11.07.2015 Views

Castello di Arco Percorso 4 - Trentino Salute

Castello di Arco Percorso 4 - Trentino Salute

Castello di Arco Percorso 4 - Trentino Salute

SHOW MORE
SHOW LESS
  • No tags were found...

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Percorsidella <strong>Salute</strong>Fare attività fisica tutti i giorni aiuta a mantenere la salute e protegge da molte malattie.I Percorsi della <strong>Salute</strong> rappresentano una nuova opportunità per muoversi all’aria apertae per consumare le calorie in eccesso. Segui questo percorso secondo i tempi e l’itinerario propostoe ti sentirai più in salute: muoversi fa bene al corpo, migliora l’umore e facilita le relazioni sociali.<strong>Percorso</strong> 4:<strong>Castello</strong> <strong>di</strong> <strong>Arco</strong>Questo <strong>Percorso</strong> della <strong>Salute</strong> inizia nel centro storico <strong>di</strong> <strong>Arco</strong>.Nei pressi <strong>di</strong> Piazza Tre Novembre, che accoglie la Collegiatadell’Assunta, da Via Segantini si <strong>di</strong>parte Via al <strong>Castello</strong>: qui, ai pie<strong>di</strong>della scalinata che sale al <strong>Castello</strong>, ha inizio il nostro percorso.Seguendo le in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong>rezionali, saliremo raggirando la roccalungo il suo versante meri<strong>di</strong>onale. Il nostro percorso ci porta pocosotto l’ingresso al <strong>Castello</strong>, per farci poi ri<strong>di</strong>scendere lungo unsentiero lastricato a pietra che attraversa la splen<strong>di</strong>da Olivaia:cammineremo tra vigorosi esemplari <strong>di</strong> Olivo e imponenti Agavi.Un piccolo punto panoramico circa a metà della <strong>di</strong>scesa consenteun’ampia vista verso sud: davanti a noi, oltre <strong>Arco</strong>, il Lago <strong>di</strong>Garda, con il Monte Brione a separare gli abitati <strong>di</strong> Riva (a destra)e Torbole (a sinistra).Dal punto panoramico si continua a scendere e, seguendo le frecce<strong>di</strong>rezionali, si ritorna in città, in Vicolo delle Ere, poco <strong>di</strong>stanti dalnostro punto <strong>di</strong> partenza: per concludere il <strong>Percorso</strong> della <strong>Salute</strong>sarà sufficiente percorrere il breve tratto <strong>di</strong> Via Segantini che ciriporta a Via al <strong>Castello</strong> e dunque all’inizio del percorso.Attenzione: questo percorso può risultare piuttosto impegnativo,non tanto per la sua lunghezza quanto per la ripi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> alcuni tratti,sia in salita che in <strong>di</strong>scesa. Può essere compiuto in ogni periododell’anno, facendo però attenzione sia ad eventuali tratti bagnati,sia alla troppa insolazione nei giorni più cal<strong>di</strong>. Si cammina per lo piùsu fondo pavimentato (lastricato, ciottoli, ecc.), e in alcuni tratti sufondo naturale.Affinché la passeggiata sia… scientificamente salutare, dovresticompiere l’anello nei tempi sotto in<strong>di</strong>cati. In questo modo otterraiun <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico che varia in funzione del tuo peso e del tuoallenamento: puoi facilmente controllare questo dato nelle tabellequi sotto. Naturalmente, un passo più veloce comporta un consumoenergetico maggiore (e viceversa).<strong>Arco</strong> - Via al <strong>Castello</strong>partenza e arrivo1CASTELLOPrabi322 minutipesopersona sedentariacalorieconsumatekg 60 Kcal 63kg 70 Kcal 74kg 80 Kcal 84kg 90 Kcal 95kg 100 Kcal 105218 minutipesopersona attivacalorieconsumatekg 60 Kcal 79kg 70 Kcal 92kg 80 Kcal 105kg 90 Kcal 118kg 100 Kcal 131Caratteristiche del percorsoLunghezza 1.500 m<strong>Percorso</strong> ad anelloDislivello circa 80 metriDifficoltà alcuni tratti piuttosto ripi<strong>di</strong>Periodo tutto l’annoBase cartografica: carta tecnica PAT in scala 1:10000 portata alla scala 1:5000<strong>Percorso</strong> della <strong>Salute</strong>nElementi <strong>di</strong> interesse (ve<strong>di</strong> retro)Segui le frecce e... buona camminata


