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La nuova cattedrale dei Valizzone1805G. Ieni,<strong>Alessandria</strong>, 1988Conformemente alla richieste avanzate dalla Municipalità, a seguito della delibera delConsiglio de 4 ventoso anno XI (23 febbraio 1803) (1), un decreto im<strong>per</strong>iale del 29termidoro anno XIII (17 agosto 1805) concedeva finalmente – in sostituzione dellacattedrale demolita due anni prima – la chiesa <strong>di</strong> S. Marco <strong>per</strong>ché fosse riadattata e ria<strong>per</strong>ta al cultocome “Chiesa maggiore della città”.Essa sorgeva sul se<strong>di</strong>me corrispondente a quello della cattedrale o<strong>di</strong>erna e apparteneva alconvento soppresso dei PP. Domenicani, assegnato allora all’artiglieria e al Genio, ma parzialmenteoccupato dalle prigioni correzionali. La chiesa, <strong>per</strong>altro, non versava in buone con<strong>di</strong>zioni, risultando“rovinata in parte, e quasi <strong>di</strong>strutta dai profani usi, a quali le calamità della guerra l’hannonecessitata”, giusta una testimonianza dell’epoca. (2)Il vasto e<strong>di</strong>ficio era <strong>di</strong> origine me<strong>di</strong>evale, (3) ricostruito probab<strong>il</strong>mente nel XIII-XIV secoloe più volte rinnovato in seguito: ad esempio, già verso <strong>il</strong> 1624. (4) Sappiamo da in<strong>di</strong>zi frammentariche la faccia era <strong>di</strong> forme barocche (5) e l’interno anch’esso barocchizzato, ma si trattavaevidentemente d’interventi in su<strong>per</strong>ficie, dal momento che tutte le strutture erano ancora quellegotiche. Di fatto, le due piante su<strong>per</strong>stiti del S. Marco <strong>di</strong> allora (6) mostrano una chiesa a tre navate,alquanto allungata e terminata da un’abside centrale poligonale, con una serie <strong>di</strong> cappelle <strong>di</strong> variagrandezza allineate solamente lungo <strong>il</strong> suo fianco settentrionale. La forma e la posizione deisostegni interni, inoltre, consente <strong>di</strong> risalire alle co<strong>per</strong>ture originarie della chiesa gotica: comeavveniva solitamente <strong>per</strong> le chiese conventuali, nella nave <strong>di</strong> mezzo le campate quadratepresbiterali, definite da piastroni a fascio, erano sovrastate da alte crociere archiacute, mentre <strong>il</strong>restante del corpo, scan<strong>di</strong>to da p<strong>il</strong>astri c<strong>il</strong>indrici a interassi ravvicinati, era invece co<strong>per</strong>to me<strong>di</strong>anteun’ossatura <strong>di</strong> capriate lignee, impostate ad una quota inferiore, sostituita in seguito – nel XVI-XVIIsecolo – da una volta a botte continua, rimasta anch’essa più bassa. Su un assetto siffatto dellafabbrica preesistente si sarebbero innestate, <strong>di</strong> lì a non molto, le o<strong>per</strong>e essenziali <strong>di</strong> ricostruzione e<strong>di</strong> restauro <strong>per</strong> adattarla alla nuova destinazione.A questo scopo, sul principio del 1807, <strong>il</strong> maire Giulio Baiocchi – con l’assenso del prefettodel <strong>di</strong>partimento <strong>di</strong> Marengo Robert d’intesa col vicario vescov<strong>il</strong>e Nicolao Benevolo, insostituzione del titolare latitante mons. V<strong>il</strong>laret – aveva istituito una “Commissione officiosa pelristab<strong>il</strong>imento della chiesa <strong>di</strong> S. Marco”, formata da “<strong>per</strong>sone scelte ne’ <strong>di</strong>versi ceti <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni, nonche nell’or<strong>di</strong>ne ecclesiastico, alla cura delle quali tutte le o<strong>per</strong>e necessarie al ristoro <strong>di</strong> questachiesa, onde quanto prima ridonarla al <strong>di</strong>vin culto con quella particolare decenza, che alla <strong>di</strong> leiprimazia ben si conviene, commesse fossero, e caldamente raccomandate. Già già la commissionein particolari assemblee adunatasi, la traccia formossi del <strong>di</strong> lei pio lavoro; già ella approvò <strong>il</strong> piano<strong>di</strong> riforma da ab<strong>il</strong>e architetto <strong>di</strong> lei or<strong>di</strong>ne formato, e riportonne l’assenso de’ sign. Canonicifabbricieri, e deputati della nuova collegiale; già ella è pronta a dar mano all’opra”. (7)Chi fosse quell’architetto, incaricato allora della ristrutturazione del S. Marco e che giàaveva elaborato <strong>il</strong> suo progetto, ci è noto attraverso vari <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> quegli anni, alcuni firmati e altriattribuiti alla medesima mano: si trattava del “capomastro” Cristoforo Valizzone, (8) al quale solo –e non, come abitualmente si crede, al figlio Leopoldo, allora troppo giovane (1792-1874) – va <strong>il</strong>merito della sistemazione iniziale della nuova cattedrale. In particolare, <strong>il</strong> “piano <strong>di</strong> riforma”accennato sopra dovrebbe coincidere con la “Pianta, ossia progetto in occasione delle riparazioni…” (9) del 13 maggio 1807, sottoscritta dal Valizzone, nonché da tutti i membri della“Commissione officiosa” <strong>per</strong> l’accettazione e l’approvazione <strong>di</strong> rito.


