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Gennaio

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Spedizione in abb. postale 45% - art. 2 comma 20B - Legge 662/’96 - D.C./D.C.I. - Torino - Tassa Pagata / Taxe Perçue • ANNO XXIX - MENSILE - N° 1 - GENNAIO 2008<br />

RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINO<br />

Viviamo<br />

nel Signore


Il saluto La pagina<br />

del del Rettore<br />

Don Bosco:<br />

memoria e pro<br />

Carissimi fedeli lettori e lettrici,<br />

Innanzitutto GRAZIE per aver<br />

accolto con grande generosità<br />

l’appello di Don Silvio<br />

Roggia, maestro dei novizi dell’Africa<br />

Occidentale anglofona.<br />

Non solo si potranno realizzare le<br />

stazioni mariane richieste ma si<br />

potrà anche contribuire al sostentamento<br />

dei novizi per qualche<br />

mese. Maria Ausiliatrice interceda<br />

da Suo Figlio ogni grazia necessaria<br />

per i nostri benefattori.<br />

Per grazia di Dio siamo giunti<br />

anche quest’anno ad un nuovo appuntamento<br />

con il “mese salesiano”,<br />

denso di modelli di santità<br />

(San Francesco di Sales, Laura Vicuña,<br />

Don Bosco) ma anche di anniversari<br />

particolari come, ad esempio,<br />

il centenario della presenza dei<br />

salesiani nel Centro America dove<br />

per l’occasione il nostro caro Rettor<br />

Maggiore, il 31 gennaio prossimo,<br />

sarà a presenziare le solenni<br />

celebrazioni di ringraziamento e<br />

che vedono oggi Don Bosco patrono<br />

della nazione di Panama.<br />

L’anno scorso la Basilica dedicata<br />

a Don Bosco della capitale di<br />

Panama ha già registrato, durante<br />

la novena in preparazione alla festa<br />

del santo dei giovani, una partecipazione<br />

di circa 4000 persone<br />

al giorno. In qualità di predicatore<br />

della novena era stato chiamato<br />

S. E. il cardinale Oscar Rodríguez<br />

Maradiaga, salesiano, arcivescovo<br />

di Tegucigalpa, Honduras.<br />

Il programma dei festeggiamenti<br />

aveva raggiunto il culmine<br />

2<br />

nella sua festa, quando ha avuto<br />

luogo la tradizionale processione<br />

dell’effigie di Don Bosco, che,<br />

stando alle buone abitudini degli<br />

altri anni, ha avuto la presenza di<br />

circa 300.000 persone. La festa di<br />

Don Bosco è sicuramente una tra<br />

le più importanti di Panama. Nel<br />

corso della novena la gente che<br />

vive all’interno della nazione panamense<br />

ha potuto seguire la predicazione<br />

del cardinale grazie al<br />

contributo di Radio Nazionale di<br />

Panama, che ha trasmesso l’intera<br />

novena.<br />

Quest’anno, per la particolare<br />

ricorrenza il 31 gennaio potrete seguire<br />

la diretta televisiva delle celebrazioni<br />

anche su Telepace che<br />

trasmetterà da Panama e non da<br />

Valdocco. Siamo lieti che in tale<br />

ricorrenza si possa sentire il battito<br />

del cuore salesiano battere con<br />

forza e con grande respiro mondiale.<br />

Credo che anche questa ricorrenza<br />

ci offra l’occasione per<br />

essere riconoscenti al Signore perché<br />

qui da Valdocco sono partiti i<br />

primi missionari (1875) e per la<br />

presenza del carisma salesiano iniziato<br />

nel Centro America, esattamente<br />

nel novembre del 1907.<br />

Uniamoci, quindi, con spirito missionario<br />

alle molteplici schiere di<br />

giovani che hanno ricevuto e ricevono<br />

tutt’ora il grande dono di<br />

un carisma voluto dallo Spirito<br />

Santo, per la salvezza di molti.<br />

In questo mese v’invito, inoltre,<br />

ad immergervi nel passato, nella<br />

storia che segna ancor oggi la nostra<br />

storia e che non può prescindere<br />

dalle sorgenti del carisma salesiano<br />

nato in Piemonte e sviluppatosi<br />

in tutto il mondo.<br />

Uno dei punti di riferimento<br />

che ho trovato curioso e molto interessante,<br />

leggendo alcune fonti<br />

salesiane, sono state le testimonianze<br />

di Don Bonetti, un salesiano<br />

che intuì l’importanza della<br />

documentazione degli eventi di<br />

grazia e che ha descritto nei “Cinque<br />

lustri di storia dell’oratorio<br />

Salesiano”. Così scrive nell’introduzione:<br />

«Sono pagine stupende,<br />

che ritraggono al vivo le<br />

scene più belle della vita di Don<br />

Bosco, pubblicate per l’occasione<br />

del Cinquantesimo Anniversario


fezia!<br />

dell’Oratorio da lui fondato. Si<br />

leggono con un gusto ineffabile<br />

ed avidità incessante. All’amenità<br />

e novità del racconto rispondono<br />

lo stile tutto brio, la parola viva<br />

e scultoria ed altre doti mirabili.<br />

Quanti leggeranno quest’opera,<br />

o conobbero Don Bosco, – afferma<br />

Don Bonetti – non potranno<br />

far a meno che provare sentimenti<br />

d’indicibile gioia e di profonda<br />

commozione, vedendolo ritratto<br />

nel suo amabile candore, nell’ardenza<br />

de’ suoi primi anni di<br />

lavoro, nell’ansietà, nelle tristi e<br />

dolorose vicissitudini del suo apostolato,<br />

ma sempre mite, amorevole,<br />

pazientissimo, ed esclameranno:<br />

“Ecco Don Bosco! Così veramente<br />

diceva! Così veramente<br />

conversava!”. Quelli poi che non<br />

ebbero l’invidiata sorte di conoscerlo,<br />

impareranno ad amare e ad<br />

ammirare la sua memoria, perché<br />

fu grande nelle battaglie che dovette<br />

sostenere per continuare<br />

l’opera che Dio gli aveva affidato.<br />

Don Bonetti prima di volare alla<br />

contemplazione degli eterni<br />

splendori, lasciava finito questo<br />

suo lavoro, che sarà come prezioso<br />

monumento da lui innalzato per<br />

tramandare alle generazioni venture<br />

le tradizioni, le memorie dell’ammiranda<br />

istituzione di Don<br />

Bosco! Nessuno tra i figli, Cooperatori<br />

ed ammiratori dell’Apostolo<br />

della gioventù povera e derelitta<br />

deve andar privo di questo<br />

caro, soave ricordo».<br />

È un invito a non trascurare<br />

quanto la tradizione ci ha lasciato<br />

per ravvivare sempre più la passione<br />

per i giovani poveri ed abbandonati<br />

e per riappropriarci dell’entusiasmo<br />

degli inizi con la necessaria<br />

lettura e riflessione sulla<br />

sacra pedagogia che il Signore<br />

mette in atto per attirare tutti a sé<br />

e raccolta con grande amore nei<br />

nostri archivi e biblioteche.<br />

Potrebbe essere un impegno di<br />

ricerca e di lettura concreto ed arricchente<br />

per vivere ancor meglio<br />

la festa di Don Bosco. Cosa ne<br />

dite<br />

Don Sergio Pellini<br />

Rettore<br />

Foto ricordo<br />

400 giovani delle Ispettorie di Spagna<br />

e Portogallo in occasione del «Campo<br />

Bosco», 3 agosto 2007.<br />

Gruppo della Parrocchia<br />

di Solero (AL).<br />

Qui sotto: il gruppo<br />

della Parrocchia di<br />

Valganna (VA) con<br />

Don R. Caronelli.<br />

Foto di gruppo di allievi<br />

e genitori di Bra<br />

(CN).<br />

3


Editoriale<br />

Per comunicare<br />

non occorrono doti<br />

speciali. È sufficiente<br />

la buona volontà<br />

di andare incontro<br />

all’altro.<br />

All’inizio di un nuovo anno danza dinanzi a noi una sequenza di<br />

giorni che speriamo di stringere nell’abbraccio della vita. Facendoci<br />

il dono dell’esistenza, il Signore ci pone in essere e, sostenendoci nel<br />

vivere, fa sì che la nostra vita si sviluppi secondo la bontà che Lui<br />

ha voluto per noi. Se noi siamo disposti ad accoglierla. Il nostro esserci<br />

e la nostra crescita sono il tempo di cui siamo costituiti. Il nostro<br />

tempo e quello di nessun altro. Perché noi siamo tempo. Un tempo<br />

tutto nostro che nessuno può sottrarci o di cui può privarci. Siamo<br />

noi che decidiamo cosa farne del nostro tempo. Possiamo decidere<br />

di esser felici o infelici, entusiasti o annoiati. Talvolta pare che<br />

sia il tempo a caderci addosso e ci sentiamo sopraffatti, altre invece,<br />

sembra non bastarci mai, tanto crediamo in quello che facciamo.<br />

In questo tempo, tutto quello che accade, il dolore, la fatica, la<br />

gioia e lo stupore sono occasioni per esprimere come ognuno di noi<br />

è. In ogni gesto manifestiamo il senso che la vita ha per noi, soprattutto<br />

quando un gesto è intimo. Per questo, la coppia è il luogo privilegiato<br />

per comprendersi, tanto nel senso di comprendere l’altro, quanto<br />

in quello di comprendere se stessi. La coppia è l’occasione<br />

per scoprire il senso che ognuno dà alla vita. Iniziare<br />

un rapporto di coppia significa scoprire il mio profondo,<br />

chiarire il senso che la vita ha per me. Non a caso, infatti,<br />

alcuni innamorati dicono: «La mia vita non ha senso senza<br />

te». Il filosofo tedesco Martin Heidegger nella sua opera<br />

“Essere e tempo” dice che il punto fondamentale del<br />

percorso di ogni essere umano è il senso che si dà alla vita.<br />

Rifacendosi ad un altro pensatore, Edmund Husserl, afferma<br />

che l’uomo deve anzitutto comprendere chi è prima<br />

di potersi manifestare in pienezza. Se non ci fosse questa comprensione<br />

l’uomo non sarebbe in grado di diventare quello<br />

che è in potenza. Heidegger considera il presente come profondità,<br />

una profondità a cui accedere direttamente dalla superficie.<br />

La conoscenza di sé è un passo fondamentale per<br />

far sì che le ricchezze dell’uomo siano pienamente godute, consentendo<br />

così di vivere in pienezza l’istante che si è chiamati a vivere.<br />

L’invito alla conoscenza di sé non è certo una novità visto che altri<br />

filosofi, già a partire da Socrate, ne avevano mostrato l’importanza.<br />

Per non parlare poi di tanti Padri della Chiesa che hanno sempre<br />

evidenziato come il cammino spirituale inizi proprio con la conoscenza<br />

di se stessi. Nuova è invece la sottolineatura, tutta moderna,<br />

che l’uomo è un essere posto nel mondo, in una determinata cul-<br />

4


La conoscenza di sé<br />

è un passo fondamentale<br />

per sviluppare<br />

le proprie ricchezze<br />

e farne dono agli altri.<br />

tura, in un preciso spazio, con<br />

degli inequivocabili legami<br />

col mondo. Così, nel rapporto<br />

di coppia si è veri e reali,<br />

in quanto si è per l’altro in<br />

questo preciso momento, tanto<br />

che chi ama può dire: «Il<br />

mondo è bello, ora che conosco<br />

te». Questo rapporto permette<br />

quindi di conoscersi e di<br />

realizzarsi.<br />

Proprio per questo la coppia<br />

è una grande ricchezza<br />

non priva, comunque, di numerose<br />

e profonde sofferenze.<br />

Ma le difficoltà che si incontrano<br />

dimostrano solo la conoscenza<br />

parziale che si ha<br />

di se stessi e dell’altro. Queste<br />

difficoltà, tuttavia, possono<br />

essere un’occasione per conoscersi meglio e per crescere. Gli avvenimenti,<br />

anche avversi, esprimono sempre l’essenza di quello che<br />

siamo: sono opportunità per manifestare la nostra essenza, così profonda<br />

da essere sovente ignota, persino a noi stessi.<br />

Anche i momenti negativi possono venir sfruttati in modo positivo.<br />

Basta che si abbia coscienza di ciò che si vive e ci si voglia impegnare<br />

a vedere ciò che si prova dentro il nostro animo. Quasi come<br />

se noi fossimo spettatori posti dinanzi a noi stessi. Attuare nella<br />

coppia questa relazione profonda significa dirsi sempre tutto, e in particolar<br />

modo, di raccontarsi quanto di più doloroso accade nella relazione<br />

con l’altro, quello che dell’altro ferisce e dà fastidio. È, infatti,<br />

nei passaggi più critici, quelli che apparentemente sembrano<br />

di rottura, che la coppia sana ha la possibilità di crescere trovando<br />

spunto per il confronto, che alla fine darà l’opportunità ad entrambi<br />

di conoscersi meglio e di scoprire emozioni nuove di cui si è capaci,<br />

ma che difficilmente, nel quotidiano, emergono.<br />

Questa capacità di “dirsi” nella coppia, non richiede doti speciali,<br />

è sufficiente la buona volontà di andare incontro all’altro, sapendo<br />

che questo percorso permette a chi lo compie di scoprire se<br />

stesso e di crescere interiormente nella conoscenza di sé, e nell’autostima.<br />

Poiché ogni rottura che degenera chiusura, segna l’immaturità<br />

dei singoli e della coppia. Per questo il tempo che ci è dato, o<br />

meglio, quel tempo che noi siamo è l’opportunità, unica, che abbiamo<br />

per crescere nell’amore e nella fedeltà realizzando in tal modo<br />

quella amorosa volontà che Dio ha per noi. Che il nuovo anno sia<br />

per tutti segnato da questa crescita nell’affetto e nella tenerezza.<br />

Don Giuseppe Pelizza<br />

5


Gesù racconta il Padre<br />

Gv cap. 12<br />

Stiamo per meditare la pagina<br />

più importante del<br />

Vangelo di Giovanni, quella<br />

che fa da ponte tra la fine della<br />

vita pubblica (11,57) e l’inizio<br />

della Passione (13,1). Al centro<br />

c’è una meditazione di Gesù sulla<br />

sua passione, colma di tanti<br />

sentimenti. Essa inizia con la frase:<br />

“È giunta l’ora” (12,23) e si<br />

conclude con un’altra importante<br />

frase: “Quando sarò innalzato<br />

da terra attirerò tutti a me”<br />

(12,32). Il tutto è preceduto da<br />

tre episodi: “La cena di Betania”<br />

(12,1-8), un piccolo intermezzo<br />

(12,9-11), l’ingresso di Gesù in<br />

Gerusalemme (12,9-19); e la notizia<br />

che c’erano anche dei Greci<br />

o pagani, che volevano vedere<br />

Gesù (12,22); la finale del capitolo<br />

offre una lunga meditazione<br />

sull’Incredulità dei Giudei<br />

(12,37-43), seguita da un ultimo<br />

appello di Gesù a credere per salvarsi<br />

(12,43-50).<br />

Il cammino della meditazione<br />

è chiaro: fissare lo sguardo su<br />

Gesù, perché non si tratta di un<br />

semplice racconto ma di come<br />

Gesù interpreta quanto avviene:<br />

tutto lo vede in funzione della<br />

sua “ora” intesa non solo come<br />

“passione”, ma come passaggio<br />

da questo mondo al Padre. Logicamente<br />

tutto è pensato nella<br />

speranza e nella sicurezza che<br />

nulla sarà vano. Per chi imita Gesù<br />

tutto questo è molto importante<br />

perché sollecita il credente<br />

a fare della sua vita un “dono”.<br />

dicono tutta la tensione in cui si<br />

svolge. In 11,56-57 si dice che<br />

molti cercavano e, stando nel<br />

Tempio, dicevano: “Che ne dite<br />

verrà alla festa”... Ma i sommi<br />

sacerdoti e i farisei avevano dato<br />

ordini: “Chiunque sapesse dov’egli<br />

era doveva denunciarlo affinché<br />

lo si potesse arrestare”.<br />

Un ordine, questo della delazione,<br />

che non appare in nessun<br />

scritto rabbinico.<br />

In 12,9-10 si ripete qualcosa di<br />

simile: “Una grande folla di Giudei<br />

venne a sapere che Gesù si<br />

trovava là (a Betania) e vennero<br />

non soltanto per vedere Gesù,<br />

ma anche Lazzaro che egli aveva<br />

risvegliato dai morti. E i sommi<br />

sacerdoti decisero di far morire<br />

anche Lazzaro. Perché molti<br />

Giudei se ne andavano a causa<br />

di lui e credevano in Gesù”.<br />

È in questa situazione politica<br />

e di contrasto che si svolge la<br />

Cena di Betania (12,1-8); il cui tono<br />

è caratterizzato da una grande<br />

familiarità. Erano presenti Gesù,<br />

Lazzaro, Marta che serviva e<br />

Maria che compì un gesto meraviglioso:<br />

Prese una libra di<br />

profumo assai prezioso di puro<br />

nardo, e cosparse i piedi di Gesù<br />

e poi li asciugava con i suoi<br />

capelli e riempì tutta la casa di<br />

quel profumo. Ma ecco subito la<br />

contestazione di quello spreco.<br />

Secondo Mc 14,4 solo alcuni si<br />

indignarono; in Mt 26,8 invece<br />

tutti i discepoli dicono: “Perché<br />

questo spreco. Si poteva venderlo<br />

e dare i soldi a poveri”. Il no-<br />

L’unzione di Betania compiuta da Maria è un gesto profetico che ella compie<br />

indicando la morte e sepoltura di Gesù. La stessa grande quantità di profumo<br />

utilizzata indica l’unzione non solo del corpo fisico di Gesù, ma di tutto il suo<br />

Corpo Mistico.<br />

La cena di Betania (12,1-8)<br />

È un bellissimo racconto, racchiuso<br />

da alcune frasi simili che<br />

© Elledici / G. Schnoor<br />

6


stro evangelista attribuisce tutto<br />

a Giuda: è una sua abitudine. Si<br />

pensi a Tommaso, l’incredulo<br />

(Gv 20, 24-29); in Mc 16,14: tutti<br />

i discepoli sono rimproverati<br />

per la loro incredulità e ostinazione<br />

per non avere creduto a<br />

quelli che lo avevano visto. Comunque<br />

questa descrizione di<br />

Giuda delinea bene il traditore.<br />

Ora fissiamo Gesù che difende<br />

Maria. Dice: “Lasciatela in<br />

pace! Essa conservi questo gesto<br />

nella sua memoria fino al giorno<br />

della mia sepoltura”. Certo,<br />

Maria non pensava neppure alla<br />

sepoltura di Gesù, ma ora viene<br />

a sapere che Gesù oramai vive il<br />

pensiero della sua morte vicina.<br />

Lo dice anche la frase: “I poveri<br />

li avrete sempre con voi, ma<br />

non avrete sempre me”. L’accento<br />

è su “sempre-non sempre”,<br />

che suona come un annunzio della<br />

sua passione. È questo pensiero<br />

che oramai domina la vita<br />

di Gesù che egli cerca di vivere<br />

in unione con il Padre.<br />

© Elledici / G. Schnoor<br />

L’entrata in Gerusalemme avviene per l’evangelista Giovanni sotto il tono dell’umiltà.<br />

La città non deve temere perché Colui che entra non è un re potente<br />

e terribile, è il Messia umile e misericordioso.<br />

L’entrata in Gerusalemme<br />

(12,12-19)<br />

C’è una bella differenza nel<br />

racconto delle Palme tra i sinottici<br />

e Giovanni. Chi legge i Sinottici<br />

ha l’impressione che si<br />

descriva una carovana di Galilei<br />

che giungono a Gerusalemme<br />

per le feste pasquali e che nelle<br />

vicinanze della città inscenano<br />

un’entrata trionfale con Gesù. Invece<br />

secondo Mt 21,10, Gerusalemme<br />

sembra non conoscere<br />

Gesù. Infatti fu presa da agitazione<br />

e diceva: Chi è costui. E i<br />

Galilei a rispondere: Questi è il<br />

profeta, Gesù da Nazaret di Galilea.<br />

Nulla di ciò in Giovanni,<br />

dove la festa è inscenata dai Gerosolimitani<br />

il giorno dopo la Cena<br />

di Betania. La folla dei Gerosolimitani<br />

entusiasta per quanto<br />

è avvenuto a Lazzaro è tutta<br />

presa da entusiasmo quando viene<br />

a sapere che Gesù si sta avvicinando<br />

alla città: gli andò incontro<br />

con Palme per accoglierlo<br />

festosamente gridando: “Osanna,<br />

Benedetto colui che viene nel<br />

nome del Signore, il re di Israele”.<br />

Gesù ci sta e sale sopra un<br />

asinello. L’evangelista ne approfitta<br />

per evidenziare che si compie<br />

una profezia del profeta Zaccaria,<br />

che nell’originale inizia dicendo:<br />

“Rallegrati...”, mentre qui<br />

si dice: “Non temere, figlia di<br />

Sion. Ecco il tuo re viene seduto<br />

su un puledro d’asina”.<br />

L’evangelista sintetizza molto la<br />

profezia per presentare un Gesù<br />

umile, da cui solo può venire il<br />

bene e che non è da temere.<br />

Importante quanto segue: “I<br />

suoi discepoli sul momento non<br />

compresero queste cose, ma<br />

quando Gesù fu glorificato si ricordarono<br />

che queste cose erano<br />

state scritte di lui” (12,6).<br />

Questo significa che la piena conoscenza<br />

di Gesù è possibile solo<br />

dopo la sua Pasqua, un principio<br />

che vale per tutti i Vangeli<br />

che narrano quanto la Tradizione<br />

Apostolica ci ha trasmesso.<br />

Tutto ciò che si dice di Gesù<br />

nel Nuovo Testamento viene detto<br />

o letto nella luce pasquale sotto<br />

la guida dello Spirito Santo.<br />

Sorprende che l’evangelista<br />

non racconti se Gesù è entrato<br />

nel Tempio e che cosa abbia fatto.<br />

Si limita a parlare dell’entusiasmo<br />

della gente e della reazione<br />

dei farisei. Questi si sentono<br />

sconfitti e si dicono: “Vedete<br />

che non concludete nulla<br />

Ecco, il mondo è andato dietro<br />

a lui” (12,17-19).<br />

Ora è davvero giunta l’ora<br />

(12,20-36)<br />

C’erano anche dei Greci a Gerusalemme<br />

che, vedendo l’entusiasmo<br />

con cui Gesù è stato accolto,<br />

chiedono a Filippo: “Signore,<br />

vogliamo vedere Gesù”. E<br />

7


Filippo insieme ad Andrea li conduce<br />

dal Signore. La loro iniziativa<br />

è per Gesù il segno che la sua<br />

ora è giunta. Ma non segue nessun<br />

colloquio tra questi pellegrini<br />

e Gesù, probabilmente perché<br />

la loro venuta alla fede sarà possibile<br />

solo dopo la Pasqua. Infatti<br />

Gesù dice: “È giunta l’ora in cui<br />

sia glorificato il Figlio dell’uomo”.<br />

“Ora-Gloria”: l’ora infatti<br />

va dall’inizio della passione sino<br />

al suo innalzamento nella gloria.<br />

L’inizio comunque è la morte<br />

e Gesù nella speranza medita su<br />

di essa paragonandosi a un granellino<br />

di frumento: “Se il grano<br />

di frumento caduto in terra non<br />

muore, rimane solo, se invece<br />

muore porta frutto in abbondanza”<br />

e subito lo spiega in modo tale<br />

da potersi applicare al credente:<br />

“Chi s’attacca alla propria vita<br />

la perde, chi non s’attacca alla<br />

propria vita in questo mondo,<br />

la conserva per la vita eterna”. È<br />

logico che è innanzitutto Gesù<br />

colui che vive quanto insegna.<br />

Egli infatti sta per donarsi totalmente<br />

per la salvezza. E invita i<br />

discepoli a mettersi sulla stessa<br />

via, a seguirlo o servirlo con la<br />

certezza che il Padre lo onorerà.<br />

Seguono i vv. 27-28 che tanto<br />

richiamano il Getsemani sinottico.<br />

Là si dice: “L’anima mia<br />

è triste fino alla morte”. È un<br />

Gesù tanto umano; non può non<br />

temere la morte. Qui in Giovanni<br />

si legge: “L’anima mia è turbata<br />

e io non so cosa dire”, come<br />

pregare. Nel Getsemani si allontanò<br />

per pregare: “Padre, passi<br />

da me quest’ora”. Qui si chiede:<br />

“forse dirò: Padre, salvami da<br />

quest’ora Ma se è per quest’ora<br />

che sono venuto. Padre, glorifica<br />

il tuo nome”. Una frase che<br />

in Matteo ricorda il “Sia fatta la<br />

tua volontà”. Il “glorifica” però<br />

significa: “Padre, dimostra la tua<br />

gloriosa potenza di salvezza, anche<br />

in questo momento di totale<br />

rifiuto”. E il Padre ascoltò la preghiera<br />

del Figlio. “Venne infatti<br />

una voce dal cielo che diceva:<br />

© Elledici / G. Conti<br />

Il discorso che Gesù pronuncia dopo la Cena pasquale è una sintesi del suo<br />

compito messianico nel mondo. Giovanni presenta in questo brano i grandi temi<br />

