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Arno Schmidt<br />
<strong>Brand’s</strong> <strong>Haide</strong><br />
avieri
Con <strong>Brand’s</strong> <strong>Haide</strong> Arno Schmidt ha<br />
scritto una sorta di ideale continuazione<br />
di uno dei più bei racconti del Novecento,<br />
Il Leviatano, in cui egli narrava gli<br />
ultimi bagliori della guerra in Germania.<br />
Come in quel racconto, è formidabile<br />
la sua capacità di mescolare dati e<br />
personaggi assolutamente quotidiani e<br />
“volgari” con una vertiginosa riflessione<br />
sulla Storia e sul nazismo, sulla grandezza<br />
e inefficienza della cultura e dell’arte<br />
per contrastare i mali del mondo. Qui<br />
siamo in pieno dopoguerra, ma lontano<br />
dai centri della Storia, ed un privato rapporto<br />
d’amore, destinato a finire nella<br />
separazione (di cui sono causa, in definitiva,<br />
la fame, gli obblighi della sopravvivenza),<br />
si mescola alle riflessioni almeno<br />
in parte autobiografiche di uno scrittore<br />
a caccia di documenti per una biografia<br />
su Fouqué, l’autore di Ondina, erede del<br />
fallimento illuminista. Pannello centrale<br />
di Nobodaddy’s Kinder (la trilogia che<br />
ha per estremi il Fauno e *Specchi neri),<br />
<strong>Brand’s</strong> <strong>Haide</strong> non solo elabora strategie<br />
e modi di narrare d’incredibile maestria,<br />
ma mette a nudo ancora una volta la<br />
sconfitta di ogni pretesa di razionalità,<br />
assieme a un caustico, furioso, comico<br />
e disperato bisogno di essa. Questa traduzione<br />
ci permette di godere e soffrire<br />
fino in fondo l’opera del più spericolato,<br />
inventivo e geniale tra gli scrittori tedeschi<br />
del Novecento.<br />
Goffredo Fofi
collana arno<br />
5
Arno Schmidt<br />
<strong>Brand’s</strong> <strong>Haide</strong><br />
a cura di<br />
Domenico Pinto<br />
avieri
Arno Schmidt<br />
<strong>Brand’s</strong> <strong>Haide</strong><br />
Lavieri editore / ISBN 978-88-89312-38-4<br />
Traduzione di Domenico Pinto<br />
Copyright © 2007 Ipermedium comunicazione e servizi s.a.s.<br />
Titolo originale dell’opera: <strong>Brand’s</strong> <strong>Haide</strong><br />
© 1951 by Rowohlt Verlag GmbH, Hamburg. By permission of S. Fischer Verlag GmbH,<br />
Frankfurt am Main<br />
Questo libro è stato pubblicato con il contributo<br />
della Arno Schmidt Stiftung (www.arno-schmidt-stiftung.de).<br />
Lavieri<br />
Via IV Novembre, 19<br />
81020 S. Angelo in Formis (CE)<br />
www.lavieri.it / info@lavieri.it
Sommario<br />
<strong>Brand’s</strong> <strong>Haide</strong> . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7<br />
Cronologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107<br />
Bibliografia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 113
La traduzione di <strong>Brand’s</strong> <strong>Haide</strong> è stata condotta sul testo della Bargfelder<br />
Ausgabe, ricalcandone il sistema di grafie e l’impianto interpuntivo.<br />
Questa punteggiatura, che potrà apparire insolita al lettore italiano, è in<br />
Schmidt una tecnica per stenografare il pensiero e eliminare il superfluo<br />
della narrazione.<br />
Ringrazio la Arno Schmidt Stiftung per aver reso possibile la pubblicazione<br />
