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Spedizione in abb. postale 45% - art. 2 comma 20B - Legge 662/’96 - D.C./D.C.I. - Torino - Tassa Pagata / Taxe Perçue • ANNO XXIX - MENSILE - N° 1 - GENNAIO 2008<br />
RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINO<br />
Viviamo<br />
nel Signore
Il saluto La pagina<br />
del del Rettore<br />
Don Bosco:<br />
memoria e pro<br />
Carissimi fedeli lettori e lettrici,<br />
Innanzitutto GRAZIE per aver<br />
accolto con grande generosità<br />
l’appello di Don Silvio<br />
Roggia, maestro dei novizi dell’Africa<br />
Occidentale anglofona.<br />
Non solo si potranno realizzare le<br />
stazioni mariane richieste ma si<br />
potrà anche contribuire al sostentamento<br />
dei novizi per qualche<br />
mese. Maria Ausiliatrice interceda<br />
da Suo Figlio ogni grazia necessaria<br />
per i nostri benefattori.<br />
Per grazia di Dio siamo giunti<br />
anche quest’anno ad un nuovo appuntamento<br />
con il “mese salesiano”,<br />
denso di modelli di santità<br />
(San Francesco di Sales, Laura Vicuña,<br />
Don Bosco) ma anche di anniversari<br />
particolari come, ad esempio,<br />
il centenario della presenza dei<br />
salesiani nel Centro America dove<br />
per l’occasione il nostro caro Rettor<br />
Maggiore, il 31 gennaio prossimo,<br />
sarà a presenziare le solenni<br />
celebrazioni di ringraziamento e<br />
che vedono oggi Don Bosco patrono<br />
della nazione di Panama.<br />
L’anno scorso la Basilica dedicata<br />
a Don Bosco della capitale di<br />
Panama ha già registrato, durante<br />
la novena in preparazione alla festa<br />
del santo dei giovani, una partecipazione<br />
di circa 4000 persone<br />
al giorno. In qualità di predicatore<br />
della novena era stato chiamato<br />
S. E. il cardinale Oscar Rodríguez<br />
Maradiaga, salesiano, arcivescovo<br />
di Tegucigalpa, Honduras.<br />
Il programma dei festeggiamenti<br />
aveva raggiunto il culmine<br />
2<br />
nella sua festa, quando ha avuto<br />
luogo la tradizionale processione<br />
dell’effigie di Don Bosco, che,<br />
stando alle buone abitudini degli<br />
altri anni, ha avuto la presenza di<br />
circa 300.000 persone. La festa di<br />
Don Bosco è sicuramente una tra<br />
le più importanti di Panama. Nel<br />
corso della novena la gente che<br />
vive all’interno della nazione panamense<br />
ha potuto seguire la predicazione<br />
del cardinale grazie al<br />
contributo di Radio Nazionale di<br />
Panama, che ha trasmesso l’intera<br />
novena.<br />
Quest’anno, per la particolare<br />
ricorrenza il 31 gennaio potrete seguire<br />
la diretta televisiva delle celebrazioni<br />
anche su Telepace che<br />
trasmetterà da Panama e non da<br />
Valdocco. Siamo lieti che in tale<br />
ricorrenza si possa sentire il battito<br />
del cuore salesiano battere con<br />
forza e con grande respiro mondiale.<br />
Credo che anche questa ricorrenza<br />
ci offra l’occasione per<br />
essere riconoscenti al Signore perché<br />
qui da Valdocco sono partiti i<br />
primi missionari (1875) e per la<br />
presenza del carisma salesiano iniziato<br />
nel Centro America, esattamente<br />
nel novembre del 1907.<br />
Uniamoci, quindi, con spirito missionario<br />
alle molteplici schiere di<br />
giovani che hanno ricevuto e ricevono<br />
tutt’ora il grande dono di<br />
un carisma voluto dallo Spirito<br />
Santo, per la salvezza di molti.<br />
In questo mese v’invito, inoltre,<br />
ad immergervi nel passato, nella<br />
storia che segna ancor oggi la nostra<br />
storia e che non può prescindere<br />
dalle sorgenti del carisma salesiano<br />
nato in Piemonte e sviluppatosi<br />
in tutto il mondo.<br />
Uno dei punti di riferimento<br />
che ho trovato curioso e molto interessante,<br />
leggendo alcune fonti<br />
salesiane, sono state le testimonianze<br />
di Don Bonetti, un salesiano<br />
che intuì l’importanza della<br />
documentazione degli eventi di<br />
grazia e che ha descritto nei “Cinque<br />
lustri di storia dell’oratorio<br />
Salesiano”. Così scrive nell’introduzione:<br />
«Sono pagine stupende,<br />
che ritraggono al vivo le<br />
scene più belle della vita di Don<br />
Bosco, pubblicate per l’occasione<br />
del Cinquantesimo Anniversario
fezia!<br />
dell’Oratorio da lui fondato. Si<br />
leggono con un gusto ineffabile<br />
ed avidità incessante. All’amenità<br />
e novità del racconto rispondono<br />
lo stile tutto brio, la parola viva<br />
e scultoria ed altre doti mirabili.<br />
Quanti leggeranno quest’opera,<br />
o conobbero Don Bosco, – afferma<br />
Don Bonetti – non potranno<br />
far a meno che provare sentimenti<br />
d’indicibile gioia e di profonda<br />
commozione, vedendolo ritratto<br />
nel suo amabile candore, nell’ardenza<br />
de’ suoi primi anni di<br />
lavoro, nell’ansietà, nelle tristi e<br />
dolorose vicissitudini del suo apostolato,<br />
ma sempre mite, amorevole,<br />
pazientissimo, ed esclameranno:<br />
“Ecco Don Bosco! Così veramente<br />
diceva! Così veramente<br />
conversava!”. Quelli poi che non<br />
ebbero l’invidiata sorte di conoscerlo,<br />
impareranno ad amare e ad<br />
ammirare la sua memoria, perché<br />
fu grande nelle battaglie che dovette<br />
sostenere per continuare<br />
l’opera che Dio gli aveva affidato.<br />
Don Bonetti prima di volare alla<br />
contemplazione degli eterni<br />
splendori, lasciava finito questo<br />
suo lavoro, che sarà come prezioso<br />
monumento da lui innalzato per<br />
tramandare alle generazioni venture<br />
le tradizioni, le memorie dell’ammiranda<br />
istituzione di Don<br />
Bosco! Nessuno tra i figli, Cooperatori<br />
ed ammiratori dell’Apostolo<br />
della gioventù povera e derelitta<br />
deve andar privo di questo<br />
caro, soave ricordo».<br />
È un invito a non trascurare<br />
quanto la tradizione ci ha lasciato<br />
per ravvivare sempre più la passione<br />
per i giovani poveri ed abbandonati<br />
e per riappropriarci dell’entusiasmo<br />
degli inizi con la necessaria<br />
lettura e riflessione sulla<br />
sacra pedagogia che il Signore<br />
mette in atto per attirare tutti a sé<br />
e raccolta con grande amore nei<br />
nostri archivi e biblioteche.<br />
Potrebbe essere un impegno di<br />
ricerca e di lettura concreto ed arricchente<br />
per vivere ancor meglio<br />
la festa di Don Bosco. Cosa ne<br />
dite<br />
Don Sergio Pellini<br />
Rettore<br />
Foto ricordo<br />
400 giovani delle Ispettorie di Spagna<br />
e Portogallo in occasione del «Campo<br />
Bosco», 3 agosto 2007.<br />
Gruppo della Parrocchia<br />
di Solero (AL).<br />
Qui sotto: il gruppo<br />
della Parrocchia di<br />
Valganna (VA) con<br />
Don R. Caronelli.<br />
Foto di gruppo di allievi<br />
e genitori di Bra<br />
(CN).<br />
3
Editoriale<br />
Per comunicare<br />
non occorrono doti<br />
speciali. È sufficiente<br />
la buona volontà<br />
di andare incontro<br />
all’altro.<br />
All’inizio di un nuovo anno danza dinanzi a noi una sequenza di<br />
giorni che speriamo di stringere nell’abbraccio della vita. Facendoci<br />
il dono dell’esistenza, il Signore ci pone in essere e, sostenendoci nel<br />
vivere, fa sì che la nostra vita si sviluppi secondo la bontà che Lui<br />
ha voluto per noi. Se noi siamo disposti ad accoglierla. Il nostro esserci<br />
e la nostra crescita sono il tempo di cui siamo costituiti. Il nostro<br />
tempo e quello di nessun altro. Perché noi siamo tempo. Un tempo<br />
tutto nostro che nessuno può sottrarci o di cui può privarci. Siamo<br />
noi che decidiamo cosa farne del nostro tempo. Possiamo decidere<br />
di esser felici o infelici, entusiasti o annoiati. Talvolta pare che<br />
sia il tempo a caderci addosso e ci sentiamo sopraffatti, altre invece,<br />
sembra non bastarci mai, tanto crediamo in quello che facciamo.<br />
In questo tempo, tutto quello che accade, il dolore, la fatica, la<br />
gioia e lo stupore sono occasioni per esprimere come ognuno di noi<br />
è. In ogni gesto manifestiamo il senso che la vita ha per noi, soprattutto<br />
quando un gesto è intimo. Per questo, la coppia è il luogo privilegiato<br />
per comprendersi, tanto nel senso di comprendere l’altro, quanto<br />
in quello di comprendere se stessi. La coppia è l’occasione<br />
per scoprire il senso che ognuno dà alla vita. Iniziare<br />
un rapporto di coppia significa scoprire il mio profondo,<br />
chiarire il senso che la vita ha per me. Non a caso, infatti,<br />
alcuni innamorati dicono: «La mia vita non ha senso senza<br />
te». Il filosofo tedesco Martin Heidegger nella sua opera<br />
“Essere e tempo” dice che il punto fondamentale del<br />
percorso di ogni essere umano è il senso che si dà alla vita.<br />
Rifacendosi ad un altro pensatore, Edmund Husserl, afferma<br />
che l’uomo deve anzitutto comprendere chi è prima<br />
di potersi manifestare in pienezza. Se non ci fosse questa comprensione<br />
l’uomo non sarebbe in grado di diventare quello<br />
che è in potenza. Heidegger considera il presente come profondità,<br />
una profondità a cui accedere direttamente dalla superficie.<br />
La conoscenza di sé è un passo fondamentale per<br />
far sì che le ricchezze dell’uomo siano pienamente godute, consentendo<br />
così di vivere in pienezza l’istante che si è chiamati a vivere.<br />
L’invito alla conoscenza di sé non è certo una novità visto che altri<br />
filosofi, già a partire da Socrate, ne avevano mostrato l’importanza.<br />
Per non parlare poi di tanti Padri della Chiesa che hanno sempre<br />
evidenziato come il cammino spirituale inizi proprio con la conoscenza<br />
di se stessi. Nuova è invece la sottolineatura, tutta moderna,<br />
che l’uomo è un essere posto nel mondo, in una determinata cul-<br />
4
La conoscenza di sé<br />
è un passo fondamentale<br />
per sviluppare<br />
le proprie ricchezze<br />
e farne dono agli altri.<br />
tura, in un preciso spazio, con<br />
degli inequivocabili legami<br />
col mondo. Così, nel rapporto<br />
di coppia si è veri e reali,<br />
in quanto si è per l’altro in<br />
questo preciso momento, tanto<br />
che chi ama può dire: «Il<br />
mondo è bello, ora che conosco<br />
te». Questo rapporto permette<br />
quindi di conoscersi e di<br />
realizzarsi.<br />
Proprio per questo la coppia<br />
è una grande ricchezza<br />
non priva, comunque, di numerose<br />
e profonde sofferenze.<br />
Ma le difficoltà che si incontrano<br />
dimostrano solo la conoscenza<br />
parziale che si ha<br />
di se stessi e dell’altro. Queste<br />
difficoltà, tuttavia, possono<br />
essere un’occasione per conoscersi meglio e per crescere. Gli avvenimenti,<br />
anche avversi, esprimono sempre l’essenza di quello che<br />
siamo: sono opportunità per manifestare la nostra essenza, così profonda<br />
da essere sovente ignota, persino a noi stessi.<br />
Anche i momenti negativi possono venir sfruttati in modo positivo.<br />
Basta che si abbia coscienza di ciò che si vive e ci si voglia impegnare<br />
a vedere ciò che si prova dentro il nostro animo. Quasi come<br />
se noi fossimo spettatori posti dinanzi a noi stessi. Attuare nella<br />
coppia questa relazione profonda significa dirsi sempre tutto, e in particolar<br />
modo, di raccontarsi quanto di più doloroso accade nella relazione<br />
con l’altro, quello che dell’altro ferisce e dà fastidio. È, infatti,<br />
nei passaggi più critici, quelli che apparentemente sembrano<br />
di rottura, che la coppia sana ha la possibilità di crescere trovando<br />
spunto per il confronto, che alla fine darà l’opportunità ad entrambi<br />
di conoscersi meglio e di scoprire emozioni nuove di cui si è capaci,<br />
ma che difficilmente, nel quotidiano, emergono.<br />
Questa capacità di “dirsi” nella coppia, non richiede doti speciali,<br />
è sufficiente la buona volontà di andare incontro all’altro, sapendo<br />
che questo percorso permette a chi lo compie di scoprire se<br />
stesso e di crescere interiormente nella conoscenza di sé, e nell’autostima.<br />
Poiché ogni rottura che degenera chiusura, segna l’immaturità<br />
dei singoli e della coppia. Per questo il tempo che ci è dato, o<br />
meglio, quel tempo che noi siamo è l’opportunità, unica, che abbiamo<br />
per crescere nell’amore e nella fedeltà realizzando in tal modo<br />
quella amorosa volontà che Dio ha per noi. Che il nuovo anno sia<br />
per tutti segnato da questa crescita nell’affetto e nella tenerezza.<br />
Don Giuseppe Pelizza<br />
5
Gesù racconta il Padre<br />
Gv cap. 12<br />
Stiamo per meditare la pagina<br />
più importante del<br />
Vangelo di Giovanni, quella<br />
che fa da ponte tra la fine della<br />
vita pubblica (11,57) e l’inizio<br />
della Passione (13,1). Al centro<br />
c’è una meditazione di Gesù sulla<br />
sua passione, colma di tanti<br />
sentimenti. Essa inizia con la frase:<br />
“È giunta l’ora” (12,23) e si<br />
conclude con un’altra importante<br />
frase: “Quando sarò innalzato<br />
da terra attirerò tutti a me”<br />
(12,32). Il tutto è preceduto da<br />
tre episodi: “La cena di Betania”<br />
(12,1-8), un piccolo intermezzo<br />
(12,9-11), l’ingresso di Gesù in<br />
Gerusalemme (12,9-19); e la notizia<br />
che c’erano anche dei Greci<br />
o pagani, che volevano vedere<br />
Gesù (12,22); la finale del capitolo<br />
offre una lunga meditazione<br />
sull’Incredulità dei Giudei<br />
(12,37-43), seguita da un ultimo<br />
appello di Gesù a credere per salvarsi<br />
(12,43-50).<br />
Il cammino della meditazione<br />
è chiaro: fissare lo sguardo su<br />
Gesù, perché non si tratta di un<br />
semplice racconto ma di come<br />
Gesù interpreta quanto avviene:<br />
tutto lo vede in funzione della<br />
sua “ora” intesa non solo come<br />
“passione”, ma come passaggio<br />
da questo mondo al Padre. Logicamente<br />
tutto è pensato nella<br />
speranza e nella sicurezza che<br />
nulla sarà vano. Per chi imita Gesù<br />
tutto questo è molto importante<br />
perché sollecita il credente<br />
a fare della sua vita un “dono”.<br />
dicono tutta la tensione in cui si<br />
svolge. In 11,56-57 si dice che<br />
molti cercavano e, stando nel<br />
Tempio, dicevano: “Che ne dite<br />
verrà alla festa”... Ma i sommi<br />
sacerdoti e i farisei avevano dato<br />
ordini: “Chiunque sapesse dov’egli<br />
era doveva denunciarlo affinché<br />
lo si potesse arrestare”.<br />
Un ordine, questo della delazione,<br />
che non appare in nessun<br />
scritto rabbinico.<br />
In 12,9-10 si ripete qualcosa di<br />
simile: “Una grande folla di Giudei<br />
venne a sapere che Gesù si<br />
trovava là (a Betania) e vennero<br />
non soltanto per vedere Gesù,<br />
ma anche Lazzaro che egli aveva<br />
risvegliato dai morti. E i sommi<br />
sacerdoti decisero di far morire<br />
anche Lazzaro. Perché molti<br />
Giudei se ne andavano a causa<br />
di lui e credevano in Gesù”.<br />
È in questa situazione politica<br />
e di contrasto che si svolge la<br />
Cena di Betania (12,1-8); il cui tono<br />
è caratterizzato da una grande<br />
familiarità. Erano presenti Gesù,<br />
Lazzaro, Marta che serviva e<br />
Maria che compì un gesto meraviglioso:<br />
Prese una libra di<br />
profumo assai prezioso di puro<br />
nardo, e cosparse i piedi di Gesù<br />
e poi li asciugava con i suoi<br />
capelli e riempì tutta la casa di<br />
quel profumo. Ma ecco subito la<br />
contestazione di quello spreco.<br />
Secondo Mc 14,4 solo alcuni si<br />
indignarono; in Mt 26,8 invece<br />
tutti i discepoli dicono: “Perché<br />
questo spreco. Si poteva venderlo<br />
e dare i soldi a poveri”. Il no-<br />
L’unzione di Betania compiuta da Maria è un gesto profetico che ella compie<br />
indicando la morte e sepoltura di Gesù. La stessa grande quantità di profumo<br />
utilizzata indica l’unzione non solo del corpo fisico di Gesù, ma di tutto il suo<br />
Corpo Mistico.<br />
La cena di Betania (12,1-8)<br />
È un bellissimo racconto, racchiuso<br />
da alcune frasi simili che<br />
© Elledici / G. Schnoor<br />
6
stro evangelista attribuisce tutto<br />
a Giuda: è una sua abitudine. Si<br />
pensi a Tommaso, l’incredulo<br />
(Gv 20, 24-29); in Mc 16,14: tutti<br />
i discepoli sono rimproverati<br />
per la loro incredulità e ostinazione<br />
per non avere creduto a<br />
quelli che lo avevano visto. Comunque<br />
questa descrizione di<br />
Giuda delinea bene il traditore.<br />
Ora fissiamo Gesù che difende<br />
Maria. Dice: “Lasciatela in<br />
pace! Essa conservi questo gesto<br />
nella sua memoria fino al giorno<br />
della mia sepoltura”. Certo,<br />
Maria non pensava neppure alla<br />
sepoltura di Gesù, ma ora viene<br />
a sapere che Gesù oramai vive il<br />
pensiero della sua morte vicina.<br />
Lo dice anche la frase: “I poveri<br />
li avrete sempre con voi, ma<br />
non avrete sempre me”. L’accento<br />
è su “sempre-non sempre”,<br />
che suona come un annunzio della<br />
sua passione. È questo pensiero<br />
che oramai domina la vita<br />
di Gesù che egli cerca di vivere<br />
in unione con il Padre.<br />
© Elledici / G. Schnoor<br />
L’entrata in Gerusalemme avviene per l’evangelista Giovanni sotto il tono dell’umiltà.<br />
La città non deve temere perché Colui che entra non è un re potente<br />
e terribile, è il Messia umile e misericordioso.<br />
L’entrata in Gerusalemme<br />
(12,12-19)<br />
C’è una bella differenza nel<br />
racconto delle Palme tra i sinottici<br />
e Giovanni. Chi legge i Sinottici<br />
ha l’impressione che si<br />
descriva una carovana di Galilei<br />
che giungono a Gerusalemme<br />
per le feste pasquali e che nelle<br />
vicinanze della città inscenano<br />
un’entrata trionfale con Gesù. Invece<br />
secondo Mt 21,10, Gerusalemme<br />
sembra non conoscere<br />
Gesù. Infatti fu presa da agitazione<br />
e diceva: Chi è costui. E i<br />
Galilei a rispondere: Questi è il<br />
profeta, Gesù da Nazaret di Galilea.<br />
Nulla di ciò in Giovanni,<br />
dove la festa è inscenata dai Gerosolimitani<br />
il giorno dopo la Cena<br />
di Betania. La folla dei Gerosolimitani<br />
entusiasta per quanto<br />
è avvenuto a Lazzaro è tutta<br />
presa da entusiasmo quando viene<br />
a sapere che Gesù si sta avvicinando<br />
alla città: gli andò incontro<br />
con Palme per accoglierlo<br />
festosamente gridando: “Osanna,<br />
Benedetto colui che viene nel<br />
nome del Signore, il re di Israele”.<br />
Gesù ci sta e sale sopra un<br />
asinello. L’evangelista ne approfitta<br />
per evidenziare che si compie<br />
una profezia del profeta Zaccaria,<br />
che nell’originale inizia dicendo:<br />
“Rallegrati...”, mentre qui<br />
si dice: “Non temere, figlia di<br />
Sion. Ecco il tuo re viene seduto<br />
su un puledro d’asina”.<br />
L’evangelista sintetizza molto la<br />
profezia per presentare un Gesù<br />
umile, da cui solo può venire il<br />
bene e che non è da temere.<br />
Importante quanto segue: “I<br />
suoi discepoli sul momento non<br />
compresero queste cose, ma<br />
quando Gesù fu glorificato si ricordarono<br />
che queste cose erano<br />
state scritte di lui” (12,6).<br />
Questo significa che la piena conoscenza<br />
di Gesù è possibile solo<br />
dopo la sua Pasqua, un principio<br />
che vale per tutti i Vangeli<br />
che narrano quanto la Tradizione<br />
Apostolica ci ha trasmesso.<br />
Tutto ciò che si dice di Gesù<br />
nel Nuovo Testamento viene detto<br />
o letto nella luce pasquale sotto<br />
la guida dello Spirito Santo.<br />
Sorprende che l’evangelista<br />
non racconti se Gesù è entrato<br />
nel Tempio e che cosa abbia fatto.<br />
Si limita a parlare dell’entusiasmo<br />
della gente e della reazione<br />
dei farisei. Questi si sentono<br />
sconfitti e si dicono: “Vedete<br />
che non concludete nulla<br />
Ecco, il mondo è andato dietro<br />
a lui” (12,17-19).<br />
Ora è davvero giunta l’ora<br />
(12,20-36)<br />
C’erano anche dei Greci a Gerusalemme<br />
che, vedendo l’entusiasmo<br />
con cui Gesù è stato accolto,<br />
chiedono a Filippo: “Signore,<br />
vogliamo vedere Gesù”. E<br />
7
Filippo insieme ad Andrea li conduce<br />
dal Signore. La loro iniziativa<br />
è per Gesù il segno che la sua<br />
ora è giunta. Ma non segue nessun<br />
colloquio tra questi pellegrini<br />
e Gesù, probabilmente perché<br />
la loro venuta alla fede sarà possibile<br />
solo dopo la Pasqua. Infatti<br />
Gesù dice: “È giunta l’ora in cui<br />
sia glorificato il Figlio dell’uomo”.<br />
“Ora-Gloria”: l’ora infatti<br />
va dall’inizio della passione sino<br />
al suo innalzamento nella gloria.<br />
L’inizio comunque è la morte<br />
e Gesù nella speranza medita su<br />
di essa paragonandosi a un granellino<br />
di frumento: “Se il grano<br />
di frumento caduto in terra non<br />
muore, rimane solo, se invece<br />
muore porta frutto in abbondanza”<br />
e subito lo spiega in modo tale<br />
da potersi applicare al credente:<br />
“Chi s’attacca alla propria vita<br />
la perde, chi non s’attacca alla<br />
propria vita in questo mondo,<br />
la conserva per la vita eterna”. È<br />
logico che è innanzitutto Gesù<br />
colui che vive quanto insegna.<br />
Egli infatti sta per donarsi totalmente<br />
per la salvezza. E invita i<br />
discepoli a mettersi sulla stessa<br />
via, a seguirlo o servirlo con la<br />