della lotta fra la luce e le tenebre, del dramma dell’incredulità e il mistero<br />

dell’iniquità che sembra travolgere il mondo.<br />

L’ho glorificato e lo glorificherò<br />

ancora”. Malgrado la morte,<br />

la storia della salvezza umana<br />

non si ferma, anzi.<br />

Ci si permetta una parentesi.<br />

Gesù ha detto: “Glorifica il tuo<br />

nome”. Ma il Padre glorifica anche<br />

il Figlio il cui agire si sintonizza<br />

con l’agire del Padre. La<br />

passione infatti non è solo passione<br />

del Figlio, ma come si dice<br />

anche “Passione del Padre”.<br />

Chi rifiuta il Figlio, rifiuta il Padre.<br />

Ebbene, in questa situazione<br />

i due si sentono “rifiutati”, però<br />

continuano insieme a cercare<br />

una via di salvezza anche per chi<br />

li rifiuta. Tanto grande è l’amore<br />

del Padre e del Figlio.<br />

Torniamo alla voce venuta dal<br />

cielo. La folla la interpreta diversamente:<br />

chi dice che si tratta di<br />

un tuono, altri che un angelo gli<br />

ha parlato. Di fatto dimostra la<br />

sua inettitudine a scoprire ciò che<br />

viene da Dio; non percepisce che<br />

proprio ad essa si rivolge il segno<br />

del Padre che garantisce la glorificazione<br />

del Figlio, le cui parole<br />

sono ora rivelatrici “Ora c’è il<br />

giudizio di questo mondo, ora il<br />

principe di questo mondo sarà<br />

cacciato fuori”. Ecco l’affermazione<br />

della vittoria di Gesù;<br />

un’“ora” maestoso, ripetuto, che<br />

si ricollega all’“ora” del turbamento<br />

(v. 27), che a sua volta faceva<br />

eco al l’“ora venuta” (v. 23).<br />

Questo trionfo viene enunciato in<br />

una sola frase, in due maniere<br />

complementari: innanzitutto si dice<br />

che il giudizio è la disfatta del<br />

Principe di questo mondo; poi segue<br />

l’espressione più solenne: “E<br />

io, quando sarò innalzato da terra,<br />

attirerò tutti a me”. Si noti il<br />

passivo teologico: “sarò innalzato”.<br />

È il Padre che sta glorificando<br />

al massimo il Figlio suo presentandolo<br />

come il “vero e l’unico<br />

Salvatore”. Il termine “innalzato”<br />

dice la verticalità della croce<br />

e al tempo stesso quella dell’esaltazione<br />

o glorificazione totale<br />

del Figlio. Il primo aspetto,<br />

come dice Gesù e intende la gente,<br />

indica “di quale morte doveva<br />

morire” (v. 33), ma il secondo è<br />

annuncio della totale vittoria.<br />

La gente si ribella di fronte<br />

alla morte del Messia: è contro<br />

la Legge. Ma Gesù ribadisce il<br />

suo pensiero in modo positivo,<br />

cercando di invitare alla fede:<br />

“Ancora per poco tempo la luce<br />

è tra voi. Camminate mentre ave-<br />

8


te la luce, perché non vi sorprendano<br />

le tenebre; chi cammina<br />

nelle tenebre non sa dove<br />

va. Mentre avete la luce, credete<br />

nella luce per diventare figli<br />

della luce”. Poi Gesù se ne andò<br />

e si nascose da loro.<br />

Il mistero dell’incredulità<br />

(12,37-43)<br />

Facendo un bilancio dell’attività<br />

di Gesù l’autore con tristezza<br />

costata: “Malgrado avesse compiuto<br />

così grandi segni miracolosi<br />

(si pensi a Lazzaro redivivo)<br />

non credettero in lui”. I prodigi<br />

e anche la sua parola non<br />

sono serviti a suscitare la fede in<br />

lui. La maggior parte dei giudei<br />

dominati da un magistero oppressivo<br />

e fatto di controlli ha<br />

impedito un’adesione alla fede.<br />

L’evangelista cerca una risposta<br />

nelle Scritture e cita Isaia il quale<br />

ha pure sperimentato il rifiuto:<br />

“Signore, chi ha creduto alla<br />

nostra parola, al nostro annuncio<br />

A chi è stata rivelata la<br />

potenza del Signore”. L’annuncio<br />

non è stato accettato, anzi<br />

con ostinazione rifiutato: sotto<br />

la guida dei loro capi hanno indurito<br />

il loro cuore e si sono rifiutati<br />

di convertirsi. Malgrado<br />

tutto ciò il testo scoppia di speranza<br />

e il Signore dice: “Ma io<br />

li risanerò”. Quanto è successo<br />

non è l’ultima parola. E i segni<br />

dopo la Pasqua sono evidenti. Sì,<br />

è vero che tanti si sono opposti<br />

a Gesù, ma perché avevano paura.<br />

Accogliere Gesù significava<br />

andare contro corrente, essere<br />

espulsi dalla sinagoga, emarginati,<br />

umiliati. Il giudizio dell’evangelista<br />

è duro: “Amavano<br />

infatti la gloria degli uomini più<br />

che la gloria di Dio” (12,43).<br />

Credere in Gesù (12,44-50)<br />

È un brano fantastico quasi<br />

tutto composto dalle frasi e dagli<br />

appelli più significativi che<br />

Gesù ha pronunciato nel suo ministero<br />

pubblico, ora conclusosi.<br />

L’evangelista li presenta come<br />

ultimo e accorato appello di Gesù<br />

a ogni ascoltatore o lettore<br />

della sua parola, come un impellente<br />

richiamo alla necessità<br />

della fede per salvarsi e avere la<br />

vita eterna. Rileggiamoli insieme.<br />

Gesù urlò e disse: “Chi crede<br />

in me, non crede in me ma in colui<br />

che mi ha mandato. E chi vede<br />

me, vede colui che mi ha mandato.<br />

Io sono la luce venuta nel<br />

mondo, affinché chiunque crede<br />

in me non rimanga nelle tenebre.<br />

E se qualcuno ascolta le mie<br />

parole e non le custodisce, io non<br />

lo giudico, perché non sono venuto<br />

per giudicare il mondo, ma<br />

per salvare il mondo. Chi mi rifiuta<br />

e non ascolta le mie parole,<br />

ha già chi lo giudica: la parola<br />

che io ho detto lo giudicherà<br />

nell’ultimo giorno. Io non ho<br />

parlato da me stesso, ma il Padre<br />

che mi ha mandato mi ha ordinato<br />

quello che dovevo dire e<br />

di cui dovevo parlare. E io so<br />

che il suo comandamento è vita<br />

eterna. Perciò le cose che io dico,<br />

le dico come il Padre le ha<br />

dette a me”.<br />

Qui si parla di una fede che<br />

non è credere qualcosa o credere<br />

in qualcosa, ma di una fede<br />

che è accoglienza di Gesù, Figlio<br />

di Dio, immagine e rivelatore<br />

del Padre che lo ha mandato.<br />

È una fede che non nasce<br />

dai segni, ma dalla sua parola,<br />

una parola che se rifiutata si fa<br />

giudizio di condanna nell’ultimo<br />

giorno. È una fede in Gesù-Luce,<br />

necessaria per non camminare<br />

nelle tenebre. È una fede<br />

che si fa contemplazione di Gesù<br />

e che è certezza di vedere in<br />

lui il Padre. Di conseguenza è<br />

una fede che è ascolto, nella certezza<br />

che ascoltare Gesù è ascoltare<br />

il Padre. È, insomma un’ubbidienza<br />

della fede, come direbbe<br />

Paolo (Rm 1,5) che si fa<br />

vita eterna, salvezza, salvezza<br />

eterna.<br />

Gesù presenta se stesso come il chicco di grano che deve marcire per<br />

poter portare frutto. Un’immagine campestre per indicare l’evento della<br />

Sua morte e Risurrezione.<br />

Preghiamo<br />

Signore Gesù, non giudicasti un<br />

tesoro geloso la tua uguaglianza<br />

con Dio, hai umiliato te stesso<br />

e ti sei fatto in tutto uguale a<br />

noi. Hai assunto anche la tristezza,<br />

il turbamento, la paura<br />

della morte. Hai voluto essere<br />

un perfetto uomo e ti sei fatto<br />

nostro fratello, e non ti vergogni<br />

di esserlo. Grazie, fratello Gesù,<br />

ma aiutami a trarne le conseguenze<br />

nella mia vita, donami<br />

di sentire tutti come fratelli, di<br />

pensare che anche un nemico è<br />

mio fratello. Donami, con l’aiuto<br />

del tuo spirito di vivere con<br />

coerenza queste verità, fissando<br />

lo sguardo su di te. Voglio imitarti<br />

fino in fondo, Signore Gesù.<br />

Aiutami. Amen!<br />

Mario Galizzi<br />

9


La Catechesi di Benedetto XVI<br />

I Dodici<br />

Attraverso il ministero apostolico<br />

la Chiesa, comunità<br />

radunata dal Figlio<br />

di Dio venuto nella carne, vivrà<br />

nel succedersi dei tempi edificando<br />

e nutrendo la comunione<br />

in Cristo e nello Spirito, alla<br />

quale tutti sono chiamati e nella<br />

quale possono fare esperienza<br />

della salvezza donata dal Padre.<br />

I Dodici – come dice il Papa Clemente,<br />

terzo Successore di Pietro,<br />

alla fine del I secolo – ebbero<br />

cura, infatti, di costituirsi dei<br />

successori (cf 1 Clem 42,4), affinché<br />

la missione loro affidata<br />

continuasse dopo la loro morte.<br />

Nel corso dei secoli la Chiesa,<br />

organicamente strutturata sotto<br />

la guida dei legittimi Pastori, ha<br />

così continuato a vivere nel mondo<br />

come mistero di comunione,<br />

Cristo Pantocrate, Battistero Firenze.<br />

Gesù, quale centro della storia umana, è il Signore del cosmo. Da Lui provengono<br />

la vita e la bontà dell’esistenza. In basso: la chiesa di San Clemente a Roma.<br />

nel quale si rispecchia in qualche<br />

misura la stessa comunione trinitaria,<br />

il mistero di Dio stesso.<br />

Trinità sorgente della Chiesa<br />

Già l’apostolo Paolo accenna<br />

a questa suprema sorgente trinitaria,<br />

quando augura ai suoi cristiani:<br />

“La grazia del Signore Gesù<br />

Cristo, l’amore di Dio e la comunione<br />

dello Spirito Santo siano<br />

con tutti voi” (2 Cor 13,13).<br />

Queste parole, probabile eco del<br />

culto della Chiesa nascente, evidenziano<br />

come il dono gratuito<br />

dell’amore del Padre in Gesù Cristo<br />

si realizzi e si esprima nella<br />

comunione attuata dallo Spirito<br />

Santo. Questa interpretazione,<br />

basata sullo stretto parallelismo<br />

che il testo stabilisce fra i tre genitivi<br />

(“la grazia del Signore Gesù<br />

Cristo ... l’amore di Dio ... e<br />

la comunione dello Spirito Santo”),<br />

presenta la “comunione”<br />

come dono specifico dello Spirito,<br />

frutto dell’amore donato da<br />

Dio Padre e della grazia offerta<br />

dal Signore Gesù.<br />

Uniti nello Spirito<br />

Peraltro, il contesto immediato,<br />

caratterizzato dall’insistenza<br />

sulla comunione fraterna, ci orienta<br />

a vedere nella “koinonía” dello<br />

Spirito Santo non solo la “partecipazione”<br />

alla vita divina quasi<br />

singolarmente, ognuno per sé,<br />

10


ma anche logicamente la “comunione”<br />

tra i credenti che lo<br />

Spirito stesso suscita come suo<br />

artefice e principale agente (cf<br />

Fil 2,1). Si potrebbe affermare<br />

che grazia, amore e comunione,<br />

riferiti rispettivamente al Cristo,<br />

al Padre e allo Spirito, sono aspetti<br />

diversi dell’unica azione divina<br />

per la nostra salvezza, azione<br />

che crea la Chiesa e fa della Chiesa<br />

– come dice san Cipriano nel<br />

III secolo – «un popolo adunato<br />

dall’unità del Padre, del Figlio e<br />

dello Spirito Santo» (De Orat.<br />

Dom., 23: PL 4,536).<br />

Comunione<br />

con l’amore trinitario<br />

L’idea della comunione come<br />

partecipazione alla vita trinitaria<br />

è illuminata con particolare intensità<br />

nel Vangelo di Giovanni,<br />

dove la comunione d’amore che<br />

lega il Figlio al Padre e agli uomini<br />

è al tempo stesso il modello<br />

e la sorgente della comunione<br />

fraterna, che deve unire i discepoli<br />

fra loro: “Amatevi gli uni gli<br />

altri, come io ho amato voi” (Gv<br />

15,12; cf 13,34). “Che essi siano<br />

uno, come noi siamo uno” (Gv<br />

17,21.22). Quindi, comunione degli<br />

uomini col Dio Trinitario e<br />

comunione degli uomini tra loro.<br />

Nel tempo del pellegrinaggio terreno<br />

il discepolo, mediante la comunione<br />

col Figlio, può già partecipare<br />

della vita divina di Lui<br />

e del Padre: “La nostra comunione<br />

è col Padre e col Figlio suo<br />

Gesù Cristo” (1Gv1,3). Questa<br />

vita di comunione con Dio e fra<br />

noi è la finalità propria dell’annuncio<br />

del Vangelo, la finalità<br />

della conversione al cristianesimo:<br />

“Quello che abbiamo veduto<br />

e udito, noi lo annunziamo anche<br />

a voi, perché anche voi siate<br />

in comunione con noi” (1Gv1,2).<br />

Quindi, questa duplice comunione<br />

con Dio e tra di noi è inseparabile.<br />

Dove si distrugge la comunione<br />

con Dio, che è comunione<br />

col Padre, col Figlio e con<br />

lo Spirito Santo, si distrugge anche<br />

la radice e la sorgente della<br />

comunione fra di noi. E dove non<br />

viene vissuta la comunione fra di<br />

noi, anche la comunione col Dio<br />

Trinitario non è viva e vera, come<br />

abbiamo sentito.<br />

Adesso facciamo un ulteriore<br />

passo. La comunione – frutto dello<br />

Spirito Santo – è nutrita dal Pane<br />

eucaristico (cf 1 Cor 10,16-<br />

17) e si esprime nelle relazioni<br />

fraterne, in una sorta di anticipazione<br />

del mondo futuro. Nell’Eucaristia<br />

Gesù ci nutre, ci unisce<br />

con Sé, con il Padre, con lo<br />

Spirito Santo e tra di noi, e questa<br />

rete di unità che abbraccia il<br />

mondo è un’anticipazione del<br />

mondo futuro in questo nostro<br />

tempo. Proprio così, essendo anticipazione<br />

del mondo futuro, la<br />

comunione è un dono anche con<br />

conseguenze molto reali, ci fa<br />

uscire dalle nostre solitudini, dalle<br />

chiusure in noi stessi, e ci rende<br />

partecipi dell’amore che ci<br />

unisce a Dio e fra di noi. È facile<br />

comprendere quanto grande<br />

sia questo dono, se solo pensiamo<br />

alle frammentazioni e ai conflitti<br />

che affliggono le relazioni<br />

fra i singoli, i gruppi e i popoli<br />

interi. E se non c’è il dono dell’unità<br />

nello Spirito Santo, la<br />

frammentazione dell’umanità è<br />

inevitabile. La “comunione” è<br />

veramente la buona novella, il<br />

rimedio donatoci dal Signore<br />

contro la solitudine che oggi minaccia<br />

tutti, il dono prezioso che<br />

ci fa sentire accolti e amati in<br />

Dio, nell’unità del suo Popolo<br />

radunato nel nome della Trinità;<br />

è la luce che fa risplendere la<br />

Chiesa come segno innalzato fra<br />

Santa Trinità, 1577, El Greco, Museo del Prado, Madrid.<br />

La Chiesa è costituita nell’amore trinitario.<br />

Dalla comunione col Padre e<br />

il Figlio e lo Spirito Santo trae la sua<br />

forza e vitalità che le consentono di<br />

percorrere i secoli sostenuta dalla dinamica<br />

dell’eternità divina.<br />

i popoli: “Se diciamo che siamo<br />

in comunione con lui e camminiamo<br />

nelle tenebre, mentiamo e<br />

non mettiamo in pratica la verità.<br />

Ma se camminiamo nella luce,<br />

come egli è nella luce, siamo<br />

in comunione gli uni con gli altri”<br />

(1Gv1,6s). La Chiesa si rivela<br />

così, nonostante tutte le fragilità<br />

umane che appartengono<br />

alla sua fisionomia storica, una<br />

meravigliosa creazione d’amore,<br />

fatta per rendere Cristo vicino<br />

a ogni uomo e a ogni donna<br />

che voglia veramente incontrarlo,<br />

fino alla fine dei tempi. E nella<br />

Chiesa, il Signore rimane sempre<br />

contemporaneo con noi. La<br />

Scrittura non è una cosa del passato.<br />

Il Signore non parla nel passato<br />

ma parla nel presente, parla<br />

oggi con noi, ci dà luce, ci mostra<br />

la strada della vita, ci dà comunione<br />

e così ci prepara e ci<br />

apre alla pace.<br />

Benedetto XVI<br />

L’Osservatore Romano, 30-03-2006<br />

11


Pregate continu<br />

Settimana ecumenica<br />

(1Tess5,17)<br />

La Settimana di preghiera per<br />

l’unità dei cristiani nel<br />

2008 celebra il centenario<br />

dell’istituzione dell’Ottavario<br />

per l’unità della Chiesa.<br />

Cento anni fa, padre Paul<br />

Wattson, un ministro episcopaliano<br />

(anglicano degli Stati Uniti),<br />

co-fondatore della Society of<br />

the Atonement (Comunità dei<br />

Frati e delle Suore dell’Atonement)<br />

a Graymoor (Garrison,<br />

New York) introdusse un Ottavario<br />

di preghiera per l’unità dei<br />

cristiani, celebrato per la prima<br />

volta dal 18 al 25 gennaio 1908.<br />

Esattamente sessanta anni più<br />

tardi, nel 1968, le chiese e le parrocchie<br />

di tutto il mondo ricevettero<br />

per la prima volta il materiale<br />

per la Settimana di preghiera<br />

per l’unità dei cristiani,<br />

preparato congiuntamente dalla<br />

commissione Fede e Costituzione<br />

(Consiglio ecumenico delle<br />

chiese) e dal Segretariato per la<br />

promozione dell’unità dei cristiani<br />

(Chiesa cattolica).<br />

Oggi la cooperazione fra chiese,<br />

parrocchie, e comunità anglicane,<br />

protestanti, ortodosse e<br />

cattoliche nel preparare e celebrare<br />

la Settimana di preghiera è<br />

divenuta una prassi comune. Ciò<br />

stesso evidenzia marcatamente<br />

l’efficacia della preghiera, e ci<br />

legittima a parlare della storia<br />

della Settimana come di un successo,<br />

e una fonte di gioia e gratitudine.<br />

Cogliendo l’occasione di questi<br />

due anniversari per ripercorrere<br />

la storia della Settimana, risulta<br />

evidente che pregare per<br />

l’unità non è un’invenzione del<br />

secolo scorso. Gesù stesso ha<br />

pregato il Padre: “fa’ che siano<br />

© G. Viviani, Collina delle Croci, Šiauliai, Lituania.<br />

tutti una cosa sola” (Gv 17,21) e<br />

da allora i cristiani hanno fatto<br />

propria questa preghiera nei modi<br />

più diversi. Nel contesto di<br />

divisione, i cristiani di tutte le<br />

tradizioni hanno pregato con la<br />

consapevolezza della loro unione<br />

nella preghiera di Cristo per<br />

l’unità dei suoi discepoli. L’antica<br />

liturgia ortodossa quotidiana,<br />

per esempio, invita i fedeli a<br />

pregare per la pace e per l’unità<br />

di tutti.<br />

I precedenti della Settimana<br />

risalgono alla metà del diciannovesimo<br />

secolo. L’importanza e<br />

il bisogno della preghiera, e non<br />

ultimo della preghiera per l’unità<br />

fra i cristiani divisi, furono enfatizzati<br />

in moltissimi movimenti<br />

La preghiera di tutti i cristiani s’inserisce nella preghiera dell’unico orante che<br />