In essa – dove le parti nuove da costruire sono rappresentate in sovrapposizione a quelleesistenti da mantenere o abbattere – appaiono infatti chiaramente espressi tutti gli espe<strong>di</strong>enti adottatidall’architetto <strong>per</strong> ottenere un duplice risultato nella riorganizzazione rigorosamente simmetrica deltempio: da un lato, quello <strong>di</strong> conservare al massimo le strutture precedenti <strong>per</strong> ovvie ragioni <strong>di</strong>economia, dall’altro, quello <strong>di</strong> normalizzare, rettificandoli, coor<strong>di</strong>nandoli e uniformandoli, queicorpi come le cappelle, che nell’e<strong>di</strong>ficio gotico risultavano <strong>di</strong>somogenei.Rivisto ulteriormente con qualche ritocco limitato, questo progetto appare definitivo – qualecioè verrà realizzato <strong>di</strong> lì a poco – su una tavola successiva intitolata “S. Marco” e sfortunatamentenon datata (assegnab<strong>il</strong>e forse ancora al 1807, ma comunque non molto più tarda del 1810): (10) lafutura cattedrale si articola nelle preve<strong>di</strong>b<strong>il</strong>i tre navate e in una successione <strong>di</strong> sette cappelle <strong>per</strong>fianco, precedute da un corridoio <strong>di</strong> <strong>di</strong>simpegno che le separa dalle rispettive navatelle. Allecampate maggiori presbiterali corrispondono evidentemente cappelle <strong>di</strong> equivalente ampiezza – esaranno le più <strong>il</strong>lustri, de<strong>di</strong>cate a S. Baudolino e a S. Giuseppe quelle settentrionali, a S. Pio V e allaBeata Vergine della Salve quelle meri<strong>di</strong>onali – mentre alle altre cinque campatelle del corpolongitu<strong>di</strong>nale fanno riscontro altrettante cappelle minori <strong>per</strong> parte.Se, in fondo, <strong>il</strong> nuovo impianto doveva riuscire felicemente risolto nonostante tutti i vincoli<strong>di</strong> se<strong>di</strong>me, <strong>di</strong> tracciati murari e <strong>di</strong> sostegni della chiesa più antica, l’alzato presentò invece, findall’inizio, <strong>il</strong> <strong>di</strong>fetto della scarsissima luminosità, indotta soltanto dalle finestre delle cappelle edell’abside, visto che la particolare tettonica delle tre navate cieche escludeva ogni possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong><strong>il</strong>luminazione <strong>di</strong>retta dall’esterno. Di qui le numerose iniziative future e i progetti irrealizzati <strong>per</strong>dotare la chiesa <strong>di</strong> una qualche cupola; <strong>di</strong> qui le osservazioni , a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> mezzo secolo, <strong>di</strong>Leopoldo Valizzone: (11) “La cattedrale <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong> non presenta colla <strong>di</strong> lei vastitàquell’armonia nella sue parti, che l’arte richiederebbe, ed è cosa notoria, che lo stato in cui trovasi è<strong>il</strong> risultato <strong>di</strong> ristauri, ed ampliazioni o<strong>per</strong>ate, da oltre cinquant’anni a questa parte, all’antica chiesa<strong>di</strong> S. Marco, <strong>di</strong> cui ne venne conservata l’originaria pianta colla <strong>di</strong>stribuzione primaria, e massimela nave <strong>di</strong> mezzo, che è l’unica parte antica che siasi conservata, la quale non puol ricevere né lucené aria, che dalle cappelle laterali, le quali sono molto basse, ed a troppo forte <strong>di</strong>stanza dal centrodella chiesa”.I lavori <strong>di</strong> demolizione delle strutture fatiscenti o sacrificate al nuovo progetto ebbero inizioall’evidenza sullo scorcio del 1807, tanto che già nel gennaio dell’anno successivo CristoforoValizzone si vedeva impegnato a escogitare qualche sistema poco <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>oso <strong>per</strong>ché l’interno dellachiesa e parte del sagrato antistante venissero sbarazzati dall’ingombro delle macerie. (12) Le o<strong>per</strong>e<strong>di</strong> ricostruzione, quin<strong>di</strong>, furono avviate subito dopo, nella primavera del 1808 e proseguite traalterne fortune <strong>per</strong> i due anni seguenti. Non sembra <strong>il</strong> caso <strong>di</strong> soffermarci ora su una minuziosacronologia degli interventi, che pure i preventivi <strong>di</strong> spesa, i mandati e le quietanze <strong>di</strong> pagamento <strong>per</strong>approvvigionamenti <strong>di</strong> materiali e <strong>di</strong> manodo<strong>per</strong>a – fortunatamente conservati senza eccessivelacune (13) – <strong>per</strong>metterebbero invece <strong>di</strong> ricostruire nei particolari. Basti ricordare qui come granparte delle nuove strutture murarie risultasse innalzata entro <strong>il</strong> 1808; come, nel corso dell’annoseguente, venisse già stuccata e <strong>di</strong>pinta la nave centrale e si procedesse alacremente alla riccadecorazione della cappella della Salve, che <strong>il</strong> Valizzone aveva espressamente curato già in fase <strong>di</strong>ideazione, conferendole una specifica nob<strong>il</strong>tà formale a confronto delle restanti cappelle maggiori;(14) come infine, nel 1810, si formassero ancora talune membrature e modanature in stucco, sicompletasse <strong>di</strong> tutta fretta l’arricciatura e l’intonacatura <strong>di</strong> navate laterali e <strong>di</strong> cappelle, si posasse inultimo <strong>il</strong> nuovo pavimento.D’altronde, s’imponeva allora con una certa urgenza la già prefissata a<strong>per</strong>tura pubblica dellachiesa maggiore finalmente “ristab<strong>il</strong>ita” anche se le parti dell’e<strong>di</strong>ficio non completate eranosenz’altro <strong>di</strong> qualche conto: in primo luogo, le cappelle minori, (15) quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> prospetto principale, aquell’epoca neppure principiato. Tuttavia, <strong>il</strong> 16 novembre 1810 <strong>il</strong> “Jury de Médecine dudépartement de Marengo”, <strong>di</strong>etro domanda ufficiale, aveva rassicurato <strong>il</strong> maire Baiocchi sotto <strong>il</strong>prof<strong>il</strong>o sanitario, <strong>di</strong>chiarando la relativa salubrità degli spazi in terni della fabbrica, “malgré que lesouvrages en chaux soient fraises, et la saison soit avvancée vers l’hiver (…) Nous sommes d’avis


qu’<strong>il</strong> n’y a rien à craindre sur la santé publique pour le concurs du peuple dans la <strong>di</strong>te eglise, ni àcause des ouvrages encore nouveaux, ni de la saison, et qu’en conséquence la <strong>di</strong>te eglise peut êtreouverte, et libre aux fonctions ecclesiastiques à l’époque susenoncée” (16) Ottenuto così <strong>il</strong> nullaosta, la nuova cattedrale <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong> poté essere inaugurata solennemente <strong>il</strong> sabato 1 <strong>di</strong>cembresuccessivo dal Vicario generale Francesco Maria Salina, che la bene<strong>di</strong>sse e de<strong>di</strong>cò al titolaretra<strong>di</strong>zionale S. Pietro, mentre <strong>per</strong> la pioggia torrenziale fu spostata al giorno dopo la traslazioneprocessionale – organizzata con grande pompa dalla sede provvisoria <strong>di</strong> S. Alessandro – delsantissimo, del simulacro della Madonna della Salve e dei corpi santi. (17)Della veste neoclassica conferita allora all’interno della cattedrale possiamo giu<strong>di</strong>care orasoltanto sulla base <strong>di</strong> alcuni <strong>di</strong>segni <strong>per</strong>venutici, (18) dal momento che nulla <strong>di</strong> essa è scampato allevelleità neoquattrocentistiche della più tarda riplasmazione <strong>di</strong> Edoardo Arborio Mella. In realtà, glistessi accenti neoclassici dell’intervento valizzoniano dovevano tuttavia risultare alquanto mitigatidalla rigida griglia dell’ossatura preesistente. Ep<strong>per</strong>ò, la fasciatura dei sostegni antichi avevanoalmeno consentito <strong>di</strong> ricavare un or<strong>di</strong>ne principale <strong>di</strong> paraste corinzie lungo l’intera nave me<strong>di</strong>ana,che, dopo <strong>il</strong> ritmo incalzante delle cinque campate collegate dalla trabeazione, si vedeva d<strong>il</strong>atato inquelle presbiteriali “<strong>di</strong> transetto” prima <strong>di</strong> raggiungere <strong>il</strong> circuito serrato dell’abside. I piastronicentrali esibivano inoltre un or<strong>di</strong>ne secondario, sempre corinzio, che, esteso anche allecorrispondenti cappelle laterali <strong>di</strong> S. Giuseppe e della Salve, fungeva da nesso coor<strong>di</strong>nante <strong>per</strong>quelle espansioni trasversali, altrimenti <strong>di</strong>sgiunte dal corpo.Quanto ai lavori <strong>di</strong> facciata – rimasta lungamente in o<strong>per</strong>a rustica – essi sarebbero statid<strong>il</strong>azionati ancora <strong>per</strong> qualche lustro, ritardati o impe<strong>di</strong>ti dalle con sapute ristrettezze finanziarie. Unprimo progetto, <strong>il</strong> “Projet pour la façade de l’église cathédrale de St. Marc à Alexandrie”,assegnab<strong>il</strong>e certamente a Cristoforo Valizzone (20) e redatto tuttavia intorno al 1810, interessavacongiuntamente sia <strong>il</strong> fronte del duomo, sia quello della casa parrocchiale contigua, che verrà infattirealizzato più tar<strong>di</strong> proprio secondo quelle linee progettuali. Non così la facciata della cattedrale,che anche in altre proposte successive avrebbe