la vergine della rivelazione - Provincia Romana dei Frati Minori ...
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La Vergine del<strong>la</strong> Rive<strong>la</strong>zione<br />
In che senso possiamo dire<br />
che <strong>la</strong> Bibbia è<br />
paro<strong>la</strong> di Dio? (2 a parte)<br />
10<br />
Dicevamo <strong>la</strong> volta<br />
scorsa che <strong>la</strong> Sacra<br />
Scrittura non è una<br />
sorta di intercettazione<br />
ambientale catturata<br />
all’interno del<strong>la</strong> Trinità,<br />
quindi non può essere<br />
considerata paro<strong>la</strong> di Dio<br />
tal quale uscita dal<strong>la</strong> Sua<br />
bocca e depositatasi su<br />
supporto cartaceo.<br />
Cominciamo ora col<br />
valutare il versante “orizzontale”<br />
o “debole” del<strong>la</strong><br />
Bibbia.<br />
Il termine tecnico per<br />
indicare l’autore umano<br />
del testo rive<strong>la</strong>to è “agiografo”,<br />
che letteralmente<br />
significa “scrittore di<br />
cose sacre”.<br />
Facciamo l’ipotesi che<br />
egli padroneggi come<br />
nessun altro l’argomento<br />
di cui par<strong>la</strong> e che disponga<br />
di una lucidissima<br />
organizzazione del pensiero.<br />
In ogni caso deve<br />
avvalersi del<strong>la</strong> lingua che<br />
conosce, nel<strong>la</strong> quale “incultura”<br />
(cioè introduce<br />
nelle categorie culturali<br />
di un preciso gruppo<br />
umano) il messaggio ispiratogli<br />
dall’alto.<br />
Le lingue, scritte o par<strong>la</strong>te,<br />
sono un formidabile<br />
mezzo di comunicazione<br />
tra gli uomini, il migliore<br />
disponibile, ma nessuna<br />
può considerarsi così<br />
perfetta ed efficace da<br />
trasmettere il pensiero da<br />
una mente emittente ad<br />
una ricevente con assoluta<br />
fedeltà, senza una qualche<br />
forma di distorsione.<br />
Il limite è nel mezzo<br />
linguistico stesso, che,<br />
per quanto duttile e raffinato,<br />
non si è formato in<br />
una zona franca dal limite<br />
umano generale.<br />
Dal punto di vista razionale<br />
non è neppure<br />
ipotizzabile che Dio<br />
“pensi” in una delle tante<br />
lingue mondane, sia essa<br />
l’ebraico, l’aramaico, il<br />
greco, il <strong>la</strong>tino, l’arabo,<br />
il vedico, il sanscrito o<br />
qualunque altra.<br />
Per quanto poi l’agiografo<br />
si sforzi di essere<br />
chiaro (e con riguardo<br />
al<strong>la</strong> cosiddetta letteratura<br />
“apocalittica” <strong>la</strong> chiarezza<br />
espositiva non pare<br />
certo potersi ricomprendere<br />
tra le caratteristiche<br />
peculiari), non dubito<br />
che ci sarà sempre un<br />
qualche scostamento,<br />
che può arrivare fino al<br />
totale travisamento, tra<br />
il contenuto che intende<br />
trasmettere e quello<br />
concretamente recepito.<br />
Qualsiasi lettore riceve il<br />
testo con <strong>la</strong> mediazione<br />
del proprio mondo interiore,<br />
fatto di una miriade<br />
di precomprensioni che<br />
rendono vano anche il più<br />
onesto sforzo di ascolto<br />
oggettivo e fedele.<br />
Ad arginare i rischi legati<br />
alle diverse, forme di<br />
fraintendimento è preposto<br />
un organismo ecclesiale<br />
- stabile nel tempo<br />
a partire dall’età apostolica<br />
- che chiamiamo<br />
Magistero. Quest’ultimo<br />
è deputato (evidentemente<br />
per mandato divino)<br />
all’interpretazione autentica<br />
del testo biblico,<br />
che non rimane perciò in