito 5 Aziende ULSS, e diretto ai cittadini<br />
extracomunitari e alle minoranze etniche presenti sul territorio, che si<br />
rivolgono alle strutture pubbliche <strong>per</strong> i propri bisogni di salute.<br />
Come gruppo di coordinamento veneto abbiamo sin dall’inizio concordato<br />
su una questione di fondo: il sistema di cura occidentale, come tutti i sistemi<br />
organizzativi, è centrato sul proprio auto-mantenimento e dunque erige difese<br />
e resistenze finalizzate a neutralizzare le spinte al<strong>la</strong> trasformazione. In questo<br />
senso, <strong>la</strong> presenza di cittadini, pazienti, utenti migranti “obbliga” al cambiamento<br />
e “provoca” il sistema del<strong>la</strong> salute pubblica. Perciò, tale sistema,<br />
e<strong>la</strong>bora una serie di barriere strutturali che riguardano l’accesso ai servizi e<br />
l’accessibilità dei servizi: le prime (a valenza più sociale) sono prevalentemente<br />
di tipo giuridico-legale, economico, burocratico-procedurale e<br />
organizzativo; le seconde (a valenza più culturale) sono prevalentemente di<br />
tipo linguistico, comunicativo, interpretativo. In altri termini, l’incremento degli<br />
accessi ai servizi ospedalieri e territoriali da parte di cittadini immigrati comporta<br />
una serie di mutamenti e di adattamenti reciproci, anche piuttosto complessi,<br />
tra gli stessi cittadini e gli o<strong>per</strong>atori.<br />
Le differenze socioculturali e linguistiche possono produrre incomprensioni<br />
e fraintendimenti quando non vere e proprie conflittualità che impediscono<br />
agli immigrati di ricevere prestazioni e servizi efficaci e agli o<strong>per</strong>atori di svolgere<br />
<strong>la</strong> loro attività in maniera organizzata, soddisfacente e proficua.<br />
Le maggiori criticità incontrate nelle diverse realtà sociosanitarie che partecipano<br />
al coordinamento veneto sono di tipo:<br />
- normativo (difficoltà legate al<strong>la</strong> conoscenza e interpretazione del<strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione<br />
in tema di immigrazione con partico<strong>la</strong>re riferimento alle situazioni di<br />
non rego<strong>la</strong>rità);<br />
-re<strong>la</strong>zionale (difficoltà comunicative e di interazione nel<strong>la</strong> diversità di es<strong>per</strong>ienze<br />
e riferimenti socioculturali);<br />
- organizzativo (difficoltà di individuare procedure innovative ed efficaci sia<br />
<strong>per</strong> i cittadini immigrati che <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori).<br />
A fronte di tale analisi il gruppo ha individuato le finalità generali del pro<br />
52<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 3<br />
getto che consistono in: realizzare ed offrire ai cittadini extracomunitari l’accesso<br />
ai servizi sanitari in modo appropriato; migliorare <strong>la</strong> qualità dell’assistenza<br />
socio-sanitaria dall’accesso nel<strong>la</strong> struttura pubblica al<strong>la</strong> <strong>per</strong>manenza e<br />
al ritorno al territorio, nel rispetto delle diverse identità culturali ed ai bisogni<br />
specifici; migliorare <strong>la</strong> capacità di autotute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> salute.<br />
Gli obiettivi specifici sono così specificati:<br />
- conoscenza e definizione dei bisogni di salute del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione immigrata;<br />
delle reali esigenze <strong>per</strong>mettendo di modu<strong>la</strong>re li interventi sanitari e sociali<br />
con un approccio globale al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona;<br />
- censimento degli enti, associazioni, organizzazioni che si occupano degli<br />
aspetti socio-sanitari dell’immigrato nell’Azienda-ULSS e nel territorio di competenza;<br />
- istituzione di un’attività di mediazione linguistico culturale;<br />
- corsi di formazione di educazione e promozione al<strong>la</strong> salute degli o<strong>per</strong>atori<br />
socio-sanitari;<br />
- costituzione di una banca dati dei servizi offerti.<br />
Le attività realizzate e le metodologie utilizzate sono:<br />
- verifica dei <strong>la</strong>vori pregressi, tratti dal<strong>la</strong> letteratura e dal<strong>la</strong> conoscenza diretta;<br />
- depliants, opuscoli e poster informativi tradotti in varie lingue;<br />
- istituzione di un’attività di mediazione culturale <strong>per</strong> facilitare l’accesso ai<br />
servizi ospedalieri; <strong>per</strong> esplicitare e chiarire le domande e i bisogni; tradurre<br />
documenti, prescrizioni, indicazioni di esami e modalità di cura;<br />
- incontri di informazione <strong>per</strong> <strong>la</strong> conoscenza del<strong>la</strong> normativa di riferimento;<br />
- scheda di progetti svolti o in divenire nei riguardi del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione straniera;<br />
- interviste e questionari; focus group <strong>per</strong> l’analisi dei bisogni;<br />
- analisi dei bisogni, attraverso un monitoraggio dei dati inerenti i ricoveri e le<br />
patologie maggiormente significative;<br />
- analisi dei ricoveri e/o prestazioni di pronto soccorso;<br />
- utilizzo di un questionario da somministrare agli o<strong>per</strong>atori socio-sanitari <strong>per</strong><br />
affrontare <strong>la</strong> “problematica” dello straniero e del diverso;<br />
- corsi di formazione <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori socio-sanitari;<br />
- individuazione di punti di riferimento <strong>per</strong> <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione bersaglio.<br />
Per quanto concerne i risultati, nelle Aziende ULSS aderenti al progetto si<br />
sono formati dei gruppi di <strong>la</strong>voro aziendali, al fine di <strong>la</strong>vorare <strong>per</strong> obiettivi e<br />
metodologie comuni alle Aziende <strong>per</strong> lo sviluppo del progetto “Ospedale e<br />
Territorio Interculturali”.<br />
È stato partico<strong>la</strong>rmente importante introdurre nell’ambito sanitario <strong>la</strong> figura<br />
del mediatore linguistico culturale, quale figura ponte tra l’utenza straniera e<br />
gli o<strong>per</strong>atori socio-sanitari che con essa si trovano a contatto, in grado di<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
53
CAPITOLO 3<br />
propiziare l’incontro tra mondi culturali differenti, ma comunicanti. La conoscenza<br />
del<strong>la</strong> lingua di provenienza dei gruppi immigrati risulta questione molto<br />
importante dal momento che, quello linguistico, è il problema che di primo<br />
acchito si presenta a chi si trova a contatto con cittadini stranieri, ma le conoscenze<br />
e competenze richieste al<strong>la</strong> figura del mediatore sono anche o soprattutto<br />
di tipo re<strong>la</strong>zionale e interculturale. In diversi contesti territoriali sono<br />
stati attivati corsi di formazione <strong>per</strong> mediatori linguistico culturali rivolti <strong>per</strong> lo<br />
più, ma non necessariamente, a cittadini immigrati.<br />
All’interno del progetto, inoltre, è stato portato a termine il censimento delle<br />
organizzazioni che si occupano dei cittadini stranieri ed è stata realizzata<br />
una scheda <strong>per</strong> poter verificare quanti progetti all’interno di ciascuna Azienda<br />
sono stati messi in atto e quanti ancora sono in divenire, al fine di coordinare<br />
le attività.<br />
In partico<strong>la</strong>re nell’ultimo <strong>per</strong>iodo abbiamo <strong>la</strong>vorato ad un questionario <strong>per</strong><br />
facilitare il servizio di Pronto Soccorso: sempre più spesso durante l’attività di<br />
triage, l’infermiere viene in contatto con utenti stranieri che non par<strong>la</strong>no italiano,<br />
oppure lo par<strong>la</strong>no con molta difficoltà. Ciò ha come conseguenza che<br />
tale utenza, non essendo in grado di comprendere le nostre spiegazioni e/o<br />
assicurazioni, affronta il <strong>per</strong>corso del triage in situazione di paura ed iso<strong>la</strong>mento.<br />
L’idea è di proporre un questionario anamnestico, contenente alcune<br />
domande chiuse, re<strong>la</strong>tive ai più frequenti sintomi, tradotte in varie lingue<br />
(albanese, arabo, cinese, francese, inglese, russo, serbo-croato, spagnolo, tedesco),<br />
in modo da migliorare <strong>la</strong> comunicazione e le informazioni che vengono<br />
fornite agli utenti stranieri che si trovano a ricevere prestazioni, talora urgenti.<br />
Dei pazienti registrati si riporteranno l’ora di registrazione al triage e di visita<br />
del medico, e il codice colore. Infine verrà messa a confronto <strong>la</strong><br />
sintomatologia riportata sul<strong>la</strong> scheda di triage e <strong>la</strong> diagnosi finale di dimissione<br />
dal Pronto Soccorso.<br />
54<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 3<br />
Parte II<br />
Sessioni Parallele<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
55
CAPITOLO 4<br />
56<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 4<br />
Gli standard e le strategie<br />
del movimento HPH<br />
4.1. Quality improvement of hospital care through self-assessment of<br />
standards and indicators for health promotion<br />
IRENA MISEVICIENE - Pro-rettore dell’Università di medicina di Kaunas, coordinatore<br />
del<strong>la</strong> rete nazionale HPH del<strong>la</strong> Lituania<br />
Objective<br />
The purpose of the project was:<br />
a) to develop standards and indicators for health promotion and disease<br />
prevention in hospitals and<br />
b)to develop a self-assessment tool that will support hospitals in assessing<br />
and improving the quality of health promotion activities.<br />
Methods<br />
The ALPHA programme recommendations were followed to developed<br />
standards for health promotion. Specific steps were critical literature review,<br />
proposal of first draft standards, presentation at discussion of draft, ex<strong>per</strong>t<br />
workshops to revise draft standards, pilot test of standards and preparation of<br />
final standards. The final set of standards was piloted in 34 hospitals in nine<br />
European countries. They address the issues of management policy; patient<br />
assessment; information and intervention; promoting a healthy workp<strong>la</strong>ce and<br />
continuity and coo<strong>per</strong>ation. The developmental process and final standards<br />
have recently been reported in the literature [1, 2, 3].<br />
Subsequently, a self-assessment tool was developed based on standards and<br />
indicators for health promotion. Existing <strong>per</strong>formance indicator sets and the<br />
literature were reviewed and two ex<strong>per</strong>t workshops were held to review, select<br />
and develop the indicators for health promotion. The self-assessment tool and a<br />
complementary manual on implementation are being piloted in eleven countries.<br />
Results<br />
The review of current indicators in use in <strong>per</strong>formance assessment initiatives<br />
yielded the <strong>la</strong>ck of health promotion indicators and the need to further develop<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
57
CAPITOLO 4<br />
and introduce such indicators in hospitals. Staff-re<strong>la</strong>ted health promotion<br />
indicators exists, however, patient-re<strong>la</strong>ted indicators are dominated by the<br />
clinical-effectiveness domain.<br />
Instead of assessing compliance with standards, indicators were<br />
developed to complement the standards for health promotion, reflecting<br />
the effect of sustained compliance with standards and hence providing a<br />
quantitative monitoring tool to improve quality of care. The following eight<br />
indicators were selected and developed: Staff awareness for managements’<br />
health promotion policy, patients’ capacities for modifying risk factors;<br />
patients’ self-management capacities; staff short-term absenteeism; staff<br />
smoking behaviour; assessment of communication with external partners;<br />
timely information transfer to subsequent providers, and preventable<br />
emergency admissions of elderly. Descriptive sheets specify the rationale,<br />
description, numerator, denominator, data source and stratification of each<br />
indicator.<br />
A self-assessment tool was developed including measurable elements and<br />
evidence to which standards have to be assessed, and a section for reporting<br />
indicators. The tool requires developing an action p<strong>la</strong>n based on the<br />
assessment of both standards compliance and level of <strong>per</strong>formance on<br />
indicators.<br />
Conclusions<br />
Indicators and a self-assessment tool for health promotion in hospitals have<br />
been developed. The development process was based on a sound<br />
methodological approach and eight resulting indicators have been consented<br />
in an international ex<strong>per</strong>t group. A self-assessment tool was developed allowing<br />
for a comprehensive assessment of the quality of health promotion services<br />
using both standards and indicators. A complementary manual provides further<br />
support. The work provides an innovative approach towards combining<br />
qualitative and quantitative methodology on the one hand, and the possibility<br />
to align external assessment and internal continuous quality improvement on<br />
the other.<br />
Bibliography<br />
1. GRÖNE O., JORGENSEN S. J., Health promotion in hospitals – a quality issue in<br />
health care. European Journal of Public Health [accepted for publication,<br />
October 2003].<br />
2. GRÖNE O., JORGENSEN S. J., Quality improvement of health promotion activities<br />
in hospitals, “HOSPITAL 5 (6)”, 2003, pp. 50-53.<br />
3. GRÖNE O., JORGENSEN S. J., Standards for health promotion in hospitals:<br />
58<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 4<br />
development process, results of a pilot test and use as a self-assessment tool<br />
in European hospitals, “ISQUA Conference book and abstracts”, Dal<strong>la</strong>s 2003,<br />
p. 155.<br />
4.2. Strategies for Health Promoting Hospitals and their implementation<br />
JÜRGEN M. PELIKAN - WHO Col<strong>la</strong>borating Centre for Health Promotion in Hospitals<br />
and Health Care, Ludwig Boltzmann Institute for the Sociology of Health and Medicine,<br />
Rooseveltp<strong>la</strong>tz 2, A-1090 Vienna (Austria) – e-mail: juergen.pelikan@univie.ac.at<br />
Health Promoting Hospitals (HPH) is a comprehensive vision for hospital<br />
reform which is being constantly further developed since the <strong>la</strong>te <strong>19</strong>80ies. In<br />
this sense, HPH can also be understood as a specific content for hospital quality<br />
management.<br />
In order to become useful for hospital change processes, the comprehensive<br />
vision of HPH needs to be formu<strong>la</strong>ted into strategies, so as every other reform<br />
concept.<br />
Based on the goals of Health Promoting Hospitals, there exists to-date a set<br />
of 18 strategies for promoting the health of hospital patients, hospital staff and<br />
the inhabitants of the hospital community by empowering the target groups<br />
for:<br />
- health promoting self-management<br />
- health promoting coproduction of health<br />
- health promoting disease management<br />
- health promoting lifestyle development<br />
and by improving health-supportive conditions by:<br />
- developing the hospital into a health-supportive setting and<br />
- contributing to developing the hospital community into a health-supportive<br />
setting.<br />
How can these strategies be implemented into hospital practice The most<br />
comprehensive way is to develop an overall approach by integrating HPH<br />
into the hospital’s (quality) management system.<br />
The presentation will focus on:<br />
- An overview on and examples on the 18 strategies<br />
- Instruments for implementing HPH in general and specific quality management<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
59
CAPITOLO 5<br />
60<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 5<br />
Informazione, ascolto, comunicazione<br />
5.1. Rischio clinico: il vissuto di professionisti e cittadini<br />
FRANCESCA NOVACO, LAURA ALDROVANDI, VIOLA DAMEN - Sistema Qualità Azienda<br />
Usl di Modena, Via Scaglia est 33, 41110 Modena<br />
Premessa<br />
Da alcuni anni il Sistema Qualità dell’Azienda Usl di Modena è impegnato<br />
sul tema del<strong>la</strong> sicurezza dei pazienti, intesa come riduzione degli eventi avversi<br />
e come miglioramento del<strong>la</strong> qualità assistenziale.<br />
In partico<strong>la</strong>re è stato avviato un sistema di gestione del rischio clinico che<br />
prevede da una parte il forte coinvolgimento di professionisti ed o<strong>per</strong>atori,<br />
mediante l’utilizzo del metodo del<strong>la</strong> Segna<strong>la</strong>zione Spontanea degli Eventi, e<br />
dall’altra l’ascolto del<strong>la</strong> voce degli utenti, mediante l’utilizzo dei rec<strong>la</strong>mi e delle<br />
segna<strong>la</strong>zioni <strong>per</strong>venute all’Ufficio Re<strong>la</strong>zioni con il Pubblico.<br />
Queste metodologie consentono di leggere <strong>la</strong> realtà del rischio clinico <strong>per</strong><br />
quanto riguarda il tipo di evento avverso, gli effetti che questo ha sul<strong>la</strong> salute<br />
del paziente e sull’organizzazione sanitaria, ecc...<br />
Ciò che questi sistemi non esplorano sono le ricadute degli eventi avversi o<br />
anche del rischio degli stessi sul vissuto dei pazienti e degli o<strong>per</strong>atori, le modifiche<br />
che <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione del rischio legato ai trattamenti provoca nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />
tra o<strong>per</strong>atore e paziente, come il problema del<strong>la</strong> sicurezza è <strong>per</strong>cepito<br />
dai professionisti del<strong>la</strong> sanità e dai cittadini.<br />
Abbiamo dunque deciso di avviare un’indagine che ci consentisse di chiarire<br />
anche questi aspetti.<br />
Obiettivi<br />
L’obiettivo del progetto è quello di valutare <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione di cittadini ed<br />
o<strong>per</strong>atori sul tema dell’errore in medicina e del<strong>la</strong> sicurezza dei pazienti. I risultati<br />
dell’analisi potranno essere utilizzati <strong>per</strong>:<br />
- introdurre correttivi nel sistema di gestione del rischio clinico implementato<br />
a livello aziendale;<br />
- studiare strumenti di supporto nel<strong>la</strong> gestione dell’evento avverso <strong>per</strong> gli<br />
o<strong>per</strong>atori, i pazienti ed i loro familiari;<br />
- studiare strumenti di comunicazione del rischio clinico <strong>per</strong> i cittadini.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
61
CAPITOLO 5<br />
Target e metodi<br />
Sono stati somministrati questionari ed interviste rispettivamente ad o<strong>per</strong>atori<br />
sanitari e a cittadini riguardo al<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione ed al loro vissuto in re<strong>la</strong>zione<br />
all’errore in medicina ed al rischio clinico. Sono stati interpel<strong>la</strong>ti:<br />
-professionisti ed o<strong>per</strong>atori sanitari di diverse aree specialistiche e figure professionali.<br />
In partico<strong>la</strong>re si sono scelti sia <strong>per</strong>sonale medico che infermieristico<br />
e tecnico, comunque o<strong>per</strong>anti in strutture a diretto contatto con i pazienti<br />
sia a livello ospedaliero che territoriale. Si è scelto di applicare a questo<br />
target lo strumento del questionario <strong>per</strong> garantire una maggiore tranquillità<br />
e riservatezza nelle risposte;<br />
- cittadini. Si è deciso di intervistare i cittadini indipendentemente dal fatto<br />
che fossero attualmente o fossero stati utenti dei servizi dell’Azienda Usl di<br />
Modena. Sono stati comunque selezionati cittadini residenti nel<strong>la</strong> Provincia<br />
di Modena e quindi potenziali utenti. Si è scelto di utilizzare lo strumento<br />
dell’intervista telefonica che risulta essere il più adeguato <strong>per</strong> cogliere gli<br />
aspetti del vissuto che rappresentano l’obiettivo dello studio.<br />
Risultati e conclusioni<br />
Le domande poste alle due categorie sono tra loro specu<strong>la</strong>ri e sono state<br />
e<strong>la</strong>borate partendo dall’es<strong>per</strong>ienza condotta in america dal<strong>la</strong> Kaiser Family<br />
Foundation e dall’Harvard School of Public Health.<br />
Le risposte sono analizzate sia separatamente <strong>per</strong> le due categorie che mediante<br />
un raffronto tra le stesse. Una prima visione dei risultati (attualmente in<br />
fase di e<strong>la</strong>borazione) mette in luce alcuni aspetti rilevanti:<br />
- l’atteggiamento molto variabile degli o<strong>per</strong>atori nei confronti dell’argomento;<br />
- le aspettative dei pazienti di trattamenti sanitari di qualità;<br />
- <strong>la</strong> volontà da parte di entrambe le categorie di migliorare <strong>la</strong> comunicazione<br />
sui rischi.<br />
Sarà necessario ora dettagliare meglio queste prime impressioni e tradurle<br />
in azioni concrete.<br />
In partico<strong>la</strong>re si tratta di:<br />
- Migliorare <strong>la</strong> comunicazione tra clinici sul tema del<strong>la</strong> gestione del rischio:<br />
<strong>per</strong> il raggiungimento di questo obiettivo è stata implementata un’attività di<br />
audit clinico sugli eventi avversi.<br />
- Migliorare <strong>la</strong> comunicazione a livello aziendale sul tema del<strong>la</strong> gestione del<br />
rischio: <strong>per</strong> il raggiungimento di questo obiettivo è stata implementata una<br />
cospicua attività formativa <strong>per</strong> tutti i livelli dell’organizzazione aziendale.<br />
- Migliorare <strong>la</strong> comunicazione verso l’esterno sul tema del<strong>la</strong> gestione del rischio<br />
clinico: <strong>per</strong> il raggiungimento di questo obiettivo è stata attivata una<br />
pagina web dedicata a questo tema sul sito dell’Azienda Usl di Modena.<br />
62<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 5<br />
I risultati definitivi dell’indagine potranno suggerire ulteriori azioni soprattutto<br />
orientate al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra Azienda sanitaria e cittadini e tra o<strong>per</strong>atori e<br />
pazienti.<br />
5.2. S<strong>per</strong>imentazione gestionale verso un nuovo modello di governance:<br />
l’es<strong>per</strong>ienza del nuovo ospedale di Sassuolo<br />
LORENA FRANCHINI E ALTRI AUTORI<br />
AUTORE REFERENTE: LORENA FRANCHINI, Sistema Qualità, Ausl Modena, Via Scaglia<br />
Est 33, 41100 MO - tel.: 059 2134187, fax: 059 2134180, e-mail:<br />
l.franchini@ausl.mo.it<br />
Contesto e motivazioni del progetto<br />
L’attivazione del Nuovo Stabilimento Ospedaliero di Sassuolo prevista a<br />
fine 2004 rappresenta un importante cambiamento <strong>per</strong> i professionisti, <strong>per</strong><br />
i cittadini del Distretto e <strong>per</strong> l’intera Provincia di Modena. Il Nuovo Ospedale<br />
si caratterizza <strong>per</strong> alcuni elementi di innovazione infatti è giuridicamente<br />
una Società <strong>per</strong> azioni a capitale misto, dal punto di vista normativo<br />
è una s<strong>per</strong>imentazione gestionale basata sul<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione s<strong>per</strong>imentale<br />
tra un soggetto pubblico (Azienda Usl di Modena) e un soggetto privato<br />
(Casa di Cura Accreditata Vil<strong>la</strong> Fiorita). Si prevede quindi l’adozione di un<br />
modello gestionale che deve individuare soluzioni organizzative innovative<br />
assicurando un miglior assetto dell’offerta ospedaliera ed una elevata integrazione<br />
dei <strong>per</strong>corsi clinico-assistenziali all’interno e all’esterno con <strong>la</strong><br />
rete dei Servizi ospedalieri e territoriali presenti nel<strong>la</strong> Provincia.<br />
Obiettivi<br />
L’a<strong>per</strong>tura del Nuovo Ospedale con <strong>la</strong> sua s<strong>per</strong>imentazione gestionale comporta<br />
lo sforzo di definire linee strategiche innovative <strong>per</strong> realizzare un “nuovo<br />
modello di governo” dell’assistenza sanitaria. È necessario quindi un approccio<br />
sistemico <strong>per</strong> armonizzare gli obiettivi e i valori dell’organizzazione<br />
con quelli delle singole <strong>per</strong>sone che <strong>la</strong> compongono e con tutti i principali<br />
stakeholders attraverso un loro coinvolgimento. La prospettiva di far confluire<br />
all’interno del Nuovo Ospedale risorse umane attualmente o<strong>per</strong>anti presso<br />
le due strutture prefigura <strong>la</strong> necessità di sviluppare <strong>per</strong>corsi di coinvolgimento<br />
e formazione <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori che <strong>per</strong>mettano di raggiungere integrazione<br />
tra le èquipes, condivisione degli approcci di gestione clinico-assistenziale<br />
dei pazienti, partecipazione nel<strong>la</strong> definizione delle modalità organizzative<br />
da attuare.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
63
CAPITOLO 5<br />
Target<br />
Per concretizzare <strong>la</strong> new governance progettata <strong>per</strong> l’Ospedale si è costruito<br />
un sistema di valori, esplicitati nel<strong>la</strong> Mission, che fossero rispondenti alle<br />
esigenze dei cittadini, del <strong>per</strong>sonale e dell’intera comunità.<br />
La centralità del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona e <strong>la</strong> sua sicurezza hanno guidato <strong>la</strong> costruzione<br />
dei <strong>per</strong>corsi clinico-assistenziali centrati sul<strong>la</strong> soluzione dei problemi di salute<br />
e integrati con al rete dei servizi socio-sanitari del territorio <strong>per</strong> garantire <strong>la</strong><br />
continuità assistenziale.<br />
Sono state inoltre definite le proposte <strong>per</strong> <strong>la</strong> rimodu<strong>la</strong>zione dell’offerta sanitaria<br />
del territorio, all’interno del<strong>la</strong> programmazione sanitaria provinciale e<br />
secondo <strong>la</strong> logica Hub & Spoke, tenendo conto dei bisogni di salute evidenziati,<br />
<strong>per</strong> alcune tipologie di prestazioni dai dati di mobilità passiva.<br />
I professionisti e gli o<strong>per</strong>atori provenienti dal<strong>la</strong> struttura pubblica e da quel<strong>la</strong><br />
privata sono stati coinvolti attraverso incontri <strong>per</strong>iodici, riconosciuti come<br />
“action learning” e accreditati dal sistema ECM, con il duplice obiettivo di<br />
assicurare conoscenza e integrazione reciproca e di condividere le modalità<br />
organizzative da attuare nel nuovo Ospedale. Il loro impegno si è concretizzato<br />
nel<strong>la</strong> definizione delle aree di sviluppo comuni all’interno delle quali progettare<br />
i <strong>per</strong>corsi e definire il miglioramento.<br />
L’Ospedale è parte integrante del<strong>la</strong> comunità in cui è collocato, occorre<br />
quindi proporre strategie di comunicazione alle altre strutture e professionisti<br />
sanitari presenti nel territorio, ma anche e soprattutto alle istituzioni e amministrazioni<br />
locali. Si è quindi o<strong>per</strong>ato affinché dai <strong>la</strong>vori dei gruppi emergessero<br />
canali preferenziali di informazione, ascolto e comunicazione, programmando<br />
momenti specifici d’incontro.<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
Il confronto fra obiettivi previsti e risultati raggiunti conferma <strong>la</strong> positività<br />
del <strong>la</strong>voro svolto, ogni gruppo ha e<strong>la</strong>borato <strong>la</strong> propria mission, coerente con<br />
quel<strong>la</strong> del nuovo Ospedale, ha proposto le aree di sviluppo e di miglioramento<br />
sul<strong>la</strong> base di dati o altri elementi oggettivi, ha definito i principali <strong>per</strong>corsi e<br />
<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva mappatura dei rischi, ha analizzato le principali interfacce <strong>per</strong> definirne<br />
i meccanismi di integrazione, ha evidenziato le necessità di comunicazione<br />
e di ascolto. Il principale indicatore è quindi costituito dal numero delle<br />
evidenze documentali con le caratteristiche sopra riportate sul numero totale<br />
dei gruppi di <strong>la</strong>voro attivati.<br />
Conclusioni<br />
Questa es<strong>per</strong>ienza è applicabile <strong>per</strong> ogni nuova struttura sanitaria che in<br />
64<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 5<br />
tenda rendere <strong>per</strong>cepibile ai pazienti l’eccellenza con <strong>per</strong>corsi organizzativi<br />
agevoli e puntuali, attenzione e disponibilità nei rapporti umani, ambienti di<br />
elevato comfort, dotazioni tecnologiche avanzate, qualità ed affidabilità delle<br />
prestazioni sanitarie erogate.<br />
5.3. Il vissuto del ricovero ospedaliero nel<strong>la</strong> rie<strong>la</strong>borazione del bambino<br />
ANNA ZAPPULLA, FABRIZIO SIMONELLI, CARLO BARBURINI, DOMENICA ARONNE - U.O. Co<br />
municazione Promozione, Marketing e Formazione Ospedale Pediatrico A.<br />
Meyer di Firenze<br />
AUTORE REFERENTE: ANNA ZAPPULLA, Psicologo-Animatore di Formazione A.O.<br />
Meyer, Via Luca Giordano 13, Firenze - tel.: 055 5662441, e-mail:<br />
a.zappul<strong>la</strong>@meyer.it<br />
Introduzione del contesto<br />
In un contesto di ma<strong>la</strong>ttia e di ospedalizzazione, dove nell’agire degli o<strong>per</strong>atori<br />
e delle famiglie, prevale con eccessiva frequenza, un’ottica<br />
“adultocentrica”, non raramente il bambino vive una condizione di ridotta<br />
visibilità e di ascolto. I suoi vissuti, sia durante il ricovero, sia dopo, quando<br />
rientra al<strong>la</strong> vita normale, spesso non vengono adeguatamente <strong>per</strong>cepiti, valutati<br />
e sostenuti. L’ascolto dei bambini invece ha una sua rilevanza etica e professionale<br />
e come tale, dovrebbe essere sempre adeguatamente riconosciuto,<br />
<strong>per</strong>ché solo attraverso l’ascolto è possibile rendere visibile il loro mondo interno.<br />
I vissuti dei bambini dovrebbero costituire l’elemento fondamentale, o<br />
almeno uno dei principali, <strong>per</strong> ottenere indicazioni “vere”, utili o indispensabili,<br />
<strong>per</strong> migliorare <strong>la</strong> gestione clinica del ricovero o <strong>per</strong> promuovere correttivi<br />
assistenziali, <strong>per</strong> ottenere una reale condivisione delle scelte o<strong>per</strong>ative, oltre<br />
che <strong>per</strong> trovare elementi utili <strong>per</strong> migliorare <strong>la</strong> qualità di vita in ospedale e<br />
realizzare una sempre più efficace promozione del<strong>la</strong> salute.<br />
Ogni bambino può vivere in modo meno traumatico il ricovero ospedaliero,<br />
può essere reso consapevole che essere ma<strong>la</strong>ti comporta un disagio, può essere<br />
educato ad affrontare meglio <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e ad assumere comportamenti corretti<br />
<strong>per</strong> tute<strong>la</strong>re <strong>la</strong> propria salute, può evitare paure e il portarsi dietro problemi che<br />
potrebbero pregiudicare a lungo <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> sua vita. Ma occorre conoscere<br />
più a fondo il vissuto del ricovero ospedaliero da parte del bambino.<br />
Obiettivi ed Attività<br />
Partendo da questi presupposti l’Ospedale Pediatrico Meyer, in col<strong>la</strong>borazione<br />
con le insegnanti del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Elementare Paolieri (Impruneta), ha rac<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
65
CAPITOLO 5<br />
colto una serie di e<strong>la</strong>borati scritti da alcuni bambini dal titolo “Racconto una<br />
mia es<strong>per</strong>ienza in ospedale”, <strong>per</strong> indagare i vissuti e i ricordi del<strong>la</strong> loro es<strong>per</strong>ienza<br />
di ricovero, fuori dal contesto ospedaliero, e interpretare quanto i bambini<br />
hanno voluto esprimere attraverso i loro temi.<br />
Con l’esame degli e<strong>la</strong>borati non si vogliono cercare “cose nuove”, né dimostrare<br />
nuove tesi, ma solo “ascoltare” le voci dei piccoli <strong>per</strong> dare un piccolo<br />
contributo al<strong>la</strong> messa a fuoco del loro scenario emotivo e creare un’occasione<br />
di ripensamento critico delle problematiche sottese all’es<strong>per</strong>ienza di ma<strong>la</strong>ttia<br />
e di ospedalizzazione infantile. Il <strong>la</strong>voro va nel<strong>la</strong> direzione del<strong>la</strong> conoscenza<br />
dei problemi, dei bisogni, delle necessità, delle emozioni, dei desideri e delle<br />
aspirazioni dei bambini che sono stati ricoverati. Elementi importanti di<br />
un’es<strong>per</strong>ienza caratterizzata quasi sempre da sofferenza fisica ed emotiva,<br />
spesso da uno sconvolgimento dei rapporti familiari, dei rapporti con gli amici<br />
e con <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, e che rappresenta comunque uno strappo, piccolo o grande,<br />
ai propri ritmi evolutivi e al<strong>la</strong> trama del<strong>la</strong> vita. Bisogni, necessità, desideri,<br />
emozioni, aspirazioni delle quali è necessario facilitare sempre più<br />
l’esplicitazione, l’approfondimento, <strong>la</strong> consapevolezza, <strong>la</strong> possibilità di<br />
su<strong>per</strong>amento.<br />
L’obiettivo che ci si pone riguarda quanto da questi racconti siano<br />
estrapo<strong>la</strong>bili indicazioni <strong>per</strong> il miglioramento del benessere del bambino in<br />
ospedale, di rispetto dei suoi diritti, di promozione del<strong>la</strong> sua salute.<br />
Gruppo target<br />
Bambini di varie età del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Elementare Paolieri (Impruneta).<br />
Primi risultati<br />
Sono stati raccolti ed esaminati 63 e<strong>la</strong>borati scritti: nei loro racconti i bambini<br />
hanno espresso in modo innocente, con creatività, sensibilità, e un’attenzione<br />
tutta partico<strong>la</strong>re il loro modo di vedere l’ospedale, ed hanno espresso<br />
bisogni, necessità, desideri e aspirazioni che si stanno al momento c<strong>la</strong>ssificando<br />
<strong>per</strong> una loro sistematizzazione e presentazione organica.<br />
5.4. Carta dei servizi sanitari e sistema qualità secondo <strong>la</strong> Vision 2000<br />
PAOLA GORETTI 1 , MARCO BOSIO 2 , ENRICO CRISTOFORI 1 , ALBERTO ZOLI 3 , PIETRO<br />
CALTAGIRONE 4 - 1 Struttura Qualità, 2 Direttore Struttura Qualità, 3 Direttore Sanitario<br />
Aziendale, 4 Direttore Generale, Azienda Ospedaliera “Ospedale di<br />
Lecco”, Regione Lombardia<br />
AUTORE REFERENTE: PAOLA GORETTI, Struttura Qualità, Accreditamento e Control<br />
66<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 5<br />
lo Strategico, A.O. “Ospedale di Lecco”, Via dell’Eremo 9/11, 23900 Lecco <br />
tel.: 0341 489542, fax: 0341 489540, e-mail: p.goretti@ospedale.lecco.it<br />
L’Azienda Ospedaliera di Lecco è stata una delle prime strutture sanitarie<br />
pubbliche ad intraprendere <strong>la</strong> certificazione secondo <strong>la</strong> normativa ISO, certificando<br />
circa il 75% dell’Azienda. L’Azienda Ospedaliera è, di fatto, un riferimento<br />
<strong>per</strong> il territorio e <strong>per</strong> <strong>la</strong> regione, non solo <strong>per</strong> essere <strong>la</strong> struttura sanitaria<br />
più importante del<strong>la</strong> provincia, ma sopratutto <strong>per</strong> le competenze dei professionisti<br />
che in essa <strong>la</strong>vorano.<br />
Con l’avvento del<strong>la</strong> nuova norma UNI ISO 9001 2000 l’Azienda ha strutturato<br />
il suo sistema qualità corre<strong>la</strong>ndolo direttamente al sistema <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione<br />
dell’Azienda, creando i presupposti <strong>per</strong> fare in modo che il sistema di gestione<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> qualità e il sistema di gestione aziendale diventino lo strumento<br />
unico e integrato <strong>per</strong> il governo dell’Azienda. In questo contesto l’Azienda sta<br />
passando da un sistema di qualità fondato sulle singole U.O. certificate secondo<br />
<strong>la</strong> ISO 9001/94 nei tre presidi ospedalieri ad una certificazione unica <strong>per</strong><br />
l’azienda (circa 1.000 posti letto e 2.700 dipendenti), strutturata sui dipartimenti<br />
e sui processi. Nel dicembre del 2003 l’Azienda ha conseguito <strong>la</strong> prima<br />
fase del<strong>la</strong> certificazione, con <strong>la</strong> validazione dell’intero processo di management<br />
e di 4 dipartimenti sanitari dei 9 esistenti. L’obiettivo è quello di certificare<br />
a giugno i rimanenti dipartimenti. In questo contesto <strong>la</strong> Direzione Generale<br />
ha ritenuto opportuno rivedere <strong>la</strong> Carta dei Servizi esistente, attualmente differenziata<br />
<strong>per</strong> i 3 presidi ospedalieri, creandone una unica aziendale, coniugando<br />
questa iniziativa con il processo Vision 2000. Il progetto <strong>per</strong>tanto prevede<br />
<strong>la</strong> produzione di un’unica Carta dei servizi i cui contenuti sono desunti<br />
dal processo di certificazione, con degli standard di servizi che sono gli stessi<br />
richiesti alle varie U.O. <strong>per</strong> il conseguimento e il mantenimento del<strong>la</strong><br />
certificazione ISO.<br />
In generale gli strumenti aziendali, quali Carta dei servizi, documenti del<strong>la</strong><br />
qualità, budget, ecc..., sono poco integrati tra di loro, con un notevole<br />
dispendio di risorse e con una difficoltà nell’individuazione degli obiettivi<br />
aziendali e dei re<strong>la</strong>tivi parametri di misurazione. La principale esigenza è<br />
stata quel<strong>la</strong> di fornire agli o<strong>per</strong>atori dell’Azienda indicazioni univoche, orientate<br />
al miglioramento e al<strong>la</strong> trasparenza del servizio, in modo da <strong>per</strong>seguire<br />
gli obiettivi aziendali e fornire ai cittadini garanzie sulle prestazioni erogate<br />
dalle U.O.<br />
Innanzitutto è necessario un impegno rilevante del<strong>la</strong> Direzione Generale<br />
che condivida il progetto e lo “sponsorizzi”. Il <strong>la</strong>voro si deve incentrare sul<strong>la</strong><br />
unificazione di tutti gli strumenti di gestione e di comunicazione aziendali, in<br />
modo da individuare, <strong>per</strong> esempio, azioni di miglioramento, standard ed indicatori<br />
delle singole U.O. che servano al processo di certificazione ma che, nel<br />
contempo, siano contemp<strong>la</strong>te nel<strong>la</strong> scheda di budget e che, con una necessa<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
67
CAPITOLO 5<br />
ria selezione, siano diffusi nel<strong>la</strong> carta dei servizi aziendale. Gli obiettivi gene<br />
rali da raggiungere sono:<br />
- maggiore chiarezza degli standard previsti nel<strong>la</strong> Carta dei Servizi;<br />
- maggiore sicurezza del raggiungimento degli standard in quanto collegati<br />
direttamente con gli obiettivi aziendali;<br />
- aggiornamento annuale degli standard e quindi maggiore dinamicità degli stessi;<br />
- maggiori garanzie da parte del cittadino.<br />
Altri obiettivi specifici da <strong>per</strong>seguire sono:<br />
- collegare funzionalmente <strong>la</strong> Carta dei Servizi al processo di certificazione<br />
Vision 2000;<br />
- individuare standard ed indicatori delle singole U.O. che siano funzionali<br />
alle esigenze del cittadino;<br />
- rendere trasparente il <strong>per</strong>corso ai cittadini;<br />
- garantire ai cittadini il continuo <strong>per</strong>seguimento degli standard previsti nel<strong>la</strong><br />
Carta dei Servizi, in quanto parte integrante degli obiettivi aziendali.<br />
Lo stato attuale del progetto è avanzato in quanto sono stati individuati tutti<br />
gli standard delle varie strutture aziendali e sono state riprogettate le “schede<br />
di presentazione” delle strutture sanitarie, in modo da facilitare <strong>la</strong> comunicazione<br />
e <strong>per</strong>mettere ai cittadini di ottenere delle informazioni corrette e<br />
funzionali rispetto ai propri bisogni. Tutto il processo del<strong>la</strong> produzione del<strong>la</strong><br />
nuova Carta dei Servizi Aziendali è stato parallelo all’impostazione del<strong>la</strong><br />
certificazione aziendale, che avverrà nel mese di settembre p.v.<br />
5.5. Le segna<strong>la</strong>zioni del cittadino: un modo di comunicare con l’azienda<br />
<strong>per</strong> un ospedale centrato sul<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona<br />
ROSANNA CERRI, FRANCO RIPA, LIA DI MARCO - ASO San Giovanni Battista Torino<br />
Introduzione<br />
I cambiamenti e le trasformazione legis<strong>la</strong>tive avvenute negli anni ’90 hanno<br />
portato le Aziende Sanitarie ad una maggiore attenzione nel rapporto con l’utenza.<br />
L’art. 12 del d.legisl. n. 29/93 che istituisce nel<strong>la</strong> Pubblica Amministrazione gli<br />
Uffici <strong>per</strong> le Re<strong>la</strong>zioni con il Pubblico (URP) e <strong>la</strong> successiva direttiva del Presidente<br />
del Consiglio dei Ministri 11/10/94, testimoniano <strong>la</strong> necessità di migliorare il<br />
rapporto tra <strong>la</strong> Pubblica Amministrazione e il Cittadino, mentre le disposizioni<br />
legis<strong>la</strong>tive sanitarie hanno sottolineato con il d.p.c.m. 09/05/95 l’importanza di<br />
questi servizi non solo <strong>per</strong> <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> degli utenti, ma anche <strong>per</strong> il controllo sul<strong>la</strong><br />
qualità dei servizi erogati attraverso <strong>la</strong> soddisfazione del paziente.<br />
Nello specifico <strong>la</strong> funzione informazione e comunicazione si sviluppa attraverso<br />
attività che rendono l’URP l’organismo di interfaccia con l’utente. Ma<br />
68<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 5<br />
comunicare va ben oltre il fornire informazioni; <strong>per</strong> comprendere l’efficacia<br />
dei servizi e delle prestazioni offerte occorre che l’Azienda stabilisca meccanismi<br />
di feedback sistematici con i propri portatori di interesse. Ecco che allora<br />
assume una notevole importanza l’ascolto del cittadino/utente come cliente,<br />
in grado di portare contributi sostanziali alle azioni di miglioramento.<br />
La raccolta dei rec<strong>la</strong>mi<br />
La raccolta dei rec<strong>la</strong>mi rappresenta uno strumento re<strong>la</strong>tivamente semplice<br />
e molto utilizzato <strong>per</strong> monitorare <strong>la</strong> soddisfazione dei pazienti; l’analisi dei<br />
rec<strong>la</strong>mi pone in evidenza le contraddizioni tra i bisogni del cliente, le sue<br />
aspettative, <strong>la</strong> sua domanda esplicita o ancora inespressa ed i servizi erogati.<br />
Il cittadino/utente nelle segna<strong>la</strong>zione indica le problematiche che può<br />
<strong>per</strong>cepire e comprendere come non corrette: in questa logica i dati rilevati<br />
possono essere letti come eventi sentinel<strong>la</strong>, come segnali. La natura soggettiva<br />
del concetto di soddisfazione rende comunque complessa <strong>la</strong> sua<br />
lettura; nel<strong>la</strong> valutazione delle prestazioni gli o<strong>per</strong>atori sono maggiormente<br />
attenti ad aspetti legati al<strong>la</strong> pratica professionale e al presidio di rischi<br />
ed errori, mentre i pazienti focalizzano maggiormente <strong>la</strong> loro attenzione<br />
su aspetti quali l’umanizzazione dei servizi, il comfort ed il comportamento<br />
degli o<strong>per</strong>atori.<br />
La gestione<br />
Negli ultimi anni l’analisi delle segna<strong>la</strong>zioni in Azienda evidenzia costantemente<br />
situazioni problematiche inerenti <strong>la</strong> “dimensione inter<strong>per</strong>sonale”<br />
riguardanti in modo partico<strong>la</strong>re aspetti dell’informazione e del comportamento.<br />
Nel 2003 questa categoria rappresenta il 30% dei rec<strong>la</strong>mi recepiti: di<br />
questi il 8,8% si riferisce all’informazione mentre il 27,7% al comportamento<br />
degli o<strong>per</strong>atori.<br />
La constatazione che le segna<strong>la</strong>zioni, <strong>per</strong> loro stessa natura, non <strong>per</strong>mettono<br />
di comprendere in modo approfondito il problema ci ha condotto, oltre<br />
all’uso dei meccanismi di gestione già ampiamente utilizzati, ad un ulteriore<br />
studio diretto ad ascoltare <strong>la</strong> voce di chi è maggiormente coinvolto nel processo<br />
di cura ed assistenza. Gli o<strong>per</strong>atori aziendali ed i cittadini/utenti sono<br />
stati protagonisti di specifici focus groups finalizzati ad identificare l’atteso<br />
degli utenti/clienti e le principali cause che impediscono o rendono<br />
problematica <strong>la</strong> comunicazione fra o<strong>per</strong>atori e paziente e le loro aspettative.<br />
I risultati dei differenti incontri sono stati quindi confrontati <strong>per</strong> ricercare i<br />
punti comuni sui quali costruire un dialogo fra i componenti.<br />
Da questi incontri è emerso che il paziente ricoverato desidera essere accolto<br />
come <strong>per</strong>sona e non solo come caso clinico, vuole essere informato dal<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
69
CAPITOLO 5<br />
medico sul <strong>per</strong>corso del<strong>la</strong> sua ma<strong>la</strong>ttia e desidera essere rassicurato dall’infermiere<br />
sulle problematiche delle prestazioni che riceve. I componenti del gruppo<br />
hanno identificato come cause principali “<strong>la</strong> cultura degli o<strong>per</strong>atori tecnica<br />
che induce l’o<strong>per</strong>atore a considerare il paziente come patologia”, “<strong>la</strong> carenza<br />
di una visione antropologica”, “l’organizzazione dei reparti”, “il<br />
burnout degli o<strong>per</strong>atori”.<br />
Considerazioni conclusive<br />
Successivamente agli incontri con gli o<strong>per</strong>atori sanitari ed al<strong>la</strong> comparazione<br />
dei risultati, <strong>la</strong> cause principali saranno pesate attraverso <strong>la</strong> somministrazione<br />
di un questionario. Questo <strong>per</strong>metterà di identificare maggiormente i campi<br />
entro i quali agire, <strong>per</strong> migliorare ulteriormente gli aspetti del<strong>la</strong> comunicazione<br />
e dell’informazione.<br />
5.6. La progettazione partecipata come metodologia di <strong>la</strong>voro <strong>per</strong><br />
l’umanizzazione degli ospedali in Toscana<br />
MARCELLA FILIERI 1 , SERGIO ARDIS 2 , ANTONELLA VINCENTI 2 , GIUSEPPE REMEDI 3 - 1 Azienda<br />
USL 5 di Pisa, 2 Azienda USL 2 di Lucca, 3 Azienda USL 12 del<strong>la</strong> Versilia<br />
AUTORE REFERENTE: MARCELLA FILIERI, Responsabile U.O. Sviluppo, Ricerca e Formazione<br />
Azienda USL 5 di Pisa, Via Zamenhof 1, 56100 Pisa – tel.: 050<br />
954291, fax: 050 954321, e-mail: m.filieri@usl5.toscana.it<br />
Premessa<br />
Il <strong>la</strong>voro <strong>per</strong> progetti e il <strong>la</strong>voro in rete rappresentano le principali modalità<br />
o<strong>per</strong>ative <strong>per</strong> dare concretezza ai progetti di promozione del<strong>la</strong> salute in ospedale.<br />
Anche presso <strong>la</strong> Regione Toscana o<strong>per</strong>ano sei gruppi di <strong>la</strong>voro che sviluppano<br />
altrettanti progetti a valenza interaziendale: Sicurezza, Umanizzazione,<br />
Ospedale senza Fumo, Comfort/Accoglienza; Ospedale senza Dolore, Ospedale<br />
Interculturale, ciascuno dei quali presenta diversi livelli di avanzamento.<br />
Lo sviluppo del sottoprogetto “Umanizzazione” si è dovuto confrontare quasi<br />
subito con <strong>la</strong> difficoltà di individuare denominatori comuni in grado di declinare<br />
compiutamente i molteplici obiettivi che il termine “umanizzazione”<br />
sottende e tali da essere condivisi e quindi applicati da tutte le Aziende Sanitarie<br />
e Ospedaliere coinvolte nel progetto.<br />
Obiettivi<br />
Il tema del<strong>la</strong> umanizzazione è stato oggetto di interpretazioni diverse, e<br />
70<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 5<br />
tutte valide, da parte dei singoli ospedali toscani che talora hanno rivolto i<br />
propri sforzi verso determinate categorie di utenti (es. il bambino in ospedale;<br />
il morente e i suoi familiari, ecc...) o verso il miglioramento di specifici <strong>per</strong>corsi<br />
assistenziali (es. <strong>per</strong>corso cardiologico, oncologico, ecc...); in altri casi le<br />
aziende hanno posto l’enfasi sugli strumenti direzionali in grado di favorire<br />
l’umanizzazione (es. <strong>la</strong> formazione e <strong>la</strong> comunicazione). Di fronte ad un quadro<br />
assai diversificato si è reso necessario individuare un metodo di <strong>la</strong>voro in<br />
grado di e<strong>la</strong>borare una progettualità comune in tema di umanizzazione che,<br />
tenesse conto di specifiche good practices aziendali, ma che fosse in grado di<br />
rappresentare in maniera compiuta il complesso tema del<strong>la</strong> umanizzazione.<br />
Si è <strong>per</strong>ciò deciso di partire da un diverso punto di vista troppo spesso dimenticato:<br />
quello dei cittadini-utenti!<br />
Target e azioni specifiche<br />
Il progetto ha coinvolto: i coordinatori HPH delle aziende toscane interessate<br />
al progetto umanizzazione attraverso riunioni di coordinamento; i professionisti<br />
(medici, infermieri) di alcune aziende USL e ospedaliere toscane che attraverso<br />
un <strong>per</strong>corso di formazione-<strong>la</strong>boratorio hanno e<strong>la</strong>borato una proposta<br />
progettuale; i cittadini che, attraverso i propri rappresentanti, sono stati coinvolti<br />
nel<strong>la</strong> progettazione esprimendo i propri bisogni di umanizzazione.<br />
Valutazione e risultati<br />
La progettazione partecipata ha portato al<strong>la</strong> stesura di un documento condiviso<br />
dai coordinatori HPH di: Azienda USL 1 di Massa, USL 2 di Lucca; USL 4<br />
di Prato; USL 5 di Pisa; USL 7 di Siena; USL 8 di Arezzo; USL 9 di Grosseto; USL<br />
10 di Firenze, USL 12 del<strong>la</strong> Versilia; Ospedaliera Pisana, Ospedaliera Senese)<br />
che partendo dal<strong>la</strong> centralità del<strong>la</strong> dignità del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona tocca tre principali<br />
ambiti di azione da attivare: ambito culturale; ambito etico; ambito clinico.<br />
Per ciascuna azione/obiettivo sono in corso di definizione indicatori e<br />
standard concordati con i rappresentanti dei cittadini-utenti.<br />
Tale documento costituirà, una volta ultimato e approvato dalle direzioni<br />
aziendali, un impegno preciso nei confronti dei cittadini e dei loro bisogni di<br />
umanizzazione.<br />
Conclusioni<br />
Il <strong>per</strong>corso progettuale verso l’umanizzazione degli ospedali è ancora lungo,<br />
ma l’avvio condotto attraverso <strong>la</strong> progettazione partecipata dai diretti interessati<br />
ha a<strong>per</strong>to prospettive o<strong>per</strong>ative di sicuro interesse, contribuendo anche<br />
a s<strong>per</strong>imentare una diversa metodologia di <strong>la</strong>voro.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
71
CAPITOLO 6<br />
72<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 6<br />
L’Ospedale senza barriere culturali<br />
6.1. La comunicazione transculturale<br />
PATRIZIA SIRONI 1 (Responsabile Progetto Accoglienza Interculturale), SIMONETTA<br />
BIANCHI 1 (Direttore Sanitario), NABIHA ARIF 2 (Mediatrice Linguistico-Culturale)<br />
- 1 A.O. Istituti Ospitalieri-Cremona; 2 Coop. Dunia in convenzione<br />
AUTORE REFERENTE: PATRIZIA SIRONI, Responsabile Progetto Accoglienza Interculturale,<br />
A.O. Istituti Ospitalieri - Largo Priori 1, 26100 Cremona – tel.: 0372<br />
405409, fax: 0372 405406, e-mail: psiconeuro.aioc@e-cremona.it<br />
Contesto<br />
Con riferimento alle indicazioni dell’OMS, al<strong>la</strong> l. 40/98 e successive<br />
integrazioni nonché al PSSR 2002-2004 del<strong>la</strong> regione Lombardia che prevede<br />
l’individuazione di funzioni specialistiche finalizzate alle attività di mediazione<br />
interculturale, l’A. O. Istituti Ospitalieri di Cremona, nell’ambito dell’attività<br />
di promozione del<strong>la</strong> salute, ha costituito il Progetto Accoglienza Interculturale<br />
<strong>per</strong> migliorare l’approccio del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona immigrata al<strong>la</strong> Struttura Sanitaria ed<br />
al contempo le capacità comunicativo-re<strong>la</strong>zionali tra il <strong>per</strong>sonale aziendale, i<br />
pazienti immigrati ed i loro familiari.<br />
Obiettivo principale<br />
Sviluppare una capacità comunicativa efficace e culturalmente corretta tra<br />
<strong>per</strong>sonale aziendale e paziente immigrato, attraverso una metodologia di <strong>la</strong>voro<br />
di rete.<br />
Obiettivi specifici<br />
- Costituzione di un Servizio di Mediazione linguistico-culturale.<br />
- Formalizzazione delle procedure di accesso al Servizio di Mediazione.<br />
- Individuazione di un <strong>per</strong>corso formativo mirato <strong>per</strong> il <strong>per</strong>sonale aziendale.<br />
- Diffusione di cartellonistica, materiale informativo e linee-guida multilingue.<br />
- Analisi del bisogno interculturale e promozione di iniziative culturali e di ricerca.<br />
Target<br />
- Persona immigrata che si rivolge al<strong>la</strong> Struttura Ospedaliera, con partico<strong>la</strong>re<br />
attenzione al<strong>la</strong> donna e al bambino.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
73
CAPITOLO 6<br />
- Familiari e gruppo etnico di riferimento.<br />
- Personale aziendale, soprattutto dedito al<strong>la</strong> cura, assistenza e front-office.<br />
Risultati<br />
Il progetto Accoglienza Interculturale, in fase di realizzazione, ha evidenziato<br />
dei risultati positivi soprattutto <strong>per</strong> quanto riguarda il coinvolgimento del <strong>per</strong>sonale<br />
(indicatore: misura N di <strong>per</strong>sone coinvolte/ N <strong>per</strong>sone conivolgibili =<br />
83%), il grado delle capacità re<strong>la</strong>zionali e di rete (indicatore: misura N valutazione<br />
di capacità/N di interventi effettuati = 84%), il livello delle competenze<br />
linguistico-comunicative (indicatore: misura N valutazione di competenza/N<br />
di interventi effettuati = 87%), nonché <strong>la</strong> qualità globale del Servizio Ospedaliero<br />
(indicatore: misura N valutazione di qualità/ N di interventi effettuati = 86%)<br />
rilevati nell’indagine di customer satisfaction. Inoltre <strong>la</strong> presenza del Servizio<br />
di Mediazione linguistico-culturale ha favorito <strong>la</strong> gestione di situazioni complesse<br />
e di forte impatto emozionale, in un’ottica olistica e di approccio globale<br />
al paziente, supportando il <strong>per</strong>sonale aziendale e migliorando <strong>la</strong> comprensione<br />
reciproca.<br />
Conclusioni<br />
Il <strong>per</strong>corso avviato dal Progetto Accoglienza Interculturale rappresenta non<br />
soltanto una risposta alle esigenze del<strong>la</strong> comunità, sempre più multietnica,<br />
ma soprattutto un orientamento al<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute secondo l’ottica<br />
dell’Ospedale Interculturale.<br />
6.2. Come l’ospedale interculturale promuove <strong>la</strong> salute dei cittadini<br />
stranieri immigrati a Bologna<br />
GIOVANNA VITTORIA DALLARI, STEFANIA RICCI - Azienda USL di Bologna - Progetto<br />
Speciale Immigrati<br />
AUTORE REFERENTE: GIOVANNA VITTORIA DALLARI, Responsabile Progetto Speciale<br />
Immigrati, Azienda USL di Bologna, Strada Maggiore 35, 40125 Bologna - e<br />
mail: giovanna.dal<strong>la</strong>ri@ausl.bologna.it<br />
L’Azienda USL di Bologna dal <strong>19</strong>91 ha predisposto e s<strong>per</strong>imentato numerosi<br />
servizi e attività <strong>per</strong> migranti rego<strong>la</strong>rmente o irrego<strong>la</strong>rmente presenti<br />
nell’ambito provinciale. Dal <strong>19</strong>99, grazie al progetto Ospedale<br />
Interculturale, si è avviato un processo complessivo di potenziamento e<br />
reengineering dei servizi territoriali ed ospedalieri, fondato sul<strong>la</strong> messa in<br />
rete delle principali Unità O<strong>per</strong>ative interessate con le altre agenzie locali,<br />
74<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 6<br />
<strong>la</strong> comunità, in partico<strong>la</strong>re il volontariato ed i gruppi di pazienti che di<br />
questa fanno parte.<br />
L’intero processo è stato favorito dal<strong>la</strong> creazione del “Progetto Speciale Immigrati”,<br />
Unità O<strong>per</strong>ativa semplice, che ha il mandato di rilevare i bisogni, pianificare,<br />
promuovere, programmare e coordinare gli interventi sia all’interno,<br />
che all’esterno dell’azienda, anche attraverso un <strong>per</strong>corso di condivisione di<br />
obiettivi comuni, esplicitati tra l’altro in uno specifico capitolo del Piano delle<br />
Azioni dedicato al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione straniera e a rischio di esclusione sociale.<br />
Alcune azioni, metodologie e strumenti:<br />
- analisi del<strong>la</strong> legge, letteratura medica e benchmarking di es<strong>per</strong>ienze locali,<br />
nazionali ed internazionali;<br />
- coinvolgimento degli stakeholders del<strong>la</strong> comunità in uno o più gruppi di<br />
<strong>la</strong>voro;<br />
- numero verde (800 66 33 66) e sportello informativo, attivi due ore al giorno<br />
<strong>per</strong> 5 giorni e 4 ore al sabato mattina, che offrono a migranti e professionisti<br />
consulenze ed informazioni telefoniche in 8 lingue sui servizi sociosanitari<br />
e sono sensori di bisogni e domanda;<br />
- corsi di formazione ed aggiornamento <strong>per</strong> mediatrici multiculturali;<br />
- menù multiculturale e corso s<strong>per</strong>imentale <strong>per</strong> dietologi e dietisti;<br />
- analisi del<strong>la</strong> qualità <strong>per</strong>cepita nei diversi servizi sanitari;<br />
- attività di informazione, educazione e promozione del<strong>la</strong> salute dei pazienti;<br />
- corsi base di 14 ore di medicina delle migrazioni nel catalogo aziendale<br />
del<strong>la</strong> formazione;<br />
- progetto “prostituzione sicura”;<br />
- progetto assistenza e sorveglianza sanitaria <strong>per</strong> cittadini indigenti italiani e<br />
stranieri con un report sul<strong>la</strong> salute di 1.200 tra cittadini stranieri, carcerati,<br />
esclusi, ecc...;<br />
- attività di coo<strong>per</strong>azione internazionale.<br />
Recentemente è stata avviata <strong>la</strong> costruzione di una pagina web, intito<strong>la</strong>ta “I<br />
colori del<strong>la</strong> salute”, all’interno del sito aziendale dedicata al<strong>la</strong> medicina delle<br />
migrazioni e all’ospedale interculturale, i cui obiettivi sono:<br />
1) creare un punto di riferimento <strong>per</strong> tutti i professionisti appartenenti alle<br />
diverse istituzioni pubbliche e del Volontariato che si occupano del<strong>la</strong> salute<br />
dei migranti;<br />
2) implementare e facilitare <strong>la</strong> diffusione di buone pratiche;<br />
3) mettere in re<strong>la</strong>zione gli enti, sia pubblici che privati, che agiscano <strong>per</strong> il miglioramento<br />
dell’accesso dei migranti alle strutture sanitarie <strong>per</strong> cittadini migranti.<br />
In sintesi “I colori del<strong>la</strong> salute” intende rendere facilmente accessibile a tutti<br />
i professionisti che o<strong>per</strong>ano nel settore e a tutti i cittadini interessati all’argomento<br />
le normative, i progetti, gli indirizzi dei servizi, materiale informativo,<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
75
CAPITOLO 6<br />
quando possibile tradotto e/o mediato in diverse lingue, links, ecc..., <strong>per</strong> promuovere<br />
<strong>la</strong> salute dei migranti e scambiarsi es<strong>per</strong>ienze ed informazioni.<br />
Inoltre, sul<strong>la</strong> base dei risultati del progetto “Assistenza e Sorveglianza sanitaria<br />
nelle collettività <strong>per</strong> cittadini indigenti italiani e stranieri immigrati”, che avevano<br />
evidenziato difficoltà di accesso ai servizi sanitari dei migranti, ne è stato avviato<br />
un altro, ideale continuazione del precedente: “S<strong>per</strong>imentazione interregionale<br />
<strong>per</strong> combattere le disuguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari” (PABO). A seguito<br />
dell’esame dei dati di ricovero e di iscrizione al SSN, si è deciso di focalizzare le<br />
attività di promozione del<strong>la</strong> salute su tre diversi ambiti: materno-infantile, diagnosi<br />
precoce del ca. mammario, anagrafe sanitaria e medicina di base.<br />
Le azioni fin qui realizzate o in corso di realizzazione si possono così schematizzare:<br />
- <strong>per</strong> i pazienti: campagne di pubblicizzazione e incontri con gruppi di popo<strong>la</strong>zione<br />
(chiamata con lettera <strong>per</strong>sonalizzata, incontri con gruppi presso<br />
le sedi di aggregazione spontanea, aziendali, ecc...), <strong>per</strong> migliorare l’accesso<br />
allo screening mammografico su chiamata, integrati con interventi di<br />
diagnosi precoce delle neop<strong>la</strong>sie del<strong>la</strong> mammel<strong>la</strong>; ciclo di incontri settimanali<br />
di educazione al<strong>la</strong> salute rivolti a due gruppi di donne zingare su igiene<br />
<strong>per</strong>sonale e alimentare, contraccezione, corretto utilizzo dei servizi sanitari,<br />
cura del bambino, educazione a comportamenti preventivi, ecc...;<br />
- <strong>per</strong> l’organizzazione e i suoi professionisti: coinvolgimento dei responsabili<br />
delle U.O. e formazione, raccolta di materiali e di es<strong>per</strong>ienze diverse,<br />
riformu<strong>la</strong>zione e adeguamento dei metodi di chiamata e di accoglienza (aggiunta<br />
di una mediatrice), in re<strong>la</strong>zione alle caratteristiche di ciascun gruppo<br />
nazionale (filippine, maghrebine, rumene, zingare, italiane indigenti),<br />
esplicitazione, miglioramento, traduzione e pubblicizzazione delle procedure<br />
<strong>per</strong> l’iscrizione al Sistema Sanitario;<br />
- <strong>per</strong> <strong>la</strong> cittadinanza: campagna di pubblicizzazione, anche radiofonica e pagina<br />
“i colori del<strong>la</strong> salute” del sito aziendale;<br />
- <strong>per</strong> <strong>la</strong> struttura: il centro screening verrà dotato di attrezzature e <strong>per</strong>sonale<br />
specifico: è prevista <strong>la</strong> costruzione di uno specifico software con le traduzioni<br />
dei messaggi informativi, da trasmettere <strong>per</strong> il <strong>per</strong>sonal computer al<strong>la</strong><br />
paziente straniera in sa<strong>la</strong> d’attesa) e di mediatrici.<br />
6.3. “Diabete <strong>per</strong> capirsi”<br />
VALERIA MANICARDI 1 , EZIO BOSI 2 , ZANICHELLI PIETRO 2 , BODECCHI SIMONA 2 - 1 Dipartimento<br />
di Medicina, Ospedale di Montecchio, Area Sud; 2 Servizio di Diabetologia,<br />
Ospedale di Guastal<strong>la</strong> e Correggio, Area Nord, AUSL di Reggio Emilia<br />
AUTORE REFERENTE: VALERIA MANICARDI, Ospedale di Montecchio, Via Baril<strong>la</strong> 16,<br />
76<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 6<br />
42027 Montecchio (RE) - fax: 0522 860292 / 0522 860361-252, e-mail:<br />
valeria.manicardi@ausl.re.it<br />
Breve introduzione del contesto<br />
Il progetto “Diabete <strong>per</strong> capirsi” è stato ideato <strong>per</strong> affrontare il problema<br />
del<strong>la</strong> comunicazione tra paziente extracomunitario affetto da Diabete Mellito<br />
ed o<strong>per</strong>atori dei Servizi di Diabetologia del<strong>la</strong> AUSL di Reggio Emilia. L’ostacolo<br />
del<strong>la</strong> lingua, spesso conosciuta e praticata poco (soprattutto dalle donne),<br />
si aggiunge al disagio di dover affrontare una nuova ma<strong>la</strong>ttia, cronica, che<br />
dura tutta <strong>la</strong> vita, e che ha nel coinvolgimento del paziente, nel<strong>la</strong> sua capacità<br />
di autogestirsi uno degli elementi essenziali <strong>per</strong> essere curata al meglio, e <strong>per</strong><br />
evitare le complicanze croniche, fortemente devastanti <strong>per</strong> il paziente<br />
(Retinopatia e cecità, Nefropatia e dialisi, Cardiopatia, Piede Diabetico ed<br />
amputazioni, Neuropatia, Impotenza, ecc...).<br />
La difficoltà di comunicazione diventa quindi un ostacolo grave e spesso<br />
insu<strong>per</strong>abile, e rischia di costituire una condizione di discriminazione all’accesso<br />
ed al miglior utilizzo dei servizi sanitari.<br />
L’aumento del<strong>la</strong> immigrazione nel nostro paese e nel<strong>la</strong> nostra provincia, e<br />
<strong>la</strong> crescita esponenziale del Diabete nel mondo - definito dall’OMS <strong>la</strong> epidemia<br />
dei primi 25 anni del nuovo millennio - soprattutto nei paesi in via di<br />
sviluppo, insieme ai fattori ambientali favorenti rendono questo problema<br />
estremamente attuale oggi e nei prossimi anni.<br />
Obiettivo/i<br />
1. Facilitare <strong>la</strong> comunicazione con i pazienti extracomunitari affetti da Diabete<br />
Mellito, che nel<strong>la</strong> provincia di Reggio Emilia, sono in continuo aumento.<br />
2. Descrivere in modo semplice e facilmente comprensibile i principali sintomi<br />
del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, <strong>la</strong> terapia, <strong>la</strong> dieta, le complicanze, i problemi connessi<br />
all’utilizzo degli strumenti <strong>per</strong> l’autocontrollo del<strong>la</strong> glicemia, all’uso del<strong>la</strong><br />
insulina, delle penne, ecc...<br />
3. Fornire le informazioni sul servizio diabetologico di riferimento, sugli orari<br />
ed i recapiti indispensabili <strong>per</strong> affrontare le urgenze.<br />
Gruppi target<br />
1. I diabetici extracomunitari che afferiscono ai Servizi <strong>per</strong> il Diabete del<strong>la</strong><br />
Provincia di Reggio Emilia.<br />
2. Gli o<strong>per</strong>atori Medici, IP e dietiste che svolgono <strong>la</strong> loro attività presso i servizi<br />
<strong>per</strong> il Diabete presso l’AUSL di Reggio Emilia.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
77
CAPITOLO 6<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
Sono state prodotte 10 schede costituite da illustrazioni semplici e da un<br />
breve testo esplicativo, dedicate ai seguenti argomenti:<br />
1. che cos’è il Diabete;<br />
2. autocontrollo del<strong>la</strong> Glicemia;<br />
3. ipoglicemia ed i<strong>per</strong>glicemia;<br />
4. alimentazione e Diabete;<br />
5. i cibi da evitare e quelli da preferire;<br />
6. l’insulina;<br />
7. preparare e misce<strong>la</strong>re l’insulina;<br />
8. le complicanze;<br />
9. arterie e Diabete;<br />
10.il Piede Diabetico;<br />
11.una scheda di Supporto all’Anamnesi;<br />
12.una dedicata alle informazioni sul servizio <strong>per</strong> il Diabete (“Il tuo Centro”).<br />
Le schede sono state tradotte in 11 lingue, oltre all’Italiano, inserite in un CD,<br />
accompagnate da una presentazione cartacea, e distribuite a tutti i servizi di<br />
Diabetologia italiani, oltre ad essere inserite in un sito internet dedicato al Diabete.<br />
Conclusioni<br />
Le schede costituiscono già oggi in provincia di Reggio E. ed in Italia un<br />
utile supporto <strong>per</strong> <strong>la</strong> comunicazione corretta tra paziente Diabetico<br />
extracomunitario e <strong>per</strong>sonale medico, IP e dietista dei servizi di Diabetologia.<br />
6.4. Il progetto HPH “Intercultura” e l’integrazione nel territorio:<br />
l’es<strong>per</strong>ienza di Arezzo<br />
ALESSANDRA PEDONE 1 , RINA TORRIOLI 2 , LUCIO COLONNA 3 , MONICA CALAMAI 4 - Azienda<br />
Sanitaria di Arezzo AUSL 8, Coordinamento HPH 1 Staff del<strong>la</strong> Direzione<br />
Aziendale, Coordinamento Gruppo “Ospedale Interculturale”; 2 Sez. Accoglienza,<br />
3 Coordinatore progetto aziendale HPH; 4 Direttrice Sanitaria AUSL 8<br />
AUTORE REFERENTE: ALESSANDRA PEDONE, Staff del<strong>la</strong> Direzione Aziendale, AUSL 8,<br />
Via Fonte Veneziana 8, 52100 Arezzo - tel.: 0575 254106, fax: 0575 254105,<br />
e-mail: s.pedone@usl8.toscana.it<br />
Introduzione<br />
L’ospedale di Arezzo ha individuato l’“Ospedale Interculturale” come uno<br />
dei progetti proposti dal coordinamento regionale <strong>per</strong> l’HPH. Ne è stato affi<br />
78<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 6<br />
dato il coordinamento al<strong>la</strong> responsabile dello staff del<strong>la</strong> direzione aziendale<br />
che si era precedentemente occupata di mediazione linguistico-culturale e di<br />
coo<strong>per</strong>azione decentrata. Contestualmente <strong>la</strong> Provincia di Arezzo, assessorato<br />
alle politiche sociali, partico<strong>la</strong>rmente attento alle problematiche sul<strong>la</strong> immigrazione,<br />
ha promosso il progetto “Un territorio <strong>per</strong> tutti”, sostenuto dagli<br />
enti, associazioni e organismi vari, e poi finanziato nell’ambito dei bandi del<br />
FSE. Il progetto prevede interventi sul<strong>la</strong> casa, l’alfabetizzazione, il sostegno<br />
al<strong>la</strong> cultura di origine, il <strong>la</strong>voro, i centri di informazione e <strong>la</strong> salute. A ciascun<br />
tema hanno aderito diversi soggetti e individuato un coordinatore. Per il gruppo<br />
“salute” il coordinamento è stato affidato al<strong>la</strong> azienda USL e al<strong>la</strong> stessa<br />
<strong>per</strong>sona che coordina i progetto HPH. È sembrato opportuno tenere unite le<br />
due es<strong>per</strong>ienze e legare <strong>la</strong> programmazione dell’ospedale a quel<strong>la</strong> più al<strong>la</strong>rgata<br />
del territorio, prevedendo momenti comuni di scambio e <strong>la</strong>voro tra i due<br />
gruppi.<br />
Obiettivo<br />
Sensibilizzare <strong>la</strong> comunità aretina sul<strong>la</strong> problematiche dell’immigrazione e<br />
individuare azioni all’interno dell’ospedale nel rispetto delle diverse culture,<br />
coordinate con il territorio.<br />
Gruppi Target<br />
1. Introduzione e presenza del mediatore nel pronto soccorso, nel consultorio,<br />
alle vaccinazioni e Ser.T.<br />
2. Lavoro sul menù ospedaliero: rappresentazione grafica, introduzione s<strong>per</strong>imentale<br />
di cibi di altre culture e traduzione in lingua d’origine dei menù<br />
terapeutici (diabete, gestosi gravidica, ecc...).<br />
3. Diritto all’assistenza, redazione di un opuscolo guida <strong>per</strong> il <strong>per</strong>sonale e <strong>per</strong><br />
le associazioni.<br />
4. Formazione sui temi dell’interculturalità, rivolta agli o<strong>per</strong>atori ospedalieri e<br />
territoriali.<br />
5. Formazione sul <strong>per</strong>corso nascita, rivolta agli o<strong>per</strong>atori del Dipartimento<br />
materno infantile.<br />
6. Formazione sui Piani Integrati di <strong>Salute</strong> rivolta agli o<strong>per</strong>atori ospedalieri,<br />
del distretto e del<strong>la</strong> prevenzione, associazioni, dipendenti dei comuni (sociale,<br />
anagrafe, polizia municipale), scuo<strong>la</strong>, sindacati, <strong>per</strong> <strong>la</strong> predisposizione<br />
di una programmazione integrata (vedi PSR 2002-2004 del<strong>la</strong> Regione Toscana).<br />
7. Aggiornamento di un quaderno sul<strong>la</strong> salute degli immigrati del<strong>la</strong> provincia<br />
di Arezzo; approfondimento di alcune aree: <strong>la</strong>voro, materno infantile.<br />
In col<strong>la</strong>borazione con UCODEP, organizzazione o<strong>per</strong>ante da<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
79
CAPITOLO 6<br />
anni ad Arezzo <strong>per</strong> <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>azione decentrata e iniziative <strong>per</strong> gli immigrati.<br />
8. Predisposizione di un protocollo d’intesa tra azienda USL, Provincia, Regione<br />
<strong>per</strong> garantire continuità nell’azione nei confronti del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione immigrata<br />
(negli atti di programmazione, finanziamenti, ecc...).<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
1. Progetto n. 1: riconferma con estensione delle ore, non solo Arezzo ma<br />
anche provincia; indicatore: n. ore/ n. interventi.<br />
2. Progetto n. 2: Avviato - n. menù rappresentati / n. piatti introdotti nel menù;<br />
n. menù terapeutici tradotti.<br />
3. Progetto n. 3: Produzione di un opuscolo guida <strong>per</strong> il <strong>per</strong>sonale e <strong>per</strong> le<br />
associazioni e presentazione all’interno del corso.<br />
4. Progetto n. 4: n. corsi realizzati / n. Distretti del<strong>la</strong> provincia.<br />
5. Progetto n. 5: n. o<strong>per</strong>atori del Dipartimento materno infantile coinvolti in<br />
corsi / n. o<strong>per</strong>atori MI totali.<br />
6. Progetto n. 6: n. Corsi Piani Integrati di <strong>Salute</strong> realizzati / n. Distretti; n.<br />
Progetti presentati.<br />
7. Progetto n. 7: Realizzazione del quaderno sul<strong>la</strong> salute degli immigrati del<strong>la</strong><br />
provincia di Arezzo; aree approfondite: <strong>la</strong>voro, materno infantile.<br />
8. Progetto n. 8: Avvio degli incontri <strong>per</strong> il Protocollo d’intesa tra azienda<br />
USL, Provincia, Regione.<br />
Conclusioni<br />
Consapevoli del fatto che il <strong>la</strong>voro è solo all’inizio, ci sembra tuttavia che<br />
l’approccio utilizzato e soprattutto il collegamento con il territorio, abbiano<br />
già gettato le basi <strong>per</strong> un <strong>la</strong>voro coordinato che potrà dare risultati positivi<br />
anche nel futuro<br />
6.5. Donne e minori di altri mondi e di altre frontiere<br />
VALENTINO LEMBO, RAFFAELLA BIONDI, ROBERTA PRANDI, MARIA CRISTINA CERATI, STEFANIA<br />
ZORZAN - Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento di Mi<strong>la</strong>no<br />
Problema<br />
L’afflusso massivo di utenti stranieri presso le nostra strutture ospedaliere<br />
richiede ai diversi professionisti modalità assistenziali ed approcci diversi al<br />
fine di rispondere ai loro bisogni assistenziali.<br />
80<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 6<br />
Obiettivo generale<br />
Offrire risposte adeguate alle richieste sanitarie dell’utente straniero che<br />
accede ai servizi sanitari offerti dall’Azienda Ospedaliera ICP.<br />
Obiettivi specifici<br />
- Fornire all’utente informazioni chiare in merito ai servizi offerti dal<strong>la</strong> struttura;<br />
- sviluppare una politica aziendale <strong>per</strong> garantire <strong>la</strong> libertà di culto e <strong>la</strong> tute<strong>la</strong><br />
dei diritti dell’utenza;<br />
- informare gli utenti in merito ai loro diritti quando non comprendono o<br />
par<strong>la</strong>no un’altra lingua;<br />
- numero degli interventi dei mediatori linguistico-culturali/ numero delle richieste<br />
di interventi;<br />
- mettere in grado il <strong>per</strong>sonale di comunicare con utenti stranieri;<br />
-promuovere e garantire il diritto al<strong>la</strong> salute degli stranieri nel rispetto delle<br />
differenze culturali.<br />
Contesto<br />
La tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> maternità e dell’infanzia sono parte integrante del<strong>la</strong> missione<br />
dell’Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento e obiettivo di interesse<br />
del Servizio Sanitario Nazionale e Regionale.<br />
La sensibilità al<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione del problema da parte degli o<strong>per</strong>atori trova le sue<br />
origini nel<strong>la</strong> peculiarità delle attività che istituzionalmente vengono svolte presso<br />
gli ICP: il parto, <strong>la</strong> nascita, <strong>la</strong> cura del<strong>la</strong> donna, del bambino e del<strong>la</strong> famiglia. La<br />
Clinica Pediatrica “De Marchi”, <strong>la</strong> Clinica Ostetrico Ginecologica “Mangiagalli” e<br />
l’Ospedale dei Bambini V. Buzzi rappresentano all’interno dell’area metropolitana<br />
mi<strong>la</strong>nese un punto di riferimento di fondamentale importanza <strong>per</strong> gli stranieri<br />
provenienti da paesi diversi, così come <strong>per</strong> i professionisti di altre nazioni.<br />
L’aumentata richiesta di prestazioni sanitarie da parte di utenti stranieri ha<br />
comportato da parte del<strong>la</strong> nostra azienda una maggiore attenzione alle<br />
problematiche loro legate. Fin dal <strong>19</strong>92 presso gli ICP il problema degli stranieri<br />
è stato evidenziato dal <strong>per</strong>sonale che, oltre a riscontrare le oggettive difficoltà<br />
da loro manifestate, ha rilevato gli ostacoli che le barriere linguistiche e culturali<br />
creavano nel rego<strong>la</strong>re decorso delle attività ambu<strong>la</strong>toriali e di degenza. Ciò ha<br />
determinato <strong>la</strong> necessità di organizzare un servizio di mediazione interculturale<br />
<strong>per</strong> affrontare i problemi derivanti dalle diversità linguistiche, di tradizione, di<br />
regole etiche e morali di cui ogni straniero è portatore, favorendo in questo<br />
modo un’accoglienza più rispettosa e dignitosa ad ogni donna/mamma sfavorite<br />
dal<strong>la</strong> poca conoscenza del<strong>la</strong> cultura e del<strong>la</strong> lingua italiana.<br />
Diversi sono gli attori che nel corso degli anni hanno contribuito al miglio<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
81
CAPITOLO 6<br />
ramento dell’accoglienza e assistenza di utenti stranieri: <strong>la</strong> Direzione Sanitaria,<br />
il Servizio Sociale, l’Ufficio Re<strong>la</strong>zioni con il Pubblico e, non da ultimo, le<br />
Associazioni di Volontariato che hanno col<strong>la</strong>borato attivamente al fine di offrire<br />
un aiuto all’integrazione sociale degli stranieri, ad evidenziare i problemi e<br />
a proporre soluzioni.<br />
Risultati<br />
Re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> dei diritti dell’utenza e al<strong>la</strong> garanzia del<strong>la</strong> libertà di<br />
culto è stato e<strong>la</strong>borato un documento scritto che enuncia <strong>la</strong> politica e gli indirizzi<br />
aziendali re<strong>la</strong>tivi a tali argomenti, garantendo contemporaneamente <strong>la</strong><br />
sua diffusione tra il <strong>per</strong>sonale mediante corsi di formazione.<br />
Tutto il <strong>per</strong>sonale dell’A. O. ICP ha l’obbligo di rispettare, applicare e far<br />
applicare <strong>la</strong> politica aziendale e di identificare i bisogni assistenziali conseguenti<br />
al rispetto dei diritti dell’utenza al fine di soddisfarli. Il processo <strong>per</strong><br />
identificare e rispettare i valori e le credenze viene messo in atto ad ogni ricovero/accesso<br />
di utenti ed in partico<strong>la</strong>re nei riguardi degli utenti stranieri. Per<br />
quanto riguarda gli aspetti religiosi ed alimentari sono stati inseriti nel menù<br />
aziendale gli alimenti sostitutivi <strong>per</strong> diete legate a credenze religiose, è stato<br />
inoltre fornito alle caposa<strong>la</strong> l’elenco dei vari Ministri di culto al fine di poter<br />
ottem<strong>per</strong>are al<strong>la</strong> maggior parte di richieste di assistenza religiosa. La coo<strong>per</strong>azione<br />
tra il servizio di Assistenza Sociale ed i Mediatori linguistico culturali ha<br />
<strong>per</strong>messo di definire i principali riti religiosi collegati al<strong>la</strong> nascita delle varie<br />
etnie al fine di informare il <strong>per</strong>sonale e <strong>per</strong>mettere il rispetto del rito.<br />
L’Azienda ha inoltre identificato le proprie categorie protette in riferimento<br />
al<strong>la</strong> missione degli ICP. Bambini, disabili, anziani, gravide e puer<strong>per</strong>e rientrano<br />
all’interno di questa categoria. A tal fine sono state definite una serie di<br />
interventi e di norme di comportamento che il <strong>per</strong>sonale incaricato dell’assistenza<br />
deve adottare (aree di ricovero dedicate, spazi <strong>per</strong> il gioco e<br />
l’al<strong>la</strong>ttamento, identificazione del<strong>la</strong> puer<strong>per</strong>a, del neonato e del bambino tramite<br />
bracciale, possibilità di avere <strong>la</strong> madre durante il ricovero, il partner durante<br />
il parto, presenza di <strong>per</strong>sonale volontario dedicato, ecc...). Il notevole<br />
afflusso delle pazienti extracomunitarie ha reso necessari <strong>la</strong> presenza fissa<br />
negli ambu<strong>la</strong>tori ostetrico-ginecologici e neonatologici del P.O. Commenda<br />
del<strong>la</strong> interprete filippina, araba e cinese. Oltre a promuovere e coordinare<br />
l’attività del<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa Kantara, il Servizio Sociale ha fin dal <strong>19</strong>92 ha dedicato<br />
l’attività di una propria o<strong>per</strong>atrice ai rapporti con gli utenti stranieri. L’attività<br />
è svolta anche con <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione del<strong>la</strong> Commissione Visitatrici ed i<br />
volontari del Movimento <strong>per</strong> <strong>la</strong> Vita. Nel <strong>19</strong>95 è nato uno specifico ambu<strong>la</strong>torio<br />
nel P.O. di Via Commenda al Padiglione Bergamasco che, con il<br />
neonatologo-pediatra, l’infermiera, l’assistente sociale e gli intermediatori cul<br />
82<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 6<br />
turali (filippini, arabi e cinesi), assiste nel primo mese di vita il piccolo neonato<br />
extracomunitario, costituendo il necessario tramite tra ospedale e servizi<br />
socio-sanitari territoriali.<br />
Oltre all’attività a diretto contatto con l’utenza, sono stati tradotti in varie<br />
lingue (inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo) i questionari<br />
che le ostetriche hanno sti<strong>la</strong>to allo scopo di conoscere lo stato di salute ed<br />
aiutare le puer<strong>per</strong>e extracomunitarie nelle pratiche del parto. La stessa prassi<br />
è stata seguita <strong>per</strong> l’attuazione dei disposti del<strong>la</strong> Legge <strong>19</strong>4, il servizio di anestesia<br />
e rianimazione, il servizio S.V.S ed il servizio ambu<strong>la</strong>toriale d’analisi. La<br />
traduzione del<strong>la</strong> modulistica nelle principali lingue è prevista in quasi tutti i<br />
reparti del<strong>la</strong> nostra Azienda.<br />
Per migliorare ulteriormente questo programma, gli ICP hanno istituito un<br />
corso di formazione <strong>per</strong> neo-assunti e volontari mirato a fornire una maggior<br />
conoscenza delle norme e del<strong>la</strong> metodica del<strong>la</strong> azienda. Stringere una col<strong>la</strong>borazione<br />
più proficua tra <strong>per</strong>sonale medico, infermieristico e volontari non<br />
può che essere un beneficio <strong>per</strong> i pazienti e le loro famiglie.<br />
Re<strong>la</strong>tivamente al rispetto del<strong>la</strong> privacy è stata ristrutturata parzialmente <strong>la</strong><br />
sa<strong>la</strong> parto prevedendo spazi idonei <strong>per</strong> <strong>la</strong> comunicazione medico-gravidafamiliare<br />
così come in Pronto Soccorso Pediatrico verrà attuata una migliore<br />
distribuzione degli spazi di accoglienza dei bambini che vi accedono. Infine<br />
<strong>la</strong> politica aziendale re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> privacy prevede il rispetto dei<br />
bisogni di riservatezza degli utenti in occasione di ogni visita, procedura e<br />
trattamento. Il paziente può richiedere <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> di questo diritto nei confronti<br />
del <strong>per</strong>sonale, di altri pazienti e di familiari. Il bisogno di privacy deve essere<br />
rispettato anche durante i momenti di comunicazione riguardanti <strong>la</strong> salute.<br />
6.6. La Mediazione culturale al Policlinico di Modena<br />
SIMONETTA FERRETTI – Ufficio Comunicazione-accoglienza - Azienda Ospedaliero-<br />
Universitaria di Modena<br />
Tab. 1. Gli accessi<br />
Anno Degenti stranieri<br />
2001 3.685<br />
2002 3.782<br />
2003 4.090<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
83
CAPITOLO 6<br />
Tab. 2. Le etnie più rappresentate<br />
Etnia 2001 2002 2003<br />
Albanese 334 337 417<br />
Romania 127 154 203<br />
Turchia 97 97 127<br />
Ucraina 44 73 104<br />
Ghana 414 368 378<br />
Marocco 876 923 845<br />
Nigeria 236 212 269<br />
Tunisia 324 344 363<br />
Filippine 127 137 167<br />
L’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena garantisce ai<br />
propri utenti stranieri, dal <strong>19</strong>97, interventi di mediazione culturale. Il servizio<br />
ha subito nel 2001 una importante modifica sul piano organizzativo, determinata<br />
dall’esternalizzazione delle prestazioni. L’ufficio Comunicazione accoglienza<br />
ha <strong>la</strong> responsabilità di pianificare e control<strong>la</strong>re il servizio erogato; <strong>la</strong><br />
coo<strong>per</strong>ativa sociale Mediazione Linguistico Culturale Integra, individuata attraverso<br />
gara pubblica, ha il compito di svolgere il servizio sul<strong>la</strong> base di quanto<br />
concordato da contratto. Il servizio è attivo 24 ore al giorno, <strong>per</strong> sette giorni<br />
e si realizza attraverso <strong>la</strong> presenza costante dei mediatori nel<strong>la</strong> fascia oraria 8/<br />
15.30, e <strong>la</strong> loro re<strong>per</strong>ibilità dalle 15.30 alle 8. Risponde alle richieste di stranieri<br />
rappresentativi di ogni nazionalità presente sul territorio, compresi gruppi<br />
minoritari. Il servizio offre: informazione, interpretariato, mediazione, mediazione<br />
telefonica, conference call, sostegno psico-sociale, controllo del<strong>la</strong> posizione<br />
amministrativa dei pazienti stranieri ricoverati, traduzioni scritte, formazione,<br />
consulenza nell’organizzazione dei servizi, consulenza sul<strong>la</strong> gestione<br />
dei casi. Nell’anno 2003 i mediatori culturali hanno assistito circa 1.800 <strong>per</strong>sone<br />
straniere su un totale di 4.090 pazienti stranieri transitati o ricoverati.<br />
Per favorire l’accesso dei cittadini stranieri e <strong>per</strong> accrescere il loro bagaglio<br />
informativo, nel corso dell’anno 2004 l’ufficio Comunicazione accoglienza,<br />
con <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione dei mediatori, si è dedicato al<strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> carta<br />
dei servizi ad hoc <strong>per</strong> <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione straniera. La carta dei servizi è composta<br />
dal<strong>la</strong> guida al Policlinico, le carte di accoglienza dei reparti, <strong>la</strong> guida alle associazioni<br />
di volontariato ed il sito internet dedicato. La guida offre informazioni<br />
utili sull’accesso, <strong>la</strong> degenza e le dimissioni dall’ospedale, elenca i reparti e i<br />
servizi presenti all’interno del<strong>la</strong> struttura ed esplicita le linee guida dell’azienda.<br />
La guida al Policlinico è disponibile in cinque lingue: italiano, arabo, inglese,<br />
albanese e rumeno, le lingue più par<strong>la</strong>te dai cittadini stranieri che, ad<br />
oggi, accedono al<strong>la</strong> struttura. Al<strong>la</strong> fine del 2004 saranno disponibili in lingua<br />
anche le carte di accoglienza di alcuni reparti. Si prevede <strong>per</strong> il 10 luglio l’atti<br />
84<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 6<br />
vazione del <strong>per</strong>corso, tradotto in lingua, dedicato agli stranieri ed agli o<strong>per</strong>atori<br />
interessati a fornire informazioni www.policlinico.mo.it .<br />
Consolidato il servizio di mediazione si è valutata l’opportunità di conoscere<br />
il giudizio espresso dagli stessi fruitori. é stata avviata un indagine di customer<br />
satisfaction che prevede <strong>la</strong> somministrazione di 200 questionari che indagano<br />
sul<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione che gli utenti hanno in merito a: prenotazione e accettazione,<br />
prestazioni sanitarie, prestazioni alberghiere e mediazione linguistico culturale.<br />
I questionari sono somministrati vis a vis da una <strong>per</strong>sona plurilingue<br />
scelta fra mediatori culturali che non prestano <strong>la</strong> loro o<strong>per</strong>a presso <strong>la</strong> nostra<br />
Azienda. I questionari verranno e<strong>la</strong>borati dal<strong>la</strong> società Data bank con cui il<br />
Policlinico effettua normalmente tali indagini. I reparti maggiormente rappresentati<br />
<strong>per</strong> ovvie ragioni sono: ostetricia, nido, pediatria, neonatologia, ginecologia,<br />
chirurgia pediatrica, chirurgia del<strong>la</strong> mano, chirurgia d’urgenza e ma<strong>la</strong>ttie<br />
infettive.<br />
È inoltre, in corso una ricerca che <strong>per</strong>metta di individuare sistemi di indagine<br />
qualitativi mirati ai cittadini stranieri.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
85
CAPITOLO 6<br />
86<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 7<br />
L’Ospedale senza dolore<br />
7.1. Diffusione progetto ospedale senza dolore dall’azienda ospedale al<br />
territorio<br />
DONATELLA GIANNUNZIO, LEONARDO GALLI, ORNELLA BARDELLI, MARISA BONVINI, SIMONETTA<br />
BIANCHI - Azienda Istituti Ospitalieri di Cremona<br />
AUTORE REFERENTE: DONATELLA GIANNUNZIO, Unità O<strong>per</strong>ativa di Cure Palliative Azienda<br />
Istituti Ospitalieri Cremona - fax: 0372 405330, e-mail: hosp.aioc@e-cremona.it<br />
Il recepimento delle linee guida del<strong>la</strong> Conferenza Stato-Regioni del 24 maggio<br />
2001 e <strong>la</strong> Costituzione del Comitato Ospedale senza dolore con deliberazione<br />
aziendale 23 agosto 2001 hanno avviato nel<strong>la</strong> Azienda Istituti Ospitalieri di<br />
Cremona una intensa attività <strong>per</strong> <strong>la</strong> sensibilizzazione al problema del dolore.<br />
Dopo <strong>la</strong> prima rilevazione puntuale de dolore nelle corsie del dicembre 2001<br />
(47,4% dei pazienti ricoverati nei due presidi dell’azienda) si è proceduto ad approfondimento<br />
di tematiche partico<strong>la</strong>ri e preparazioni di linee guida interne nel<br />
2002 <strong>per</strong> passare nel 2003 al corso di formazione <strong>per</strong>manente giunto ormai al<strong>la</strong><br />
terza edizione ed al sottoprogetto di rilevazione del dolore nelle corsie. Dopo una<br />
s<strong>per</strong>imentazione di due mesi (Marzo ed Aprile 2003) in reparti selezionati del<br />
N.A.S. (Score verbale numerico), dal<strong>la</strong> fine del 2003 si è iniziato il progetto di<br />
rilevazione del dolore come quinto segno vitale in tutte le corsie dell’Azienda.<br />
Ciò ha <strong>per</strong>messo:<br />
1. una revisione delle grafiche di reparto da cui è poi partito un ulteriore<br />
progetto di unificazione dipartimentale delle cartelle mediche;<br />
2. una formazione itinerante del <strong>per</strong>sonale infermieristico nelle sedi delle Unità<br />
O<strong>per</strong>ative prendendo spunto dall’utilizzo delle nuove grafiche;<br />
3. una formazione simile del <strong>per</strong>sonale medico a tener conto delle nuove<br />
segna<strong>la</strong>zioni degli infermieri a proposito dei valori riportati sulle grafiche<br />
stesse (sempre <strong>per</strong> singo<strong>la</strong> Unità O<strong>per</strong>ativa);<br />
4. un approfondimento di problematiche partico<strong>la</strong>ri <strong>per</strong> popo<strong>la</strong>zioni di pazienti<br />
che non potessero utilizzare il N.A.S.<br />
Quest’ultimo punto ha avviato uno studio sul dolore nel bambino che ha<br />
coinvolto ovviamente anche il secondo presidio dell’Azienda impegnato in<br />
un <strong>per</strong>corso di accreditamento secondo Joint Commission dal quale pure si<br />
sono tratti elementi <strong>per</strong> <strong>per</strong>fezionare <strong>la</strong> rilevazione.<br />
Si è inoltre avviato un <strong>per</strong>corso sul dolore nell’anziano e nel paziente con<br />
deficit cognitivo che ha visto <strong>la</strong> partecipazione delle principali strutture RSA<br />
del<strong>la</strong> ASL di Cremona.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
87
CAPITOLO 7<br />
Tali RSA si sono affiancate molto volentieri all’Azienda Ospedale impegnandosi<br />
nel<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione di scale di rilevazione apposite <strong>per</strong> il paziente demente.<br />
È previsto <strong>per</strong> il 2005 una riunione <strong>per</strong> <strong>la</strong> presentazione dello studio e del<strong>la</strong><br />
s<strong>per</strong>imentazione che verrà eseguita anche nelle corsie riabilitative dell’Ospedale.<br />
Ciò è di grande rilevanza in una ASL dove gli anziani, le patologie croniche<br />
e le patologie tumorali sono in continuo incremento.<br />
7.2. Uso delle tecniche non farmacologiche in oncoematologia pediatrica:<br />
l’es<strong>per</strong>ienza del Servizio Terapia del Dolore dell’ospedale Meyer<br />
SIMONA CAPRILLI, MARIANNA SCOLLO ABETI, CATERINA TEODORI - Servizio Terapia del<br />
dolore – A.O.U. Meyer<br />
AUTORE REFERENTE: SIMONA CAPRILLI, Servizio Terapia del dolore A.O.U. Meyer, Via<br />
L. Giordano 13, 50131 Firenze - tel.: 055 5662456, fax: 055 5662400, e<br />
mail: s.caprilli@meyer.it<br />
Introduzione<br />
Il bambino affetto da cancro va incontro a stati di dolore, non solo provocati<br />
dal<strong>la</strong> patologia, ma anche da procedure invasive.<br />
Per trattare il dolore, in combinazione con i farmaci, è raccomandabile che<br />
si usino specifiche tecniche <strong>per</strong> il ri<strong>la</strong>ssamento psicofisico che, coinvolgendo<br />
<strong>la</strong> sfera mentale, spostano l’attenzione del bambino lontano dallo stato di paura<br />
ed ansia che sta vivendo così da modificare <strong>la</strong> sensazione di dolore.<br />
Target<br />
Già un bambino di tre anni è in grado di applicare <strong>la</strong> tecnica del<strong>la</strong> respirazione,<br />
che prevede una serie di profondi respiri ponendo partico<strong>la</strong>re attenzione all’aria<br />
che entra e che esce dai polmoni. Con <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>rizzazione del respiro si attenua <strong>la</strong><br />
tensione fisica. Altra tecnica è il ri<strong>la</strong>ssamento, che consiste nel far ri<strong>la</strong>sciare al<br />
bambino i muscoli del corpo. Sempre dopo i tre, quattro anni, può essere insegnata<br />
anche <strong>la</strong> tecnica del<strong>la</strong> visualizzazione, dove il bambino compirà un vero e<br />
proprio “viaggio” con l’immaginazione. Si dice al bambino, dopo <strong>la</strong> respirazione<br />
