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Estratto dalla tesi di laurea “Dall’italiano L2 all’educazione linguistica nelle classi plurilingue” di SilviaCattaniLa presa in considerazione dell’aspetto, imponendo una chiara differenziazione tra tempi e aspetti,scardina ciò che l’educazione linguistica tradizionale definisce tempi verbali, mettendo in lucecome essi, in realtà, combinino tratti sia temporali che aspettuali, e propone di distinguere initaliano tre tempi e cinque aspetti.TEMPI• <strong>passato</strong>• presente• futuroASPETTI• perfettivo puntuale (= <strong>passato</strong> remoto)• perfettivo compiuto (= <strong>passato</strong> prossimo)• durativo (= presente, imperfetto)• progressivo (= imperfetto, gerundio)• abituale (= presente, imperfetto).Proprio una differenza di valore aspettuale è alla base del diverso uso in italiano di <strong>passato</strong> prossimo(e, seppure in decadenza, <strong>passato</strong> remoto) da un lato, imperfetto dall’altro: “l’imperfetto ed il<strong>passato</strong> prossimo/remoto sono caratterizzatidai tratti opposti della indeterminatezza e delladeterminatezza relativamente alla visualizzazione della conclusione dell’evento” (Lo Duca 2004, p.140). L’imperfetto esprime un evento di aspetto imperfettivo.Un evento espresso si definisce in dimensione imperfettiva quando viene presentato:• nel suo svolgimento/imperfetto progressivo:es. Camminavamo di fretta (stavamo camminando) quando incontrammo un vecchio amico;• nella sua abitualità e ricorrenza/aspetto abituale:es. Quando frequentavo l’università, prendevo tutti i giorni il treno;• come un’attitudine, un’inclinazione:es. Mia nonna era una brava sarta;• nella sua continuità/aspetto continuo:es. Mentre l’insegnante correggeva i compiti, gli studenti ripassavano in silenzio la lezione.


Estratto dalla tesi di laurea “Dall’italiano L2 all’educazione linguistica nelle classi plurilingue” di SilviaCattanidurativi (ad esempio, dormire, crescere), dall’altra, i predicati dalla natura interna istantanea, in cuimomento iniziale e finale idealmente coincidono, detti non durativi (ad esempio, cadere, esplodere);• la STATIVITÀSi può distinguere tra verbi che descrivono eventi suscettibili di interruzione, detti dinamici (adesempio, lavorare, stirare) , e verbi che indicano qualità e condizioni non passibili di interruzione,detti stativi (ad esempio, possedere, essere felice).Intersecando i tre tratti semantici, si individuano quattro classi azionali, all’interno delle quali,attraverso specifici procedimenti, possono essere ricondotti i verbi della lingua italiana:l’inclusione di un determinato predicato in una categoria azionale è una funzionedell’esito di batterie di test sintattici e inferenziali che verificano la compatibilità delpredicato con determinati avverbiali di tempo, con la perifrasi progressiva e il modoimperativo (per i verbi di stato) e con il tipo di inferenze possibili sulla conclusionedell’evento una volta che è stato interrotto (Rastelli 2007, p. 172).• VERBI STATIVI (states) – classe stativa: hanno durata; non hanno dinamicità e telicità (adesempio, sapere, possedere, amare);• VERBI DI ATTIVITÀ (activity terms) – classe continuativa: hanno durata e dinamicità; nonhanno telicità (ad esempio, camminare, lavorare, prendere il sole);• VERBI DI COMPIMENTO (accomplishment terms) – classe risultativa: hanno durata,dinamicità e telicità (ad esempio, fare la doccia, imparare, salire le scale);• VERBI DI RAGGIUNGIMENTO (achievement terms) – classe trasformativa: hanno dinamicità etelicità; non hanno durata (ad esempio, riconoscere, esplodere, frantumarsi).


Estratto dalla tesi di laurea “Dall’italiano L2 all’educazione linguistica nelle classi plurilingue” di SilviaCattaniRIFERIMENTI BIBLIOGRAFICIBanfi, E. & Bernini, G. (2003). “Il verbo”. In A. Giacalone Ramat (a cura di), Verso l’italiano.Roma: Carocci, pp. 70-115.Bruni, F. (1984). L’italiano. Elementi di storia della lingua e della cultura. Torino: Utet.Chini, M., Desideri, P., Favilla, M.E. & Pallotti, G. (a cura di) (2007). Atti del 6° CongressoInternazionale dell’Associazione Italiana di Linguistica Applicata (Napoli, 9-10 febbraio2006). Perugia: Guerra.Giacalone Ramat, A. (a cura di) (2003). Verso l’italiano. Percorsi e strategie di acquisizione. Roma:Carocci.Lo Duca, M.G. (2004). Esperimenti grammaticali. Riflessioni e proposte sull’insegnamento dellagrammatica dell’italiano. Roma: Carocci.Lorenzetti, L. (2002). L’italiano contemporaneo, Roma: Carocci.Rastelli, S. (2007). “L’azione verbale nei dati di un corpus di italiano scritto di americani”. In M.Chini, P. Desideri, M.E. Favilla & G. Pallotti (a cura di), Atti del 6° CongressoInternazionale dell’Associazione Italiana di Linguistica Applicata (Napoli, 9- 10 febbraio2006). Perugia: Guerra, pp. 167-186.Rosi, F. (2007). “Imparare il <strong>passato</strong> italiano in classe”. In M. Chini, P. Desideri, M.E. Favilla & G.Pallotti (a cura di), Atti del 6° Congresso Internazionale dell’Associazione Italiana diLinguistica Applicata (Napoli, 9-10 febbraio 2006). Perugia: Guerra, pp. 235-256.Serianni, L. & Castelvecchi, A. (1989). Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria.Torino: Utet, pp. 379-486 (“Il verbo”).

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