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Contratto a termine e somministrazione: la posizione del Ministero sui

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Aggiornamenti Professionali<br />

<strong>Contratto</strong> a <strong>termine</strong> e <strong>somministrazione</strong>: <strong>la</strong> <strong>posizione</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Ministero</strong> <strong>sui</strong> limiti di durata massima<br />

a cura di Fabrizio Nativi – Responsabile <strong>del</strong> Servizio Ispezione <strong>del</strong><strong>la</strong> Direzione<br />

Provinciale <strong>del</strong> <strong>la</strong>voro di Pistoia e Componente Centro Studi attività ispettiva <strong>del</strong> <strong>Ministero</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>la</strong>voro <br />

La risposta a interpello n.32/12<br />

In data 19 ottobre 2012 il <strong>Ministero</strong> <strong>del</strong> Lavoro ha risposto all’interpello n.32/12<br />

presentato da Asso<strong>la</strong>voro, diretto a conoscere il parere <strong>del</strong><strong>la</strong> Direzione Generale per<br />

l’attività ispettiva in ordine al<strong>la</strong> corretta interpretazione <strong>del</strong>l’art.5, co.4-bis, <strong>del</strong> D.Lgs.<br />

n.368/01, come modificato dall’art.1, co.9, lett.i), <strong>del</strong><strong>la</strong> L. n.92/12 (c.d. riforma Fornero),<br />

per <strong>la</strong> parte riguardante il limite complessivo di 36 mesi per i contratti a <strong>termine</strong>, nello<br />

svolgimento di mansioni equivalenti, superato il quale il rapporto di <strong>la</strong>voro si considera a<br />

tempo indeterminato dal<strong>la</strong> scadenza <strong>del</strong> predetto <strong>termine</strong>.<br />

Come noto, <strong>la</strong> L. n.92/12, ha previsto, modificando lo stesso co.4-bis, che ai fini <strong>del</strong><br />

calcolo <strong>del</strong> periodo massimo di 36 mesi “si tiene conto altresì dei periodi di missione<br />

aventi ad oggetto mansioni equivalenti, svolti fra i medesimi soggetti, ai sensi <strong>del</strong> comma<br />

1 bis <strong>del</strong>l’art. 1 <strong>del</strong> presente decreto e <strong>del</strong> comma 4 <strong>del</strong>l’art. 20 <strong>del</strong> decreto legis<strong>la</strong>tivo 10<br />

settembre 2003, n.276, e successive modificazioni, inerente al<strong>la</strong> <strong>somministrazione</strong> di<br />

<strong>la</strong>voro a tempo determinato”.<br />

Come già chiarito dal<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re <strong>del</strong> <strong>Ministero</strong> <strong>del</strong> Lavoro n.18/12, a partire dal 18 luglio<br />

2012, data di entrata in vigore <strong>del</strong><strong>la</strong> L. n.92/12, nel calcolo dei 36 mesi dovranno essere<br />

compresi anche i rapporti di <strong>la</strong>voro aventi ad oggetto mansioni equivalenti, costituiti<br />

tramite un contratto di <strong>somministrazione</strong> a tempo determinato, anche se acausale.<br />

Sia <strong>la</strong> citata circo<strong>la</strong>re n.18/12 che <strong>la</strong> risposta ad interpello in commento chiariscono che <strong>la</strong><br />

nuova dis<strong>posizione</strong> costituisce soltanto un limite al<strong>la</strong> stipu<strong>la</strong>zione di contratti a <strong>termine</strong> e<br />

non al ricorso al<strong>la</strong> <strong>somministrazione</strong> di <strong>la</strong>voro.<br />

La Riforma, infatti, è intervenuta unicamente a modificare <strong>la</strong> disciplina contenuta nel<br />

D.Lgs. n.368/01, riguardante il contratto a tempo determinato, e non anche <strong>la</strong> normativa<br />

re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> <strong>somministrazione</strong> a <strong>termine</strong>, contenuta nel D.Lgs. n.276/03. Non esiste,<br />

quindi, nell’ordinamento un limite legale al cumulo di contratti di <strong>somministrazione</strong> per<br />

successione, rinnovi o proroghe degli stessi.<br />

Infatti, sottolinea <strong>la</strong> risposta a interpello, l’art.22, co.2, <strong>del</strong> D.Lgs. n.276/03, prevede <strong>la</strong><br />

non applicabilità al contratto di <strong>somministrazione</strong> a tempo determinato <strong>del</strong>le disposizioni<br />

di cui all’art.5, co.3 ss. <strong>del</strong> D.Lgs. n.368/01, ferma restando l’applicabilità <strong>del</strong><strong>la</strong> disciplina<br />

di cui allo stesso decreto, in quanto compatibile, al rapporto di <strong>la</strong>voro fra somministratore<br />

e <strong>la</strong>voratore.<br />

Restano ovviamente fermi i limiti previsti eventualmente dal<strong>la</strong> contrattazione collettiva,<br />

come sottolinea anche <strong>la</strong> risposta ad interpello n.32/12.<br />

Da tali considerazioni deriva direttamente che, una volta raggiunto il limite complessivo di<br />