ed il ri<strong>la</strong>ssamento, di pensare intensamente ad un luogo o ad una situazione in cui<br />
vorrebbe trovarsi, invitandolo a concentrarsi su ciò che accade in questo posto. Il<br />
passaggio successivo consiste nell’utilizzare un’ulteriore tecnica, <strong>la</strong> desensibilizzazione.<br />
Questa tecnica è indicata dopo i dieci - undici anni e prevede <strong>la</strong><br />
concentrazione su una precisa parte del corpo dove è localizzato il dolore in<br />
modo da abbassarne <strong>la</strong> sensibilità. Anche <strong>la</strong> distrazione può essere usata efficacemente<br />
con il bambino in età sco<strong>la</strong>re e presco<strong>la</strong>re, con giocattoli, libri, videocasset<br />
88<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 7<br />
te, musica, ecc... o coinvolgendolo in conversazioni su argomenti partico<strong>la</strong>rmente<br />
graditi. Per distrarre i bambini più piccoli sono partico<strong>la</strong>rmente efficaci le bolle<br />
di sapone. Tali tecniche di ri<strong>la</strong>ssamento possono essere utilizzate da sole o integrate<br />
al<strong>la</strong> farmacologia sia che il paziente necessiti di un’anestesia generale, di<br />
una sedazione profonda, o di una sedazione conscia. Infatti al momento dell’induzione<br />
di un’anestesia o sedazione, il bambino può essere coinvolto con <strong>la</strong> respirazione<br />
e visualizzazione o con <strong>la</strong> distrazione. Lo stesso vale <strong>per</strong> il risveglio;<br />
mentre il bambino riprende conoscenza lo si invita a respirare, ri<strong>la</strong>ssarsi, prendere<br />
energia, spiegandogli che tutto è andato <strong>per</strong> il meglio.<br />
Presentazione risultati<br />
Sono presentate le es<strong>per</strong>ienze delle psicologhe del Servizio Terapia del Dolore<br />
nell’applicazione delle tecniche non farmacologiche <strong>per</strong> il dolore cronico e<br />
da procedura nel reparto di oncoematologia all’ospedale A. Meyer di Firenze.<br />
L’es<strong>per</strong>ienza ci ha mostrato che <strong>per</strong> i bambini in età presco<strong>la</strong>re sono più<br />
utili le tecniche di distrazione, soprattutto durante l’induzione dell’anestesia e<br />
durante prelievi, mentre <strong>per</strong> bambini oltre 6 anni sono applicabili tecniche di<br />
ri<strong>la</strong>ssamento, respirazione e visualizzazione.<br />
Inoltre nel<strong>la</strong> scelta del<strong>la</strong> tecnica non si può prescindere dal<strong>la</strong> valutazione delle<br />
caratteristiche di <strong>per</strong>sonalità del bambino; <strong>la</strong> respirazione ed il ri<strong>la</strong>ssamento<br />
sono più indicati <strong>per</strong> bambini con capacità di concentrazione e di autocontrollo.<br />
Invece bambini più vivaci ed estroversi sono più adatti <strong>per</strong> <strong>la</strong> distrazione.<br />
Per costruire un rapporto di fiducia con l’o<strong>per</strong>atore è importante preparare<br />
il bambino spiegandogli con parole semplici in cosa consiste <strong>la</strong> procedura, in<br />
modo da attenuare ansie e paure.<br />
All’interno di questo <strong>per</strong>corso un ruolo fondamentale è rivestito dal genitore<br />
in quanto è il migliore es<strong>per</strong>to del bambino, dei suoi bisogni e desideri. Nel<br />
trattamento del dolore i genitori diventano degli alleati che contribuiscono<br />
al<strong>la</strong> scelta ed al risultato del<strong>la</strong> tecnica. Infatti se adeguatamente addestrati, i<br />
genitori applicano ri<strong>la</strong>ssamento, distrazione, respirazione, ecc... con il proprio<br />
figlio durante il momento di dolore.<br />
7.3. Progetto ospedale senza dolore – ASL 21. Valutazione dei primi risultati<br />
FERDINANDO CADREGARI, ROBERTO BELLINI, GIANPIERO PATRUCCO, FRANCESCO RICAGNI <br />
Terapia del Dolore Ospedale S. Spirito, Casale M.to (Al)<br />
AUTORE REFERENTE: FERDINANDO CADREGARI, tel.: 0142 434411, e-mail: f.cadregari@tin.it<br />
Introduzione<br />
La promozione del benessere del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona ricoverata in ospedale trova<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
89
CAPITOLO 7<br />
nel corretto trattamento del dolore un aspetto prioritario, come anche<br />
evidenziato dalle normative nazionali e regionali in tema di “Progetto Ospedale<br />
Senza Dolore”. In questo contesto presso l’ASL 21 l’anno 2003 ha visto,<br />
dopo <strong>la</strong> costituzione del Comitato OSD, l’attivazione del progetto con <strong>la</strong> fase<br />
preliminare di indagine sul problema dolore in ospedale, <strong>la</strong> progettazione e<br />
realizzazione del <strong>per</strong>corso formativo poliennale <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori sanitari e,<br />
con l’inizio del 2004, <strong>la</strong> fase di prima applicazione. A distanza di sei mesi sono<br />
state eseguite le prime valutazioni dei risultati ottenuti, con partico<strong>la</strong>re riferimento<br />
al dolore posto<strong>per</strong>atorio, indice principale di sofferenza e disagio del<br />
paziente ricoverato.<br />
Materiali e metodi<br />
È stato analizzato il decorso posto<strong>per</strong>atorio di un campione di 300 pazienti<br />
delle diverse specialità chirurgiche sottoposti ad interventi di chirurgia maggiore,<br />
trattati con protocolli analgesici posto<strong>per</strong>atori omogenei e validati secondo<br />
le linee guida SIAARTI. Il monitoraggio è stato effettuato tramite registrazione<br />
dei dati a diversi livelli: dolore (misurazione intensità tramite sca<strong>la</strong><br />
VAS a 6 punti, incidenza di effetti col<strong>la</strong>terali, livello di sedazione, richiesta di<br />
analgesici rescue); outcome del paziente (indici di gradimento, commenti e<br />
proposte tramite autocompi<strong>la</strong>zione di questionario); indicatori generali (trend<br />
consumo di farmaci analgesici nei reparti chirurgici).<br />
Risultati<br />
Nelle prime 2 ore posto<strong>per</strong>atorie il dolore è risultato ben control<strong>la</strong>to (VAS _<br />
2,5) nel<strong>la</strong> quasi totalità dei pazienti, raggiungendo un livello ottimale (VAS _<br />
1) dopo 3/4 ore. La richiesta di analgesici rescue è stata registrata <strong>per</strong> 126<br />
pazienti in 1ª giornata e <strong>per</strong> 30 pazienti in 2ª giornata. Effetti col<strong>la</strong>terali significativi<br />
(nausea e vomito) sono stati riportati <strong>per</strong> 36 pazienti, corre<strong>la</strong>ti al<strong>la</strong><br />
somministrazione di oppioidi maggiori. I livelli di sedazione sono risultati non<br />
rilevanti. L’analisi dei questionari compi<strong>la</strong>ti dai pazienti al<strong>la</strong> dimissione ha rilevato,<br />
insieme ad un elevato grado di soddisfazione anche <strong>la</strong> necessità di una<br />
corretta informazione preventiva. I dati re<strong>la</strong>tivi al consumo dei farmaci<br />
analgesici mostrano un trend in crescita rispetto agli anni precedenti.<br />
Conclusioni<br />
L’analisi dei risultati dello studio, oltre ai dati favorevoli che ne derivano,<br />
evidenzia anche alcuni punti di criticità che richiedono l’adozione di misure<br />
correttive. Il non completo coinvolgimento del <strong>per</strong>sonale sanitario richiama <strong>la</strong><br />
necessità di un più capil<strong>la</strong>re <strong>la</strong>voro di formazione e sensibilizzazione al pro<br />
90<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 7<br />
blema dolore. L’adozione di protocolli analgesici omogenei e standard non<br />
sempre rispetta le diverse esigenze o<strong>per</strong>ative ed organizzative dei vari reparti<br />
chirurgici; si rende <strong>per</strong>tanto necessario e<strong>la</strong>borare protocolli clinici e terapeutici<br />
flessibili ed adattabili alle varie realtà dell’ospedale. I dati ricavati dai questionari<br />
di gradimento rilevano l’importanza del<strong>la</strong> corretta ed esauriente informazione<br />
preventiva, da fornire al paziente all’atto dell’accoglimento in ospedale<br />
mediante opuscoli informativi dedicati e durante <strong>la</strong> degenza attraverso corretti<br />
rapporti inter<strong>per</strong>sonali con gli o<strong>per</strong>atori medici ed infermieristici. I buoni<br />
risultati raggiunti, che dimostrano come sia possibile contrastare il dolore<br />
posto<strong>per</strong>atorio, e i punti deboli rilevati rappresentano comunque uno stimolo<br />
a proseguire e migliorare il <strong>la</strong>voro.<br />
Bibliografia<br />
1. Linee Guida <strong>per</strong> <strong>la</strong> Realizzazione <strong>per</strong> un Ospedale Senza Dolore del 24/5/01,<br />
Gazzetta Ufficiale del<strong>la</strong> Repubblica Italiana, 29/6/01, Serie Generale n. 149.<br />
2. SAVOIA C, AMBROSIO F., Linee guida SIAARTI <strong>per</strong> il trattamento del dolore<br />
acuto e cronico, Minerva Anestesiol. 2000, 66 (1) 9, pp. 163-171.<br />
7.4. La formazione degli o<strong>per</strong>atori nel progetto ospedale senza dolore<br />
ANDREA VENEZIANI 1 , ANTONIO MOLISSO 2 , LUISA GAROFOLINI 3 , BRUNELLA LIBRANDI 4 - 1 Medico<br />
U.O. Anestesia e Rianimazione, 2 Medico U.O. Chirurgia vasco<strong>la</strong>re, 3 AFD<br />
U.O. Medicina Generale, 4 Referente U.O. Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> ASL Firenze<br />
Il progetto HPH (Health Promoting Hospitals) Ospedale Senza Dolore, cui<br />
ha aderito anche <strong>la</strong> Regione Toscana, prevede varie fasi di attuazione concordate<br />
a livello regionale. All’inizio del 2003, presso l’ospedale San Giovanni di<br />
Dio di Firenze, dopo <strong>la</strong> costituzione del Comitato Ospedale Senza Dolore, è<br />
stato organizzato un corso di formazione sul trattamento del dolore in fase<br />
acuta.<br />
Stima dei fabbisogni formativi<br />
La stima dei fabbisogni formativi è avvenuta <strong>per</strong> mezzo di un questionario<br />
regionale, precedentemente distribuito al <strong>per</strong>sonale medico e infermieristico<br />
dell’ospedale <strong>per</strong> individuare carenze cognitive e organizzative che sono state<br />
al<strong>la</strong> base del progetto.<br />
Precedenti es<strong>per</strong>ienze didattiche sull’argomento, rivolte unicamente agli infermieri<br />
dell’ospedale, al di là di un interesse notevole mostrato <strong>per</strong> l’argomento<br />
trattato, avevano in seguito avuto una ricaduta d’effetti piuttosto limitata.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
91
CAPITOLO 7<br />
Rivalutazione<br />
La nuova opportunità di un corso di formazione obbligatorio nell’ambito<br />
del progetto HPH, dava sicuramente <strong>la</strong> possibilità di conferire all’iniziativa<br />
una maggiore autorevolezza e di coinvolgere tutti gli o<strong>per</strong>atori sanitari, medici,<br />
infermieri ed ostetriche dell’ospedale.<br />
Durante <strong>la</strong> fase di progettazione iniziale <strong>la</strong> rivalutazione del<strong>la</strong> precedente<br />
es<strong>per</strong>ienza ha fatto emergere l’importanza del<strong>la</strong> metodologia partecipativa,<br />
ovvero, i limiti di un approccio didattico centrato sull’insegnamento incongruente<br />
con una metodologia HPH basata sul ruolo proattivo sia del soggetto<br />
assistito che dell’o<strong>per</strong>atore e favorente una re<strong>la</strong>zione fondata sull’ascolto che<br />
tenga conto del<strong>la</strong> soggettività del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona e del<strong>la</strong> sua autonomia.<br />
Per proporre un <strong>per</strong>corso formativo che tenesse conto di queste esigenze<br />
i futuri docenti hanno partecipato ad un seminario di formazione formatori<br />
“La progettazione dei <strong>per</strong>corsi formativi orientati all’HPH” ideato e condotto<br />
dal<strong>la</strong> referente dell’U.O. Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> con animatori di formazione<br />
dell’ASL.<br />
Nuova progettazione<br />
Il seminario, del<strong>la</strong> durata di 4 giornate, ha prodotto un notevole cambiamento<br />
in tutti i partecipanti e l’es<strong>per</strong>ienza si è rive<strong>la</strong>ta fondamentale <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
stesura secondo criteri completamente nuovi del programma del corso sul<br />
dolore. Il nuovo progetto, si è basato sul nuovo orientamento didattico ed ha<br />
individuato come obiettivi specifici:<br />
• anticipare i bisogni dei pazienti;<br />
• monitorare in modo adeguato il dolore;<br />
• garantire con <strong>la</strong> terapia ed eventuali sue correzioni un dolore con score ≤ 3;<br />
• garantire sempre condizioni di sicurezza costruendo un <strong>per</strong>corso formativo<br />
mirante a migliorare <strong>la</strong> comunicazione multidisciplinare fra gli o<strong>per</strong>atori<br />
coinvolti nel trattamento del dolore.<br />
Soggetti coinvolti<br />
Destinatari del corso sono stati tutti gli infermieri e circa un terzo dei medici<br />
afferenti all’area chirurgica (U.O. di chirurgia, sale o<strong>per</strong>atorie, ostetricia,<br />
DEA) <strong>per</strong> un totale di 235 <strong>per</strong>sone di cui 144 infermieri e 53 medici e 44<br />
ostetriche. Sono state effettuate 9 edizioni di corso di due giornate ciascuna<br />
<strong>per</strong> complessive 13 ore. Il materiale didattico ha compreso una dispensa<br />
sugli argomenti trattati e successivamente un CD-ROM contenente tutto il<br />
materiale presentato, i contenuti degli e<strong>la</strong>borati realizzati dai gruppi, e i risultati<br />
ECM.<br />
92<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 7<br />
Programma e metodologia<br />
La metodologia utilizzata nel corso si è basata su esercitazioni a piccoli gruppi<br />
interprofessionali con cui si è dapprima definito il dolore e successivamente si<br />
è mirato a far emergere le criticità del <strong>per</strong>corso di assistenza al dolore, a scapito<br />
delle lezioni frontali limitate ad argomenti specifici: fisiopatologia e misura<br />
del dolore, farmacologia dei farmaci antidolorifici, monitoraggio clinico<br />
posto<strong>per</strong>atorio.<br />
Le indicazioni fornite dai risultati del questionario preliminare ci hanno spinto<br />
verso un cambiamento d’orientamento dei discenti dal<strong>la</strong> centralità dell’o<strong>per</strong>atore<br />
al<strong>la</strong> centralità dell’assistito seguendo <strong>per</strong>altro quelle che sono le più recenti<br />
indicazioni HPH. Il <strong>per</strong>corso formativo è stato realizzato con un approccio<br />
interprofessionale basandosi sul criterio di privilegiare <strong>la</strong> centralità dell’assistito<br />
piuttosto che dell’o<strong>per</strong>atore. I singoli hanno progressivamente <strong>per</strong>so il<br />
loro atteggiamento troppo individualistico: ognuno identificava e individuava<br />
inizialmente solo le problematiche del proprio specifico professionale del<br />
<strong>per</strong>corso assistenziale multidisciplinare. Mettendo insieme e affiatando le competenze<br />
diverse, si è aumentata <strong>la</strong> motivazione e modificato l’orientamento<br />
verso l’obiettivo comune.<br />
Risultati<br />
Il corso ha ottenuto un successo, <strong>per</strong>cepito e rilevato tramite i questionari<br />
sul gradimento e <strong>per</strong> l’ECM, su<strong>per</strong>iore alle aspettative. A nostro parere<br />
ha raggiunto gli obiettivi che si prefiggeva: un cambiamento di cultura e di<br />
atteggiamento verso il dolore del paziente nel rispetto del<strong>la</strong> sua soggettività.<br />
Grazie a una maggior sensibilizzazione al problema si è cominciato a<br />
considerare il dolore e a misurarlo come un parametro vitale in maniera<br />
più sistematica: lo testimonia il numero di rilevazioni via via crescente eseguite<br />
nei reparti <strong>per</strong> ogni paziente. È aumentato il consumo dei farmaci<br />
antidolorifici, soprattutto quello di morfina. Sul<strong>la</strong> base delle criticità emerse<br />
durante le esercitazioni di gruppo è emersa <strong>la</strong> necessità di progettare un<br />
corso <strong>per</strong> migliorare negli o<strong>per</strong>atori le competenze comunicative e<br />
re<strong>la</strong>zionali, che coinvolge i referenti medici e infermieristici e le caposa<strong>la</strong><br />
di ogni corsia unitamente ai componenti del Comitato Ospedale Senza<br />
Dolore dell’ospedale.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
93
CAPITOLO 7<br />
7.5. Indagine conoscitiva sull’utilizzo di farmaci analgesici nelle strutture<br />
ospedaliere dell’Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari del<strong>la</strong><br />
provincia autonoma di Trento<br />
MARIA GRAZIA ALLEGRETTI 1 , MICHELINA MONTEROSSO 1 , GIOVANNI MARIA GUARRERA 1 , PAO<br />
LO ROMITI 1 , DINO PEDROTTI 1 , BENEDETTO PARODI 1 , BIANCA BORTOLAMEOTTI 1 , FRANCA<br />
DALLAPÈ 1 , CRISTINA PONTALTI 1 , ELISABETTA FONZI 2 , ENRICO BALDANTONI 3 - 1 Comitato<br />
Ospedale senza dolore, Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari; 2 U.O. di<br />
Farmacia, Ospedale di Trento; 3 Direttore Ospedale di Trento<br />
AUTORE REFERENTE: MARIA GRAZIA ALLEGRETTI, U.O. di Farmacia, Ospedale di Trento,<br />
Largo Medaglie d’oro, 38100 Trento – tel.: 0461 903691, fax: 0461 903458,<br />
e-mail: allegretti@tn.apss.tn.it<br />
Introduzione<br />
L’approccio terapeutico al dolore in ambito ospedaliero è spesso trascurato<br />
rispetto ad altri sintomi ritenuti più “importanti” <strong>per</strong>ché il dolore stesso viene considerato<br />
non come una priorità di cura, bensì come un evento quasi ineluttabile e<br />
che in ogni caso è <strong>per</strong>icoloso occultare. Questo atteggiamento è fortemente influenzato<br />
da stereotipi culturali che bisogna cercar di modificare con una efficace<br />
azione di formazione/informazione <strong>per</strong> poter incidere sui comportamenti.<br />
Si stima che solo il 40-45% dei pazienti ospedalieri che presentano il sintomo<br />
dolore viene trattato in modo soddisfacente, anche se <strong>la</strong> disponibilità di<br />
strumenti terapeutici efficaci consentirebbe il raggiungimento di risultati positivi<br />
in oltre il 90% dei casi.<br />
Nel 2001 il Ministero del<strong>la</strong> Sanità ha raccolto le indicazioni del<strong>la</strong> comunità<br />
scientifica ed ha emanato linee guida <strong>per</strong> <strong>la</strong> promuovere <strong>la</strong> trasformazione<br />
verso “ospedali senza dolore” con lo scopo di creare ambienti favorevoli al<strong>la</strong><br />
modifica degli atteggiamenti e dei comportamenti dei professionisti sanitari<br />
nell’approccio al sintomo dolore.<br />
Obiettivo<br />
Nel gennaio 2003 è stato costituito nel<strong>la</strong> Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi<br />
Sanitari del<strong>la</strong> Provincia Autonoma di Trento (APSS) il Comitato aziendale <strong>per</strong><br />
l’“Ospedale senza dolore” (COSD) con <strong>la</strong> finalità di promuovere nelle strutture<br />
sanitarie l’utilizzo dei farmaci analgesici efficaci, in partico<strong>la</strong>re degli oppiacei,<br />
in aderenza alle indicazioni dell’OMS e di valutarne <strong>per</strong>iodicamente il consumo,<br />
considerato indicatore di processo di buona pratica clinica.<br />
A tal fine è stata fatta un’indagine conoscitiva sui consumi dei farmaci<br />
analgesici nelle strutture ospedaliere dell’APSS che ha una popo<strong>la</strong>zione residente<br />
di 480.000 abitanti.<br />
94<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 7<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
L’indagine sui consumi ha coinvolto le sette strutture ospedaliere dell’APSS:<br />
due ospedali cosi detti “hubs” e cinque ospedali di distretto “spokes”.<br />
Attraverso il Servizio di controllo gestione aziendale è stato possibile re<strong>per</strong>ire<br />
i dati di consumo e di metterli in re<strong>la</strong>zione alle giornate di degenza.<br />
Per avere dei dati che fossero confrontabili fra le varie strutture, partendo<br />
dai dati di consumo, sono state calco<strong>la</strong>te le DDD (Defined Daily Dose). La<br />
DDD è un’unità tecnica utilizzata <strong>per</strong> presentare e confrontare statistiche re<strong>la</strong>tive<br />
al consumo dei farmaci e le DDD/100pz/die che esprimono <strong>la</strong> frazione di<br />
pazienti (esposizione) che, ogni giorno, nel <strong>per</strong>iodo indicato, hanno ricevuto<br />
una DDD del farmaco in oggetto consentendo in questo modo di fare un<br />
confronto diretto tra popo<strong>la</strong>zioni di numerosità diversa attraverso le seguenti<br />
formule: n=g/DDD e n=(n/gd)x100 dove n corrisponde al numero di DDD, g<br />
corrisponde ai grammi di farmaco utilizzati e gd corrisponde alle giornate di<br />
degenza nel <strong>per</strong>iodo considerato.<br />
Per valutare il consumo di oppiacei è stata considerata l’esposizione media<br />
agli stessi nell’area medica nel<strong>la</strong> quale l’esposizione è stata di 6,32 DDD/100pz/<br />
die nel 2003, con un aumento di 4,38 DDD/100pz/die rispetto al triennio 2000/<br />
2002 precedentemente analizzato.<br />
Il consumo di oppiacei nell’area chirurgica ha presentato una esposizione<br />
media agli oppiacei stessi di 3,23 DDD/100pz/die nel 2003 con un aumento di<br />
1,39 DDD/100pz/die rispetto al triennio 2000/2002 precedentemente analizzato.<br />
Per quanto riguarda il consumo di analgesici non oppiacei (paracetamolo,<br />
ketoro<strong>la</strong>c, ketoprofene, tramadolo), l’esposizione media agli stessi nel 2003<br />
nell’area chirurgica è stata di 4,63 DDD/100pz/die con un aumento di 0,97<br />
DDD/100pz/die rispetto al 2002.<br />
Conclusioni<br />
L’Ospedale senza dolore presuppone un cambiamento culturale di tutti gli<br />
o<strong>per</strong>atori sanitari affinché il controllo del dolore sia effettivamente garantito a<br />
tutti i pazienti che ne hanno bisogno.<br />
Questo cambiamento richiede un impegno costante che si realizza attraverso<br />
<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione multidisciplinare fra le diverse figure professionali coinvolte<br />
nel<strong>la</strong> gestione del dolore, iniziando dal<strong>la</strong> loro formazione/informazione.<br />
I risultati finora ottenuti dimostrano che l’attività di formazione e<br />
sensibilizzazione degli o<strong>per</strong>atori sanitari si sta dimostrando efficace e consente<br />
di passare dalle dichiarazioni di principio ai fatti concreti, misurando e documentando<br />
i miglioramenti conseguiti.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
95
CAPITOLO 7<br />
7.6. Il progetto “Ospedale e territorio contro il dolore” del<strong>la</strong> rete veneta<br />
HPH<br />
SIMONE TASSO 1 , MARCO VISENTIN 2 , RENATA FERRARI 2 , LEONARDO TRENTIN 2 - 1 Direzione<br />
Medica Presidio Ospedaliero di Castelfranco Veneto ULSS n.8, Coordinatore<br />
Rete Veneta HPH; 2 U.O. Terapia del Dolore ULSS 6 Vicenza, Rete HPH del<br />
Veneto, Responsabile Regionale del Progetto<br />
Introduzione<br />
Nell’ambito del<strong>la</strong> Rete HPH il corretto trattamento del dolore è considerato<br />
un intervento di primaria importanza <strong>per</strong> promuovere il benessere dei ricoverati.<br />
L’interesse <strong>per</strong> l’argomento è presente sia a livello di singoli ospedali sia a<br />
livello di coordinamento HPH ed è testimoniato dal fatto che numerosi sono<br />
gli ospedali che spontaneamente (ma talora anche con un coordinamento<br />
regionale) hanno iniziato un Progetto contro il Dolore. Inoltre vi è una sensibilità<br />
internazionale e nazionale al problema, testimoniata dal fatto che proprio<br />
ai Progetti sul dolore è stato dato spazio in sessioni parallele in varie<br />
Conferenze sia nazionali (Castelfranco Veneto 2002, Torino 2003, Riva del Garda<br />
2004) che internazionali HPH (Bratis<strong>la</strong>va 2002, Firenze 2003, Mosca 2004).<br />
Affrontare appropriatamente questo argomento significa mettere in moto le<br />
azioni previste dal<strong>la</strong> Carta di Ottawa, <strong>per</strong>ché proprio su questo argomento è<br />
importante “cambiare una cultura” che troppo spesso affronta il dolore con<br />
un atteggiamento fatalistico, considerandolo <strong>per</strong> lo più come un fatto ineluttabile,<br />
come parte integrante ed inevitabile del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia.<br />
Si tratta, come suggerisce <strong>la</strong> Dichiarazione di Budapest, di agire con azioni<br />
multisettoriali sul <strong>per</strong>sonale, sui pazienti, sul<strong>la</strong> comunità.<br />
I professionisti sanitari, ad esempio, mostrano spesso importanti carenze<br />
riguardo al dolore, al suo trattamento e non lo considerano una priorità nel<strong>la</strong><br />
pratica medica attuale:<br />
- è sempre forte <strong>la</strong> convinzione che l’unico compito del<strong>la</strong> medicina sia quello<br />
di guarire le ma<strong>la</strong>ttie;<br />
- il dolore viene considerato solo come un sintomo, che è <strong>per</strong>icoloso occultare;<br />
- se un dolore non dipende da una causa evidente, non ci si sforza di comprenderlo,<br />
ma piuttosto lo si ignora.<br />
E’ naturale che con questi presupposti sia necessario intervenire anche sul<strong>la</strong> comunità<br />
<strong>per</strong> sensibilizzar<strong>la</strong> sul problema e cambiarne credenze ed atteggiamenti.<br />
L’es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> Rete Veneta HPH: il Progetto “Ospedale e Territorio senza Dolore”<br />
L’es<strong>per</strong>ienza HPH del Veneto è partita da questi presupposti, cercando di<br />
creare un Progetto che tenesse conto delle Linee Guida Nazionali [1] e Regio<br />
96<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 7<br />
nali [2], del<strong>la</strong> es<strong>per</strong>ienza maturata dai colleghi che avevano <strong>la</strong>vorato <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
fase nazionale del Progetto “Ensemble contre <strong>la</strong> douleur”, dei fondamenti del<strong>la</strong><br />
promozione del<strong>la</strong> salute descritti nel<strong>la</strong> Carta di Ottawa e nel<strong>la</strong> Dichiarazione<br />
di Budapest.<br />
Il primo passo del Progetto è stata uno studio policentrico condotto negli<br />
ospedali di 6 aziende sanitarie del Veneto (ULSS n. 1 Belluno, ULSS n. 8 Asolo,<br />
ULSS n. 16 di Padova, ULSS n. 17 Este, ULSS n. 18 Rovigo, ULSS n. 21 Legnago).<br />
Lo studio ha coinvolto complessivamente 1325 ricoverati (alcuni anche in<br />
ospedalizzazione domiciliare) ed ha avuto fondamentalmente i seguenti principali<br />
obiettivi:<br />
1. misurare <strong>la</strong> prevalenza e l’intensità del dolore che i pazienti dichiaravano<br />
di <strong>per</strong>cepire;<br />
2. misurare l’idea di dolore che, su tali pazienti, veniva registrata dagli o<strong>per</strong>atori<br />
sanitari;<br />
3. confrontare le due misurazioni, così da valutarne il grado di concordanza;<br />
4. valutare le conoscenze e gli atteggiamenti nei confronti del dolore da parte<br />
degli o<strong>per</strong>atori sanitari (medici ed infermieri).<br />
Lo studio si è tenuto nell’ultimo trimestre del 2002 ed ha coinvolto, oltre ai<br />
suddetti pazienti anche 1.636 o<strong>per</strong>atori sanitari cui sono stati somministrati<br />
altrettanti questionari sulle conoscenze e sugli atteggiamenti nei confronti del<br />
dolore.<br />
I principali risultati possono essere così riassunti: prevalenza del dolore tra<br />
i ricoverati pari a 51,5% con valore medio del dolore pari a 2,50 (deviazione<br />
standard = 3,09) utilizzando <strong>la</strong> Numerical Rating Scale (NRS), una sca<strong>la</strong> che<br />
prevede 11 livelli di intensità dolorifica che vanno da 0 (assenza di dolore) a<br />
10 (dolore massimo).<br />
Il grado di concordanza tra dolore <strong>per</strong>cepito dal paziente e dolore rilevato<br />
dall’o<strong>per</strong>atore è stato calco<strong>la</strong>to mediante coefficiente K di Cohen che tiene<br />
conto anche del<strong>la</strong> concordanza casuale. La K di Cohen è risultata 0,3746: valori<br />
di questo parametro inferiori a 0,4 significano scarso grado di concordanza.<br />
I suddetti questionari sulle conoscenze e atteggiamenti riguardanti al dolore<br />
hanno presentato una <strong>per</strong>centuale di risposte esatte pari 51,2 % con un<br />
intervallo di confidenza (95%) compreso tra 50,5 % e 51,9%.<br />
Contemporaneamente al suddetto studio policentrico si è svolta nelle aziende<br />
una azione di sensibilizzazione del<strong>la</strong> comunità sull’argomento: agli ingressi<br />
degli ospedali sono stati allestiti stand dove <strong>per</strong>sonale appositamente istruito<br />
illustrava il Progetto ai passanti e consegnava materiale informativo. Al tempo<br />
stesso, nel<strong>la</strong> maggior parte delle aziende, sono stati predisposti comunicati<br />
stampa che hanno portato al<strong>la</strong> pubblicazione di articoli sui quotidiani locali.<br />
Partico<strong>la</strong>re attenzione è stata posta anche al<strong>la</strong> pubblicazione di notizie sul<br />
giornali delle ULSS.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
97
CAPITOLO 7<br />
Sono state realizzate anche azioni rivolte al <strong>per</strong>sonale sanitario, dato che le<br />
risposte al suddetto questionario (rivolto agli o<strong>per</strong>atori sanitari) hanno<br />
evidenziato che le conoscenze/atteggiamenti del <strong>per</strong>sonale sul<strong>la</strong> tematica<br />
dolore sono notevolmente migliorabili.<br />
La scelta del Gruppo di Lavoro Regionale è stata <strong>la</strong> produzione di materiale<br />
formativo (set di formazione) rivolto ai formatori dei nostri ospedali. Tale set<br />
è costituito da una videocassetta e da un fascicolo formativo. L’obiettivo è<br />
stato quello di facilitare l’attività dei formatori aziendali e, al tempo stesso, di<br />
attuare una formazione che fosse, <strong>per</strong> quanto possibile, uniforme nei diversi<br />
ospedali.<br />
La videocassetta contiene due tipologie di materiale: materiale teorico (registrazione<br />
di lezioni powerpoint) e materiale pratico contenente alcune scene<br />
recitate da attori nel ruolo di medici, infermieri, pazienti, presentando i più<br />
frequenti errori compiuti dal <strong>per</strong>sonale sanitario nel<strong>la</strong> misurazione del dolore<br />
di pazienti ospedalizzati.<br />
Le scene sono utili, <strong>per</strong>ché rappresentano una sorta di role p<strong>la</strong>ying standardizzato<br />
e <strong>per</strong>mettono di aprire una discussione sui coretti atteggiamenti <strong>per</strong>sonale<br />
sanitario nel<strong>la</strong> misurazione del dolore.<br />
Oltre alle scene errate sono recitate anche quelle corrette da presentare ai<br />
discenti al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> discussione. La videocassetta è corredata da un fascicolo<br />
che contiene i testi delle lezioni teoriche e i testi dei copioni recitati dagli<br />
attori insieme alle più importanti indicazioni da seguire <strong>per</strong> <strong>la</strong> corretta misurazione<br />
del dolore.<br />
Prospettive Future<br />
Al di <strong>la</strong> del<strong>la</strong> es<strong>per</strong>ienza Veneta è da riconoscere che numerose e valide<br />
sono le es<strong>per</strong>ienze sull’argomento da parte di Ospedali del<strong>la</strong> Rete HPH Italiana<br />
[3-8], presentate anche a livello internazionale [9-12]. Forse i tempi sono<br />
maturi <strong>per</strong> intraprendere se non un vero e proprio un Progetto Italiano HPH<br />
almeno azioni comuni tra le diverse Reti HPH.<br />
Bibliografia<br />
1. Deliberazione Giunta Regionale Veneta n. 309 del 14.2.2003. Documento<br />
di indirizzo e coordinamento alle Aziende socio-sanitarie denominato<br />
“contro il dolore”.<br />
2. Linee Guida <strong>per</strong> <strong>la</strong> Realizzazione <strong>per</strong> un Ospedale senza Dolore del<br />
24.5.2001, “Gazzetta Ufficiale del<strong>la</strong> Repubblica Italiana del 29/6/2001”, Serie<br />
Generale n. 149.<br />
3. MARRI E., PETROPULACOS K., MATARAZZO T., Il Progetto Ospedale senza Dolore<br />
98<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 7<br />
in Emilia Romagna, “Atti 7° Conferenza Nazionale HPH”, Torino 21-22<br />
Novembre 2003.<br />
4. MESSERI A., MORELLO MARCHESE P., Pain-Free Hospital: Tuscany Ex<strong>per</strong>ience,<br />
“Abstract Book 12 th International Conference on HPH”, Moscow, May 26<br />
28, 2004.<br />
5. MESSERI A., MORELLO MARCHESE P., Progetto Ospedale senza Dolore nel<strong>la</strong> Rete<br />
Toscana: stato di avanzamento ad un anno di attività, “Atti 6° Conferenza<br />
Nazionale HPH”, Castelfranco Veneto 25-26 Novembre 2002, pp. 57-58.<br />
6. PASQUARIELLO L., MUSI M., PESENTI M. et al., Percorso Formativo “Verso un<br />
Ospedale senza Dolore” dell’Azienda USL Valle d’Aosta, “Atti 7° Conferenza<br />
Nazionale HPH”, Torino 21-22 Novembre 2003.<br />
7. RICAGNI F., BELLINI R., CADREGARI F., Progetto Ospedale senza Dolore nel<strong>la</strong> ASL<br />
21 Piemontese di Casale Monferrato, “Atti 7° Conferenza Nazionale HPH”,<br />
Torino 21-22 Novembre 2003.<br />
8. TASSO S., VISENTIN M., Towards a pain-free hospital, “Abstract Book 12 th<br />
International Conference on HPH”, Moscow, May 26-28, 2004.<br />
9. VISENTIN M., TASSO S., Ospedale e Territorio contro il Dolore: il Progetto delle<br />
Aziende del<strong>la</strong> Rete Veneta HPH, “Atti 6° Conferenza Nazionale HPH”,<br />
Castelfranco Veneto 25-26 Novembre 2002, pp. 59-60.<br />
10. ZUCCO F., SOTTILI S., JACQUOT L. et al., Ospedale senza Dolore: <strong>la</strong> Rete Lombarda<br />
<strong>per</strong> sviluppare e valorizzare i Progetti Aziendali, “Atti 6° Conferenza<br />
Nazionale HPH”, Castelfranco Veneto 25-26 Novembre 2002, pp.<br />
55-57.<br />
11. ZUCCO F., SOTTILI S., RIPAMONTI C. et al., Pain-Free Hospital: an advanced<br />
HPH Project in Regione Lombardia. “Abstract Book 11 th International<br />
Conference on HPH”, Florence May 18-20, 2003, p. 61.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
99
CAPITOLO 8<br />
100<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 8<br />
L’Ospedale senza fumo<br />
8.1. Il progetto anti-tabagismo nelle reti HPH italiane attraverso l’utilizzo<br />
del questionario ENSH<br />
SIMONE TASSO - Coordinatore Rete Veneta HPH, Direzione Medica Presidio<br />
Ospedaliero di Castelfranco Veneto ULSS n. 8<br />
Introduzione<br />
La Rete Europea degli Ospedali Liberi dal Fumo (European Network of<br />
Smoke Free Hospitals - ENSH) ha messo a punto un questionario <strong>per</strong> <strong>la</strong> valutazione<br />
dei progetti anti-tabagismo in ospedale.<br />
Tale questionario è basato su domande che hanno l’obiettivo di individuare<br />
il grado di aderenza dei suddetti progetti ad un codice che gli ENSH hanno<br />
prodotto con il fine di descrivere le principali caratteristiche di un ospedale<br />
libero dal fumo. In sostanza nel questionario viene esplicitato in domande il<br />
razionale di tale codice. Le domande riguardano vari aspetti del progetto quali<br />
ad esempio l’impegno formale del<strong>la</strong> azienda <strong>per</strong> mezzo di documenti, istituzione<br />
di un gruppo di <strong>la</strong>voro aziendale sul tabagismo, e<strong>la</strong>borazione di programmi<br />
di formazione. Sono previste sia riposte dicotomiche con risposta si/<br />
no, sia riposte di tipo quantitativo con l’attribuzione di un punteggio a ciascuna<br />
domanda: da zero (attività/azione non iniziata) a 4 (completa realizzazione).<br />
Inoltre, dato il carattere s<strong>per</strong>imentale del questionario è sempre prevista<br />
<strong>la</strong> riposta “non applicabile” al fine di individuare eventuali problematiche o<br />
punti poco chiari del questionario. Inoltre, è stato previsto uno spazio in chiaro<br />
<strong>per</strong> eventuali osservazioni re<strong>la</strong>tivamente a ciascuna domanda<br />
L’idea degli ENSH è quel<strong>la</strong> di produrre uno o pochi indicatori sintetici che<br />
rappresentino <strong>la</strong> situazione dell’ospedale e facilitino i confronti. Il più sintetico<br />
di questi indicatori è il “totale score” cioè il punteggio totale ottenuto dal<strong>la</strong><br />
somma dei punti ottenuti in ciascuna domanda.<br />
Il questionario viene <strong>per</strong>iodicamente aggiornato e <strong>la</strong> versione utilizzata nel<br />
presente studio è <strong>la</strong> versione ENSH 2004 [Ouranou, 2003].<br />
Risultati<br />
Il questionario è stato finora somministrato a 68 ospedali delle Reti HPH Italiane<br />
(Lombardia, Veneto, Piemonte, <strong>Trentino</strong>, Friuli Venezia Giulia, Liguria).<br />
È apparso complessivamente valido ed in linea con i principi HPH nel rap<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
101
CAPITOLO 8<br />
presentare le principali caratteristiche di un progetto anti-tabagismo. Tuttavia<br />
il questionario appare migliorabile in partico<strong>la</strong>re in alcune domande dove più<br />
elevata è risultata <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di risposte “non applicabile” (range tra 0 e 38<br />
%). In aggiunta, sono <strong>per</strong>venute anche domande prive di risposta (range 0 a<br />
15 %). Sul<strong>la</strong> modalità di attribuzione dei punteggi sono arrivate utili osservazioni.<br />
Ad esempio, <strong>la</strong> produzione di un punteggio finale dovrebbe tenere conto<br />
del<strong>la</strong> diversa importanza delle domande. Inoltre alcune osservazioni riguardano<br />
<strong>la</strong> modalità di e<strong>la</strong>borazione dei dati. Appare poco corretto trovare medie<br />
applicandole a variabili che non hanno un andamento quantitativo lineare<br />
(es. 2 non significa doppio di 1). Per questo le e<strong>la</strong>borazioni più appropriate<br />
appaiono le distribuzioni di frequenza.<br />
Conclusioni<br />
Il questionario ENSH si è rive<strong>la</strong>to un valido strumento di auto-valutazione,<br />
utile nel<strong>la</strong> discussione tra pari sull’andamento dei progetti anti-tabagismo. Alcune<br />
domande (soprattutto quelle con <strong>per</strong>centuale più alta di “non applicabile”<br />
e/o prive di risposta) possono essere migliorate, rendendole più chiare sul<strong>la</strong><br />
base dei suggerimenti da questo studio.<br />
Attenzione deve essere posta <strong>per</strong> una corretta modalità di e<strong>la</strong>borazione dei dati.<br />
Bibliografia<br />
OURANOU A., Performance Evaluation towards a smoke free organisation, in 8 th<br />
Issue Newsletter “European Network Smoke Free Hospital”, November 2003.<br />
8.2. Grado di aderenza agli standard europei <strong>per</strong> il controllo del fumo<br />
delle Aziende Sanitarie del<strong>la</strong> Lombardia<br />
MARINA BONFANTI 1 , LUIGI MACCHI 1 , VITTORIO CARCERI 2 - 1 Direzione Generale Sanità,<br />
Regione Lombardia, 2 Consulente Assessore Sanità, Regione Lombardia<br />
AUTORE REFERENTE: MARINA BONFANTI, U.O. Prevenzione, Direzione Generale Sanità<br />
Regione Lombardia, Via Po<strong>la</strong> 9/11, 20124 Mi<strong>la</strong>no - tel.: 02 67653236,<br />
fax: 02 67653307, e-mail: marina_bonfanti@regione.lombardia.it<br />
Contesto<br />
La costituzione nel <strong>19</strong>98 del<strong>la</strong> rete Regionale Lombarda degli Ospedali <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> Promozione del<strong>la</strong> salute e <strong>la</strong> successiva approvazione nel 2000 delle Linee<br />
Guida <strong>per</strong> <strong>la</strong> prevenzione del tabagismo, hanno creato le basi <strong>per</strong> una nuova<br />
attività progettuale e <strong>per</strong> una revisione delle strategie di promozione del<strong>la</strong><br />
102<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 8<br />
salute attuate all’interno delle strutture sanitarie. In questo ambito il progetto<br />
regionale “Ospedali liberi dal fumo” risponde al<strong>la</strong> logica dell’ospedale promotore<br />
di salute, che ha l’obiettivo di proporsi come modello di riferimento<br />
nel<strong>la</strong> promozione di uno stile di vita senza fumo.<br />
I dati disponibili sui comportamenti e sulle abitudini degli o<strong>per</strong>atori sanitari che<br />
<strong>la</strong>vorano negli ospedali italiani, indicano che fumano più del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione generale<br />
(33,3% contro 24,2%), che hanno scarse conoscenze sul fumo, che sono consci<br />
dei danni da fumo passivo e che molti desidererebbero smettere di fumare.<br />
Il <strong>per</strong>sonale sanitario dell’ospedale, quindi, nel porsi come modello ed esempio<br />
di stili di comportamento e di vita sani e positivi, rappresenta un target<br />
molto importante su cui agire, in quanto occupa un ruolo prioritario rispetto<br />
alle altre componenti del tessuto sociale: infatti, incontrando le <strong>per</strong>sone in<br />
vari momenti del<strong>la</strong> vita nei quali il loro bisogno di salute è prevalente, può<br />
dare risposte adeguate, di tipo terapeutico e preventivo, su un substrato più<br />
ricettivo e sensibile ad un discorso di educazione al<strong>la</strong> salute.<br />
Obiettivo<br />
Valutare il grado di aderenza agli standard europei <strong>per</strong> il controllo del fumo<br />
delle Aziende Sanitarie pubbliche e private del<strong>la</strong> rete Lombarda HPH a distanza<br />
di tre anni dallo sviluppo dei primi progetti HPH- “Ospedali liberi dal fumo”.<br />
Target<br />
Aziende Sanitarie pubbliche e private del<strong>la</strong> rete HPH lombarda, o<strong>per</strong>atori<br />
sanitari.<br />
Risultati<br />
Il questionario ha indagato su 9 aree tematiche:<br />
1. Impegno dei responsabili dell’azienda (mandato istituzionale).<br />
2. Comunicazione.<br />
3. Educazione e formazione.<br />
4. Assistenza al<strong>la</strong> disassuefazione dal fumo.<br />
5. Delimitazione delle zone adibite ai fumatori (controllo).<br />
6. Cartellonistica adeguata.<br />
7. Luogo di <strong>la</strong>voro libero dal fumo.<br />
8. Promozione del<strong>la</strong> salute.<br />
9. Monitoraggio.<br />
Buoni risultati si sono ottenuti <strong>per</strong> i punti 5 e 6. In linea di massima, infatti,<br />
anche se in maniera disomogenea, sono stati individuati i locali in cui vige il<br />
divieto di fumo, affissi i cartelli di divieto di fumare e nominati i funzionari<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
103
CAPITOLO 8<br />
addetti al<strong>la</strong> vigi<strong>la</strong>nza antifumo. Trattandosi <strong>per</strong>ò di un processo in continua<br />
evoluzione si auspica che, attraverso un continuo monitoraggio, le disposizioni<br />
di legge siano sempre integralmente rispettate.<br />
Notevoli margini di miglioramento necessitano invece i punti 2, 3 e 7, in<br />
quanto le iniziative formativo/informative organizzate dalle aziende sono poco<br />
attuate: sarà, quindi, opportuno o<strong>per</strong>are affinché <strong>la</strong> formazione diventi un<br />
obiettivo specifico di un progetto più ampio di promozione di uno stile di vita<br />
senza fumo. In quest’ottica, anche le iniziative corre<strong>la</strong>te all’applicazione del<br />
divieto di fumare, se accompagnate da azioni educative sui danni da fumo<br />
attivo e passivo, sul<strong>la</strong> possibilità di difendersi da essi e di disassuefarsi dal<br />
fumo di tabacco, sarebbero più efficaci.<br />
Infine, migliorabile è anche il punto 1, specificatamente <strong>per</strong> <strong>la</strong> politica<br />
aziendale nei confronti del<strong>la</strong> lotta al fumo e <strong>per</strong> l’identificazione di risorse<br />
economiche ed umane necessarie ad incrementare tale strategia.<br />
Conclusioni<br />
Al<strong>la</strong> luce di quanto emerso, risulta necessaria:<br />
1) un’implementazione delle strategie aziendali sul problema “fumo” da parte<br />
dei responsabili delle Aziende Sanitarie;<br />
2) l’attuazione di un’ampia e specifica azione di informazione/formazione degli<br />
o<strong>per</strong>atori sanitari sui danni da fumo, sulle regole comportamentali e sulle<br />
normative da rispettare e da far rispettare, sulle metodologie di<br />
disassuefazione dal fumo e sul<strong>la</strong> loro messa in o<strong>per</strong>a.<br />
Ovviamente, <strong>per</strong>ché tali possibilità trovino pratica attuazione è necessario<br />
che aumenti:<br />
- <strong>la</strong> coscienza del<strong>la</strong> priorità del<strong>la</strong> lotta al tabagismo tra le attività sanitarie;<br />
- <strong>la</strong> conoscenza del proprio ruolo in tale lotta da parte di tutto il <strong>per</strong>sonale<br />
sanitario;<br />
- il coinvolgimento di tutti i vertici aziendali;<br />
- l’azione continuativa di stimolo da parte del<strong>la</strong> Direzione Generale Sanità su<br />
tutte le aziende sanitarie.<br />
Consapevole di tutto ciò <strong>la</strong> Direzione Generale Sanità intende continuare a<br />
<strong>la</strong>vorare <strong>per</strong> dare sostegno istituzionale e <strong>per</strong> essere un riferimento pratico a<br />
chi vuole intraprendere iniziative di lotta al tabagismo nel<strong>la</strong> propria azienda<br />
sanitaria. Pertanto, le attività programmate <strong>per</strong> il futuro sono:<br />
- incontri <strong>per</strong>iodici di aggiornamento e scambio di informazioni con i responsabili<br />
antitabagismo individuati dalle Aziende;<br />
- predisposizione di un pacchetto formativo <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori sanitari, ad uso<br />
delle Aziende Sanitarie;<br />
- miglioramento del<strong>la</strong> comunicazione tramite aggiornamento del sito web<br />
regionale;<br />
104<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 8<br />
- implementazione dell’adesione al progetto “HPH-Ospedali senza fumo”,<br />
anche tramite azioni di tutoraggio.<br />
8.3. Verso un ospedale libero dal fumo<br />
GIORGIO GALLI - Responsabile URP e Ufficio Stampa, Coordinatore rete HPH<br />
Regione Autonoma Valle d’Aosta, Via Guido Rey 1, 11100 AOSTA - tel.: 0165<br />
544418, fax: 0165 544587, e-mail: galli.giorgio@us<strong>la</strong>osta.com<br />
Contesto<br />
Ad iniziare dal 2002 (anno di ingresso dell’Azienda USL Valle d’Aosta nel<strong>la</strong><br />
rete nazionale HPH), anche in applicazione delle normative contro il fumo<br />
nei locali pubblici, <strong>la</strong> nostra Azienda si è attivata in materia attraverso una<br />
serie di interventi, inizialmente legati all’applicazione del<strong>la</strong> norma e all’informazione<br />
destinata agli o<strong>per</strong>atori aziendali, successivamente attinenti <strong>la</strong> sfera<br />
del<strong>la</strong> prevenzione, predisponendo progetti di salute mirati. Le fasi progettuali<br />
possono essere così schematizzate:<br />
1) febbraio 2002: predisposizione di un rego<strong>la</strong>mento sul divieto di fumare<br />
in tutte le strutture sanitarie (ospedaliere, territoriali, amministrative), applicazione<br />
delle nuove sanzioni e individuazione dei soggetti formalmente<br />
preposti all’accertamento delle infrazioni (di cui al<strong>la</strong> legge 448/<br />
2001);<br />
2) febbraio-marzo 2002: adeguamento del<strong>la</strong> apposita segnaletica e affissione<br />
di cartelli di divieto in tutte le sedi sanitarie;<br />
3) marzo 2002: incarico, affidato al Dipartimento di Prevenzione, di effettuare,<br />
tramite i propri tecnici del<strong>la</strong> prevenzione, verifiche a campione del<br />
rispetto delle norme contro il fumo;<br />
4) aprile 2002: promozione e realizzazione di incontri informativi con il <strong>per</strong>sonale<br />
dipendente riguardanti l’applicazione delle disposizioni di legge;<br />
5) aprile 2002: a<strong>per</strong>tura di un ambu<strong>la</strong>torio <strong>per</strong> <strong>la</strong> disassuefazione dal fumo<br />
nell’ambito delle attività del reparto di Pneumotisiologia, in col<strong>la</strong>borazione<br />
con <strong>la</strong> sezione regionale del<strong>la</strong> Lega Italiana <strong>per</strong> <strong>la</strong> Lotta contro i Tumori<br />
ed i medici di medicina generale;<br />
6) aprile 2002: effettuazione di una campagna di monitoraggio sul rapporto tra<br />
fumo e comportamenti in luoghi pubblici (ospedale) dove il fumo non è<br />
ammesso, attuata mediante somministrazione di un apposito questionario a<br />
dipendenti e utenti. Il questionario è stato predisposto da un gruppo di studenti<br />
dell’Istituto Magistrale “Maria Ade<strong>la</strong>ide” di Aosta; gli stessi si sono occupati<br />
del<strong>la</strong> distribuzione del documento e dell’e<strong>la</strong>borazione dei risultati.<br />
Questi ultimo sono poi stati presentati pubblicamente in occasione di una<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
105
CAPITOLO 8<br />
conferenza stampa avvenuta il 31 maggio 2002, Giornata Mondiale senza<br />
Tabacco. Anche questa iniziativa è stata realizzata in sinergia con <strong>la</strong> LILT;<br />
7) dal 2001 ad oggi: programma di prevenzione dei danni causati dal fumo di<br />
sigaretta messo in atto presso diverse istituzioni sco<strong>la</strong>stiche regionali (c<strong>la</strong>ssi<br />
V del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> elementare, triennio media inferiore, biennio media su<strong>per</strong>iore).<br />
L’azione di tipo informativo-formativa è attuata dallo psicologo<br />
o<strong>per</strong>ante presso <strong>la</strong> LILT, che o<strong>per</strong>a in stretta col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> nostra<br />
Azienda. I corsi sono stati avviati nell’anno sco<strong>la</strong>stico 2001-2002. Da sottolineare<br />
un continuo aumento di richieste di intervento da parte di un numero<br />
sempre maggiore di scuole, il che sta a dimostrare l’interesse e <strong>la</strong><br />
sensibilità verso il problema. Nell’anno sco<strong>la</strong>stico 2003-2004 si è registrato<br />
un incremento di richieste pari al 35%;<br />
8) anno 2003: organizzazione di n. 2 corsi <strong>per</strong> <strong>la</strong> disassuefazione dal fumo<br />
rivolti ai dipendenti aziendali, sempre in col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> LILT. Ogni<br />
corso si è artico<strong>la</strong>to in 10 incontri (presenti psicologo e dietologo) + 3<br />
incontri di follow up.<br />
9) autunno 2003: organizzazione del<strong>la</strong> mostra di poster e manifesti contro il<br />
fumo dal titolo “Immagini filtrate – Chi non fuma...vince!”, in col<strong>la</strong>borazione<br />
con Sovraintendenza agli Studi del<strong>la</strong> Regione Valle d’Aosta;<br />
10) 24 maggio 2004: inaugurazione del<strong>la</strong> mostra “Immagini filtrate” presso <strong>la</strong><br />
biblioteca regionale di Aosta, comprendente oltre 50 <strong>la</strong>vori prodotti da grafici<br />
professionisti, pittori aderenti all’Associazione Artisti Valdostani, studenti<br />
dell’Istituto d’Arte di Aosta che hanno aderito spontaneamente e gratuitamente<br />
all’iniziativa. é stato inoltre realizzato un catalogo con le riproduzioni<br />
dei <strong>la</strong>vori esposti. L’iniziativa ha coinvolto scuole e popo<strong>la</strong>zione in generale.<br />
La mostra ha carattere itinerante, tant’è che verrà riproposta nei diversi<br />
ambiti regionali in coincidenza con l’avvio dell’anno sco<strong>la</strong>stico 2004-2005.<br />
Mostra e catalogo verranno poi messi a disposizione dei partner del<strong>la</strong> rete<br />
HPH che volessero presentar<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> propria regione.<br />
11) 31 maggio 2004: promozione del<strong>la</strong> Giornata Mondiale senza Tabacco attraverso<br />
un incontro destinato agli studenti delle scuole medie inferiori<br />
<strong>per</strong> “<strong>la</strong>nciare” il progetto “Chi non fuma...Vince!”. Al<strong>la</strong> manifestazione, che<br />
si è svolta presso <strong>la</strong> sa<strong>la</strong> conferenze del<strong>la</strong> biblioteca regionale di Aosta,<br />
sono stati invitati gli studenti (con i rispettivi docenti) di alcune scuole<br />
medie inferiori di Aosta, destinatari “pilota” di una serie di messaggi a loro<br />
rivolti da medici, psicologi e testimonial del mondo dello sport. Il progetto<br />
di promozione del<strong>la</strong> salute, in stretta col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> Sovraintendenza<br />
agli Studi, verrà attuato nell’anno sco<strong>la</strong>stico 2004-2005 attraverso <strong>la</strong> produzione<br />
da parte delle scuole del<strong>la</strong> regione di spot contro il fumo, di manifesti<br />
e poster, di brevi pièce teatrali. La presentazione dei <strong>la</strong>vori e <strong>la</strong><br />
premiazione saranno oggetto del<strong>la</strong> Giornata Mondiale senza Tabacco del<br />
31 maggio 2005.<br />
106<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 8<br />
Gruppo/target<br />
Essendo passati dal<strong>la</strong> fase applicativa e informativa riguardante <strong>la</strong> norma a<br />
quel<strong>la</strong> vera e propria di promozione del<strong>la</strong> salute (e, più in generale, di promozione<br />
di corretti stili di vita) i destinatari sono fondamentalmente gli studenti<br />
(scuole elementari e medie) che non hanno ancora avuto l’approccio con il<br />
tabacco. Più in generale l’azione di sensibilizzazione è rivolta a tutta <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione,<br />
promuovendo i corsi <strong>per</strong> <strong>la</strong> disassuefazione dal fumo di sigaretta.<br />
Valutazione dei risultati<br />
Si intende realizzare una campagna di monitoraggio estesa a tutte le scuole<br />
di ogni ordine e grado, <strong>per</strong> verificare il numero degli studenti fumatori e predisporre<br />
interventi mirati.<br />
Conclusioni<br />
Il programma di prevenzione va mantenuto nel tempo pianificando interventi<br />
sempre più capil<strong>la</strong>ri nei confronti del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione sco<strong>la</strong>stica, maggiormente<br />
esposta al rischio di avvicinamento al<strong>la</strong> sigaretta. Va infine aggiunto che lo<br />
stesso programma va collocato all’interno di un più ampio progetto di educazione<br />
al<strong>la</strong> salute che riguarda, in generale, un corretto stile di vita dove rientrano<br />
a pieno titolo altri programmi attivati dall’azienda: corretta alimentazione,<br />
svolgimento di attività sportiva e, <strong>per</strong> l’appunto, astensione dal fumo e dall’alcol.<br />
8.4. “ASL NA1 Libera dal fumo”: un progetto di rete “Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
promozione del<strong>la</strong> salute” HPH<br />
SARA DIAMARE 1 , RENATO MONTELLA 2 , ALFREDO SAVARESE 3 , ANGELO MONTEMARANO 4 - 1 Dirigente<br />
Psicologa Coordinatrice rete aziendale HPH – Servizio Controllo Qualità<br />
ASL Napoli 1; 2 Direttore Servizio Formazione e Aggiornamento Professionale<br />
ASL Napoli 1; 3 Direttore Servizio Controllo Qualità ASL Napoli 1; 4 Direttore<br />
Generale ASL Napoli 1<br />
AUTORE REFERENTE: SARA DIAMARE, Servizio Controllo Qualità, ASL Napoli 1, Centro<br />
Direzionale Iso<strong>la</strong> F9, Pa<strong>la</strong>zzo Esedra, 80143 Napoli – tel.: 081 25444<strong>19</strong>,<br />
fax: O81 2544418, e-mail: rydiama@tin.it<br />
Oggetto<br />
“ASL NA1 Libera dal fumo” è un intervento <strong>per</strong> l’adesione dell’ASL Napoli 1<br />
al<strong>la</strong> Rete HPH dell’OMS. L’ASL Napoli 1, su cui si insediano 15 Presidi<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
107
CAPITOLO 8<br />
Ospedalieri/Intermedi, è <strong>la</strong> più grande d’Europa. Un miglioramento del<strong>la</strong> comunicazione,<br />
all’interno del<strong>la</strong> ASL, è risultato essere il giusto veicolo <strong>per</strong> una<br />
campagna contro <strong>la</strong> dipendenza da fumo di tabacco nel suo significato di<br />
sostituzione socio - affettiva.<br />
Obiettivi<br />
Diffondere una cultura di rispetto e sostegno reciproco, a partire dall’ambiente<br />
ospedaliero; stimo<strong>la</strong>re i propri o<strong>per</strong>atori a divenire opinions leaders,<br />
implementando, a partire da loro stessi, comportamenti che vadano nel<strong>la</strong> direzione<br />
di corretti stili di vita rispetto al consumo di fumo di tabacco.<br />
Gruppo/i Target<br />
O<strong>per</strong>atori sanitari fumatori e non, ed a cascata <strong>per</strong> gli utenti e <strong>la</strong> comunità<br />
tutta, riguardante <strong>la</strong> dipendenza psicologica e sociale ed il consumo di fumo<br />
di tabacco, con metodiche di gruppo <strong>per</strong> stimo<strong>la</strong>re processi di identificazione<br />
e di sostegno reciproco.<br />
Metodi<br />
Formazione; auto aiuto; riorientamento dei Servizi Sanitari; diffusione informazioni;<br />
implementazione del<strong>la</strong> rete con strutturazione di gruppi di <strong>la</strong>voro<br />
interistituzionali.<br />
Valutazione/strumenti<br />
Somministrazione di questionari di apprendimento, di soddisfazione, di<br />
gestione del divieto, di misura del<strong>la</strong> dipendenza da fumo di tabacco (Test di<br />
Farghestrom), del<strong>la</strong> motivazione a smettere di fumare, interviste a campione,<br />
osservazioni e focus-group (a distanza di sei mesi e un anno) <strong>per</strong> verificare i<br />
cambiamenti intervenuti nell’atteggiamento degli o<strong>per</strong>atori nei confronti del<br />
fumo. Domande circa le fonti dell’informazione durante colloqui di accettazione<br />
e numero di accessi negli ambu<strong>la</strong>tori antifumo valutano l’efficacia del<strong>la</strong><br />
circo<strong>la</strong>zione delle informazioni.<br />
Risultati parziali<br />
- Sono state formate 50 Sentinelle Antifumo con compiti sanzionatori e informativi.<br />
- Sono stati attivati n. 3 Punti Informativi Antifumo.<br />
- È aumentato l’accesso agli ambu<strong>la</strong>tori antifumo già presenti.<br />
108<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 8<br />
- Sono stati somministrati test e questionari <strong>per</strong> una prima mappatura<br />
epidemiologica.<br />
- Si è riorientata l’informazione <strong>per</strong> garantire l’accesso a <strong>per</strong>corsi di<br />
dissuefazione dal fumo di sigaretta.<br />
- Si è individuata <strong>la</strong> biblioteca HPH (Centro Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>).<br />
- L’organizzazione di rete è attiva sia a livello centrale, con <strong>la</strong> presenza ufficiale<br />
dell’alta dirigenza in gruppi di <strong>la</strong>voro, sia a livello Ospedaliero con <strong>la</strong><br />
attivazione di Comitati Tecnici Locali.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
109
CAPITOLO 8<br />
110<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 9<br />
L’empowerment dei pazienti,<br />
del <strong>per</strong>sonale e del<strong>la</strong> comunità<br />
9.1. Effe Elle Esse: come conciliare tempo famiglia <strong>la</strong>voro salute<br />
ROSARIA AVISANI, ALFONSO CASTELLANI, SABINE GALLERI, NADIA GUERCÈ, M. DORIS MARCHETTI,<br />
LUCIO MASTROMATTEO, ANNARITA MONTEVERDI, SERGIO PAGHERA, PAOLO PEZZOTTI, ADALGISA<br />
PRICOCO, BENEDETTA VENTURELLI - Spedali Civili di Brescia<br />
AUTORE REFERENTE: ROSARIA AVISANI, A.O. Spedali Civili di Brescia - tel.: 030<br />
3995959, fax: 030 3995954, e-mail: relpub@spedalicivili.brescia.it<br />
Breve introduzione di contenuto<br />
In questi anni parliamo spesso “di complessità, di stress e di corse contro il<br />
tempo”, quali fattori sociali ed elementi incidenti sul<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita e sul<strong>la</strong><br />
serenità di ognuno di noi, pur se con intensità e rilevanza diversi.<br />
Pur condividendo ogni aspetto di queste analisi, è oltremodo difficile agire<br />
sui fattori di stress nel settore sanitario e nel<strong>la</strong> gestione delle nostre Aziende<br />
Ospedaliere. Il nostro settore vive infatti un livello di stress notoriamente e notevolmente<br />
elevato, ma le nostre direzioni strategiche devono misurarsi con <strong>la</strong><br />
quadratura dei budgets, <strong>la</strong> integrazione dei diversi profili professionali, il miglioramento<br />
organizzativo e il raggiungimento degli obiettivi strategici. Il tutto<br />
cercando di migliorare <strong>la</strong> qualità di vita del singolo o<strong>per</strong>atore sanitario, elemento<br />
basi<strong>la</strong>re <strong>per</strong> una migliore qualità organizzativa e di prestazione sanitaria.<br />
I punti di partenza che hanno portato l’Azienda ad un progetto in grado di<br />
conciliare Tempo Famiglia, Tempo Lavoro e Tempo <strong>Salute</strong>, sono stati:<br />
1. l’intensità dei ritmi <strong>la</strong>vorativi;<br />
2. <strong>la</strong> forte femminilizzazione;<br />
3. il <strong>la</strong>voro a turni;<br />
4. <strong>la</strong> difficoltà al<strong>la</strong> fidelizzazione delle figure professionali;<br />
5. il rapporto fiduciario tra Direzione Aziendale e O<strong>per</strong>atori;<br />
6. gli effetti delle trasformazioni aziendali;<br />
7. i problemi di natura socio economica;<br />
8. “dall’umanizzazione al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sonalizzazione dell’assistenza”.<br />
Obiettivi<br />
1. Miglioramento del ben-essere dei cittadini dipendenti.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
111
CAPITOLO 9<br />
2. Validazione scientifica del modello di Asilo Nido Aziendale.<br />
3. Miglioramento del clima organizzativo aziendale.<br />
4. Miglioramento del modello di cura, verso <strong>la</strong> <strong>per</strong>sonalizzazione dell’assistenza.<br />
5. Replicabilità del modello.<br />
Gruppo target<br />
Dipendenti dell’Azienda e ai loro bambini e bambini dei genitori ricoverati.<br />
Valutazione<br />
Tab. 1<br />
Obiettivi<br />
1. Miglioramento<br />
del benessere dei<br />
cittadini dipendenti<br />
2. Validazione<br />
scientifica del<br />
modello<br />
3. Miglioramento<br />
del clima<br />
organizzativo<br />
aziendale<br />
Risultati / azioni<br />
√ Elevato livello di gradimento<br />
dell’iniziativa<br />
√ Costituzione del Comitato<br />
Scientifico<br />
√ Coinvolgimento delle<br />
Università e delle famiglie<br />
√ Ben-essere dei bambini<br />
√ Coinvolgimento degli<br />
o<strong>per</strong>atori sanitari sugli<br />
obiettivi strategici e o<strong>per</strong>ativi<br />
aziendali<br />
√ La fidelizzazione del<br />
dipendente<br />
√ Mantenimento<br />
dell’investimento sul progetto<br />
da parte del<strong>la</strong> Direzione<br />
strategica<br />
√ Clima positivo da parte<br />
dei dipendenti nei confronti<br />
dell’A.O.<br />
√ Aumento del<strong>la</strong> domanda<br />
occupazionale nei confronti<br />
dell’A.O.<br />
Indicatori<br />
• Andamento del numero di<br />
bambini iscritti<br />
• La <strong>per</strong>cezione del<strong>la</strong> validità<br />
e del<strong>la</strong> qualità del servizio a<br />
livello cittadino<br />
• Numero di adesione al<strong>la</strong><br />
“Progettazione Partecipata”<br />
• applicazione e rispetto del<br />
“codice etico”<br />
• <strong>la</strong> continuità dell’educatrice<br />
di riferimento<br />
• effetti dell’alternanza dei<br />
turni e del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con il<br />
gruppo dei bambini di<br />
riferimento<br />
• l’ambiente<br />
• analisi dei risultati del<br />
questionario sul<strong>la</strong> soddisfazione<br />
dell’utente<br />
• <strong>la</strong> <strong>per</strong>manenza presso l’azienda<br />
del <strong>per</strong>sonale coinvolto<br />
• il livello di turn-over; rientro<br />
dal<strong>la</strong> maternità allo scadere<br />
dell’istituto obbligatorio e<br />
disponibilità al rientro sui turni<br />
• maggiore disponibilità al<strong>la</strong><br />
modifica del turno <strong>la</strong>vorativo;<br />
• le risorse economiche occupate<br />
112<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 9<br />
4. Miglioramento<br />
del modello di<br />
cura, verso <strong>la</strong><br />
<strong>per</strong>sonalizzazione<br />
dell’assistenza<br />
5. Replicabilità<br />
del modello<br />
√ Coinvolgere il territorio<br />
sul<strong>la</strong> funzione educativa e <strong>la</strong><br />
promozione del<strong>la</strong> cultura<br />
<strong>per</strong> l’infanzia<br />
√ Sviluppare sinergie tra i<br />
diversi soggetti istituzionali<br />
√ Produrre un cambiamento<br />
culturale nell’agire<br />
dell’o<strong>per</strong>atore sanitario<br />
√ Fare conoscere l’es<strong>per</strong>ienza<br />
a livello nazionale<br />
√ Partecipare a convegni<br />
√ Mettere a disposizione delle<br />
altre realtà il modello ed il<br />
progetto<br />
• il numero e <strong>la</strong> tipologia di<br />
iniziative, integrative promosse<br />
• sinergie tra diversi soggetti<br />
istituzionali e non<br />
• numero, tipologia di famiglie<br />
ed età dei non dipendenti<br />
• in merito al modello di<br />
“promozione del<strong>la</strong> salute”,<br />
l’utilizzo di “momenti informativi<br />
sul<strong>la</strong> salute”, ecc.<br />
• numero e tipologie di contatti;<br />
• numero e tipologie di nuove<br />
es<strong>per</strong>ienze<br />
• analisi dei punti di forza/di<br />
debolezza delle eventuali nuove<br />
es<strong>per</strong>ienze<br />
Conclusioni<br />
Effe Elle Esse appare, in sostanza, come un ampio progetto di cambiamento<br />
culturale che investe anche <strong>la</strong> dimensione assistenziale. Accompagnando<br />
in maniera non traumatica il passaggio in atto da una “Sanità microcosmo<br />
statale” a quel<strong>la</strong> di “Sanità aziendale” e, progressivamente, a quel<strong>la</strong> di “Sanità<br />
microcosmo <strong>per</strong>sona”, centrata sul cittadino.<br />
9.2. Dietoterapia in gravidanza: <strong>la</strong> consulenza nelle gestanti sovrappeso/<br />
obese<br />
VANDA LAURO 1 , MAURO CONTER 2 , VITTORINO CALESTANI 1 , SIMONETTA BIANCHI 1 - 1 Istituti<br />
Ospitalieri di Cremona, Ospedale“Oglio Po” Reparto di Ginec. e Ostetricia,<br />
Casalmaggiore (CR); 2 Ricercatore, Università di Parma<br />
AUTORE REFERENTE: VANDA LAURO, Via Guicciardini 13, 43100 Parma - tel.: 0521<br />
961340, fax: 0375 281493, e-mail drv<strong>la</strong>uro@tin.it<br />
Contesto<br />
Il sovrappeso e l’obesità sono –specie in gravidanza – un fattore di rischio<br />
<strong>per</strong> varie patologie che possono compromettere <strong>la</strong> salute del<strong>la</strong> donna, con<br />
possibile riduzione/arresto del<strong>la</strong> crescita del feto e prematurità.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
113
CAPITOLO 9<br />
Obiettivo<br />
Curare l’alimentazione delle gravide, sia a livello preventivo/educativo (lezioni<br />
specifiche durante i 6 Corsi di Preparazione al Parto a disposizione delle<br />
circa 550 donne che partoriscono ogni anno nel nostro Centro e Corsi di Formazione<br />
<strong>per</strong> il <strong>per</strong>sonale sanitario organizzati in numero di 5 dal <strong>19</strong>98 su “Alimentazione<br />
e <strong>Salute</strong>”), sia a livello terapeutico, nell’Ambu<strong>la</strong>torio di<br />
“Dietoterapia in Gravidanza”- o<strong>per</strong>ativo anch’esso dal <strong>19</strong>98 con circa 200 consulenze<br />
/anno- al fine minimizzare il ricorso ai farmaci durante <strong>la</strong> gestazione.<br />
Gruppi Target<br />
Gruppo Target generale: donne gravide.<br />
Gruppo Target specifico: donne gravide sovrappeso/obese - Indice di Massa<br />
Corporea (IMC) ≥ 25.<br />
Metodologia<br />
Raccolta l’anamnesi nutrizionale con un “Diario Alimentare/Sintomatologico”,<br />
appositamente predisposto, nel quale <strong>la</strong> gravida registra <strong>per</strong> 7 giorni<br />
i cibi ingeriti – specificandone le quantità – nonché i sintomi avvertiti, si<br />
analizza insieme al<strong>la</strong> paziente il “Diario” e si concordano variazioni dietetiche<br />
<strong>per</strong>sonalizzate. Ciò anche con l’ausilio di uno schema che rappresenta in maniera<br />
semplificata l’elenco dei macronutrienti e dei cibi che li contengono in<br />
maggiore quantità.<br />
In caso di ricovero <strong>per</strong> le patologie più gravi (alterazioni pressorie/<br />
preec<strong>la</strong>mpsia, colestasi intraepatica) viene somministrata <strong>per</strong> alcuni giorni <strong>la</strong><br />
“dieta dell’urgenza”: ipocalorica, iposodica e ipolipidica a base di cibi a forte<br />
presenza di amidi e di vegetali. In base poi all’evoluzione del<strong>la</strong> sintomatologia<br />
e all’anamnesi si <strong>per</strong>sonalizza il menù.<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
Nell’esame dei “Diari”si è sempre rilevato un eccesso calorico derivante<br />
soprattutto da lipidi e da zuccheri semplici.<br />
Le indicazioni mediche miravano - oltre a suggerire una maggiore attività<br />
fisica – a ridurre tali eccessi, stimo<strong>la</strong>ndo l’introduzione di una maggiore quantità<br />
di vegetali, di alimenti ricchi di amidi e di pesce, con riduzione dell’uso dei<br />
condimenti grassi e sa<strong>la</strong>ti.<br />
L’aiuto dei familiari è stato fondamentale <strong>per</strong> far sì che già al momento di<br />
fare <strong>la</strong> spesa si comprassero certi cibi anziché altri e che poi li si preparassero<br />
riducendo sia i condimenti che le porzioni troppo ricche.<br />
114<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 9<br />
L’analisi dei dati/patologie delle gravide sovrappeso/obese (147 donne)<br />
afferite al nostro Ospedale ambu<strong>la</strong>toriamente o in regime di ricovero, nonché<br />
i re<strong>la</strong>tivi esiti <strong>per</strong>inatali, evidenzia:<br />
- età media 30 anni (deviazione standard: 6);<br />
- variazione ponderale media a fine gravidanza rispetto al valore dichiarato<br />
di inizio gravidanza + 10,6 Kg. (DS:7; una paziente è aumentata di 34 Kg.;<br />
una è diminuita di 11 Kg., pur avendo partorito un feto di 3.400 g.).<br />
Tab. 1<br />
IMC Inizio Gravidanza 25,0-29,9 Sovrappeso 30,0-34,9 Obesità 1 >35,0 Obesità 2 e 3<br />
n. gravide 70 48 29<br />
Percentuale 47,6% 32,7% <strong>19</strong>,7%<br />
Tab. 2<br />
Patologie più frequenti presentate dalle 147 No gravide %<br />
gravide sovrappeso/obese<br />
i<strong>per</strong>tensione/ preec<strong>la</strong>mpsia 62* 42,2<br />
problemi inerenti all’apparato digerente 27 18,4<br />
cefalea 18 12,2<br />
coliche biliari, colestasi intraepatica 14 9,5<br />
i<strong>per</strong>glicemia o glicosuria 12 8,2<br />
coliche renali 3 2,0<br />
Edemi 32 21,8<br />
Altro: lipotimie, tunnel carpale, cistiti recidivanti,<br />
artrite psoriasica ...<br />
10 6,8<br />
*di queste 26 sono state trattate anche con terapia medica, le altre 36 si sono normalizzate<br />
con <strong>la</strong> so<strong>la</strong> Dietoterapia<br />
- Durante <strong>la</strong> loro gravidanza, 24 donne hanno fruito di 6-10 consulenze, 53<br />
ne hanno ricevuto 3-5 e le restanti 60 una o due.<br />
- Delle 147 gravide, 48 hanno subito almeno un ricovero. Anche tra esse <strong>la</strong><br />
patologia più frequente è stata quel<strong>la</strong> legata all’i<strong>per</strong>tensione (34 su 48). I<br />
restanti ricoveri sono stati effettuati <strong>per</strong> problemi epatici, coliche renali, diabete<br />
e i<strong>per</strong>emesi.<br />
Conclusioni<br />
Scomparsa o riduzione dei sintomi senza uso o con uso ridotto di farmaci.<br />
Nonostante oltre <strong>la</strong> metà (51,7%) di queste gravide presentasse patologie severe<br />
(alterazioni del<strong>la</strong> pressione arteriosa o del fegato), 137 (il 93,2%) hanno<br />
partorito dopo <strong>la</strong> 36° sett. di gestazione, con neonati che nel 91,8% dei casi<br />
presentavano un peso ≥ 2.500gr (peso medio dei neonati 3.280 gr, DS: 610).<br />
Visti i risultati, si ritiene importante accompagnare <strong>la</strong> gravida con problemi<br />
di peso con una consulenza <strong>per</strong>sonalizzata di Dietoterapia.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
115
CAPITOLO 9<br />
9.3. Il Centro di Alcologia: promozione del<strong>la</strong> salute dall’ospedale al<br />
territorio<br />
TERESITA GROTTOLO, LORETTA BORTOLAMEOTTI, SANDRO CARPINETA - Centro di Alcologia,<br />
Distretto Sanitario Alto Garda e Ledro, Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari<br />
di Trento<br />
AUTORE REFERENTE: SANDRO CARPINETA, Centro di Alcologia, Via Rosmini 5, 38066<br />
Riva del Garda - tel.: 0464 582670, e-mail: Carpineta.Sandro@arc. apss.tn.it<br />
Introduzione<br />
Il CdA o<strong>per</strong>a nel Distretto Alto Garda e Ledro, e si pone quale punto di<br />
riferimento <strong>per</strong> <strong>per</strong>sone e famiglie con problemi alcol-corre<strong>la</strong>ti, attiva <strong>per</strong>corsi<br />
riabilitativi, svolge funzione di consulenza <strong>per</strong> l’ospedale e <strong>per</strong> <strong>la</strong> Commissione<br />
Provinciale Patenti, progetta ed attiva interventi di prevenzione,<br />
sensibilizzazione e promozione del<strong>la</strong> salute nel<strong>la</strong> comunità. In questo ambito<br />
il CdA ha progettato interventi, rivolti agli utenti e/o ai dipendenti dell’ospedale<br />
e più generalmente al<strong>la</strong> comunità, che si sono concretizzati in tre progetti<br />
specifici. Questi, pur contenendo al loro interno numerosi momenti e punti di<br />
contatto, vengono qui presentati separatamente.<br />
Progetto 1: “Referenti alcologici di reparto”<br />
Obiettivi<br />
1) aumentare <strong>la</strong> capacità e sensibilità nell’individuazione dei ricoverati che<br />
presentano Problemi Alcol Corre<strong>la</strong>ti;<br />
2) aumentare nei reparti di degenza l’informazione e sensibilità degli o<strong>per</strong>atori<br />
e dei degenti <strong>per</strong> l’adozione di stili di vita sani.<br />
Tali obiettivi vengono <strong>per</strong>seguiti attraverso l’individuazione, in ogni reparto<br />
di degenza, di un Referente Alcologico di Reparto.<br />
Gruppi target<br />
Tutti i ricoverati degenti nei reparti ospedalieri ed il <strong>per</strong>sonale delle U.O. di<br />
degenza.<br />
Risultati<br />
Vengono continuamente monitorati<br />
1) n. colloqui/anno effettuati in ospedale;<br />
2) n. di <strong>per</strong>sone che hanno avuto un contatto con i CdA o che sono entrati nei<br />
gruppi di riabilitazione;<br />
3) il n. di iniziative promosse in ogni U.O.;<br />
4) livello di gradimento e col<strong>la</strong>borazione riscontrati.<br />
116<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 9<br />
Progetto 2: “Insieme <strong>per</strong> rom<strong>per</strong>e con il fumo”<br />
Obiettivo<br />
Ridurre l’abitudine al fumo di chi vive l’ospedale come o<strong>per</strong>atore sanitario<br />
o come utente, in partico<strong>la</strong>re favorendo <strong>la</strong> crescita e <strong>la</strong> presa di coscienza dei<br />
dipendenti attraverso una riflessione sul proprio ruolo educativo nei confronti<br />
del cittadino ricoverato e del<strong>la</strong> comunità<br />
Azioni<br />
- valutazione del fenomeno;<br />
- promozione di counselling nei confronti di dipendenti fumatori;<br />
- individuazione di un Referente <strong>per</strong> il Fumo di Reparto (R.F.R.);<br />
- adesione al progetto di tutte le U.O.;<br />
- programmazione di “Corsi di disassuefazione al fumo” <strong>per</strong> i dipendenti;<br />
- coinvolgimento dei Medici di Medicina Generale, degli Amministratori dei<br />
Comuni del<strong>la</strong> zona e dei rappresentanti delle scuole.<br />
Gruppi Target<br />
Tutti i dipendenti di ogni U. O. e Servizi del Distretto Alto Garda e Ledro.<br />
Risultati<br />
Vengono rilevati indicatori sul n. degli ex-fumatori, sulle adesioni di U.O. al<br />
progetto, il numero di dipendenti formati come R.F.R., le iniziative da questi<br />
attuate e i livelli di gradimento.<br />
Progetto 3: “Coordinamento Alcol e Guida”<br />
Anche se questo progetto trova sul territorio <strong>la</strong> sua ragione d’essere ed il<br />
suo principale terreno di o<strong>per</strong>atività, và ricordata <strong>la</strong> sua esistenza soprattutto<br />
in funzione di alcune col<strong>la</strong>borazioni con le strutture sanitarie.<br />
Il Coordinamento Alcol e Guida è nato <strong>per</strong> dare una risposta integrata ai<br />
problemi dell’alcol sul<strong>la</strong> strada. é un gruppo di <strong>la</strong>voro composto da:<br />
1) centro di alcologia;<br />
2) forze dell’ordine (Polizia di Stato, Polizia Stradale, Carabinieri, Guardia di<br />
Finanza, Polizie Municipali);<br />
3) autoscuole.<br />
Il gruppo di <strong>la</strong>voro agisce in maniera trasversale con iniziative che coinvolgono<br />
di volta in volta specifici gruppi del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione. Un campo specifico<br />
di interazione è quello con <strong>la</strong> sanità, sia informale che formale.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
117
CAPITOLO 9<br />
Gruppi target<br />
Genericamente tutta <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione. Sottoprogetti specifici vengono poi<br />
rivolti a gruppi partico<strong>la</strong>ri<br />
Risultati<br />
Gli indicatori utilizzati, e monitorati annualmente, riguardano il n. di progetti<br />
ed interventi attuati ed i livelli di gradimento<br />
Conclusioni<br />
Queste es<strong>per</strong>ienze, tuttora in corso, indicano con chiarezza <strong>la</strong> possibilità<br />
di sviluppare progetti ed interventi in cui sia possibile coniugare positivamente<br />
il successo di un’iniziativa con <strong>la</strong> economica realizzazione del<strong>la</strong> stessa.<br />
Oltre a questo aspetto è opportuno sottolineare che <strong>la</strong> scelta di una<br />
modalità che poggi fortemente sul<strong>la</strong> integrazione (quindi ruoli, funzioni,<br />
competenze diverse dei soggetti interessati) e sul coinvolgimento (riscoprire<br />
le capacità dell’individuo/o<strong>per</strong>atore attraverso una crescita del<strong>la</strong> sua motivazione)<br />
porta a risultati non solo evidenti e quindi misurabili, ma che mettono<br />
anche in moto “vo<strong>la</strong>ni” positivi nel rapporto utente – o<strong>per</strong>atore - comunità.<br />
9.4. Un modello assistenziale a supporto dei bisogni globali del paziente<br />
oncologico<br />
Dott. FABRIZIO ARTIOLI 1 (Direttore Unità O<strong>per</strong>ativa Medicina Oncologica), Dott.<br />
KATIA CAGASSI 1 (Dirigente Medico, Unità O<strong>per</strong>ativa Medicina Oncologica), Dott.<br />
MARIA GRAZIA RUSSOMANNO 1 (Psicologa Unità O<strong>per</strong>ativa Medicina Oncologica),<br />
Dott. STEFANO CONCETTI 2 (Direttore Presidio Unico), Dott. ANNE MARIE PIETRANTONIO 1<br />
(Direttore di Stabilimento), O.P.C. ANGELA RIGHI 1 (Coordinatore Unità O<strong>per</strong>ati<br />
va Medicina Oncologica); 1 Ospedale di Carpi, AUSL di Modena; 2 AUSL di<br />
Modena<br />
AUTORE REFERENTE: DOTT.SSA ANNE MARIE PIETRANTONIO, Direttore Ospedale di Carpi,<br />
AUSL di Modena, Via Cav. Molinari 2, 41012 Carpi (MO) - tel.: 059 659402,<br />
fax: 059 659401, e-mail: dirsancarpi@ausl.mo.it<br />
Introduzione del contesto<br />
Il reparto di Oncologia dell’Ospedale B. Ramazzini di Carpi (Azienda U.S.L.<br />
di Modena) supporta il bacino di utenza dell’Area Nord del<strong>la</strong> Provincia di<br />
Modena.<br />
Con il supporto di associazioni di volontariato e di gruppi di mutuo-aiuto, il<br />
reparto di Oncologia è da tempo impegnato in iniziative di promozione del<strong>la</strong><br />
118<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 9<br />
salute in un contesto che vede tutto il <strong>per</strong>sonale impegnato ed orientato a<br />
supporto del paziente e del<strong>la</strong> famiglia, nel difficile <strong>per</strong>corso che si profi<strong>la</strong> a<br />
seguito di una diagnosi di neop<strong>la</strong>sia.<br />
Nel<strong>la</strong> cura delle neop<strong>la</strong>sie, le cure mediche, pur costituendo un elemento<br />
essenziale del trattamento, non rappresentano <strong>la</strong> risposta completa ai bisogni<br />
dei pazienti.<br />
Una diagnosi di neop<strong>la</strong>sia, può comportare ri<strong>per</strong>cussioni legate non solo<br />
al<strong>la</strong> necessità di far fronte allo stato di <strong>per</strong>dita del<strong>la</strong> salute fisica, ma anche a<br />
fattori emozionali, di <strong>per</strong>dita del benessere psicologico e del<strong>la</strong> capacità di<br />
gestire in maniera adeguata i compiti del<strong>la</strong> vita quotidiana.<br />
In questo contesto il reparto di Oncologia dell’Ospedale di Carpi è impegnato<br />
ad assicurare un’offerta di prestazioni sanitarie e di servizi di supporto<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> risposta al complesso dei bisogni dei pazienti che si rivolgono al reparto.<br />
Nel 2002 è stato a tal fine istituito un programma orientato al miglioramento<br />
del<strong>la</strong> qualità delle cure, basato su criteri di “centralità del paziente”.<br />
Il progetto coinvolge medici, infermieri, psicologi, volontari, familiari ed<br />
altri care givers.<br />
L’Obiettivo chiave del programma, orientato al<strong>la</strong> “centralità del paziente”<br />
è di fornire all’amma<strong>la</strong>to l’opportunità di essere <strong>per</strong>sonalmente coinvolto<br />
nelle decisioni che riguardano il trattamento e <strong>la</strong> cura e di orientare i medici,<br />
le infermiere, <strong>la</strong> famiglia e gli altri care givers, a considerare <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona in<br />
una dimensione olistica: di considerare cioè, non solo le sue necessità fisiche,<br />
ma anche i suoi bisogni di supporto psicologico nel<strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia.<br />
Questo consente di su<strong>per</strong>are una visione puramente tecnicistica del<strong>la</strong> cura,<br />
riorientando l’offerta delle cure mediante programmi <strong>per</strong>sonalizzati in un<br />
ambiente fortemente impegnato a supportare <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, attraverso un’attenzione<br />
costante all’es<strong>per</strong>ienza soggettiva del paziente.<br />
Il progetto è stato realizzato mettendo in atto tre principali strategie:<br />
1. Il coinvolgimento del paziente nel processo assistenziale: lo staff medico<br />
informa il paziente sul<strong>la</strong> diagnosi e coinvolge il medesimo nel<strong>la</strong> scelta del<strong>la</strong><br />
strategia terapeutica. Ciò consente al paziente di diventare un partner<br />
nell’ambito del processo di cura mediante <strong>la</strong> sua partecipazione al<strong>la</strong> definizione<br />
delle decisioni sanitarie che lo interessano.<br />
2. Il supporto psicologico: oltre alle ordinarie cure mediche e infermieristiche<br />
il reparto fornisce il supporto di uno psicologo e di gruppi di mutuo-aiuto<br />
che consentono al paziente e al<strong>la</strong> sua famiglia di affrontare i cambiamenti<br />
s<strong>per</strong>imentati <strong>per</strong> effetto del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. L’alleanza e <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>azione tra lo<br />
staff medico, lo psicologo, i gruppi di mutuo-aiuto e l’assistenza professionale<br />
di <strong>per</strong>sonale specializzato in musicoterapia, arte e joga, ha consentito<br />
a tutti gli interessati nel processo di cura di capire che “<strong>la</strong>vorare insieme”,<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
1<strong>19</strong>
CAPITOLO 9<br />
“comunicare”, può costituire un importante supporto nel <strong>per</strong>corso di guarigione.<br />
3. La valutazione del<strong>la</strong> qualità del processo assistenziale: il monitoraggio <strong>per</strong>iodico<br />
delle aspettative e del<strong>la</strong> soddisfazione dei pazienti e delle famiglie<br />
sono sistematicamente utilizzati dallo staff quale feed back, <strong>per</strong> <strong>la</strong> discussione<br />
del<strong>la</strong> qualità e dei risultati delle cure fornite.<br />
Risultati<br />
A far tempo dal 2002 il programma di cura orientato al paziente oncologico<br />
ha coinvolto circa trecento amma<strong>la</strong>ti e le loro famiglie ed ha consentito lo<br />
sviluppo di un piano di azione coordinato a risposta dei loro bisogni. La scelta<br />
di adottare un approccio olistico, che prende in considerazione anche <strong>la</strong> vita<br />
e i suoi significati, ha consentito alle parti interessate di svolgere il ruolo di<br />
“partecipanti attivi” nel processo di cura.<br />
9.5. Strategie globali e pratiche riflessive: <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute<br />
degli o<strong>per</strong>atori nel<strong>la</strong> manipo<strong>la</strong>zione dei farmaci antib<strong>la</strong>stici<br />
LIVIANA TAVANTI 1-2 , GIANNA ALDINUCCI 1 , IDA DI PAOLA 1 , GIULIANO GIORNI 4 , DONATELLA<br />
NARDI 5 , PAOLO GHEZZI 5 , GIOVANNI CINTI 1 , LUCIO COLONNA 2 , MONICA CALAMAI 3 - AUSL 8<br />
Arezzo; 1 Sezione Medico Competente, 2 Coordinamento HPH, 3 Direttrice Sanitaria<br />
AUSL 8, 4 Unità Farmaci Antib<strong>la</strong>stici, 5 Dipartimento Oncologico AUSL 8<br />
AUTORE REFERENTE: LIVIANA TAVANTI, Ospedale S. Donato, AUSL 8 Arezzo, Via P.<br />
Nenni 52100 Arezzo - tel./fax: 0575-254666/67<br />
Introduzione<br />
Nell’ambito del programma internazionale degli ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione<br />
del<strong>la</strong> salute è previsto che gli stessi si attivino <strong>per</strong> promuovere, accanto ai<br />
compiti tradizionali (diagnosi, cura, riabilitazione), le condizioni affinché gli<br />
utenti e gli o<strong>per</strong>atori possano implementare <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> propria salute anche<br />
attraverso il potenziamento delle capacità <strong>per</strong>sonali.<br />
Obiettivi<br />
Il presente abstract descrive il processo seguito nell’AUSL 8 al fine di mettere<br />
in atto quanto contenuto nel Provvedimento del<strong>la</strong> Conferenza Stato Regioni del<br />
5/8/99 sul<strong>la</strong> sicurezza e <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> salute degli o<strong>per</strong>atori addetti al<strong>la</strong> manipo<strong>la</strong>zione<br />
dei farmaci antib<strong>la</strong>stici, in un’ottica complessiva i cui principi orientativi<br />
sono mutuati sia dal d.legisl. 626/94, sia dai programmi/metodologie dell’HPH.<br />
120<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 9<br />
Gruppi target e metodi<br />
Le strategie attivate nei confronti del <strong>per</strong>sonale coinvolto nel<strong>la</strong> preparazione<br />
e manipo<strong>la</strong>zione dei farmaci antib<strong>la</strong>stici, in un’ottica globale, hanno interessato:<br />
gli aspetti strutturali, gli aspetti organizzativi, <strong>la</strong> definizione di risorse<br />
materiali idonee. A questi va aggiunto anche lo sviluppo di comportamenti<br />
<strong>per</strong> aumentare il controllo su tematiche come quelle del<strong>la</strong> corretta gestione<br />
degli antib<strong>la</strong>stici e <strong>per</strong> affrontare le decisioni inerenti <strong>la</strong> salute individuale. é<br />
infatti evidente che <strong>la</strong> piena realizzazione di quanto previsto dalle linee guida<br />
nazionali dipende anche dall’introduzione di cambiamenti che investono <strong>la</strong><br />
competenza professionale degli o<strong>per</strong>atori durante tutte le fasi del processo<br />
<strong>la</strong>vorativo che riguarda <strong>la</strong> manipo<strong>la</strong>zione dei farmaci antib<strong>la</strong>stici (fasi di preparazione,<br />
di somministrazione, di sanificazione e di smaltimento). Questi<br />
ultimi aspetti sono stati affrontati in un <strong>per</strong>corso formativo nel<strong>la</strong> cui fase di<br />
progettazione, come in quel<strong>la</strong> di erogazione del corso, si è cercato di privilegiare<br />
modalità didattiche riflessive centrate sulle realtà in cui i soggetti vivono<br />
e <strong>la</strong>vorano. La pratica professionale è divenuta il punto di partenza del <strong>per</strong>corso<br />
di cambiamento rispetto al<strong>la</strong> problematica da affrontare. Tali modalità<br />
hanno <strong>per</strong>messo di negoziare un agire collettivo, cioè di concordare nuovi<br />
comportamenti che hanno trovano nei protocolli o<strong>per</strong>ativi prodotti un punto<br />
di condivisione.<br />
Valutazione dei risultati<br />
L’es<strong>per</strong>ienza si configura come un processo di promozione del<strong>la</strong> salute all’interno<br />
dell’ospedale dove si sostiene <strong>la</strong> salute degli o<strong>per</strong>atori sanitari attraverso<br />
l’attivazione di processi globali (strutturali, organizzativi, gestionali e<br />
formativi) <strong>per</strong> facilitare cambiamenti individuali e di gruppo rispetto ai problemi<br />
del<strong>la</strong> gestione dei farmaci antib<strong>la</strong>stici. In partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> formazione orientata<br />
ai principi del<strong>la</strong> partecipazione attiva, del<strong>la</strong> riflessione sul<strong>la</strong> pratica, del<strong>la</strong><br />
negoziazione e del<strong>la</strong> condivisione, è divenuta lo spazio in cui gli aspetti teorici-scientifici<br />
si sono “ricomposti/coniugati” con quelli pratici, su<strong>per</strong>ando così<br />
quel<strong>la</strong> dicotomia che, talvolta, può accompagnare il confronto tra <strong>la</strong> teoria e <strong>la</strong><br />
pratica e che può rendere meno incisivi i processi formativi. L’utilizzazione di<br />
protocolli o<strong>per</strong>ativi condivisi e <strong>la</strong> scelta dell’audit clinico come strumento di<br />
miglioramento continuo del<strong>la</strong> qualità delle prestazioni, in rapporto agli obiettivi<br />
individuati e negoziati, hanno rappresentato gli strumenti <strong>per</strong> <strong>la</strong> valutazione<br />
dei risultati attesi.<br />
Conclusioni<br />
Fra le attività di promozione del<strong>la</strong> salute sviluppate dall’ospedale, è oppor<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
121
CAPITOLO 9<br />
tuno che siano inseriti anche le problematiche che riguardano <strong>la</strong> sicurezza e <strong>la</strong><br />
tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> salute degli o<strong>per</strong>atori. L’approccio metodologico e gli strumenti<br />
dell’HPH, come ad esempio l’empowerment for health, ben si coniugano con<br />
<strong>la</strong> filosofia che sta al<strong>la</strong> base del d.legisl. 626/94, configurandosi come importanti<br />
sinergie. é inoltre evidente che <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> salute degli o<strong>per</strong>atori in<br />
ambito <strong>la</strong>vorativo, non può rimanere enucleata rispetto alle altre problematiche<br />
del<strong>la</strong> sicurezza, ma va pensata in interazione con altre problematiche ad essa<br />
collegate come ad esempio <strong>la</strong> sicurezza degli utenti, <strong>la</strong> sicurezza nei processi<br />
diagnostici e terapeutici, le re<strong>la</strong>zione inter<strong>per</strong>sonali e le modalità comunicative.<br />
9.6. Umanizziamo <strong>la</strong> morte encefalica<br />
SAURO FRANCESCHINI, SERGIO ARDIS, MORENO MARCUCCI, GRAZIELLA DI QUIRICO, LUCIA<br />
PULITI, MAURO GIRALDI - Azienda USL 2 Lucca<br />
AUTORE REFERENTE: GRAZIELLA DI QUIRICO, Presso Direzione Sanitaria Ospedale<br />
Campo di Marte (Lucca) - tel.: 05839701, e-mail: cdt@usl2.toscana.it<br />
Introduzione<br />
La tecnicizzazione del<strong>la</strong> medicina è riuscita a modificare anche alcuni eventi<br />
del<strong>la</strong> nostra vita quale il nascere ed il morire. Morire in rianimazione non ha<br />
niente a che vedere con <strong>la</strong> morte “naturale”. Le tecniche rianimatorie <strong>per</strong>mettono<br />
di salvare tante <strong>per</strong>sone che altrimenti non sopravvivrebbero ma hanno<br />
come rovescio del<strong>la</strong> medaglia l’aver creato un morire tecnologico che rischia<br />
di essere ancor più doloroso <strong>per</strong> i familiari di un deceduto.<br />
In alcuni casi a seguito di coma postanossico o accidente cerebrovasco<strong>la</strong>re<br />
o traumatismo cranico, le funzioni cerebrali vengono completamente e<br />
definitivamente <strong>per</strong>dute e inizia quel processo del morire che oggi conosciamo<br />
come morte encefalica. Un collegio medico accerta <strong>la</strong> morte encefalica<br />
mediante tre visite e vari esami strumentali. Il <strong>per</strong>iodo di accertamento di morte<br />
varia, a seconda dell’età del deceduto, da 6 a 24 ore.<br />
La fase acuta del processo del lutto ha come fenomeno più ec<strong>la</strong>tante <strong>la</strong><br />
negazione. Si tratta di un meccanismo di difesa dell’Io messo in atto <strong>per</strong> proteggersi<br />
dal dolore insopportabile che <strong>la</strong> <strong>per</strong>dita del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona cara genera. La<br />
morte inattesa, come quasi costantemente è <strong>la</strong> morte encefalica, rende ancora<br />
più ec<strong>la</strong>tante <strong>la</strong> negazione del<strong>la</strong> morte. La tecnologia che circonda il deceduto,<br />
<strong>la</strong> venti<strong>la</strong>zione meccanica, <strong>la</strong> presenza di fenomeni di vitalità organica artificialmente<br />
indotti con macchine e farmaci, rappresentano spunti reali che<br />
alimentano le idee deliranti del<strong>la</strong> negazione.<br />
Un fattore che contribuisce a rendere disumana <strong>la</strong> morte in rianimazione<br />
122<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 9<br />
è <strong>la</strong> scarsa possibilità che viene data ai familiari di restare accanto al deceduto<br />
in morte encefalica. Lo scarso tempo disponibile <strong>per</strong> stare a contatto<br />
con il deceduto (<strong>per</strong> noi deceduto, ma vivo nel<strong>la</strong> psiche dei familiari!) alimenta<br />
<strong>la</strong> negazione. Anche le fantasie di sofferenza ed il dolore da lutto<br />
anticipatorio sono aumentate dall’impossibilità di essere vicini al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona<br />
cara.<br />
Al<strong>la</strong> luce di quanto sopra accennato gli infermieri del<strong>la</strong> rianimazione hanno<br />
deciso di realizzare un progetto <strong>per</strong> contribuire a rendere più umano <strong>per</strong> i<br />
familiari il momento del<strong>la</strong> morte di un paziente in rianimazione.<br />
Obiettivo<br />
Rendere più umano il momento del<strong>la</strong> morte ai familiari dei pazienti che<br />
decedono in rianimazione in morte encefalica.<br />
Target<br />
La progettazione è stata realizzata dal <strong>per</strong>sonale infermieristico di<br />
rianimazione che realizzerà le azioni necessarie. I destinatari finali del progetto<br />
sono i familiari delle <strong>per</strong>sone decedute in morte encefalica.<br />
Azioni<br />
I degenti del<strong>la</strong> nostra rianimazione sono solo adulti, <strong>per</strong>tanto il <strong>per</strong>iodo di<br />
osservazione di <strong>per</strong>sistenza delle condizioni neurologiche che definiscono <strong>la</strong><br />
morte encefalica è di norma di sei ore. Durante queste sei ore devono essere<br />
eseguite le tre visite dal collegio di accertamento di morte. Durante i due intervalli<br />
fra le tre visite gli infermieri di turno faranno sostare i familiari più<br />
prossimi al deceduto (genitori, coniuge o convivente e figli) <strong>per</strong> un tempo<br />
