Capolavori del Piccio da collezioni private - GAM Manzoni
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6. Ratto d’europa<br />
1855 circa<br />
Matita su carta, 190 x 250 mm<br />
Firmato in basso a destra: “<strong>Piccio</strong>”<br />
Sul verso reca un articolo <strong>del</strong> Corriere <strong>del</strong>la Sera <strong>da</strong>tato 6 maggio 1939<br />
Il disegno, di grande finezza, illustra con estrema<br />
precisione il mito di Europa, figlia di Agenore re<br />
di Tiro, che fu rapita <strong>da</strong> Giove trasformatosi in<br />
toro: l’episodio è raccontato diffusamemte nelle<br />
Metamorfosi di Ovidio (2, vv. 836-875), e l’artista<br />
ha privilegiato il momento meno drammatico,<br />
quello in cui la fanciulla giunta con le ancelle<br />
sulla spiaggia di Sidone si siede spontaneamente<br />
sulla groppa <strong>del</strong> toro divino (che successivamente<br />
la trascinerà attraverso il mare verso l’isola<br />
di Creta, ove Europa sarà madre di Minosse e<br />
fon<strong>da</strong>trice <strong>del</strong>la civiltà cretese).<br />
Finito in ogni sua parte, il foglio fa parte di quel<br />
gruppo che Pierluigi De Vecchi (2001, p. 181)<br />
ritiene di dover classificare come creazioni autonome,<br />
non necessariamente finalizzate alla<br />
realizzazione di un dipinto e, forse, concepite<br />
<strong>da</strong>l <strong>Piccio</strong> come opera finita: e in questa linea di<br />
lettura, che presuppone una straordinaria “modernità”<br />
concettuale <strong>del</strong>l’artista e che mi sento<br />
di condividere, un utile confronto può <strong>da</strong>rsi<br />
con il foglio dedicato al mito di Polifemo e Galatea<br />
(ripr. in Caversazzi, 1946, tav. 303), che è<br />
anch’esso privo di riscontri pittorici.<br />
Quanto alla composizione, è evidente che il<br />
<strong>Piccio</strong> si ispira ancora una volta a quei mo<strong>del</strong>li<br />
<strong>del</strong> classicismo seicentesco che gli erano più familiari:<br />
ignorando la celeberrima invenzione di<br />
Paolo Veronese, più spettacolare e a suo modo<br />
dinamica, e accostandosi se mai a Guido Reni (la<br />
posa di Europa ne è una replica capoversa) o an-<br />
che a Poussin, per il ritmo calmo e ben pausato<br />
dei diversi gruppi di fanciulle compostamente<br />
atteggiate; e un legame con il maestro francese,<br />
fin qui mai analizzato a fondo, è infatti ipotizzabile<br />
– quanto meno per il tramite <strong>del</strong> Diotti – in<br />
un’altra invenzione piccesca che presenta diversi<br />
punti di affinità compositiva, la Danza <strong>del</strong>le<br />
quattro stagioni di collezione privata milanese<br />
(cfr. De Vecchi - Piatto, 1998, p. 192 n. 167).<br />
Quanto alla cronologia, va rilevato che molte<br />
<strong>del</strong>le figure femminili sembrano tratte <strong>da</strong> quegli<br />
“studi <strong>da</strong>l vero” che sono largamente rappresentati<br />
nel repertorio <strong>del</strong> Gabinetto disegni e<br />
Stampe <strong>del</strong> Castello Sforzesco di Milano (cfr.<br />
Cortesi, 1972, passim), che si <strong>da</strong>tano abitualmente<br />
nel sesto decennio <strong>del</strong> secolo: e ne posseggono<br />
anche la lieve e morbi<strong>da</strong> eleganza grafica,<br />
poi dissoltasi al tempo “romantico” <strong>del</strong>la<br />
Morte di Lucrezia.<br />
Provenienza: Milano, Galleria Barbaroux; Bergamo,<br />
coll. Comm. Grand’Uff. Giovanni Finazzi;<br />
Bergamo, coll. Mario Finazzi; Bergamo, eredi<br />
Finazzi; Alessandria, coll. privata.<br />
esPosizioni: 1939, Milano, Galleria Barbaroux, s.n.<br />
BiBliografia: G.P., Cronache d’Arte. Disegni <strong>del</strong> <strong>Piccio</strong>,<br />
in “Corriere <strong>del</strong>la Sera”, 6 maggio 1939, Milano; A.<br />
Podestà, Collezione Giovanni Finazzi, Istituto Italiano<br />
d’Arti Grafiche, Bergamo, 1942, tav. 93.<br />
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