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Informare Dissetare Sopravvivere Prevenire Donare Bere Fuggire ...

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Storia di copertina<br />

per la città, la cosa che più mi faceva star male era il pensiero<br />

fisso di essere etichettato a prima vista come ”barbone”, continua<br />

Giovanni. Spesso lo stigma verso le persone cui manca un alloggio<br />

dove vivere si riflette sul loro senso di autostima e queste, già<br />

deboli, finiscono col perdere anche le residue forze indispensabili<br />

per potersi rialzare. Tenere in attività le persone, fare leva sulla<br />

loro determinazione a ricostruirsi una via d’uscita da una situazione<br />

difficile, motivarle: questa è una parte importante del lavoro del<br />

servizio Caritas per le persone senza dimora.<br />

Povertà<br />

la sofferenza delle donne Ma la crisi e la<br />

mancanza dei mezzi di sussistenza non colpiscono solo gli uomini.<br />

Le donne sono vittime “privilegiate” della povertà poiché normalmente<br />

hanno minori disponibilità economiche rispetto agli uomini:<br />

guadagnano di meno e sono meno protette, soprattutto se hanno<br />

figli e sono single. A Casa Margaret, il servizio di accoglienza per<br />

donne senza dimora di via Cappuccini 24 a Bolzano, conoscono<br />

bene il problema della povertà femminile perché quotidianamente<br />

ascoltano le parole delle ospiti. Negli ultimi due anni, le operatrici<br />

del servizio della Caritas hanno accolto anche un numero sempre<br />

crescente di donne vittime delle cosiddette “nuove povertà”: in<br />

maggior parte donne separate o che stanno divorziando e che,<br />

oltre agli affetti, hanno perduto anche la casa, “Non hanno più un<br />

punto di riferimento quale poteva essere un marito e con il loro<br />

lavoro - se ce l’hanno - non riescono a pagare l’affitto”, racconta<br />

Giulia Frasca, responsabile della Casa. Queste donne si ritrovano<br />

improvvisamente scaraventate da un’esistenza protetta alla strada,<br />

devono provvedere a se stesse da sole e magari a 50 anni, per la<br />

prima volta, sono obbligate a cercare un lavoro senza competenze<br />

specifiche, dopo tanti anni trascorsi come casalinghe.<br />

Tra i casi di donne ospitate in via Cappuccini ci sono stati anche<br />

quelli di donne con gravi problematiche aggiuntive (come ad esempio<br />

il cancro) che si sono trovate senza assistenza, da sole, con<br />

l’unico aiuto del volontariato. Le donne che vivono in strada sono<br />

vittime dell’abbandono, della mancanza o della dissoluzione dei legami<br />

sociali: una volta che la rete familiare si dissolve, si trovano<br />

da sole e in quel momento hanno inizio le difficoltà maggiori. “Con<br />

queste donne si deve ricominciare da zero o quasi ma”, aggiunge<br />

la responsabile del servizio, “bisogna evidenziare che, dopo i primi<br />

mesi segnati dall’angoscia per l’inaspettata situazione, per molte si<br />

apre uno spiraglio e ricominciano a respirare”.<br />

Paola è una delle donne che stanno respirando un po’ di aria nuova:<br />

è arrivata a Casa Margaret da poco ma il suo stato d’animo è già<br />

migliorato in modo stupefacente. Non ha alle spalle anni di emarginazione<br />

e la risalita per lei non sarà dolorosa e lunga come per altre<br />

sue compagne. E’ seduta davanti al computer assieme a Stella,<br />

una delle operatrici della Casa, con cui sta scrivendo il curriculum<br />

vitae da presentare a possibili datori di lavoro. Come le altre ospiti,<br />

anche Paola sta cercando di raddrizzare la sua vita e per farlo ha<br />

bisogno di trovare un’occupazione con cui mantenersi e costruirsi<br />

30 02/2010 Aiutare<br />

La povertà è particolarmente dura<br />

per le donne: mediamente dispongono<br />

di meno soldi e spesso devono<br />

badare ai loro figli da sole.<br />

nuovamente un’indipendenza. “Per me ritrovare un letto al coperto,<br />

dopo i mesi in strada senza sapere dove sbattere la testa, è stato<br />

come rinascere”, ammette, “in passato la mia vita non è stata senza<br />

problemi ma, a pensarci bene, non sono stati molti di più di quelli di<br />

tante altre persone che ho conosciuto”.<br />

Paola è rimasta orfana di padre all'età di 14 anni e sua madre ha<br />

dovuto trovarsi velocemente un'occupazione a tempo pieno. “I miei<br />

due fratelli più piccoli erano stati affidati ad una zia e io rimanevo<br />

a casa da sola per interi pomeriggi, dopo la scuola; per questa<br />

ragione a 15 anni ho preso la decisione di abbandonare gli studi<br />

e trovarmi un lavoro. Volevo aiutare mia madre ad accudire i miei<br />

fratelli”, ricorda Paola. Sua madre però, schiacciata dal peso della<br />

solitudine, poco dopo cominciò a bere e anche Paola venne affidata<br />

alla zia con cui la convivenza non fu mai senza attriti. Dopo una<br />

decina d’anni trascorsi a casa della zia, i fratelli, ormai adulti, se ne<br />

andarono per iniziare una vita autonoma. Paola invece non si sentì<br />

di abbandonare la zia anziana tanto più che la madre, nel frattempo,<br />

era morta. Il lavoro di cassiera in un supermercato a Merano,<br />

che all’inizio le era sembrato stabile, nel giro di pochi anni si rivelò<br />

un vortice che la trascinava sempre più in basso: prima venne obbligata<br />

al part-time e poi fu licenziata per esubero di personale. “Nel<br />

frattempo anche mia zia era morta e io non ero in grado di subentrare<br />

all'affitto, non avevo soldi e sufficienze per pagare”, dice Paola,<br />

“il vecchio appartamento in cui aveva vissuto mia madre era stato<br />

pignorato e anch’io avevo diversi piccoli debiti da ripagare”. Dalla<br />

perdita del lavoro a quella della casa il passo è stato breve e per<br />

Foto zero poverty

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