mostrato <strong>di</strong> soffrire dell’eccessivo squ<strong>il</strong>ibrioproporzionale tra la larghezza esorbitante e un’altezza limitata, <strong>per</strong> quanto accresciuta all’uopo davoluminosi attici sovrastanti. In questo caso, comunque, <strong>il</strong> Valizzone aveva mirato a recu<strong>per</strong>areformalmente <strong>il</strong> corpo centrale – corrispondente al complesso delle tre navate – concependo unampio vestibolo antistante: dominato questo dalla soluzione tetrast<strong>il</strong>a del campo me<strong>di</strong>ano, coronatoda un frontone triangolare, mentre lasciava correre ai lati la relativa trabeazione, che risvoltava<strong>per</strong>fino sui fianchi delle due cappelle <strong>di</strong> estremità e, prolungata, costituiva ad<strong>di</strong>rittura <strong>il</strong> cornicionesu<strong>per</strong>iore della casa parrocchiale.In un interessante progetto successivo – questa volta sottoscritto e datato 10 luglio 1814 (21)– Cristoforo Valizzone doveva abbandonare l’idea del pronao avanzato a favore <strong>di</strong> una <strong>di</strong>versasoluzione <strong>di</strong> facciata, mossa soltanto dalle membrature dell’or<strong>di</strong>ne corinzio che la <strong>per</strong>corrono da unestremo all’altro, colonne al centro e paraste ai lati: mentre così <strong>il</strong> corpo principale venivamantenuto sostanzialmente sim<strong>il</strong>e al precedente – benché reso più semplice con l’abolizionedell’or<strong>di</strong>ne secondario – a conferire <strong>il</strong> ricercato slancio all’insieme ve<strong>di</strong>amo introdotti duegiganteschi campan<strong>il</strong>i, alti oltre 45 metri, eretti in corrispondenza delle cappelle esterne. Si tratta <strong>di</strong>un inserimento singolare, se vogliamo anche con<strong>di</strong>visib<strong>il</strong>e limitatamente alla quota delle cellecampanarie, ma francamente esorbitante nel <strong>di</strong>segno e nel volume delle guglie i<strong>per</strong>trofiche –riecheggianti <strong>per</strong>fino insospettate suggestioni “piranesiane” – che da sole avrebbero misurato, finoal triregno <strong>di</strong> coronamento, ben 19,90 metri contro l’altezza <strong>di</strong> 13,60 metri della facciata, atticocompreso.Sembra <strong>per</strong>altro che già allora venisse prevista anche una variante <strong>di</strong> minor impegno, <strong>di</strong> cuinon conosciamo altro riscontro grafico, se non le piante dell’epoca, che mostrano un prof<strong>il</strong>o <strong>di</strong>facciata senz’altro semplificato – che tuttavia avrà la meglio, <strong>per</strong> i suoi costi ridotti, sulle altreproposte magn<strong>il</strong>oquenti e sofisticate, tanto da venire definitivamente prescelto e realizzato – con lecolonne corinzie abbinate a delimitare la svecchiatura centrale e i binati <strong>di</strong> paraste a chiudere le dueestremità del fronte, cappelle escluse. Ed è infatti sulla base <strong>di</strong> siffatta configurazione del prospetto


numerose varianti e redatto una memoria (35) “sul soggetti <strong>di</strong> fare nella cappella della B. V. dellaSalve in questa cattedrale, un o<strong>per</strong>a che valga a maggiormente decorarla, e che in modo particolarepresenti un segno <strong>di</strong> particolare devozione, e gratitu<strong>di</strong>ne al benefizio ricevuto <strong>di</strong> essere stata questacittà preservata dal collèra (…)”. Le varie proposte <strong>di</strong>scusse in quei suoi “riflessi” si riconduconosostanzialmente a tre, tutte documentate dalle relative piante. (36) In esse, si prevedeva <strong>di</strong>mantenere comunque l’o<strong>per</strong>a paterna, che veniva anzi <strong>di</strong>fesa in qualche modo dalle eventualicritiche in atto: “Checché si possa <strong>di</strong>re sul <strong>di</strong>ssegno dell’attuale cappella, egli è <strong>per</strong>ò costante, cheda angusta in fuori, massime <strong>per</strong> le funzioni che in essa si praticano, nel resto non è <strong>di</strong>spregiab<strong>il</strong>e,sia <strong>per</strong> la pianta, che <strong>per</strong> gli ornati, che sono <strong>di</strong> ottimo gusto, e ben ripartiti, e ciò massime si osservadall’interno <strong>di</strong> essa che presenta una forma graziosa e compita, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quando si esamina <strong>il</strong>corpo <strong>di</strong> chiesa, da dove appaiono troppo confuse le colonne che l’adorano (…)”. Nel nuovoprogetto, <strong>per</strong>tanto, essa sarebbe stata adattata a vestibolo – demolitane la parte <strong>di</strong> fondo –dell’erigenda nuova cappella: ricavata in profon<strong>di</strong>tà, al <strong>di</strong> là dell’arco <strong>di</strong> separazione previsto fra