certezza che il Padre lo onorerà.<br />
Seguono i vv. 27-28 che tanto<br />
richiamano il Getsemani sinottico.<br />
Là si dice: “L’anima mia<br />
è triste fino alla morte”. È un<br />
Gesù tanto umano; non può non<br />
temere la morte. Qui in Giovanni<br />
si legge: “L’anima mia è turbata<br />
e io non so cosa dire”, come<br />
pregare. Nel Getsemani si allontanò<br />
per pregare: “Padre, passi<br />
da me quest’ora”. Qui si chiede:<br />
“forse dirò: Padre, salvami da<br />
quest’ora Ma se è per quest’ora<br />
che sono venuto. Padre, glorifica<br />
il tuo nome”. Una frase che<br />
in Matteo ricorda il “Sia fatta la<br />
tua volontà”. Il “glorifica” però<br />
significa: “Padre, dimostra la tua<br />
gloriosa potenza di salvezza, anche<br />
in questo momento di totale<br />
rifiuto”. E il Padre ascoltò la preghiera<br />
del Figlio. “Venne infatti<br />
una voce dal cielo che diceva:<br />
© Elledici / G. Conti<br />
Il discorso che Gesù pronuncia dopo la Cena pasquale è una sintesi del suo<br />
compito messianico nel mondo. Giovanni presenta in questo brano i grandi temi<br />
della lotta fra la luce e le tenebre, del dramma dell’incredulità e il mistero<br />
dell’iniquità che sembra travolgere il mondo.<br />
L’ho glorificato e lo glorificherò<br />
ancora”. Malgrado la morte,<br />
la storia della salvezza umana<br />
non si ferma, anzi.<br />
Ci si permetta una parentesi.<br />
Gesù ha detto: “Glorifica il tuo<br />
nome”. Ma il Padre glorifica anche<br />
il Figlio il cui agire si sintonizza<br />
con l’agire del Padre. La<br />
passione infatti non è solo passione<br />
del Figlio, ma come si dice<br />
anche “Passione del Padre”.<br />
Chi rifiuta il Figlio, rifiuta il Padre.<br />
Ebbene, in questa situazione<br />
i due si sentono “rifiutati”, però<br />
continuano insieme a cercare<br />
una via di salvezza anche per chi<br />
li rifiuta. Tanto grande è l’amore<br />
del Padre e del Figlio.<br />
Torniamo alla voce venuta dal<br />
cielo. La folla la interpreta diversamente:<br />
chi dice che si tratta di<br />
un tuono, altri che un angelo gli<br />
ha parlato. Di fatto dimostra la<br />
sua inettitudine a scoprire ciò che<br />
viene da Dio; non percepisce che<br />
proprio ad essa si rivolge il segno<br />
del Padre che garantisce la glorificazione<br />
del Figlio, le cui parole<br />
sono ora rivelatrici “Ora c’è il<br />
giudizio di questo mondo, ora il<br />
principe di questo mondo sarà<br />
cacciato fuori”. Ecco l’affermazione<br />
della vittoria di Gesù;<br />
un’“ora” maestoso, ripetuto, che<br />
si ricollega all’“ora” del turbamento<br />
(v. 27), che a sua volta faceva<br />
eco al l’“ora venuta” (v. 23).<br />
Questo trionfo viene enunciato in<br />
una sola frase, in due maniere<br />
complementari: innanzitutto si dice<br />
che il giudizio è la disfatta del<br />
Principe di questo mondo; poi segue<br />
l’espressione più solenne: “E<br />
io, quando sarò innalzato da terra,<br />
attirerò tutti a me”. Si noti il<br />
passivo teologico: “sarò innalzato”.<br />
È il Padre che sta glorificando<br />
al massimo il Figlio suo presentandolo<br />
come il “vero e l’unico<br />
Salvatore”. Il termine “innalzato”<br />
dice la verticalità della croce<br />
e al tempo stesso quella dell’esaltazione<br />
o glorificazione totale<br />
del Figlio. Il primo aspetto,<br />
come dice Gesù e intende la gente,<br />
indica “di quale morte doveva<br />
morire” (v. 33), ma il secondo è<br />
annuncio della totale vittoria.<br />
La gente si ribella di fronte<br />
alla morte del Messia: è contro<br />
la Legge. Ma Gesù ribadisce il<br />
suo pensiero in modo positivo,<br />
cercando di invitare alla fede:<br />
“Ancora per poco tempo la luce<br />
è tra voi. Camminate mentre ave-<br />
8
te la luce, perché non vi sorprendano<br />
le tenebre; chi cammina<br />
nelle tenebre non sa dove<br />
va. Mentre avete la luce, credete<br />
nella luce per diventare figli<br />
della luce”. Poi Gesù se ne andò<br />
e si nascose da loro.<br />
Il mistero dell’incredulità<br />
(12,37-43)<br />
Facendo un bilancio dell’attività<br />
di Gesù l’autore con tristezza<br />
costata: “Malgrado avesse compiuto<br />
così grandi segni miracolosi<br />
(si pensi a Lazzaro redivivo)<br />
non credettero in lui”. I prodigi<br />
e anche la sua parola non<br />
sono serviti a suscitare la fede in<br />
lui. La maggior parte dei giudei<br />
dominati da un magistero oppressivo<br />
e fatto di controlli ha<br />
impedito un’adesione alla fede.<br />
L’evangelista cerca una risposta<br />
nelle Scritture e cita Isaia il quale<br />
ha pure sperimentato il rifiuto:<br />
“Signore, chi ha creduto alla<br />
nostra parola, al nostro annuncio<br />
A chi è stata rivelata la<br />
potenza del Signore”. L’annuncio<br />
non è stato accettato, anzi<br />
con ostinazione rifiutato: sotto<br />
la guida dei loro capi hanno indurito<br />
il loro cuore e si sono rifiutati<br />
di convertirsi. Malgrado<br />
tutto ciò il testo scoppia di speranza<br />
e il Signore dice: “Ma io<br />
li risanerò”. Quanto è successo<br />
non è l’ultima parola. E i segni<br />
dopo la Pasqua sono evidenti. Sì,<br />
è vero che tanti si sono opposti<br />
a Gesù, ma perché avevano paura.<br />
Accogliere Gesù significava<br />
andare contro corrente, essere<br />
espulsi dalla sinagoga, emarginati,<br />
umiliati. Il giudizio dell’evangelista<br />
è duro: “Amavano<br />
infatti la gloria degli uomini più<br />
che la gloria di Dio” (12,43).<br />
Credere in Gesù (12,44-50)<br />
È un brano fantastico quasi<br />
tutto composto dalle frasi e dagli<br />
appelli più significativi che<br />
Gesù ha pronunciato nel suo ministero<br />
pubblico, ora conclusosi.<br />
L’evangelista li presenta come<br />
ultimo e accorato appello di Gesù<br />
a ogni ascoltatore o lettore<br />
della sua parola, come un impellente<br />
richiamo alla necessità<br />
della fede per salvarsi e avere la<br />
vita eterna. Rileggiamoli insieme.<br />
Gesù urlò e disse: “Chi crede<br />
in me, non crede in me ma in colui<br />
che mi ha mandato. E chi vede<br />
me, vede colui che mi ha mandato.<br />
Io sono la luce venuta nel<br />
mondo, affinché chiunque crede<br />
in me non rimanga nelle tenebre.<br />
E se qualcuno ascolta le mie<br />
parole e non le custodisce, io non<br />
lo giudico, perché non sono venuto<br />
per giudicare il mondo, ma<br />
per salvare il mondo. Chi mi rifiuta<br />
e non ascolta le mie parole,<br />
ha già chi lo giudica: la parola<br />
che io ho detto lo giudicherà<br />
nell’ultimo giorno. Io non ho<br />
parlato da me stesso, ma il Padre<br />
che mi ha mandato mi ha ordinato<br />
quello che dovevo dire e<br />
di cui dovevo parlare. E io so<br />
che il suo comandamento è vita<br />
eterna. Perciò le cose che io dico,<br />
le dico come il Padre le ha<br />
dette a me”.<br />
Qui si parla di una fede che<br />
non è credere qualcosa o credere<br />
in qualcosa, ma di una fede<br />
che è accoglienza di Gesù, Figlio<br />
di Dio, immagine e rivelatore<br />
del Padre che lo ha mandato.<br />
È una fede che non nasce<br />
dai segni, ma dalla sua parola,<br />
una parola che se rifiutata si fa<br />
giudizio di condanna nell’ultimo<br />
giorno. È una fede in Gesù-Luce,<br />
necessaria per non camminare<br />
nelle tenebre. È una fede<br />
che si fa contemplazione di Gesù<br />
e che è certezza di vedere in<br />
lui il Padre. Di conseguenza è<br />
una fede che è ascolto, nella certezza<br />
che ascoltare Gesù è ascoltare<br />
il Padre. È, insomma un’ubbidienza<br />
della fede, come direbbe<br />
Paolo (Rm 1,5) che si fa<br />
vita eterna, salvezza, salvezza<br />
eterna.<br />
Gesù presenta se stesso come il chicco di grano che deve marcire per<br />
poter portare frutto. Un’immagine campestre per indicare l’evento della<br />
Sua morte e Risurrezione.<br />
Preghiamo<br />
Signore Gesù, non giudicasti un<br />
tesoro geloso la tua uguaglianza<br />
con Dio, hai umiliato te stesso<br />
e ti sei fatto in tutto uguale a<br />
noi. Hai assunto anche la tristezza,<br />
il turbamento, la paura<br />
della morte. Hai voluto essere<br />
un perfetto uomo e ti sei fatto<br />
nostro fratello, e non ti vergogni<br />
di esserlo. Grazie, fratello Gesù,<br />
ma aiutami a trarne le conseguenze<br />
nella mia vita, donami<br />
di sentire tutti come fratelli, di<br />
pensare che anche un nemico è<br />
mio fratello. Donami, con l’aiuto<br />
del tuo spirito di vivere con<br />
coerenza queste verità, fissando<br />
lo sguardo su di te. Voglio imitarti<br />
fino in fondo, Signore Gesù.<br />
Aiutami. Amen!<br />
Mario Galizzi<br />
9
La Catechesi di Benedetto XVI<br />
I Dodici<br />
Attraverso il ministero apostolico<br />
la Chiesa, comunità<br />
radunata dal Figlio<br />
di Dio venuto nella carne, vivrà<br />
nel succedersi dei tempi edificando<br />
e nutrendo la comunione<br />
in Cristo e nello Spirito, alla<br />
quale tutti sono chiamati e nella<br />
quale possono fare esperienza<br />
della salvezza donata dal Padre.<br />
I Dodici – come dice il Papa Clemente,<br />
terzo Successore di Pietro,<br />
alla fine del I secolo – ebbero<br />
cura, infatti, di costituirsi dei<br />
successori (cf 1 Clem 42,4), affinché<br />
la missione loro affidata<br />
continuasse dopo la loro morte.<br />
Nel corso dei secoli la Chiesa,<br />
organicamente strutturata sotto<br />
la guida dei legittimi Pastori, ha<br />
così continuato a vivere nel mondo<br />
come mistero di comunione,<br />
Cristo Pantocrate, Battistero Firenze.<br />
Gesù, quale centro della storia umana, è il Signore del cosmo. Da Lui provengono<br />
la vita e la bontà dell’esistenza. In basso: la chiesa di San Clemente a Roma.<br />
nel quale si rispecchia in qualche<br />
misura la stessa comunione trinitaria,<br />
il mistero di Dio stesso.<br />
Trinità sorgente della Chiesa<br />
Già l’apostolo Paolo accenna<br />
a questa suprema sorgente trinitaria,<br />
quando augura ai suoi cristiani:<br />
“La grazia del Signore Gesù<br />
Cristo, l’amore di Dio e la comunione<br />
dello Spirito Santo siano<br />
con tutti voi” (2 Cor 13,13).<br />
Queste parole, probabile eco del<br />
culto della Chiesa nascente, evidenziano<br />
come il dono gratuito<br />
dell’amore del Padre in Gesù Cristo<br />
si realizzi e si esprima nella<br />
comunione attuata dallo Spirito<br />
Santo. Questa interpretazione,<br />
basata sullo stretto parallelismo<br />
che il testo stabilisce fra i tre genitivi<br />
(“la grazia del Signore Gesù<br />
Cristo ... l’amore di Dio ... e<br />
la comunione dello Spirito Santo”),<br />
presenta la “comunione”<br />
come dono specifico dello Spirito,<br />
frutto dell’amore donato da<br />
Dio Padre e della grazia offerta<br />
dal Signore Gesù.<br />
Uniti nello Spirito<br />
Peraltro, il contesto immediato,<br />
caratterizzato dall’insistenza<br />
sulla comunione fraterna, ci orienta<br />
a vedere nella “koinonía” dello<br />
Spirito Santo non solo la “partecipazione”<br />
alla vita divina quasi<br />
singolarmente, ognuno per sé,<br />
10
ma anche logicamente la “comunione”<br />
tra i credenti che lo<br />
Spirito stesso suscita come suo<br />
artefice e principale agente (cf<br />
Fil 2,1). Si potrebbe affermare<br />
che grazia, amore e comunione,<br />
riferiti rispettivamente al Cristo,<br />
al Padre e allo Spirito, sono aspetti<br />
diversi dell’unica azione divina<br />
per la nostra salvezza, azione<br />
che crea la Chiesa e fa della Chiesa<br />
– come dice san Cipriano nel<br />
III secolo – «un popolo adunato<br />
dall’unità del Padre, del Figlio e<br />
dello Spirito Santo» (De Orat.<br />
Dom., 23: PL 4,536).<br />
Comunione<br />
con l’amore trinitario<br />
L’idea della comunione come<br />
partecipazione alla vita trinitaria<br />
è illuminata con particolare intensità<br />
nel Vangelo di Giovanni,<br />
dove la comunione d’amore che<br />
lega il Figlio al Padre e agli uomini<br />
è al tempo stesso il modello<br />
e la sorgente della comunione<br />
fraterna, che deve unire i discepoli<br />
fra loro: “Amatevi gli uni gli<br />
altri, come io ho amato voi” (Gv<br />
15,12; cf 13,34). “Che essi siano<br />
uno, come noi siamo uno” (Gv<br />
17,21.22). Quindi, comunione degli<br />
uomini col Dio Trinitario e<br />
comunione degli uomini tra loro.<br />
Nel tempo del pellegrinaggio terreno<br />
il discepolo, mediante la comunione<br />
col Figlio, può già partecipare<br />
della vita divina di Lui<br />
e del Padre: “La nostra comunione<br />
è col Padre e col Figlio suo<br />
Gesù Cristo” (1Gv1,3). Questa<br />
vita di comunione con Dio e fra<br />
noi è la finalità propria dell’annuncio<br />
del Vangelo, la finalità<br />
della conversione al cristianesimo:<br />
“Quello che abbiamo veduto<br />
e udito, noi lo annunziamo anche<br />
a voi, perché anche voi siate<br />
in comunione con noi” (1Gv1,2).<br />
Quindi, questa duplice comunione<br />
con Dio e tra di noi è inseparabile.<br />
Dove si distrugge la comunione<br />
con Dio, che è comunione<br />
col Padre, col Figlio e con<br />
lo Spirito Santo, si distrugge anche<br />
la radice e la sorgente della<br />
comunione fra di noi. E dove non<br />
viene vissuta la comunione fra di<br />
noi, anche la comunione col Dio<br />
Trinitario non è viva e vera, come<br />
abbiamo sentito.<br />
Adesso facciamo un ulteriore<br />
passo. La comunione – frutto dello<br />
Spirito Santo – è nutrita dal Pane<br />
eucaristico (cf 1 Cor 10,16-<br />
17) e si esprime nelle relazioni<br />
fraterne, in una sorta di anticipazione<br />
del mondo futuro. Nell’Eucaristia<br />
Gesù ci nutre, ci unisce<br />
con Sé, con il Padre, con lo<br />
Spirito Santo e tra di noi, e questa<br />
rete di unità che abbraccia il<br />
mondo è un’anticipazione del<br />
mondo futuro in questo nostro<br />
tempo. Proprio così, essendo anticipazione<br />
del mondo futuro, la<br />
comunione è un dono anche con<br />
conseguenze molto reali, ci fa<br />
uscire dalle nostre solitudini, dalle<br />
chiusure in noi stessi, e ci rende<br />
partecipi dell’amore che ci<br />
unisce a Dio e fra di noi. È facile<br />
comprendere quanto grande<br />
sia questo dono, se solo pensiamo<br />
alle frammentazioni e ai conflitti<br />
che affliggono le relazioni<br />
fra i singoli, i gruppi e i popoli<br />
interi. E se non c’è il dono dell’unità<br />
nello Spirito Santo, la<br />
frammentazione dell’umanità è<br />
inevitabile. La “comunione” è<br />
veramente la buona novella, il<br />
rimedio donatoci dal Signore<br />
contro la solitudine che oggi minaccia<br />
tutti, il dono prezioso che<br />
ci fa sentire accolti e amati in<br />
Dio, nell’unità del suo Popolo<br />
radunato nel nome della Trinità;<br />
è la luce che fa risplendere la<br />
Chiesa come segno innalzato fra<br />
Santa Trinità, 1577, El Greco, Museo del Prado, Madrid.<br />
La Chiesa è costituita nell’amore trinitario.<br />
Dalla comunione col Padre e<br />
il Figlio e lo Spirito Santo trae la sua<br />
forza e vitalità che le consentono di<br />
percorrere i secoli sostenuta dalla dinamica<br />
dell’eternità divina.<br />
i popoli: “Se diciamo che siamo<br />
in comunione con lui e camminiamo<br />
nelle tenebre, mentiamo e<br />
non mettiamo in pratica la verità.<br />
Ma se camminiamo nella luce,<br />
come egli è nella luce, siamo<br />
in comunione gli uni con gli altri”<br />
(1Gv1,6s). La Chiesa si rivela<br />
così, nonostante tutte le fragilità<br />
umane che appartengono<br />
alla sua fisionomia storica, una<br />
meravigliosa creazione d’amore,<br />
fatta per rendere Cristo vicino<br />
a ogni uomo e a ogni donna<br />
che voglia veramente incontrarlo,<br />
fino alla fine dei tempi. E nella<br />
Chiesa, il Signore rimane sempre<br />
contemporaneo con noi. La<br />
Scrittura non è una cosa del passato.<br />
Il Signore non parla nel passato<br />
ma parla nel presente, parla<br />
oggi con noi, ci dà luce, ci mostra<br />
la strada della vita, ci dà comunione<br />
e così ci prepara e ci<br />
apre alla pace.<br />
Benedetto XVI<br />
L’Osservatore Romano, 30-03-2006<br />
11
Pregate continu<br />
Settimana ecumenica<br />
(1Tess5,17)<br />
La Settimana di preghiera per<br />
l’unità dei cristiani nel<br />
2008 celebra il centenario<br />
dell’istituzione dell’Ottavario<br />
per l’unità della Chiesa.<br />
Cento anni fa, padre Paul<br />
Wattson, un ministro episcopaliano<br />
(anglicano degli Stati Uniti),<br />
co-fondatore della Society of<br />
the Atonement (Comunità dei<br />
Frati e delle Suore dell’Atonement)<br />
a Graymoor (Garrison,<br />
New York) introdusse un Ottavario<br />
di preghiera per l’unità dei<br />
cristiani, celebrato per la prima<br />
volta dal 18 al 25 gennaio 1908.<br />
Esattamente sessanta anni più<br />
tardi, nel 1968, le chiese e le parrocchie<br />
di tutto il mondo ricevettero<br />
per la prima volta il materiale<br />
per la Settimana di preghiera<br />
per l’unità dei cristiani,<br />
preparato congiuntamente dalla<br />
commissione Fede e Costituzione<br />
(Consiglio ecumenico delle<br />
chiese) e dal Segretariato per la<br />
promozione dell’unità dei cristiani<br />
(Chiesa cattolica).<br />
Oggi la cooperazione fra chiese,<br />
parrocchie, e comunità anglicane,<br />
protestanti, ortodosse e<br />
cattoliche nel preparare e celebrare<br />
la Settimana di preghiera è<br />
divenuta una prassi comune. Ciò<br />
stesso evidenzia marcatamente<br />
l’efficacia della preghiera, e ci<br />
legittima a parlare della storia<br />
della Settimana come di un successo,<br />
e una fonte di gioia e gratitudine.<br />
Cogliendo l’occasione di questi<br />
due anniversari per ripercorrere<br />
la storia della Settimana, risulta<br />
evidente che pregare per<br />
l’unità non è un’invenzione del<br />
secolo scorso. Gesù stesso ha<br />
pregato il Padre: “fa’ che siano<br />
© G. Viviani, Collina delle Croci, Šiauliai, Lituania.<br />
tutti una cosa sola” (Gv 17,21) e<br />
da allora i cristiani hanno fatto<br />
propria questa preghiera nei modi<br />
più diversi. Nel contesto di<br />
divisione, i cristiani di tutte le<br />
tradizioni hanno pregato con la<br />
consapevolezza della loro unione<br />
nella preghiera di Cristo per<br />
l’unità dei suoi discepoli. L’antica<br />
liturgia ortodossa quotidiana,<br />
per esempio, invita i fedeli a<br />
pregare per la pace e per l’unità<br />
di tutti.<br />
I precedenti della Settimana<br />
risalgono alla metà del diciannovesimo<br />
secolo. L’importanza e<br />
il bisogno della preghiera, e non<br />
ultimo della preghiera per l’unità<br />
fra i cristiani divisi, furono enfatizzati<br />
in moltissimi movimenti<br />
La preghiera di tutti i cristiani s’inserisce nella preghiera dell’unico orante che<br />
è Cristo. Solo la sua supplica al Padre salva il mondo e dona agli uomini il dono<br />
della pace e dell’unità.<br />
12
amente<br />
La preghiera ecumenica invoca da Dio<br />
il dono dell’unità della Chiesa, affinché<br />
il mondo creda. Il tema di quest’anno<br />
sprona le comunità credenti a vivere intensamente<br />
la realtà della preghiera di<br />
Cristo.<br />
e circoli di diverse chiese – fra<br />
cui ricordiamo il Movimento di<br />
Oxford, la World’s Evangelical<br />
Alleance e le varie iniziative di<br />
preghiere per le donne. Nella sua<br />
Lettera irenica a tutte le Chiese<br />
ortodosse, il Patriarca Ioachim<br />
III sottolineò che l’unità fra tutti<br />
i cristiani è “oggetto di costante<br />
preghiera e supplica”.<br />
Paul Wattson e Paul Couturier<br />
Quando padre Paul Wattson<br />
concepì l’Ottavario di preghiera<br />
– che è considerato l’inizio della<br />
Settimana per l’unità dei cristiani,<br />
così come la celebriamo<br />
oggi – egli vedeva l’unità come<br />
il ritorno delle varie chiese alla<br />
Chiesa cattolica di Roma. Ciò<br />
influì sulla scelta della data dell’Ottavario:<br />
dal 18 gennaio, festa<br />
della Cattedra di San Pietro nella<br />
Chiesa cattolica, al 25 gennaio,<br />
festa della Conversione di San<br />
Paolo. Dopo che la Society of the<br />
Atonement fu accolta corporativamente<br />
nella Chiesa cattolica,<br />
nel 1909, Papa Pio X diede all’Ottavario<br />
la sua benedizione<br />
ufficiale.<br />
Verso la metà del 1930 l’abate<br />
Paul Couturier di Lione (Francia),<br />
diede un nuovo orientamento<br />
all’Ottavario per l’unità<br />
della Chiesa. All’epoca l’osservanza<br />
dell’Ottavario aveva iniziato<br />
a diffondersi nella Chiesa<br />
cattolica, e in un esiguo numero<br />
di Comunità anglicane che erano<br />
simpatetiche con la riunione<br />
con il Vescovo di Roma. Questo<br />
approccio, però, era rifiutato, dal<br />
punto di vista teologico, da molti<br />
cristiani fuori dalla Chiesa cattolica<br />
di Roma. L’abate Couturier<br />
mantenne le date del 18-25 gennaio,<br />
ma cambiò la terminologia;<br />
la “Settimana universale di<br />
preghiera per l’unità dei cristiani”<br />
che egli promosse, intendeva<br />
essere per l’unità della Chiesa<br />
“come Dio vuole”.<br />
Verso la celebrazione comune<br />
© G. Viviani<br />
Il 25 gennaio 1959, a conclusione<br />
dell’ottava di preghiera per<br />
l’unità, Papa Giovanni XXIII<br />
