Capolavori del Piccio da collezioni private - GAM Manzoni
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3. autoritratto<br />
1842-1845<br />
Olio su tavola, 24,5 x 19,5 cm<br />
Sul verso reca le scritte: “Mi proviene <strong>da</strong>lla famiglia Bertarelli di Cremona nella cui cappella mortuaria<br />
è sepolta la salma di Giovanni Carnovali detto <strong>Piccio</strong>, che si è qui ritratto<br />
Alessandro Vimercati di Carlo e di Elisa Bertarelli - Milano 20 gennaio 1938 XVI”<br />
Nella foltissima “autobiografia” che il <strong>Piccio</strong><br />
ci ha traman<strong>da</strong>to con i suoi Autoritratti (cfr.<br />
De Vecchi a , 2007, pp. 87 e ss.), che coprono di<br />
fatto l’intero arco <strong>del</strong>la sua vita, questa piccola<br />
tavola rappresenta a suo modo un unicum,<br />
<strong>da</strong>l momento che è tra i pochi di cui si possa<br />
ricostruire con certezza la destinazione originaria,<br />
<strong>da</strong> individuare nella persona <strong>del</strong>l’ingegnere<br />
cremonese Francesco Bertarelli: fu questi,<br />
infatti, che con il pittore Francesco Corbari<br />
si occupò <strong>del</strong> recupero <strong>del</strong> corpo <strong>del</strong>l’artista,<br />
morto annegato nel Po presso Coltaro, il 5<br />
luglio 1873, <strong>del</strong>la sua momentanea sepoltura<br />
nel cimitero di Coltaro e <strong>del</strong>la successiva<br />
traslazione nella Cappella di famiglia a Cremona<br />
(cfr. Petracco, 1973), <strong>da</strong> dove il dipinto<br />
documentariamente proviene; ed è verosimile<br />
pensare che proprio in tale occasione esso sia<br />
stato collocato accanto alla tomba, a ricordo<br />
<strong>del</strong>l’artista che era un amico di lunga <strong>da</strong>ta.<br />
L’Autoritratto doveva essere <strong>da</strong> tempo in casa<br />
Bertarelli, probabilmente pervenutovi in forma<br />
di dono (era questa infatti la finalità di<br />
gran parte di questo genere di dipinti, che non<br />
di rado sono <strong>da</strong>tati – e talvolta anche “dedicati”<br />
– in ricordo di un incontro, o di un’amicizia):<br />
il “tipo” è documentato in un acquarello<br />
già di proprietà Guido Mo<strong>da</strong> in Bergamo (cfr.<br />
Caversazzi, 1946, p. 53) e in una teletta apparentemente<br />
di poco più piccola (cm. 21,5 x<br />
16,5), recentemente comparsa sul mercato an-<br />
tiquario (ripr. in “Ottocento”, 38, 2009, p. 132).<br />
La sua reale collocazione risulta evidente <strong>da</strong>l<br />
confronto fisiognomico con altri Autoritratti,<br />
allineandolo a quelli detti convenzionalmente<br />
“di tipologia C”. Al modulo B, documentato agli<br />
Uffizi e ispirato latamente a Michelangelo, si<br />
sostituisce uno schema di presentazione più<br />
libero e “romantico”, che ormai unanimemente<br />
si ritene in qualche misura derivato <strong>da</strong>ll’Autoritratto<br />
di Delacroix e dunque successivo al<br />
viaggio <strong>del</strong> <strong>Piccio</strong> a Parigi (intorno al 1840 e<br />
non nel 1845, come suggerito <strong>da</strong>l Visconti: cfr.<br />
Rossi, 1992, p. 73). In questo caso, è evidente il<br />
parallelismo con la tela già Finazzi (esp. a Bergamo,<br />
1974, n. 26), o con l’esemplare Camozzi<br />
(esp. a Cremona, 2007, n. 7), che si <strong>da</strong>tano al<br />
1846-47. Vista la lunghezza di barba e capelli<br />
e l’aspetto complessivamente più giovanile,<br />
per la tavoletta in esame proporrei una cronologia<br />
leggermente anteriore, forse appena<br />
successiva all’Autoritratto di proprietà Cartotti<br />
(esp. a Cremona, 2007, n. 6), che reca la <strong>da</strong>ta<br />
1841 e che ha comunque tutt’altro impianto.<br />
Nello specifico, il riscontro più evidente si ha<br />
comunque con un disegno già appartenuto a<br />
Piero Chiara (esp. a Bergamo, 1974, n. 29), di<br />
cui si conosce una versione pittorica già di<br />
proprietà Cabella (esp. a Bergamo, 1952, n.<br />
40): osservando con attenzione la tavoletta<br />
in esame, si ha anzi la sensazione che essa sia<br />
in qualche modo connessa con il disegno, sia<br />
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