non inferiore a trenta minuti. In tal modo i familiari avranno avuto <strong>la</strong> possibilità<br />
di stare con il loro caro almeno <strong>per</strong> un’ora nelle ore di accertamento di<br />
morte.<br />
Valutazione dei risultati<br />
Il <strong>per</strong>sonale infermieristico dovrà prendere nota <strong>per</strong> ogni deceduto dei familiari<br />
a cui è stato dato il <strong>per</strong>messo di sostare con il deceduto, l’ora di inizio<br />
e l’ora di fine di ogni accesso. Il risultato atteso è che il 100% dei familiari più<br />
prossimi al deceduto abbia avuto <strong>la</strong> possibilità di stare vicino al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona<br />
cara durante il <strong>per</strong>iodo di accertamento di morte, <strong>per</strong> almeno due <strong>per</strong>iodi e<br />
<strong>per</strong> almeno un’ora complessiva.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
123
CAPITOLO 9<br />
Conclusioni<br />
La morte di una <strong>per</strong>sona cara è ai vertici del<strong>la</strong> scale di stress e sicuramente<br />
una delle es<strong>per</strong>ienze più dolorose che ognuno noi può vivere. La modalità in<br />
cui si verifica <strong>la</strong> morte influisce sul decorso successivo di e<strong>la</strong>borazione del<br />
lutto da parte di chi ha <strong>per</strong>duto <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona cara. In tal modo umanizzare questo<br />
momento del<strong>la</strong> morte non è solo atto umano, ma anche sanitario, in quanto<br />
prevenzione del<strong>la</strong> patologia e del<strong>la</strong> cronicizzazione del lutto.<br />
9.7. La presa in cura del paziente fragile nel Dipartimento di Medicina<br />
interna dell’Ospedale di Trento<br />
LUISA SPIANI, ADRIANA DALPONTE, ROBERTA PIFFER - Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi<br />
Sanitari, Trento<br />
Il progetto si propone di dare un maggior orientamento all’attuale organizzazione<br />
dell’assistenza nel<strong>la</strong> direzione di una pratica basata sul<strong>la</strong> presa in carico<br />
dei pazienti più complessi.<br />
I modelli di presa in carico non sono ancora codificati, ma si concretizzano con<br />
una attenzione ad alcuni momenti cruciali del <strong>per</strong>corso del paziente, in partico<strong>la</strong>re:<br />
- accettazione medica e infermieristica accurata con attenzione a raccogliere<br />
dati sul<strong>la</strong> situazione clinica, <strong>per</strong>sonale, sociale, anche attraverso l’uso di<br />
scale o griglie <strong>per</strong> valutare i livelli di criticità e quindi <strong>la</strong> necessità di una<br />
attenzione partico<strong>la</strong>re;<br />
- monitoraggio quotidiano dei pazienti critici;<br />
- pianificazione del<strong>la</strong> dimissione che deve iniziare prima possibile e deve<br />
coinvolgere i famigliari, può prevedere talvolta solo interventi informativi<br />
o di addestramento <strong>per</strong> continuare l’autocura fino ad attivazione di reti e<br />
servizi più complesse;<br />
- garantire a tutti i pazienti standard assistenziali accettabili (uniformando<br />
l’o<strong>per</strong>ato con piani standard condivisi <strong>per</strong> tipologia di pazienti) e <strong>per</strong>sonalizzando<br />
l’assistenza nei casi che lo richiedono;<br />
- creare tempi e spazi concreti ma anche “mentali” di ascolto;<br />
- es<strong>per</strong>ienze di follow up dopo <strong>la</strong> dimissione <strong>per</strong> consulenze al bisogno.<br />
Nelle riunioni che hanno preceduto questa fase sono stati dibattuti questi<br />
aspetti e analizzati anche nel confronto con evidenze ed es<strong>per</strong>ienze di altri<br />
paesi.<br />
Dalle interviste con le caposa<strong>la</strong> si è rilevato che questi processi rappresentano<br />
delle criticità e quindi necessitano di miglioramento.<br />
124<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 9<br />
Ripensare i processi assistenziali e organizzativi in questa direzione implica:<br />
- una riflessione culturale diffusa e condivisa con tutti gli infermieri;<br />
- una e<strong>la</strong>borazione più procedurale (es. dell’accettazione, dimissione, piani<br />
standard,..) che dovrà essere allineata con il <strong>la</strong>voro del<strong>la</strong> Joint commission<br />
e gli obiettivi di budget;<br />
- contestualmente l’individuazione di ambiti di autonomia e responsabilizzazione,<br />
con spazi di discrezionalità e scelte nell’accompagnare il paziente<br />
nel suo <strong>per</strong>corso;<br />
- una tensione degli infermieri a differenziarsi scegliendosi un campo di approfondimento<br />
e di specializzazione formativa (<strong>per</strong> rispondere a questa attesa<br />
sarà necessario aiutare ciascuno a costruirsi un piano di sviluppo e di<br />
crescita specifico);<br />
- in prospettiva potrebbe emergere <strong>la</strong> necessità di individuare “integratori di<br />
processo”, <strong>per</strong> esempio un infermiere responsabilizzato nelle dimissioni o<br />
altro;<br />
- questi ruoli di integrazione e di responsabilizzazione richiederanno di<br />
ridisegnare il ruolo del<strong>la</strong> caposa<strong>la</strong>.<br />
9.8. <strong>Salute</strong>, sport e stili di vita: “Chi si ferma è <strong>per</strong>duto! 2”<br />
CARLA STEFANIA RICCARDI - Direttore Generale Azienda USL Valle d’Aosta<br />
Contesto: informare <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione sui corretti stili di vita ed in partico<strong>la</strong>re<br />
sui benefici dell’attività fisica<br />
I soggetti coinvolti sono stati: medico sportivo, dietologo, cardiologo, psicologo,<br />
allenatore, ufficio comunicazione.<br />
Queste le azioni:<br />
a) predisposizione di 5 volumetti da distribuire al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione dedicati ai<br />
benefici derivanti dal<strong>la</strong> pratica costante di attività fisica visti dagli specialisti<br />
coinvolti;<br />
b)organizzazione di 4 serate sul territorio (in corrispondenza dei 4 distretti in<br />
cui è artico<strong>la</strong>ta <strong>la</strong> Regione), durante le quali gli specialisti coinvolti hanno<br />
re<strong>la</strong>zionato sul tema dei corretti stili di vita, ed in partico<strong>la</strong>re sull’attività<br />
fisica;<br />
c) organizzazione, con <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione del CONI e dell’Assessorato del Turismo<br />
e Sport, nonché con l’intervento dell’Istituto Su<strong>per</strong>iore di Sanità, del<strong>la</strong><br />
giornata nazionale dello sport, con dimostrazioni pratiche delle varie discipline<br />
e divulgazione del messaggio inerente i corretti stili di vita.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
125
CAPITOLO 9<br />
Gruppo/target: tutta <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione.<br />
Scenari futuri<br />
1. riproposizione del messaggio, individuando partico<strong>la</strong>ri categorie di <strong>per</strong>sone<br />
su cui adeguare, nel<strong>la</strong> pratica, i corretti stili di vita, in partico<strong>la</strong>re l’attività<br />
fisica più idonea;<br />
2. effettuazione di una campagna di monitoraggio presso <strong>la</strong> struttura<br />
ospedaliera, finalizzata a verificare l’adozione o meno di corretti stili di vita<br />
da parte del <strong>per</strong>sonale sanitario;<br />
3. verifica dei risultati e attivazione di corsi formativi-informativi destinati al<br />
<strong>per</strong>sonale medico-infermieristico affinché anche gli o<strong>per</strong>atori sanitari diventino<br />
protagonisti del progetto a favore degli utenti del<strong>la</strong> struttura ospedaliera.<br />
126<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 10<br />
La continuità assistenziale<br />
10.1. Integrazione Ospedale e Territorio: il progetto del<strong>la</strong> Rete HPH<br />
Piemonte - Valle D’Aosta<br />
CLEMENTE PONZETTI 1 , MASSIMO LEPORATI 1 , ANGELO PENNA 2 , CHIARA GALOTTO 3 - 1 Azienda<br />
USL Valle d’Aosta; 2 Azienda Sanitaria Locale 12 Biel<strong>la</strong>; 3 Azienda Sanitaria<br />
Locale 5 Collegno<br />
AUTORE REFERENTE: CLEMENTE PONZETTI, Direttore Sanitario Azienda USL Valle<br />
d’Aosta, Via Guido Rey 1, Aosta - tel.: 0165 544511, e-mail: ponzetti.clemente@<br />
us<strong>la</strong>osta.com<br />
Introduzione<br />
Il progetto qui presentato ha preso avvio nel<strong>la</strong> seconda metà del 2003, a<br />
partire dal 2004 è stato condiviso un protocollo di attuazione <strong>per</strong> il <strong>per</strong>iodo<br />
2004-2007 che viene di seguito sinteticamente descritto.<br />
Al momento attuale hanno fornito <strong>la</strong> loro definitiva adesione al progetto 18<br />
Aziende Sanitarie del Piemonte e l’Azienda USL del<strong>la</strong> Valle d’Aosta, oltre che,<br />
con funzioni di supporto e coordinamento organizzativo, il CIPES Piemonte.<br />
L’esigenza espressa da queste Aziende è stata quel<strong>la</strong> di costruire <strong>per</strong>corsi comuni<br />
tesi all’integrazione dell’assistenza sanitaria tra Ospedale e Territorio,<br />
condividendo le più significative es<strong>per</strong>ienze sviluppate dalle varie Aziende e<br />
le evidenze offerte dal<strong>la</strong> letteratura scientifica. Il numero di Aziende e <strong>la</strong> complessità<br />
del progetto hanno reso necessario <strong>la</strong> suddivisione del <strong>la</strong>voro in tre<br />
sottoprogetti di seguito indicati.<br />
Obiettivo del progetto è quello di:<br />
- definire i requisiti organizzativi che possano rendere un ospedale integrato<br />
con il territorio;<br />
- fornire alle Aziende Sanitarie Regionali informazioni, es<strong>per</strong>ienze e strumenti<br />
<strong>per</strong> programmare una migliore integrazione tra ospedale e territorio;<br />
- documentare, <strong>la</strong>ddove possibile, attraverso indicatori le es<strong>per</strong>ienze aziendali<br />
e i progetti che hanno realizzato l’integrazione e quelli che al contrario non<br />
hanno raggiunto l’obiettivo prefissato.<br />
Gruppo target<br />
Pur nel<strong>la</strong> consapevolezza che i bisogni dei cittadini rappresentano il riferimento<br />
a cui questo progetto, come gli altri del<strong>la</strong> rete HPH, si ispirano, il pre<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
127
CAPITOLO 10<br />
sente progetto vede, come propri destinatari intermedi, i professionisti del<strong>la</strong><br />
sanità, sia in veste di decisori sul singolo paziente (medici infermieri ecc.), sia<br />
in veste di decisori delle politiche sanitarie locali e regionali, cui verrà offerta<br />
una rassegna di es<strong>per</strong>ienze, requisiti e <strong>per</strong>corsi organizzativi funzionali ad<br />
una presa in carico complessiva dei bisogni del paziente.<br />
Sono state a questo scopo definite due diverse strategie o<strong>per</strong>ative:<br />
1. verranno selezionati, tra le Aziende piemontesi, progetti esemplificativi di<br />
una concreta integrazione ospedale-territorio, attraverso <strong>la</strong> documentazione<br />
di risultati conseguiti (attivazione di servizi, ambu<strong>la</strong>tori, numeri verdi,<br />
ecc.), strumenti utilizzati (opuscoli informativi, reti di comunicazione funzionanti<br />
ecc.) e <strong>la</strong>ddove possibile di impatto sul paziente (riduzione ricoveri<br />
ripetuti, anticipazione diagnostica ecc.). Le evidenze desunte dai progetti<br />
aziendali costituiranno <strong>la</strong> base principale <strong>per</strong> <strong>la</strong> costruzione dei requisiti di<br />
un Ospedale integrato;<br />
2. si procederà ad una revisione del<strong>la</strong> letteratura sugli interventi <strong>per</strong> l’integrazione<br />
ospedale territorio a partire dal<strong>la</strong> bibliografia disponibile presso <strong>la</strong><br />
rete internazionale HPH e di quel<strong>la</strong> presente in specifiche banche dati<br />
(Cochrane Library, linee-guida, riviste di pubblicazione secondaria ecc.)<br />
nonché <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione con centri di documentazione regionali e nazionali.<br />
Sul<strong>la</strong> base delle es<strong>per</strong>ienze e dei progetti realizzati dalle aziende e dei temi<br />
principali studiati in letteratura, si è deciso di suddividere il progetto in tre<br />
sottoprogetti e altrettanti gruppi di <strong>la</strong>voro:<br />
A. Comunicazione, informazione, che ha <strong>per</strong> oggetto lo studio delle tecnologie<br />
dell’informazione e comunicazione <strong>per</strong> favorire l’integrazione (internet,<br />
telemedicina, numeri verdi e call center, opuscoli <strong>per</strong> i pazienti ecc.);<br />
B. Linee-guida e <strong>per</strong>corsi assistenziali, che ha <strong>per</strong> oggetto lo studio dell’utilità<br />
delle linee-guida e dei <strong>per</strong>corsi assistenziali <strong>per</strong> migliorare l’assistenza nelle<br />
patologie ad elevata esigenza di integrazione: scompenso cardiaco, diabete,<br />
ictus, patologia ortopedica, ecc.;<br />
C. Modelli organizzativi <strong>per</strong> <strong>la</strong> dimissione: che ha <strong>per</strong> oggetto lo studio degli<br />
strumenti utili ad una corretta dimissione ospedaliera (lettera di dimissione,<br />
dimissione protetta, ADI, Lungodegenza, Unità di valutazione geriatria e<br />
ospedaliera, ruolo dei caregivers ecc.).<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
Il progetto è ormai giunto al<strong>la</strong> definitiva pianificazione e iniziale attuazione.<br />
Al termine del progetto si prevede di produrre un documento da diffondere<br />
all’Assessorato regionale, alle Aziende nonché al<strong>la</strong> componente clinica<br />
ospedaliera e territoriale che documenti le es<strong>per</strong>ienze realizzate e le evidenze<br />
del<strong>la</strong> letteratura in tema di integrazione.<br />
128<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 10<br />
Conclusioni<br />
Il <strong>per</strong>corso avviato è ambizioso, ma l’occasione offerta dal<strong>la</strong> Rete HPH <strong>per</strong><br />
il miglioramento del<strong>la</strong> qualità dei servizi sembra aver facilitato l’adesione convinta<br />
al progetto da parte delle singole aziende partecipanti.<br />
10.2. Il progetto HPH del<strong>la</strong> ASL n. 3 di Pistoia come strategia <strong>per</strong> lo sviluppo<br />
del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute nell’ottica del<strong>la</strong> complessità<br />
MARIA JOSÉ CALDÉS PINILLA 1 , FABRIZIO SIMONELLI 2 - 1 ASL 3 di Pistoia; 2 Centro di<br />
Coordinamento del<strong>la</strong> Rete HPH Toscana<br />
AUTORE REFERENTE: MARIA JOSÉ CALDÉS PINILLA, U.O. Educazione e Promozione al<strong>la</strong><br />
<strong>Salute</strong> ASL. 3 Di Pistoia,Viale Matteotti n. <strong>19</strong>, 51100 Pistoia<br />
L’affermarsi del nuovo paradigma del<strong>la</strong> salute dopo l’enunciazione dei principi<br />
del<strong>la</strong> Carta di Ottawa (<strong>19</strong>86) ha reso necessario un ripensamento del ruolo<br />
dei servizi sanitari e stimo<strong>la</strong> oggi anche <strong>la</strong> ridefinizione dei profili dei professionisti<br />
sanitari.<br />
La promozione del<strong>la</strong> salute - come processo sociale, politico, culturale che<br />
si propone di migliorare lo stato di salute degli individui e del<strong>la</strong> comunità<br />
attraverso <strong>la</strong> costruzione di capacità che consentano alle <strong>per</strong>sone di esercitare<br />
i propri diritti e le proprie responsabilità nel model<strong>la</strong>re gli ambienti, gli stili di<br />
vita, le re<strong>la</strong>zioni sociali- è direttamente connessa al tema del<strong>la</strong> complessità.<br />
Alcuni dei principi del<strong>la</strong> complessità possono allora essere utili <strong>per</strong> assumere<br />
orientamenti coerenti con il nuovo paradigma del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong><br />
salute: il principio di auto-organizzazione, il principio ricorsivo, il principio<br />
dialogico e il principio ologrammatico.<br />
Muoversi nello scenario del<strong>la</strong> complessità insomma significa avere consapevolezze<br />
e strumenti di orientamento che consentano di orientare il sistema<br />
dei servizi sanitari verso nuovi orizzonti, acquisendo significati <strong>per</strong> se stessa,<br />
<strong>per</strong> i destinatari del<strong>la</strong> propria azione, <strong>per</strong> <strong>la</strong> comunità di riferimento.<br />
Considerando che il progetto HPH è partico<strong>la</strong>rmente complesso in quanto<br />
sviluppa promozione del<strong>la</strong> salute e viene condotto in un contesto organizzativo<br />
molto artico<strong>la</strong>to, dinamico e in continuo cambiamento, sembra necessario<br />
corre<strong>la</strong>rlo con i principi e i criteri che <strong>la</strong> teoria del<strong>la</strong> complessità sta mettendo<br />
a fuoco.<br />
In questa ottica <strong>la</strong> ASL n. 3 di Pistoia in col<strong>la</strong>borazione con il Centro di<br />
Coordinamento del<strong>la</strong> Rete HPH Toscana sta e<strong>la</strong>borando alcuni indirizzi di azione.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
129
CAPITOLO 10<br />
10.3. Un Dipartimento <strong>per</strong> l’integrazione sociosanitaria<br />
ANNA GRAZIA GIULIANELLI - Montecatone Rehabilitation Institute S.P.A., via<br />
Montecatone 37, 40026 Imo<strong>la</strong> (BO) - tel.: 0542 632811, fax: 0542 632805, e<br />
mail: giulianelli@montecatone.com<br />
L’Ospedale di Montecatone è una struttura con 150 posti letto dedicati a<br />
pazienti con gravi cerebrolesioni (22 pl.) e a pazienti con lesione midol<strong>la</strong>re<br />
(44 pl. <strong>per</strong> Acuti, 66 <strong>per</strong> Post Acuti).<br />
Può accogliere i pazienti a poca distanza temporale dall’evento lesivo grazie<br />
agli 8 pl di Terapia intensiva e ai 10 pl. di Sub I.<br />
Ha 10 pl. di DH <strong>per</strong> controlli successivi al primo ricovero.<br />
La maggior parte dei pazienti ricoverati deve fare i conti con una disabilità<br />
inemendabile: <strong>la</strong> tempestività dei soccorsi, le conoscenze sull’intervento in<br />
emergenza, le nuove tecnologie sanitarie, i nuovi farmaci, consentono <strong>la</strong> sopravvivenza<br />
di <strong>per</strong>sone destinate, fino a qualche anno fa, a soccombere all’evento<br />
lesivo. Le gravi cerebrolesioni e le lesioni spinali cervicali sono fra le<br />
cause principali di grave disabilità acquisita. Ciò significa che le strutture<br />
ospedaliere sono chiamate a misurarsi con patologie gravissime <strong>per</strong> le quali il<br />
recu<strong>per</strong>o è spesso modesto. L’ospedale di Montecatone è considerato un punto<br />
di eccellenza <strong>per</strong> <strong>la</strong> riabilitazione di pazienti che hanno compromesse funzioni<br />
fondamentali: il movimento autonomo degli arti, nelle <strong>per</strong>sone con lesione<br />
midol<strong>la</strong>re, le funzioni su<strong>per</strong>iori, nelle <strong>per</strong>sone con grave cerebrolesione. Su<strong>per</strong>ata<br />
<strong>la</strong> fase d’emergenza, comincia <strong>per</strong> il paziente ed i familiari, un <strong>per</strong>corso<br />
doloroso e difficile. Accompagnati dagli o<strong>per</strong>atori, dovranno fare i conti con<br />
una situazione nuova e completamente sconosciuta che modificherà abitudini<br />
e stili di vita di tutto il gruppo familiare. Si tratta di un <strong>la</strong>voro complesso che<br />
comprende aspetti sanitari, psicologici e sociali: <strong>la</strong> disabilità, da patologia,<br />
diventa una condizione di vita. é importante intervenire, fin dai primi momenti<br />
del ricovero, con l’obbiettivo di riportare il paziente a vivere nel territorio di<br />
appartenenza: se in terapia intensiva l’holding è molto forte, già negli acuti si<br />
<strong>la</strong>vora <strong>per</strong> sostenere le espressioni di autonomia di un paziente che, nel<strong>la</strong><br />
maggior parte dei casi, ha un enorme bisogno di assistenza. In ospedale i<br />
tempi del<strong>la</strong> cura e dell’assistenza sono pianificati in segmenti organizzativi<br />
ormai consolidati mentre con questi pazienti, che restano ricoverati molto a<br />
lungo, occorre prevedere opportunità ed es<strong>per</strong>ienze a sostegno del <strong>per</strong>corso<br />
riabilitativo, che favoriscano <strong>la</strong> consapevolezza del<strong>la</strong> condizione fisica e del<br />
recu<strong>per</strong>o possibile.<br />
A Montecatone è stato istituito da pochi mesi un Dipartimento <strong>per</strong> il<br />
Reinserimento, con un Responsabile che fa capo al<strong>la</strong> Direzione Sanitaria insieme<br />
al Responsabile del Dipartimento Riabilitativo.<br />
Il Responsabile del Dip. <strong>per</strong> il Reinserimento coordina, con un gruppo di<br />
130<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 10<br />
o<strong>per</strong>atori trasversale alle professioni ed ai reparti, le azioni e gli interventi <strong>per</strong><br />
promuovere il ritorno a casa dei pazienti ricoverati, attivando dal loro ingresso<br />
i contatti con il territorio di appartenenza. A tale scopo si sta <strong>la</strong>vorando ad una<br />
procedura che preveda una prima comunicazione con il MMG ed il Responsabile<br />
del Distretto <strong>per</strong> segna<strong>la</strong>re il ricovero e <strong>la</strong> situazione clinica del paziente. A<br />
questa farà seguito una seconda comunicazione ed un contatto diretto con i<br />
servizi territoriali <strong>per</strong> cominciare ad affrontare i nodi di un rientro a casa: <strong>la</strong><br />
necessità di un’assistenza partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> presenza di barriere architettoniche nel<strong>la</strong><br />
casa, l’individuazione degli ausili adeguati a sostegno dell’autonomia <strong>per</strong>sonale<br />
nelle attività del<strong>la</strong> vita quotidiana, <strong>la</strong> presenza di una condizione professionale<br />
da riprendere, gli studi da completare. Sono ambiti determinanti <strong>per</strong> <strong>la</strong> qualità<br />
del<strong>la</strong> vita delle <strong>per</strong>sone con disabilità acquisita sui quali ancora si sta <strong>la</strong>vorando<br />
molto poco, <strong>la</strong>sciando al<strong>la</strong> buona volontà degli o<strong>per</strong>atori, <strong>per</strong>altro fortemente<br />
impegnati nell’assistenza, il <strong>la</strong>voro con il territorio. D’altro canto i servizi territoriali<br />
non sono ancora attrezzati a ricevere <strong>per</strong>sone con disabilità grave.<br />
L’ospedale di Montecatone ha scelto di mettere il paziente al centro dell’intervento:<br />
il Dipartimento <strong>per</strong> il Reinserimento è una risposta innovativa nell’organizzazione<br />
sanitaria ospedaliera e vuole essere un investimento <strong>per</strong> una<br />
sanità che fa del paziente il protagonista del suo <strong>per</strong>corso riabilitativo.<br />
10.4. La progettazione multiprofessionale dei <strong>per</strong>corsi del paziente <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> garanzia di continuità assistenziale<br />
DANILO ORLANDINI, FRANCO PRANDI, ROSANNA CARBOGNANI, CRISTINA PEDRONI, ANTONIO<br />
CARBOGNANI, GIANPAOLO GAMBARATI, ELENA CASADEI TURRONI, PIERANTONIO MAGNANI,<br />
DANIELE GOVI - Azienda USL di Reggio Emilia<br />
AUTORE REFERENTE: DANILO ORLANDINI, Qualità e Accreditamento Azienda USL di<br />
Reggio Emilia, Via Amendo<strong>la</strong> 2, 42100 Reggio Emilia – tel.: 0522 335440,<br />
fax: 0522 335120, e-mail: Danilo.Or<strong>la</strong>ndini@ausl.re.it<br />
Breve introduzione del contesto<br />
I <strong>per</strong>corsi assistenziali sono piani interdisciplinari di cura e/o assistenza predisposti<br />
ed usati da chi eroga prestazioni sanitarie <strong>per</strong> stabilire <strong>la</strong> migliore<br />
sequenza di azioni <strong>per</strong> interventi su pazienti affetti da specifiche patologie<br />
(soprattutto croniche). In una azienda sanitaria territoriale i <strong>per</strong>corsi assistenziali<br />
devono tenere conto di tutti le fasi del<strong>la</strong> cura, che devono essere note e<br />
dichiarate, <strong>per</strong>ché questo <strong>per</strong>mette di conoscere meglio i bisogni dei pazienti,<br />
al fine di interiorizzarli nei servizi forniti <strong>per</strong>ché le prestazioni non siano episodi<br />
iso<strong>la</strong>ti di cura ma si inseriscano in un flusso control<strong>la</strong>to dal sistema ed in<br />
linea con le esigenze e le attese dei pazienti.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
131
CAPITOLO 10<br />
Obiettivo/i<br />
Un’organizzazione governata <strong>per</strong> processi deve promuovere <strong>la</strong> gestione delle<br />
ma<strong>la</strong>ttie mediante <strong>la</strong> definizione di <strong>per</strong>corsi assistenziali con l’obiettivo di orientare<br />
tutte le azioni ad una visione di sistema.<br />
L’organizzazione applica i <strong>per</strong>corsi assistenziali a tutti i livelli (dall’unità<br />
o<strong>per</strong>ativa a specifici programmi assistenziali) con partico<strong>la</strong>re riguardo alle<br />
ma<strong>la</strong>ttie croniche, allo sviluppo di un sistema di comunicazione efficace ed<br />
al<strong>la</strong> partecipazione del paziente<br />
Gruppo/i target<br />
Gruppi multiprofessionali di pianificazione dei <strong>per</strong>corsi sono attivi in ambito<br />
oncologico/cure palliative, cardiologico, pneumologico, diabetologico,<br />
ortopedico, ematologico, screening, ecc...<br />
I pazienti entrano in una rete di assistenza in grado di assicurare le comunicazioni<br />
e di individuare il punto migliore a cui indirizzarli.<br />
Il sistema aziendale orienta <strong>la</strong> gestione <strong>per</strong> processi al<strong>la</strong> applicazione dei<br />
<strong>per</strong>corsi assistenziali (indicatori) e si confronta con <strong>la</strong> comunità locale con i<br />
piani di zona<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
Da alcuni anni il sistema di valutazione aziendale raccoglie anche dati sul<strong>la</strong><br />
continuità assistenziale.<br />
(Es.: 1- Casi presi in carico dal SID nei tre giorni successivi al<strong>la</strong> dimissione,<br />
che non erano stati segna<strong>la</strong>ti dai reparti di degenza; 2 - Esistenza di piani di<br />
<strong>la</strong>voro integrati tra le aree (Cure Primarie, SERT, Dipartimento salute mentale,<br />
Sociale);<br />
I <strong>la</strong>vori di pianificazione in corso puntano all’individuazione di indicatori di<br />
processo e dove possibile di esito significativi e misurabili.<br />
Conclusioni<br />
Se l’organizzazione riesce a dotarsi di <strong>per</strong>corsi assistenziali <strong>per</strong> i temi clinico<br />
assistenziali più frequenti e/o più critici dovrebbe tenere sotto controllo il<br />
cuore del sistema produttivo ed essere in grado di migliorare a partire dall’applicazione<br />
dei processi (dall’o<strong>per</strong>atività) e non solo dal<strong>la</strong> introduzione di nuove<br />
tecnologie.<br />
Gli o<strong>per</strong>atori hanno l’opportunità di costruire strumenti <strong>per</strong> <strong>la</strong>vorare meglio e<br />
meno, <strong>per</strong> eliminare le variazioni non necessarie, e <strong>per</strong> conoscere tutte le azioni<br />
(non solo quelle fatte da loro), e gli esiti attesi dal sistema <strong>per</strong> il paziente.<br />
132<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 10<br />
La vera ricchezza di un <strong>per</strong>corso assistenziale è <strong>la</strong> possibilità data a tutti gli<br />
attori (paziente, famiglia e o<strong>per</strong>atori) di comprendere tutte le fasi del processo<br />
(che nelle ma<strong>la</strong>ttie croniche può durare anche molti anni) e di analizzare i<br />
cambiamenti che avvengono nel paziente e come il paziente li <strong>per</strong>cepisce.<br />
È <strong>per</strong> questo che l’assistenza organizzata con i <strong>per</strong>corsi è comunque sempre<br />
molto ben accettata da parte dei pazienti<br />
10.5. Dimissioni protette nell’unità o<strong>per</strong>ativa ma<strong>la</strong>ttie infettive<br />
ANNAMARIA GIAMPIETRI - Caposa<strong>la</strong>U.O. Ma<strong>la</strong>ttie Infettive, Dipartimento Medico 2^<br />
Azienda Ospedaliera Arcispedale Santa Maria Nuova- Reggio Emilia, Viale<br />
Risorgimento 80, 42100 Reggio Emilia - tel.: 0522 296613, e-mail:<br />
giampietri.annamaria@asmn.re.it<br />
Nell’U.O. Ma<strong>la</strong>ttie Infettive le problematiche del “paziente complesso” suscitano<br />
partico<strong>la</strong>re interesse <strong>per</strong> <strong>la</strong> complessità del<strong>la</strong> sua gestione.<br />
Dall’analisi delle schede infermieristiche 2000/03 re<strong>la</strong>tivamente al “grado di<br />
dipendenza” e all’età anagrafica dei pazienti ricoverati, si evince un aumento<br />
dei ricoveri <strong>per</strong> tutte le fasce di età individuate e un aumento dei pazienti<br />
autosufficienti rispetto a quelli parzialmente e totalmente dipendenti. A fronte<br />
dei dati e del<strong>la</strong> difficoltà di reinserimento in sicurezza del paziente al proprio<br />
domicilio, si è quindi definito un <strong>per</strong>corso di dimissione protetta che potesse<br />
garantire <strong>la</strong> continuità assistenziale e terapeutica all’utente e fornire agli o<strong>per</strong>atori<br />
una modalità di gestione omogenea.<br />
Lo scopo generale è quello di realizzare un collegamento o<strong>per</strong>ativo formale<br />
con <strong>la</strong> rete dei servizi distrettuale che consenta al paziente ricoverato in<br />
ospedale, <strong>per</strong> il quale vi sia <strong>la</strong> necessità di utilizzo del<strong>la</strong> rete dei servizi territoriali,<br />
di usufruire di un <strong>per</strong>corso unitario in continuità assistenziale.<br />
Obiettivi del progetto sono:<br />
- garantire <strong>la</strong> continuità terapeutica tra Ospedale e Struttura;<br />
- creare <strong>per</strong>corsi che rispondano meglio ai bisogni dei cittadini/utenti;<br />
- aumentare <strong>la</strong> capacità di filtro ai ricoveri impropri e conseguente riduzione<br />
dei ricoveri ospedalieri;<br />
- favorire il reinserimento nel proprio ambiente di vita del paziente dimesso<br />
al fine di diminuire il disagio del ricovero;<br />
- diminuire <strong>la</strong> spesa ospedaliera e favorire un migliore utilizzo dei posti letto.<br />
In partico<strong>la</strong>re il campo di applicazione previsto è <strong>la</strong> dimissione di pazienti<br />
problematici con ulteriore degrado delle condizioni di salute rispetto all’ingresso<br />
o che presentano i seguenti problemi:<br />
- aggravamento del<strong>la</strong> non autosufficienza o <strong>per</strong>dita dell’autosufficienza;<br />
- necessità riabilitative che non possono essere supportati dal nucleo familiare;<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
133
CAPITOLO 10<br />
- problemi di comprensione linguistica e culturale;<br />
- pazienti senza fissa dimora o in condizione di c<strong>la</strong>ndestinità.<br />
Il progetto, iniziato nel 2001 è tuttora in corso.<br />
L’attività prevista consiste in:<br />
- identificazione infermieristica dei bisogni del paziente al momento del ricovero<br />
seguita da una rivalutazione medica ed infermieristica delle condizioni<br />
del paziente in previsione del<strong>la</strong> dimissione (3 giorni prima);<br />
- valutazione congiunta con <strong>la</strong> famiglia (nel caso in cui ci siano le condizioni<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> dimissione) re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> loro disponibilità <strong>per</strong> il livello assistenziale<br />
che può garantire e alle ipotesi di attivare i servizi territoriali (servizio<br />
sociale, servizio domiciliare, servizio infermieristico, Sert, Simap), l’unità di<br />
valutazione geriatrica <strong>per</strong> un eventuale trasferimento in Residenza sanitaria<br />
assistita, di trasformare il ricovero ordinario in ricovero di lungodegenza, di<br />
richiedere al<strong>la</strong> direzione sanitaria il trasferimento in una struttura convenzionata;<br />
- organizzazione del rientro al domicilio da parte del<strong>la</strong> caposa<strong>la</strong>.<br />
Prima del<strong>la</strong> dimissione, l’équipe infermieristica cura in modo dettagliato <strong>la</strong><br />
trasmissione delle informazioni sanitarie utili <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione a domicilio del<br />
paziente coinvolgendo anche i familiari. L’obiettivo è anche quello di diffondere<br />
pratiche di buona salute <strong>per</strong> vivere al meglio nel proprio ambiente di<br />
vita. Il medico, nel contempo, contatta il medico curante del paziente al fine<br />
di garantire <strong>la</strong> continuità terapeutica e <strong>per</strong> creare un contatto diretto tra ospedale<br />
e territorio.<br />
Primi risultati<br />
I primi dati mostrano un incremento dell’adozione del<strong>la</strong> procedura del<strong>la</strong><br />
dimissione protetta: nel 2001 i pazienti dimessi con tale modalità sono stati 29,<br />
nel 2002, 57 e nel 2003, 61.<br />
Gli indicatori individuati:<br />
- segna<strong>la</strong>zione di disservizi da parte dei pazienti, dei familiari e degli o<strong>per</strong>atori<br />
dei servizi coinvolti nel<strong>la</strong> dimissione. Lo standard di riferimento, che è<br />
l’assenza di segna<strong>la</strong>zioni, è stato raggiunto al 100%;<br />
- gradimento degli utenti in dimissione protetta, rilevato attraverso il questionario<br />
di soddisfazione aziendale. Lo standard di riferimento è il<br />
raggiungimento del 100% di utenti soddisfatti (utenti che hanno espresso il<br />
giudizio “Molto buono + Buono” al<strong>la</strong> valutazione complessiva) rispetto al<br />
96,2% ottenuto nelle indagini del 2001;<br />
- n. di re-ospedalizzazione entro 3 mesi dall’ultimo ricovero in ospedale. Lo<br />
standard è una riduzione del 90% delle re-ospedalizzazioni. Nel 2001 si è<br />
registrato uno scostamento positivo del 3,1% dallo standard, mentre nel<br />
134<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 10<br />
2002 e nel 2003 si è registrato uno scostamento negativo rispettivamente<br />
del 5,8% e del 16,2%.<br />
Risultati attesi<br />
Per l’utenza:<br />
- minore ricorso all’ospedalizzazione <strong>per</strong> <strong>la</strong> risoluzione dei problemi di salute;<br />
- possibilità <strong>per</strong> il paziente complesso di vivere nel proprio ambiente di vita.<br />
Per l’organizzazione:<br />
- miglior utilizzo dei posti letto;<br />
- possibilità di incidere sul flusso dei ricoveri in modo più appropriato, più<br />
sicuro, ed economicamente più favorevole.<br />
Conclusioni<br />
L’attuazione del<strong>la</strong> procedura di dimissione protetta, in tutti i casi in cui è<br />
stata applicata, ha riscontrato un alto gradimento dell’utenza e ha <strong>per</strong>messo<br />
una migliore gestione dei pazienti a complessità assistenziale alta.<br />
10.6. L’umanizzazione del <strong>per</strong>corso assistenziale diabetico: il metodo delle<br />
“categorie assistenziali” e il rapporto con gli standard internazionali<br />
HPH<br />
MARCELLA FILIERI, SERGIO CORTOPASSI, ROBERTO CAPIFERRI, GIUSEPPE MARTINI, MAIDA<br />
PERCO, RENZO PIZ - Azienda USL 5 di Pisa<br />
AUTORE REFERENTE: MARCELLA FILIERI, Responsabile U.O. Sviluppo, Ricerca e Formazione,<br />
Azienda USL 5 di Pisa, Via Zamenhof 1, 56100 PISA – tel.: 050<br />
954291, fax: 050 954321, e-mail: m.filieri@usl5.toscana.it<br />
Premessa<br />
Presso l’Azienda USL 5 di Pisa è in corso l’analisi critica di alcuni <strong>per</strong>corsi<br />
assistenziali con l’obiettivo di renderli coerenti con le strategie del<strong>la</strong> rete<br />
HPH e con <strong>la</strong> definizione del PSR Toscano 2002 - 2004 che prevede un “<strong>per</strong>corso<br />
guidato del cittadino attraverso l’organizzazione sanitaria con lo<br />
scopo di mettere nel<strong>la</strong> corretta re<strong>la</strong>zione tutti i componenti del team, che<br />
<strong>per</strong> quel determinato problema di salute seguono specifiche linee guida condivise”.<br />
Di seguito viene descritto il metodo di <strong>la</strong>voro ed i risultati ottenuti nell’analisi<br />
del <strong>per</strong>corso assistenziale del paziente diabetico.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
135
CAPITOLO 10<br />
Obiettivi del progetto<br />
Migliorare il <strong>per</strong>corso diabetico mediante l’applicazione di un metodo di<br />
<strong>la</strong>voro che integri i contenuti professionali improntati ai principi dell’EBM con<br />
le corrette modalità organizzative e con gli aspetti re<strong>la</strong>zionali ispirati ai principi<br />
del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute. Il metodo prevede <strong>la</strong> individuazione di indicatori<br />
di processo e di esito <strong>per</strong> il monitoraggio dei risultati. Gli indicatori<br />
dovranno contribuire a definire un “budget di <strong>per</strong>corso”.<br />
Target e azioni specifiche<br />
Il progetto è rivolto a:<br />
- i professionisti aziendali coinvolti in un <strong>per</strong>corso di formazione-<strong>la</strong>boratorio;<br />
- gli utenti del <strong>per</strong>corso diabetico in qualità di valutatori del <strong>per</strong>corso attraverso<br />
il metodo dei focus group;<br />
- i cittadini destinatari di specifiche iniziative di comunicazione, anche attraverso<br />
una rinnovata carta dei servizi.<br />
Metodo di <strong>la</strong>voro e risultati<br />
Utilizzando <strong>la</strong> formazione del <strong>per</strong>sonale interessato al <strong>per</strong>corso diabetico<br />
(intraospedaliero e territoriale) come momento di “<strong>la</strong>boratorio”, i professionisti<br />
si confrontano e descrivono le fasi attuali del <strong>per</strong>corso del paziente diabetico<br />
focalizzando <strong>per</strong> ciascuna di esse l’esistenza o meno di linee guida, protocolli,<br />
procedure, modulistica finalizzati a:<br />
1. valutazione clinico-sociale-psicologica del paziente e dei suoi bisogni;<br />
2. applicazione di pratiche diagnostiche e terapeutiche evidence based;<br />
3. riduzione dei rischi clinici <strong>per</strong> il paziente;<br />
4. informazione, educazione, partecipazione del paziente e del<strong>la</strong> famiglia;<br />
5. valutazione degli esiti clinici.<br />
Lo strumento chiave <strong>per</strong> l’analisi e l’ottimizzazione del <strong>per</strong>corso è rappresentato<br />
da uno schema a matrice rie<strong>la</strong>borato presso l’Azienda Usl 5 a partire<br />
da una proposta dell’ISS e dall’Agenzia Sanitaria delle Marche in tema di gestione<br />
<strong>per</strong> processi professionali e <strong>per</strong>corsi assistenziali.<br />
Tale strumento fa riferimento alle cosiddette “categorie assistenziali” alcune<br />
delle quali (valutazione del paziente; educazione del paziente) coincidono<br />
con alcuni standard internazionali HPH.<br />
Per ciascuno dei 5 punti di osservazione vengono individuati specifici indicatori,<br />
proposti e condivisi dai professionisti.<br />
In partico<strong>la</strong>re, con riferimento ai punti 1 e 4 è in corso di s<strong>per</strong>imentazione<br />
l’individuazione e l’applicazione dei substandard e dei re<strong>la</strong>tivi indicatori pro<br />
136<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 10<br />
posti dal WHO Regional Office of Europe re<strong>la</strong>tivi agli standard HPH n. 2 (patient<br />
assessment) e n. 3 (patient information and intervention).<br />
Un’importante modalità di valutazione dei risultati sarà data dal confronto<br />
dei risultati di due focus group da tenersi a distanza di un anno l’uno dall’altro,<br />
ciascuno dei quali coinvolgerà 14 pazienti diabetici selezionati secondo specifici<br />
criteri di inclusione predisposti dal<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Su<strong>per</strong>iore Sant’Anna di Pisa<br />
al<strong>la</strong> quale è stata commissionata l’indagine.<br />
Conclusioni<br />
Il riorientamento dei professionisti, spesso ancora legati al proprio ruolo<br />
professionale nell’organizzazione, verso l’obiettivo di soddisfazione complessiva<br />
del cittadino è stato un compito non facile da affrontare mediante l’attività<br />
formativa; tuttavia lo spirito di squadra da <strong>per</strong>seguire mediante <strong>la</strong> formazione,<br />
insieme con il forte sostegno del<strong>la</strong> direzione aziendale costituiscono le<br />
leve irrinunciabili da utilizzare <strong>per</strong> il miglioramento dei <strong>per</strong>corsi assistenziali<br />
in generale. Nel caso del <strong>per</strong>corso diabetico il metodo adottato si è rive<strong>la</strong>to<br />
efficace <strong>per</strong> individuare le criticità attuali e <strong>per</strong> indicare <strong>la</strong> strada verso il miglioramento.<br />
I professionisti sono attualmente impegnati in <strong>la</strong>vori di gruppo<br />
finalizzati al<strong>la</strong> l’implementazione delle linee guida, protocolli, ecc. risultati<br />
carenti in fase di analisi. Il monitoraggio nel tempo degli indicatori proposti,<br />
insieme con i risultati dei focus group consentiranno una valutazione definitiva<br />
dei risultati<br />
Il <strong>per</strong>corso assistenziale, dopo aver su<strong>per</strong>ato le conferenze di consenso con<br />
gli o<strong>per</strong>atori interessati, entrerà nel<strong>la</strong> fase di s<strong>per</strong>imentazione applicativa e<br />
produrrà due canali di comunicazione:<br />
1. in Carta dei Servizi, all’interno degli impegni aziendali, rivolto verso i cittadini;<br />
2. nel Foglio Accoglienza, sezione del<strong>la</strong> Carta, rivolto agli utenti che entrano<br />
nel <strong>per</strong>corso.<br />
Bibliografia<br />
1. CASATI, PANELLA, DI STANISLAO, VICHI, MOROSINI, Gestione <strong>per</strong> processi professionali<br />
e <strong>per</strong>corsi assistenziali, Istituto Su<strong>per</strong>iore di Sanità, Agenzia Sanitaria<br />
Regionale Marche, Ministero del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>.<br />
2. WORLD HEALTH ORGANIZATION, Self assessment tool for health promotion<br />
standard and indicators in hospitals (Draft), Copenhagen, WHO Regional<br />
Office for Europe 2004.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
137
CAPITOLO 11<br />
138<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 11<br />
La promozione del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> i bambini<br />
e gli adolescenti in ospedale<br />
11.1. Il progetto OMS “Promozione del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> bambini ed adolescenti<br />
in ospedale”<br />
FABRIZIO SIMONELLI, MARIA JOSÉ CALDÉS PINILLA, KATALIN MAJER, PAOLO MORELLO MAR<br />
CHESE - Centro di Coordinamento del<strong>la</strong> Rete HPH Toscana, Ospedale Pediatrico<br />
A. Meyer di Firenze<br />
AUTORE REFERENTE: FABRIZIO SIMONELLI, Centro di Coordinamento del<strong>la</strong> Rete HPH<br />
Toscana, Ospedale Pediatrico A. Meyer, Via Pico del<strong>la</strong> Mirando<strong>la</strong> 24, 50132<br />
Firenze – tel.: 055 5662311, fax: 055 5662940, e-mail: f.simonelli@ meyer.it<br />
Breve introduzione del contesto<br />
La salute intesa come un processo di crescita sociale e <strong>per</strong>sonale volto all’auto-realizzazione<br />
comincia nel<strong>la</strong> prima infanzia e <strong>per</strong>dura fino al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> vita.<br />
Gli ospedali dovrebbero avere un ruolo sempre crescente nel promuovere una<br />
crescita sana dei bambini e adolescenti, implementando pratiche di cultura del<strong>la</strong><br />
salute, e aiutando i bambini ed adolescenti attraverso gli episodi cruciali di<br />
sviluppo che loro attraversano. Lo sviluppo di queste capacità di vita è un obbiettivo<br />
essenziale nell’educazione del<strong>la</strong> salute e nelle attività di promozione<br />
del<strong>la</strong> salute, anche ospedaliere. La promozione del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> bambini e adolescenti<br />
in ospedale deve anche coinvolgere i loro familiari, prendendo in considerazione<br />
non solo il bambino o l’adolescente, ma anche <strong>la</strong> loro unità familiare,<br />
inteso come una risorsa fondamentale <strong>per</strong> <strong>la</strong> loro promozione del<strong>la</strong> salute.<br />
Obiettivi generali<br />
Questo progetto mira allo sviluppo e lo scambio di conoscenze, competenze,<br />
standards e buone pratiche di promozione del<strong>la</strong> salute negli ospedali<br />
pediatrici e nelle divisioni pediatriche di ospedali generali, seguendo i principi<br />
e i criteri dell’Health Promoting Hospitals Network, coordinato dall’Ufficio<br />
Europeo OMS di Barcellona.<br />
Obiettivi specifici<br />
- Sviluppare una cultura e pratica ospedaliera basata sul rispetto dei diritti<br />
dei bambini e adolescenti in ospedale;<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
139
CAPITOLO 11<br />
- adeguare il setting ospedaliero tenendo conto dei bisogni di promozione<br />
del<strong>la</strong> salute dei bambini e adolescenti;<br />
- sviluppare ricerche e studi sui bisogni di promozione del<strong>la</strong> salute dei bambini<br />
e adolescenti in ospedale;<br />
- creare una mappa di buone pratiche ospedaliere;<br />
- promuovere una nuova Comunità di Pratica e un Open Network internazionale<br />
sul tema del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> bambini e adolescenti in ospedale;<br />
- e<strong>la</strong>borare raccomandazioni e linee-guida concernenti <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong><br />
salute <strong>per</strong> bambini e adolescenti in ospedale.<br />
Gruppi target<br />
- Parenti dei bambini e adolescenti ospedalizzati;<br />
- bambini e adolescenti ospedalizzati con ma<strong>la</strong>ttie acute;<br />
- bambini e adolescenti ospedalizzati con ma<strong>la</strong>ttie severe/croniche;<br />
- staff ospedaliero;<br />
- bambini e adolescenti visitatori.<br />
Metodologia di <strong>la</strong>voro<br />
Per raggiungere questi obbiettivi il progetto prevede di attivare 5 infrastrutture:<br />
1. un Gruppo di Lavoro internazionale <strong>per</strong> lo scambio di idee, conoscenze ed<br />
es<strong>per</strong>ienze su questo tema;<br />
2. un Osservatorio sulle attività di promozione del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> bambini e adolescenti<br />
in ospedale, <strong>per</strong> identificare e disseminare le conoscenze e le pratiche<br />
esemp<strong>la</strong>ri su questo tema;<br />
3. una Comunità di Pratica, <strong>per</strong> promuovere <strong>la</strong> cultura del<strong>la</strong> salute, il confronto<br />
scientifico e culturale, <strong>la</strong> disseminazione dei risultati, le re<strong>la</strong>zioni professionali;<br />
4. un Open Network di ospedali, istituzioni e associazioni, che acquisisca e<br />
diffonda nuovi modelli e iniziative di promozione del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> bambini<br />
e adolescenti in ospedale;<br />
5. un Sistema di Dialogo e Comunicazione su Internet (Website): <strong>per</strong> condividere<br />
le conoscenze scientifiche, <strong>per</strong> scambiare informazioni tra i partner<br />
sulle attività e i risultati; e <strong>per</strong> sostenere <strong>la</strong> Comunità di Pratica e l’Open<br />
Network.<br />
Risultati attesi<br />
1. E<strong>la</strong>borazione di un documento-guida, con i principi e i significati propri<br />
del<strong>la</strong> Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> <strong>per</strong> Bambini e Adolescenti in Ospedale;<br />
2. definizione di un set di Diritti fondamentali del Bambino in Ospedale, e<br />
140<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 11<br />
sua condivisione e diffusione negli ospedali <strong>per</strong> bambini e nelle divisioni<br />
pediatriche di ospedali generali;<br />
3. sviluppo di attività di ricerca sui bisogni di promozione del<strong>la</strong> salute di bambini<br />
e adolescenti in ospedale;<br />
4. costruzione e disseminazione di una mappa di buone pratiche europee di<br />
promozione del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> bambini e adolescenti in ospedale;<br />
5. definizione di una cornice <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> bambini e<br />
adolescenti in ospedale basata sull’evidenza, attraverso standards e indicatori<br />
condivisi;<br />
6. e<strong>la</strong>borazione di raccomandazioni e linee-guida <strong>per</strong> le attività di promozione<br />
del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> bambini e adolescenti in ospedale;<br />
7. sviluppo, attraverso tutta <strong>la</strong> Regione Europea dell’OMS, di una Comunità<br />
di Pratica, dedicata a questo tema, ed attiva nel panorama generale di promozione<br />
del<strong>la</strong> salute;<br />
8. creazione di un nuovo Open Network di ospedali, università, istituzioni e<br />
associazioni, che <strong>la</strong>vori su questo tema e sviluppi re<strong>la</strong>zioni di co-o<strong>per</strong>azione<br />
sul<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute <strong>per</strong> bambini e adolescenti in ospedale<br />
coinvolgendo reti e programmi internazionali.<br />
Primi risultati<br />
- È stata preparata <strong>la</strong> versione bozza del documento-guida.<br />
- È stato istituito il Gruppo di Lavoro.<br />
- È stato realizzato il Sito Internet.<br />
- È stata avviata l’Indagine di sfondo.<br />
Conclusioni<br />
Al momento si può constatare che il <strong>per</strong>corso progettuale è stato iniziato<br />
con un <strong>la</strong>rgo e qualificato coinvolgimento di partners di tutta <strong>la</strong> Regione Europea<br />
dell’OMS, su mandato dell’Ufficio Europeo di Barcellona.<br />
11.2. Il Laboratorio Clinico Pedagogico <strong>per</strong> ottimizzare l’assistenza<br />
pediatrica<br />
SEBASTIANO GUARNACCIA 1 , DANIELA MANFREDI 1 , EMANUELE D’AGATA 1 , BENEDETTA<br />
VENTURELLI 2 , ROSARIA AVISANI 3 , ENRICO COMBERTI 4 , GIOVANNA FERRETTI 1 , LUIGI DANIELE<br />
NOTARANGELO 1 , RAFFAELE SPIAZZI 1 - 1 Dipartimento di Pediatria, Ospedale dei Bambini,<br />
A.O. Spedali Civili Brescia; 2 Ufficio Comunicazione e Re<strong>la</strong>zioni con il<br />
pubblico A.O. Spedali Civili; 3 Direzione Sanitaria, A.O. Spedali Civili; 4 U.S.D.<br />
Aggiornamento e Certificazione Qualità, A.O. Spedali Civili<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
141
CAPITOLO 11<br />
AUTORE REFERENTE: SEBASTIANO GUARNACCIA, U.O. Laboratorio Clinico Pedagogico<br />
e Ricerca Biomedica, Ospedale dei Bambini, Clinica Pediatrica Università di<br />
Brescia, Spedali Civili, Via del Medolo 2, 25123 Brescia - Tel.: 030 3849283,<br />
fax: 030 3849284, e-mail: Laboratorioclinicopedagogico@hotmail.com<br />
Introduzione<br />
Nato all’interno dell’Ospedale dei Bambini di Brescia, il Laboratorio Clinico<br />
Pedagogico si propone di approfondire <strong>la</strong> tematica del<strong>la</strong> comunicazione e<br />
dell’educazione al fine di contribuire al miglioramento dell’assistenza al bambino<br />
ed al<strong>la</strong> sua famiglia, creando una rete di col<strong>la</strong>borazioni e sinergie tra i<br />
diversi “attori” coinvolti nel processo di educazione. In questa rete, il Laboratorio<br />
diviene riferimento culturale e traino <strong>per</strong> il coinvolgimento di soggetti<br />
o<strong>per</strong>anti a diverso titolo nel Servizio Sanitario e nelle Istituzioni pubbliche e<br />
private già oggi coinvolte nel progetto (<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong>, <strong>la</strong> Farmacia, le Associazioni,<br />
le Società Scientifiche, ecc...).<br />
Obiettivi/Target<br />
- Strutturare, intorno al bambino ed al<strong>la</strong> sua famiglia, una “rete” di intervento<br />
in termini di prevenzione, terapia e di autogestione.<br />
- Configurare il Laboratorio Clinico Pedagogico come Centro di Comunicazione,<br />
Educazione e Formazione Sanitaria, che si faccia promotore di qualità<br />
<strong>per</strong>:<br />
- l’utenza (bambino/famiglia);<br />
- l’azienda e gli o<strong>per</strong>atori sanitari;<br />
- l’ambiente esterno all’ospedale, in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> e i centri educativi<br />
e ricreativi maggiormente frequentati dai bambini;<br />
- le altre Aziende Ospedaliere;<br />
- le Società Scientifiche;<br />
- le Istituzioni Sanitarie e Sociali (ASL, Regione, Ministero del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>, Ordini<br />
e Collegi Professionali, Comuni, Aziende Municipalizzate, ecc...).<br />
Strumenti/indicatori<br />
Le attività del Laboratorio sono orientate al<strong>la</strong> promozione e allo sviluppo<br />
del progetto educativo, principalmente attraverso:<br />
- La strutturazione, s<strong>per</strong>imentazione e diffusione di materiale educativo caratterizzato<br />
da una propria linea editoriale e stilistica e sarà costituito da:<br />
- Prodotti multimediali, quali cd-rom, portali web, videogiochi.<br />
- Materiale informatico educativo cartaceo: libricini con storie da colorare,<br />
schede interattive, <strong>per</strong>corsi didattici nelle scuole, ecc...<br />
142<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 11<br />
- Materiale ludico: domino, puzzle, tombo<strong>la</strong>, strumentazioni mediche riprodotte<br />
come giochi, ecc...<br />
- Un ambu<strong>la</strong>torio di educazione (Asma, Diabete, Epilessia) <strong>per</strong> bambini di<br />
Scuo<strong>la</strong> Materna e Scuo<strong>la</strong> Elementare, ragazzi di Scuo<strong>la</strong> Media Inferiore e<br />
Su<strong>per</strong>iore, e <strong>per</strong> genitori.<br />
- Iniziative di Informazione e Formazione, in col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> Formazione<br />
Aziendale,: corsi ECM, convegni, formazione a distanza.<br />
- Indicatori di apprendimento e gradimento (questionari, griglie, giochi cognitivi).<br />
Conclusioni<br />
Il Laboratorio Clinico Pedagogico è un centro che supporta e alimenta <strong>la</strong><br />
comunicazione, l’educazione e <strong>la</strong> formazione del bambino, del<strong>la</strong> sua famiglia<br />
e di tutti gli “attori”; di conseguenza <strong>per</strong>mette di migliorare <strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia in termini di autogestione, di adesione al piano terapeutico, di qualità<br />
del<strong>la</strong> vita.<br />
11.3. Un’es<strong>per</strong>ienza di <strong>la</strong>voro multidisciplinare sull’abuso e maltrattamento<br />
all’infanzia in un ospedale pediatrico<br />
FULVIA NEGRO, GEMMA ISAIA, ANNA PELOSO, ALGA BEVILACQUA, IDA BERTOTTI, ROSALINDA<br />
GEMELLO, CARLA BAIETTO, FRANCESCO ASTORINO, LUCIA CIRAMI, LAURA DE MICHELIS, CRI<br />
STINA ODDONE, SILVIA MURDOCCA - Gruppo di Lavoro su maltrattamento e abuso<br />
ai minori, Azienda O.I.R.M. S. Anna di Torino<br />
AUTORE REFERENTE: FULVIA NEGRO, O.I.R.M., Piazza Polonia 94,10126 To - tel.:<br />
011 3135832, fax:0113135214, e-mail: negro.fulvia1@libero.it<br />
La rilevazione, <strong>la</strong> diagnosi, <strong>la</strong> presa in carico ed il trattamento dell’abuso<br />
sessuale e del maltrattamento ai minori costituiscono problemi complessi in<br />
cui si intrecciano aspetti medici, psicologici, sociali e giuridici; ciò rende indispensabile<br />
il coinvolgimento di più figure professionali. L’es<strong>per</strong>ienza clinica e<br />
l’analisi del<strong>la</strong> letteratura evidenziano <strong>la</strong> necessità di costruire, tra i diversi professionisti<br />
coinvolti, un linguaggio ed una modalità di intervento comuni e<br />
condivisibili. Nel<strong>la</strong> nostra azienda nell’anno 2000-01, sostenuto da un progetto<br />
finanziato di Azione Positiva del Ministero del Lavoro e del Comitato Nazionale<br />
di Pari Opportunità, si è tenuto il “Corso di formazione <strong>per</strong> o<strong>per</strong>atori/<br />
o<strong>per</strong>atrici addetti/e all’assistenza di minori abusati attraverso un’organizzazione<br />
di <strong>la</strong>voro in rete”. Il corso di tipo es<strong>per</strong>ienziale-teorico aveva il fine di<br />
raggiungere una comune cultura di <strong>la</strong>voro tra o<strong>per</strong>atori di professionalità diversa<br />
e differente, attraverso un apprendimento dall’es<strong>per</strong>ienza condotta in<br />
gruppo, <strong>per</strong> il riconoscimento ed il trattamento dell’abuso all’arrivo nell’istitu<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
143
CAPITOLO 11<br />
zione. In seguito si è costituito, su motivazione spontanea, un Gruppo di Lavoro<br />
multidisciplinare (NPI, Pediatra, Psicologo, Chirurghi pediatrici, Infermieri<br />
professionali, Assistente sociale) <strong>per</strong> il rilevamento e l’iniziale presa in<br />
carico dei casi di abuso e maltrattamento su minore. “Il Gruppo di Lavoro su<br />
abuso e maltrattamento ai minori” dell’O.I.R.M. ha ottenuto il riconoscimento<br />
da parte del<strong>la</strong> Regione Piemonte ed istituzionalizzato come equipe<br />
multidisciplinare con compiti specifici rispetto alle equipe territoriali. Nel 2002,<br />
in base alle indicazioni emerse dall’analisi dell’attività si è reso necessario attivare<br />
uno specifico ambu<strong>la</strong>torio cui fare riferimento con disponibilità di risorse<br />
umane e materiali. L’“Ambu<strong>la</strong>torio Dedicato”, medico ed infermiere/a dedicati,<br />
ha lo scopo di poter dare al bambino/a con sospetto di abuso/maltrattamento<br />
l’attenzione ed il tempo necessario a raccogliere il racconto dell’accompagnatore/bambino<br />
e soprattutto <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere al bambino di “fidarsi”<br />
degli o<strong>per</strong>atori. Il principio su cui si fonda l’”Ambu<strong>la</strong>torio Dedicato” vuole<br />
essere quello di ridare ad un bambino, che è stato vio<strong>la</strong>to nel corpo e nello<br />
spirito”, usando i mezzi più idonei al<strong>la</strong> sua età (linguaggio, giochi), <strong>la</strong> considerazione<br />
come <strong>per</strong>sona e <strong>la</strong> rassicurazione sul suo stato di salute fisico. Dal<br />
gennaio 2003 all’aprile 2004 sono afferiti all’ambu<strong>la</strong>torio 63 bambini (130 visite<br />
totali), inviati dall’interno dell’ospedale (DEA, Ambu<strong>la</strong>tori, reparti) e dai<br />
servizi esterni (medici di base, consultori, servizi sociali, comunità, altri ospedali,<br />
scuole e forze dell’ordine...). La metodologia del <strong>la</strong>voro sul modello<br />
interdisciplinare e di condivisione emotiva <strong>per</strong> un fenomeno così complesso<br />
e problematico, anche <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori, che richiede <strong>per</strong> l’avvio delle cure il<br />
dispiegamento di una vera e propria task-force.<br />
11.4. Assistenza domiciliare integrata nel bambino oncologico<br />
EDVIGE GOMBACH (Responsabile infermieristico Dipartimento chirurgico), GIULIO<br />
ANDREA ZANAZZO (Dirigente Medico U.O. Emato-Oncologia), STEFANO RUSSIAN<br />
(Dirigente Medico Direzione Sanitaria) - IRCCS Burlo Garofolo - Trieste<br />
Introduzione<br />
Il ricovero ospedaliero in assoluto determina stress, paura e sentimento di<br />
impotenza. Dal punto di vista del bambino queste sensazioni, sul piano emozionale,<br />
sono notevolmente amplificate. Anche se molto è già stato fatto (presenza<br />
dei genitori, camerette colorate, sa<strong>la</strong> giochi, ecc...), c’è ancora qualcosa<br />
che possiamo fare<br />
L’articolo 3 del<strong>la</strong> Carta dei Diritti del Bambino in Ospedale (Bioetica, 2003),<br />
enunciando il diritto a ricevere il miglior livello di cura e assistenza, specifica<br />
che il ricorso all’ospedalizzazione deve essere limitato “alle situazioni in cui<br />
144<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 11<br />
non sia possibile far fronte alle esigenze assistenziali...in altro modo” e che “<br />
vengono favoriti day hospital e assistenza domiciliare...”.<br />
Anche il Piano Sanitario Nazionale 2002-2004 pone tra gli obiettivi quello di<br />
incrementare l’adozione di strutture socio-sanitarie alternative (quali<br />
l’ospedalizzazione a domicilio).<br />
L’unità o<strong>per</strong>ativa di Emato-oncologia del nostro Istituto, ha quindi avvertito<br />
l’esigenza di iniziare un <strong>per</strong>corso che porti progressivamente ad una gestione<br />
integrata del bambino con patologia oncologica nel<strong>la</strong> quale il ruolo dell’assistenza<br />
domiciliare sia centrale.<br />
Il progetto non solo risponde ad un diritto fondamentale del bambino<br />
cronicamente amma<strong>la</strong>to, ma offre altresì vantaggi al paziente/famiglia, (minor<br />
rischio infettivo, migliore continuità assistenziale, riduzione del costo sociale<br />
secondario all’ospedalizzazione) nonché al Sistema Sanitario (miglior<br />
ottimizzazione delle risorse territoriali e riduzione dei costi ospedalieri).<br />
Obiettivo<br />
Creare una rete assistenziale ai soggetti d’età 0-18 anni con diagnosi di tumore<br />
maligno durante le fasi di chemioterapia antib<strong>la</strong>stica più intensa tale da<br />
garantire a domicilio:<br />
- prelievi;<br />
- gestione di presidi (CVC, sondino);<br />
- picco<strong>la</strong> chirurgia (rimozione suture, medicazioni);<br />
- monitoraggio dei parametri vitali;<br />
- supporto nutrizionale (enterale o parenterale);<br />
- proseguimento dei trattamenti antibiotici parenterali;<br />
- trattamenti chemioterapici di intensità minore;<br />
- controlli e gestione degli effetti col<strong>la</strong>terali dei farmaci;<br />
- controlli e gestione di eventuali ma<strong>la</strong>ttie intercorrenti;<br />
- supporto psicologico e pedagogico;<br />
- educazione al self care;<br />
- terapie palliative nel terminale.<br />
Materiali e metodi<br />
Il progetto è suddiviso in fasi.<br />
Studio di fattibilità e del bacino d’utenza: è stata inviata ai Direttori generali<br />
delle 6 ASS una copia del progetto, con richiesta di indicare i referenti di direzione<br />
sanitaria con i quali discutere gli aspetti tecnico organizzativi.<br />
Il medico e l’infermiera del Centro, responsabili del progetto, si sono recati<br />
nelle 5 ASS che hanno risposto, <strong>per</strong> illustrare il progetto ai referenti individuati.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
145
CAPITOLO 11<br />
Al<strong>la</strong> fine hanno aderito 4 ASS (<strong>per</strong> due Aziende si è sti<strong>la</strong>to un Protocollo<br />
d’Intesa).<br />
Accordi Interaziendali: verificata <strong>la</strong> fattibilità del progetto, gli o<strong>per</strong>atori del<br />
Centro, i responsabili del servizio infermieristico dell’ASS, un pediatria dell’ospedale<br />
territoriale e un rappresentante dei PLS di quel territorio si sono<br />
riuniti una o più volte <strong>per</strong> concordare azienda <strong>per</strong> azienda:<br />
- le competenze di ciascuna figura implicata;<br />
- <strong>la</strong> procedura di attivazione dell’assistenza domiciliare;<br />
- le linee guida comuni all’assistenza del bambino oncologico;<br />
- <strong>la</strong> modulistica da utilizzare;<br />
- il fabbisogno formativo del <strong>per</strong>sonale territoriale.<br />
Aggiornamento del <strong>per</strong>sonale sanitario territoriale: il <strong>per</strong>sonale<br />
infermieristico dei distretti territoriali di ogni singo<strong>la</strong> ASS ha frequentato, a<br />
rotazione, <strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo di 3 settimane <strong>per</strong> ciascun distretto, uno stage individuale<br />
con tutor presso il Centro <strong>per</strong> formarsi sui bisogni del bambino<br />
oncologico.<br />
A distanza di un anno dall’attivazione, si prevede di valutarne: efficacia,<br />
efficienza, soddisfazione dell’utente in termini di qualità <strong>per</strong>cepita, soddisfazione<br />
degli o<strong>per</strong>atori.<br />
Risultati e commento<br />
Sono state così definite le procedure di attivazione dell’assistenza<br />
domiciliare:<br />
- Ogni nuova diagnosi viene segna<strong>la</strong>ta via fax con apposita scheda dal<strong>la</strong><br />
caposa<strong>la</strong> del Centro al<strong>la</strong> caposa<strong>la</strong> del distretto d’appartenenza del bambino.<br />
S’invia anche <strong>la</strong> versione aggiornata di alcune procedure scritte (prelievo<br />
da CVC, medicazione e sostituzione del tappo del CVC, dieta <strong>per</strong><br />
neutropenici, norme igienico-ambientali); <strong>la</strong> stessa cs del Centro verifica<br />
telefonicamente con <strong>la</strong> collega del territorio se gli infermieri del distretto<br />
hanno partecipato al<strong>la</strong> fase di aggiornamento e concorda le date <strong>per</strong> lo<br />
svolgimento dello stage.<br />
- Il medico del Centro informa telefonicamente del nuovo caso il PLS/<br />
MMG del bambino (in talune circostanze essi vengono informati anche<br />
dal distretto) e chiede di prescrivere l’attivazione dell’assistenza<br />
domiciliare. Nell’impossibilità di re<strong>per</strong>ire il curante il responsabile medico<br />
del distretto ha facoltà di attivare l’assistenza domiciliare in via provvisoria.<br />
- Gli infermieri del territorio ed il PLS vengono al Centro a conoscere il bam<br />
146<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 11<br />
bino e <strong>la</strong> famiglia prima del<strong>la</strong> dimissione. In tale occasione vengono fornite<br />
notizie sul<strong>la</strong> diagnosi, sul programma terapeutico (di cui viene consegnato<br />
uno schema) e individuati i bisogni del bambino a domicilio. Vengono anche<br />
concordate le modalità di dimissione (date, trasporto, fornitura provvisoria<br />
di farmaci e presidi).<br />
- Nell’accordo con <strong>la</strong> ASS 3, geograficamente distante dal Centro, è previsto<br />
invece che venga convocata nel<strong>la</strong> sede del distretto una riunione di<br />
Unità di Valutazione Domiciliare (UVD) cui partecipano il medico e l’infermiere<br />
del Centro, il PLS, il pediatra dell’ospedale territoriale, il coordinatore<br />
medico e infermieristico del distretto, gli infermieri domiciliari<br />
del distretto, l’assistente sociale, lo psicologo. Al termine delle riunione<br />
<strong>la</strong> proposta assistenziale viene presentata al<strong>la</strong> famiglia <strong>per</strong> l’approvazione.<br />
Contemporaneamente al<strong>la</strong> dimissione (ricovero ordinario, Day Hospital o<br />
ambu<strong>la</strong>toriale), il Centro invia al distretto <strong>per</strong> fax o e-mail, entro le 14 del<br />
giorno precedente a quello delle procedure, l’apposita scheda di richiesta prestazioni<br />
che riporta generalità del paziente, motivo del ricovero, data di<br />
dimissione, data del prossimo ricovero, presenza di condizioni partico<strong>la</strong>ri, le<br />
prestazioni richieste nelle re<strong>la</strong>tive date.<br />
L’assistenza domiciliare viene erogata dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 16<br />
con ampia flessibilità (anche al sabato o al<strong>la</strong> domenica). Se le condizioni del<br />
bambino variano, è previsto che <strong>la</strong> comunicazione al Centro sia data dall’assistenza<br />
domiciliare o dal<strong>la</strong> famiglia stessa.<br />
I prelievi eseguiti a domicilio vengono recapitati dal distretto al <strong>la</strong>boratorio<br />
di riferimento con <strong>la</strong> dicitura URGENTE e gli esiti vengono trasmessi direttamente<br />
dal Laboratorio al Centro via fax entro le 13 del giorno stesso.<br />
Dopo 6 mesi dall’entrata in vigore degli accordi i protocolli prevedono una<br />
riunione collegiale ASS/Centro <strong>per</strong> valutare i risultati e correggere eventuali<br />
im<strong>per</strong>fezioni organizzative.<br />
A 15 mesi dal<strong>la</strong> firma del<strong>la</strong> convenzione con l’ASS1 e a 2 da quel<strong>la</strong> con l’ASS<br />
3 i risultati ottenuti sono i seguenti.<br />
Tab. 1<br />
ASS Pazienti eleggibili Pazienti assistiti a domicilio Percentuale<br />
ASS 1 15 11 73,3%<br />
ASS 3 1 1 100%<br />
In partico<strong>la</strong>re sono stati assistiti tutti quelli con leucemia o linfoma non<br />
Hodgkin, mentre <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale più bassa di effettivo utilizzo del<strong>la</strong> domiciliare<br />
(meno del<strong>la</strong> metà dei casi) si è avuta nei linfomi di Hodgkin.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
147
CAPITOLO 11<br />
Le prestazioni più frequentemente erogate nell’ambito del<strong>la</strong> convenzione<br />
sono state elencate nel<strong>la</strong> Tab. 2.<br />
Tab. 2<br />
prelievi 25 %<br />
medicazioni del cvc 20 %<br />
sostituzione tappo 20 %<br />
rilevazione parametri vitali 12 %<br />
sedute di logopedia, fisioterapia 12 %<br />
terapie parenterali (antibiotici, fattori di crescita..) 10 %<br />
altro 1 %<br />
La <strong>per</strong>centuale di accessi ospedalieri risparmiati dall’assistenza domiciliare<br />
è stata del 30% circa.<br />
Per quanto riguarda gli assistiti delle altre ASS c’è stato un effetto “emu<strong>la</strong>zione”<br />
che ha indotto molte famiglie a chiedere l’attivazione dell’assistenza domiciliare<br />
al di fuori di una formalizzazione interaziendale. In questi casi gli accordi sono<br />
stati presi direttamente dal Centro in via informale ed amichevole con il <strong>per</strong>sonale<br />
infermieristico del distretti e con i <strong>la</strong>boratori convenzionati, utilizzando<br />
comunque <strong>la</strong> stessa modulistica e lo stesso schema organizzativo.<br />
Queste es<strong>per</strong>ienze “pilota”, vissute come gratificanti dagli o<strong>per</strong>atori del territorio,<br />
spingono gli stessi a premere con le proprie direzioni sanitarie <strong>per</strong><br />
arrivare al<strong>la</strong> formalizzazione di accordi.<br />
Bibliografia<br />
BIOETICA - Rivista interdisciplinare, n. 1, marzo 2003, Editore Zadig, Mi<strong>la</strong>no, pp. 67-74.<br />
11.5. “Ri-scoprirsi naturalmente”. Laboratorio multisensoriale <strong>per</strong><br />
disabili neuropsichici<br />
Associazione Famiglie Neuropsichiatria Infanzia Adolescenza, - U. O. Neuropsichiatria<br />
Infantile Ospedale “G. Salesi”, DIRETTORE: CESARE CARDINALI<br />
AUTORE REFERENTE: LUIGINA CENCI, Dirig. Med. Neuropsichiatria, U.O. Neuropsichiatria<br />
Infantile, Via F. Corridoni 11, 60123 Ancona – Tel.: 071 5962504,<br />
fax: 071 5962502, e-mail: cenci.luigina@libero.it<br />
Breve introduzione del contesto<br />
Il progetto si configura come un vero <strong>la</strong>boratorio multisensoriale, in cui<br />
148<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 11<br />
l’approccio ludico-comunicativo <strong>per</strong>mette al bambino disabile psicofisico il<br />
pieno coinvolgimento nelle es<strong>per</strong>ienze educativo-riabilitative, proposte attraverso<br />
attività visive, auditive, tattili e cinestetiche.<br />
Il modello riabilitativo gruppale, che caratterizza le attività all’interno dell’Ospedale<br />
Diurno Terapeutico dell’Unità O<strong>per</strong>ativa Neuropsichiatria Infantile<br />
(U.O.NP.I) del “Salesi” è stato applicato <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione del Progetto<br />
pilota educativo-riabilitativo, rivolto al bambino con diversa abilità.<br />
Le attività svolte sono avvenute a diretto contatto con <strong>la</strong> natura, nell’Oasi<br />
Ripa Bianca di Jesi e nel Parco Urbano di Vil<strong>la</strong> Colloredo di Recanati, favorendo<br />
<strong>la</strong> fruizione dell’ambiente mediante l’esercizio plurisensoriale (tatto, olfatto,<br />
vista, udito), accrescendo così <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione e <strong>la</strong> consapevolezza del tempo<br />
come fattore dinamico, mediante <strong>la</strong> <strong>per</strong>sonale s<strong>per</strong>imentazione del ritmico<br />
fluire e delle modificazioni esterne ad esso connesse, attraverso il mutamento<br />
delle stagioni, pur nel<strong>la</strong> stabilità dello scenario e/o il consolidamento delle<br />
es<strong>per</strong>ienze nel<strong>la</strong> limitrofa stanza-<strong>la</strong>boratorio all’uopo allestita.<br />
Il progetto ha fornito una opportunità pratica di s<strong>per</strong>imentare nuovi spazi e<br />
tempi, che conduce verso un processo di strutturazione ed organizzazione<br />
più integrata del proprio senso di identità nell’ambiente.<br />
Aiutare i genitori di bambini, con diverse abilità nello sviluppo neuropsichico<br />
in età sco<strong>la</strong>re, ad uscire, insieme con i propri figli, dall’iso<strong>la</strong>mento dell’ambiente<br />
familiare ed ospedaliero <strong>per</strong> immergersi nel<strong>la</strong> bellezza del<strong>la</strong> natura;<br />
con il coinvolgimento immediato ed integrato di tutti i partners, secondo competenze<br />
specifiche e culture diverse, che hanno individuato i singoli bisogni<br />
ed hanno trovato soluzioni pedagogiche condivise.<br />
Obiettivi<br />
Obiettivo del programma è stato quello di offrire e far vivere ai bambini un<br />
“ambiente speciale” in cui e attraverso cui favorire lo sviluppo del<strong>la</strong> sensorialità<br />
e del contatto sociale.<br />
Innescare un processo di consapevolezza del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione corpo/spazio/<br />
oggetto aiutando il portatore di una disabilità psicofisica a sviluppare <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione<br />
dello spazio in un ambiente naturale.<br />
Migliorare, nel disabile, <strong>la</strong> consapevolezza inter<strong>per</strong>sonale, <strong>la</strong> sensibilità, <strong>la</strong><br />
comunicazione e <strong>la</strong> qualità delle re<strong>la</strong>zioni.<br />
Promuovere <strong>la</strong> consapevolezza del tempo come fattore dinamico <strong>per</strong> sviluppare<br />
<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione del tempo nel<strong>la</strong> mutevolezza dello scenario: l’alternarsi<br />
del giorno con <strong>la</strong> notte, il susseguirsi delle stagioni, il passare delle ore.<br />
Gruppo/i Target<br />
- U.O.NP.I. FA.NP.I.A. e WWF delle Marche hanno ottenuto a fine 2001 un<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
149
CAPITOLO 11<br />
contributo dal<strong>la</strong> Regione Marche l.r.n.48/<strong>19</strong>95 <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione del progetto;<br />
- Gen. 2002/Dic. 2003: incontro con le famiglie <strong>per</strong> arruo<strong>la</strong>mento dei bambini<br />
proposti <strong>per</strong> <strong>la</strong> partecipazione al progetto;<br />
- 11 incontri tecnici di progettazione e programmazione fra l’équipe di ricerca;<br />
- 40 incontri di 2 ore ciascuno con 2 gruppi di bambini (20 incontri <strong>per</strong> gruppo)<br />
ad o<strong>per</strong>a di due conduttori (educatori ambientali) all’interno dell’Oasi<br />
Ripa Bianca di Jesi e di Vil<strong>la</strong> Colloredo di Recanati;<br />
- incontri di su<strong>per</strong>visione e consulenza ai conduttori dell’es<strong>per</strong>ienza;<br />
- 2 incontri di analisi e valutazione dei dati raccolti e condivisione del <strong>per</strong>corso<br />
effettuato con le famiglie, gli insegnanti di sostegno e <strong>la</strong> neuropsichiatra<br />
di riferimento dell’U.O. Salesi;<br />
- incontri fra l’équipe di ricerca <strong>per</strong> analizzare i dati raccolti;<br />
- realizzazione di un depliant divulgativo;<br />
- stesura di bozza del volume concernente l’es<strong>per</strong>ienza;<br />
- presentazione pubblica del volume “ri-scoprirsi naturalmente” <strong>la</strong>boratorio<br />
multisensoriale <strong>per</strong> disabili neuropsichici.<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
Far vivere al bambino disabile neuropsichico es<strong>per</strong>ienze reali nel<strong>la</strong> natura,<br />
<strong>per</strong> sviluppare <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione corporea e dello spazio/tempo.<br />
Bambini ed educatori insieme <strong>per</strong> 6 mesi.<br />
8 bambini, 7 maschi e 1 femmina, 7/14 anni, 2 gruppi, 4 bambini ciascuno<br />
con diversa disabilità neuropsichica (Ritardo Mentale, Cromosomopatia, Disturbo<br />
Pervasivo dello Sviluppo)<br />
le famiglie dei bambini disabili coinvolti nel progetto.<br />
Conclusioni<br />
Il progetto, unico nel suo genere nel<strong>la</strong> Regione Marche, si è proposto di<br />
aiutare il bambino disabile psicofisico a sviluppare <strong>la</strong> propria identità attraverso<br />
<strong>la</strong> conoscenza diretta e individuale dell’ambiente naturale e non, in uno<br />
spazio comunicativo in grado di stimo<strong>la</strong>re contemporaneamente <strong>la</strong> reciprocità<br />
e l’interazione nel piccolo gruppo.<br />
11.6. La campagna regionale di riduzione del rischio di morte improvvisa<br />
del <strong>la</strong>ttante (SIDS) in Toscana: rilevazione epidemiologica dei fattori<br />
di rischio.<br />
RAFFAELE PIUMELLI 1 , NICCOLÒ NASSI 1 , LUCA LANDINI 1 , ROSA GINI 2 , ADA MACCHIARINI 3 ,<br />
150<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 11<br />
PAOLO MARCHESE MORELLO 4 - 1 Centro Regionale di riferimento <strong>per</strong> lo studio e<br />
prevenzione del<strong>la</strong> SIDS, Azienda Universitaria-Ospedaliera Meyer-Firenze;<br />
2<br />
Agenzia Regionale di Sanità; 3 Associazione genitori “Semi <strong>per</strong> <strong>la</strong> SIDS”; 4 Direttore<br />
Azienda Universitaria-Ospedaliera Meyer<br />
AUTORE REFERENTE: RAFFAELE PIUMELLI, Centro Regionale di riferimento <strong>per</strong> lo studio<br />
e prevenzione del<strong>la</strong> SIDS, Ospedale Pediatrico Meyer, Via P. Del<strong>la</strong><br />
Mirando<strong>la</strong> 24, 50100 Firenze - tel.: 0555 662447, e-mail: centrosids@meyer.it<br />
Premessa<br />
Il Centro Regionale di riferimento <strong>per</strong> lo studio e <strong>la</strong> prevenzione del<strong>la</strong> SIDS<br />
è stato istituito nel <strong>19</strong>96 presso l’Ospedale Pediatrico Anna Meyer di Firenze.<br />
La missione di tale struttura è quel<strong>la</strong> di far fronte alle numerose problematiche<br />
di ordine etico, sociale e scientifico sollevate dal<strong>la</strong> SIDS.<br />
Le attività del Centro sono essenzialmente rappresentate da:<br />
- programmi di monitoraggio domiciliare dei bambini a maggior rischio di SIDS;<br />
- gestione clinica dei bambini con storia di “Eventi Apparentemente Rischiosi<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> Vita-Apparent Life-Threatenig Events” (ALTE);<br />
- supporto alle famiglie colpite da SIDS;<br />
- campagne <strong>per</strong> <strong>la</strong> riduzione del rischio;<br />
- attività scientifica e di ricerca.<br />
Nel <strong>19</strong>96 è stato effettuato un primo tentativo di promuovere una campagna<br />
di riduzione del rischio consistente nel<strong>la</strong> diffusione presso i punti nascita<br />
del<strong>la</strong> Toscana dell’opuscolo “Per Loro è Meglio”.<br />
Tuttavia, l’impossibilità di una valutazione del<strong>la</strong> reale efficacia di suddetta<br />
campagna unita al progressivo cambiamento del<strong>la</strong> composizione etnica del<strong>la</strong><br />
nostra regione, che ha aumentato di fatto il numero di <strong>per</strong>sone non raggiungibili<br />
dal messaggio di riduzione del rischio, ci ha indotto a promuovere una nuova<br />
campagna preceduta dal<strong>la</strong> valutazione del grado di conoscenza dei fattori di<br />
rischio di SIDS in Toscana.<br />
Piano regionale<br />
Il piano strategico si è basato sui seguenti punti:<br />
1) organizzazione di una Consensus Conference tra i direttori delle tre Aree<br />
Vaste Regionali, i rappresentanti dei pediatri di famiglia e dell’associazione<br />
genitori;<br />
2) organizzazione di incontri con i responsabili dei punti nascita, dei pediatri di<br />
famiglia, dei pediatri consultoriali e delle ostetriche del<strong>la</strong> regione Toscana;<br />
3) raccolta dati sul grado di conoscenza dei fattori di rischio <strong>per</strong> SIDS prima<br />
dell’inizio del<strong>la</strong> campagna;<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
151
CAPITOLO 11<br />
4) distribuzione di materiale cartaceo (opuscoli, posters) e diffusione di un<br />
breve documentario informativo su emittenti regionali;<br />
5) raccolta dati sul grado di conoscenza del<strong>la</strong> SIDS dopo <strong>la</strong> campagna.<br />
Al momento attuale sono stati completati i primi 4 punti.<br />
I dati sono stati raccolti tra il 7 gennaio e il 28 febbraio 2004 tramite un<br />
questionario consegnato ai genitori di bambini di circa 3 mesi al momento<br />
del<strong>la</strong> vaccinazione presso 74 centri vaccinali selezionati del<strong>la</strong> Toscana, corrispondenti<br />
a circa il 25% del totale.<br />
Risultati<br />
I risultati ottenuti hanno confermato l’inefficacia del<strong>la</strong> prima campagna di<br />
riduzione del rischio se si prende in considerazione il grado di conoscenza dell’opuscolo<br />
“Per Loro è Meglio” (solo il 22% degli intervistati ha dichiarato infatti<br />
di conoscere l’opuscolo). Se invece consideriamo <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di bambini<br />
posti a dormire supini (55,09%) possiamo affermare che un certo livello di informazione<br />
è stato comunque trasmesso, probabilmente grazie alle numerose<br />
attività divulgative organizzate dal Centro e culminate con l’organizzazione del<strong>la</strong><br />
settima conferenza mondiale sul<strong>la</strong> SIDS tenutasi a Firenze nel Settembre 2002.<br />
Dai dati raccolti emerge tuttavia una <strong>per</strong>centuale ancora molto elevata di<br />
bambini posti a dormire su un fianco (38,3%), posizione che è comunque<br />
gravata da un rischio di SIDS di circa tre volte su<strong>per</strong>iore a quel<strong>la</strong> supina. Altro<br />
dato significativo è stato <strong>la</strong> scarsa conoscenza delle misure di riduzione del<br />
rischio di SIDS da parte dei genitori appartenenti a popoli a forte migrazione.<br />
Gli obiettivi principali del<strong>la</strong> campagna regionale saranno quindi rappresentati<br />
dall’eliminazione del<strong>la</strong> posizione sul fianco durante il sonno e su una maggiore<br />
penetrazione del messaggio “back to sleep” presso i popoli a forte migrazione.<br />
Contiamo di raggiungere il primo obiettivo con <strong>la</strong> trasmissione di una corretta informazione<br />
da parte degli o<strong>per</strong>atori sanitari che, in base ai nostri dati, rappresentano il<br />
veicolo principale di informazione <strong>per</strong> i genitori e con i quali ci siamo confrontati<br />
negli incontri che hanno preceduto <strong>la</strong> campagna. Per quanto riguarda invece il<br />
su<strong>per</strong>amento delle barriere linguistiche abbiamo provveduto a tradurre l’opuscolo<br />
“Per Loro è Meglio” in quattro lingue: spagnolo, inglese, arabo e cinese.<br />
L’efficacia del nostro intervento sarà valutata tramite un nuovo questionario<br />
che sarà distribuito con le medesime modalità entro <strong>la</strong> fine del corrente anno.<br />
11.7. L’al<strong>la</strong>ttamento al seno: ruolo degli o<strong>per</strong>atori sanitari<br />
OLGA GUARESE (C.S.), M. LUISA MADDONNI (Ost.), SIMONA STAFFIERI (Ost.), DONATEL<br />
LA GROTTOLO (I.P.) - Distretto Alto Garda e Ledro, A.P.S.S. Trento<br />
152<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 11<br />
AUTORE REFERENTE: OLGA GUARESE, U.O. Ostetricia Ginecologia Arco, e-mail:<br />
guarese.olga@arc.apss.tn.it<br />
Premesse<br />
“ Se tutti i bambini fossero al<strong>la</strong>ttati esclusivamente al seno nei primi sei mesi<br />
di vita, si stima che circa 1,5 milioni di morti infantili l’anno sarebbero evitate<br />
e <strong>la</strong> salute e lo sviluppo di milioni di altri bambini sarebbero notevolmente<br />
migliori”: <strong>per</strong> l’UNICEF e l’OMS l’al<strong>la</strong>ttamento esclusivo al seno è al<strong>la</strong> radice<br />
del<strong>la</strong> salute e dunque promuovere l’al<strong>la</strong>ttamento al seno nei reparti di maternità<br />
e nei nostri ospedali, significa sicuramente promuovere <strong>la</strong> salute del bambino<br />
e del<strong>la</strong> mamma.<br />
I benefici dell’al<strong>la</strong>ttamento <strong>per</strong> il bambino sono:<br />
- riduzione dell’incidenza incidenza delle ma<strong>la</strong>ttie infettive;<br />
- riduzione del rischio di asma e allergie;<br />
- miglioramento delle capacità psico-attitudinali del bambino come confermato<br />
recentemente da uno studio in Danimarca [Vestergaard M. et al., <strong>19</strong>99] che<br />
evidenzia <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra <strong>la</strong> durata dell’al<strong>la</strong>ttamento e lo sviluppo del cervello;<br />
- protezione da meningite da haemophilus influenzae nei primi cinque-sei<br />
anni di vita [Silvefverdal Sa., Bodin L., Olcen P., <strong>19</strong>99];<br />
- a lungo termine aumento del<strong>la</strong> massa ossea e quindi minor incidenza di<br />
osteoporosi in età adulta;<br />
- riduzione dei rischi dell’obesità e del soprappeso.<br />
I benefici <strong>per</strong> <strong>la</strong> mamma sono:<br />
- nell’immediato post partum diminuzione dei rischi di emorragie;<br />
- aumento dell’autostima materna e del<strong>la</strong> fiducia nelle proprie capacità fisiche<br />
ed emotive [Locklin M., <strong>19</strong>95], favorendo un’ottimale re<strong>la</strong>zione madre<br />
bambino;<br />
- riduzione, a lungo termine, del rischio di tumore al seno [Furberg H. et al.,<br />
<strong>19</strong>99], di cancro alle ovaie, di fratture al femore nelle donne oltre i 65 anni<br />
che hanno al<strong>la</strong>ttato.<br />
Naturalmente i benefici di una coppia madre bambino in salute, si trasmettono<br />
all’intero nucleo famigliare e poi fino al tessuto sociale.<br />
Dunque l’al<strong>la</strong>ttamento al seno ha dei benefici <strong>per</strong> l’intera società <strong>per</strong>ché<br />
può ridurre notevolmente le spese sanitarie, è ecologico in quanto risorsa<br />
rinnovabile e naturale, non produce sprechi ed è economico.<br />
Obiettivi<br />
La nostra U.O. si pone come obiettivo quello di assicurare <strong>la</strong> riuscita<br />
dell’al<strong>la</strong>ttamento al seno attraverso l’adozione del protocollo UNICEF; in questo<br />
modo tutti gli o<strong>per</strong>atori sanitari forniranno alle neo mamme informazioni<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
153
CAPITOLO 11<br />
uniformi sull’al<strong>la</strong>ttamento e sostegno adeguati; e inoltre creare una rete di<br />
supporto anche a livello territoriale mantenendo l’interazione con <strong>la</strong> struttura<br />
ospedaliera.<br />
Target<br />
O<strong>per</strong>atori sanitari.<br />
Donne in gravidanza e puer<strong>per</strong>e che si rivolgono al<strong>la</strong> nostra U.O.<br />
Strumenti<br />
- Definire un protocollo scritto e farlo conoscere a tutto il <strong>per</strong>sonale sanitario.<br />
- Fornire a tutto il <strong>per</strong>sonale sanitario le competenze necessarie <strong>per</strong> attuarlo.<br />
- Informare tutte le donne in gravidanza sui benefici e le tecniche <strong>per</strong> al<strong>la</strong>ttare.<br />
- Aiutare le madri ad iniziare l’al<strong>la</strong>ttamento nel<strong>la</strong> prima mezz’ora dopo il parto.<br />
- Attuare il rooming-in, ossia sistemare i neonati in stanza del<strong>la</strong> madre 24 ore<br />
su 24 durante <strong>la</strong> <strong>per</strong>manenza in ospedale.<br />
- Non somministrare altri alimenti o liquidi diversi dal <strong>la</strong>tte materno, tranne<br />
su prescrizione medica.<br />
- Non usare succhiotti o tettarelle durante il <strong>per</strong>iodo dell’al<strong>la</strong>ttamento al seno.<br />
- Favorire <strong>la</strong> creazione di gruppi di sostegno al<strong>la</strong> pratica dell’al<strong>la</strong>ttamento al<br />
seno in modo che le madri possano rivolgersi e confrontarsi in tali gruppi.<br />
Valutazione dei risultati<br />
- Percentuale di al<strong>la</strong>ttamento esclusivo al seno al<strong>la</strong> dimissione delle puer<strong>per</strong>e.<br />
- Distribuzione di questionari di valutazione dell’assistenza alle neomamme.<br />
- Follow-up a distanza.<br />
Conclusioni<br />
Gli o<strong>per</strong>atori sanitari sono fattori determinanti <strong>per</strong> il successo o il fallimento<br />
dell’al<strong>la</strong>ttamento; infatti si è visto che un adeguato supporto da parte di o<strong>per</strong>atori<br />
motivati ed adeguatamente formati, incentiva notevolmente l’al<strong>la</strong>ttamento<br />
materno, con tutti i benefici che ne conseguono.<br />
Bibliografia<br />
1. CHANG-CLAUDEJ, EBY N., KIECHLE M., BASTERT G., BECHER H., Breestfeeding and breast<br />
cancer risk in young women”, British Medical Journal, 307, <strong>19</strong>93, pp. 17-20.<br />
2. FURBERG H. et al., Lactation And Breast Cancer Risk, “International Journal<br />
of Epidemiology”, 28, <strong>19</strong>99, pp. 396-402.<br />
154<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 11<br />
3. IBFAN, What scientific research says, “Ibfan action park”, 12, <strong>19</strong>98.<br />
4. LOCKLIN M., Telling the world: low income women and their breestfeeding<br />
ex<strong>per</strong>iences, Jhum<strong>la</strong>ct, 11(4), <strong>19</strong>95, pp. 285-291.<br />
5. SILVEFVERDAL SA., BODIN L., OLCEN P., Protective Effect of Breestfeeding: an<br />
Ecologic Study of Haemophilus Influenzae Meningitis and Breestfeeding<br />
in a Swedish Popu<strong>la</strong>tion, “International Journal of Epidemiology”, 28, <strong>19</strong>99,<br />
pp. 152-156.<br />
6. UNICEF, Breestfeeding, the foundation for a healthy future, New York, august<br />
<strong>19</strong>99.<br />
7. VESTERGAARD M., OBEL C., HENRIKSEN T. B., SORENSEN H. T., Duration of<br />
Breestfeeding and Developmental Milestones During The Latter Half of<br />
Infancy, “Acta Paediatrica”, 88, <strong>19</strong>99, pp. 1327-1332.<br />
11.8. La “narrazione” dei sentimenti degli o<strong>per</strong>atori come strumento<br />
professionale nel <strong>la</strong>voro sanitario in neonatologia e pediatria<br />
NICOLETTA VINSANI (caposa<strong>la</strong> Pediatria), MARIA CLAUDIA MENOZZI (Inf. Prof. Pediatria),<br />
AVE LUPI (caposa<strong>la</strong> Neonatologia), PAOLA CRISTOFORI (Inf. Prof.<br />
Neonatologia), PIERGIUSEPPINA FAGANDINI (psicologa Dipartimento Materno Infantile)<br />
- Dipartimento Materno Infantile, direttore G. BANCHINI - Azienda Ospedaliera<br />
Arcispedale Santa Maria Nuova- Reggio Emilia<br />
AUTORE REFERENTE: MARIA CLAUDIA MENOZZI, U.O. Pediatria, Azienda Ospedaliera<br />
Arcispedale Santa Maria Nuova, Viale Risorgimento 80, 42100 Reggio Emilia<br />
- e-mail: menozzi.mariac<strong>la</strong>udia@asmn.re.it<br />
I <strong>per</strong>corsi formativi delle professioni di cura sono finora prevalentemente<br />
improntate all’apprendimento di un sa<strong>per</strong>e fondato sull’oggettività, le tecniche,<br />
l’o<strong>per</strong>atività.<br />
Soggettività, sentimenti e vissuti sono ritenuti quasi sempre un ostacolo al<strong>la</strong><br />
“professionalità” e <strong>per</strong>ciò estromessi dal<strong>la</strong> formazione accreditata.<br />
Gli o<strong>per</strong>atori, sprovvisti di momenti formativi sul<strong>la</strong> gestione delle emozioni<br />
loro e dei pazienti, si sono spesso “difesi” dall’affettività. I sentimenti hanno<br />
così finito <strong>per</strong> essere un “non detto” delle professioni sanitarie, anche nelle<br />
situazioni ospedaliere ad alta intensità emotiva come i reparti che ricoverano<br />
neonati, bambini e adolescenti. Taciuti o negati, nascosti o repressi, ma pur<br />
sempre presenti, i sentimenti hanno assunto forme diverse, talora manifestandosi<br />
in modo distorto e non di rado deleterio sia <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori (<strong>la</strong> nota<br />
sindrome del burn-out) sia <strong>per</strong> gli utenti.<br />
Il progetto è iniziato nel <strong>19</strong>93 nell’U.O. di Neonatologia e nel 2000 nell’U.O.<br />
di Pediatria ed è tuttora in corso. Lo scopo principale è quello di s<strong>per</strong>imentare<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
155
CAPITOLO 11<br />
e attuare un <strong>per</strong>corso formativo orientato a formare figure professionali sanitarie<br />
in grado di o<strong>per</strong>are nel<strong>la</strong> gestione dello stress e dei conflitti re<strong>la</strong>zionali, di<br />
fornire sostegno e counselling in situazioni di gestione emotiva del dolore,<br />
dei traumi, dei lutti. Il <strong>per</strong>corso formativo ha quindi l’obiettivo di:<br />
- condurre gli o<strong>per</strong>atori a considerare i sentimenti come un’opportunità e<br />
una risorsa, una ricchezza indispensabile nelle situazioni del prendersi cura<br />
soprattutto di neonati, bambini, adolescenti e delle loro famiglie;<br />
- fornire strumenti che aiutino gli o<strong>per</strong>atori a riconoscere i sentimenti, propri<br />
e altrui, dare loro voce, educarli e gestirli <strong>per</strong>ché non emergano disordinatamente,<br />
ma possano umanizzare <strong>la</strong> dimensione professionale.<br />
Per raggiungere tali obiettivi si è pianificato l’utilizzo di 2 strumenti<br />
metodologici qualitativi:<br />
- Focus group, che sono stati effettuati mensilmente <strong>per</strong> due anni dall’équipe<br />
infermieristica del<strong>la</strong> pediatria <strong>per</strong> <strong>la</strong> discussione dei casi più problematici<br />
ricoverati in reparto. In Neonatologia viene utilizzato dal <strong>19</strong>93 il gruppo<br />
mensile di discussione dei casi con il <strong>per</strong>sonale medico ed infermieristico<br />
secondo il modello di Bion. In entrambi i <strong>per</strong>corsi è risultata sempre più<br />
chiara <strong>la</strong> funzione del gruppo come luogo di confronto e contenitore delle<br />
angosciose e talvolta conflittuali situazioni che si creavano non solo tra<br />
il <strong>per</strong>sonale e i genitori, ma anche all’interno del gruppo stesso degli o<strong>per</strong>atori.<br />
Ambedue le modalità di <strong>la</strong>voro di gruppo hanno evidenziato come<br />
il trovare il tempo internamente <strong>per</strong> fermarsi a pensare, osservare, scrivere<br />
e discutere in gruppo, svolga un’importante funzione di contenimento<br />
e modu<strong>la</strong>zione del potenziale <strong>per</strong>secutorio dei vissuti emotivi che di<strong>la</strong>gano<br />
nel <strong>la</strong>voro quotidiano. Riflettere sull’es<strong>per</strong>ienza emotiva dei piccoli e<br />
dei genitori durante <strong>la</strong> degenza ha infatti <strong>per</strong>messo di riflettere anche sui<br />
sentimenti degli infermieri e dei medici nel rapporto con i pazienti e con<br />
i colleghi.<br />
- Narrazione: l’espressione e <strong>la</strong> condivisione di sentimenti così forti, di solito<br />
nascosti e/o negati, è possibile solo se non c’è il timore del giudizio e<br />
se, accanto al<strong>la</strong> discussione in gruppo, si riescono a trovare altre modalità<br />
di espressione (poesie, racconti, sogni, rappresentazioni teatrali, immagini<br />
fotografiche, disegni...). Hanno iniziato i genitori inviando lettere <strong>per</strong><br />