36 mesi, comprensivo di proroghe e rinnovi, indipendentemente dai periodi di interruzione<br />

Le considerazioni contenute nel presente intervento sono frutto esclusivo <strong>del</strong> pensiero <strong>del</strong>l’autore e non hanno carattere in alcun modo<br />

impegnativo per l’Amministrazione di appartenenza.<br />

La Circo<strong>la</strong>re di Lavoro e Previdenza, pag. 21<br />

n.44 <strong>del</strong> 19 novembre 2012


fra un contratto e un altro, il datore di <strong>la</strong>voro potrà ancora ricorrere al<strong>la</strong> <strong>somministrazione</strong><br />

a tempo determinato, per lo stesso <strong>la</strong>voratore, indipendentemente dalle mansioni per le<br />

quali lo stesso venga occupato.<br />

Pare opportuno rammentare che l’art.20, co.4, <strong>del</strong> D.Lgs. n.276/03, prevede comunque<br />

che il ricorso al<strong>la</strong> <strong>somministrazione</strong> a <strong>termine</strong> debba essere giustificata da ragioni di<br />

carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo, fatta salva <strong>la</strong> possibilità offerta<br />

dall’art.1, co.1-bis, <strong>del</strong> D.Lgs. n.368/01, e cioè quel<strong>la</strong> di stipu<strong>la</strong>zione di un contratto di<br />

<strong>somministrazione</strong> a <strong>termine</strong>, per una prima missione, privo <strong>del</strong> requisito causale.<br />

La risposta all’interpello può apparire contraria al<strong>la</strong> ratio <strong>del</strong><strong>la</strong> modifica, voluta dal<strong>la</strong><br />

Riforma Fornero in funzione antielusiva, ma è tuttavia <strong>la</strong> più convincente, preso atto che<br />

l’impianto rego<strong>la</strong>nte <strong>la</strong> disciplina <strong>del</strong> contratto di <strong>somministrazione</strong> è rimasto estraneo al<strong>la</strong><br />

novità normativa.<br />

Conclusa <strong>la</strong> premessa illustrativa, non resta che ipotizzare le possibili soluzioni disponibili<br />

per il datore di <strong>la</strong>voro, in ordine al<strong>la</strong> combinazione o successione fra contratti a <strong>termine</strong> e<br />

contratti di <strong>somministrazione</strong>.<br />

Avendo esclusivo riguardo al limite complessivo dei 36 mesi, e fino al raggiungimento di<br />

tale limite, al datore di <strong>la</strong>voro potrebbe apparire preferibile soddisfare le proprie esigenze<br />

ricorrendo soltanto al<strong>la</strong> stipu<strong>la</strong>zione di contratti a <strong>termine</strong>, senza alternare contratti a<br />

<strong>termine</strong> con contratti di <strong>somministrazione</strong>. In tale ultima ipotesi, infatti, i contratti di<br />

<strong>somministrazione</strong> a tempo determinato entrano direttamente nel computo dei complessivi<br />

36 mesi. Raggiunto il limite massimo di 36 mesi, a seguito di rinnovi, proroghe o<br />

successioni, al datore di <strong>la</strong>voro resterebbe comunque aperta <strong>la</strong> possibilità (sempre<br />

che ne sussistessero i requisiti oggettivi) di occupare il medesimo <strong>la</strong>voratore<br />

tramite un contratto di <strong>somministrazione</strong>, non incontrandosi limiti legali al<strong>la</strong> durata<br />

complessiva <strong>del</strong><strong>la</strong> <strong>somministrazione</strong> di <strong>la</strong>voro a <strong>termine</strong>.<br />

