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Battesimo - Parrocchia San Francesco di Lecco

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saremmo figli! È venuto lui a farci partecipi delle sua con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> figlio, perché si è<br />

abbassato lui se no noi non potremmo! E la salvezza è questa vita nuova.<br />

- Rivestirsi <strong>di</strong> Cristo implica quella trasformazione e conformazione al figlio <strong>di</strong> Dio che è<br />

l’obbiettivo della nostra conversione che ci porti a raggiungere la statura adulta del<br />

Cristo (<strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> benedetto XVI per la quaresima) (perché il battesimo da solo, senza la<br />

nostra libertà non è magico, resta solo un seme): Questo dono gratuito deve essere<br />

sempre ravvivato in ciascuno <strong>di</strong> noi. Imparare ad essere Cristo (senza “come” se no<br />

sarebbe solo un’imitazione esteriore, ma piuttosto “io riconosco che la verità del mio<br />

essere è Cristo ed essere Cristo mi libera, questo mi è donato nel battesimo, io lo<br />

riconosco, ne ringrazio Dio e allora – solo allora – mi impegno anche per convertirmi e<br />

<strong>di</strong>ventare la verità <strong>di</strong> me stesso).<br />

Non mi piace chi <strong>di</strong>ce “devo <strong>di</strong>ventare ciò che sono chiamato ad essere”: non va bene<br />

perché in realtà lo sono già. Non mi piace nemmeno <strong>di</strong>re “devo <strong>di</strong>ventare me stesso”<br />

perché non sei ancora totalmente conforme al tuo essere al figlio amato. Preferisco<br />

<strong>di</strong>re, e mi sembra più giusto, “voglio <strong>di</strong>ventare la verità <strong>di</strong> me stesso” che è essere figlio<br />

<strong>di</strong> Dio, che lo sono già in seme (quin<strong>di</strong> non mi scoraggio perché non è una meta<br />

impossibile), e poi perché sento che <strong>di</strong>ventando quello realizzo veramente me stesso<br />

della realizzazione più vera. Poi, sul piano morale, questo concretamente significa che<br />

io mi realizzo donando la mia vita come il figlio. Ma lo posso fare nella misura in cui<br />

riconosco (e ne godo) che la mia vita mi è stata donata, che ho ricevuto infinito. Allora<br />

non ho paura a fare <strong>di</strong> me un dono. Se devo fare un dono perché i catechisti mi hanno<br />

detto che devo farlo, “per imitare Gesù”, allora ciao! Per questo l’obbiettivo <strong>di</strong> stasera è<br />

riconosce il dono che abbiamo ricevuto nel battesimo e goderne.<br />

Rinnovando le promesse battesimali, riaffermiamo che Cristo è il Signore della nostra<br />

vita, quella vita che Dio ci ha comunicato quando siamo rinati “dall’acqua e dallo Spirito<br />

<strong>San</strong>to”, e riconfermiamo il nostro fermo impegno <strong>di</strong> corrispondere all’azione della Grazia<br />

per essere suoi <strong>di</strong>scepoli (<strong>di</strong>scorso per la quaresima).<br />

- Ultimo spunto da un simbolo che la liturgia del battesimo usa. C’è un nesso tra l’esodo<br />

dall’Egitto, con l’attraversamento del mar rosso, e l’evento pasquale battesimale.<br />

L’esodo significa la fine della schiavitù del peccato ma anche l’inizio della libertà.<br />

Significa che vivere la nostra vita battesimale, cominciare a vivere da figli, è la nostra<br />

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