raccontare <strong>la</strong> loro es<strong>per</strong>ienza in reparto. Gli o<strong>per</strong>atori nel loro <strong>per</strong>corso di<br />
crescita prima hanno iniziato ad osservare, hanno raccolto e condiviso i<br />
racconti dei bambini, dei genitori e degli altri famigliari e poi si sono raccontati.<br />
Attraverso <strong>la</strong> narrazione è stato possibile esprimere comunicazioni<br />
molto più complesse rispetto a quanto viene detto “nel gruppo” e con<br />
una caratteristica di maggiore intimità, dialogo interiore fino all’uso del<br />
linguaggio poetico. “Storie” raccontate su entrambi i versanti del<strong>la</strong> re<strong>la</strong><br />
156<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 11<br />
zione di cura, quel<strong>la</strong> degli o<strong>per</strong>atori e quel<strong>la</strong> degli utenti e le loro famiglie.<br />
Conclusioni<br />
La narrazione come dono del<strong>la</strong> propria es<strong>per</strong>ienza vissuta può diventare<br />
ambito/strumento privilegiato <strong>per</strong> “l’ascolto” dei sentimenti e <strong>per</strong>mette di riconsiderare<br />
l’agire professionale nei suoi profondi e complessi significati<br />
re<strong>la</strong>zionali.<br />
Riteniamo in questo modo alimentare una nuova cultura dei Servizi Sanitari<br />
Ospedalieri che sappia assumere <strong>la</strong> vita emotiva nel<strong>la</strong> professionalità. Questa<br />
es<strong>per</strong>ienza aumenta <strong>la</strong> consapevolezza che l’ospedale non può essere solo un<br />
posto fisico <strong>per</strong> <strong>la</strong> cura, <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, <strong>la</strong> morte ma deve offrire anche un posto<br />
del<strong>la</strong> mente e nel<strong>la</strong> mente <strong>per</strong> pensare <strong>la</strong> vita, <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e <strong>la</strong> morte.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
157
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
Parte III<br />
Poster<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
160<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
Sommario dei Poster<br />
167 12.1. P. ANTONIOLI, F. ANZIVINO, E. CARLINI, Piano ferrarese <strong>per</strong><br />
l’emergenza caldo estivo 2004: un’es<strong>per</strong>ienza di continuità<br />
assistenziale<br />
169 12.2 D. PROCICCHIANI, G.B. CAMURRI, R. ZOBOLI, Continuità assistenziale<br />
e riabilitazione del paziente emiplegico<br />
171 12.3. G. BORGHI, S. LOMBROSO, L. LUZZI, M. MARZEGALLI, G. POLVANI,<br />
S. SCALVINI, Ospedale e territorio: una integrazione possibile<br />
<strong>per</strong> alcune tipologie di pazienti cardiopatici<br />
173 12.4. R. CERRI, C. DEVARDO, F. RIPA, M. RAVERA, P. PANARISI, Il caregiver<br />
come risorsa <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del paziente<br />
175 12.5. B. VINASSA, R. VALFRÈ, P. GIULIANO, V. VOTTERO, C. GALOTTO, P.<br />
SGUAZZI, Ospedale e territorio: il nostro legame e <strong>la</strong> nostra<br />
continuità è il nostro assistito<br />
176 12.6. C. PONZETTI, S. G. CALVETTO, L. IANNIZZI, E. ROVAREY, R. GRIMOD,<br />
R. DAMÉ, G. GALLI, La continuità assistenziale nel<strong>la</strong> rete HPH<br />
del<strong>la</strong> Valle d’Aosta: lo stato dell’arte<br />
179 12.7. M. G. DE ROSA, L. BONAFEDE, A. TOSELLI, R. BONO, R. SALOMO<br />
NE, F. BORASO, Sviluppo di un sistema informativo volto al<br />
monitoraggio del<strong>la</strong> dimissione protetta nel<strong>la</strong> ASL 17<br />
183 12.8. R. BERTAMINI, E. VALDUGA, Integrazione ospedale /territorio<br />
184 12.9. F. ROCCO, F. GADDA, S. CASELLATO, V. ORTOLANI, Progetto<br />
“dimissione protetta”<br />
186 12.10. A. GIGLIOBIANCO, S. CECCHELLA, Il <strong>per</strong>corso dimissioni protette<br />
tra ospedale e territorio in un distretto dell’azienda<br />
USL di Reggio Emilia – il distretto di Guastal<strong>la</strong><br />
187 12.11. G. SACCHETTI, L. SACCHI, C. GREGARI, B. FACCHETTI, I. FINZI, A.<br />
AMOROSI, Il Centro di salute e ascolto <strong>per</strong> le donne immigrate<br />
e i loro bambini: luogo di ricerca e di proposta di<br />
cambiamenti organizzativi nei servizi materno infantili<br />
189 12.12. A. FORACCHIA, A. VENTURINI, Integrazione tra i servizi territoriali<br />
e ospedalieri <strong>per</strong> le donne migranti a Reggio Emilia<br />
<strong>19</strong>1 12.13. G. BENAGLIA, A. VENTURA, A. BERTROZZI, C. VENTURA, Informazione<br />
e formazione interculturale nel<strong>la</strong> protezione del<strong>la</strong><br />
madre e del bambino<br />
<strong>19</strong>2 12.14. A. FERRETTI, D. GIORGETTI, Pasti unici e pasti etnici in ospedale<br />
<strong>19</strong>4 12.15. P. BORGOGNONI, P. FAGANDINI, M. RAVELLI, L. CERULLO, Attraversare<br />
confini<br />
<strong>19</strong>6 12.16. L. PASQUARIELLO, C. PONZETTI, M. MUSI, G. CARRARA, L. PLATI,<br />
H. ZEN, R. ORIANI, B. DAGNES, Dal <strong>per</strong>corso formativo “Ver<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
161
CAPITOLO 12<br />
so un ospedale senza dolore” dell’azienda USL Valle d’Aosta<br />
al<strong>la</strong> gestione del paziente con dolore sul territorio<br />
<strong>19</strong>9 12.17. M. PESENTI CAMPAGNONI, A. CASTIGLION, O. TORRETTA, La comprensione<br />
del dolore e del<strong>la</strong> sofferenza in ospedale: un progetto<br />
di formazione del <strong>per</strong>sonale mediante osservazione<br />
antropologica<br />
201 12.18. L. CANAVACCI, E. MENONI, A.M. ALOISI, M.G. D’AMATO, A. GRASSO,<br />
R. MARCHINI, M. GIACCHI, Assistenza e trattamento del dolore.<br />
Uno strumento di indagine su conoscenze, atteggiamenti e<br />
comportamenti di infermieri e medici<br />
203 12.<strong>19</strong>. A. VENEZIANI, F. PICCA, S. MIGLIORINI, I. FRATI, V. FUSARI, A. APPICCIA<br />
FUOCO, Verso <strong>la</strong> creazione di un acute pain service nell’ambito<br />
del progetto HPH “ospedale senza dolore”<br />
205 12.20. L. COLONNA, C. SESTINI, M. CALAMAI, La rilevazione dei bisogni<br />
formativi in tema di dolore: analisi delle risposte a un questionario<br />
207 12.21. S. SOTTILI, Ospedale senza dolore: l’es<strong>per</strong>ienza continua<br />
208 12.22. R. MASSEI, M. CANELLA, A. CAZZANIGA, L. FERRAIOLI, A. INVERNIZZI,<br />
M. BOSIO, A. ZOLI, P. CALTAGIRONE, Il progetto ospedale senza<br />
dolore come strumento di comunicazione aziendale<br />
210 12.23. F. RIPA, A. DE LUCA, L. RESEGOTTI, P. ZAINA, La rete HPH Piemonte<br />
e Valle d’Aosta e “l’Ospedale senza dolore”<br />
210 12.24. M. MONTEROSSO, G. ALBERTINI, M.G. ALLEGRETTI, B. BORTOLAMEOTTI,<br />
D. CHIUSOLE, G.M. GUARRERA, F. DALLAPÈ, G. MENEGONI, B. PARODI,<br />
D. PEDROTTI, C. PONTALTI, P. ROMITI, E. BALDANTONI, Ruolo del<br />
comitato <strong>per</strong> l’ospedale senza dolore nel promuovere una<br />
effettiva partnership tra professionisti e pazienti<br />
213 12.25. L. ANGELINI, D. CRESPI, M. GALBIATI, M. G. MEZZETTI, C. RADICE, F.<br />
RIZZI, L’ospedale senza dolore: promuovere una cultura <strong>per</strong><br />
migliorare il benessere del paziente<br />
214 12.26. M.T. VITALE, M.E. LA GRASSA, D. COVA, E. COFRANCESCO, Le tecniche<br />
di ri<strong>la</strong>ssamento nel<strong>la</strong> cura del dolore: reiki e paziente<br />
oncologico anziano<br />
217 12.27. A. BERNASCONI, A. CAVALERI, A. GAMBA, G. GENDUSO, N. MONZANI,<br />
A. MORETTO, A. RAIMONDI, A. RUSSO, M. SALA, R. SPERANZA, L.<br />
TUCCINARDI, A.VIRTUANI, Indagine conoscitiva sul<strong>la</strong> prevalenza<br />
del dolore nei pazienti ricoverati e su atteggiamenti e<br />
conoscenze del <strong>per</strong>sonale sanitario<br />
2<strong>19</strong> 12.28. F. DALLAPÈ, B. BORTOLAMEOTTI, C. PONTALTI, M.G. ALLEGRETTI, G.M.<br />
GUARRERA, G. MENEGONI, M. MONTEROSSO, B. PARODI, D. PEDROTTI,<br />
P. ROMITI, E. BALDANTONI, Ruolo del comitato <strong>per</strong> l’Ospedale<br />
senza dolore nel processo di adeguamento agli standard Joint<br />
Commission International. L’es<strong>per</strong>ienza di Trento<br />
221 12.29 D. PEDROTTI, M. ALLEGRETTI, B. BORTOLAMEOTTI, F. DALLAPÈ, G.<br />
GUARRERA, G. MENEGONI, M. MONTEROSSO, B. PARODI, C. PONTALTI,<br />
P. ROMITI, E. BALDANTONI, Trattamento del dolore post – o<strong>per</strong>atorio.<br />
Raccomandazioni del comitato <strong>per</strong> l’ospedale senza<br />
dolore<br />
222 12.30. A. SALVATERRA, E. ANESI, Emersione di una patologia sottodiagnosticata:<br />
<strong>la</strong> “sindrome delle apnee ostruttive nel sonno”;<br />
162<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
problematiche di asimmetria informativa e “governance”.<br />
Es<strong>per</strong>ienza di un ospedale distrettuale nel <strong>Trentino</strong><br />
224 12.31. S. ZILOCCHI, G.F. MININI, N. PELI, R. AVISANI, U. A. BIANCHI, S.<br />
PECORELLI, Perineal care: un moderno programma di tute<strong>la</strong><br />
del<strong>la</strong> salute del<strong>la</strong> donna<br />
226 12.32. E. BOTTACCHI, G. CORSO, M. PESENTI CAMPAGNONI, A. ANTICO,<br />
C.ALLEGRI, C. PONZETTI, Integrazione ospedale / territorio <br />
Prato: progetto assistenziale territorio ospedale <strong>per</strong> le ma<strong>la</strong>ttie<br />
cerebrovasco<strong>la</strong>ri<br />
228 12.33. R. VEDOVELLI, P. ABELLI, A. CAJELLI, R. AQUILANI, L’ospedale<br />
che nutre bene: un progetto di qualità in riabilitazione<br />
229 12.34. M. COSER, R. MERLO, E. PESARESI, La visita odontoiatrica nelle<br />
scuole materne<br />
230 12.35. M. PRANDINI, A. MIORELLI, L’ossigeno ventiloterapia<br />
domiciliare in Provincia di Trento: un difficile equilibrio<br />
tra salute e risorse<br />
232 12.36. S. CAPRILLI, L. BENINI, F. MUGNAI, “Gli incontri con gli animali”<br />
all’Ospedale Pediatrico Meyer: valutazione del<strong>la</strong><br />
realizzabilità del progetto<br />
233 12.37. M. BRASI, S. CONCETTI, A. M. PIETRANTONIO, A. BARALDI, A.<br />
ANANIA, Lo Stone Center dell’Ospedale di Carpi: modello<br />
di <strong>per</strong>corso multidisciplinare centrato sul<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
diagnosi, trattamento e prevenzione del<strong>la</strong> calcolosi urinaria<br />
235 12.38. N. VINSANI, T. PELLI, D. MANFREDI, La terapia del sorriso e<br />
del<strong>la</strong> comunicazione<br />
237 12.39. E. MANICARDI, M. LINCE, M. GANASSI, Procedura <strong>per</strong> l’attivazione<br />
di consulenza infermieristica <strong>per</strong> pazienti diabetici<br />
239 12.40. U.O. EDUCAZIONE ALLA SALUTE e LEGA ITALIANA PER LA LOTTA CON<br />
TRO I TUMORI, Un’es<strong>per</strong>ienza di teatro in ospedale “L’uomo<br />
che smise di fumare”<br />
240 12.41. A. ZANOBINI, Azioni di comunicazione <strong>per</strong> il sostegno al<br />
governo clinico regionale - aprile-giugno 2004<br />
242 12.42. M. CORDONI, G. MICHELI, F. PRATESI, A.M. BASSO, L. CIAMPI, E.<br />
MUGNAINI, Modello di re<strong>la</strong>zione-comunicazione HPH nell’ambito<br />
del<strong>la</strong> prevenzione cardiovasco<strong>la</strong>re<br />
245 12.43. M. MARCUCCI, S. ARDIS, A. MERLI, G. DI QUIRICO, L. PULITI, A.<br />
DI VITO, M. ROSSI, M. GIRALDI, Percorso formativo <strong>per</strong> i volontari<br />
del pronto soccorso<br />
247 12.44. S. ARDIS, M. MARCUCCI, A. MERLI, G. DI QUIRICO, L. PULITI, A.<br />
VINCENTI, M. DE GENNARO, M. GIRALDI, Persone a rischio di<br />
discriminazione in ospedale: aiutiamole a difendersi<br />
249 12.45. S. ARDIS, M. MARCUCCI, G. DI QUIRICO, L. PULITI, A. DI VITO, M.<br />
ROSSI, M. GIRALDI, Aiuto ai familiari delle <strong>per</strong>sone che accedono<br />
al Pronto soccorso<br />
251 12.46. A. BELFIORE, V. O. PALMIERI, G. PALASCIANO, Arte e cultura in<br />
ospedale: l’es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> clinica medica “Augusto<br />
Murri”, Policlinico, Bari<br />
253 12.47. A. CAZZANIGA, L. FERRAIOLI, A. INVERNIZZI, M. BOSIO, A. ZOLI, P.<br />
CALTAGIRONE, La prevenzione delle lesioni da decubito in<br />
ambito ospedaliero, analisi delle Best Current Evidence<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
163
CAPITOLO 12<br />
Based ed e<strong>la</strong>borazione di un processo aziendale di prevenzione<br />
254 12.48. A. MARIANI, E. POGGI, C. BENEDETTO, A. FILIPPI, Empowerment<br />
delle pazienti sottoposte a linfoadenectomia ascel<strong>la</strong>re <strong>per</strong><br />
neop<strong>la</strong>sia mammaria<br />
257 12.49. M. PARPANESI, P. SIRONI, Indagine conoscitiva sulle abitudini<br />
al fumo dei dipendenti di reparti a rischio dell’Azienda<br />
Ospedaliera di Cremona<br />
258 12.50. R. ALBERTAZZI, D. CANDIOLI, Verifica del<strong>la</strong> qualità <strong>per</strong>cepita dall’utente<br />
in un <strong>per</strong>corso di promozione del<strong>la</strong> salute re<strong>la</strong>tiva<br />
al trattamento riabilitativo del<strong>la</strong> lombalgia<br />
259 12.51. A. BOLOGNANI, M. FLORIANI, S. SCARAMUZZA, Progetto “Sopraimille”.<br />
Col<strong>la</strong>borazione tra Centro <strong>Salute</strong> Mentale e Società<br />
degli Alpinisti Tridentini<br />
261 12.52. M. ALBERTINI, M. CHIODEGA, A. FILIPPI, A. CAZZOLLI, D. GROTTOLO,<br />
M. ROSA, B. PENASA, RAR: referente alcologico di reparto<br />
263 12.53. L. CARMELLINI, A. SANNICOLÒ, A. FLAIM, F. CICCARONE, V. LEONI, M.<br />
PRANDINI, Attuazione del sistema qualità: valutazione del<strong>la</strong><br />
soddisfazione dell’utente presso un servizio di fisiopatologia<br />
respiratoria- Dati preliminari<br />
265 12.54. A. APPICCIAFUOCO, M. MANFREDI, P. MINALE, G. ERMINI, P. CAMPI,<br />
C. MENICOCCI, C. TAZZER, A. ALESSANDRI, R. GUADAGNO, I. FRATI,<br />
D. MAZZOTTA, R. BRUNETTI, R. PREDONZANI, F. SIMONELLI, P. MORELLO<br />
MARCHESE, Progetto HPH interregionale “Allergia a scuo<strong>la</strong>”:<br />
verso <strong>la</strong> realizzazione di un sito web <strong>per</strong> adolescenti<br />
266 12.55. V. BRUSAFERRO, F. BAZZANI, Y. KOOMEN, G. MATTEVI, F. MIORI, B.<br />
VILLOTTI e A. SALVATERRA, Ruolo dell’educazione sanitaria nel<strong>la</strong><br />
terapia dell’asma<br />
268 12.56. D. COSTI, M. GARAMANTE, M. FERRARI, S. GALERO, G. ROSARIO, L.<br />
CAMORANI, Il counselling infermieristico <strong>per</strong> l’informazione<br />
terapeutica al paziente psichiatrico sugli psicofarmaci prescritti<br />
269 12.57. G. GUANDALINI, N. MAZZINI, Un servizio di informazione e valutazione<br />
degli ausili tecnici come strumento di promozione<br />
del<strong>la</strong> salute<br />
271 12.58. S. CORTOPASSI, M. FILIERI, L. MORELLI, R. GUERRINI, A. D’ALESSAN<br />
DRO, I giovani del servizio civile quale risorsa nel processo<br />
di accoglienza ospedaliera<br />
273 12.59. A. APPICCIAFUOCO, G. RANDELLI, F. BUONO, D. BELLUCCI, A. MATUCCI,<br />
G. MARIN, M. MANFREDI, P. CAMPI, A. MARTINI, C. RUSSO, Progetto<br />
HPH “Musica in Ospedale”: <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione di una<br />
migliore accoglienza ed assistenza del paziente nel Nuovo<br />
Ospedale di San Giovanni di Dio – ASL 10 Firenze<br />
275 12.60. P. ABELLI, V. PARISI, P. LOMBARDI, P.G. MAGGI, R. VEDOVELLI, L.<br />
MAGGI, G. GHIGNI, M. ZUCCHELLA, G. CAMPO, R. AQUILANI, La prevenzione<br />
primaria del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia cardiovasco<strong>la</strong>re: eccesso<br />
di peso, alimentazione, attività fisica e lipidi ematici di una<br />
popo<strong>la</strong>zione di adolescenti.<br />
164<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
277 12.61. D. MICHELLINI, A.M. FERRARI, C. CAMPARI, Alimentarsi bene <strong>per</strong><br />
crescere meglio: risultati finali<br />
279 12.62. S. BOSI, A.M. FERRARI, S. DE FRANCO, R. BOSI, R. CAVALLI, G.<br />
AZZARONE, M. PEDRONI, C. SPAGGIARI, R. TOFFANETTI PANNELLA,<br />
O. MALVONI, Le vie del Fumo<br />
280 12.63. D. MICHELLINI, A.M. FERRARI, C. CAMPARI, Alimentarsi bene <strong>per</strong><br />
crescere meglio: comunicare come<br />
282 12.64. P.A. MILANI, S. CAMPETELLA, P.A. LOMBARDI, P.G. MAGGI, A.<br />
ZANCAN, P. ROVATI, L. SONETTI, T. BRIGADA, C. RAMPINI, F. CATA<br />
NIA, R. AQUILANI, La promozione del<strong>la</strong> salute nell’anziano:<br />
riduzione del rischio di caduta<br />
283 12.65. F. CARBONARO, A. MATTUZZI, G. BELLANTE, B. DE MORI, A.<br />
BERNARDI, Intervento di sensibilizzazione sul<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia<br />
diabetica rivolto al<strong>la</strong> cittadinanza: es<strong>per</strong>ienza di 6 anni<br />
285 12.66. C. SPAGGIARI, S. BOSI, A. M. FERRARI, “Baby no smoke”. Progetto<br />
s<strong>per</strong>imentale pediatri di famiglia<br />
287 12.67. L. DONATI, Dal progetto “Conoscere il consultorio”<br />
288 12.68. M. ANFOSSO, Progetto Vita<br />
290 12.69. M.G. BAÙ, V. DONVITO, E. MAZZOLI, C. PERIS, C. PICCO, G. POP<br />
PA, Donne in ospedale: S. Anna- focus sulle pari opportunità<br />
attraverso <strong>la</strong> sensibilizzazione<br />
292 12.70. E. AGOSTI, P. GROSSO, G. GULINO, D. LEVI, T. LUBRANO, M. PAIN,<br />
C. PONZETTI, Es<strong>per</strong>ienza di una ricerca/azione. La WHP in<br />
un’azienda sanitaria<br />
294 12.71. F. SIMONELLI, A. ZAPPULLA, K. MAJER, M. J. CALDÉS PINILLA, C.<br />
TEODORI, La formazione come opportunità di sviluppo<br />
organizzativo del<strong>la</strong> rete HPH<br />
296 12.72. L. ROSSETTI, G. MAGNANI, D. MILANI, I. PO, A. M. PIETRANTONIO,<br />
C. CARAPEZZI, R. BONATTI, S. CENCETTI, Dal<strong>la</strong> es<strong>per</strong>ienza di<br />
confronto con <strong>la</strong> sofferenza, al<strong>la</strong> proposta di una cultura<br />
di salute<br />
298 12.73. S. ARDIS, M. MARCUCCI, A. MERLI, G. DI QUIRICO, L. PULITI, A.<br />
VINCENTI, E. GAMBOGI, D. BEVILACQUA, M.A. MALERBI, M. GIRALDI,<br />
R. GOTTARDI, Ignoranza: un terreno fertile <strong>per</strong> <strong>la</strong> discriminazione<br />
in sanità<br />
299 12.74. R. GAGNO, Realizzazione eventi pubblici di promozione<br />
ed educazione al<strong>la</strong> salute<br />
301 12.75. A. M.CIRLA, R. FAZIOLI, L. GALLI, C. MEINECKE, Es<strong>per</strong>ienza di<br />
promozione del<strong>la</strong> salute durante il <strong>la</strong>voro infermieristico.<br />
Ergomotricità <strong>per</strong> <strong>la</strong> prevenzione dei disturbi muscoloscheletrici<br />
302 12.76. N. PULERÀ, G. MATTEELLI, A. SCOGNAMIGLIO, A. SANTOLICANDRO,<br />
Confronto tra popo<strong>la</strong>zione generale e dipendenti ASL<br />
afferenti ad un centro antifumo: l’es<strong>per</strong>ienza del “Centro<br />
<strong>per</strong> il trattamento e <strong>la</strong> prevenzione dei danni indotti dal<br />
fumo di tabacco” di Livorno<br />
304 12.77. G. GADDOMARIA, D. COSTI, L. TAGLIABUE, Il progetto gestione<br />
del rischio nel dipartimento di salute mentale di Reggio<br />
Emilia<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
165
CAPITOLO 12<br />
306 12.78. G. MORINI, D. COSTI, A. PINOTTI, M. POLETTI, La documentazione<br />
di qualità del dipartimento salute mentale come supporto al<strong>la</strong><br />
valutazione e gestione dei rischi <strong>la</strong>vorativi<br />
307 12.79. R. ROSSO, Il Sistema Qualità nell’Azienda Ospedale Università<br />
San Martino di Genova<br />
310 12.80. M. C. AZZOLINA, I. M. RACITI, R. ARIONE, P. PANARISI, Paziente oncologico<br />
e continuità assistenziale<br />
311 12.81. A. BRANDI, P. GIOACHIN, R. MARILLI, Linee guida aziendali sul<strong>la</strong><br />
prevenzione delle cadute nel paziente anziano: risultati di una<br />
s<strong>per</strong>imentazione<br />
314 12.82. S. CORONA, M. CASTELLETTO, La promozione del<strong>la</strong> salute attraverso<br />
una campagna di comunicazione sul diabete mellito. L’es<strong>per</strong>ienza<br />
dell’Azienda <strong>per</strong> i Servizi Sanitari n. 6 “Friuli Occidentale” <br />
Pordenone.<br />
166<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
Poster<br />
12.1. Piano ferrarese <strong>per</strong> l’emergenza caldo estivo 2004: un’es<strong>per</strong>ienza<br />
di continuità assistenziale<br />
P. ANTONIOLI 1 , F. ANZIVINO 2 , E. CARLINI 1 - 1 Direzione Medica di Presidio, 2 U.O. di<br />
Geriatria. Azienda Ospedaliera Universitaria di Ferrara, in col<strong>la</strong>borazione<br />
con: Assessorato al<strong>la</strong> Sanità e Servizi al<strong>la</strong> Persona-Comune di Ferrara, Azienda<br />
USL di Ferrara, Associazioni di Volontariato “AUSER, ARCI, ACLI, CRI”<br />
AUTORE REFERENTE: PAOLA ANTONIOLI, Azienda Ospedaliera Universitaria di<br />
Ferrara, Corso Giovecca 203, 44100 Ferrara - tel.: 0532 236210/288, fax:<br />
0532 236588, e-mail: p.antonioli@ospfe.it<br />
Condizioni naturali di elevata tem<strong>per</strong>atura hanno un impatto sul<strong>la</strong> salute ben<br />
più grave nelle <strong>per</strong>sone anziane, in condizioni di salute precarie e con ridotte<br />
capacità individuali, familiari e sociali di fronteggiare situazioni difficili. In considerazione<br />
delle condizioni climatiche partico<strong>la</strong>rmente pesanti osservate anche<br />
nel<strong>la</strong> nostra Provincia nell’estate 2003 e dei dati epidemiologici di morbilità<br />
e mortalità re<strong>la</strong>tivi, in partico<strong>la</strong>re, al <strong>per</strong>iodo giugno-agosto 2003, è stato predisposto<br />
il Piano <strong>per</strong> l’Emergenza Caldo Estivo <strong>per</strong> coordinare tutti gli interventi<br />
socio-assistenziali <strong>per</strong> i cittadini anziani residenti nel Comune di Ferrara.<br />
Il Gruppo target di riferimento è stato identificato sul<strong>la</strong> base dei seguenti<br />
criteri: residenza nel Comune di Ferrara, età > 75 anni, essere affetti da ma<strong>la</strong>ttie<br />
cardiovasco<strong>la</strong>ri, respiratorie, neurologiche, diabete, neop<strong>la</strong>sie e/o essere<br />
portatori di disabilità e/o essere in una situazione abitativa precaria e/o non<br />
avere parenti/<strong>per</strong>sone di riferimento e/o non essere seguiti dai servizi territoriali<br />
sociali o sanitari.<br />
Il Piano prevede alcune tappe di sorveglianza ed intervento che possono<br />
essere così schematizzate:<br />
Fase del<strong>la</strong> rilevazione del bisogno: costruzione di un sistema in grado di<br />
segna<strong>la</strong>re le <strong>per</strong>sone che sono più a rischio sia <strong>per</strong> problematiche sociali che<br />
sanitarie. I canali di informazione-segna<strong>la</strong>zione possono essere vari ma, nel<strong>la</strong><br />
maggioranza dei casi, sono identificabili nei MMG, nei Centri Sociali e nel<br />
Servizio Sociale del Comune.<br />
Fase del<strong>la</strong> telesorveglianza: è affidata alle Associazioni del “Volontariato” che<br />
mettono in atto un controllo <strong>per</strong>iodico (uni o plurisettimanale) in cui, attraverso<br />
un questionario, valuta se insorgono possibili problemi assistenziali.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
167
CAPITOLO 12<br />
Fase dell’intervento diretto: qualora nell’intervista telefonica insorgessero<br />
dubbi sul<strong>la</strong> appropriatezza delle risposte, il volontariato concorda con l’utente,<br />
dove possibile, una visita a domicilio, secondo uno schema di valutazione<br />
standardizzato in una apposita scheda. Si possono ipotizzare alcune situazioni<br />
tipiche:<br />
- La situazione appare tranquil<strong>la</strong> <strong>per</strong> cui si concorda di proseguire con <strong>la</strong><br />
telesorveglianza.<br />
- Vi sono elementi di dubbio <strong>per</strong> cui si concorda un’altra visita a breve termine<br />
(1-2 giorni).<br />
- Si rileva una situazione diversa dal passato e preoccupante <strong>per</strong> cui si coinvolge<br />
il MMG <strong>per</strong> un controllo clinico a domicilio ed eventualmente, con<br />
lui, si valuta <strong>la</strong> necessità di attivare l’Unità di Valutazione Geriatrica (UVG)<br />
territoriale.<br />
- Solo se <strong>la</strong> situazione fosse veramente critica si attiva l’emergenza territoriale,<br />
tramite il 118, <strong>per</strong> l’eventuale ricovero.<br />
Fase del ricovero: è <strong>la</strong> soluzione che deve essere riservata nei casi in cui <strong>la</strong><br />
precarietà del<strong>la</strong> situazione o clinica o di abbandono sociale renda non gestibile<br />
<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona a domicilio. Anche in questo caso le strategie sono differenziate e<br />
graduali:<br />
- Ricovero in Centro Diurno;<br />
- Ricovero in Casa Protetta (ricoveri di sollievo);<br />
- Ricovero in Ospedale.<br />
Ricovero in Ospedale: è stata definita una procedura <strong>per</strong> il ricovero di questi<br />
pazienti che prevede in sostanza:<br />
- una corsia preferenziale di accesso al PS;<br />
- l’occupazione dei posti letto liberi nelle varie medicine ma con visita, in<br />
tempi stretti, dell’UVG-Ospedaliera <strong>per</strong> valutare <strong>la</strong> dimissibilità;<br />
- l’a<strong>per</strong>tura di uno o due reparti chiusi nel <strong>per</strong>iodo estivo che saranno dedicati<br />
esclusivamente a tali pazienti.<br />
In ogni caso questi pazienti saranno seguiti con un programma di<br />
monitoraggio e di dimissione protetta o a domicilio o in strutture residenziali<br />
(RSA e Case Protette).<br />
Tutti gli o<strong>per</strong>atori coinvolti, in partico<strong>la</strong>re i soggetti deputati al<strong>la</strong> telesorveglianza<br />
e al controllo domiciliare, parteci<strong>per</strong>anno a specifici momenti formativi.<br />
Per valutare l’efficacia del sistema, sono stati posizionati negli snodi critici<br />
indicatori “di necessità”, finalizzati a cogliere i bisogni del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione target<br />
e l’appropriatezza del<strong>la</strong> risposta fornita dal sistema.<br />
Grazie al contributo di tutti gli attori coinvolti nel Piano è stato possibile<br />
realizzare un approccio sistemico di intervento e risposta ai bisogni del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
anziana a fronte di un problema partico<strong>la</strong>rmente rilevante <strong>per</strong> le<br />
conseguenze registrate. Da sottolineare il valore aggiunto legato al<strong>la</strong><br />
metodologia di intervento applicata.<br />
168<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
12.2. Continuità assistenziale e riabilitazione del paziente emiplegico<br />
D. PROCICCHIANI, G. B. CAMURRI, R. ZOBOLI - Unità O<strong>per</strong>ativa di Recu<strong>per</strong>o<br />
Rieducazione Funzionale (direttore: dott. G. B. Camurri) Ospedale S. Maria<br />
Nuova di Reggio Emilia<br />
AUTORE REFERENTE: DONATELLA PROCICCHIANI, RRF Ospedale S. Maria Nuova, Viale<br />
Risorgimento 80, 42100 Reggio Emilia – tel.: 0522 296163, fax: 0522 296266,<br />
e-mail: donatel<strong>la</strong>.procicchiani@asmn.re.it<br />
La nostra unità o<strong>per</strong>ativa tratta, in regime di degenza, circa 300 pazienti l’anno.<br />
Di questi, il 40% sono emiplegici <strong>per</strong> un ictus cerebrale recente. Per questi pazienti,<br />
che sono i più gravi del<strong>la</strong> nostra casistica, dal<strong>la</strong> fine degli anni ‘90, abbiamo<br />
cominciato a riflettere su come migliorare <strong>la</strong> preparazione del<strong>la</strong> dimissione.<br />
Spesso <strong>la</strong> riabilitazione in regime di degenza ospedaliera dei soggetti<br />
emiplegici <strong>la</strong>vora in un setting protetto e autoreferenziale, dal quale è esclusa<br />
ogni re<strong>la</strong>zione con l’esterno. Ci si accontenta che il paziente sia clinicamente<br />
stabile e recu<strong>per</strong>i alcune abilità, in partico<strong>la</strong>re camminare con l’aiuto del<strong>la</strong><br />
fisioterapista. L’autonomia <strong>per</strong>sonale è poco curata, i rapporti con <strong>la</strong> famiglia<br />
sono occasionali, <strong>la</strong> prognosi di recu<strong>per</strong>o è imprecisa e tardiva, <strong>la</strong> dimissione<br />
è decisa e comunicata in maniera affrettata, ci si dimentica degli ausili che<br />
saranno necessari a casa. Nessuno si sente responsabile del<strong>la</strong> futura qualità di<br />
vita del paziente e del<strong>la</strong> sua famiglia. Fino a pochi anni fa, anche se con crescente<br />
disagio, questo era anche il nostro modo di <strong>la</strong>vorare.<br />
Tra i motivi che ci spingevano al cambiamento c’erano il malessere degli<br />
o<strong>per</strong>atori e <strong>la</strong> conflittualità con <strong>la</strong> famiglia al momento del<strong>la</strong> dimissione. Molto<br />
ha influito anche l’insistenza del<strong>la</strong> letteratura in lingua inglese sul<strong>la</strong> necessità<br />
di cominciare a organizzare <strong>la</strong> dimissione fin dal momento dell’ingresso. Da<br />
queste sollecitazioni è iniziato, nel 2001, il nostro progetto di miglioramento<br />
del<strong>la</strong> preparazione del<strong>la</strong> dimissione.<br />
Il progetto si propone l’obiettivo di facilitare <strong>la</strong> dimissione discutendo in<br />
anticipo i problemi che il paziente e <strong>la</strong> famiglia avranno a casa.<br />
Gli indicatori individuati sono:<br />
- <strong>la</strong> riduzione dei tempi di degenza,<br />
- l’aumento del<strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale dei dimessi a domicilio,<br />
- <strong>la</strong> riduzione del<strong>la</strong> conflittualità con le famiglie.<br />
Come riferimento di baseline utilizziamo il 2000, l’ultimo anno intero prima<br />
dell’inizio dell’azione di cambiamento.<br />
Il gruppo di pazienti target del progetto sono gli emiplegici, <strong>per</strong>ché sono i<br />
più gravi, sono numerosi, restano ricoverati a lungo e consumano circa <strong>la</strong><br />
metà delle nostre risorse.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
169
CAPITOLO 12<br />
Il principale intervento organizzativo è stato <strong>la</strong> costituzione di un team<br />
interdisciplinare in cui gli o<strong>per</strong>atori condividono valori e obiettivi: <strong>la</strong> restituzione<br />
dell’autonomia al paziente e il raggiungimento del<strong>la</strong> migliore qualità di vita<br />
possibile. Di conseguenza, già al momento dell’ingresso, serve una prognosi<br />
funzionale precisa sul livello di autonomia previsto al<strong>la</strong> dimissione. Per misurare<br />
obiettivi e risultati, e scambiare informazioni abbiamo adottato scale di valutazione.<br />
Esistono riunioni <strong>per</strong>iodiche del team <strong>per</strong> <strong>la</strong> preparazione di progetti e<br />
obiettivi e <strong>per</strong> <strong>la</strong> loro successiva verifica. Abbiamo posto molta enfasi sul recu<strong>per</strong>o<br />
di tutte le abilità <strong>per</strong>sonali: camminare, <strong>la</strong>varsi, vestirsi, andare in bagno, par<strong>la</strong>re,<br />
scrivere, uscire, riprendere i rapporti con il <strong>la</strong>voro, <strong>la</strong> famiglia e gli amici.<br />
Coinvolgiamo le famiglie fin dall’ingresso, ascoltando le loro preoccupazioni e<br />
rispondendo alle loro domande. Per i pazienti privi di un sufficiente sostegno<br />
familiare, richiediamo, molto precocemente, <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione delle assistenti<br />
sociali. La data del<strong>la</strong> dimissione viene concordata con almeno due settimane di<br />
anticipo, sono prescritti gli ausili necessari a casa. Inoltre, coloro che lo desiderano<br />
vanno a casa <strong>per</strong> il weekend. Dopo <strong>la</strong> dimissione seguiamo il paziente con<br />
un trattamento ambu<strong>la</strong>toriale <strong>per</strong> alcune settimane.<br />
Nel 2000, anno di baseline <strong>per</strong> il nostro progetto, <strong>la</strong> durata del<strong>la</strong> degenza si<br />
poteva considerare buona, mentre <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di dimessi a domicilio era<br />
bassa. I risultati, in termini di riduzione dei tempi di degenza e aumento dei<br />
dimessi a domicilio, già visibili nel 2001, sembrano consolidarsi negli anni<br />
successivi.<br />
Tab. 1<br />
2000 2001 2002 2003<br />
numero pazienti 118 127 137 144<br />
età media 74,3 72,4 73,0 69,8<br />
durata degenza 37,5 33,6 28,0 27,3<br />
% dimessi a domicilio 78,4 83,7 88,9 87,3<br />
I rec<strong>la</strong>mi, già pochi in precedenza, sono ora azzerati. Si prevede di attuare<br />
un’indagine qualitativa <strong>per</strong> conoscere e capire meglio le esigenze, le difficoltà,<br />
le aspettative, il punto di vista dei pazienti e dei loro familiari e il loro<br />
gradimento sull’attività svolta dal team. Lo strumento adottato sarà quello dell’intervista<br />
semistrutturata, che consente un livello di approfondimento maggiore,<br />
un rapporto diretto con l’intervistato e può fornire elementi in grado di<br />
guidare interventi futuri di miglioramento.<br />
Conclusioni: il progetto ha conseguito buoni risultati fin dai primi anni.<br />
Con <strong>la</strong> durata del<strong>la</strong> degenza si sono ridotti i costi, senza riduzione dei<br />
risultati misurati dalle scale di valutazione. Constatiamo un aumento del<strong>la</strong><br />
soddisfazione delle famiglie, e in generale un clima più sereno <strong>per</strong> i<br />
170<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
pazienti e gli o<strong>per</strong>atori. Le famiglie si sono mostrate più col<strong>la</strong>boranti del<br />
previsto e reagiscono positivamente quando si vedono ascoltate e aiutate.<br />
Di contro, <strong>per</strong> alcuni o<strong>per</strong>atori questo modo di <strong>la</strong>vorare risulta troppo<br />
impegnativo, sia da un punto di vista fisico che emozionale. Alcuni di<br />
essi, con noi all’inizio, hanno preferito chiedere il trasferimento e rinunciare.<br />
12.3. Ospedale e territorio: una integrazione possibile <strong>per</strong> alcune tipologie<br />
di pazienti cardiopatici<br />
G. BORGHI 1 , S. LOMBROSO 2 , L. LUZZI 3 , M. MARZEGALLI 4 , G. POLVANI 5 , S. SCALVINI 6 <br />
1<br />
Regione Lombardia D.G. Sanità/CEFRIEL; 2 A.O. Busto Arsizio; 3 Regione<br />
Lombardia D.G. Sanità; 4 A.O. San Carlo Mi<strong>la</strong>no; 5 IRCCS Fondazione<br />
Cardiologico Monzino Mi<strong>la</strong>no; 6 IRCCS Fondazione Salvatore Maugeri<br />
Gussago<br />
AUTORE REFERENTE: GABRIELLA BORGHI, U.O. Programmazione Direzione Generale<br />
Sanità Regione Lombardia, Via Po<strong>la</strong> 9/11, 20124 Mi<strong>la</strong>no – tel.: 02<br />
67653325, fax: 02-67653128, e-mail: borghi@cefriel.it<br />
Contesto<br />
Partendo dal<strong>la</strong> situazione epidemiologica attuale dei pazienti post acuti che<br />
presentano ampie situazioni di cronicità o necessità di riabilitazione, si è voluto<br />
s<strong>per</strong>imentare e valutare modelli assistenziali al domicilio dei pazienti, quale<br />
valore aggiunto rispetto al ricovero in ospedale.<br />
La Regione Lombardia, basandosi su alcune iniziative presenti sul territorio,<br />
ha attivato, nel dicembre 2002, il progetto CRITERIA (Confronti fra Reti Integrate<br />
TEcnologiche <strong>per</strong> gestire a domicilio pazienti post acuti e cronici – RIcerca<br />
Applicata), che ha cofinanziato nell’ambito dei progetti di ricerca del Ministero<br />
del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>.<br />
CRITERIA 1 s<strong>per</strong>imenta due innovative modalità di gestione al domicilio di pazienti<br />
cardiopatici:<br />
- Ospedalizzazione Domiciliare Riabilitativa postcardiochirurgica;<br />
- Telesorveglianza Sanitaria domiciliare.<br />
Obiettivi<br />
E<strong>la</strong>borare due <strong>per</strong>corsi sanitari appropriati utilizzando modalità assisten<br />
1<br />
Si veda: http://www.sanita.regione.lombardia.it/ricerca_progetti/ministeriali/progetto_criteria.pdf<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
171
CAPITOLO 12<br />
ziali alternative al ricovero ospedaliero, garantendo continuità assistenziale ai<br />
pazienti e ponendosi come alternativa valida in termini di:<br />
a) cura, con riduzione delle riammissioni o delle giornate di degenza;<br />
b) miglioramento del<strong>la</strong> qualità di vita del paziente che è messo in grado di<br />
restare nel proprio ambiente sociale e di re<strong>la</strong>zione;<br />
c) miglioramento del<strong>la</strong> qualità dell’assistenza (grado di soddisfazione<br />
dell’utenza e degli o<strong>per</strong>atori);<br />
d) risparmio di risorse, basato anche sull’utilizzo delle nuove tecnologie<br />
biomedicali e dell’informazione. Ulteriore obiettivo: valutare le tariffazioni<br />
s<strong>per</strong>imentali indicate a livello iniziale di progetto, affinché tali <strong>per</strong>corsi possano<br />
essere introdotti a regime.<br />
Per ognuno dei modelli di gestione è stato definito, congiuntamente dai<br />
partecipanti a CRITERIA, un protocollo clinico condiviso, ed e<strong>la</strong>borato un <strong>per</strong>corso<br />
sanitario appropriato ed in rete che utilizza anche <strong>la</strong> telemedicina.<br />
1. Ospedalizzazione Domiciliare Riabilitativa post cardiochirurgica - <strong>per</strong> una<br />
durata di non più di 28 giorni <strong>per</strong> 200 pazienti. Gli IRCCS Cardiologico<br />
Monzino e Fondazione Maugeri seguono pazienti rispettivamente nelle aree<br />
di Mi<strong>la</strong>no e Brescia.<br />
Il <strong>per</strong>corso, con il supporto di un telemonitoraggio su ECG, consente di<br />
dimettere il paziente e di continuare a seguirlo verificandone i parametri<br />
funzionali dal domicilio. Al protocollo sono ammessi pazienti o<strong>per</strong>ati di<br />
bypass aorto-coronarico e/o di correzione di patologia valvo<strong>la</strong>re che rispondano<br />
a predefiniti criteri, quali ad esempio: profilo di rischio<br />
preo<strong>per</strong>atorio Euroscore compreso tra 0 e 10; assenza di complicanze, valori<br />
di emoglobina maggiori o uguali a 8,5; ecc...; oltre al<strong>la</strong> presenza di un<br />
adeguato contesto abitativo e di un familiare. Al paziente, dimesso dopo 3<br />
4 giorni dall’intervento, viene consegnato un elettrocardiografo<br />
transtelefonico monotraccia con il quale invierà un tracciato giornalmente<br />
o in caso di disturbi. Il <strong>per</strong>corso ha una durata minima di 15 giorni e massima<br />
di 28. Il programma riabilitativo domiciliare prevede standard minimi<br />
di servizio in termini di accessi domiciliari di medico, fisioterapista, infermiere.<br />
2. Telesorveglianza Sanitaria Domiciliare - <strong>per</strong> una durata di sei mesi <strong>per</strong><br />
300 pazienti affetti da scompenso cardiaco cronico. Gli IRCCS Maugeri e<br />
Monzino, nonché l’A.O. di Busto Arsizio seguono pazienti rispettivamente<br />
nelle aree di Brescia, Mi<strong>la</strong>no e Busto Arsizio.<br />
Il numero di pazienti affetti da scompenso cardiaco cronico è in continua crescita<br />
nei paesi occidentali. CRITERIA propone, <strong>per</strong> questi pazienti medio gravi, un<br />
programma domiciliare basato su un telemonitoraggio attraverso ECG<br />
monotraccia e l’assistenza di <strong>per</strong>sonale infermieristico di riferimento. I pazienti<br />
ammessi devono avere una diagnosi di scompenso cardiaco (c<strong>la</strong>ssi NYHA II-IV)<br />
172<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
ed un ricovero ospedaliero nei precedenti sei mesi. Il reclutamento può avvenire<br />
sia da parte del MMG sia da parte dell’ospedale in fase di dimissione, con<br />
consenso del paziente ed accordo del MMG. Il paziente riceve un apparecchio<br />
<strong>per</strong> l’invio transtelefonico dell’ECG monotraccia che viene inviato ad Centro Servizi,<br />
o<strong>per</strong>ante 24/24 h <strong>per</strong> 365 giorni annui, che lo pone in collegamento con<br />
l’infermiera tutor e con l’equipe cardiologica ospedaliera a cui trasmette anche<br />
altre variabili fisiologiche quali peso, diuresi, tem<strong>per</strong>atura, e sintomatologia.<br />
Le informazioni sul paziente sono utilizzabili in linea e sono accessibili sia<br />
all’ospedale che al MMG. Il servizio vuole ridurre le instabilizzazioni del<strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia e conseguentemente le riospedalizzazioni, nonché gli accessi impropri<br />
al Pronto Soccorso.<br />
Infine poiché <strong>la</strong> Fondazione Maugeri (www.fsm.it) e il Centro Cardiologico<br />
Monzino (www.cardiologicomonzino.it) o<strong>per</strong>ano con due differenti Centri<br />
Servizi (HTN e MEDICALL), il Cefriel (www.cefriel.it) svilup<strong>per</strong>à un applicativo<br />
web <strong>per</strong> rendere comuni e disponibili le informazioni di progetto.<br />
Risultati: coinvolti ad oggi circa 150 pazienti. Il Cergas (Università Bocconi)<br />
condurrà <strong>la</strong> valutazione del progetto che ci si augura possa confermare i primi<br />
dati di gradimento dei pazienti <strong>per</strong> queste modalità di cura.<br />
12.4. Il caregiver come risorsa <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del paziente<br />
R. CERRI, C. DEVARDO, F. RIPA, M. RAVERA, P. PANARISI - ASO San Giovanni Battista Torino<br />
Introduzione<br />
La riduzione delle giornate di degenza indotta dall’attenzione all’efficienza<br />
produttiva derivata processo di aziendalizzazione ha portato al<strong>la</strong> conseguente<br />
contrazione del tempo di ricovero, ma <strong>la</strong> famiglia non sempre è preparata<br />
ed è in grado di gestire le dimissioni precoci, soprattutto <strong>per</strong> i pazienti che<br />
necessitano di proseguire le cure o di assistenza al domicilio. Nel 2003 <strong>la</strong> nostra<br />
azienda ha <strong>per</strong>altro trasferito 274 pazienti in dimissione protetta, una struttura<br />
aziendale dove sono ricoverate <strong>per</strong>sone che <strong>per</strong> problemi sociosanitari<br />
non possono rientrare direttamente al proprio domicilio.<br />
L’attuale discrepanza fra bisogno assistenziale e risorse disponibili suggerisce<br />
di coinvolgere maggiormente l’entourage del paziente nell’assistenza. D’altro<br />
canto i pazienti con patologie croniche irreversibili oggi sono inseriti in un<br />
sistema di cure dove <strong>la</strong> distribuzione del <strong>la</strong>voro, delle attività e delle responsabilità<br />
è organizzata in sottosistemi omogenei (cure ospedaliere, cure domiciliari,<br />
cure residenziali) non sempre fra loro interagenti ed integrati.<br />
Il paziente nel suo <strong>per</strong>corso può passare da un sistema ad un altro rischiando<br />
di <strong>per</strong>dere i propri riferimenti terapeutici ed assistenziali. Il disorientamento<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
173
CAPITOLO 12<br />
prodotto può portare l’utente al<strong>la</strong> richiesta di ricovero inappropriato. L’A.S.O.<br />
può contribuire allo sviluppo di un programma di gestione globale che su<strong>per</strong>i<br />
<strong>la</strong> divisione settoriale esistente, contribuendo con le proprie risorse al sistema<br />
integrato di supporto assistenziale <strong>per</strong> l’utente curato nel proprio ambiente<br />
familiare; da questa considerazione è nato un progetto s<strong>per</strong>imentale.<br />
Obiettivo<br />
Gli obiettivi del progetto si concretizzano nel valorizzare il ruolo del<strong>la</strong> famiglia<br />
e del caregiver nel sistema aziendale, utilizzarli come risorsa nel<strong>la</strong> gestione<br />
del paziente con problemi cronici invalidanti, facilitare il processo di integrazione<br />
fra ospedale e territorio.<br />
Sviluppo del progetto<br />
Per <strong>la</strong> realizzazione del progetto sono state coinvolte le Strutture aziendali<br />
che maggiormente inviano i pazienti alle cure domiciliari o in RSA: Oncologia<br />
Medica, Endocrinologia Oncologica, Geriatria, Radioterapia.<br />
Il progetto si configura sul modello p<strong>la</strong>n, do, check, act e si artico<strong>la</strong> nei<br />
seguenti aspetti:<br />
- individuazione dei momenti assistenziali utili al training del caregiver attraverso<br />
<strong>la</strong> valutazione del <strong>per</strong>corso assistenziale dei pazienti<br />
- definizione del <strong>per</strong>corso di training del caregiver<br />
- raccolta delle procedure e dei protocolli consolidati ed utili <strong>per</strong> <strong>la</strong> formazione<br />
del caregiver<br />
- stesura del<strong>la</strong> lista di controllo <strong>per</strong> l’attuazione del<strong>la</strong> fase s<strong>per</strong>imentale<br />
La s<strong>per</strong>imentazione avrà luogo a partire dal mese di luglio.<br />
Valutazione<br />
Il progetto sarà valutato attraverso:<br />
- il livello di raggiungimento degli obiettivi assistenziali previsti dai training<br />
- il grado di soddisfazione del parente e/o del<strong>la</strong> figura di riferimento<br />
Considerazioni ulteriori<br />
L’impatto positivo del progetto sulle Strutture aziendali e <strong>la</strong> sua diffusione<br />
potrà ridurre le richieste improprie di ricovero <strong>per</strong> i pazienti dimessi dalle<br />
nostre strutture e le consulenze informali e formali richieste dai parenti che<br />
assistono i propri familiari al domicilio. Ma soprattutto potrà rappresentare un<br />
valore aggiunto <strong>per</strong> i pazienti e <strong>per</strong> gli stessi famigliari, che potranno globalmente<br />
partecipare in modo integrato al processo di diagnosi e cura.<br />
174<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
12.5. Ospedale e territorio: il nostro legame e <strong>la</strong> nostra continuità è il<br />
nostro assistito<br />
B. VINASSA, R. VALFRÈ, P. GIULIANO, V. VOTTERO, C. GALOTTO, P. SGUAZZI - Distretto 3<br />
Orbassano (To)<br />
AUTORE REFERENTE: BARBARA VINASSA, ASL 5 Orbassano, via Papa Giovanni XXIII<br />
9, 10043 Orbassano (To) – tel.: 011 9036460, fax: 011 9036462, e-mail:<br />
distretto3@asl5.piemonte.it<br />
L’esigenza di garantire <strong>la</strong> continuità dell’assistenza sanitaria anche successivamente<br />
al ricovero ospedaliero prevede l’utilizzo di appropriati modelli organizzativi,<br />
da utilizzare nel<strong>la</strong> fase precoce di dimissione, concordati tra strutture<br />
ospedaliere e strutture territoriali.<br />
Tali modelli si debbono basare su una corretta valutazione delle necessità<br />
assistenziali post-ricovero del paziente in dimissione da parte del <strong>per</strong>sonale<br />
ospedaliero e sul<strong>la</strong> messa a disposizione di idonei interventi di sostegno, concordati<br />
con <strong>la</strong> struttura ospedaliera, da parte delle strutture territoriali.<br />
Situazione di avvio<br />
L’ASL 5 in questi ultimi anni si è ado<strong>per</strong>ata <strong>per</strong> affrontare, con competenza<br />
ed efficacia, le situazioni di bisogno che si possono prefigurare e che più<br />
frequentemente rappresentano <strong>la</strong> problematicità che l’organizzazione<br />
ospedaliera in accordo e col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> realtà assistenziale territoriale<br />
deve o<strong>per</strong>are a risolvere: pazienti con bisogni sanitari ospedalieri residui, pazienti<br />
autosufficienti con bisogni sanitari NON ospedalieri, pazienti NON<br />
autosufficienti con bisogni sanitari NON ospedalieri, pazienti autosufficienti con<br />
bisogni socio-assistenziali.<br />
Obiettivo<br />
Perfezionamento delle procedure organizzative già in atto anche mediante<br />
<strong>la</strong> codificazione del programma immaginato e coinvolgimento dell’ASO S. Luigi<br />
Gonzaga in una definizione di DIMISSIONE PROTETTA.<br />
Strategie<br />
È prevista <strong>la</strong> stesura di una serie di documenti volti ad una maggiore informazione<br />
al paziente e famigliari dei <strong>per</strong>corsi già programmati, ad un miglioramento<br />
del<strong>la</strong> trasmissione di informazione delle caratteristiche assistenziali<br />
dell’utente tra Ospedale e Territorio, ad un maggior coordinamento e<br />
condivisione rispetto al bisogno del ricoverato tra Direzione Sanitaria e Con<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
175
CAPITOLO 12<br />
sorzio Socio-Assistenziale di riferimento ed anche ad una raccolta di dati circa<br />
le condizioni abitative/economiche, del<strong>la</strong> convivenza del paziente al momento<br />
del ricovero <strong>per</strong> dare <strong>la</strong> possibilità agli O<strong>per</strong>atori di meglio programmare le<br />
esigenze di dimissione.<br />
Metodologia<br />
Creazione di un tavolo di <strong>la</strong>voro composto da gruppo progettuale HPH<br />
“DIMISSIONI PROTETTE” dell’ASL 5 e dal<strong>la</strong> Direzione Sanitaria dell’ASO S. Luigi<br />
che avrà il compito precipuo di analizzare le specifiche realtà o<strong>per</strong>ative e di<br />
produrre i documenti di cui sopra.<br />
Risultati<br />
Il tavolo di <strong>la</strong>voro si è riunito tre volte ed ha messo a punto:<br />
A) Modulo Autocertificativo da somministrare al momento dell’accettazione<br />
al ricovero contenente informazioni utili al<strong>la</strong> lettura del bisogno in ordine<br />
alle modalità di dimissione (caratteristiche strutturali domicilio, convivenza,<br />
reddito).<br />
B) Opuscolo Illustrativo dei <strong>per</strong>corsi da intraprendere, a seconda del bisogno,<br />
da consegnare al momento del ricovero al paziente e/o ai famigliari.<br />
12.6. La continuità assistenziale nel<strong>la</strong> rete HPH del<strong>la</strong> Valle d’Aosta: lo stato<br />
dell’arte<br />
C. PONZETTI (Direttore Sanitario); S. G. CALVETTO, L. IANNIZZI, E. ROVAREY (Direttori<br />
di Distretto); R. GRIMOD, R. DAMÉ (Coordinatrici Territoriali delle professioni<br />
sanitarie); G. GALLI (Responsabile Area Comunicazione e Coordinatore<br />
Regionale Rete HPH) - Azienda USL Valle d’Aosta<br />
Lo sviluppo dei rapporti tra Ospedale e Territorio nel<strong>la</strong> Regione Valle d’Aosta<br />
al fine di garantire una ottimale continuità assistenziale è, storicamente, uno<br />
degli obiettivi del Servizio Sanitario Regionale <strong>la</strong> cui priorità è stata affermata<br />
sia dagli ultimi due Piani Sanitari Regionali sia dai Piani di Attività Aziendali<br />
del recente quinquennio.<br />
Gli strumenti riconosciuti come fondamentali sono stati individuati nel<strong>la</strong><br />
presa in carico territoriale, <strong>la</strong> dimissione protetta, l’assistenza domiciliare, il<br />
coinvolgimento partecipativo delle componenti professionali, il coinvolgimento<br />
costante e continuo del livello regionale.<br />
La Regione Valle d’Aosta ha un’unica Azienda USL, che gestisce l’attività sia<br />
ospedaliera sia territoriale, finanziata su base budgetaria <strong>per</strong> il raggiungimento<br />
176<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
dei livelli essenziali di assistenza e <strong>per</strong> <strong>la</strong> messa in pratica di progetti regionali;<br />
l’accordo di programma viene sig<strong>la</strong>to tramite <strong>la</strong> stipu<strong>la</strong> annuale del Piano<br />
Attuativo Locale (PAL) che definisce obiettivi, standard, livelli di <strong>per</strong>formance<br />
e strumenti di misura.<br />
I servizi sociali vengono direttamente erogati dall’Assessorato al<strong>la</strong> Sanità/<br />
<strong>Salute</strong> e Politiche Sociali del<strong>la</strong> Regione che quindi assume anche <strong>la</strong> componente<br />
gestionale dei servizi resi al cittadino.<br />
Questa molteplicità di attori ha creato nel tempo alcune criticità re<strong>la</strong>tive<br />
principalmente al<strong>la</strong> condivisione del metodo di <strong>la</strong>voro, <strong>la</strong> definizione delle<br />
competenze, <strong>la</strong> sovrapposizione dei ruoli in alcuni ruoli e processi.<br />
La necessità del<strong>la</strong> condivisione dei <strong>per</strong>corsi ha indotto l’Azienda Sanitaria<br />
ha sviluppare una nutrita serie di progettualità che si sono concretizzate nel<br />
corso di quest’anno in merito al<strong>la</strong> dimissione protetta ed ai profili di cura condivisi.<br />
Progetto Integrazione<br />
L’integrazione tra ospedale e territorio, è una condizione indispensabile al<br />
fine di garantire <strong>la</strong> continuità delle cure a domicilio e in struttura residenziale<br />
o semiresidenziale facilitando le dimissioni precoci e riducendo i tempi di<br />
degenza.<br />
Obiettivi primari<br />
- Garantire <strong>la</strong> continuità assistenziale sanitaria e socio sanitaria in un ottica<br />
integrata al fine di ridurre i tempi di ricovero e facilitare le dimissioni precoci.<br />
- Favorire il mantenimento dei soggetti presso il proprio domicilio attraverso<br />
lo sviluppo e <strong>la</strong> diffusione dei servizi domiciliari, in partico<strong>la</strong>re in forma<br />
integrata, contrastando il ricorso al<strong>la</strong> istituzionalizzazione e con un indubbio<br />
vantaggio <strong>per</strong> <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita.<br />
- Mettere in atto una fattiva col<strong>la</strong>borazione sia in termini di coordinamento<br />
formale che di sostanziale integrazione degli interventi, tra i diversi ambiti<br />
assistenziali sanitari (ospedalieri e territoriali) ed i servizi sociali delle Regione<br />
Valle d’Aosta.<br />
Obiettivi secondari<br />
- Migliorare e ampliare le conoscenze tra ospedaliere e territorio attraverso<br />
l’informazione e <strong>la</strong> formazione.<br />
- Condividere tra gli Enti e tra i professionisti, le procedure applicative<br />
al fine di favorire <strong>la</strong> continuità assistenziale sia in struttura residenzia<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
177
CAPITOLO 12<br />
le sia a livello domiciliare (ADI), utilizzare strumenti comuni e condivisi.<br />
- Individuare gli utenti a rischio sociale attraverso l’uso di indicatori e scale<br />
di valutazione <strong>per</strong> facilitare le dimissioni.<br />
- Formu<strong>la</strong>re progetti individualizzati, che coinvolgono gli o<strong>per</strong>atori<br />
ospedalieri, territoriali, i degenti ed i loro famigliari già durante il ricovero<br />
<strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere l’individuazione di soluzioni idonee <strong>per</strong> garantire <strong>la</strong> continuità<br />
delle cure.<br />
- Facilitare <strong>la</strong> comunicazione tra i vari o<strong>per</strong>atori e tra i MMG, dal territorio<br />
all’ospedale e viceversa.<br />
Progetto Profili di cura<br />
I profili di cura o <strong>per</strong>corsi diagnostico - terapeutici sono piani interdisciplinari<br />
mirati a definire <strong>la</strong> migliore sequenza di azioni (gestione integrata), nel tempo<br />
ottimale, degli interventi assistenziali, rivolti a target specifici di pazienti, cioè a<br />
quelli con partico<strong>la</strong>ri diagnosi o che possono richiedere procedure specifiche.<br />
La gestione integrata tra Medici di Medicina Generale (MMG), Pediatri di<br />
Libera Scelta (PLS) e <strong>la</strong> Struttura Specialistica, in tutte le situazioni cliniche, ma<br />
in partico<strong>la</strong>re nel disease management di una patologia cronica, richiede prima<br />
di tutto una condivisione di obiettivi. Questa è possibile dopo che i vari<br />
attori del procedimento si siano confrontati in più riprese e dove si siano dettati<br />
degli obiettivi di buona pratica clinica, definiti con i criteri del<strong>la</strong> EBM.<br />
Al fine di e<strong>la</strong>borare un progetto o<strong>per</strong>ativo <strong>la</strong> filosofia che deve spingere le<br />
varie figure professionali è fondata sul<strong>la</strong> centralità del paziente quale obiettivo<br />
dei servizi offerti e del<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> domanda. Il ma<strong>la</strong>to cronico deve<br />
potere ricevere le cure adeguate sia dallo specialista che dal MMG, dosando<br />
gli interventi dei professionisti a seconda delle necessità specifiche del decorso<br />
del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia.<br />
Nel<strong>la</strong> prima fase di applicazione del<strong>la</strong> gestione integrata possono non ridursi<br />
significativamente i costi di assistenza, ma si aumenta il valore del<strong>la</strong> prestazione<br />
sanitaria razionalizzando i comportamenti clinici con conseguente<br />
corretta distribuzione delle risorse.<br />
Nel medio - lungo termine <strong>la</strong> riduzione delle complicanze può portare ad<br />
un miglioramento del<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita dei pazienti ed ad una riduzione dei<br />
costi di assistenza.<br />
Il Modello O<strong>per</strong>ativo<br />
- Proposta da parte del Distretto del<strong>la</strong> patologia da considerare sul<strong>la</strong> base<br />
delle evidenze epidemiologiche sui bisogni di salute analizzati nei Piani di<br />
Zona.<br />
178<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
- Inserimento del<strong>la</strong> patologia e del progetto nei piani strategici dell’Assessorato<br />
al<strong>la</strong> Sanità e del<strong>la</strong> Direzione Aziendale.<br />
- Riunione convocata e condotta dal Direttore del Distretto al<strong>la</strong> presenza dei<br />
MMG distrettuali, (PLS se necessario), dell’équipe del<strong>la</strong> Struttura Specialistica<br />
Ospedaliera di riferimento e degli eventuali Specialisti Territoriali interessati<br />
nosologicamente, <strong>per</strong> definire e condividere obiettivi, strumenti, tempi<br />
del progetto attraverso un contatto diretto tra i professionisti interessati.<br />
- Costituzione del gruppo di <strong>la</strong>voro.<br />
- Analisi dei dati epidemiologici disponibili e delle procedure di presa in carico<br />
tradizionalmente in atto nel distretto.<br />
- Rivisitazione organizzativa del <strong>per</strong>corso assistenziale, tenuto conto del<strong>la</strong> situazione<br />
geografica e delle risorse umane e strumentali disponibili a livello<br />
locale e a livello specialistico e dei rapporti già esistenti con il presidio<br />
ospedaliero.<br />
- Ricerca delle evidenze.<br />
- Pre-testing del profilo all’interno del gruppo di <strong>la</strong>voro.<br />
- Testing all’interno del Distretto.<br />
- Affinamento del profilo sul<strong>la</strong> base dell’es<strong>per</strong>ienza.<br />
- Invio del profilo ai medici di tutta <strong>la</strong> regione <strong>per</strong> condivisione e messa a<br />
disposizione sul sito internet aziendale del<strong>la</strong> principale documentazione di<br />
letteratura.<br />
- Consensus conference aziendale <strong>per</strong> <strong>la</strong> validazione del profilo.<br />
- Approvazione da parte del Collegio di Direzione e del<strong>la</strong> Commissione<br />
Paritetica Regionale con <strong>la</strong> definizione delle modalità di monitoraggio del<strong>la</strong><br />
<strong>per</strong>formance del profilo.<br />
- Emanazione del Profilo da parte del<strong>la</strong> Direzione Strategica Aziendale.<br />
Profili di cura e<strong>la</strong>borati (validati dal<strong>la</strong> consensus conference aziendale e in<br />
attesa di approvazione formale):<br />
- Profilo di cura <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione dello scompenso cardiaco - Distretto 2 di Aosta.<br />
- Profilo di cura <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione dell’i<strong>per</strong>tensione arteriosa - Distretto 3 di Chatillon.<br />
- Profilo di cura <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del diabete mellito - Distretto 4 di Donnas.<br />
Attualmente i profili di cura sono consultabili e disponibili sul sito:<br />
www.us<strong>la</strong>osta.com<br />
12.7. Sviluppo di un sistema informativo volto al monitoraggio del<strong>la</strong><br />
dimissione protetta nel<strong>la</strong> ASL 17<br />
M.G. DE ROSA 1 , L. BONAFEDE 2 , A. TOSELLI 3 , R. BONO 3 , R. SALOMONE 1 , F. BORASO 4 <br />
1<br />
Direzione Sanitaria di Presidio Ospedaliero; 2 Servizio Assistenza Sanitaria<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
179
CAPITOLO 12<br />
Territoriale ASL 17, 3 Servizio di Assistenza Sociale Ospedaliera, 4 Direzione<br />
Sanitaria ASL 17<br />
AUTORE REFERENTE: MARIA GRAZIA DE ROSA, Direzione Sanitaria Ospedaliera, Via<br />
Ospedali 14 Savigliano (CN) - tel./fax: 01727<strong>19</strong>117/24, e-mail:<br />
mariagrazia.derosa@asl17.it<br />
Introduzione<br />
Dal<strong>la</strong> fine del <strong>19</strong>99 è stato avviato un progetto di col<strong>la</strong>borazione tra <strong>la</strong> ASL<br />
17 e il Consorzio Monviso Solidale che ha portato al<strong>la</strong> costituzione del Servizio<br />
Sociale Ospedaliero. Le finalità del servizio sono quelle di raccogliere le<br />
problematiche dei pazienti ospedalizzati in difficoltà, di integrare l’istituzione<br />
sanitaria - ospedaliera e territoriale - con quel<strong>la</strong> sociale, <strong>per</strong> il raggiungimento<br />
delle specifiche soluzioni individuate attraverso <strong>la</strong> mediazione, <strong>la</strong> semplificazione<br />
e <strong>la</strong> realizzazione dei progetti assistenziali.<br />
Le attività prevalentemente svolte dal servizio sono di consulenza e di<br />
segretariato sociale, nonché dirette a garantire <strong>la</strong> prosecuzione dell’assistenza<br />
extraospedaliera.<br />
Ad oggi sono stati seguiti complessivamente n. 1.829 casi, circa 460casi/<br />
anno, di cui nel 2003 circa il 65% non autosufficienti. Tale es<strong>per</strong>ienza ha indotto<br />
ad alcune riflessioni re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> necessità di una più precisa definizione<br />
dei ruoli e delle strategie necessarie <strong>per</strong> <strong>la</strong> migliore integrazione delle<br />
risorse disponibili. A tale scopo è iniziata una col<strong>la</strong>borazione tra Direzione<br />
Sanitaria, Servizio di Assistenza Territoriale e Servizio Sociale Ospedaliero <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> realizzazione di un progetto volto ad individuare le più appropriate modalità<br />
di intervento, attraverso <strong>la</strong> valutazione ed il monitoraggio delle differenti<br />
tipologie di pazienti, dei loro problemi e delle specifiche risposte.<br />
Obiettivo e gruppo target<br />
Nel<strong>la</strong> prospettiva di favorire <strong>la</strong> continuità delle cure ed il coordinamento<br />
degli interventi <strong>la</strong> nostra area di approfondimento si è rivolta in prima istanza<br />
allo sviluppo di un sistema informativo e ad una metodologia di analisi ad<br />
oggi insufficienti. Il sistema informativo è infatti necessario e preliminare <strong>per</strong><br />
valutare <strong>la</strong> struttura, il processo e l’esito delle attività inerenti i differenti <strong>per</strong>corsi<br />
assistenziali, in partico<strong>la</strong>re quello del<strong>la</strong> dimissione protetta. In prima istanza<br />
è stato valutato l’esistente e analizzate le informazioni così come oggi disponibili.<br />
Per quanto riguarda l’analisi delle attività fin qui svolte dal servizio sociale<br />
ospedaliero, si dispone di un archivio cartaceo di registrazione delle<br />
segna<strong>la</strong>zioni e degli interventi effettuati dal servizio.<br />
Tale documentazione è talvolta carente e le informazioni sono difficilmen<br />
180<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
te sintetizzabili; <strong>per</strong>tanto a fine 2003 è stato sviluppato un registro<br />
informatizzato, tale archivio è stato strutturato in modo tale da poter disporre<br />
di informazioni complete e - mediante link con altri archivi informatizzati o<br />
cartacei - integrabili (SDO, pazienti ADI, Registri protesi ausili); ciò al fine di<br />
poter seguire il paziente dal momento del<strong>la</strong> segna<strong>la</strong>zione al servizio fino al<br />
realizzazione degli specifici interventi (attivazione ADI/ADP ecc..., inserimento<br />
in strutture protette, ottenimento di protesi ausili, ottenimento sussidi ecc...).<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
Si forniscono le informazioni più significative ed inerenti il <strong>per</strong>corso assistenziale<br />
in studio ad oggi disponibili.<br />
Tab. 1. Anni 2000-2003 ricoveri effettuati nei 3 presidi ospedalieri del<strong>la</strong> ASL17<br />
2000 2001 2002 2003<br />
n. casi n. casi n. casi n. casi<br />
Ospedale di Savigliano 12.739 12.284 11.575 9.917<br />
Ospedale di Saluzzo 6.153 6.075 4.934 4.278<br />
Ospedale di Fossano 3.289 3.252 2.267 1.492<br />
Totale 22.181 21.611 18.776 15.687<br />
Tab. 2. Anni 2000-2003 casi segna<strong>la</strong>ti al Servizio Sociale Ospedaliero<br />
2000 2001 2002 2003 Totale<br />
n. casi n. casi n. casi n. casi n. casi<br />
Ospedale di Savigliano 155 169 172 173 669<br />
Ospedale di Saluzzo 167 210 2<strong>19</strong> 215 811<br />
Ospedale di Fossano 73 79 85 112 349<br />
Totale 395 458 476 500 1.829<br />
Tab. 3. Anni <strong>19</strong>93-2003 casi di ADI attivati<br />
<strong>19</strong>93/94 <strong>19</strong>95 <strong>19</strong>96 <strong>19</strong>97 <strong>19</strong>98<br />
N. casi<br />
Distretto 1 Saluzzo 187 242<br />
Distretto 2 Savigliano-<br />
Fossano 1<strong>19</strong> 156 210 277 302<br />
Totale 1<strong>19</strong> 156 210 464 544<br />
Tab. 3. segue<br />
<strong>19</strong>99 2000 2001 2002 2003 totale<br />
N. casi<br />
Distretto 1 Saluzzo 226 294 327 400 396 2.072<br />
Distretto 2 Savigliano-<br />
Fossano 306 411 436 516 503 3.236<br />
Totale 532 705 763 916 899 5.308<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
181
CAPITOLO 12<br />
Come si osserva dal confronto tra le tabelle 1 e 3, a fronte di una diminuzione<br />
dei ricoveri ospedalieri, che nel <strong>per</strong>iodo si attesta sul valore medio dell’8%,<br />
si segna<strong>la</strong> un incremento dei casi in ADI mediamente pari al 30% anno.<br />
Tuttavia dai dati in possesso al Servizio di Assistenza Territoriale si segna<strong>la</strong><br />
una differenza nei due distretti <strong>per</strong> quanto riguarda le ADI attivate secondo<br />
modalità protetta di dimissione (22,2 versus 46,3%).<br />
Queste sono considerazioni preliminari che dovranno essere confermate<br />
dall’analisi delle informazioni che saranno disponibili con il nuovo flusso informativo.<br />
Si riporta una breve analisi dei casi segna<strong>la</strong>ti e registrati secondo le nuove<br />
modalità nel primo trimestre 2004 e <strong>per</strong> <strong>la</strong> so<strong>la</strong> sede di Saluzzo. I casi segna<strong>la</strong>ti<br />
sono stati complessivamente n. 87, l’età media è 76 aa., di questi il 75% sono<br />
ricoverati in reparti di tipo medico e con una degenza media di <strong>19</strong> giornate a<br />
ricovero.<br />
Nel 51% i casi segna<strong>la</strong>ti vivono in famiglia, nel 44% sono soli, e nel 5% sono<br />
già ospitati in comunità.<br />
I pazienti disabili o non autosufficienti costituiscono il 74% del totale. Dei<br />
casi segna<strong>la</strong>ti il 37% rientra al proprio domicilio mentre dopo <strong>la</strong> fase di ricovero<br />
il 46% dei pazienti necessita di ulteriore o definitiva ospedalizzazione in<br />
strutture protette.<br />
Conclusioni<br />
Nell’ambito delle attività volte al<strong>la</strong> integrazione ospedale territorio è importante<br />
evidenziare le caratteristiche del<strong>la</strong> richiesta, analizzare come <strong>la</strong> componente<br />
sanitaria e quel<strong>la</strong> sociale si coordinano nelle diverse fasi del ricovero,<br />
valutare in modo più puntuale il bisogno assistenziale residuo dei pazienti<br />
ospedalizzati, far emergere le criticità delle attuali modalità o<strong>per</strong>ative e<br />
monitorare eventuali interventi effettuati e/o risultati <strong>per</strong>seguiti. Il <strong>per</strong>corso<br />
da monitorare sarà dunque dall’ingresso in ospedale al<strong>la</strong> presa in carico del<br />
servizio sociale ospedaliero e dal<strong>la</strong> dimissione protetta al<strong>la</strong> presa in carico del<br />
servizio cure domiciliari.<br />
Con l’introduzione del nuovo sistema informativo sarà possibile disporre di<br />
indicatori più specifici di cui, a titolo esemplificativo, se ne riportano alcuni:<br />
Indicatori di struttura:<br />
- n. medio di interventi <strong>per</strong> o<strong>per</strong>atore;<br />
- caratteristiche dell’utenza (età, sesso, caratteristiche sociali, MDC –DRG<br />
ecc...);<br />
- analisi descrittiva delle segna<strong>la</strong>zioni/interventi.<br />
Indicatori di processo:<br />
- Tipologia di segna<strong>la</strong>zioni/prestazioni (<strong>per</strong> reparto, <strong>per</strong> distretto, <strong>per</strong> MDC);<br />
- Tempo medio segna<strong>la</strong>zione - dimissione (<strong>per</strong> età, <strong>per</strong> MDC).<br />
182<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
Indicatori di esito:<br />
- richieste ADI ecc.../ADI ecc... attivate;<br />
- valutazione eventuali differenze distributive (ad esempio <strong>per</strong> distretto)<br />
Indicatori di efficienza;<br />
- Numero di giornate di ricovero risparmiate.<br />
Paralle<strong>la</strong>mente alle analisi in corso saranno sviluppate specifiche azioni, inerenti<br />
in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> revisione delle attuali modalità di segna<strong>la</strong>zione dei casi e l’integrazione<br />
tra i servizi coinvolti. Per tali attività sarà <strong>per</strong>tanto possibile monitorarne i<br />
risultati e sviluppare, mediante <strong>la</strong> diffusione delle informazioni una maggiore consapevolezza<br />
negli o<strong>per</strong>atori sia sui reali bisogni assistenziali sia sui risultati ottenuti.<br />
12.8. Integrazione ospedale/territorio<br />
R. BERTAMINI, E. VALDUGA - Servizio Infermieristico Territoriale Distretto Alto<br />
Garda e Ledro APSS Trento<br />
Motivazioni<br />
L’ospedale negli ultimi anni, si trova costretto sempre più spesso ad abbreviare<br />
i tempi di degenza ed a dimettere in tempi brevi utenti che hanno ancora<br />
necessità di cure mediche e/o infermieristiche.<br />
Nel<strong>la</strong> pratica quotidiana, veniva rilevato dagli o<strong>per</strong>atori impegnati in ambito<br />
territoriale quanto fosse grande il disagio delle famiglie e degli utenti che,<br />
dimessi dall’ospedale tornavano al domicilio ancora bisognosi di cure ed assistenza.<br />
Disagi legati in primo luogo ad adattare l’ambiente domestico alle nuove<br />
esigenze del paziente, alle complicazioni burocratiche necessarie <strong>per</strong> ottenere<br />
i materiali necessari, al tipo di assistenza da fornire al loro congiunto, compito<br />
<strong>per</strong> il quale non sempre erano preparati.<br />
Lo sforzo notevole è stato quello di interfacciare organizzazioni diverse quali<br />
quel<strong>la</strong> ospedaliera e quel<strong>la</strong> territoriale, rilevare quali erano le difficoltà rispetto<br />
ad un intervento congiunto dell’una e dell’altra parte e progettare un intervento<br />
integrato <strong>per</strong> proseguire a domicilio quanto iniziato in ospedale <strong>per</strong><br />
sviluppare un modello di gestione integrata dei pazienti tra servizi territoriali<br />
e ospedalieri che consenta di fornire al paziente un livello assistenziale sufficiente<br />
e di supportare l’ambiente familiare nel<strong>la</strong> gestione di un ma<strong>la</strong>to che<br />
non ha più una reale necessità di proseguire il ricovero in reparti <strong>per</strong> acuti.<br />
Il progetto è stato diviso in tre fasi:<br />
- nel<strong>la</strong> prima fase è stato costituito un gruppo di <strong>la</strong>voro che ha e<strong>la</strong>borato una<br />
scheda di passaggio di informazioni dall’ospedale al territorio;<br />
- nel<strong>la</strong> seconda fase c’è stato un confronto tra o<strong>per</strong>atori dell’ospedale e del territorio<br />
nel quale è stato <strong>per</strong>fezionato il progetto sul piano metodologico ed ope<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
183
CAPITOLO 12<br />
rativo, valutando il gradimento del<strong>la</strong> scheda da parte degli o<strong>per</strong>atori, <strong>la</strong> diffusione<br />
del suo utilizzo, l’efficacia del<strong>la</strong> scheda nel passaggio di informazione;<br />
- nel<strong>la</strong> terza fase è stata e<strong>la</strong>borata ed implementata una scheda che consentisse<br />
il passaggio di informazioni dal territorio all’ospedale <strong>per</strong> quei pazienti<br />
in carico ai Servizi Territoriali che venivano ricoverati in ospedale.<br />
Obiettivo<br />
Garantire <strong>la</strong> continuità dell’assistenza dei pazienti in dimissione dall’ospedale,<br />
favorendo il reinserimento a domicilio attraverso un efficace <strong>la</strong>voro integrato<br />
tra o<strong>per</strong>atori dell’area sanitaria.<br />
Gruppo a cui si riferisce il progetto<br />
Utenti in dimissione ospedaliera <strong>per</strong> i quali il ricovero non è più <strong>la</strong> risposta più<br />
idonea ma che continuano ad avere necessità di assistenza infermieristica, utenti<br />
in carico al servizio infermieristico territoriale che vengono ricoverati in ospedale,<br />
famiglie che hanno necessità di supporto infermieristico <strong>per</strong> poter seguire i loro<br />
congiunti che presentano una patologia che ne limita l’autonomia.<br />
Presentazione dei risultati<br />
L’utente viene dimesso e torna al proprio domicilio solo dopo che <strong>la</strong> famiglia,<br />
in col<strong>la</strong>borazione con il <strong>per</strong>sonale del territorio ha preparato un ambiente<br />
adatto, ha a disposizione farmaci e materiale sanitario necessario, <strong>la</strong> famiglia<br />
è stata opportunamente addestrata da <strong>per</strong>sonale sanitario <strong>per</strong> quel che<br />
riguarda l’assistenza da fornire al proprio congiunto.<br />
Conclusioni<br />
Questo progetto ha consentito di garantire <strong>la</strong> continuità dell’assistenza dei pazienti<br />
in dimissione dall’ospedale, favorendone il reinserimento al domicilio, migliorandone<br />
<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita, tutto questo grazie ad un costante ed efficace<br />
<strong>la</strong>voro di integrazione tra o<strong>per</strong>atori sanitari impegnati dentro e fuori l’ospedale.<br />
12.9. Progetto “dimissione protetta”<br />
F. ROCCO 1 , F. GADDA 1 , S. CASELLATO 1 , V. ORTOLANI 2 - 1 Unità O<strong>per</strong>ativa di Urologia,<br />
IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico di Mi<strong>la</strong>no; 2 Fondazione Ricerca e Terapia<br />
in Urologia RTU - ONLUS<br />
AUTORE REFERENTE: FRANCESCO ROCCO, Dir. Unità O<strong>per</strong>ativa di Urologia - IRCCS<br />
184<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
Ospedale Maggiore Policlinico di Mi<strong>la</strong>no Pad. Beretta EST, Via F. Sforza, 20100<br />
Mi<strong>la</strong>no - tel.: 02 55034549, fax: 02 50320584, e-mail: francesco.rocco@unimi.it<br />
Introduzione<br />
Le attuali necessità di rapido turn-over nei reparti chirurgici comportano<br />
spesso una dimissione che, seppur corretta sul piano clinico, <strong>per</strong> il paziente<br />
può essere fonte di preoccupazione e angoscia legate anche al<strong>la</strong> <strong>per</strong>dita di<br />
un’assistenza continua e specialistica.<br />
La Fondazione <strong>per</strong> <strong>la</strong> Ricerca e Terapia in Urologia (RTU) - ONLUS patrocina<br />
un nuovo progetto di assistenza sul territorio in col<strong>la</strong>borazione con l’Ospedale<br />
Maggiore Policlinico di Mi<strong>la</strong>no.<br />
Obiettivi<br />
- Estendere l’attenzione al ma<strong>la</strong>to chirurgico urologico al di fuori del<strong>la</strong> struttura<br />
ospedaliera attraverso l’attuazione del progetto “Dimissione Protetta”.<br />
- Offerta di una visita domiciliare gratuita a pazienti sottoposti a interventi<br />
chirurgici urologici con lo scopo di:<br />
- control<strong>la</strong>re che il decorso clinico a domicilio sia rego<strong>la</strong>re;<br />
- rispondere ad eventuali domande o <strong>per</strong>plessità che fossero rimaste insolute<br />
o sopravvenute circa lo stato di salute o <strong>la</strong> terapia da eseguire a domicilio;<br />
- informare il Medico Curante circa <strong>la</strong> situazione clinica del paziente;<br />
- concordare con il Medico Curante le misure più opportune <strong>per</strong> <strong>la</strong> convalescenza;<br />
- control<strong>la</strong>re e confermare il successivo programma terapeutico nelle sue<br />
diverse parti (terapia, esami di controllo, visite ambu<strong>la</strong>toriali successive).<br />
Gruppi target<br />
Medico Specialista del<strong>la</strong> divisione:<br />
- partecipa all’attività clinica del reparto, conosce il paziente e ne segue il<br />
decorso post-chirurgico;<br />
- concorda con il paziente e i familiari al<strong>la</strong> dimissione <strong>la</strong> data del<strong>la</strong> visita domiciliare;<br />
- visita a domicilio il paziente;<br />
- informa il Medico Curante del decorso clinico del paziente.<br />
Segreteria:<br />
- aggiorna il database pazienti;<br />
- archivia i dati sensibili dei pazienti.<br />
Paziente:<br />
- residente nell’ambito del territorio di competenza dell’ASL Mi<strong>la</strong>no Città;<br />
- sottoposto ad intervento chirurgico urologico di chirurgia medio-alta;<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
185
CAPITOLO 12<br />
- acconsente tramite consenso informato scritto e controfirmato al progetto.<br />
Risultati<br />
Tutti i pazienti a cui il progetto è stato proposto hanno accettato l’iniziativa.<br />
Il Feedback del progetto è stato valutato tramite un apposito questionario<br />
di gradimento in cui sono stati indagati: l’efficienza dell’organizzazione, <strong>la</strong><br />
competenza degli o<strong>per</strong>atori e il grado di soddisfazione del paziente.<br />
Conclusioni<br />
Dall’analisi dei questionari di gradimento si può affermare che i risultati<br />
preliminari del Progetto “Dimissione Protetta” sono molto positivi.<br />
12.10. Il <strong>per</strong>corso dimissioni protette tra ospedale e territorio in un<br />
distretto dell’azienda USL di Reggio Emilia – il distretto di Guastal<strong>la</strong><br />
A. GIGLIOBIANCO 1 , S. CECCHELLA 2 - 1 Direzione Sanitaria Ospedale di Guastal<strong>la</strong>, 2 Direttore<br />
del Distretto di Guastal<strong>la</strong> . Azienda USL di Reggio Emilia<br />
AUTORE REFERENTE: ANDREA GIGLIOBIANCO, Via Donatori di sangue n. 1, Guastal<strong>la</strong><br />
(RE) - tel.: 0522 37259, fax: 0522 837288, e-mail: andrea.gigliobianco@ausl.re.it<br />
Breve introduzione del contesto<br />
La complessità del ricovero <strong>per</strong> alcuni pazienti richiede al momento del<strong>la</strong><br />
dimissione un <strong>per</strong>corso socio – sanitario che deve vedere coinvolti tutti gli<br />
attori presenti sul Territorio: il Medico di Medicina Generale, Il Servizio<br />
Infermieristico Domiciliare, l’Assistente Sociale.<br />
Obiettivo/i<br />
Garantire una continuità assistenziale al paziente dal momento del ricovero<br />
al<strong>la</strong> dimissione dall’Ospedale attraverso una comunicazione continua con il<br />
MMG, <strong>per</strong> <strong>la</strong> condivisione del <strong>per</strong>corso assistenziale.<br />
Garantire inoltre che, qualora il pazienti necessiti a domicilio di presidi e/o<br />
farmaci, <strong>la</strong> segna<strong>la</strong>zione al SID e al<strong>la</strong> Farmacia Interna sia tempestiva <strong>per</strong> assicurare<br />
<strong>la</strong> puntuale fornitura di materiali.<br />
Gruppo/i target<br />
Il Medico Ospedaliero attiva il MMG e <strong>la</strong> Farmacia Interna dell’Ospedale; <strong>la</strong><br />
capo sa<strong>la</strong> dell’Unità O<strong>per</strong>ativa attiva l’Assistente Sociale ed il SID.<br />
186<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
Gli indicatori che saranno utilizzati:<br />
- numero di dimissioni protette e numero di progetti attivati;<br />
- numero di segna<strong>la</strong>zione al SID e/o al MMG al di fuori dei tempi e delle<br />
modalità concordate;<br />
- fornitura di presidi o farmaci al di fuori dei tempi stabiliti sul totale delle<br />
forniture richieste.<br />
Conclusioni<br />
Il ricovero ospedaliero rappresenta, rispetto al tema del<strong>la</strong> continuità delle<br />
cure, un momento critico non solo <strong>per</strong> il paziente, ma anche <strong>per</strong> i familiari. Il<br />
raccordo tra il medico di medicina generale (MMG), tutore “longitudinale”<br />
del<strong>la</strong> salute del paziente e il medico ospedaliero (MO), tutore “trasversale”,<br />
rappresenta <strong>la</strong> chiave <strong>per</strong> garantire una dimissione protetta.<br />
12.11. Il Centro di salute e ascolto <strong>per</strong> le donne immigrate e i loro bambini:<br />
luogo di ricerca e di proposta di cambiamenti organizzativi nei<br />
servizi materno infantili<br />
G. SACCHETTI 1 , L. SACCHI 1 , C. GREGARI 1 , B. FACCHETTI 2 , I. FINZI 3 , A. AMOROSI 4 - Azienda<br />
Ospedaliera S. Paolo di Mi<strong>la</strong>no - 1 Ginecologa presso il Centro di salute e ascolto<br />
<strong>per</strong> le donne immigrate e i loro bambini dell’A.O. S. Paolo; 2 Laureanda in psicologia<br />
presso <strong>la</strong> facoltà di Psicologia dell’Università degli Studi di Mi<strong>la</strong>no-Bicocca;<br />
3<br />
Psicologa e psicoterapeuta del<strong>la</strong> Coo<strong>per</strong>ativa Crinali – Donne <strong>per</strong> un mondo<br />
nuovo; 4 Coordinatore HPH A.O. S. Paolo<br />
AUTORE REFERENTE: ALESSANDRO AMOROSI, Direzione Sanitaria Azienda Ospedaliera<br />
S. Paolo, via di Rudinì 8, 20142 Mi<strong>la</strong>no - tel.: 02 81844490, e-mail:<br />
a.amorosi@hspsanpaolo.mi.it<br />
Il Centro di salute e ascolto <strong>per</strong> le donne immigrate e i loro bambini, progetto<br />
integrato tra le Aziende ospedaliere S. Paolo e S. Carlo, con <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione<br />
del<strong>la</strong> Coo<strong>per</strong>ativa Crinali, in rete con i servizi territoriali <strong>per</strong> <strong>la</strong> famiglia è<br />
attivo dal gennaio 2000. Ha avuto dall’inizio come obiettivo principale l’accesso<br />
delle madri e dei bambini stranieri ai servizi ospedalieri che assistono il<br />
<strong>per</strong>corso riproduttivo delle donne e i loro bambini nel primo anno di vita. Il<br />
centro nasce con alcune caratteristiche organizzative e assistenziali diverse<br />
dai normali ambu<strong>la</strong>tori d’ostetricia o di pediatria: l’accesso libero, le prestazioni<br />
non solo sanitarie ma anche psicologiche e sociali e insieme a figure<br />
professionali tradizionali, come ginecologa, ostetrica, pediatra, psicologa e<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
187
CAPITOLO 12<br />
assistente sociale, ci sono le mediatrici linguistico culturali, nuova figura “ponte”<br />
tra le utenti straniere e gli o<strong>per</strong>atori italiani.<br />
In quattro anni di attività il Centro ha effettuato circa 15.000 prestazioni a<br />
circa 3.500 donne e 1.000 bambini. Sono state effettuate soprattutto visite ostetriche<br />
in gravidanza, ma anche visite ginecologiche, ecografie, visite e<br />
certificazioni <strong>per</strong> <strong>la</strong> legge <strong>19</strong>4, visite a neonati nel primo anno di vita, corsi di<br />
accompagnamento al<strong>la</strong> nascita, consulenze psicologiche sia individuali che<br />
di gruppo, consultazioni transculturali di gruppo, colloqui sociali. Sono stati<br />
organizzati corsi di formazione <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori che approfondissero le<br />
tematiche di re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> diversità, <strong>la</strong> conoscenza delle tradizioni sul<strong>la</strong><br />
gravidanza e il parto, l’educazione e le cure del bambino in altre culture, i<br />
flussi migratori e l’es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> migrazione. Il Centro col<strong>la</strong>bora inoltre,<br />
grazie alle sue mediatrici linguistico culturali, con l’Istituto Su<strong>per</strong>iore di Sanità,<br />
nell’indagine multicentrica sull’interruzione volontaria di gravidanza e sul<strong>la</strong><br />
conoscenza e l’utilizzo dei contraccettivi nelle donne immigrate. La<br />
metodologia è sempre stata quel<strong>la</strong> del <strong>la</strong>voro d’équipe interdisciplinare, con<br />
momenti di su<strong>per</strong>visione <strong>per</strong>iodici e le mediatrici presenti in tutte le attività.<br />
Quest’anno, partendo dall’es<strong>per</strong>ienza del centro, abbiamo realizzato uno<br />
studio sul momento del<strong>la</strong> dimissione e del ritorno a casa del<strong>la</strong> mamma straniera<br />
con il suo bambino in col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> facoltà di Psicologia dell’Università<br />
degli Studi di Mi<strong>la</strong>no Bicocca.<br />
La ricerca parte dall’ipotesi che il momento delle dimissioni dopo il parto<br />
costituisca un’occasione importante, sia <strong>per</strong> offrire alle puer<strong>per</strong>e indicazioni<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del bambino e di se stesse, sia <strong>per</strong> orientarle all’utilizzo delle<br />
risorse sociosanitarie disponibili in ospedale e nel territorio.<br />
Il momento delle dimissioni dopo il parto è un <strong>per</strong>iodo delicato, nel quale <strong>la</strong><br />
re<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> coppia con il bambino e con il nuovo ruolo si va impostando non<br />
senza difficoltà. L’avvio del<strong>la</strong> vita a casa con il neonato è fonte d’ansie e preoccupazioni,<br />
tanto più <strong>per</strong> le donne immigrate, prive del loro contesto di supporto<br />
culturale al ruolo materno e in difficoltà <strong>per</strong> motivi linguistici e d’identità.<br />
Lo studio ha voluto verificare se i messaggi dati in occasione delle dimissioni<br />
post partum siano adeguati allo scopo di fornire elementi d’informazione,<br />
rassicurazione e orientamento a queste coppie.<br />
La ricerca ha utilizzato l’osservazione delle puer<strong>per</strong>e durante il <strong>per</strong>iodo di<br />
degenza, e i colloqui di follow-up in coincidenza con le visite pediatriche,<br />
con l’obiettivo di trarre spunti e fornire elementi di conoscenza e riflessione<br />
rispetto al vissuto ed ai problemi del<strong>la</strong> condizione di neomamma in terra straniera.<br />
Dall’indagine è emerso che il problema principale rimane quello del<strong>la</strong> comprensione<br />
linguistica. Spesso il marito agisce da interprete <strong>per</strong> <strong>la</strong> moglie in<br />
tutti gli ambiti, questo non aiuta <strong>la</strong> donna a diventare più autonoma e causa<br />
distorsioni rispetto a tematiche che da sempre appartengono all’universo bio<br />
188<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
logico e culturale femminile. L’utilizzo sistematico del<strong>la</strong> mediazione culturale<br />
anche nel reparto di neonatologia, agevolerebbe quindi il passaggio delle informazioni<br />
e chiarirebbe il significato degli aspetti più strettamente culturali<br />
legati ai bisogni delle neomamme. Un secondo aspetto riguarda le primipare,<br />
più bisognose di chiare indicazioni re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> cura del bambino e di sé, che<br />
le rassicurino sull’adeguatezza delle proprie competenze materne. Ciò richiede<br />
un’attenzione partico<strong>la</strong>re da parte delle puericultrici (specialmente <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
medicazione del cordone ombelicale ed il bagnetto) e <strong>la</strong> realizzazione di una<br />
videocassetta (tradotta in più lingue) che mostri le principali cure rivolte al<br />
bambino. Infine il sentimento di solitudine ed iso<strong>la</strong>mento delle mamme straniere,<br />
il bisogno di condivisione d’emozioni, timori, es<strong>per</strong>ienze ed aspetti più<br />
pratici, suggerisce <strong>la</strong> costituzione di piccoli gruppi informativi e d’es<strong>per</strong>ienze<br />
pratiche, con <strong>la</strong> presenza durante <strong>la</strong> degenza del<strong>la</strong> mediatrice culturale.<br />
12.12. Integrazione tra i servizi territoriali e ospedalieri <strong>per</strong> le donne<br />
migranti a Reggio Emilia<br />
A. FORACCHIA 1 , A. VENTURINI 2 - 1 Consultorio Familiare e CSFS Distretto di Reggio<br />
Emilia, 2 U.O. Ostetricia e Ginecologia Arcispedale S. Maria Nuova (RE)<br />
AUTORE REFERENTE: ANDREA FORACCHIA - tel. 0522 332203, e-mail: andrea.<br />
foracchia@ausl.re.it<br />
Breve introduzione del contesto<br />
Di fronte al numero sempre crescente di popo<strong>la</strong>zione immigrata e al suo<br />
cambiamento qualitativo (con un aumento del<strong>la</strong> componente femminile che<br />
ha raggiunto nel 2002 il 42%) è contemporaneamente aumentata <strong>la</strong> richiesta<br />
di servizi in campo sociale e sanitario.<br />
Il servizio consultoriale ha visto cambiare <strong>la</strong> sua utenza che rispetto agli<br />
inizi del<strong>la</strong> attività (anni ’70) quando si rivolgeva ad una utenza prevalentemente<br />
autoctona e di livello socio-culturale medio-alto, si rivolge oggi ad una<br />
rilevante <strong>per</strong>centuale di popo<strong>la</strong>zione di provenienza extra-comunitaria: questo<br />
ha portato al<strong>la</strong> attivazione al suo interno di spazi partico<strong>la</strong>rmente dedicati<br />
ad alcune fasce di popo<strong>la</strong>zione che necessitano di partico<strong>la</strong>re attenzione.<br />
I problemi di più frequente riscontro in un cammino di avvicinamento e di<br />
utilizzo dei servizi sono:<br />
- Lingua: <strong>la</strong> difficoltà di comunicazione ostaco<strong>la</strong> <strong>la</strong> esposizione e <strong>la</strong> comprensione<br />
adeguata del<strong>la</strong> storia clinica e spesso anche dei sintomi più comuni.<br />
- Cultura: nel<strong>la</strong> sua accezione più ampia costituisce, con alcune popo<strong>la</strong>zioni,<br />
l’ostacolo di gran lunga più difficile e non su<strong>per</strong>abile con <strong>la</strong> semplice “buona<br />
volontà reciproca”.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
189
CAPITOLO 12<br />
- Difficoltà di spostamento/scarsa mobilità: il/<strong>la</strong> paziente si presenta ai servizi<br />
sia territoriali che, soprattutto, ospedalieri in orari compatibili con le esigenze<br />
familiari.<br />
- Abitudini di vita e alimentari.<br />
- Difficoltà abitative.<br />
- Difficoltà di natura socio-economica.<br />
- Fenomeni di violenza/pressioni esterne.<br />
Mentre <strong>per</strong> alcuni di questi problemi le soluzioni sono immediatamente<br />
possibili e alcune sono già in atto (es. mediazione culturale, utilizzo di canali<br />
di informazione multilingue, attivazione dei servizi sociali ecc...) <strong>per</strong> altre<br />
occorrono interventi di più ampia portata (es. fenomeni legati al<strong>la</strong> violenza<br />
e al<strong>la</strong> forzata “omertà”, problemi socio-economici e abitativi) in cui l’ambito<br />
sanitario può e deve costituire uno stimolo e fornire indicazioni ma in cui<br />
una reale soluzione si può trovare solo a livello di scelte economiche e politiche.<br />
Obiettivo/i<br />
Pur nel<strong>la</strong> consapevolezza dei limiti sopra accennati si individuano alcune<br />
strategie già praticabili e già attuate o in via di realizzazione da parte delle<br />
strutture territoriali e ospedaliere:<br />
- presenza istituzionalizzata del mediatore culturale nei luoghi e tempi di<br />
maggiore presenza di cittadini di diverse etnie;<br />
- istituzione di protocolli condivisi tra gli o<strong>per</strong>atori e ratifica scritta delle consuetudini;<br />
- possibilità di prenotazione diretta delle visite specialistiche e degli es. strumentali<br />
da parte delle Strutture Esterne (SE), che dispongono in quel momento<br />
del mediatore culturale;<br />
- esecuzione in un unico luogo e momento del più alto numero possibile di<br />
prestazioni;<br />
- individuazione di un referente interno al<strong>la</strong> struttura ospedaliera;<br />
- individuazione di metodiche di follow-up <strong>per</strong> i casi riferiti al<strong>la</strong> struttura<br />
ospedaliera e <strong>per</strong> i casi dimessi da questa;<br />
- adozione di una modulistica uguale o compatibile;<br />
- fornitura al paziente inviato dal<strong>la</strong> SE all’ospedale di indicazioni chiare e<br />
multi-lingue.<br />
Gruppo/i target<br />
Immigrati senza <strong>per</strong>messo di soggiorno e/o con grandi difficoltà di comunicazione.<br />
<strong>19</strong>0<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
Considerando che il progetto è in corso d’o<strong>per</strong>a verrà fatta una valutazione<br />
dei risultati durante l’autunno 2004.<br />
12.13. Informazione e formazione interculturale nel<strong>la</strong> protezione del<strong>la</strong><br />
madre e del bambino<br />
G. BENAGLIA 1 , A. VENTURA 1 , A. BERTOZZI 2 , C. VENTURA 2 , A. CHIARENZA 2 , A. GIGLIOBIANCO 1<br />
- 1 Ospedale Civile di Guastal<strong>la</strong>; 2 AUSL di Reggio Emilia<br />
AUTORE REFERENTE: ALICE BERTOZZI, AUSL Reggio Emilia, Via Amendo<strong>la</strong> 2, 42100<br />
Reggio Emilia – tel.: 0522 335764, e-mail: alice.bertozzi@ausl.re.it<br />
Breve introduzione del contesto<br />
Il progetto rappresenta una parte del più ampio progetto europeo “Migrant<br />
Friendly Hospitals”, che ha come obiettivo quello di rendere l’accesso dei<br />
cittadini stranieri ai servizi ospedalieri più semplice ed equo.<br />
Si è scelto di effettuare <strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione presso l’Ospedale Civile di<br />
Guastal<strong>la</strong>, in quanto è risultata essere <strong>la</strong> zona con <strong>la</strong> più alta concentrazione di<br />
immigrati del<strong>la</strong> Provincia di Reggio Emilia.<br />
Sul<strong>la</strong> base di una valutazione dei bisogni, che ha evidenziato <strong>la</strong> necessità di<br />
un maggior empowerment dell’utente straniero, è stato deciso di organizzare<br />
un corso di formazione <strong>per</strong> l’area materno-infantile sulle seguenti tematiche:<br />
1. Servizi sanitari del distretto<br />
2. Al<strong>la</strong>ttamento, svezzamento e alimentazione<br />
3. Igiene del puer<strong>per</strong>io e del bambino<br />
4. Educazione sanitaria sul<strong>la</strong> gestione delle ma<strong>la</strong>ttie più frequenti del<strong>la</strong> madre<br />
e del bambino (febbre, diarrea, raffreddamento...)<br />
Obiettivo/i<br />
Formare ed informare gli utenti stranieri sui servizi offerti dagli ospedali e<br />
dal territorio e sul<strong>la</strong> gestione delle patologie di base, al fine di favorire un<br />
utilizzo più consono dei servizi.<br />
Gruppo/i target<br />
Donne straniere che abbiano partorito tra il primo luglio 2003 ed il 29 febbraio<br />
2004.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
<strong>19</strong>1
CAPITOLO 12<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
L’adesione all’iniziativa è aumentata progressivamente nel corso del tempo<br />
(4 lezioni da 3 ore circa ciascuna, diluite in 5 settimane).<br />
Al termine degli incontri sono stati somministrati questionari di autovalutazione<br />
e di gradimento su contenuti, organizzazione e materiale distribuito durante<br />
il corso.<br />
Da una prima analisi dei dati è emersa una sostanziale soddisfazione dei<br />
partecipanti in merito ai contenuti ed alle modalità organizzative. Inoltre, molti<br />
hanno manifestato l’interesse a partecipare in futuro ad altre iniziative di questo<br />
tipo.<br />
12.14. Pasti unici e pasti etnici in ospedale<br />
A. FERRETTI, D. GIORGETTI - Servizio Logistico Alberghiero Azienda Ospedaliera<br />
Arcispedale Santa Maria Nuova- Reggio Emilia<br />
AUTORE REFERENTE: ANNAMARIA FERRETTI, Servizio Logistico Alberghiero, viale Risorgimento<br />