I parametri di valutazione rilevanti per il datore di <strong>la</strong>voro potrebbero però essere anche<br />

altri:<br />

1. per esempio i <strong>la</strong>voratori in <strong>somministrazione</strong>, ai sensi <strong>del</strong>l’art.22, co.5, <strong>del</strong> D.Lgs.<br />

n.276/03, non si calco<strong>la</strong>no nell’organico aziendale, salvo che per <strong>la</strong> disciplina in<br />

materia di sicurezza sul <strong>la</strong>voro;<br />

2. è inoltre da tenere in considerazione che, al<strong>la</strong> <strong>somministrazione</strong> di <strong>la</strong>voro, non sono<br />

applicabili le regole re<strong>la</strong>tive all’intervallo minimo fra contratti a <strong>termine</strong> (60 o 90 giorni),<br />

di cui al co.3, quelle re<strong>la</strong>tive alle assunzioni senza soluzione di continuità, di cui al co.4,<br />

né quelle re<strong>la</strong>tive ai diritti di precedenza di cui ai co.4-quater, 4-quinquies, e 4-sexies,<br />

<strong>del</strong>l’art.5 <strong>del</strong> D.Lgs. n.368/01. Quindi, per esempio, qualora <strong>la</strong> necessità di reiterazione<br />

<strong>del</strong>l’assunzione, per esigenze temporanee, si manifestasse senza che potessero<br />

essere rispettati i tempi di intervallo minimi previsti per il contratto a <strong>termine</strong>, il ricorso al<br />

contratto di <strong>somministrazione</strong> potrebbe comunque risultare come un utile strumento di<br />

occupazione flessibile. Ovviamente in tale ipotesi sarebbe inevitabile conteggiare il<br />

periodo di occupazione <strong>del</strong> <strong>la</strong>voratore in <strong>somministrazione</strong> nel calcolo dei 36 mesi.<br />

Criterio di calcolo dei 36 mesi<br />

Quanto ai criteri di calcolo <strong>del</strong> periodo di 36 mesi è necessario rinviare alle indicazioni<br />

contenute nel<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re <strong>del</strong> <strong>Ministero</strong> <strong>del</strong> Lavoro n.13 <strong>del</strong> 2 maggio 2008. La modalità di<br />

conteggio fa riferimento al<strong>la</strong> durata media dei mesi durante l’anno, che è pari a 30 giorni.<br />

Ogni mese di calendario di occupazione piena verrà considerato come un mese anche ai<br />

fini <strong>del</strong> calcolo dei 36 mesi. Le frazioni di mese di calendario <strong>la</strong>vorate nei diversi contratti<br />

verranno calco<strong>la</strong>te in giorni e sommate fra loro. Il risultato di tale somma produrrà un<br />

mese di occupazione per ogni frazione di 30 giorni.<br />

La Circo<strong>la</strong>re di Lavoro e Previdenza, pag. 22<br />

n.44 <strong>del</strong> 19 novembre 2012


Come puntualizzato dal<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re n.18/12, e ribadito dall’interpello n.32/12, i periodi di<br />

<strong>la</strong>voro a <strong>termine</strong> in <strong>somministrazione</strong> vengono calco<strong>la</strong>ti solo se il contratto di<br />

<strong>somministrazione</strong> è stato stipu<strong>la</strong>to a far data dal 18 luglio 2012.<br />

ESEMPIO<br />

‐ 1° rapporto - contratto a <strong>termine</strong>: 1° gennaio 2011 – 15 febbraio 2011<br />

‐ 2° rapporto - contratto di <strong>somministrazione</strong>: 1° giugno 2012 – 30 luglio 2012<br />

‐ 3° rapporto - contratto di <strong>somministrazione</strong>: 1° settembre 2012 – 15 ottobre 2012<br />

‐ 4° rapporto - contratto a <strong>termine</strong>: 1° dicembre 2012 – 20 gennaio 2013<br />

Il <strong>la</strong>voratore è stato occupato nel corso di quattro distinti rapporti. Il secondo rapporto, in<br />

<strong>somministrazione</strong>, non è conteggiabile in quanto il contratto è stato stipu<strong>la</strong>to<br />

anteriormente al 18 luglio 2012, anche se il periodo di occupazione è a cavallo con<br />

l’entrata in vigore <strong>del</strong><strong>la</strong> legge di riforma.<br />

Nei restanti tre rapporti il <strong>la</strong>voratore è stato occupato ciascuna volta per un mese intero e<br />

una frazione di mese. I mesi interi integrano direttamente tre mesi di occupazione cui<br />

devono essere sommati 50 giorni di occupazione (15 + 15 + 20), traducibili in un altro<br />

mese e un residuo di 20 giorni. Nell’esempio il <strong>la</strong>voratore avrebbe cumu<strong>la</strong>to quindi, ai fini<br />