© copyright Giunta della Provincia Autonoma <strong>di</strong> Trento, 2010Servizio Conservazione della Natura e Valorizzazione AmbientaleVia Guar<strong>di</strong>ni 75 — 38121 Trento — Tel. 0461. 496 161Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari del <strong>Trentino</strong>Viale Degasperi 89 — 38123 Trento — Tel. 0461. 904 111Recapiti:Servizio Economia e programmazione sanitariaVia Gilli 4 — 38121 Trento — Tel. 0461. 494 164 - 494 044Percorsi della <strong>Salute</strong>Ideazione e coor<strong>di</strong>namento: Assessorato alla <strong>Salute</strong> e Politichesociali — Servizio Economia e programmazione sanitaria, AziendaProvinciale per i Servizi Sanitari del <strong>Trentino</strong>In<strong>di</strong>viduazione e allestimento dei percorsi: Servizio Conservazionedella Natura e Valorizzazione AmbientaleGrafica, testi, foto, progettazione segnaletica e depliant: Stu<strong>di</strong>oAssociato Stefano Cavagna & Sonia Cian — TrentoStampa: Litografica E<strong>di</strong>trice Saturnia — TrentoServizio Conservazione della Naturae Valorizzazione AmbientaleAzienda Provinciale per i Servizi Sanitaridel <strong>Trentino</strong>Provincia Autonoma <strong>di</strong> TrentoAssessorato alla salute e politiche socialigeneraleInquadramentoLa città e il territorio <strong>di</strong> <strong>Arco</strong> occupano la porzione più settentrionaledella vasta piana che costituisce l’entroterra dellariva settentrionale del Lago <strong>di</strong> Garda. Geograficamente questoentroterra è parte della grande valle che, scendendo dallasella <strong>di</strong> Terlago, raggiunge (e contiene!) il lago. Poco a monte<strong>di</strong> <strong>Arco</strong>, i fianchi <strong>di</strong> questa valle si restringono e formano unastretta, una sorta <strong>di</strong> chiusa, che presto si riapre e si allargaverso il Garda. La rupe che sovrasta il centro <strong>di</strong> <strong>Arco</strong> è propriol’estrema propaggine meri<strong>di</strong>onale della piccola dorsale <strong>di</strong> MonteColt, parallela al fianco destro della valle, che è la maggiorresponsabile - se così si può <strong>di</strong>re - <strong>di</strong> tale restringimento. Perin<strong>di</strong>care la piana è stato proposto, piuttosto recentemente, ilnome <strong>di</strong> Sommolago, riprendendoun antichissimo documentolongobardo del 771 d. C. in cuisi usa l’espressione “a summolaco”, “dalla parte più estremadel lago” (lontana, settentrionale),e ciò per sopperire allamancanza <strong>di</strong> un toponimo piùampio e “generale”. Riparatadalla sua rupe nei confrontidei venti provenienti da nord,<strong>Arco</strong> gode <strong>di</strong> un clima meravigliosamentemite, tanto da essere considerata felice stazione <strong>di</strong>cura fin dalla seconda metà del XIX secolo, e perciò frequentatadall’alta società <strong>di</strong> quei tempi. La rupe e il castello sono strettamenteconnessi al centro storico della citta<strong>di</strong>na, ed anzi, èproprio la vegetazione della rupe - così vicina e incombente - aregalare al borgo la sua affascinante atmosfera me<strong>di</strong>terranea eun po’ esotica. Accanto alle specie spontanee, infatti, vi sonostate piantate e coltivate anche molte altre specie me<strong>di</strong>terraneecome l’olivo e il cipresso, o esotiche come le agavi.Un verocastello!11495. Di ritorno dalsuo primo viaggio aVenezia, Albrecht Dürer sostaad <strong>Arco</strong> e qui <strong>di</strong>pinge “ChiusaVeneziana”, uno dei suoipiù celebri acquerelli: oggi èconservato al Louvre e ritraeproprio il borgo circondatodagli olivi e sovrastato dallarupe con il suo castello. Delresto, come non rimanernecolpiti e affascinati? Così “speciale” com’è, non è <strong>di</strong>fficile immaginare- per questo tutt’uno <strong>di</strong> rupe e castello - una storiaaltrettanto importante.Ambrogio Franco, notaio vissuto ad <strong>Arco</strong> tra il ‘500 e il ‘600,scrive <strong>di</strong> aver “sentito che <strong>di</strong>cono che nell’anno 512 