è Cristo. Solo la sua supplica al Padre salva il mondo e dona agli uomini il dono<br />

della pace e dell’unità.<br />

12


amente<br />

La preghiera ecumenica invoca da Dio<br />

il dono dell’unità della Chiesa, affinché<br />

il mondo creda. Il tema di quest’anno<br />

sprona le comunità credenti a vivere intensamente<br />

la realtà della preghiera di<br />

Cristo.<br />

e circoli di diverse chiese – fra<br />

cui ricordiamo il Movimento di<br />

Oxford, la World’s Evangelical<br />

Alleance e le varie iniziative di<br />

preghiere per le donne. Nella sua<br />

Lettera irenica a tutte le Chiese<br />

ortodosse, il Patriarca Ioachim<br />

III sottolineò che l’unità fra tutti<br />

i cristiani è “oggetto di costante<br />

preghiera e supplica”.<br />

Paul Wattson e Paul Couturier<br />

Quando padre Paul Wattson<br />

concepì l’Ottavario di preghiera<br />

– che è considerato l’inizio della<br />

Settimana per l’unità dei cristiani,<br />

così come la celebriamo<br />

oggi – egli vedeva l’unità come<br />

il ritorno delle varie chiese alla<br />

Chiesa cattolica di Roma. Ciò<br />

influì sulla scelta della data dell’Ottavario:<br />

dal 18 gennaio, festa<br />

della Cattedra di San Pietro nella<br />

Chiesa cattolica, al 25 gennaio,<br />

festa della Conversione di San<br />

Paolo. Dopo che la Society of the<br />

Atonement fu accolta corporativamente<br />

nella Chiesa cattolica,<br />

nel 1909, Papa Pio X diede all’Ottavario<br />

la sua benedizione<br />

ufficiale.<br />

Verso la metà del 1930 l’abate<br />

Paul Couturier di Lione (Francia),<br />

diede un nuovo orientamento<br />

all’Ottavario per l’unità<br />

della Chiesa. All’epoca l’osservanza<br />

dell’Ottavario aveva iniziato<br />

a diffondersi nella Chiesa<br />

cattolica, e in un esiguo numero<br />

di Comunità anglicane che erano<br />

simpatetiche con la riunione<br />

con il Vescovo di Roma. Questo<br />

approccio, però, era rifiutato, dal<br />

punto di vista teologico, da molti<br />

cristiani fuori dalla Chiesa cattolica<br />

di Roma. L’abate Couturier<br />

mantenne le date del 18-25 gennaio,<br />

ma cambiò la terminologia;<br />

la “Settimana universale di<br />

preghiera per l’unità dei cristiani”<br />

che egli promosse, intendeva<br />

essere per l’unità della Chiesa<br />

“come Dio vuole”.<br />

Verso la celebrazione comune<br />

© G. Viviani<br />

Il 25 gennaio 1959, a conclusione<br />

dell’ottava di preghiera per<br />

l’unità, Papa Giovanni XXIII<br />

convocò il Concilio Vaticano II,<br />

che portò la Chiesa cattolica energicamente<br />

nel Movimento ecumenico.<br />

Il Concilio finalmente<br />

aprì le porte ad una cooperazione<br />

ufficiale fra il Segretariato Fede<br />

e Costituzione del Consiglio<br />

ecumenico delle chiese e il Segretariato<br />

per la promozione dell’unità<br />

del Vaticano. Nel 1966 si<br />

tenne una consultazione congiunta<br />

sulla Settimana di preghiera<br />

per l’unità dei cristiani,<br />

che si concluse con l’istituzione<br />

di un gruppo misto di lavoro per<br />

la preparazione del materiale della<br />

Settimana. Nel 1968 il primo<br />

progetto era pronto. Dal 1973<br />

ogni anno un gruppo ecumenico,<br />

da diverse parti del mondo, viene<br />

invitato a preparare la prima<br />

bozza del materiale della Settimana,<br />

che viene poi rivisto dalla<br />

Commissione preparatoria internazionale.<br />

Questo “viaggiare”<br />

intorno al globo sottolinea il carattere<br />

realmente ecumenico della<br />

Settimana di preghiera.<br />

La lunga storia di collaborazione<br />

ha portato, nel 2004, alla<br />

pubblicazione congiunta del testo<br />

da parte della commissione<br />

Fede e Costituzione e del Pontificio<br />

consiglio per la promozione<br />

dell’unità fra i cristiani.<br />

Il testo biblico<br />

e il tema scelto per il 2008<br />

Il testo biblico per il centenario<br />

della Settimana è preso dalla<br />

Prima Lettera ai Tessalonicesi.<br />

Il testo “pregate continuamente”<br />

(1 Ts5,17) ribadisce il<br />

ruolo essenziale della preghiera<br />

nella comunità cristiana per far<br />

crescere i fedeli nella loro relazione<br />

con Cristo e fra loro. Il testo<br />

si snoda in una serie di “imperativi”,<br />

affermazioni con cui<br />

Paolo incoraggia la comunità a<br />

manifestare l’unità data da Dio in<br />

Cristo, perché possa essere in<br />

concreto ciò che è di principio:<br />

13


l’unico Corpo di Cristo, reso visibilmente<br />

uno in quel luogo.<br />

La Lettera ai Tessalonicesi –<br />

datata fra il 50 e il 51 d.C. e considerata<br />

da molti esegeti una delle<br />

più antiche di Paolo – riflette<br />

l’intensa relazione dell’apostolo<br />

con la comunità cristiana di Tessalonica.<br />

Appena scampato dalla<br />

persecuzione a Filippi – ove<br />

Paolo e i suoi compagni Sila e Timoteo<br />

erano stati aggrediti dalla<br />

folla, bastonati su ordine dei<br />

giudici della città, e gettati in prigione<br />

(cf At 17,1-9) – Paolo aveva<br />

fondato la chiesa di Tessalonica<br />

in poche settimane di lavoro<br />

intenso, prima che altri attacchi<br />

lo conducessero a Berèa e da<br />

lì ad Atene (cf 17,10-15). Paolo<br />

nutriva grandi speranze per la<br />

chiesa in Tessalonica: la sua crescita<br />

nella fede, nella speranza e<br />

nell’amore, la sua recezione della<br />

Parola nonostante la sofferenza,<br />

e la sua gioia nello Spirito<br />

Santo, tutto ciò gli suscitava ammirazione<br />

e lode (cf 1Ts2,13-14).<br />

Nonostante ciò, tuttavia, egli nutriva<br />

anche qualche preoccupazione.<br />

La sua partenza repentina<br />

non gli aveva dato il tempo di<br />

consolidare il lavoro iniziato, e<br />

aveva ricevuto notizie che lo preoccupavano.<br />

Alcune difficoltà<br />

venivano dall’esterno, prima fra<br />

tutte la persecuzione della comunità<br />

e dei suoi membri (cf<br />

2,14). Altri problemi venivano<br />

dall’interno: alcuni si comportavano<br />

secondo la cultura predominante<br />

all’epoca più che secondo<br />

la nuova vita in Cristo (cf<br />

4,1-8); altri nella comunità avevano<br />

sollevato obiezioni contro<br />

chi rivestiva ruoli di leadership<br />

e di autorità, fra cui lo stesso<br />

Paolo (cf 2,3-7.10); altri, infine,<br />

erano disperati per la sorte di coloro<br />

che erano morti prima del ritorno<br />

di Cristo: sarebbe forse stato<br />

negato loro un posto nel regno<br />

di Dio Forse che la promessa<br />

di salvezza per loro e per altri<br />

era vana (cf 4,13)<br />

Temendo che il suo lavoro fosse<br />

stato inutile, e non più in grado<br />

di “sopportare quella situazione”<br />

(3,1) Paolo, impossibilitato<br />

a tornare, aveva mandato Timoteo<br />

a Tessalonica. Timoteo<br />

era tornato con buone notizie circa<br />

la grande fede e l’amore della<br />

comunità, e anche circa la continua<br />

fedeltà verso Paolo. La Prima<br />

Lettera ai Tessalonicesi era<br />

Se i credenti seguono Gesù in modo autentico non possono non sentire nella<br />

loro anima il dramma della separazione delle Chiese.<br />

© G. Viviani<br />

Maria che è stata all’origine della<br />

Chiesa, l’orante in attesa della Pentecoste,<br />

implori dalla misericordia di<br />

Dio, il dono dell’unità per la Chiesa<br />

di Cristo.<br />

la risposta di Paolo a questa buona<br />

notizia, ma anche alle difficoltà<br />

che la chiesa nascente doveva<br />

affrontare. Dapprima egli<br />

ringraziava la comunità per la<br />

forza dimostrata davanti alle persecuzioni.<br />

In secondo luogo, pur<br />

esprimendo tutto il suo sollievo<br />

e la sua gioia per le notizie ricevute<br />

dal resoconto di Timoteo,<br />

egli riconosceva nella comunità<br />

i semi della divisione, e perciò si<br />

affrettava ad affrontare tutte le<br />

questioni sorte al suo interno circa<br />

il comportamento personale<br />

(cf 4,9-12), la leadership (cf 5,12-<br />

13a) e la speranza della vita eterna<br />

in Cristo (cf 4,14-5,11).<br />

Uno degli scopi centrali di<br />

Paolo era di cementare l’unione<br />

nella comunità. Neppure la morte<br />

rompe i legami che ci uniscono<br />

come unico Corpo di Cristo;<br />

Cristo è morto e risorto per<br />

tutti noi, cosicché alla venuta di<br />

Cristo, sia coloro che già si sono<br />

addormentati, che quelli ancora<br />

vivi possano “vivere con<br />

lui” (5,10).<br />

Questo portò Paolo agli “imperativi”<br />

del testo (cf 5,13b-18),<br />

14


che sono stati scelti da una lista<br />

di esortazioni leggermente più<br />

lunga, per formare il testo base<br />

della Settimana dell’unità quest’anno.<br />

Il passaggio inizia con<br />

l’esortazione di Paolo ai membri<br />

della comunità: “vivete in pace<br />

tra voi” (5,13b), una pace che<br />

non è semplicemente assenza di<br />

conflitto, ma uno stato di armonia<br />

in cui i doni di tutti, nella<br />

comunità, contribuiscono alla<br />

sua fioritura e alla sua crescita rigogliosa.<br />

Eccezionalmente, l’apostolo<br />

Paolo non offre un insegnamento<br />

teologico astratto, e neppure<br />

parla di emozioni e sentimenti.<br />

Proprio come nel famoso testo<br />

sulla carità di 1 Corinzi 13, egli<br />

esorta piuttosto ad azioni specifiche,<br />

a modi concreti di comportamento,<br />

attraverso cui i membri<br />

della comunità rivelino l’impegno<br />

e la fiducia reciproca all’interno<br />

dell’unico Corpo di Cristo.<br />

L’amore deve essere messo<br />

in pratica e divenire visibile.<br />

Gli “imperativi” stessi, “quel<br />

che occorre alla tua pace” (Lc<br />

19,41), egli li elenca come segue:<br />

assicurare il contributo di tutti e<br />

incoraggiare i timorosi, aiutare i<br />

deboli, essere pazienti con tutti,<br />

non rendere male per male ma<br />

fare il bene gli uni agli altri e a<br />

tutti, rallegrarsi sempre, pregare<br />

incessantemente, rendere grazie<br />

in ogni circostanza (cf 1Ts5,14-<br />

18a). La sezione scelta conclude<br />

poi con l’affermazione che, facendo<br />

queste cose, la comunità<br />

manifesta ciò che “Dio vuole [...]<br />

voi facciate [...] vivendo uniti a<br />

Gesù Cristo” (5,18b).<br />

L’appello a “pregare continuamente”<br />

(5,17) è incorporato a<br />

questa lista di imperativi. Esso<br />

sottolinea che la vita nella comunità<br />

cristiana è possibile solo<br />

attraverso una vita di preghiera.<br />

Inoltre ribadisce che la preghiera<br />

è una parte integrante della vita<br />

dei cristiani, proprio nella misura<br />

in cui essi desiderano manifestare<br />

l’unità che è data loro<br />

in Cristo, un’unità non limitata ad<br />

accordi dottrinali e dichiarazioni<br />

formali, ma che trova espressione<br />

in “quel che occorre alla tua<br />

pace” (Lc 19,41), in azioni concrete<br />

che esprimono e costruiscono<br />

la loro unità in Cristo e<br />

fra loro.<br />

La preghiera di Cristo<br />

e l’unità dei cristiani<br />

La vita della comunità cristiana è possibile<br />

solo mediante la preghiera.<br />

L’eucaristia è la preghiera suprema<br />

di Gesù quando offre tutto se stesso<br />

per noi al Padre.<br />

© G. Viviani<br />

Il battesimo impegna alla sequela<br />

di Cristo e a compiere la<br />

sua volontà, che per i suoi seguaci<br />

trova espressione nella preghiera<br />

per l’unità in modo che<br />

altri possano credere in Lui quale<br />

“Inviato” da Dio. La preghiera<br />

che si unisce all’orazione di<br />

Gesù per l’unità viene considerata<br />

da alcune chiese come<br />

un’espressione di “ecumenismo<br />

spirituale”. Questa orazione è più<br />

intensa durante la Settimana di<br />

preghiera, ma deve rompere gli<br />

argini della semplice osservanza<br />

ed entrare nella nostra vita quotidiana.<br />

Ci rendiamo conto che<br />

l’unità dei cristiani non può essere<br />

solo il frutto degli sforzi<br />

umani, essa è sempre opera dello<br />

Spirito Santo. Come esseri<br />

umani non possiamo “farla” o<br />

organizzarla, possiamo solo accoglierla<br />

come un dono dallo Spirito<br />

quando siamo pronti a riceverla.<br />

L’ecumenismo spirituale esigerebbe<br />

uno scambio di doni spirituali<br />

in modo che ciò che manca<br />

in ciascuna delle nostre tradizioni<br />

trovi il suo completamento<br />

necessario nelle altre; ciò ci<br />

dona la possibilità di andare al di<br />

là delle nostre etichette denominazionali<br />

verso il Datore di tutti<br />

i doni. L’aspetto sorprendente<br />

della preghiera è che il suo primo<br />

effetto è in noi. La nostra<br />

mente e il nostro cuore sono plasmati<br />

dalla preghiera e il nostro<br />

sforzo di tradurre in pratica la<br />

nostra preghiera è il test della<br />

sua autenticità. L’ecumenismo<br />

spirituale ci conduce a purificare<br />

le nostre memorie. Affrontiamo<br />

gli eventi difficili del passato<br />

che hanno dato luogo ad affermazioni<br />

e interpretazioni polemiche<br />

circa che cosa sia accaduto<br />

e perché. Il risultato è che<br />

possiamo superare ciò che ci ha<br />

mantenuto divisi. In altre parole,<br />

lo scopo dell’ecumenismo spirituale<br />

è l’unità dei cristiani che<br />

conduce alla missione per la gloria<br />

di Dio.<br />

Se i credenti devono seguire<br />

Gesù, essi devono lavorare e pregare<br />

per l’unità dei cristiani.<br />

Le chiese, tuttavia, hanno visioni<br />

diverse dell’unità per la quale<br />

stiamo pregando. Per alcuni<br />

la meta è l’unità visibile, cioè<br />

portare le chiese insieme in una<br />

comune confessione, un comune<br />

culto e sacramenti, una testimonianza,<br />

una processo decisionale<br />

e una vita strutturata condivise.<br />

Altri guardano ad una diversità<br />

riconciliata, in cui le chiese<br />

attuali lavorino insieme per presentare<br />

una testimonianza coerente<br />

al mondo.<br />

***<br />

15


Maria e i Padri<br />

Secondo Sant’Efrem come Maria fu<br />

presente al primo miracolo, così ebbe<br />

il privilegio di essere la prima a cui<br />

apparve il Cristo risorto dai morti.<br />

16<br />

© Maria e il Bambino, Chiesa della Vergine Santa, Dayr al-Suryan, Egitto. Ph: Karel Innemée.<br />