<strong>del</strong> nostro calcolo, 4 mesi e 20 giorni di occupazione.<br />

Equivalenza <strong>del</strong>le mansioni<br />

Il limite di durata massima al<strong>la</strong> reiterazione di contratti a <strong>termine</strong> (combinati con contratti<br />

di <strong>somministrazione</strong>) opera se vi è identità fra datore di <strong>la</strong>voro e <strong>la</strong>voratore occupato o<br />

utilizzato e solo se le mansioni svolte sono di fatto equivalenti. Come evidenziato dal<strong>la</strong><br />

citata circo<strong>la</strong>re n.13/08, l’equivalenza non è valutabile in termini di mera corrispondenza<br />

di inquadramento fra i vari contratti di <strong>la</strong>voro. Come affermato dal<strong>la</strong> prevalente<br />

giurisprudenza, l’equivalenza tra nuove e precedenti mansioni deve essere valutata con<br />

riferimento al valore professionale <strong>del</strong>le mansioni stesse, e anche come “attitudine <strong>del</strong>le<br />

nuove mansioni a consentire <strong>la</strong> piena utilizzazione o anche l’arricchimento <strong>del</strong> patrimonio<br />

professionale dal <strong>la</strong>voratore acquisito nel<strong>la</strong> pregressa fase <strong>del</strong> rapporto” 6 . La<br />

giurisprudenza citata riconosce peraltro al<strong>la</strong> contrattazione collettiva il potere di definire <strong>la</strong><br />

nozione di equivalenza <strong>del</strong>le mansioni, attraverso le c.d. c<strong>la</strong>usole di fungibilità, dirette a<br />

consentire un impiego più flessibile <strong>del</strong> <strong>la</strong>voratore in ragione <strong>del</strong>le esigenze aziendali o<br />

per consentire <strong>la</strong> valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> professionalità <strong>del</strong> <strong>la</strong>voratore.<br />

Prosecuzione provvisoria <strong>del</strong> rapporto<br />

Come precisato dal<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re n.13/08, ai sensi <strong>del</strong>l’art.5, co.2 <strong>del</strong> D.Lgs. n.368/01,<br />

modificato dall’art.1, co.9, lett.e) <strong>del</strong><strong>la</strong> L. n.92/12, al raggiungimento <strong>del</strong> limite dei 36 mesi,<br />

per effetto di successione di diversi contratti, il rapporto potrà proseguire per ulteriori 30<br />

giorni, senza che questo determini <strong>la</strong> conversione a tempo indeterminato dal<strong>la</strong> scadenza<br />

dei predetti termini, e con il solo obbligo di compensazione con le maggiorazioni previste<br />

dall’art.4, co.1 <strong>del</strong>lo stesso decreto legis<strong>la</strong>tivo. L’istituto <strong>del</strong><strong>la</strong> prosecuzione al<br />

raggiungimento <strong>del</strong> limite dei 36 mesi opera tuttavia unicamente se il contratto che<br />

comporta il raggiungimento <strong>del</strong> limite è un contratto di <strong>la</strong>voro a <strong>termine</strong> e non un<br />

contratto di <strong>somministrazione</strong>.<br />

Con l’occasione si rammenta che l’istituto <strong>del</strong><strong>la</strong> proroga, per <strong>la</strong> <strong>somministrazione</strong> di<br />

<strong>la</strong>voro, è autonomamente disciplinato dall’art.22, co.2, secondo periodo, <strong>del</strong> D.Lgs.<br />

n.276/03 e dal<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva rego<strong>la</strong>mentazione di contratto collettivo.<br />

6<br />

Cass., Sez. Un., 24 novembre 2006, n.25033.<br />

La Circo<strong>la</strong>re di Lavoro e Previdenza, pag. 23<br />

n.44 <strong>del</strong> 19 novembre 2012


Campo di applicazione<br />

In proposito è opportuno premettere che i limiti temporali al<strong>la</strong> reiterazione dei contratti a<br />

<strong>termine</strong>, secondo il <strong>Ministero</strong> <strong>del</strong> Lavoro (si veda <strong>la</strong> citata circo<strong>la</strong>re n.13/08), si riferiscono<br />

soltanto ai contratti instaurati ai sensi <strong>del</strong> D.Lgs. n.368/01 ovvero ai sensi <strong>del</strong><strong>la</strong> L.<br />

n.230/62, e non ai contratti di inserimento, di cui ai soppressi artt.54 ss.<strong>del</strong> D.Lgs.<br />

n.276/03, né ai contratti a <strong>termine</strong> “acausali” stipu<strong>la</strong>ti ai sensi <strong>del</strong>l’art.8 <strong>del</strong><strong>la</strong> L. n.223/91.<br />