57, 42100 Reggio Emilia - tel.: 0522 296796, e-mail:<br />
ferretti.annamaria@asmn.re.it<br />
Dall’analisi dell’utenza afferente al nostro ospedale si evince <strong>la</strong> presenza di<br />
una molteplicità di etnie e <strong>la</strong> necessità <strong>per</strong>tanto di differenziare l’offerta di<br />
erogazione dei pasti in re<strong>la</strong>zione ai diversi bisogni <strong>per</strong> favorire un miglioramento<br />
del<strong>la</strong> qualità del servizio <strong>per</strong> soddisfare maggiormente gli utenti. Nell’Aprile<br />
2004 si è dato il via ad un progetto di miglioramento del<strong>la</strong> ristorazione,<br />
tuttora in corso e rivolto a tutti gli utenti ricoverati.<br />
In partico<strong>la</strong>re gli obiettivi sono:<br />
- rendere più familiare <strong>la</strong> struttura sanitaria anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione straniera<br />
attraverso l’utilizzo dei piatti tipici dei loro paesi (lo scopo è quello di<br />
facilitare il mantenimento delle proprie abitudini di vita);<br />
- offrire alle <strong>per</strong>sone ricoverate, di qualsiasi cultura, <strong>la</strong> possibilità di scegliere<br />
all’interno del menù ospedaliero un piatto tipico delle proprie tradizioni;<br />
- introdurre nel menù ospedaliero una possibile scelta di piatti unici completi<br />
da un punto di vista nutrizionale;<br />
- far precedere <strong>la</strong> divulgazione del menù da informazioni alimentari rivolte<br />
all’utente degente e ai propri familiari, in modo da suggerire un nuovo modo<br />
di alimentarsi, sano, che limiti l’eccesso di proteine di origine animale e<br />
orienti verso nuovi modelli nutrizionali (lo scopo è quello di fornire messaggi<br />
educativi forti <strong>per</strong>ché provenienti da un ambiente che tradizionalmente<br />
è deputato al<strong>la</strong> cura e al<strong>la</strong> prevenzione);<br />
<strong>19</strong>2<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
- favorire l’integrazione fra culture diverse rispetto anche alle abitudini alimentari.<br />
Le azioni già messe in campo sono state:<br />
- indagare sul<strong>la</strong> provenienza prevalente del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione straniera;<br />
- tradurre il menù ospedaliero in varie lingue (arabo, cinese, indiano ed in<br />
glese);<br />
- <strong>la</strong> possibilità da parte del degente di individuare immediatamente sul menù<br />
<strong>la</strong> presenza di pietanze che contengono carne di maiale (il piatto contenente<br />
questo tipo di carne viene individuato <strong>per</strong>ché scritto con carattere e colore<br />
differente).<br />
Le azioni ancora da intraprendere:<br />
- incontrare i mediatori culturali (o rappresentanti) <strong>per</strong> conoscere le abitudini<br />
alimentari e le varie ricette;<br />
- stabilire le ipotesi di piatti tipici da preparare, il loro valore nutritivo (a razione),<br />
il loro inserimento in menù e <strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva frequenza, le risorse da<br />
impiegare;<br />
- indagare, anche tramite internet, sull’impiego di piatti unici nei menù di<br />
comunità (ospedali, asili, ecc...). La fattibilità delle ricette, <strong>la</strong> loro s<strong>per</strong>imentazione<br />
e <strong>la</strong> modalità di estensione nel<strong>la</strong> realtà ospedaliera sarà concordata<br />
con i coordinatori di cucina;<br />
- studiare una modalità idonea <strong>per</strong> divulgare il messaggio educativonutrizionale,<br />
sia <strong>per</strong> guidare <strong>la</strong> scelta del menù da parte degli utenti, che<br />
<strong>per</strong> fornire loro quelle conoscenze utili al fine di esprimere il gradimento.<br />
Fondamentale è lo studio su come comunicare agli utenti il messaggio<br />
educativo/nutrizionale in quanto è obiettivo del servizio che tale iniziativa<br />
possa incidere sulle abitudini di vita degli utenti anche fuori dal contesto<br />
ospedaliero. Gli utenti saranno coinvolti direttamente, rendendo <strong>la</strong> presentazione<br />
dei menù attraverso forme grafiche “appetibili” e che attirino l’attenzione<br />
ed anche attraverso l’apporto degli o<strong>per</strong>atori che curano <strong>la</strong> distribuzione<br />
dei pasti. Altra azione di coinvolgimento capil<strong>la</strong>re sarà <strong>la</strong> consegna di una<br />
lettera a tutti gli utenti, <strong>per</strong> i primi mesi di introduzione dei nuovi menù con <strong>la</strong><br />
presentazione dell’iniziativa e l’invito a comunicare eventuali suggerimenti.<br />
La pubblicazione su mass media locali e <strong>la</strong> diffusione del ricettario dei piatti<br />
unici ed etnici all’interno dei reparti di degenza contribuirà a sensibilizzare <strong>la</strong><br />
popo<strong>la</strong>zione e i familiari in merito alle tematiche nutrizionali e a un nuovo<br />
modo di concepire l’alimentazione all’interno del nostro ospedale. Gli o<strong>per</strong>atori<br />
di cucina e quelli che curano <strong>la</strong> distribuzione, saranno formati e coinvolti<br />
nel progetto affinché il messaggio sia fatto proprio anche dalle <strong>per</strong>sone addette<br />
al servizio. Verrà infine pianificata <strong>la</strong> raccolta dei dati re<strong>la</strong>tiva al gradimento<br />
degli utenti.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
<strong>19</strong>3
CAPITOLO 12<br />
Gli indicatori individuati <strong>per</strong> misurare e monitorare le azioni messe in campo<br />
nel tempo sono:<br />
- il gradimento degli utenti rilevato attraverso il questionario di soddisfazione.<br />
Lo standard di riferimento è il raggiungimento dell’80% di giudizi positivi;<br />
- n. di nuove ricette s<strong>per</strong>imentate e preparate. Lo standard è l’inserimento del<br />
piatto unico 2 volte a settimana;<br />
- <strong>la</strong> produzione di un nuovo menù con piatti unici, di un ricettario e di messaggi<br />
educativi da diffondere. Lo standard è <strong>la</strong> produzione di 2 menù (1<br />
invernale e 1 estivo) e di messaggi educativi plurimi.<br />
I risultati attesi sono: <strong>per</strong> l’utenza, il gradimento dei piatti proposti; <strong>per</strong> gli<br />
o<strong>per</strong>atori, il gradimento dei menù cucinati; <strong>per</strong> l’organizzazione, un miglioramento<br />
del servizio di ristorazione e <strong>la</strong> diffusione di messaggi educativi-nutrizionali.<br />
Conclusioni<br />
Riteniamo che il progetto, in un contesto multietnico come quello reggiano,<br />
sia partico<strong>la</strong>rmente importante <strong>per</strong>ché favorisce l’integrazione reciproca, il rispetto<br />
e <strong>la</strong> conoscenza delle diverse culture, <strong>la</strong> <strong>per</strong>sonalizzazione dei bisogni<br />
del cittadino-utente anche attraverso l’educazione nutrizionale.<br />
12.15. Attraversare confini<br />
P. BORGOGNONI (caposa<strong>la</strong> ostetrica e ginecologia), P. FAGANDINI (psicologa dip.<br />
Materno Infantile) - Dipartimento Materno Infantile, direttore G. BANCHINI, M.<br />
RAVELLI (responsabile Area Qualità), L. CERULLO (ricercatrice sociale Area Qualità)<br />
- Azienda Ospedaliera Arcispedale Santa Maria Nuova- Reggio Emilia<br />
AUTORE REFERENTE: PIERGIUSEPPINA FAGANDINI, U.O. Pediatria, Dipartimento Materno<br />
Infantile, Viale Risorgimento 80, 42100 Reggio Emilia - tel.: 0522<br />
296772, e-mail: fagandini.piergiuseppina@asmn.re.it<br />
Gli stranieri residenti nel<strong>la</strong> provincia di Reggio Emilia (al 31/12/01) sono 23.137,<br />
di questi 22.437 (4,8% del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione residente) sono di nazionalità extra<br />
UE. Rispetto al 2000 si è visto un incremento dei residenti di nazionalità extra<br />
UE pari al 18,2%. Reggio Emilia rimane <strong>la</strong> provincia del<strong>la</strong> Regione Emilia Romagna<br />
con <strong>la</strong> quota maggiore di stranieri sul<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione residente.<br />
Le nazionalità africane continuano ad essere prevalenti nel panorama<br />
reggiano, tuttavia rispetto agli anni passati si registra un forte incremento di<br />
immigrati provenienti dall’Est-Europeo e dall’Asia.<br />
Le etnie maggiormente rappresentate sono in ordine decrescente quel<strong>la</strong><br />
Nord-Africana, Est-europea, Sud-Asiatica e Centro-Africana.<br />
<strong>19</strong>4<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
L’ospedale ha visto incrementare negli ultimi anni <strong>la</strong> sua utenza straniera,<br />
siano essi immigrati residenti che non residenti, indigenti o paganti/co<strong>per</strong>ti<br />
dal SSN. La fascia di età dell’utenza straniera più rappresentata è quel<strong>la</strong> che va<br />
dai “15 a 44 anni”, che nel 2002 è stata costituita da 2003 utenti. Al contrario le<br />
fasce di età meno rappresentate sono quelle che vanno dai “65 ai 74 anni” e<br />
“oltre 75 anni”.<br />
Il progetto vede coinvolti i reparti di Pediatria, Ostetricia e Ginecologia e<br />
Nido del Dipartimento Materno Infantile.<br />
Dall’analisi approfondita del contesto di partenza si evince:<br />
- un aumento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione immigrata che è portatrice di esigenze, valori,<br />
aspettative, attribuzioni di significato del tutto peculiari e diversi da<br />
quelli dell’utenza locale in quanto influenzati dal<strong>la</strong> diversa cultura;<br />
- una situazione di disagio e di difficoltà vissuta dagli o<strong>per</strong>atori nell’attività<br />
clinico-assistenziale quotidiana rivolta agli stranieri, dovuta sia ad evidenti<br />
problemi linguistici che ostaco<strong>la</strong>no <strong>la</strong> comunicazione o<strong>per</strong>atoreutente,<br />
sia al<strong>la</strong> non adeguata conoscenza dei reali bisogni degli immigrati;<br />
- una disparità sul piano del<strong>la</strong> salute fra <strong>per</strong>sone con background etnico e<br />
culturale diverso;<br />
- una visione dell’ospedale come primo punto di accesso dell’utenza straniera<br />
che non sempre compie un uso e un accesso appropriato dei servizi;<br />
- una necessità d’informazione ed educazione del paziente adeguata alle diversità<br />
culturali.<br />
Partendo da queste premesse, il progetto si propone di:<br />
- indagare il vissuto degli immigrati <strong>per</strong> conoscere e comprendere meglio le<br />
loro necessità, bisogni di cura, come vivono il ricovero e quale significato<br />
attribuiscono a tale es<strong>per</strong>ienza, i loro orientamenti di valore e le categorie<br />
di pensiero che utilizzano;<br />
- indagare il vissuto degli o<strong>per</strong>atori rispetto agli immigrati <strong>per</strong> conoscere i<br />
problemi che maggiormente incontrano nell’interazione con essi; ossia individuare<br />
gli aspetti critici, i momenti di disagio nel <strong>la</strong>voro quotidiano su<br />
cui proporre eventuali azioni di miglioramento;<br />
- creare <strong>per</strong>corsi che rispondano adeguatamente alle diversità culturali;<br />
- promuovere <strong>la</strong> qualità dei servizi e un “setting” culturalmente competente;<br />
- fornire un’educazione ed informazioni adeguate alle diverse culture nell’area<br />
materno-infantile.<br />
La metodologia studiata prevede l’impiego di strumenti qualitativi che, pur<br />
non essendo in grado di produrre numeri sui quali fare delle valutazioni statistiche,<br />
consentono un buon grado di approfondimento e forniscono elementi<br />
che possono guidare interventi di miglioramento.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
<strong>19</strong>5
CAPITOLO 12<br />
Nello specifico gli strumenti di ricerca adottati sono:<br />
- interviste semi-strutturate rivolte al<strong>la</strong> donna o al<strong>la</strong> coppia immigrata condotte con<br />
l’ausilio delle mediatrici culturali di lingua cinese ed araba e di psicologhe. L’intervista<br />
è stato ritenuto lo strumento più idoneo in riferimento agli obiettivi prefissati<br />
in quanto non coglie solo una valutazione ma “cosa sta dietro una valutazione”,<br />
“il come e il <strong>per</strong>ché delle cose” (ad es. aspettative, valori, usi, bisogni ecc...);<br />
- focus group utilizzati con gli o<strong>per</strong>atori sanitari (medici, infermieri, ostetriche,<br />
<strong>per</strong>sonale ausiliario). Il focus, è stato considerato come <strong>la</strong> tecnica più<br />
appropriata <strong>per</strong> effettuare un’esplorazione qualitativa sulle principali aree<br />
tematiche ritenute critiche e <strong>per</strong>cepite come rilevanti dagli o<strong>per</strong>atori<br />
nell’erogazione del servizio offerto all’utenza straniera. Da altre es<strong>per</strong>ienze<br />
si rileva infatti che tale tecnica è molto utile nei casi in cui si vogliono approfondire<br />
aspetti che riguardano l’interazione o<strong>per</strong>atore/utente o aspetti<br />
legati alle emozioni e al vissuto <strong>per</strong>sonale da parte degli utenti.<br />
I risultati attesi sono:<br />
- un miglioramento del<strong>la</strong> soddisfazione dell’utenza immigrata in momenti<br />
fondamentali del<strong>la</strong> vita e del<strong>la</strong> strutturazione del<strong>la</strong> famiglia, quali <strong>la</strong> gravidanza,<br />
<strong>la</strong> nascita e ricoveri <strong>per</strong> ma<strong>la</strong>ttia dei figli;<br />
- una facilitazione del<strong>la</strong> comprensione e dell’interazione con lo straniero e <strong>la</strong><br />
sua famiglia, una maggiore col<strong>la</strong>borazione fra paziente straniero e <strong>per</strong>sonale<br />
sanitario e un miglioramento del<strong>la</strong> qualità del servizio offerto, dei <strong>per</strong>corsi<br />
ambu<strong>la</strong>toriali e di ricovero. Inoltre il progetto fornisce al<strong>la</strong> comunità un’occasione<br />
di riflessione sui significati culturali diversi del<strong>la</strong> gravidanza, del<strong>la</strong><br />
nascita e del<strong>la</strong> formazione del<strong>la</strong> famiglia.<br />
12.16. Dal <strong>per</strong>corso formativo “Verso un ospedale senza dolore”<br />
dell’azienda USL Valle d’Aosta al<strong>la</strong> gestione del paziente con dolore<br />
sul territorio<br />
L. PASQUARIELLO (Resp. S.S. Terapia Antalgica), C. PONZETTI (Direttore Sanitario), M.<br />
MUSI (Dirigente U.B. Oncologia), G. CARRARA (Psicologa), L. PLATI (DDSI, Ufficio<br />
Infermieristico), H. ZEN (DDSI, Ufficio Infermieristico), R. ORIANI (Coord. Inf.), B.<br />
DAGNES (Coord. Inf.) - Comitato <strong>per</strong> l’Ospedale senza Dolore Ausl Valle d’aosta<br />
AUTORE REFERENTE: LORENZO PASQUARIELLO, Resp. Struttura Semplice di Terapia<br />
Antalgica Ospedale Regionale, Viale Ginevra 3, 11100 Aosta - tel.: 0165<br />
543378, fax: 0165 543740, e-mail: pasquariello.lorenzo@us<strong>la</strong>osta.com<br />
Contesto<br />
Le Linee Guida nazionali del progetto “Ospedale senza Dolore” (marzo<br />
<strong>19</strong>6<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
2001), invitavano le USL Italiane a costituire un Comitato ad hoc <strong>per</strong> ogni<br />
ospedale o Azienda (in breve COSD). La nostra Azienda recepiva tali indicazioni<br />
con delibera <strong>19</strong>36 del 24/9/01.<br />
Tra i suoi primi atti il COSD ha deliberato di effettuare una indagine di<br />
prevalenza del dolore nel nostro Ospedale e <strong>per</strong> farlo si è appoggiata ad una<br />
es<strong>per</strong>ienza già in corso, il progetto “Verso un Ospedale senza dolore”, promosso<br />
in Italia dai Dottori Visentin e Trentin di Vicenza.<br />
Dopo <strong>la</strong> rilevazione del<strong>la</strong> prevalenza è stato organizzato un corso base di<br />
formazione sul dolore <strong>per</strong> tutti gli infermieri e i medici del nostro ospedale,<br />
allo scopo di realizzare, ciascuno nell’ambito del proprio servizio, dei progetti<br />
migliorativi di assistenza al paziente con dolore. Il Corso è stato accreditato<br />
ECM e finora si è svolto in due edizioni (11 punti nel 2002 e 8 nel 2003). Una<br />
terza edizione è in corso di accreditamento.<br />
Si sono così formati circa 530 infermieri e circa il 50% dei medici presenti<br />
nel nostro Ospedale (220 circa). Questo corso ha rappresentato a suo tempo<br />
una primizia in quanto in nessun Ospedale che aveva aderito al<strong>la</strong> iniziativa<br />
“Verso un Ospedale senza Dolore” si era fino ad allora realizzata <strong>la</strong> cosiddetta<br />
fase 2 (quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> formazione).<br />
Durante le prime due edizioni è stato formato un gruppo di tutor che affiancasse<br />
i gruppi di miglioramento continuo del<strong>la</strong> qualità che si sono formati in<br />
ogni reparto, così da essere di aiuto nel<strong>la</strong> progettazione del loro intervento.<br />
Nel novembre 2003, a conclusione del<strong>la</strong> prima parte dell’iter formativo, si è<br />
svolta una Giornata di Formazione Aziendale (anch’essa accreditata) durante <strong>la</strong><br />
quale è avvenuto lo scambio di es<strong>per</strong>ienze re<strong>la</strong>tivamente ai progetti iniziati che<br />
erano (e sono): il dolore durante <strong>la</strong> medicazione delle ulcere ischemiche, il dolore<br />
durante le manovre diagnostiche, terapeutiche e di nursing in Rianimazione, il<br />
dolore da episiotomia in corso di parto naturale, il dolore posto<strong>per</strong>atorio dopo<br />
interventi di resezione endoscopica in Urologia, il dolore da cambio di medicazione<br />
posto<strong>per</strong>atoria nel paziente neop<strong>la</strong>stico in ORL, Efficacia del<strong>la</strong> terapia nel<br />
dolore in Oncologia, dolore e manovre di fisioterapia in Neurologia.<br />
Mentre questi progetti sono in fase avanzata di realizzazione, è in via di<br />
accreditamento <strong>la</strong> terza edizione del Corso che verrà al<strong>la</strong>rgato alle infermiere<br />
territoriali e ai fisioterapisti, essendo stata rilevata l’importanza di continuare a<br />
domicilio il pain management iniziato in ospedale. La stessa struttura delle<br />
giornate di corso è stata modificata <strong>per</strong> offrire ai partecipanti anche i risultati<br />
già ottenuti con le sessioni precedenti.<br />
Nell’ottica di interessare il maggior numero possibile di o<strong>per</strong>atori, si sono<br />
svolte 2 giornate a tema anche presso <strong>la</strong> sede locale del Diploma Universitario<br />
di Infermiere <strong>per</strong> sensibilizzare anche gli allievi del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> che <strong>la</strong>voreranno<br />
nel nostro Ospedale.<br />
Anche <strong>per</strong> i medici di medicina generale è in fase di accreditamento un<br />
corso ad hoc sul<strong>la</strong> gestione dei pazienti con dolore.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
<strong>19</strong>7
CAPITOLO 12<br />
Obiettivi<br />
Prendere coscienza e misurare il problema “dolore”.<br />
Progettare e realizzare corsi di sensibilizzazione e formazione sul<strong>la</strong> gestione<br />
del paziente con dolore.<br />
Avviare un <strong>per</strong>corso di miglioramento continuo del<strong>la</strong> qualità nel campo<br />
“dolore”.<br />
Gruppi Target<br />
- Personale medico:<br />
- Formazione di base e avanzata<br />
- Personale infermieristico:<br />
- Formazione di base<br />
- Progettazione di interventi di miglioramento<br />
- Personale territoriale e del<strong>la</strong> riabilitazione:<br />
- Formazione di base<br />
- Realizzazione di interventi di miglioramento<br />
Valutazione dei risultati<br />
- Realizzazione del <strong>per</strong>corso formativo ottobre 2002/marzo 2005:<br />
100 medici di base;<br />
650 II.PP.;<br />
30 terapisti del<strong>la</strong> riabilitazione.<br />
- Attivazione dei programma di miglioramento continuo del<strong>la</strong> qualità:<br />
16 reparti ospedalieri in fase avanzata di realizzazione dei loro progetti;<br />
5 reparti in fase iniziale di progettazione.<br />
- Realizzazione di una cartel<strong>la</strong> infermieristica con inserimento del parametro<br />
“dolore”.<br />
Conclusioni<br />
La realizzazione di un Progetto formativo così vasto non sarebbe stato possibile<br />
senza <strong>la</strong> decisiva col<strong>la</strong>borazione del<strong>la</strong> Direzione Generale del<strong>la</strong> Azienda<br />
USL che ha <strong>per</strong>messo ogni attività in orario di servizio. Ci auguriamo che l’importanza<br />
dell’argomento <strong>per</strong>metta anche ad altri Ospedali di intraprendere<br />
una strada simile che riteniamo decisiva <strong>per</strong> promuovere una “cultura del<strong>la</strong><br />
salute” all’interno dei nostri Ospedali senza dimenticare l’importante peso di<br />
una gestione territoriale attenta ai bisogni reali del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione e pronta a<br />
supportare le terapie iniziate in ambito ospedaliero.<br />
<strong>19</strong>8<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
12.17. La comprensione del dolore e del<strong>la</strong> sofferenza in ospedale: un<br />
progetto di formazione del <strong>per</strong>sonale mediante osservazione<br />
antropologica<br />
M. PESENTI CAMPAGNONI (Direttore del<strong>la</strong> UB Medicina e Chirurgia d’Urgenza e<br />
Accettazione), A. CASTIGLION (Responsabile Ufficio Progetti Innovativi, Direzione<br />
Generale), O. TORRETTA (Antropologo)<br />
AUTORE REFERENTE: MASSIMO PESENTI CAMPAGNONI, Direttore del<strong>la</strong> UB Medicina e<br />
Chirurgia d’Urgenza e Accettazione, Ospedale regionale, Viale Ginevra 3,<br />
11100 AOSTA - tel.: 0165 543350, e-mail: pesenti.massimo@us<strong>la</strong>osta.com<br />
Contesto<br />
Il dolore è più di un semplice evento neurofisiologico, è indivisibile dal<strong>la</strong><br />
vita di ogni giorno accompagnando eventi fisiologici (gravidanza, mestruazioni,<br />
ecc...) oltre che ma<strong>la</strong>ttie e traumi. Non tutti i gruppi sociali e umani<br />
rispondono e comunicano ai professionisti il proprio dolore nello stesso modo,<br />
essendo <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione del dolore influenzata da fattori sociali, culturali e psicologici.<br />
Sinora troppo poca considerazione, rispetto ai già <strong>per</strong>altro trascurati<br />
aspetti biologici, è stata concessa agli aspetti culturali e narrativi del problema<br />
e alle storie legate al<strong>la</strong> sofferenza. Scarsa, infatti, è <strong>la</strong> competenza del <strong>per</strong>sonale<br />
a identificare e capire contestualmente, non solo in modo quantitativo, l’es<strong>per</strong>ienza<br />
del<strong>la</strong> sofferenza e a distinguere i linguaggi che stanno al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong><br />
comunicazione umana del<strong>la</strong> sofferenza stessa secondo i diversi modelli etnici<br />
e culturali. L’Azienda USL VdA, consapevole di queste necessità, ha, quindi,<br />
promosso un progetto formativo, in prosecuzione del progetto iniziato nell’anno<br />
2002 “Verso un ospedale senza dolore”, <strong>per</strong> migliorare <strong>la</strong> comprensione<br />
del dolore e del<strong>la</strong> sofferenza utilizzando conoscenze, strumenti e tecniche<br />
specifiche del<strong>la</strong> antropologia medica.<br />
Obiettivi<br />
Identificare e capire contestualmente l’es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> sofferenza, quindi<br />
non solo in modo quantitativo; suggerire eventuali attitudini alternative verso<br />
il fenomeno; definire e misurare <strong>la</strong> soddisfazione del paziente; concorrere<br />
allo sviluppo di modelli utili al miglioramento dei servizi sanitari e clinici esistenti;<br />
contribuire allo sviluppo di appropriati programmi attitudinali rivolti al<br />
<strong>per</strong>sonale; organizzare un corso di formazione medico antropologico, utile<br />
ad accrescere le conoscenze del <strong>per</strong>sonale curante; produrre un manuale di<br />
antropologia medica, strumento didattico <strong>per</strong>manente utilizzabile anche dal<br />
<strong>per</strong>sonale rimasto escluso dal<strong>la</strong> formazione. Al termine del corso il partecipante<br />
avrà una diversa <strong>per</strong>cezione del problema sofferenza, avrà acquisito<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
<strong>19</strong>9
CAPITOLO 12<br />
competenze di carattere culturale del fenomeno; avrà acquisito capacità di<br />
distinguere i linguaggi che stanno al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> comunicazione umana del<strong>la</strong><br />
sofferenza.<br />
Fasi progettuali<br />
Il progetto è artico<strong>la</strong>to su 8 moduli che, sinteticamente, rappresentano le<br />
seguenti fasi:<br />
1) Ricognizione dei bisogni formativi del <strong>per</strong>sonale destinatario dell’intervento<br />
attraverso l’esplorazione preliminare delle storie dei ma<strong>la</strong>ti (gravi e/o seri),<br />
dei disabili, ecc...., e <strong>la</strong> narrativa del<strong>la</strong> es<strong>per</strong>ienza ma<strong>la</strong>ttia. Più precisamente,<br />
con <strong>la</strong> tecnica di analisi etnologica e di osservazione partecipante, un<br />
antropologo, in qualità di osservatore passivo, si immergerà nel<strong>la</strong> realtà<br />
quotidiana da esaminare. Il <strong>la</strong>voro prevede: <strong>la</strong> osservazione del<strong>la</strong> interazione<br />
clinica e/o del processo riabilitativo; <strong>la</strong> comprensione del<strong>la</strong> costruzione<br />
narrativa del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e del<strong>la</strong> sofferenza come es<strong>per</strong>ienza psico-sociale;<br />
<strong>la</strong> definizione dei criteri generali in grado di guidare le o<strong>per</strong>azioni comunicative<br />
di etichettatura e spiegazione del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, oltre che il processo di<br />
ricerca del<strong>la</strong> cura e di valutazione degli approcci terapeutici antecedenti<br />
ed indipendenti dagli episodi del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia; interviste con il <strong>per</strong>sonale sanitario<br />
sul <strong>la</strong>voro svolto; partecipazione agli incontri dello staff.<br />
Questa fase ha avuto inizio il 15 aprile u.s.<br />
2) Effettuazione di <strong>per</strong>corso formativo pilota rivolto a medici, infermieri, fisioterapisti<br />
e psicologi o<strong>per</strong>anti nei reparti di medicina d’urgenza e accettazione,<br />
neurologia, oncologia, pediatria, servizio di terapia antalgica. Saranno trattati i<br />
seguenti argomenti: dolore e cultura, corpo, individuo e ma<strong>la</strong>ttia, analisi dei<br />
modelli clinici (come si sa durante <strong>la</strong> loro interazione il paziente ed il medico<br />
costruiscono, nel<strong>la</strong> maggior parte dei casi, realtà cliniche differenti basate sulle<br />
loro partico<strong>la</strong>ri <strong>per</strong>cezioni culturali e sui loro modelli sanitari. Modelli che variano<br />
oltre che socioeconomicamente anche da società a società ed<br />
etnicamente), Qualità delle comunicazioni del dolore, L’antropologia medica<br />
ed i suoi orientamenti teorici, Le origini storiche del<strong>la</strong> disciplina.<br />
3) Conclusioni e verifica finale.<br />
4) Produzione di manuale di antropologia medica utilizzabile anche dal <strong>per</strong>sonale<br />
escluso dal presente <strong>per</strong>corso formativo.<br />
5) Divulgazione al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione dei risultati del <strong>la</strong>voro svolto.<br />
Il progetto ha avuto inizio il 15 aprile 2004. La conclusione è prevista <strong>per</strong> il<br />
31 marzo 2005.<br />
Risorse utilizzate<br />
Complessivamente <strong>la</strong> formazione riguarderà 32 o<strong>per</strong>atori sanitari (9 medi<br />
200<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
ci, 17 infermieri, 3 fisioterapisti, 3 psicologi) <strong>per</strong> un totale 274 ore individuali<br />
di formazione (24 ore individuali di teoria e 250 ore di stage in produzione) e<br />
8.768 ore aziendali. Il costo previsto è pari a euro 25.473,00.<br />
Il progetto è oggetto di cofinanziamento del FSE – obiettivo 3.<br />
12.18. Assistenza e trattamento del dolore. Uno strumento di indagine su<br />
conoscenze, atteggiamenti e comportamenti di infermieri e medici<br />
L. CANAVACCI 1 , E. MENONI 2 , A. M. ALOISI 3 , M. G. D’AMATO 1 , A. GRASSO 1 , R. MARCHINI 2 ,<br />
M. GIACCHI 1 - 1 U.O.C. Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>, Dipartimento di Fisiopatologia,<br />
Medicina S<strong>per</strong>imentale e Sanità Pubblica, Università di Siena; 2 Dipartimento<br />
di Scienze Neurologiche e del Comportamento, Università di Siena; 3 Dipartimento<br />
di Fisiologia, Università di Siena<br />
AUTORE REFERENTE: MARIANO GIACCHI, U.O.C. Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>, Dipartimento<br />
di Fisiopatologia, Medicina S<strong>per</strong>imentale e Sanità Pubblica, Via Aldo<br />
Moro, 53100 Siena - tel.: 0577 234092, fax: 0577 234090, e-mail:<br />
giacchi@unisi.it<br />
Introduzione<br />
La letteratura internazionale è concorde nell’evidenziare un atteggiamento<br />
diffuso a causa del quale il dolore (nelle sue diverse espressioni) viene quotidianamente<br />
sottostimato e trattato inadeguatamente nelle nostre realtà sanitarie,<br />
sebbene sia oggi possibile ricorrere a presidi efficaci in tal senso.<br />
In partico<strong>la</strong>re nei ma<strong>la</strong>ti ricoverati nelle strutture sanitarie di ricovero e cura,<br />
<strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di coloro il cui dolore è fronteggiato in maniera insoddisfacente<br />
è molto alta (40-50% dei ricoverati) e con maggiore difficoltà <strong>per</strong> quelle fasce<br />
di popo<strong>la</strong>zione più vulnerabili quali bambini, anziani, ma<strong>la</strong>ti in fase terminale,<br />
cerebropatici.<br />
A sostegno di tale atteggiamento concorrono diversi fattori: tra questi, come<br />
è stato più volte denunciato, l’opinione che il dolore sia un evento naturale<br />
che accompagna “inevitabilmente” l’iter diagnostico e terapeutico; <strong>la</strong> difficoltà,<br />
anche culturale, ad accettare <strong>la</strong> centralità del paziente nel<strong>la</strong> rilevazione<br />
dei dati re<strong>la</strong>tivi al dolore e nel suo trattamento; le difficoltà oggettive a costruire<br />
scale adeguate di misurazione del dolore; l’impreparazione diffusa<br />
tra gli o<strong>per</strong>atori dovuta al<strong>la</strong> mancanza di una formazione di base sull’approccio<br />
al dolore; <strong>la</strong> mancanza di protocolli sul<strong>la</strong> terapia del dolore e sull’uso<br />
degli analgesici.<br />
Il progetto “Ospedale senza dolore” si propone di affrontare tale situazione<br />
al fine di contrastare il dolore e le sofferenze evitabili, causate alle <strong>per</strong>sone<br />
dalle ma<strong>la</strong>ttie e dai presidi diagnostici e terapeutici adottati <strong>per</strong> curarle, <strong>per</strong><br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
201
CAPITOLO 12<br />
mezzo di un radicale mutamento degli atteggiamenti e dei comportamenti<br />
che deve coinvolgere non solo il <strong>per</strong>sonale di assistenza ma tutti i cittadini.<br />
Il progetto Ospedali senza dolore fa esplicito riferimento a quanto delineato<br />
nelle Linee guida <strong>per</strong> l’“Ospedale senza dolore” contenute nel documento<br />
messo a punto dal<strong>la</strong> Conferenza Stato-Regioni (Provvedimento 24<br />
maggio 2001 – Gazzetta Ufficiale 29 giugno 2001) ad integrazione di quanto<br />
statuito nel precedente accordo riguardante le linee guida nazionali in<br />
tema di cure palliative; costituisce inoltre specifico riferimento <strong>la</strong> Legge n.<br />
12 dell’8 febbraio 2001 che ha riformato <strong>la</strong> normativa vigente in tema di<br />
oppioidi.<br />
Tuttavia, <strong>per</strong> essere efficacemente affrontato, il dolore deve essere considerato<br />
nel<strong>la</strong> prospettiva di un continuum olistico, di sintesi cioè rispetto ai bisogni<br />
complessivi del ma<strong>la</strong>to e ai <strong>per</strong>corsi assistenziali. In questo senso è apparso<br />
partico<strong>la</strong>rmente utile predisporre uno strumento di maggiore potenza conoscitiva<br />
rispetto al<strong>la</strong> so<strong>la</strong> analisi dei comportamenti clinici rispetto al dolore.<br />
È stato dunque e<strong>la</strong>borato un questionario a risposte strutturate volto ad indagare<br />
le conoscenze, gli atteggiamenti e i comportamenti di tutto il <strong>per</strong>sonale<br />
medico ed infermieristico in re<strong>la</strong>zione ai vari aspetti caratterizzanti <strong>la</strong> terapia<br />
del dolore (clinici, psicologici ed etici).<br />
Obiettivo generale e target<br />
L’indagine conoscitiva mira ad acquisire informazioni su conoscenze, atteggiamenti<br />
e comportamenti di infermieri e medici dell’Azienda Ospedaliera<br />
Universitaria Senese, dell’Azienda Usl 7 di Siena e dei medici di medicina generale<br />
re<strong>la</strong>tivamente al trattamento dei pazienti con dolore.<br />
Obiettivi specifici<br />
- Acquisire informazioni re<strong>la</strong>tivamente al bisogno formativo del <strong>per</strong>sonale<br />
medico e infermieristico delle Aziende.<br />
- Acquisire informazioni sul<strong>la</strong> gestione di questo problema all’interno dei reparti<br />
e nel territorio.<br />
- Individuare modalità <strong>per</strong> il miglioramento e/o l’ottimizzazione di tale gestione.<br />
Risultati e conclusioni<br />
In questa fase del progetto è stato messo a punto il questionario quale strumento<br />
di analisi delle conoscenze delle opinioni e dei comportamenti degli<br />
o<strong>per</strong>atori, caratterizzato da un approccio basato sul<strong>la</strong> consapevolezza del<strong>la</strong><br />
necessità di considerare il dolore e <strong>la</strong> sua cura nei termini non solo fisiologici,<br />
ma anche psicologici, etici e re<strong>la</strong>zionali, nonché dal<strong>la</strong> valutazione del <strong>la</strong>voro<br />
202<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
interdisciplinare e d’èquipe quale indispensabile prerequisito <strong>per</strong> una corretta<br />
assistenza dei pazienti.<br />
In termini generali il progetto vuole portare ad un miglioramento del<strong>la</strong> conoscenza<br />
dei livelli organizzativi e dei bisogni di formazione del <strong>per</strong>sonale sanitario<br />
in questa materia e dunque contribuire significativamente all’avanzamento<br />
dei livelli di qualità nei <strong>per</strong>corsi assistenziali re<strong>la</strong>tivi dei pazienti con dolore.<br />
Un migliore controllo del dolore è infatti una precondizione essenziale affinché<br />
le <strong>per</strong>sone ma<strong>la</strong>te possano gestire <strong>la</strong> loro sofferenza in maniera dignitosa<br />
e mettere a frutto le risorse residue <strong>per</strong> migliorare <strong>la</strong> loro qualità di vita in<br />
rapporto allo stato di salute.<br />
12.<strong>19</strong>. Verso <strong>la</strong> creazione di un acute pain service nell’ambito del progetto<br />
HPH “ospedale senza dolore”<br />
A. VENEZIANI 1 , F. PICCA 2 , S. MIGLIORINI 3 , I. FRATI 4 , V. FUSARI 4 , A. APPICCIAFUOCO 5 - 1 Medico<br />
U.O. Anestesia e Rianimazione, 2 Infermiera Direzione Sanitaria, 3 Ufficio<br />
Infermieristico, 4 Staff Amministrativo Direzione sanitaria, 5 Direttore Sanitario<br />
– Osp. Nuovo S. Giovanni di Dio ASL Firenze<br />
Introduzione<br />
L’adesione dell’Ospedale Nuovo San Giovanni di Dio al progetto HPH<br />
Ospedale Senza Dolore, ha a<strong>per</strong>to nuovi scenari <strong>per</strong> l’attenzione verso il<br />
problema del dolore acuto. Il corso di formazione obbligatorio, che ha coinvolto<br />
tutti gli infermieri e circa un terzo dei medici di area chirurgica e DEA,<br />
ha potuto rilevare come sia elevato l’interesse <strong>per</strong> questo argomento e <strong>la</strong><br />
motivazione a poter cambiare radicalmente atteggiamento. Si è quindi reso<br />
opportuno mettere in pratica uno degli elementi essenziali del<strong>la</strong> fase di attuazione<br />
dell’Ospedale Senza Dolore: <strong>la</strong> misura del dolore. In analogia con<br />
un modello sviluppato dal Prof. Rawal in Svezia, <strong>la</strong> Direzione Sanitaria e<br />
Infermieristica d’intesa con l’U.O. di Anestesia e Rianimazione hanno ritenuto<br />
opportuno investire sul<strong>la</strong> creazione di una figura infermieristica addetta<br />
al coordinamento del controllo del dolore posto<strong>per</strong>atorio nei reparti in<br />
modo da garantire <strong>per</strong> 24-48 ore post intervento chirurgico, un’analgesia<br />
ottimale <strong>per</strong> ogni paziente, definita con una sca<strong>la</strong> di misurazione da un punteggio<br />
d’intensità del dolore ≤ 3, da mantenere costante eventualmente con<br />
aggiustamenti del<strong>la</strong> terapia. La figura infermieristica dedicata è un tramite<br />
tra <strong>la</strong> figura del medico anestesista che prescrive <strong>la</strong> terapia al momento del<strong>la</strong><br />
dimissione del paziente dal<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> o<strong>per</strong>atoria, e l’infermiere di reparto che<br />
esegue <strong>la</strong> terapia e misura rego<strong>la</strong>rmente l’entità del dolore di ogni singolo<br />
paziente. Essa ha una funzione facilitatrice nei riguardi degli altri colleghi di<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
203
CAPITOLO 12<br />
corsia <strong>per</strong> ciò che concerne <strong>la</strong> messa in atto delle tecniche di misurazione<br />
del dolore e l’applicazione del<strong>la</strong> terapia. Il suo compito inoltre è quello di<br />
acquisire ed e<strong>la</strong>borare i dati inerenti il controllo del dolore posto<strong>per</strong>atorio<br />
<strong>per</strong> ottimizzare <strong>la</strong> terapia anche attraverso una successiva possibile stesura<br />
di protocolli specifici. É stato previsto un suo impiego <strong>per</strong> cinque giorni al<strong>la</strong><br />
settimana con un orario flessibile dalle 9.00 alle 16.30 in modo da poter<br />
attuare in parte un controllo dei pazienti o<strong>per</strong>ati il giorno precedente e in<br />
parte di quelli o<strong>per</strong>ati lo stesso giorno.<br />
Resoconto dell’attività<br />
Dopo un iniziale <strong>per</strong>iodo di training orientativo con il supporto dei medici<br />
dell’U.O. di Anestesia e Rianimazione, dal 1 febbraio u.s. l’infermiera<br />
ha cominciato un’attività autonoma giornaliera. Inizialmente il controllo<br />
posto<strong>per</strong>atorio si è limitato agli interventi chirurgici “maggiori” e prevalentemente<br />
in reparti dove <strong>per</strong> tradizione vi è un controllo del dolore da<br />
parte del <strong>per</strong>sonale infermieristico già di buon livello. Successivamente si<br />
è al<strong>la</strong>rgato anche alle altre divisioni di chirurgia. L’organizzazione del <strong>la</strong>voro<br />
prevede <strong>la</strong> presa in carico dei pazienti in sa<strong>la</strong> o<strong>per</strong>atoria dove vengono<br />
registrati <strong>la</strong> sede, il tipo di intervento e di anestesia ed il trattamento<br />
antalgico previsto. Successivamente nel posto<strong>per</strong>atorio continua l’annotazione<br />
di una serie di parametri che assicura il monitoraggio delle condizioni<br />
del paziente e una verifica dell’efficacia dell’analgesia impostata nonché<br />
dei possibili effetti col<strong>la</strong>terali. In tal modo viene assicurato un controllo<br />
del paziente e una rilevazione del dolore che implementa quel<strong>la</strong> eseguita<br />
dagli infermieri del reparto con frequenza sempre più crescente, e che<br />
<strong>per</strong>mette di apportare eventuali correttivi al<strong>la</strong> terapia e un controllo successivo<br />
dell’effetto.<br />
I dati re<strong>la</strong>tivi al primo trimestre di attività hanno interessato 400 pazienti, e<br />
pur riconducibili ad un <strong>per</strong>iodo di osservazione piuttosto breve evidenziano<br />
che:<br />
- il pain score medio rilevato dopo 3-5 ore dal<strong>la</strong> fine dell’intervento, rappresentativo<br />
dell’efficacia dell’impostazione del<strong>la</strong> terapia antalgica è stato in<br />
genere, fatte poche eccezioni di poco su<strong>per</strong>iore al valore di tre;<br />
- il numero medio di volte che ogni ma<strong>la</strong>to è stato seguito al di là dei controlli<br />
infermieristici di reparto è compreso tra le 3 e le 4;<br />
- l’intervento dell’infermiera ha <strong>per</strong>messo in 130 casi una correzione (talvolta<br />
un semplice aggiustamento) del<strong>la</strong> terapia in genere sempre coronato da<br />
successo.<br />
E’ stato acquisito dopo un iniziale utilizzo di materiale cartaceo, un computer<br />
palmare dedicato al<strong>la</strong> rilevazione dei dati del dolore posto<strong>per</strong>atorio. Tale<br />
sistema facilita il <strong>la</strong>voro e abbrevia il tempo attualmente dedicato all’immis<br />
204<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
sione dei dati <strong>per</strong>mettendo inoltre una semplificazione del<strong>la</strong> successiva e<strong>la</strong>borazione.<br />
Dalle impressioni generali ricavate dal contatto con i pazienti, gli infermieri<br />
di reparto, le AFD e i colleghi anestesisti, l’impatto di questa nuova figura è<br />
stato recepito in maniera del tutto positiva. Per ciò che concerne una più approfondita<br />
valutazione dell’efficacia, questa sarà realizzata mediante un controllo<br />
di indicatori clinici prefissati ed analizzati a scadenze prefissate concernenti<br />
l’implementazione dell’analgesia nei vari reparti dell’ospedale e comprendente:<br />
- incremento del numero di “schede di rilevazione dolore” correttamente compi<strong>la</strong>te<br />
dal <strong>per</strong>sonale infermieristico;<br />
- valutazione e confronto del punteggio medio del dolore dopo 3 ore dal<br />
termine dell’intervento o dall’ammissione al PS;<br />
- numero di correzioni terapeutiche adottate <strong>per</strong> ogni singolo paziente;<br />
- punteggio medio del dolore <strong>per</strong> ogni tipologia di intervento o di patologia<br />
acuta dolorosa;<br />
- tipologia ed entità delle possibili complicanze e degli effetti col<strong>la</strong>terali re<strong>la</strong>tive<br />
all’uso di farmaci analgesici;<br />
- incremento del consumo dei farmaci <strong>per</strong> singole c<strong>la</strong>ssi farmacologiche;<br />
- grado di soddisfazione dell’utenza espresso da questionari di gradimento.<br />
12.20. La rilevazione dei bisogni formativi in tema di dolore: analisi delle<br />
risposte a un questionario<br />
L. COLONNA 1 , C. SESTINI 2 , M. CALAMAI 3 - Comitato <strong>per</strong> l’Ospedale Senza Dolore<br />
(COSD), Azienda USL 8, Arezzo - 1 Coordinatore progetto HPH e<br />
COSD, 2 Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche, 3 Direttrice Sanitaria<br />
AUSL 8<br />
AUTORE REFERENTE: LUCIO COLONNA, Resp. Rete Aziendale di Terapia Antalgica<br />
Azienda USL 8, c/o Direzione Sanitaria, via Fonte Veneziana 8, 52100 Arezzo;<br />
tel.: 0575255652, fax: 0575-254125.<br />
Introduzione<br />
L’esigenza di trattare il dolore acuto e cronico nei reparti ospedalieri è ampiamente<br />
documentata da indagini prospettiche e retrospettive, osservazionali<br />
e randomizzate, nazionali e internazionali. Gli ostacoli che si frappongono a<br />
costruire una risposta a questa esigenza sono stati individuati in numerosi<br />
fattori, fra i quali partico<strong>la</strong>re rilevanza assumono, fra gli altri:<br />
- l’atteggiamento di alcuni o<strong>per</strong>atori e degli stessi ma<strong>la</strong>ti, che spesso ritengo<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
205
CAPITOLO 12<br />
no che il dolore sia ineluttabilmente legato al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia;<br />
- difficoltà di tipo organizzativo;<br />
- modello assistenziale fondato sul<strong>la</strong> centralità del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, anziché sul<strong>la</strong><br />
<strong>per</strong>sona ma<strong>la</strong>ta;<br />
- le carenze formative sul dolore, che si registrano sia nei corsi universitari e<br />
specialistici <strong>per</strong> i medici, sia in quelli <strong>per</strong> gli infermieri.<br />
La premessa di qualsiasi intervento teso a aumentare <strong>la</strong> sensibilità e <strong>la</strong> capacità<br />
di trattamento del dolore è quel<strong>la</strong> di aumentare le conoscenze specifiche<br />
fra gli o<strong>per</strong>atori sanitari, in un contesto di trasformazione del processo assistenziale<br />
da “disease centred” a “patient centred”.<br />
Obiettivo del<strong>la</strong> rilevazione<br />
Individuare il bisogno formativo in materia di dolore nelle Unità O<strong>per</strong>ative<br />
di area medica delle cinque Zone del<strong>la</strong> Provincia di Arezzo, attraverso l’analisi<br />
delle risposte ad un questionario distribuito fra il <strong>per</strong>sonale infermieristico e<br />
medico. Costruire un progetto formativo che punti a riempire i vuoti culturali<br />
più evidenti.<br />
Popo<strong>la</strong>zione target. Tutti gli o<strong>per</strong>atori sanitari coinvolti nel processo assistenziale<br />
nelle Unità O<strong>per</strong>ative di Medicina Interna e Specialistiche dell’AUSL<br />
8, pari a oltre 500 unità, come primo step da trasferire successivamente anche<br />
fra i cittadini (scuole, ospedali, forze social, ECC....) in sincronia con le Associazioni<br />
del Volontariato.<br />
Metodi e risultati<br />
Il questionario, costituito da 13 domande a risposta binaria (vero/falso),<br />
conteneva affermazioni concernenti metodi di somministrazione dei farmaci<br />
analgesici, conoscenze farmacologiche sugli effetti col<strong>la</strong>terali di alcune<br />
categorie di analgesici, efficacia di alcune tecniche analgesiche, rapporti<br />
con il ma<strong>la</strong>to e interpretazione dei suoi bisogni. Le domande erano<br />
distribuite nel questionario in modo randomizzato e veniva richiesto all’o<strong>per</strong>atore<br />
di rispondere in modo autonomo, senza conoscere le risposte<br />
dei colleghi.<br />
Le risposte ai questionari hanno evidenziato un bisogno formativo mirato<br />
in modo significativamente maggiore su:<br />
- <strong>la</strong> necessità di considerare <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona ma<strong>la</strong>ta al centro del processo assistenziale<br />
(circa il 20% dei medici intervistati ed oltre il 50% degli infermieri<br />
non sono d’accordo sul<strong>la</strong> necessità di credere “sempre” al ma<strong>la</strong>to);<br />
- migliorare le conoscenze sul<strong>la</strong> farmacologia e sul<strong>la</strong> conoscenza degli effetti<br />
col<strong>la</strong>terali degli oppiacei (p. es., quasi l’80% dei medici ritiene che <strong>la</strong><br />
206<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
depressione respiratoria non sia <strong>la</strong> complicanza più frequente nel consumo<br />
di oppiacei; oltre il 60% dei medici e degli infermieri intervistati pensano<br />
che buona parte dei ma<strong>la</strong>ti ai quali vengono somministrati oppiacei a<br />
orari fissi divengano dipendenti);<br />
- fornire agli o<strong>per</strong>atori gli strumenti <strong>per</strong> <strong>la</strong> valutazione quali – quantitativa<br />
del dolore (oltre il 90% ha risposto positivamente all’affermazione secondo<br />
<strong>la</strong> quale “il dolore va misurato rego<strong>la</strong>rmente come i parametri<br />
vitali”).<br />
Le risposte fornite dagli infermieri hanno mostrato una significativa corre<strong>la</strong>zione<br />
fra le 5 Zone del<strong>la</strong> provincia (indice di corre<strong>la</strong>zione 0,86), mentre è<br />
risultata bassa <strong>la</strong> corre<strong>la</strong>zione fra i medici e gli infermieri (indice di corre<strong>la</strong>zione<br />
0,50), manifestando in tal modo da un <strong>la</strong>to bisogni formativi almeno in<br />
parte diversi, dall’altro <strong>la</strong> necessità di un modello organizzativo basato sul<br />
confronto ed in partico<strong>la</strong>re sull’audit clinico.<br />
Conclusioni<br />
I risultati del questionario hanno contribuito a evidenziare gli obiettivi didattici<br />
del progetto formativo sul<strong>la</strong> valutazione ed il trattamento del dolore<br />
nelle U.O. Mediche dell’Azienda USL 8. Le differenze riscontrate fra il <strong>per</strong>sonale<br />
medico ed infermieristico hanno evidenziato il bisogno di un’organizzazione<br />
del <strong>la</strong>voro fondata sul miglioramento continuo del<strong>la</strong> qualità delle prestazioni<br />
attraverso l’uso sistematico di momenti di confronto clinico.<br />
12.21. Ospedale senza dolore: l’es<strong>per</strong>ienza continua<br />
S. SOTTILI - Clinica San Carlo, Via Ospedale 21, 20137 Paderno Dugnano (MI)<br />
– tel.: 02 99038227, fax: 02 99038223, e-mail: sottili@clinicasancarlo.it o<br />
sandro.sottili@unimi.it<br />
Il programma di Ospedale senza dolore” del<strong>la</strong> Clinica San Carlo, iniziato<br />
nel <strong>19</strong>99, prosegue negli anni con successivi aggiornamenti.<br />
Partito in prevalenza come programma <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del dolore acuto<br />
posto<strong>per</strong>atorio, si è poi di<strong>la</strong>tato al trattamento del dolore cronico benigno <strong>per</strong><br />
poi arrivare al trattamento del dolore da cancro.<br />
Le metodiche <strong>per</strong> il trattamento del dolore si sono nel tempo affinate e,<br />
all’uso costante da anni di terapie antidolorifiche <strong>per</strong> infusione venosa o<br />
<strong>per</strong>idurale control<strong>la</strong>te con pompe infusionali, si sono aggiunti presidi come <strong>la</strong><br />
stimo<strong>la</strong>zione elettrica <strong>per</strong>idurale e <strong>la</strong> messa a dimora di cateteri spinali, entrambi<br />
collegati a stimo<strong>la</strong>tori o pompe infusionali impiantate sottocute nell’addome<br />
del Paziente.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
207
CAPITOLO 12<br />
L’attività del<strong>la</strong> Clinica è poi proseguita con <strong>la</strong> istituzioni di corsi ECM <strong>per</strong><br />
“Ospedale senza dolore” che già hanno visto tre edizioni e che richiamano<br />
o<strong>per</strong>atori sanitari anche da Ospedali di Mi<strong>la</strong>no e hinter<strong>la</strong>nd. In modo partico<strong>la</strong>re<br />
l’ultimo convegno, che si svolge in due sessioni, è stato a<strong>per</strong>to a medici,<br />
infermieri, farmacisti ospedalieri e fisioterapisti. Queste ultime due categorie<br />
sono state inserite in ottem<strong>per</strong>anza al dettato delle linee guida nazionali (Il<br />
testo definitivo delle “Linee Guida” è stato pubblicato sul<strong>la</strong> Gazzetta Ufficiale<br />
in data 29 giugno 2001) e al manuale di applicazione di tali linee guida, già<br />
approvato da una commissione scientifica del<strong>la</strong> Regione Lombardia e in attesa<br />
di essere reso esecutivo con <strong>la</strong> pubblicazione sul Bollettino Regionale.<br />
Nello stesso spirito <strong>la</strong> Clinica ha organizzato un incontro sull’argomento<br />
“dolore” con il pubblico, in col<strong>la</strong>borazione con il Comune di Novate Mi<strong>la</strong>nese:<br />
tale incontro si è tenuto nell’au<strong>la</strong> consiliare del comune, e manifestazioni<br />
analoghe sono in programma <strong>per</strong> <strong>la</strong> fine del 2004 anche a Paderno Dugnano,<br />
sede del<strong>la</strong> Clinica, e in altri comuni limitrofi.<br />
Tutto questo riflette il compito di “Ospedale che insegna <strong>la</strong> salute” che da<br />
tempo viene <strong>per</strong>seguito su varie categorie, e i cui risultati verranno valutati<br />
al<strong>la</strong> fine del 2005, con un confronto con i dati appena raccolti seguendo le<br />
indicazioni del programma nazionale “<strong>la</strong> giornata del sollievo”, che servono a<br />
confrontare dati di prevalenza del dolore in ospedale.<br />
Il programma del trattamento del dolore ha una finalità volta a coinvolgere<br />
il più possibile tutti coloro che vengono a contatto con il sintomo dolore, <strong>per</strong><br />
combattere una battaglia comune contro un segnale corporeo che, quando<br />
non più utile, diventa rapidamente inutile e dannoso.<br />
12.22. Il progetto ospedale senza dolore come strumento di comunicazione<br />
aziendale<br />
R. MASSEI (Direttore DEA), M. CANELLA (Dirigente medico U.O. Anestesia 1), A.<br />
CAZZANIGA (Direttore SITRA), L. FERRAIOLI (Componente SITRA), A. INVERNIZZI (Infermiere<br />
AFD, Responsabile area dip. DEA), M. BOSIO (Direttore struttura<br />
Qualità), E. CRISTOFORI (Struttura Qualità), A. ZOLI (Direttore Sanitario<br />
Aziendale), P. CALTAGIRONE (Direttore Generale) - Azienda Ospedaliera “Ospedale<br />
di Lecco”, Regione Lombardia<br />
AUTORE REFERENTE: LAURA FERRAIOLI, SITRA, Azienda Ospedaliera “Ospedale di<br />
Lecco”, Via dell’Eremo 9/11, 23900 Lecco - tel.: 0341 489060, fax: 0341<br />
489093, e-mail: l.ferraioli@ospedale.lecco.it<br />
Il dolore continua ad essere una dimensione cui non viene riservata adeguata<br />
attenzione, nonostante sia stato scientificamente dimostrato quanto <strong>la</strong><br />
sua presenza sia invalidante dal punto di vista fisico, sociale e emozionale.<br />
208<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
Secondo quanto rintracciato nel<strong>la</strong> letteratura corrente tutti i tipi di dolore sia<br />
acuto che cronico, in tutte le parti del modo, sono inadeguatamente trattati, il<br />
dolore potrebbe essere trattato in oltre il 90% dei pazienti affetti da cancro, ma<br />
tuttora meno del 50% riceve un adeguato trattamento, il dolore cronico è <strong>la</strong><br />
causa più frequente di sofferenza e disabilità che seriamente influisce sul<strong>la</strong><br />
qualità del<strong>la</strong> vita, il 77% dei pazienti <strong>la</strong>menta dolore dopo un intervento chirurgico.<br />
Al fine di giungere a considerare il dolore fisico un segno imprescindibile<br />
nel<strong>la</strong> valutazione clinica ed assistenziale del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona l’Azienda Ospedaliera<br />
di Lecco ha promosso un’indagine interna rivolta sia agli o<strong>per</strong>atori che alle<br />
<strong>per</strong>sone assistite, con <strong>la</strong> finalità di disegnare <strong>la</strong> dimensione epidemiologica<br />
del dolore e definire in seguito le metodologie formative, informative atte a<br />
aiutare o<strong>per</strong>atori e pazienti a dare una risposta efficace ed efficiente al dolore<br />
in tutte le sue dimensioni di manifestazione.<br />
L’obiettivo principale è quello di sensibilizzare gli o<strong>per</strong>atori sanitari dell’azienda<br />
alle problematiche del dolore acuto e cronico: riconoscimento, definizione,<br />
misurazione e trattamento. La definizione del <strong>per</strong>corso formativo è <strong>la</strong><br />
diretta declinazione degli obiettivi che si <strong>per</strong>seguono attraverso <strong>la</strong> costituzione<br />
del Comitato Ospedale Senza Dolore. Il progetto formativo vede <strong>la</strong> creazione<br />
di gruppi di <strong>la</strong>voro aziendali aventi <strong>la</strong> finalità di: approfondire le diverse<br />
aree tematiche del dolore, recu<strong>per</strong>are <strong>la</strong> letteratura scientifica esistente, e<strong>la</strong>borare<br />
indagini atte a misurare <strong>la</strong> dimensione del fenomeno in ambito<br />
aziendale, definire metodi e strumenti <strong>per</strong> <strong>la</strong> rilevazione e gestione del dolore.<br />
Gli obiettivi specifici sono quelli di acquisire conoscenze rispetto al<strong>la</strong> dimensione<br />
del dolore in ambito ospedaliero, conoscere le modalità e i criteri di<br />
rilevazione del dolore e sa<strong>per</strong> utilizzare <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> di rilevazione valutazione<br />
proposta.<br />
Allo stato attuale il <strong>la</strong>voro del Comitato si è focalizzato sul<strong>la</strong> stesura di linee<br />
guida <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del dolore chirurgico post o<strong>per</strong>atorio. Su tale tematica è<br />
stato effettuato un corso di formazione, strutturato in 10 edizioni, con <strong>la</strong> partecipazione<br />
di medici ed infermieri pari all’80% dei programmati. Sono stati formati<br />
circa 113 medici e 214 infermieri, <strong>per</strong> un totale di 327 <strong>per</strong>sone. Il <strong>la</strong>voro<br />
del Comitato continua con l’attuazione delle linee guida predisposte e con <strong>la</strong><br />
stesura di documenti re<strong>la</strong>tivi ad altre due aree: <strong>la</strong> parto-analgesia e il trattamento<br />
del dolore nelle procedure invasive.<br />
Il valore aggiunto del <strong>la</strong>voro svolto in Azienda su questa tematica sta nel<strong>la</strong><br />
definizione univoca delle modalità di trattamento e nel<strong>la</strong> messa in atto di un<br />
processo di sensibilizzazione dei pazienti. La formazione effettuata ha <strong>per</strong>messo<br />
di strutturare meglio un processo di comunicazione con il paziente<br />
finalizzato al<strong>la</strong> conoscenza preventiva del problema e al<strong>la</strong> condivisione delle<br />
modalità di trattamento.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
209
CAPITOLO 12<br />
12.23. La rete HPH Piemonte e Valle d’Aosta e “l’Ospedale senza dolore”<br />
F. RIPA, A. DE LUCA, L. RESEGOTTI, P. ZAINA - Rete HPH Piemonte e Valle d’Aosta<br />
Nel<strong>la</strong> conferenza HPH di Torino del novembre 2003 una sessione molto<br />
artico<strong>la</strong>ta è stata dedicata ad un tema partico<strong>la</strong>rmente attuale: l’Ospedale senza<br />
dolore.<br />
La rete HPH Piemonte e Valle d’Aosta, prendendo spunto anche da significative<br />
es<strong>per</strong>ienze già sviluppate in alcune Aziende (ASL 1 Torino, ASL 4 Torino,<br />
ASL Chivasso, ASL Casale, ASL Vercelli, ASL Valle d’Aosta, Ospedale<br />
Gradenigo Torino, ASO San Giovanni Battista Torino) ha avviato <strong>per</strong>tanto lo<br />
specifico progetto regionale, che si inserisce comunque nel contesto delle<br />
iniziative già indirizzate a livello regionale.<br />
Le Aziende che si sono trovate in un primo incontro preliminare presso<br />
l’ospedale Molinette nel mese di gennaio e negli incontri successivi hanno<br />
condiviso le reciproche es<strong>per</strong>ienze, sottolineando alcune dimensioni centrali<br />
su cui impostare specifici progetti di miglioramento re<strong>la</strong>tivi in partico<strong>la</strong>re al<strong>la</strong><br />
“consapevolezza” del dolore da parte dei vari attori in campo, al ruolo che<br />
può rivestire in tale ambito <strong>la</strong> formazione/informazione, all’esigenza di definire<br />
sotto il profilo più squisitamente tecnico standard di riferimento <strong>per</strong> gli<br />
Ospedali e, più in generale, <strong>per</strong> i sistemi aziendali in una logica generale di<br />
integrazione. Tali dimensioni, <strong>per</strong>altro, possono rappresentare altrettanti stimoli<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> ricerca di specifiche azioni da sviluppare nelle Aziende.<br />
In tal senso è stato avviato una prima ipotesi di progetto il cui obiettivo è<br />
quello di ridisegnare il <strong>per</strong>corso del paziente nell’Ospedale senza dolore e nel<br />
territorio di riferimento, andando a considerare in modo specifico i momenti<br />
in cui egli si trova ad affrontare l’es<strong>per</strong>ienza del dolore, <strong>per</strong> evidenziare le<br />
criticità e quindi porre in atto strumenti e metodologie di gestione in termini<br />
di comunicazione e di valutazione del<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione.<br />
Le iniziative avviate in Piemonte e Valle d’Aosta porteranno un contributo importante<br />
nei prossimi cinque anni allo sviluppo del<strong>la</strong> rete HPH anche sul tema del<br />
dolore e, in generale, sul<strong>la</strong> centralità del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona nello specifico ambito.<br />
12.24. Ruolo del comitato <strong>per</strong> l’ospedale senza dolore nel promuovere<br />
una effettiva partnership tra professionisti e pazienti<br />
M. MONTEROSSO 1 , G. ALBERTINI 2 , M.G. ALLEGRETTI 1 , B. BORTOLAMEOTTI 1 , D. CHIUSOLE 3 ,<br />
G. M. GUARRERA 1 , F. DALLAPÈ 1 , G. MENEGONI 1 , B. PARODI 1 , D. PEDROTTI 1 , C. PONTALTI 1 ,<br />
P. ROMITI 1 , E. BALDANTONI 3 - 1 Comitato Ospedale Senza Dolore dell’Azienda Sanitaria<br />
<strong>per</strong> i Servizi Sanitari – Trento; 2 Associazione “No Pain for Children”;<br />
3<br />
Direzione Ospedale di Trento<br />
210<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
AUTORE REFERENTE: MICHELA MONTEROSSO, Direzione Medica Ospedale di Trento,<br />
<strong>la</strong>rgo medaglie d’oro, 38100 Trento – tel.: 0461 903027, fax: 0461 903118<br />
Introduzione<br />
Una efficace gestione del dolore nei pazienti, ricoverati in ospedale o assistiti<br />
a domicilio, deve consentire ai professionisti di affrontare <strong>la</strong> dimensione<br />
del<strong>la</strong> cura in modo integrato con quel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> capacità da parte dei pazienti<br />
e dei loro familiari di adottare comportamenti idonei <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione ed<br />
il controllo del sintomo dolore<br />
Questo comporta il coinvolgimento attivo e responsabile del paziente nelle<br />
cure e l’ascolto attento dei professionisti, in partico<strong>la</strong>re riguardo ai soggetti<br />
con difficoltà di comunicazione (bambini, anziani, stranieri) ed al fatto che il<br />
dolore viene vissuto e di conseguenza riferito in modo diverso in re<strong>la</strong>zione<br />
al<strong>la</strong> propria storia <strong>per</strong>sonale e al<strong>la</strong> cultura di appartenenza dei singoli.<br />
Obiettivi<br />
Descrivere il <strong>per</strong>corso seguito dal Comitato <strong>per</strong> un Ospedale Senza Dolore<br />
(COSD) del<strong>la</strong> APSS nel<strong>la</strong> predisposizione di linee guida locali <strong>per</strong> l’informazione<br />
dei pazienti e dei loro familiari.<br />
L’obiettivo specifico è quello di mettere in grado i pazienti di riferire ai<br />
professionisti le proprie aspettative sul dolore, di realizzare una effettiva alleanza<br />
terapeutica <strong>per</strong> il controllo del dolore stesso attraverso <strong>la</strong> condivisione<br />
del piano di cura <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del dolore, formare i professionisti sanitari ad<br />
una efficace gestione del dolore, utilizzando strumenti validati e condivisi (linee<br />
guida e procedure) in una modalità di effettiva partnership con i pazienti.<br />
Target<br />
- Personale<br />
- formazione del <strong>per</strong>sonale sanitario;<br />
- conoscenza ed utilizzo di strumenti di rilevazione e monitoraggio del dolore;<br />
- informazione sul<strong>la</strong> possibilità di utilizzare mediatori culturali.<br />
- Pazienti<br />
- predisposizione di materiale informativo sul<strong>la</strong> gestione del dolore, incluso<br />
quello audiovisivo;<br />
- indagini annuali sul<strong>la</strong> qualità <strong>per</strong>cepita e <strong>la</strong> soddisfazione.<br />
- Comunità<br />
- iniziative di visibilità del Comitato (comunicazione interna ed esterna);<br />
- informazione sui risultati delle indagini di soddisfazione;<br />
- organizzazione di eventi culturali centrati sul problema del dolore.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
211
CAPITOLO 12<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
Azioni sul <strong>per</strong>sonale. Formazione del <strong>per</strong>sonale sanitario:<br />
- partecipazione al master in “terapia antalgica e cure palliative dell’età<br />
pediatrica” di un medico pediatra e di un anestesista dell’area pediatrica,<br />
anche grazie al<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione del<strong>la</strong> associazione onlus “No Pain for<br />
Children che partecipa al COSD;<br />
- partecipazione al corso “gestione del dolore posto<strong>per</strong>atorio” frequentato<br />
da infermieri dell’area chirurgica;<br />
- partecipazione a 3 seminari organizzati dal Servizio Formazione APSS sul<br />
dolore acuto posto<strong>per</strong>atorio nel <strong>per</strong>iodo 2003-2004. Sono in programma 2<br />
seminari sul dolore cronico nel paziente oncologico;<br />
- formazione ed addestramento al<strong>la</strong> gestione del dolore posto<strong>per</strong>atorio di tutto<br />
il <strong>per</strong>sonale medico ed infermieristico dell’U.O. Chirurgia Pediatrica dell’Ospedale<br />
S. Chiara tenuto dall’anestesista che ha frequentato il master sopra citato;<br />
- messa a disposizione di strumenti di facile utilizzo <strong>per</strong> <strong>la</strong> rilevazione ed il<br />
monitoraggio del dolore anche nei pazienti di età pediatrica o con difficoltà<br />
di comunicazione;<br />
- avvio negli ospedali di Trento e Rovereto di un progetto pilota che prevede<br />
l’intervento di mediatori culturali su chiamata delle unità o<strong>per</strong>ative nelle<br />
quali è maggiore l’afflusso degli utenti stranieri, con monitoraggio qualiquantitativo<br />
degli interventi con apposita scheda.<br />
Azioni sui pazienti:<br />
- consegna di materiale informativo <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del dolore ai pazienti<br />
dell’area medica, chirurgica e materno infantile;<br />
- conduzione di due indagini annuali, con apposito questionario, sul<strong>la</strong> soddisfazione<br />
dei cittadini in occasione del<strong>la</strong> “giornata nazionale del sollievo”.<br />
Nel 2004 l’indagine è stata mirata ai piccoli pazienti;<br />
- presenza presso tutte le strutture APSS del poster del Comitato “Cambia<br />
volto all’Ospedale – basta al dolore inutile”.<br />
Azioni sul<strong>la</strong> comunità:<br />
- presenza nel sito web aziendale dei documenti e delle attività del COSD;<br />
- diffusione dei risultati delle indagini di soddisfazione a mezzo media (giornali,<br />
televisioni locali, conferenze stampa);<br />
- progettazione di incontro con associazioni di mediatori culturali <strong>per</strong> un confronto<br />
sul<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione e manifestazione del dolore nelle varie etnie.<br />
Conclusioni<br />
Il progetto si propone di modificare conoscenze, atteggiamenti e comportamenti<br />
dei professionisti <strong>per</strong> metterli in grado di identificare, valutare e trattare<br />
i diversi tipi di dolore nei pazienti assistiti negli ospedali del<strong>la</strong> APSS e a<br />
212<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
domicilio in ambito provinciale, educando i pazienti al<strong>la</strong> gestione del dolore e<br />
fornendogli strumenti conoscitivi e culturali <strong>per</strong> renderli compartecipi del processo<br />
di cura che li riguarda.<br />
12.25. L’ospedale senza dolore: promuovere una cultura <strong>per</strong> migliorare<br />
il benessere del paziente<br />
L. ANGELINI 1 , D. CRESPI 2 , M. GALBIATI 3 , M. G. MEZZETTI 3 , C. RADICE 1 , F. RIZZI 4 - Istituto Clinico<br />
Mater Domini di Castel<strong>la</strong>nza (VA) - 1 Direzione Sanitaria; 2 Ufficio Qualità e<br />
Formazione; 3 Ufficio Comunicazione; 4 Unità O<strong>per</strong>ativa di Anestesia e Rianimazione<br />
AUTORE REFERENTE: DEBORA CRESPI, Istituto Clinico Mater Domini, via Gerenzano<br />
2, 21053 Castel<strong>la</strong>nza (VA) - tel.: 0331 476282, fax: 0331 476204, e-mail:<br />
qualita@materdomini.it.<br />
Breve introduzione del contesto<br />
L’Istituto Clinico Mater Domini è una struttura sanitaria in cui circa il 65%<br />
dei posti letto è dedicato all’attività chirurgica. Il dolore, e il dolore post-o<strong>per</strong>atorio<br />
in partico<strong>la</strong>re, rappresenta dunque un importante realtà con <strong>la</strong> quale<br />
confrontarsi <strong>per</strong> assicurare al paziente un benessere fisico ed emotivo.<br />
Il 1 agosto 2002, l’Istituto ha deciso di varare il progetto “Ospedale senza dolore”.<br />
Si tratta di una scelta volta a rendere il ricovero, ed il re<strong>la</strong>tivo intervento<br />
chirurgico, come un fenomeno episodico nel<strong>la</strong> vita del paziente, che modifichi<br />
il meno possibile le sue abitudini di vita.<br />
Obiettivi<br />
Il progetto si pone i seguenti obiettivi:<br />
- trattare in modo organico e continuativo il dolore (acuto, cronico, posto<strong>per</strong>atorio);<br />
- prestare attenzione al<strong>la</strong> componente oggettiva e soggettiva del dolore;<br />
- adottare <strong>per</strong> ogni prestazione di accoglienza diagnostica e terapeutica tutte<br />
le strategie necessarie (farmacologiche, ambientali, alternative) <strong>per</strong> ridurre<br />
il dolore;<br />
- predisporre ulteriori modalità <strong>per</strong> aumentare il benessere del paziente.<br />
Gruppo target<br />
Sono stati individuati tre gruppi target:<br />
- Il paziente.<br />
E’ stato predisposto un opuscolo divulgativo in cui vengono illustrati i di<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
213
CAPITOLO 12<br />
versi aspetti di dolore: <strong>per</strong>ché si manifesta, quali sono le tipologie, come si<br />
valuta, che cos’è <strong>la</strong> terapia del dolore e in cosa consiste.<br />
- O<strong>per</strong>atori sanitari.<br />
- Gli infermieri professionali: nel corso del 2003, l’Istituto si è fatto promotore<br />
ed organizzatore di un iter formativo con lo scopo di aggiornare il<br />
<strong>per</strong>sonale, non solo sugli aspetti terapeutici del dolore, ma anche su quelli<br />
psicologici e comunicativi che coinvolgono il paziente.<br />
- I medici. L’Unità O<strong>per</strong>ativa di Anestesia e Rianimazione ha predisposto i<br />
protocolli <strong>per</strong> il trattamento del dolore post-o<strong>per</strong>atorio <strong>per</strong> le attività di<br />
chirurgia generale, chirurgia vasco<strong>la</strong>re, ortopedia e urologia. Successivamente,<br />
è stata attivata un’indagine <strong>per</strong> verificare <strong>la</strong> rispondenza dei protocolli<br />
creati rispetto al<strong>la</strong> tipologia dei pazienti trattati. Si è utilizzata una scheda<br />
di misurazione del dolore che rileva il dolore <strong>per</strong>cepito dal paziente. Sul<strong>la</strong><br />
base di questi risultati, i medici delle Unità O<strong>per</strong>ative coinvolte potranno<br />
così aggiornare i protocolli di trattamento del dolore in uso.<br />
Valutazione dei risultati<br />
- Dall’inizio del 2004 gli opuscoli divulgativi sono a disposizione degli utenti.<br />
- Tutto il <strong>per</strong>sonale è stato coinvolto nei corsi di formazione, <strong>la</strong> partecipazione<br />
è stata del 90% circa.<br />
- Sono stati creati quattro protocolli di trattamento <strong>per</strong> il dolore post-o<strong>per</strong>atorio<br />
che potranno essere adeguati in base all’analisi delle schede di misurazione<br />
del dolore.<br />
- Le schede di rilevazione sono state distribuite a partire dal 7 gennaio 2004<br />
fino ad aprile. Sono state quindi raccolte e analizzate, al fine di valutare i<br />
risultati emersi.<br />
Conclusioni<br />
I corsi di formazione hanno fornito nuovi strumenti <strong>per</strong> migliorare l’assistenza<br />
e affrontare con maggior competenza e professionalità il problema del<br />
dolore <strong>per</strong>cepito.<br />
Paralle<strong>la</strong>mente, il paziente si è sentito coinvolto nell’iniziativa, consapevole<br />
di fornire indicazioni utili <strong>per</strong> il proprio benessere e <strong>per</strong> migliorare <strong>la</strong> qualità<br />
dell’assistenza erogata.<br />
12.26. Le tecniche di ri<strong>la</strong>ssamento nel<strong>la</strong> cura del dolore: reiki e paziente<br />
oncologico anziano<br />
M.T. VITALE 1 , M.E. LA GRASSA 1 , D. COVA 1 , E. COFRANCESCO 2 - 1 UOC di Onco-Geria<br />
214<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
tria, Istituto Geriatrico “Pio Albergo Trivulzio”, Mi<strong>la</strong>no; 2 Dip. di Scienze Medico<br />
chirurgiche, San Donato, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di<br />
Mi<strong>la</strong>no<br />
Background<br />
La terapia farmacologica del dolore nel paziente anziano è molto delicata,<br />
in quanto il soggetto anziano è più sensibile ai sovradosaggi e presenta un<br />
aumentato rischio di effetti col<strong>la</strong>terali. Nell’ambito delle strategie complementari<br />
e di supporto nel paziente oncologico anziano, partico<strong>la</strong>re interesse rivestono<br />
le tecniche di distensione e ri<strong>la</strong>ssamento, spesso efficaci nel lenire il<br />
dolore, innocue e gradite ai pazienti.<br />
Reiki, che ha le sue radici nel buddismo tibetano, è un antico e semplice<br />
metodo di cura tramite il tocco delle mani. Si tratta di una tecnica “dolce”, di<br />
ri<strong>la</strong>ssamento ed analgesia, efficace nel<strong>la</strong> terapia del dolore (anche oncologico),<br />
nell’assistenza pre- e post-o<strong>per</strong>atoria, durante i trattamenti chemio e<br />
radioterapici, nel ma<strong>la</strong>to oncologico avanzato e terminale e negli stati depressivi<br />
in genere.<br />
Reiki viene c<strong>la</strong>ssificato dal National Center for Complementary and Alternative<br />
Medicine (National Institute of Health) tra le terapie energetiche del<strong>la</strong><br />
“biofield medicine” o medicine del campo energetico (http://nccam.nih.gov/<br />
health/whatiscam/index.htm). In questo specifico contesto ideologico Reiki<br />
si pone nell’ambito del<strong>la</strong> medicina delle energie sottili, che ha <strong>la</strong> possibilità<br />
non solo di curare <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia a livello fisico, ma anche di agire sugli elementi<br />
psicoenergetici del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sonalità, promuovendo <strong>la</strong> reintegrazione e il<br />
riallineamento del complesso corpo-mente-spirito.<br />
Come tecnica di contatto manuale (Touch Therapy), Reiki si può collocare<br />
tra le più efficaci tecniche di ri<strong>la</strong>ssamento e analgesia. Durante <strong>la</strong> seduta Reiki,<br />
infatti, si ottiene un ri<strong>la</strong>ssamento profondo con riduzione del<strong>la</strong> pressione<br />
arteriosa sistolica e del<strong>la</strong> tensione dei muscoli del collo, e l’aumento delle IgA<br />
salivari [J Adv Nur 2001; 33: 439]. Il ri<strong>la</strong>ssamento inoltre riduce i sintomi secondari<br />
al<strong>la</strong> chemioterapia (dolore, nausea) e sostiene emotivamente il paziente<br />
oncologico in trattamento chemioterapico, riducendo l’ansia, <strong>la</strong> depressione,<br />
<strong>la</strong> confusione, il senso di rabbia e <strong>la</strong> stanchezza [Psychooncology 2001; 10:<br />
490].<br />
Obiettivo<br />
Scopo del presente studio è valutare se Reiki, in supporto alle terapie convenzionali,<br />
possa contribuire ad alleviare i sintomi/segni corre<strong>la</strong>ti al<strong>la</strong> patologia<br />
neop<strong>la</strong>stica nel paziente oncologico anziano e migliorare <strong>la</strong> qualità dell’assistenza.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
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CAPITOLO 12<br />
Gruppi target<br />
a) Pazienti oncologici anziani in stadio avanzato o terminale, ricoverati presso<br />
reparti di oncologia, geriatria o hospices (progetto “Ospedale senza Dolore”);<br />
b) Personale sanitario (infermieri, fisioterapisti, caregivers, altri) (progetto<br />
“Tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> salute e prevenzione del burn out negli o<strong>per</strong>atori del<strong>la</strong> salute”).<br />
Metodi<br />
Studio pilota, prospettico, osservazionale. Arruo<strong>la</strong>ti 15 pazienti (11 femmine)<br />
di età tra 62 e 87 anni, affetti da cancro in stadio avanzato e con <strong>per</strong>formance<br />
status secondo Karnofsky tra 50 (notevole assistenza) e 10 (stato<br />
terminale). Tre ma<strong>la</strong>ti sono stati accompagnati al<strong>la</strong> morte. Cartel<strong>la</strong><br />
infermieristica informatizzata: i parametri clinici sono stati registrati a cadenza<br />
settimanale. Per ciascuno di questi è stato assegnato uno score di<br />
intensità da 0 (assenza di sintomo/segno) a 10 (massima espressione). Per<br />
ciascuna seduta sono stati registrati profondità del ri<strong>la</strong>ssamento e riscontro<br />
soggettivo. A fine ciclo è stato registrato l’indice di gradimento del trattamento<br />
da parte del paziente.<br />
Risultati<br />
Sono stati eseguiti 5,7 (range 3-8) trattamenti Reiki <strong>per</strong> paziente, a cadenza<br />
bi-trisettimanale. Nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 1 sono riportati gli score (valori espressi come<br />
medie).<br />
Tab. 1<br />
dolore agitazione astenia insonnia<br />
basale 7,1 7,4 7,1 6,5<br />
dopo Reiki 4,1 2,8 5,2 3,1<br />
dispnea depressione nausea vomito<br />
basale 5,8 5,7 6,9 5<br />
dopo Reiki 3,5 2,7 3,4 3,8<br />
Il ri<strong>la</strong>ssamento, al<strong>la</strong> fine delle sedute Reiki, era medio-profondo nel 90% dei<br />
pazienti, il riscontro soggettivo di “sentirsi meglio” nel 94%, l’indice di gradi<br />
216<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
mento 9,5 (score da 0 a 10). Elevato il gradimento anche da parte del <strong>per</strong>sonale<br />
sanitario, che si è sentito molto gratificato e motivato.<br />
Conclusioni<br />
Nel paziente anziano affetto da tumore in fase avanzata, Reiki si dimostra<br />
efficace nell’alleviare i sintomi e migliora <strong>la</strong> qualità di vita. Nel ma<strong>la</strong>to terminale<br />
riduce il dolore, infonde serenità, apre al<strong>la</strong> s<strong>per</strong>anza. Reiki presenta un<br />
elevatissimo indice di gradimento da parte dei pazienti. Nell’infermiere/o<strong>per</strong>atore<br />
sanitario che tratta, Reiki sostiene <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione, riduce l’ansia nel<strong>la</strong><br />
cura, aumenta l’empatia, sviluppa amore e compassione. L’inserimento di<br />
Reiki nel<strong>la</strong> formazione professionale dell’infermiere può offrire un utile<br />
mezzo <strong>per</strong> valorizzarne <strong>la</strong> professionalità e migliorare il rapporto con il paziente,<br />
trasformando <strong>la</strong> ‘manipo<strong>la</strong>zione’ del paziente, a volte ruvida e veloce<br />
<strong>per</strong> necessità contingenti, in una vera e propria ‘terapia di contatto’.<br />
12.27. Indagine conoscitiva sul<strong>la</strong> prevalenza del dolore nei pazienti ricoverati<br />
e su atteggiamenti e conoscenze del <strong>per</strong>sonale sanitario<br />
A. BERNASCONI, A. CAVALERI, A. GAMBA, G. GENDUSO, N. MONZANI, A. MORETTO, A. RAI<br />
MONDI, A. RUSSO, M. SALA, R. SPERANZA, L. TUCCINARDI, A.VIRTUANI - A.O. S.Gerardo di<br />
Monza<br />
La A.O. S.Gerardo di Monza ha sviluppato un progetto complesso: verso un<br />
ospedale senza dolore.<br />
Una tappa significativa del progetto è rappresentata da una indagine conoscitiva<br />
su:<br />
- prevalenza e intensità del dolore nei pazienti ricoverati;<br />
- atteggiamenti e conoscenze degli o<strong>per</strong>atori sanitari.<br />
Strutture interessate<br />
I presidi ospedalieri S. Gerardo (vecchio e nuovo ospedale) di Monza e<br />
Bassini di Cinisello.<br />
Tutti i reparti di degenza, ad eccezione di psichiatria e neonatologia.<br />
Pazienti<br />
Sono stati reclutati tutti i pazienti presenti in un determinato giorno, di età<br />
maggiore o uguale a 6 anni, ricoverati almeno dal giorno precedente e previo<br />
consenso informato.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
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CAPITOLO 12<br />
Personale sanitario<br />
Tutto il <strong>per</strong>sonale medico ed infermieristico, fisioterapisti e psicologi.<br />
Metodologia di indagine<br />
a) Rilevazione tramite questionari anonimi di:<br />
A’: presenza, intensità e tipo di dolore avvertito dal paziente<br />
A’’: dolore avvertito dal <strong>per</strong>sonale infermieristico sullo stesso paziente e<br />
terapia attuata<br />
B: atteggiamento e conoscenze del <strong>per</strong>sonale sanitario sul dolore<br />
b) Misurazione del dolore su sca<strong>la</strong> NAS.<br />
E<strong>la</strong>borazione dei dati<br />
Il rapporto, di tipo descrittivo, è stato artico<strong>la</strong>to in 6 sezioni. Le prime 5<br />
re<strong>la</strong>tive al questionario riferito ai pazienti (A’ e A’’) e l’ultima riguardante gli<br />
o<strong>per</strong>atori sanitari (B):<br />
- tassi di risposta<br />
- caratteristiche dei pazienti<br />
- dolore <strong>per</strong>cepito dal paziente<br />
- dolore riconosciuto dagli o<strong>per</strong>atori sanitari<br />
- trattamento del dolore<br />
- atteggiamenti e conoscenze sul dolore<br />
Conclusioni<br />
L’indagine conoscitiva, svolta forse <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta contemporaneamente<br />
in un grande struttura ospedaliera, ha visto un lungo <strong>la</strong>voro di preparazione<br />
e di coinvolgimento degli o<strong>per</strong>atori. Solo così è stato possibile avere tassi elevati<br />
di risposta <strong>per</strong> <strong>la</strong> rilevazione del dolore nei pazienti e <strong>per</strong> il questionario<br />
di conoscenza distribuito agli o<strong>per</strong>atori sanitari.<br />
La giornata di rilevazione si è accompagnata ad una campagna informativa<br />
del<strong>la</strong> cittadinanza, con stand posti all’ingresso dei presidi ospedalieri e con<br />
articoli di stampa.<br />
In entrambi i presidi circa il 50% dei pazienti non riferisce dolore. La <strong>per</strong>centuale<br />
di pazienti con dolore intenso è inferiore al 10% (9,2% S. Gerardo,<br />
8,2% Bassini). Molto più distribuito è il dolore lieve o moderato. Così vi sono<br />
differenze nelle tre aree considerate <strong>per</strong> ospedale S. Gerardo e ospedale Bassini.<br />
La evidente discrepanza tra dolore segna<strong>la</strong>to dal paziente e dolore avvertito<br />
dagli infermieri è a volte causata da una sovrastima da parte dell’o<strong>per</strong>atore<br />
sanitario.<br />
218<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
L’approccio terapeutico prevalente conferma una attitudine <strong>per</strong>sistente a<br />
dare analgesici al bisogno, piuttosto che impostare una terapia costante. L’uso<br />
di oppioidi conferma <strong>la</strong> resistenza da parte dei medici ad usare questa c<strong>la</strong>sse<br />
di analgesici.<br />
Infine un numero consistente di sanitari ha risposto al questionario di conoscenza<br />
<strong>per</strong>sonale.<br />
I questionari raccolti tra gli o<strong>per</strong>atori sanitari sono stati 763.<br />
Il <strong>per</strong>cento totale di risposte esatte è stato del 53,4%.<br />
Tra i 206 medici che hanno compi<strong>la</strong>to il questionario vi è stata una <strong>per</strong>centuale<br />
di risposte esatte del 63,1 %, mentre tra i 532 infermieri <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale<br />
positiva è stata del 50,0%.<br />
Tutti i dati ricavati dal<strong>la</strong> specifica realtà del<strong>la</strong> A.O. S. Gerardo stanno ora<br />
indirizzando le successive tappe del progetto verso un ospedale senza dolore:<br />
- corsi di aggiornamento specifici nelle unità o<strong>per</strong>ative, dove vi è maggior<br />
riscontro di dolore<br />
- inserimento nel<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> clinica, medica ed infermieristica, del<strong>la</strong> rilevazione<br />
quotidiana del dolore tramite sca<strong>la</strong> NAS<br />
- promozione dell’uso degli oppioidi.<br />
12.28. Ruolo del comitato <strong>per</strong> l’Ospedale senza dolore nel processo di<br />
adeguamento agli standard Joint Commission International.<br />
L’es<strong>per</strong>ienza di Trento<br />
F. DALLAPÈ 1 , B. BORTOLAMEOTTI 1 , C. PONTALTI 1 , M.G. ALLEGRETTI 1 , G.M. GUARRERA 1 ,<br />
G. MENEGONI 1 , M. MONTEROSSO 1 , B. PARODI 1 , D. PEDROTTI 1 , P. ROMITI 1 , E. BALDANTONI 2<br />
- 1 Comitato Ospedale Senza Dolore dell’Azienda Sanitaria <strong>per</strong> i Servizi Sanitari,<br />
Trento; 2 Direttore Ospedale di Trento<br />
AUTORE REFERENTE: FRANCA DALLAPÈ, U.O. Chirurgia Pediatrica, Ospedale di<br />
Trento, Largo Medaglie d’oro, 38100 Trento - tel.: 0461 903835, fax: 0461<br />
903835<br />
Introduzione<br />
La versione 2003 del modello di accreditamento secondo Joint Commission<br />
International-JCI prevede tre nuovi standard (COP 17, 18, <strong>19</strong>) centrati sul<strong>la</strong><br />
valutazione e <strong>la</strong> gestione del dolore. L’Ospedale S. Chiara di Trento ha iniziato<br />
nel secondo semestre del 2003 il <strong>per</strong>corso di adeguamento agli standard JCI.<br />
La Direzione di Ospedale ha chiesto <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione del Comitato <strong>per</strong> l’Ospedale<br />
senza dolore (COSD) istituito nel 2002 dal Direttore Generale del<strong>la</strong> Azienda<br />
Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari-APSS al fine di raccogliere ed e<strong>la</strong>borare dati<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
2<strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> valutazione ed al trattamento del dolore nei pazienti ricoverati, e<br />
di ottenere informazioni ed indicazioni utili <strong>per</strong> avere un approccio di sistema<br />
del problema dolore.<br />
Obiettivi<br />
Descrivere il <strong>per</strong>corso seguito dal COSD <strong>per</strong> <strong>la</strong> predisposizione di linee<br />
guida locali re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> educazione del paziente sul dolore coerenti con gli<br />
standard JCI e le azioni <strong>per</strong> <strong>la</strong> loro applicazione.<br />
Descrivere come il COSD ha identificato gli strumenti <strong>per</strong> <strong>la</strong> rilevazione<br />
sistematica del dolore nei pazienti ricoverati e le modalità <strong>per</strong> <strong>la</strong> registrazione<br />
nel<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> clinica integrata, secondo gli standard JCI.<br />
Gruppo target<br />
Personale medico-infermieristico:<br />
- iniziative formative sul<strong>la</strong> valutazione e <strong>la</strong> gestione del dolore;<br />
- attività di consulenza allo specifico gruppo di <strong>la</strong>voro <strong>per</strong> l’adeguamento<br />
agli standard JCI.<br />
Materiali e Metodi<br />
- ricognizione del<strong>la</strong> documentazione esistente sul<strong>la</strong> informazione del paziente;<br />
- ricerca bibliografica di strumenti validati <strong>per</strong> <strong>la</strong> valutazione del dolore;<br />
- identificazione di uno strumento informativo <strong>per</strong> il paziente idoneo <strong>per</strong> l’area<br />
medica, quel<strong>la</strong> chirurgica e quel<strong>la</strong> pediatrica;<br />
- predisposizione di linee guida locali sul<strong>la</strong> gestione del dolore;<br />
- realizzazione degli strumenti <strong>per</strong> <strong>la</strong> raccolta dei dati re<strong>la</strong>tivi a valutazione,<br />
monitoraggio e gestione del dolore coerenti con gli standard JCI;<br />
- avvio di un <strong>per</strong>corso formativo indirizzato alle diverse figure professionali<br />
che intervengono nel processo di cura.<br />
Conclusioni<br />
Le azioni intraprese hanno consentito all’Ospedale di intraprendere il processo<br />
di adeguamento agli standard re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> cura del paziente che richiedono<br />
non solo aspetti di tipo formale/documentale, ma modifiche<br />
comportamentali nel<strong>la</strong> pratica quotidiana. Ciò è partico<strong>la</strong>rmente significativo<br />
nell’ambito del dolore, ancora considerato spesso un fattore ineluttabilmente<br />
legato al<strong>la</strong> dimensione del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, e come tale spesso trascurato e non<br />
adeguatamente trattato.<br />
220<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
12.29. Trattamento del dolore post – o<strong>per</strong>atorio. Raccomandazioni del<br />
comitato <strong>per</strong> l’ospedale senza dolore<br />
D. PEDROTTI 1 , M.G. ALLEGRETTI 1 , B. BORTOLAMEOTTI 1 , F. DALLAPÈ 1 , G.M. GUARRERA 1 ,<br />
G. MENEGONI 1 , M. MONTEROSSO 1 , B. PARODI 1 , C. PONTALTI 1 , P. ROMITI 1 , E. BALDANTONI 2<br />
- 1 Comitato Ospedale Senza Dolore dell’Azienda Sanitaria <strong>per</strong> i Servizi Sanitari,<br />
Trento; 2 Direttore Ospedale di Trento<br />
AUTORE REFERENTE: DINO PEDROTTI, U.O. Anestesia e Rianimazione, Ospedale di Trento,<br />
<strong>la</strong>rgo medaglie d’oro, 38100 Trento - tel.: 0461 903298, fax: 0461 903355<br />
Introduzione<br />
Un adeguato trattamento del dolore post-o<strong>per</strong>atorio contribuisce significativamente<br />
al miglioramento del<strong>la</strong> morbilità <strong>per</strong>io<strong>per</strong>atoria, valutata in termini<br />
di minor incidenza di complicanze posto<strong>per</strong>atorie anche ascrivibili alle tecniche<br />
di terapia antalgica, specie se invasive, di riduzione delle giornate di<br />
degenza e dei costi, in partico<strong>la</strong>re nei pazienti ad alto rischio sottoposti ad<br />
interventi di chirurgia maggiore.<br />
L’anestesista, <strong>per</strong> le sue peculiari conoscenze sul<strong>la</strong> fisiopatologia e terapia del<br />
dolore acuto, si trova nel<strong>la</strong> condizione di poter coordinare il team responsabile del<br />
trattamento del dolore acuto, come dimostrate anche in es<strong>per</strong>ienze internazionali.<br />
Obiettivi<br />
- Sviluppo da parte degli anestesisti di un adeguato piano di formazione ed<br />
addestramento <strong>per</strong> il <strong>per</strong>sonale ospedaliero, con identificazione di aree di<br />
intervento prioritario, in modo da prepararlo all’uso efficace e sicuro dei<br />
protocolli analgesici <strong>per</strong> un adeguato trattamento del dolore posto<strong>per</strong>atorio.<br />
Il piano di formazione continua deve includere sia gli aspetti re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong><br />
valutazione del dolore che, in una seconda fase, quelli re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> comprensione<br />
delle diverse tecniche analgesiche più sofisticate (PCA, Analgesia<br />
epidurale, altre tecniche loco-regionali);<br />
- predisposizione di strumenti di informazione rivolta ai pazienti <strong>per</strong> ottenere<br />
il massimo risultato dai trattamenti eseguiti anche cercando di fugare i<br />
preconcetti che riguardano, ad esempio, <strong>la</strong> dipendenza da oppiacei e<br />
l’ineluttabilità del dolore posto<strong>per</strong>atorio ed enfatizzare i vantaggi legati al<br />
buon trattamento posto<strong>per</strong>atorio;<br />
- utilizzo in tutti gli ospedali del<strong>la</strong> APSS di linee guida di trattamento del dolore<br />
acuto posto<strong>per</strong>atorio e <strong>per</strong> <strong>la</strong> misurazione del dolore e del<strong>la</strong> efficacia<br />
terapeutica. Le raccomandazioni sono state adottate dal COSD e <strong>la</strong> loro<br />
implementazione è finalizzata a far diventare <strong>la</strong> valutazione del dolore uno<br />
dei parametri di misurazione corrente al<strong>la</strong> stregua di quelli così detti “vitali”<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
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CAPITOLO 12<br />
come <strong>la</strong> frequenza cardiaca, respiratoria, <strong>la</strong> pressione arteriosa e <strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura<br />
corporea che sono rego<strong>la</strong>rmente monitorate durante le ventiquattro ore.<br />
Gruppo target<br />
Pazienti sottoposti ad intervento di chirurgia pediatrica.<br />
Personale medico-infermieristico del<strong>la</strong> unità o<strong>per</strong>ativa di chirurgia pediatrica<br />
dell’Ospedale Santa Chiara.<br />
Valutazione dei risultati e conclusioni<br />
Il progetto condotto come s<strong>per</strong>imentazione pilota nel<strong>la</strong> Chirurgia Pediatrica<br />
dell’ospedale S. Chiara a partire dall’estate 2003, ha avuto dei riscontri favorevoli<br />
in termini di soddisfazione del bambino e dei genitori, oltre che degli o<strong>per</strong>atori<br />
sanitari e ci proponiamo di estenderlo ad altre unità o<strong>per</strong>ative di area chirurgica.<br />
12.30. Emersione di una patologia sottodiagnosticata: <strong>la</strong> “sindrome delle<br />
apnee ostruttive nel sonno”; problematiche di asimmetria<br />
informativa e “governance”. Es<strong>per</strong>ienza di un ospedale distrettuale<br />
nel <strong>Trentino</strong><br />
A. SALVATERRA, E. ANESI - U.O. Pneumologia, Servizio di Fisiopatologia Respiratoria<br />
Nuovo Ospedale di Arco (TN)<br />
AUTORE REFERENTE: ALESSANDRO SALVATERRA, tel.: 0464 582453, fax: 0464 882417<br />
Introduzione<br />
Definizione di “Sindrome delle apnee ostruttive nel sonno” (OSAS) nel <strong>19</strong>76;<br />
prima terapia efficace: <strong>19</strong>81; primo paziente trattato in <strong>Trentino</strong>: <strong>19</strong>90.<br />
Epidemiologia: 2-4% del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione adulta; elevata morbilità e mortalità<br />
corre<strong>la</strong>te a i<strong>per</strong>sonnia diurna, deficit cognitivo, i<strong>per</strong>tensione sistemica, i<strong>per</strong>tensione<br />
polmonare, infarto miocardico, aritmie cardiache ed elevato rischio di<br />
incidenti automobilistici e/o <strong>la</strong>vorativi; esiste una terapia efficace con un risparmio<br />
di risorse socio-sanitarie di € 1.500/anno/paziente. La storia del Centro del<br />
Sonno inizia nel <strong>19</strong>90, nel <strong>19</strong>95 Riconoscimento del Modulo “Centro Disturbi<br />
respiratori nel sonno”; <strong>19</strong>99: Certificazione di Centro del Sonno ad Indirizzo<br />
Cardiorespiratorio AIMS (Associazione Italiana Medicina del sonno).<br />
I numeri<br />
<strong>19</strong>94: esami 50, pazienti in CPAP 15.<br />
<strong>19</strong>97: esami 150; in CPAP 30.<br />
222<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
2001: aumento del <strong>per</strong>sonale (3,3 tecnici + 1,7 medici) e dei mezzi diagnostici<br />
(2 polisonnigrafi fissi + 4 portatili) esami anno 650.<br />
Al 2003 nel <strong>Trentino</strong>: studiati 2.100 soggetti; diagnosi di OSAS: 1.050; in<br />
terapia con CPAP 440; prevalenza già diagnosticata: 0,6% (max 1,2% nel distretto<br />
sede del Centro del Sonno).<br />
Emersione del<strong>la</strong> patologia e diagnostica condizionate da:<br />
- Cultura sui disturbi del sonno: chi russa dorme bene!<br />
- Auto<strong>per</strong>cezione del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia: il paziente che russa non sa di russare.<br />
- Interdisciplinarietà: gli altri specialisti non conoscono <strong>la</strong> “nuova” ma<strong>la</strong>ttia.<br />
- Assenza di voci di tariffario adeguate.<br />
- Sviluppo dell’attività in condizioni di iso-risorse umane.<br />