convocò il Concilio Vaticano II,<br />
che portò la Chiesa cattolica energicamente<br />
nel Movimento ecumenico.<br />
Il Concilio finalmente<br />
aprì le porte ad una cooperazione<br />
ufficiale fra il Segretariato Fede<br />
e Costituzione del Consiglio<br />
ecumenico delle chiese e il Segretariato<br />
per la promozione dell’unità<br />
del Vaticano. Nel 1966 si<br />
tenne una consultazione congiunta<br />
sulla Settimana di preghiera<br />
per l’unità dei cristiani,<br />
che si concluse con l’istituzione<br />
di un gruppo misto di lavoro per<br />
la preparazione del materiale della<br />
Settimana. Nel 1968 il primo<br />
progetto era pronto. Dal 1973<br />
ogni anno un gruppo ecumenico,<br />
da diverse parti del mondo, viene<br />
invitato a preparare la prima<br />
bozza del materiale della Settimana,<br />
che viene poi rivisto dalla<br />
Commissione preparatoria internazionale.<br />
Questo “viaggiare”<br />
intorno al globo sottolinea il carattere<br />
realmente ecumenico della<br />
Settimana di preghiera.<br />
La lunga storia di collaborazione<br />
ha portato, nel 2004, alla<br />
pubblicazione congiunta del testo<br />
da parte della commissione<br />
Fede e Costituzione e del Pontificio<br />
consiglio per la promozione<br />
dell’unità fra i cristiani.<br />
Il testo biblico<br />
e il tema scelto per il 2008<br />
Il testo biblico per il centenario<br />
della Settimana è preso dalla<br />
Prima Lettera ai Tessalonicesi.<br />
Il testo “pregate continuamente”<br />
(1 Ts5,17) ribadisce il<br />
ruolo essenziale della preghiera<br />
nella comunità cristiana per far<br />
crescere i fedeli nella loro relazione<br />
con Cristo e fra loro. Il testo<br />
si snoda in una serie di “imperativi”,<br />
affermazioni con cui<br />
Paolo incoraggia la comunità a<br />
manifestare l’unità data da Dio in<br />
Cristo, perché possa essere in<br />
concreto ciò che è di principio:<br />
13
l’unico Corpo di Cristo, reso visibilmente<br />
uno in quel luogo.<br />
La Lettera ai Tessalonicesi –<br />
datata fra il 50 e il 51 d.C. e considerata<br />
da molti esegeti una delle<br />
più antiche di Paolo – riflette<br />
l’intensa relazione dell’apostolo<br />
con la comunità cristiana di Tessalonica.<br />
Appena scampato dalla<br />
persecuzione a Filippi – ove<br />
Paolo e i suoi compagni Sila e Timoteo<br />
erano stati aggrediti dalla<br />
folla, bastonati su ordine dei<br />
giudici della città, e gettati in prigione<br />
(cf At 17,1-9) – Paolo aveva<br />
fondato la chiesa di Tessalonica<br />
in poche settimane di lavoro<br />
intenso, prima che altri attacchi<br />
lo conducessero a Berèa e da<br />
lì ad Atene (cf 17,10-15). Paolo<br />
nutriva grandi speranze per la<br />
chiesa in Tessalonica: la sua crescita<br />
nella fede, nella speranza e<br />
nell’amore, la sua recezione della<br />
Parola nonostante la sofferenza,<br />
e la sua gioia nello Spirito<br />
Santo, tutto ciò gli suscitava ammirazione<br />
e lode (cf 1Ts2,13-14).<br />
Nonostante ciò, tuttavia, egli nutriva<br />
anche qualche preoccupazione.<br />
La sua partenza repentina<br />
non gli aveva dato il tempo di<br />
consolidare il lavoro iniziato, e<br />
aveva ricevuto notizie che lo preoccupavano.<br />
Alcune difficoltà<br />
venivano dall’esterno, prima fra<br />
tutte la persecuzione della comunità<br />
e dei suoi membri (cf<br />
2,14). Altri problemi venivano<br />
dall’interno: alcuni si comportavano<br />
secondo la cultura predominante<br />
all’epoca più che secondo<br />
la nuova vita in Cristo (cf<br />
4,1-8); altri nella comunità avevano<br />
sollevato obiezioni contro<br />
chi rivestiva ruoli di leadership<br />
e di autorità, fra cui lo stesso<br />
Paolo (cf 2,3-7.10); altri, infine,<br />
erano disperati per la sorte di coloro<br />
che erano morti prima del ritorno<br />
di Cristo: sarebbe forse stato<br />
negato loro un posto nel regno<br />
di Dio Forse che la promessa<br />
di salvezza per loro e per altri<br />
era vana (cf 4,13)<br />
Temendo che il suo lavoro fosse<br />
stato inutile, e non più in grado<br />
di “sopportare quella situazione”<br />
(3,1) Paolo, impossibilitato<br />
a tornare, aveva mandato Timoteo<br />
a Tessalonica. Timoteo<br />
era tornato con buone notizie circa<br />
la grande fede e l’amore della<br />
comunità, e anche circa la continua<br />
fedeltà verso Paolo. La Prima<br />
Lettera ai Tessalonicesi era<br />
Se i credenti seguono Gesù in modo autentico non possono non sentire nella<br />
loro anima il dramma della separazione delle Chiese.<br />
© G. Viviani<br />
Maria che è stata all’origine della<br />
Chiesa, l’orante in attesa della Pentecoste,<br />
implori dalla misericordia di<br />
Dio, il dono dell’unità per la Chiesa<br />
di Cristo.<br />
la risposta di Paolo a questa buona<br />
notizia, ma anche alle difficoltà<br />
che la chiesa nascente doveva<br />
affrontare. Dapprima egli<br />
ringraziava la comunità per la<br />
forza dimostrata davanti alle persecuzioni.<br />
In secondo luogo, pur<br />
esprimendo tutto il suo sollievo<br />
e la sua gioia per le notizie ricevute<br />
dal resoconto di Timoteo,<br />
egli riconosceva nella comunità<br />
i semi della divisione, e perciò si<br />
affrettava ad affrontare tutte le<br />
questioni sorte al suo interno circa<br />
il comportamento personale<br />
(cf 4,9-12), la leadership (cf 5,12-<br />
13a) e la speranza della vita eterna<br />
in Cristo (cf 4,14-5,11).<br />
Uno degli scopi centrali di<br />
Paolo era di cementare l’unione<br />
nella comunità. Neppure la morte<br />
rompe i legami che ci uniscono<br />
come unico Corpo di Cristo;<br />
Cristo è morto e risorto per<br />
tutti noi, cosicché alla venuta di<br />
Cristo, sia coloro che già si sono<br />
addormentati, che quelli ancora<br />
vivi possano “vivere con<br />
lui” (5,10).<br />
Questo portò Paolo agli “imperativi”<br />
del testo (cf 5,13b-18),<br />
14
che sono stati scelti da una lista<br />
di esortazioni leggermente più<br />
lunga, per formare il testo base<br />
della Settimana dell’unità quest’anno.<br />
Il passaggio inizia con<br />
l’esortazione di Paolo ai membri<br />
della comunità: “vivete in pace<br />
tra voi” (5,13b), una pace che<br />
non è semplicemente assenza di<br />
conflitto, ma uno stato di armonia<br />
in cui i doni di tutti, nella<br />
comunità, contribuiscono alla<br />
sua fioritura e alla sua crescita rigogliosa.<br />
Eccezionalmente, l’apostolo<br />
Paolo non offre un insegnamento<br />
teologico astratto, e neppure<br />
parla di emozioni e sentimenti.<br />
Proprio come nel famoso testo<br />
sulla carità di 1 Corinzi 13, egli<br />
esorta piuttosto ad azioni specifiche,<br />
a modi concreti di comportamento,<br />
attraverso cui i membri<br />
della comunità rivelino l’impegno<br />
e la fiducia reciproca all’interno<br />
dell’unico Corpo di Cristo.<br />
L’amore deve essere messo<br />
in pratica e divenire visibile.<br />
Gli “imperativi” stessi, “quel<br />
che occorre alla tua pace” (Lc<br />
19,41), egli li elenca come segue:<br />
assicurare il contributo di tutti e<br />
incoraggiare i timorosi, aiutare i<br />
deboli, essere pazienti con tutti,<br />
non rendere male per male ma<br />
fare il bene gli uni agli altri e a<br />
tutti, rallegrarsi sempre, pregare<br />
incessantemente, rendere grazie<br />
in ogni circostanza (cf 1Ts5,14-<br />
18a). La sezione scelta conclude<br />
poi con l’affermazione che, facendo<br />
queste cose, la comunità<br />
manifesta ciò che “Dio vuole [...]<br />
voi facciate [...] vivendo uniti a<br />
Gesù Cristo” (5,18b).<br />
L’appello a “pregare continuamente”<br />
(5,17) è incorporato a<br />
questa lista di imperativi. Esso<br />
sottolinea che la vita nella comunità<br />
cristiana è possibile solo<br />
attraverso una vita di preghiera.<br />
Inoltre ribadisce che la preghiera<br />
è una parte integrante della vita<br />
dei cristiani, proprio nella misura<br />
in cui essi desiderano manifestare<br />
l’unità che è data loro<br />
in Cristo, un’unità non limitata ad<br />
accordi dottrinali e dichiarazioni<br />
formali, ma che trova espressione<br />
in “quel che occorre alla tua<br />
pace” (Lc 19,41), in azioni concrete<br />
che esprimono e costruiscono<br />
la loro unità in Cristo e<br />
fra loro.<br />
La preghiera di Cristo<br />
e l’unità dei cristiani<br />
La vita della comunità cristiana è possibile<br />
solo mediante la preghiera.<br />
L’eucaristia è la preghiera suprema<br />
di Gesù quando offre tutto se stesso<br />
per noi al Padre.<br />
© G. Viviani<br />
Il battesimo impegna alla sequela<br />
di Cristo e a compiere la<br />
sua volontà, che per i suoi seguaci<br />
trova espressione nella preghiera<br />
per l’unità in modo che<br />
altri possano credere in Lui quale<br />
“Inviato” da Dio. La preghiera<br />
che si unisce all’orazione di<br />
Gesù per l’unità viene considerata<br />
da alcune chiese come<br />
un’espressione di “ecumenismo<br />
spirituale”. Questa orazione è più<br />
intensa durante la Settimana di<br />
preghiera, ma deve rompere gli<br />
argini della semplice osservanza<br />
ed entrare nella nostra vita quotidiana.<br />
Ci rendiamo conto che<br />
l’unità dei cristiani non può essere<br />
solo il frutto degli sforzi<br />
umani, essa è sempre opera dello<br />
Spirito Santo. Come esseri<br />
umani non possiamo “farla” o<br />
organizzarla, possiamo solo accoglierla<br />
come un dono dallo Spirito<br />
quando siamo pronti a riceverla.<br />
L’ecumenismo spirituale esigerebbe<br />
uno scambio di doni spirituali<br />
in modo che ciò che manca<br />
in ciascuna delle nostre tradizioni<br />
trovi il suo completamento<br />
necessario nelle altre; ciò ci<br />
dona la possibilità di andare al di<br />
là delle nostre etichette denominazionali<br />
verso il Datore di tutti<br />
i doni. L’aspetto sorprendente<br />
della preghiera è che il suo primo<br />
effetto è in noi. La nostra<br />
mente e il nostro cuore sono plasmati<br />
dalla preghiera e il nostro<br />
sforzo di tradurre in pratica la<br />
nostra preghiera è il test della<br />
sua autenticità. L’ecumenismo<br />
spirituale ci conduce a purificare<br />
le nostre memorie. Affrontiamo<br />
gli eventi difficili del passato<br />
che hanno dato luogo ad affermazioni<br />
e interpretazioni polemiche<br />
circa che cosa sia accaduto<br />
e perché. Il risultato è che<br />
possiamo superare ciò che ci ha<br />
mantenuto divisi. In altre parole,<br />
lo scopo dell’ecumenismo spirituale<br />
è l’unità dei cristiani che<br />
conduce alla missione per la gloria<br />
di Dio.<br />
Se i credenti devono seguire<br />
Gesù, essi devono lavorare e pregare<br />
per l’unità dei cristiani.<br />
Le chiese, tuttavia, hanno visioni<br />
diverse dell’unità per la quale<br />
stiamo pregando. Per alcuni<br />
la meta è l’unità visibile, cioè<br />
portare le chiese insieme in una<br />
comune confessione, un comune<br />
culto e sacramenti, una testimonianza,<br />
una processo decisionale<br />
e una vita strutturata condivise.<br />
Altri guardano ad una diversità<br />
riconciliata, in cui le chiese<br />
attuali lavorino insieme per presentare<br />
una testimonianza coerente<br />
al mondo.<br />
***<br />
15
Maria e i Padri<br />
Secondo Sant’Efrem come Maria fu<br />
presente al primo miracolo, così ebbe<br />
il privilegio di essere la prima a cui<br />
apparve il Cristo risorto dai morti.<br />
16<br />
© Maria e il Bambino, Chiesa della Vergine Santa, Dayr al-Suryan, Egitto. Ph: Karel Innemée.<br />
Dante, Petrarca, Boccaccio,<br />
Manzoni, Testori... una<br />
lunghissima lista di poeti<br />
che hanno cantato la Madonna<br />
nei loro componimenti. Chi<br />
non ricorda le parole ispirate di<br />
Dante, nella preghiera alla Vergine<br />
che San Bernardo pronuncia<br />
nel canto XXXIII del Paradiso<br />
e che inizia con il celebre<br />
verso: “Vergine Madre, Figlia<br />
del tuo Figlio” Sembra che nessun<br />
grande poeta nella storia della<br />
letteratura italiana abbia potuto<br />
resistere all’incanto che proviene<br />
dalla Madonna. Non ci sorprendiamo.<br />
La poesia è traduzione<br />
in parole dei frammenti<br />
della bellezza che il poeta, con<br />
la sua ispirazione, riesce a mettere<br />
insieme. La Madonna è la<br />
creatura in cui tutta la Bellezza<br />
si è raccolta.<br />
Il primo poeta di Maria<br />
Uno dei Padri della Chiesa,<br />
vissuti nel IV secolo, è, in ordine<br />
cronologico, il primo dei poeti<br />
mariani, quello che ha aperto<br />
la strada a tanti altri, di tutte le<br />
epoche e di tutte le lingue. Questo<br />
Padre della Chiesa si chiama<br />
Efrem. È un nome inusuale. Infatti<br />
egli è siriano, nativo di Nibisi,<br />
un’antichissima città che<br />
oggi si trova in Iraq. I cristiani<br />
della Siria e della Mesopotamia<br />
lo hanno sempre ritenuto un grande<br />
dottore e, ancora oggi, pur in<br />
mezzo alle immani difficoltà che<br />
devono affrontare, lo venerano<br />
con devozione. I suoi componimenti,<br />
che assommano addirittura<br />
tre milioni di versi, sono ricchi<br />
di afflato mistico elevato al<br />
punto che Efrem è stato chiamato<br />
“la cetra dello Spirito Santo”.<br />
Se tutte le poesie scritte da<br />
Efrem sono dotate di bellezza,<br />
quelle in cui parla della Madonna<br />
sono veramente incantevoli<br />
perché sgorgano da un cuore teneramente<br />
filiale e così ad Efrem<br />
è stato giustamente attribuito anche<br />
il titolo di “il cantore di Maria”.<br />
Efrem non è un teologo speculativo<br />
che scopre nuove idee.<br />
Egli, piuttosto, riferisce il contenuto<br />
tradizionale della fede, soprattutto<br />
i racconti della Bibbia,<br />
ma riveste questa materia di immagini<br />
liriche ed in questa sua capacità<br />
risiede il suo valore.<br />
Tutto in me e tutto ovunque<br />
Come i lettori assidui di “Maria<br />
Ausiliatrice” ricorderanno,<br />
già altri scrittori cristiani prima<br />
di Efrem, come Giustino ed Ireneo,<br />
avevano paragonato Maria<br />
ad Eva per mostrare, attraverso<br />
la contrapposizione, il ruolo esercitato<br />
dalla Madonna nella storia<br />
della salvezza. Efrem riprende<br />
lo stesso tema ma lo presenta con<br />
immagini poetiche veramente<br />
ispirate: “Guarda il mondo: due<br />
occhi ha avuto. Eva, l’occhio sinistro,<br />
quello cieco; Maria, occhio<br />
luminoso, quello destro. Per<br />
colpa dell’occhio sinistro si ottenebrò<br />
il mondo e rimase buio.<br />
Ma mediante Maria, occhio destro,<br />
s’illuminò il mondo con la<br />
luce celeste che abitò in lei e gli<br />
uomini ritrovarono l’unità”.<br />
Quando vuole affermare la verginità<br />
di Maria, un articolo della<br />
fede alla quale la Chiesa ha<br />
sempre aderito, Efrem non propone<br />
dei ragionamenti per confutare<br />
gli avversari di questa verità,<br />
ma canta questo grande mistero<br />
rielaborando in modo poetico<br />
delle immagini tratte dalla<br />
Bibbia, come quella del roveto ardente<br />
che non si consuma: “Come<br />
il Sinai, io t’ho portato e non<br />
fui incendiata dal tuo fuoco tremendo,<br />
la tua fiamma non mi<br />
consumò”. Forse, tra i cristiani,<br />
non c’è celebrazione più dolce<br />
ed amata di quella del santo Natale.<br />
Tutti ci commuoviamo dinanzi<br />
al Presepe, anche le persone<br />
più severe e, persino, violente.<br />
Naturalmente questo accade<br />
anche al nostro poeta siriano,<br />
Efrem, il quale, contemplando<br />
gli eventi accaduti a Betlem-
Efrem il Siro († 373)<br />
me, si lascia trasportare dal suo<br />
fervore religioso e poetico e mette<br />
sulla bocca della Madonna<br />
questi versi, una specie di ninnananna<br />
della Madre di Dio al Suo<br />
Bambino, che adora: “Maria effondeva<br />
il suo cuore con inimitabili<br />
accenti e cantava il suo canto<br />
di culla: «Chi mai diede alla<br />
solitaria di concepire e dare alla<br />
luce colui che insieme è uno e<br />
molti, piccolo e grande, tutto in<br />
me e tutto dovunque Il giorno<br />
in cui Gabriele entrò presso di<br />
me povera, in un istante mi ha fatto<br />
signora ed ancella. Perché io<br />
sono ancella della tua divinità,<br />
ma anche madre della tua umanità,<br />
o Signore e Figlio mio!»”.<br />
Compartecipe della gloria<br />
Qualche volta Efrem aggiunge<br />
dei particolari che non sono riportati<br />
nei Vangeli. Potremmo<br />
dire che si permette delle “licenze<br />
poetiche”. Una di queste è<br />
veramente felice e appare ragionevolmente<br />
vera. Si tratta della<br />
credenza secondo la quale il Signore<br />
Risorto sia apparso subito<br />
a sua Madre. Scrive Efrem:<br />
“Va’, di’ ai miei fratelli: «Io salgo<br />
al Padre mio e Padre vostro».<br />
Maria, come fu presente al primo<br />
miracolo, così ebbe le primizie<br />
della risurrezione dagli inferi”.<br />
Molti santi ed alcuni mistici<br />
hanno confermato questa opinione,<br />
molto radicata nella pietà<br />
popolare: Maria, come fu partecipe<br />
del dolore del Crocifisso,<br />
così per prima dovette gioire della<br />
gioia del Risorto. I poeti certe<br />
volte sono grandi teologi.<br />
Efrem ne è una dimostrazione.<br />
Sant’Efrem il Siro, è il massimo poeta<br />
dell’era patristica. Nella sua composizione<br />
poetica, si avvalse di una<br />
forma particolare che gli era specialmente<br />
congeniale: la prosa metrica<br />
(memre). Seguace della scuola<br />
teologica di Antiochia, scrisse molto<br />
per difendere la fede dagli attacchi<br />
degli gnostici.<br />
Un prodigio la Madre Tua!<br />
Nel far vibrare le corde del<br />
suo cuore, che sembra che non si<br />
stanchi mai di celebrare la bellezza<br />
e la grandezza di Maria,<br />
intuisce che c’è una profonda somiglianza<br />
tra la Madonna e la<br />
Chiesa. Entrambe sono accomunate<br />
da molteplici tratti. Come<br />
sempre, Efrem esprime questi<br />
concetti con la sua arte, delicata<br />
e robusta allo stesso tempo, impregnata<br />
di reminiscenze bibliche.<br />
“La Chiesa ci ha dato il pane<br />
vivo, al posto di quegli azimi<br />
che aveva dato l’Egitto. Maria ci<br />
ha dato il pane che nutre veramente,<br />
invece del pane della fatica<br />
che Eva ci aveva procurato”.<br />
Un illustre studioso di Efrem<br />
e di tutta l’antica letteratura cristiana<br />
in lingua siriaca (una lingua<br />
molto simile a quella che<br />
parlava Gesù, l’aramaico), ha detto<br />
che per questo Padre della<br />
Chiesa la Vergine Santa è per lui<br />
una persona alla quale si sente intimamente<br />
legato e verso la quale<br />
si ritiene obbligato da un debito<br />
di immensa riconoscenza<br />
per il contributo offerto dalla Madonna<br />
alla salvezza dell’umanità.<br />
Efrem si sente attratto dalla<br />
Madonna. Il mistero che promana<br />
dalla sua figura lo riempie di<br />
ammirazione e di stupore: “Nessuno,<br />
o Signore sa come chiamare<br />
la madre tua. Se la chiama<br />
Vergine, vi è la presenza del Figlio;<br />
se la chiama sposa, si rende<br />
conto che nessuno l’ha conosciuta.<br />
Un prodigio è la Madre<br />
tua! Il seno della madre tua ha<br />
sovvertito l’ordine delle cose. Il<br />
Creatore di tutte le cose vi entrò<br />
ricco e ne uscì mendicante. C’è<br />
un bambino nell’utero e il sigillo<br />
verginale rimase illeso. O grande<br />
portento!”. Efrem, pur esprimendosi<br />
con immacolato rispetto,<br />
si rivolge a Lei con quella<br />
confidenza da cui nasce la preghiera<br />
fiduciosa, come quella che<br />
riportiamo di seguito a conclusione<br />
della nostra presentazione<br />
del pensiero mariologico di<br />
Efrem il Siro, e che sembra anticipare<br />
di secoli, altre preghiere<br />
accorate alla Madre di Dio,<br />
composte da altri santi: “O Maria,<br />
nostra mediatrice, in te il genere<br />
umano ripone tutta la sua<br />
gioia. Da te attende protezione.<br />
In te solo trova il suo rifugio. Ed<br />
ecco, anch’io vengo a te con tutto<br />
il mio fervore, perché non ho<br />
coraggio di avvicinarmi a tuo Figlio:<br />
pertanto imploro la tua intercessione<br />
per ottenere salvezza.<br />
O tu che sei compassionevole,<br />
o tu che sei la Madre del Dio<br />
di misericordia, abbi pietà di me”.<br />
Roberto Spataro<br />
Studium Theologicum Salesianum<br />
Gerusalemme<br />
e-mail: silvaestudiosus@libero.it<br />
17
Il fuoco della R<br />
Musica e Fede<br />
Il più singolare e autorevole<br />
tra i compositori moderni<br />
è Igor Fedorovic Stravinskij,<br />
nato il 5 giugno 1882 ad<br />
Orianenbaum nei pressi di San<br />
Pietroburgo. Il suo è un nome<br />
conosciuto anche dai più refrattari<br />
in fatto di musica, tanta<br />
è la potenza della sua arte e<br />
immediata la sua capacità comunicativa.<br />
La sua religiosità,<br />
di tipo non istituzionale ma neppure<br />
di carattere soltanto naturale,<br />
gli permise di affrontare<br />
temi di profonda riflessione sulla<br />
vita e sugli eventi, e, ancora<br />
alla metà del secolo scorso,<br />
Stravinskij continuava ad essere<br />
il paradigma di chi compone<br />
musica sacra.<br />
Di ingegno fervido e fantasia<br />
inesausta, la sua vena compositiva<br />
