il punto di Aldo Bassoni 7 Part<strong>it</strong>a Iva Di nuovo aumenta l’Iva. Le pol<strong>it</strong>iche d’auster<strong>it</strong>à continuano a danno dei consumi, del lavoro e delle imprese. E senza risolvere il problema del deb<strong>it</strong>o. Con il rigore non si esce dalla crisi. Persino Monti, di fronte ai dati drammatici della nostra economia, ha dovuto ammettere che l’auster<strong>it</strong>à genera disoccupazione e rende più difficile anche il rimborso del deb<strong>it</strong>o. Dopo di che il suo Governo continua imperterr<strong>it</strong>o sulla strada dei tagli allo stato sociale e alla san<strong>it</strong>à e dell’aumento della pressione fiscale indiretta tipo inasprimento dell’Iva la cui unica, inev<strong>it</strong>abile conseguenza è quella di deprimere ulteriormente i consumi. Si calcola, infatti, che l’annunciato nuovo aumento dell’aliquota Iva di un altro punto costerà in media 270 euro a famiglia e non sarà affatto compensato dal modestissimo taglio dell’Irpef. Tra l’altro l’aumeto dell’aliquota dall’11 al 12 per cento va a colpire consumi alimentari essenziali come carne, latte, uova, riso, zucchero, farine, la nostra dieta insomma di tutti i giorni. E cosa dire dell’aumento dell’Iva di 6 punti sulle cooperative che si occupano di tossicodipendenza, infanzia, anziani, disabil<strong>it</strong>à Come faranno a continuare la loro attiv<strong>it</strong>à d’assistenza, e che ne sarà di quelle fasce di popolazione più debole che di questi servizi si avvalgono Se a tutto questo aggiungiamo la sforbiciata alle detrazioni e deduzioni fiscali, siamo di fronte a un’altra stangata che avrà ricadute pesantissime nelle già flaccide tasche dei c<strong>it</strong>tadini. Sappiamo già qual è la risposta a queste obiezioni: bisogna fare i sacrifici per abbassare il deb<strong>it</strong>o pubblico. A parte il fatto che i sacrifici non sono equamente ripart<strong>it</strong>i (di patrimoniale sulle grandi ricchezze, ancora una volta, neanche a parlarne), siamo sicuri che attraverso le pol<strong>it</strong>iche di auster<strong>it</strong>à abbattiamo il rapporto tra deb<strong>it</strong>o e Pil Non è che, colpendo il redd<strong>it</strong>o, otteniano esattamente il risultato opposto Infatti, nonostante le pol<strong>it</strong>iche di rigore, il rapporto deb<strong>it</strong>o-Pil sta crescendo. E poi di quale auster<strong>it</strong>à stiamo parlando Quando si tratta di elargire fondi alle banche i cap<strong>it</strong>ali si trovano sempre, e anche abbondanti. Non si trovano mai quando c’è da finanziare le pol<strong>it</strong>iche sociali e il lavoro, la scuola e la san<strong>it</strong>à. Anzi, per la scuola si trovano, ma solo per quella privata, mentre sulla san<strong>it</strong>à pubblica è in arrivo un’altra mazzata. Possibile che i valenti “professori” del Governo non si rendano conto che se continuiamo con le pol<strong>it</strong>iche di rigore, inev<strong>it</strong>abilmente anche le banche avranno enormi difficoltà nel recupero dei cred<strong>it</strong>i e quindi torneranno a chiedere soldi allo Stato Non c’è bisogno di una laurea alla Bocconi per capire che questa spirale diabolica rischia di sprofondarci ancora di più nel baratro di una crisi generata proprio dalla spregiudicatezza con cui la finanza ha operato e opera sui mercati. Purtoppo, attraverso il rigore e un’adesione acr<strong>it</strong>ica al meccanismo del fiscal compact che restringe i margini di manovra delle pol<strong>it</strong>iche economiche, non si esce dalla crisi. ❚