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li positivi. Agorà - Comune di Carrara

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Il mensile del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>Anno VI n. 9 - Ottobre 2011www.comune.carrara.ms.it/agoraAgorà


EDITORIALEUn nuovo Patto Sociale per la Rinascita del PaeseLa crisi economica aggrava quello che possiamo chiamare il paradossodei sindaci, i qua<strong>li</strong> a fronte <strong>di</strong> minori entrate si trovano,in conseguenza delle aumentate <strong>di</strong>fficoltà, davanti a maggioriresponsabi<strong>li</strong>tà, a bisogni crescenti e urgenze sempre più impellentie soprattutto inelu<strong>di</strong>bi<strong>li</strong>.Come molti osservatori hanno notato, la maggior parte <strong>di</strong> noi èpresa dalla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> emergenza, e a volte ci comportiamocome se ci fosse un guado da attraversare, nella speranza che lecose presto o tar<strong>di</strong> torneranno al punto <strong>di</strong> prima, cercando cioè <strong>di</strong>sopravvivere in attesa <strong>di</strong> tempi mig<strong>li</strong>ori.E allora se la realtà non è questa, è invece tempo che si comincia pensare in termini <strong>di</strong>versi perché le cose potrebbero cambiarera<strong>di</strong>calmente. Il nostro problema è che noi siamo forse ancora impreparatia prendere atto ed affrontare i cambiamenti dentro aiqua<strong>li</strong> già siamo sprofondati.Abbiamo tardato un pò a capire che le cose nel tempo stavano mutando,e le trasformazioni erano cominciate già da prima della crisi,quando la <strong>di</strong>ffidenza nei confronti dello Stato cresceva e la gentecominciava a percepire il proprio sindaco ed il proprio comunecome le istituzioni più prossime, come le più vicine ai problemi.È chiaro che i comportamenti messi in atto e i model<strong>li</strong> cultura<strong>li</strong>assunti come riferimento da questo governo e da chi lo rappresentanon hanno certo favorito né il rispetto, né il conso<strong>li</strong>darsi <strong>di</strong> unsenso <strong>di</strong> responsabi<strong>li</strong>tà nei confronti dello Stato, delle sue istituzioni,dei suoi valori fondanti. E qui non è questione <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>ci ma<strong>di</strong> responsabi<strong>li</strong>tà mal gestite e <strong>di</strong> un danno derivato per il Paesegravissimo. È anche a causa dell’indebo<strong>li</strong>mento della cre<strong>di</strong>bi<strong>li</strong>tàdell’intero equi<strong>li</strong>brio istituzionale che i problemi approdano allaperiferia <strong>di</strong> questo sistema, rappresentata da sindaci e comuni, informa più acuta ed emergenziale.Ci stiamo trasformando nel Pronto Soccorso istituzionale <strong>di</strong> unospedale che sta franando e saremo noi a dover far fronte sempre<strong>di</strong> più ad ogni problema!C’è stata una crisi istituzionale e po<strong>li</strong>tica che ha preceduto quellafinanziaria ed economica. La globa<strong>li</strong>zzazione dei processi economicie finanziari si è accompagnata al fenomeno della crescitadell’in<strong>di</strong>vidua<strong>li</strong>zzazione, rarefacendo il senso <strong>di</strong> responsabi<strong>li</strong>tà siaverso g<strong>li</strong> altri che verso istituzioni, valori e regole.Ma non è che il sentimento sia cambiato per vezzo o bizzarria dellagente, è che siamo immersi in un sistema che rivela ogni giorno <strong>di</strong>più i propri <strong>li</strong>miti e che a poco a poco si rivela sempre meno efficiente,funzionale e cre<strong>di</strong>bile.Non servono esempi, ognuno <strong>di</strong> noi ne trova ogni giorno anchesolo sfog<strong>li</strong>ando