- Ubicazione <strong>per</strong>iferica del Centro del Sonno: minore “visibilità”, ma maggiore<br />
possibilità di specializzazione.<br />
- Terapia dell’OSAS non farmacologica, economica, circa € 3.000/paziente/ogni<br />
5 anni: ridotta induzione di spesa sanitaria e ridotti interessi economici corre<strong>la</strong>ti.<br />
Le azioni ed i risultati<br />
- Comunicazione: articoli di stampa ed interviste TV.<br />
- Iniziative di Formazione: 1 corso specifico e 7 interventi in congressi locali.<br />
- Protocolli interdisciplinari di screening, diagnosi e terapia con le U.O. di<br />
Pediatria, ORL, Neurologia e Pneumologia.<br />
- Progetto di formazione <strong>per</strong> i medici di medicina generale e gli specialisti<br />
(focalizzando il rischio cardiovasco<strong>la</strong>re dell’OSAS), e <strong>per</strong> altre figure: Polizia<br />
stradale, medicina legale, medicina del <strong>la</strong>voro, ufficio patenti di guida<br />
(rischio di incidenti stradali e sul <strong>la</strong>voro da sonnolenza da OSAS: il 3% dei<br />
morti <strong>per</strong> colpo di sonno, il 20% degli indicidenti stradali totali).<br />
- Innovazione nel<strong>la</strong> gestione delle liste di attesa (nel 2001 i tempi di attesa<br />
erano di 9 mesi): introduzione del triage <strong>per</strong> le indagini diagnostiche: pazienti<br />
a rischio 1 mese, a rischio intermedio 2-3, a basso rischio oltre 4 mesi;<br />
<strong>per</strong> le visite di controllo: a rischio 10 gg., a basso rischio 40 gg.<br />
- Individuazione di nuove prestazioni: calcolo di tempi e costi (controllo di<br />
gestione): Polisonnografia € 527,00; monitoraggio cardiorespiratorio € 230,00<br />
con proposta di inserimento nel tariffario provinciale<br />
- Innovazione nei protocolli di diagnosi e terapia dell’OSAS; organizzazione<br />
completamente ambu<strong>la</strong>toriale, al posto del ricovero, dimostrandone <strong>la</strong> maggiore<br />
efficienza (risparmio di oltre € 1.200/diagnosi-paziente) e pari efficacia<br />
(compliance al<strong>la</strong> CPAP: 80% dopo 5 aa) im<strong>per</strong>niate su uno staff tecnicoinfermieristico<br />
qualificato e motivato.<br />
I punti critici attuali<br />
Rallentamento nello sviluppo dell’approccio interdisciplinare; impossibilità<br />
a garantire il follow-up (rapporto Ospedale-territorio).<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
223
CAPITOLO 12<br />
Discussione<br />
L’epidemiologia, <strong>la</strong> gravità del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, il successo terapeutico hanno prodotto<br />
una domanda crescente evidenziata dalle liste di attesa. Sotto questo impulso l’Amministrazione<br />
Aziendale ha risposto nel tempo adeguando le attrezzature. Nonostante<br />
10 anni di attività ed i risultati raggiunti non si è ancora colmata <strong>la</strong> asimmetria<br />
informativa sull’OSAS fra lo specialista ed il paziente, il medico di base, <strong>la</strong> programmazione<br />
sanitaria; <strong>la</strong> possibilità di una vera governance globale dell’OSAS, che coinvolga<br />
i vari specialisti, l’Ospedale ed il territorio, è frenata dal mancato recepimento<br />
dell’OSAS negli obiettivi del Piano Sanitario Provinciale e quindi dell’Azienda Sanitaria<br />
e del Piano delle attività di formazione del <strong>per</strong>sonale.<br />
Conclusioni<br />
L’emersione dell’OSAS in Provincia di Trento è un fatto compiuto; a tutt’oggi<br />
i risultati raggiunti sovrastano i punti critici ancora da risolvere; <strong>la</strong> lunga<br />
“gestazione” di questo Centro, in assenza di politiche e strategie sanitarie specifiche,<br />
pone interrogativi all’organizzazione sanitaria sul come governare una<br />
emergente, nuova, domanda di salute di grande impatto epidemiologico.<br />
12.31. Perineal care: un moderno programma di tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> salute del<strong>la</strong><br />
donna<br />
S. ZILOCCHI, G. F. MININI, N. PELI, R. AVISANI, U. A. BIANCHI, S. PECORELLI - A.O. Spedali<br />
Civili di Brescia<br />
AUTORE REFERENTE: ROSARIA AVISANI, A.O. Spedali Civili di Brescia - tel.: 030<br />
3995959, fax. 030 3995954, e-mail: relpub@spedalicivili.brescia.it<br />
Breve introduzione di contenuto<br />
L’incontinenza urinaria, il pro<strong>la</strong>sso genitale e le disfunzioni ano rettali sono<br />
patologie diffuse nel<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione femminile e inducono rilevanti<br />
problematiche non solo individuali e familiari, ma anche sociali, sanitarie,<br />
economiche e politiche. Tali patologie trovano tutte una comune origine<br />
patogenetica nel<strong>la</strong> disfunzione del <strong>per</strong>ineo e quindi possono in gran parte<br />
essere <strong>per</strong>venute attraverso una adeguata cura del <strong>per</strong>ineo: il Perineal Care.<br />
Presso il Dipartimento Ostetrico-Neonatologico e Ginecologico degli Spedali<br />
Civili di Brescia è in corso un programma di prevenzione <strong>per</strong>ineale che ha<br />
come target <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione femminile dell’area bresciana. Si tratta di un artico<strong>la</strong>to<br />
programma che prevede in primo luogo <strong>la</strong> diffusione del<strong>la</strong> conoscenza<br />
delle strutture pelvi-<strong>per</strong>ineali e del<strong>la</strong> loro funzione oltre che il riconoscimento<br />
delle condizioni che causano danno <strong>per</strong>ineale e <strong>la</strong> pubblicizzazione delle<br />
224<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
possibilità di cura del <strong>per</strong>ineo. La prevenzione si basa quindi su di un intervento<br />
educativo inteso a indurre <strong>la</strong> presa di conoscenza culturale del <strong>per</strong>ineo,<br />
ma fondamentalmente è anche il riconoscimento precoce dei soggetti a rischio<br />
e <strong>la</strong> programmazione di piani di cura riabilitativi specifici.<br />
Obiettivi<br />
Gli obiettivi <strong>per</strong>seguibili con il <strong>per</strong>ineal care a breve e a lungo termine sono:<br />
a) La riduzione dell’incidenza del<strong>la</strong> incontinenza urinaria e del pro<strong>la</strong>sso che attualmente<br />
colpiscono una parte specifica del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione femminile: <strong>per</strong> l’incontinenza<br />
urinaria si stima che ne soffrano in Italia il 7% delle donne al di sotto dei<br />
50 anni, il 16% di quelle tra i 50-64 anni e il 17% di quelle sopra i 65 anni;<br />
b) Il miglioramento dell’autostima del<strong>la</strong> donna, del<strong>la</strong> sua qualità di vita e del<strong>la</strong><br />
sua sessuologia;<br />
La riduzione del<strong>la</strong> chirurgia invasiva e una riduzione del<strong>la</strong> spesa sanitaria:<br />
in Italia <strong>la</strong> spesa <strong>per</strong> gli assorbenti ammonta a 500 miliardi l’anno.<br />
Gruppo target<br />
L’intervento si sviluppa in diversi momenti lungo tutto il ciclo vitale, <strong>per</strong>corso<br />
biologico e riproduttivo del<strong>la</strong> donna: adolescenza, prima del<strong>la</strong> gravidanza, in gravidanza,<br />
nel primo puer<strong>per</strong>io, nel puer<strong>per</strong>io secondo, ad evento ostetrico concluso<br />
ed in menopausa, con il coinvolgimento di numerose e differenziate figure<br />
sanitarie: ostetriche, infermiere, ginecologi, puericultrici, dietiste e psicologi.<br />
Valutazione<br />
Indicatore:<br />
Misura:<br />
Indicatore:<br />
Misura:<br />
Indicatore:<br />
Misura:<br />
Numero donne (R1) che non presentano fattori di rischio<br />
<strong>per</strong>ineale e segni disfunzionali<br />
_______________________________%<br />
Numero complessivo di puer<strong>per</strong>e<br />
Numero donne (R2) che presentano fattori di rischio <strong>per</strong>ineale<br />
lievi disfunzionali<br />
_______________________________%<br />
Numero complessivo di puer<strong>per</strong>e<br />
Numero donne (R3) che presentano numerosi fattori di rischio<br />
<strong>per</strong>ineale e importanti disfunzionali<br />
_______________________________%<br />
Numero complessivo di puer<strong>per</strong>e<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
225
CAPITOLO 12<br />
Conclusioni<br />
Il programma “Perineal Care” è uno strumento preventivo di <strong>la</strong>rgo impatto<br />
socio-sanitario ed economico. Punto di forza è <strong>la</strong> certezza dei risultati, seppure<br />
a distanza, a fronte tuttavia di notevole dispendio di energie professionali ed<br />
economiche Altro aspetto estremamente positivo è <strong>la</strong> integrazione o<strong>per</strong>ativa<br />
di diverse figure professionali, che devono col<strong>la</strong>borare strettamente, con dimostrata<br />
gratificazione e crescita culturale <strong>per</strong> tutti.<br />
Gli intereventi informativi, educativi, assistenziali e terapeutici hanno impegnato<br />
e impegnano tutte le figure professionali elencate nel<strong>la</strong> presentazione.<br />
Ogni famiglia professionale ha portato le proprie competenze ponendo al<br />
centro <strong>la</strong> donna, <strong>la</strong> sua salute e <strong>la</strong> sua qualità di vita.<br />
12.32. Integrazione ospedale/territorio - Prato: progetto assistenziale<br />
territorio ospedale <strong>per</strong> le ma<strong>la</strong>ttie cerebrovasco<strong>la</strong>ri<br />
E. BOTTACCHI 1 (Direttore UB di Neurologia), G. CORSO 1 (Specialista neurologo presso<br />
<strong>la</strong> UB di Neurologia), M. PESENTI CAMPAGNONI 1 (Direttore del<strong>la</strong> UB Medicina e<br />
Chirurgia d’Urgenza e Accettazione), A. ANTICO 1 (Direttore del<strong>la</strong> UB di Chirurgia<br />
Vasco<strong>la</strong>re), C. ALLEGRI 2 (Direttore di Distretto), C. PONZETTI 2 (Direttore Sanitario<br />
Azienda USL Valle d’Aosta) - 1 Ospedale Regionale di Aosta, 2 Azienda USL<br />
Valle d’Aosta<br />
AUTORE REFERENTE: EDO BOTTACCHI, Viale Ginevra 3, 11100 Aosta - tel.: 0165<br />
543610, fax: 0165 543264, e-mail: bottacchi.edo@us<strong>la</strong>osta.com<br />
Contesto<br />
L’ictus è <strong>la</strong> terza causa di morte e <strong>la</strong> prima di invalidità <strong>per</strong>manente nei<br />
paesi occidentali.<br />
L’età rappresenta oggi il principale fattore di rischio e di conseguenza il costante<br />
invecchiamento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, <strong>la</strong> minore mortalità cardiovasco<strong>la</strong>re ci indicano<br />
che occorre prepararsi ad un aumento di casi di ictus nei prossimi anni.<br />
E’ necessario organizzare meglio l’assistenza in fase acuta ed effettuare concreti<br />
programmi di prevenzione.<br />
Nell’ottica del<strong>la</strong> prevenzione nasce il Progetto PrATO (Progetto Assistenza<br />
Territorio Ospedale) che mira mediante l’applicazione di una carta di rischio<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia cerebrovasco<strong>la</strong>re ad identificare in una certa fascia di popo<strong>la</strong>zione<br />
le <strong>per</strong>sone a rischio <strong>per</strong> inviarle ad effettuare uno screening di II° livello<br />
al fine di meglio approfondire i fattori di rischio e mettere in atto tutte quelle<br />
strategie comportamentali e terapeutiche <strong>per</strong> prevenire l’insorgere di una<br />
ma<strong>la</strong>ttia cerebrovasco<strong>la</strong>re.<br />
226<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
Obiettivi<br />
1. Somministrare <strong>la</strong> Carta del rischio Cerebrovasco<strong>la</strong>re nel Distretto n. 1 di<br />
Morgex sul<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione di età compresa fra 60 e 70 anni e mettere in atto<br />
idonei interventi preventivi al fine di ridurre <strong>la</strong> prevalenza degli accidenti<br />
cerebrovasco<strong>la</strong>ri nel quinquennio successivo.<br />
2. Validare <strong>la</strong> metodologia <strong>per</strong> una eventuale estensione ad altre fasce di età<br />
ovvero ad altri distretti del<strong>la</strong> Valle d’Aosta.<br />
3. Promuovere l’integrazione fra Ospedale e Territorio, fra i diversi Specialisti<br />
e i Medici di Medicina Generale.<br />
Materiali e Metodi<br />
Il Progetto PrATO si applica alle <strong>per</strong>sone residenti nel Distretto n. 1 di Morgex<br />
in Valle d’Aosta.<br />
La fascia di popo<strong>la</strong>zione interessata è quel<strong>la</strong> di età compresa tra i 60-70, è<br />
assomma a 2.400 abitanti dei 23.000 totali del Distretto.<br />
Lo screening sarà completamente gratuito, rientrando tra i “Progetti Obiettivo”<br />
dell’USL del<strong>la</strong> Valle d’Aosta.<br />
Il Progetto PrATO prevede di applicare ai probandi <strong>la</strong> “Carta del Rischio<br />
Cerebrovasco<strong>la</strong>re” (CRC) allo scopo di identificare i possibili portatori di rischio<br />
Cerebrovasco<strong>la</strong>re.<br />
Molto semplice da applicare, <strong>la</strong> CRC prevede tra i suoi items: età del paziente,<br />
pressione Sistolica, anamnesi di Cardiopatia e tabagismo.<br />
La CRC, che sarà somministrata dal Medico di Medicina Generale (MMG),<br />
determina un punteggio di “rischio” che nel caso su<strong>per</strong>i il valore numerico<br />
di 1.000, considerato il limite sopra il quale esiste un reale rischio ictus, porta<br />
al<strong>la</strong> necessità di sottoporre il probando ad una fase clinica detta di II°<br />
livello.<br />
Si stima che circa 400 dei probandi abbiano un “rischio maggiore di 1.000”<br />
e che quindi accederanno allo screening di II° livello.<br />
Questa fase, svolta dagli specialisti ospedalieri (neurologi, chirurghi vasco<strong>la</strong>ri,<br />
medici di Pronto Soccorso) comporta l’esecuzione di un esame clinico mirato<br />
agli aspetti vasco<strong>la</strong>ri, esami ematologici, ECG ed Ecocolordoppler vasi del<br />
collo.<br />
Conosciuti dal team di II° livello i risultati di questi esami clinici e strumentali<br />
verranno definiti gli interventi sanitari necessari attraverso <strong>la</strong> formu<strong>la</strong>zione<br />
di un “piano terapeutico” da inviare al medico di medicina generale.<br />
MMG che provvederà a mettere in atto tutte quelle procedure terapeutiche<br />
necessarie a correggere i problemi emersi (stile di vita, terapia farmacologica<br />
di i<strong>per</strong>tensione, dislipidemia, ecc....) ed effettuerà il follow-up nei 5 anni successivi.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
227
CAPITOLO 12<br />
I MMG hanno iniziato <strong>la</strong> compi<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> CRC <strong>per</strong> i primi pazienti nel<br />
mese di giugno 2004.<br />
Le prime visite di II° livello inizieranno il <strong>19</strong> giugno.<br />
Il progetto terminerà nel marzo del 2005.<br />
Risultati attesi e conclusioni<br />
In Valle d’Aosta è attivo da anni un Registro Regionale dell’ictus che ci <strong>per</strong>mette<br />
di conoscere il numero di nuovi ictus anno/100.000 abitanti.<br />
L’Incidenza di primo ictus in VdA è di 240 casi anno/100.000 abitanti.<br />
Nel<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione in esame (60-70 anni) nel distretto di Morgex sono attesi<br />
da 80 a 90 ictus nei prossimi 5 anni, e di questi l’80% si verificherà in coloro<br />
che avranno avuto un punteggio al<strong>la</strong> CRC maggiore di 1.000 secondo quanto<br />
previsto dal<strong>la</strong> letteratura [W.G.T. Coppo<strong>la</strong> et al British Journal of General<br />
Practice,<strong>19</strong>95].<br />
Considerando gli effetti preventivi di “cambiamento di stile di vita e terapia<br />
anti<strong>per</strong>tensiva, ipolipemizzante e antiaggregante” ci attendiamo di veder<br />
modificata l’incidenza attesa di ictus nel<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione studiata di una <strong>per</strong>centuale<br />
tra il 25% e 40 % con circa 30 casi di ictus evitati.<br />
E’ in programma l’estensione del progetto agli altri tre distretti del<strong>la</strong> Valle<br />
d’Aosta<br />
12.33. L’ospedale che nutre bene: un progetto di qualità in riabilitazione<br />
R. VEDOVELLI (Direzione Sanitaria), P. ABELLI (Direttore Sanitario), A. CAJELLI<br />
(Servizio Cucina), R. AQUILANI (Servizio metabolico nutrizionale) - Fondazione<br />
Salvatore Maugeri Istituto Scientifico di Montescano<br />
AUTORE REFERENTE: ROSA VEDOVELLI, FSM Istituto Scientifico di Montescano, via <strong>per</strong><br />
Montescano 31 – tel.: 0385 247241, fax: 0385 61386, e-mail: rvedovelli@fsm.it<br />
Obiettivi<br />
Attuare un sistema di programmazione del<strong>la</strong> nutrizione dei degenti orientato<br />
<strong>per</strong> patologia assecondandone nel contempo le preferenze.<br />
Metodologia<br />
La nutrizione è una terapia importante <strong>per</strong> il recu<strong>per</strong>o di soggetti affetti da<br />
patologie invalidanti. Allo scopo il nostro Istituto ha ideato un progetto che si<br />
dispiega in due fasi. I° fase: ristrutturazione dell’alimentazione offerta dall’Istituto<br />
in modo da ottenere un alto grado di soddisfazione dei degenti (>70%),<br />
228<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
<strong>per</strong>iodicamente quantificabile. II° fase: costruzione di pacchetti di alimentazione<br />
specifici <strong>per</strong> le tipologie di ma<strong>la</strong>ttie del nostro Istituto, a parità di <strong>per</strong>sonale<br />
e strutture del Servizio Cucina.<br />
La presente re<strong>la</strong>zione riporta i risultati del<strong>la</strong> I° fase del progetto condotta in<br />
12 mesi a <strong>per</strong>iodicità trimestrale su un totale di 2.133 ricoverati, Sono riportati<br />
i risultati in <strong>per</strong>centuale.<br />
Item I piatto II piatto Contorni Frutta<br />
Quantità 92,8 94,3 92,6 94,3<br />
Qualità 90 90 89,6 89,2 83<br />
Cottura 88 88 91,6 87,4 -<br />
Condimento 89,4 93,9 76,9 -<br />
Soddisfazione re<strong>la</strong>tiva 81,4 83,1 73,1 80,2<br />
Percentuale di pazienti esprimenti soddisfazione globale <strong>per</strong> il vitto 79,4%<br />
+- 4,4% (range 73,1% -83,1%)<br />
Discussione: i risultati evidenziano <strong>la</strong> necessità di migliorare il condimento<br />
dei contorni che, pur accettabile (soddisfazione >70%), ha avuto l’effetto di<br />
ridurre il grado di soddisfazione globale che altrimenti sarebbe stato su<strong>per</strong>iore<br />
all’80%.<br />
Conclusioni<br />
L’alto grado di soddisfazione dei pazienti rappresenta una premessa indispensabile<br />
<strong>per</strong> passare al<strong>la</strong> fase successiva.<br />
12.34. La visita odontoiatrica nelle scuole materne<br />
M. COSER, R. MERLO, E. PESARESI - Ospedale S. Lorenzo Borgo Valsugana (Tn)<br />
La prevalenza del<strong>la</strong> carie nel<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione infantile si è drasticamente ridotta<br />
negli ultimi 30 anni: ormai acquisito l’obiettivo OMS <strong>per</strong> il 2000 (50% di<br />
bambini caries-free a 6 anni), l’Azienda Sanitaria del <strong>Trentino</strong> è concentrata<br />
sul prossimo riferimento <strong>per</strong> il 2010 (80% caries-free a 6 anni).<br />
Anche <strong>la</strong> distribuzione di questa patologia è <strong>per</strong>ò cambiata: dai valori piuttosto<br />
uniformi di qualche decennio fa, all’attuale 20% dei bambini di scuo<strong>la</strong><br />
elementare portatori dell’80% delle carie.<br />
Per incidere il più precocemente possibile sul<strong>la</strong> notevole predisposizione<br />
al<strong>la</strong> carie di questa picco<strong>la</strong> fetta di popo<strong>la</strong>zione infantile, le igieniste dentali<br />
del nostro Ospedale hanno inserito nel<strong>la</strong> tradizionale attività di animazione<br />
sul<strong>la</strong> salute orale nelle scuole materne, <strong>la</strong> visita odontoiatrica con specchiet<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
229
CAPITOLO 12<br />
to e specillo <strong>per</strong> tutti i bambini, i quali hanno risposto meglio di quanto<br />
previsto.<br />
12.35. L’ossigeno ventiloterapia domiciliare in Provincia di Trento: un<br />
difficile equilibrio tra salute e risorse<br />
M. PRANDINI, A. MIORELLI - Servizio di Fisiopatologia Respiratoria-Ospedale di<br />
Arco (TN)<br />
AUTORE REFERENTE: MARIO PRANDINI, e-mail: Prandini@arc.apss.tn.it, tel. 0464<br />
582415, fax: 0464 582417<br />
Introduzione<br />
Oltre 20 anni fa è stato dimostrato che <strong>la</strong> ossigenoterapia a lungo termine<br />
(OLT) è l’unica terapia in grado di modificare <strong>la</strong> storia naturale dei pazienti<br />
affetti da insufficienza respiratoria cronica secondaria a broncopatia<br />
cronica ostruttiva. Per quanto riguarda <strong>la</strong> ventiloterapia a lungo termine<br />
(VLT) studi successivi hanno dimostrato analogo risultato nei pazienti affetti<br />
da ma<strong>la</strong>ttie neuromusco<strong>la</strong>ri ed alcune patologie toraco-polmonari. In<br />
provincia di Trento nel <strong>19</strong>88 una deliberazione del<strong>la</strong> Giunta Provinciale<br />
affidava tutte le competenze re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> OLT (eseguita mediante<br />
concentratore o ossigeno liquido) ad un unico centro (Fisiopatologia Respiratoria<br />
di Arco). Nel <strong>19</strong>93 venivano affidate a tale centro tutte le competenze<br />
re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> ventiloterapia domiciliare, infine una recente deliberazione<br />
attribuiva allo stesso centro tutte le competenze re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong><br />
ossigenoterapia, mantenendo al<strong>la</strong> Medicina Generale <strong>la</strong> competenza re<strong>la</strong>tiva<br />
al<strong>la</strong> ossigeno terapia a breve termine mediante ossigeno gassoso (<strong>per</strong>iodo<br />
massimo di prescrizione 2 mesi).<br />
Obiettivo<br />
Il governo del<strong>la</strong> OLT-VLT è assai complicato: da un <strong>la</strong>to l’incremento del<strong>la</strong><br />
patologia rende necessario prescrivere <strong>la</strong> terapia ad un numero sempre maggiore<br />
di <strong>per</strong>sone, dall’altro il numero delle risorse è finito. Lo scopo del<strong>la</strong> nostra<br />
attività è quello di ottenere risultati terapeutici positivi, nel rispetto dell’efficienza<br />
e dell’economicità del servizio.<br />
Attività<br />
L’ attività <strong>per</strong> <strong>la</strong> OLT e <strong>per</strong> <strong>la</strong> VLT si artico<strong>la</strong> nei seguenti punti: studio e<br />
selezione dei pazienti, consegna delle attrezzature, educazione dei pazienti e<br />
230<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
dei familiari, istituzione di registro dei pazienti, controllo domiciliare degli<br />
stessi e delle attrezzature, controllo telemetrico di pazienti selezionati. Attualmente<br />
risultano in OLT 456 pazienti (272 liquido, 181 concentratore, 3 gassoso),<br />
131 in VLT (dei quali 67 anche in OLT), 10 venti<strong>la</strong>ti <strong>per</strong> via tracheale, i<br />
restanti <strong>per</strong> via nasale.<br />
Risultati<br />
Il costo dell’ossigeno liquido in <strong>Trentino</strong> è di 0,34 cent/litro ed il costo annuo<br />
<strong>per</strong> tale presidio nel 2003 è stato di 962.756,04 €. I concentratori vengono<br />
noleggiati al costo unitario di 72,3 € al mese. Il costo derivante dal noleggio<br />
dei concentratori nel 2003 è stato di 161.176,75 €; è previsto inoltre un<br />
rimborso <strong>per</strong> <strong>la</strong> spesa re<strong>la</strong>tiva ai consumi di energia elettrica: 51,65 € e 64,56<br />
€ mensili rispettivamente ai pazienti che li utilizzano meno o più di 17 ore al<br />
giorno (costo minimo annuo circa 112.183 €). Per quanto riguarda i pazienti<br />
venti<strong>la</strong>ti il costo varia in re<strong>la</strong>zione al tipo e al modello di venti<strong>la</strong>tore, in base<br />
al<strong>la</strong> patologia: si passa dai 5.000 € dei venti<strong>la</strong>tori che vengono usati dai pazienti<br />
che necessitano di venti<strong>la</strong>zione <strong>per</strong> meno di 15 ore al giorno, ai 29.300<br />
€ <strong>per</strong> i venti<strong>la</strong>tori necessari a pazienti totalmente dipendenti, che necessitano<br />
anche di un secondo venti<strong>la</strong>tore di riserva. Nel 2003 in provincia di Trento<br />
sono stati dimessi 41 pazienti con venti<strong>la</strong>tore, dei quali 39 con venti<strong>la</strong>tore da<br />
5.000 € (totale <strong>19</strong>5.000 €), uno con venti<strong>la</strong>tore da 11.000 € ed uno con<br />
venti<strong>la</strong>tore da 15.200 €, <strong>per</strong> una spesa totale di 221.200 €. Non indifferente è<br />
anche il costo del materiale d’uso: 74.738,95 €, nel 2003. Per alcuni pazienti<br />
infine, viene eseguito il controllo telemetrico domiciliare: costo di circa 4.149<br />
€ nel 2003. Bisogna infine considerare il costo delle visite domiciliari: solo <strong>la</strong><br />
spesa <strong>per</strong> il carburante dell’ automezzo risulta essere di circa 3.100 € all’anno.<br />
A questi costi si devono aggiungere quelli re<strong>la</strong>tivi al <strong>per</strong>sonale ed al<strong>la</strong> struttura:<br />
nel <strong>19</strong>97 abbiamo valutato che il costo delle visite infermieristiche domiciliari<br />
era di £ 121.000 <strong>per</strong> ogni paziente (attuali 62,49 €). Di fronte a tali costi (costo<br />
totale anno 2003 circa 1.539.303 €) bisogna valutare il dato clinico: considerando<br />
che oltre il 70% dei pazienti in OLT e circa il 90% dei venti<strong>la</strong>ti non si<br />
sono più ricoverati dall’inizio del<strong>la</strong> terapia e che soprattutto i pazienti totalmente<br />
dipendenti da venti<strong>la</strong>tore soggiornerebbero a lungo nelle terapie intensive<br />
condizionandone pesantemente attività e costi (il costo giornaliero<br />
<strong>per</strong> letto in UTI è su<strong>per</strong>iore ai 1.000 euro), si può ritenere di aver comunque<br />
indotto un risparmio, seppure indiretto.<br />
Conclusioni<br />
Si ritiene di poter affermare che l’ossigeno ventiloterapia domiciliare a lungo<br />
termine ha consentito di ottenere risultati positivi sia <strong>per</strong> quanto riguarda<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
231
CAPITOLO 12<br />
l’aspetto sanitario, sia <strong>per</strong> quanto riguarda l’aspetto economico. L’attribuzione<br />
di tale attività ad un unico centro di costo ha consentito di erogare un servizio<br />
di elevato contenuto qualitativo, con attenzione sempre rivolta al massimo<br />
rigore gestionale.<br />
12.36. “Gli incontri con gli animali” all’Ospedale Pediatrico Meyer:<br />
valutazione del<strong>la</strong> realizzabilità del progetto<br />
S. CAPRILLI, L. BENINI, F. MUGNAI - Servizio Terapia del dolore, AOU Meyer<br />
AUTORE REFERENTE: SIMONA CAPRILLI, Servizio Terapia del dolore, AOU Meyer, Via<br />
L. Giordano 13, 50131 Firenze – tel.: 055 5662456, fax: 055 5662400, e<br />
mail: s.caprilli@meyer.it<br />
Introduzione<br />
All’ospedale pediatrico A. Meyer di Firenze è iniziato nel 2002 un progetto<br />
di inserimento di animali nei reparti come supporto a bambini ricoverati. L’iniziativa<br />
è partita dal presupposto che gli animali possano essere un importante<br />
aiuto in situazioni di disagio, sul<strong>la</strong> base di ricerche degli ultimi anni. Il progetto<br />
“incontri con gli animali” è nato da una col<strong>la</strong>borazione tra l’AO Meyer, <strong>la</strong><br />
Fondazione Livia Benini e l’associazione Antropozoa ONLUS e si inserisce<br />
nell’ambito del progetto “Ospedale Senza Dolore” come intervento <strong>per</strong> migliorare<br />
<strong>la</strong> qualità di vita del bambino in ospedale.<br />
Obiettivi<br />
Questo <strong>la</strong>voro mira a studiare gli esiti ambientali dell’inserimento degli animali<br />
nell’ospedale pediatrico A. Meyer, nel senso di vedere quali siano state le<br />
reazioni da parte di genitori ed o<strong>per</strong>atori sanitari e dei bambini ricoverati.<br />
Target<br />
Sono stati presi in considerazione i seguenti indicatori: <strong>la</strong> partecipazione dei<br />
bambini agli incontri con gli animali, <strong>la</strong> presenza di eventuali infezioni portate<br />
dai cani, il livello di benessere e capacità di partecipazione dei bambini, il gradimento<br />
da parte dei genitori e il gradimento da parte degli o<strong>per</strong>atori sanitari.<br />
Gli strumenti utilizzati sono: analisi delle infezioni ospedaliere dal parte del<br />
Comitato Infezioni Ospedaliere (CIO), una sca<strong>la</strong> grafica di autovalutazione<br />
(discomfort scale), tre scale comportamentali, l’analisi delle produzioni grafiche,<br />
2 questionari autocompi<strong>la</strong>ti <strong>per</strong> genitori e o<strong>per</strong>atori.<br />
232<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
I risultati indicano:<br />
- che non si è rilevato aumento nel<strong>la</strong> presenza di infezioni;<br />
- che <strong>la</strong> partecipazione agli incontri con gli animali nei reparti è stata maggiore<br />
delle aspettative;<br />
- che gli incontri con gli animali hanno prodotto degli effetti benefici sul<br />
bambino (miglioramento del<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione del contesto, presenza di buone<br />
capacità di interazione);<br />
- che i genitori sono molto favorevoli all’inserimento degli animali in ospedale;<br />
- che anche il <strong>per</strong>sonale sanitario è favorevole, sebbene necessiti di informazione<br />
circa <strong>la</strong> non <strong>per</strong>icolosità dei cani.<br />
In conclusione l’inserimento di animali nei reparti pediatrici nel nostro ospedale<br />
appare fattibile considerata <strong>la</strong> partecipazione alle attività da parte dei<br />
pazienti ricoverati, <strong>la</strong> soddisfazione espressa da genitori e dal <strong>per</strong>sonale e <strong>la</strong><br />
mancanza di eventi avversi. È stato inoltre rilevato un generale consenso da<br />
parte di genitori e del <strong>per</strong>sonale sanitario, nonché un generale benessere descritto<br />
dai bambini ricoverati.<br />
12.37. Lo Stone Center dell’Ospedale di Carpi: modello di <strong>per</strong>corso<br />
multidisciplinare centrato sul<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona <strong>per</strong> <strong>la</strong> diagnosi,<br />
trattamento e prevenzione del<strong>la</strong> calcolosi urinaria<br />
M. BRASI (Direttore Unità O<strong>per</strong>ativa Urologia), S. CONCETTI (Direttore Presidio<br />
Unico), A. M. PIETRANTONIO (Direttore), A. BARALDI (Direttore Unità O<strong>per</strong>ativa<br />
di Nefrologia e Dialisi), A. ANANIA (Dirigente Medico Direzione Sanitaria) <br />
Ospedale di Carpi, AUSL di Modena<br />
AUTORE REFERENTE: ANNE MARIE PIETRANTONIO, Direttore Ospedale di Carpi, AUSL<br />
di Modena, Via Cav. Molinari 2, 41012 Carpi (MO) - tel.: 059 659402, fax:<br />
059 659401, e-mail: dirsancarpi@ausl.mo.it<br />
Premessa<br />
A far tempo dal mese di ottobre del 2003, <strong>la</strong> unità o<strong>per</strong>ativa di Urologia<br />
dell’Ospedale B. Ramazzini di Carpi (Modena), ha istituito un <strong>per</strong>corso<br />
multidisciplinare finalizzato al<strong>la</strong> diagnosi, al trattamento, follow up e prevenzione<br />
del<strong>la</strong> calcolosi urinaria, definito “Stone Center”.<br />
Obiettivi<br />
Il <strong>per</strong>corso è finalizzato a realizzare i seguenti obiettivi:<br />
- ottimizzare il <strong>per</strong>corso clinico dei pazienti affetti da calcolosi inviati da Pronto<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
233
CAPITOLO 12<br />
Soccorso o dai Servizi Ambu<strong>la</strong>toriali, garantendo una immediata diagnosi e<br />
trattamento;<br />
- istituire un programma di follow up che prende in considerazione anche gli<br />
aspetti di prevenzione con il coinvolgimento di altre figure professionali,<br />
quali il nefrologo e il dietologo;<br />
- fornire al paziente gli strumenti <strong>per</strong> una corretta informazione circa il trattamento<br />
e sulle modalità più idonee <strong>per</strong> prevenire le recidive.<br />
Il <strong>per</strong>corso del Paziente<br />
L’accesso allo Stone Center può avvenire secondo due modalità:<br />
1. tramite invio dal Pronto Soccorso, in caso di colica renale;<br />
2. dall’Ambu<strong>la</strong>torio del<strong>la</strong> Calcolosi, previa indicazione del MMG, in casi selezionati<br />
dagli urologi.<br />
Un team multiprofessionale composto da urologo, radiologo, neurologo<br />
e dietista, prende in carico il paziente secondo una logica che vede le diverse<br />
figure professionali integrate ed il paziente in posizione centrale, di<br />
core.<br />
Il <strong>per</strong>corso prevede l’esecuzione in rapida sequenza di una visita urologia<br />
ed indagini strumentali quali ecografia, radiografia e tac multidimensionale,<br />
<strong>per</strong> valutare l’urgenza del trattamento e <strong>la</strong> tipologia di intervento da adottare<br />
(litotrissia o altra metodica).<br />
All’atto del<strong>la</strong> dimissione il <strong>per</strong>sonale di reparto provvede alle prenotazioni<br />
<strong>per</strong> le valutazioni cliniche successive: follow up urologico, visita nefrologica e<br />
dietologica.<br />
L’Opuscolo Informativo<br />
L’informazione al paziente viene fornita anche attraverso <strong>la</strong> consegna di<br />
uno specifico opuscolo che contiene <strong>la</strong> descrizione dei rischi del trattamento<br />
a cui dovrà essere sottoposto, elementi indispensabili <strong>per</strong> esprimere un consapevole<br />
consenso, e di essere informato su come interpretare e gestire eventuali<br />
problemi clinici insorti in seguito al trattamento. L’opuscolo fornisce informazioni<br />
circa le indicazioni e i vantaggi del trattamento del<strong>la</strong> calcolosi<br />
urinaria con litotrissia o eswl (extracorporeal shock waves lithotripsy), <strong>la</strong> tecnica<br />
dell’intervento e le possibili complicanze, oltre ad un orientamento <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
corretta interpretazione dei segni e sintomi che possono comparire a seguito<br />
dell’intervento.<br />
Nell’opuscolo sono contenute importanti indicazioni sui comportamenti da<br />
seguire dopo <strong>la</strong> dimissione (attività fisica, dieta, assunzione di farmaci), nonché<br />
i riferimenti <strong>per</strong> i contatti con l’unità o<strong>per</strong>ativa di urologia in caso di insorgenza<br />
di problemi clinici.<br />
234<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
Conclusioni<br />
Il <strong>per</strong>corso realizzato nell’ambito dell’unità o<strong>per</strong>ativa di Urologia dell’Ospedale<br />
di Carpi, ha consentito una ottimizzazione dell’erogazione delle prestazioni<br />
cliniche, nonché di migliorare il livello di soddisfazione dei pazienti,<br />
l’efficacia del trattamento e del <strong>per</strong>corso di cura che include <strong>la</strong> necessità di<br />
attenzione anche agli aspetti di prevenzione. L’e<strong>la</strong>borazione di un opuscolo<br />
informativo ha consentito di migliorare <strong>la</strong> compliance dei pazienti mediante<br />
gli strumenti dell’informazione e del<strong>la</strong> educazione al<strong>la</strong> salute. In definitiva il<br />
<strong>per</strong>corso “orientato al paziente” ha consentito di conseguire un importante<br />
obiettivo di qualità, da individuarsi nel<strong>la</strong> volontà di sostituire il concetto di<br />
“trattamento”, col concetto di “care”.<br />
12.38. La terapia del sorriso e del<strong>la</strong> comunicazione<br />
N. VINSANI (caposa<strong>la</strong> Pediatria), T. PELLI (coordinatrice gruppo AVO Pediatria),<br />
D. MANFREDI (coordinatrice gruppo Creativ-educare Pediatria) - Dipartimento<br />
Materno Infantile Azienda Ospedaliera Arcispedale Santa Maria<br />
Nuova- Reggio Emilia, direttore G. Banchini<br />
AUTORE REFERENTE: NICOLETTA VINSANI, U.O. Pediatria, Dipartimento Materno Infantile,<br />
Viale Risorgimento 80, 42100 Reggio Emilia, tel.: 0522 296243, e<br />
mail: vinsani.nicoletta@asmn.re.it<br />
Dall’es<strong>per</strong>ienza, dalle riflessioni e dall’analisi del<strong>la</strong> letteratura si evince l’importanza<br />
di offrire al bambino ricoverato <strong>la</strong> possibilità di continuare a giocare<br />
e a sorridere anche quando <strong>la</strong> sua vita viene sorpresa da eventi imprevisti e il<br />
suo “mondo bambino” viene sostituito dal “mondo sanitario”. Giocare <strong>per</strong> un<br />
bambino ma<strong>la</strong>to non è evitare es<strong>per</strong>ienze difficili e dolorose ma è l’espressione<br />
del tentativo di attraversarle senza soccombervi, è <strong>la</strong> strada <strong>per</strong> sopravvivere<br />
al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia potendo<strong>la</strong> pensare.<br />
L’obiettivo quindi dell’U.O. di Pediatria è quello di offrire ai bambini ricoverati<br />
un ambiente e delle opportunità che siano vicino al suo mondo attraverso<br />
l’assistenza di o<strong>per</strong>atori professionalmente preparati sia dal punto di vista tecnico<br />
che psicologico ed anche con <strong>la</strong> presenza di volontari che possano contribuire<br />
a rendere <strong>la</strong> situazione di ma<strong>la</strong>ttia accettabile <strong>per</strong> il bambino favorendo<br />
il più possibile momenti di gioco.<br />
Le azioni messe in campo sono:<br />
- Creazione di un ambiente ospedaliero più accogliente: le pareti del corridoio<br />
sono state dipinte con murales; in corsia, poiché le stanze si trovano<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
235
CAPITOLO 12<br />
sul <strong>la</strong>to destro, su ogni porta è stato disegnato un vagone di un treno da cui<br />
si affaccia il <strong>per</strong>sonaggio di una fiaba; all’interno di ogni stanza è stato appeso<br />
il poster in cui si narra <strong>la</strong> fiaba del <strong>per</strong>sonaggio dipinto sul<strong>la</strong> porta e<br />
sul<strong>la</strong> testata di ogni lettino è stato appeso un quadretto raffigurante il <strong>per</strong>sonaggio<br />
del<strong>la</strong> fiaba in modo da identificare il bambino non come un n. di<br />
letto ma come un componente del racconto; le divise delle infermiere sono<br />
state colorate di rosa o di verde.<br />
- Presenza di due acquari, uno in sa<strong>la</strong> giochi e l’altro nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> d’attesa del<br />
day hospital con lo scopo di praticare in forma, ancora “rudimentale “ <strong>la</strong><br />
pet-therapy in attesa di avere a disposizione un servizio veterinario.<br />
- Creazione di uno spazio ad hoc (sa<strong>la</strong> giochi) <strong>per</strong> le attività ludiche-ricreative,<br />
fornita di giocattoli e piccoli arredi, donati da scuole, associazioni sportive<br />
e privati.<br />
- Creazione, nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> giochi, di un punto di collegamento (tramite l’utilizzo<br />
del PC) con le scuole di Reggio Emilia in modo da <strong>per</strong>mettere al bambino<br />
ricoverato di comunicare con i propri compagni di c<strong>la</strong>sse facendolo così<br />
sentire non più “iso<strong>la</strong>to” dal “suo mondo”.<br />
- Praticare l’attività di clown terapia.<br />
Dal 7 Luglio 2003 questa è praticata dall’associazione VIP nei 2 reparti piloti<br />
di Pediatria e di Recu<strong>per</strong>o Rieducazione Funzionale (solo adulti). Gioco e risata<br />
sono gli strumenti del clown dottore che indossando il camice usa <strong>la</strong> fantamedicina<br />
<strong>per</strong> rendere meno traumatico il ricovero ospedaliero. Il clown dottore<br />
coinvolge l’intero reparto, medici e infermieri, contagiando tutti con l’allegria.<br />
Studi recenti hanno avvalorato che <strong>la</strong> risata influisce positivamente nei processi<br />
di guarigione e, come sostiene Patch Adams, “<strong>la</strong> gioia è una fonte inesauribile<br />
di buona salute”. I clown sono presenti in ospedale ogni sabato dalle 15 alle 18<br />
e intrattengono i piccoli ricoverati nelle stanze di degenza e nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> d’attesa<br />
delle visite urgenti pediatriche, i bambini che attendono di essere visitati.<br />
Per realizzare tutto il progetto è stato fondamentale stabilire una col<strong>la</strong>borazione<br />
continua con alcune associazioni di volontariato presenti nel territorio<br />
reggiano.<br />
Le associazioni AVO e Creativ-educare presenti in reparto rispettivamente<br />
dal <strong>19</strong>92 e dal 2000, gestiscono l’attività ludica e <strong>la</strong> sa<strong>la</strong> giochi del reparto<br />
intrattenendo i bambini nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> giochi o nelle loro stanze di degenza, organizzano<br />
feste e spettacoli in occasione del Natale, Pasqua, carnevale, festa<br />
del<strong>la</strong> mamma, oppure si occupano di sorvegliare i bambini nel caso i genitori<br />
si debbano assentare dal reparto.<br />
Per agevo<strong>la</strong>re l’ingresso in reparto dei volontari, sono stati organizzati corsi<br />
di formazione tenuti dal <strong>per</strong>sonale sanitario e dal<strong>la</strong> psicologa del<strong>la</strong> pediatria.<br />
Dal 16 Giugno 2004 è o<strong>per</strong>ativa, non solo in pediatria ma in tutti i reparti in<br />
cui sono ricoverati bambini o adolescenti, l’ass. Casina dei bimbi che mette a<br />
236<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
disposizioni i propri volontari in casi di emergenza e all’occorrenza, <strong>per</strong> sostituire<br />
i genitori che sono impossibilitati ad accudire il proprio figlio durante il ricovero<br />
(ad es. genitori anch’essi ricoverati in ospedale o assenti <strong>per</strong>ché all’estero).<br />
Conclusioni<br />
Il progetto ha evidenziato l’importanza dell’utilizzo di risorse presenti sul<br />
territorio, i volontari delle associazioni, come sinergia di forze <strong>per</strong> raggiungere<br />
quello che è un obiettivo comune: aiutare il bambino ad affrontare al meglio<br />
il suo soggiorno in ospedale. Inoltre l’es<strong>per</strong>ienza testimonia l’importanza<br />
dell’aspetto psicologico legato al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, un tempo sottovalutato rispetto<br />
all’aspetto medico-terapeutico, e quindi <strong>la</strong> necessità di fornire un setting a<br />
misura di bambino e attento alle sue esigenze.<br />
12.39. Procedura <strong>per</strong> l’attivazione di consulenza infermieristica <strong>per</strong> pazienti<br />
diabetici<br />
E. MANICARDI, M. LINCE, M. GANASSI - Azienda Ospedaliera Arcispedale Santa<br />
Maria Nuova- Reggio Emilia<br />
AUTORE REFERENTE: MARCO GANASSI, Dipartimento Area Medica 1°, Viale Risorgimento<br />
80, 42100 Reggio Emilia, tel.: 0522 295913, fax: 0522 295896, e<br />
mail: ganassi.marco@asmn.re.it<br />
L’analisi del contesto sociale dell’utenza afferente al nostro ospedale, ha<br />
evidenziato <strong>la</strong> necessità di un intervento educativo durante <strong>la</strong> degenza ordinaria<br />
al paziente diabetico trattato con insulina <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta nelle varie<br />
unità o<strong>per</strong>ative, attraverso un intervento uniforme e coordinato rispetto al<strong>la</strong><br />
successiva presa in carico da parte del Servizio di Diabetologia territoriale di<br />
appartenenza. La segna<strong>la</strong>zione giungeva da parte dell’Associazione Diabetici,<br />
che a sua volta raccoglieva l’esigenza dei pazienti di avere informazione, educazione<br />
e trattamento omogenei sia in ambito ospedaliero che dopo <strong>la</strong><br />
dimissione. L’analisi del <strong>per</strong>corso del diabetico all’interno del nostro ospedale<br />
ha inoltre evidenziato l’assenza di una procedura comune riguardante <strong>la</strong> gestione<br />
e <strong>la</strong> dimissione di questo tipo di ma<strong>la</strong>to.<br />
Obiettivo<br />
Del progetto è garantire ad ogni degente con diabete di tipo 1 di nuova<br />
diagnosi o con diabete di tipo 2 sottoposto ad una nuova terapia insulinica<br />
sicurezza nel<strong>la</strong> continuità terapeutica dopo <strong>la</strong> dimissione e sino al<strong>la</strong> presa in<br />
carico da parte del centro antidiabetico di riferimento territoriale.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
237
CAPITOLO 12<br />
Tutto il <strong>per</strong>sonale delle strutture ospedaliere di degenza ordinaria e day<br />
hospital dell’Azienda S. Maria Nuova è chiamato a segna<strong>la</strong>re <strong>la</strong> necessità di<br />
intervento educativo <strong>per</strong> pazienti diabetici degenti nelle varie Unità O<strong>per</strong>ative<br />
all’Infermiere referente dell’Ambu<strong>la</strong>torio Diabetologico, mediante apposito<br />
modulo di richiesta re<strong>per</strong>ibile in Intranet.<br />
La consulenza, potrà essere svolta al letto del ma<strong>la</strong>to o presso l’ambu<strong>la</strong>torio<br />
Diabetologico.<br />
La consulenza dura dai 60 ai 90 minuti ed ha lo scopo di:<br />
a. educare il paziente diabetico ad utilizzare correttamente <strong>la</strong> siringa da insulina<br />
e/o una penna <strong>per</strong> l’iniezione dell’ormone, fra le varie disponibili in<br />
commercio e che gli verrà consegnata.<br />
b. Educare il paziente ad adeguare l’apporto di insulina in base al riscontro<br />
glicemico preprandiale.<br />
c. Educare, ove necessario, il paziente ad eseguire correttamente il controllo<br />
del<strong>la</strong> glicemia mediante striscia reattiva e lettura del<strong>la</strong> medesima mediante<br />
glicemometro, che pure verrà consegnato al paziente, fra quelli che hanno<br />
vinto <strong>la</strong> gara d’appalto (se non già in possesso del paziente).<br />
d. Educare il paziente ad una corretta compi<strong>la</strong>zione del diario glicemico.<br />
e. Educare al riconoscimento ed al<strong>la</strong> correzione delle ipo e delle i<strong>per</strong>glicemie.<br />
f. Fissare, ove necessario, un incontro di educazione alimentare con <strong>la</strong> Dietista.<br />
g. Verificare l’apprendimento di quanto sopra insegnato.<br />
h. Consegnare materiale illustrativo che consenta di ricordare meglio quanto<br />
insegnato e di aumentare le conoscenze.<br />
i. Consegnare un kit composto da:<br />
- Penne <strong>per</strong> insulina o siringhe in numero sufficiente a raggiungere il servizio<br />
di diabetologia di <strong>per</strong>tinenza territoriale secondo quanto concordato<br />
col medesimo.<br />
- Insulina <strong>per</strong> n ciclo di terapia.<br />
- Glicemometro più strisce reattive e pungidito sempre in numero sufficiente<br />
ad un passaggio in cura sicuro.<br />
- Diario glicemico.<br />
- Comunicazione scritta <strong>per</strong> il servizio di diabetologia che segna<strong>la</strong> quanto<br />
effettivamente appreso dal paziente.<br />
Al termine del<strong>la</strong> consulenza viene consegnata al paziente una lettera di<br />
dimissione contenente le informazioni fornite al paziente e l’elenco del materiale<br />
di cui egli è stato dotato. Al<strong>la</strong> dimissione il paziente viene inoltre segna<strong>la</strong>to telefonicamente<br />
al Servizio di Diabetologia Territoriale che lo prenderà in carico.<br />
Il progetto è iniziato il 3 maggio 2004. Gli indicatori selezionati sono:<br />
- Numero di richieste di consulenza infermieristica (rilevazione da parte dell’Ambu<strong>la</strong>torio<br />
Diabetologico, a mezzo delle copie del modulo di consulenza).<br />
- Segna<strong>la</strong>zione in registro apposito degli eventi non conformi.<br />
238<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
Conclusioni<br />
Riteniamo che il progetto presentato sia un modo razionale di garantire a<br />
tutti i diabetici ospedalizzati un’educazione essenziale ed uniforme al<strong>la</strong> gestione<br />
del<strong>la</strong> terapia insulinica e degli episodi ipoglicemici, che <strong>per</strong>metta loro<br />
di raggiungere in modo programmato e senza disagi il servizio di diabetologia<br />
di <strong>per</strong>tinenza territoriale.<br />
12.40. Un‘es<strong>per</strong>ienza di Teatro in ospedale “L’uomo che smise di fumare”<br />
U.O. EDUCAZIONE ALLA SALUTE e <strong>la</strong> LEGA ITALIANA PER LA LOTTA CONTRO I TUMORI - Azienda<br />
Sanitaria di Firenze, Ospedale S. Maria Annunziata<br />
AUTORE REFERENTE: CLAUDIA RUSSO, Dir. U.O. Educazione al<strong>la</strong> salute, via S. Salvi<br />
12, Firenze – e-mail: c<strong>la</strong>udia.russo@asf.toscana.it<br />
“Il 5 giugno alle ore 17,30 presso lo spazio Front office dell’ l’Ospedale S.M.<br />
Annunziata (Ponte a Niccheri) l’U.O. Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> dell’ASL di Firenze,<br />
<strong>la</strong> Lega Italiana <strong>per</strong> <strong>la</strong> Lotta contro i Tumori sezione di Firenze, <strong>la</strong> Direzione<br />
Sanitaria dell’O.S.M.A., il Gruppo Teatrale delle Scuole Pie Fiorentine -<br />
AGeSC - hanno presentato <strong>la</strong> commedia dal titolo “L’uomo che smise di fumare”<br />
liberalmente tratta da un racconto di P.G. Wodehouse. Gli studenti del<strong>la</strong><br />
scuo<strong>la</strong>, attori in questa occasione, par<strong>la</strong>no di temi preziosi <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute, portando<br />
il messaggio ai degenti, ai loro familiari e agli o<strong>per</strong>atori dell’ospedale<br />
con un innovativo modello comunicativo: giovani che si fanno carico<br />
“educativo” verso gli adulti e offrono spunti di riflessione appunto con un<br />
testo teatrale.”<br />
Nel 2001 quasi il 38% degli uomini ed il 23% delle donne fumavano in Europa<br />
con varie differenze tra i paesi. Il consumo di tabacco tra i giovani era<br />
compreso tra il 27% ed il 30% nel<strong>la</strong> regione Europa con una leggera tendenza<br />
al rialzo<br />
In Toscana fumano comunque ancora quasi mezzo milione di uomini e più<br />
di 350.000 donne, pari rispettivamente al 33% ed al 22%. Nell’insieme, <strong>la</strong> Toscana<br />
ha <strong>la</strong> stessa proporzione di fumatori dell’Italia, ma il comportamento è<br />
diverso fra uomini e donne: le donne toscane infatti, al contrario degli uomini,<br />
fumano nettamente di più di quelle italiane. Anche fra i più giovani ci sono<br />
molti fumatori. Prima dei 20 anni fuma già un ragazzo ogni 5.<br />
La riflessione che sottende al progetto HPH, caratterizzato da azioni integrate<br />
nel<strong>la</strong> convinzione di costruire un network tra tutti i soggetti che possono<br />
sinergicamente impegnarsi contro il fumo, ha portato ad individuare tra gli<br />
obiettivi più specifici, <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione con i “giovani” e <strong>la</strong> “scuo<strong>la</strong>”.<br />
L’iniziativa fa parte delle azioni previste nel progetto HPH dell’Ospedale S.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
239
CAPITOLO 12<br />
Maria Annunziata “Ospedale senza fumo”; l’idea di realizzare una rappresentazione<br />
teatrale sul tabagismo, <strong>la</strong> voglia e <strong>la</strong> necessità di proporre materiale<br />
nuovo e più adatto, ha portato gli o<strong>per</strong>atori a costruire un modello comunicativo<br />
secondo il quale l’apprendimento è favorito dal<strong>la</strong> sollecitazione di interrogativi<br />
piuttosto che dal<strong>la</strong> somministrazione di un prodotto preconfezionato,<br />
consapevoli che il processo educativo avviene più facilmente <strong>per</strong> e<strong>la</strong>borazione<br />
diretta piuttosto che attraverso l’esposizione di dati ed informazioni rigide.<br />
Molte sono le tessere del complesso innovativo modello o<strong>per</strong>ativo adottato: <strong>la</strong><br />
oramai col<strong>la</strong>udata formu<strong>la</strong> dell’educazione tra “pari” (durante <strong>la</strong> creazione del<strong>la</strong><br />
rappresentazione), e poi <strong>la</strong> possibilità dei giovani di rivolgere il messaggio agli<br />
adulti, e ancora il testo teatrale che si offre a svariate interpretazioni, ed a<strong>per</strong>to al<br />
dialogo ed al<strong>la</strong> riflessione, l’opportunità <strong>per</strong> i degenti dell’Ospedale di riflettere<br />
con leggerezza su un tema come quello del tabagismo e sulle sue conseguenze.<br />
Lo spunto innovativo dell’iniziativa è stato notevole, ed ha dimostrato come<br />
l’ospedale possa diventare soggetto capace di favorire <strong>la</strong> più ampia informazione<br />
e partecipazione del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, coinvolgere e/o accogliere i soggetti<br />
che possono coprire un ruolo nell’influenzare positivamente le scelte di salute<br />
del<strong>la</strong> comunità, aumentando <strong>la</strong> tendenza a prendere decisioni verso uno stile di<br />
vita libero dal fumo: MMG, <strong>per</strong>sonale medico ed infermieristico, insegnanti,<br />
giovani, genitori, testimoni del tessuto sociale, politico, economico e culturale.<br />
Occorre adottare politiche di intervento globali capaci di sviluppare alleanze<br />
e sinergie attraverso <strong>la</strong> partecipazione attiva di tutti i soggetti che hanno<br />
competenze e responsabilità in ambito educativo, sanitario, politico, economico,<br />
del volontariato e dell’informazione. L’intento deve essere quello di promuovere,<br />
con esempi positivi ed azioni <strong>per</strong>suasive, unitamente al rispetto del<strong>la</strong><br />
normativa vigente sul divieto del fumo, <strong>la</strong> formazione di una cultura ampiamente<br />
diffusa e condivisa del “non fumo”.<br />
12.41. Azioni di comunicazione <strong>per</strong> il sostegno al governo clinico regionale<br />
- aprile-giugno 2004<br />
A. ZANOBINI - Dirigente responsabile Settore Formazione, Comunicazione e<br />
Supporto al Governo Clinico Regionale – Direzione Generale Diritto al<strong>la</strong> salute<br />
Regione Toscana, Via Taddeo Alderotti 26/n, 50139 Firenze – tel.: 055<br />
4383439, fax: 055 4383466, cell. 335 7107487, e-mail: a.zanobini@regione.<br />
toscana.it<br />
Breve introduzione del contesto<br />
Nel mese di Gennaio 2004 hanno preso avvio due organismi del Governo<br />
clinico regionale – Istituto Toscano Tumori e Organizzazione Toscana Tra<br />
240<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
pianti - come sviluppo e consolidamento di strumenti e azioni programmate<br />
già da tempo previste e attuate con i Piani sanitari del<strong>la</strong> Toscana. Si è inoltre<br />
voluto rafforzare il sistema già consolidato di col<strong>la</strong>borazione con le associazioni<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> donazione del sangue attraverso forme nuove di partecipazione<br />
ed invito al<strong>la</strong> “cittadinanza sociale”. Tutto in un <strong>per</strong>iodo molto concentrato:<br />
da aprile a giugno 2004.<br />
Obiettivo/i<br />
Gli obiettivi che ci siamo posti con le azioni di comunicazione e le azioni<br />
collegate sul territorio sono così riassumibili:<br />
a) valorizzazione degli effetti interni sugli o<strong>per</strong>atori di azioni di comunicazione<br />
esterne <strong>per</strong> sviluppare il senso di appartenenza e di orgoglio di squadra;<br />
b) rafforzamento dell’identità dei sistemi di governo clinico “forte” all’interno<br />
del<strong>la</strong> più ampia cornice del sistema sanitario del<strong>la</strong> Toscana;<br />
c) potenziamento dell’orientamento dei cittadini su argomenti a forte impatto<br />
sociale come l’oncologia, il sistema regionale donazione-trapianto, il sistema<br />
trasfusionale.<br />
Gruppo/i Target<br />
a) Oncologia – La Toscana ha scelto di fare del sistema oncologico regionale<br />
un Istituto mettendo in rete e rendendo disponibile e trasparente tutte le<br />
opportunità ed eccellenze in oncologia presenti nel territorio toscano. Con<br />
l’azione si è mirato inoltre a creare dei punti omogenei di prima accoglienza<br />
sul territorio attraverso il forte coinvolgimento delle aziende sanitarie e<br />
uniformando anche l’immagine e <strong>la</strong> cartellonistica. Il problema<br />
dell’oncologia è infatti spesso quello dell’orientamento e dell’informazione<br />
mirando a far sì che l’utente possa entrare in un <strong>per</strong>corso assistenziale<br />
senza dover andare al<strong>la</strong> ricerca di soluzioni terapeutiche segmentate e non<br />
coerenti fra loro. L’azione ha avuto anche il forte obiettivo di sviluppare il<br />
senso di appartenenza degli o<strong>per</strong>atori che <strong>la</strong>vorano nel<strong>la</strong> rete oncologica<br />
ora Istituto Toscano Tumori.<br />
b) Donazione-Trapianto – Come ben sappiamo un sistema efficiente di donazione<br />
trapianto si fonda su tre pi<strong>la</strong>stri: 1) eccellenza trapiantologia 2) una<br />
rete più ampia di o<strong>per</strong>atori, attenta e consapevole; 3) una comunità solidale<br />
e donante. L’Azione di comunicazione, in col<strong>la</strong>borazione con le associazioni<br />
di volontariato, ha mirato ad uscire dall’ormai su<strong>per</strong>ata visione<br />
moralistica dell‘”essere più buoni” nel<strong>la</strong> consapevolezza che il cittadino<br />
adulto vuole ormai sa<strong>per</strong>e soprattutto l’uso da parte del sistema delle proprie<br />
azioni di solidarietà. Per questo abbiamo agito anche qui sia sull’uni<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
241
CAPITOLO 12<br />
verso degli o<strong>per</strong>atori con il rafforzamento dell’identità dell’Organizzazione<br />
Toscana Trapianti, sia sull’universo dei cittadini con messaggi che rafforzino<br />
<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione del<strong>la</strong> qualità del sistema organizzativo in cui va a collocarsi<br />
il “dono”.<br />
c) Sistema trasfusionale – donazione – Si è voluto uscire anche qui da schemi<br />
ormai abusati e puntare al rafforzamento del<strong>la</strong> chiave “senso civico” <strong>per</strong> una<br />
campagna sul<strong>la</strong> donazione del sangue che usa linguaggi sicuramente nuovi.<br />
In questo caso è stato forte il coinvolgimento delle associazioni dei donatori<br />
di sangue attraverso <strong>la</strong> creazione di diversi gruppi di <strong>la</strong>voro che hanno prodotto<br />
strumenti ed in partico<strong>la</strong>re azioni verso <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> ed i giovani.<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
Sui tre settori di intervento possiamo in sintesi trarre degli elementi di valutazione<br />
da una parte sul numero di accessi alle accoglienze oncologiche, dall’altra<br />
dall’incremento degli indici di donazione-trapianto e donazione sangue.<br />
Elementi di valutazione sono dati inoltre dal<strong>la</strong> numerosa partecipazione<br />
dei cittadini alle iniziative pubbliche assunte sui temi in oggetto.<br />
Conclusioni<br />
La filosofia di comunicazione adottata in questi ultimi due anni dall’Assessorato<br />
al Diritto al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> del<strong>la</strong> Regione Toscana nelle campagne di promozione<br />
del<strong>la</strong> salute e nelle altre iniziative quali quelle qui sinteticamente descritte<br />
ha come macro-obiettivo l’universo dei cittadini, ma punta in modo<br />
efficace a “par<strong>la</strong>re” soprattutto al microcosmo dei 50.000 o<strong>per</strong>atori del servizio<br />
sanitario del<strong>la</strong> toscana che sono i primi agenti del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute<br />
e le prime risorse da mobilitare <strong>per</strong> agire sul patrimonio del<strong>la</strong> salute.<br />
O<strong>per</strong>atori motivati e con l’orgoglio di appartenere ad un servizio sanitario<br />
di qualità sono <strong>la</strong> garanzia <strong>per</strong>ché si realizzi il contenuto del<strong>la</strong> headline da noi<br />
scelta: “Sistema pubblico. Cresce <strong>la</strong> salute”.<br />
12.42. Modello di re<strong>la</strong>zione-comunicazione HPH nell’ambito del<strong>la</strong><br />
prevenzione cardiovasco<strong>la</strong>re<br />
M. CORDONI 1 , G. MICHELI 1 , F. PRATESI 2 , A.M. BASSO 2 , L. CIAMPI 3 , E. MUGNAINI 3 - 1 U.O.<br />
Cardiologia Ospedale Vil<strong>la</strong>marina Piombino, 2 Direzione Sanitaria di Presidio<br />
Ospedaliero Piombino - Cecina - Portoferraio, 3 U.O. Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong><br />
ASL 6 Livorno<br />
AUTORE REFERENTE: MARIO CORDONI, via Muratori 3, 57025 Piombino (LI) - tel.:<br />
360 483498, fax: 0665 67250, e-mail: mario.cordoni@tin.it<br />
242<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
Nell’ambito del progetto internazionale HPH (Health Promoting Hospital),<br />
è stato impostato nell’Ospedale di Piombino un progetto di prevenzione secondaria<br />
del<strong>la</strong> cardiopatia ischemica, con intervento strutturato sui fattori di<br />
rischio coronarico (fdr), con partico<strong>la</strong>re riguardo a colesterolemia,<br />
trigliceridemia e obesità.<br />
Le diverse professionalità coinvolte, i diversi ambiti logistici in cui svolgere<br />
l’azione e <strong>la</strong> necessità di rendere i soggetti a cui è rivolto il progetto a loro<br />
volta protagonisti nel<strong>la</strong> diffusione del messaggio, ha reso necessaria <strong>la</strong> creazione<br />
di un sistema di diffusione del<strong>la</strong> “cultura del<strong>la</strong> salute”.<br />
Obiettivi specifici<br />
a) formazione del Personale sanitario ospedaliero e dei Medici di Medicina<br />
Generale (MMG) - destinatari indiretti del progetto - ai fini di una appropriata<br />
e omogenea informazione <strong>per</strong> gli Utenti ricoverati e gli Assistiti, sul<strong>la</strong><br />
corretta alimentazione e adeguato stile di vita <strong>per</strong> prevenire le ma<strong>la</strong>ttie<br />
cardiovasco<strong>la</strong>ri;<br />
b) coinvolgimento dei MMG <strong>per</strong> <strong>la</strong> definizione dei protocolli o<strong>per</strong>ativi;<br />
c) rilevazione in pazienti cardiopatici ischemici noti o soggetti con 2 o più fdr<br />
accertati - destinatari diretti del progetto - dei valori dei fdr basali, messa in<br />
atto di interventi correttivi multidisciplinari di tali fdr e controlli semestrali<br />
fino al completamento quinquennale del progetto con verifica finale dei<br />
risultati correttivi sui fdr al<strong>la</strong>rgata al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione;<br />
d) coinvolgimento completo del<strong>la</strong> locale associazione di volontariato “Amici<br />
del Cuore” costituita da pazienti cardiopatici e loro familiari.<br />
Tempi di attuazione del progetto: 5 anni, di cui – primo anno dedicato al<strong>la</strong><br />
formazione – secondo e terzo anno arruo<strong>la</strong>mento dei pazienti – quarto anno<br />
rilevazione e controllo dei fdr esaminati – quinto anno completamento delle<br />
rilevazioni e e<strong>la</strong>borazione statistica.<br />
Azioni svolte sul <strong>per</strong>sonale sanitario: è stato completato nel 2003 l’intervento<br />
formativo con le finalità sopra descritte su tutto il <strong>per</strong>sonale sanitario<br />
dell’Ospedale Vil<strong>la</strong>marina di Piombino (Medici e non Medici, tutti quelli a<br />
qualsiasi titolo a contatto con gli Utenti ricoverati) e su tutti i MMG del<strong>la</strong> zona,<br />
mediante lezioni con esercitazioni e verifica valutativa finale. Con i MMG è<br />
stato anche concordato il protocollo gestionale degli Utenti destinatari diretti<br />
del progetto.<br />
Azioni svolte sul<strong>la</strong> comunità: a) 6 incontri annuali con <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, a<br />
cura del<strong>la</strong> locale Associazione Amici del Cuore, <strong>per</strong> approfondimento e rinforzo<br />
educativo su tematiche inerenti il progetto di prevenzione cardiovasco<strong>la</strong>re<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
243
CAPITOLO 12<br />
ed i fdr considerati. b) S<strong>per</strong>imentazione del modello di rilevazione del rischio<br />
<strong>per</strong>centuale di sviluppare eventi cardio-cerebro vasco<strong>la</strong>ri nei prossimi 10 anni,<br />
mediante le nuove carte del rischio italiane presentate dall’Istituto Su<strong>per</strong>iore<br />
di Sanità nell’aprile 2004.<br />
Tale s<strong>per</strong>imentazione, ampiamente pubblicizzata è stata svolta in un grande<br />
Centro Commerciale toscano <strong>per</strong> 2 giorni consecutivi su centinaia di<br />
pazienti, <strong>per</strong> valutare <strong>la</strong> affidabilità e fattibilità del<strong>la</strong> rilevazione e<br />
quantizzazione complessiva dei fdr sul<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione destinataria diretta<br />
del progetto HPH.<br />
Risultati attesi: a breve termine appropriatezza e omogeneità di informazione<br />
fornita dal Personale sanitario ospedaliero e dai MMG sul<strong>la</strong> corretta alimentazione<br />
<strong>per</strong> prevenire le ma<strong>la</strong>ttie cardiovasco<strong>la</strong>ri a medio termine<br />
coinvolgimento al progetto dei pazienti cardiopatici ischemici o ad alto rischio,<br />
minimo 500 a lungo termine contenimento dei fdr previsti nel progetto<br />
nei destinatari diretti. Rilevazione del<strong>la</strong> ricaduta del progetto sul<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
generale, mediante una indagine a campione “consecutivo” dei valori<br />
lipemici, già eseguita nel territorio re<strong>la</strong>tivo all’Ospedale di Piombino negli anni<br />
<strong>19</strong>86 e <strong>19</strong>96.<br />
Indicatori di risultato: – numero di lezioni svolte, numero di o<strong>per</strong>atori sanitari<br />
coinvolti, questionari di valutazione di apprendimento su corretta<br />
tipologia di alimentazione – controllo basale e semestrale di colesterolemia,<br />
trigliceridemia, peso corporeo e BMI e andamento <strong>per</strong>centuale del rischio.<br />
Risultati ad oggi - formativi definitivi sul <strong>per</strong>sonale: 12 lezioni. Numero di<br />
<strong>per</strong>sone coinvolte 462 (98,2% del totale). Apprendimento nei 20 quiz precorso:<br />
risposte esatte 57,9%. Stessi quiz post-corso: risposte esatte 97,1%. Gradimento<br />
(giudizio su 4 livelli, con il 4° ottimale): utilità 3,80 - efficacia 3,92 <br />
interesse 3,85.<br />
Risultati sul<strong>la</strong> comunità: partecipazione crescente del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
alle riunioni di informazione sanitaria rispetto al 2001 (+ 28% 2002; +34%<br />
2003). Validazione definitiva del sistema delle carte del rischio italiane<br />
ad espressione <strong>per</strong>centuale, <strong>per</strong> poter passare al<strong>la</strong> fase successiva del<br />
progetto HPH.<br />
Il coinvolgimento di tutto il <strong>per</strong>sonale sanitario ospedaliero, di tutti i MMG<br />
del<strong>la</strong> zona, del<strong>la</strong> Associazione Amici del Cuore di Piombino, dei pazienti<br />
cardiopatici o a rischio di cardiopatia e di un numero crescente di familiari<br />
consente di valutare affermativamente i risultati fino adesso conseguiti, in<br />
quanto tutti gli interessati risultano di fatto paritariamente attori nel<strong>la</strong> costruzione<br />
del sistema salute cardiovasco<strong>la</strong>re locale.<br />
244<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
12.43. Percorso formativo <strong>per</strong> i volontari del pronto soccorso<br />
M. MARCUCCI 1 , S. ARDIS 1 , A. MERLI 2 , G. DI QUIRICO 1 , L. PULITI 1 , A. DI VITO 1 , M. ROSSI 1 ,<br />
M. GIRALDI 1 - 1 Azienda USL 2 Lucca, 2 Pedagogista Clinico<br />
AUTORE REFERENTE: MORENO MARCUCCI, Ospedale Campo di Marte, Pa<strong>la</strong>zzina Ex<br />
ONMI, Piazza del<strong>la</strong> Concordia, Lucca – fax: 0583 970114, e-mail:<br />
cdt_m.marcucci@usl2.toscana.it<br />
Introduzione<br />
Il Pronto soccorso è un “territorio di confine” dell’ospedale e come tale è di<br />
difficile gestione. L’impegno del <strong>per</strong>sonale <strong>per</strong> fornire una risposta sanitaria<br />
appropriata di fronte ad una emergenza sanitaria è massima. In questo luogo<br />
gli aspetti tecnici del<strong>la</strong> professione sanitaria hanno il sopravvento assoluto<br />
sugli aspetti umani di cui <strong>la</strong> sanità necessita. Per questo motivo abbiamo realizzato<br />
un progetto di aiuto alle <strong>per</strong>sone che accedono al Pronto soccorso,<br />
attuato tramite volontari. A tal fine è stato necessario realizzare un programma<br />
di formazione rivolto ai componenti dell’Associazione dei Volontari Ospedalieri<br />
(AVO) che hanno aderito al<strong>la</strong> nostra idea.<br />
Il <strong>per</strong>corso formativo necessario doveva rispondere a due diversi ordini di<br />
necessità. In primo luogo i volontari dovevano conoscere sommariamente<br />
l’organizzazione ed il funzionamento del Pronto soccorso ed in partico<strong>la</strong>re<br />
del triage. Questo è un obiettivo formativo facilmente raggiungibile. In secondo<br />
si doveva fornire una formazione di base sulle tecniche di aiuto psicologico<br />
mirate al<strong>la</strong> possibile casistica del<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> di attesa del Pronto soccorso. Le<br />
<strong>per</strong>sone che sostano in sa<strong>la</strong> di attesa possono avere un familiare con una patologia<br />
grave all’interno del Pronto soccorso ed essere quindi in ansia. Quando<br />
<strong>la</strong> situazione è molto grave possono essere impauriti. Per alcuni questo è il<br />
luogo dove inizia il lutto <strong>per</strong> <strong>la</strong> morte di una <strong>per</strong>sona cara. Quando invece <strong>la</strong><br />
patologia <strong>per</strong> cui si trovano li è lieve, può essere molto lungo il tempo di<br />
attesa. In questi casi chi aspetta può vivere l’attesa con rabbia e diventare<br />
aggressivo verso il <strong>per</strong>sonale sanitario. A fornire aiuto questa gamma di emozioni<br />
e reazioni era necessario preparare i volontari.<br />
Obiettivo<br />
Far acquisire ai volontari ospedalieri le conoscenze adeguate <strong>per</strong> fornire<br />
aiuto psicologico alle <strong>per</strong>sone in sa<strong>la</strong> di attesa di Pronto soccorso.<br />
Target<br />
I destinatari diretti del corso erano rappresentati dai volontari ospedalieri.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
245
CAPITOLO 12<br />
Gli effetti del<strong>la</strong> formazione erano destinati alle <strong>per</strong>sone con sofferenza psicologica<br />
in sa<strong>la</strong> di attesa.<br />
Azioni<br />
Abbiamo disegnato un <strong>per</strong>corso di formazione di 16 ore. Due ore sono<br />
state dedicate ad illustrare l’organizzazione del Pronto soccorso ed il funzionamento<br />
del triage. Altre 10 ore (due ore al mese) sono state dedicate ad<br />
affrontare i seguenti argomenti: accoglienza, re<strong>la</strong>zione di aiuto, modelli di<br />
comunicazione sanitaria, comunicazione verbale, comunicazione non verbale,<br />
significato simbolico del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, lutto, re<strong>la</strong>zione di aiuto nel lutto, collera,<br />
re<strong>la</strong>zione di aiuto nelle reazioni aggressive. Quattro ore sono state dedicate<br />
ai role-p<strong>la</strong>y, rivisti e commentati in au<strong>la</strong> tramite sistema audio-video a circuito<br />
chiuso.<br />
Un manuale di tecnica di comunicazione (da noi prodotto <strong>per</strong> corsi di formazione<br />
analoghi destinati ai sanitari) è stato distribuito ai volontari. Durante<br />
le lezioni abbiamo verificato che il manuale era uno strumento importante in<br />
quanto ad ogni incontro, durante i dibattiti, appariva evidente che questo veniva<br />
studiato dai volontari.<br />
Valutazione dei risultati<br />
La valutazione dell’efficacia didattica del corso è stata provata nelle ultime<br />
quattro ore dello stesso, quando abbiamo impegnato i volontari nei role-p<strong>la</strong>y.<br />
Abbiamo osservato che i volontari riuscivano a mettere effettivamente in pratica<br />
quanto appreso durante le lezioni precedenti. La capacita di ascolto è<br />
risultata eccezionalmente elevata. Anche <strong>la</strong> capacità di comunicare <strong>la</strong> comprensione<br />
empatica e l’accettazione positiva incondizionata s<strong>per</strong>imentata nelle<br />
simu<strong>la</strong>zioni è stata molto elevata.<br />
L’efficacia del corso è risultata evidente anche nel<strong>la</strong> pratica nel<strong>la</strong> pratica. I<br />
volontari hanno affrontato con sicurezza situazioni che risultano difficili anche<br />
<strong>per</strong> i sanitari, quali il lutto o l’aggressività.<br />
In futuro potremo effettuare una ulteriore valutazione dell’efficacia complessiva<br />
del progetto mediante gli indicatori <strong>per</strong> questo individuati.<br />
Conclusioni<br />
L’utilizzo dei volontari in compiti che non potremo svolgere come istituzioni<br />
può aiutarci a dare qualità a quanto oggi viene fatto in ospedale. Fornire ai<br />
volontari gli strumenti <strong>per</strong> fare ciò è un nostro dovere. Non dobbiamo mai<br />
dimenticare fra gli strumenti che forniamo anche una formazione di livello<br />
adeguato al compito che affidiamo.<br />
246<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
12.44. Persone a rischio di discriminazione in ospedale: aiutiamole a<br />
difendersi<br />
S. ARDIS 1 , M. MARCUCCI 1 , A. MERLI 2 , G. DI QUIRICO 1 , L. PULITI 1 , A. VINCENTI 1 , M. DE<br />
GENNARO 1 , M. GIRALDI 1 - 1 Azienda USL 2 Lucca, 2 Pedagogista Clinico<br />
AUTORE REFERENTE: ANTONELLA VINCENTI, Presso U.O. Ma<strong>la</strong>ttie Infettive, Ospedale<br />
Campo di Marte, Lucca – e-mail: cdt@usl2.toscana.it<br />
Introduzione<br />
La discriminazione rappresenta <strong>la</strong> vio<strong>la</strong>zione dell’articolo 1 del<strong>la</strong> Dichiarazione<br />
dei diritti umani e come tale costituisce atto inumano e degradante <strong>per</strong> <strong>la</strong> dignità<br />
del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona. Episodi di discriminazione ai danni di <strong>per</strong>sone HIV positive si verificano<br />
nei nostri ospedali, soprattutto fuori dai reparti di ma<strong>la</strong>ttie infettive che<br />
curano abitualmente le <strong>per</strong>sone HIV positive, e devono essere presi in considerazione<br />
se pensiamo di umanizzare i nostri ospedali. In Italia le denunce di episodi<br />
di discriminazione subite dalle <strong>per</strong>sone HIV positive sono più rare rispetto ad altri<br />
paesi, ma questo non corrisponde ad un minor numero reale di atti di discriminazione<br />
[Fabiani B., 2002]. La paura di subire ulteriori conseguenze negative impedisce<br />
alle <strong>per</strong>sone HIV positive che hanno subito una discriminazione di denunciar<strong>la</strong>.<br />
Anche in uno studio promosso dal nostro Comitato Etico Locale abbiamo<br />
evidenziato che <strong>la</strong> maggior parte degli utenti HIV positivi del nostro ambu<strong>la</strong>torio<br />
di ma<strong>la</strong>ttie infettive non ha fiducia nelle possibilità di tute<strong>la</strong> dei loro diritti e ritiene<br />
che denunciare una discriminazione potrebbe costituire un <strong>per</strong>icolo di danno<br />
ulteriore [Vincenti et al., in Ardis et al., 2003]. E’ necessario ricordare in premessa<br />
che <strong>la</strong> discriminazione delle <strong>per</strong>sone HIV positive è considerata dall’ONU uno dei<br />
motivi principali del fallimento delle campagne di prevenzione di questa ma<strong>la</strong>ttia<br />
[si vedano <strong>per</strong> esempio: Alto Commissariato <strong>per</strong> i Diritti dell’Uomo, Nazioni Unite<br />
E/CN. 4/<strong>19</strong>97/37 oppure A/36/56 oppure E/CN. 4/2001/80].<br />
Nel nostro progetto di umanizzazione degli ospedali del<strong>la</strong> nostra USL, su richiesta<br />
del Comitato Etico Locale, abbiamo inserito un progetto di prevenzione<br />
del<strong>la</strong> discriminazione delle <strong>per</strong>sone HIV positive. In questo ambito abbiamo<br />
realizzato varie azioni (formazione del <strong>per</strong>sonale, carta dei diritti e dei doveri<br />
delle <strong>per</strong>sone HIV positive, creazione di un gruppo <strong>per</strong> il monitoraggio del<strong>la</strong><br />
discriminazione) e fra queste incontri con le <strong>per</strong>sone a rischio di discriminazione<br />
<strong>per</strong> aumentare le loro possibilità di tute<strong>la</strong> in caso di discriminazione.<br />
Obiettivo<br />
Aumentare <strong>la</strong> capacità di accedere ai sistemi di tute<strong>la</strong> dei diritti <strong>per</strong> le <strong>per</strong>sone<br />
HIV positive che subiscono discriminazione nei servizi sanitari. Prevenire<br />
<strong>la</strong> discriminazione delle <strong>per</strong>sone HIV positive nei nostri ospedali.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
247
CAPITOLO 12<br />
Target<br />
Il progetto è stato e<strong>la</strong>borato in col<strong>la</strong>borazione con l’associazione omosessuale<br />
“L’altro volto” di Lucca e gli iscritti di questa associazione rappresentano<br />
il primo target. Prevediamo di ripetere gli incontri anche con gli iscritti<br />
all’ANLAIDS e con gli iscritti dell’Arcigay.<br />
Azioni<br />
Il progetto prevede <strong>la</strong> realizzazione di due incontri serali con le <strong>per</strong>sone a<br />
rischio di discriminazione (sieropositivi, ma anche omosessuali e transessuali)<br />
<strong>per</strong> insegnare a riconoscere <strong>la</strong> discriminazione in ambito sanitario. Nelle lezioni<br />
viene illustrato anche il funzionamento dell’ufficio di tute<strong>la</strong> presente nel<strong>la</strong><br />
nostra USL e le modalità con cui è possibile tute<strong>la</strong>re il proprio diritto a non<br />
subire episodi di discriminazione.<br />
Agli incontri partecipa <strong>per</strong>sonale sanitario dell’ospedale e il Coordinatore<br />
del Comitato Etico Locale.<br />
Valutazione dei risultati<br />
Far crescere <strong>la</strong> coscienza dei propri diritti e far conoscere le modalità di tute<strong>la</strong><br />
dovrebbe far crescere il numero di segna<strong>la</strong>zioni ai nostri uffici di tute<strong>la</strong>. Tuttavia,<br />
se le altre azioni di prevenzione messe in atto funzionano, gli episodi di discriminazione<br />
nei nostri ospedali dovrebbero diminuire fino a sparire del tutto e quindi<br />
non si dovrebbero avere più segna<strong>la</strong>zioni di episodi di discriminazione. Quindi il<br />
risultato atteso non è l’aumento delle segna<strong>la</strong>zioni di episodi di discriminazione<br />
<strong>per</strong>ché i pazienti hanno acquisito <strong>la</strong> capacità di difendersi, ma nessuna segna<strong>la</strong>zione<br />
di discriminazione <strong>per</strong>ché l’ospedale è diventato più umano.<br />
Conclusioni<br />
L’ospedale come luogo o edificio non può essere definito disumano o umano.<br />
Solo le donne e gli uomini che o<strong>per</strong>ano al suo interno possono umanizzarlo.<br />
Bibliografia<br />
1) FABIANI B., Aids: poche denunce di discriminazione. Paese delle favole o<br />
paura In Vita online, http://web.vita.it/home (inizio → medicina e salute<br />
→ aids), consultato il 10/11/02.<br />
2) VINCENTI et al., Discriminazione del paziente HIV positivo in ospedale. Studio<br />
su pazienti ambu<strong>la</strong>toriali, in ARDIS S. et al., Positivo scomodo, Ed. Roche,<br />
Pisa 2003.<br />
248<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
12.45. Aiuto ai familiari delle <strong>per</strong>sone che accedono al Pronto soccorso<br />
S. ARDIS, M. MARCUCCI, G. DI QUIRICO, L. PULITI, A. DI VITO, M. ROSSI, M. GIRALDI <br />
Azienda USL 2 Lucca<br />
AUTORE REFERENTE: SERGIO ARDIS, Via del Pozzetto 24, Pescia (PT) - cell. 335<br />
6146737, fax. 0583 970114, e-mail: cdt@usl2.toscana.it<br />
Introduzione<br />
Noi sanitari abbiamo una buona attenzione al<strong>la</strong> sofferenza fisica, tuttavia<br />
spesso trascuriamo <strong>la</strong> sofferenza psicologica o spirituale dei nostri pazienti.<br />
Per questo cerchiamo di dare il massimo ai nostri pazienti dimenticando<br />
che in alcuni casi in ospedale sono presenti altre <strong>per</strong>sone che soffrono.<br />
I familiari dei pazienti gravi vivono con ansia, paura, tristezza quanto sta<br />
accadendo, ma anche chi aspetta a lungo <strong>per</strong> una patologia più lieve soffre<br />
questa attesa e talvolta diventa aggressivo incrementando <strong>la</strong> conflittualità tra<br />
<strong>per</strong>sonale sanitario e utenza.<br />
Nel nostro progetto di umanizzazione dell’ospedale abbiamo incluso azioni<br />
rivolte alle <strong>per</strong>sone in sa<strong>la</strong> di attesa al Pronto soccorso. Non avendo risorse<br />
da destinare a questo progetto abbiamo richiesto <strong>la</strong> partecipazione dell’Associazione<br />
Volontari Ospedalieri (AVO), già da anni presente in vari reparti del<br />
nostro ospedale.<br />
Obiettivo<br />
Il progetto ha lo scopo fornire aiuto competente alle <strong>per</strong>sone che sostano<br />
in sa<strong>la</strong> di attesa in Pronto soccorso. L’aiuto è rivolto sia ai pazienti sia ai familiari<br />
che aspettano in sa<strong>la</strong> di attesa. Rendere attivo un flusso informativo dalle<br />
sale di cura del Pronto soccorso verso i familiari è un ulteriore scopo del progetto<br />
che contribuisce al primo.<br />
Target<br />
I destinatari del progetto sono rappresentati dall’utenza del pronto soccorso<br />
che beneficia dell’umanizzazione di questo settore. Target secondario del<br />
progetto sono il <strong>per</strong>sonale del Pronto soccorso e i volontari AVO.<br />
Azioni<br />
I volontari AVO sono stati coinvolti sin dal<strong>la</strong> fase di progettazione. E’ stato<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
249
CAPITOLO 12<br />
definito un protocollo che stabilisce il ruolo dei volontari e le interazioni con<br />
il <strong>per</strong>sonale del Pronto Soccorso.<br />
I volontari hanno richiesto <strong>la</strong> realizzazione di un corso di formazione sia<br />
<strong>per</strong> conoscere il funzionamento del Pronto Soccorso, sia, soprattutto, <strong>per</strong> acquisire<br />
le conoscenze psicologiche necessarie <strong>per</strong> fornire aiuto psicologico in<br />
Pronto soccorso. Il corso è stato realizzato tramite una ventina di lezione tenute<br />
da medici es<strong>per</strong>ti in tecnica di comunicazione sanitaria.<br />
Prima di iniziare l’attività di aiuto in Pronto soccorso i volontari hanno incontrato<br />
il <strong>per</strong>sonale medico ed infermieristico <strong>per</strong> conoscersi ed abbattere i<br />
timori e le diffidenze reciproche.<br />
Durante il <strong>per</strong>iodo di formazione i volontari hanno manifestato paura ad<br />
affrontare da soli questo compito. Per questo motivo è stato necessario un<br />
<strong>per</strong>iodo in cui il servizio è stato svolto da due volontari contemporaneamente<br />
<strong>per</strong> turno.<br />
Nel<strong>la</strong> prima fase abbiamo limitato l’attività dei volontari a due ore al giorno,<br />
dalle 10 alle 12, durante le quali si concentra un picco di elevata affluenza di<br />
pazienti. Attualmente stiamo concordando le modalità <strong>per</strong> estendere l’attività<br />
ad un altro turno di due ore al giorno.<br />
Valutazione dei risultati<br />
Come indicatori di risultato, oltre che ricorrere al<strong>la</strong> valutazione dell’impatto<br />
sul <strong>per</strong>sonale del Pronto soccorso, mediante questionario, ci auspicheremo<br />
una diminuzione del numero delle segna<strong>la</strong>zioni che giungono all’U.O. Comunicazione<br />
e Marketing, designata a raccogliere le segna<strong>la</strong>zioni di disservizio<br />
da parte dei cittadini.<br />
Conclusioni<br />
Sicuramente il modo migliore di umanizzare un ospedale è garantire il rispetto<br />
dei diritti dell’uomo in ospedale, mentre in seconda istanza potremmo<br />
dire che umanizzare è rispondere ai bisogni umani. Fornire aiuto psicologico<br />
ai familiari delle <strong>per</strong>sone che accedono ai servizi di emergenza non è un compito<br />
istituzionale di un ospedale e non rientra nel rispetto dei diritti dell’uomo,<br />
ma sicuramente è un sistema <strong>per</strong> rendere l’ospedale più rispettoso dei<br />
bisogni dell’uomo.<br />
Il <strong>per</strong>sonale negli ospedali è sempre più carente ed i carichi di <strong>la</strong>voro impongono<br />
ritmi sempre più frenetici. Non avremmo potuto pensare di realizzare<br />
questo progetto se non avessimo avuto a disposizione una risorsa preziosa:<br />
l’o<strong>per</strong>osità dei volontari.<br />
250<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
12.46. Arte e cultura in ospedale: l’es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> clinica medica<br />
“Augusto Murri”, Policlinico, Bari<br />
A. BELFIORE, V. O. PALMIERI, G. PALASCIANO - Clinica Medica “Augusto Murri”,<br />
Azienda Ospedaliera Policlinico, Università degli Studi di Bari<br />
AUTORE REFERENTE: ANNA BELFIORE, V. S. T. D’Aquino 8/C, Bari - tel.: 080 5592961,<br />
e-mail: smi.ambi<strong>per</strong>t@dimimp.uniba.it<br />
Premessa<br />
Il connubio fra arte, cultura e salute ha origini remote: <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, alle origini<br />
dell’arte medica, era ritenuta un evento individuale e sociale, che richiedeva<br />
l’intervento attivo dei vari “attori” che o<strong>per</strong>avano nel contesto sociale del<br />
paziente.<br />
Con l’avvento del<strong>la</strong> medicina scientifica, <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia è stata sempre più<br />
“atomizzata”, separata dal contesto sociale, e trasferita in luoghi di cura, in<br />
cui l’oggetto di attenzione è diventato l’organo ma<strong>la</strong>to. L’“approccio<br />
sistemico” o bio-psico-sociale in medicina, pur riconoscendo al modello<br />
biomedico un’importanza fondamentale, riconsidera <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e <strong>la</strong> salute<br />
in termini “re<strong>la</strong>zionali”, e sottolinea l’interdipendenza degli aspetti fisici,<br />
psicologici e sociali che condizionano reciprocamente l’insorgenza e lo sviluppo<br />
del<strong>la</strong> patologia.<br />
L’arte e <strong>la</strong> cultura diventano, in tale prospettiva, parte integrante di un programma<br />
di miglioramento continuo del<strong>la</strong> qualità dell’assistenza sanitaria, in<br />
quanto <strong>per</strong>mettono di rivalutare <strong>la</strong> natura re<strong>la</strong>zione e multisistemica del<strong>la</strong> salute<br />
e del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia.<br />
Obiettivi del programma culturale<br />
La Clinica Medica “Augusto Murri”, del Policlinico di Bari ha avviato un<br />
programma culturale allo scopo di:<br />
- Migliorare <strong>la</strong> qualità dell’accoglienza e degli ambienti ospedalieri, attraverso<br />
interventi di modesto impegno economico, realizzabili grazie al contributo<br />
di generosi sostenitori (es. fioriere nei corridoi, sale di attesa gradevoli,<br />
biblioteca di reparto, pinacoteca, sa<strong>la</strong> TV).<br />
- Favorire l’interazione dell’equipe ospedaliera con i pazienti e i loro visitatori.<br />
- Facilitare l’interazione fra l’ospedale e <strong>la</strong> città e favorire <strong>la</strong> democratizzazione<br />
del<strong>la</strong> cultura, offrendo ai cittadini (pazienti, parenti, <strong>per</strong>sonale ospedaliero)<br />
<strong>la</strong> possibilità di partecipare ad eventi culturali.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
251
CAPITOLO 12<br />
Programma culturale<br />
Le principali iniziative culturali promosse in clinica sono state:<br />
1) La pinacoteca del<strong>la</strong> clinica: E’ costituita da circa 100 affiches di celebri o<strong>per</strong>e<br />
di artisti del XIX e XX secolo, distribuite sulle pareti dei corridoi, delle<br />
sale di attesa, delle stanze di degenza e di ambu<strong>la</strong>torio. Oltre all’indiscutibile<br />
pregio estetico, <strong>la</strong> pinacoteca offre l’occasione, a cittadini e utenti, di soffermarsi<br />
sul<strong>la</strong> qualità e il significato dei diversi stili pittorici rappresentati<br />
(in partico<strong>la</strong>re l’impressionismo e l’espressionismo).<br />
2) La biblioteca di reparto: è stata realizzata grazie alle continue donazioni di<br />
libri da parte di sostenitori delle iniziative culturali del<strong>la</strong> clinica; in un primo<br />
tempo, <strong>per</strong> timore che alcuni volumi potessero essere portati via, si era<br />
provveduto a realizzare un catalogo dei libri e si era designato un responsabile<br />
del<strong>la</strong> distribuzione dei libri. Da circa un anno si è ritenuto più opportuno<br />
<strong>la</strong>sciare i libri a disposizione di tutti senza un partico<strong>la</strong>re controllo,<br />
nell’ottica di “...meglio un libro letto che un libro rinchiuso in un armadio”.<br />
3) I concerti in clinica: sono realizzati con frequenza bisettimanale o mensile;<br />
il medico che svolge <strong>la</strong> funzione di “responsabile culturale del<strong>la</strong> clinica”,<br />
ha il compito di programmare gli eventi musicali, di mantenere i rapporti<br />
con gli artisti e le associazioni e istituzioni culturali del<strong>la</strong> città (conservatorio<br />
musicale, teatri). La varietà del re<strong>per</strong>torio <strong>per</strong>mette di favorire l’interesse<br />
di un pubblico molto eterogeneo <strong>per</strong> età ed interessi culturali: sono stati<br />
realizzati concerti di musica c<strong>la</strong>ssica, di musica popo<strong>la</strong>re, musica etnica,<br />
jazz; recentemente si è dato spazio anche a manifestazioni più propriamente<br />
teatrali. Il programma di ogni evento culturale viene diffuso tramite<br />
locandine che riportano il programma ed un breve curriculum degli artisti.<br />
I concerti si svolgono in un’au<strong>la</strong> immediatamente contigua al reparto di<br />
degenza; l’au<strong>la</strong> è dotata di 50 posti a sedere ed è attrezzata con una pedana<br />
su cui è collocato un pianoforte a mezza coda, acquistato grazie al contributo<br />
benevolo di generosi sostenitori.<br />
Risultati<br />
L’impatto del programma di arte e cultura sullo stato di salute dei soggetti<br />
coinvolti (pazienti, <strong>per</strong>sonale sanitario, visitatori) è oggetto di una valutazione<br />
di tipo quantitativo e qualitativo attraverso una serie di indicatori. Da segna<strong>la</strong>re:<br />
<strong>la</strong> richiesta di informazioni sui programmi culturali da parte di ex-degenti; <strong>la</strong><br />
diffusione dell’iniziativa in altre U.O.; l’organizzazione di un convegno dedicato<br />
a “L’arte e <strong>la</strong> cultura negli Ospedali del<strong>la</strong> Puglia”; <strong>la</strong> pianificazione di un corso<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> formazione dei responsabili culturali ospedalieri; <strong>la</strong> stipu<strong>la</strong> di protocolli<br />
di gemel<strong>la</strong>ggio fra Ospedali e Istituzioni Culturali (biblioteche, conservatorio)<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> diffusione del programma “Arte e cultura negli Ospedali”.<br />
252<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
12.47. La prevenzione delle lesioni da decubito in ambito ospedaliero,<br />
analisi delle Best Current Evidence Based ed e<strong>la</strong>borazione di un<br />
processo aziendale di prevenzione<br />
A. CAZZANIGA (Direttore SITRA), L. FERRAIOLI (Componente SITRA), A. INVERNIZZI<br />
(Infermiere AFD, Responsabile area dip. DEA), M. BOSIO (Direttore struttura<br />
Qualità), A. ZOLI (Direttore Sanitario Aziendale), P. CALTAGIRONE (Direttore<br />
Generale) - Azienda Ospedaliera “Ospedale di Lecco”, Regione Lombardia<br />
AUTORE REFERENTE: LAURA FERRAIOLI, SITRA, Azienda Ospedaliera “Ospedale di<br />
Lecco”, Via dell’Eremo 9/11, 23900 Lecco - tel. 0341 489060, fax: 0341 489093,<br />
e-mail: l.ferraioli@ospedale.lecco.it<br />
La prevenzione delle lesioni cutanee da decubito rappresenta un’importante<br />
area di attività infermieristica in ambito ospedaliero, all’interno del<strong>la</strong> quale<br />
<strong>la</strong> condivisione e l’utilizzo di un protocollo di prevenzione contribuisce al<strong>la</strong><br />
diminuzione dell’insorgenza di lesioni, nonché ad un miglioramento delle<br />
prestazioni di assistenza infermieristica. Per una buona pratica infermieristica<br />
sono necessarie conoscenze di natura scientifica derivanti da: s<strong>per</strong>imentazioni<br />
cliniche, studi sull’assistenza infermieristica, confronto con le es<strong>per</strong>ienze internazionali;<br />
tutto ciò trova <strong>la</strong> sua massima espressione nelle linee guida. Da<br />
questo presupposto è partita <strong>la</strong> stesura di un documento che si pone quale<br />
strumento metodologico e conoscitivo al servizio di un’assistenza<br />
infermieristica evidence based.<br />
L’analisi di 4 linee guida presenti in letteratura (AISLeC – EPUAP- NICE –<br />
AWMA) ha condotto all’e<strong>la</strong>borazione di un processo di prevenzione con le<br />
finalità di:<br />
- evidenziare i contenuti dell’assistenza infermieristica;<br />
- migliorare le prestazioni infermieristiche attraverso l’utilizzo di un linguaggio<br />
comune e di una pratica standard basata su letteratura aggiornata;<br />
- ridurre l’incidenza delle lesioni cutanee da decubito;<br />
- limitare i costi attraverso l’utilizzo appropriato delle risorse e dei materiali<br />
disponibili;<br />
- individuare ed utilizzare indicatori utili al<strong>la</strong> valutazione del<strong>la</strong> qualità dell’assistenza<br />
infermieristica.<br />
Accanto a queste finalità il protocollo si pone anche come strumento in<br />
grado di uniformare i comportamenti o<strong>per</strong>ativi degli infermieri salvaguardando<br />
al contempo un’assistenza infermieristica <strong>per</strong>sonalizzata.<br />
L’Obiettivo generale è quello di implementare <strong>la</strong> rilevazione sistematica<br />
del rischio di sviluppare lesioni da decubito, definire i punti di attenzione<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> pianificazione dell’assistenza infermieristica, e<strong>la</strong>borare strumenti utili<br />
<strong>per</strong> l’educazione del paziente e del care giver. Gli obiettivi specifici sono di<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
253
CAPITOLO 12<br />
fornire conoscenze teoriche e pratiche inerenti l’assistenza infermieristica<br />
nel<strong>la</strong> prevenzione delle lesioni da decubito al<strong>la</strong> luce delle nuove evidenze<br />
scientifiche, di definire ed implementare il processo di prevenzione e di<br />
implementare l’utilizzo sistematico del<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> di Braden <strong>per</strong> <strong>la</strong> rilevazione<br />
del rischio.<br />
Il progetto è attualmente in fase di sviluppo. E’ già stato e<strong>la</strong>borato il protocollo<br />
ed è stata effettuata <strong>la</strong> formazione di tutto il <strong>per</strong>sonale interessato. E’ stata inoltre<br />
effettuata una prima rilevazione che ha dimostrato <strong>la</strong> situazione seguente:<br />
Pazienti valutati N=443<br />
% maschi 55%<br />
% femmine 45%<br />
% pz. < 70 aa 61%<br />
% pz. a rischio 32%<br />
% pz. con lesioni su quelli a rischio 29%<br />
% materassi utilizzati su <strong>per</strong>sone a rischio 35%<br />
% pz. con Braden < 16 sul totale 14%<br />