Analogamente, possono ritenersi non compresi nel calcolo i contratti di <strong>la</strong>voro<br />

intermittente a <strong>termine</strong>. Come precisato dal<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re n.4/05, e ribadito dal<strong>la</strong> risposta a<br />

interpello n.72/09 <strong>del</strong> <strong>Ministero</strong> <strong>del</strong> Lavoro, ai sensi <strong>del</strong>l’art.33, co.2, <strong>del</strong> D.Lgs. n.276/03,<br />

il contratto di <strong>la</strong>voro intermittente può essere stipu<strong>la</strong>to anche a tempo determinato, ma<br />

senza che ad esso risulti applicabile <strong>la</strong> disciplina di cui al D.Lgs. n.368/01, trattandosi di<br />

una tipologia contrattuale <strong>sui</strong> generis. Nel computo dei 36 mesi entrano invece i contratti<br />

a <strong>termine</strong> stipu<strong>la</strong>ti da una start up innovativa, come espressamente previsto dall’art.28,<br />

co.4, <strong>del</strong> D.L. n.179 <strong>del</strong> 18 ottobre 2012, in attesa di conversione in legge. A proposito<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> speciale disciplina per le start up occorre solo notare che il richiamato co.4,<br />

<strong>del</strong>l’art.28, D.L. n.179/12, nel riproporre quasi testualmente il testo <strong>del</strong> co.4-bis, art.5 <strong>del</strong><br />

D.Lgs. n.368/01, omette di comprendere nel computo anche i periodi di <strong>la</strong>voro in<br />

<strong>somministrazione</strong>.<br />

Sono inoltre esclusi dal<strong>la</strong> disciplina <strong>del</strong> D.Lgs. n.368/01, e quindi anche dal<strong>la</strong> novità in<br />

commento apportata dal<strong>la</strong> L. n.92/12:<br />

i rapporti di <strong>la</strong>voro tra i datori di <strong>la</strong>voro <strong>del</strong>l’agricoltura e gli operai a tempo determinato,<br />

come definiti dall’art.12, <strong>del</strong> D.Lgs. n.375/93, ai sensi <strong>del</strong>l’art.10, co.2, <strong>del</strong> D.Lgs.<br />

n.368/01;<br />

i rapporti di apprendistato, anche quando stipu<strong>la</strong>ti a tempo determinato secondo <strong>la</strong><br />

contrattazione collettiva vigente, per le attività svolte in cicli stagionali, nonché le altre<br />

tipologie contrattuali legate a finalità formative attraverso il <strong>la</strong>voro, che non<br />

costituiscono rapporti di <strong>la</strong>voro (tirocini, stage), ai sensi <strong>del</strong>l’art.10, co.1, lett.c), <strong>del</strong><br />

D.Lgs. n.368/01;<br />

i rapporti instaurati con aziende che esercitano il commercio di esportazione,<br />

importazione e all’ingresso di prodotti ortofrutticoli, ai sensi <strong>del</strong>l’art.10, co.5 <strong>del</strong> D.Lgs.<br />

n.368/01.<br />

Il limite di durata complessiva di 36 mesi subisce inoltre le seguenti ulteriori deroghe:<br />

ai sensi <strong>del</strong>l’art.10, co.4, <strong>del</strong> D.Lgs. n.368/01, come modificato dall’art.1, co.41, lett.c)<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> L. n.247/07, il limite generale dei 36 mesi non opera per i rapporti di <strong>la</strong>voro dei<br />

dirigenti, per i quali vige il <strong>termine</strong> di durata massima quinquennale;<br />

l’art.5, co.4-ter, <strong>del</strong> D.Lgs. n.368/01, esclude dal limite generale di durata dei 36 mesi le<br />

attività stagionali, come definite dal DPR n.1525/63, e successive modifiche e<br />

integrazioni, nonché come individuate dagli avvisi comuni e dai contratti collettivi<br />

nazionali stipu<strong>la</strong>ti dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative.<br />

Ovviamente il regime di esclusioni dal limite generale dei 36 mesi vale anche per i<br />

contratti di <strong>somministrazione</strong> a tempo determinato.<br />

Altrettanto ovvio precisare che <strong>la</strong> partico<strong>la</strong>re procedura rego<strong>la</strong>nte l’eventuale stipu<strong>la</strong><br />

presso <strong>la</strong> Direzione <strong>del</strong> Lavoro, assistita dal rappresentante di un’organizzazione<br />

sindacale comparativamente più rappresentativa a livello nazionale, di un ulteriore<br />

successivo contratto a <strong>termine</strong>, una volta raggiunto il limite dei 36 mesi, non riguarda i<br />

contratti di <strong>somministrazione</strong>.<br />

La Circo<strong>la</strong>re di Lavoro e Previdenza, pag. 24<br />

n.44 <strong>del</strong> 19 novembre 2012

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