i giorna<strong>li</strong>, dalle doppiezza delle agenzie <strong>di</strong> rating,al cinismo del sistema finanziario, dall’inattaccabi<strong>li</strong>tà dei para<strong>di</strong>sifisca<strong>li</strong>, all’inefficacia delle regole della concorrenza, dalle <strong>di</strong>sparitàsul lavoro, alla fisca<strong>li</strong>tà, fino a constatare un crescente, <strong>di</strong>ffuso,impoverimento complessivo universale.Se avevamo <strong>di</strong>fficoltà a svolgere il nostro ruolo prima, figuriamociin qua<strong>li</strong> con<strong>di</strong>zioni ci troviamo oggi e ancor peggio domani, conrisorse <strong>di</strong>sponibi<strong>li</strong> <strong>di</strong>mezzate e bisogni decup<strong>li</strong>cati e con la stagionedei bilanci <strong>di</strong> previsione alle porte.Dunque dobbiamo interrogarci su come è posizionato il <strong>Comune</strong>come istituzione in questo quadro in continua evoluzione. Ilprimo dato <strong>di</strong> fatto è l’oggettiva certezza che questo rappresental’ultimo anello della fi<strong>li</strong>era istituzionale in cui tutti i problemi sispiaggiano, in<strong>di</strong>pendentemente dal fatto che si possiedano o menole risorse e g<strong>li</strong> strumenti per fronteggiar<strong>li</strong>. Tuttavia è anche veroche <strong>di</strong> questo fatto la gente comincia ad avere consapevolezza e<strong>Carrara</strong> - Biennale 2010. Il Sindaco “steso” dai tag<strong>li</strong> del Governoche in mezzo a tanto smarrimento noi sappiamo con certezza <strong>di</strong>rappresentare ancora un presi<strong>di</strong>o <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>bi<strong>li</strong>tà e comunque unriferimento certo.In questo quadro è evidente che si debba uscire dall’angolo incui ci siamo ritrovati, rifiutando il sistematico ruolo vertenziale<strong>di</strong> controparte e assumendo quello <strong>di</strong> attore propositivo, non perun inutile velleitarismo ma perché oggettivamente il <strong>Comune</strong> rappresentaag<strong>li</strong> occhi della gente l’ultimo anello <strong>di</strong> tenuta dell’interafi<strong>li</strong>era istituzionale.Alla luce <strong>di</strong> tutto ciò, la sola possibi<strong>li</strong>tà che ci si presenta è quella<strong>di</strong> avviare e gestire una rivoluzione culturale fina<strong>li</strong>zzata ad unnuovo Patto Sociale che i Comuni, prima <strong>di</strong> ogni altra istituzione,devono assumersi la responsabi<strong>li</strong>tà <strong>di</strong> contribuire a rifondare.La prospettiva ed il lavoro a cui non possiamo sottrarci si lega allanecessità <strong>di</strong> riprogettare l’ingegneria istituzionale. I comuni da so<strong>li</strong>possono far poco, ma insieme alle Regioni possono impegnarsi acostruire un modello mig<strong>li</strong>ore, più efficiente, più snello, economicamentesostenibile e soprattutto più vicino ai citta<strong>di</strong>ni.Non credo più alla vie brevi per la risoluzione dei problemi in cuici <strong>di</strong>battiamo ogni giorno; o siamo in grado <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>segnare una prospettivaper quello che collettivamente rappresentiamo o <strong>di</strong>venteremo(e in parte già lo siamo) dei passacarte <strong>di</strong> un governo centralesempre più affannato a risolvere problemi senza possedere alcunabussola per orientarsi. Più o meno quello che sta avvenendo oggi.Ma il sindaco sta ad un metro dai citta<strong>di</strong>ni, appartiene alla comunitàche amministra, ne fa parte ed è come loro; noi non rappresentiamola casta, siamo la prima <strong>li</strong>nea <strong>di</strong> fronte alla barbarie, noiabbiamo responsabi<strong>li</strong>tà <strong>di</strong> fronte alle qua<strong>li</strong> non possiamo esimerci,perché saremmo tacciati <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>mento.E così tra i mille impegni dovremmo anche assumere quello <strong>di</strong> sostenerela crescita <strong>di</strong> una maggiore consapevolezza <strong>di</strong> noi amministratori,presi in mezzo a questa sciagurata stagione che incombecome la nemesi per un passato speso a crogiolarsi nell’illusione <strong>di</strong>una abbondanza che non c’è e che invece nascondeva l’avvento<strong>di</strong> nuove fragi<strong>li</strong>tà socia<strong>li</strong>, povertà, <strong>di</strong>sparità, <strong>di</strong> cui occorre tenerconto nel nostro operare quoti<strong>di</strong>ano.Ricordando che in cinese la parola crisi si scrive con due ideogrammi,rischio ed opportunità, la sfida non può essere quella <strong>di</strong>sopravvivere ma quella <strong>di</strong> rifondare, <strong>di</strong> rinascere mig<strong>li</strong>ori <strong>di</strong> quel<strong>li</strong>che eravamo, questa è la nostra responsabi<strong>li</strong>tà!Angelo Zubbani Sindaco del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>


AgorÀ n. 9 - ottobre 2011 pagina 2 pagina 3 n. 9 - ottobre 2011 AgorÀteatro a carrara 2011-2012un cartellone <strong>di</strong> ri<strong>li</strong>evoper la nuova stagioneSi parte con il nuovo lavoro <strong>di</strong> Ascanio Celestini Pro Patria mercoledì 16 e giovedì 17 novembre,chiusura martedì 27 e mercoledì 28 marzo con L’avaro <strong>di</strong> Mo<strong>li</strong>ère, messo in scena da Arturo CirilloRiparte a novembre la Stagioneteatrale alla nuova Sala Garibal<strong>di</strong>,promossa da <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>e Fondazione Toscana Spettacolo. Ancoraclassici, drammaturgia, teatro d’autore egran<strong>di</strong> interpreti. Un cartellone, che anchequest’anno non mancherà <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare igusti più esigenti, alternando proposte <strong>di</strong>danza a tito<strong>li</strong> classici e spettaco<strong>li</strong> <strong>di</strong> teatrocontemporaneo, in un continuo <strong>di</strong>alogofra passato e presente.Tra le <strong>li</strong>nee guida del cartellone, assumeun ri<strong>li</strong>evo importante l’avvicendamento<strong>di</strong> sti<strong>li</strong> e <strong>li</strong>nguaggi nell’ottica <strong>di</strong> una costanteformazione del pubb<strong>li</strong>co, obiettivoIl cast <strong>di</strong> Occidente so<strong>li</strong>tario con, in primo piano, Clau<strong>di</strong>o Santamariache da sempre <strong>Comune</strong> e FondazioneToscana Spettacolo perseguono, per favorirenuovi spunti <strong>di</strong> riflessione.Dal teatro <strong>di</strong> narrazione (Pro-patria) sipassa alla trasposizione teatrale <strong>di</strong> unclassico del cinema d’autore (Sarabanda),dalla sit-com <strong>di</strong> successo made in Usa(Cena a sorpresa) alla comicità intel<strong>li</strong>gentetutta ita<strong>li</strong>ana (Non tutto è risolto), dalmix teatro-narrativa-processi giu<strong>di</strong>ziari(L’arte del dubbio) alla drammaturgiapiù interessante d’oltremanica (Occidenteso<strong>li</strong>tario, The history boys, Due <strong>di</strong> noi),passando per la danza d’autore (Bachiana…Una serata per bach/Downshifting),Fondazione Toscana spMarco Cingolani La rivoluzione siamo noi, 1990-1991 Courtesy Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci dettag<strong>li</strong>o, Foto: Carlo Feila drammaturgia ita<strong>li</strong>ana contemporanea(L’abissina. Paesaggio con figure), finoalla rilettura <strong>di</strong> un grande classico in unachiave nuova e originale (L’avaro).L’inaugurazione