lecoppie <strong>di</strong> colonne angolari preesistenti. Nella prima variante (37), l’ad<strong>di</strong>zione si presenta in forma<strong>di</strong> rotonda con ambulacro <strong>per</strong>iferico e po<strong>di</strong>o isolato <strong>per</strong> <strong>il</strong> simulacro; nella seconda (38) in guisa <strong>di</strong>coretto, concentrico al vestibolo, con la nicchia terminale <strong>per</strong> la Madonna, così come nella terza(39) a sv<strong>il</strong>uppo semicircolare; in un’altra, (40) infine – non presentata, né accennata nei “riflessi” –<strong>di</strong> forma circolare con tribune laterali, proprio alla maniera alfieriana della cappella <strong>di</strong> S. Evasionella cattedrale <strong>di</strong> Casale (1764).E tuttavia, a quel punto, dopo averle esaminate partitamene, è lo stesso Valizzone asconsigliare le sue proposte: “(…) non si crederebbe conveniente <strong>il</strong> seguire alcuno dei sunarratiprogetti, ma <strong>di</strong> appigliarsi in vece ai seguenti altri partiti, li quali potranno essere subor<strong>di</strong>nati aimezzi pecuniari, che si presenteranno”. Suggerisce <strong>per</strong>tanto un nuovo altare marmoreo con larelativa ancona, e poi stucchi luci<strong>di</strong> alle pareti, dorature non solo ai capitelli bensì anche ai r<strong>il</strong>ievi instucco, e infine “<strong>per</strong> <strong>il</strong> caso che si possa avere a <strong>di</strong>sposizione una ragguardevole somma, <strong>di</strong> eseguireun’o<strong>per</strong>a che mentre darebbe un maggior risalto alla cappella istessa, concorrerebbe anche adecorare la chiesa, e questa consisterebbe nel formare una cupola nella nave <strong>di</strong> mezzo <strong>di</strong> essa chiesasopra l’arcata corrispondente alle cappelle della Beata Vergine e <strong>di</strong> S. Giuseppe, o<strong>per</strong>azione, cherisanerebbe l’intiera chiesa e darebbe luce a quest’arcata, che ne è quasi priva (…)”. (41) Date leimmancab<strong>il</strong>i gravezze finanziarie, si poterono realizzare allora soltanto le o<strong>per</strong>e <strong>di</strong> abbellimentopreviste, (42) mentre <strong>il</strong> desiderio <strong>di</strong> una cupola restò ancora accarezzato a lungo e si riproposenuovamente – con un’articolata memoria al riguardo (43) – nel 1863, rimanendo un’altra volta sullacarta, nonostante le buone intenzioni <strong>di</strong> tutti e lo sforzo progettuale del Valizzone, che cosìesor<strong>di</strong>va: “L’<strong>il</strong>l.mo e reverend.mo sig.r vicario generale capitolare <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>ocesi si compiacque<strong>di</strong> onorarmi dell’incarico <strong>di</strong> esaminare questi progetti, e <strong>di</strong>etro a tutte le cognizioni che io tengodella località <strong>per</strong> tutti gli anni, che io ne ebbi <strong>il</strong> carico della vig<strong>il</strong>anza, comp<strong>il</strong>are un progetto tale apoter essere eseguito, avuto riguardo a tutte le circostanze, <strong>di</strong> soli<strong>di</strong>tà, e <strong>di</strong> euritmia in correlazione<strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e coll’insieme della <strong>di</strong>stribuzione attuale delle parti, fra le quali la medesima dovrebbeessere stab<strong>il</strong>ita”.Note1. Cf <strong>il</strong> verbale in ASAL, ASCAL, s. III, cat. 1, Città e sua amministrazione, vol. 117:Convocati del consiglio municipale, t. 52 (17 settembre 1802-26 agosto 1803), cc. 119r ss.2. Lettera <strong>di</strong> Raimondo Baggiani, presidente della commissione officiosa <strong>di</strong> S. Marco, aiconsiglieri municipali, s.d. (1807), in ASAL, ASCAL, s. III, cat. 11, Culto, m. 1804: Anticacattedrale – demolizione.3. G. A. Chenna, II, 1786, p. 190 ss.


4. In quegli anni, <strong>il</strong> padre priore Corrado Imbonati avrebbe “egli nel corso <strong>di</strong> tal suo carricofatto alcuni miglioramenti et abellimenti tanto nel convento come nella chiesa …”; si vedas.a., 1915, p. 80.5. F. Gasparolo, 1928, p. 219.6. Entrambe conservate in ASAL, s. III, Archivio Valizzone, cart. 2261/II: E<strong>di</strong>fici religiosi, nn.311 e 298: la prima pubblicata da G. Ieni, 1986, fig. p. 95, la seconda ine<strong>di</strong>ta, a penna eacquarello nero (69 x 52 cm.).7. Cf <strong>il</strong> manifesto pubblico (ASAL, ASCAL, s. III, cat. 11, Culto, m. 1804 cit.) in<strong>di</strong>rizzato “A’suoi concitta<strong>di</strong>ni, e compatrioti del circondario alessandrino” ed emesso <strong>il</strong> 31 maggio 1807(<strong>Alessandria</strong>, dalla stam<strong>per</strong>ia <strong>di</strong> Vittorio Alauzet), con cui la commissione, priva <strong>di</strong> mezzifinanziari e facendo leva sull’orgoglio civico – “Alessandrini, ergetevi sulla vostra gloria; evoi, compatrioti provinciali, che con tanta laude alla fondazione concorreste <strong>di</strong> questa città,con cui aveste più d’una volta comuni le guerre e le paci, i <strong>di</strong>ritti, e le pros<strong>per</strong>e, come leavverse venture, non isdegnate <strong>di</strong> prestarvi in oggi ad accrescerne lo splendore con loristab<strong>il</strong>imento d’un sacro tempio sontuoso …” – annunciava alla citta<strong>di</strong>nanza la prossimamissione <strong>di</strong> propri emissari “onde raccogliere le vostre elemosine, le pie offerte; ella invieràdei fi<strong>di</strong> commessi alle vostre campagne a questuare nei prossimi raccolti: allargate voigenerosi la mano, somministrate generi, derrate d’ogni sorta, condotte, legnami; tutto, sìtutto gioverà al grand’uopo; tutto fac<strong>il</strong>iterà più pronta l’esecuzione della già troppo lungotempo da voi desiderata impresa”.8. La figura e l’attività <strong>di</strong> questo interessante architetto – talvolta confuso col figlio, più spessooscurato da quello – restano ancora indefinite: nato presumib<strong>il</strong>mente dopo la metà del XVIIIsecolo, egli risulta attivo ancora <strong>per</strong> tutti gli anni venti del XIX secolo.9. “Pianta, ossia progetto in occasione delle riparazioni, che intendono intraprendere <strong>per</strong>formarvi la chiesa maggiore della città <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong> nel locale della vecchia chiesa <strong>di</strong> S.Marco”, <strong>di</strong>segno a penna e acquarello rosso, nero, grigio e azzurro (73,4 x 51,4 cm), inASAL, ASCAL, s. III, cat. 17, Archivio Valizzone, cart. 2261/II: E<strong>di</strong>fici religiosi, n. 312.10. Disegno a penna e acquarello grigio (51,6 x 37,8) con stu<strong>di</strong> successivi a lapis <strong>per</strong>l’inserimento <strong>di</strong> una cupola, in ASAL, ASCAL, s. III, cat. 17, Archivio Valizzone, cart.2261/II cit., n. 313. La possib<strong>il</strong>e datazione risulta evidentemente osc<strong>il</strong>lante a seconda che latavola venga considerata <strong>di</strong> progetto o <strong>di</strong> r<strong>il</strong>ievo. In ogni caso, gli estremi cronologici sonosuggeriti, <strong>per</strong> <strong>il</strong> termine su<strong>per</strong>iore, dall’assenza dell’avancorpo della “Casadell’inquisizione” sull’angolo sud-occidentale, <strong>il</strong> cui abbattimento fu deciso l’11 ottobre1807 (come da Libro delle deliberazioni della fabbrica della chiesa collegiale e parrocchiale<strong>di</strong> S. Marco), cc. in estratto presso ASAL, ASCAL, s. III, cat. 11, Culto, m. 1804 cit.) ecompiuto l’anno successivo, e <strong>per</strong> <strong>il</strong> termine inferiore, dal titolo <strong>di</strong> S. Marco ancoraattribuito alla chiesa, che mutò in S. Pietro – come quello della cattedrale antica – all’attodella ria<strong>per</strong>tura.11. Relazione autografa del 10 marzo 1863 sulla possib<strong>il</strong>ità d’innalzare una cupola nellacattedrale, in ACVAL, IV.L.6: De paroeciis – Cattedrale, vol. V, fol. 313r.12. Cf “Estratto <strong>di</strong> articoli formato dal sig.r architetto Valsone <strong>per</strong> <strong>di</strong>verse o<strong>per</strong>azioni daeseguirsi a favore della chiesa maggiore <strong>di</strong> S. Marco, colle rispettive deputazioni nominatedalla commissione in sessione delli 14 gennaio 1808. Articolo 3 del progetto. Sarebbe anchecosa conveniente <strong>di</strong> far trasportare tutti li rottami, e terre inut<strong>il</strong>i delle cappelle (…). Diformare richiesta al sig.r Angelo Massola, affine impresti n° 30 e più se è possib<strong>il</strong>e galeotte,assicurandosi che ad un soldo caduna carica <strong>di</strong> terre potrebbe farsi detto trasporto. Ilsecondo mezzo sarebbe <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>re una circolare a tutte le parrocchie del corpo santo,invitando quel numero d’uomini, che crederassi opportuno <strong>per</strong> vedere d’avvanzare la spesadel soldo sopra descritto; avvero inviare tutti li particolari proprietari <strong>di</strong> beni, <strong>di</strong> mandare <strong>il</strong>oro famiglj, due, o tre giorni alla settimana, stante la stagione che non vi sono travaglj in


