Fig. <strong>19</strong>.1.5 Schema generale dei lavori di consolidamento delle dune di Randello (RG) aventi altezza fino a 40 m (da Senni, <strong>19</strong>34) Foto <strong>19</strong>.1.1 - Sabaudia (LT), Parco Nazionale del Circeo. Lavori di fissazione delle dune (foto S. Puglisi) 366
<strong>19</strong>.2 L’approccio dell’ingegneria naturalistica nella conservazione degli ambienti dunali G. Bovina , C. Callori Di Vignale, M. Amodio Quasi ovunque (e soprattutto in Italia per l’ampio sviluppo litorale), la fascia costiera rappresenta certamente la porzione di territorio nella quale l’azione antropica ha determinato i maggiori effetti di trasformazione. In nessun altro “paesaggio” come quello costiero gli equilibri ambientali, alla base della conservazione delle risorse, sono stati quasi sempre stravolti dalla mancata o errata pianificazione delle attività umane: bonifiche, sviluppo urbanistico, insediamenti industriali, reti di trasporto e porti, infrastrutture turistiche. Da una ricerca del WWF Italia sul consumo dei suoli “Oloferne <strong>19</strong>96/97” risulta che solo il 26 % della fascia costiera è risultato totalmente libero da insediamenti ed attività antropiche. Oltre alla antropizzazione e cementificazione delle coste, il fenomeno che sintetizza e spesso rappresenta pienamente la criticità dell’effetto sinergico di molte delle attività umane citate, è dato dall’erosione dei litorali. Pur legato alla dinamica di processi naturali, allo stato attuale l’equilibrio delle spiagge è quasi ovunque compromesso dagli interventi sul territorio, non solo costiero. Già oltre dieci anni fa si considerava in erosione un terzo delle spiagge italiane (quindi oltre 1.000 Km di litorali sabbiosi risultavano in fase di demolizione ed arretramento): osservazioni recenti condotte dagli scriventi su estesi tratti del litorale nazionale, individuano una ulteriore accelerazione del processo. Per comprendere la natura del fenomeno è necessario considerare che la presenza e stabilità dei materiali sabbiosi che costituiscono le spiaggie, in linea generale dipende da un meccanismo di trasporto, che provvede alla distribuzione lungo costa, per effetto combinato di onde e correnti, dei materiali versati in mare dai corsi d’acqua. Oltre ad altri fenomeni di natura geologica e/o climatica, qualsiasi interferenza sul processo naturale di erosione dei versanti, trasporto verso mare dei sedimenti, trasporto litorale, comporta quindi il disequilibrio della spiaggia che oggi si traduce, nella maggior parte dei casi, nella sua demolizione. Per queste motivazioni molte spiagge del Mediterraneo sono interessate da erosione, fenomeno che intacca gravemente un bene economico fondamentale per le località turistiche balneari ed un valore naturale da conservare per le generazioni future. Le spiagge costituiscono così una risorsa naturale difficilmente rinnovabile poiché le azioni di controllo dell’erosione costiera sono complesse e raramente risolutive. Sino a pochi anni fa (oggi si nota peraltro una certa tendenza alla rivalutazione di tale approccio), gli interventi di protezione dei litorali dall’erosione vedevano molto diffuse opere frangiflutti in blocchi di varia natura e dimensione, rivestimenti di spiagge, muri paraonde, pennelli trasversali o paralleli, barriere sommerse o semi sommerse, tutte opere generalmente rigide, scarsamente compatibili, anche dal punto di vista più strettamente paesaggistico, con le valenze e gli equilibri ambientali. I versamenti detritici, i cosiddetti ripascimenti morbidi, cioè la ricostruzione delle spiagge con l’apporto di sabbie prelevate da cave marine (spiagge fossili) costituiscono, allo stato attuale, soluzioni sempre più diffuse e condivise. Particolarmente graditi sono i ripascimenti protetti i quali, attraverso la realizzazione di contenimenti a differente grado di sommergenza, dovrebbero impedire la rapida dispersione del sedimento apportato artificialmente, prolungando nel tempo l’efficacia dell’intervento. E’ tuttavia opportuno sottolineare come i ripascimenti artificiali (ancor più se protetti) siano frequentemente realizzati con poca considerazione del complesso delle relazioni fisiche e biologiche investite. Il ricorso, sempre più diffuso e generalizzato, alla ricostruzione ed alla rialimentazione periodica delle spiagge, rischia di “viziare” tecnici ed amministratori verso l’adozione di soluzioni, comunque temporanee, che non affrontano a monte il problema (anche in senso letterale) con possibili effetti critici già nel breve e medio termine (migrazione dei fenomeni erosivi, danneggiamento delle biocenosi e conseguenze sulla rete trofica, mancato controllo dei meccanismi effettivamente responsabili). L’erosione delle spiagge è frequentemente associata alla demolizione delle dune costiere. Queste rappresentano il risultato di lenti processi di accumulo, ad opera del vento, delle sabbie trasportate dalle correnti marine lungo costa e, in condizioni naturali, costituiscono un serbatoio di sabbia in grado di rifornire le spiagge nelle fasi “ordinarie” di erosione. Le dune costiere costituiscono ambienti molto dinamici, di estremo valore geomorfologico, ecologico e paesaggistico che, piuttosto diffusi sino a tempi recenti, attualmente sopravvivono integri (o apparentemente integri) in poche e limitate aree, tanto da poter essere oggi considerati come “ambienti relittuali”. L’importanza ecologica delle dune costiere risiede in particolare nelle comunità vegetali, che sono strettamente caratteristiche di tali ambienti ed alle quali sono riconducibili i meccanismi più significativi di consolidamento ed accrescimento. Anche sotto il profilo faunistico gli ecosistemi dunali rappresentano habitat unici a cui va aggiunto il ruolo irrinunciabile di corridoi ecologici in ambiente costiero. Nonostante siano in larga parte interessati da specifici strumenti di tutela, a livello europeo, sono gli ecosistemi maggiormente minacciati. I meccanismi 367