del romanzo, in particolar modo Susanne Fischer per l’aiuto prestato<br />
in corso d’opera. Un caro ringraziamento, inoltre, a Stefano Gallerani,<br />
Michael Herrmany, Antonio Pane, Diana Politano, Gabriel Luca Popper,<br />
Andrea Raos, Daniele Ventre, John Woods.<br />
D. P.
<strong>Brand’s</strong> <strong>Haide</strong>
Blakenhof ovvero i sopravvissuti<br />
21. 3. 1946 : su carta da cesso britannica.<br />
Giallo bicchiere giaceva la luna incrinata, mi venne fatto di ruttare,<br />
in fondo alla foschia violetta (più tardi di nuovo).<br />
«Conigli» dissi; «proprio così : come i conigli !» E li seguii con lo<br />
sguardo, una mezza dozzina, cartelle a pendolo nell’aria fredda,<br />
con gambe a spillo. Poi tre più robusti : dunque figlioletti<br />
dei contadini locali. I genitori che ancora mettono figli a questo<br />
mondo bisognerebbe punirli (i.e. fiscalmente : per il primo<br />
bambino dovrebbero pagare 20 marchi al mese, per il secondo<br />
150, per il terzo 800).<br />
«Perché proprio 800 » Lo osservai : un uomo anziano (meglio : d’una<br />
certa età). Vestiti di lana grezza, stivali, davanti a lui un carretto<br />
di magnifiche foglie d’autunno, spente, rosse e rossicce. Con<br />
cautela ne tirai una (acero) e ne tenni la trasparenza contro la<br />
luce : magistrale, magistrale. (E che sperpero ! Dev’esserne stufo<br />
!) «Be’» dissi cordiale (volevo ancora un’informazione geografica<br />
!), «per quanto mi riguarda : 1.000. – Non pensa che sarebbe<br />
una buona cosa » «Hm», spinse assorto, «per me sì. Ce n’è<br />
troppi al mondo : uomini». «Ebbene», feci il punto (di questo<br />
argomento) : «emigrare non è consentito. Perciò non resta che<br />
una rigida limitazione delle nascite; la ciacola pretesca è quantité<br />
négligeable –» (lui annuiva, assolutamente convinto) «– entro<br />
100 anni l’umanità calerebbe a 10 milioni, poi si tornerà a respirare<br />
!» Avevo poco tempo; in più arrivò un freddo cane giù<br />
per il bel sentiero inerbito; chiesi a Stivale-foderato (un lavoro<br />
di fino : a un tratto mi sopravvenne la parola «pelliccia d’orso»<br />
!) : «Ci vuole molto per Blakenhof » Accennò con la testa<br />
larga : «Là !» sbottò stringato : «un buco di posto» e : «forse che<br />
torna di prigionia – Da Ivan ». «Noo», bleffai, troncando<br />
spiacevoli ricordi : «Bruxelles. Con gli Inglesi.» «E Com’erano<br />
questi » Feci di no : «Acciuffavano uno e l’usavano per dartele.<br />
Certo un po’ meglio dei Russi.» Ma : «Capitava di non andare
di corpo per 14 giorni. A luglio ci hanno fatto cantare Stille<br />
Nacht, Heilige Nacht : altrimenti non si rompevano le righe.»<br />
«Non per nulla : più bianco del Persil non si può !» (i.e. libertà !)<br />
Colsi dai suoi occhi blu altre domande : «Il Landrat», spiegai disgustato,<br />
aggrondandomi : «mi ha assegnato al maestro». «Ah :<br />
lui sta da quella parte !» levò gli occhi in alto : «Lassù, dove c’è<br />
la chiesa. – – Al maestro : ma non c’è più posto ! Pure lei è<br />
maestro » Scrollai energicamente, mi decisi : «Scrittore», dissi,<br />
«e giusto giusto vicino alla chiesa Deus afflavit . . .» (e feci di no<br />
con uno sbadiglio). Se la ghignò (quindi manco lui se la beve :<br />
buon nocciolo, qui in Bassa Sassonia !). Ma era anche curioso<br />
: «Scrittore !» disse vispo; «tipo per giornali, no ». «Nient’affatto»,<br />
replicai sdegnato (non stimo il lavoro del giornalista) :<br />
«brevi racconti; un tempo dolci, adesso furiosi. Negli intervalli<br />
una biografia di Fouqué : il mio lumino perpetuo.» Lui meditò<br />
e arricciò il muso grigio : «Fouqué –» disse dandosi arie : «un<br />
uomo religioso, quello. – – un barone, vero » «E anche un<br />
grande poeta», dissi brusco, «io non sono né l’uno né l’altro.<br />
Modestamente !» Poi mi parve singolare : «Lei sa di Fouqué !»<br />
mostrai tiepido interesse (mani rozze, ma un naso fenomenale.<br />
E il vento cominciò di nuovo a fischiare, come provenisse dai<br />
Siginni : quelli coi cani dal pelo fitto). «Tutti noi erementalici,<br />
qui, conosciamo l’Ondina», ribatté con dignità; c’era una<br />
parola che non avevo capito; però non volevo perdere tempo,<br />
ché le ossa mi dolevano per lo strascinio. Mi alzai dallo scanno :<br />
«Allora di lì –» dissi stanco; «Sì : qua –» prese un ramo e raspò<br />
nella sabbia della ciclabile : «Per la salita; la chiesa è sulla destra;<br />
a sinistra abita il soprintendente –» (feci di no : solo Palafox e<br />
Sarpi erano degni di rispetto; forse ancora Muscovius; forse altri<br />
