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Fig. 9 - Multiple deck 4-D house di Buckminster<br />

Fuller, 1927<br />

con forma alare; essa si orienta automaticamente<br />

nel flusso per minimizzare le azioni<br />

aerodinamiche quale che sia la direzione<br />

del vento [13].<br />

La situazione muta parzialmente nel 1941<br />

quando il Ponte di Tacoma, il gioiello dell’ingegneria<br />

strutturale americana, crolla<br />

per azione del vento. Le immagini impressionanti<br />

delle oscillazioni che conducono il<br />

ponte a collasso sono tanto note da non<br />

meritare ulteriori commenti. Forse non tutti<br />

sanno però che gli ingegneri chiamati a<br />

studiare le oscillazioni del ponte prima del<br />

collasso erano giunti alla conclusione che<br />

qualunque intervento meccanico sarebbe<br />

stato insufficiente a contrastare questo fenomeno.<br />

Passano quindi a studiare carene<br />

aerodinamiche atte a stabilizzare l’impalcato<br />

modificandone la forma. Tali carene<br />

sono addirittura ordinate a una fabbrica<br />

estera. Quando sono ultimate, il ponte è<br />

appena crollato.<br />

L’impiego di queste concezioni in ambito<br />

civile è peraltro solo rimandato sino alla ricostruzione<br />

del Ponte di Tacoma, avvenuta<br />

nel 1950. Questa volta la galleria del vento<br />

è usata, per la prima volta, per analizzare<br />

una serie di forme alternative dalle quali è<br />

prescelta la più efficiente a minimizzare le<br />

azioni del vento. Pochi anni dopo, presso<br />

il National Physical Laboratory, gli inglesi<br />

Fig. 10 - Ciminiera equipaggiata con shroud,<br />

1956<br />

Fig. 11 - Cilindro con eliche avvolte a spirale,<br />

1957<br />

usano analoghi principi per contrastare le<br />

vibrazioni trasversali causate dalla scia di<br />

Von Karman a elementi snelli con forma<br />

circolare. Per questo utilizzano cappucci<br />

perforati, gli shroud [14] (fig. 10), o eliche<br />

saldate [15] (fig. 11) che distruggono la regolarità<br />

del distacco alternato dei vortici.<br />

Da questo processo evolutivo che pervade<br />

gradualmente, seppure con ritardo, il<br />

settore dei ponti e delle costruzioni industriali,<br />

resta esclusa la costruzione civile per<br />

eccellenza: l’edificio. Sino alla metà del ‘900<br />

esso resta fedele alla sua concezione più<br />

antica: l’opera è concepita da un architetto<br />

che demanda a un ingegnere strutturale il<br />

compito di valutare le azioni aerodinamiche<br />

del vento, senza alcuna possibilità di<br />

alterare la forma prescelta.<br />

3. DAI GRATTACIELI RAZIONALISTI AI<br />

GRATTACIELI SIMBOLICI<br />

Peraltro va detto che, intorno alla metà degli<br />

anni ’50, l’esigenza di studiare la forma degli<br />

edifici su basi aerodinamiche è alquanto<br />

remota e poco sentita. Grazie soprattutto<br />

agli insegnamenti di Mies van der Rohe, i<br />

grattacieli razionalisti della quarta generazione<br />

[16], che si susseguono ai grattacieli<br />

a campanile della terza generazione, sono<br />

caratterizzati da forme astratte e indiscutibili,<br />

simbolo del progresso tecnologico<br />

e del metodo scientifico. Chicago e New<br />

York, in particolare, si riempiono di eleganti<br />

e mute scatole di vetro, ricche di inespressività<br />

simbolica e di astrattezza formale (fig.<br />

12). Sono parallelepipedi puri a base quadrata<br />

o rettangolare che soddisfano, fra altri<br />

aspetti, i concetti di regolarità e semplicità<br />

a lungo invocati dall’ingegnere.<br />

Accade però che questi edifici, tanto regolari,<br />

siano caratterizzati da spigoli vivi perfettamente<br />

diritti dalla base alla sommità.<br />

Questi spigoli, per azione del vento, danno<br />

luogo a una separazione di scia contraddistinta<br />

da un distacco alternato di vortici<br />

responsabile di azioni ortogonali alla direzione<br />

del flusso; tali azioni sono tanto più<br />

intense quanto più l’edificio è alto e snello.<br />

Pertanto, nei riguardi dei grattacieli, le<br />

azioni trasversali del vento assumono un<br />

ruolo preponderante rispetto alle azioni<br />

longitudinali per le quali l’ingegnere possiede<br />

ormai sufficienti conoscenze e dimestichezza.<br />

Non abituato a questi fenomeni<br />

e impreparato ai relativi problemi, l’ingegnere<br />

affida quindi la sicurezza dei propri<br />

edifici all’irrobustimento della struttura, sviluppando<br />

concezioni progettuali innovative<br />

dell’organismo resistente.<br />

In questo contesto assume un ruolo essenziale<br />

Fazlur Rahnar Khan, ritenuto da molti il<br />

più grande ingegnere strutturista della storia.<br />

Nato in Bangladesh nel 1929, intorno<br />

alla fine degli anni ’50 egli si trasferisce in<br />

America dove, come professore d’ingegneria<br />

strutturale nell’Università dell’Illinois, dà<br />

inizio a una carriera senza precedenti [17].<br />

Khan dapprima idealizza teoricamente con<br />

i propri allievi, poi mette in opera come<br />

progettista, una serie di edifici contraddistinti<br />

da sistemi strutturali semplicemente<br />

rivoluzionari. Nel 1964 dà vita al principio<br />

delle outrigger beam, robuste travature<br />

orizzontali che apposte al nucleo resistente<br />

del telaio, a quote discrete lungo il suo svi-<br />

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4 COSTRUZIONI METALLICHE LUG AGO 09

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