Fabbrica musices sacrarum, tomo unico, fasc. 24, c.s.n.: “Il primo <strong>di</strong> decembre dell’annom<strong>il</strong>le ottocento <strong>di</strong>eci si è a<strong>per</strong>ta al pubblico <strong>di</strong>vin culto questa chiesa maggiore <strong>di</strong> questacittà, e collegiale (al momento, dunque, non più cattedrale, visto che, con l’accorpamentodelle <strong>di</strong>ocesi, <strong>il</strong> vescovo V<strong>il</strong>laret aveva preferito trasferire la sua sede a Casale), surrogataall’antico duomo demolito <strong>per</strong> causa delle fortificazioni nuove nel 1802 (…). Fu benedettalo stesso giorno dal rev.mo sig.r vicario generale Salina venuto a bella posta da Casale, sotto<strong>il</strong> titolo de’ SS.ti Pietro, e Marco. Nel giorno seguente, non essendosi potuto farenell’anzidetto a motivo delle <strong>di</strong>rotte piogge, si è fatto <strong>il</strong> solenne trasporto del SS.mosacramento dalla chiesa <strong>di</strong> S. Alessandro (…), accompagnato processionalmente dalleconfraternite tutte, compresa quella della Dottrina cristiana, dal clero, e capitolo, e da unseguito universale d’ogni classe <strong>di</strong> <strong>per</strong>sone, e del popolo, concorso con torcie, o candelesecondo lo stimolo della pietà, e le forze <strong>di</strong> ciascuno”.18. Ad esempio, la sezione trasversale della cattedrale in corrispondenza della cappella dellaSalve, <strong>di</strong>segno a penna e acquarello grigio e rosa (37,4 x 77,4 cm.), oppure la sezionelongitu<strong>di</strong>nale, sempre a penna e acquarello grigio e rosa (52,1 x 111,9 cm): entrambi redattidalla medesima mano (Cristoforo o Leopoldo Valizzone?) in ASAL, ASCAL, s. III, cat. 17,Archivio Valizzone, cart 2261/II cit., nn. 342 e 316 rispettivamente.19. Si tratta <strong>di</strong> una bella tavola <strong>di</strong> grande formato (65,6 x 101 cm) a penna e acquarello nero,grigio, rosa e celeste, sempre in ASAL, ASCAL, Arch. Cit. cart. 2261/II cit., n. 349.20. Come del resto suggerisce – oltre che l’epoca della stesura, <strong>per</strong> la quale v. più sopra leconsiderazioni della nota 10 – la qualità dell’esecuzione grafica. Piuttosto la <strong>di</strong>dascalia cheidentifica <strong>il</strong> soggetto, apposta in basso, sembrerebbe dovuta ad altra mano, forse già a quella<strong>di</strong> Leopoldo Valizzone.21. “Progetto <strong>di</strong> facciata <strong>per</strong> la cattedrale <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong> formato d’or<strong>di</strong>ne dall’<strong>il</strong>l.mo sig.rmarchese Cesare Cuttica <strong>di</strong> Cassine, gent<strong>il</strong>uomo <strong>di</strong> camera da S. M., consigliere dell’Or<strong>di</strong>nede’ SS. Maurizio, e Labaro, e primo sindaco <strong>di</strong> detta città, de<strong>di</strong>cato al prelodato sig.rmarchese, ed alli rispettab<strong>il</strong>issimi sig.ri fabbricieri <strong>di</strong> detta cattedrale”, <strong>di</strong>segno a penna eacquarello nero, grigio, seppia e celeste (80,7 x 59,4 cm.), in ASAL, ASCAL, Arch. Cit.cart. 2261/II cit., n. 348.22. Cf la convenzione con <strong>il</strong> “capo marmorino” Carlo Bottinelli <strong>per</strong> “quadretti ottanta tre circa<strong>di</strong> mearolo rosso a servizio della facciata, che si è stab<strong>il</strong>ito costruirsi alla detta chiesa delduomo”, del 14 settembre 1820 (ACVAL, IV.L.3: De paroeciis – cattedrale, vol. II, cc.256r-257r); <strong>il</strong> preventivo del “picha pietra” Carlo Bottinelli del 2 gennaio 1821 (ib, c. 74r);un “Calcolo <strong>per</strong> <strong>il</strong> primo progetto colle collonne, basi, e capitelli <strong>di</strong> pietra cogli ornati delletre porte”, e, in alternativa, l’altro “Calcolo <strong>per</strong> <strong>il</strong> secondo progetto, cioè formando lecollonne, e capitelli <strong>di</strong> cotto, ed impiegando soltanto le pietre in quei luoghi, in cui sonoin<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>i” del 13 gennaio 1821, qui anonimo e sottoscritto <strong>per</strong> visione da CristoforoValizzone (ib. cc. 76r-76v); due lettere da M<strong>il</strong>ano del “marmorino” Nicola Pirovano del 10 e26 maggio 1821 circa l’esecuzione in corso delle basi in miagolo rosso (ib. cc. 252r, 253 r);inoltre la lista <strong>di</strong> fornitura <strong>di</strong> pietra d’Acqui “somministrate dall’impresa Perratone, ecompagnia al sig.r architetto Valizzone”, dell’11 agosto 1821 (ib. c.s.n.).23. Si veda, ad esempio, <strong>il</strong> passo <strong>di</strong> una lettera <strong>di</strong> mons. d’Angennes, scritta oltre un decenniodopo, <strong>il</strong> 4 <strong>di</strong>cembre 1828: “(…) la chiesa mancherebbe ancora <strong>di</strong> due cappelle, <strong>di</strong> ornati, <strong>di</strong>pitture, della ristorazione del tetto, osservandosi già più <strong>di</strong> una crepatura nella volta …”. InACVAL, IV.L.4: De paroeciis – cattedrale, vol. III, c. 151r.24. G. M. Panizza, Nota introduttiva all’inventario della raccolta Valizzone(ASCAL, s. III, cat.17), in ASAL.25. La relazione <strong>di</strong> vista al campan<strong>il</strong>e è conservata in ASAL, ASCAL, s. III, cat 11, Culto, m1804 cit., c.s.n.