ancora. Bah, che importa.) : «– quello nuovo è l’edificio scolastico<br />
: di lì !» – «Grazie.», sollevai la cassa delle munizioni (un<br />
esemplare magnifico : l’interno rivestito di zinco, guarnizione<br />
di gomma, come i pacchi tropicalizzati) : «’Rivederci». Si passò<br />
una mano sul viso e fu sparito (oggidì chiunque può dileguarsi;<br />
’na volta ho visto un tale a cui è esplosa una 28 a due passi !)<br />
Il tubo dell’acqua : alla casa del pastore, uno che lo tendeva nelle<br />
mani lardose : Del Laocoonte, ossia Dei limiti della pittura e<br />
della poesia. In alto il cielo devastato, desolante come un campo<br />
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di patate vuoto, ci mancano solo i solchi di trattore e un istrice,<br />
don’t ask me why. Figura imponente, fra l’altro, il grassone, i.e.<br />
dopo la morte valeva bene il suo carro e mezzo di letame. E<br />
accanto alla chiesa : c’è da bere il calice sino alla feccia ! – Nello<br />
spiazzo mi sentivo, come dire, esposto : se ora mi piombasse<br />
sulla cuticagna una stella filante; e voltai l’angolo immusonito.<br />
(Mi saltò in mente il titolo d’un libro : «Senti qua !» = Conversazioni<br />
con Dio.)<br />
«Oddio !» disse lei, stagionata e smilza. Io feci quante spallucce potei<br />
: «Mi ci ha mandato il Landrat» dissi, come se la faccenda si<br />
fosse svolta con forti shake-hands, e fissai implacabile timbro e<br />
sigla (in hoc signo vinces; si spera). «Va be’; prego, si accomodi»,<br />
capitolò. Misi lo scanno nel corridoio, presi la grossa cassa per<br />
la maniglia di corda e ce la misi sopra, poi seguii lei nel soggiorno<br />
: tutto verde, dal taglio dorato. Di fronte c’era appesa una<br />
pirografia; a quel tempo dava un tocco di decoro e opulenza<br />
(anche i miei genitori . . .); dopo essermi presentato per le spicce<br />
mi accostai subito a una libreria; volumi. Circa 200. «Abbiamo<br />
tutto il Ganghofer», fiera; e indicò la collana verde-cacciatore.<br />
«Sissì, vedo» risposi tetro : dunque pirografie e Ganghofer : qui<br />
mi sarei sentito come a casa mia. Un canuto Brockhaus : estrassi<br />
con freddezza il volume F; Fouqué; . . . «dopo le guerre di<br />
liberazione visse fra Nennhausen e Paris (sic !)», lessi e sorrisi<br />
glaciale. Giusto : c’era pure il Vertikow; specchietti, bitorzoli,<br />
merlature; un Borobudur di mogano. Autentico. Con il legno<br />
si può fare di tutto : contegnosa e felice, passò la mano intorno<br />
a una colonnetta tortile, prosperosa : così Tristano deve avere<br />
accarezzato Isotta, o Kara ben Nemsi il suo Rih.<br />
«Schorsch» era il nome del figlio, il maestro. Era stato allievo ufficiale.<br />
E i suoi occhi superbirono come vetruzzi di Gablonz. O di Pforzheim.<br />
Eppure tutti gli uomini giravano in uniformi da tommy<br />
colorate; tutte le donne portavano calzoni. Femmina ridicola.<br />
«Scrittore – » fece curiosa, e apparve di colpo a suo agio, al suo livello<br />
sociale. «Sì, però . . . .»; in breve : lei me lo mostrò :<br />
Lo stambugio : di dietro, voltando l’angolo; sul sagrato della chiesa. 2,5<br />
metri per 3,0; ma prima bisognava sbattere fuori il ciarpame; vanghe,<br />
zappe, attrezzi, e mi offrii di farlo da me (avevo comunque<br />
bisogno di martello e tenaglia, chiodi : veramente cosa rara, no )<br />
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«Molto lieto» disse lui con disinvoltura. Neanche trent’anni e già una<br />
bella pelata; in più quelle maniere sgradevoli che da sempre distinguono<br />
gli ufficiali. Bifolchi. Parole, parole; scemo, scemo :<br />
inoltre uno di coloro che già a 20 anni non bevono e non fumano<br />
per «riguardo alla salute» (la domenica, poi, molti di questi<br />
si fanno non meno di 60 km a piedi, in fogge bavaresi e con il<br />
collo scoperto, gli stessi che impazziscono per le ciotole di legno<br />
e i fiori di campo nei vasi rustici); costui ballava; «con passione»,<br />
come amava dire : ma che ne sai tu della passione <br />
«Di là ci sono due ragazze» vi accennò col mento di un uomo che le<br />
conosca per dritto e per rovescio, fino alla noia : poi grazie a Dio<br />
c’era di nuovo lezione e se ne andò; vamoose plenty pronto. Gli<br />
scolari già intonavano un canto con voci ferme; un rammollito<br />
avrebbe detto : limpide; ma io previdi con esattezza mortale<br />
il bercìo di queste ugole di bronzo durante la ricreazione. (Allora<br />
non sapevo che il soprintendente Schrader aveva proibito<br />