divenne ancor più feconda<br />
attraverso l’esperienza dei pesanti<br />
lutti familiari che negli anni<br />
Trenta oppressero la sua esistenza.<br />
La migliore definizione<br />
dell’universalità del suo ingegno,<br />
che, con serenità estrema,<br />
spazia dal profano al sacro e dallo<br />
storico al mitologico, è stata<br />
formulata da quel fedele amico<br />
e collaboratore che fu lo scrittore<br />
svizzero Charles-Ferdinand<br />
Ramuz (1878-1947): non<br />
eri straniero in nessuna parte<br />
della terra, da nessuna parte lo<br />
potevi essere, perché da nessuna<br />
parte ti mancava il rapporto<br />
con le cose, con la vita, da<br />
nessuna parte eri separato dall’Essere:<br />
è questo il dono più<br />
grande. Sebbene sul piano privato<br />
Stravinskij non sia stato<br />
esente da gravi responsabilità<br />
morali, la definizione del Ramuz<br />
coglie bene la capacità straordinaria<br />
di questo compositore<br />
di esplorare ogni più recondito<br />
aspetto dell’animo umano,<br />
e di tradurne in efficacissima armonia<br />
le gioie, i lutti, le speranze<br />
e i sogni. La sua carriera<br />
viene divisa in tre periodi, che<br />
si inquadrano anche nelle nazioni<br />
in cui visse. Ecco perché<br />
non fu straniero in nessuna parte<br />
della terra, perché seppe incarnare,<br />
da tipico russo cosmopolita,<br />
le culture tanto diverse<br />
dell’antica Russia, dell’Europa,<br />
in particolare della Francia, e<br />
infine dell’America che divenne<br />
la sua definitiva e forse più<br />
amata patria, della quale ottenne<br />
la cittadinanza a New York<br />
nel 1945.<br />
Il balletto Petrouschka è una meditazione sulla vita,<br />
sugli inganni delle apparenze e il bisogno di una giustizia<br />
che vada al di là della storia.<br />
Straniero in nessun luogo<br />
18
ussia<br />
L’incontro<br />
con un grande maestro<br />
Figlio di un affermato cantante<br />
lirico, non fu un enfant prodige.<br />
I suoi studi regolari di musica<br />
cominciarono anzi molto tardi,<br />
quando, già avviato al conseguimento<br />
della laurea in legge,<br />
incontrò il grande maestro Nikolaj<br />
Rimskij-Korsakov (1844-<br />
1908, l’eccezionale orchestratore<br />
del Boris Godunov di Musorgskij,<br />
suo amico e collega, che<br />
non poté dare una veste orchestrale<br />
a quel suo immenso affresco<br />
di storia e di popolo prima<br />
che l’alcol gli togliesse la mente<br />
e la vita). Tra i meriti di Rimskij-Korsakov<br />
vi è quello di avere<br />
intuito nel ventitreenne laureando<br />
un inesauribile desiderio di<br />
apprendere l’arte per eccellenza,<br />
la musica, e di esplorare ogni altra<br />
espressione artistica e soprattutto<br />
la vita.<br />
Il tirocinio di studi durò fino<br />
alla morte di Rimskij, ed ebbe<br />
come risultato, oltre alla Sinfonia<br />
in mi bemolle (1905), una “suite”<br />
di melodie d’impronta popolare<br />
per voce e orchestra: Il fauno<br />
e la pastorella (1905), due<br />
opere sinfoniche e lo Scherzo<br />
fantastico (1908).<br />
Intanto la sua frequentazione<br />
dell’alta società gli fruttava conoscenze<br />
e anche opportunità tutt’altro<br />
che limpide. Piuttosto basso<br />
di statura e non certo un bell’uomo<br />
secondo i canoni comuni,<br />
si acquistò fama di donnaiolo<br />
(si parlò addirittura di una relazione<br />
con Coco Chanel). Nel<br />
1906 sposò la cugina Katerina<br />
Nossenko, che gli diede quattro<br />
figli, da lui sempre amatissimi e<br />
per i quali riservò gran parte del<br />
suo tempo e dei suoi proventi. I<br />
due rimasero sposati, pur con notevole<br />
quanto ammirevole sofferenza<br />
di Katerina, che sapeva delle<br />
infedeltà del marito, fino al<br />
1939, quando ella morì di tubercolosi.<br />
I primi successi<br />
Igor Stravinskij (1882-1971) è uno dei<br />
massimi e più discussi musicisti moderni.<br />
Utilizzò vari stili e generi. Per<br />
lui la musica non esprimeva nulla se<br />
non che se stessa.<br />
Nel 1908 si interessò di lui<br />
Serghei Diaghilev (1872-1929),<br />
famoso e influente impresario<br />
teatrale a San Pietroburgo, che<br />
molta parte ebbe nella carriera<br />
del nostro musicista. Intuito il<br />
talento del giovane, gli affidò la<br />
strumentazione di due pezzi di<br />
Chopin per un balletto e l’anno<br />
successivo la composizione di<br />
un intero nuovo balletto. Nacque<br />
così l’Uccello di fuoco rappresentato<br />
nel 1910 a Parigi con straordinario<br />
successo. Musicisti come<br />
Debussy, Ravel, de Falla, riconobbero<br />
la genialità della partitura,<br />
e l’ascesa di Stravinskij<br />
ebbe così inizio. In questo spartito,<br />
improntato alle antiche tradizioni<br />
popolari russe, ma moderno<br />
e occidentale sul piano teatrale<br />
e coreografico, si celebra il<br />
coraggio dell’onestà e il trionfo<br />
degli oppressi, attraverso il vivacissimo<br />
colore della fiaba.<br />
Già questa partitura contiene<br />
elementi di religiosità, sia pure<br />
del tutto naturale e non esente da<br />
una venatura di carattere pagano.<br />
Più meditativa e sofferta è la<br />
riflessione condotta sulla vita<br />
umana nel successivo balletto<br />
Petrouschka (Parigi, 13 giugno<br />
1911), che ottenne enorme successo<br />
e portò Stravinskij alla fama<br />
internazionale e ad un posto<br />
di primo piano nell’avanguardia<br />
parigina. Narra la vicenda di un<br />
vecchio e misero ciarlatano, che<br />
presenta allo stupito pubblico di<br />
una piazza di San Pietroburgo tre<br />
pupazzi animati: Petrouschka, la<br />
ballerina e il Moro. La magia del<br />
vecchio ha infuso loro sentimenti<br />
e passioni umane. Petrouschka,<br />
ridicolo ometto dall’aspetto meschino,<br />
è pieno di sincero amore<br />
per la bella ballerina, la quale gli<br />
preferisce ovviamente il prestante<br />
Moro, il cui vistoso aspetto nasconde<br />
una paurosa carenza di<br />
sentimenti. Invano l’ometto cerca<br />
di mettere in guardia l’amata,<br />
anzi il suo aspetto spregevole lo<br />
fa scacciare da tutti. La ballerina<br />
sta per cedersi al Moro, quando<br />
Petrouschka irrompe pazzo di dolore<br />
e di gelosia e il Moro lo uccide.<br />
La folla, che ha partecipato<br />
con passione e sofferenza alla<br />
burla, è placata dal vecchio, il<br />
quale mostra che i tre non erano<br />
altro che pupazzi di stoffa. Ma lo<br />
spettro di Petrouschka si presenta<br />
al di sopra del teatrino, come<br />
ammonizione a giudicare non in<br />
base all’aspetto ma alla verità.<br />
Caposaldo del repertorio coreografico<br />
nel Novecento, questo<br />
spartito resta un autentico capolavoro,<br />
che fece il giro di tutto il<br />
mondo e alla Scala approdò nel<br />
1926 diretto dall’Autore. Il secco<br />
colorismo ritmico di Petrouschka<br />
impressionò profondamente<br />
Debussy, e anche lo preoccupò,<br />
vedendo che la sua incontrastata<br />
fama di raffinato narratore<br />
musicale poteva essere<br />
messa in forse.<br />
Franco Careglio<br />
19
19 gennaio: Santi Martiri Mario, Marta e i loro due figli (III-IV secolo)<br />
Un mese un santo<br />
Se hanno perseguit<br />
Ben a ragione il Papa Giovanni<br />
Paolo II, durante il<br />
Giubileo del 2000, definì<br />
il secolo XX “il Secolo dei<br />
Martiri”. Più che in altre epoche,<br />
compresi i primi secoli con<br />
gli imperatori romani persecutori,<br />
l’odio mortale contro il Cristianesimo<br />
e contro i cristiani<br />
è stato così forte e così devastante.<br />
I primi martiri del XX secolo<br />
furono in Cina, da parte dei Boxer,<br />
con 180 missionari e 40.000<br />
fedeli uccisi. Poi nel 1918 furono<br />
trucidati circa 2 milioni di cristiani<br />
armeni da parte dei Turchi<br />
(musulmani): è il famoso Genocidio<br />
degli Armeni di cui si<br />
parla ancora oggi e che la Turchia<br />
moderna, che vorrebbe entrare<br />
nell’Unione Europea, quasi<br />
scandalizzata respinge. Eppure<br />
è la verità storica.<br />
Poi ci furono le persecuzioni<br />
in Messico e in Spagna durante<br />
la Guerra civile. Qui furono uccisi<br />
almeno 7000 sacerdoti e varie<br />
migliaia di laici cristiani. La<br />
Chiesa li ha riconosciuti e ricordati<br />
col nome collettivo di Martiri<br />
Spagnoli.<br />
Persecuzione feroce verso<br />
molti cristiani anche da parte del<br />
Nazismo (ma che si accanì in<br />
maniera assolutamente più grande<br />
e crudele contro gli Ebrei, col<br />
famoso Olocausto).<br />
Ma è stato particolarmente e<br />
sistematicamente crudele e feroce<br />
il Comunismo Sovietico.<br />
Lo sterminio di ogni forma di<br />
religione e dei loro seguaci era<br />
uno dei programmi dei padri<br />
fondatori del comunismo. Programma<br />
che cercarono di attuare<br />
(specialmente con Stalin) durante<br />
i 70 anni con un numero incalcolabile<br />
di martiri cattolici,<br />
ortodossi ed ebrei. Lenin stesso<br />
si autodefinì “Nemico personale<br />
di Dio” e cercò di combatterlo<br />
sempre e ovunque.<br />
Persecuzioni si ebbero anche<br />
in altre nazioni dell’Indocina<br />
(Vietnam), in America Latina (ricordiamo<br />
il vescovo di San Salvador,<br />
Oscar Romero, ucciso<br />
mentre celebrava la Messa) e in<br />
Africa. Dagli anni ’60 in poi (fino<br />
ai giorni nostri) ha cominciato<br />
anche la persecuzione dei cristiani<br />
da parte del fondamentalismo<br />
islamico nei Paesi con prevalenza<br />
musulmana.<br />
Questo avviene ancora oggi<br />
in molti di questi Paesi, dove, in<br />
disprezzo di ogni diritto umano,<br />
si vuole imporre a tutti gli abitanti<br />
la shar’ia cioè la legge islamica.<br />
Di questo martirio di cristiani<br />
nel XX secolo esiste anche<br />
una lunga ricerca seguita da un<br />
ponderoso volume a firma dello<br />
storico Andrea Riccardi (Il secolo<br />
del martirio. I cristiani nel<br />
novecento, Mondadori 2000).<br />
Certo chi conosce un po’ il<br />
Cristianesimo ed il Vangelo non<br />
si stupisce. Gesù stesso affermò<br />
con chiarezza: “Sarete odiati da<br />
tutti a causa del mio nome” (Mt<br />
10,22) e altrove: “Ricordatevi<br />
della parola che vi ho detto: un<br />
servo non è più grande del suo<br />
padrone. Se hanno perseguitato<br />
Iscrizione in latino e in greco, rinvenuta ad Aricanda in Asia Minore, nella quale<br />
veniva chiesta e ottenuta dagli abitanti una persecuzione contro i cristiani.<br />
20
ato me...<br />
me perseguiteranno anche voi”<br />
(Gv 15,20-21).<br />
Anche un santo dei primi secoli,<br />
il vescovo Giovanni Crisostomo,<br />
che ebbe a soffrire<br />
moltissimo per la fede scrisse:<br />
“Dinanzi alle persecuzioni del<br />
mondo il Cristianesimo non si<br />
sostiene con le parole dell’umana<br />
sapienza, ma con la forza<br />
di Dio”.<br />
In pellegrinaggio<br />
dalla Persia a Roma...<br />
Qui a lato, un dipinto che raffigura il<br />
martirio di Sant’Ignazio di Antiochia.<br />
L’anfiteatro Flavio, a Roma, vide tanti<br />
martiri cristiani.<br />
E questa forza che ha sostenuto<br />
migliaia di martiri lungo i<br />
secoli (e milioni nel secolo appena<br />
trascorso), sostenne anche<br />
i santi che vogliamo ricordare<br />
in questo mese, e cioè Mario,<br />
Marta e i loro due figli. Una famiglia<br />
unita non solo nella carità<br />
verso gli altri fratelli e sorelle<br />
già morti per la fede e bisognosi<br />
di una degna sepoltura<br />
(rischiosa in quei tempi e in<br />
quelle circostanze a Roma) ma<br />
anche nella testimonianza della<br />
propria fede per Gesù Cristo,<br />
col martirio appunto.<br />
Una decina di anni fa venne<br />
fatta una ricerca onomastica: si<br />
voleva sapere quali erano i nomi<br />
più diffusi tra gli italiani. Ricordo<br />
solo che il primo risultava<br />
Giuseppe ed il quarto Mario (in<br />
mezzo mi pare che fossero Giovanni-Gianni<br />
e Francesco-Franco).<br />
Non mi risulta che sia lo<br />
stesso tra le nuove generazioni,<br />
diciamo tra i nati negli ultimi anni.<br />
Anche se bisogna aggiungere<br />
per la verità che Mario (e i<br />
suoi vicini Mariano, Mariolino,<br />
Marietto, Mariuccio) molto spesso<br />
sono collegati, dai genitori che<br />
lo danno, a Maria di Nazaret:<br />
Mario come forma maschile di<br />
Maria. È forse qui la spiegazione<br />
di questa notevole diffusione<br />
nel passato (quando la devozione<br />
alla Madonna era più sentita<br />
dalle madri italiane) più che dal<br />
richiamo al San Mario (e famiglia)<br />
martiri del III-IV secolo,<br />
dai pochi riscontri storici. Qualcuno,<br />
per la verità, spiega la pre-<br />
Definizione di Martire<br />
Dal greco martys (leggi martus),<br />
che significa “testimone”, e indica<br />
il fedele, il quale piuttosto di<br />
cedere all’abiura, cioè al rinnegamento<br />
della propria fede, sceglieva<br />
di affrontare i processi, la<br />
persecuzione e la morte cruenta.<br />
Particolarmente nei primi secoli<br />
del cristianesimo furono innumerevoli<br />
i credenti sottoposti<br />
al martirio, di cui in diversi casi<br />
restano testimonianze scritte che<br />
successivamente hanno permesso<br />
di scrivere quello che venne<br />
chiamato “martirologio”, cioè<br />
l’elenco di queste vittime, e la<br />
descrizione del loro martirio.<br />
Quelli dei primi secoli cristiani,<br />
cioè fino all’Editto di Milano del<br />
313 di Costantino, in cui il cristianesimo<br />
veniva riconosciuto<br />
religione lecita, che hanno donato<br />
la loro vita per la fede sono<br />
stati considerati automaticamente<br />
santi dalla Chiesa Cattolica<br />
primitiva e il loro culto è presente<br />
nella Liturgia.<br />
21
22<br />
Un martire cristiano<br />
non è un caso<br />
Ma ogni vita e ogni fatto possono<br />
essere visti come una conseguenza<br />
del bene e del male.<br />
Non è nel tempo che la mia morte<br />
può essere capita. La mia decisione<br />
è presa fuori del tempo,<br />
se può essere definita decisione<br />
una cosa verso la quale tende<br />
tutto il mio essere e le dona<br />
pieno consenso...<br />
... La morte verrà nel momento<br />
in cui sarò degno di lei.<br />
Un martirio non è mai un disegno<br />
d’uomo; perché vero martire<br />
è colui che è divenuto strumento<br />
di Dio, che ha perduto la<br />
sua volontà nella volontà di Dio,<br />
non perduta ma trovata, poiché<br />
ha trovato la libertà nella sottomissione<br />
a Dio. Il martire non<br />
desidera più nulla per se stesso,<br />
neppure la gloria del martirio...<br />
Da Assassinio nella Cattedrale,<br />
di Thomas S. Elliot<br />
Statua equestre<br />
di Marco Aurelio,<br />
imperatore, filosofo,<br />
condottiero di eserciti<br />
e anche persecutore<br />
di cristiani.<br />
senza del nome Mario anche con<br />
un richiamo alla storia (motivazione<br />
storico-militare) e cioè in<br />
ricordo di Caio Mario. Questi indubbiamente,<br />
oltre ad essere parente<br />
di Caio Giulio, detto Cesare,<br />
fu un bravo generale. Fu<br />
anche fondatore, su basi potremmo<br />
dire “scientifiche” dell’esercito<br />
romano: con lui infatti<br />
iniziò ad essere un esercito di<br />
professionisti, cioè di soldati di<br />
mestiere, e quindi meglio addestrati<br />
e molto efficienti. Ma torniamo<br />
al Nostro. Primo particolare,<br />
oggi molto importante e che<br />
spesso viene messo in risalto:<br />
San Mario è morto martire insieme<br />
alla moglie Marta e i due<br />
figli Abaco e Audìface. Quindi si<br />
tratta di un’intera famiglia: di nazionalità<br />
persiana, di estrazione<br />
sociale aristocratica. Tutti martiri<br />
e tutti santi. Di marito e moglie,<br />
uniti non solo dall’amore reciproco<br />
ma anche dalla stessa fede<br />
che vivono così profondamente<br />
e così saldamente da testimoniarla,<br />
insieme e concordi,<br />
fino alla morte. Non solo. Ancora<br />
di più. Non solo uniti e convinti<br />
loro, ma animati da una fede<br />
così forte da trasmetterla ai<br />
loro figli e farli, sul loro esempio,<br />
così decisi fino al martirio.<br />
Tutti santi prima nella vita e tutti<br />
martiri alla fine della vita (perché<br />
è vero che si muore come si<br />
vive, con le stesse convinzioni e<br />
con la stessa forza). E non solo<br />
santi perché martiri.<br />
... per venerare<br />
le reliquie dei martiri<br />
Su San Mario e famiglia martiri<br />
si occupò anche San Giovanni<br />
Bosco. Questi per conto di<br />
un suo caro amico e benefattore<br />
(il conte Carlo Cays di Caselette,<br />
presso Torino, che divenne<br />
poi salesiano) scrisse un opuscolo<br />
delle sue Letture Cattoliche<br />
(1861) dal titolo “Una famiglia<br />
di martiri. Vita dei Santi<br />
Mario, Marta, Audiface ed<br />
Abaco e loro martirio”. Alla vita<br />
faceva seguire una appendice<br />
sul Santuario ad essi dedicato<br />
proprio a Caselette, ove la devozione<br />
a questi Santi Martiri e<br />
specialmente a Sant’Abaco è rimasta<br />
sempre viva. Don Bosco<br />
che non aveva certamente intenti<br />
rigorosamente scientifici<br />
come si intendono oggi (ma pastorali<br />
e parenetici, cioè esortativi<br />
ed educativi), consultò tutte<br />
le fonti allora disponibili, liturgiche<br />
e non, cioè Breviari e<br />
Martirologi vari. Consultò anche<br />
i Bollandisti (studiosi accurati<br />
dei santi e dei martiri, di alcuni<br />
secoli fa) dei quali si compiace<br />
di riportare la dichiarazione<br />
sui Nostri martiri: “Le cose<br />
che stiamo per narrare sono
degne di fede nel modo più assoluto”.<br />
Penso che gli storici oggi<br />
avrebbero qualcosa da ridire<br />
in proposito.<br />
In queste fonti si afferma che<br />
questa famiglia era cristiana, di<br />
origine persiana e che era nobile:<br />
potevano quindi permettersi<br />
questo pellegrinaggio a Roma,<br />
lungo, quanto costoso e rischioso.<br />
La loro intenzione era di venerare<br />
le reliquie dei Martiri di<br />
Roma, in primis naturalmente<br />
quelle di San Pietro e di San Paolo,<br />
i grandi apostoli, che avevano<br />
subìto il martirio proprio nella<br />
capitale dell’Impero. Il loro<br />
pellegrinaggio non voleva essere<br />
come quelli moderni “mordi e<br />
fuggi”, (o meglio vedi molto, prega<br />
proco e fuggi veloce), ma più<br />
serio, più impegnato, più sostanzioso,<br />
più spirituale. Quasi<br />
una approfondita esperienza di<br />
vita cristiana nei luoghi che avevano<br />
visto questi grandi testimoni<br />
(martiri appunto) dare la<br />
loro vita per testimoniare la fede<br />
in Cristo Gesù. Dopo aver distribuito<br />
parte dei loro beni in<br />
patria ed essere giunti a Roma<br />
(il loro arrivo si colloca verso il<br />
275) si stabilizzarono nella Città<br />
Eterna. Quivi si adoperarono<br />
naturalmente a visitare i luoghi<br />
che videro il martirio di tanti cristiani,<br />
andarono anche nelle carceri<br />
a vedere e parlare con alcuni<br />
di questi testimoni in catene.<br />
Esercitarono per quanto potevano<br />
anche una carità operosa verso<br />
i bisognosi. Soprattutto si erano<br />
associati ad altri cristiani nel<br />
dare sepoltura a dei loro fratelli<br />
martiri, decapitati e abbandonati.<br />
Era un’opera di misericordia<br />
scoraggiata e spesso osteggiata<br />
dalle autorità pagane. Il loro impegno<br />
caritatevole non poteva<br />
passare inosservato. E fu così.<br />
I martiri<br />
ci commuovono<br />
“L’esempio della morte dei martiri<br />
ci commuove (nous touche),<br />
perché essi sono «nostre membra»<br />
(Rm 12,5). Noi abbiamo un<br />
legame comune con loro; la loro<br />
risolutezza può formare la<br />
nostra, non già soltanto con<br />
l’esempio, ma perché forse essa<br />
ha meritato la nostra. Non<br />
c’è niente di simile negli esempi<br />
dei pagani: non abbiamo legami<br />
con loro”.<br />
Blaise Pascal, Pensieri, n. 481<br />
“Volentieri vivo, ma l’amore della<br />
vita non mi induce ad avere<br />
paura della morte. Perché niente<br />
è più prezioso della vita eterna,<br />
che è l’immortalità dell’anima<br />
che in questa vita ha vissuto<br />
bene”.<br />
Dagli Atti del Martirio di Sant’Apollonio<br />
Pianta di Roma con evidenziate le catacombe, testimonianza di passate persecuzioni<br />
di cristiani e il rione Boccea.<br />
Furono arrestati e processati. Nel<br />
processo, davanti al prefetto Flaviano<br />
e al governatore Marciano,<br />
tutti, cominciando dai figli, rifiutarono<br />
di sacrificare agli dèi e<br />
coraggiosamente difesero la propria<br />
fede ed il loro operato a beneficio<br />
di tanti loro fratelli e sorelle.<br />
Il loro martirio si pone verso<br />
la fine del secolo III, sotto<br />
l’imperatore Diocleziano (imperatore<br />
dal 284 al 305), che voleva<br />
ristabilire la religione pagana<br />
con il culto a Giove, intelligenza<br />
e volontà divina, e ad Ercole,<br />
esecutore di tale volontà. Quindi<br />
non c’era posto per Gesù Cristo<br />
e per i suoi seguaci.<br />
I loro corpi, raccolti dalla pia<br />
matrona romana Felìcita, furono<br />
sepolti in un suo podere agricolo<br />
chiamato Buxus (oggi Boccea).<br />
E proprio in questa località<br />
fu costruita una chiesa, dedicata<br />
a questi martiri, che, sembra,<br />
per tutto il Medio Evo fu meta di<br />