L’es<strong>per</strong>ienza fino ad ora effettuata <strong>per</strong>mette di sostenere come un processo<br />
artico<strong>la</strong>to di formazione e sensibilizzazione del <strong>per</strong>sonale possa <strong>per</strong>mettere di<br />
ottenere un approccio concreto al problema delle lesioni da decubito e poter<br />
mettere in atto azioni che devono essere monitorate nel tempo e sottoposte a<br />
revisione. La conoscenza del problema <strong>per</strong>mette inoltre di migliorare <strong>la</strong> comunicazione<br />
con il paziente e sensibilizzarlo ulteriormente rispetto alle misure<br />
di prevenzione da attuare.<br />
12.48. Empowerment delle pazienti sottoposte a linfoadenectomia<br />
ascel<strong>la</strong>re <strong>per</strong> neop<strong>la</strong>sia mammaria<br />
A. MARIANI 1 , E. POGGI 2 , B. CUSENZA 1 (Tdr Coordinatore), A. FILIPPI 2 (C.S.) - Azienda<br />
Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari di Trento, Presidio Ospedaliero di Arco; 1 U.O.<br />
Medicina fisica e riabilitazione, Direttore: Dott. Roberto Albertazzi; 2 U.O. Chirurgia,<br />
Direttore: Francesco Ricci<br />
AUTORE REFERENTE: ANNAMARIA MARIANI, Presidio Ospedaliero di Arco, U.O. Medicina<br />
Fisica e Riabilitazione, Via Francesco I di Borbone 1, Arco (Tn) - e<br />
mail: Mariani.Annamaria@Arc.apss.tn.it<br />
Premesse<br />
La letteratura internazionale e l’es<strong>per</strong>ienza di anni di <strong>la</strong>voro dimostrano che<br />
le pazienti o<strong>per</strong>ate di linfoadenectomia <strong>per</strong> neop<strong>la</strong>sia mammaria riferiscono<br />
254<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
che nel<strong>la</strong> fase iniziale post chirurgica i problemi principali che debbono af<br />
fondare sono i seguenti:<br />
- timore nell’ uso del braccio dal <strong>la</strong>to o<strong>per</strong>ato;<br />
- comportamento da tenere nel<strong>la</strong> vita quotidiana <strong>per</strong> prevenire il linfedema;<br />
- timore di dover affrontare da sole eventuali complicanze senza sa<strong>per</strong>e a chi<br />
rivolgersi.<br />
Abbiamo <strong>per</strong>tanto ritenuto utile <strong>per</strong> le pazienti sottoposte a trattamento<br />
chirurgico di mastectomia o di quadrantectomia con svuotamento linfonodale<br />
presso <strong>la</strong> chirurgia dell’Ospedale del Distretto Alto Garda e Ledro programmare<br />
un <strong>per</strong>corso terapeutico ed informativo gestito in col<strong>la</strong>borazione tra U.O.<br />
di Chirurgia e U.O. di Medicina Fisica e Riabilitazione con i seguenti obiettivi:<br />
- evitare i dolori e le limitazioni artico<strong>la</strong>ri al<strong>la</strong> spal<strong>la</strong>;<br />
- favorire una rapida ripresa delle attività quotidiane evitando che <strong>la</strong> paziente<br />
si auto limiti nel timore di possibili conseguenze secondarie;<br />
- fornire al<strong>la</strong> paziente tutte le informazioni che le possono essere utili a prevenire<br />
<strong>la</strong> insorgenza di eventuale linfedema;<br />
- fornire recapiti e numeri telefonici dei medici di riferimento.<br />
Sintesi del programma<br />
Il programma prevede un totale automatismo nel<strong>la</strong> gestione degli appuntamenti<br />
e delle visite in quanto <strong>la</strong> paziente, angosciata <strong>per</strong> <strong>la</strong> diagnosi e <strong>per</strong> le<br />
procedure chirurgiche si troverebbe in difficoltà ad autogestire gli appuntamenti.<br />
Il <strong>per</strong>corso clinico terapeutico prevede una visita fisiatrica pre-o<strong>per</strong>atoria,<br />
direttamente prenotata dal<strong>la</strong> caposa<strong>la</strong> del<strong>la</strong> chirurgia, nel<strong>la</strong> quale si valuta<br />
l’artico<strong>la</strong>rità del<strong>la</strong> spal<strong>la</strong> ed eventuali altre situazioni da tenere presenti nel<br />
trattamento post-o<strong>per</strong>atorio.<br />
In tale occasione verrà anche programmato l’inizio del<strong>la</strong> terapia di<br />
mobilizzazione post chirurgica da effettuare orientativamente 4-5 gg. dopo <strong>la</strong><br />
dimissione dal<strong>la</strong> chirurgia (dimissione mediamente in terza giornata) con controllo<br />
fisiatrico all’inizio del<strong>la</strong> terapia.<br />
Eventuali proroghe di degenza o complicanze vengono segna<strong>la</strong>te a cura<br />
del<strong>la</strong> caposa<strong>la</strong> del reparto chirurgico.<br />
Rieducazione post o<strong>per</strong>atoria:<br />
Il programma riabilitativo post o<strong>per</strong>atorio si artico<strong>la</strong> in 5 sedute con i seguenti<br />
obiettivi:<br />
- mobilizzazione del<strong>la</strong> spal<strong>la</strong> e arto su<strong>per</strong>iore;<br />
- rinforzo musco<strong>la</strong>re;<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
255
CAPITOLO 12<br />
- su<strong>per</strong>amento del timore del<strong>la</strong> paziente di riprendere le attività quotidiane;<br />
- consigli sull’uso dell’arto su<strong>per</strong>iore e sulle strategie da adottare <strong>per</strong> prevenire<br />
il linfedema;<br />
- consegna al<strong>la</strong> paziente di foglio informativo con recapiti telefonici e modalità<br />
di contatto diretto in caso di insorgenza di complicanze (è prevista in<br />
seconda fase <strong>la</strong> preparazione di volumetto con esercizi da eseguire a domicilio<br />
e norme di comportamento).<br />
In altre es<strong>per</strong>ienze anche all’interno del<strong>la</strong> nostra Azienda Sanitaria è stato<br />
scelto di effettuare un trattamento di brevissima durata (da 1 a 3 gg.) con <strong>la</strong><br />
consegna di un manuale sugli esercizi da eseguire a domicilio, questa metodica<br />
si è rive<strong>la</strong>ta efficace in pazienti con buona capacità di autogestione, ma in<br />
alcune pazienti ha creato ulteriore motivo di ansia e difficoltà nel<strong>la</strong> esecuzione<br />
degli esercizi a domicilio.<br />
Si è <strong>per</strong>tanto preferito fornire al<strong>la</strong> paziente solo una pagina in stile FAQ<br />
(domande frequenti) con linguaggio positivo e tranquillizzante e i recapiti<br />
telefonici cui rivolgersi in caso di dubbi o problemi. Il foglio viene consegnato<br />
direttamente al<strong>la</strong> paziente con l’indicazione di mostrarlo al proprio medico di<br />
base che <strong>per</strong>tanto viene coinvolto nel<strong>la</strong> cura del<strong>la</strong> paziente e nel<strong>la</strong> gestione di<br />
eventuali complicanze.<br />
La rimozione dei punti di sutura è prevista in occasione del<strong>la</strong> visita di controllo<br />
chirurgica.<br />
Al termine del ciclo di trattamento viene programmata direttamente dal<strong>la</strong><br />
Segreteria del<strong>la</strong> Riabilitazione una visita di controllo ad un mese circa al<strong>la</strong><br />
quale <strong>la</strong> paziente accederà con normale impegnativa del curante.<br />
Durante <strong>la</strong> vista verrà verificata <strong>la</strong> situazione clinica, il grado di<br />
coinvolgimento del<strong>la</strong> paziente nel progetto riabilitativo e valutata <strong>la</strong> eventuale<br />
necessità di ulteriore trattamento.<br />
Risultati<br />
I parametri in fase di monitoraggio i cui risultati verranno presentati nel<br />
poster sono:<br />
- % di pazienti o<strong>per</strong>ate che hanno seguito il <strong>per</strong>corso clinico riabilitativo;<br />
- % di pazienti che riescono entro due settimane dall’intervento a riprendere<br />
ADL;<br />
- % di pazienti che si sono rivolte ai servizi di riferimento <strong>per</strong> complicanze<br />
insorte entro un anno dall’intervento.<br />
Prospettive future<br />
- valutazione del grado di compliance del<strong>la</strong> paziente al programma di infor<br />
256<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
mazioni e prevenzione con controlli a distanza di un mese e sei mesi dal<br />
termine del<strong>la</strong> terapia;<br />
- valutazione in occasione del primo controllo del grado di soddisfazione<br />
dell’ utente sul iter del <strong>per</strong>corso clinico terapeutico.<br />
12.49. Indagine conoscitiva sulle abitudini al fumo dei dipendenti di<br />
reparti a rischio dell’Azienda Ospedaliera di Cremona<br />
M. PARPANESI 1 , P. SIRONI 2 - Azienda Istituti Ospitalieri di Cremona; 1 Presidio Ambu<strong>la</strong>toriale<br />
Territoriale, 2 Unità O<strong>per</strong>ativa di Neurologia<br />
AUTORE REFERENTE: MAURO PARPANESI, Presidio Ambu<strong>la</strong>toriale Territoriale, Azienda<br />
Istituti Ospitalieri di Cremona, Viale Trento e Trieste 15, 26100 Cremona<br />
– tel.: 0372 405853, fax: 0372 405877, e- mail: vaxom@libero.it<br />
Breve introduzione del contesto<br />
Il Piano Sanitario Nazionale 2002-2004 ha inserito <strong>la</strong> lotta al tabagismo tra gli<br />
obiettivi diretti a promuovere comportamenti e stili di vita <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute. Oltre ad<br />
auspicare <strong>la</strong> drastica diminuzione del numero dei fumatori il Piano pone l’accento<br />
sulle necessità del rispetto del<strong>la</strong> normativa esistente sul divieto di fumo. L’OMS, nel<br />
<strong>19</strong>93, ha sancito che i servizi sanitari sono il punto cardine dell’azione <strong>per</strong> ottenere<br />
una drastica riduzione dell’abitudine al fumo. Negli ultimi decenni, importanti studi<br />
epidemiologici hanno individuato nel fumo di tabacco <strong>la</strong> principale causa evitabile<br />
di ma<strong>la</strong>ttie e di morte nei Paesi industrializzati; nonostante ciò in molti ambu<strong>la</strong>tori,<br />
ospedali e altre strutture sanitarie, si continua a tollerare il fumo degli o<strong>per</strong>atori, dei<br />
pazienti e dei visitatori. Questa situazione, oltre a vio<strong>la</strong>re il diritto dei non fumatori a<br />
soggiornare in ambienti liberi dal fumo, rappresenta un messaggio contraddittorio<br />
e diseducativo. L’Azienda Istituti Ospitalieri di Cremona, nell’ambito di una policy<br />
aziendale sul<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute negli ambienti sanitari secondo le indicazioni<br />
dell’OMS, ritiene prioritaria una strategia di intervento multisettoriale mirata<br />
tramite il progetto in corso attraverso <strong>la</strong> valutazione conoscitiva delle abitudini al<br />
fumo mediante <strong>la</strong> somministrazione di un questionario.<br />
Obiettivo/i<br />
- Valutare l’abitudine tabagica dei dipendenti delle U.O. di Pneumologia,<br />
Cardiologia e Ostertricia che <strong>per</strong> le loro caratteristiche intrinseche sono considerati<br />
centrali <strong>per</strong> una corretta educazione sanitaria contro il fumo attraverso<br />
<strong>la</strong> somministrazione di un questionario;<br />
- valutare <strong>la</strong> possibilità di inserire i fumatori in un <strong>per</strong>corso di disassuefazione;<br />
- promuovere stili di vita sani all’interno dell’Ospedale.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
257
CAPITOLO 12<br />
Gruppo/i Target: il progetto è rivolto ai dipendenti dei reparti di Pneumologia,<br />
Ostetricia e Cardiologia.<br />
Presentazione e valutazione dei risultati: sono stati distribuiti 80 questionari<br />
<strong>per</strong> circa 135 o<strong>per</strong>atori sanitari. Sono stati restituiti 9 questionari.<br />
Conclusioni: è in corso l’e<strong>la</strong>borazione dei questionari.<br />
12.50. Verifica del<strong>la</strong> qualità <strong>per</strong>cepita dall’utente in un <strong>per</strong>corso di<br />
promozione del<strong>la</strong> salute re<strong>la</strong>tiva al trattamento riabilitativo del<strong>la</strong><br />
lombalgia<br />
R. ALBERTAZZI 1 , D. CANDIOLI 2 - Fisioterapisti dell’U.O. Medicina Fisica e Riabilitazione<br />
Ospedale di Rovereto (TN), C.so Verona 4, 38068 Rovereto (TN) - tel.:<br />
0464 453297, fax: 0464 453514; Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari<br />
del<strong>la</strong> Provincia Autonoma di Trento - 1 Direttore U.O. Medicina Fisica e Riabilitazione<br />
Ospedale di Rovereto (TN), 2 Coordinatore fisioterapista dell’ U.O.<br />
Medicina Fisica e Riabilitazione Ospedale di Rovereto (TN)<br />
Motivazioni<br />
Oltre i tre quarti delle <strong>per</strong>sone adulte s<strong>per</strong>imentano il mal di schiena (o<br />
lombalgia) nel corso del<strong>la</strong> propria esistenza e <strong>la</strong> maggior parte in età <strong>la</strong>vorativa.<br />
Questa patologia ha un costo sociale e sanitario enorme <strong>per</strong> spese mediche<br />
e <strong>per</strong> giornate di <strong>la</strong>voro <strong>per</strong>se. Nel<strong>la</strong> maggioranza dei casi si tratta di algie<br />
comuni non corre<strong>la</strong>te a cause specifiche. Fra le cause più significative riferite<br />
dagli studiosi <strong>per</strong> queste forme, vi sono le posture e i movimenti incongrui, il<br />
sovrappeso, gli stress psicologici e una forma fisica scadente. Si è evidenziata<br />
<strong>la</strong> necessità, nel<strong>la</strong> pratica clinica, di favorire un “approccio attivo” <strong>per</strong> curare<br />
<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona colpita da mal di schiena nel<strong>la</strong> sua globalità ricorrendo ad un<br />
coinvolgimento diretto del paziente.<br />
Da diverso tempo, nel nostro servizio, il trattamento riabilitativo del<strong>la</strong><br />
lombalgia segue un <strong>per</strong>corso partico<strong>la</strong>re che prevede <strong>la</strong> partecipazione attiva<br />
dei nostri utenti ad un “corso di formazione” in cui vengono preparati <strong>per</strong><br />
gestire autonomamente il loro problema.<br />
In pratica il trattamento, previsto in 8 lezioni, prevede tre elementi:<br />
- un software educativo computerizzato sulle cause e sulle metodologie di<br />
prevenzione del<strong>la</strong> lombalgia che consente al paziente di poter interagire al<br />
fine di riuscire ad essere protagonista del proprio recu<strong>per</strong>o ed apprendere<br />
i vari aspetti del problema;<br />
- una proposta terapeutica con lezione teorica e addestramento agli esercizi<br />
di auto-mantenimento nell’ottica del<strong>la</strong> back school;<br />
258<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
- un fascicolo di rinforzo da consegnare al termine del <strong>per</strong>corso che serva a<br />
ricordare i concetti acquisiti e <strong>per</strong> l’auto-mantenimento a domicilio.<br />
Obiettivo<br />
Avendo standardizzato questo modo di <strong>la</strong>voro, ci siamo posti il problema di<br />
verificare <strong>la</strong> qualità <strong>per</strong>cepita dai nostri utenti.<br />
Abbiamo pensato di raggiungere l’obiettivo con <strong>la</strong> predisposizione di un<br />
questionario da far compi<strong>la</strong>re ai pazienti al<strong>la</strong> fine del “corso colonna”.<br />
La raccolta dei dati e <strong>la</strong> compi<strong>la</strong>zione del questionario è stata affidata ad<br />
una studentessa del D.U. di fisioterapia del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> di Rovereto, <strong>la</strong> quale sta<br />
preparando una tesi sull’ argomento.<br />
Target<br />
Popo<strong>la</strong>zione tra i 20 e i 65 aa. affetta da lombalgia semplice.<br />
Indicatori<br />
Gli indicatori scelti <strong>per</strong> il monitoraggio, concentrati in dieci domande, sono<br />
i seguenti:<br />
- valutazione dell’ aspetto organizzativo;<br />
- valutazione del<strong>la</strong> professionalità degli o<strong>per</strong>atori;<br />
- valutazione dell’ efficacia dell’intervento.<br />
12.51. Progetto “Sopraimille”. Col<strong>la</strong>borazione tra Centro <strong>Salute</strong> Mentale<br />
e Società degli Alpinisti Tridentini<br />
A. BOLOGNANI 1 , M. FLORIANI 1 , S. SCARAMUZZA 2 - 1 Centro <strong>Salute</strong> Mentale, Distretto<br />
Sanitario “Alto Garda e Ledro”, Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari,<br />
Provincia Autonoma di Trento, 2 Laureanda Corso in Tecnica del<strong>la</strong> Riabilitazione<br />
Psichiatrica, Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di<br />
Verona<br />
AUTORE REFERENTE: MILENA FLORIANI, Centro <strong>Salute</strong> Mentale, via Capitelli 50, 38062<br />
Arco (Tn) – tel.: 0464 582280, e-mail: Floriani.Milena@arc.apss.tn.it<br />
Introduzione<br />
Sul<strong>la</strong> scia di alcune es<strong>per</strong>ienze, italiane ed estere, di utilizzo del<strong>la</strong> montagna<br />
come scenario riabilitativo <strong>per</strong> pazienti affetti da patologie psichiatriche è stato<br />
avviato questo progetto, nato da un formale accordo tra il Centro <strong>Salute</strong><br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
259
CAPITOLO 12<br />
Mentale del Distretto Alto Garda e Ledro dell’ A.P.S.S. e <strong>la</strong> Sezione di Riva del<br />
Garda del<strong>la</strong> Società degli Alpinisti Tridentini (S.A.T.– C.A.I.).<br />
Il progetto è stato ideato, formu<strong>la</strong>to ed attuato da un gruppo congiunto di<br />
o<strong>per</strong>atori sanitari del CSM e di soci del<strong>la</strong> SAT di Riva. Le rispettive competenze,<br />
in ambito sanitario ed in quello legato al<strong>la</strong> frequentazione del<strong>la</strong> montagna,<br />
vengono così a confrontarsi e fondersi, in un <strong>la</strong>voro sinergico.<br />
Nel<strong>la</strong> prima fase, di progettazione e preparazione, gli o<strong>per</strong>atori del CSM<br />
hanno definito <strong>la</strong> “cornice riabilitativa” all’interno del<strong>la</strong> quale costruire l’es<strong>per</strong>ienza,<br />
individuando gli obiettivi da raggiungere, fornendo elementi teoricopratici<br />
<strong>per</strong> facilitare <strong>la</strong> gestione del gruppo e dei singoli. Da parte loro i soci<br />
del<strong>la</strong> SAT di Riva hanno messo a disposizione le loro competenze e specifiche<br />
conoscenze, guidando l’individuazione di strumenti, tecniche e proposte<br />
realizzabili “sul campo”.<br />
Nel<strong>la</strong> fase attuativa gli o<strong>per</strong>atori del CSM, che hanno partecipato attivamente<br />
a tutta l’es<strong>per</strong>ienza, hanno avuto <strong>la</strong> funzione di monitorare i risultati, intervenire<br />
e risolvere gli inevitabili problemi, più genericamente svolgere una<br />
essenziale funzione di tutoraggio nei confronti degli utenti. Al contempo i<br />
soci del<strong>la</strong> SAT di Riva hanno presentato e gestito gli aspetti tecnici dell’iniziativa,<br />
guidato il gruppo su un <strong>per</strong>corso es<strong>per</strong>ienziale, individuato le migliori<br />
proposte in re<strong>la</strong>zione alle capacità dei singoli e del gruppo.<br />
Obiettivi<br />
Stimo<strong>la</strong>re l’aggregazione; favorire il contatto con realtà “esterne”, creando<br />
opportunità di socializzazione con <strong>per</strong>sone ed ambienti esterni al “circuito<br />
psichiatrico”; stimo<strong>la</strong>re <strong>la</strong> ripresa del contatto col proprio corpo; acquisire competenze,<br />
anche sul piano tecnico, nel campo del<strong>la</strong> manualità, dell’uso appropriato<br />
dell’attrezzatura, di dimensioni specifiche dello “ambiente natura”; di<br />
accrescere, attraverso il confronto con gli altri e con l’ambiente, <strong>la</strong> conoscenza<br />
di sé e l’autostima.<br />
Gruppo Target<br />
Nell’attuale fase (che può essere considerata s<strong>per</strong>imentale) l’iniziativa è stata<br />
proposta a dieci giovani utenti (età 20 – 39 anni) del Centro di <strong>Salute</strong> Mentale,<br />
individuati ed indirizzati a questa es<strong>per</strong>ienza dallo psichiatra curante sul<strong>la</strong><br />
base di una riconosciuta motivazione e nel quadro di un programma di<br />
riabilitazione più ampio. Si è tenuto partico<strong>la</strong>rmente conto del<strong>la</strong> composizione<br />
del gruppo; tutti i partecipanti al gruppo presentano una diagnosi di Disturbo<br />
Psicotico o di Disturbo di Personalità.<br />
260<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
Presentazione risultati ottenuti<br />
Nel<strong>la</strong> fase s<strong>per</strong>imentale sono state effettuate sei uscite (in rifugio, sul<strong>la</strong> neve,<br />
in parete ecc...) ognuna delle quali preceduta da un incontro “informativo” e<br />
seguita da un incontro di riflessione sull’es<strong>per</strong>ienza vissuta, sui rapporti intrattenuti,<br />
sulle proprie reazioni ecc....<br />
Ogni uscita è stata monitorata con l’uso di una scheda <strong>per</strong>sonale di valutazione<br />
allo scopo di verificare l’andamento individuale sul piano generale ed il<br />
raggiungimento di specifici obbiettivi precedentemente fissati.<br />
Al<strong>la</strong> fine di questa fase s<strong>per</strong>imentale a tutti i partecipanti (utenti, o<strong>per</strong>atori e<br />
col<strong>la</strong>boratori) è stato proposto un questionario di verifica rispetto al gradimento<br />
dell’es<strong>per</strong>ienza.<br />
Conclusioni<br />
Gli elementi fondanti il progetto sono stati <strong>la</strong> sua originalità, <strong>la</strong> ricerca di<br />
una impostazione coerente sin dalle prime fasi progettuali, l’idea di creare<br />
sinergie molto forti con elementi esterni.<br />
Da una parte i risultati ottenuti sui singoli soggetti e sul gruppo nel suo<br />
insieme sono, anche se solo iniziali, molto confortanti. Dall’altra l’es<strong>per</strong>ienza<br />
attuata ha <strong>per</strong>messo di ricercare nuovi linguaggi di applicazione del<strong>la</strong> teoria<br />
del<strong>la</strong> riabilitazione psichiatrica, attraverso l’uso di uno strumento atipico ed i<br />
cui contorni sono ancora in buona misura da delineare. La positività dei risultati<br />
ottenuti giustifica quindi <strong>la</strong> prosecuzione dell’es<strong>per</strong>ienza e, paralle<strong>la</strong>mente,<br />
un <strong>la</strong>voro di ricerca ed individuazione di basi teoriche che portino al<strong>la</strong><br />
creazione di tecniche più precise ed utilizzabili.<br />
12.52. RAR: referente alcologico di reparto<br />
M. ALBERTINI, M. CHIODEGA, A. FILIPPI, A. CAZZOLLI, D. GROTTOLO, M. ROSA, B. PENASA<br />
- Distretto Alto Garda E Ledro, A.P.S.S. Trento<br />
AUTORE REFERENTE: MONICA CHIODEGA, Servizio Infermieristico Distretto Alto Garda<br />
e Ledro – e-mail: chiodega.monica@arc.apss.tn.it<br />
Obiettivi<br />
Il RAR (Referente Alcologico di Reparto) è un o<strong>per</strong>atore sanitario, formalmente<br />
riconosciuto dall’Azienda Sanitaria, opportunamente formato con corsi<br />
specifici <strong>per</strong> realizzare attività di counselling e di informazione a <strong>per</strong>sone e<br />
famiglie con PAC (problemi alcolcorre<strong>la</strong>ti) che o<strong>per</strong>a all’interno dell’Unità O<strong>per</strong>ativa.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
261
CAPITOLO 12<br />
Gli obiettivi del RAR sono:<br />
1. Individuare in ambito ospedaliero i problemi alcolcorre<strong>la</strong>ti nelle <strong>per</strong>sone<br />
ricoverate, indipendentemente dal<strong>la</strong> patologia che ne ha motivato l’accesso,<br />
attraverso uno screening condiviso da tutto il <strong>per</strong>sonale delle Unità<br />
O<strong>per</strong>ative supportato da altri esami diagnostici.<br />
2. Garantire, prima del<strong>la</strong> dimissione, a tutte le <strong>per</strong>sone positive allo screening<br />
<strong>per</strong> PAC o a rischio di PAC, rispettivamente un colloquio di motivazione,<br />
possibilmente con <strong>la</strong> presenza di un familiare o un colloquio breve che<br />
<strong>per</strong>metta di focalizzare il problema, dare corrette informazioni, fornire<br />
materiale informativo, indicare <strong>per</strong>corsi <strong>per</strong> facilitare il cambiamento, con<br />
invio ai programmi territoriali.<br />
3. Incrementare nei reparti ospedalieri l’informazione, <strong>la</strong> formazione, <strong>la</strong><br />
sensibilizzazione e <strong>la</strong> responsabilità degli o<strong>per</strong>atori e dei pazienti ricoverati<br />
sull’importanza degli stili di vita <strong>per</strong>sonali come determinanti del proprio<br />
benessere e del proprio star bene con gli altri.<br />
Target<br />
1. Tutti i pazienti ricoverati nel<strong>la</strong> struttura<br />
2. Familiari delle <strong>per</strong>sone con problemi alcol corre<strong>la</strong>ti<br />
3. O<strong>per</strong>atori sanitari<br />
Valutazione dei risultati<br />
1. Numero di colloqui effettuati/n. pazienti ricoverati in ospedale;<br />
2. numero di arrivi al Centro di Alcologia e/o nei centri di riabilitazione (Club);<br />
3. numero di iniziative promosse dal gruppo RAR;<br />
4. monitoraggio dell’attività, ricerca e verifica attraverso incontri <strong>per</strong>iodici tra<br />
gli o<strong>per</strong>atori RAR ed il Centro di Alcologia, <strong>per</strong> una programmazione, valutazione,<br />
confronto, aggiornamento e sostegno dell’attività.<br />
Conclusioni<br />
L’es<strong>per</strong>ienza di questi anni ha chiaramente dimostrato che un momento<br />
“prezioso” come quello dell’ospedalizzazione (momento in cui <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona è<br />
partico<strong>la</strong>rmente “debole”, dipendente ed in condizione di accettare soluzioni<br />
e proposte altrimenti negate e rifiutate), si è rive<strong>la</strong>to “sotto-utilizzato” e scarsamente<br />
ottimizzato <strong>per</strong> l’identificazione di <strong>per</strong>sone con PAC o a rischio di PAC.<br />
L’istituzione del<strong>la</strong> figura del RAR, ha portato a triplicare i contatti con <strong>per</strong>sone<br />
con PAC o a rischio di PAC ricoverate; aumentare gli ingressi nei gruppi di<br />
auto-mutuo-aiuto ed ha suscitato nuove coscienze e sensibilità fra gli o<strong>per</strong>atori<br />
sanitari.<br />
262<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
12.53. Attuazione del sistema qualità: valutazione del<strong>la</strong> soddisfazione<br />
dell’utente presso un servizio di fisiopatologia respiratoria- Dati<br />
preliminari<br />
L. CARMELLINI, A. SANNICOLÒ, A. FLAIM, F. CICCARONE, V. LEONI, M. PRANDINI - Ospedale<br />
Civile di Arco<br />
AUTORE REFERENTE: MARIO PRANDINI, e-mail: Prandini@arc.apss.tn.it, tel.: 0464<br />
582415, fax: 0464 582417<br />
Introduzione<br />
Il concetto di “Qualità” solo da poco ha iniziato a ricevere <strong>la</strong> dovuta considerazione<br />
nell’ambito del<strong>la</strong> assistenza sanitaria, come diritto di ogni cittadino<br />
e dovere del <strong>per</strong>sonale sanitario. Questa considerazione deve indirizzare l’organizzazione<br />
al<strong>la</strong> soddisfazione dell’utente che dipende non solo dal fatto<br />
che quello che viene eseguito venga eseguito in maniera corretta, secondo le<br />
norme di buona pratica medica, ma anche da come <strong>la</strong> prestazione viene <strong>per</strong>cepita<br />
dall’utente stesso. La “Qualità” rappresenta il cardine su cui basare <strong>la</strong><br />
visibilità e <strong>la</strong> credibilità di una organizzazione.<br />
Il Servizio di Fisiopatologia Respiratoria si occupa di diverse attività: centro<br />
di riferimento provinciale <strong>per</strong> i disturbi respiratori del sonno e riferimento<br />
provinciale <strong>per</strong> l’ossigenoventiloterapia domiciliare; eroga il 90% del<strong>la</strong> attività<br />
di fisiopatologia respiratoria ed il 70% di quel<strong>la</strong> allergologica del<strong>la</strong> provincia.<br />
Obiettivo<br />
Valutare l’impatto del<strong>la</strong> nostra attività sull’utente. Abbiamo chiesto a tutti i<br />
soggetti che afferiscono al Servizio di compi<strong>la</strong>re un questionario nel quale si<br />
chiede di valutare una serie di punti re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> attività medico infermieristica<br />
ed al<strong>la</strong> logistica. La distribuzione dei questionari è iniziata il 2 maggio u.s ed i<br />
dati che presentiamo sono re<strong>la</strong>tivi ai primi 260 questionari.<br />
Risultati<br />
Abbiamo raccolto il 100% dei questionari distribuiti e nessun utente si è<br />
rifiutato di compi<strong>la</strong>rlo. 98 questionari riportavano solo giudizio di buono e<br />
ottimo. 162 questionari riportavano almeno 1 giudizio di sufficiente o insufficiente.<br />
Nessuno giudizio pessimo.<br />
Nello specifico, al<strong>la</strong> domanda 1: “come giudica <strong>la</strong> prestazione ottenuta” in 2<br />
casi si otteneva il giudizio di insufficiente.<br />
Al<strong>la</strong> domanda 2: “come considera <strong>la</strong> prestazione rispetto alle Sue aspettative”<br />
in 3 casi il giudizio era di insufficiente.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
263
CAPITOLO 12<br />
La domanda 3: “come giudica l’ accessibilità al servizio” ha evidenziato <strong>la</strong><br />
maggiore criticità. 7 giudizi di insufficiente <strong>per</strong> quanto riguarda il punto “facilità”<br />
di prenotazione. 32 insufficiente <strong>per</strong> quanto riguarda il punto: “segnaletica<br />
all’ interno dell’ ospedale.”.<br />
Anche <strong>la</strong> domanda 4 “lista d’ attesa” ha messo in luce criticità con 17 insufficiente.<br />
Le domande 5 e 6 attinenti al<strong>la</strong> accoglienza del<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> d’ attesa ed al tempo<br />
trascorso nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> d’ attesa ottenevano rispettivamente 1 insufficiente ed 3<br />
insufficiente.<br />
La domanda 7 re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> disponibilità di medici e <strong>per</strong>sonale paramedico<br />
otteneva 3 insufficiente <strong>per</strong> quanto riguarda il <strong>per</strong>sonale medico e 2 insufficiente<br />
<strong>per</strong> il <strong>per</strong>sonale paramedico.<br />
La domanda 8, re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> privacy otteneva 4 insufficiente <strong>per</strong> quanto riguardante<br />
l’ accettazione e 4 insufficiente <strong>per</strong> quanto attinente all’espletamento<br />
del<strong>la</strong> prestazione.<br />
La domanda 9, riguardante le informazioni ricevute otteneva 6 insufficiente<br />
al punto re<strong>la</strong>tivo alle modalità di preparazione al<strong>la</strong> prestazione, 3 insufficiente<br />
<strong>per</strong> quanto riguarda <strong>la</strong> diagnosi, 5 insufficiente <strong>per</strong> quanto attinente <strong>la</strong> terapia,<br />
2 insufficiente <strong>per</strong> quanto riguarda il ritiro dei referti.<br />
Discussione<br />
2 questionari hanno dato giudizio di insufficiente <strong>per</strong> tutte le domande,<br />
mentre <strong>la</strong> maggior parte dei questionari presentava giudizi sia positivi sia negativi.<br />
I punti più critici sono stati quelli re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> domanda 3: ”come giudica<br />
l’ accessibilità al servizio” (39 risposte negative) e quelli re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> domanda<br />
4: “lista di attesa” (17 risposte negative). Per quanto riguarda <strong>la</strong> domanda 3,<br />
al punto “facilità di prenotazione” bisogna considerare che <strong>la</strong> nostra attività<br />
non viene gestita dal CUP e quindi spesso gli utenti devono eseguire diverse<br />
telefonate prima di contattarci; <strong>per</strong> quanto attinente il punto “segnaletica all’<br />
interno dell’ ospedale” bisogna sottolineare che l’ospedale è funzionante da<br />
solo 3 mesi e quindi non tutto è predisposto in maniera ottimale. Per quanto<br />
riguarda <strong>la</strong> “lista di attesa” bisogna considerare che i questionari sono stati<br />
distribuiti nel <strong>per</strong>iodo di maggior incidenza di sintomatologia allergica da pollini<br />
e pur avendo aumentato di un terzo il numero delle sedute non siamo riusciti<br />
a contenere il <strong>per</strong>iodo di attesa a meno di 40 giorni.<br />
Conclusioni<br />
La distribuzione dei questionari è risultata assai utile <strong>per</strong> comprendere quali<br />
sono i nostri punti di debolezza sui quali o<strong>per</strong>are <strong>per</strong> migliorare ed è risultata<br />
altresì utile <strong>per</strong> farci comprendere come sia effettivamente necessario agire<br />
<strong>per</strong> far <strong>per</strong>cepire al paziente <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> prestazione ottenuta.<br />
264<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
12.54. Progetto HPH interregionale “Allergia a scuo<strong>la</strong>”: verso <strong>la</strong><br />
realizzazione di un sito web <strong>per</strong> adolescenti<br />
A. APPICCIAFUOCO 1 , M. MANFREDI 2 , P. MINALE 3 , G. ERMINI 4 , P. CAMPI 4 , C. MENICOCCI 2 , C.<br />
TAZZER 3 , A. ALESSANDRI 5 , R. GUADAGNO 5 , I. FRATI 5 , D. MAZZOTTA 6 , R. BRUNETTI 7 , R.<br />
PREDONZANI 8 , F. SIMONELLI 9 , P. MORELLO MARCHESE 10 - 1 Coordinatore Progetto HPH ASL<br />
10, 2 U.O.S. Laboratorio di Immunologia e Allergologia, Nuovo Ospedale San Giovanni<br />
di Dio ASL 10 Firenze, 3 U.O. Allergologia, Dipartimento di Medicina interna<br />
Ospedale San Martino, Genova, 4 U.O.S. Allergologia ed Immunologia Clinica<br />
Nuovo Ospedale San Giovanni di Dio ASL 10 Firenze, 5 Management staff Nuovo<br />
Ospedale San Giovanni di Dio, ASL 10 Firenze, 6 Management staff Ospedale<br />
S.M. Annunziata ASL 10 Firenze, 7 U.O. Educazione al<strong>la</strong> salute ASL 10 Firenze,<br />
8<br />
Coordinatore Progetto HPH Regione Liguria, 9 HPH Network Regione Toscana,<br />
A.O. Meyer-Firenze, 10 Coordinatore Progetto HPH A. O. Meyer- Firenze<br />
La letteratura internazionale degli ultimi anni concorda nel rilevare un significativo<br />
aumento delle ma<strong>la</strong>ttie allergiche con conseguente sempre maggior<br />
impatto sociosanitario ed economico. Un appropriato management delle ma<strong>la</strong>ttie<br />
allergiche <strong>per</strong>mette di arrivare prima ad una diagnosi corretta e di evitare<br />
terapie inadeguate con indubbi vantaggi <strong>per</strong> quanto riguarda <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong><br />
vita e <strong>la</strong> spesa sanitaria. Programmi preventivi multidisciplinari che educano<br />
al<strong>la</strong> conoscenza del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e dei <strong>per</strong>corsi diagnostico-terapeutici corretti sono<br />
<strong>per</strong>tanto molto importanti. La U.O.S. Allergologia ed Immunologia Clinica e <strong>la</strong><br />
U.O.S. Laboratorio di Immunologia ed Allergologia del<strong>la</strong> ASL 10 Firenze insieme<br />
al<strong>la</strong> U.O. Allergologia dell’Azienda Ospedaliera San Martino di Genova hanno<br />
e<strong>la</strong>borato un programma educazionale comune, e<strong>la</strong>borando strategie condivise<br />
e creando una alleanza tra specialisti allergologi, pediatri, educatori sanitari,<br />
insegnanti, alunni e loro genitori <strong>per</strong> migliorare <strong>la</strong> conoscenza delle ma<strong>la</strong>ttie<br />
allergiche e favorire lo sviluppo di una coscienza dei processi di salute. E’<br />
stato sviluppato un Progetto coo<strong>per</strong>ativo interregionale nell’ambito del Programma<br />
HPH che coinvolge <strong>la</strong> Regione Toscana e <strong>la</strong> regione Liguria.<br />
Scopo del Progetto<br />
- Realizzare un programma educazionale <strong>per</strong> adolescenti informandoli su<br />
come identificare, prevenire e curare le ma<strong>la</strong>ttie allergiche.<br />
- Rafforzare il legame tra Ospedale e Territorio.<br />
- Realizzare un sito Web educazionale <strong>per</strong> adolescenti sul tema dell’allergia.<br />
Metodi<br />
Partecipanti: sono stati coinvolti gli alunni delle scuole medie inferiori di<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
265
CAPITOLO 12<br />
Genova, Scandicci e Firenze, gli specialisti dei Servizi di Allergologia ed<br />
Immunologia Clinica e Laboratorio, gli educatori sanitari e gli insegnanti.<br />
Protocollo: è stato e<strong>la</strong>borato un protocollo educazionale in merito alle ma<strong>la</strong>ttie<br />
allergiche e loro fattori di rischio che si artico<strong>la</strong> in lezioni in c<strong>la</strong>sse, distribuzione<br />
di materiale informativo e dispense agli alunni di scuo<strong>la</strong> media inferiore,<br />
proiezioni video, visite ed es<strong>per</strong>ienze pratiche in <strong>la</strong>boratorio di<br />
Allergologia <strong>per</strong> il riconoscimento degli aeroallergeni. I nostri Ospedali hanno<br />
a<strong>per</strong>to le porte ad alunni, insegnanti e genitori coinvolgendo attivamente i<br />
ragazzi ed aiutandoli ad e<strong>la</strong>borare loro stessi materiale educazionale in forma<br />
scritta e grafica dedicato ai loro coetanei.<br />
Risultati<br />
L’attività svolta si è concretizzata nel<strong>la</strong> realizzazione di un opuscolo<br />
educazionale “Io e l’allergia” scritto dai ragazzi stessi in un linguaggio semplice<br />
e condivisibile da altri adolescenti e pubblicato dal<strong>la</strong> U.O. Educazione al<strong>la</strong><br />
salute del<strong>la</strong> ASL 10 Firenze, di un CD-ROM e nell’allestimento di una mostra<br />
dei disegni dei ragazzi presso i Presidi Ospedalieri.<br />
Tutto il materiale sarà inserito in un sito WEB educazionale dedicato. Attualmente<br />
il volume “Io e l’Allergia”è consultabile nel sito regionale HPH,<br />
“www.meyer.it/hph”, al<strong>la</strong> voce “documentazione- Es<strong>per</strong>ienze eccellenti”.<br />
Conclusioni<br />
Il progetto che verrà esteso negli anni futuri ad altre scuole ed altre Regioni<br />
si propone come modello al fine di migliorare l’outcome di salute dei servizi<br />
sanitari e <strong>la</strong> qualità dell’assistenza nel campo delle ma<strong>la</strong>ttie allergiche.<br />
12.55. Ruolo dell’educazione sanitaria nel<strong>la</strong> terapia dell’asma<br />
V. BRUSAFERRO, F. BAZZANI, Y. KOOMEN, G. MATTEVI, F. MIORI, B. VILLOTTI e A. SALVATERRA<br />
- Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari, Unità O<strong>per</strong>ativa di Fisiopatologia<br />
Respiratoria, Ospedale Civile di Arco (TN)<br />
AUTORE REFERENTE: VITO BRUSAFERRO – e.mail: brusaferro@arc.apss.tn.it<br />
Introduzione<br />
Nel<strong>la</strong> gestione delle ma<strong>la</strong>ttie croniche e fra queste l’asma bronchiale, vi sono<br />
diverse difficoltà da su<strong>per</strong>are. Esse riguardano in partico<strong>la</strong>re i rapporti del<br />
paziente con <strong>la</strong> sua ma<strong>la</strong>ttia (conoscenza delle cause, sua evoluzione nel tempo,<br />
accettazione del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia come ma<strong>la</strong>ttia cronica), con <strong>la</strong> terapia (in parti<br />
266<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
co<strong>la</strong>re <strong>la</strong> conoscenza del meccanismo d’azione dei farmaci, dei loro effetti<br />
col<strong>la</strong>terali, del<strong>la</strong> loro tossicità nell’assunzione cronica), il rapporto tra il paziente,<br />
<strong>la</strong> famiglia e l’ambiente <strong>la</strong>vorativo ed infine il rapporto tra il paziente<br />
ed il medico curante.<br />
Come già evidenziato dal<strong>la</strong> letteratura e dall’es<strong>per</strong>ienza quotidiana, affrontare<br />
questi problemi significa voler migliorare <strong>la</strong> compliance del paziente nei<br />
riguardi del<strong>la</strong> terapia e il suo rapporto con <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, al fine di ottenere un<br />
miglioramento del<strong>la</strong> qualità di vita, una riduzione dei costi sociali, dei costi<br />
sanitari, dei costi economici.<br />
Obiettivo<br />
Valutare l’impatto di un programma educativo riguardo il rapporto tra paziente<br />
e ma<strong>la</strong>ttia ed in partico<strong>la</strong>re il rapporto tra paziente e terapia.<br />
Azioni<br />
Abbiamo somministrato un questionario a 100 pazienti con asma cronico;<br />
successivamente, guidati dai risultati raccolti, abbiamo avviato un programma<br />
di educazione sanitaria <strong>per</strong> migliorare e “correggere” le conoscenze ed i comportamenti<br />
<strong>la</strong>ddove erano più carenti. In pratica un infermiere ha spiegato a<br />
tutti i pazienti l’utilità e l’uso del misuratore di picco di flusso e l’uso degli<br />
aerosolizzatori pressurizzati; i medici durante ogni visita di controllo hanno<br />
spiegato sistematicamente i concetti fondamentali del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia asmatica (cause<br />
scatenanti, infiammazione bronchiale, i<strong>per</strong>reattività bronchiale, broncospasmo),<br />
hanno ricordato i concetti fondamentali sul<strong>la</strong> proprietà e sull’uso<br />
dei farmaci (preventivi, curativi, broncodi<strong>la</strong>tatori) ed hanno richiamato poi<br />
l’attenzione sulle terapie preventive e di mantenimento che devono essere<br />
modu<strong>la</strong>te attraverso i dati raccolti con monitoraggio del picco di flusso.<br />
Dati<br />
Il 32% dei pazienti era consapevole dell’utilità del<strong>la</strong> misurazione ripetuta<br />
delle prove spirometriche e dell’utilità del<strong>la</strong> misurazione quotidiana del picco<br />
di flusso; ancora il 32% sapeva elencare esattamente i nomi commerciali dei<br />
farmaci esclusivamente preventivi; il 33% conosceva il nome dei farmaci<br />
broncodi<strong>la</strong>tatori e spiegava in maniera corretta il loro utilizzo.<br />
Dopo tre anni è stato somministrato nuovamente lo stesso questionario a<br />
40 soggetti che avevano avuto nel tempo almeno 2 controlli/anno presso i<br />
nostri ambu<strong>la</strong>tori. Per quanto riguarda le conoscenze abbiamo riscontrato un<br />
risultato notevolmente soddisfacente: il 57% è ora consapevole dell’utilità del<strong>la</strong><br />
misurazione ripetuta delle prove spirometriche e dell’utilità del<strong>la</strong> misura<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
267
CAPITOLO 12<br />
zione quotidiana del picco di flusso; il 72% sa elencare esattamente i nomi<br />
commerciali dei farmaci preventivi. Per quanto riguarda <strong>la</strong> terapia, il 77% conosce<br />
e usa correttamente i farmaci broncodi<strong>la</strong>tatori.<br />
Conclusioni<br />
I risultati dimostrano l’importanza del ruolo dell’educazione sanitaria nel<strong>la</strong><br />
conoscenza e nel trattamento dell’asma bronchiale. L’apporto educativo del<br />
<strong>per</strong>sonale medico e tecnico-infermieristico ha infatti determinato una maggiore<br />
conoscenza del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e dei metodi di autovalutazione del<strong>la</strong> stessa, e<br />
un miglioramento nell’utilizzo dei farmaci ina<strong>la</strong>tori.<br />
12.56. Il counselling infermieristico <strong>per</strong> l’informazione terapeutica al<br />
paziente psichiatrico sugli psicofarmaci prescritti<br />
D. COSTI, M. GARAMANTE, M. FERRARI, S. GALERO, G. ROSARIO, L. CAMORANI - Dipartimento<br />
di <strong>Salute</strong> Mentale, Azienda USL di Reggio Emilia, Via Amendo<strong>la</strong> 2,<br />
42100 Reggio Emilia<br />
AUTORE REFERENTE: DORELLA COSTI - tel.: 0522 335499, e-mail: dorel<strong>la</strong>.costi@ausl.re.it<br />
Breve introduzione del contesto<br />
L’informazione terapeutica al paziente psichiatrico sugli psicofarmaci prescritti<br />
è un progetto che i centri di salute mentale (CSM) del<strong>la</strong> Reggio Emilia<br />
Health Authority hanno attuato da alcuni anni nel contesto del progetto<br />
aziendale sull’educazione terapeutica.<br />
L’informazione terapeutica (informazione, decisione, supporto) è <strong>la</strong> prescrizione<br />
di specifiche informazioni basate sull’evidenza ad uno specifico<br />
paziente, caregiver o consumatore, proprio nel momento giusto <strong>per</strong> aiutarlo<br />
a prendere una specifica decisione o <strong>per</strong> un cambio di comportamento.<br />
Obiettivo/i<br />
- Migliorare <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> comunicazione re<strong>la</strong>tiva alle indicazioni<br />
terapeutiche con il paziente e <strong>la</strong> sua famiglia <strong>per</strong> favorire anche una migliore<br />
qualità delle cure.<br />
- Condividere con il paziente e <strong>la</strong> sua famiglia le principali informazioni re<strong>la</strong>tive<br />
all’uso del<strong>la</strong> terapia psicofarmacologica, favorire l’autonomia del paziente<br />
e del <strong>per</strong>sonale infermieristico nell’educazione all’uso dei farmaci e<br />
nell’identificazione degli effetti indesiderati.<br />
I CSM hanno promosso <strong>la</strong> diffusione di istruzioni o<strong>per</strong>ative riguardanti l’iden<br />
268<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
tificazione ed il trattamento degli effetti indesiderati dei farmaci, predisposte<br />
con linguaggio non tecnico e comprensibile sulle indicazioni che richiedono<br />
l’uso del farmaco, <strong>per</strong> aiutare il paziente e <strong>la</strong> famiglia ad individuare eventuali<br />
effetti avversi, spesso transitori, e a riconoscere i segni e i sintomi che richiedono<br />
una valutazione rapida da parte del medico specialista.<br />
Sono state realizzate e distribuite agli utenti dei CSM schede informative<br />
sulle principali tipologie di psicofarmaci prescritti.<br />
Gruppo/i target<br />
Pazienti psichiatrici e re<strong>la</strong>tive famiglie.<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
La valutazione dell’applicazione del progetto è basata sul<strong>la</strong> predisposizione<br />
ed aggiornamento di schede informative <strong>per</strong> pazienti e familiari sugli effetti<br />
indesiderati dei farmaci, e sul<strong>la</strong> evidenza del<strong>la</strong> loro diffusione.<br />
I risultati conseguiti riguardano <strong>la</strong> e<strong>la</strong>borazione di schede informative <strong>per</strong> i pazienti<br />
e familiari re<strong>la</strong>tive alle diverse categorie di farmaci sulle modalità di corretta<br />
utilizzazione, sugli effetti indesiderati e sulle misure pratiche di riduzione dei disagi;<br />
tali schede sono disponibili presso tutti i CSM e vengono consegnate, all’inizio<br />
del trattamento terapeutico e, se occorre, anche a trattamento già iniziato, durante<br />
una seduta di counseling in cui si verifica anche <strong>la</strong> comprensione del paziente.<br />
12.57. Un servizio di informazione e valutazione degli ausili tecnici come<br />
strumento di promozione del<strong>la</strong> salute<br />
G. GUANDALINI, N. MAZZINI - Azienda Provinciale <strong>per</strong> i Servizi Sanitari del<strong>la</strong><br />
Provincia Autonoma di Trento<br />
AUTORE REFERENTE: GIOVANNI GUANDALINI, Ospedale Riabilitativo Vil<strong>la</strong> Rosa, Pergine<br />
(TN) – tel.: 0461 501500, fax: 0461501580, e-mail vil<strong>la</strong>rosa@tn.apss.tn.it<br />
Introduzione<br />
Nel mondo riabilitativo l’ausilio è diventato in questi ultimi anni un elemento<br />
terapeutico sempre più importante ed essenziale <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere <strong>la</strong> maggior<br />
autonomia possibile alle <strong>per</strong>sone “diversamente abili”, <strong>per</strong> facilitare l’assistenza<br />
dei loro care-givers, <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere una vita di qualità.<br />
D’altra parte il mondo degli ausili in quest’ultimo decennio ha avuto un<br />
enorme sviluppo; l’aumento del loro uso/consumo ha trainato un’innovazione<br />
tecnologica che <strong>per</strong>mette di disporre di una vastissima scelta di presidi<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
269
CAPITOLO 12<br />
quali: carrozzine ortopediche ad auto spinta, leggere, su<strong>per</strong> leggere,<br />
<strong>per</strong>sonalizzate, elettroniche, a uso multiplo; sistemi di postura fabbricati con<br />
materiali sofisticati ad alto contenuto tecnologico; sistemi di domotizzazione<br />
delle abitazioni <strong>per</strong> favorire il rientro al domicilio e <strong>per</strong> attivare strategie di<br />
prevenzione del<strong>la</strong> disabilità; ausili <strong>per</strong> <strong>la</strong> mobilizzazione delle <strong>per</strong>sone; ausili<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> prevenzione dei decubiti, ausili informatici <strong>per</strong> facilitare <strong>la</strong> comunicazione<br />
in condizioni estreme di difficoltà, ecc...<br />
Il principio di una sanità che pone al centro dei suoi interventi il paziente<br />
stesso e i suoi care-givers si è definitivamente affermato, e <strong>per</strong> quanto riguarda<br />
gli ausili si è concretizzato nel<strong>la</strong> <strong>per</strong>sonalizzazione degli ausili stessi, nell’adattamento<br />
al singolo <strong>per</strong> <strong>la</strong> soluzione del problema posto in una prospettiva<br />
curativa e preventiva.<br />
L’attenzione riservata al<strong>la</strong> “cronicità”, intesa non solo come ma<strong>la</strong>ttia cronica,<br />
ma come condizione cronica che include <strong>la</strong> disabilità come possibile stato<br />
esistenziale con pieno diritto di cittadinanza, ha comportato <strong>per</strong> il <strong>per</strong>sonale<br />
sanitario <strong>la</strong> necessità di acquisire competenze sul mondo degli ausili, adeguata<br />
ai bisogni espressi dai pazienti.<br />
Obiettivo<br />
Il rego<strong>la</strong>mento <strong>per</strong> le prestazioni di assistenza protesica, decreto del Ministero<br />
del<strong>la</strong> sanità n. 332, recita: “<strong>la</strong> prescrizione dei dispositivi protesici” ovvero<br />
delle ortesi, delle protesi e degli ausili, “è redatta da un medico specialista<br />
del Ssn, competente....”, e inoltre <strong>la</strong> “prescrizione costituisce parte integrante<br />
di un programma di prevenzione, cura e riabilitazione delle lesioni o loro<br />
esiti....”, <strong>la</strong> prima prescrizione deve comprendere “diagnosi circostanziata....<br />
indicazione del dispositivo..., un programma terapeutico...”.<br />
Con il decreto è stato sancito il ruolo che i programmi di ausiliazione rivestono<br />
<strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere <strong>la</strong> partecipazione del soggetto con diversa abilità al<strong>la</strong><br />
vita sociale, ma soprattutto il conteso istituzionale nel quale si collocano.<br />
L’ospedale Vil<strong>la</strong> Rosa impegnato nel<strong>la</strong> cura delle gravi disabilità, da alcuni<br />
anni ha attivato un’artico<strong>la</strong>zione specificamente dedicata alle problematiche<br />
poste dai piani integrati di ausiliazione dei pazienti attraverso un’artico<strong>la</strong>zione<br />
organizzativa, il servizio “Abilita”.<br />
Il servizio di informazione e valutazione degli ausili “Abilita”, si avvale di<br />
un approccio metodologico che in coerenza con il mandato istituzionale e in<br />
conformità a servizi analoghi nel territorio nazionale, è in grado di:<br />
- valutare il bisogno espresso dall’utente;<br />
- considerare <strong>la</strong> domanda esplicita o implicita del paziente e/o del suo nucleo<br />
di curanti;<br />
- ricercare le soluzioni come parte di un progetto e<strong>la</strong>borato dall’equipe che<br />
ha in cura <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona;<br />
270<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
- coinvolgere il paziente e i suoi care-givers nel<strong>la</strong> scelta, adattamento e apprendimento<br />
all’uso oltre che nel<strong>la</strong> manutenzione dei presidi.<br />
Nel servizio <strong>la</strong>vora una terapista a tempo pieno, un secondo fisioterapista <strong>per</strong><br />
l’equivalente del 50% del tempo, e un fisiatra è il responsabile medico dell’organizzazione.<br />
Il servizio è alloggiato in un proprio spazio che si compone di un’area<br />
ufficio e di un’area <strong>per</strong> <strong>la</strong> valutazione dei pazienti e <strong>per</strong> i colloqui. Si compone<br />
anche di uno spazio quale piccolo deposito e mostra di ausili. La rete virtuale di<br />
servizi in internet con le diverse banche-dati consente di disporre di un’ampia<br />
possibilità illustrativa e <strong>la</strong> rete informatica aziendale consente una rapida e efficace<br />
comunicazione con le altre artico<strong>la</strong>zioni aziendali coinvolte.<br />
Gli obiettivi principali del servizio Abilita sono:<br />
- aumentare l’appropriatezza dell’ausiliazione e migliorare <strong>la</strong> soddisfazione<br />
dell’utente;<br />
- ridurre i tempi di individuazione e assegnazione degli ausili favorendo i<br />
<strong>per</strong>corsi amministrativi <strong>per</strong> le autorizzazioni;<br />
- monitorare gli “abbandoni “ dell’ausiliazione;<br />
- promuovere l’aggiornamento e coadiuvare al<strong>la</strong> formazione dei clienti interni;<br />
- offrire consulenza ad altre artico<strong>la</strong>zioni provinciali <strong>per</strong> i progetti di<br />
“domotizzazione” delle abitazioni, e <strong>per</strong> favorire <strong>la</strong> partecipazione al<strong>la</strong> vita<br />
sociale dei disabili.<br />
Risultati<br />
Vengono presentati i risultati quali-quantitativi raggiunti in due anni di attività,<br />
2002-2003.<br />
In prospettiva si realizzeranno strategie <strong>per</strong> favorire un adeguato riutilizzo<br />
degli ausili che sono riconsegnati all’azienda sanitaria, in col<strong>la</strong>borazione con<br />
il Distretto di Trento e Valle dei Laghi (cui fanno capo le attività di verifica di<br />
congruità sanitario-amministrativa, le procedure d’autorizzazione e di controllo<br />
dell’erogazione degli ausili <strong>per</strong> tutto il territorio provinciale) al fine di<br />
mantenere un alto standard di prestazioni e un maggior controllo del<strong>la</strong> spesa,<br />
<strong>per</strong> quanto di competenza.<br />
Un altro filone di sviluppo possibile è <strong>la</strong> consulenza on-line, un servizio di<br />
telemedicina che utilizzerebbe postazioni polifunzionali.<br />
12.58. I giovani del servizio civile quale risorsa nel processo di accoglienza<br />
ospedaliera<br />
S. CORTOPASSI, M. FILIERI, L. MORELLI, R. GUERRINI, A. D’ALESSANDRO - Azienda USL 5<br />
di PISA<br />
AUTORE REFERENTE: SERGIO CORTOPASSI, Responsabile U.O. Assicurazione di Quali<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
271
CAPITOLO 12<br />
tà e Accreditamento Azienda USL 5 di Pisa, Via Zamenhof 1, 56100 Pisa –<br />
Tel.: 050 954207, fax: 050 954321, e-mail: s.cortopassi@usl5.toscana.it<br />
Introduzione del contesto<br />
Nel corso degli ultimi 10-15 anni si è registrato un radicale mutamento nel<br />
rapporto tra i cittadini ed i servizi, in modo partico<strong>la</strong>re quelli sanitari, che, <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
loro peculiare funzione ed importanza sull’incidenza del<strong>la</strong> vita quotidiana, sono<br />
stati, nel settore pubblico, quelli di gran lunga più interessati al cambiamento.<br />
I cittadini che accedono in una struttura ospedaliera, si trovano spesso in<br />
un contesto <strong>la</strong> cui organizzazione e gli orari si discostano dalle abitudini del<strong>la</strong><br />
vita quotidiana. Tutto ciò è reso ancora più difficile dalle caratteristiche strutturali<br />
dell’edificio.<br />
Obiettivo<br />
Il progetto si pone l’obiettivo di fornire un’accoglienza <strong>per</strong>sonalizzata e<br />
l’orientamento ai cittadini e ai loro familiari che accedono ai servizi.<br />
Al fine di garantire il miglioramento dell’accoglienza, l’umanizzazione e l’informazione<br />
ai cittadini italiani e stranieri all’interno del Presidio Ospedaliero<br />
F. Lotti di Pontedera <strong>la</strong> direzione aziendale dell’Ausl 5 di Pisa ha previsto l’inserimento<br />
dei volontari del Servizio Civile nei <strong>per</strong>corsi assistenziali.<br />
I volontari del Sevizio Civile, inoltre, col<strong>la</strong>boreranno con l’URP al<strong>la</strong> gestione<br />
del processo di tute<strong>la</strong>. I cittadini, infatti, possono far riferimento al<strong>la</strong> struttura<br />
<strong>per</strong> problematiche di tipo logistico, re<strong>la</strong>zionale, assistenziale che possono<br />
intervenire durante l’utilizzo delle strutture.<br />
Il progetto si pone infine l’obiettivo di migliorare <strong>la</strong> gestione del tempo dei<br />
pazienti ricoverati attraverso iniziative educative finalizzate al miglioramento<br />
del<strong>la</strong> propria salute e attraverso attività culturali e ricreative negli intervalli di<br />
tempo non occupati dalle cure.<br />
Target<br />
Il target è costituito dall’utenza che entra in contatto con <strong>la</strong> realtà ospedaliera<br />
sia <strong>per</strong> il ricovero sia <strong>per</strong> prestazioni di tipo ambu<strong>la</strong>toriale e diagnostiche con<br />
partico<strong>la</strong>re riguardo <strong>per</strong> i cittadini non autosufficienti e stranieri.<br />
Con l’inserimento dei volontari del Servizio Civile tutti i cittadini inseriti nei<br />
<strong>per</strong>corsi ospedalieri saranno <strong>per</strong>sonalmente accolti, dotati del materiale informativo<br />
necessario attraverso <strong>la</strong> consegna di una cartellina di accoglienza.<br />
Per l’utenza straniera, a seguito di uno studio mirato sul tasso di ricovero<br />
dei cittadini extracomunitari, le informazioni necessarie sono state redatte in<br />
lingua inglese e albanese.<br />
272<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
L’accoglienza è prevista anche <strong>per</strong> i familiari ed è comprensiva di aiuto <strong>per</strong><br />
l’espletamento di pratiche burocratico-amministrative necessarie sia durante<br />
il ricovero sia al momento del<strong>la</strong> dimissione. Quanto detto <strong>per</strong> facilitare il collegamento<br />
con il territorio. A tal proposito saranno coinvolte le strutture sanitarie<br />
territoriali e le strutture sociali competenti.<br />
I volontari del Servizio Civile saranno affiancati e seguiti da due O<strong>per</strong>atori<br />
Locali di Progetto dipendenti dell’Azienda USL5 che provvederanno oltre al<br />
tutoraggio anche a fornire specifica formazione teorico pratica.<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
Al momento attuale sono stati predisposti i materiali informativi, anche<br />
multilingua, ed è stata stipu<strong>la</strong>to un accordo di partenariato tra l’Azienda USL 5<br />
di Pisa e l’ARCI Valdera <strong>per</strong> l’impiego di 6 volontari del servizio civile<br />
Dal<strong>la</strong> piena realizzazione del progetto che andrà a regime nei primi mesi<br />
del 2005 quando saranno disponibili le nuove leve di volontari ci attendiamo<br />
il miglioramento del<strong>la</strong> qualità <strong>per</strong>cepita da parte degli utenti dei nostri servizi<br />
ospedalieri.<br />
Indagini di customer satisfaction ci consentiranno <strong>la</strong> valutazione dei risultati<br />
che saranno pubblicizzati nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione annuale di tute<strong>la</strong> e presentati al<strong>la</strong><br />
Conferenza dei Servizi nonché utilizzati <strong>per</strong> costruire azioni di miglioramento<br />
mirate.<br />
Conclusioni<br />
L’introduzione dei volontari del Servizio Civile nel<strong>la</strong> struttura ospedaliera, a<br />
nostro avviso, contribuisce ad avvicinare ulteriormente i servizi al cittadino, a semplificare<br />
<strong>la</strong> comprensione delle informazioni fornite, ad essere elemento di stimolo<br />
e di confronto tra i professionisti che o<strong>per</strong>ano all’interno dei servizi. Ulteriore<br />
ricaduta positiva del progetto consiste nel formare giovani cittadini che al<strong>la</strong> fine<br />
del<strong>la</strong> loro es<strong>per</strong>ienza diventano consapevoli dell’offerta sanitaria del territorio,<br />
capaci di trasmettere quanto appreso nel loro ambiente di vita. L’es<strong>per</strong>ienza vissuta,<br />
inoltre, può rappresentare <strong>per</strong> il giovane volontario anche uno stimolo <strong>per</strong><br />
indirizzare consapevolmente le eventuali e future scelte <strong>la</strong>vorative.<br />
12.59. Progetto HPH “Musica in Ospedale”: <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione di una<br />
migliore accoglienza ed assistenza del paziente nel Nuovo Ospedale<br />
di San Giovanni di Dio – ASL 10 Firenze<br />
A. APPICCIAFUOCO 1 , G. RANDELLI 2 , F. BUONO 3 , D. BELLUCCI 4 , A. MATUCCI 5 , G. MARIN 5 ,<br />
M. MANFREDI 6 , P. CAMPI 6 , A. MARTINI 7 , C. RUSSO 8 - 1 Coordinatore HPH Area Fio<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
273
CAPITOLO 12<br />
rentina, 2 Resp. Coordinamento Ospedale-Territorio, Presidente Ass. cult. Cori<br />
Ensemble 3 , 4 Segretaria Ass. Cult. Cori Ensemble, 5 Reparto di Reumatologia,<br />
6<br />
Reparto di Allergologia e Immunologia Clinica, 7 Ostetricia Nuovo Ospedale<br />
San Giovanni di Dio, 8 U.O. Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong><br />
La voce è il più antico e facile strumento a disposizione dell’uomo. La musica<br />
è un linguaggio dello spirito, esattamente come il pianto o il riso. Tutti<br />
possono cantare e/o provare gioia o re<strong>la</strong>x ascoltando musica, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> musica<br />
aiuta a sentirsi meglio. La nostra proposta è aiutare il paziente e l’o<strong>per</strong>atore<br />
a sentirsi meglio con i nostri brani musicali.<br />
Scopi del progetto<br />
- Rafforzare l’idea di un Ospedale che cerca di far sentire i pazienti benvenuti<br />
durante il loro ricovero.<br />
- Aiutare i pazienti a sentirsi meno preoccupati durante <strong>la</strong> terapia.<br />
- Trasmettere <strong>la</strong> sensazione che <strong>la</strong> musica <strong>per</strong>metta una maggiore serenità<br />
che si traduce in una migliore col<strong>la</strong>borazione tra pazienti ed o<strong>per</strong>atori.<br />
Metodi<br />
Il coro ha iniziato <strong>la</strong> sua coo<strong>per</strong>azione con il Nuovo Ospedale di San Giovanni<br />
di Dio due anni fa ed ha iniziato il progetto “Musica in Ospedale” un<br />
anno fa nel Reparto di Reumatologia. All’inizio abbiamo preferito un approccio<br />
discreto andando a cantare nel reparto due volte al mese un re<strong>per</strong>torio<br />
che, vista l’età e <strong>la</strong> tipologia dei pazienti, comprendesse canzoni del<strong>la</strong> tradizione<br />
popo<strong>la</strong>re toscana o brani famosi del<strong>la</strong> musica leggera, ponendo partico<strong>la</strong>re<br />
attenzione a non disturbare <strong>la</strong> privacy e a non interferire nel<strong>la</strong> routine<br />
paziente/o<strong>per</strong>atore. Abbiamo consegnato ai “lungo-degenti” copie del nostro<br />
re<strong>per</strong>torio affinché potessero cantare con noi <strong>la</strong> volta successiva. Successivamente<br />
siamo passati ad una frequenza settimanale ed abbiamo partecipato ad<br />
eventi specifici organizzati dal Reparto di Reumatologia ed eseguito concerti<br />
itineranti o nell’Au<strong>la</strong> Muntoni dell’Ospedale durante giornate partico<strong>la</strong>ri come<br />
gli open days oppure il <strong>per</strong>iodo natalizio.<br />
Al momento stiamo seguendo anche altri due nuovi progetti:<br />
- <strong>la</strong> sa<strong>la</strong> di attesa del reparto di Allergologia ed Immunologia dove cantiamo<br />
ogni settimana <strong>per</strong> alleviare l’attesa dei pazienti che effettuano le prove<br />
allergologiche;<br />
- Ostetricia e Nursery, dove, sempre settimanalmente, cantiamo <strong>per</strong> mamme,<br />
papà e neonati un re<strong>per</strong>torio di Ninne Nanne durante un momento chiamato<br />
“Coccole e musica”, volto a rafforzare un’atmosfera intima e ri<strong>la</strong>ssata o a<br />
confortare i piccoli nelle incubatrici.<br />
274<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
Risultati<br />
I pazienti accolgono il coro con curiosità e a volte <strong>per</strong>plessità ma successivamente<br />
con gratitudine e spesso cercano di cantare con noi anche quando le<br />
loro condizioni lo consentono poco (pensiamo soprattutto alle visite sporadiche<br />
al Reparto di Rianimazione). I pazienti gradiscono lo svolgimento del progetto<br />
e spesso si informano su quando ritorniamo in reparto: questa è <strong>la</strong> nostra<br />
maggiore ricompensa.<br />
12.60. La prevenzione primaria del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia cardiovasco<strong>la</strong>re: eccesso<br />
di peso, alimentazione, attività fisica e lipidi ematici di una<br />
popo<strong>la</strong>zione di adolescenti<br />
P. ABELLI (Direttore Sanitario Istituto Scientifico di Montescano FSM), V. PARISI<br />
(Vicedirigente didattico Istituto L. G. Faravelli di Strabel<strong>la</strong>), P. LOMBARDI (Assessore<br />
al<strong>la</strong> Cultura comune di Strabel<strong>la</strong>), P.G. MAGGI (Assessore ai Servizi<br />
Sociali comune di Strabel<strong>la</strong>), R. VEDOVELLI (Dirigente medico di Direzione Sanitaria<br />
Istituto Scientifico di Montescano FSM), L. MAGGI (Vicedirigente didattico<br />
Istituto L. G. Faravelli di Strabel<strong>la</strong>), G. GHIGNI (Vicedirigente didattico<br />
Istituto L. G. Faravelli di Strabel<strong>la</strong>), M. ZUCCHELLA (Vicedirigente didattico Istituto<br />
L. G. Faravelli di Strabel<strong>la</strong>), G. CAMPO (Vicedirigente didattico Istituto L.<br />
G. Faravelli di Strabel<strong>la</strong>), R. AQUILANI (Servizio Fisiopatologia Metabolico-<br />
Nutrizionale Istituto Scientifico di Montescano FSM)<br />
AUTORE REFERENTE: PAOLA ABELLI, Fondazione Salvatore Maugeri Istituto Scientifico<br />
di Montescano, via <strong>per</strong> Montescano n. 31 (PV) - tel.: 038 52471, fax: 038<br />
561386, e-mail: pabelli@fsm.it<br />
Introduzione<br />
La ma<strong>la</strong>ttia cardiovasco<strong>la</strong>re dell’adulto (infarto, ictus, arteriopatia obliterante<br />
<strong>per</strong>iferica) ha <strong>la</strong> sua base di sviluppo nell’infanzia e nell’adolescenza. Una<br />
alimentazione aterogena e una vita sedentaria in <strong>per</strong>iodo adolescenziale sono<br />
fattori di rischio <strong>per</strong> <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia cardiovasco<strong>la</strong>re dell’adulto.<br />
Scopo del nostro <strong>la</strong>voro è stato quello di quantificare nutrizione ed attività<br />
fisica di una popo<strong>la</strong>zione di adolescenti.<br />
Metodologia<br />
Sono stati reclutati <strong>19</strong>9 studenti dell’Istituto Tecnico e <strong>per</strong> Geometri L.G.<br />
Faravelli di Strabel<strong>la</strong> (PV), di età tra i 14 ed i 17 anni, 120 femmine e 79 maschi.<br />
Dopo <strong>la</strong> rilevazione dei dati antropometrici, ciascun adolescente ha compi<strong>la</strong><br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
275
CAPITOLO 12<br />
to un diario alimentare (3 giorni) ed uno di attività fisica. Sono stati eseguiti<br />
prelievi ematici <strong>per</strong> <strong>la</strong> determinazione del<strong>la</strong> concentrazione dei lipidi.<br />
Risultati<br />
Tab. 1. Distribuzione in % dei pesi<br />
Peso normale Soprappeso Obesità Eccesso di peso<br />
(sovrappeso+obesità)<br />
83,5 13,5 3 16,5<br />
Tab. 2. Principali caratteristiche dell’alimentazione<br />
variabili Popo<strong>la</strong>zione intera Maschi Femmine<br />
KCAL 2644±702 2044±432<br />
KCAL/Kg peso corporeo 46±10 40±10<br />
Carboidrati (grammi) 371±118 287±81<br />
Proteine (grammi) 98±29 70±18<br />
Lipidi (grammi) 96±30 74±<strong>19</strong><br />
Grassi totali >30% KCAL totali 71,2% 61,9% 78,3%<br />
Grassi saturi ≥ 10% KCAL totali 47,2% 50,8% 44,5%<br />
Carboidrati raffinati >12% KCAL totali 72,6% 61,9% 80,7%<br />
Tab. 3. Attività fisica discrezionale<br />
Maschi Femmine<br />
1 ora settimanale 359±200 161±124<br />
Tab. 4. Concentrazione dei lipidi ematici<br />
Variabili Maschi Femmine<br />
Colesterolo totale ≥ 200 mg/dl 5% 18%<br />
Col tot 171-<strong>19</strong>9 mg/dl 30% 43%<br />
Col tot ≤ 170 mg/dl 65% 39%<br />
Trigliceridi ≥ 150 mg/dl 6,6% 3%<br />
Conclusioni<br />
Un’importante quota di adolescenti ha uno stile di vita (nutrizione, attività<br />
fisica) e tassi ematici di lipidi inadeguati <strong>per</strong> una efficace prevenzione primaria<br />
del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia cardiovasco<strong>la</strong>re dell’adulto.<br />
276<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
12.61. Alimentarsi bene <strong>per</strong> crescere meglio: risultati finali<br />
D. MICHELLINI 1 , A.M. FERRARI 2 , C. CAMPARI 2 - AUSL di Reggio Emilia - 1 Settore di<br />
Pediatria di comunità, 2 Dipartimento di Sanità Pubblica,<br />
AUTORE REFERENTE: ANNA MARIA FERRARI, SIP di Montecchio, AUSL, via Marconi<br />
18, Montecchio (RE) – tel.: 0522 860170, e-mail: ferrarin@ausl.re.it<br />
Breve introduzione del contesto<br />
E’ noto che <strong>la</strong> sedentarietà, un’alimentazione troppo ricca in calorie, con un<br />
elevato apporto di grassi di origine animale e di colesterolo, sono sovente<br />
responsabili dell’insorgenza di ma<strong>la</strong>ttie cardiovasco<strong>la</strong>ri e metaboliche, che<br />
hanno costi <strong>per</strong>sonali (in termini di qualità del<strong>la</strong> vita) e collettivi (intesi come<br />
spesa sanitaria e sociale) altissimi.<br />
La sensibilizzazione al problema dell’obesità in età pediatrica, spesse volte<br />
associato a scarsa attività fisica, svolge quindi un ruolo centrale e decisivo<br />
nel<strong>la</strong> divulgazione di una cultura di un’alimentazione equilibrata e corretta e<br />
di adeguati stili di vita.<br />
Obiettivo/i<br />
- Favorire <strong>la</strong> conoscenza dei comportamenti alimentari e l’adozione di standard<br />
nutrizionali sani (P.S.N. <strong>19</strong>98-2000).<br />
- Promuovere “stili di vita” idonei a favorire <strong>la</strong> buona salute.<br />
- Costruire un progetto “esportabile”, documentando tutte le fasi o<strong>per</strong>ative, i<br />
materiali prodotti, i risultati<br />
- Valutare il raggiungimento degli obiettivi sopra citati attraverso metodi oggettivi<br />
(confronto dati epidemiologici).<br />
Gruppo/i target<br />
Nel <strong>19</strong>99-2000 è stato proposto a 44 c<strong>la</strong>ssi di 1° Elementare del<strong>la</strong> provincia<br />
di Reggio Emilia (812 alunni) un progetto di promozione e di educazione<br />
al<strong>la</strong> salute in campo alimentare svolto nell’arco dei 5 anni di scuo<strong>la</strong> e<br />
artico<strong>la</strong>to in modo tale che tutti “attori” dell’iniziativa (maestre, alunni e famiglie,<br />
dietista, pedagogista, insegnanti ISEF) potessero sinergicamente col<strong>la</strong>borare.<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
Il progetto formativo è stato monitorato, tramite questionari specifici proposti<br />
in momenti diversi a genitori e alunni, al fine di valutare i risultati rag<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
277
CAPITOLO 12<br />
giunti; a questa indagine epidemiologica hanno partecipato 26 c<strong>la</strong>ssi coinvolte<br />
(campione) e 7 c<strong>la</strong>ssi non coinvolte (controllo) nel <strong>per</strong>corso formativo.<br />
La rilevazione dei dati epidemiologici nel campione ha riguardato svariate<br />
variabili:<br />
- Valutazione auxologica (peso, altezza, eccesso ponderale secondo i<br />
<strong>per</strong>centili di Cole): l’eccesso ponderale in 1° elementare era del 72%, in 5°<br />
elementare del 70%. L’aumento dei normopesi nelle bambine è stato bi<strong>la</strong>nciato<br />
da una diminuzione nei maschi.<br />
- Dati anagrafici, breve anamnesi clinica e variabili socio-economiche del<strong>la</strong><br />
famiglia: un titolo di studio materno basso e <strong>la</strong> provenienza dalle regioni<br />
del centro-sud Italia sono associate ad un maggiore eccesso ponderale del<br />
bambino.<br />
- Attività ludiche motorie del bambino: <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di bambine sedentarie<br />
è dimezzata tra l’inizio e <strong>la</strong> fine del progetto. Questa diminuzione è meno<br />
evidente nei maschi, che <strong>per</strong>ò dimostrano complessivamente una maggiore<br />
predisposizione all’attività ludico-motoria sin dal<strong>la</strong> 1° elementare.<br />
- Abitudini alimentari del bambino: l’apporto calorico/die è maggiore al 1°<br />
anno che al 5° (2181 vs <strong>19</strong>02), l’introduzione di colesterolo diminuisce sensibilmente.<br />
Un apporto calorico eccessivo caratterizza in 5° elementare il<br />
35% del campione rispetto al 48% del controllo.<br />
- Come mi vedo, come vorrei essere (1° elementare): il bambino ha una corretta<br />
<strong>per</strong>cezione del proprio stato ponderale.<br />
- Questionario Vero/Falso/Non so sulle conoscenze nutrizionali degli alunni:<br />
i bambini che hanno partecipato al progetto hanno una conoscenza degli<br />
argomenti significativamente maggiore rispetto ai bambini che non hanno<br />
partecipato al progetto.<br />
- Questionario Vero/Falso/Non so sulle conoscenze nutrizionali dei genitori:<br />
sia i genitori di c<strong>la</strong>ssi aderenti al progetto che quelli di c<strong>la</strong>ssi non aderenti<br />
dimostrano un’elevata consapevolezza e conoscenza dei temi in ambito alimentare.<br />
Conclusioni<br />
L’eccesso ponderale è un problema multifattoriale:<br />
- Famigliarità: da intendersi non solo come componente genetica ma soprattutto<br />
come patrimonio socio-culturale, abitudini e stili di vita del<strong>la</strong> famiglia.<br />
- Attività fisica: è certamente un importante fattore di “contenimento” dell’eccesso<br />
ponderale.<br />
- Apporto calorico e qualità del<strong>la</strong> dieta: è un ovvio determinante che <strong>per</strong>ò<br />
nel nostro studio non sembra essere il principale.<br />
- I bambini che hanno partecipato al progetto dimostrano una conoscenza<br />
complessiva sull’alimentazione migliore.<br />
278<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
12.62. Le vie del Fumo<br />
S. BOSI 1 , A. M. FERRARI 2 , S. DE FRANCO 3 , R. BOSI 4 , R. CAVALLI 4 , G. AZZARONE 4 , M.<br />
PEDRONI 5 , C. SPAGGIARI 6 , R. TOFFANETTI PANNELLA 7 , O. MALVONI 8 - 1 Responsabile Prevenzione<br />
Lega contro i Tumori, ONLUS Sezione di Reggio Emilia; 2 Dipartimento<br />
Sanità Pubblica AUSL di Reggio Emilia; 3 Presidente Ordine dei Medici<br />
di Reggio Emilia; 4 AUSL di Reggio Emilia; 5 Medico Medicina Generale; 6 Pediatra;<br />
7 ASMN di Reggio Emilia; 8 IPASVI<br />
AUTORE REFERENTE: ANNA MARIA FERRARI, Dipartimento di Sanità Pubblica AUSL<br />
di Reggio Emilia. Servizio Igiene Pubblica Reggio Sud Montecchio Emilia, Via<br />
Marconi 18 – tel.: 0522 860170, fax: 0522 860140, e-mail: ferrarin@ausl.re.it<br />
Breve introduzione del contesto<br />
“Le vie del Fumo” è una rassegna didattica multimediale dedicata al<strong>la</strong> prevenzione<br />
dell’abitudine al fumo negli adolescenti che si sviluppa attraverso<br />
giochi, <strong>la</strong>boratori, mostre espositive <strong>per</strong> rispondere all’esigenza di offrire strumenti<br />
metodologici e tematici aggiornati a docenti ed o<strong>per</strong>atori sanitari e <strong>per</strong><br />
dare agli studenti (dai 13 ai 18 anni) <strong>la</strong> possibilità di affrontare il problema<br />
fumo con una modalità emotivamente coinvolgente.<br />
Obiettivo/i<br />
Offrire una possibilità di riflettere in modo originale e completo sui diversi<br />
aspetti che caratterizzano <strong>la</strong> simbologia e l’immaginario legati al<strong>la</strong> sigaretta.<br />
Nonostante, infatti, siano chiariti gli effetti nocivi che il fumo attivo e passivo<br />
provoca al<strong>la</strong> salute, smettere di fumare è una scelta estremamente impegnativa<br />
ed ambivalente. Ogni fumatore vuole abbandonare <strong>la</strong> sigaretta ma non sa<br />
decidersi a farlo. Attraverso le rassegne espositive si evidenzia quanto siano<br />
ancora forti e radicate le immagini positive che influenzano le idee e il gesto<br />
del fumare.<br />
Gruppo/i target<br />
Studenti dai 13 ai 18 anni, docenti, o<strong>per</strong>atori sanitari, popo<strong>la</strong>zione generale.<br />
Ai diversi gruppi target vengono proposti <strong>per</strong>corsi diversificati comprendenti<br />
area informatica scientifica, <strong>la</strong>boratorio video, <strong>la</strong>boratorio informatico,<br />
<strong>la</strong>boratorio scientifico, <strong>la</strong>boratorio dell’immaginario legato al fumo, <strong>la</strong>boratorio<br />
psicologico, <strong>la</strong>boratorio del respiro. Inoltre ai docenti ed agli o<strong>per</strong>atori<br />
sanitari vengono offerti “scuole senza fumo” e <strong>la</strong>boratorio metodologico. Tutti<br />
vengono sottoposti a test di ingresso e di congedo.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
279
CAPITOLO 12<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
La mostra è stata visitata da circa 8.000 <strong>per</strong>sone.<br />
Sono stati e<strong>la</strong>borati questionari <strong>per</strong> valutare le conoscenze e il gradimento.<br />
Gli strumenti proposti nel<strong>la</strong> mostra sono stati utilizzati nel<strong>la</strong> didattica da molte<br />
scuole.<br />
Conclusioni<br />
Il bi<strong>la</strong>ncio del<strong>la</strong> rassegna, che ha visto <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione di <strong>per</strong>sonale es<strong>per</strong>to<br />
volontariato e istituzioni locali, è senz’altro positivo. Soddisfacente l’afflusso<br />
dei visitatori (8.000 <strong>per</strong>sone).<br />
In partico<strong>la</strong>re è stato centrato l’obiettivo di offrire ai visitatori un’es<strong>per</strong>ienza<br />
coinvolgente dal punto di vista emotivo, oltre che originale e utile <strong>per</strong> approfondimenti<br />
tematici nei suoi contenuti. E’ infatti innegabile che <strong>per</strong> affrontare<br />
in modo adeguato i problemi del<strong>la</strong> prevenzione, occorre far leva sulle componenti<br />
che appartengono all’immaginario legato al<strong>la</strong> sigaretta, in <strong>la</strong>rga parte<br />
ancora connotato positivamente, nonostante le conoscenze specifiche possedute<br />
sul<strong>la</strong> nocività ed il danno individuale recato da certi comportamenti. Dare<br />
una forma esplicita e una voce a questo immaginario significa cominciare un<br />
processo di e<strong>la</strong>borazione più maturo del proprio vissuto rispetto al fumo e,<br />
dal punto di vista di chi si occupa di prevenzione, significa creare le sole<br />
condizioni necessarie ed efficaci <strong>per</strong> <strong>la</strong> riuscita dell’intervento.<br />
12.63. Alimentarsi bene <strong>per</strong> crescere meglio: comunicare come<br />
D. MICHELLINI 1 , A.M. FERRARI 2 , C. CAMPARI 2 - AUSL di Reggio Emilia - 1 Settore di<br />
Pediatria di comunità, 2 Dipartimento di Sanità Pubblica<br />
AUTORE REFERENTE: ANNA MARIA FERRARI, SIP di Montecchio, AUSL, via Marconi<br />
18, Montecchio (RE) - tel.: 0522 860170, e-mail: ferrarin@ausl.re.it<br />
Breve introduzione del contesto<br />
Sempre maggiore attenzione è rivolto al problema dell’eccesso ponderale<br />
in età infantile, quale determinante di salute; è noto inoltre che stili di vita sani<br />
contribuiscono al miglioramento del<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita.<br />
E’ stato proposto un progetto di educazione alimentare agli alunni del<strong>la</strong><br />
scuo<strong>la</strong> elementare ritenendo <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> <strong>la</strong> sede privilegiata <strong>per</strong> interventi di<br />
educazione e formazione; in un tale contesto, il messaggio sanitario doveva<br />
essere mediato da modalità comunicative consone al linguaggio dei bambini.<br />
280<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
Obiettivo/i<br />
- Favorire <strong>la</strong> conoscenza dei comportamenti alimentari e l’adozione di standard<br />
nutrizionali sani (P.S.N. <strong>19</strong>98-2000).<br />
- Promuovere “stili di vita” idonei a favorire <strong>la</strong> buona salute.<br />
- Costruire un progetto “esportabile”, documentando tutte le fasi o<strong>per</strong>ative, i<br />
materiali prodotti, i risultati.<br />
- Valutare il raggiungimento degli obiettivi sopra citati attraverso metodi oggettivi<br />
(confronto dati epidemiologici).<br />
- Rendere i bambini e le loro famiglie protagonisti attivi.<br />
Gruppo/i target<br />
Nel <strong>19</strong>99-2000 è stato proposto a 44 c<strong>la</strong>ssi di 1° Elementare del<strong>la</strong> provincia<br />
di Reggio Emilia un progetto di promozione e di educazione al<strong>la</strong><br />
salute in campo alimentare. Il <strong>per</strong>corso didattico, svolto nell’arco dei 5<br />
anni di scuo<strong>la</strong>, ha visto <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione di diversi professionisti ed enti<br />
impegnati a promuovere una corretta alimentazione associata all’attività<br />
motoria.<br />
La metodologia utilizzata prevedeva che l’acquisizione di conoscenze avvenisse<br />
tramite es<strong>per</strong>ienze <strong>per</strong>sonali: animazioni in c<strong>la</strong>sse con le dietiste, es<strong>per</strong>ienze<br />
sul campo, attività ludico-motoria.<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
Dal<strong>la</strong> valutazione dei questionari conoscitivi (Vero/Falso/Non so, Come mi<br />
vedo, Cosa mi piace mangiare) è emerso che gli alunni hanno una conoscenza<br />
degli argomenti significativamente maggiore rispetto a quelli che non hanno<br />
partecipato al progetto.<br />
Nel corso dello svolgimento del progetto sono stati realizzati i seguenti<br />
materiali: cartelloni tematici; gioco del<strong>la</strong> frutta; VHS: La co<strong>la</strong>zione, Ghiro-Ghiro,<br />
alieno alimentare, Flic e Floc, Intervento del<strong>la</strong> dietista in c<strong>la</strong>sse; trasmissione<br />
televisiva: Cinque minuti di buona alimentazione; svariati CD interattivi;<br />
gioco educativo: Giocando con gusto.<br />
Conclusioni<br />
Si ritiene che le modalità comunicative adottate, che vedevano i bambini<br />
protagonisti attivi di <strong>per</strong>corsi fatti di gesti, racconti, es<strong>per</strong>ienze, siano stati partico<strong>la</strong>rmente<br />
significativi <strong>per</strong> il raggiungimento dei risultati.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
281
CAPITOLO 12<br />
12.64. La promozione del<strong>la</strong> salute nell’anziano: riduzione del rischio di<br />
caduta<br />
P. A. MILANI (Direttore Sanitario HTC Health Tracking Center, Stradel<strong>la</strong>, Pavia),<br />
S. CAMPETELLA (Servizio di Neuropsichiatria HTC), P.A. LOMBARDI (Assessore al<strong>la</strong><br />
Cultura Comune di Stradel<strong>la</strong>, Pavia), P.G. MAGGI (Assessore ai Servizi Sociali,<br />
Comune di Stradel<strong>la</strong>, Pavia), A. ZANCAN (Fisiatra Fondazione S. Maugeri,<br />
Pavia), P. ROVATI (Servizio di Nutrizione Clinica AO di Pavia), L. SONETTI<br />
(Terapista del<strong>la</strong> Riabilitazione – HTC), T. BRIGADA (Terapista del<strong>la</strong> Riabilitazione<br />
– HTC), C. RAMPINI (Terapista del<strong>la</strong> Riabilitazione – HTC), F. CATANIA<br />
(Terapista del<strong>la</strong> Riabilitazione – HTC), R. AQUILANI (Consulente Scientifico HTC)<br />
AUTORE REFERENTE: PIERA ADELE MILANI, HTC, Via Martiri Partigiani 33, 27049<br />
Stradel<strong>la</strong> (PV) - tel.: 0385 246861, fax: 0385 43363, e-mail: htcsrl@tin.it<br />
Introduzione<br />
Le cadute rappresentano un importante evento negativo <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute dell’anziano<br />
determinandone una minaccia <strong>per</strong> le capacità di autonomia fisica e<br />
soprattutto <strong>per</strong> <strong>la</strong> sopravvivenza. Inoltre i costi dell’ospedalizzazione e dell’eventuale<br />
assistenza post-ospedalizzazione sono elevati.<br />
Scopo del nostro intervento è stato quello di ridurre il rischio di caduta nel<strong>la</strong><br />
popo<strong>la</strong>zione anziana del Comune di Stradel<strong>la</strong> (PV).<br />
Metodologia: La nostra ipotesi di <strong>la</strong>voro è che una riduzione del<strong>la</strong> capacità<br />
del cammino (velocità < 84cm/sec nel o ; 74 cm/sec. nel<strong>la</strong> o +<br />
) rappresenti un<br />
rischio elevato di caduta. La metodologia di intervento è stata descritta<br />
nell’abstract book edito dal 7° Congresso HPH di Torino 2003. [1]<br />
Risultati<br />
Flusso del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione anziana <strong>per</strong>venuto al<strong>la</strong> valutazione del cammino:<br />
- Popo<strong>la</strong>zione anziana (≥ 65 anni): n. 2.847 (=26,9% del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione di<br />
Stradel<strong>la</strong>)<br />
- Risposte ai questionari <strong>per</strong>venuti: n. 468 (=16,44%) (65% o +<br />
, 35% o<br />
)<br />
- Denuncianti problemi quotidiani nel camminare, <strong>la</strong>varsi, vestirsi, svolgere<br />
mansioni fisiche n. 369 (=79%)<br />
- Rientranti nei criteri di inclusione <strong>per</strong><strong>la</strong> valutazione del cammino: n. 126<br />
(=34,1%)<br />
- Evidenziata ridotta capacità del cammino n. 46 (=12,5% del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
denunciante problemi)<br />
282<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
Tab. 1: Dati demografici ed antropometrici dei 46 soggetti con ridotta capacità del<br />
cammino<br />
Sesso Età (anni) Peso (Kg) BMI (Kg/m2)<br />
37o +<br />
/ 9 o 74±4,5 68,7±14 27,9±4,5<br />
Tab. 2: Risultati del<strong>la</strong> valutazione del cammino (dati espressi come x ± D.S. con<br />
analisi statistica)<br />
Prima del Dopo il ciclo Significatività<br />
ciclo terapia<br />
Velocità del cammino (cm/sec) 73±17 95,5±17 p< 0,000<br />
Metri <strong>per</strong>corsi in 6 minuti 251±74 337±74 p< 0,000<br />
Difficoltà di respiro durante test<br />
(Sca<strong>la</strong> di Borg: 0=nul<strong>la</strong> 10=max) 2,63±2,5 1,54±1,9 n.s.<br />
Percezione di difficoltà durante il<br />
test (VAS 0= nul<strong>la</strong> 20= max) 6,95±6,5 4±4,2 p< 0,02<br />
Conclusione<br />
L’intervento dimostra l’efficacia di un ciclo di educazione al cammino e di<br />
fisioterapia <strong>per</strong> migliorarne l’efficienza, uno dei principali fattori contro il rischio<br />
di caduta nell’anziano.<br />
Tuttavia molto rimane da attuare da parte delle autorità politico-sanitarie<br />
<strong>per</strong> ottenere un maggiore coinvolgimento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione.<br />
Bibliografia<br />
1. MILANI P. A., LOMBARDI P., MAGGI P., ZANCAN A., CAMPETELLA S., AQUILANI R., Una<br />
rete territoriale tra Centro Medico privato ed Istituzione Pubblica <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
promozione del<strong>la</strong> salute dei soggetti anziani. 1° fase: prevenzione del<strong>la</strong><br />
disabilità, 7° Conferenza Nazionale degli Ospedali <strong>per</strong> <strong>la</strong> Promozione del<strong>la</strong><br />
<strong>Salute</strong>, Torino 21-22 novembre 2003.<br />
12.65. Intervento di sensibilizzazione sul<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia diabetica rivolto al<strong>la</strong><br />
cittadinanza: es<strong>per</strong>ienza di 6 anni.<br />
F. CARBONARO, A. MATTUZZI, G. BELLANTE, B. DE MORI, A. BERNARDI - Unità O<strong>per</strong>ati<br />
va di Geriatria, Ambu<strong>la</strong>torio diabetologico, Ospedale S. Maria del Carmine,<br />
Rovereto (Tn)<br />
AUTORE REFERENTE: ANNALISA MATTUZZI,GABRIELLA BELLANTE, Ambu<strong>la</strong>torio diabe<br />
tologico, Ospedale S. Maria del Carmine di Rovereto, TN - telefax: 0464 453398,<br />
E-mail: mattuzzi@rov.apss.tn.it<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
283
CAPITOLO 12<br />
Premessa<br />
Dagli studi epidemiologici è emerso che <strong>per</strong> ogni diabetico noto c’è un<br />
altro soggetto affetto da ma<strong>la</strong>ttia diabetica (M.D.) non ancora diagnosticata.<br />
Infatti il diabete può rimanere asintomatico <strong>per</strong> molti anni pur essendo già<br />
diagnosticabile attraverso il semplice esame del<strong>la</strong> glicemia. D’altra parte <strong>la</strong><br />
mancata diagnosi di M.D. è <strong>per</strong>icolosa in quanto può condizionare lo sviluppo<br />
e l’evoluzione delle complicanze micro e macro angiopatiche.<br />
Scopo<br />
Scopo del nostro intervento è stato quello di sensibilizzare <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
verso una precoce diagnosi di M.D. e di identificare i soggetti a rischio di<br />
diabete o già affetti da ma<strong>la</strong>ttia asintomatica, attraverso un controllo casuale<br />
ed estemporaneo del<strong>la</strong> glicemia.<br />
Metodo<br />
Nel corso degli ultimi 6 anni il team dell’Ambu<strong>la</strong>torio Diabetologico dell’Ospedale<br />
di Rovereto, in col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> C.R.I. e l’Associazione Diabetici del<strong>la</strong><br />
Val<strong>la</strong>garina ha effettuato delle uscite approntando uno stand in centro città. In<br />
tali occasioni sono state fornite informazioni, materiale illustrativo e un controllo<br />
estemporaneo del<strong>la</strong> glicemia su sangue capil<strong>la</strong>re mediante glucometro. Ai<br />
soggetti fuori range è stata offerta una consulenza diabetologica immediata e<br />
suggerito un successivo controllo glicemico di <strong>la</strong>boratorio, essendo <strong>la</strong> glicemia<br />
su sangue capil<strong>la</strong>re non valida <strong>per</strong> una diagnosi. Per <strong>la</strong> diagnosi di M.D. ci siamo<br />
riferiti ai nuovi criteri del<strong>la</strong> Società Italiana di Diabetologia emanati nel 2000.<br />
Risultati<br />
Nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> seguente sono riassunti i dati re<strong>la</strong>tivi a numero di uscite <strong>per</strong><br />
anno, controlli glicemici effettuati e glicemie rilevate fuori range.<br />
Tab. 1<br />
<strong>19</strong>98 <strong>19</strong>99 2000 2001 2002 2003<br />
N. di uscite annuali 1 1 1 2 3 3<br />
N. pazienti sottoposti al test 350 280 200 295 731 789<br />
N. glicemia alterate (>110 mg/dl) 15 8 6 14 53 62<br />
% 4,2 % 2,8% 3% 4,7% 7% 7,8%<br />
Commento e conclusione<br />
Il successo di questa iniziativa ci ha incoraggiato a ripetere le uscite più<br />
284<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
numerose nel corso di questi ultimi anni. Inoltre, abbiamo potuto verificare<br />
che <strong>la</strong> diagnosi di M.D. è stata formu<strong>la</strong>ta nello 0,5-1% dei soggetti testati <strong>per</strong><br />
anno, attraverso le <strong>per</strong>sone inviate successivamente al nostro Ambu<strong>la</strong>torio<br />
Diabetologico dal Medico di Medicina Generale, <strong>per</strong> una conferma diagnostica.<br />
12.66. “Baby no smoke”. Progetto s<strong>per</strong>imentale pediatri di famiglia<br />
C. SPAGGIARI 1 , S. BOSI 2 , A.M. FERRARI 3 - 1 Pediatra di Famiglia, FIMP, 2 Responsabile<br />
Prevenzione Lega contro i Tumori – ONLUS Sezione di Reggio Emilia; 3 Dipartimento<br />
Sanità Pubblica AUSL di Reggio Emilia<br />
AUTORE REFERENTE: ANNA MARIA FERRARI, Dipartimento Sanità Pubblica AUSL di<br />
Reggio Emilia, Servizio Igiene Pubblica Reggio Sud Montecchio Emilia, Via<br />
Marconi 18 – tel.: 0522 860170, fax: 0522 860140, e-mail: ferrarin@ausl.re.it<br />
Breve introduzione del contesto<br />
Nell’ambito del progetto regionale tabagismo è iniziato nel 2003 il progetto<br />
pilota baby no smoke <strong>per</strong> i pediatri, coordinato dal<strong>la</strong> LILT di RE in col<strong>la</strong>borazione<br />
con l’AUSL di RE. Il progetto intende sensibilizzare le famiglie sui danni<br />
da esposizione al fumo attivo e passivo durante l’infanzia, offrire un rinforzo<br />
motivazionale alle mamme ed ai genitori che hanno smesso di fumare durante<br />
il <strong>per</strong>iodo del<strong>la</strong> gravidanza, dare informazioni sui centri <strong>per</strong> smettere di<br />
fumare, sensibilizzare i preadolescenti sull’importanza di non cominciare a<br />
fumare. Infatti il tabagismo è <strong>la</strong> principale causa di morte prevenibile. L’abitudine<br />
al fumo si instaura di solito in adolescenza, <strong>la</strong> gravità dei danni sollecita<br />
una prevenzione primaria che va attuata molto precocemente, tramite progetti<br />
multidisciplinari. Dal 2001 a Reggio Emilia è iniziato il progetto “Baby no<br />
smoke” che prevedeva un intervento di counselling da parte delle ostetriche<br />
rivolto alle donne in gravidanza e ai loro partners; in questi anni il progetto ha<br />
evidenziato <strong>la</strong> necessità di una stretta col<strong>la</strong>borazione con i Pediatri <strong>per</strong> un<br />
supporto informativo e motivazionale alle famiglie nel <strong>per</strong>iodo successivo al<strong>la</strong><br />
gravidanza.<br />
Obiettivo/i<br />
Proteggere l’infanzia dall’esposizione al fumo passivo attraverso <strong>la</strong> formazione<br />
dei pediatri di famiglia al<strong>la</strong> gestione del counselling motivazionale specialistico<br />
sul tema del fumo e il rinforzo motivazionale strutturato ai genitori<br />
fumatori che si sono astenuti dal fumo durante al gravidanza; sensibilizzare i<br />
preadolescenti.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
285
CAPITOLO 12<br />
Gruppo/i target<br />
Pediatri di famiglia, genitori, preadolescenti.<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
Nel progetto sono previste le seguenti verifiche: rilevazione abitudine al<br />
fumo dei genitori dei nuovi nati in carico, valutazione dell’efficacia del programma<br />
informativo attraverso interviste random ai genitori dei nuovi assistiti<br />
effettuate dal<strong>la</strong> LILT di Reggio Emilia, ente coordinatore del progetto, verifica<br />
di efficacia del progetto da parte dei pediatri dopo un anno sul 50% delle<br />
madri rimaste astinenti durante <strong>la</strong> gravidanza.<br />
Conclusioni<br />
Poiché l’evidenza internazionale sul<strong>la</strong> valutazione ed efficacia degli interventi<br />
di prevenzione dell’abitudine al fumo indicano <strong>la</strong> necessità di anticipare<br />
l’introduzione dei programmi di sensibilizzazione nel<strong>la</strong> fascia di età dai<br />
5 ai 9 anni, l’inserimento dei pediatri in una rete di interventi risulta fondamentale.<br />
Il tabagismo è <strong>la</strong> principale causa di morte prevenibile. In seguito alle<br />
campagne di disinformazione delle multinazionali del tabacco, l’opinione<br />
pubblica è stata <strong>per</strong> anni erroneamente convinta che l’inquinamento ambientale<br />
fosse più nocivo del fumo. Le sostanze presenti nel fumo di sigaretta<br />
sono altamente tossiche. Una di queste, <strong>la</strong> nicotina, induce dipendenza,<br />
con meccanismo biochimico simile alle altre droghe. Il tabagismo è una<br />
tossicodipendenza. L’abitudine al fumo si instaura di solito in adolescenza,<br />
<strong>la</strong> gravità dei danni sollecita una prevenzione primaria che va attuata molto<br />
precocemente, tramite progetti multidisciplinari. Dal 2001 a Reggio Emilia è<br />
iniziato il progetto “Baby no smoke” che prevede un intervento di counselling<br />
da parte delle ostetriche rivolto alle donne in gravidanza e ai loro partners;<br />
in questi anni il progetto ha evidenziato <strong>la</strong> necessità di una stretta col<strong>la</strong>borazione<br />
con i Pediatri <strong>per</strong> un supporto informativo e motivazionale alle famiglie<br />