di far chiasso sul sagrato, e in compenso loro sfogavano i nervi<br />
sul campo da calcio). Forse i miei abiti sbrendolati venivano<br />
presi per una geniale stravaganza; d’un tratto mi sopravvenne<br />
Dumont d’Urville e il viaggio dell’Astrolabe. Illustrazioni stupende.<br />
Ma non era il momento. Attraversai la minuscola anticamera<br />
imbiancata a calce : un rubinetto che gocciolava in segno di<br />
attività : buono ! (i.e. non il gocciolio; ma che c’è pure l’acqua !)<br />
Io bussai : «Mi perdoni : – mica potrebbe prestarmi uno scopino e<br />
una paletta E il secchio con uno straccio : per mezzora – »<br />
– – – Una ragazza piccola, tranquilla, sui 30, ma plain Jane, insomma<br />
brutta, stava vicino al tavolo (arredamento molto carino,<br />
tra l’altro, anche se era solo una stanza. Però bella spaziosa; lunga;<br />
8 metri almeno !); mi guardò in silenzio e imbarazzata : «Sì . . . .»<br />
disse esitando : «– perché . . . .» e da dietro, alle spalle di un paravento<br />
dove ci saranno stati i letti, provenne una voce tagliente e<br />
nuda : «Sì : perché ! – Non se ne parla affatto ! –» disse dell’altro;<br />
ma io già richiudevo la porta : «Oh, pardon –» aggiunsi in<br />
un eccesso di cortesia : non male venire offesi all’inizio; così poi<br />
crescevano gli obblighi verso di te; si gettavano sicure basi per<br />
scroccare ancora. Ma per ora restavo con un palmo di naso !<br />
Com’è che si chiama : una chaise longue senza molle e poggiatesta a<br />
cui manca anche la fodera Me la vendé la madre del maestro,<br />
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con alcune assi che tagliai alla svelta e su cui inchiodai un telaio<br />
di legno (peraltro molto solido). Avanzò perfino qualcosa; se<br />
squarcio il mio cinturone posso farci un paio di zoccoli; intuizione<br />
luminosa. Agricoltori di spicco, nel paese, uno deve<br />
avere 28 capi di bestiame : il suo nome è Apel (lo chiameremo<br />
il Granvitelliere). Ovvio che adesso era tutto pieno di segatura<br />
e vecchio lerciume; le pareti ben imbiancate a calce; pavimento<br />
in pietra. Non si riusciva neanche a chiudere; solo il chiavistello<br />
di ferro e una graffa : ciò presupponeva un lucchetto : e allora<br />
niente. Inoltre sembrava che le madamigelle tenessero la porta<br />
d’ingresso sempre chiusa; c’era infilata puntualmente la chiave.<br />
Fuori un cartellino scritto a mano, però sotto decoroso cellophan<br />
(o Transparit; così alla Wolff & Co. non s’offendono);<br />
lodato sia il Mil Gov : uno sa subito chi abita in un dato posto.<br />
Nessuna donna potrà più celare i propri anni (come questa<br />
Albertine Tode : una cosa pazzesca, il fatto che Fouqué stesso<br />
non sapesse l’età di sua moglie. Ben curioso.). «Lore Peters,<br />
32 anni, segretaria». «Grete Meyer, 32, operaia» : perciò quella<br />
con la boccaccia era certamente la Peters (o forse no : anche<br />
le operaie sono delle facce toste, scafate come camionisti; non<br />
c’era modo di capirlo, per ora). Presi dalla tasca il mozzicone di<br />
matita (nel campo di prigionia era stata un bene prezioso; ma<br />
soprattutto la carta; io scarabocchiavo sulla rara carta igienica,<br />
calcolandovi sigma e tau) e vi aggiunsi : nome. Anch’io 32.<br />
Piccolo piccolo, sotto, per la mancanza di spazio : scrittore :<br />
non malaccio come presentazione; perché di straforo venivo già<br />
osservato dalle tendine civettuole (finestra in grembiule da domestica).<br />
Poi passai per il sagrato, alla volta di uno scopino.<br />
Un laghetto rotondo viveva da 300 anni nella cava di sabbia. Anche<br />
la signora Schrader mi sbatté fuori diffidente : ama il prossimo<br />
tuo come te stesso : quod erat demonstrandum. Dalla signora<br />
Bauer (Dio mio : la maestra !) non ci andai : temevo per la mia<br />
reputazione. Isolato, fuori, il gabinetto tutto lindo, a tre posti;<br />
una bella casetta in pietra, cabine pulite; forse costruito per gli<br />
scolari; l’acqua scorreva; superbo.<br />
«Ma per uno scopino devo farmela sino al paese !» (e poi non lo rimedio<br />
di sicuro !) Così stavo di nuovo sulla strada provinciale,<br />
bieco e infreddolito.<br />
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Rrumms, il camion si fermò; un tommy balzò a terra, si appressò e<br />
domandò concisamente : «Dis way to Uelzen !» Feci quello<br />
che non capisce (Dym Sassenach) – ma sul serio non sapevo<br />
se dovesse prendere a destra o a sinistra –; meditai obediently e<br />