della stagione <strong>di</strong> prosa,mercoledì 16 e giovedì 17 novembre, èaffidata a un maestro del teatro <strong>di</strong> narrazione,Ascanio Celestini, e al suo ProPatria, lavoro de<strong>di</strong>cato a quella repubb<strong>li</strong>caromana che, nella sua breve vita dalfebbraio al lug<strong>li</strong>o del 1849, riuscì ad affermarsicome laboratorio <strong>di</strong> idee e uomini<strong>di</strong> fondamentale importanza (prod.Fabbrica srl).COMUNE DI CARRARADecorato <strong>di</strong> Medag<strong>li</strong>a d’Oro al Merito Civile<strong>Carrara</strong>Ascanio Celestinimercoledì 16giovedì 17 novembre 2011, ore 21Fabbricaascanio celestinipRo paTRiaun progetto <strong>di</strong> Ascanio Celestinigiovedì 24venerdì 25 novembre 2011, ore 21Lux teatroGiuseppe pambieriGiancarlo zanetti <strong>li</strong>a Tanzicena a soRpResa(The Dinner Party)<strong>di</strong> Neil Simonmartedì 6mercoledì 7 <strong>di</strong>cembre 2011, ore 21Teatro Metastasio Stabile della ToscanaFondazione Istituto Dramma Popolare <strong>di</strong> San MiniatoGiu<strong>li</strong>ana lojo<strong>di</strong>ceMassimo de Francovichluca lazzareschic<strong>li</strong>o cipollettasaRaBanda<strong>di</strong> Ingmar Bergmanregia <strong>di</strong> Massimo LuconiSi prosegue, giovedì 24 e venerdì 25 novembre,con una comme<strong>di</strong>a irresistibile,Cena a sorpresa, un vero gioiello del teatrobrillante del Novecento firmato daNeil Simon, affidato a un cast <strong>di</strong> attori<strong>di</strong> lunga e so<strong>li</strong>da mi<strong>li</strong>tanza teatrale comeGiuseppe Pambieri, Giancarlo Zanetti eLia Tanzi. Un’elegante cena al buio nellaquale nessuno sa che incontrerà il suoex. Una tessitura drammaturgica che sisnocciola come un meccanismo ad orologeriain cui la fine non è mai quella che sipresume possa essere (prod. Lux-T).giovedì 15 e venerdì 16 <strong>di</strong>cembre 2011, ore 21Spellbound Dance CompanyFTSwww.fts.toscana.itTRiTTicoLost for words, Downshifting,estratti da Nafascoreografie <strong>di</strong> Mauro Astolfimartedì 10mercoledì 11 gennaio 2012, ore 21Arca Azzurra Teatro/ErreTiTeatro30isa danie<strong>li</strong>l’aBissinaPaesaggio con figuretesto e regia <strong>di</strong> Ugo Chitimartedì 24mercoledì 25 gennaio 2012, ore 21La Contemporaneaottavia piccolo Vittorio Vivianil’aRTe del dUBBioversione teatrale <strong>di</strong> Stefano Massinidal <strong>li</strong>bro L’arte del dubbio <strong>di</strong> Gianrico Carofig<strong>li</strong>ovenerdì 3 e sabato 4 febbraio 2012, ore 21G<strong>li</strong> Ipocritimercoledì 15giovedì 16 febbraio 2012, ore 21Teatri<strong>di</strong>tha<strong>li</strong>aTHe HisToRY BoYsnUoVa sala GaRiBal<strong>di</strong>sTaGione TeaTRale 2011-2012nuova sala Garibal<strong>di</strong>via Ver<strong>di</strong> - 54033tel. 0585/777160 (big<strong>li</strong>etteria)La <strong>di</strong>rezione si riserva la facoltà <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare il presente programma ove necessario.<strong>di</strong> Alan Bennettregia <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando Bruni e E<strong>li</strong>o De Capitanimercoledì 22giovedì 23 febbraio 2012, ore 21ErreTiTeatro30/LeArt’ teatroclau<strong>di</strong>o santamaria Fi<strong>li</strong>ppo nigronicole Murgia Massimo de santisoccidenTeso<strong>li</strong>TaRio<strong>di</strong> Martin Mcdonaghtraduzione <strong>di</strong> Luca Scar<strong>li</strong>niemi<strong>li</strong>o solfrizzi lunetta savinodUe <strong>di</strong> noi<strong>di</strong> Michael Fraynregia <strong>di</strong> Leo Muscatomercoledì 7 e giovedì 8 marzo 2012, ore 21Società per AttoriUfficio cultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>tel. 