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Grande interesse suscitò la copertina del disco, che riportava il progetto di Edoardo sulla<br />
metropolitana napoletana messo a confronto con quello del Piano Regolatore predisposto dal Comune<br />
di Napoli.<br />
Sulla copertina dell’album “La Torre di Babele” del 1976, invece, è raffigurata un’impalcatura<br />
composta da un centinaio di soldatini, ognuno appartenente a un periodo storico: dall’uomo primitivo<br />
armato di clava fino all’astronauta. La Torre, che nella Genesi rappresenta la massima espressione<br />
dell’orgoglio umano, diventa, nel certosino disegno di Edoardo, un emblematico monumento alla<br />
guerra e alla violenza perpetrata nei secoli dall’uomo contro la natura e i suoi simili. Intorno a questo<br />
tema ruotano i nove brani dell’album: da “Viva la guerra” a “Franz è il mio nome”, da “Quante brave<br />
persone” a “Venderò”. Ma in quest’album Edoardo ironizzava anche su se stesso nel brano<br />
“Cantautore”.<br />
Sempre nel 1976, Edoardo suonò per la prima volta al Montreux Jazz Festival (ci tornerà nel 1992 con<br />
i Blue Stuff sotto le mentite spoglie di Joe Sarnataro). Successivamente fu impegnato nel primo tour<br />
europeo, che fu preparato dalla diffusione delle versioni in inglese di “Cantautore” e “La torre di<br />
Babele”, diventate rispettivamente “Rock’n’roll Hero” e “Tower of Babel”.<br />
Ed eccoci al 1977, l’anno di “Burattino senza fili”, un lavoro discografico che costituisce la sintesi di<br />
tutto quanto maturato negli anni precedenti. La favola (di Pinocchio) diventa un mezzo assai efficace<br />
per parlare alla gente semplificando i discorsi, rendendoli didascalici, senza apparire saccenti come<br />
il grillo parlante. In questa chiave Mangiafuoco è il potere, che appena nasci ti lega ai suoi fili e ti<br />
governa a suo piacimento. Il gatto e la volpe sono i suoi consapevoli o inconsapevoli servi.<br />
In una mattinata di metà marzo del 1980 un colossale TIR con targa belga si fermò davanti allo<br />
stabilimento milanese della Ricordi e tra lo stupore generale furono scaricati quintali di casse<br />
contenenti le 200 mila copie di “Uffà, Uffà”, il nuovo album di Edoardo Bennato.<br />
I “Supercritici” si scatenarono: considerata la lunga assenza dal mercato, durata circa tre anni, il<br />
nuovo disco sembrava povero-povero, senza contenuti, quasi raffazzonato.<br />
Brano come “Li belli gladioli”, una specie di salmo cantato in un allucinante stile chiesastico, o “Sei<br />
come un juke-box” provocarono disorientamento. Altri sembravano assolutamente ermetici come<br />
“Avete capito o no”, un blues in cui Edoardo cantava anche: “Ma dove sta scritto? Ma chi l’ha deciso.<br />
È una regola, è una convenzione. Si era sempre fatto uno per volta… ah … e invece a me piace due<br />
per volta…”.<br />
I giornali, intanto, annunciavano la notizia secondo la quale Edoardo avrebbe presentato l’ultimo<br />
album nel corso del programma televisivo Variety. E così fu.<br />
A un certo punto della seguitissima trasmissione, viene annunciata la presentazione dell’ultimo disco di<br />
Bennato. All’annuncio, Edoardo e la sua band attaccarono a cantare “Ciurma!… Questo silenzio cos’è?<br />
Sveglia!… Tutti a rapporto da me… Spugna! Pendaglio da forca…possibile che nessuno si muove. Sono o<br />
non sono il comandante di questa lurida nave…Sono o non sono Capitan Uncino”…