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LA TUTELA DELLA SALUTE - Università degli Studi del Molise

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D’altronde l’organo di direzione politica ( cioè i Direttori Amministrativi <strong>del</strong>le USL)<br />

non avevano possibilità di reperire fondi diversi da quelli trasferiti dalle regioni né di<br />

garantire una certa economicità nell’impegno <strong>del</strong>le risorse assegnate.<br />

Nel contempo, anche per effetto di una non “controllata” normativa contrattuale di<br />

settore, non si era più in grado di garantire l’organizzazione verticistica <strong>del</strong>le strutture<br />

dei presidi ospedalieri né di determinare uno sviluppo originario <strong>del</strong>le strutture(<br />

reparti-divisioni-sezioni) in relazione alla necessità <strong>del</strong>le intese sanitarie.<br />

Acquisita coscienza di tale evoluzione <strong>del</strong> sistema( anche per effetto <strong>del</strong>la costante<br />

modernizzazione <strong>del</strong>le apparecchiature sanitarie e <strong>del</strong>la costosità <strong>del</strong>le cure e dei<br />

farmaci) si incominciavano a prefigurare, sia a livello di legislazione statale che<br />

regionale, soluzioni che risolvessero il problema <strong>del</strong>la gestione e quello <strong>degli</strong> aspetti<br />

organizzativi che la riforma <strong>del</strong> 78’ aveva trascurato.<br />

Ancor più tenendo conto che le statuizioni inerenti il Piano Sanitario di alcune<br />

regioni si traducevano, a volte, in espressioni roboanti ma prive poi di concreta<br />

attuazione nonostante il sempre più crescente ed esorbitante aumento dei costi<br />

sanitari.<br />

L’impostazione <strong>del</strong> Servizio Sanitario Nazionale nella sua concezione <strong>del</strong> dare “tutto<br />

a tutti” aveva strutturato un mo<strong>del</strong>lo di concreta garanzia <strong>del</strong>la “salute <strong>del</strong>la gente”,<br />

ma non aveva individuato le effettive possibilità finanziarie e gestionali per attuarle.<br />

Sotto tale profilo si è sostenuto che ciò era la conseguenza, non solo <strong>del</strong>la pesante<br />

disparità territoriale ereditata dal sistema mutualistico ma anche dal fallimento <strong>del</strong>la<br />

riforma introdotta dalla legge <strong>del</strong> 78’ che si era preoccupata più <strong>del</strong>la<br />

programmazione che <strong>del</strong>le effettive e concrete disponibilità economiche.<br />

In sostanza se da un lato l’organizzazione sanitaria si dislocava per tutto il territorio<br />

nazionale con le 620 USL, dall’altro non c’erano gli uomini, i metodi, i mezzi per<br />

riequilibrare le pesanti disparità territoriali ereditate dal precedente sistema<br />

mutualistico 71 .<br />

Il risultato è stato un livello di assistenza sanitaria qualitativamente -<br />

quantitativamente insoddisfacente con mancati rendimenti, sprechi ed inefficienze<br />

generali.<br />

Da tali premesse si iniziava, a partire dagli anni 90’, ad intervenire sull’assetto<br />

“direzionale <strong>del</strong>le USL” al fine di procedere alla razionalizzazione <strong>del</strong>la materia<br />

sanitaria 72 .<br />

In attuazione di tale principio, anche in vista <strong>del</strong> “Federalismo” 73 , si è proceduto con<br />

una doppia fase di cosiddetta “riforma Ter” 74 pervenendo all’attuale sistema<br />

ospedalieri (le strutture cioè direttamente amministrate dalle USL), mentre circa il 70% <strong>del</strong>la spesa<br />

ambulatoriale andava ai presidi USL. In questo sistema, in cui il pubblico era gestito direttamente<br />

dal finanziatore che operava in pratica in regime di monopolio, ha avuto forti ripercussioni negative<br />

sulla qualità e sul costo <strong>del</strong> servizio. I controlli all’interno <strong>del</strong> sistema erano minimi e si<br />

verificavano consistenti sprechi di risorse. In termini economici, si potrebbe dire che il livello di<br />

inefficienza di queste strutture era molto elevato. Il problema non era, comunque, solo <strong>del</strong> SSN<br />

italiano. In questo periodo si registrano interventi di riforma in vari paesi europei, tutti aventi come<br />

scopo principale quello di separare la fornitura <strong>del</strong> servizio dall’acquisto <strong>del</strong>lo stesso.<br />

71<br />

Cfr. FERRARI, Diritto alla salute e prestazioni sanitarie tra bilanciamento e<br />

gradualità, in Le Regioni, 1991.<br />

72 Tale era infatti la ratio <strong>del</strong>la legge 421/92 di <strong>del</strong>ega al governo che ha<br />

evidenziato la necessità di procedere ad una vera razionalizzazione <strong>del</strong>la spesa<br />

sanitaria.

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