pii pellegrinaggi, tanto il loro ricordo<br />
era rimasto vivo.<br />
Mario Scudu<br />
23
I quattro peccati<br />
che gridano vendetta<br />
al cospetto di Dio /2<br />
Celebrazione<br />
IN CHE CONSISTE QUESTO PECCATO<br />
Questo tema, conosciuto e dibattuto oggi con<br />
il suo nome proprio di “omosessualità”, suscita<br />
grossi dibattiti e differenti soluzioni<br />
nelle varie religioni e nelle molteplici tendenze<br />
politiche degli Stati. Un campo molto vasto<br />
e minato.<br />
Parlando a credenti, come sono i lettori di questa<br />
rivista, il mio compito è conoscere che cosa dice<br />
la Bibbia su questo argomento e quali sono gli<br />
insegnamenti dei successori degli Apostoli di Gesù<br />
Cristo: il Papa e i Vescovi.<br />
Partiamo della creazione dell’uomo. Nel primo<br />
libro della Bibbia, e nelle primissime battute troviamo<br />
scritto: «Dio creò l’uomo a sua immagine;<br />
a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li<br />
creò. Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi<br />
e moltiplicatevi”».<br />
La volontà di Dio è chiara: i due formeranno una<br />
carne sola per la contentezza dell’unità e per la<br />
gioia di dar vita a nuove creature. Splendida l’esclamazione<br />
di Adamo quando si vide davanti la sua<br />
donna: “Questa volta essa è carne dalla mia carne<br />
e osso dalle mie ossa” (cf Gn 2-3).<br />
Un episodio narrato in questo stesso libro della<br />
Bibbia, Dio colpisce l’abominio le due città, Sodoma<br />
e Gomorra, perché i suoi abitanti si erano<br />
pervertiti seguendo l’unione tra persone dello<br />
stesso sesso (Gn 18-19).<br />
II peccato di Sodomia viene descritto come<br />
omosessualità (Gn 19,5), come autogiustificazione<br />
(Is 3,9) e anche come orgoglio e comportamento<br />
poco sociale (Ez 16,49).<br />
Possiamo dunque affermare che secondo la Bibbia<br />
la tendenza omosessuale non è condannata in<br />
se stessa, ma vi è condannato l’atto omosessuale che<br />
è decisamente un abominio davanti a Dio, perché<br />
contrario alla legge naturale, infatti sbarra la via<br />
alla vita e al vero profondo amore.<br />
Anche la Chiesa cattolica ha sempre dichiarato<br />
che gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso<br />
sono intrinsecamente disordinati, cioè contrari alla<br />
legge naturale.<br />
24<br />
2/Atto impuro contro natura/2<br />
Come comportarci con gli omosessuali.<br />
Una distinzione necessaria<br />
Tutte le volte che ci troviamo di fronte a un’infrazione,<br />
più o meno grave, della legge di Dio, dobbiamo<br />
fare una netta distinzione tra il peccato e il<br />
peccatore: il primo va condannato a differenza del<br />
secondo. Noi infatti non conosciamo quale grado<br />
di responsabilità ha colui che infrange la legge.<br />
La stessa distinzione dobbiamo tenere nel valutare<br />
il comportamento omosessuale o, come scriveva<br />
il Catechismo di Pio X, il peccato impuro contro<br />
natura. In questo caso noi dobbiamo sempre stabilire<br />
una netta e doverosa differenza tra il giudizio<br />
di un’azione cattiva in se stessa, da condannare, e<br />
il giudizio morale sulla persona che la commette,<br />
giudizio che deve essere molto cauto, perché nessuno<br />
può valutare il grado di responsabilità della persona<br />
che ha compiuto quell’azione. Gesù ordina<br />
senza mezzi termini: non giudicate e non condannate,<br />
perdonate, la stessa misura che usate con gli<br />
altri, sarà usata con voi.<br />
Certo l’inclinazione omosessuale costituisce per<br />
la persona umana una dura prova. Essi vanno accolti<br />
con rispetto, con delicatezza, senza ingiusta discriminazione,<br />
dice il Catechismo della Chiesa Cattolica<br />
(2358). Per conservarsi casti essi devono attingere<br />
con fede alla preghiera e alla grazia sacramentale.<br />
Preghiamo con il Salmo 50<br />
Rit.: Pietà di me, o Dio, nel tuo amore.<br />
Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;<br />
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.<br />
Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio<br />
peccato.<br />
Rit.<br />
Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre<br />
dinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato,<br />
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho<br />
fatto; perciò sei giusto quando parli, retto nel tuo<br />
giudizio.<br />
Rit.<br />
Ecco, nella colpa sono stato generato, nel peccato
mi ha concepito mia madre. Ma tu vuoi la sincerità<br />
del cuore e nell’intimo m’insegni la sapienza.<br />
Rit.<br />
Purificami con issopo e sarò mondo; lavami e sarò<br />
più bianco della neve. Fammi sentire gioia e letizia,<br />
esulteranno le ossa che hai spezzato. Rit.<br />
La distruzione di Sodoma e Gomorra<br />
La Chiesa propone la via scritta da Dio nella natura affinché<br />
l’uomo possa realizzarsi in pienezza. Le altre deviazioni,<br />
anche se ostentano compiacimento, non rendono<br />
autenticamente felici.<br />
I due angeli arrivarono a Sòdoma sul far della<br />
sera, mentre Lot stava seduto alla porta di Sòdoma.<br />
Non appena li ebbe visti, Lot si alzò, andò loro<br />
incontro e si prostrò con la faccia a terra. E disse:<br />
“Miei signori, venite in casa del vostro servo:<br />
vi passerete la notte, vi laverete i piedi e poi, domattina,<br />
per tempo, ve ne andrete per la vostra strada”.<br />
Quelli risposero: “No, passeremo la notte sulla<br />
piazza”. Ma egli insistette tanto che vennero da<br />
lui ed entrarono nella sua casa. Egli preparò per loro<br />
un banchetto, fece cuocere gli azzimi e così<br />
mangiarono. Non si erano ancora coricati, quand’ecco<br />
gli uomini della città, cioè gli abitanti di Sòdoma,<br />
si affollarono intorno alla casa, giovani e vecchi,<br />
tutto il popolo al completo. Chiamarono Lot<br />
e gli dissero: “Dove sono quegli uomini che sono<br />
entrati da te questa notte Falli uscire da noi, perché<br />
possiamo abusarne!”. Lot uscì verso di loro sulla<br />
porta e, dopo aver chiuso il battente dietro di sé,<br />
disse: “No, fratelli miei, non fate del male! Non fate<br />
nulla a questi uomini, perché sono entrati all’ombra<br />
del mio tetto”.<br />
Ma quelli risposero: “Tirati via! Quest’individuo<br />
è venuto qui come straniero e vuol fare il giudice!<br />
Ora faremo a te peggio che a loro!”. E spingendosi<br />
violentemente contro quell’uomo, cioè<br />
contro Lot, si avvicinarono per sfondare la porta.<br />
Allora dall’interno quegli uomini sporsero le mani,<br />
si trassero in casa Lot e chiusero il battente;<br />
quanto agli uomini che erano alla porta della casa,<br />
essi li colpirono con un abbaglio accecante dal<br />
più piccolo al più grande, così che non riuscirono<br />
a trovare la porta.<br />
Il sole spuntava sulla terra e Lot, aiutato dai due<br />
angeli era appena fuggito da quella città, quand’ecco<br />
il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma<br />
e sopra Gomorra zolfo e fuoco. Distrusse<br />
queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle<br />
città e la vegetazione del suolo. Ora la moglie di<br />
Lot guardò indietro e divenne una statua di sale.<br />
Preghiera<br />
Rit.: Ascoltaci, o Signore.<br />
Ti benediciamo, o Padre e ti rendiamo grazie perché,<br />
nel tuo grande amore, ascolti la nostra supplica<br />
in favore di coloro che fanno uso non corretto del<br />
loro corpo come gli abitanti di Sòdomia e Gomorra:<br />
abbi compassione di loro e fa’ che si convertano e<br />
possano un giorno vedere il tuo volto.<br />
Ascoltaci, o Signore.<br />
O buon Gesù, Figlio della Vergine Maria, ricordati<br />
che sei venuto per i peccatori e che per loro sei salito<br />
sulla croce, noi ti supplichiamo: prenditi cura di<br />
tutti coloro che hanno propensione all’omosessualità,<br />
aiutali a superare, con coraggio, con la preghiera<br />
e i sacramenti, questa grossa difficoltà, per<br />
vivere nella tua grazia e nell’amicizia della comunità<br />
ecclesiale.<br />
Ascoltaci, o Signore.<br />
O Spirito Santo, amore del Padre e del Figlio, tu che<br />
sei, tenerezza, fonte viva, fuoco ardente, scendi in<br />
mezzo a noi, vieni e riempi del tuo amore creativo<br />
i cuori di coloro che ora ti presentiamo: quelli che<br />
hanno tendenza omosessuale e hanno bisogno di un<br />
forte equilibrio umano, di una profonda umiltà, di<br />
una guida equilibrata. Ascoltaci, o Signore.<br />
Don Timoteo Munari<br />
25
Vita della Chiesa<br />
« Il bene comune non consiste<br />
nella semplice somma dei<br />
beni particolari di ciascun<br />
soggetto del corpo sociale. Essendo<br />
di tutti e di ciascuno è e rimane<br />
comune, perché indivisibile<br />
e perché solo insieme è possibile<br />
raggiungerlo, accrescerlo e<br />
custodirlo». L’affermazione, che<br />
risale a 42 anni fa, è della costituzione<br />
pastorale «Gaudium et<br />
spes» approvata il 7 dicembre<br />
1965 dal Concilio Vaticano II.<br />
Al tema «Il bene comune. Un<br />
impegno che viene da lontano»<br />
1.400 delegati da 160 diocesi, su<br />
226, hanno dedicato riflessioni e<br />
Le folli politiche pianificatrici hanno<br />
condotto ad aberranti situazioni demografiche<br />
in ampie zone del Pianeta<br />
che avranno nefaste conseguenze<br />
sociali ed economiche. Rispettare<br />
la vita significa preoccuparsi<br />
non solo del presente ma anche<br />
del futuro.<br />
I cattolici<br />
e le emergenze<br />
etiche<br />
dibattiti nella 45ª Settimana sociale<br />
dei cattolici italiani che si<br />
è svolta dal 18 al 21 ottobre a Pistoia<br />
e Pisa. A Pistoia un secolo<br />
fa ci fu la prima Settimana (23-<br />
28 settembre 1907) su «Movimento<br />
cattolico e azione sociale.<br />
Contratti di lavoro, cooperazione<br />
e organizzazione sindacale.<br />
Scuola».<br />
È stato un appuntamento nel<br />
nome e nel ricordo del fondatore<br />
dell’iniziativa Giuseppe Toniolo<br />
(1845-1918) – per il quale<br />
è in corso la causa di beatificazione<br />
– che Papa Benedetto definisce<br />
«luminosa figura di laico<br />
cattolico, scienziato e apostolo<br />
sociale, protagonista del Movimento<br />
cattolico». Nato a Treviso,<br />
sposato e padre di 7 figli, docente<br />
di Economia politica all’Università<br />
di Pisa, cerca una<br />
terza via tra il capitalismo e il<br />
socialismo, afferma che oggetto<br />
dell’economia «è tutto l’uomo<br />
nella sua complessità» e ne auspica<br />
una radicale riforma su base<br />
antropologica. Questo prima<br />
ancora che Leone XIII pubblicasse<br />
il 15 maggio 1891 la «Rerum<br />
novarum», prima enciclica<br />
sociale.<br />
Valori per tutti<br />
Benedetto XVI, nel messaggio<br />
alla Settimana, vede tre «emergenze<br />
etiche e sociali in grado<br />
di minare la stabilità della società<br />
e di comprometterne il futuro»:<br />
1) «La questione antropologica<br />
abbraccia il rispetto della<br />
vita umana e l’attenzione alle esigenze<br />
della famiglia fondata sul<br />
matrimonio tra un uomo e una<br />
donna»; 2) «Non si tratta di valori<br />
e principi solo “cattolici” ma<br />
umani comuni da difendere e tutelare,<br />
come la giustizia, la pace,<br />
la salvaguardia del creato»; 3)<br />
«Quando la precarietà del lavoro<br />
non permette ai giovani di costruire<br />
una loro famiglia, lo sviluppo<br />
autentico e completo della<br />
società risulta seriamente compromesso».<br />
Sul rapporto tra Chiesa e politica<br />
afferma: «I cattolici devono<br />
partecipare alla vita pubblica<br />
insieme agli altri cittadini e devono<br />
cooperare a configurare rettamente<br />
la vita sociale. La Chiesa<br />
riconosce di non essere un<br />
agente politico ma non può esimersi<br />
dall’interessarsi del bene<br />
dell’intera comunità e a essa offre<br />
il suo contributo formando<br />
nelle classi politiche e imprenditoriali<br />
un genuino spirito di verità<br />
e onestà, volto alla ricerca<br />
del bene comune e non del profitto.<br />
I laici devono dedicarsi con<br />
generosità e coraggio alla costruzione<br />
di un ordine sociale<br />
giusto, accettando le sfide, aprendosi<br />
con fiducia e dinamismo a<br />
nuovi rapporti, non trascurando<br />
nessuna energia capace di contribuire<br />
alla crescita culturale e<br />
morale dell’Italia». Il presidente<br />
della Cei, cardinale Angelo<br />
Bagnasco, invita a rimboccarsi<br />
le maniche: «I cattolici hanno<br />
molto da dire e da dare a questo<br />
Paese perché la nostra è ancora<br />
una Chiesa vitale. Lo dimostrano<br />
i cento anni di Settimane sociali<br />
nelle quali sono stati affrontati<br />
argomenti di grande attualità,<br />
vitalità e concretezza». Il<br />
bene comune deve applicarsi alla<br />
persona perché in primo piano<br />
«c’è sempre la questione an-<br />
26
tropologica. I cattolici hanno ancora<br />
molto da offrire come riflessione,<br />
consapevolezza e arricchimento<br />
sui grandi temi che<br />
interessano le persone e la società;<br />
hanno sempre dato il meglio,<br />
continuino a farlo; hanno<br />
qualcosa da dire, da dare, da fare»<br />
per affrontare le «urgenze»<br />
casa e lavoro («stabile, sicuro,<br />
dignitoso») che colpiscono giovani<br />
e famiglie.<br />
I grandi interessi economici<br />
Le grandi società farmaceutiche proponendo scorciatoie alla morale familiare,<br />
illudono l’uomo con l’incanto del progresso e mascherano i loro ingenti utili all’ombra<br />
dei politici conniventi.<br />
Impressionante il tema della<br />
«biopolitica». Perché la Francia<br />
pubblicizza e appoggia la sperimentazione<br />
– per esempio nel sistema<br />
sanitario del Piemonte –<br />
della «pillola abortiva del giorno<br />
dopo» Perché il ricco piatto della<br />
RU486 è in mano all’industria<br />
francese che fa soldi a palate.<br />
Perché la Gran Bretagna sostiene<br />
la ricerca sulla clonazione animale<br />
– ricordate la pecora «Dolly»<br />
– e ora su quella umana con<br />
gli orrendi esperimenti per la chimera<br />
uomo-animale Perché le<br />
industrie inglesi hanno interessi<br />
economici colossali.<br />
Ne parla il professor Francesco<br />
D’Agostino, docente di Filosofia<br />
del diritto all’Università<br />
di Roma -Tor Vergata, membro<br />
del Comitato bioetico nazionale,<br />
del quale è stato presidente.<br />
Insieme alla «bioetica» e al «biodiritto»,<br />
nel linguaggio comune<br />
è entrata la «biopolitica»: è la<br />
gestione della vita biologica da<br />
parte del potere con ricadute normative;<br />
si arroga il potere sovrano<br />
sull’uomo; legifera su problemi<br />
etici complessi; svuota di<br />
valore concetti basilari come vita<br />
e morte, salute e malattia, terapia<br />
e cura. Prodotta dai totalitarismi,<br />
condiziona la cultura, la<br />
mentalità della gente, l’attività<br />
legislativa. Per D’Agostino «occorre<br />
difendere la ricerca: non<br />
c’è niente di male se ha ricadute<br />
economiche nei brevetti, ma è<br />
inaccettabile che la si faccia solo<br />
in base agli interessi, come dimostra<br />
l’abbandono della ricerca<br />
sulle malattie rare perché il<br />
guadagno è ridotto».<br />
Le multinazionali farmaceutiche<br />
hanno un potere che fa impallidire<br />
quello dei governi: decidono<br />
della sopravvivenza di<br />
milioni di persone; disdegnano<br />
le medicine che danno pochi guadagni<br />
ma che sono essenziali per<br />
i malati; non fanno ricerca sui<br />
farmaci ma sulle molecole meno<br />
costose di quelle che sono già in<br />
commercio perché così riducono<br />
le spese e moltiplicano gli utili.<br />
Le prossime tragedie<br />
È lungo l’elenco delle malefatte<br />
della biopolitica, specie contro<br />
la vita e la famiglia. La legalizzazione<br />
planetaria dell’aborto,<br />
per il quale ora si pretende il<br />
riconoscimento come «diritto<br />
fondamentale della persona». La<br />
procreazione assistita crea un alto<br />
numero di embrioni destinati<br />
non a essere impiantati nel grembo<br />
materno ma a essere congelati<br />
e poi distrutti. L’alterazione<br />
dell’equilibrio delle nascite tra i<br />
sessi: in India e in Cina, con gli<br />
aborti selettivi, il numero delle<br />
donne non nate, cioè soppresse,<br />
raggiunge l’incredibile cifra di<br />
100 milioni. Il fenomeno è stato<br />
denunciato per primo dal Premio<br />
Nobel per l’economia l’indiano<br />
Amartya Sen. La legge del Partito<br />
comunista cinese sull’obbligo<br />
del figlio unico ha portato,<br />
con le analisi prenatali e gli aborti<br />
di massa, alla catastrofe demografica<br />
ed eugenetica: in certe<br />
zone ci sono 8 milioni di uomini<br />
più delle donne.<br />
L’eutanasia avanza in molti<br />
Paesi e se ne pretende la legalizzazione.<br />
Con un uso distorto<br />
del linguaggio e con vergognosi<br />
eufemismi si mascherano atroci<br />
realtà: chiamano l’eutanasia «suicidio<br />
assistito», in realtà è un<br />
«omicidio»; il nascituro, cioè il<br />
frutto dell’amore di un uomo e<br />
una donna, è definito «prodotto<br />
del concepimento», cioè una cosa;<br />
l’aborto è «Interruzione volontaria<br />
della gravidanza» (Ivg)<br />
– non hanno il coraggio di dire<br />
«maternità» –; così l’eutanasia è<br />
«Interruzione volontaria della sopravvivenza»<br />
(Ivs), definizione<br />
burocratica di omicidio.<br />
Chi ci libererà da questo strapotere<br />
Chi smaschererà gli<br />
«operatori di morte» camuffati<br />
da «persone compassionevoli»<br />
Pier Giuseppe Accornero<br />
27
Spunti spirituali<br />
Imartiri salesia<br />
di Madrid e di<br />
Dalle origini della Chiesa...<br />
Nei primi secoli della Chiesa<br />
il culto dei santi in i<br />
zia con la venerazione dei<br />
martiri e dei loro resti mortali,<br />
conservati di solito nelle catacombe.<br />
Più tardi, a partire soprattutto<br />
dalla “svolta costantiniana” e<br />
dalla pace della Chiesa (313<br />
d.C.), nelle comunità cristiane si<br />
afferma anche il culto dei santi<br />
monaci e dei santi vescovi. Cessate<br />
le persecuzioni, infatti, al<br />
“martirio del sangue” si sostituisce<br />
il cosiddetto “martirio della<br />
coscienza” (o “nel segreto del<br />
cuore”), quello di chi si impegna<br />
più da vicino nell’imitazione<br />
e nella sequela di Gesù.<br />
È interessante notare che – a<br />
partire già dal secondo secolo,<br />
fino ai nostri giorni – il termine<br />
“martire” (in greco martys, che<br />
di per sé significa testimone, e<br />
che dunque potrebbe valere per<br />
tutti i cristiani) indica solo il fedele<br />
che ha versato il sangue (effuso<br />
sanguine) a motivo della sua<br />
28<br />
fede in Gesù Cristo (in odium fidei).<br />
Così il “semplice” testimone<br />
della fede, che non è passato<br />
attraverso la persecuzione cruenta,<br />
viene indicato con altri termini,<br />
in particolare con quello<br />
di “confessore”.<br />
Questo semplice rilievo terminologico<br />
sostiene e avvalora la<br />
conseguenza che ne vogliamo<br />
trarre: da sempre, nella Chiesa,<br />
la “suprema testimonianza” della<br />
fede è quella di chi – come il<br />
Signore Gesù – ha donato la sua<br />
vita perché il male e la morte<br />
fossero sconfitti.<br />
Lungo i secoli, il martire cristiano<br />
rivive nella sua carne il<br />
duello tra la morte e la vita: il<br />
martire muore con il re della vita,<br />
e insieme con lui regna e vive<br />
per sempre. Le sofferenze e la<br />
morte dei martiri sono la manifestazione<br />
più evidente della forza<br />
della risurrezione, perché anzitutto<br />
nei martiri Gesù Cristo<br />
celebra la sua pasqua e continua<br />
a sconfiggere la morte.<br />
Lungo la storia, fino ad oggi, i<br />
martiri hanno suscitato nella gente<br />
atteggiamenti contrapposti, che<br />
variano dal disprezzo all’ammirazione.<br />
C’è chi – da Tacito in poi – li<br />
considera dei fanatici o dei pazzi;<br />
e c’è chi – come per esempio<br />
San Giustino († ca. 167) – rimane<br />
talmente colpito dalla loro “intrepida<br />
testimonianza di fronte<br />
alla morte”, da considerarla come<br />
un “segno dall’alto”, un vero<br />
e proprio miracolo.<br />
La vita intera di Origene (†<br />
254), uno dei più grandi teologi<br />
della Chiesa, è segnata dall’aspirazione<br />
ardente al martirio:<br />
“Se Dio mi concedesse di essere<br />
lavato nel mio proprio sangue”,<br />
confessa l’Alessandrino in<br />
una celebre omelia, “mi allontanerei<br />
sicuro da questo mondo...<br />
Ma sono beati coloro che meritano<br />
queste cose” (Sul Libro dei<br />
Giudici 7,2).<br />
Come si può vedere da questa<br />
testimonianza, fin dalle origini<br />
della Chiesa il martirio è avvertito<br />
come una grazia di Dio, assai<br />
di più che un merito dell’uomo.<br />
Sant’Agostino († 430), per<br />
evitare le esagerazioni di quei<br />
cristiani che, come i donatisti,<br />
andavano incontro di loro iniziativa<br />
al martirio cruento, ci ha<br />
lasciato una massima lapidaria:<br />
Non poena, sed causa, facit martyres.<br />
Non la pena in sé, cioè la<br />
morte fisica, ma la causa – cioè<br />
la suprema imitazione e la radicale<br />
sequela di Cristo – è ciò che<br />