Dante, Petrarca, Boccaccio,<br />

Manzoni, Testori... una<br />

lunghissima lista di poeti<br />

che hanno cantato la Madonna<br />

nei loro componimenti. Chi<br />

non ricorda le parole ispirate di<br />

Dante, nella preghiera alla Vergine<br />

che San Bernardo pronuncia<br />

nel canto XXXIII del Paradiso<br />

e che inizia con il celebre<br />

verso: “Vergine Madre, Figlia<br />

del tuo Figlio” Sembra che nessun<br />

grande poeta nella storia della<br />

letteratura italiana abbia potuto<br />

resistere all’incanto che proviene<br />

dalla Madonna. Non ci sorprendiamo.<br />

La poesia è traduzione<br />

in parole dei frammenti<br />

della bellezza che il poeta, con<br />

la sua ispirazione, riesce a mettere<br />

insieme. La Madonna è la<br />

creatura in cui tutta la Bellezza<br />

si è raccolta.<br />

Il primo poeta di Maria<br />

Uno dei Padri della Chiesa,<br />

vissuti nel IV secolo, è, in ordine<br />

cronologico, il primo dei poeti<br />

mariani, quello che ha aperto<br />

la strada a tanti altri, di tutte le<br />

epoche e di tutte le lingue. Questo<br />

Padre della Chiesa si chiama<br />

Efrem. È un nome inusuale. Infatti<br />

egli è siriano, nativo di Nibisi,<br />

un’antichissima città che<br />

oggi si trova in Iraq. I cristiani<br />

della Siria e della Mesopotamia<br />

lo hanno sempre ritenuto un grande<br />

dottore e, ancora oggi, pur in<br />

mezzo alle immani difficoltà che<br />

devono affrontare, lo venerano<br />

con devozione. I suoi componimenti,<br />

che assommano addirittura<br />

tre milioni di versi, sono ricchi<br />

di afflato mistico elevato al<br />

punto che Efrem è stato chiamato<br />

“la cetra dello Spirito Santo”.<br />

Se tutte le poesie scritte da<br />

Efrem sono dotate di bellezza,<br />

quelle in cui parla della Madonna<br />

sono veramente incantevoli<br />

perché sgorgano da un cuore teneramente<br />

filiale e così ad Efrem<br />

è stato giustamente attribuito anche<br />

il titolo di “il cantore di Maria”.<br />

Efrem non è un teologo speculativo<br />

che scopre nuove idee.<br />

Egli, piuttosto, riferisce il contenuto<br />

tradizionale della fede, soprattutto<br />

i racconti della Bibbia,<br />

ma riveste questa materia di immagini<br />

liriche ed in questa sua capacità<br />

risiede il suo valore.<br />

Tutto in me e tutto ovunque<br />

Come i lettori assidui di “Maria<br />

Ausiliatrice” ricorderanno,<br />

già altri scrittori cristiani prima<br />

di Efrem, come Giustino ed Ireneo,<br />

avevano paragonato Maria<br />

ad Eva per mostrare, attraverso<br />

la contrapposizione, il ruolo esercitato<br />

dalla Madonna nella storia<br />

della salvezza. Efrem riprende<br />

lo stesso tema ma lo presenta con<br />

immagini poetiche veramente<br />

ispirate: “Guarda il mondo: due<br />

occhi ha avuto. Eva, l’occhio sinistro,<br />

quello cieco; Maria, occhio<br />

luminoso, quello destro. Per<br />

colpa dell’occhio sinistro si ottenebrò<br />

il mondo e rimase buio.<br />

Ma mediante Maria, occhio destro,<br />

s’illuminò il mondo con la<br />

luce celeste che abitò in lei e gli<br />

uomini ritrovarono l’unità”.<br />

Quando vuole affermare la verginità<br />

di Maria, un articolo della<br />

fede alla quale la Chiesa ha<br />

sempre aderito, Efrem non propone<br />

dei ragionamenti per confutare<br />

gli avversari di questa verità,<br />

ma canta questo grande mistero<br />

rielaborando in modo poetico<br />

delle immagini tratte dalla<br />

Bibbia, come quella del roveto ardente<br />

che non si consuma: “Come<br />

il Sinai, io t’ho portato e non<br />

fui incendiata dal tuo fuoco tremendo,<br />

la tua fiamma non mi<br />

consumò”. Forse, tra i cristiani,<br />

non c’è celebrazione più dolce<br />

ed amata di quella del santo Natale.<br />

Tutti ci commuoviamo dinanzi<br />

al Presepe, anche le persone<br />

più severe e, persino, violente.<br />

Naturalmente questo accade<br />

anche al nostro poeta siriano,<br />

Efrem, il quale, contemplando<br />

gli eventi accaduti a Betlem-


Efrem il Siro († 373)<br />

me, si lascia trasportare dal suo<br />

fervore religioso e poetico e mette<br />

sulla bocca della Madonna<br />

questi versi, una specie di ninnananna<br />

della Madre di Dio al Suo<br />

Bambino, che adora: “Maria effondeva<br />

il suo cuore con inimitabili<br />

accenti e cantava il suo canto<br />

di culla: «Chi mai diede alla<br />

solitaria di concepire e dare alla<br />

luce colui che insieme è uno e<br />

molti, piccolo e grande, tutto in<br />

me e tutto dovunque Il giorno<br />

in cui Gabriele entrò presso di<br />

me povera, in un istante mi ha fatto<br />

signora ed ancella. Perché io<br />

sono ancella della tua divinità,<br />

ma anche madre della tua umanità,<br />

o Signore e Figlio mio!»”.<br />

Compartecipe della gloria<br />

Qualche volta Efrem aggiunge<br />

dei particolari che non sono riportati<br />

nei Vangeli. Potremmo<br />

dire che si permette delle “licenze<br />

poetiche”. Una di queste è<br />

veramente felice e appare ragionevolmente<br />

vera. Si tratta della<br />

credenza secondo la quale il Signore<br />

Risorto sia apparso subito<br />

a sua Madre. Scrive Efrem:<br />

“Va’, di’ ai miei fratelli: «Io salgo<br />

al Padre mio e Padre vostro».<br />

Maria, come fu presente al primo<br />

miracolo, così ebbe le primizie<br />

della risurrezione dagli inferi”.<br />

Molti santi ed alcuni mistici<br />

hanno confermato questa opinione,<br />

molto radicata nella pietà<br />

popolare: Maria, come fu partecipe<br />

del dolore del Crocifisso,<br />

così per prima dovette gioire della<br />

gioia del Risorto. I poeti certe<br />

volte sono grandi teologi.<br />

Efrem ne è una dimostrazione.<br />

Sant’Efrem il Siro, è il massimo poeta<br />

dell’era patristica. Nella sua composizione<br />

poetica, si avvalse di una<br />

forma particolare che gli era specialmente<br />

congeniale: la prosa metrica<br />

(memre). Seguace della scuola<br />

teologica di Antiochia, scrisse molto<br />

per difendere la fede dagli attacchi<br />

degli gnostici.<br />

Un prodigio la Madre Tua!<br />

Nel far vibrare le corde del<br />

suo cuore, che sembra che non si<br />

stanchi mai di celebrare la bellezza<br />

e la grandezza di Maria,<br />

intuisce che c’è una profonda somiglianza<br />

tra la Madonna e la<br />

Chiesa. Entrambe sono accomunate<br />

da molteplici tratti. Come<br />

sempre, Efrem esprime questi<br />

concetti con la sua arte, delicata<br />

e robusta allo stesso tempo, impregnata<br />

di reminiscenze bibliche.<br />

“La Chiesa ci ha dato il pane<br />

vivo, al posto di quegli azimi<br />

che aveva dato l’Egitto. Maria ci<br />

ha dato il pane che nutre veramente,<br />

invece del pane della fatica<br />

che Eva ci aveva procurato”.<br />

Un illustre studioso di Efrem<br />

e di tutta l’antica letteratura cristiana<br />

in lingua siriaca (una lingua<br />

molto simile a quella che<br />

parlava Gesù, l’aramaico), ha detto<br />

che per questo Padre della<br />

Chiesa la Vergine Santa è per lui<br />

una persona alla quale si sente intimamente<br />

legato e verso la quale<br />

si ritiene obbligato da un debito<br />

di immensa riconoscenza<br />

per il contributo offerto dalla Madonna<br />

alla salvezza dell’umanità.<br />

Efrem si sente attratto dalla<br />

Madonna. Il mistero che promana<br />

dalla sua figura lo riempie di<br />

ammirazione e di stupore: “Nessuno,<br />

o Signore sa come chiamare<br />

la madre tua. Se la chiama<br />

Vergine, vi è la presenza del Figlio;<br />

se la chiama sposa, si rende<br />

conto che nessuno l’ha conosciuta.<br />

Un prodigio è la Madre<br />

tua! Il seno della madre tua ha<br />

sovvertito l’ordine delle cose. Il<br />

Creatore di tutte le cose vi entrò<br />

ricco e ne uscì mendicante. C’è<br />

un bambino nell’utero e il sigillo<br />

verginale rimase illeso. O grande<br />

portento!”. Efrem, pur esprimendosi<br />

con immacolato rispetto,<br />

si rivolge a Lei con quella<br />

confidenza da cui nasce la preghiera<br />

fiduciosa, come quella che<br />

riportiamo di seguito a conclusione<br />

della nostra presentazione<br />

del pensiero mariologico di<br />

Efrem il Siro, e che sembra anticipare<br />

di secoli, altre preghiere<br />

accorate alla Madre di Dio,<br />

composte da altri santi: “O Maria,<br />

nostra mediatrice, in te il genere<br />

umano ripone tutta la sua<br />

gioia. Da te attende protezione.<br />

In te solo trova il suo rifugio. Ed<br />

ecco, anch’io vengo a te con tutto<br />

il mio fervore, perché non ho<br />

coraggio di avvicinarmi a tuo Figlio:<br />

pertanto imploro la tua intercessione<br />

per ottenere salvezza.<br />

O tu che sei compassionevole,<br />

o tu che sei la Madre del Dio<br />

di misericordia, abbi pietà di me”.<br />

Roberto Spataro<br />

Studium Theologicum Salesianum<br />

Gerusalemme<br />

e-mail: silvaestudiosus@libero.it<br />

17


Il fuoco della R<br />

Musica e Fede<br />

Il più singolare e autorevole<br />

tra i compositori moderni<br />

è Igor Fedorovic Stravinskij,<br />

nato il 5 giugno 1882 ad<br />

Orianenbaum nei pressi di San<br />

Pietroburgo. Il suo è un nome<br />

conosciuto anche dai più refrattari<br />

in fatto di musica, tanta<br />

è la potenza della sua arte e<br />

immediata la sua capacità comunicativa.<br />

La sua religiosità,<br />

di tipo non istituzionale ma neppure<br />

di carattere soltanto naturale,<br />

gli permise di affrontare<br />

temi di profonda riflessione sulla<br />

vita e sugli eventi, e, ancora<br />

alla metà del secolo scorso,<br />

Stravinskij continuava ad essere<br />

il paradigma di chi compone<br />

musica sacra.<br />

Di ingegno fervido e fantasia<br />

inesausta, la sua vena compositiva<br />

divenne ancor più feconda<br />

attraverso l’esperienza dei pesanti<br />

lutti familiari che negli anni<br />

Trenta oppressero la sua esistenza.<br />

La migliore definizione<br />

dell’universalità del suo ingegno,<br />

che, con serenità estrema,<br />

spazia dal profano al sacro e dallo<br />

storico al mitologico, è stata<br />

formulata da quel fedele amico<br />

e collaboratore che fu lo scrittore<br />

svizzero Charles-Ferdinand<br />

Ramuz (1878-1947): non<br />

eri straniero in nessuna parte<br />

della terra, da nessuna parte lo<br />

potevi essere, perché da nessuna<br />

parte ti mancava il rapporto<br />

con le cose, con la vita, da<br />

nessuna parte eri separato dall’Essere:<br />

è questo il dono più<br />

grande. Sebbene sul piano privato<br />

Stravinskij non sia stato<br />

esente da gravi responsabilità<br />

morali, la definizione del Ramuz<br />

coglie bene la capacità straordinaria<br />

di questo compositore<br />

di esplorare ogni più recondito<br />

aspetto dell’animo umano,<br />

e di tradurne in efficacissima armonia<br />

le gioie, i lutti, le speranze<br />

e i sogni. La sua carriera<br />

viene divisa in tre periodi, che<br />

si inquadrano anche nelle nazioni<br />

in cui visse. Ecco perché<br />

non fu straniero in nessuna parte<br />

della terra, perché seppe incarnare,<br />

da tipico russo cosmopolita,<br />

le culture tanto diverse<br />

dell’antica Russia, dell’Europa,<br />

in particolare della Francia, e<br />

infine dell’America che divenne<br />

la sua definitiva e forse più<br />

amata patria, della quale ottenne<br />

la cittadinanza a New York<br />

nel 1945.<br />

Il balletto Petrouschka è una meditazione sulla vita,<br />

sugli inganni delle apparenze e il bisogno di una giustizia<br />

che vada al di là della storia.<br />

Straniero in nessun luogo<br />

18


ussia<br />

L’incontro<br />

con un grande maestro<br />

Figlio di un affermato cantante<br />

lirico, non fu un enfant prodige.<br />

I suoi studi regolari di musica<br />

cominciarono anzi molto tardi,<br />

quando, già avviato al conseguimento<br />

della laurea in legge,<br />

incontrò il grande maestro Nikolaj<br />

Rimskij-Korsakov (1844-<br />

1908, l’eccezionale orchestratore<br />

del Boris Godunov di Musorgskij,<br />

suo amico e collega, che<br />

non poté dare una veste orchestrale<br />

a quel suo immenso affresco<br />

di storia e di popolo prima<br />

che l’alcol gli togliesse la mente<br />

e la vita). Tra i meriti di Rimskij-Korsakov<br />

vi è quello di avere<br />

intuito nel ventitreenne laureando<br />

un inesauribile desiderio di<br />

apprendere l’arte per eccellenza,<br />

la musica, e di esplorare ogni altra<br />

espressione artistica e soprattutto<br />

la vita.<br />

Il tirocinio di studi durò fino<br />

alla morte di Rimskij, ed ebbe<br />

come risultato, oltre alla Sinfonia<br />

in mi bemolle (1905), una “suite”<br />

di melodie d’impronta popolare<br />

per voce e orchestra: Il fauno<br />

e la pastorella (1905), due<br />

opere sinfoniche e lo Scherzo<br />

fantastico (1908).<br />

Intanto la sua frequentazione<br />

dell’alta società gli fruttava conoscenze<br />

e anche opportunità tutt’altro<br />

che limpide. Piuttosto basso<br />

di statura e non certo un bell’uomo<br />

secondo i canoni comuni,<br />

si acquistò fama di donnaiolo<br />

(si parlò addirittura di una relazione<br />

con Coco Chanel). Nel<br />

1906 sposò la cugina Katerina<br />

Nossenko, che gli diede quattro<br />

figli, da lui sempre amatissimi e<br />

per i quali riservò gran parte del<br />

suo tempo e dei suoi proventi. I<br />

due rimasero sposati, pur con notevole<br />

quanto ammirevole sofferenza<br />

di Katerina, che sapeva delle<br />

infedeltà del marito, fino al<br />

1939, quando ella morì di tubercolosi.<br />

I primi successi<br />

Igor Stravinskij (1882-1971) è uno dei<br />

massimi e più discussi musicisti moderni.<br />

Utilizzò vari stili e generi. Per<br />

lui la musica non esprimeva nulla se<br />

non che se stessa.<br />

Nel 1908 si interessò di lui<br />

Serghei Diaghilev (1872-1929),<br />

famoso e influente impresario<br />

teatrale a San Pietroburgo, che<br />

molta parte ebbe nella carriera<br />

del nostro musicista. Intuito il<br />

talento del giovane, gli affidò la<br />

strumentazione di due pezzi di<br />

Chopin per un balletto e l’anno<br />

successivo la composizione di<br />

un intero nuovo balletto. Nacque<br />

così l’Uccello di fuoco rappresentato<br />

nel 1910 a Parigi con straordinario<br />

successo. Musicisti come<br />

Debussy, Ravel, de Falla, riconobbero<br />

la genialità della partitura,<br />

e l’ascesa di Stravinskij<br />

ebbe così inizio. In questo spartito,<br />

improntato alle antiche tradizioni<br />

popolari russe, ma moderno<br />

e occidentale sul piano teatrale<br />

e coreografico, si celebra il<br />

coraggio dell’onestà e il trionfo<br />

degli oppressi, attraverso il vivacissimo<br />

colore della fiaba.<br />

Già questa partitura contiene<br />

elementi di religiosità, sia pure<br />

del tutto naturale e non esente da<br />

una venatura di carattere pagano.<br />

Più meditativa e sofferta è la<br />

riflessione condotta sulla vita<br />

umana nel successivo balletto<br />

Petrouschka (Parigi, 13 giugno<br />

1911), che ottenne enorme successo<br />

e portò Stravinskij alla fama<br />

internazionale e ad un posto<br />

di primo piano nell’avanguardia<br />

parigina. Narra la vicenda di un<br />

vecchio e misero ciarlatano, che<br />

presenta allo stupito pubblico di<br />

una piazza di San Pietroburgo tre<br />

pupazzi animati: Petrouschka, la<br />

ballerina e il Moro. La magia del<br />

vecchio ha infuso loro sentimenti<br />

e passioni umane. Petrouschka,<br />

ridicolo ometto dall’aspetto meschino,<br />

è pieno di sincero amore<br />

per la bella ballerina, la quale gli<br />

preferisce ovviamente il prestante<br />

Moro, il cui vistoso aspetto nasconde<br />

una paurosa carenza di<br />

sentimenti. Invano l’ometto cerca<br />

di mettere in guardia l’amata,<br />

anzi il suo aspetto spregevole lo<br />

fa scacciare da tutti. La ballerina<br />

sta per cedersi al Moro, quando<br />

Petrouschka irrompe pazzo di dolore<br />

e di gelosia e il Moro lo uccide.<br />

La folla, che ha partecipato<br />

con passione e sofferenza alla<br />

burla, è placata dal vecchio, il<br />

quale mostra che i tre non erano<br />

altro che pupazzi di stoffa. Ma lo<br />

spettro di Petrouschka si presenta<br />

al di sopra del teatrino, come<br />

ammonizione a giudicare non in<br />

base all’aspetto ma alla verità.<br />

Caposaldo del repertorio coreografico<br />

nel Novecento, questo<br />

spartito resta un autentico capolavoro,<br />

che fece il giro di tutto il<br />

mondo e alla Scala approdò nel<br />

1926 diretto dall’Autore. Il secco<br />

colorismo ritmico di Petrouschka<br />

impressionò profondamente<br />

Debussy, e anche lo preoccupò,<br />

vedendo che la sua incontrastata<br />

fama di raffinato narratore<br />

musicale poteva essere<br />

messa in forse.<br />

Franco Careglio<br />

19


19 gennaio: Santi Martiri Mario, Marta e i loro due figli (III-IV secolo)<br />

Un mese un santo<br />

Se hanno perseguit<br />

Ben a ragione il Papa Giovanni<br />

Paolo II, durante il<br />

Giubileo del 2000, definì<br />

il secolo XX “il Secolo dei<br />

Martiri”. Più che in altre epoche,<br />

compresi i primi secoli con<br />

gli imperatori romani persecutori,<br />

l’odio mortale contro il Cristianesimo<br />

e contro i cristiani<br />

è stato così forte e così devastante.<br />

I primi martiri del XX secolo<br />

furono in Cina, da parte dei Boxer,<br />

con 180 missionari e 40.000<br />

fedeli uccisi. Poi nel 1918 furono<br />

trucidati circa 2 milioni di cristiani<br />

armeni da parte dei Turchi<br />

(musulmani): è il famoso Genocidio<br />

degli Armeni di cui si<br />

parla ancora oggi e che la Turchia<br />

moderna, che vorrebbe entrare<br />

nell’Unione Europea, quasi<br />

scandalizzata respinge. Eppure<br />

è la verità storica.<br />

Poi ci furono le persecuzioni<br />

in Messico e in Spagna durante<br />

la Guerra civile. Qui furono uccisi<br />

almeno 7000 sacerdoti e varie<br />

migliaia di laici cristiani. La<br />

Chiesa li ha riconosciuti e ricordati<br />

col nome collettivo di Martiri<br />

Spagnoli.<br />

Persecuzione feroce verso<br />

molti cristiani anche da parte del<br />

Nazismo (ma che si accanì in<br />

maniera assolutamente più grande<br />

e crudele contro gli Ebrei, col<br />

famoso Olocausto).<br />

Ma è stato particolarmente e<br />

sistematicamente crudele e feroce<br />

il Comunismo Sovietico.<br />

Lo sterminio di ogni forma di<br />

religione e dei loro seguaci era<br />

uno dei programmi dei padri<br />

fondatori del comunismo. Programma<br />

che cercarono di attuare<br />

(specialmente con Stalin) durante<br />

i 70 anni con un numero incalcolabile<br />

di martiri cattolici,<br />

ortodossi ed ebrei. Lenin stesso<br />

si autodefinì “Nemico personale<br />

di Dio” e cercò di combatterlo<br />

sempre e ovunque.<br />

Persecuzioni si ebbero anche<br />

in altre nazioni dell’Indocina<br />

(Vietnam), in America Latina (ricordiamo<br />

il vescovo di San Salvador,<br />

Oscar Romero, ucciso<br />

mentre celebrava la Messa) e in<br />

Africa. Dagli anni ’60 in poi (fino<br />

ai giorni nostri) ha cominciato<br />

anche la persecuzione dei cristiani<br />

da parte del fondamentalismo<br />

islamico nei Paesi con prevalenza<br />

musulmana.<br />

Questo avviene ancora oggi<br />

in molti di questi Paesi, dove, in<br />

disprezzo di ogni diritto umano,<br />

si vuole imporre a tutti gli abitanti<br />

la shar’ia cioè la legge islamica.<br />

Di questo martirio di cristiani<br />

nel XX secolo esiste anche<br />

una lunga ricerca seguita da un<br />

ponderoso volume a firma dello<br />

storico Andrea Riccardi (Il secolo<br />

del martirio. I cristiani nel<br />

novecento, Mondadori 2000).<br />

Certo chi conosce un po’ il<br />

Cristianesimo ed il Vangelo non<br />

si stupisce. Gesù stesso affermò<br />

con chiarezza: “Sarete odiati da<br />

tutti a causa del mio nome” (Mt<br />

10,22) e altrove: “Ricordatevi<br />

della parola che vi ho detto: un<br />

servo non è più grande del suo<br />

padrone. Se hanno perseguitato<br />

Iscrizione in latino e in greco, rinvenuta ad Aricanda in Asia Minore, nella quale<br />

veniva chiesta e ottenuta dagli abitanti una persecuzione contro i cristiani.<br />

20


ato me...<br />

me perseguiteranno anche voi”<br />

(Gv 15,20-21).<br />

Anche un santo dei primi secoli,<br />

il vescovo Giovanni Crisostomo,<br />

che ebbe a soffrire<br />

moltissimo per la fede scrisse:<br />

“Dinanzi alle persecuzioni del<br />

mondo il Cristianesimo non si<br />

sostiene con le parole dell’umana<br />

sapienza, ma con la forza<br />

di Dio”.<br />

In pellegrinaggio<br />

dalla Persia a Roma...<br />

Qui a lato, un dipinto che raffigura il<br />

martirio di Sant’Ignazio di Antiochia.<br />

L’anfiteatro Flavio, a Roma, vide tanti<br />

martiri cristiani.<br />

E questa forza che ha sostenuto<br />

migliaia di martiri lungo i<br />

secoli (e milioni nel secolo appena<br />

trascorso), sostenne anche<br />

i santi che vogliamo ricordare<br />

in questo mese, e cioè Mario,<br />

Marta e i loro due figli. Una famiglia<br />

unita non solo nella carità<br />

verso gli altri fratelli e sorelle<br />

già morti per la fede e bisognosi<br />

di una degna sepoltura<br />

(rischiosa in quei tempi e in<br />

quelle circostanze a Roma) ma<br />

anche nella testimonianza della<br />

propria fede per Gesù Cristo,<br />

col martirio appunto.<br />

Una decina di anni fa venne<br />

fatta una ricerca onomastica: si<br />

voleva sapere quali erano i nomi<br />

più diffusi tra gli italiani. Ricordo<br />

solo che il primo risultava<br />

Giuseppe ed il quarto Mario (in<br />

mezzo mi pare che fossero Giovanni-Gianni<br />

e Francesco-Franco).<br />

Non mi risulta che sia lo<br />

stesso tra le nuove generazioni,<br />

diciamo tra i nati negli ultimi anni.<br />

Anche se bisogna aggiungere<br />

per la verità che Mario (e i<br />

suoi vicini Mariano, Mariolino,<br />

Marietto, Mariuccio) molto spesso<br />

sono collegati, dai genitori che<br />

lo danno, a Maria di Nazaret:<br />

Mario come forma maschile di<br />

Maria. È forse qui la spiegazione<br />

di questa notevole diffusione<br />

nel passato (quando la devozione<br />

alla Madonna era più sentita<br />

dalle madri italiane) più che dal<br />

richiamo al San Mario (e famiglia)<br />

martiri del III-IV secolo,<br />

dai pochi riscontri storici. Qualcuno,<br />

per la verità, spiega la pre-<br />

Definizione di Martire<br />

Dal greco martys (leggi martus),<br />

che significa “testimone”, e indica<br />

il fedele, il quale piuttosto di<br />

cedere all’abiura, cioè al rinnegamento<br />

della propria fede, sceglieva<br />

di affrontare i processi, la<br />

persecuzione e la morte cruenta.<br />

Particolarmente nei primi secoli<br />

del cristianesimo furono innumerevoli<br />

i credenti sottoposti<br />

al martirio, di cui in diversi casi<br />

restano testimonianze scritte che<br />

successivamente hanno permesso<br />

di scrivere quello che venne<br />

chiamato “martirologio”, cioè<br />

l’elenco di queste vittime, e la<br />

descrizione del loro martirio.<br />

Quelli dei primi secoli cristiani,<br />

cioè fino all’Editto di Milano del<br />

313 di Costantino, in cui il cristianesimo<br />

veniva riconosciuto<br />

religione lecita, che hanno donato<br />

la loro vita per la fede sono<br />

stati considerati automaticamente<br />

santi dalla Chiesa Cattolica<br />

primitiva e il loro culto è presente<br />

nella Liturgia.<br />

21


22<br />

Un martire cristiano<br />

non è un caso<br />

Ma ogni vita e ogni fatto possono<br />

essere visti come una conseguenza<br />

del bene e del male.<br />

Non è nel tempo che la mia morte<br />

può essere capita. La mia decisione<br />

è presa fuori del tempo,<br />

se può essere definita decisione<br />

una cosa verso la quale tende<br />

tutto il mio essere e le dona<br />

pieno consenso...<br />

... La morte verrà nel momento<br />

in cui sarò degno di lei.<br />

Un martirio non è mai un disegno<br />

d’uomo; perché vero martire<br />

è colui che è divenuto strumento<br />

di Dio, che ha perduto la<br />

sua volontà nella volontà di Dio,<br />

non perduta ma trovata, poiché<br />

ha trovato la libertà nella sottomissione<br />

a Dio. Il martire non<br />

desidera più nulla per se stesso,<br />

neppure la gloria del martirio...<br />

Da Assassinio nella Cattedrale,<br />

di Thomas S. Elliot<br />

Statua equestre<br />

di Marco Aurelio,<br />

imperatore, filosofo,<br />

condottiero di eserciti<br />

e anche persecutore<br />

di cristiani.<br />

senza del nome Mario anche con<br />

un richiamo alla storia (motivazione<br />

storico-militare) e cioè in<br />

ricordo di Caio Mario. Questi indubbiamente,<br />

oltre ad essere parente<br />

di Caio Giulio, detto Cesare,<br />

fu un bravo generale. Fu<br />

anche fondatore, su basi potremmo<br />

dire “scientifiche” dell’esercito<br />

romano: con lui infatti<br />

iniziò ad essere un esercito di<br />

professionisti, cioè di soldati di<br />

mestiere, e quindi meglio addestrati<br />

e molto efficienti. Ma torniamo<br />

al Nostro. Primo particolare,<br />

oggi molto importante e che<br />

spesso viene messo in risalto:<br />

San Mario è morto martire insieme<br />

alla moglie Marta e i due<br />

figli Abaco e Audìface. Quindi si<br />

tratta di un’intera famiglia: di nazionalità<br />

persiana, di estrazione<br />

sociale aristocratica. Tutti martiri<br />

e tutti santi. Di marito e moglie,<br />

uniti non solo dall’amore reciproco<br />

ma anche dalla stessa fede<br />

che vivono così profondamente<br />

e così saldamente da testimoniarla,<br />

insieme e concordi,<br />

fino alla morte. Non solo. Ancora<br />

di più. Non solo uniti e convinti<br />

loro, ma animati da una fede<br />

così forte da trasmetterla ai<br />

loro figli e farli, sul loro esempio,<br />

così decisi fino al martirio.<br />

Tutti santi prima nella vita e tutti<br />

martiri alla fine della vita (perché<br />

è vero che si muore come si<br />

vive, con le stesse convinzioni e<br />

con la stessa forza). E non solo<br />

santi perché martiri.<br />

... per venerare<br />

le reliquie dei martiri<br />

Su San Mario e famiglia martiri<br />

si occupò anche San Giovanni<br />

Bosco. Questi per conto di<br />

un suo caro amico e benefattore<br />

(il conte Carlo Cays di Caselette,<br />

presso Torino, che divenne<br />

poi salesiano) scrisse un opuscolo<br />

delle sue Letture Cattoliche<br />

(1861) dal titolo “Una famiglia<br />

di martiri. Vita dei Santi<br />

Mario, Marta, Audiface ed<br />

Abaco e loro martirio”. Alla vita<br />

faceva seguire una appendice<br />

sul Santuario ad essi dedicato<br />

proprio a Caselette, ove la devozione<br />

a questi Santi Martiri e<br />

specialmente a Sant’Abaco è rimasta<br />

sempre viva. Don Bosco<br />

che non aveva certamente intenti<br />

rigorosamente scientifici<br />

come si intendono oggi (ma pastorali<br />

e parenetici, cioè esortativi<br />

ed educativi), consultò tutte<br />

le fonti allora disponibili, liturgiche<br />

e non, cioè Breviari e<br />

Martirologi vari. Consultò anche<br />

i Bollandisti (studiosi accurati<br />

dei santi e dei martiri, di alcuni<br />

secoli fa) dei quali si compiace<br />

di riportare la dichiarazione<br />

sui Nostri martiri: “Le cose<br />

che stiamo per narrare sono


degne di fede nel modo più assoluto”.<br />

Penso che gli storici oggi<br />

avrebbero qualcosa da ridire<br />

in proposito.<br />

In queste fonti si afferma che<br />

questa famiglia era cristiana, di<br />

origine persiana e che era nobile:<br />

potevano quindi permettersi<br />

questo pellegrinaggio a Roma,<br />

lungo, quanto costoso e rischioso.<br />

La loro intenzione era di venerare<br />

le reliquie dei Martiri di<br />

Roma, in primis naturalmente<br />

quelle di San Pietro e di San Paolo,<br />

i grandi apostoli, che avevano<br />

subìto il martirio proprio nella<br />

capitale dell’Impero. Il loro<br />

pellegrinaggio non voleva essere<br />

come quelli moderni “mordi e<br />

fuggi”, (o meglio vedi molto, prega<br />

proco e fuggi veloce), ma più<br />

serio, più impegnato, più sostanzioso,<br />

più spirituale. Quasi<br />

una approfondita esperienza di<br />

vita cristiana nei luoghi che avevano<br />

visto questi grandi testimoni<br />

(martiri appunto) dare la<br />

loro vita per testimoniare la fede<br />

in Cristo Gesù. Dopo aver distribuito<br />

parte dei loro beni in<br />

patria ed essere giunti a Roma<br />

(il loro arrivo si colloca verso il<br />

275) si stabilizzarono nella Città<br />

Eterna. Quivi si adoperarono<br />

naturalmente a visitare i luoghi<br />

che videro il martirio di tanti cristiani,<br />

andarono anche nelle carceri<br />

a vedere e parlare con alcuni<br />

di questi testimoni in catene.<br />

Esercitarono per quanto potevano<br />

anche una carità operosa verso<br />

i bisognosi. Soprattutto si erano<br />

associati ad altri cristiani nel<br />

dare sepoltura a dei loro fratelli<br />

martiri, decapitati e abbandonati.<br />

Era un’opera di misericordia<br />

scoraggiata e spesso osteggiata<br />

dalle autorità pagane. Il loro impegno<br />

caritatevole non poteva<br />

passare inosservato. E fu così.<br />

I martiri<br />

ci commuovono<br />

“L’esempio della morte dei martiri<br />

ci commuove (nous touche),<br />

perché essi sono «nostre membra»<br />

(Rm 12,5). Noi abbiamo un<br />

legame comune con loro; la loro<br />

risolutezza può formare la<br />

nostra, non già soltanto con<br />

l’esempio, ma perché forse essa<br />

ha meritato la nostra. Non<br />

c’è niente di simile negli esempi<br />

dei pagani: non abbiamo legami<br />

con loro”.<br />

Blaise Pascal, Pensieri, n. 481<br />

“Volentieri vivo, ma l’amore della<br />

vita non mi induce ad avere<br />

paura della morte. Perché niente<br />

è più prezioso della vita eterna,<br />

che è l’immortalità dell’anima<br />

che in questa vita ha vissuto<br />

bene”.<br />

Dagli Atti del Martirio di Sant’Apollonio<br />

Pianta di Roma con evidenziate le catacombe, testimonianza di passate persecuzioni<br />