26. “Progetto <strong>per</strong> <strong>il</strong> subalzamento del campan<strong>il</strong>e della cattedrale d’<strong>Alessandria</strong>”, <strong>di</strong>segnoautografo a penna e acquarello nero, grigio, rosso e giallo (50,1 x 29,8 cm.), in ASAL,ASCAL, s. III, cat. 17, Arch. cit., cart. 2261/II cit., n. 320.27. Si veda <strong>il</strong> <strong>di</strong>segno quotato – “Dimenzioni <strong>di</strong> una delle quatro colonne della facciata dacostruirsi alla cattedrale d’<strong>Alessandria</strong>” – servito all’evidenza <strong>per</strong> richiedere i preventivi <strong>di</strong>spesa, come sembra suggerire la scritta appostavi: “Oltre le quatro colonne delle <strong>di</strong>menzionidella presente, colle loro basi, e capitelli, si richieggono otto lesene delle medesime<strong>di</strong>menzioni delle colonne, colle loro basi, e capitelli”, in ASAL, ASCAL, , s. III, cat. 17,Arch. cit., cart. 2261/I: E<strong>di</strong>fici incerti, n. 200.28. Cf la lettera del 6 settembre 1822 (ACVAL; IV.L.3: De paroeciis – cattedrale, vol. II, c.305r): “ (…) che somministrandogli un modello <strong>di</strong> capitello corintio antico, sulla foggia <strong>di</strong>quelli del rinomato Panteon <strong>di</strong> Roma, dovrà <strong>il</strong> Pagani Domenico appagare pienamenteall’o<strong>per</strong>a, ed alle premure de’ sig.i commettenti …”.29. “Sottoscrizione volontaria <strong>per</strong> altrettante azioni da 20 Lire pel compimento della facciata delduomo e <strong>per</strong> ornarla <strong>di</strong> statue”, in ACVAL, IV.L.3: De paroeciis – cattedrale, vol. II, c.250r.30. Cf la sua lettera dell’8 maggio 1822, in<strong>di</strong>rizzata a Cristoforo Valizzone, con cui ne <strong>di</strong>scuteva<strong>il</strong> prezzo, in ACVAL, IV.L.3: De paroeciis – cattedrale, vol. II, c. 254r.31. Si vedano la convenzione relativa allegata all’atto consolare del 21 maggio 1827, quin<strong>di</strong> <strong>il</strong>“Calcolo dell’ammontare della spesa <strong>per</strong> la posizione in o<strong>per</strong>a <strong>di</strong>o quattro stratue sullafacciata <strong>di</strong> questa cattedrale”, infine i “Capitoli e con<strong>di</strong>zioni da osservarsi <strong>per</strong> l’esecutivadell’o<strong>per</strong>azione …” del 26 maggio, tutti documenti in ASAL, ASCAL, s. III, cat 11, Culto,m 1804 cit., c.s.n.32. Cf <strong>il</strong> “Certificato <strong>di</strong> collaudazione relativo all’appalto <strong>per</strong> <strong>il</strong> collocamento sulla facciata <strong>di</strong>questa cattedrale delle quattro statue rappresentanti li quattro evangelisti”, in ASAL,ASCAL, s. III, cat 11, Culto, m 1804 cit., c.s.n.33. In merito alle quattro statue, v. la comunicazione dell’intendenza, n. d’ord. 1696, n. del reg.gen. 10016, Div. 2, n. 926, spe<strong>di</strong>ta ai fabbricieri della cattedrale <strong>il</strong> 27 luglio 1826, in ASAL,ASCAL, s. III, cat 11, Culto, m 1804 cit., c.s.n.; quanto all’ultima statua, cf. ACVAL,IV.L.3: De paroeciis – cattedrale, vol. II, c. 193r.34. Cf <strong>il</strong> carteggio intercorso fra l’agosto e l’ottobre <strong>di</strong> quell’anno, in ACVAL, IV.L.3: Deparoeciis – cattedrale, vol. II, cc. 330r-332r.35. Originale autografo del 9 novembre 1835, in ASAL, ASCAL, s. III, cat 11, Culto, m 1798:Beata Vergine della Salve, fasc. s.n. Il testo è stato pubblicato, insieme ad altri documenti,da F. Gasparolo, 1931, pp. 480-483, sfortunatamente con numerosi refusi, <strong>per</strong> cuipreferiamo rifarci <strong>di</strong>rettamente, <strong>per</strong> gli stralci che seguono, al ms. originario.36. Separate dal testo e conservate nella raccolta Valizzone in ASAL, ASCAL, , s. III, cat. 17,Arch. cit., cart. 2261/II cit.: cf qui <strong>di</strong> seguito.37. “Progetto n. 1”, <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> pianta a penna e acquarello nero, grigio, rosa e giallo (51,8 x37,7 cm.), ib. n. 309.38. “Progetto n. 2”, <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> pianta a penna e acquarello nero, grigio, rosa e giallo (51,4 x35,8 cm.), ib. n. 308.39. “Progetto n. 3”, <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> pianta a penna e acquarello nero, grigio, rosa e giallo (52,5 x41,9 cm.), ib. n. 307.40. Disegno preparatorio senza titolo – sempre una pianta nella medesima scala delle precedenti– a penna e acquarello nero, grigio, rosa e giallo (59 x 45,2 cm.), con correzioni successive alapis, ib. n. 310.41. Relazione già citata alla nota 1., c. 3. da porre in rapporto con siffatta previsione èprobab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> <strong>di</strong>segno a penna e matita (43,2 x 72,2 cm.) – una sezione longitu<strong>di</strong>naledella cattedrale – in ASAL, ASCAL, s. III, cat 17, Culto, cart. 2261/II cit., n. 344.


42. La qualità dei lavori realizzati nella circostanza si può ricavare in<strong>di</strong>rettamente dalla listadelle scritture private – comp<strong>il</strong>ata l’8 agosto 1837 e sottoscritta <strong>per</strong> conoscenza da LeopoldoValizzone – intercorse tra <strong>il</strong> sindaco <strong>di</strong> prima classe marchese Giuseppe Cuttica <strong>di</strong> Cassine ei vari artigiani chiamati “all’esecuzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse o<strong>per</strong>e <strong>di</strong> decorazione e d’ornato allacappella della B. V. della salve <strong>di</strong> questa cattedrale”, in ASAL, ASCAL, s. III, cat 11, Culto,m 1798 cit., cc. 3 s.n. Sempre nel medesimo mazzo si conservano, in particolare, la scritturaprivata del 22 agosto 1836 col “marmorista” Carlo Antonio Sartorelli <strong>per</strong> l’altare e <strong>il</strong>pavimento, nonché quella del 27 agosto seguente con lo stuccatore Andrea Cattaneo <strong>per</strong> lariparazione <strong>di</strong> tutti gli stucchi, la lucidatura delle pareti e la tinteggiatura della cupola e dellalanterna.43. Si tratta della relazione citata alla nota 11., cc. 313r-315r.

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