nel <strong>per</strong>iodo successivo al<strong>la</strong> gravidanza. Il Pediatra di famiglia risponde<br />
alle caratteristiche del professionista sanitario che può ottenere risultati efficaci<br />
nel continuare <strong>la</strong> motivazione <strong>per</strong> i genitori dei nuovi nati e nel<strong>la</strong> prevenzione<br />
del fumo in adolescenza. Con il rapporto di fiducia che si instaura<br />
con <strong>la</strong> famiglia, il Pediatra può incidere positivamente, fin dalle prime età<br />
del<strong>la</strong> vita, sui fattori che influenzano l’inizio dell’abitudine tabagica, agendo<br />
in stretta col<strong>la</strong>borazione e coordinamento con le altre agenzie educative del<br />
territorio.<br />
286<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
12.67. Dal progetto “Conoscere il consultorio”<br />
L. DONATI - Psicologa, Coordinatrice Consultorio di Riva del Garda (Trento)<br />
Il Consultorio di Riva del Garda, all’interno dello “Spazio Adolescenti” ha<br />
attivato nel maggio 2002<br />
il progetto “Conoscere il Consultorio”, finalizzato ad aiutare i ragazzi a conoscere<br />
ed usufruire del Servizio.<br />
Dall’analisi dei dati, dalle considerazioni derivate dall’attività e dal<strong>la</strong> rassegna<br />
del<strong>la</strong> letteratura, si coglie <strong>la</strong> difficoltà degli adolescenti ad utilizzare i Servizi<br />
Sanitari in generale.<br />
Ci sembra invece importante favorire questa possibilità soprattutto <strong>per</strong> un<br />
Servizio come il nostro che può dare spazio a domande legate al<strong>la</strong> affettività,<br />
sessualità, alle consulenze ginecologiche, ostetriche, psicologiche e dell’assistente<br />
sociale.<br />
Nel passaggio ad una maggiore autonomia complessiva pare importante<br />
aiutare i ragazzi a conoscere ed a sentirsi “legittimati” ad usufruire dei servizi,<br />
in partico<strong>la</strong>re quelli sanitari. Attività spesso difficile <strong>per</strong> loro che si sentono<br />
ancora in un’area di confine tra infanzia ed età adulta.<br />
Abbiamo e<strong>la</strong>borato un progetto che è stato proposto ai ragazzi delle scuole<br />
medie su<strong>per</strong>iori e dei centri educativi del nostro territorio che prevedeva di<br />
poter visitare il Consultorio, in modo che <strong>la</strong> conoscenza del servizio, del<strong>la</strong> sua<br />
localizzazione, delle sue funzioni e dei suoi o<strong>per</strong>atori potesse avvenire in situazioni<br />
più neutre sia <strong>per</strong>ché realizzate con il gruppo dei pari, sia <strong>per</strong>ché<br />
mediate da adulti tipo insegnanti o educatori che potessero essere meno coinvolgenti<br />
rispetto ai genitori.<br />
L’organizzazione prevede una riunione con gli insegnanti e gli educatori<br />
all’inizio dell’anno sco<strong>la</strong>stico in cui concordare come preparare i ragazzi all’incontro,<br />
consegnare del materiale e costruire poi un calendario delle visite,<br />
preferibilmente re<strong>la</strong>tive a c<strong>la</strong>ssi singole del secondo anno o a gruppi omogenei.<br />
Agli insegnanti ed agli educatori viene chiesto anche di raccogliere domande<br />
e curiosità dei ragazzi che verranno utilizzate all’interno dell’incontro.<br />
Durante <strong>la</strong> visita i ragazzi possono “familiarizzare” con <strong>la</strong> struttura e con gli<br />
o<strong>per</strong>atori, conoscere le opportunità ed i servizi erogati, ed avere le prime risposte<br />
rispetto alle loro domande.<br />
Le scuole hanno progressivamente aderito all’iniziativa e quest’anno abbiamo<br />
avuto <strong>la</strong> “visita” di c<strong>la</strong>ssi provenienti da tutti gli istituti su<strong>per</strong>iori del nostro<br />
territorio, anche di quelli professionali con utenza prevalentemente maschile.<br />
Questo ci sembra il primo di una serie di indicatori di risultato che stiamo<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
287
CAPITOLO 12<br />
analizzando e che hanno a che fare con <strong>la</strong> valutazione dei dati di frequenza e<br />
di utilizzo del servizio che abbiamo predisposto.<br />
Tab. 1: Attività “Conoscere il Consultorio”<br />
n. incontri n. insegnanti n. alunni<br />
2002 8 20 64<br />
2002/2003 8 15 111<br />
2003/2004 <strong>19</strong> 29 208<br />
Totale 37 64 383<br />
12.68. Progetto Vita<br />
M. ANFOSSO - Infermiere Dirigente U.O. Attività Infermieristiche ASL 1 Im<strong>per</strong>iese<br />
Liguria<br />
“Il progetto vita” è un progetto con spirito sociale.<br />
Al “progetto vita” hanno partecipato medici e infermieri dell’ A.S.L. n. 1<br />
Im<strong>per</strong>iese membri del Centro di Formazione I.C.R. “Riviera dei Fiori”. Tutti<br />
coloro che hanno partecipato sono Istruttori IRC BLS e BLSD, PBLS, PTC.<br />
Si vuole sottolineare quanto <strong>la</strong> preparazione professionale e didattica sia<br />
stata presa in considerazione dallo Staff aziendale al fine di poter essere a<br />
disposizione di tutti con un corso al<strong>la</strong> portata di tutti che vede come obiettivo<br />
unico il bene del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona.<br />
Supporti didattica: Strumenti: audiovisivi, cartacei, dispense, simu<strong>la</strong>tori, manichini,<br />
defibril<strong>la</strong>tori didattici.<br />
Obiettivo<br />
Lo scopo del progetto è stato quello e a tutt’oggi in pieno svolgimento, di<br />
agire nel<strong>la</strong> criticità del<strong>la</strong> morte improvvisa dovuta nel<strong>la</strong> maggioranza dei casi,<br />
ad un’aritmia cardiaca chiamata “fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re”, che può anche<br />
essere il primo, e purtroppo fatale, sintomo di un problema di cuore.<br />
Strutturazione<br />
Il corso è artico<strong>la</strong>to in una intera giornata suddiviso nel seguente modo.<br />
Al fine di poter meglio comprendere <strong>la</strong> preparazione di coloro che frequentano<br />
il corso stesso si procede ad un pre-test valutativo <strong>per</strong> identificare le<br />
conoscenze di ogni singolo partecipante; segue <strong>la</strong> prima parte del<strong>la</strong> lezione<br />
288<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
teorica ove vengono illustrate le tecniche di base del BLS, dopo di che si passa<br />
nei settori di simu<strong>la</strong>zione didattica ove si mettono in pratica tecniche e metodiche<br />
di valutazione e azione dei vari casi clinici.<br />
A conclusione del<strong>la</strong> prima parte del<strong>la</strong> giornata e, una prima valutazione da<br />
parte degli istruttori, (rapporto: un istruttore ogni quattro partecipanti) si passa<br />
al<strong>la</strong> seconda parte del<strong>la</strong> teoria rivolta al<strong>la</strong> defibril<strong>la</strong>zione e al<strong>la</strong> tecnica specifica.<br />
Una volta conclusa <strong>la</strong> teoria si procede nuovamente al<strong>la</strong> simu<strong>la</strong>zione<br />
dei casi clinici ove il partecipante gioca un ruolo di primo piano.<br />
Nel pomeriggio quando i partecipanti hanno ritenuto di aver dissipato<br />
dubbi, <strong>per</strong>plessità e discusso delle incertezze con il gruppo dei docenti vengono<br />
avviate le due prove valutative, quel<strong>la</strong> teorica e quel<strong>la</strong> pratica. La giornata<br />
si conclude con <strong>la</strong> discussione finale e <strong>la</strong> rivalutazione delle criticità<br />
riscontrate.<br />
Si tenga presente che oltre al<strong>la</strong> formazione rivolta al<strong>la</strong> criticità cardiaca durante<br />
il corso vengono trattate anche altre situazioni di emergenza che portano<br />
inevitabilmente se non ad una fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re, ad un arresto cardio<br />
come le ostruzioni delle vie aeree. Infatti, tutti coloro che frequentano il corso<br />
oltre ad acquisire tecniche specifiche nel<strong>la</strong> rianimazione cardio-polmonare<br />
affinano <strong>la</strong> metodologia pratica <strong>per</strong> <strong>la</strong> tecnica del<strong>la</strong> disostruzione.<br />
Target<br />
Il progetto ha avuto avvio nel 2002 rivolto in prima battuta a tutto il <strong>per</strong>sonale<br />
medico, infermieristico, tecnico, ed assistenziale di tutta l’Azienda Sanitaria,<br />
sia in ambito ospedaliero che territoriale. Nel progetto sono stati inclusi<br />
anche tutti i medici di base del<strong>la</strong> provincia di Im<strong>per</strong>ia.<br />
Hanno partecipato al corso circa duemi<strong>la</strong> dipendenti e vedrà <strong>la</strong> sua conclusione<br />
a fine del 2004. Certamente si è già partiti con training di riverifica al fine<br />
di poter mantenere in tutti coloro che hanno frequentato il corso sempre vive<br />
le tecniche specifiche.<br />
“Ma non basta”.<br />
Come è stato detto, l’obiettivo non vuole essere solo quelli di appannaggio<br />
delle tecniche “salva vita”.<br />
Rivolte a pochi eletti, ma a tutti. La vita del prossimo si salva <strong>per</strong> <strong>la</strong> strada,<br />
nelle case, sul <strong>la</strong>voro e non solo negli ospedali; allora meglio sarebbe dire:<br />
basta poco <strong>per</strong> far tanto.<br />
Al<strong>la</strong> luce di quanto sopra in contemporanea con il corso rivolto a <strong>per</strong>sonale<br />
sanitario è partito il corso rivolto a <strong>per</strong>sonale <strong>la</strong>ico –volontari- “militi” delle<br />
pubbliche assistenze infatti oggi <strong>la</strong> provincia di Im<strong>per</strong>ia consta di circa trecento<br />
volontari abilitati dal<strong>la</strong> Commissione dell’ Emergenza <strong>per</strong> <strong>la</strong> defibril<strong>la</strong>zione.<br />
Ma non basta il corso ha preso finalmente l’ ultima e <strong>la</strong> più decisiva svolta,<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
289
CAPITOLO 12<br />
ossia rivolto a tutti nei settori più disparati: nelle scuole, nel Corpo del<strong>la</strong> Polizia<br />
di Stato, nel Corpo dei Vigili del Fuoco, nel Corpo dei Vigili Urbani, ma<br />
anche a coloro che non hanno nul<strong>la</strong> a che fare con l’ emergenza.<br />
Un progetto direi degno di essere citato è quello primo nel<strong>la</strong> provincia in<br />
cui <strong>la</strong> IV° Su<strong>per</strong>iore dell’ Istituto ITIS del<strong>la</strong> città di Im<strong>per</strong>ia ha frequentato tutto<br />
un corso di BLS che si è concluso con un prodotto finale didattico “video” in<br />
cui si vuole far comprendere come messaggio conclusivo che tutti possono<br />
fare molto con poco <strong>per</strong> gli altri con <strong>la</strong> formazione di dodici esecutori BLS.<br />
Certamente <strong>per</strong> <strong>la</strong> riuscita del progetto che ancora oggi è in cammino e<br />
continuerà a vivere, è da imputarsi all’ impegno incessante e continuo di tutti<br />
gli istruttori IRC medici ed infermieri che senza di loro nul<strong>la</strong> sarebbe stato<br />
possibile fare.<br />
Valutazione: Pre-test; Post-test; Attestati BLS.<br />
12.69. Donne in ospedale: S. Anna- focus sulle pari opportunità attraverso<br />
<strong>la</strong> sensibilizzazione<br />
M. G. BAÙ, V. DONVITO, E. MAZZOLI, C. PERIS, C. PICCO, G. POPPA - OIRM S. Anna,<br />
Torino<br />
RESPONSABILE DEL PROGETTO: GRACE RABACCHI, Direttore Sanitario Presidio S. Anna<br />
ASO OIRM S. Anna Torino - C.so Spezia 60, 10126 Torino – tel.: 011 3134200,<br />
fax: 011 3134238, e-mail: dirsanna@oirmsantanna.piemonte.it<br />
Finalità<br />
Il progetto si propone di migliorare <strong>la</strong> situazione <strong>la</strong>vorativa delle figure professionali<br />
femminili, attraverso l’acquisizione di abilità specifiche e<br />
l’empowerment, al fine di garantire l’accesso a compiti e ruoli che siano stati<br />
identificati come di quasi esclusiva <strong>per</strong>tinenza maschile <strong>per</strong> l’alta critici presente<br />
all’interno dell’ASO OIRM- S. Anna Torino.<br />
Obiettivi<br />
Condurre una analisi retrospettiva storica e culturale, nonché attuale sui<br />
dati delle presenze femminili in aree medico- sanitarie all’interno del<strong>la</strong> azienda<br />
ASO OIRM - S. Anna, che ha visto un numero crescente di medico-donna<br />
impegnate nell’ambito delle attività di assistenza al parto e del trattamento<br />
chirurgico delle patologie femminili.<br />
Identificare situazioni di emarginazione <strong>la</strong>vorativa al fine di comprendere i<br />
meccanismi di insorgenza e conseguentemente attuare soluzioni collettive (in<br />
290<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
formazione, sensibilizzazione, monitorizzazione dei meccanismi di re<strong>la</strong>zione<br />
uomo-donna).<br />
Empowerment sia “gender-oriented” che, indipendente dal genere sul<strong>la</strong><br />
scorta di una sempre più crescente richiesta di formazione e valorizzazione<br />
delle competenze mediche.<br />
Diffusione del<strong>la</strong> teleformazione e teleinformazione sul<strong>la</strong> tematica del<strong>la</strong> cultura<br />
delle Pari Opportunità.<br />
Trasferibilità del<strong>la</strong> nostra es<strong>per</strong>ienza.<br />
Descrizione sintetica del progetto<br />
Il progetto nasce in un contesto <strong>la</strong>vorativo ad alta specializzazione materno-infantile:<br />
si tratta di una realtà aziendale con una componente femminile<br />
ben rappresentata che vede, analogamente ad altre realtà aziendali, una non<br />
corrispondente presenza di tipo proporzionale al salire dei livelli gerarchici.<br />
Per <strong>la</strong> specifica tipologia del settore si assiste al continuo interagire del<strong>la</strong> struttura<br />
sanitaria con utenti donne e logiche di rapporti prettamente femminili<br />
(parto, maternità) e all’aumento del<strong>la</strong> presenza di donne medico coinvolte. Si<br />
propone di analizzare <strong>la</strong> realtà <strong>la</strong>vorativa di tali figure, sia passata che attuale,<br />
di aiutarle nello svolgimento dei compiti <strong>la</strong>vorativi, incrementandone l’es<strong>per</strong>ienza,<br />
e sostenendole nei <strong>per</strong>corsi di carriera meritati.<br />
Azioni<br />
Analisi delle reali attività <strong>la</strong>vorative e delle mansioni svolte dalle donne<br />
medico, azioni di sensibilizzazione e counselling sulle problematiche comunicative<br />
delle re<strong>la</strong>zioni <strong>la</strong>voro-uomo-donna, seminari, interviste, ricorso ad<br />
es<strong>per</strong>ienze innovativi di formazione.<br />
Vantaggi attesi<br />
Diffusione del<strong>la</strong> cultura delle pari opportunità in un settore (area chirurgica)<br />
ad elevato contenuto culturale, che richiede professionalità e continuo<br />
aggiornamento a fronte di un carico <strong>la</strong>vorativo e di rischio rilevante; settore<br />
che a livello nazionale presenta una connotazione prevalentemente maschile<br />
dei ruoli.<br />
Risorse<br />
Il progetto è finanziato dal Fondo Sociale Europeo Linea E 1.2.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
291
CAPITOLO 12<br />
Realizzazione<br />
Si realizza attraverso l’istituzione di una borsa di studio <strong>per</strong> <strong>la</strong> raccolta e <strong>la</strong><br />
pubblicazione dei dati, <strong>la</strong> presenza di un tutor in sa<strong>la</strong> o<strong>per</strong>atoria, i seminari, le<br />
interviste, il report finale e un convegno conclusivo.<br />
Formazione <strong>per</strong>sonale<br />
La formazione tecnica del <strong>per</strong>sonale coinvolto si attua grazie al<strong>la</strong> presenza<br />
di un tutor es<strong>per</strong>to in tecniche chirurgiche dedicato al training direttamente in<br />
sa<strong>la</strong> o<strong>per</strong>atoria, rivolto alle sei donne medico nell’ambito di un corso specifico.<br />
Utilizzo nuove tecnologie<br />
Studio pilota di fattibilità diretto ad un gruppo di sei donne <strong>per</strong> l’acquisizione<br />
di abilità tecnico-chirurgiche, che si avvale di un tutor es<strong>per</strong>to e monitoraggio<br />
in itinere dell’attività svolta. Utilizzo del<strong>la</strong> rete telematica <strong>per</strong> il supporto<br />
formativo e informativo. Ruolo di controllo del Comitato Pari Opportunità<br />
aziendale che ha promosso tale iniziativa.<br />
12.70. Es<strong>per</strong>ienza di una ricerca/azione. La WHP in un’azienda sanitaria<br />
E. AGOSTI 1 , P. GROSSO 2 , G. GULINO 3 , D. LEVI 4 , T. LUBRANO 5 , M. PAIN 6 , C. PONZETTI 7 <br />
1<br />
Servizio Prevenzione e Protezione, ASL 9 Ivrea; 2 Servizio Fisica Sanitaria,<br />
ASL 9 Ivrea; 3 Direzione Medica Ospedaliera “Ospedali Riuniti del Canavese”,<br />
ASL 9 Ivrea; 4 S.C. Ortopedia e Traumatologia, P.O. ASL 9 Ivrea; 5 Servizio Me<br />
dico Competente ASL 9 Ivrea; 6 Servizio Prevenzione e Protezione, ASL 9 Ivrea;<br />
7<br />
Direzione Aziendale, USL AOSTA<br />
AUTORE REFERENTE: ELIANA AGOSTI, Servizio Prevenzione e Protezione, ASL 9 Ivrea,<br />
Via Aldisio 2, 10015 Ivrea (TO) - tel.: 0125 414701, e-mail: spp@asl.ivrea.to.it<br />
Introduzione<br />
Ogni situazione di rischio che coinvolga <strong>la</strong> collettività richiede una risposta<br />
adeguata al fine di ridurre il danno.<br />
Obiettivi<br />
La nostra ricerca-azione ha come obiettivo generale <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute<br />
nei luoghi di <strong>la</strong>voro nell’accezione del<strong>la</strong> salute, tute<strong>la</strong> e sicurezza dei <strong>la</strong>voratori<br />
292<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
con l’obiettivo specifico di promuovere il ruolo attivo del <strong>la</strong>voratore nel<strong>la</strong> gestione<br />
del<strong>la</strong> propria salute al fine di acquisire capacità di controllo ed autogestione.<br />
Materiali e Metodi<br />
La ricerca-azione non è solo un intervento, ma è una metodologia <strong>per</strong> conoscere<br />
nell’agire e cambiare. Le indicazioni dell’ISPELS (WHP) sono state da<br />
noi applicate in maniera proporzionale alle risorse impiegate. Il metodo di<br />
ricerca utilizzato è servito <strong>per</strong> approfondire <strong>la</strong> conoscenza del<strong>la</strong> nostra realtà<br />
nel suo complesso. La struttura logica in cui si evidenziano i campi d’indagine<br />
e le re<strong>la</strong>tive variabili analizzate comprende: Tre entità, Due re<strong>la</strong>zioni e gli<br />
attributi <strong>per</strong> ciascuna entità. L’analisi riguarda <strong>19</strong> corsi di formazione <strong>per</strong> un<br />
totale di 395 partecipanti.<br />
Abbiamo individuato gli aspetti rilevanti del<strong>la</strong> ricerca in: Tre entità: Entità<br />
A, individua tutti i <strong>la</strong>voratori, oggetto del<strong>la</strong> ricerca, cui rivolgere <strong>la</strong> promozione<br />
e tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> salute; Entità B, individua gli infortuni accaduti in Azienda<br />
nell’arco temporale <strong>19</strong>99-2000 ed è in re<strong>la</strong>zione con l’entità A; Entità C individua<br />
<strong>la</strong> formazione, è in re<strong>la</strong>zione con A. Due re<strong>la</strong>zioni: <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con l’entità<br />
(A-B), è il rischio <strong>la</strong>vorativo aziendale; La re<strong>la</strong>zione con l’entità (A-C) è <strong>la</strong><br />
conoscenza soggettiva del <strong>la</strong>voratore in tema di tute<strong>la</strong> e sicurezza nei luoghi<br />
di <strong>la</strong>voro. Gli attributi rilevanti, individuati nell’entità A sono c<strong>la</strong>ssificabili<br />
come variabili qualitative: Sesso, età, Sco<strong>la</strong>rità (Diploma Inferiore, Diploma<br />
Su<strong>per</strong>iore, Laurea), Ruolo/Qualifica professionale, (Infermieri, Medici, Capo<br />
sa<strong>la</strong>, Tecnici, Ausiliari), Settore <strong>la</strong>vorativo d’appartenenza (U.O./Servizio). Gli<br />
attributi rilevanti individuati nell’entità B sono c<strong>la</strong>ssificabili come variabili<br />
quantitative: numero degli infortuni occorsi negli anni <strong>19</strong>99/2000/2001/2002<br />
da cui si trae l’indice di frequenza, numero dei giorni di assenza determinati<br />
dall’evento infortunistico da cui si trae l’indice di gravità. Le due variabili considerate<br />
concorrono al calcolo dell’incremento e decremento infortunistico.<br />
Gli attributi rilevanti individuati nell’entità C sono c<strong>la</strong>ssificabili come variabili<br />
qualitative: rilevazione delle conoscenze specifiche dei <strong>la</strong>voratori prima e dopo<br />
l’evento formativo, delle opinioni, suggerimenti, commenti e del<strong>la</strong> qualità,<br />
efficacia e rilevanza del corso. Il riconoscimento e <strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssificazione delle informazioni<br />
raccolte ne rappresentano il substrato su cui è stata costruita <strong>la</strong><br />
struttura del questionario e degli items in esso contenuti.<br />
Risultati<br />
La valutazione, che ha <strong>per</strong> oggetto d’indagine l’efficacia dell’intervento, attraverso<br />
degli indicatori ci fa capire se l’azione ha prodotto i risultati e se questi sono<br />
congruenti con gli obiettivi <strong>per</strong>seguiti, inoltre, ci fornisce sia l’ampiezza del fenomeno<br />
su cui si è intervenuti, sia indicazioni o<strong>per</strong>ative <strong>per</strong> migliorare nel futuro.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
293
CAPITOLO 12<br />
Nello specifico, <strong>per</strong> i 2 ambiti di indagine - Rendimento Formativo, Grado di Soddisfazione<br />
– tutti i risultati sono espressi in una sca<strong>la</strong> di graduazione. La re<strong>la</strong>zione<br />
fra gli ambiti di indagine evidenzia 5 corsi in cui il vettore del campo d’azione è in<br />
equilibrio (8, 17, 21, 25). Per 6 corsi (2, 11, 14, 20, 22, 27) l’equilibrio del vettore è<br />
turbato (direzione verso <strong>la</strong> valenza negativa, espressione di una non completa<br />
soddisfazione del bisogno), <strong>per</strong> i rimanenti 8 (10,12,13,15,16,18,<strong>19</strong>,24) <strong>la</strong> direzione<br />
è verso <strong>la</strong> valenza positiva nel senso del<strong>la</strong> soddisfazione del bisogno; entrambi<br />
esprimono l’azione dinamica - propulsiva al raggiungimento dell’obiettivo.<br />
Conclusioni<br />
Noi constatiamo una corrispondenza dei risultati osservati, nel senso di una<br />
maggiore dinamicità comportamentale nell’o<strong>per</strong>atività quotidiana, rivolta al<strong>la</strong><br />
salute e tute<strong>la</strong> del <strong>la</strong>voratore, al fine di trovare l’adeguato equilibrio tra lo stato<br />
di necessità, attività e gratificazione. In sintesi si può dedurre che <strong>la</strong> formazione<br />
ha favorito l’empowerment, rafforzato <strong>la</strong> motivazione al cambiamento desumibile<br />
anche dall’interesse dimostrato e dalle opinioni espresse dai partecipanti ai corsi.<br />
Non solo, ma <strong>la</strong> ricerca- azione è diventata il momento di animazione sociale,<br />
di sollecitazione al<strong>la</strong> presa di coscienza del bisogno di formazione <strong>per</strong> promuovere<br />
<strong>la</strong> salute. Infine è stato <strong>per</strong> noi un ulteriore apprendimento centrato sullo<br />
sviluppo di nuove capacità individuali e collettive, concretizzatesi in una dinamica<br />
di gruppo, tale da dare un significato costruttivo agli sforzi e alle ansie<br />
sostenute dai suoi componenti. E’ attraverso il bisogno, che <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona sviluppa<br />
un sistema di tensioni, atte a favorire <strong>la</strong> tendenza ad uscire dal proprio spazio e<br />
ambiente psicologico <strong>per</strong> crearne uno nuovo e migliore.<br />
12.71. La formazione come opportunità di sviluppo organizzativo del<strong>la</strong><br />
rete HPH<br />
F. SIMONELLI, A. ZAPPULLA, K. MAJER, M.J. CALDÉS P., C. TEODORI - Centro di Coordinamento<br />
del<strong>la</strong> Rete HPH Toscana, Ospedale Pediatrico A. Meyer di Firenze<br />
AUTORE REFERENTE: FABRIZIO SIMONELLI, Centro di Coordinamento del<strong>la</strong> Rete HPH<br />
Toscana, Ospedale Pediatrico A. Meyer, Via Pico del<strong>la</strong> Mirando<strong>la</strong> 24, 50132<br />
Firenze – tel.: 055 5662311, fax: 055 5662940, e-mail: f.simonelli@meyer.it<br />
Breve introduzione del contesto<br />
La Rete HPH Toscana considera <strong>la</strong> formazione come:<br />
- una significativa opportunità di innovazione del servizio ospedaliero verso<br />
le finalità del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute;<br />
294<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
- un importante fattore di crescita culturale e scientifica del <strong>per</strong>sonale ospedaliero<br />
in questo senso;<br />
- un importante campo di e<strong>la</strong>borazione/confronto con altre es<strong>per</strong>ienze internazionali;<br />
- una leva strategica fondamentale <strong>per</strong> lo sviluppo organizzativo del<strong>la</strong> rete HPH;<br />
ed ha predisposto un quadro organico di attività formative indirizzato al <strong>per</strong>sonale<br />
ospedaliero, che è stato inserito nel programma biennale 2003-2004 degli<br />
interventi formativi indirizzato al <strong>per</strong>sonale del SST del<strong>la</strong> Regione Toscana.<br />
Le attività formative HPH si sviluppano sia a livello trasversale che di supporto<br />
ai progetti. Tali attività rispondono alle esigenze formative rilevate durante<br />
gli incontri di coordinamento di Rete e rispettano le indicazioni riportate<br />
dal Piano Sanitario Regionale 2002-2004, in tema di promozione del<strong>la</strong> salute.<br />
Obiettivi generali<br />
Condivisione di conoscenze sul<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute; diffusione<br />
capil<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> cultura del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute in ospedale; crescita e<br />
scambio di es<strong>per</strong>ienze e metodologie; definizione del<strong>la</strong> fisionomia concettuale<br />
del<strong>la</strong> Rete HPH Toscana.<br />
Gruppo target<br />
L’intera Rete HPH Toscana, attraverso i singoli progetti formativi.<br />
Attività di formazione trasversali<br />
Laboratorio formativo <strong>per</strong> una fisionomia del<strong>la</strong> Rete HPH Toscana (livello<br />
paradigmatico, livello strategico, livello progettuale): rivolto al gruppo dei coordinatori<br />
aziendali HPH, ai loro coadiutori, ai coordinatori dei progetti interaziendali<br />
HPH, e ai referenti di funzioni aziendali trasversali di rilievo <strong>per</strong> lo sviluppo HPH.<br />
Sviluppo del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute nel contesto ospedaliero: destinato<br />
agli o<strong>per</strong>atori delle 16 ASL e AO coinvolti nel progetto HPH;<br />
Benchmarking progettuale in promozione del<strong>la</strong> salute, rivolto agli o<strong>per</strong>atori partecipanti<br />
ai gruppi di progettazione interaziendali e agli o<strong>per</strong>atori di riferimento.<br />
Attività formative specifiche, di supporto ai progetti<br />
- HPH: Ospedale senza dolore;<br />
- HPH: Ospedale senza fumo;<br />
- HPH: Umanizzazione;<br />
- HPH: Ospedale interculturale;<br />
- HPH: Sicurezza.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
295
CAPITOLO 12<br />
Tutte queste iniziative formative sono rivolte agli o<strong>per</strong>atori coinvolti nei<br />
progetti interaziendali.<br />
Focus: in partico<strong>la</strong>re l’iniziativa Laboratorio formativo <strong>per</strong> una fisionomia<br />
del<strong>la</strong> Rete HPH Toscana ha un carattere innovativo. Quest’es<strong>per</strong>ienza si confronta<br />
con il tentativo di e<strong>la</strong>borare e condividere aspetti etici, paradigmatici,<br />
strategici, e progettuali, capace di fornire una fisionomia specifica e di connotare<br />
<strong>la</strong> crescita del progetto HPH nel<strong>la</strong> Regione Toscana. L’iter formativo è<br />
stato sviluppato secondo una metodologia di autoformazione basata su fasi di<br />
brainstorming, di valutazione e selezione di contenuti condivisi e di sviluppo.<br />
Primi risultati<br />
- Avvio di interventi informativi e formativi in molti Ospedali del<strong>la</strong> Rete;<br />
- <strong>per</strong> quanto riguarda il Laboratorio Formativo:<br />
- incremento del<strong>la</strong> diffusione dei contenuti e metodologie HPH nel contesto<br />
ospedaliero toscano;<br />
- attitudine crescente al confronto;<br />
- valorizzazione e promozione di iniziative legate al progetto HPH;<br />
- aumento del numero degli o<strong>per</strong>atori coinvolti;<br />
- <strong>la</strong> messa a fuoco di alcuni assunti, strategie e elementi progettuali;<br />
- maggiore spinta al<strong>la</strong> pianificazione progettuale interaziendale.<br />
12.72. Dal<strong>la</strong> es<strong>per</strong>ienza di confronto con <strong>la</strong> sofferenza, al<strong>la</strong> proposta di<br />
una cultura di salute<br />
L. ROSSETTI 1 (O<strong>per</strong>atore P. Coordinatore, Unità O<strong>per</strong>ativa Medicina I°), G.<br />
MAGNANI 2 (Servizio di <strong>Salute</strong> Mentale), D. MILANI 1 (Responsabile Ufficio<br />
Infermieristico e Tecnico), I. PO 1 (Ufficio Infermieristico e Tecnico), A. M.<br />
PIETRANTONIO 1 (Direttore di Stabilimento), C. CARAPEZZI 3 (Direttore Dipartimento<br />
di Medicina), R. BONATTI 2 (Responsabile Servizio di <strong>Salute</strong> Mentale), S.<br />
CENCETTI 3 (Direttore P.O.) - 1 Azienda U.S.L. di Modena, Ospedale di Carpi;<br />
2<br />
Azienda U.S.L. di Modena, Distretto 1 di Carpi; 3 Presidio Ospedaliero, Azienda<br />
U.S.L. di Modena<br />
AUTORE DI RIFERIMENTO: LORELLA ROSSETTI, Unità O<strong>per</strong>ativa di Medicina I°, Azienda<br />
U.S.L. di Modena, Ospedale di Carpi - Via Cav. Molinari 2, 41012 Carpi<br />
(MO) - tel.: 059 659309, fax: 059 659273, e-mail: l.rossetti@ausl.mo.it<br />
Premessa<br />
L’Ospedale di Carpi ha da tempo avviato un progetto di promozione del<strong>la</strong><br />
296<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
salute che vede coinvolte più unità o<strong>per</strong>ative, finalizzato al<strong>la</strong> connotazione dei<br />
reparti ospedalieri, oltre che quali luoghi di diagnosi e trattamento, anche come<br />
luoghi di educazione al<strong>la</strong> salute, promozione del<strong>la</strong> salute, con un atteggiamento<br />
dei professionisti, medici e non medici, orientato al supporto del paziente e<br />
del<strong>la</strong> famiglia, nel<strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia ma anche dell’evento morte.<br />
La gestione dell’amma<strong>la</strong>to ed il supporto del<strong>la</strong> famiglia, nell’ambito dell’evento<br />
morte, vede interessata in partico<strong>la</strong>re l’Unità o<strong>per</strong>ativa di Medicina ad indirizzo<br />
Oncologico, ove quotidianamente il <strong>per</strong>sonale e le famiglie sono coinvolti in<br />
situazioni di forte drammaticità e sofferenza psicologica e affettiva.<br />
In questo contesto dal <strong>19</strong>98 l’Unità O<strong>per</strong>ativa di Medicina ha avviato una<br />
col<strong>la</strong>borazione con il Servizio di <strong>Salute</strong> Mentale, mediante costituzione di un<br />
gruppo tematico sull’umanizzazione del<strong>la</strong> morte in ospedale.<br />
Obiettivo<br />
Il progetto è nato con l’obiettivo di migliorare <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione inter<strong>per</strong>sonale e<br />
d’aiuto nei confronti dell’amma<strong>la</strong>to terminale e del<strong>la</strong> famiglia e di supportare<br />
gli o<strong>per</strong>atori nel<strong>la</strong> gestione di eventi a forte impatto emotivo, e di migliorare<br />
nel complesso <strong>la</strong> qualità dell’offerta assistenziale.<br />
Metodologia<br />
Il programma è stato realizzato tramite incontri ripetuti tra il <strong>per</strong>sonale<br />
infermieristico ed uno psichiatra che, in un’attività di gruppo, mediante l’analisi<br />
delle dinamiche psicologiche all’origine del disagio del <strong>per</strong>sonale ed un<br />
supporto metodologico, ha consentito un potenziamento delle risorse <strong>per</strong>sonali<br />
del singolo o<strong>per</strong>atore, nell’ambito di un <strong>per</strong>corso che ha consentito di<br />
recu<strong>per</strong>are <strong>la</strong> consapevolezza degli aspetti di naturalità dell’evento morte, e<br />
di comprendere gli aspetti culturali, di socialità ed affettività, che connotano<br />
<strong>la</strong> parte terminale del<strong>la</strong> vita.<br />
Risultati<br />
L’iniziativa ha consentito di conseguire tangibili benefici all’interno dell’équipe<br />
in termini di sviluppo del senso di appartenenza al reparto, sviluppo del<strong>la</strong><br />
sensibilità e l’empatia nei confronti dell’amma<strong>la</strong>to e dei familiari.<br />
L’iniziativa ha trovato inoltre un suo sviluppo mediante il trasferimento dei<br />
contenuti dell’es<strong>per</strong>ienza nell’ambito del<strong>la</strong> comunità locale mediante una serie<br />
di conferenze che affrontano il tema del<strong>la</strong> sofferenza, consentendo <strong>la</strong><br />
condivisione con <strong>la</strong> cittadinanza di una tematica che costituisce parte integrante<br />
del<strong>la</strong> cultura dell’Ospedale, consentendo una condivisione di valori ed un aumento<br />
del<strong>la</strong> consapevolezza nel territorio di riferimento nel suo insieme.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
297
CAPITOLO 12<br />
12.73. Ignoranza: un terreno fertile <strong>per</strong> <strong>la</strong> discriminazione in sanità<br />
S. ARDIS 1 , M. MARCUCCI 1 , A. MERLI 2 , G. DI QUIRICO 1 , L. PULITI 1 , A. VINCENTI 1 , E.<br />
GAMBOGI 1 , D. BEVILACQUA 1 , M. A. MALERBI 1 , M. GIRALDI 1 , R. GOTTARDI 3 - 1 Azienda<br />
USL 2 Lucca; 2 Pedagogista Clinico; 3 Arcigay Pisa<br />
AUTORE REFERENTE: SERGIO ARDIS, Via del Pozzetto, 24, Pescia (PT) – tel.: 335<br />
6146737, fax: 0583 970114, e-mail: cdt@usl2.toscana.it<br />
Introduzione<br />
Il progetto HPH di umanizzazione degli ospedali dell’Azienda USL 2 di Lucca<br />
ha realizzato un progetto di prevenzione del<strong>la</strong> discriminazione delle <strong>per</strong>sone<br />
HIV positive in ambito sanitario. Questo progetto, nato in col<strong>la</strong>borazione con<br />
il Comitato Etico Locale, prevede varie azioni: carta dei diritti e dei doveri<br />
delle <strong>per</strong>sone HIV positive, formazione del <strong>per</strong>sonale, azioni dirette all’eliminazione<br />
dei pregiudizi nel<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione generale, azioni informative <strong>per</strong> le<br />
<strong>per</strong>sone a rischio di discriminazione, ecc... Per <strong>la</strong> formazione del <strong>per</strong>sonale<br />
abbiamo realizzato un corso che tocca sia aspetti scientifici re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> patologia,<br />
sia aspetti tecnici dell’assistenza, sia aspetti medico-legali, sia considerazioni<br />
di ordine antropologico, psicologico, etico considerazioni sul ruolo dei<br />
media nel<strong>la</strong> nascita dello stigma sociale che accompagna l’infezione da HIV.<br />
All’inizio ed al<strong>la</strong> fine del corso abbiamo somministrato ai partecipanti un questionario.<br />
Vi presentiamo alcuni risultati del pre-test <strong>per</strong> evidenziare quanto<br />
siano scarse le conoscenze del <strong>per</strong>sonale sanitario su questo argomento e <strong>per</strong><br />
poter riflettere sul fatto che <strong>la</strong> discriminazione delle <strong>per</strong>sone HIV positive possa<br />
essere nata e sia cresciuta sul terreno fertile dell’ignoranza.<br />
Obiettivo<br />
Obiettivo principale dei test era di valutare l’efficacia del<strong>la</strong> metodologia<br />
didattica usata. Abbiamo supposto che il basso livello di conoscenze fosse<br />
una causa di discriminazione e su questa supposizione abbiamo costruito il<br />
corso di formazione <strong>per</strong> <strong>per</strong>sonale sanitario. Il pre-test voleva confermare che<br />
il <strong>per</strong>sonale sanitario non direttamente coinvolto nel<strong>la</strong> cura e nell’assistenza<br />
alle <strong>per</strong>sone HIV positive non ha conoscenze adeguate sul<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia.<br />
Target<br />
Il test è stato somministrato a <strong>per</strong>sonale sanitario medico, infermieristico,<br />
tecnico sanitario, ed altri <strong>la</strong>ureati del<strong>la</strong> sanità prima e dopo il corso di formazione.<br />
In totale sono stati compi<strong>la</strong>ti 79 questionari <strong>per</strong> il pre-test e 82 <strong>per</strong> il<br />
post test.<br />
298<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
Valutazione dei risultati<br />
Il questionario somministrato prima e dopo il corso prevedeva 13 domande<br />
a risposta multip<strong>la</strong>. Al pre-test è stato dato il 51,9 delle risposte esatte, mentre<br />
al post-test è stato il 91,3 delle risposte esatte. Analizzando i dati del pre-test si<br />
è messo in evidenza che un o<strong>per</strong>atore sanitario su 4 (25,3%) non sa che<br />
l’al<strong>la</strong>ttamento al seno dei neonati figli di madri sieropositive deve essere evitato<br />
<strong>per</strong> prevenire <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. I principali effetti dei farmaci antiretrovirali non<br />
sono conosciuti dai sanitari ospedalieri (38,0% delle risposte esatte possibili).<br />
Meno di un sanitario su tre sa che le <strong>per</strong>sone sieropositive oggi possono ricevere<br />
un trapianto di fegato (31,6%). Un sanitario su quattro riteneva di dover<br />
visitare <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona HIV positiva usando <strong>la</strong> mascherina oppure indossando i<br />
guanti mentre solo il 73,4% aveva nozione esatta delle precauzioni universali.<br />
Solo 51,9% dei sanitari che hanno risposto al questionario sapeva che un<br />
endoscopio usato <strong>per</strong> una <strong>per</strong>sona HIV positiva non necessita di precauzioni<br />
partico<strong>la</strong>ri ma deve essere disinfettato con le normali procedure. Sono un sanitario<br />
su tre (29,1%) sa che <strong>la</strong> maggior parte delle <strong>per</strong>sone sieropositive oggi<br />
in Italia non sa di esserlo. Quasi <strong>la</strong> metà del <strong>per</strong>sonale ritiene che non ci siano<br />
<strong>per</strong>sone sieropositive sopra i sessanta anni (41,9% risponde no o non so).<br />
Questi dati mostrano che i sanitari che non <strong>la</strong>vorano nei reparti di ma<strong>la</strong>ttie<br />
infettive hanno conoscenze molto scarse sull’infezione. La discriminazione<br />
delle <strong>per</strong>sone HIV positive nei reparti ospedalieri può essere dovuta, fra le<br />
altre cause, anche dal<strong>la</strong> mancanza di conoscenza del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia.<br />
La formazione rappresenta una strategia, fra le altre, <strong>per</strong> prevenire <strong>la</strong> discriminazione<br />
di queste <strong>per</strong>sone e rendere l’ospedale più rispettoso dei diritti umani.<br />
Conclusioni<br />
Se l’HPH prevede fra i suoi obiettivi l’umanizzazione degli ospedali è <strong>per</strong>ché<br />
oggi gli ospedali, in misura variabile, sono disumani. Un ospedale può<br />
essere reso umano solo dall’umanità delle donne e degli uomini che vi <strong>la</strong>vorano<br />
dentro. Se vogliamo ospedali più umani dobbiamo scommettere ed investire<br />
sull’umanità di queste <strong>per</strong>sone.<br />
12.74. Realizzazione eventi pubblici di promozione ed educazione al<strong>la</strong><br />
salute<br />
R. GAGNO - Responsabile Ufficio Educazione e Promozione del<strong>la</strong> salute ASL 1<br />
Im<strong>per</strong>iese, Regione Liguria<br />
La programmazione dell’attività di Educazione e Promozione del<strong>la</strong> salute<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
299
CAPITOLO 12<br />
ogni anno prevede una serie di incontri con mostre e condivisione dei <strong>la</strong>vori<br />
realizzati sia dall’Ufficio di Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> in col<strong>la</strong>borazione con l’Area<br />
Comunicazione URP sia durante i <strong>la</strong>boratori realizzati dalle sco<strong>la</strong>resche, questo<br />
<strong>per</strong>mette di concentrare in una unica sede e in un tempo definito l’esposizione<br />
di tutte le attività.<br />
La funzione Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> è da ritenersi trasversale a tutte le strutture<br />
interne dell’Azienda Sanitaria e <strong>la</strong> collocazione organizzativa atta a garantire<br />
<strong>la</strong> trasversalità del<strong>la</strong> funzione è quel<strong>la</strong> in staff del<strong>la</strong> Direzione Generale.<br />
La trasversalità del<strong>la</strong> funzione Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> comporta <strong>la</strong> consultazione<br />
e il coordinamento metodologico da attuarsi attraverso figure di riferimento,<br />
di norma individuate a livello di Dipartimenti Ospedalieri e Territoriali,<br />
Distretti Sanitari o Strutture con partico<strong>la</strong>re valenza strategica nel campo<br />
del<strong>la</strong> Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>.<br />
La costruzione di col<strong>la</strong>borazioni intra-aziendali e inter-settoriali nell’ottica<br />
di alleanze <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute si rende indispensabile <strong>per</strong> favorire un’azione trasversale<br />
su tutta l’Azienda, in modo da diffondere <strong>la</strong> maggior uniformità e omogeneità<br />
possibile degli interventi di Educazione e Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong>, sia<br />
<strong>per</strong> quanto riguarda gli aspetti metodologici che i contenuti.<br />
Al fine di garantire una ragionevole evidenza di efficacia delle attività e delle<br />
iniziative, mirante a modificare il modo di <strong>la</strong>vorare a compartimenti stagni e<br />
diffondere <strong>la</strong> cultura dell’Educazione al<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> raccordandolo al più generale<br />
concetto di Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> mediante una corretta comunicazione sanitaria<br />
con tutti i settori di intervento dell’Azienda in modo armonico e paritario.<br />
Obiettivi<br />
- Favorire <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione tra le Strutture Ospedaliere e Territoriali nell’ottica<br />
del “<strong>la</strong>vorare insieme”;<br />
- motivare gli o<strong>per</strong>atori sanitari al<strong>la</strong> partecipazione di programmi di prevenzione<br />
e promozione del<strong>la</strong> salute;<br />
- promuovere e condividere iniziative <strong>per</strong> favorire un ambiente più adatto<br />
alle esigenze di chi lo vive;<br />
- valutare il <strong>la</strong>voro annuale con una pubblica manifestazione garantendo un<br />
confronto tra le parti coinvolte, prevedendo altresì <strong>la</strong> valutazione in itinere.<br />
Conclusioni<br />
Il Settore di Educazione e Promozione del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> mediante il coordinamento<br />
trasversale ha voluto su<strong>per</strong>are il modello statico di prevenzione a favore<br />
di un modello dinamico caratterizzato dall’istituzione di un’organizzazione<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> progettazione integrata. Si è inoltre consolidata <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione tra<br />
diverse Strutture partecipanti ai progetti di educazione al<strong>la</strong> salute, mediante<br />
300<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
l’individuazione di gruppi di <strong>la</strong>voro e referenti di progetto, che vede il Direttore<br />
di Dipartimento promotore del processo strategico di riorientamento che<br />
punta allo sviluppo di ambienti fisici e sociali favorevoli al<strong>la</strong> salute.<br />
In coerenza con le strategie del Ministero del<strong>la</strong> <strong>Salute</strong> si è posta partico<strong>la</strong>re<br />
attenzione al<strong>la</strong> promozione di Sani Stili di Vita, a favorire il Benessere dal<br />
punto di vista affettivo e sessuale, si è <strong>per</strong>severato nel<strong>la</strong> promozione di strategie<br />
<strong>per</strong> eliminare <strong>la</strong> presenza di fumo nelle strutture.<br />
12.75. Es<strong>per</strong>ienza di promozione del<strong>la</strong> salute durante il <strong>la</strong>voro<br />
infermieristico. Ergomotricità <strong>per</strong> <strong>la</strong> prevenzione dei disturbi<br />
muscoloscheletrici<br />
A. M. CIRLA, R. FAZIOLI, L. GALLI, C. MEINECKE - Istituti Ospitalieri di Cremona <br />
Unità di Medicina del Lavoro, U.O. Medicina Riabilitativa<br />
AUTORE REFERENTE: RAFFAELLA FAZIOLI, tel.: 0372 405433, fax: 0372 405656, e<br />
mail: med.<strong>la</strong>v.aioc@e-cremona.it<br />
Il presente <strong>la</strong>voro illustra un <strong>per</strong>corso formativo e applicativo di ergomotricità<br />
a favore di o<strong>per</strong>atori di assistenza di un reparto di degenza medica. Si tratta <strong>per</strong>tanto<br />
di un modello s<strong>per</strong>imentale, <strong>la</strong> cui applicazione è mirata su gruppi a rischio<br />
professionale nel<strong>la</strong> movimentazione di pazienti e nelle posture incongrue.<br />
L’intervento si artico<strong>la</strong> in un modulo teorico-pratico ed ha <strong>la</strong> caratteristica di<br />
essere costruito sulle peculiari esigenze del contesto <strong>la</strong>vorativo, anche considerando<br />
i risultati emersi dal<strong>la</strong> valutazione dei rischi. “Ergomotricità” è un<br />
neologismo che indica una tecnica di prevenzione che, partendo dal rischio<br />
posturale proprio di ogni mansione, individua i segmenti corporei maggiormente<br />
interessati e propone semplici esercizi mirati, ripetibili autonomamente<br />
sul luogo di <strong>la</strong>voro <strong>per</strong> compensare il rischio e prevenire il danno <strong>per</strong>sonale.<br />
In tal modo viene promossa <strong>la</strong> salute durante l’attività <strong>la</strong>vorativa, <strong>per</strong> quanto<br />
attiene l’equilibrio muscolo-scheletrico.<br />
Si tratta <strong>per</strong>tanto di un metodo di autotrattamento sul posto di <strong>la</strong>voro che ben si<br />
adatta al<strong>la</strong> realtà <strong>la</strong>vorativa ospedaliera. La costruzione di tale modulo teoricopratico<br />
all’interno del<strong>la</strong> nostra Azienda Ospedaliera ha coinvolto diverse U.O.,<br />
mediche ed amministrativo/formative (Unità O<strong>per</strong>ativa Ospedaliera di Medicina<br />
del Lavoro, Unità O<strong>per</strong>ativa di Medicina Riabilitativa, Ufficio Formazione, Qualità<br />
ed Aggiornamento, Unità O<strong>per</strong>ativa di Medicina e Gastroenterologia) e si rivolge<br />
a Infermieri Professionali e ad O<strong>per</strong>atori Socio Sanitari, ossia a due figure professionali<br />
fra le più coinvolte nel<strong>la</strong> mobilizzazione manuale dei pazienti.<br />
Il modulo contemp<strong>la</strong> due fasi formative. Nel<strong>la</strong> prima di circa un’ora e mezzo ci<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
301
CAPITOLO 12<br />
si propone di approfondire alcune nozioni di fisiopatologia del rachide e dell’artico<strong>la</strong>zione<br />
scapolo-omerale, mentre nel<strong>la</strong> seconda del<strong>la</strong> durata di circa due ore e<br />
mezzo lo scopo è di analizzare le modalità di trasferimento di alcune tipologie di<br />
pazienti, di correggere le manovre effettuate in modo non ergonomico e di insegnare<br />
esercizi (numericamente limitati, di semplice memorizzazione e di veloce<br />
esecuzione) di compenso musco<strong>la</strong>re come forma di autotrattamento preventivo.<br />
L’esecuzione di tali esercizi è prevista sia sul posto di <strong>la</strong>voro sia a casa; allo scopo<br />
è stato predisposto materiale illustrativo indicante gli esercizi compensatori e gli<br />
esercizi di ri<strong>la</strong>ssamento da effettuare eventualmente a domicilio.<br />
Le criticità che si sono presentate sono state organizzative e di comunicazione<br />
(interne al gruppo bidisciplinare formato da Medico del Lavoro e Fisiatra/<br />
Fisioterapista, esterne nei confronti delle altre U.O. interessate oltre che nei<br />
riguardi del<strong>la</strong> Direzione Medica), di realizzazione pratica (spazi, tempi, modu<strong>la</strong>zione<br />
oraria degli interventi, predisposizione di materiale informatico e<br />
di supporto) e di scelta metodologica (didattica formale e pratica didattica).<br />
Un primo risultato è stato quello di riuscire a far interagire diverse professionalità,<br />
es<strong>per</strong>ienze e retroterra culturali con le esigenze organizzative e di<br />
scelta linguistico/pratica altrettanto importanti <strong>per</strong> <strong>la</strong> riuscita dell’es<strong>per</strong>ienza.<br />
La valutazione dell’impatto sia di gradimento sia di apprendimento, nonché le<br />
verifiche di efficienza e di efficacia sono state predisposte mediante appositi<br />
questionari somministrati in modo sequenziale nel tempo.<br />
Questo tipo di promozione mirata può essere <strong>la</strong> base di partenza anche <strong>per</strong><br />
una formazione pratica associata all’utilizzo di ausili minori e maggiori<br />
(sollevatori) nelle attività di mobilizzazione dei pazienti non autosufficienti.<br />
12.76. Confronto tra popo<strong>la</strong>zione generale e dipendenti ASL afferenti ad<br />
un centro antifumo: l’es<strong>per</strong>ienza del “Centro <strong>per</strong> il trattamento e<br />
<strong>la</strong> prevenzione dei danni indotti dal fumo di tabacco” di Livorno<br />
N. PULERÀ, G. MATTEELLI, A. SCOGNAMIGLIO, A. SANTOLICANDRO - “Centro <strong>per</strong> <strong>la</strong> Prevenzione<br />
e il Trattamento dei danni indotti da Fumo di Tabacco”- U.O.<br />
Pneumologia - Ospedale di Livorno<br />
AUTORE REFERENTE: NOLITA PULERÀ, UO. Pneumologia, Ospedale di Livorno, viale<br />
Alfieri 36 - tel 0586 223453, e-mail: centro.antifumo@nord.usl6.toscana.it<br />
Premessa<br />
Nell’ambito del progetto HPH “Ospedale senza Fumo”, l’azienda USL6 di<br />
302<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
Livorno fornisce ai propri dipendenti (Dip.) l’opportunità di accedere al Centro<br />
Antifumo (CA) gratuitamente e, compatibilmente con l’esigenza del<strong>la</strong> UO<br />
di appartenenza, anche in orario di <strong>la</strong>voro. Tale disposizione è rego<strong>la</strong>ta da<br />
specifica deliberazione del Direttore Generale. La popo<strong>la</strong>zione generale (PG),<br />
accede al servizio attraverso il pagamento di un pacchetto forfettario di €<br />
92,96, comprendente una 1 visita (Spirometria, parametri vitali, misurazione<br />
del CO, test di Fagerstrom, counselling specifico, prescrizione del<strong>la</strong> terapia<br />
farmacologica) e tutti i controlli ritenuti necessari nell’arco di 6 mesi di trattamento.<br />
In tutti i casi i soggetti devono sostenere <strong>la</strong> spesa del<strong>la</strong> terapia<br />
farmacologica.<br />
Scopo<br />
Verificare se esiste un diverso comportamento in termini di partecipazione<br />
e di successo tra Dip. e PG.<br />
Risultati<br />
Nel <strong>per</strong>iodo 1/10/2000 (nascita de CA) - 31/03/2004 sono afferiti al servizio<br />
1032 soggetti (PG 861, Dip. 171). Le donne Dip. sono state statisticamente<br />
più numerose (65,5 vs. 41,5% del<strong>la</strong> PG). I Dip. sono risultati statisticamente:<br />
più istruiti (diploma+<strong>la</strong>urea 79,5 vs. 48,2%), meno coniugati (51,5<br />
vs. 69,6%), più giovani (44,5±8,6 vs. 49,1 ± 11,9 anni). Per quanto riguarda<br />
le caratteristiche di fumo, i Dip hanno iniziato a fumare più tardi (17,9 vs.<br />
16,8 anni), fumano meno sigarette (21,8 vs. 26,1 sig/die), hanno un valore<br />
di test di Fagerstrom inferiore (5,6 vs. 6,0) (differenze statisticamente significative)<br />
e livelli di CO espirato al basale lievemente più bassi (21,6 vs.<br />
22,1). Tutti i soggetti sono stati contattati telefonicamente dopo sei mesi e<br />
un anno dal<strong>la</strong> prima visita effettuata: nell’occasione veniva somministrato<br />
un questionario <strong>per</strong> <strong>la</strong> valutazione dell’astinenza, delle caratteristiche di<br />
fumo <strong>per</strong> coloro i quali erano ricaduti o non avevano cessato, e <strong>per</strong> il gradimento<br />
del trattamento ricevuto. Al controllo a sei mesi il tasso di partecipazione<br />
è stato del 93% nel<strong>la</strong> PG e dell’ 84% nei Dip. Il controllo ad un<br />
anno ha rilevato un tasso di partecipazione dell’ 89% nel<strong>la</strong> PG e dell’ 87%<br />
nei Dip. Tra coloro che hanno eseguito il controllo a 6 mesi, il 43,8% dei<br />
Dip. (femmine 40,3%; maschi 51,5%) ha riferito di essere astinente contro<br />
il 52,8% del<strong>la</strong> PG (femmine 55,2%, maschi 51,1%); è da notare che mentre<br />
il tasso di successo è analogo tra i maschi delle due popo<strong>la</strong>zioni, è significativamente<br />
più basso tra le donne Dip. Al controllo ad un anno i tassi di<br />
successo risultano: Dip. 42,9% (maschi 39,1%; femmine 44,4%); PG 42,3%<br />
(maschi 46,1%; femmine 36,8).<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
303
CAPITOLO 12<br />
Conclusioni<br />
I due gruppi valutati sono risultati significativamente diversi sia in termini<br />
anagrafici (età, sesso, livello di istruzione, stato civile), che in termini di caratteristiche<br />
di fumo (inizio dell’abitudine, n. di sigarette fumate, entità del<strong>la</strong> dipendenza).<br />
Per quanto riguarda <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di successo al follow up, i due<br />
gruppi differiscono <strong>per</strong> il minor tasso di successo delle femmine Dip. al controllo<br />
a sei mesi. Tuttavia il controllo a un anno non mostra differenze significative<br />
tra i due gruppi, pur notandosi un comportamento inverso delle femmine<br />
rispetto ai maschi (sono più astinenti le femmine Dip.). Quindi, nonostante<br />
le due popo<strong>la</strong>zioni studiate risultino differenti <strong>per</strong> i parametri che le<br />
caratterizzano, <strong>per</strong> le modalità di accesso al Centro e <strong>per</strong> il fatto di dover sostenere<br />
o meno <strong>la</strong> spesa delle visite e del follow up, il tasso di cessazione<br />
risulta sovrapponibile dopo un anno dall’inizio del trattamento (42,3 % PG e<br />
42,9 % Dip.).<br />
La recente indagine AIPO “Ospedali senza fumo” ha evidenziato una maggiore<br />
prevalenza di fumo nei dipendenti ospedalieri rispetto al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
generale, suggerendo che il <strong>la</strong>vorare in ambiente sanitario non è un fattore<br />
protettivo nei confronti dell’abitudine al fumo; <strong>la</strong> nostra es<strong>per</strong>ienza sembra<br />
dimostrare che non rappresenta neppure uno stimolo aggiuntivo al<strong>la</strong> cessazione.<br />
12.77. Il progetto gestione del rischio nel dipartimento di salute mentale<br />
di Reggio Emilia<br />
G. GRASSI, D. COSTI, L. TAGLIABUE<br />
AUTORE REFERENTE: GADDOMARIA GRASSI, <strong>Salute</strong> Mentale, Via Amendo<strong>la</strong> 2, 42100<br />
RE – tel.: 0522 335255/0522 335081 - e-mail: gaddomaria.grassi@ausl.re.it<br />
Breve introduzione del contesto<br />
In letteratura è riportata <strong>la</strong> rilevanza epidemiologica degli errori sanitari e,<br />
più in generale, degli effetti iatrogeni delle cure.<br />
Esistono, in Italia, modalità definite dalle leggi nazionali e regionali di<br />
rilevazione di questi eventi: le segna<strong>la</strong>zione all’Ufficio Re<strong>la</strong>zioni <strong>per</strong> il Pubblico<br />
e al Tribunale dei Diritti del Ma<strong>la</strong>to (entrambe da parte dei cittadini), le<br />
segna<strong>la</strong>zioni al Servizio di Farmacovigi<strong>la</strong>nza del Ministero da parte dei medici.<br />
E’ ampiamente documentato, tuttavia, che questi strumenti sono <strong>la</strong>rgamente<br />
sottoutilizzati. Il Dipartimento di <strong>Salute</strong> Mentale (DSM) dell’Azienda Sanitaria<br />
(AUSL) di Reggio Emilia, che comprende Centri di <strong>Salute</strong> Mentale territoriali<br />
(Community Mental Health Centers), Residenze, Semiresidenze e un Ser<br />
304<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
vizio di Psichiatria con posti letto nell’Ospedale Generale, si è dotato anche di<br />
altri strumenti di rilevazione di eventi indesiderati, coerentemente con le<br />
direttive aziendali e con le normative regionali.<br />
Obiettivo/i<br />
- Dotarsi di un sistema efficace di rilevazione degli eventi indesiderati nel<strong>la</strong><br />
pratica del Dipartimento di <strong>Salute</strong> Mentale.<br />
- Valutare <strong>la</strong> praticabilità, sensibilità ed efficacia di nuovi strumenti di<br />
rilevazione confrontati con quelli tradizionali.<br />
Tali obiettivi vengono <strong>per</strong>seguiti confrontando le tradizionali modalità di<br />
rilevazione di eventi indesiderati (rec<strong>la</strong>mi all’URP, rec<strong>la</strong>mi al TDM, segna<strong>la</strong>zioni<br />
al Servizio di Farmacovigi<strong>la</strong>nza) con:<br />
- <strong>la</strong> rilevazione sistematica da parte degli o<strong>per</strong>atori delle Non Conformità (mancata<br />
applicazione di procedure e istruzioni o<strong>per</strong>ative), in tutto il DSM;<br />
- rilevazione sistematica degli Eventi Sentinel<strong>la</strong> (lista predefinita e specifica<br />
<strong>per</strong> ogni unità o<strong>per</strong>ativa di eventi potenzialmente indicativi di cattiva qualità),<br />
in tutto il DSM;<br />
- rilevazione secondo il modello dell’Incident reporting, nell’area di degenza<br />
psichiatrica nell’Ospedale Generale).<br />
Gruppo/i target<br />
Utenti del Dipartimento di <strong>Salute</strong> Mentale di Reggio Emilia.<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
Sono stati valutati:<br />
- <strong>la</strong> capacità dello strumento di intercettare gli eventi critici (Indicatore: n. di<br />
segna<strong>la</strong>zioni <strong>per</strong> anno);<br />
- <strong>la</strong> sensibilità dello strumento (valutazione dell’entità degli eventi da parte<br />
del Nucleo Qualità e, <strong>per</strong> l’Incident Reporting di un gruppo misto unità o<strong>per</strong>ativa-staff<br />
aziendale);<br />
- l’impegno di risorse richiesto (da parte del Nucleo Qualità).<br />
Conclusioni<br />
L’utilizzazione delle vecchie e nuove modalità di rilevazione delle criticità<br />
nel Dipartimento di <strong>Salute</strong> Mentale ci ha consentito di trarre queste conclusioni:<br />
- le modalità tradizionali intercettano pochissimi eventi potenzialmente indicativi<br />
di cattiva qualità;<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
305
CAPITOLO 12<br />
- gli altri metodi registrano un numero di eventi significativamente maggiore,<br />
anche se con diverso livello di accuratezza e di impegno di risorse (le Non<br />
conformità hanno il pregio di segna<strong>la</strong>re anche eventi di tipo organizzativo<br />
ma con livello di gravità disomogeneo, il registro degli Eventi Sentinel<strong>la</strong><br />
<strong>per</strong>mette una registrazione limitata ma semplice e attendibile, il modello<br />
dell’Incident reporting è più sensibile ma richiede più risorse);<br />
- l’utilizzo di un solo strumento è insufficiente <strong>per</strong> descrivere il fenomeno in<br />
oggetto; è necessario quindi dotarsi di una pluralità di strumenti di rilevazione<br />
del<strong>la</strong> cattiva qualità delle cure.<br />
12.78. La documentazione di qualità del dipartimento salute mentale come<br />
supporto al<strong>la</strong> valutazione e gestione dei rischi <strong>la</strong>vorativi<br />
G. MORINI, D. COSTI, A. PINOTTI, M. POLETTI<br />
AUTORE REFERENTE: GIOVANNI MORINI, Via Amendo<strong>la</strong> 2, 42100 Reggio Emilia –<br />
tel.: 0522 335236, e-mail: giovanni.morini@ausl.re.it<br />
Breve introduzione del contesto<br />
La normativa europea e italiana richiedono che siano individuati tutti i rischi<br />
connessi alle attività <strong>la</strong>vorative, e che ciò venga formalizzato in un documento<br />
contenente <strong>la</strong> valutazione dei rischi <strong>per</strong> <strong>la</strong> sicurezza e <strong>la</strong> salute durante il <strong>la</strong>voro.<br />
Usualmente <strong>la</strong> valutazione dei rischi è e<strong>la</strong>borata mediante l’osservazione<br />
da parte di un tecnico delle attività svolte dai <strong>la</strong>voratori e riporta <strong>la</strong> programmazione<br />
delle misure previste <strong>per</strong> il miglioramento del livello di sicurezza.<br />
Tale programmazione si concretizza con una data di scadenza.<br />
La caratteristica dell’es<strong>per</strong>ienza descritta è stata quel<strong>la</strong> di sviluppare <strong>la</strong> valutazione<br />
dei rischi <strong>per</strong> figure professionali di direzione dei servizi (Head of<br />
service), partendo dal<strong>la</strong> documentazione di qualità del Dipartimento che descrive<br />
i prodotti erogati e le attività in esso contenute. Il programma delle<br />
misure <strong>per</strong> il miglioramento del livello di sicurezza è realizzata secondo un<br />
riesame <strong>per</strong>iodico delle attività adottate.<br />
Obiettivo/i<br />
- Migliorare <strong>la</strong> sicurezza degli o<strong>per</strong>atori delle strutture sanitarie.<br />
- Migliorare <strong>la</strong> valutazione dei rischi in base alle diverse figure professionali e<br />
le conseguenti misure di protezione e prevenzione.<br />
- Definizione del<strong>la</strong> Tabel<strong>la</strong> di c<strong>la</strong>ssificazione delle c<strong>la</strong>ssi di rischio.<br />
- Definizione del<strong>la</strong> Tabel<strong>la</strong> di corrispondenza tra rischi e misure di prevenzione<br />
e protezione.<br />
306<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
- Sviluppo delle seguenti tabelle di corrispondenza, partendo dal<strong>la</strong> descrizione<br />
del<strong>la</strong> organizzazione del Dipartimento, dai suoi prodotti erogati e<br />
dal Sistema Informativo informatizzato che contabilizza le attività svolte<br />
dalle varie figure professionali:<br />
Macrostruttura aziendale Strutture Prodotti Attività Professioni Rischi<br />
Occasionalmente si è reso necessario adattare <strong>la</strong> valutazione del rischio di<br />
alcune figure professionali che svolgono attività differenziate o con un diverso<br />
livello di rischio associato in Strutture simili.<br />
Il documento finale, pensato <strong>per</strong> il Cliente interno, contiene una tabel<strong>la</strong> in<br />
cui sono riportate, <strong>per</strong> ogni Struttura considerata, le misure di prevenzione e<br />
protezione con riferimento alle figure professionali presenti, secondo il seguente<br />
schema:<br />
Strutture Professioni Rischi Misure di prevenzione e protezione<br />
Gruppo/i target<br />
O<strong>per</strong>atori sanitari con funzioni di gestione dei servizi.<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
Miglioramento del<strong>la</strong> valutazione e gestione dei rischi <strong>la</strong>vorativi.<br />
12.79. Il Sistema Qualità nell’Azienda Ospedale Università San Martino di<br />
Genova<br />
R. ROSSO - Azienda Ospedale Università San Martino di Genova, tel.: 010<br />
5555056<br />
Introduzione<br />
La scelta strategica aziendale è stata quel<strong>la</strong> di costituire una Unità O<strong>per</strong>ativa<br />
complessa “L’Ufficio Qualità, Accreditamento e Re<strong>la</strong>zioni con il Pubblico” che<br />
portasse allo sviluppo del Sistema Qualità Aziendale avendo competenza <strong>per</strong><br />
le seguenti aree:<br />
Accreditamento Istituzionale, Accreditamento all’Eccellenza secondo <strong>la</strong><br />
norma UNI EN ISO 9001:2000, Area del<strong>la</strong> Qualità <strong>per</strong>cepita, Area del Risk<br />
Management e U.R.P.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
307
CAPITOLO 12<br />
Metodologia<br />
Si è costituita <strong>la</strong> Rete Aziendale <strong>per</strong> <strong>la</strong> Qualità che prevede, all’interno di<br />
tutte le U.O. <strong>la</strong> figura del Responsabile Assicurazione Qualità (R.A.Q.), e di<br />
Gruppi di Miglioramento del<strong>la</strong> Qualità (G.M.Q.) composti da rappresentanti<br />
di tutte le figure che in intervengono nel processo assistenziale. L’o<strong>per</strong>azione<br />
vede coinvolte circa 650 <strong>per</strong>sone.<br />
Tutta <strong>la</strong> Rete Aziendale è stata formata tramite corsi ECM che hanno previsto<br />
oltre ai concetti base del<strong>la</strong> qualità, l’approccio multidisciplinare alle<br />
metodologie PDCA e l’utilizzo di strumenti di supporto.<br />
Alcuni RAQ sono stati formati in modo più approfondito attraverso corsi di<br />
formazione <strong>per</strong> “Auditor interno” e <strong>per</strong> “Valutatori dei Sistemi Qualità”, tenuti<br />
dall’organismo di Certificazione IMQ-CSQ (Istituto Marchio Qualità <br />
Certificazione Sistemi Qualità). In questo modo <strong>la</strong> struttura del<strong>la</strong> rete aziendale<br />
ha cominciato a presentare un assetto di profili e competenze eterogenee e<br />
ben definite e ciò ha <strong>per</strong>messo di introdurre le Verifiche Ispettive Interne come<br />
metodo sistematico.<br />
Area Accreditamento Istituzionale<br />
Attraverso incontri mediati con lo staff centrale dell’U.O. Ufficio Qualità,<br />
Accreditamento e Re<strong>la</strong>zioni con il Pubblico, ogni U.O. ha costruito un Documento<br />
organizzativo di reparto <strong>per</strong> ogni macroattività erogata (Degenza, Day<br />
Hospital, Day Surgery, Ambu<strong>la</strong>torio, ecc...).<br />
Si sono redatti 560 documenti di reparto che hanno determinato il ripensamento<br />
ed il riorientamento dell’organizzazione interna, consentendo a RAQ e GMQ di<br />
diventare attori organizzativi del<strong>la</strong> <strong>per</strong>formance clinica di reparto.<br />
Il Documento Organizzativo di reparto è così artico<strong>la</strong>to:<br />
- Identificazione e rintracciabilità dell’Unità O<strong>per</strong>ativa<br />
- Elenco delle prestazioni erogate<br />
- Organigramma con evidenza dei ruoli<br />
- Funzionigramma con matrice di responsabilità e sostituzioni<br />
- Organizzazione interna finalizzata al<strong>la</strong> continuità assistenziale 24h/24h<br />
- Modalità di accesso<br />
- Standard di qualità<br />
- Strumenti di verifica<br />
- Procedure utilizzate<br />
Il passo successivo è stato quello di recepire <strong>per</strong> ogni U.O. (1<strong>19</strong>) dell’Azienda<br />
Linee Guida <strong>per</strong> patologia secondo criteri EBM e che le stessa fossero tradotte<br />
in <strong>per</strong>corsi diagnostico terapeutico attraverso l’utilizzo di Flow-Chart.<br />
Il <strong>la</strong>voro ha <strong>per</strong>messo di recepire 1<strong>19</strong> linee guida e 1<strong>19</strong> <strong>per</strong>corsi diagnostici<br />
terapeutici.<br />
308<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
Area Qualità Percepita<br />
Si sono sviluppati degli indicatori di <strong>per</strong>formance attraverso “Indicatori di<br />
Processo e di esito del<strong>la</strong> cura”, entrambi sono stati inseriti come obiettivi delle<br />
Unità O<strong>per</strong>ative nel<strong>la</strong> scheda di budget.<br />
Gli Indicatori di esito del<strong>la</strong> Cura” sono stati formu<strong>la</strong>ti secondo <strong>la</strong> metodologia<br />
del Canadian Council on Health Services Accreditation che prevede le seguenti<br />
fasi:<br />
1. Formu<strong>la</strong>zione dell’indicatore<br />
2. Domande chiave<br />
3. Descrizione e tipologia<br />
4. Scopo rationale e utilizzatori<br />
5. Formu<strong>la</strong><br />
6. Definizione delle variabili di base e delle modalità di rilevazione<br />
7. Limitazioni ed esclusioni<br />
8. Analisi dei dati<br />
9. Riferimenti bibliografici<br />
Il <strong>la</strong>voro ha <strong>per</strong>messo di recepire 1<strong>19</strong> indicatori.<br />
Per quanto riguarda gli indicatori di processo, sono stati utilizzati 3 strumenti:<br />
i questionari, i rec<strong>la</strong>mi e i Focus Group. Il Lavoro ha visto <strong>la</strong><br />
somministrazione di 4.000 questionari che hanno indagato tutti i processi assistenziali,<br />
l’analisi dei rec<strong>la</strong>mi ed i focus group hanno <strong>per</strong>messo di rilevare le<br />
criticità maggiori e quindi di poter mettere in atto azioni correttive adeguate.<br />
Area ISO 9001:2000 i risultati<br />
La strategia aziendale è stata quel<strong>la</strong> di avviare il processo di accreditamento<br />
all’eccellenza secondo <strong>la</strong> Norma UNI EN ISO 9001: 2000 nelle diagnostiche<br />
trasversali e nei Servizi di supporto – Servizio di Anatomia, Istologia, Citologia<br />
Patologica e Citogenetica; Radiologia Cattedra “R”; Laboratorio di Analisi Centrale;<br />
Servizio di Nutrizione e Dietetica Clinica – <strong>per</strong> estendere il dominio alle<br />
Degenze e alle Unità Strategiche – Neurologia e Centro Ictus; Servizio di Prevenzione<br />
e Protezione; Ufficio Qualità, Accreditamento e Re<strong>la</strong>zioni con il Pubblico;<br />
Affari Generali e Legali; Formazione e Aggiornamento.<br />
Sono attualmente in via di Certificazione le seguenti U.O.: Nefrologia e Dialisi,<br />
Neonatologia, Ma<strong>la</strong>ttie Infettive Adulti, Clinica Urologia, Chirurgia Generale<br />
e Trapianti d’Organo.<br />
Area Risk Management<br />
Il progetto avviato all’interno di 2 Unità O<strong>per</strong>ative, prevede un approccio<br />
metodologico basato sul<strong>la</strong> mappatura sia del rischio clinico che farmacologico,<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
309
CAPITOLO 12<br />
attraverso l’analisi e <strong>la</strong> scomposizione dei processi arrivando al<strong>la</strong> costruzione<br />
di una Master List o elenco dei possibili errori/guasti riferiti al<strong>la</strong> singo<strong>la</strong> sequenza<br />
del processo individuata.<br />
Il progetto, attualmente in fase iniziale, vedrà l’utilizzo sia del<strong>la</strong> tecnica<br />
dell’Incident Reporting, attraverso <strong>la</strong> somministrazione al <strong>per</strong>sonale delle U.O.<br />
pilota, di una scheda di segna<strong>la</strong>zione dei “possibili errori”, sia del<strong>la</strong> tecnica<br />
dell’HFMEA o “analisi dei modi di guasto/errore e dei loro effetti” proposto<br />
dal<strong>la</strong> JCAHO, privilegiando l’analisi prospettica dei processi considerati più<br />
rischiosi, e identificandone le potenziali vulnerabilità.<br />
Conclusioni<br />
Il modello implementato ha favorito l’instaurarsi di un “Clima Organizzativo”<br />
molto favorevole allo sviluppo del<strong>la</strong> “Cultura del NOI e del Sentirsi Parte”, parte<br />
attiva delle decisioni dei processi di crescita dell’organizzazione, in una prospettiva<br />
di enpowerment che dia validi contributi ai processi decisionali al fine<br />
di un continuo miglioramento del<strong>la</strong> qualità dell’assistenza sanitaria erogata.<br />
12.80. Paziente oncologico e continuità assistenziale<br />
M. C. AZZOLINA, I. M. RACITI, R. ARIONE, P. PANARISI - ASO San Giovanni Battista<br />
di Torino<br />
Per soddisfare le esigenze di una tipologia partico<strong>la</strong>re di paziente, quale<br />
quello oncologico l’ASO San Giovanni Battista di Torino ha progettato e realizzato<br />
il Centro Oncologico ed Ematologico Subalpino (C.O.E.S.).<br />
Il COES è una struttura .che ospita 60 posti letto di day hospital (30 posti<br />
letto di Ematologia e 30 di Oncologia), 18 ambu<strong>la</strong>tori <strong>per</strong> le visite di diverse<br />
patologie neop<strong>la</strong>stiche (Ematologia, Oncologia Medica e Chirurgica), un Servizio<br />
Farmaceutico <strong>per</strong> <strong>la</strong> preparazione centralizzata dei farmaci antib<strong>la</strong>stici,<br />
un’ Area dedicata allo sviluppo di terapie innovative inclusi trapianti<br />
emopoietici autologhi ed allogenici. Il C.O.E.S. è anche <strong>la</strong> sede del Centro di<br />
Prevenzione Oncologica (C.P.O.) e del Coordinamento del<strong>la</strong> Rete Oncologica<br />
del<strong>la</strong> Regione Piemonte; rappresenta dunque a livello oncologico, il “ponte”<br />
ideale tra <strong>la</strong> nostra Azienda e le Strutture territoriali.<br />
Per <strong>la</strong> peculiarità dei pazienti trattati, sin dal<strong>la</strong> fase del<strong>la</strong> progettazione si è<br />
volta partico<strong>la</strong>re attenzione al<strong>la</strong> umanizzazione del<strong>la</strong> Struttura ed al<strong>la</strong> centralità<br />
del paziente.<br />
Sono state a tal fine realizzate ampie sale di attesa, nelle quali è possibile<br />
svolgere varie attività: <strong>per</strong> esempio: iso<strong>la</strong> delle chiacchiere, dei giochi<br />
enigmistci, del<strong>la</strong> spiritualità, del<strong>la</strong> lettura e dell’espressività.<br />
310<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
Il “Centro Accoglienza e Servizi” (C.A.S.) si occupa di: informare circa le<br />
modalità di accesso ai Servizi/Reparti di riferimento; gestire i rapporti con<br />
Centro accoglienza e servizi delle altre sedi regionali di Polo e aggiornare il<br />
sistema informativo Intranet ed Internet;attivare il Gruppo Interdisciplinare<br />
Cure (G.I.C.) <strong>per</strong> una valutazione collegiale; accogliere l’utente; costruire <strong>per</strong><br />
il singolo utente uno specifico <strong>per</strong>corso assistenziale<br />
E’ o<strong>per</strong>ativo un Centro accoglienza composto da un Infermiere Professionale<br />
(con funzione di gestione e coordinamento), quattro o<strong>per</strong>atori addetti<br />
all’accoglienza, sette o<strong>per</strong>atori addetti al trasporto.<br />
È altresì attiva apposita Commissione Medico – infermieristica coordinata<br />
dal<strong>la</strong> Direzione Sanitaria, che si occupa dei problemi logistici più frequenti<br />
tramite:<br />
- riunioni mensili con il Direttore del Dipartimento di Oncologia ed i Direttori<br />
delle Strutture Complesse afferenti al C.O.E.S.;<br />
- riunioni bimensili, <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione delle criticità di carattere o<strong>per</strong>ativo con<br />
<strong>per</strong>sonale medico, infermieristico e amministrativo, referenti di Day Hospital<br />
e Ambu<strong>la</strong>tori.<br />
I pazienti hanno dimostrato notevole apprezzamento <strong>per</strong> tali iniziative: ciò<br />
è stato desunto dagli appositi questionari, somministrati sistematicamente ai<br />
pazienti afferenti al C.O.E.S.. Lodevole è l’attività svolta dalle associazioni di<br />
volontariato, dimostrata sia attraverso <strong>la</strong> destinazione di fondi <strong>per</strong> l’acquisto<br />
di giochi da tavolo e l’abbonamento a varie riviste sia tramite il costante supporto<br />
psicologico agli utenti.<br />
12.81. Linee guida aziendali sul<strong>la</strong> prevenzione delle cadute nel paziente<br />
anziano: risultati di una s<strong>per</strong>imentazione<br />
A. BRANDI 1 , P. GIOACHIN 2 , R. MARILLI 2 - 1 Dirigente dell’Assistenza Infermieristica,<br />
2<br />
Col<strong>la</strong>boratore professionale sanitario - Azienda Ospedaliero Universitaria<br />
Careggi<br />
AUTORE REFERENTE: ANGELA BRANDI, Direzione Sanitaria, Azienda Ospedaliero<br />
Universitaria Careggi; tel.: 0554 279692, fax: 0554 279080, e-mail:<br />
brandia@ao-careggi.toscana.it<br />
Breve introduzione del contesto<br />
L’indagine che viene presentata rientra nell’ambito di un progetto iniziato<br />
nel 2002, volto al<strong>la</strong> predisposizione e implementazione di linee guida aziendali<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> prevenzione delle cadute del paziente anziano in ambito ospedaliero.<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
311
CAPITOLO 12<br />
La s<strong>per</strong>imentazione, che rappresenta una fase del progetto, è stata realizzata<br />
<strong>per</strong> verificare se le linee guida e gli strumenti di monitoraggio in essa inseriti,<br />
e<strong>la</strong>borati attraverso <strong>la</strong> revisione sistematica del<strong>la</strong> letteratura scientifica, siano<br />
effettivamente applicabili nel<strong>la</strong> pratica clinica. Sul<strong>la</strong> base dei risultati del<strong>la</strong><br />
s<strong>per</strong>imentazione le linee guida saranno modificate <strong>per</strong> renderle strumenti di<br />
orientamento <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori e <strong>per</strong> i pazienti stessi nel<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong><br />
loro sicurezza e strumenti di miglioramento del<strong>la</strong> qualità <strong>per</strong> l’organizzazione.<br />
Obiettivo/i<br />
Lo studio aveva l’obiettivo di conoscere il fenomeno caduta in tutti i suoi<br />
aspetti analizzandolo in un contesto ospedaliero, ci si è proposti di dare una<br />
risposta alle seguenti domande:<br />
a. Qual è l’incidenza del fenomeno caduta nell’ospedale<br />
b. Quali sono le caratteristiche dei pazienti a rischio di caduta<br />
c. Quali sono i fattori di rischio ambientali e di struttura che aumentano il<br />
rischio di caduta<br />
d. Quali sono le misure che possono essere adottate <strong>per</strong> prevenire <strong>la</strong> caduta<br />
e. Quanto è specifica e sensibile <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> Morse<br />
Gruppo/i Target<br />
L’implementazione del progetto, al termine del<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione, prevede<br />
il coinvolgimento di:<br />
- pazienti ricoverati, in partico<strong>la</strong>re gli anziani individuati come a rischio e<br />
loro famiglie;<br />
- o<strong>per</strong>atori dell’A.O.U.C. appartenenti ai ruoli sanitario, tecnico e amministrativo<br />
che svolgono attività di assistenza, cura e supporto all’assistenza,<br />
nonché attività che contribuiscono al<strong>la</strong> sicurezza/comfort ambientale dei<br />
pazienti ricoverati;<br />
- <strong>per</strong>sone afferenti agli ambu<strong>la</strong>tori rispetto alle quali sarà partico<strong>la</strong>rmente<br />
evidenziato l’aspetto preventivo-educativo.<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
La fase di s<strong>per</strong>imentazione ha avuto luogo dal 21/10/02 al 21/04/03: il metodo<br />
adottato è stato quello osservazionale prospettico.<br />
I pazienti ammessi nelle unità o<strong>per</strong>ative, sede dello studio, sono stati sottoposti<br />
a screening attraverso <strong>la</strong> somministrazione del<strong>la</strong> scheda Morse <strong>per</strong> identificare<br />
il paziente a rischio di caduta.<br />
Ogni evento caduta es<strong>per</strong>ito dai pazienti è stato monitorizzato dall’infermiere<br />
rilevatore presente al momento in cui si è verificato.<br />
312<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
Le schede di monitoraggio degli arredi e presidi e del<strong>la</strong> struttura sono state<br />
compi<strong>la</strong>te dal <strong>per</strong>sonale in servizio una volta all’inizio del<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione,<br />
poi ogni tre mesi.<br />
Osservazioni<br />
I dati emersi dallo studio non consentono al momento di dare una risposta<br />
definitiva ai quesiti oggetto del<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione, ai quali sarà forse possibile<br />
rispondere dopo un monitoraggio dell‘evento caduta sull’universo dei pazienti<br />
ricoverati in azienda <strong>per</strong> il <strong>per</strong>iodo di un anno.<br />
Tuttavia questi risultati aiutano a rivedere alcune raccomandazioni delle<br />
linee guida:<br />
- <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione target ha un’età > ai 70 anni, e presenta almeno una delle<br />
seguenti caratteristiche: diagnosi di ma<strong>la</strong>ttie neurologiche, cerebrovasco<strong>la</strong>ri,<br />
cardiovasco<strong>la</strong>ri, stato mentale alterato, deambu<strong>la</strong>nte autonomamente e con<br />
aiuto;<br />
- i fattori ambientali e lo stato del<strong>la</strong> struttura sembrano influire sull’aumento<br />
di probabilità di caduta solo come fattori secondari alle sopra descritte condizioni<br />
del paziente. In presenza di queste condizioni una buona illuminazione,<br />
specialmente notturna, letti disartico<strong>la</strong>ti e corrimano nei <strong>per</strong>corsi più<br />
usati dai pazienti possono aiutare nel<strong>la</strong> prevenzione;<br />
- dai dati emersi dal<strong>la</strong> valutazione del<strong>la</strong> scheda Morse, si può affermare che<br />
<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> è abbastanza predittiva <strong>per</strong> quanto riguarda l’individuazione dei<br />
pazienti che non cadranno, ma lo è molto meno <strong>per</strong> l’individuazione dei<br />
soggetti con alta probabilità di caduta;<br />
- <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di caduti nei reparti soggetti al<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione è aumentata<br />
passando da una <strong>per</strong>centuale dello 0,5% (dato emerso con l’indagine<br />
retrospettiva) ad una <strong>per</strong>centuale dell’1,2 %. Questo dato conferma l’ipotesi<br />
formu<strong>la</strong>ta dal gruppo, di una sottostima del fenomeno nelle indagine precedente<br />
e dimostra come l’assenza di un sistema di monitoraggio sistematico,<br />
porti a un errata interpretazione del<strong>la</strong> qualità offerta dai servizi. Si ritiene<br />
tuttavia di dover dare una lettura positiva di questo dato , in quanto<br />
dimostra che una maggiore educazione ed una maggiore responsabilizzazione<br />
del <strong>per</strong>sonale porta a un cambiamento culturale in virtù del<br />
quale l’evento caduta è stato <strong>per</strong>cepito non come un errore da nascondere,<br />
ma come un evento da monitorare, <strong>per</strong> conoscerne <strong>la</strong> dinamica e poterlo<br />
più facilmente prevenire.<br />
Conclusioni<br />
Malgrado alcune difficoltà incontrate, si ritiene che <strong>la</strong> documentazione e<strong>la</strong>borata<br />
possa essere ritenuta un valido strumento <strong>per</strong> il miglioramento del<strong>la</strong><br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
313
CAPITOLO 12<br />
qualità dell’assistenza e un esempio di <strong>per</strong>corso metodologico da seguire <strong>per</strong><br />
altre aree tematiche ritenute rilevanti ai fini del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> Best<br />
Practice, sia a livello assistenziale che organizzativo.<br />
Ma soprattutto, al di là degli specifici risultati ottenuti, il progetto ha contribuito<br />
a realizzarne altri: nei reparti soggetti al<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione ha consentito<br />
di coinvolgere tutti gli o<strong>per</strong>atori in un processo qualitativo di mantenimento,<br />
miglioramento dell’assistenza, e di rafforzare gradualmente in loro una<br />
cultura del<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> salute.<br />
12.82. La promozione del<strong>la</strong> salute attraverso una campagna di<br />
comunicazione sul diabete mellito. L’es<strong>per</strong>ienza dell’Azienda <strong>per</strong> i<br />
Servizi Sanitari n. 6 “Friuli Occidentale” - Pordenone.<br />
S. CORONA 1 , M. CASTELLETTO 2 - Azienda <strong>per</strong> i Servizi Sanitari n. 6 “Friuli Occidentale”,<br />
1 Responsabile Ufficio <strong>per</strong> le Re<strong>la</strong>zioni con il Pubblico, 2 Responsabile<br />
S.O.C. “Area del<strong>la</strong> Medicina Legale e Gestione attività sanitarie”<br />
AUTORE REFERENTE: SILVANA CORONA, Via Vecchia Ceramica, 1, 33170 Pordenone <br />
tel.: 0434 369988, fax: 0434 523011, e-mail: silvana.corona@ass6.sanita.fvg.it<br />
Breve introduzione del contesto<br />
Il diabete mellito è una delle patologie più diffuse nei Paesi Occidentali,<br />
può associarsi all’obesità e costituisce un importante fattore di rischio <strong>per</strong> le<br />
ma<strong>la</strong>ttie cardiovasco<strong>la</strong>ri, renali, del sistema nervoso <strong>per</strong>iferico, del<strong>la</strong> vista, ecc..<br />
é stato riconosciuto come “ma<strong>la</strong>ttia sociale” <strong>per</strong> il fatto di costituire un problema<br />
di sanità pubblica in quanto, da un <strong>la</strong>to, comporta un elevato carico sociale<br />
e assistenziale, mentre, d’altro canto, esiste una molteplicità di interventi<br />
sanitari in grado di prevenirne le complicanze e di migliorare <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong><br />
vita delle <strong>per</strong>sone colpite.<br />
Nel Friuli Venezia Giulia si stima che vi siano oltre 38.000 diabetici (con un<br />
tasso di prevalenza del 3,43 ogni cento <strong>per</strong> abitanti, su<strong>per</strong>iore al<strong>la</strong> media nazionale<br />
di 3,02 <strong>per</strong> cento), e in provincia di Pordenone i diabetici sono oltre<br />
9.000 (3,2 ogni cento abitanti).<br />
L’assistenza ai diabetici residenti sul territorio provinciale è fornita, in partico<strong>la</strong>re,<br />
da cinque servizi diabetologici: tre fanno capo all’Azienda Sanitaria e<br />
due all’Azienda Ospedaliera “S. Maria degli Angeli” di Pordenone.<br />
I bisogni e le aspettative delle <strong>per</strong>sone diabetiche sono fortemente rappresentate<br />
sul territorio dalle Associazioni di Volontariato, in partico<strong>la</strong>re dall’Associazione<br />
Famiglie Diabetici del<strong>la</strong> provincia di Pordenone, che ha promosso<br />
e sostenuto finanziariamente <strong>la</strong> realizzazione di una vasta campagna di comunicazione<br />
sul diabete. Questa iniziativa si è realizzata mediante <strong>la</strong> col<strong>la</strong>bora<br />
314<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong>
CAPITOLO 12<br />
zione, attivata dall’Azienda Sanitaria, con l’Azienda Ospedaliera e con i medici<br />
di medicina generale. In partico<strong>la</strong>re, si è costituito un gruppo di <strong>la</strong>voro<br />
interaziendale, coordinato dall’Ufficio <strong>per</strong> le Re<strong>la</strong>zioni con il Pubblico, che ha<br />
coinvolto vari servizi e al quale hanno preso parte diverse figure professionali<br />
(diabetologo, dietista, nutrizionista, medico legale, farmacista, medico di medicina<br />
generale) <strong>per</strong> un totale di 15 componenti.<br />
Obiettivi<br />
La realizzazione del<strong>la</strong> campagna di comunicazione intendeva <strong>per</strong>seguire<br />
principalmente i seguenti obiettivi:<br />
- accrescere l’informazione sulle problematiche sanitarie connesse a una delle<br />
patologie più diffuse nei Paesi Occidentali;<br />
- aumentare <strong>la</strong> consapevolezza nelle <strong>per</strong>sone affette dal diabete sulle possibili<br />
complicanze e sulle modalità <strong>per</strong> impedire o rallentare le complicanze<br />
stesse;<br />
- favorire un utilizzo più diffuso e più rego<strong>la</strong>re dell’esecuzione di un esame<br />
<strong>la</strong>boratoristico (emoglobina glicata), partico<strong>la</strong>rmente utile <strong>per</strong> monitorare<br />
l’andamento del<strong>la</strong> glicemia in un arco temporale dei due – tre mesi antecedenti<br />
l’esecuzione dell’esame;<br />
- promuovere stili di vita sani, in partico<strong>la</strong>re dal punto di vista dell’alimentazione<br />
e dell’attività fisica;<br />
- migliorare l’accessibilità ai servizi diabetologici presenti sul territorio provinciale;<br />
- rafforzare <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> dei diabetici negli ambienti sco<strong>la</strong>stici;<br />
- fornire riferimenti certi in tema di esenzione <strong>per</strong> prestazioni specialistiche<br />
ambu<strong>la</strong>toriali e farmaceutiche e <strong>per</strong> il ri<strong>la</strong>scio/rinnovo del<strong>la</strong> patente di guida.<br />
Gruppi Target<br />
Il gruppo di <strong>la</strong>voro ha individuato, nel<strong>la</strong> provincia di Pordenone, tre principali<br />
categorie di destinatari:<br />
- <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione in generale;<br />
- le <strong>per</strong>sone affette da diabete;<br />
- i familiari delle <strong>per</strong>sone affette da diabete.<br />
Presentazione e valutazione dei risultati<br />
Come strumenti informativi sono stati prodotti dieci opuscoli ad argomento<br />
diversificato su questa patologia e sui riflessi che questa comporta nel<strong>la</strong> vita di<br />
tutti giorni. La serie inizia con informazioni generali sul diabete e prosegue<br />
Provincia Autonoma di Trento - <strong>Documenti</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute n. <strong>19</strong><br />
315
CAPITOLO 12<br />
con indicazioni dettagliate sulle modalità di autocontrollo, sulle possibili<br />
complicanze, sulle modalità di accesso ai cinque servizi diabetologici del<strong>la</strong><br />
Provincia. Fornisce, poi, indicazioni <strong>per</strong> un corretto stile alimentare, norme<br />
comportamentali <strong>per</strong> soccorrere con efficacia i diabetici nell’ambiente sco<strong>la</strong>stico,<br />
indicazioni <strong>per</strong> il ri<strong>la</strong>scio e rinnovo del<strong>la</strong> patente di guida e si chiude<br />
con precisazioni <strong>per</strong> sa<strong>per</strong>si meglio destreggiare nel difficile mondo delle esenzioni<br />
<strong>per</strong> prestazioni specialistiche e farmaci.<br />
Per raggiungere efficacemente, in tutto l’ambito provinciale, i diversi<br />
destinatari individuati, sono stati stampati oltre 60.000 opuscoli e sono stati<br />
selezionati canali interni ed esterni diversificati <strong>per</strong> <strong>la</strong> distribuzione degli stessi.<br />
I canali interni erano rappresentati dai servizi diabetologici, dagli Uffici<br />
sanitari, dal<strong>la</strong> Commissione Medica Locale <strong>per</strong> le patenti di guida, dalle<br />
artico<strong>la</strong>zioni degli Uffici <strong>per</strong> le Re<strong>la</strong>zioni con il Pubblico delle due Aziende<br />
Sanitarie e dagli spazi di maggiore aggregazione dell’utenza (sale di attesa,<br />
sportelli, ecc.). I canali esterni erano rappresentati dagli studi dei Medici di<br />
Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta (n. 260), dalle farmacie (n. 81),<br />
dalle Associazioni di categoria (n. 3) e dalle Scuole (n. 80).<br />
Come indicatore più significativo, ma anche di più immediato e agevole<br />
riscontro <strong>per</strong> misurare l’efficacia del<strong>la</strong> campagna informativa, è stato individuata<br />
<strong>la</strong> variazione dell’esecuzione di una certa tipologia di esame (emoglobina<br />
glicata) nell’ultimo quadrimestre del 2002 in rapporto all’ultimo quadrimestre<br />
dell’anno precedente (2001).<br />
Tab. 1<br />
Riferimento temporale 9-12 / 2001 9-12 / 2002 % 1-4 / 2003 %<br />
Prestazioni (emoglobina glicata) 6.545 6.881 + 5,1 6.875 + 5,0<br />
Utenti 5.650 6.057 +7,2 6.000 +6,2<br />
L’analisi dei dati ha evidenziato un aumento del 5% delle richieste di esecuzione<br />
dell’emoglobina glicata e questa <strong>per</strong>centuale si è mantenuta costante<br />
anche nel primo quadrimestre dell’anno successivo (2003), mentre il numero<br />
di assistiti che hanno fatto ricorso a tale esame è <strong>per</strong>centualmente aumentato<br />
in misura ancora maggiore. Questi <strong>per</strong>sistenti incrementi portano a ritenere<br />
che <strong>la</strong> campagna informativa abbia trovato <strong>la</strong>rga diffusione e pronta applicazione,<br />
col risultato di determinare sia un più diffuso ricorso all’esame del<strong>la</strong><br />
glicemia glicata (aumento significativo del numero degli assistiti che hanno<br />
effettuato l’esame), sia una razionalizzazione del numero degli accertamenti<br />
eseguiti (incremento dell’esame in misura <strong>per</strong>centualmente minore di quello<br />
degli assistiti). Questo incremento è da ritenersi partico<strong>la</strong>rmente significativo<br />
e utile nel<strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia diabetica, in quanto tale esame, consente<br />
di conoscere meglio l’andamento del<strong>la</strong> glicemia in un <strong>la</strong>sso di tempo medio –<br />
lungo. Ciò consente, non solo di stare meglio, ma anche di ridurre <strong>la</strong> probabi<br />
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CAPITOLO 12<br />
lità di complicanze legate al diabete, tanto quelle acute (chetoacidosi e coma,<br />
coma i<strong>per</strong>osmo<strong>la</strong>re e ipoglicemico), quanto quelle croniche (neuropatia,<br />
retinopatia, nefropatia, ma<strong>la</strong>ttia vasco<strong>la</strong>re) che, tra l’altro, costituiscono il fattore<br />
più rilevante nel determinare il peso del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia.<br />
L’iniziativa ha <strong>per</strong>messo anche alle Aziende di raggiungere ulteriori risultati<br />
importanti, come l’omogeneizzazione delle procedure di presa in carico delle<br />
<strong>per</strong>sone diabetiche all’interno dei vari Servizi Diabetologici; il rafforzamento<br />
del<strong>la</strong> logica di <strong>la</strong>voro di rete interaziendale; un generale miglioramento dell’immagine;<br />
il consolidamento del rapporto con le Associazioni di Volontariato,<br />
che hanno dimostrato di gradire <strong>la</strong> disponibilità ad ascoltare le loro istanze e<br />
proposte e a trasformarle in progetti condivisi.<br />
Conclusioni<br />
L’aumento del numero complessivo dell’esame (emoglobina glicata) rilevato<br />
nell’ultimo quadrimestre del 2002 in rapporto all’ultimo quadrimestre dell’anno<br />
precedente (2001) e, ancor più, l’incremento <strong>per</strong>sino maggiore degli<br />
assistiti che hanno praticato tale esame inducono a pensare che <strong>la</strong> campagna<br />
informativa abbia incontrato il grande interesse degli assistiti e abbia sortito<br />
un importante risultato: una maggiore informazione e consapevolezza sugli<br />
effetti del<strong>la</strong> patologia e, auspicabilmente, l’acquisizione di un maggiore impegno<br />
nel ricercare stili di vita corretti, tali da favorire il controllo degli effetti<br />
del<strong>la</strong> patologia e, in ultima analisi, un miglioramento del<strong>la</strong> qualità di vita.<br />
Da ultimo, anche se i dati meriterebbero un maggiore dettaglio di approfondimento,<br />
al momento non disponibile, sembrerebbe di poter cogliere che<br />
<strong>la</strong> campagna informativa abbia conseguito non solo un incremento del numero<br />
<strong>per</strong>centuale di accertamenti di emoglobina glicata eseguiti, ma anche una<br />
razionalizzazione del numero degli accertamenti stessi.<br />
L’iniziativa, infine, può essere considerata anche un positivo connubio di<br />
risorse tra il settore pubblico e il terzo settore rappresentato dalle Associazioni<br />
di Volontariato: l’uno <strong>per</strong> aver messo in campo <strong>la</strong> professionalità e l’altro <strong>per</strong><br />
aver messo a disposizione le risorse finanziarie e <strong>per</strong> aver dato voce ai bisogni<br />
dei diabetici; insieme <strong>per</strong> promuovere <strong>la</strong> salute e rafforzare <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />
centralità del cittadino.<br />
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