di cristiani e il rione Boccea.<br />

Furono arrestati e processati. Nel<br />

processo, davanti al prefetto Flaviano<br />

e al governatore Marciano,<br />

tutti, cominciando dai figli, rifiutarono<br />

di sacrificare agli dèi e<br />

coraggiosamente difesero la propria<br />

fede ed il loro operato a beneficio<br />

di tanti loro fratelli e sorelle.<br />

Il loro martirio si pone verso<br />

la fine del secolo III, sotto<br />

l’imperatore Diocleziano (imperatore<br />

dal 284 al 305), che voleva<br />

ristabilire la religione pagana<br />

con il culto a Giove, intelligenza<br />

e volontà divina, e ad Ercole,<br />

esecutore di tale volontà. Quindi<br />

non c’era posto per Gesù Cristo<br />

e per i suoi seguaci.<br />

I loro corpi, raccolti dalla pia<br />

matrona romana Felìcita, furono<br />

sepolti in un suo podere agricolo<br />

chiamato Buxus (oggi Boccea).<br />

E proprio in questa località<br />

fu costruita una chiesa, dedicata<br />

a questi martiri, che, sembra,<br />

per tutto il Medio Evo fu meta di<br />

pii pellegrinaggi, tanto il loro ricordo<br />

era rimasto vivo.<br />

Mario Scudu<br />

23


I quattro peccati<br />

che gridano vendetta<br />

al cospetto di Dio /2<br />

Celebrazione<br />

IN CHE CONSISTE QUESTO PECCATO<br />

Questo tema, conosciuto e dibattuto oggi con<br />

il suo nome proprio di “omosessualità”, suscita<br />

grossi dibattiti e differenti soluzioni<br />

nelle varie religioni e nelle molteplici tendenze<br />

politiche degli Stati. Un campo molto vasto<br />

e minato.<br />

Parlando a credenti, come sono i lettori di questa<br />

rivista, il mio compito è conoscere che cosa dice<br />

la Bibbia su questo argomento e quali sono gli<br />

insegnamenti dei successori degli Apostoli di Gesù<br />

Cristo: il Papa e i Vescovi.<br />

Partiamo della creazione dell’uomo. Nel primo<br />

libro della Bibbia, e nelle primissime battute troviamo<br />

scritto: «Dio creò l’uomo a sua immagine;<br />

a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li<br />

creò. Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi<br />

e moltiplicatevi”».<br />

La volontà di Dio è chiara: i due formeranno una<br />

carne sola per la contentezza dell’unità e per la<br />

gioia di dar vita a nuove creature. Splendida l’esclamazione<br />

di Adamo quando si vide davanti la sua<br />

donna: “Questa volta essa è carne dalla mia carne<br />

e osso dalle mie ossa” (cf Gn 2-3).<br />

Un episodio narrato in questo stesso libro della<br />

Bibbia, Dio colpisce l’abominio le due città, Sodoma<br />

e Gomorra, perché i suoi abitanti si erano<br />

pervertiti seguendo l’unione tra persone dello<br />

stesso sesso (Gn 18-19).<br />

II peccato di Sodomia viene descritto come<br />

omosessualità (Gn 19,5), come autogiustificazione<br />

(Is 3,9) e anche come orgoglio e comportamento<br />

poco sociale (Ez 16,49).<br />

Possiamo dunque affermare che secondo la Bibbia<br />

la tendenza omosessuale non è condannata in<br />

se stessa, ma vi è condannato l’atto omosessuale che<br />

è decisamente un abominio davanti a Dio, perché<br />

contrario alla legge naturale, infatti sbarra la via<br />

alla vita e al vero profondo amore.<br />

Anche la Chiesa cattolica ha sempre dichiarato<br />

che gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso<br />

sono intrinsecamente disordinati, cioè contrari alla<br />

legge naturale.<br />

24<br />

2/Atto impuro contro natura/2<br />

Come comportarci con gli omosessuali.<br />

Una distinzione necessaria<br />

Tutte le volte che ci troviamo di fronte a un’infrazione,<br />

più o meno grave, della legge di Dio, dobbiamo<br />

fare una netta distinzione tra il peccato e il<br />

peccatore: il primo va condannato a differenza del<br />

secondo. Noi infatti non conosciamo quale grado<br />

di responsabilità ha colui che infrange la legge.<br />

La stessa distinzione dobbiamo tenere nel valutare<br />

il comportamento omosessuale o, come scriveva<br />

il Catechismo di Pio X, il peccato impuro contro<br />

natura. In questo caso noi dobbiamo sempre stabilire<br />

una netta e doverosa differenza tra il giudizio<br />

di un’azione cattiva in se stessa, da condannare, e<br />

il giudizio morale sulla persona che la commette,<br />

giudizio che deve essere molto cauto, perché nessuno<br />

può valutare il grado di responsabilità della persona<br />

che ha compiuto quell’azione. Gesù ordina<br />

senza mezzi termini: non giudicate e non condannate,<br />

perdonate, la stessa misura che usate con gli<br />

altri, sarà usata con voi.<br />

Certo l’inclinazione omosessuale costituisce per<br />

la persona umana una dura prova. Essi vanno accolti<br />

con rispetto, con delicatezza, senza ingiusta discriminazione,<br />

dice il Catechismo della Chiesa Cattolica<br />

(2358). Per conservarsi casti essi devono attingere<br />

con fede alla preghiera e alla grazia sacramentale.<br />

Preghiamo con il Salmo 50<br />

Rit.: Pietà di me, o Dio, nel tuo amore.<br />

Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;<br />

nella tua grande bontà cancella il mio peccato.<br />

Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio<br />

peccato.<br />

Rit.<br />

Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre<br />

dinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato,<br />

quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho<br />

fatto; perciò sei giusto quando parli, retto nel tuo<br />

giudizio.<br />

Rit.<br />

Ecco, nella colpa sono stato generato, nel peccato


mi ha concepito mia madre. Ma tu vuoi la sincerità<br />

del cuore e nell’intimo m’insegni la sapienza.<br />

Rit.<br />

Purificami con issopo e sarò mondo; lavami e sarò<br />

più bianco della neve. Fammi sentire gioia e letizia,<br />

esulteranno le ossa che hai spezzato. Rit.<br />

La distruzione di Sodoma e Gomorra<br />

La Chiesa propone la via scritta da Dio nella natura affinché<br />

l’uomo possa realizzarsi in pienezza. Le altre deviazioni,<br />

anche se ostentano compiacimento, non rendono<br />

autenticamente felici.<br />

I due angeli arrivarono a Sòdoma sul far della<br />

sera, mentre Lot stava seduto alla porta di Sòdoma.<br />

Non appena li ebbe visti, Lot si alzò, andò loro<br />

incontro e si prostrò con la faccia a terra. E disse:<br />

“Miei signori, venite in casa del vostro servo:<br />

vi passerete la notte, vi laverete i piedi e poi, domattina,<br />

per tempo, ve ne andrete per la vostra strada”.<br />

Quelli risposero: “No, passeremo la notte sulla<br />

piazza”. Ma egli insistette tanto che vennero da<br />

lui ed entrarono nella sua casa. Egli preparò per loro<br />

un banchetto, fece cuocere gli azzimi e così<br />

mangiarono. Non si erano ancora coricati, quand’ecco<br />

gli uomini della città, cioè gli abitanti di Sòdoma,<br />

si affollarono intorno alla casa, giovani e vecchi,<br />

tutto il popolo al completo. Chiamarono Lot<br />

e gli dissero: “Dove sono quegli uomini che sono<br />

entrati da te questa notte Falli uscire da noi, perché<br />

possiamo abusarne!”. Lot uscì verso di loro sulla<br />

porta e, dopo aver chiuso il battente dietro di sé,<br />

disse: “No, fratelli miei, non fate del male! Non fate<br />

nulla a questi uomini, perché sono entrati all’ombra<br />

del mio tetto”.<br />

Ma quelli risposero: “Tirati via! Quest’individuo<br />

è venuto qui come straniero e vuol fare il giudice!<br />

Ora faremo a te peggio che a loro!”. E spingendosi<br />

violentemente contro quell’uomo, cioè<br />

contro Lot, si avvicinarono per sfondare la porta.<br />

Allora dall’interno quegli uomini sporsero le mani,<br />

si trassero in casa Lot e chiusero il battente;<br />

quanto agli uomini che erano alla porta della casa,<br />

essi li colpirono con un abbaglio accecante dal<br />

più piccolo al più grande, così che non riuscirono<br />

a trovare la porta.<br />

Il sole spuntava sulla terra e Lot, aiutato dai due<br />

angeli era appena fuggito da quella città, quand’ecco<br />

il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma<br />

e sopra Gomorra zolfo e fuoco. Distrusse<br />

queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle<br />

città e la vegetazione del suolo. Ora la moglie di<br />

Lot guardò indietro e divenne una statua di sale.<br />

Preghiera<br />

Rit.: Ascoltaci, o Signore.<br />

Ti benediciamo, o Padre e ti rendiamo grazie perché,<br />

nel tuo grande amore, ascolti la nostra supplica<br />

in favore di coloro che fanno uso non corretto del<br />

loro corpo come gli abitanti di Sòdomia e Gomorra:<br />

abbi compassione di loro e fa’ che si convertano e<br />

possano un giorno vedere il tuo volto.<br />

Ascoltaci, o Signore.<br />

O buon Gesù, Figlio della Vergine Maria, ricordati<br />

che sei venuto per i peccatori e che per loro sei salito<br />

sulla croce, noi ti supplichiamo: prenditi cura di<br />

tutti coloro che hanno propensione all’omosessualità,<br />

aiutali a superare, con coraggio, con la preghiera<br />

e i sacramenti, questa grossa difficoltà, per<br />

vivere nella tua grazia e nell’amicizia della comunità<br />

ecclesiale.<br />

Ascoltaci, o Signore.<br />

O Spirito Santo, amore del Padre e del Figlio, tu che<br />

sei, tenerezza, fonte viva, fuoco ardente, scendi in<br />

mezzo a noi, vieni e riempi del tuo amore creativo<br />

i cuori di coloro che ora ti presentiamo: quelli che<br />

hanno tendenza omosessuale e hanno bisogno di un<br />

forte equilibrio umano, di una profonda umiltà, di<br />

una guida equilibrata. Ascoltaci, o Signore.<br />

Don Timoteo Munari<br />

25


Vita della Chiesa<br />

« Il bene comune non consiste<br />

nella semplice somma dei<br />

beni particolari di ciascun<br />

soggetto del corpo sociale. Essendo<br />

di tutti e di ciascuno è e rimane<br />

comune, perché indivisibile<br />

e perché solo insieme è possibile<br />

raggiungerlo, accrescerlo e<br />

custodirlo». L’affermazione, che<br />

risale a 42 anni fa, è della costituzione<br />

pastorale «Gaudium et<br />

spes» approvata il 7 dicembre<br />

1965 dal Concilio Vaticano II.<br />

Al tema «Il bene comune. Un<br />

impegno che viene da lontano»<br />

1.400 delegati da 160 diocesi, su<br />

226, hanno dedicato riflessioni e<br />

Le folli politiche pianificatrici hanno<br />

condotto ad aberranti situazioni demografiche<br />

in ampie zone del Pianeta<br />

che avranno nefaste conseguenze<br />

sociali ed economiche. Rispettare<br />

la vita significa preoccuparsi<br />

non solo del presente ma anche<br />

del futuro.<br />

I cattolici<br />

e le emergenze<br />

etiche<br />

dibattiti nella 45ª Settimana sociale<br />

dei cattolici italiani che si<br />

è svolta dal 18 al 21 ottobre a Pistoia<br />

e Pisa. A Pistoia un secolo<br />

fa ci fu la prima Settimana (23-<br />

28 settembre 1907) su «Movimento<br />

cattolico e azione sociale.<br />

Contratti di lavoro, cooperazione<br />

e organizzazione sindacale.<br />

Scuola».<br />

È stato un appuntamento nel<br />

nome e nel ricordo del fondatore<br />

dell’iniziativa Giuseppe Toniolo<br />

(1845-1918) – per il quale<br />

è in corso la causa di beatificazione<br />

– che Papa Benedetto definisce<br />

«luminosa figura di laico<br />

cattolico, scienziato e apostolo<br />

sociale, protagonista del Movimento<br />

cattolico». Nato a Treviso,<br />

sposato e padre di 7 figli, docente<br />

di Economia politica all’Università<br />

di Pisa, cerca una<br />

terza via tra il capitalismo e il<br />

socialismo, afferma che oggetto<br />

dell’economia «è tutto l’uomo<br />

nella sua complessità» e ne auspica<br />

una radicale riforma su base<br />

antropologica. Questo prima<br />

ancora che Leone XIII pubblicasse<br />

il 15 maggio 1891 la «Rerum<br />

novarum», prima enciclica<br />

sociale.<br />

Valori per tutti<br />

Benedetto XVI, nel messaggio<br />

alla Settimana, vede tre «emergenze<br />

etiche e sociali in grado<br />

di minare la stabilità della società<br />

e di comprometterne il futuro»:<br />

1) «La questione antropologica<br />

abbraccia il rispetto della<br />

vita umana e l’attenzione alle esigenze<br />

della famiglia fondata sul<br />

matrimonio tra un uomo e una<br />

donna»; 2) «Non si tratta di valori<br />

e principi solo “cattolici” ma<br />

umani comuni da difendere e tutelare,<br />

come la giustizia, la pace,<br />

la salvaguardia del creato»; 3)<br />

«Quando la precarietà del lavoro<br />

non permette ai giovani di costruire<br />

una loro famiglia, lo sviluppo<br />

autentico e completo della<br />

società risulta seriamente compromesso».<br />

Sul rapporto tra Chiesa e politica<br />

afferma: «I cattolici devono<br />

partecipare alla vita pubblica<br />

insieme agli altri cittadini e devono<br />

cooperare a configurare rettamente<br />

la vita sociale. La Chiesa<br />

riconosce di non essere un<br />

agente politico ma non può esimersi<br />

dall’interessarsi del bene<br />

dell’intera comunità e a essa offre<br />

il suo contributo formando<br />

nelle classi politiche e imprenditoriali<br />

un genuino spirito di verità<br />

e onestà, volto alla ricerca<br />

del bene comune e non del profitto.<br />

I laici devono dedicarsi con<br />

generosità e coraggio alla costruzione<br />

di un ordine sociale<br />

giusto, accettando le sfide, aprendosi<br />

con fiducia e dinamismo a<br />

nuovi rapporti, non trascurando<br />

nessuna energia capace di contribuire<br />

alla crescita culturale e<br />

morale dell’Italia». Il presidente<br />

della Cei, cardinale Angelo<br />

Bagnasco, invita a rimboccarsi<br />

le maniche: «I cattolici hanno<br />

molto da dire e da dare a questo<br />

Paese perché la nostra è ancora<br />

una Chiesa vitale. Lo dimostrano<br />

i cento anni di Settimane sociali<br />

nelle quali sono stati affrontati<br />

argomenti di grande attualità,<br />

vitalità e concretezza». Il<br />

bene comune deve applicarsi alla<br />

persona perché in primo piano<br />

«c’è sempre la questione an-<br />

26


tropologica. I cattolici hanno ancora<br />

molto da offrire come riflessione,<br />

consapevolezza e arricchimento<br />

sui grandi temi che<br />

interessano le persone e la società;<br />

hanno sempre dato il meglio,<br />

continuino a farlo; hanno<br />

qualcosa da dire, da dare, da fare»<br />

per affrontare le «urgenze»<br />

casa e lavoro («stabile, sicuro,<br />

dignitoso») che colpiscono giovani<br />

e famiglie.<br />

I grandi interessi economici<br />

Le grandi società farmaceutiche proponendo scorciatoie alla morale familiare,<br />

illudono l’uomo con l’incanto del progresso e mascherano i loro ingenti utili all’ombra<br />