esibii cortese il mio documento d’identità, blu, ap n° 498109.<br />
La sua bocca prese una piega divertita e annuì : tutto a posto;<br />
sollevò il dito ancora una volta : «Iul–zenn !» insisté : niente.<br />
Niente di niente. Spiccò sopra di nuovo : scarpe fantastiche,<br />
us-made, spesse suole di gomma : la nostra naia non poteva<br />
tener testa : by by. Se avessi avuto uno scopino forse avrei cicalato<br />
un po’, ma così no; e andandomene, già riflettevo su quel<br />
che avrei potuto dire, scacciai i pensieri oziosi : che strano che<br />
è l’uomo, incluso Schmidt . . . . . magari le madamigelle, sopra,<br />
ora stavano davanti alla porta, i.e. una da palo; l’altra, la Peters,<br />
di sicuro già nel Taj Mahal; forse chiamava dentro la Grete, si<br />
faceva beffe del mobilio, scannocassabranda : pietà, vergogna,<br />
migliori propositi : eccellente.<br />
Un pezzo di cartone : va bene come paletta, e un ramo eventualmente.<br />
Una scopa di frasche. Ero daccapo al bosco di poc’anzi :<br />
anche il Vecchio aveva di quegli attrezzi da trincea, per quando<br />
spolverava i sentieri forestali. Gridai di nuovo salve; ma non si<br />
vedeva più Nessuno; mica avrebbe trascorso il crepuscolo della<br />
sua vita nello stesso identico punto. Mi addentrai irresoluto per<br />
un tratto di sentiero : per me è dura recidere cespugli e rametti<br />
(a tale riguardo sono antivegetariano); estirparli neanche a parlarne,<br />
e un coltello non ce l’avevo; che palle. Bello qui. Ecco che<br />
piovigginava; e dovevo comprare ancora il pane; entro un’ora<br />
faceva scuro : era questa la parola : scuro ! In tale stato d’animo<br />
mi volsi di nuovo : e la canaglia se ne stava giù all’ingresso.<br />
Io dissi, senza fiato : «Mi perdoni se ho urlato così. Le volevo solo<br />
domandare in prestito per – – 40 minuti – i suoi attrezzi. Glieli<br />
riporterei subito.» E raccontai molto alla svelta what’s what.<br />
«Hm – si vede che lei non è di queste parti» rise soddisfatto (in<br />
realtà lo sapeva già da prima; a che pro dunque l’osservazione :<br />
perché non sembrava tipo da farla solo per amore del discorso,<br />
troppo scaltro. Doveva intendere qualcosa. – Quien sabe; io<br />
no). «Massì», disse benevolmente; sollevò la testa, indagatore :<br />
«Però cosa cercava là dentro » Non glielo nascosi; ero un amico<br />
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Krumau o se vuoi vedermi ancora una volta<br />
Il vento, il vento : veniva a lunghi solchi, la testa bassa da bufalo<br />
trasvolava, sopra Brands-<strong>Haide</strong>, sopra la strada transitata, ad<br />
altezza di collina sopra nessuna foglia : poi si gettò nello spiazzo,<br />
sprizzando ghiaia fino a noi; tuttavia rimanemmo saldi, le<br />
braccia scarne avviticciate, Lore, io, Grete.<br />
(Intorno a noi tre case : Schrader, la nostra catapecchia, la casa<br />
del Signore : ma a nulla serviva con un vento simile; solo le<br />
nostre braccia).<br />
Per qualche tempo l’ippocratico viso affilato della luna si sporse<br />
là in alto, obliquo, fra i lini imbrattati, da far vacillare, da far<br />
spavento : strano : una luce così pallida e il vento : e frattanto<br />
essere uomini ! (Per fortuna sentivamo le nostre membra attraverso<br />
la stoffa sottilissima, stretti forte l’uno all’altro (Dio, che<br />
braccia magre aveva Grete : le donne non dovrebbero «lavorare»<br />
! E però sempre robota, robota : maledetto ritornello !)<br />
Un rotolio sulle nere foreste, imbambolate dalla luna; : «Arriva»,<br />
sibilò Lore (la mia Lore !) e si premette, come un bacio; chinammo<br />
le fronti caparbie, e la folata si schiantò intorno e sopra<br />
di noi : in un battibaleno il macabraltissimo fu sparito : chi ci<br />
resisterà !<br />
Grete trasalì; infilò la mano destra (libera) dentro il mio colletto;<br />
priva di fiato disse : «Tu !», e Lore accanto ronfava come una<br />
dea : tutto, Lore ! (Avere tre biciclette, e fianco a fianco tagliare<br />
la corda, senza poter smettere di darsela a gambe !) Tirai fuori<br />
la fiaschetta dal cappotto; sia benedetta Mrs. Kiesler ! e loro<br />
ripeterono, lente e solenni, un sonante : God bless her ! E così<br />
facemmo l’ultimo sorso.<br />
E vento : Passi pesanti in alto, nelle nubi, e noi ce la battemmo in<br />
tutte le direzioni. Tirare di scherma con l’ubiquo : ecco cos’è<br />
essere uomini.<br />
«Accidenti : Ridammi l’infinito !» gemé Lore (la mia Lore !) accanto a<br />
me. Io ruotai verso di lei (con Grete nelle braccia); dissi : «Tu !»
