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I Vivo, ormai sono anni, in un vecchio appartamento nel cuore della ...

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lampo, accettando di recitare <strong>un</strong>a parte e assumendone subito con coerenza le parole e le azioni; ma<br />

proprio questo l’attrae irresistibilmente e lo trasc<strong>in</strong>a, da <strong>un</strong> attimo all’altro, fuori del suo l<strong>in</strong>guaggio.<br />

Non solo è capace di <strong>in</strong>teressarsi a qualsiasi <strong>in</strong>treccio ben congegnato, ma vi penetra dentro<br />

felicemente, e la sua l<strong>in</strong>gua si avvantaggia del travestimento f<strong>in</strong>o a cambiare, <strong>in</strong> pochi secondi,<br />

lessico e <strong>in</strong>tonazione e a costr<strong>in</strong>gere il corpo a <strong>un</strong>’economia di gesti che sembrava irrealizzabile<br />

poco prima. Un tale spostamento fulm<strong>in</strong>eo ha tutt’ora, per me, del miracoloso. Anche se non posso<br />

ricorrervi spesso (ed è per non comprometterne il risultato) ne faccio uso a <strong>in</strong>tervalli abbastanza<br />

frequenti da risolvere, grazie ad esso, situazioni precarie. Da <strong>anni</strong>, con poca fatica, brevi sp<strong>un</strong>ti di<br />

commedie e di favole, semplici storie di <strong>in</strong>seguimenti, agnizioni e persecuzioni rivivono <strong>in</strong><br />

improvvisati scenari senza che mio fratello ne perda <strong>un</strong>a sola battuta. Io gli tengo dietro, lo<br />

<strong>in</strong>coraggio, mi colloco nei p<strong>un</strong>ti di osservazione piú vantaggiosi. Di là, giocando d’astuzia e usando<br />

come <strong>un</strong>’esca il suo stesso divertimento, provvedo a smontare con pazienza, <strong>un</strong>a per <strong>un</strong>a, le sue<br />

stranezze. Ci serviamo, durante il gioco, di tutti i mezzi che ci sembrano adatti: suppellettili e arnesi<br />

di provenienza diversa, porte, quadri, rumori lontani, f<strong>in</strong>estre, pareti spoglie, silenzi. Anche la<br />

nudità <strong>della</strong> casa presenta, <strong>in</strong> questo, <strong>un</strong> s<strong>in</strong>golare vantaggio. Col suo mosaico di vuoti, spiegando<br />

attorno a noi l’<strong>in</strong><strong>in</strong>terrotto volteggiare degli echi e dei tramestii, ci <strong>in</strong>vita a immag<strong>in</strong>arla piena,<br />

agibile e rigogliosa di luci. La sua vastità sconnessa si presta a riguadagnare <strong>in</strong> spettacolo quello che<br />

ha perduto <strong>in</strong> economia di spazi e <strong>in</strong> f<strong>un</strong>zioni. Non è raro che da <strong>un</strong>a stanza all’altra mio fratello ed<br />

io ci trasmettiamo messaggi, f<strong>in</strong>giamo di perderci e di ritrovarci, percorriamo it<strong>in</strong>erari l<strong>un</strong>go i quali<br />

immag<strong>in</strong>iamo di vivere, ancora bamb<strong>in</strong>i, avventure eccitanti. Siamo <strong>in</strong> grado di trasformare di volta<br />

<strong>in</strong> volta le stanze, le pareti, gli <strong>in</strong>term<strong>in</strong>abili corridoi, <strong>in</strong> pianure sconf<strong>in</strong>ate, dense muraglie, corsi di<br />

fiumi nei quali navighiamo verso lontane dest<strong>in</strong>azioni. Sono io che organizzo con cura i<br />

meccanismi del gioco, dispongo i ruoli e i percorsi, cambio nome agli oggetti: tutto, s’<strong>in</strong>tende, per<br />

dar modo a mio fratello di cogliere certi nessi e di porre <strong>un</strong> freno alle sue repent<strong>in</strong>e evasioni.<br />

Naturalmente <strong>sono</strong> costretto a simulare con lui <strong>un</strong>a partecipazione completa, giacché egli accetta di<br />

vivere la f<strong>in</strong>zione che gli propongo solo a condizione che io, per primo, ne rispetti f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo le<br />

regole. Ingannarlo sarebbe difficile; è dotato di facoltà sensoriali altrettanto acute quanto è labile e<br />

<strong>in</strong>costante la sua ragione. Può rompere i miei silenzi con domande improvvise, avendo colto, anche<br />

senza guardarmi, certe m<strong>in</strong>ime esitazioni, certi attimi di impazienza che credevo, magari, di avergli<br />

abilmente nascosto. Qualche volta mi raggi<strong>un</strong>ge <strong>nel</strong>la stanza che ho scelto, stanco del gioco, per<br />

sfuggirgli e riposare lontano da lui. Ha seguito il calpestio dei miei passi, ne ha collocato <strong>in</strong> <strong>un</strong><br />

p<strong>un</strong>to esatto l’arrivo e il conseguente silenzio; ed ha come <strong>un</strong> radar <strong>in</strong>fallibile dentro di sé: non<br />

ricordo che abbia mai esitato o sbagliato porta. Vedendolo arrivare, corro a chiudere la f<strong>in</strong>estra<br />

perché i vic<strong>in</strong>i non sentano le grida acute e gioiose che manda, <strong>in</strong> questi casi, per la felicità di<br />

avermi trovato.

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