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In essa – dove le parti nuove da costruire sono rappresentate in sovrapposizione a quelleesistenti da mantenere o abbattere – appaiono infatti chiaramente espressi tutti gli espe<strong>di</strong>enti adottatidall’architetto <strong>per</strong> ottenere un duplice risultato nella riorganizzazione rigorosamente simmetrica deltempio: da un lato, quello <strong>di</strong> conservare al massimo le strutture precedenti <strong>per</strong> ovvie ragioni <strong>di</strong>economia, dall’altro, quello <strong>di</strong> normalizzare, rettificandoli, coor<strong>di</strong>nandoli e uniformandoli, queicorpi come le cappelle, che nell’e<strong>di</strong>ficio gotico risultavano <strong>di</strong>somogenei.Rivisto ulteriormente con qualche ritocco limitato, questo progetto appare definitivo – qualecioè verrà realizzato <strong>di</strong> lì a poco – su una tavola successiva intitolata “S. Marco” e sfortunatamentenon datata (assegnab<strong>il</strong>e forse ancora al 1807, ma comunque non molto più tarda del 1810): (10) lafutura cattedrale si articola nelle preve<strong>di</strong>b<strong>il</strong>i tre navate e in una successione <strong>di</strong> sette cappelle <strong>per</strong>fianco, precedute da un corridoio <strong>di</strong> <strong>di</strong>simpegno che le separa dalle rispettive navatelle. Allecampate maggiori presbiterali corrispondono evidentemente cappelle <strong>di</strong> equivalente ampiezza – esaranno le più <strong>il</strong>lustri, de<strong>di</strong>cate a S. Baudolino e a S. Giuseppe quelle settentrionali, a S. Pio V e allaBeata Vergine della Salve quelle meri<strong>di</strong>onali – mentre alle altre cinque campatelle del corpolongitu<strong>di</strong>nale fanno riscontro altrettante cappelle minori <strong>per</strong> parte.Se, in fondo, <strong>il</strong> nuovo impianto doveva riuscire felicemente risolto nonostante tutti i vincoli<strong>di</strong> se<strong>di</strong>me, <strong>di</strong> tracciati murari e <strong>di</strong> sostegni della chiesa più antica, l’alzato presentò invece, findall’inizio, <strong>il</strong> <strong>di</strong>fetto della scarsissima luminosità, indotta soltanto dalle finestre delle cappelle edell’abside, visto che la particolare tettonica delle tre navate cieche escludeva ogni possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong><strong>il</strong>luminazione <strong>di</strong>retta dall’esterno. Di qui le numerose iniziative future e i progetti irrealizzati <strong>per</strong>dotare la chiesa <strong>di</strong> una qualche cupola; <strong>di</strong> qui le osservazioni , a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> mezzo secolo, <strong>di</strong>Leopoldo Valizzone: (11) “La cattedrale <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong> non presenta colla <strong>di</strong> lei vastitàquell’armonia nella sue parti, che l’arte richiederebbe, ed è cosa notoria, che lo stato in cui trovasi è<strong>il</strong> risultato <strong>di</strong> ristauri, ed ampliazioni o<strong>per</strong>ate, da oltre cinquant’anni a questa parte, all’antica chiesa<strong>di</strong> S. Marco, <strong>di</strong> cui ne venne conservata l’originaria pianta colla <strong>di</strong>stribuzione primaria, e massimela nave <strong>di</strong> mezzo, che è l’unica parte antica che siasi conservata, la quale non puol ricevere né lucené aria, che dalle cappelle laterali, le quali sono molto basse, ed a troppo forte <strong>di</strong>stanza dal centrodella chiesa”.I lavori <strong>di</strong> demolizione delle strutture fatiscenti o sacrificate al nuovo progetto ebbero inizioall’evidenza sullo scorcio del 1807, tanto che già nel gennaio dell’anno successivo CristoforoValizzone si vedeva impegnato a escogitare qualche sistema poco <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>oso <strong>per</strong>ché l’interno dellachiesa e parte del sagrato antistante venissero sbarazzati dall’ingombro delle macerie. (12) Le o<strong>per</strong>e<strong>di</strong> ricostruzione, quin<strong>di</strong>, furono avviate subito dopo, nella primavera del 1808 e proseguite traalterne fortune <strong>per</strong> i due anni seguenti. Non sembra <strong>il</strong> caso <strong>di</strong> soffermarci ora su una minuziosacronologia degli interventi, che pure i preventivi <strong>di</strong> spesa, i mandati e le quietanze <strong>di</strong> pagamento <strong>per</strong>approvvigionamenti <strong>di</strong> materiali e <strong>di</strong> manodo<strong>per</strong>a – fortunatamente conservati senza eccessivelacune (13) – <strong>per</strong>metterebbero invece <strong>di</strong> ricostruire nei particolari. Basti ricordare qui come granparte delle nuove strutture murarie risultasse innalzata entro <strong>il</strong> 1808; come, nel corso dell’annoseguente, venisse già stuccata e <strong>di</strong>pinta la nave centrale e si procedesse alacremente alla riccadecorazione della cappella della Salve, che <strong>il</strong> Valizzone aveva espressamente curato già in fase <strong>di</strong>ideazione, conferendole una specifica nob<strong>il</strong>tà formale a confronto delle restanti cappelle maggiori;(14) come infine, nel 1810, si formassero ancora talune membrature e modanature in stucco, sicompletasse <strong>di</strong> tutta fretta l’arricciatura e l’intonacatura <strong>di</strong> navate laterali e <strong>di</strong> cappelle, si posasse inultimo <strong>il</strong> nuovo pavimento.D’altronde, s’imponeva allora con una certa urgenza la già prefissata a<strong>per</strong>tura pubblica dellachiesa maggiore finalmente “ristab<strong>il</strong>ita” anche se le parti dell’e<strong>di</strong>ficio non completate eranosenz’altro <strong>di</strong> qualche conto: in primo luogo, le cappelle minori, (15) quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> prospetto principale, aquell’epoca neppure principiato. Tuttavia, <strong>il</strong> 16 novembre 1810 <strong>il</strong> “Jury de Médecine dudépartement de Marengo”, <strong>di</strong>etro domanda ufficiale, aveva rassicurato <strong>il</strong> maire Baiocchi sotto <strong>il</strong>prof<strong>il</strong>o sanitario, <strong>di</strong>chiarando la relativa salubrità degli spazi in terni della fabbrica, “malgré que lesouvrages en chaux soient fraises, et la saison soit avvancée vers l’hiver (…) Nous sommes d’avis