Tregua. «No» dissi : «non posso, Lore !» (La mia Lore ! Grete<br />
fu semplicemente trascinata) – «Chissà che cosa ci aspetta –»<br />
(Giustissimo, Lore : quien sabe ! Io no !) vento; vento : ci piegammo<br />
e scattammo come molle : Ci piegammo ! Davanti a<br />
chi ! «Copri il tuo cielo, Giove, col vapor delle nubi» : Sissignore<br />
!<br />
Pioggia d’ottobre : ma senza di noi ! Tra risa di disprezzo, entrammo<br />
incespicando : «Senza di noi !»<br />
«E ora leggi qualcosa !» mi sfidò Lore; io la guardai dritto nel viso effervescente,<br />
su cui passavano le nuvole, passavano le ombre, eppure<br />
chiarità di lineamenti : mi precederai in quel che resta della<br />
vita ! : fece il giro del tavolo luminoso, quello con la tovaglia<br />
bianca, e mi prese nelle braccia (Grete ne pianse). E la galoppata<br />
unnica del vento su Brands-<strong>Haide</strong>, mentre lacrimava il cielo, e<br />
i nostri piccoli vetri ronzarono : calma, calma ! Difendiamo la<br />
posizione ! 6 anni soldato, e nell’artiglieria pesante : deve fare un<br />
botto terribile prima che ci spaventiamo, eh !<br />
Una matita (: se uno dovesse fabbricarsela da sé ! – Pensate se<br />
l’umanità fosse bell’e andata : e voi dovete realizzare una matita<br />
! ! – Magia !) in mano : diedi uno sguardo circolare. Lore;<br />
Lore; Grete : drizzai la punta dell’aggeggio, e lessi :<br />
«Qualche ora più tardi venne svegliato da uno strano rumore. Gli<br />
giunse all’orecchio come il tuono lontano dal fondo di un burrone.<br />
Dapprincipio volle convincersi, ancora nel dormiveglia,<br />
che si trattasse del temporale nelle montagne, ma sempre più<br />
distintamente il suono si levava dal lato opposto, dove di giorno<br />
aveva notato la porta chiusa. / Presso questi luoghi, l’inspiegabile<br />
orrore che s’accompagna nottetempo al risveglio in un ambiente<br />
sconosciuto scosse l’animo di Alethes con forza duplicata. Il vecchio<br />
pazzo russava e proferiva in sogno parole di lamento; uno<br />
svolazzio inquieto, forse di pipistrelli, rasentò la volta della caverna,<br />
e dalle profondità salivano, carichi di minaccia, i mugghi,<br />
i sibili e gli ululati. Alethes, vinto dalle tenebre e dallo spavento,<br />
chiamò il vecchio. Questi domandò, gemendo, che cosa succedesse.<br />
«Non senti» urlò Alethes «il furioso tumulto che rimonta<br />
come da abissi insondabili –» «Oh, oh» disse il vecchio con un<br />
riso di scherno : «solo questo Voglio fartelo udire ancora meglio<br />
! –» Ed egli fu già alla porta che conduceva all’interno della<br />
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occia, la disserrò, e un vento freddo e tagliente irruppe verso<br />
l’alto insieme al tremendo, quasi assordante ruggito. – «Ma che<br />
cos’è Cos’è che vuole Parla, mago malvagio !» così urlò Alethes,<br />
reso folle dallo strepito. Il vecchio si teneva presso di lui,<br />
dacché la porta era presso il giaciglio dell’ospite, e disse con voce<br />
percettibile attraverso il fragore : «La cavità nella roccia porta<br />
nel profondo della montagna, scende per gole mai viste in una<br />
caverna di ghiaccio, dentro la quale v’è un lago senza fondo. Le<br />
sue acque sono di solito calme; ma quando una tempesta così<br />
violenta, come oggi, rotola dalle nubi, essa si spinge per passaggi<br />
ignoti fino a quelle acque recondite, e allora fischia e ulula<br />
come hai appena inteso. Ci si può inoltrare un po’ nella caverna<br />
scivolando sul ghiaccio levigato, ma bisogna esser prudenti,<br />
ché tre passi di troppo e Senzafondo ti terrà nella sua prigione<br />
fino al giudizio universale. È per tale motivo che ho sbarrato<br />
l’accesso : non si può mai sapere, di quando in quando passano<br />
agli uomini strane idee per il capo. – E ora te ne darò prova –»<br />
Egli disse queste parole con una risata rauca, già di là dalla porta,<br />
e Alethes lo sentì muoversi intorno, scivolando sul ghiaccio.<br />
Lui stesso, sdraiato sul suo giaciglio, venne preso da vertigine,<br />
e fu come il fruscio di uno spirito malvagio della palude che<br />
gli sussurrasse all’orecchio : chiudilo fuori, amico mio, chiudilo<br />
fuori ben bene : così ti sarai liberato della sua ripugnante presenza<br />
! – Quantunque Alethes fosse lontano dal secondare lo<br />
spirito malvagio, ebbe tuttavia il timore che il vecchio scivolasse<br />
da sé nella cavità di ghiaccio, e che nel proprio animo si radicasse<br />
l’ossessione d’aver scaraventato giù quell’ospite demente :<br />
mai nella vita sarebbe giunto a una certezza, lacerato dal penoso<br />
dubbio, non essendovi chi potesse dare parole di conforto. Infine<br />
il vecchio tornò indietro, sprangò la porta con cura, si stese<br />
sul suo letto e si assopì. Ma Alethes non riuscì più a trovare<br />
pace; aveva l’impressione, per poco che chiudesse gli occhi, di<br />