d. C.Teodorico pose vicino al Benaco una torre sopra un’altissimarupe, sovrastante il Sarca”. Reperti archeologici portati allaluce sulla rupe raccontano <strong>di</strong> presenze molto antiche: castellierefin dall’Età del Bronzo, è certo che il castello esistessegià intorno all’anno Mille.Nel corso dei secoli il castello <strong>di</strong>venne via via un complessofortificato articolato, con torri ed e<strong>di</strong>fici. Protagonista e testimone<strong>di</strong> mille eventi, fu oggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sputa e conquista e – perintero o in parte – passò <strong>di</strong> mano molte volte. Costruito dai“nobili liberi” con finalità soprattutto <strong>di</strong>fensive, <strong>di</strong>venne poiproprietà dei nobili d’<strong>Arco</strong>. In seguito passò, seppure in parte,a Ezzelino da Romano, quin<strong>di</strong> al Podestà <strong>di</strong> Trento, <strong>di</strong> nuovo aid’<strong>Arco</strong>, e da loro al Principe Vescovo. Nuova lotta, nuova pace(quella <strong>di</strong> Castel Tirolo del 1272) e <strong>di</strong> nuovo ai d’<strong>Arco</strong>, anchese stavolta in nome del Conte del Tirolo. Ma non finì qui:questa infatti fu anche terra <strong>di</strong> lotte con gli Scaligeri, e con laSerenissima...Insomma, storia travagliata, ma del resto questo è il destino<strong>di</strong> ogni vero castello! Per arrivare a tempi più recenti, nellaseconda metà del ‘600 fu oggetto <strong>di</strong> numerosi interventi <strong>di</strong>restauro, ma il suo declino era già iniziato. Il colpo <strong>di</strong> graziafu assestato dall’armata francese del generale Vendôme,che conquistò il borgo e bombardò il castello: era l’agostodel 1703. Da quel momento il castello – ancora proprietà deivari rami dei Conti d’<strong>Arco</strong> – venne <strong>di</strong> fatto abbandonato. Nel1927 la contessa Giovanna d’<strong>Arco</strong> lo acquistò <strong>di</strong>ventandonel’unica proprietaria. Lasciato in ere<strong>di</strong>tà alla Fondazioned’<strong>Arco</strong> <strong>di</strong> Mantova, il castello fu infine acquistato dal Comune<strong>di</strong> <strong>Arco</strong> nel 1982, e ra<strong>di</strong>calmente restaurato nel 1986 (e piùrecentemente nel 2003) da parte della Provincia Autonoma <strong>di</strong>Trento, che lo ha reso visitabile fino alla sua torre sommitale.Un consiglio: raggiungete almeno il portone <strong>di</strong> entrata. Pocooltre, un’inaspettata spianata verde vi consentirà una vistaprivilegiata su tutta la piana e sul Lago <strong>di</strong> Garda.Percorsidella <strong>Salute</strong><strong>Percorso</strong> 4:<strong>Castello</strong> <strong>di</strong> <strong>Arco</strong>FormidabiliagaviIn parecchi punti <strong>di</strong> questo percorso, ma soprattuttonel tratto che noi percorriamo in <strong>di</strong>scesa, il sentiero ciporta a tratti nell’oliveto, a tratti in piccoli lembi erbosi. Èproprio qui che crescono delle enormi piante grasse, bellissimed’aspetto e formanti composizioni davvero suggestive. Qualcuna<strong>di</strong> esse, poi, innalza verso il cielo la sua infiorescenza altaparecchi metri, forse più affascinante per l’architettura delloscapo che non per l’aspetto dei singoli fiori. Si tratta <strong>di</strong> vigorosiesemplari <strong>di</strong> Agave americana, una pianta originaria del Messicoorientale, <strong>di</strong>ffusa in Centro America, ma ormai naturalizzata anchein tutto il bacino del Me<strong>di</strong>terraneo. Fu introdotta in Europanel 1583, quando fu messa a <strong>di</strong>mora nell’Orto Botanico <strong>di</strong> Pisa.Quasi tutte le agavi (il genere comprende circa 300 specie) sonopiante <strong>di</strong> regioni desertiche e rocciose, capaci <strong>di</strong> grande adattamentoverso il tipo <strong>di</strong> terreno, nonché <strong>di</strong> grande resistenzaverso i lunghi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> siccità. Tuttavia tollerano male il freddointenso e sopravvivono a pochi