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Informare Dissetare Sopravvivere Prevenire Donare Bere Fuggire ...

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Dietro le quinte<br />

Info<br />

Carcere e sovraffollamento:<br />

L’opinione del volontariato<br />

di Elisabetta Laganà<br />

La cifra della detenzione ha raggiunto,<br />

questo mese, la quota 67.000. I detenuti<br />

sono arrivati al massimo storico. Già nel<br />

2007 il Dipartimento dell’Amministrazione<br />

Penitenziaria aveva stimato che entro<br />

la metà del 2009 le carceri sarebbero<br />

state di nuovo sovraffollate come prima<br />

dell’indulto, vista la media mensile delle<br />

carcerazioni tra 800 e 1.000 persone. Il<br />

Volontariato aveva chiesto, sia nelle iniziative<br />

pubbliche che nelle sedi istituzionali, di<br />

porre rimedio a questo trend esponenziale<br />

e di elaborare soluzioni. Il sovraffollamento<br />

rende invivibile il carcere per i detenuti e<br />

anche per gli stessi operatori penitenziari.<br />

Il Dipartimento dell’Amministrazione<br />

Penitenziaria ha elaborato un “Piano<br />

Alessandro Pedrotti è il responsabile del Progetto Odòs della Fondazione<br />

Odar che accompagna detenuti, ex-detenuti, persone in<br />

attesa di giudizio e persone in generale private della libertà nel loro<br />

percorso di reinserimento nella società.<br />

Com’è la situazione del carcere a Bolzano?<br />

Alessandro Pedrotti: A Bolzano abbiamo una Casa circondariale:<br />

un carcere che ospita sia persone che espiano la pena, sia persone<br />

in custodia cautelare o la cui sentenza non è ancora passata in<br />

giudicato. Il carcere ospita circa 150 detenuti ed è estremamente<br />

sovraffollato. La struttura è di fine ‘800 e gli spazi sono insufficienti.<br />

Cosa manca all’interno dell’istituto di pena locale?<br />

Alessandro Pedrotti: Uno degli aspetti più degradanti, come a<br />

livello nazionale, è la mancanza del lavoro all’interno del carcere:<br />

questo fa sì che il tempo del detenuto sia poco sfruttato. L’offerta<br />

di corsi nel carcere di Bolzano è ampia, però manca un collegamento<br />

con reali prospettive lavorative e d’inserimento. Non vi sono<br />

cooperative presenti nell’istituto di pena che possano impiegare<br />

detenuti per lavorare, come accade invece in alcune case di reclusione<br />

altrove.<br />

48 02/2010 Helfen<br />

Carceri” da circa 1,5 miliardi di euro che in<br />

18 regioni porterà a un aumento di circa<br />

18mila posti letto per il 2012. Ma i soldi<br />

a disposizione sono soltanto 320 milioni.<br />

Il Governo, entro il 2012, conta di avere<br />

portato a termine il "Piano straordinario di<br />

edilizia penitenziaria" nella speranza che<br />

i cantieri rispettino i tempi di consegna;<br />

dimenticando però che, a quella data e<br />

con questo ritmo di carcerazioni, i detenuti<br />

saranno probabilmente 90 o 100mila. Un<br />

piano, quindi, destinato al fallimento.<br />

La “Conferenza Nazionale Volontariato<br />

Giustizia” ribadisce che è possibile adottare<br />

altre soluzioni che garantiscono maggiore<br />

sicurezza sociale, soprattutto alla luce<br />

delle condizioni in cui gli istituti penitenziari<br />

versano: quasi privi di personale educativo,<br />

con pochissime risorse per la professionalizzazione<br />

ed il lavoro dei soggetti<br />

incarcerati, un carcere in condizioni così<br />

critiche da essere stato condannato lo<br />

scorso anno dalla Corte Europea dei Diritti<br />

dell’Uomo. Da un carcere del genere difficilmente<br />

una persona esce riabilitata.<br />

Il carcere potrebbe essere deflazionato<br />

con misure alternative alla detenzione che<br />

sono applicate meno di quanto sarebbe<br />

possibile e auspicabile. Eppure tutti i dati<br />

e le ricerche testimoniano che il 70% di<br />

chi sconta la sua pena in carcere torna<br />

a delinquere, mentre l’80% di chi sconta<br />

la pena (tutta o in parte) con forme alternative<br />

non compie più reati. Sarebbe<br />

necessario apportare modifiche al codice<br />

penale, introducendo pene alternative al<br />

carcere e superando l’attuale centralità<br />

della pena detentiva come unica risposta<br />

dell’ordinamento ad ogni forma di reato.<br />

Bisognerebbe procedere ad un ampliamento<br />

del ventaglio delle sanzioni principali,<br />

affiancando alla tradizionale pena detentiva<br />

una serie di sanzioni non detentive.<br />

Il ministro Alfano ha annunciato l’intenzione<br />

di procedere tramite corsia preferenziale<br />

con l’approvazione delle norme sulla "messa<br />

in prova" e sulla possibilità di scontare<br />

ai domiciliari le pene residue inferiori a un<br />

anno. Auspichiamo che queste proposte<br />

non rimangano solo dichiarazioni. Occorre<br />

una scelta, per far sì che quel “senso di<br />

umanità” della detenzione di cui parla la<br />

nostra Costituzione non si riduca solo a<br />

retorica: a tutte le persone vanno riconosciuti<br />

il rispetto e la dignità, anche a quelle<br />

dietro le sbarre.<br />

Elisabetta Laganà, psicologa e psicoterapeuta, è<br />

presidente della “Conferenza Nazionale Volontariato<br />

Giustizia”

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