giacere lui stesso nel lago senza fondo sotto la volta di ghiaccio,<br />
precipitatovi dal vecchio, lontano dalla vita per tutta l’eternità;<br />
o ancora che il vecchio urlasse dagli abissi, attraverso il furioso<br />
tumulto, e l’accusasse di averlo ucciso. / Infine, dalla grata della<br />
porta anteriore, il mattino gettò le sue prime luci nella grotta.<br />
Alethes corse fuori, senza curarsi del vecchio che ancora dor-<br />
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miva; il cielo terso, l’aria serena e la dura neve che scricchiolava<br />
sotto i piedi gli promettevano un viaggio piacevole, sicché ad<br />
ogni passo poté scuotersi con sempre maggiore gioia l’orrore di<br />
quella notte. Ma d’improvviso si trovò a un pendio, ricoperto di<br />
neve alta, che non offriva più una pista al suo cammino. Tra la<br />
coltre abbagliante era possibile tanto precipitare in verticale nel<br />
vuoto che trovarvi una roccia di supporto. Sarebbe stata follia<br />
anche solo fare un tentativo di discesa, pertanto Alethes si mise<br />
a esaminare l’altro lato della montagna. Ma l’angoscia andò crescendo<br />
quando incontrò il medesimo ostacolo in ogni punto<br />
della sommità, gli si gelò il sangue, e alla fine dové convincersi di<br />
aver percorso invano, forse già due tre volte, il perimetro in cui<br />
era prigioniero. Il sole sfolgorava di già sulla neve quando infine,<br />
stremato e senza più alcuna speranza, riprese la strada della grotta.<br />
Il vecchio prendeva il sole davanti alla porta e lo accolse con<br />
una risata : «Volevi fuggire», disse «ma siamo bloccati dalla neve<br />
per tutto l’inverno. Me ne avvidi subito, l’altra notte, quando la<br />
neve soffiava così violenta verso la montagna. Mettiti il cuore in<br />
pace : non ti sarà fatto nulla. Sei pur sempre un mio parente :<br />
tu sei Organtin, mio nipote, anche noto come il diavolo, per la<br />
ragione che porti un diavolo sulla tua insegna : vedi come io so<br />
ogni cosa ! Ti sei tradito da solo con la canzone che nessuno<br />
conosce ad eccezione dei miei più stretti congiunti. Non darti<br />
cruccio : al principio dell’estate potrai proseguire il cammino, o<br />
se c’è bel tempo anche all’inizio della primavera. Fino ad allora<br />
sarai ospite di Reinald von Montalban ! Fa’ pure come fossi a<br />
casa tua, e non aver timore di me. Devi sapere che mi sono sempre<br />
preso cura dei miei ospiti, e che mai ho arrecato loro alcun<br />
fastidio : entra nella caverna, Organtin !» –<br />
Chi dal suo braccio fu serrato, / chi s’ebbe il capo in gioventù / coperto<br />
dal suo scuro manto / l’Eumenide non fuggirà ! :<br />
I primi giorni che Alethes trascorse nella caverna del vecchio furono<br />
assai terribili e opprimenti. L’ospite non riuscì a conciliarsi<br />
con l’invitato, né l’invitato col suo ospite, e era giocoforza che<br />
il raccapriccio dell’uno si trasmettesse all’altro. Ma il culmine<br />
dell’orrore occorreva per entrambi al risveglio dal sonno, quando<br />
si fissavano come un viandante fissa la belva che nel sopore<br />
abbia scelto il suo stesso giaciglio. Tuttavia Alethes fu costretto a<br />
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fare buon viso a cattiva sorte; cominciò addirittura a rispondere<br />
all’appellativo di Organtin, il nome di cavaliere datogli dal vecchio,<br />
come si chiamasse davvero in tal modo, e mentre in lui si<br />
quietava il timore, viepiù s’ammansiva l’animo inselvatichito del<br />
vecchio. Egli si rallegrava del contatto umano, e non veniva colto<br />
che di rado dai pericolosi accessi d’ira che suscitavano ribrezzo.<br />
Essi prorompevano tanto più irrefrenabili e peggiori quando<br />
dalla voragine di ghiaccio risalivano i ruggiti delle acque sotterranee.<br />
Allora danzava furiosamente su e giù per la caverna, e come<br />
nella prima notte, di frequente persino oltre la porta spalancata,<br />
sopra quel fondo scivoloso, in pendenza, da dove faceva al suo<br />
ospite segno di raggiungerlo, e con aria talmente perentoria che<br />
a volte poté resistere a stento al singolare comando. Era poi un<br />
suo passatempo scagliare nel liscio abisso pietre, che scivolando e<br />
rimbalzando, e infine precipitando nelle acque sotterranee, creavano<br />
orribili suoni. / Un giorno che aveva lasciato la caverna in<br />
cerca di grandi sassi per questo gioco, Alethes decise di sbarrare<br />
per sempre l’orrido abisso, quale che fosse l’esito di una simile<br />
impresa. Prontamente strappa la chiave dalla serratura, la scaglia<br />
giù nel profondo del sotterraneo di ghiaccio e quindi, raccogliendo<br />
tutte le sue forze, sbatte la porta con una violenza che<br />
essa si schianta, e i chiavistelli di bronzo si richiudono. / Udendo<br />
il rumore, il vecchio fa precipitoso ritorno alla caverna; comprende<br />