fa il martire.<br />
... fino ad oggi<br />
Pochi anni fa, nel cuore del<br />
grande Giubileo, Giovanni Paolo<br />
II ha voluto celebrare una so-
ni<br />
Siviglia<br />
lenne commemorazione dei<br />
“martiri del XX secolo”, nella<br />
significativa cornice del Colosseo.<br />
Era il 7 maggio del 2000.<br />
In quell’occasione il Papa ha<br />
inteso delineare con parole incisive<br />
una vera e propria “teologia<br />
del martirio”, che – rifacendosi all’esperienza<br />
cristiana delle origini<br />
– scavalca i secoli, e rimane la<br />
chiave di lettura più adatta per rileggere<br />
e comprendere a fondo<br />
il significato del martirio nell’oggi<br />
della Chiesa e della storia.<br />
“L’esperienza dei martiri e dei<br />
testimoni della fede”, ha detto in<br />
quell’occasione Giovanni Paolo<br />
II, “non è caratteristica soltanto<br />
della Chiesa degli inizi, ma connota<br />
ogni epoca della sua storia.<br />
Nel secolo ventesimo, poi, forse<br />
ancor più che nel primo periodo<br />
del cristianesimo, moltissimi sono<br />
stati coloro che hanno testimoniato<br />
la fede con sofferenze<br />
Enrico Saiz Aparicio<br />
con altri cristiani<br />
ha coraggiosamente<br />
affrontato il martirio<br />
durante la guerra<br />
civile spagnola.<br />
Alcuni momenti della celebrazione di<br />
beatificazione avvenuta a Roma il 28<br />
ottobre 2007.<br />
spesso eroiche. Quanti cristiani,<br />
in ogni Continente, nel corso del<br />
Novecento hanno pagato il loro<br />
amore a Cristo anche versando il<br />
sangue!”.<br />
In effetti, stando ai dati in possesso<br />
dell’Agenzia Fides, il quadro<br />
riassuntivo del solo decennio<br />
1990-2000 presenta un totale<br />
di 604 missionari uccisi. La<br />
medesima Agenzia informa che<br />
negli anni 2001-2006 il totale degli<br />
operatori pastorali uccisi è di<br />
152 persone.<br />
Queste persone, proseguiva il<br />
Papa, “hanno subíto forme di persecuzione<br />
vecchie e recenti, hanno<br />
sperimentato l’odio e l’esclusione,<br />
la violenza e l’assassinio.<br />
Molti Paesi di antica tradizione<br />
cristiana sono tornati ad essere<br />
terre in cui la fedeltà al Vangelo<br />
è costata un prezzo molto alto”.<br />
“La generazione a cui appartengo”,<br />
continuava Giovanni Paolo<br />
II, aprendo un sofferto squarcio<br />
autobiografico, “ha conosciuto<br />
l’orrore della guerra, i<br />
campi di concentramento, la persecuzione...<br />
Sono testimone io<br />
stesso, negli anni della mia gio-<br />
29
vinezza, di tanto dolore e di tante<br />
prove. Il mio sacerdozio, fin<br />
dalle sue origini, si è iscritto nel<br />
grande sacrificio di tanti uomini<br />
e di tante donne della mia generazione...<br />
E sono tanti! La loro<br />
memoria non deve andare perduta,<br />
anzi va recuperata in maniera<br />
documentata. I nomi di<br />
molti non sono conosciuti; i nomi<br />
di alcuni sono stati infangati<br />
dai persecutori, che hanno cercato<br />
di aggiungere al martirio<br />
l’ignominia; i nomi di altri sono<br />
stati occultati dai carnefici. I cristiani<br />
serbano, però, il ricordo di<br />
una grande parte di loro... Tanti<br />
hanno rifiutato di piegarsi al culto<br />
degli idoli del XX secolo, e sono<br />
stati sacrificati dal comunismo,<br />
dal nazismo, dall’idolatria<br />
dello Stato e della razza”.<br />
Giovanni Paolo II richiamava<br />
poi il “paradosso” caratteristico<br />
del Vangelo, nel quale il martirio<br />
cristiano fonda le sue profonde<br />
radici: “Chi ama la sua vita<br />
la perde, e chi odia la sua vita<br />
in questo mondo la conserverà<br />
per la vita eterna” (Gv 12,25),<br />
e spiegava che i martiri “non hanno<br />
considerato il proprio tornaconto,<br />
il proprio benessere, la<br />
propria sopravvivenza come valori<br />
più grandi della fedeltà al<br />
Vangelo. Pur nella loro debolezza,<br />
essi hanno opposto strenua<br />
resistenza al male. Nella loro fragilità<br />
è rifulsa la forza della fede<br />
e della grazia del Signore”.<br />
Decisiva è poi la conclusione<br />
del medesimo discorso, che consente<br />
ad ogni credente, come a<br />
tutte le persone di buona volontà,<br />
di cogliere le motivazioni autentiche<br />
per cui noi oggi celebriamo<br />
la memoria dei santi martiri:<br />
la loro eredità, diceva Giovanni<br />
Paolo II, “parla con una<br />
voce più alta dei fattori di divisione...<br />
Se ci vantiamo di questa<br />
eredità non è per spirito di parte,<br />
e tanto meno per desiderio di<br />
rivalsa nei confronti dei persecutori,<br />
ma perché sia resa manifesta<br />
la straordinaria potenza di<br />
Il Rettor Maggiore, Don Pascual Chávez e il suo Vicario,<br />
Don Adriano Bregolin, durante la celebrazione di beatificazione<br />
dei martiri salesiani spagnoli.<br />
Dio, che ha continuato ad agire<br />
in ogni tempo e sotto ogni cielo.<br />
Lo facciamo, a nostra volta, sull’esempio<br />
dei tanti testimoni uccisi<br />
mentre pregavano per i loro<br />
persecutori”.<br />
I martiri salesiani<br />
di Madrid e di Siviglia<br />
È questa la prospettiva più corretta,<br />
nella quale va collocata la<br />
beatificazione di don Enrique<br />
Saiz Aparicio e dei suoi 62 compagni.<br />
Come è noto, si tratta di un<br />
folto gruppo di martiri appartenenti<br />
alla Famiglia Salesiana, uccisi<br />
durante i primi mesi della<br />
guerra civile spagnola.<br />
Originariamente si trattava di<br />
due cause di martirio diverse,<br />
istruite rispettivamente nelle Diocesi<br />
di Madrid (“Enrique Saiz<br />
Aparicio e 41 compagni”) e di<br />
Siviglia (“Antonio Torrero Luque<br />
e 20 compagni”). Ma già nel<br />
1985 le due cause sono state unificate<br />
secondo la dicitura attuale:<br />
“Enrique Saiz Aparicio e 62<br />
compagni”.<br />
Giunge a compimento così<br />
l’annoso e complesso procedimento,<br />
successivo a quello che<br />
l’11 marzo del 2001 condusse alla<br />
beatificazione di don José Calasanz<br />
Marqués e dei suoi 31<br />
compagni (i martiri salesiani della<br />
provincia di Valencia).<br />
A questi nostri fratelli e sorelle<br />
nella fede – che si collocano<br />
sulla scia luminosa dei “protomartiri<br />
salesiani” Luigi Versiglia<br />
e Callisto Caravario, canonizzati<br />
nell’anno del grande Giubileo<br />
– possiamo riferire a buon<br />
diritto la conclusione dello storico<br />
discorso del 7 maggio 2000,<br />
che abbiamo già ampiamente citato:<br />
“Resti viva”, auspicava commosso<br />
il Servo di Dio Giovanni<br />
Paolo II, “resti viva nel secolo e<br />
nel millennio appena avviati, la<br />
memoria di questi nostri fratelli<br />
e sorelle. Anzi, cresca! Sia trasmessa<br />
di generazione in generazione,<br />
perché da essa germini<br />
un profondo rinnovamento cristiano!<br />
Sia custodita come un tesoro<br />
di eccelso valore per i cristiani<br />
del nuovo millennio, e costituisca<br />
il lievito per il raggiungimento<br />
della piena comunione<br />
di tutti i discepoli di Cristo!”.<br />
Enrico dal Covolo<br />
30
L’ADMA nel mondo<br />
INSERTO<br />
ASSOCIAZIONE DI MARIA AUSILIATRICE<br />
Maria rinnova la Famiglia Salesiana<br />
(Lettera del Rettor Maggiore Don Egidio Viganò del 25 marzo 1978)<br />
(9 a parte)<br />
L’Ausiliatrice e il carisma salesiano<br />
C’è certamente un’intima correlazione tra la devozione<br />
all’Ausiliatrice e la nostra vocazione salesiana.<br />
Non è difficile mostrarlo, per quanto si riferisce<br />
alla sua origine, in Don Bosco: dal sogno dei<br />
9 anni ai Becchi fino a quello di Barcellona nel<br />
1886, dal catechismo iniziato con Bartolomeo Garelli<br />
al modo con cui ottenne l’approvazione delle<br />
Costituzioni della Società di San Francesco di Sales,<br />
dalla convinzione intima di Don Bosco espressa<br />
in molteplici affermazioni ai fatti prodigiosi da<br />
lui realizzati. Ma le origini non sono che la primizia<br />
della sua totale realtà.<br />
Il nostro Fondatore ci assicura che la vocazione<br />
salesiana è inspiegabile, tanto nella sua nascita come<br />
nel suo sviluppo e sempre, senza il concorso materno<br />
e ininterrotto di Maria.<br />
Molte volte lui stesso ha confessato che la Madonna<br />
ne è la «fondatrice» e la «sostenitrice», e ci<br />
assicura che «la nostra Congregazione è destinata<br />
a cose grandissime e a spargersi per tutto il mondo,<br />
se i Salesiani saranno sempre fedeli alle Regole<br />
date loro da Maria Santissima».<br />
Si è lasciato persin sfuggire questa esclamazione:<br />
«Maria ci vuole troppo bene!».<br />
Don Rua, il gran «continuatore» della vocazione<br />
di Don Bosco, che «insegna ai Salesiani a rimanere<br />
Salesiani» – come ci ha detto Paolo VI –<br />
ha sottolineato con insistenza questa relazione intima<br />
tra vocazione salesiana e devozione all’Ausiliatrice.<br />
In particolare ci pare suggestivo sottolineare<br />
una sua interessante osservazione nel presenziare<br />
all’incoronazione della Madonna a Valdocco, il<br />
17 maggio 1903; dopo averne descritto con gioiosa<br />
effusione la cerimonia, soggiunse: «Non dubito<br />
punto che con l’aumentarsi fra i Salesiani della<br />
devozione a Maria Ausiliatrice, verrà pur crescendo<br />
la stima e l’affetto verso Don Bosco, non<br />
meno che l’impegno di conservarne lo spirito e<br />
d’imitarne le virtù».<br />
C’è, qui, l’intuizione chiarissima dell’interrelazione<br />
vitale che si dà tra la devozione all’Ausiliatrice<br />
e la nostra spiritualità.<br />
Anche Don Albera, nel far riflettere con quella<br />
sua delicata sensibilità sugli aspetti più spirituali della<br />
nostra vocazione, insiste sulla continua presenza<br />
di Maria; scrive infatti: «parlando ai suoi figli spirituali,<br />
(Don Bosco) non si stancava di ripetere che<br />
l’opera a cui aveva posto mano gli era stata ispirata<br />
da Maria Santissima, che Maria ne era il valido<br />
sostegno, e che perciò nulla essa aveva a temere delle<br />
opposizioni dei suoi avversari».<br />
Potrebbe considerarsi particolarmente suggestiva,<br />
ai fini di questo argomento, anche una sua allusione<br />
a San Francesco di Sales, per quanto egli è<br />
il grande «caposcuola della salesianità» nella storia<br />
della vita spirituale. Nel descrivere la magnanimità<br />
quasi temeraria del nostro Fondatore, particolarmente<br />
nella costruzione del tempio di Valdocco,<br />
Don Albera individua in questo straordinario co-
aggio un elemento di «salesianità»: «si mostra così<br />
– afferma egli – discepolo del nostro San Francesco<br />
di Sales, che aveva lasciato scritto “Conosco<br />
appieno qual fortuna sia l’esser figlio, per quanto<br />
indegno, di una Madre così gloriosa. Affidàti alla<br />
sua protezione, mettiamo pur mano a grandi cose;<br />
se l’amiamo di ardente affetto, Ella ci otterrà tutto<br />
quello che desideriamo”».<br />
Sarebbe, senza dubbio, assai utile approfondire<br />
qual è il significato e la funzione della devozione<br />
all’Ausiliatrice nella nostra spiritualità salesiana.<br />
A noi qui basta indicare succintamente qualche<br />
suggerimento al riguardo, per ispirare meglio il nostro<br />
rilancio mariano.<br />
Sappiamo che una spiritualità è veramente tale<br />
se arriva a formare un tutto organico, dove ogni<br />
elemento ha la sua funzione e il suo collocamento<br />
preciso.<br />
Spostare, o non considerare, o sopprimere questo<br />
o quell’elemento sarebbe incominciare a rovinare<br />
tutto.<br />
(continua)<br />
L’ADMA nel mondo<br />
GUATEMALA - Teologato SDB. Il Santuario<br />
di Maria Ausiliatrice è la chiesa della Parrocchia San<br />
Giovanni Bosco, che fa parte dell’Opera Salesiana<br />
“Guatemala - Teologato”, una delle cinque Opere<br />
SDB della capitale del Guatemala, che con le Repubbliche<br />
di Honduras, El Salvador, Nicaragua,<br />
Costa Rica e Panama formano l’Ispettoria Salesiana<br />
del centro America.<br />
Questa ADMA locale, conforme all’articolo 7 del<br />
Regolamento, è stata eretta dall’Ispettore del Centro<br />
America e in seguito aggregata alla Primaria<br />
del Santuario di Maria Ausiliatrice di Torino-Valdocco,<br />
con diploma e firma del Rettore attuale, Don<br />
Sergio Pellini. Il Diploma di aggregazione porta<br />
GUATEMALA - Teologato. Dialogo dei Promessa ADMA<br />
fra i candidati e il P. Enrique Morales, parroco della Parrocchia<br />
San Giovanni Bosco.<br />
GUATEMALA - Teologato. Parrocchia San Giovanni Bosco:<br />
le 13 nuove Promesse ADMA.<br />
il numero 1.600 e la data del 25 settembre 2005.<br />
Nella solennità dell’Immacolata del 2005, in 13<br />
hanno fatto la Promessa ADMA: data solenne per<br />
la Chiesa e la Congregazione Salesiana come pure<br />
per la Parrocchia San Giovanni Bosco di cui è parroco<br />
il P. Enrique Morales SDB, al quale va il nostro<br />
grazie per la sua iniziativa e la sua animazione<br />
dell’ADMA.<br />
Tutte e 13 le Associate hanno un titolo di studio<br />
di scuole superiori o di università. La prima Presidente<br />
è stata la Sig.ra Angelina del Carmen Orozco<br />
S. de Caseros, biologa, che purtroppo, è deceduta<br />
alla fine dello scorso 2006, lasciando un grande<br />
vuoto per le sue spiccate doti umane, cristiane<br />
e salesiane. Hanno affidato l’incarico alla Vicepresidente,<br />
Maria Ester Mas de Cepeda, diplomata e<br />
segretaria bilingue, che abbiamo conosciuto con il<br />
marito, il Dott. Luis Arnoldo Cepeda e che abbiamo<br />
accompagnato nella visita che hanno fatto a<br />
Valdocco nel luglio scorso. Il marito della defunta<br />
Presidente, sta preparandosi come aspirante ADMA,<br />
alla Promessa onde poter continuare l’impegno mariano<br />
e salesiano nell’ADMA di cui ha fatto parte<br />
la consorte Angelina.<br />
Il Parroco, tra le attività che ci ha segnalato, rileva<br />
che l’ADMA locale fa due incontri mensili<br />
per potere animare nel modo migliore le celebrazioni<br />
liturgiche parrocchiali. È stata celebrata molto<br />
solennemente la festa di Maria Ausiliatrice, la domenica<br />
20 maggio con la processione presieduta da<br />
S. Ecc. Rev.ma Mons. Oscar Rodriguez, Arcivescovo<br />
di Tegucigalpa (Honduras).<br />
CATANIA (Italia) FMA. Istituto Maria Ausiliatrice,<br />
Sede Ispettoriale. Scuola per l’infanzia<br />
fino al Liceo per la comunicazione. Catechesi parrocchiale<br />
e di periferia, Pgs, Exallieve, Cooperatori,<br />
ADMA.<br />
L’ADMA locale è stata tra le prime del mondo<br />
ad essere aggregata alla Primaria, il 24 novembre<br />
32
1914 con il numero 393 nel gruppo delle FMA. L’aggregazione<br />
fu poi rinnovata il 12 novembre 1934 e<br />
nuovamente il 24 ottobre 1998, sempre con lo stesso<br />
numero di aggregazione.<br />
Il 24 gennaio, nel 2007, Paolo, Antonella, Alfina,<br />
Francesca, Pina, Gina e Maria si sono aggiunte<br />
mediante la Promessa ADMA ai precedenti, giungendo<br />
così al numero di 47 Associati.<br />
La ripresa è dovuta soprattutto a Suor Irene e Suor<br />
Franca, che alimentano l’entusiasmo della Presidente,<br />
Lucia Romeo. Erano presenti alla Celebrazione<br />
dell’Eucaristia della Promessa, le Suore della<br />
Comunità, numerose Exallieve e tanti Cooperatori<br />
in un clima di viva partecipazione spirituale. Don<br />
Salvatore Privitera, con parole sentite e profonde,<br />
ha poi esortato tutti gli Associati a vivere la Promessa<br />
valorizzando l’amore all’Eucaristia, all’Ausiliatrice<br />
e a Don Bosco.<br />
Tutta la Celebrazione è stata di grande aiuto per<br />
riflettere anche sulla fortuna di appartenere alla Famiglia<br />
Salesiana, vivendo e diffondendo il suo genuino<br />
spirito nelle varie circostanze della vita, in famiglia,<br />
nella Chiesa e nella società.<br />
La festa si è conclusa con un incontro simpatico<br />
e fraterno nella sede dell’ADMA, in cui la gioia è<br />
esplosa nell’unione di cuori sereni e festanti.<br />
CATANIA. Istituto Maria Ausiliatrice. Sette nuove Promesse<br />
ADMA.<br />
TRE LAGOAS (Brasile). L’ADMA locale con l’Animatore,<br />
il parroco, P. Angel Sanchez.<br />
TRES LAGOAS (Brasile) SDB. È una opera al<br />
nord dell’Ispettoria del Mato Grosso del Sud, nella<br />
parte meridionale del Brasile.<br />
Nessuno sapeva perché un gruppetto di persone<br />
ogni 24 del mese si riuniva nella chiesetta di Sant’Antonio<br />
per recitare il Santo Rosario. Una volta,<br />
un salesiano si fermò a dialogare con i partecipanti<br />
che fecero il nome dell’Associazione di Maria Ausiliatrice;<br />
scrissero a Torino ed ecco il risultato:<br />
“L’Associazione di Maria Ausiliatrice di Tres Lagoas-Brasile<br />
eretta e aggregata il 15-8-1928, nº 372,<br />
dopo un lungo periodo di silenzio è stata reiniziata<br />
il 24-05-2004 sotto la guida del parroco salesiano<br />
Padre Angel Adolfo Sanchez y Sanchez. Attualmente<br />
gli associati sono 27. È quanto ci hanno scritto<br />
da Tres Lagoas dopo il carteggio avvenuto tra la<br />
Primaria e l’ADMA locale, che si è concluso con<br />
l’invio del diploma di aggregazione alla Primaria:<br />
È un rinnovo di aggregazione il 23-01-2007 evidentemente<br />
con i dati... storici: 15-8-1928 nº 372.<br />
Chi tiene i contatti con la Primaria è il Padre<br />
Crevacore Giuseppe, Vicario del Direttore e Parroco<br />
P. Sanchez Angel A., cui va il nostro vivo ringraziamento.<br />
Le riunioni del 24 del mese sono un buon punto<br />
di riferimento e “momento di crescita mariana e<br />
salesiana”.<br />
Il 24 maggio del 2004 hanno fatto la promessa<br />
ADMA 22 Aspiranti di cui 3 uomini; 3 Nuove associate<br />
si sono aggiunte nel 2005 e 2 nel 2006 arrivando<br />
a 27 associate/i.<br />
La maggioranza ha frequentato scuole superiori<br />
o universitarie.<br />
Il 17 ottobre 2005 hanno eletto il Primo Consiglio<br />
con 6 membri, che, con l’Animatore Spirituale,<br />
P. Sanchèz. A. si completa il numero di 7 regolamentare.<br />
Presidente è la professoressa Buchetti<br />
Adalgisa.<br />
Auguriamo ogni bene!<br />
Don Sebastiano Viotti<br />
33
Meditazione<br />
Con l’Islam:<br />
amore e verità<br />
Recentemente, Mons. Maggiolini,<br />
vescovo di Como,<br />
sempre lucido e corretto,<br />
ha indicato come si debba delineare<br />
un giusto rapporto fra Cristiani<br />
e Musulmani.<br />
Testimoniare la carità<br />
Da una parte, è necessaria la<br />
nostra testimonianza, e quindi la<br />
Uno degli scandali maggiori che gli immigrati provano nei nostri confronti è la<br />
freddezza dell’uomo occidentale verso Dio.<br />
nostra carità: la comunità cristiana<br />
si prenda cura di ogni fratello,<br />
qualunque sia il suo credo,<br />
ricordando la parabola del buon<br />
Samaritano, il quale fu tanto sollecito<br />
per un uomo ferito, anche<br />
se questi non faceva parte della<br />
sua confessione religiosa.<br />
E in che cosa consiste la carità<br />
cristiana Nel prendersi cura<br />
del prossimo, a partire dal<br />
suo sostentamento (cibo, vestito,<br />
riparo, assistenza), riconoscendogli<br />
insieme il diritto alla<br />
libertà religiosa, e pregando per<br />
lui, come c’insegna il Signore.<br />
Spesso al sostentamento pensa<br />
l’autorità civile; rimane comunque<br />
la necessità di un amore<br />
personale e attento, che non<br />
si può certo pretendere dallo Stato.<br />
Come scrive Papa Benedetto<br />
XVI nell’enciclica Deus caritas<br />
est, n. 31, tutti gli uomini<br />
hanno bisogno delle attenzioni<br />
del cuore: anche quando non è<br />
il momento di parlare della nostra<br />
fede, parli però l’amore, puro<br />
e gratuito; questo amore è la<br />
migliore testimonianza del nostro<br />
Cristianesimo, perché Cristo<br />
è Dio fatto uomo, e Dio è<br />
amore (1 Gv4,8). E all’amore<br />
deve sempre unirsi la preghiera:<br />
il Papa ricorda il magnifico<br />
esempio della Beata Madre Teresa<br />
di Calcutta. La preghiera è<br />
la sorgente dell’amore, è partecipazione<br />
a Dio-Amore: la familiarità<br />
con lui offre il motivo<br />
e la forza della nostra azione caritativa.<br />
La pienezza della verità<br />
è in Gesù<br />
© G. Viviani<br />
Questo però non significa favorire<br />
la religione musulmana,<br />
che, pur avendo vari elementi<br />
che il Cristianesimo condivide, ha<br />
pure diversi aspetti contrari ad<br />
esso. Sarebbe una forma di relativismo<br />
inaccettabile pensare che<br />
tutte le religioni siano equivalenti!<br />
È vero: Dio è uno solo, anche<br />
se il suo nome viene tradotto diversamente<br />
(in italiano Dio, in
Musulmani, e la verità, cioè<br />
l’unica strada che porta alla salvezza<br />
terrestre e celeste; anche<br />
se Dio “vuole che tutti gli uomini<br />
siano salvati” (1Tim2,4),<br />
e per questo fa di tutto per salvarli<br />
(cf Lc 14,23): così tutti gli<br />
uomini “che senza colpa ignorano<br />
il Vangelo di Cristo e la<br />
sua Chiesa, e tuttavia cercano<br />
sinceramente Dio; e coll’aiuto<br />
della grazia si sforzano di compiere<br />
con le opere la volontà di<br />
Dio, conosciuta attraverso il dettame<br />
della coscienza, possono<br />
conseguire la salvezza eterna”<br />
(Concilio Vaticano II, Lumen<br />
Gentium 16).<br />
Ma per chi se ne rende conto,<br />
la strada che porta al Padre è solo<br />