dei politici conniventi.<br />

Impressionante il tema della<br />

«biopolitica». Perché la Francia<br />

pubblicizza e appoggia la sperimentazione<br />

– per esempio nel sistema<br />

sanitario del Piemonte –<br />

della «pillola abortiva del giorno<br />

dopo» Perché il ricco piatto della<br />

RU486 è in mano all’industria<br />

francese che fa soldi a palate.<br />

Perché la Gran Bretagna sostiene<br />

la ricerca sulla clonazione animale<br />

– ricordate la pecora «Dolly»<br />

– e ora su quella umana con<br />

gli orrendi esperimenti per la chimera<br />

uomo-animale Perché le<br />

industrie inglesi hanno interessi<br />

economici colossali.<br />

Ne parla il professor Francesco<br />

D’Agostino, docente di Filosofia<br />

del diritto all’Università<br />

di Roma -Tor Vergata, membro<br />

del Comitato bioetico nazionale,<br />

del quale è stato presidente.<br />

Insieme alla «bioetica» e al «biodiritto»,<br />

nel linguaggio comune<br />

è entrata la «biopolitica»: è la<br />

gestione della vita biologica da<br />

parte del potere con ricadute normative;<br />

si arroga il potere sovrano<br />

sull’uomo; legifera su problemi<br />

etici complessi; svuota di<br />

valore concetti basilari come vita<br />

e morte, salute e malattia, terapia<br />

e cura. Prodotta dai totalitarismi,<br />

condiziona la cultura, la<br />

mentalità della gente, l’attività<br />

legislativa. Per D’Agostino «occorre<br />

difendere la ricerca: non<br />

c’è niente di male se ha ricadute<br />

economiche nei brevetti, ma è<br />

inaccettabile che la si faccia solo<br />

in base agli interessi, come dimostra<br />

l’abbandono della ricerca<br />

sulle malattie rare perché il<br />

guadagno è ridotto».<br />

Le multinazionali farmaceutiche<br />

hanno un potere che fa impallidire<br />

quello dei governi: decidono<br />

della sopravvivenza di<br />

milioni di persone; disdegnano<br />

le medicine che danno pochi guadagni<br />

ma che sono essenziali per<br />

i malati; non fanno ricerca sui<br />

farmaci ma sulle molecole meno<br />

costose di quelle che sono già in<br />

commercio perché così riducono<br />

le spese e moltiplicano gli utili.<br />

Le prossime tragedie<br />

È lungo l’elenco delle malefatte<br />

della biopolitica, specie contro<br />

la vita e la famiglia. La legalizzazione<br />

planetaria dell’aborto,<br />

per il quale ora si pretende il<br />

riconoscimento come «diritto<br />

fondamentale della persona». La<br />

procreazione assistita crea un alto<br />

numero di embrioni destinati<br />

non a essere impiantati nel grembo<br />

materno ma a essere congelati<br />

e poi distrutti. L’alterazione<br />

dell’equilibrio delle nascite tra i<br />

sessi: in India e in Cina, con gli<br />

aborti selettivi, il numero delle<br />

donne non nate, cioè soppresse,<br />

raggiunge l’incredibile cifra di<br />

100 milioni. Il fenomeno è stato<br />

denunciato per primo dal Premio<br />

Nobel per l’economia l’indiano<br />

Amartya Sen. La legge del Partito<br />

comunista cinese sull’obbligo<br />

del figlio unico ha portato,<br />

con le analisi prenatali e gli aborti<br />

di massa, alla catastrofe demografica<br />

ed eugenetica: in certe<br />

zone ci sono 8 milioni di uomini<br />

più delle donne.<br />

L’eutanasia avanza in molti<br />

Paesi e se ne pretende la legalizzazione.<br />

Con un uso distorto<br />

del linguaggio e con vergognosi<br />

eufemismi si mascherano atroci<br />

realtà: chiamano l’eutanasia «suicidio<br />

assistito», in realtà è un<br />

«omicidio»; il nascituro, cioè il<br />

frutto dell’amore di un uomo e<br />

una donna, è definito «prodotto<br />

del concepimento», cioè una cosa;<br />

l’aborto è «Interruzione volontaria<br />

della gravidanza» (Ivg)<br />

– non hanno il coraggio di dire<br />

«maternità» –; così l’eutanasia è<br />

«Interruzione volontaria della sopravvivenza»<br />

(Ivs), definizione<br />

burocratica di omicidio.<br />

Chi ci libererà da questo strapotere<br />

Chi smaschererà gli<br />

«operatori di morte» camuffati<br />

da «persone compassionevoli»<br />

Pier Giuseppe Accornero<br />

27


Spunti spirituali<br />

Imartiri salesia<br />

di Madrid e di<br />

Dalle origini della Chiesa...<br />

Nei primi secoli della Chiesa<br />

il culto dei santi in i<br />

zia con la venerazione dei<br />

martiri e dei loro resti mortali,<br />

conservati di solito nelle catacombe.<br />

Più tardi, a partire soprattutto<br />

dalla “svolta costantiniana” e<br />

dalla pace della Chiesa (313<br />

d.C.), nelle comunità cristiane si<br />

afferma anche il culto dei santi<br />

monaci e dei santi vescovi. Cessate<br />

le persecuzioni, infatti, al<br />

“martirio del sangue” si sostituisce<br />

il cosiddetto “martirio della<br />

coscienza” (o “nel segreto del<br />

cuore”), quello di chi si impegna<br />

più da vicino nell’imitazione<br />

e nella sequela di Gesù.<br />

È interessante notare che – a<br />

partire già dal secondo secolo,<br />

fino ai nostri giorni – il termine<br />

“martire” (in greco martys, che<br />

di per sé significa testimone, e<br />

che dunque potrebbe valere per<br />

tutti i cristiani) indica solo il fedele<br />

che ha versato il sangue (effuso<br />

sanguine) a motivo della sua<br />

28<br />

fede in Gesù Cristo (in odium fidei).<br />

Così il “semplice” testimone<br />

della fede, che non è passato<br />

attraverso la persecuzione cruenta,<br />

viene indicato con altri termini,<br />

in particolare con quello<br />

di “confessore”.<br />

Questo semplice rilievo terminologico<br />

sostiene e avvalora la<br />

conseguenza che ne vogliamo<br />

trarre: da sempre, nella Chiesa,<br />

la “suprema testimonianza” della<br />

fede è quella di chi – come il<br />

Signore Gesù – ha donato la sua<br />

vita perché il male e la morte<br />

fossero sconfitti.<br />

Lungo i secoli, il martire cristiano<br />

rivive nella sua carne il<br />

duello tra la morte e la vita: il<br />

martire muore con il re della vita,<br />

e insieme con lui regna e vive<br />

per sempre. Le sofferenze e la<br />

morte dei martiri sono la manifestazione<br />

più evidente della forza<br />

della risurrezione, perché anzitutto<br />

nei martiri Gesù Cristo<br />

celebra la sua pasqua e continua<br />

a sconfiggere la morte.<br />

Lungo la storia, fino ad oggi, i<br />

martiri hanno suscitato nella gente<br />

atteggiamenti contrapposti, che<br />

variano dal disprezzo all’ammirazione.<br />

C’è chi – da Tacito in poi – li<br />

considera dei fanatici o dei pazzi;<br />

e c’è chi – come per esempio<br />

San Giustino († ca. 167) – rimane<br />

talmente colpito dalla loro “intrepida<br />

testimonianza di fronte<br />

alla morte”, da considerarla come<br />

un “segno dall’alto”, un vero<br />

e proprio miracolo.<br />

La vita intera di Origene (†<br />

254), uno dei più grandi teologi<br />

della Chiesa, è segnata dall’aspirazione<br />

ardente al martirio:<br />

“Se Dio mi concedesse di essere<br />

lavato nel mio proprio sangue”,<br />

confessa l’Alessandrino in<br />

una celebre omelia, “mi allontanerei<br />

sicuro da questo mondo...<br />

Ma sono beati coloro che meritano<br />

queste cose” (Sul Libro dei<br />

Giudici 7,2).<br />

Come si può vedere da questa<br />

testimonianza, fin dalle origini<br />

della Chiesa il martirio è avvertito<br />

come una grazia di Dio, assai<br />

di più che un merito dell’uomo.<br />

Sant’Agostino († 430), per<br />

evitare le esagerazioni di quei<br />

cristiani che, come i donatisti,<br />

andavano incontro di loro iniziativa<br />

al martirio cruento, ci ha<br />

lasciato una massima lapidaria:<br />

Non poena, sed causa, facit martyres.<br />

Non la pena in sé, cioè la<br />

morte fisica, ma la causa – cioè<br />

la suprema imitazione e la radicale<br />

sequela di Cristo – è ciò che<br />

fa il martire.<br />

... fino ad oggi<br />

Pochi anni fa, nel cuore del<br />

grande Giubileo, Giovanni Paolo<br />

II ha voluto celebrare una so-


ni<br />

Siviglia<br />

lenne commemorazione dei<br />

“martiri del XX secolo”, nella<br />

significativa cornice del Colosseo.<br />

Era il 7 maggio del 2000.<br />

In quell’occasione il Papa ha<br />

inteso delineare con parole incisive<br />

una vera e propria “teologia<br />

del martirio”, che – rifacendosi all’esperienza<br />

cristiana delle origini<br />

– scavalca i secoli, e rimane la<br />

chiave di lettura più adatta per rileggere<br />

e comprendere a fondo<br />

il significato del martirio nell’oggi<br />

della Chiesa e della storia.<br />

“L’esperienza dei martiri e dei<br />

testimoni della fede”, ha detto in<br />

quell’occasione Giovanni Paolo<br />

II, “non è caratteristica soltanto<br />

della Chiesa degli inizi, ma connota<br />

ogni epoca della sua storia.<br />

Nel secolo ventesimo, poi, forse<br />

ancor più che nel primo periodo<br />

del cristianesimo, moltissimi sono<br />

stati coloro che hanno testimoniato<br />

la fede con sofferenze<br />

Enrico Saiz Aparicio<br />

con altri cristiani<br />

ha coraggiosamente<br />

affrontato il martirio<br />

durante la guerra<br />

civile spagnola.<br />

Alcuni momenti della celebrazione di<br />

beatificazione avvenuta a Roma il 28<br />

ottobre 2007.<br />

spesso eroiche. Quanti cristiani,<br />

in ogni Continente, nel corso del<br />

Novecento hanno pagato il loro<br />

amore a Cristo anche versando il<br />

sangue!”.<br />

In effetti, stando ai dati in possesso<br />

dell’Agenzia Fides, il quadro<br />

riassuntivo del solo decennio<br />

1990-2000 presenta un totale<br />

di 604 missionari uccisi. La<br />

medesima Agenzia informa che<br />

negli anni 2001-2006 il totale degli<br />

operatori pastorali uccisi è di<br />

152 persone.<br />

Queste persone, proseguiva il<br />

Papa, “hanno subíto forme di persecuzione<br />

vecchie e recenti, hanno<br />

sperimentato l’odio e l’esclusione,<br />

la violenza e l’assassinio.<br />

Molti Paesi di antica tradizione<br />

cristiana sono tornati ad essere<br />

terre in cui la fedeltà al Vangelo<br />

è costata un prezzo molto alto”.<br />

“La generazione a cui appartengo”,<br />

continuava Giovanni Paolo<br />

II, aprendo un sofferto squarcio<br />

autobiografico, “ha conosciuto<br />

l’orrore della guerra, i<br />

campi di concentramento, la persecuzione...<br />

Sono testimone io<br />

stesso, negli anni della mia gio-<br />

29


vinezza, di tanto dolore e di tante<br />

prove. Il mio sacerdozio, fin<br />

dalle sue origini, si è iscritto nel<br />

grande sacrificio di tanti uomini<br />

e di tante donne della mia generazione...<br />

E sono tanti! La loro<br />

memoria non deve andare perduta,<br />

anzi va recuperata in maniera<br />

documentata. I nomi di<br />

molti non sono conosciuti; i nomi<br />

di alcuni sono stati infangati<br />

dai persecutori, che hanno cercato<br />

di aggiungere al martirio<br />

l’ignominia; i nomi di altri sono<br />

stati occultati dai carnefici. I cristiani<br />

serbano, però, il ricordo di<br />

una grande parte di loro... Tanti<br />

hanno rifiutato di piegarsi al culto<br />

degli idoli del XX secolo, e sono<br />

stati sacrificati dal comunismo,<br />

dal nazismo, dall’idolatria<br />

dello Stato e della razza”.<br />

Giovanni Paolo II richiamava<br />

poi il “paradosso” caratteristico<br />

del Vangelo, nel quale il martirio<br />

cristiano fonda le sue profonde<br />

radici: “Chi ama la sua vita<br />

la perde, e chi odia la sua vita<br />

in questo mondo la conserverà<br />

per la vita eterna” (Gv 12,25),<br />

e spiegava che i martiri “non hanno<br />

considerato il proprio tornaconto,<br />

il proprio benessere, la<br />

propria sopravvivenza come valori<br />

più grandi della fedeltà al<br />

Vangelo. Pur nella loro debolezza,<br />

essi hanno opposto strenua<br />

resistenza al male. Nella loro fragilità<br />

è rifulsa la forza della fede<br />

e della grazia del Signore”.<br />

Decisiva è poi la conclusione<br />

del medesimo discorso, che consente<br />

ad ogni credente, come a<br />

tutte le persone di buona volontà,<br />

di cogliere le motivazioni autentiche<br />

per cui noi oggi celebriamo<br />

la memoria dei santi martiri:<br />

la loro eredità, diceva Giovanni<br />

Paolo II, “parla con una<br />

voce più alta dei fattori di divisione...<br />

Se ci vantiamo di questa<br />

eredità non è per spirito di parte,<br />

e tanto meno per desiderio di<br />

rivalsa nei confronti dei persecutori,<br />

ma perché sia resa manifesta<br />

la straordinaria potenza di<br />

Il Rettor Maggiore, Don Pascual Chávez e il suo Vicario,<br />

Don Adriano Bregolin, durante la celebrazione di beatificazione<br />

dei martiri salesiani spagnoli.<br />

Dio, che ha continuato ad agire<br />

in ogni tempo e sotto ogni cielo.<br />

Lo facciamo, a nostra volta, sull’esempio<br />

dei tanti testimoni uccisi<br />

mentre pregavano per i loro<br />

persecutori”.<br />

I martiri salesiani<br />

di Madrid e di Siviglia<br />

È questa la prospettiva più corretta,<br />

nella quale va collocata la<br />

beatificazione di don Enrique<br />

Saiz Aparicio e dei suoi 62 compagni.<br />

Come è noto, si tratta di un<br />

folto gruppo di martiri appartenenti<br />

alla Famiglia Salesiana, uccisi<br />

durante i primi mesi della<br />

guerra civile spagnola.<br />

Originariamente si trattava di<br />

due cause di martirio diverse,<br />

istruite rispettivamente nelle Diocesi<br />

di Madrid (“Enrique Saiz<br />

Aparicio e 41 compagni”) e di<br />

Siviglia (“Antonio Torrero Luque<br />

e 20 compagni”). Ma già nel<br />

1985 le due cause sono state unificate<br />

secondo la dicitura attuale:<br />

“Enrique Saiz Aparicio e 62<br />

compagni”.<br />

Giunge a compimento così<br />

l’annoso e complesso procedimento,<br />

successivo a quello che<br />

l’11 marzo del 2001 condusse alla<br />

beatificazione di don José Calasanz<br />

Marqués e dei suoi 31<br />

compagni (i martiri salesiani della<br />

provincia di Valencia).<br />

A questi nostri fratelli e sorelle<br />

nella fede – che si collocano<br />

sulla scia luminosa dei “protomartiri<br />

salesiani” Luigi Versiglia<br />

e Callisto Caravario, canonizzati<br />

nell’anno del grande Giubileo<br />

– possiamo riferire a buon<br />

diritto la conclusione dello storico<br />

discorso del 7 maggio 2000,<br />

che abbiamo già ampiamente citato:<br />

“Resti viva”, auspicava commosso<br />

il Servo di Dio Giovanni<br />

Paolo II, “resti viva nel secolo e<br />

nel millennio appena avviati, la<br />

memoria di questi nostri fratelli<br />

e sorelle. Anzi, cresca! Sia trasmessa<br />

di generazione in generazione,<br />

perché da essa germini<br />

un profondo rinnovamento cristiano!<br />

Sia custodita come un tesoro<br />

di eccelso valore per i cristiani<br />

del nuovo millennio, e costituisca<br />

il lievito per il raggiungimento<br />

della piena comunione<br />

di tutti i discepoli di Cristo!”.<br />

Enrico dal Covolo<br />

30


L’ADMA nel mondo<br />

INSERTO<br />

ASSOCIAZIONE DI MARIA AUSILIATRICE<br />

Maria rinnova la Famiglia Salesiana<br />

(Lettera del Rettor Maggiore Don Egidio Viganò del 25 marzo 1978)<br />

(9 a parte)<br />

L’Ausiliatrice e il carisma salesiano<br />

C’è certamente un’intima correlazione tra la devozione<br />

all’Ausiliatrice e la nostra vocazione salesiana.<br />

Non è difficile mostrarlo, per quanto si riferisce<br />

alla sua origine, in Don Bosco: dal sogno dei<br />

9 anni ai Becchi fino a quello di Barcellona nel<br />

1886, dal catechismo iniziato con Bartolomeo Garelli<br />

al modo con cui ottenne l’approvazione delle<br />

Costituzioni della Società di San Francesco di Sales,<br />

dalla convinzione intima di Don Bosco espressa<br />

in molteplici affermazioni ai fatti prodigiosi da<br />

lui realizzati. Ma le origini non sono che la primizia<br />

della sua totale realtà.<br />

Il nostro Fondatore ci assicura che la vocazione<br />

salesiana è inspiegabile, tanto nella sua nascita come<br />

nel suo sviluppo e sempre, senza il concorso materno<br />

e ininterrotto di Maria.<br />

Molte volte lui stesso ha confessato che la Madonna<br />

ne è la «fondatrice» e la «sostenitrice», e ci<br />

assicura che «la nostra Congregazione è destinata<br />

a cose grandissime e a spargersi per tutto il mondo,<br />

se i Salesiani saranno sempre fedeli alle Regole<br />

date loro da Maria Santissima».<br />

Si è lasciato persin sfuggire questa esclamazione:<br />

«Maria ci vuole troppo bene!».<br />

Don Rua, il gran «continuatore» della vocazione<br />

di Don Bosco, che «insegna ai Salesiani a rimanere<br />

Salesiani» – come ci ha detto Paolo VI –<br />

ha sottolineato con insistenza questa relazione intima<br />

tra vocazione salesiana e devozione all’Ausiliatrice.<br />

In particolare ci pare suggestivo sottolineare<br />

una sua interessante osservazione nel presenziare<br />

all’incoronazione della Madonna a Valdocco, il<br />

17 maggio 1903; dopo averne descritto con gioiosa<br />

effusione la cerimonia, soggiunse: «Non dubito<br />

punto che con l’aumentarsi fra i Salesiani della<br />

devozione a Maria Ausiliatrice, verrà pur crescendo<br />

la stima e l’affetto verso Don Bosco, non<br />

meno che l’impegno di conservarne lo spirito e<br />

d’imitarne le virtù».<br />

C’è, qui, l’intuizione chiarissima dell’interrelazione<br />

vitale che si dà tra la devozione all’Ausiliatrice<br />

e la nostra spiritualità.<br />

Anche Don Albera, nel far riflettere con quella<br />

sua delicata sensibilità sugli aspetti più spirituali della<br />

nostra vocazione, insiste sulla continua presenza<br />

di Maria; scrive infatti: «parlando ai suoi figli spirituali,<br />

(Don Bosco) non si stancava di ripetere che<br />

l’opera a cui aveva posto mano gli era stata ispirata<br />

da Maria Santissima, che Maria ne era il valido<br />

sostegno, e che perciò nulla essa aveva a temere delle<br />

opposizioni dei suoi avversari».<br />

Potrebbe considerarsi particolarmente suggestiva,<br />

ai fini di questo argomento, anche una sua allusione<br />

a San Francesco di Sales, per quanto egli è<br />

il grande «caposcuola della salesianità» nella storia<br />

della vita spirituale. Nel descrivere la magnanimità<br />

quasi temeraria del nostro Fondatore, particolarmente<br />

nella costruzione del tempio di Valdocco,<br />

Don Albera individua in questo straordinario co-


aggio un elemento di «salesianità»: «si mostra così<br />

– afferma egli – discepolo del nostro San Francesco<br />

di Sales, che aveva lasciato scritto “Conosco<br />

appieno qual fortuna sia l’esser figlio, per quanto<br />

indegno, di una Madre così gloriosa. Affidàti alla<br />

sua protezione, mettiamo pur mano a grandi cose;<br />

se l’amiamo di ardente affetto, Ella ci otterrà tutto<br />

quello che desideriamo”».<br />

Sarebbe, senza dubbio, assai utile approfondire<br />

qual è il significato e la funzione della devozione<br />

all’Ausiliatrice nella nostra spiritualità salesiana.<br />

A noi qui basta indicare succintamente qualche<br />

suggerimento al riguardo, per ispirare meglio il nostro<br />

rilancio mariano.<br />

Sappiamo che una spiritualità è veramente tale<br />

se arriva a formare un tutto organico, dove ogni<br />

elemento ha la sua funzione e il suo collocamento<br />

preciso.<br />

Spostare, o non considerare, o sopprimere questo<br />

o quell’elemento sarebbe incominciare a rovinare<br />

tutto.<br />

(continua)<br />

L’ADMA nel mondo<br />

GUATEMALA - Teologato SDB. Il Santuario<br />

di Maria Ausiliatrice è la chiesa della Parrocchia San<br />

Giovanni Bosco, che fa parte dell’Opera Salesiana<br />

“Guatemala - Teologato”, una delle cinque Opere<br />

SDB della capitale del Guatemala, che con le Repubbliche<br />

di Honduras, El Salvador, Nicaragua,<br />

Costa Rica e Panama formano l’Ispettoria Salesiana<br />

del centro America.<br />

Questa ADMA locale, conforme all’articolo 7 del<br />

Regolamento, è stata eretta dall’Ispettore del Centro<br />

America e in seguito aggregata alla Primaria<br />

del Santuario di Maria Ausiliatrice di Torino-Valdocco,<br />

con diploma e firma del Rettore attuale, Don<br />

Sergio Pellini. Il Diploma di aggregazione porta<br />

GUATEMALA - Teologato. Dialogo dei Promessa ADMA<br />

fra i candidati e il P. Enrique Morales, parroco della Parrocchia<br />

San Giovanni Bosco.<br />

GUATEMALA - Teologato. Parrocchia San Giovanni Bosco:<br />

le 13 nuove Promesse ADMA.<br />

il numero 1.600 e la data del 25 settembre 2005.<br />

Nella solennità dell’Immacolata del 2005, in 13<br />

hanno fatto la Promessa ADMA: data solenne per<br />

la Chiesa e la Congregazione Salesiana come pure<br />

per la Parrocchia San Giovanni Bosco di cui è parroco<br />

il P. Enrique Morales SDB, al quale va il nostro<br />

grazie per la sua iniziativa e la sua animazione<br />

dell’ADMA.<br />

Tutte e 13 le Associate hanno un titolo di studio<br />

di scuole superiori o di università. La prima Presidente<br />

è stata la Sig.ra Angelina del Carmen Orozco<br />

S. de Caseros, biologa, che purtroppo, è deceduta<br />

alla fine dello scorso 2006, lasciando un grande<br />

vuoto per le sue spiccate doti umane, cristiane<br />

e salesiane. Hanno affidato l’incarico alla Vicepresidente,<br />

Maria Ester Mas de Cepeda, diplomata e<br />

segretaria bilingue, che abbiamo conosciuto con il<br />

marito, il Dott. Luis Arnoldo Cepeda e che abbiamo<br />

accompagnato nella visita che hanno fatto a<br />

Valdocco nel luglio scorso. Il marito della defunta<br />

Presidente, sta preparandosi come aspirante ADMA,<br />

alla Promessa onde poter continuare l’impegno mariano<br />

e salesiano nell’ADMA di cui ha fatto parte<br />

la consorte Angelina.<br />

Il Parroco, tra le attività che ci ha segnalato, rileva<br />

che l’ADMA locale fa due incontri mensili<br />

per potere animare nel modo migliore le celebrazioni<br />

liturgiche parrocchiali. È stata celebrata molto<br />

solennemente la festa di Maria Ausiliatrice, la domenica<br />

20 maggio con la processione presieduta da<br />

S. Ecc. Rev.ma Mons. Oscar Rodriguez, Arcivescovo<br />

di Tegucigalpa (Honduras).<br />

CATANIA (Italia) FMA. Istituto Maria Ausiliatrice,<br />

Sede Ispettoriale. Scuola per l’infanzia<br />

fino al Liceo per la comunicazione. Catechesi parrocchiale<br />

e di periferia, Pgs, Exallieve, Cooperatori,<br />

ADMA.<br />

L’ADMA locale è stata tra le prime del mondo<br />

ad essere aggregata alla Primaria, il 24 novembre<br />

32


1914 con il numero 393 nel gruppo delle FMA. L’aggregazione<br />

fu poi rinnovata il 12 novembre 1934 e<br />

nuovamente il 24 ottobre 1998, sempre con lo stesso<br />

numero di aggregazione.<br />

Il 24 gennaio, nel 2007, Paolo, Antonella, Alfina,<br />

Francesca, Pina, Gina e Maria si sono aggiunte<br />

mediante la Promessa ADMA ai precedenti, giungendo<br />

così al numero di 47 Associati.<br />

La ripresa è dovuta soprattutto a Suor Irene e Suor<br />

Franca, che alimentano l’entusiasmo della Presidente,<br />

Lucia Romeo. Erano presenti alla Celebrazione<br />

dell’Eucaristia della Promessa, le Suore della<br />

Comunità, numerose Exallieve e tanti Cooperatori<br />

in un clima di viva partecipazione spirituale. Don<br />

Salvatore Privitera, con parole sentite e profonde,<br />

ha poi esortato tutti gli Associati a vivere la Promessa<br />

valorizzando l’amore all’Eucaristia, all’Ausiliatrice<br />

e a Don Bosco.<br />

Tutta la Celebrazione è stata di grande aiuto per<br />

riflettere anche sulla fortuna di appartenere alla Famiglia<br />

Salesiana, vivendo e diffondendo il suo genuino<br />

spirito nelle varie circostanze della vita, in famiglia,<br />

nella Chiesa e nella società.<br />

La festa si è conclusa con un incontro simpatico<br />

e fraterno nella sede dell’ADMA, in cui la gioia è<br />

esplosa nell’unione di cuori sereni e festanti.<br />

CATANIA. Istituto Maria Ausiliatrice. Sette nuove Promesse<br />

ADMA.<br />

TRE LAGOAS (Brasile). L’ADMA locale con l’Animatore,<br />

il parroco, P. Angel Sanchez.<br />

TRES LAGOAS (Brasile) SDB. È una opera al<br />

nord dell’Ispettoria del Mato Grosso del Sud, nella<br />

parte meridionale del Brasile.<br />

Nessuno sapeva perché un gruppetto di persone<br />

ogni 24 del mese si riuniva nella chiesetta di Sant’Antonio<br />

per recitare il Santo Rosario. Una volta,<br />

un salesiano si fermò a dialogare con i partecipanti<br />

che fecero il nome dell’Associazione di Maria Ausiliatrice;<br />

scrissero a Torino ed ecco il risultato:<br />

“L’Associazione di Maria Ausiliatrice di Tres Lagoas-Brasile<br />

eretta e aggregata il 15-8-1928, nº 372,<br />

dopo un lungo periodo di silenzio è stata reiniziata<br />

il 24-05-2004 sotto la guida del parroco salesiano<br />

Padre Angel Adolfo Sanchez y Sanchez. Attualmente<br />

gli associati sono 27. È quanto ci hanno scritto<br />

da Tres Lagoas dopo il carteggio avvenuto tra la<br />

Primaria e l’ADMA locale, che si è concluso con<br />

l’invio del diploma di aggregazione alla Primaria:<br />

È un rinnovo di aggregazione il 23-01-2007 evidentemente<br />

con i dati... storici: 15-8-1928 nº 372.<br />

Chi tiene i contatti con la Primaria è il Padre<br />

Crevacore Giuseppe, Vicario del Direttore e Parroco<br />

P. Sanchez Angel A., cui va il nostro vivo ringraziamento.<br />

Le riunioni del 24 del mese sono un buon punto<br />

di riferimento e “momento di crescita mariana e<br />

salesiana”.<br />

Il 24 maggio del 2004 hanno fatto la promessa<br />

ADMA 22 Aspiranti di cui 3 uomini; 3 Nuove associate<br />

si sono aggiunte nel 2005 e 2 nel 2006 arrivando<br />

a 27 associate/i.<br />

La maggioranza ha frequentato scuole superiori<br />

o universitarie.<br />

Il 17 ottobre 2005 hanno eletto il Primo Consiglio<br />

con 6 membri, che, con l’Animatore Spirituale,<br />

P. Sanchèz. A. si completa il numero di 7 regolamentare.<br />

Presidente è la professoressa Buchetti<br />

Adalgisa.<br />

Auguriamo ogni bene!<br />

Don Sebastiano Viotti<br />

33


Meditazione<br />

Con l’Islam:<br />

amore e verità<br />

Recentemente, Mons. Maggiolini,<br />

vescovo di Como,<br />

sempre lucido e corretto,<br />

ha indicato come si debba delineare<br />

un giusto rapporto fra Cristiani<br />

e Musulmani.<br />

Testimoniare la carità<br />

Da una parte, è necessaria la<br />

nostra testimonianza, e quindi la<br />

Uno degli scandali maggiori che gli immigrati provano nei nostri confronti è la<br />

freddezza dell’uomo occidentale verso Dio.<br />

nostra carità: la comunità cristiana<br />

si prenda cura di ogni fratello,<br />

qualunque sia il suo credo,<br />

ricordando la parabola del buon<br />

Samaritano, il quale fu tanto sollecito<br />

per un uomo ferito, anche<br />

se questi non faceva parte della<br />

sua confessione religiosa.<br />

E in che cosa consiste la carità<br />

cristiana Nel prendersi cura<br />

del prossimo, a partire dal<br />

suo sostentamento (cibo, vestito,<br />

riparo, assistenza), riconoscendogli<br />

insieme il diritto alla<br />

libertà religiosa, e pregando per<br />

lui, come c’insegna il Signore.<br />

Spesso al sostentamento pensa<br />

l’autorità civile; rimane comunque<br />

la necessità di un amore<br />

personale e attento, che non<br />

si può certo pretendere dallo Stato.<br />

Come scrive Papa Benedetto<br />

XVI nell’enciclica Deus caritas<br />

est, n. 31, tutti gli uomini<br />

hanno bisogno delle attenzioni<br />

del cuore: anche quando non è<br />

il momento di parlare della nostra<br />

fede, parli però l’amore, puro<br />

e gratuito; questo amore è la<br />

migliore testimonianza del nostro<br />

Cristianesimo, perché Cristo<br />

è Dio fatto uomo, e Dio è<br />

amore (1 Gv4,8). E all’amore<br />

deve sempre unirsi la preghiera:<br />

il Papa ricorda il magnifico<br />

esempio della Beata Madre Teresa<br />

di Calcutta. La preghiera è<br />

la sorgente dell’amore, è partecipazione<br />

a Dio-Amore: la familiarità<br />

con lui offre il motivo<br />

e la forza della nostra azione caritativa.<br />

La pienezza della verità<br />

è in Gesù<br />

© G. Viviani<br />

Questo però non significa favorire<br />

la religione musulmana,<br />

che, pur avendo vari elementi<br />

che il Cristianesimo condivide, ha<br />

pure diversi aspetti contrari ad<br />

esso. Sarebbe una forma di relativismo<br />

inaccettabile pensare che<br />

tutte le religioni siano equivalenti!<br />

È vero: Dio è uno solo, anche<br />

se il suo nome viene tradotto diversamente<br />

(in italiano Dio, in


Musulmani, e la verità, cioè<br />

l’unica strada che porta alla salvezza<br />

terrestre e celeste; anche<br />

se Dio “vuole che tutti gli uomini<br />

siano salvati” (1Tim2,4),<br />

e per questo fa di tutto per salvarli<br />

(cf Lc 14,23): così tutti gli<br />

uomini “che senza colpa ignorano<br />

il Vangelo di Cristo e la<br />

sua Chiesa, e tuttavia cercano<br />

sinceramente Dio; e coll’aiuto<br />

della grazia si sforzano di compiere<br />

con le opere la volontà di<br />

Dio, conosciuta attraverso il dettame<br />

della coscienza, possono<br />

conseguire la salvezza eterna”<br />

(Concilio Vaticano II, Lumen<br />

Gentium 16).<br />

Ma per chi se ne rende conto,<br />

la strada che porta al Padre è solo<br />

quella che viene dal Padre (cf<br />

Gv 3,13s), e quindi si trova nel<br />

Cristo crocifisso e risorto, e non<br />

in altre strade, che, sia pure in<br />

buona fede, rischiano di allontanarci<br />

da Dio.<br />

Per questo, Mons. Maggiolini<br />

scrive: “concedere locali o spazi<br />

riservati al culto cristiano (...)<br />

come luoghi di culto, di propaganda<br />

o di elaborazione politica<br />

– come spesso avviene – per i<br />

Musulmani (...), verrebbe facilmente<br />

equivocato non come gesto<br />

di cristiana bontà, ma come<br />

segno evidente che le religioni<br />

sono tutte uguali; se non addirittura<br />

come rinuncia dei cristiani”<br />

alla loro fede nella pienezza<br />

di Gesù, “via, verità e vita” (Gv<br />

14,6).<br />

Antonio Rudoni<br />

Nell’avvicinare i credenti musulmani,<br />

il cristiano deve esercitare la carità<br />

senza negare la verità di cui la sua<br />

fede è portatrice.<br />

francese Dieu, in tedesco Gott, in<br />

arabo Allah): ma quell’unico Dio,<br />

adorato dai cristiani e dagli Islamici,<br />

viene presentato in forme<br />

assai diverse, e questo fatto conduce<br />

ad aspetti di fede e di morale<br />

che spesso sono in contraddizione<br />

fra di loro.<br />

I Musulmani stessi non ritengono<br />

che Maometto sia Dio; i<br />

Cristiani invece credono fermamente<br />

alla divinità di Gesù, e<br />

quindi sanno che in lui Dio è diventato<br />

uno di noi, ci ha parlato<br />

e ci ha insegnato come seguirlo.<br />

Per questo la Chiesa Cattolica,<br />

fondata da Dio in Cristo, sa di essere<br />

l’unica religione voluta da<br />

Lui. In tutte le altre vi sono alcuni<br />

elementi di verità e di amore,<br />

provenienti da Dio e tendenti<br />

a Lui, ma solo Gesù è lo stesso<br />

Dio, e solo da lui proviene<br />

ogni verità e grazia.<br />

La carità nella verità<br />

Perciò occorre distinguere bene<br />

tra la carità, che dobbiamo ai<br />

MESSALE DELLE<br />

DOMENICHE<br />

E FESTE 2008<br />

Editrice Elledici - Messaggero - ISG,<br />

pagine 704, € 6,00<br />

Questo pratico volume contiene<br />

tutti i testi liturgici del lezionario<br />

delle Domeniche e delle Feste dell’anno<br />

2008, con introduzioni, monizioni,<br />

commenti e preghiere dei<br />

fedeli. Uno strumento pratico ed<br />

economico, per preparare e seguire<br />

la liturgia eucaristica festiva nel corso di tutto l’anno.<br />

A.A. V.V.<br />

MESSALINO<br />

JUNIOR<br />

Per bambini e ragazzi<br />

<strong>Gennaio</strong>-febbraio 2008<br />

Editrice Elledici - Messaggero - ISG,<br />

pagine 96, € 3,50<br />

Per partecipare, comprendere e vivere<br />

la Messa: uno strumento nuovo che si propone di accompagnare<br />

i bambini e i ragazzi ad essere attivi e partecipi alla celebrazione<br />

domenicale.<br />

35


79<br />

Santuari mariani<br />

Santuari<br />

della Liguria /5<br />

GENOVA<br />

Santuario<br />

Nostra Signora della Guardia<br />

Indirizzo: Monte Figogna<br />

Tel. 010.71.80.10<br />

Diocesi: Genova.<br />

Calendario: Si celebra con solennità<br />

l’anniversario dell’Apparizione della<br />

Madonna, il 29 agosto. L’ultima domenica<br />

di maggio si tiene la festa dei Fiori,<br />

commemorativa dell’inaugurazione<br />

della nuova chiesa avvenuta il 26 maggio<br />

1890. La Festa dell’Incoronazione si<br />

celebra la seconda domenica di giugno.<br />

Note: Il Santuario offre ai pellegrini un<br />

servizio di accoglienza con circa 400<br />

posti letto.<br />

Il Santuario della Madonna<br />

della Guardia sorge sul Monte<br />

Figogna a 804 metri di altezza in<br />

Val Polcevera. È uno dei Santuari<br />

più famosi d’Italia e d’Europa<br />

e il Papa genovese Benedetto<br />

XV lo decorò del titolo di<br />

Basilica.<br />

Dalla vetta del Figogna si ammira<br />

uno dei<br />

panorami più vasti<br />

d’Italia. Ai tempi dei<br />

romani vi era una stazione di<br />

Il Santuario di Nostra Signora della Guardia si trova a oltre 800 metri d’altezza.<br />

