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Fabio Aru

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Test Anaerobici: tra i test anaerobici il WINGATE, è sicuramente,<br />

il più diffuso. Proposto nel 1974 da Ayalon et al. il test consiste<br />

nell’effettuare una prova al cicloergometro ad attrito frazionale<br />

della durata di 30 secondi; il soggetto è invitato a pedalare alla<br />

massima velocità possibile contro una resistenza costante che<br />

di norma è relativa al peso corporeo. Alla fine del test vengono<br />

misurati 3 parametri: il picco di potenza, che rappresenta la più<br />

alta potenza sviluppata (tale picco si raggiunge normalmente entro<br />

i primi 5 secondi); la potenza media, definita come valore di<br />

potenza media sviluppata durante i 30 secondi; il decremento di<br />

potenza, dal suo livello massimo al suo livello minimo.<br />

Dott.ssa Maria Rosaria Squeo, Dott.ssa Eliana Tranchita<br />

scuola di specializzazione in medicina dello Sport<br />

Sapienza Università di Roma<br />

Bibliografia<br />

Dal Monte A., Faina M; Valutazione dell’atleta, Analisi funzionale e biomeccanica<br />

della capacità di prestazione. Scienza dello Sport. UTET (2000)<br />

Carbonieri S. www.ciclismopassione.com. La valutazione funzionale che<br />

cos’ è e perché è utile (2014)<br />

Faina M., Sardella F., Marini C., La soglia anaerobica, Progressi in medicina<br />

dello sport, Aulo Gaggi, Bologna, 37:7, 1988<br />

(V’O2/FC). Il metodo proposto da Mader (Mader et al., 1976) si<br />

basa sulla determinazione della curva lattatemica durante alcune<br />

prove (3-4) a carichi crescenti, ciascuno della durata di 5-6 min,<br />

con una pausa tra ciascun carico e il successivo sufficiente a effettuare<br />

il prelievo di sangue. Lo scopo è quello di evidenziare<br />

il passaggio della curva lattatemica attraverso il valore di 4 mM.<br />

Questo valore secondo l’autore rappresenta il punto di SA.<br />

Test del massimo consumo di ossigeno (VO2 max) per calcolare<br />

la “cilindrata” del motore aerobico dell’atleta. Si tratta fondamentalmente<br />

di un test incrementale massimale al cicloergometro con<br />

incrementi del carico di lavoro di intensità e durata variabile fino al<br />

raggiungimento del massimo carico tollerabile o del VO2max. Il VO-<br />

2max (o massimo consumo di ossigeno) è il parametro di valutazione<br />

funzionale che, meglio di tutti gli altri, rende l’idea delle potenzialità<br />

prestative di un ciclista. Da un test di valutazione del VO2max si<br />

può individuare un potenziale campione dal resto della popolazione<br />

ciclistica. Possiamo definirlo come la “quantità massima di ossigeno<br />

che un individuo può utilizzare per fini energetici nell’arco di un<br />

minuto”. L’ossigeno respirato dai polmoni si riversa nel sangue e,<br />

attraverso arterie e capillari, va a fornire energia ai mitocondri, le<br />

componenti della cellula specializzate nella resintesi dell’ATP di derivazione<br />

aerobica. Quindi, più ossigeno arriva ai muscoli, maggiore<br />

sarà la capacità di prestazioni. Il valore del VO2max è allenabile ed<br />

è strettamente legato alle caratteristiche genetiche dell’individuo.<br />

Dai test effettuati in fisiologia dello sport è stato constatato che i miglioramenti<br />

che si possono ottenere sono molto variabili e variano<br />

da individuo ad individuo. Applicando lo stesso protocollo di allenamento,<br />

si sono registrati miglioramenti variabili addirittura tra il 5 e il<br />

50%. Inoltre è stato dimostrato che l’efficacia dell’allenamento sul<br />

VO2max è riscontrabile nelle prime 8-12 settimane di allenamento,<br />

dopodiché i carichi di lavoro non portano più benefici apprezzabili.<br />

L’individuo più dotato geneticamente raggiungerà valori di 75-85<br />

ml/min/kg mentre il cicloamatore di medio livello si attesterà su valori<br />

di circa 55-65 ml/min/kg.

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