con uno sguardo l’accaduto, lascia cadere le pietre che<br />
aveva raccolte nella sua veste e poi, al contempo, leva una mano<br />
verso Alethes in segno di grave minaccia. Questi si preparò al<br />
peggio, ma il vegliardo si pose a dormire nel suo letto in silenzio,<br />
senza mostrare altro risentimento, coprendosi per intero con il<br />
muschio, sì da essere celato alla vista come la prima sera in cui<br />
Alethes mise piede nell’antro. / Fu così fino all’indomani, quando<br />
il vecchio si alzò e disse : «Organtin, caro nipote; è certo un<br />
bene che noi siamo parenti e che abitiamo la stessa rocca. Ma<br />
non osare mai più prenderti libertà come quelle di ieri. Sappi<br />
una volta per tutte, mio caro Organtin, che qui nella caverna<br />
il padrone di casa sono io, così come in passato a Montalban.<br />
I miei graditi ospiti del sotterraneo di ghiaccio appartengono a<br />
me e a me solo : e che il diavolo si porti chiunque pensi di sottrarmeli.<br />
Ti avrei già torto il collo da tempo, Organtin; ma è una<br />
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fortuna per entrambi che la tua azione non abbia avuto conseguenze<br />
: giacché gli spiriti, nipote mio, non si curano di porte di<br />
quercia e chiavistelli di ferro : vanno ovunque desiderino, senza<br />
incontrare opposizioni. Laggiù, al di sopra del profondo lago, è<br />
il brusio del loro volo, di ali spiegate, di ali richiuse, rasentando<br />
ora la lucente volta di ghiaccio, ora immergendosi di nuovo nello<br />
specchio delle acque mute. Essi vivono lì da molto prima dell’età<br />
di Carol Magnus. Ariovisto discorre della sua battaglia contro i<br />
Romani, e Marbod e Hermann della guerra civile in Germania.<br />
Nelle acque si riflettono armi antichissime, dalle forme singolari,<br />
e di bocca barbuta in gota barbuta vengono sussurrate cose mai<br />
udite. Vedi qui, Organtin, tu immaginavi di avermi separato da<br />
questi tremendi giudici : come sempre, tuttavia, si compie il loro<br />
viaggio inarrestabile, per cui anche stanotte si sono recati da me :<br />
ringrazia Iddio, Organtin; poiché altrimenti – –» Il suo viso<br />
divenne una maschera spaventosa, digrignava i denti e roteava<br />
furiosamente gli occhi . . . . . . . .»<br />
Sedeva fosca e indurita; disse con aria lugubre, enigmatica : «Ti compiango.<br />
Ragazzo mio. –» Cioè : io intuii subito qualcosa; udivo<br />
un timbro nuovo, cattivo, e cercai inquieto i suoi occhi, rimasi<br />
in ascolto. Pian piano. Grete deglutì; chiese debolmente : «Non<br />
dovremmo dirgli . . .», ma Lore levò di scatto una mano forte;<br />
l’afferrai al volo, pregai : «Jamascuna !»; ma loro tacquero, placide.<br />
«È stato molto bello» (Grete, cupa); cincischiava con le calze :<br />
«Troppo bello» furono le parole calme. Mi sforzai di rimanere<br />
impassibile e caparbio : «Dunque una sorpresa –» constatai in<br />
modo distaccato, passando dall’una all’altra, e solo la piccola<br />
annuì gravemente : una sorpresa ! Poi disse a Lore : «Da’ qua la<br />
tua gonna. Quella che hai strappato sulla bici –» (Lore era di<br />
nuovo andata a Krumau da sola; una volta anche in treno.) –<br />
«Ma lascia perdere –» e sentenziosamente : «Non c’è cosa tanto<br />
urgente che non diverrebbe ancora più urgente a trascurarla !»<br />
«Buonanotte.» : «Che tutte le creature . . .», e quindi tesi ancora una<br />
volta la mano verso di lei : «Lore ! – Jamascuna – !» (uscì subito<br />
assieme a me; ma non lo disse).<br />
In sogno si sgretolò l’inclemente cielo grigio e apparve una sommaria<br />
craquelure blu : fatta male ! Tanto sole (e sono di nuovo sol-<br />
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avieri<br />
Nella stessa collana arno<br />
Arno Schmidt, Dalla vita di un fauno<br />
Marco Palasciano, Prove tecniche di romanzo storico<br />
Maurizio Rossi, Mare Padanum<br />
Walter Kempowski, Tadellöser & Wolff. Un romanzo borghese
Arno Schmidt (1914-1979) è l’esecutore<br />
testamentario dell’Illuminismo<br />
e dell’Espressionismo tedeschi, il «taglialemma<br />
& architetto della prosa»,<br />
autore delle più vaste avventure formali<br />
nella Germania del dopoguerra.<br />
Rare le traduzioni italiane, tra cui<br />
Alessandro o Della verità (trad. di Emilio<br />
Picco, Einaudi, 1965), e Dalla vita<br />
di un fauno (trad. di Domenico Pinto,<br />
Lavieri, 2006).<br />
www.lavieri.it/schmidt
Il vento, il vento : veniva a lunghi solchi, la testa bassa<br />
da bufalo trasvolava, sopra Brands-<strong>Haide</strong>, sopra la strada<br />
transitata, ad altezza di collina sopra nessuna foglia :<br />
poi si gettò nello spiazzo, sprizzando ghiaia no a noi;<br />
tuttavia rimanemmo saldi, le braccia scarne avviticciate,<br />
Lore, io, Grete.<br />
ISBN 978-88-89312-38-4<br />
€ 13,50 (i.i.)<br />
isbn 978-88-89312-38-4<br />
9 788889 312384