Già luogo importante nel periodo romano, divenne meta di pellegrinaggi<br />

sul finire del ’400 quando la Vergine apparve a un contadino del luogo.<br />

guardia ove si<br />

facevano le segnalazioni<br />

occorrenti al movimento<br />

delle truppe lungo le strade<br />

imperiali, da qui il nome dato<br />

al Santuario. Il 29 agosto 1490<br />

la Vergine Maria apparve su questo<br />

monte ad un umile contadino,<br />

Benedetto Pareto, del paese di<br />

Livellato, nel cui territorio si trovava<br />

il Monte Figogna (dal greco<br />

«Monte dei faggi»), chiedendo<br />

che fosse eretto un tempio in<br />

suo onore. Fu costruita una prima<br />

cappella sul luogo dell’Apparizione,<br />

successivamente una<br />

più vasta sulla cima del Monte, tra<br />

il 1528 e il 1530. Altri miracoli si<br />

succedettero nei secoli a seguire,<br />

che accrebbero la devozione<br />

alla Madonna della Guardia.<br />

Accanto al Santuario fu costruito<br />

un ospizio per i pellegrini<br />

che, sul finire del Settecento,<br />

assunse grandi proporzioni.<br />

36


Antica immagine che testimonia la benedizione presso il Santuario della Guardia<br />

dei muratori e dei cavalli adibiti al trasporto del materiale da costruzione.<br />

L’attuale tempio, iniziato nel<br />

1868, fu portato a termine nel<br />

1889 su disegno del milanese ingegner<br />

Luigi Bisi. È in stile rinascimentale,<br />

a croce latina, con<br />

tre navate, divise da otto archi a<br />

tutto sesto, sorretti da pilastri rivestiti<br />

di marmo ed ha una cupola<br />

ottagonale alta 40 metri che dà luce<br />

alla chiesa. Lo scultore genovese<br />

Antonio Ricchino (1899)<br />

scolpì la bella edicola, che sormonta<br />

l’altare maggiore, in marmo<br />

bianco, in cui si venera il bel<br />

gruppo in legno dello scultore<br />

genovese Antonio Canepa. Il 10<br />

giugno 1894, in nome di Papa<br />

Leone XIII, monsignor Reggio,<br />

arcivescovo di Genova, pose sul<br />

capo della Madonna e del Bambino<br />

Gesù le corone d’oro. Nel<br />

1944 l’interno dell’edicola fu rivestito<br />

di mosaico in oro zecchino<br />

e nella parte inferiore furono<br />

sistemati angeli oranti e<br />

quattro grandi statue simboliche.<br />

Nel 1899 fu ultimata la costruzione<br />

della torre campanaria su<br />

cui, nel 1927, fu posto il grandioso<br />

concerto «della Vittoria».<br />

Opera pregevole di marmo è il<br />

pulpito di Achille Vanessa (1893)<br />

scolpito ed intarsiato di marmi<br />

policromi.<br />

Completano l’arredo il colossale<br />

organo del 1915, sontuosamente<br />

decorato e il coro con doppio<br />

ordine di stalli in legno di<br />

noce, finemente intagliati con riquadri<br />

e pannelli. Degna di rilievo<br />

la decorazione della volta<br />

con affreschi di Sant’Agata raffiguranti<br />

l’episodio dell’Apparizione<br />

e il commento dell’Ave<br />

Maria, in otto momenti. L’interno<br />

della cupola e il catino absidale<br />

presentano affreschi dell’Arzuffi.<br />

Interno del Santuario che ospita fra<br />

le sue navate un grandissimo organo<br />

del 1915.<br />

Nel 1632, il giorno della Madonna<br />

Assunta, si inaugurò la<br />

statua marmorea della Madonna<br />

sull’altare maggiore del Santuario;<br />

più tardi trasferita nella cappella<br />

dell’apparizione, dove tuttora<br />

viene venerata.<br />

Cristina Siccardi<br />

A.A..V.V.<br />

LE GRANDI<br />

DOMANDE<br />

DEI PICCOLI<br />

Editrice Elledici - ISG - Messaggero,<br />

pagine 237, € 16,50<br />

I bambini non smettono mai di fare<br />

domande. Rispondere non è<br />

sempre facile e a volte siamo tentati di sottrarci ai loro interrogativi.<br />

Non sempre è possibile dare risposte definitive, ma parlarne insieme<br />

sì, ed è già confortante. Un libro per genitori che vogliono aiutare<br />

e per bambini che desiderano capire.<br />

37


Calendario mariano<br />

30 GENNAIO 1346 - LA MADONNA DELL’AIUTO - BUSTO ARSIZIO (VA)<br />

Fa’ che fiorisca il tuo popolo<br />

Le origini<br />

La devozione degli abitanti di<br />

Busto Arsizio per la Madonna<br />

dell’Aiuto risale ai<br />

tempi del Medio Evo. Nella primitiva<br />

chiesa di Santa Maria di<br />

Piazza, sui resti della quale è stato<br />

costruito nel 1517 l’attuale<br />

grandioso Santuario, era venerata<br />

un’Immagine rappresentante<br />

la Vergine, che si era miracolosamente<br />

manifestata il 30 gennaio<br />

1346.<br />

Le caratteristiche di questa<br />

immagine sono riconoscibili in<br />

un affresco della fine del Quattrocento<br />

che si trovava nel cortile<br />

di una casa della zona. Il dipinto,<br />

trasportato su tela, andò<br />

distrutto nel 1943 durante un<br />

bombardamento di Milano, mentre<br />

si trovava nello studio del restauratore.<br />

Fortunatamente ne è<br />

rimasta un’ottima e fedele fotografia.<br />

La Madonna, seduta in trono,<br />

tiene in grembo il Bambino nudo,<br />

avvolto da un lembo del mantello<br />

della Madre, con in mano un<br />

oggetto rotondo, forse una mela,<br />

come nelle delicate Madonne delle<br />

rose di Luca della Robbia, o<br />

una palla che potrebbe significare<br />

il globo del mondo. Alla sinistra<br />

è raffigurato l’Arcangelo<br />

San Michele, e alla destra San<br />

Giovanni Battista, secondo la disposizione<br />

topografica delle tre<br />

principali chiese di Busto: «A levante<br />

sta San Giovanni, ad occidente<br />

l’arcangelo San Michele e<br />

in mezzo della piazza la Beata<br />

Vergine». 1<br />

La «Chiesa piccolina» era<br />

molto cara ai borghigiani ai quali<br />

ricordava la continua protezione<br />

della Madonna, come la<br />

cessazione dell’assedio posto a<br />

Busto da Francesco Sforza nel<br />

dicembre del 1448. Ma il tempo<br />

e soprattutto le tristi vicende<br />

storiche la ridussero a rudere<br />

cadente, per cui si rese necessario<br />

un rifacimento iniziato<br />

nel 1517.<br />

Per opera di valenti architetti<br />

della scuola del Bramante, in soli<br />

cinque anni, sorge il maestoso<br />

tempio che noi ammiriamo, vanto<br />

di Busto Arsizio. Sul portale<br />

di ponente è riportata la gioia<br />

della ricostruzione con i versi del<br />

poeta: «O Vergine, fa’ che fiorisca<br />

con tutta la sua posterità questo<br />

popolo che ti ha elevato la<br />

splendida chiesa».<br />

La statua della Vergine con Bambino che, secondo la tradizione, portata in processione<br />

avrebbe fermato miracolosamente la peste del 1576. Le corone vennero<br />

poste sul capo della Madonna e di Gesù bambino a seguito della protezione<br />

sperimentata dalla città durante la peste del 1630.<br />

38


La Statua della Madonna<br />

L’antica statua della Madonna<br />

dell’Aiuto che si venera nel<br />

Santuario di Santa Maria di<br />

Piazza presenta alcune varianti<br />

rispetto alla raffigurazione dell’affresco<br />

primitivo. Il Bambino<br />

non sostiene più la palla sulla<br />

palma della mano, rivolta verso<br />

l’alto, ma la impugna e l’abbassa<br />

verso il manto della Madre.<br />

La Madonna solleva la mano<br />

destra, prima appoggiata in<br />

grembo, nel gesto caratteristico<br />

di chi vuole arrestare qualche<br />

cosa. La tradizione, passata di<br />

generazione in generazione,<br />

vuole che l’Immagine della Madonna,<br />

portata in processione<br />

per le vie del borgo durante la<br />

terribile peste di San Carlo del<br />

1576, abbia improvvisamente<br />

fatto cessare il contagio, alzando<br />

la mano destra. In ricordo<br />

del miracolo, i fedeli di Busto<br />

Arsizio avrebbero fatto scolpire<br />

la statua della Madonna con<br />

la destra alzata.<br />

Così pure, nell’antica Immagine,<br />

la Madonna ed il Bambino<br />

non portano la corona. Dopo la<br />

protezione sperimentata durante<br />

la terribile peste del 1630, la peste<br />

descritta dal Manzoni ne<br />

“I Promessi Sposi”, gli abitanti<br />

di Busto pensarono ad<br />

incoronare la Vergine ed il<br />

Bambino. La sera della festa<br />

dell’Ascensione, il 9 maggio<br />

1632, come scrive il cronista<br />

del tempo, «si cantò il<br />

Vespro solennemente et musicalmente,<br />

finito che fu si<br />

portò la Beatissima Signora<br />

nostra intorno intorno a<br />

tutta la piazza processionalmente<br />

cantando l’Hinno Misterium<br />

Ecclesiae, e poi fu<br />

riposta al suo luogo di prima,<br />

avendola incoronata con<br />

figliolo di due Corone d’Argento<br />

assai Magnifiche,<br />

avendo zoiellata (ingioiellata)<br />

la santissima Vergine, il<br />

figlio insieme di preziosi<br />

Facciata del Santuario della Madonna dell’Aiuto di Busto Arsizio, rifatta nel periodo<br />

Rinascimentale ad opera di alcuni architetti della scuola del Bramante.<br />

anelli, coralli, agnus Dei, et Crocette<br />

non poche». 2<br />

Le Corone<br />

Affresco attribuito a Gaudenzio Ferrari<br />

(1471-1546) ospitato all’interno<br />

del Santuario.<br />

Una seconda incoronazione,<br />

autorizzata dal Capitolo Vaticano<br />

avvenne il 14 luglio 1895 per<br />

mano del Cardinale il Beato Andrea<br />

Carlo Ferrari, Arcivescovo<br />

di Milano.<br />

Ma nel 1921 una mano sacrilega<br />

spogliò la Vergine ed il Bambino<br />

delle corone e dei gioielli,<br />

per cui il 19 ottobre dello stesso<br />

anno, una terza incoronazione,<br />

compiuta dal Cardinale Achille<br />

Ratti, che pochi mesi dopo diventerà<br />

Papa Pio XI, cinse di<br />

nuove preziose corone il capo<br />

della Vergine e del Bambino.<br />

Nel 1943 si verificò un nuovo<br />

furto, e dopo la guerra, il 18 maggio<br />

1947, a chiusura del Congresso<br />

Mariano che richiamò a<br />

Busto Arsizio oltre mezzo milione<br />

di persone, in una cornice<br />

di festosa solennità, il Beato Cardinale<br />

Alfredo Ildefonso Schuster,<br />

attorniato da numerosi Vescovi<br />

e Sacerdoti pose sul capo<br />

della Vergine e del Bambino le<br />

nuove corone, eseguite dall’orafo<br />

milanese Ambrogio Piccolini,<br />

segno di imperitura devozione<br />

e di amore dei fedeli di Busto<br />

Arsizio alla Madonna dell’Aiuto.<br />

Don Mario Morra<br />

1<br />

Pio Bondioli, Santa Maria di Piazza<br />

a Busto Arsizio prima e dopo i restauri,<br />

Milano 1948.<br />

2<br />

Idem.<br />

39


Santi di ieri e di oggi<br />

DonBosco<br />

biblista<br />

Nel 1847, Don Bosco scrisse<br />

un libro per i ragazzi<br />

del suo oratorio e per il<br />

buon popolo cristiano. Si intitolava<br />

La storia sacra. La pubblicò<br />

e ripubblicò diverse volte<br />

nella sua vita, migliorandola<br />

sempre. Anch’io, a distanza di<br />

più di cento anni, l’ebbi tra le<br />

mani, quando ero ragazzino di<br />

otto anni e mi accompagnò come<br />

un tesoro fino alle superiori.<br />

Il testo ch’ebbi la fortuna<br />

d’avere – 275 pagine – porta a<br />

conclusione, in data 23 agosto<br />

1872, le seguenti autorevoli parole:<br />

“Raccomandiamo caldamente<br />

questo libro, siccome<br />

molto atto per far conoscere e<br />

imparare ai giovanetti la Storia<br />

sacra. ✠ Lorenzo, Arcivescovo”.<br />

Costui è nientemeno che Sua<br />

Eccellenza Mons. Lorenzo Gastaldi,<br />

Arcivescovo di Torino dal<br />

1871 al 1883, il quale – dicono gli<br />

storici e la cosa è nota – non ebbe<br />

mai troppa simpatia per Don<br />

Bosco, anzi lo fece soffrire assai,<br />

provandolo come sono provati i<br />

santi, come oro nel crogiolo. Ma<br />

davanti a un testo come la La<br />

storia sacra, non poteva far altro<br />

che “raccomandarlo caldamente,<br />

siccome come molto atto”,<br />

cioè adattissimo a far conoscere<br />

nei punti fondamentali la<br />

Sacra Scrittura, che – ovviamente<br />

– non si può dare nel testo integrale<br />

né in mano ai bambini e<br />

ragazzi e neppure a chi appena<br />

comincia a conoscere la Fede:<br />

sarebbe come mandare all’università<br />

chi non avesse ancora frequentato<br />

le elementari.<br />

Proprio per questo, Don Bosco,<br />

giovane prete di 32 anni,<br />

l’aveva scritta: “Mi proposi –<br />

40<br />

dichiara nella prefazione – di<br />

compilare un corso di Storia sacra,<br />

che contenesse le più importanti<br />

notizie dei Libri santi e<br />

si potesse presentare a un giovanetto<br />

qualsiasi... Al fine di<br />

riuscire in questo divisamento,<br />

narrai a un numero di giovani<br />

di ogni grado, a uno a uno, i fatti<br />

principali della Sacra Bibbia,<br />

notando attentamente quale impressione<br />

facesse in loro quel<br />

Don Bosco si prodigò per la diffusione<br />

della Storia Sacra fra i suoi ragazzi,<br />

sia raccontando egli stesso<br />

episodi della Bibbia, sia scrivendo,<br />

con grande successo, una presentazione<br />

delle storie bibliche.<br />

racconto e quale effetto producesse<br />

di poi”.<br />

“Il fine provvidenziale dei Sacri<br />

Libri, essendo stato di mantenere<br />

negli uomini viva la fede<br />

nel Messia promesso da Dio, dopo<br />

la colpa di Adamo, anzi tutta<br />

la Storia sacra dell’Antico Testamento<br />

potendosi dire una costante<br />

preparazione a quell’importantissimo<br />

Avvenimento, volli<br />

in modo speciale notare le promesse<br />

e le profezie che riguardano<br />

il futuro Redentore”.<br />

Gesù al centro<br />

Così la “Storia Sacra” compilata<br />

da Don Bosco, rispecchiando<br />

in modo fedelissimo la<br />

Bibbia e il Magistero della Chiesa,<br />

è tutta cristocentrica, come<br />

dev’essere, come Dio stesso ha<br />

voluto. È proprio per questo che<br />

essa ha aiutato gli innumerevoli<br />

lettori, compreso lo scrivente, negli<br />

anni indimenticabili della fanciullezza,<br />

a conoscere e ad amare<br />

il Signore Gesù, come Egli<br />

solo merita di essere conosciuto<br />

e amato.<br />

Don Bosco non racconta né<br />

una favola né una leggenda, ma<br />

istruisce in modo sicurissimo e<br />

semplice, veritiero al massimo,<br />

sulle grandi verità della Fede,<br />

portando “le ragioni” del credere,<br />

con chiarezza e certezza assoluta.<br />

La “nuova esegesi” di oggi,<br />

che mette tutto in discussione,<br />

così che non si sa più dove sta la<br />

Verità o il mito, ne rimane interamente<br />

vinta.<br />

A proposito della “divina ispirazione<br />

e dell’inerranza della Sacra<br />

Scrittura, cioè del dogma di<br />

fede, per cui essa è stata scritta<br />

sotto l’ispirazione dello Spirito<br />

Santo (Divino afflante Spiritu,<br />

Pio XII, 1943), e ha Dio stesso<br />

come Autore” Don Bosco, con<br />

competenza e lucidità estrema,


scrive: “Che gli Scrittori della<br />

Storia Sacra siano stati divinamente<br />

ispirati nello scriverla, si<br />

prova: 1) dai miracoli con i quali<br />

dimostravano di essere stati<br />

eletti da Dio come vivi strumenti<br />

della Sua Parola. Dio soltanto<br />

può operare miracoli e quando<br />

una cosa è confermata dai miracoli,<br />

noi siamo assicurati dell’intervento<br />

divino, cioè di<br />

un’Autorità infallibile; 2) dalle<br />

profezie, di cui la Storia Sacra è<br />

piena, le quali si sono perfettamente<br />

avverate, poiché Dio solo<br />

può predire con certezza le<br />

cose future, che non hanno necessaria<br />

relazione con le cause<br />

naturali, né possono essere molto<br />

tempo prima conosciute dagli<br />

uomini; 3) dalla santità della<br />

dottrina, che nella Storia sacra<br />

è insegnata: santità così perfetta<br />

da non avere mai potuto gli increduli<br />

appuntarla di alcun difetto,<br />

mentre sappiamo che anche<br />

i più dotti tra gli uomini e di<br />

rette intenzioni, abbandonati a<br />

se stessi, vanno facilmente soggetti<br />

a errori; 4) dalla testimonianza<br />

di Gesù Cristo e degli<br />

Apostoli, i quali dichiararono tutta<br />

la storia dell’Antico Testamento<br />

essere stata scritta con<br />

l’assistenza speciale dello Spirito<br />

Santo; 5) dalla testimonianza<br />

che la Chiesa Cattolica diede<br />

sempre della divinità della storia<br />

tanto dell’Antico Testamento<br />

quanto del Nuovo Testamento;<br />

la quale Chiesa Cattolica, come<br />

risulta a evidenza da mille<br />

argomenti, è guardiana e maestra<br />

infallibile della Verità da Dio rivelate”.<br />

Così Don Bosco evidenzia in<br />

modo chiarissimo che il primo<br />

insuperabile “Esegeta”, al quale<br />

occorre attenersi, è Gesù Cristo<br />

stesso, quando più volte in modo<br />

inequivocabile si appella alla<br />

Sacra Scrittura come Parola<br />

di Dio (che non s’inganna né può<br />

ingannare), la quale riguarda Lui<br />

in persona: “Voi scrutate la Scrittura,<br />

ebbene sono proprio esse<br />

Per Don Bosco era necessario che la conoscenza degli avvenimenti della Bibbia<br />