quella che viene dal Padre (cf<br />
Gv 3,13s), e quindi si trova nel<br />
Cristo crocifisso e risorto, e non<br />
in altre strade, che, sia pure in<br />
buona fede, rischiano di allontanarci<br />
da Dio.<br />
Per questo, Mons. Maggiolini<br />
scrive: “concedere locali o spazi<br />
riservati al culto cristiano (...)<br />
come luoghi di culto, di propaganda<br />
o di elaborazione politica<br />
– come spesso avviene – per i<br />
Musulmani (...), verrebbe facilmente<br />
equivocato non come gesto<br />
di cristiana bontà, ma come<br />
segno evidente che le religioni<br />
sono tutte uguali; se non addirittura<br />
come rinuncia dei cristiani”<br />
alla loro fede nella pienezza<br />
di Gesù, “via, verità e vita” (Gv<br />
14,6).<br />
Antonio Rudoni<br />
Nell’avvicinare i credenti musulmani,<br />
il cristiano deve esercitare la carità<br />
senza negare la verità di cui la sua<br />
fede è portatrice.<br />
francese Dieu, in tedesco Gott, in<br />
arabo Allah): ma quell’unico Dio,<br />
adorato dai cristiani e dagli Islamici,<br />
viene presentato in forme<br />
assai diverse, e questo fatto conduce<br />
ad aspetti di fede e di morale<br />
che spesso sono in contraddizione<br />
fra di loro.<br />
I Musulmani stessi non ritengono<br />
che Maometto sia Dio; i<br />
Cristiani invece credono fermamente<br />
alla divinità di Gesù, e<br />
quindi sanno che in lui Dio è diventato<br />
uno di noi, ci ha parlato<br />
e ci ha insegnato come seguirlo.<br />
Per questo la Chiesa Cattolica,<br />
fondata da Dio in Cristo, sa di essere<br />
l’unica religione voluta da<br />
Lui. In tutte le altre vi sono alcuni<br />
elementi di verità e di amore,<br />
provenienti da Dio e tendenti<br />
a Lui, ma solo Gesù è lo stesso<br />
Dio, e solo da lui proviene<br />
ogni verità e grazia.<br />
La carità nella verità<br />
Perciò occorre distinguere bene<br />
tra la carità, che dobbiamo ai<br />
MESSALE DELLE<br />
DOMENICHE<br />
E FESTE 2008<br />
Editrice Elledici - Messaggero - ISG,<br />
pagine 704, € 6,00<br />
Questo pratico volume contiene<br />
tutti i testi liturgici del lezionario<br />
delle Domeniche e delle Feste dell’anno<br />
2008, con introduzioni, monizioni,<br />
commenti e preghiere dei<br />
fedeli. Uno strumento pratico ed<br />
economico, per preparare e seguire<br />
la liturgia eucaristica festiva nel corso di tutto l’anno.<br />
A.A. V.V.<br />
MESSALINO<br />
JUNIOR<br />
Per bambini e ragazzi<br />
<strong>Gennaio</strong>-febbraio 2008<br />
Editrice Elledici - Messaggero - ISG,<br />
pagine 96, € 3,50<br />
Per partecipare, comprendere e vivere<br />
la Messa: uno strumento nuovo che si propone di accompagnare<br />
i bambini e i ragazzi ad essere attivi e partecipi alla celebrazione<br />
domenicale.<br />
35
79<br />
Santuari mariani<br />
Santuari<br />
della Liguria /5<br />
GENOVA<br />
Santuario<br />
Nostra Signora della Guardia<br />
Indirizzo: Monte Figogna<br />
Tel. 010.71.80.10<br />
Diocesi: Genova.<br />
Calendario: Si celebra con solennità<br />
l’anniversario dell’Apparizione della<br />
Madonna, il 29 agosto. L’ultima domenica<br />
di maggio si tiene la festa dei Fiori,<br />
commemorativa dell’inaugurazione<br />
della nuova chiesa avvenuta il 26 maggio<br />
1890. La Festa dell’Incoronazione si<br />
celebra la seconda domenica di giugno.<br />
Note: Il Santuario offre ai pellegrini un<br />
servizio di accoglienza con circa 400<br />
posti letto.<br />
Il Santuario della Madonna<br />
della Guardia sorge sul Monte<br />
Figogna a 804 metri di altezza in<br />
Val Polcevera. È uno dei Santuari<br />
più famosi d’Italia e d’Europa<br />
e il Papa genovese Benedetto<br />
XV lo decorò del titolo di<br />
Basilica.<br />
Dalla vetta del Figogna si ammira<br />
uno dei<br />
panorami più vasti<br />
d’Italia. Ai tempi dei<br />
romani vi era una stazione di<br />
Il Santuario di Nostra Signora della Guardia si trova a oltre 800 metri d’altezza.<br />
Già luogo importante nel periodo romano, divenne meta di pellegrinaggi<br />
sul finire del ’400 quando la Vergine apparve a un contadino del luogo.<br />
guardia ove si<br />
facevano le segnalazioni<br />
occorrenti al movimento<br />
delle truppe lungo le strade<br />
imperiali, da qui il nome dato<br />
al Santuario. Il 29 agosto 1490<br />
la Vergine Maria apparve su questo<br />
monte ad un umile contadino,<br />
Benedetto Pareto, del paese di<br />
Livellato, nel cui territorio si trovava<br />
il Monte Figogna (dal greco<br />
«Monte dei faggi»), chiedendo<br />
che fosse eretto un tempio in<br />
suo onore. Fu costruita una prima<br />
cappella sul luogo dell’Apparizione,<br />
successivamente una<br />
più vasta sulla cima del Monte, tra<br />
il 1528 e il 1530. Altri miracoli si<br />
succedettero nei secoli a seguire,<br />
che accrebbero la devozione<br />
alla Madonna della Guardia.<br />
Accanto al Santuario fu costruito<br />
un ospizio per i pellegrini<br />
che, sul finire del Settecento,<br />
assunse grandi proporzioni.<br />
36
Antica immagine che testimonia la benedizione presso il Santuario della Guardia<br />
dei muratori e dei cavalli adibiti al trasporto del materiale da costruzione.<br />
L’attuale tempio, iniziato nel<br />
1868, fu portato a termine nel<br />
1889 su disegno del milanese ingegner<br />
Luigi Bisi. È in stile rinascimentale,<br />
a croce latina, con<br />
tre navate, divise da otto archi a<br />
tutto sesto, sorretti da pilastri rivestiti<br />
di marmo ed ha una cupola<br />
ottagonale alta 40 metri che dà luce<br />
alla chiesa. Lo scultore genovese<br />
Antonio Ricchino (1899)<br />
scolpì la bella edicola, che sormonta<br />
l’altare maggiore, in marmo<br />
bianco, in cui si venera il bel<br />
gruppo in legno dello scultore<br />
genovese Antonio Canepa. Il 10<br />
giugno 1894, in nome di Papa<br />
Leone XIII, monsignor Reggio,<br />
arcivescovo di Genova, pose sul<br />
capo della Madonna e del Bambino<br />
Gesù le corone d’oro. Nel<br />
1944 l’interno dell’edicola fu rivestito<br />
di mosaico in oro zecchino<br />
e nella parte inferiore furono<br />
sistemati angeli oranti e<br />
quattro grandi statue simboliche.<br />
Nel 1899 fu ultimata la costruzione<br />
della torre campanaria su<br />
cui, nel 1927, fu posto il grandioso<br />
concerto «della Vittoria».<br />
Opera pregevole di marmo è il<br />
pulpito di Achille Vanessa (1893)<br />
scolpito ed intarsiato di marmi<br />
policromi.<br />
Completano l’arredo il colossale<br />
organo del 1915, sontuosamente<br />
decorato e il coro con doppio<br />
ordine di stalli in legno di<br />
noce, finemente intagliati con riquadri<br />
e pannelli. Degna di rilievo<br />
la decorazione della volta<br />
con affreschi di Sant’Agata raffiguranti<br />
l’episodio dell’Apparizione<br />
e il commento dell’Ave<br />
Maria, in otto momenti. L’interno<br />
della cupola e il catino absidale<br />
presentano affreschi dell’Arzuffi.<br />
Interno del Santuario che ospita fra<br />
le sue navate un grandissimo organo<br />
del 1915.<br />
Nel 1632, il giorno della Madonna<br />
Assunta, si inaugurò la<br />
statua marmorea della Madonna<br />
sull’altare maggiore del Santuario;<br />
più tardi trasferita nella cappella<br />
dell’apparizione, dove tuttora<br />
viene venerata.<br />
Cristina Siccardi<br />
A.A..V.V.<br />
LE GRANDI<br />
DOMANDE<br />
DEI PICCOLI<br />
Editrice Elledici - ISG - Messaggero,<br />
pagine 237, € 16,50<br />
I bambini non smettono mai di fare<br />
domande. Rispondere non è<br />
sempre facile e a volte siamo tentati di sottrarci ai loro interrogativi.<br />
Non sempre è possibile dare risposte definitive, ma parlarne insieme<br />
sì, ed è già confortante. Un libro per genitori che vogliono aiutare<br />
e per bambini che desiderano capire.<br />
37
Calendario mariano<br />
30 GENNAIO 1346 - LA MADONNA DELL’AIUTO - BUSTO ARSIZIO (VA)<br />
Fa’ che fiorisca il tuo popolo<br />
Le origini<br />
La devozione degli abitanti di<br />
Busto Arsizio per la Madonna<br />
dell’Aiuto risale ai<br />
tempi del Medio Evo. Nella primitiva<br />
chiesa di Santa Maria di<br />
Piazza, sui resti della quale è stato<br />
costruito nel 1517 l’attuale<br />
grandioso Santuario, era venerata<br />
un’Immagine rappresentante<br />
la Vergine, che si era miracolosamente<br />
manifestata il 30 gennaio<br />
1346.<br />
Le caratteristiche di questa<br />
immagine sono riconoscibili in<br />
un affresco della fine del Quattrocento<br />
che si trovava nel cortile<br />
di una casa della zona. Il dipinto,<br />
trasportato su tela, andò<br />
distrutto nel 1943 durante un<br />
bombardamento di Milano, mentre<br />
si trovava nello studio del restauratore.<br />
Fortunatamente ne è<br />
rimasta un’ottima e fedele fotografia.<br />
La Madonna, seduta in trono,<br />
tiene in grembo il Bambino nudo,<br />
avvolto da un lembo del mantello<br />
della Madre, con in mano un<br />
oggetto rotondo, forse una mela,<br />
come nelle delicate Madonne delle<br />
rose di Luca della Robbia, o<br />
una palla che potrebbe significare<br />
il globo del mondo. Alla sinistra<br />
è raffigurato l’Arcangelo<br />
San Michele, e alla destra San<br />
Giovanni Battista, secondo la disposizione<br />
topografica delle tre<br />
principali chiese di Busto: «A levante<br />
sta San Giovanni, ad occidente<br />
l’arcangelo San Michele e<br />
in mezzo della piazza la Beata<br />
Vergine». 1<br />
La «Chiesa piccolina» era<br />
molto cara ai borghigiani ai quali<br />
ricordava la continua protezione<br />
della Madonna, come la<br />
cessazione dell’assedio posto a<br />
Busto da Francesco Sforza nel<br />
dicembre del 1448. Ma il tempo<br />
e soprattutto le tristi vicende<br />
storiche la ridussero a rudere<br />
cadente, per cui si rese necessario<br />
un rifacimento iniziato<br />
nel 1517.<br />
Per opera di valenti architetti<br />
della scuola del Bramante, in soli<br />
cinque anni, sorge il maestoso<br />
tempio che noi ammiriamo, vanto<br />
di Busto Arsizio. Sul portale<br />
di ponente è riportata la gioia<br />
della ricostruzione con i versi del<br />
poeta: «O Vergine, fa’ che fiorisca<br />
con tutta la sua posterità questo<br />
popolo che ti ha elevato la<br />
splendida chiesa».<br />
La statua della Vergine con Bambino che, secondo la tradizione, portata in processione<br />
avrebbe fermato miracolosamente la peste del 1576. Le corone vennero<br />
poste sul capo della Madonna e di Gesù bambino a seguito della protezione<br />
sperimentata dalla città durante la peste del 1630.<br />
38
La Statua della Madonna<br />
L’antica statua della Madonna<br />
dell’Aiuto che si venera nel<br />
Santuario di Santa Maria di<br />
Piazza presenta alcune varianti<br />
rispetto alla raffigurazione dell’affresco<br />
primitivo. Il Bambino<br />
non sostiene più la palla sulla<br />
palma della mano, rivolta verso<br />
l’alto, ma la impugna e l’abbassa<br />
verso il manto della Madre.<br />
La Madonna solleva la mano<br />
destra, prima appoggiata in<br />
grembo, nel gesto caratteristico<br />
di chi vuole arrestare qualche<br />
cosa. La tradizione, passata di<br />
generazione in generazione,<br />
vuole che l’Immagine della Madonna,<br />
portata in processione<br />
per le vie del borgo durante la<br />
terribile peste di San Carlo del<br />
1576, abbia improvvisamente<br />
fatto cessare il contagio, alzando<br />
la mano destra. In ricordo<br />
del miracolo, i fedeli di Busto<br />
Arsizio avrebbero fatto scolpire<br />
la statua della Madonna con<br />
la destra alzata.<br />
Così pure, nell’antica Immagine,<br />
la Madonna ed il Bambino<br />
non portano la corona. Dopo la<br />
protezione sperimentata durante<br />
la terribile peste del 1630, la peste<br />
descritta dal Manzoni ne<br />
“I Promessi Sposi”, gli abitanti<br />
di Busto pensarono ad<br />
incoronare la Vergine ed il<br />
Bambino. La sera della festa<br />
dell’Ascensione, il 9 maggio<br />
1632, come scrive il cronista<br />
del tempo, «si cantò il<br />
Vespro solennemente et musicalmente,<br />
finito che fu si<br />
portò la Beatissima Signora<br />
nostra intorno intorno a<br />
tutta la piazza processionalmente<br />
cantando l’Hinno Misterium<br />
Ecclesiae, e poi fu<br />
riposta al suo luogo di prima,<br />
avendola incoronata con<br />
figliolo di due Corone d’Argento<br />
assai Magnifiche,<br />
avendo zoiellata (ingioiellata)<br />
la santissima Vergine, il<br />
figlio insieme di preziosi<br />
Facciata del Santuario della Madonna dell’Aiuto di Busto Arsizio, rifatta nel periodo<br />
Rinascimentale ad opera di alcuni architetti della scuola del Bramante.<br />
anelli, coralli, agnus Dei, et Crocette<br />
non poche». 2<br />
Le Corone<br />
Affresco attribuito a Gaudenzio Ferrari<br />
(1471-1546) ospitato all’interno<br />
del Santuario.<br />
Una seconda incoronazione,<br />
autorizzata dal Capitolo Vaticano<br />
avvenne il 14 luglio 1895 per<br />
mano del Cardinale il Beato Andrea<br />
Carlo Ferrari, Arcivescovo<br />
di Milano.<br />
Ma nel 1921 una mano sacrilega<br />
spogliò la Vergine ed il Bambino<br />
delle corone e dei gioielli,<br />
per cui il 19 ottobre dello stesso<br />
anno, una terza incoronazione,<br />
compiuta dal Cardinale Achille<br />
Ratti, che pochi mesi dopo diventerà<br />
Papa Pio XI, cinse di<br />
nuove preziose corone il capo<br />
della Vergine e del Bambino.<br />
Nel 1943 si verificò un nuovo<br />
furto, e dopo la guerra, il 18 maggio<br />
1947, a chiusura del Congresso<br />
Mariano che richiamò a<br />
Busto Arsizio oltre mezzo milione<br />
di persone, in una cornice<br />
di festosa solennità, il Beato Cardinale<br />
Alfredo Ildefonso Schuster,<br />
attorniato da numerosi Vescovi<br />
e Sacerdoti pose sul capo<br />
della Vergine e del Bambino le<br />
nuove corone, eseguite dall’orafo<br />
milanese Ambrogio Piccolini,<br />
segno di imperitura devozione<br />
e di amore dei fedeli di Busto<br />
Arsizio alla Madonna dell’Aiuto.<br />
Don Mario Morra<br />
1<br />
Pio Bondioli, Santa Maria di Piazza<br />
a Busto Arsizio prima e dopo i restauri,<br />
Milano 1948.<br />
2<br />
Idem.<br />
39
Santi di ieri e di oggi<br />
DonBosco<br />
biblista<br />
Nel 1847, Don Bosco scrisse<br />
un libro per i ragazzi<br />
del suo oratorio e per il<br />
buon popolo cristiano. Si intitolava<br />
La storia sacra. La pubblicò<br />
e ripubblicò diverse volte<br />
nella sua vita, migliorandola<br />
sempre. Anch’io, a distanza di<br />
più di cento anni, l’ebbi tra le<br />
mani, quando ero ragazzino di<br />
otto anni e mi accompagnò come<br />
un tesoro fino alle superiori.<br />
Il testo ch’ebbi la fortuna<br />
d’avere – 275 pagine – porta a<br />
conclusione, in data 23 agosto<br />
1872, le seguenti autorevoli parole:<br />
“Raccomandiamo caldamente<br />
questo libro, siccome<br />
molto atto per far conoscere e<br />
imparare ai giovanetti la Storia<br />
sacra. ✠ Lorenzo, Arcivescovo”.<br />
Costui è nientemeno che Sua<br />
Eccellenza Mons. Lorenzo Gastaldi,<br />
Arcivescovo di Torino dal<br />
1871 al 1883, il quale – dicono gli<br />
storici e la cosa è nota – non ebbe<br />
mai troppa simpatia per Don<br />
Bosco, anzi lo fece soffrire assai,<br />
provandolo come sono provati i<br />
santi, come oro nel crogiolo. Ma<br />
davanti a un testo come la La<br />
storia sacra, non poteva far altro<br />
che “raccomandarlo caldamente,<br />
siccome come molto atto”,<br />
cioè adattissimo a far conoscere<br />
nei punti fondamentali la<br />
Sacra Scrittura, che – ovviamente<br />
– non si può dare nel testo integrale<br />
né in mano ai bambini e<br />
ragazzi e neppure a chi appena<br />
comincia a conoscere la Fede:<br />
sarebbe come mandare all’università<br />
chi non avesse ancora frequentato<br />
le elementari.<br />
Proprio per questo, Don Bosco,<br />
giovane prete di 32 anni,<br />
l’aveva scritta: “Mi proposi –<br />
40<br />
dichiara nella prefazione – di<br />
compilare un corso di Storia sacra,<br />
che contenesse le più importanti<br />
notizie dei Libri santi e<br />
si potesse presentare a un giovanetto<br />
qualsiasi... Al fine di<br />
riuscire in questo divisamento,<br />
narrai a un numero di giovani<br />
di ogni grado, a uno a uno, i fatti<br />
principali della Sacra Bibbia,<br />
notando attentamente quale impressione<br />
facesse in loro quel<br />
Don Bosco si prodigò per la diffusione<br />
della Storia Sacra fra i suoi ragazzi,<br />
sia raccontando egli stesso<br />
episodi della Bibbia, sia scrivendo,<br />
con grande successo, una presentazione<br />
delle storie bibliche.<br />
racconto e quale effetto producesse<br />
di poi”.<br />
“Il fine provvidenziale dei Sacri<br />
Libri, essendo stato di mantenere<br />
negli uomini viva la fede<br />
nel Messia promesso da Dio, dopo<br />
la colpa di Adamo, anzi tutta<br />
la Storia sacra dell’Antico Testamento<br />
potendosi dire una costante<br />
preparazione a quell’importantissimo<br />
Avvenimento, volli<br />
in modo speciale notare le promesse<br />
e le profezie che riguardano<br />
il futuro Redentore”.<br />
Gesù al centro<br />
Così la “Storia Sacra” compilata<br />
da Don Bosco, rispecchiando<br />
in modo fedelissimo la<br />
Bibbia e il Magistero della Chiesa,<br />
è tutta cristocentrica, come<br />
dev’essere, come Dio stesso ha<br />
voluto. È proprio per questo che<br />
essa ha aiutato gli innumerevoli<br />
lettori, compreso lo scrivente, negli<br />
anni indimenticabili della fanciullezza,<br />
a conoscere e ad amare<br />
il Signore Gesù, come Egli<br />
solo merita di essere conosciuto<br />
e amato.<br />
Don Bosco non racconta né<br />
una favola né una leggenda, ma<br />
istruisce in modo sicurissimo e<br />
semplice, veritiero al massimo,<br />
sulle grandi verità della Fede,<br />
portando “le ragioni” del credere,<br />
con chiarezza e certezza assoluta.<br />
La “nuova esegesi” di oggi,<br />
che mette tutto in discussione,<br />
così che non si sa più dove sta la<br />
Verità o il mito, ne rimane interamente<br />
vinta.<br />
A proposito della “divina ispirazione<br />
e dell’inerranza della Sacra<br />
Scrittura, cioè del dogma di<br />
fede, per cui essa è stata scritta<br />
sotto l’ispirazione dello Spirito<br />
Santo (Divino afflante Spiritu,<br />
Pio XII, 1943), e ha Dio stesso<br />
come Autore” Don Bosco, con<br />
competenza e lucidità estrema,
scrive: “Che gli Scrittori della<br />
Storia Sacra siano stati divinamente<br />
ispirati nello scriverla, si<br />
prova: 1) dai miracoli con i quali<br />
dimostravano di essere stati<br />
eletti da Dio come vivi strumenti<br />
della Sua Parola. Dio soltanto<br />
può operare miracoli e quando<br />
una cosa è confermata dai miracoli,<br />
noi siamo assicurati dell’intervento<br />
divino, cioè di<br />
un’Autorità infallibile; 2) dalle<br />
profezie, di cui la Storia Sacra è<br />
piena, le quali si sono perfettamente<br />
avverate, poiché Dio solo<br />
può predire con certezza le<br />
cose future, che non hanno necessaria<br />
relazione con le cause<br />
naturali, né possono essere molto<br />
tempo prima conosciute dagli<br />
uomini; 3) dalla santità della<br />
dottrina, che nella Storia sacra<br />
è insegnata: santità così perfetta<br />
da non avere mai potuto gli increduli<br />
appuntarla di alcun difetto,<br />
mentre sappiamo che anche<br />
i più dotti tra gli uomini e di<br />
rette intenzioni, abbandonati a<br />
se stessi, vanno facilmente soggetti<br />
a errori; 4) dalla testimonianza<br />
di Gesù Cristo e degli<br />
Apostoli, i quali dichiararono tutta<br />
la storia dell’Antico Testamento<br />
essere stata scritta con<br />
l’assistenza speciale dello Spirito<br />
Santo; 5) dalla testimonianza<br />
che la Chiesa Cattolica diede<br />
sempre della divinità della storia<br />
tanto dell’Antico Testamento<br />
quanto del Nuovo Testamento;<br />
la quale Chiesa Cattolica, come<br />
risulta a evidenza da mille<br />
argomenti, è guardiana e maestra<br />
infallibile della Verità da Dio rivelate”.<br />
Così Don Bosco evidenzia in<br />
modo chiarissimo che il primo<br />
insuperabile “Esegeta”, al quale<br />
occorre attenersi, è Gesù Cristo<br />
stesso, quando più volte in modo<br />
inequivocabile si appella alla<br />
Sacra Scrittura come Parola<br />
di Dio (che non s’inganna né può<br />
ingannare), la quale riguarda Lui<br />
in persona: “Voi scrutate la Scrittura,<br />
ebbene sono proprio esse<br />
Per Don Bosco era necessario che la conoscenza degli avvenimenti della Bibbia<br />
entrasse nella vita dei ragazzi per formarli cristianamente.<br />
che rendono testimonianza a me”<br />
(Gv 5,39).<br />
Tutto si avvera in Cristo<br />
All’inizio della 2ª parte de La<br />
storia sacra, il Nuovo Testamento,<br />
Don Bosco, da vero maestro<br />
scrive: “Caduti i nostri progenitori<br />
Adamo e Eva dallo stato<br />
di innocenza in cui furono<br />
creati da Dio, essi e i loro posteri<br />
dovettero per molti secoli<br />
gemere sotto la dura schiavitù<br />
del demonio. Né per loro vi era<br />
altro mezzo di salvezza che la<br />
Fede in quel futuro Liberatore,<br />
che la Bontà divina aveva promesso.<br />
Affinché poi presso gli<br />
uomini si mantenesse viva la Fede<br />
in questo Liberatore, Dio ne<br />