gra<strong>di</strong>sotto zero solo se queste punte <strong>di</strong>freddo sono molto brevi. Il clima delGarda si è prestato splen<strong>di</strong>damenteallo sviluppo <strong>di</strong> Agave americana,forse la più grande e robusta delleagavi, che si è ampiamente naturalizzatasul Monte Brione, sulle rupiintorno al lago e sulla rocca <strong>di</strong> <strong>Arco</strong>.Esistono molte varietà <strong>di</strong> questa specie,tra cui vale la pena <strong>di</strong> ricordareAgave americana var. marginata,che presenta foglie ampiamentebordate <strong>di</strong> giallo e che qui siframmischia a soggetti con foglietotalmente ver<strong>di</strong> e ad altri <strong>di</strong> coloreverde-grigio-azzurro. È una piantamolto longeva ma monocarpica,ovvero fiorisce efruttifica una sola voltanella vita: per un periodovariabile che va da 15 a 40anni si accresce e accumulaenergia, poi, nella primavera-estatedel suo ultimoanno <strong>di</strong> vita, allunga versol’alto uno scapo fioriferoche raggiunge gli 8-9 metri<strong>di</strong> altezza. Alla sommitàsi apre una pannocchiaprovvista <strong>di</strong> 15-35 branchea loro volta umbellate, cheportano gran<strong>di</strong> fiori (finoa 10 centimetri) <strong>di</strong> coloregiallo pallido. Poco dopola caduta dei frutti e deisemi, tutta la pianta muore,ma è ben presto sostituitadalle nuove piantinenate dai semi o dai pollonibasali della pianta madre.Nei luoghi d’origine la popolazionericava moltissimiprodotti utili dalle agavi,tra cui il sisal, una robustafibra adatta per corde,stuoie, sacchi e perfino peroggetti da bagno. Ma a <strong>di</strong>spetto dell’utilità, i più noti prodottidell’agave sono mescal e tequila, le due note bevante superalcolichecaratteristiche del Messico.L’Eremo<strong>di</strong> S. Paolo2 3Benché non sorga sullarupe <strong>di</strong> <strong>Arco</strong> e non lo siincontri lungo questo percorso,vale la pena <strong>di</strong> ricordarequi un luogo “piccolo” madavvero bello e speciale, chemerita certamente una visitade<strong>di</strong>cata. Si tratta dell’Eremo<strong>di</strong> San Paolo, situato nellevicinanze <strong>di</strong> <strong>Arco</strong> in localitàPrabi: sorge alle pen<strong>di</strong>ci nord-orientali della piccola dorsale <strong>di</strong>Monte Colt, quasi all’estremità opposta della rupe <strong>di</strong> <strong>Arco</strong>. Perraggiungerlo si compie una piccola escursione completamentepianeggiante della durata <strong>di</strong> circa 30 minuti, lungo la vecchiastrada che collega <strong>Arco</strong> a Ceniga e Dro. È un po’ nascosto tra lavegetazione, ma ben segnalato; vi si accede per un ripido mabrevissimo vialetto nel bosco. Luogo <strong>di</strong> culto fra i più antichi <strong>di</strong>questo territorio, fu costruito per volontà dei Conti d’<strong>Arco</strong> e lasua consacrazione avvenne il 9 aprile 1186 ad opera del vescovoAlberto <strong>di</strong> Castel Campo. Per alcuni secoli le sue vicende siperdono tra storia e leggenda, ma con gli Atti visitali del 1537si torna ad averne notizie certe. Si sa, per esempio, che nel1548 Pierandrea Mattioli, me<strong>di</strong>co e naturalista, si fece aiutaredall’eremita <strong>di</strong> Prabi nelle sue ricerche sugli scorpioni. Nel 1627invece l’eremo fu in<strong>di</strong>viduato dai “Deputati alla Sanità” qualeluogo per porvi in quarantena i potenziali ammalati <strong>di</strong> peste.Arrivato ai giorni nostri tra alterne vicende, dopo un periodo<strong>di</strong> abbandono è stato acquistato dal Comune <strong>di</strong> <strong>Arco</strong>, e graziead un accurato restauro condotto dalla Provincia Autonoma <strong>di</strong>Trento ha infine riacquistato il suo antico splendore: particolarmentebelli sono gli affreschi che decorano sia l’esterno (sempreraggiungibile) che l’interno (l’eremo è solitamente apertonelle domeniche dei mesi <strong>di</strong> luglio e agosto).Segui le frecce e... buona camminata

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!