entrasse nella vita dei ragazzi per formarli cristianamente.<br />

che rendono testimonianza a me”<br />

(Gv 5,39).<br />

Tutto si avvera in Cristo<br />

All’inizio della 2ª parte de La<br />

storia sacra, il Nuovo Testamento,<br />

Don Bosco, da vero maestro<br />

scrive: “Caduti i nostri progenitori<br />

Adamo e Eva dallo stato<br />

di innocenza in cui furono<br />

creati da Dio, essi e i loro posteri<br />

dovettero per molti secoli<br />

gemere sotto la dura schiavitù<br />

del demonio. Né per loro vi era<br />

altro mezzo di salvezza che la<br />

Fede in quel futuro Liberatore,<br />

che la Bontà divina aveva promesso.<br />

Affinché poi presso gli<br />

uomini si mantenesse viva la Fede<br />

in questo Liberatore, Dio ne<br />

rinnovò più volte la promessa,<br />

indicando il tempo, il luogo e<br />

molte altre circostanze della sua<br />

venuta: cosicché tutta la storia<br />

del Vecchio Testamento si può<br />

dire una fedele preparazione del<br />

genere umano allo straordinario<br />

avvenimento della nascita di questo<br />

Messia...<br />

Essendo la venuta del Salvatore<br />

il dogma più importante su<br />

cui si fonda la nostra santa Religione<br />

Cattolica, riuscirà di somma<br />

utilità raccogliere qui in breve<br />

le principali profezie che lo riguardano,<br />

osservando come queste<br />

si siano avverate nella Persona<br />

di Gesù Cristo”.<br />

Don Bosco sintetizza queste<br />

profezie: “I profeti predissero: 1)<br />

l’origine, il tempo e il luogo della<br />

nascita del Messia; 2) la sua<br />

condizione e il suo carattere personale;<br />

3) che avrebbe fatto grandi<br />

prodigi e avrebbe provato<br />

grandi contraddizioni da parte<br />

del suo popolo; 4) che i Giudei<br />

l’avrebbero messo a morte; 5)<br />

che Egli sarebbe risorto; 6) che<br />

i Giudei sarebbero stati riprovati<br />

da Dio per aver fatto morire il<br />

Messia; e che i Gentili, cioè tutte<br />

le nazioni pagane, sarebbero<br />

state chiamate alla Fede invece<br />

degli Ebrei infedeli”.<br />

Antico e Nuovo Testamento<br />

e storia della Chiesa alla mano,<br />

Don Bosco fa vedere ai lettori<br />

della sua “Storia sacra”, come<br />

alla lettera le profezie si sono avverate<br />

in Gesù Cristo, nella sua<br />

Incarnazione, Vita, Passione,<br />

Morte in espiazione del peccato,<br />

Risurrezione, fondazione della<br />

Chiesa. E conclude, affermando<br />

41


con certezza assoluta, davanti ai<br />

negatori di ieri e di oggi, ai “nuovi<br />

esegeti” che smitizzano e confondono<br />

la fede: “Da ciò dobbiamo<br />

dire: 1) che realmente<br />

Dio ha promesso il Messia; 2)<br />

che i Profeti predissero moltissime<br />

cose riguardanti Lui;<br />

3) che tutte queste cose si avverarono<br />

nella persona di Gesù<br />

Cristo; 4) che perciò Gesù<br />

Cristo è il vero Messia promesso<br />

da Dio, predetto dai<br />

profeti, nato nel tempo che<br />

tutta la terra aspettava un Riparatore;<br />

5) che dunque in<br />

Gesù Cristo, il quale è il Salvatore<br />

mandato da Dio, dobbiamo<br />

collocare tutta la nostra<br />

Fede e tutta la speranza<br />

della nostra salvezza”.<br />

Il discorso biblico-teologico<br />

di Don Bosco è perfetto<br />

e regge davanti a qualsiasi<br />

obiezione, fosse anche<br />

quella dei critici più agguerriti<br />

del razionalismo e dei moderni<br />

interpreti.<br />

“Videro e subito scrissero”<br />

42<br />

Costoro tendono a stabilire la<br />

data di nascita dei Vangeli, diversi<br />

decenni dopo l’Ascensione<br />

di Gesù al Cielo, anche dopo il<br />

100 d.C. per poter dire che i Vangeli,<br />

più che essere nati dalla penna<br />

degli evangelisti, sarebbero<br />

opera della comunità cristiana,<br />

così che ben poco, secondo loro,<br />

sapremmo di Gesù, neppure il<br />

luogo della nascita. È lo scardinamento<br />

di tutto.<br />

Recentemente però il Padre<br />

O’Callaghan, con la scoperta e<br />

l’analisi del frammento di papiro<br />

noto come “7Q5”, ha dimostrato<br />

che il Vangelo di Marco è<br />

stato scritto non oltre il 50 d.C.,<br />

pochi anni dunque dal tempo di<br />

Gesù. Lo stesso hanno fatto studiosi<br />

sicuri come il P. Carmignac,<br />

con una documentazione<br />

stupefacente, confermando ciò<br />

che la Chiesa dal I secolo al Concilio<br />

Vaticano II, ha sempre ritenuto<br />

e insegnato, che cioè “i<br />

quattro Vangeli sono di origine<br />

apostolica. Ciò che gli Apostoli<br />

Lo studio dove Don Bosco scriveva<br />

le sue opere.<br />

per mandato di Cristo predicarono,<br />

dopo per ispirazione dello<br />

Spirito Santo, fu dagli stessi e<br />

da uomini della loro cerchia tramandato<br />

in scritti, come fondamento<br />

della fede, cioè l’Evangelo<br />

quadriforme, secondo Matteo,<br />

Marco, Luca e Giovanni” (Dei<br />

Verbum, 18).<br />

Papa Paolo VI in persona,<br />

contro i “periti” che lo avrebbero<br />

messo in dubbio, volle questa<br />

affermazione or ora citata nel testo<br />

conciliare.<br />

È esattamente ciò che sostiene<br />

Don Bosco nella sua “Storia<br />

Sacra”: “il primo dei quattro Vangeli<br />

è quello di San Matteo, figlio<br />

di Alfeo, di professione esattore<br />

delle imposte. Matteo, Apostolo,<br />

fu testimone oculare della vita<br />

del Salvatore. Scrisse il suo Vangelo,<br />

circa otto anni dall’Ascensione<br />

di Gesù Cristo, nel 41 dell’era<br />

volgare. San Marco è il secondo<br />

evangelista. Scrisse il suo<br />

Vangelo in greco intorno al 44 e<br />

lo fece leggere al suo maestro<br />

San Pietro che lo approvò.<br />

San Luca: di Antiochia, medico<br />

di professione, fedele<br />

compagno di San Paolo nella<br />

predicazione, scrisse il suo<br />

Vangelo nel 55, servendosi<br />

dei racconti dei testimoni<br />

oculari e di San Paolo. San<br />

Giovanni fu chiamato dal Signore<br />

che lo predilesse per<br />

la sua innocenza e purezza e<br />

sulla croce lo affidò a Maria<br />

come figlio. Fu Vescovo di<br />

Efeso fino all’età di 100 anni.<br />

Scrisse il suo Vangelo negli<br />

ultimi anni della sua vita,<br />

soffermandosi soprattutto sugli<br />

episodi di cui fu testimone,<br />

che fanno riconoscere il<br />

Salvatore come vero Dio”.<br />

Insomma, Don Bosco –<br />

come i più antichi e venerandi<br />

documenti storici, come<br />

tutti i Padri della Chiesa,<br />

insieme al Magistero della Chiesa<br />

di sempre, e agli studiosi più<br />

sicuri di ogni settore (storia, esegesi,<br />

archeologia, papirologia...)<br />

– sostiene che Matteo e Giovanni,<br />

apostoli di Gesù, e Marco<br />

e Luca, discepoli degli apostoli,<br />

videro, toccarono e sentirono<br />

il Verbo della vita, o si documentarono<br />

direttamente su di<br />

Lui, e subito (o quasi) scrissero<br />

i Vangeli.<br />

Così, San Giovanni Bosco,<br />

che di cose di Dio se ne intendeva,<br />

che indubbiamente era un<br />

uomo del suo tempo, ma che pure<br />

aveva – basta leggere le sua<br />

Memorie Biografiche – il filo<br />

diretto con Dio. La sua “Storia<br />

sacra” è un vero e grande servizio<br />

alla Verità, per mantenere<br />

salda la nostra Fede Cattolica,<br />

nella confusione attuale: “anche<br />

oggi – come scrisse Mons. Gastaldi<br />

– davvero raccomandabile<br />

e adatto”.<br />

Paolo Risso


ETIENNE M. LAJEUNIE<br />

San Francesco<br />

di Sales<br />

e lo spirito<br />

salesiano<br />

Una sintesi organica e completa<br />

della vita e del pensiero del santo<br />

che ha inaugurato la modernità<br />

cristiana. Con tutto il fascino<br />

della sua umanità della sua esperienza<br />

di Dio e con la profondità<br />

del suo pensiero, Francesco di<br />

Sales dispensa le ricchezze del<br />

suo cuore sempre attuali nelle loro<br />

proposte.<br />

TERESIO BOSCO<br />

Zeffirino<br />

Namuncurá<br />

Il profilo biografico del giovane<br />

indio che scelse Domenico Savio<br />

come modello della sua vita<br />

e in breve tempo unendo il suo<br />

equilibrio naturale all’esempio della<br />

carità è salito verso le vette<br />

della santità.<br />

Editrice Elledici, pagine 40,<br />

€ 1,40<br />

Editrice Elledici, pagine 400,<br />

€ 18,00<br />

MICHELE MOLINERIS<br />

365 fioretti<br />

di Don Bosco<br />

Un anno in compagnia del santo<br />

dei giovani con la suggestione<br />

degli episodi in cui emerge la<br />

prontezza di spirito e la profondità<br />

di vita di Don Bosco. Un testo<br />

che raccoglie fatti documentati e<br />

rari tratti dalle Memorie Biografiche<br />

del santo.<br />

Editrice Elledici,<br />

pagine 168,<br />

€ 11,00<br />

EUGENIO ALBURQUERQUE<br />

FRUTOS<br />

Una spiritualità<br />

dell’amore:<br />

San Francesco<br />

di Sales<br />

La spiritualità di San Francesco<br />

di Sales è accessibile a tutti, per<br />

questo è un lascito e un patrimonio<br />

per tutta la Chiesa<br />

poiché si può applicare a<br />

qualunque stato di vita e in<br />

qualsivoglia situazione poiché<br />

unisce alla densità teologica<br />

una grande semplicità<br />

e chiarezza con un profondo<br />

senso umano e realismo.<br />

EUGENIO ALBURGIANNI RIZZI<br />

Forza Don Bosco<br />

I propri “pezzi”<br />

a servizio di Gesù<br />

Un cammino verso Gesù sulle orme<br />

di un grande santo. Il sussidio<br />

trae dalla biografia di Don Bosco<br />

consigli per la vita e la crescita dei<br />

ragazzi. La figura del santo viene<br />

presentata nella sua profonda donazione<br />

ai<br />

giovani per<br />

la salvezza<br />

della loro<br />

anima e la<br />

piena realizzazione<br />

della loro<br />

vita.<br />

Editrice Elledici,<br />

pagine 248, € 16,00<br />

Editrice Elledici,<br />

pagine 32,<br />

€ 4,50


notizie e avvenimenti<br />

A cura di Mario Scudu<br />

La mafia: prima azienza<br />

Il giro d’affari delle mafie è pari a 90 miliardi,<br />

equivalenti al 7% del PIL, a 5 manovre<br />

finanziarie e 8 «tesoretti». L’usura rappresenta<br />

la voce principale nella diversificazione del<br />

business criminale con 30 miliardi l’anno.<br />

Seguono il racket con 10 miliardi, i furti e le<br />

rapine con 7 miliardi, le truffe con 4,6 miliardi,<br />

il contrabbando con 2 miliardi, la<br />

contraffazione e la pirateria con 7,4 miliardi,<br />

gli appalti con 6,5 miliardi, i giochi e le<br />

scommesse con 2,5 miliardi, l’abusivismo con<br />

13 miliardi e le attività illecite in campo<br />

agricolo con 7,5 miliardi.<br />

I commercianti costretti a pagare il «pizzo»<br />

sono 50.000 in Sicilia, 40.000 in Campania,<br />

17.000 in Puglia, 15.000 in Calabria.<br />

Fonte Confesercenti<br />

Il momento dell’arresto del capo di Cosa nostra, Bernardo<br />

Provenzano, dopo decenni di latitanza.<br />

Vietnam:<br />

45 anni per essere prete<br />

Ivietnamiti in generale, ma soprattutto i<br />

cattolici, sono pazienti nelle sofferenze e<br />

nelle difficoltà. Così gli aspiranti seminaristi<br />

possono attendere 20 e anche 30 anni prima<br />

di entrare in seminario. All’ultimo incontro per<br />

la formazione di seminaristi anziani,<br />

organizzato presso il seminario diocesano di<br />

Nha Trang, della durata di due anni, erano<br />

presenti 72 seminaristi, tra cui non mancava<br />

una ventina di preti ordinati in clandestinità. Il<br />

più anziano dei seminaristi aveva 70 anni e<br />

aveva atteso l’ordinazione per più di 45 anni.<br />

L’ha detto Mons. Paul Nguyen Van Hoa,<br />

vescovo di Nha Trang, presidente della<br />

Conferenza espiscopale vietnamita.<br />

«Vorremmo ora organizzare un nuovo corso<br />

di formazione per altri seminaristi che sono in<br />

attesa – ha aggiunto il vescovo – ma<br />

temiamo che lo stato non ce lo consenta».<br />

Aimis<br />

Le trappole dei maghi,<br />

cartomanti e simili<br />

11 milioni di italiani si rivolgono ai maghi;<br />

il 18% della popolazione.<br />

Coinvolte 3,5 milioni di famiglie.<br />

5 miliardi di euro è il business annuo<br />

del mondo della magia.<br />

L’evasione fiscale è del 98%.<br />

1.100 sono i ciarlatani ospitati<br />

con pubblicità a pagamento nei vari mezzi<br />

d’informazione italiani.<br />

60% è la quota<br />

a cui arrivano gli introiti delle Tv locali<br />

per pubblicità vendute ai maghi.<br />

21.000 sono i ciarlatani<br />

e sedicenti sensitivi censiti, di cui 5.000<br />

si fanno pubblicità in varie forme.<br />

12.500 sono le segnalazioni ricevute<br />

dal Telefono antiplagio di truffe e raggiri<br />

(dal 1994). Da Famiglia Cristiana, 2007<br />

44


L’anno<br />

di San Paolo<br />

Il 28 giugno, Benedetto XVI ha proclamato<br />

nella Basilica di San Paolo fuori le mura<br />

un anno dedicato a San Paolo. Con questa<br />

iniziativa il Papa vuole ricordare il secondo<br />

millennio della nascita dell’Apostolo delle<br />

genti, stimata tra gli anni 6 e 10 d.c.<br />

La proclamazione è stata fatta durante il<br />

vespro che si è tenuto accanto alla<br />

«confessio» di San Paolo, dove da venti secoli<br />

si conserva il sarcofago, che per concorde<br />

parere degli esperti ed incontrastata<br />

tradizione conserva i resti dell’apostolo Paolo.<br />

Il vescovo di Roma ha spiegato che<br />

«presso la Basilica papale e presso l’attigua<br />

omonima abbazia benedettina potranno<br />

quindi avere luogo una serie di eventi<br />

liturgici, culturali ed ecumenici, come pure<br />

varie iniziative pastorali e sociali, tutte ispirate<br />

alla spiritualità paolina. Inoltre, in ogni parte<br />

del mondo, analoghe iniziative potranno<br />

essere realizzate nelle diocesi, nei santuari,<br />

nei luoghi di culto da parte di istituzioni<br />

religiose, di studio o di assistenza, che<br />

portano il nome di San Paolo o che si ispirano<br />

alla sua figura e al suo insegnamento».<br />

Zenit<br />

Lettera del Papa<br />

ai cattolici cinesi<br />

L<br />

’unità della Chiesa di Cina e la sua<br />

indipendenza dal potere politico,<br />

ossia il rispetto della libertà religiosa in modo<br />

che possa svolgere la sua missione<br />

evangelizzatrice, è la preoccupazione<br />

centrale della «Lettera del Santo Padre<br />

Benedetto XVI ai vescovi, ai presbiteri, alle<br />

persone consacrate e ai fedeli laici della<br />

Chiesa cattolica nella Repubblica popolare<br />

cinese», resa pubblica il 30 giugno scorso.<br />

È alla luce di tale preoccupazione<br />

centrale che discendono la ricerca di<br />

«dialogo» con il governo, ove lavorare<br />

assieme per il bene del popolo cinese, la<br />

negazione di qualsiasi ruolo e legittimità<br />

dell’Associazione patriottica, l’idea di una<br />

necessaria «normalità» della Chiesa cinese,<br />

con l’invito a Vescovi e fedeli a superare le<br />

divisioni ed a manifestare pubblicamente la<br />

loro fede e l’abolizione delle norme<br />

straordinarie fin qui concesse alla Chiesa in<br />

Cina. Annunciata da mesi e attesa anche<br />

dal governo cinese, la Lettera – 54 pagine<br />

nell’edizione italiana – ha anche due edizioni<br />

in cinese, tradizionale e semplificato,<br />

e sarà anche il testo che dovrebbe<br />

inaugurare la sezione cinese del sito internet<br />

della Santa Sede.<br />

Asia News<br />

Da Focus, 2006<br />

45


Anniversari<br />

A cura del Gruppo di Filatelia Religiosa<br />

“Don Pietro Ceresa”<br />

Filatelia religiosa<br />

100 anni di presenza a Formigine<br />

Le Figlie di Maria Ausiliatrice festeggiano la presenza<br />

da 100 anni nel Comune di Formigine in<br />

provincia di Modena. Conosciute come le “suore del<br />

Conventino” sono da 100 anni un sicuro punto di<br />

riferimento per i credenti e non. Sono stimate ed<br />

amate per la loro umile, silenziosa e costante presenza<br />

al servizio della comunità, sia dei credenti che<br />

civile. Traendo forza ed ispirazione unicamente dalla<br />

fede nel Signore, dall’affidamento a Maria Ausiliatrice<br />

ed esempio e coraggio dal metodo educativo<br />

“preventivo” di San Giovanni Bosco e della loro fondatrice<br />

Madre Maria Mazzarello. Nel corso di un<br />

secolo sono state “tutto” o “tanto” per bambini, ragazzi<br />

e giovani. Se Formigine può definirsi un Paese<br />

un po’ diverso dagli altri della zona, parte del merito<br />

va alla presenza e all’opera di questa Comunità<br />

di Suore Salesiane che ha notevolmente contribuito<br />

alla sua crescita morale e spirituale. L’Amministrazione<br />

Comunale ha promosso una mostra<br />

fotografica e documentaria, nonché la stampa di<br />

una cartolina commemorativa e l’utilizzo di un annullo<br />

postale figurato.<br />

Beata Teresa Grillo Michel<br />

In occasione del 150° anniversario della nascita della<br />

beata Madre Teresa Grillo Michel, il Circolo<br />

Filatelico di Alessandria, in collaborazione con<br />

l’Istituto Divina Provvidenza, ha promosso un annullo<br />

filatelico, in concomitanza con le celebrazioni<br />

della solennità della Madonna della Salve, nonché<br />

tre cartoline commemorative.<br />

Teresa Grillo nacque a Spinetta Marengo, in provincia<br />

di Alessandria nel 1855, da agiata e illustre<br />

famiglia. Si sposò nel 1877 con il capitano dei bersaglieri<br />

Giovanni Michel. Alla morte del marito nel<br />

1891 entrò in profonda depressione e si riprese alla<br />

lettura di un libro sulla vita del Cottolengo. Iniziò<br />

con l’aprire il suo palazzo ai poveri e ai fanciulli<br />

abbandonati “i poveri aumentano a più non posso<br />

e si vorrebbe poter allargare le braccia per accogliere<br />

tanti sotto le ali della Divina Provvidenza”,<br />

per poi far ristrutturare e ampliare un vecchio edificio<br />

per destinarlo al “Piccolo Ricovero della Divina<br />

Provvidenza”. Nel 1899, vestendo l’abito religioso,<br />

con otto sue collaboratrici, diede vita alla<br />

Congregazione delle Piccole Suore della Divina<br />

Provvidenza di cui ne divenne per 45 anni madre<br />

superiora. Fu in stretto contatto con Don Orione e<br />

su sua sollecitazione fondò diverse case nell’America<br />

Latina, dove andò ben sei volte. Morì nel 1944<br />

ad Alessandria.<br />

Angelo Siro<br />

46


Si sta completando l’ultimo lotto<br />

di lavori per il restauro della nostra<br />

Basilica.<br />

Le foto testimoniano l’avanzamento<br />

dei lavori e la loro urgente<br />

necessità.<br />

Foto galleria del restauro, sul sito www.donbosco-torino.it<br />

Per le tue offerte a favore del Santuario di Maria Ausiliatrice di Torino:<br />

1) Con Bonifico bancario: Direzione Generale Opere Don Bosco - Basilica Maria Ausiliatrice<br />

Banca Popolare di Sondrio - Agenzia 2 - Roma - IBAN: IT36 B 056 9603 2020 0000 8000x27<br />

2) Con Conto Corrente Postale: Ccp n. 214106<br />

Direzione Opere Don Bosco - Via Maria Ausiliatrice 32 - 10152 Torino<br />

Specificando nella causale: “Restauro Basilica”<br />

47


AVVISO PER IL PORTALETTERE In caso di MANCATO RECAPITO inviare a:<br />

TORINO CMP NORD per la restituzione al mittente - C.M.S. Via Maria Ausiliatrice, 32 - 10152 Torino<br />

il quale si impegna a pagare la relativa tassa.<br />

Abbonamento annuo: € 12,00<br />

• Amico € 15,00<br />

• Sostenitore € 20,00<br />

• Europa € 13,00<br />

• Extraeuropei € 17,00<br />

• Un numero € 1,20<br />

Spediz. in abbon. postale - Pubbl. inf. 45%<br />

MENSILE - ANNO XXIX - N° 1 - GENNAIO 2008<br />

Direttore: Giuseppe Pelizza – Vice Direttore e Archivio Rivista: Mario Scudu<br />

Diffusione e amministrazione: Teofilo Molaro – Direttore responsabile: Sergio Giordani<br />

Registrazione al Tribunale di Torino n. 2954 del 21-4-1980<br />

Stampa: Scuola Grafica Salesiana - Torino – Grafica e impaginazione: S.G.S.-TO - Giuseppe Ricci<br />

Corrispondenza: Rivista Maria Ausiliatrice, Via Maria Ausiliatrice 32 - 10152 Torino<br />

Telefoni: centralino 011.52.24.222 - rivista 011.52.24.203 - Fax 011.52.24.677<br />

Abbonamento: ccp n. 21059100 intestato a Sant. M. Ausiliatrice, Via M. Ausiliatrice 32 - 10152 Torino<br />

E-mail: rivista.maus@tiscali.it - Sito Internet: www.donbosco-torino.it<br />

SOMMARIO ➡➲<br />

FOTO DI COPERTINA:<br />

«Uno dei titoli del Cristo è Shilo,<br />

“Colui che ha diritto”, perché<br />

non esiste area della creazione<br />

che possa intendersi neutrale,<br />

o secolare, o in qualsiasi modo<br />

estranea al Suo diritto e<br />

dominio. Negare ogni diritto,<br />

potere, ed autorità a Dio,<br />

significa negare Lui<br />

ed il Suo Cristo».<br />

Mark R. Rushdoony<br />

Altre foto:<br />

Archivio Rivista - Archivio Dimensioni Nuove<br />

- Centro di Documentazione Mariana - Redazione<br />

ADMA - ICP - Editrice Elledici - Teofilo<br />

Molaro - Guerrino Pera - Gabriele Viviani<br />

- Umberto Gamba - Andreas Lothar - Mario<br />

Notario.<br />

2<br />

4<br />

6<br />

10<br />

12<br />

16<br />

18<br />

20<br />

24<br />

26<br />

Don Bosco: memoria e profezia!<br />

La pagina del Rettore - S. PELLINI<br />

Un anno di vita<br />

Editoriale - GIUSEPPE PELIZZA<br />

È giunta l’ora - Gesù racconta il<br />

Padre - M. GALIZZI<br />

Fondati sull’amore<br />

I Dodici - BENEDETTO XVI<br />

Pregate continuamente<br />

Settimana ecumenica<br />

Efrem il Siro<br />

Maria e i Padri - ROBERTO SPATARO<br />

Il fuoco della Russia<br />

Musica e Fede - FRANCO CAREGLIO<br />

Santi Mario, Marta e figli<br />

Un mese un Santo - MARIO SCUDU<br />

I peccati che gridano vendetta/2<br />

Celebrazione - TIMOTEO MUNARI<br />

I cattolici e le emergenze etiche<br />

Vita della Chiesa - P. G. ACCORNERO<br />

28<br />

31<br />

34<br />

36<br />

38<br />

40<br />

44<br />

Il martirio: suprema testimonianza<br />

- Spunti spirituali - E. DAL COVOLO<br />

Maria rinnova la F. S. - Adma nel<br />

mondo - DON SEBASTIANO VIOTTI<br />

Con l’Islam: amore e verità<br />

Meditazione - ANTONIO RUDONI<br />

Santuari della Liguria/5 - Santuari<br />

mariani/79 - CRISTINA SICCARDI<br />

La Madonna dell’aiuto<br />

Calendario mariano - MARIO MORRA<br />

Don Bosco biblista<br />

Santi di ieri e di oggi - PAOLO RISSO<br />

Notizie ed avvenimenti<br />

Mario Scudu<br />

46 Anniversari<br />

Filatelia religiosa - ANGELO SIRO<br />

47<br />

Aiuta la Basilica di Don Bosco<br />

Immagini del restauro<br />

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