rinnovò più volte la promessa,<br />
indicando il tempo, il luogo e<br />
molte altre circostanze della sua<br />
venuta: cosicché tutta la storia<br />
del Vecchio Testamento si può<br />
dire una fedele preparazione del<br />
genere umano allo straordinario<br />
avvenimento della nascita di questo<br />
Messia...<br />
Essendo la venuta del Salvatore<br />
il dogma più importante su<br />
cui si fonda la nostra santa Religione<br />
Cattolica, riuscirà di somma<br />
utilità raccogliere qui in breve<br />
le principali profezie che lo riguardano,<br />
osservando come queste<br />
si siano avverate nella Persona<br />
di Gesù Cristo”.<br />
Don Bosco sintetizza queste<br />
profezie: “I profeti predissero: 1)<br />
l’origine, il tempo e il luogo della<br />
nascita del Messia; 2) la sua<br />
condizione e il suo carattere personale;<br />
3) che avrebbe fatto grandi<br />
prodigi e avrebbe provato<br />
grandi contraddizioni da parte<br />
del suo popolo; 4) che i Giudei<br />
l’avrebbero messo a morte; 5)<br />
che Egli sarebbe risorto; 6) che<br />
i Giudei sarebbero stati riprovati<br />
da Dio per aver fatto morire il<br />
Messia; e che i Gentili, cioè tutte<br />
le nazioni pagane, sarebbero<br />
state chiamate alla Fede invece<br />
degli Ebrei infedeli”.<br />
Antico e Nuovo Testamento<br />
e storia della Chiesa alla mano,<br />
Don Bosco fa vedere ai lettori<br />
della sua “Storia sacra”, come<br />
alla lettera le profezie si sono avverate<br />
in Gesù Cristo, nella sua<br />
Incarnazione, Vita, Passione,<br />
Morte in espiazione del peccato,<br />
Risurrezione, fondazione della<br />
Chiesa. E conclude, affermando<br />
41
con certezza assoluta, davanti ai<br />
negatori di ieri e di oggi, ai “nuovi<br />
esegeti” che smitizzano e confondono<br />
la fede: “Da ciò dobbiamo<br />
dire: 1) che realmente<br />
Dio ha promesso il Messia; 2)<br />
che i Profeti predissero moltissime<br />
cose riguardanti Lui;<br />
3) che tutte queste cose si avverarono<br />
nella persona di Gesù<br />
Cristo; 4) che perciò Gesù<br />
Cristo è il vero Messia promesso<br />
da Dio, predetto dai<br />
profeti, nato nel tempo che<br />
tutta la terra aspettava un Riparatore;<br />
5) che dunque in<br />
Gesù Cristo, il quale è il Salvatore<br />
mandato da Dio, dobbiamo<br />
collocare tutta la nostra<br />
Fede e tutta la speranza<br />
della nostra salvezza”.<br />
Il discorso biblico-teologico<br />
di Don Bosco è perfetto<br />
e regge davanti a qualsiasi<br />
obiezione, fosse anche<br />
quella dei critici più agguerriti<br />
del razionalismo e dei moderni<br />
interpreti.<br />
“Videro e subito scrissero”<br />
42<br />
Costoro tendono a stabilire la<br />
data di nascita dei Vangeli, diversi<br />
decenni dopo l’Ascensione<br />
di Gesù al Cielo, anche dopo il<br />
100 d.C. per poter dire che i Vangeli,<br />
più che essere nati dalla penna<br />
degli evangelisti, sarebbero<br />
opera della comunità cristiana,<br />
così che ben poco, secondo loro,<br />
sapremmo di Gesù, neppure il<br />
luogo della nascita. È lo scardinamento<br />
di tutto.<br />
Recentemente però il Padre<br />
O’Callaghan, con la scoperta e<br />
l’analisi del frammento di papiro<br />
noto come “7Q5”, ha dimostrato<br />
che il Vangelo di Marco è<br />
stato scritto non oltre il 50 d.C.,<br />
pochi anni dunque dal tempo di<br />
Gesù. Lo stesso hanno fatto studiosi<br />
sicuri come il P. Carmignac,<br />
con una documentazione<br />
stupefacente, confermando ciò<br />
che la Chiesa dal I secolo al Concilio<br />
Vaticano II, ha sempre ritenuto<br />
e insegnato, che cioè “i<br />
quattro Vangeli sono di origine<br />
apostolica. Ciò che gli Apostoli<br />
Lo studio dove Don Bosco scriveva<br />
le sue opere.<br />
per mandato di Cristo predicarono,<br />
dopo per ispirazione dello<br />
Spirito Santo, fu dagli stessi e<br />
da uomini della loro cerchia tramandato<br />
in scritti, come fondamento<br />
della fede, cioè l’Evangelo<br />
quadriforme, secondo Matteo,<br />
Marco, Luca e Giovanni” (Dei<br />
Verbum, 18).<br />
Papa Paolo VI in persona,<br />
contro i “periti” che lo avrebbero<br />
messo in dubbio, volle questa<br />
affermazione or ora citata nel testo<br />
conciliare.<br />
È esattamente ciò che sostiene<br />
Don Bosco nella sua “Storia<br />
Sacra”: “il primo dei quattro Vangeli<br />
è quello di San Matteo, figlio<br />
di Alfeo, di professione esattore<br />
delle imposte. Matteo, Apostolo,<br />
fu testimone oculare della vita<br />
del Salvatore. Scrisse il suo Vangelo,<br />
circa otto anni dall’Ascensione<br />
di Gesù Cristo, nel 41 dell’era<br />
volgare. San Marco è il secondo<br />
evangelista. Scrisse il suo<br />
Vangelo in greco intorno al 44 e<br />
lo fece leggere al suo maestro<br />
San Pietro che lo approvò.<br />
San Luca: di Antiochia, medico<br />
di professione, fedele<br />
compagno di San Paolo nella<br />
predicazione, scrisse il suo<br />
Vangelo nel 55, servendosi<br />
dei racconti dei testimoni<br />
oculari e di San Paolo. San<br />
Giovanni fu chiamato dal Signore<br />
che lo predilesse per<br />
la sua innocenza e purezza e<br />
sulla croce lo affidò a Maria<br />
come figlio. Fu Vescovo di<br />
Efeso fino all’età di 100 anni.<br />
Scrisse il suo Vangelo negli<br />
ultimi anni della sua vita,<br />
soffermandosi soprattutto sugli<br />
episodi di cui fu testimone,<br />
che fanno riconoscere il<br />
Salvatore come vero Dio”.<br />
Insomma, Don Bosco –<br />
come i più antichi e venerandi<br />
documenti storici, come<br />
tutti i Padri della Chiesa,<br />
insieme al Magistero della Chiesa<br />
di sempre, e agli studiosi più<br />
sicuri di ogni settore (storia, esegesi,<br />
archeologia, papirologia...)<br />
– sostiene che Matteo e Giovanni,<br />
apostoli di Gesù, e Marco<br />
e Luca, discepoli degli apostoli,<br />
videro, toccarono e sentirono<br />
il Verbo della vita, o si documentarono<br />
direttamente su di<br />
Lui, e subito (o quasi) scrissero<br />
i Vangeli.<br />
Così, San Giovanni Bosco,<br />
che di cose di Dio se ne intendeva,<br />
che indubbiamente era un<br />
uomo del suo tempo, ma che pure<br />
aveva – basta leggere le sua<br />
Memorie Biografiche – il filo<br />
diretto con Dio. La sua “Storia<br />
sacra” è un vero e grande servizio<br />
alla Verità, per mantenere<br />
salda la nostra Fede Cattolica,<br />
nella confusione attuale: “anche<br />
oggi – come scrisse Mons. Gastaldi<br />
– davvero raccomandabile<br />
e adatto”.<br />
Paolo Risso
ETIENNE M. LAJEUNIE<br />
San Francesco<br />
di Sales<br />
e lo spirito<br />
salesiano<br />
Una sintesi organica e completa<br />
della vita e del pensiero del santo<br />
che ha inaugurato la modernità<br />
cristiana. Con tutto il fascino<br />
della sua umanità della sua esperienza<br />
di Dio e con la profondità<br />
del suo pensiero, Francesco di<br />
Sales dispensa le ricchezze del<br />
suo cuore sempre attuali nelle loro<br />
proposte.<br />
TERESIO BOSCO<br />
Zeffirino<br />
Namuncurá<br />
Il profilo biografico del giovane<br />
indio che scelse Domenico Savio<br />
come modello della sua vita<br />
e in breve tempo unendo il suo<br />
equilibrio naturale all’esempio della<br />
carità è salito verso le vette<br />
della santità.<br />
Editrice Elledici, pagine 40,<br />
€ 1,40<br />
Editrice Elledici, pagine 400,<br />
€ 18,00<br />
MICHELE MOLINERIS<br />
365 fioretti<br />
di Don Bosco<br />
Un anno in compagnia del santo<br />
dei giovani con la suggestione<br />
degli episodi in cui emerge la<br />
prontezza di spirito e la profondità<br />
di vita di Don Bosco. Un testo<br />
che raccoglie fatti documentati e<br />
rari tratti dalle Memorie Biografiche<br />
del santo.<br />
Editrice Elledici,<br />
pagine 168,<br />
€ 11,00<br />
EUGENIO ALBURQUERQUE<br />
FRUTOS<br />
Una spiritualità<br />
dell’amore:<br />
San Francesco<br />
di Sales<br />
La spiritualità di San Francesco<br />
di Sales è accessibile a tutti, per<br />
questo è un lascito e un patrimonio<br />
per tutta la Chiesa<br />
poiché si può applicare a<br />
qualunque stato di vita e in<br />
qualsivoglia situazione poiché<br />
unisce alla densità teologica<br />
una grande semplicità<br />
e chiarezza con un profondo<br />
senso umano e realismo.<br />
EUGENIO ALBURGIANNI RIZZI<br />
Forza Don Bosco<br />
I propri “pezzi”<br />
a servizio di Gesù<br />
Un cammino verso Gesù sulle orme<br />
di un grande santo. Il sussidio<br />
trae dalla biografia di Don Bosco<br />
consigli per la vita e la crescita dei<br />
ragazzi. La figura del santo viene<br />
presentata nella sua profonda donazione<br />
ai<br />
giovani per<br />
la salvezza<br />
della loro<br />
anima e la<br />
piena realizzazione<br />
della loro<br />
vita.<br />
Editrice Elledici,<br />
pagine 248, € 16,00<br />
Editrice Elledici,<br />
pagine 32,<br />
€ 4,50
notizie e avvenimenti<br />
A cura di Mario Scudu<br />
La mafia: prima azienza<br />
Il giro d’affari delle mafie è pari a 90 miliardi,<br />
equivalenti al 7% del PIL, a 5 manovre<br />
finanziarie e 8 «tesoretti». L’usura rappresenta<br />
la voce principale nella diversificazione del<br />
business criminale con 30 miliardi l’anno.<br />
Seguono il racket con 10 miliardi, i furti e le<br />
rapine con 7 miliardi, le truffe con 4,6 miliardi,<br />
il contrabbando con 2 miliardi, la<br />
contraffazione e la pirateria con 7,4 miliardi,<br />
gli appalti con 6,5 miliardi, i giochi e le<br />
scommesse con 2,5 miliardi, l’abusivismo con<br />
13 miliardi e le attività illecite in campo<br />
agricolo con 7,5 miliardi.<br />
I commercianti costretti a pagare il «pizzo»<br />
sono 50.000 in Sicilia, 40.000 in Campania,<br />
17.000 in Puglia, 15.000 in Calabria.<br />
Fonte Confesercenti<br />
Il momento dell’arresto del capo di Cosa nostra, Bernardo<br />
Provenzano, dopo decenni di latitanza.<br />
Vietnam:<br />
45 anni per essere prete<br />
Ivietnamiti in generale, ma soprattutto i<br />
cattolici, sono pazienti nelle sofferenze e<br />
nelle difficoltà. Così gli aspiranti seminaristi<br />
possono attendere 20 e anche 30 anni prima<br />
di entrare in seminario. All’ultimo incontro per<br />
la formazione di seminaristi anziani,<br />
organizzato presso il seminario diocesano di<br />
Nha Trang, della durata di due anni, erano<br />
presenti 72 seminaristi, tra cui non mancava<br />
una ventina di preti ordinati in clandestinità. Il<br />
più anziano dei seminaristi aveva 70 anni e<br />
aveva atteso l’ordinazione per più di 45 anni.<br />
L’ha detto Mons. Paul Nguyen Van Hoa,<br />
vescovo di Nha Trang, presidente della<br />
Conferenza espiscopale vietnamita.<br />
«Vorremmo ora organizzare un nuovo corso<br />
di formazione per altri seminaristi che sono in<br />
attesa – ha aggiunto il vescovo – ma<br />
temiamo che lo stato non ce lo consenta».<br />
Aimis<br />
Le trappole dei maghi,<br />
cartomanti e simili<br />
11 milioni di italiani si rivolgono ai maghi;<br />
il 18% della popolazione.<br />
Coinvolte 3,5 milioni di famiglie.<br />
5 miliardi di euro è il business annuo<br />
del mondo della magia.<br />
L’evasione fiscale è del 98%.<br />
1.100 sono i ciarlatani ospitati<br />
con pubblicità a pagamento nei vari mezzi<br />
d’informazione italiani.<br />
60% è la quota<br />
a cui arrivano gli introiti delle Tv locali<br />
per pubblicità vendute ai maghi.<br />
21.000 sono i ciarlatani<br />
e sedicenti sensitivi censiti, di cui 5.000<br />
si fanno pubblicità in varie forme.<br />
12.500 sono le segnalazioni ricevute<br />
dal Telefono antiplagio di truffe e raggiri<br />
(dal 1994). Da Famiglia Cristiana, 2007<br />
44
L’anno<br />
di San Paolo<br />
Il 28 giugno, Benedetto XVI ha proclamato<br />
nella Basilica di San Paolo fuori le mura<br />
un anno dedicato a San Paolo. Con questa<br />
iniziativa il Papa vuole ricordare il secondo<br />
millennio della nascita dell’Apostolo delle<br />
genti, stimata tra gli anni 6 e 10 d.c.<br />
La proclamazione è stata fatta durante il<br />
vespro che si è tenuto accanto alla<br />
«confessio» di San Paolo, dove da venti secoli<br />
si conserva il sarcofago, che per concorde<br />
parere degli esperti ed incontrastata<br />
tradizione conserva i resti dell’apostolo Paolo.<br />
Il vescovo di Roma ha spiegato che<br />
«presso la Basilica papale e presso l’attigua<br />
omonima abbazia benedettina potranno<br />
quindi avere luogo una serie di eventi<br />
liturgici, culturali ed ecumenici, come pure<br />
varie iniziative pastorali e sociali, tutte ispirate<br />
alla spiritualità paolina. Inoltre, in ogni parte<br />
del mondo, analoghe iniziative potranno<br />
essere realizzate nelle diocesi, nei santuari,<br />
nei luoghi di culto da parte di istituzioni<br />
religiose, di studio o di assistenza, che<br />
portano il nome di San Paolo o che si ispirano<br />
alla sua figura e al suo insegnamento».<br />
Zenit<br />
Lettera del Papa<br />
ai cattolici cinesi<br />
L<br />
’unità della Chiesa di Cina e la sua<br />
indipendenza dal potere politico,<br />
ossia il rispetto della libertà religiosa in modo<br />
che possa svolgere la sua missione<br />
evangelizzatrice, è la preoccupazione<br />
centrale della «Lettera del Santo Padre<br />
Benedetto XVI ai vescovi, ai presbiteri, alle<br />
persone consacrate e ai fedeli laici della<br />
Chiesa cattolica nella Repubblica popolare<br />
cinese», resa pubblica il 30 giugno scorso.<br />
È alla luce di tale preoccupazione<br />
centrale che discendono la ricerca di<br />
«dialogo» con il governo, ove lavorare<br />
assieme per il bene del popolo cinese, la<br />
negazione di qualsiasi ruolo e legittimità<br />
dell’Associazione patriottica, l’idea di una<br />
necessaria «normalità» della Chiesa cinese,<br />
con l’invito a Vescovi e fedeli a superare le<br />
divisioni ed a manifestare pubblicamente la<br />
loro fede e l’abolizione delle norme<br />
straordinarie fin qui concesse alla Chiesa in<br />
Cina. Annunciata da mesi e attesa anche<br />
dal governo cinese, la Lettera – 54 pagine<br />
nell’edizione italiana – ha anche due edizioni<br />
in cinese, tradizionale e semplificato,<br />
e sarà anche il testo che dovrebbe<br />
inaugurare la sezione cinese del sito internet<br />
della Santa Sede.<br />
Asia News<br />
Da Focus, 2006<br />
45
Anniversari<br />
A cura del Gruppo di Filatelia Religiosa<br />
“Don Pietro Ceresa”<br />
Filatelia religiosa<br />
100 anni di presenza a Formigine<br />
Le Figlie di Maria Ausiliatrice festeggiano la presenza<br />
da 100 anni nel Comune di Formigine in<br />
provincia di Modena. Conosciute come le “suore del<br />
Conventino” sono da 100 anni un sicuro punto di<br />
riferimento per i credenti e non. Sono stimate ed<br />
amate per la loro umile, silenziosa e costante presenza<br />
al servizio della comunità, sia dei credenti che<br />
civile. Traendo forza ed ispirazione unicamente dalla<br />
fede nel Signore, dall’affidamento a Maria Ausiliatrice<br />
ed esempio e coraggio dal metodo educativo<br />
“preventivo” di San Giovanni Bosco e della loro fondatrice<br />
Madre Maria Mazzarello. Nel corso di un<br />
secolo sono state “tutto” o “tanto” per bambini, ragazzi<br />
e giovani. Se Formigine può definirsi un Paese<br />
un po’ diverso dagli altri della zona, parte del merito<br />
va alla presenza e all’opera di questa Comunità<br />
di Suore Salesiane che ha notevolmente contribuito<br />
alla sua crescita morale e spirituale. L’Amministrazione<br />
Comunale ha promosso una mostra<br />
fotografica e documentaria, nonché la stampa di<br />
una cartolina commemorativa e l’utilizzo di un annullo<br />
postale figurato.<br />
Beata Teresa Grillo Michel<br />
In occasione del 150° anniversario della nascita della<br />
beata Madre Teresa Grillo Michel, il Circolo<br />
Filatelico di Alessandria, in collaborazione con<br />
l’Istituto Divina Provvidenza, ha promosso un annullo<br />
filatelico, in concomitanza con le celebrazioni<br />
della solennità della Madonna della Salve, nonché<br />
tre cartoline commemorative.<br />
Teresa Grillo nacque a Spinetta Marengo, in provincia<br />
di Alessandria nel 1855, da agiata e illustre<br />
famiglia. Si sposò nel 1877 con il capitano dei bersaglieri<br />
Giovanni Michel. Alla morte del marito nel<br />
1891 entrò in profonda depressione e si riprese alla<br />
lettura di un libro sulla vita del Cottolengo. Iniziò<br />
con l’aprire il suo palazzo ai poveri e ai fanciulli<br />
abbandonati “i poveri aumentano a più non posso<br />
e si vorrebbe poter allargare le braccia per accogliere<br />
tanti sotto le ali della Divina Provvidenza”,<br />
per poi far ristrutturare e ampliare un vecchio edificio<br />
per destinarlo al “Piccolo Ricovero della Divina<br />
Provvidenza”. Nel 1899, vestendo l’abito religioso,<br />
con otto sue collaboratrici, diede vita alla<br />
Congregazione delle Piccole Suore della Divina<br />
Provvidenza di cui ne divenne per 45 anni madre<br />
superiora. Fu in stretto contatto con Don Orione e<br />
su sua sollecitazione fondò diverse case nell’America<br />
Latina, dove andò ben sei volte. Morì nel 1944<br />
ad Alessandria.<br />
Angelo Siro<br />
46
Si sta completando l’ultimo lotto<br />
di lavori per il restauro della nostra<br />
Basilica.<br />
Le foto testimoniano l’avanzamento<br />
dei lavori e la loro urgente<br />
necessità.<br />
Foto galleria del restauro, sul sito www.donbosco-torino.it<br />
Per le tue offerte a favore del Santuario di Maria Ausiliatrice di Torino:<br />
1) Con Bonifico bancario: Direzione Generale Opere Don Bosco - Basilica Maria Ausiliatrice<br />
Banca Popolare di Sondrio - Agenzia 2 - Roma - IBAN: IT36 B 056 9603 2020 0000 8000x27<br />
2) Con Conto Corrente Postale: Ccp n. 214106<br />
Direzione Opere Don Bosco - Via Maria Ausiliatrice 32 - 10152 Torino<br />
Specificando nella causale: “Restauro Basilica”<br />
47
AVVISO PER IL PORTALETTERE In caso di MANCATO RECAPITO inviare a:<br />
TORINO CMP NORD per la restituzione al mittente - C.M.S. Via Maria Ausiliatrice, 32 - 10152 Torino<br />
il quale si impegna a pagare la relativa tassa.<br />
Abbonamento annuo: € 12,00<br />
• Amico € 15,00<br />
• Sostenitore € 20,00<br />
• Europa € 13,00<br />
• Extraeuropei € 17,00<br />
• Un numero € 1,20<br />
Spediz. in abbon. postale - Pubbl. inf. 45%<br />
MENSILE - ANNO XXIX - N° 1 - GENNAIO 2008<br />
Direttore: Giuseppe Pelizza – Vice Direttore e Archivio Rivista: Mario Scudu<br />
Diffusione e amministrazione: Teofilo Molaro – Direttore responsabile: Sergio Giordani<br />
Registrazione al Tribunale di Torino n. 2954 del 21-4-1980<br />
Stampa: Scuola Grafica Salesiana - Torino – Grafica e impaginazione: S.G.S.-TO - Giuseppe Ricci<br />
Corrispondenza: Rivista Maria Ausiliatrice, Via Maria Ausiliatrice 32 - 10152 Torino<br />
Telefoni: centralino 011.52.24.222 - rivista 011.52.24.203 - Fax 011.52.24.677<br />
Abbonamento: ccp n. 21059100 intestato a Sant. M. Ausiliatrice, Via M. Ausiliatrice 32 - 10152 Torino<br />
E-mail: rivista.maus@tiscali.it - Sito Internet: www.donbosco-torino.it<br />
SOMMARIO ➡➲<br />
FOTO DI COPERTINA:<br />
«Uno dei titoli del Cristo è Shilo,<br />
“Colui che ha diritto”, perché<br />
non esiste area della creazione<br />
che possa intendersi neutrale,<br />
o secolare, o in qualsiasi modo<br />
estranea al Suo diritto e<br />
dominio. Negare ogni diritto,<br />
potere, ed autorità a Dio,<br />
significa negare Lui<br />
ed il Suo Cristo».<br />
Mark R. Rushdoony<br />
Altre foto:<br />
Archivio Rivista - Archivio Dimensioni Nuove<br />
- Centro di Documentazione Mariana - Redazione<br />
ADMA - ICP - Editrice Elledici - Teofilo<br />
Molaro - Guerrino Pera - Gabriele Viviani<br />
- Umberto Gamba - Andreas Lothar - Mario<br />
Notario.<br />
2<br />
4<br />
6<br />
10<br />
12<br />
16<br />
18<br />
20<br />
24<br />
26<br />
Don Bosco: memoria e profezia!<br />
La pagina del Rettore - S. PELLINI<br />
Un anno di vita<br />
Editoriale - GIUSEPPE PELIZZA<br />
È giunta l’ora - Gesù racconta il<br />
Padre - M. GALIZZI<br />
Fondati sull’amore<br />
I Dodici - BENEDETTO XVI<br />
Pregate continuamente<br />
Settimana ecumenica<br />
Efrem il Siro<br />
Maria e i Padri - ROBERTO SPATARO<br />
Il fuoco della Russia<br />
Musica e Fede - FRANCO CAREGLIO<br />
Santi Mario, Marta e figli<br />
Un mese un Santo - MARIO SCUDU<br />
I peccati che gridano vendetta/2<br />
Celebrazione - TIMOTEO MUNARI<br />
I cattolici e le emergenze etiche<br />
Vita della Chiesa - P. G. ACCORNERO<br />
28<br />
31<br />
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Il martirio: suprema testimonianza<br />
- Spunti spirituali - E. DAL COVOLO<br />
Maria rinnova la F. S. - Adma nel<br />
mondo - DON SEBASTIANO VIOTTI<br />
Con l’Islam: amore e verità<br />
Meditazione - ANTONIO RUDONI<br />
Santuari della Liguria/5 - Santuari<br />
mariani/79 - CRISTINA SICCARDI<br />
La Madonna dell’aiuto<br />
Calendario mariano - MARIO MORRA<br />
Don Bosco biblista<br />
Santi di ieri e di oggi - PAOLO RISSO<br />
Notizie ed avvenimenti<br />
Mario Scudu<br />
46 Anniversari<br />
Filatelia religiosa - ANGELO SIRO<br />
47<br />
Aiuta la Basilica di Don Bosco<br />
Immagini del restauro<br />
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