0585641393 - 253fax 0585641423teatroanimosi@comune.carrara.ms.itwww.comune.carrara.ms.itFranca Valeri <strong>li</strong>cia Mag<strong>li</strong>ettaUrbano Barberini Gabriella Franchininon TUTToÈ RisolTo<strong>di</strong> Franca Valeriuno spettacolo <strong>di</strong> Giuseppe Marinimartedì 27mercoledì 28 marzo 2012, ore 21Teatro Stabile <strong>di</strong> Napo<strong>li</strong>/Teatro Stabile delle Marchel’aVaRo<strong>di</strong> Mo<strong>li</strong>èretraduzione <strong>di</strong> Cesare Garbo<strong>li</strong>regia <strong>di</strong> Arturo CirilloMartedì 6 e mercoledì 7 <strong>di</strong>cembre è <strong>di</strong>scena un trio <strong>di</strong> eccellenze: Giu<strong>li</strong>anaLojo<strong>di</strong>ce, Massimo De Francovich eLuca Lazzareschi per Sarabanda, il “capolavorodeg<strong>li</strong> ad<strong>di</strong>i” <strong>di</strong> Ingmar Bergman,spietato affresco delle relazioniparenta<strong>li</strong>, dramma <strong>di</strong> rimpianti, rimorsi,rancori che si muovono sulla scena comeuna danza lenta e ma<strong>li</strong>nconica. Il registaMassimo Luconi ha conservato quasi integralmentela sceneggiatura originale,basandosi su una drammaturgia che rispettai ritmi e i meccanismi teatra<strong>li</strong>, conuna scrittura <strong>li</strong>mpi<strong>di</strong>ssima che è insiemeletteratura e sguardo morale sulla so<strong>li</strong>tu<strong>di</strong>nedella nostra società (prod. TeatroMetastasio <strong>di</strong> Prato).L’incursione nel mondo della danzad’autore è affidata, giovedì 15 e venerdì16 <strong>di</strong>cembre, allo Spellbound DanceCompany, ensemble dall’esperienza internazionale,ma dalle ra<strong>di</strong>ci profondamenteita<strong>li</strong>ane fondata e <strong>di</strong>retta da MauroAstolfi (coreografo che ha costruito ilsuo stile e il suo metodo attraverso l’integrazione<strong>di</strong> tecniche e sti<strong>li</strong> <strong>di</strong>versi: jazz,contact, modern, balletto), in scena conuna coreografia <strong>di</strong> grande fascino, Tritticoche si compone <strong>di</strong> tre pezzi: Lost forwords, Downshifting, estratti da Nafas.Al pathos e alla bravura <strong>di</strong> Isa Danie<strong>li</strong>(affiancata da Barbara Enrichi e dag<strong>li</strong>attori <strong>di</strong> Arca Azzurra Teatro) è affidatoil riallestimento de L’abissina. Paesaggiocon figure, lavoro scritto e <strong>di</strong>retto daUgo Chiti nel 1993 e ripreso oggi per ripercorrereil viaggio nei primi anni del900 all’origine della nostra storia. Unospaccato <strong>di</strong> vita conta<strong>di</strong>na tra cupezzae comicità (prod. Arca Azzurra Teatro/ErreTiTeatro srl). In scena martedì 10 emercoledì 11 gennaio.Il 2012 si apre con un cocktail originale:lo scrittore e magistrato Gianrico Carofig<strong>li</strong>o,il drammaturgo e regista StefanoMassini, g<strong>li</strong> attori Ottavia Piccolo e VittorioViviani, e la regia <strong>di</strong> Sergio Fantoni.Il risultato è uno spettacolo <strong>di</strong> grandeimpatto e <strong>di</strong> forte presa emotiva, L’artedel dubbio, in scena martedì 24 e mercoledì25 gennaio, una moderna comme<strong>di</strong>adell’arte dove i giochi <strong>di</strong> parole delle maschereantiche sono sostituiti dai giochi<strong>di</strong> parole che si fanno quoti<strong>di</strong>anamentenelle nostre società contemporanee(prod. La Contemporanea srl).Reduci dal successo ottenuto la scorsastagione con La notte poco prima dellaforesta, Clau<strong>di</strong>o Santamaria (attore cult<strong>di</strong> teatro e cinema amatissimo dalle nuovegenerazioni) e il regista Juan DiegoPuerta Lopez (colombiano ma romanod’adozione dal 1996) tornano a lavorareinsieme per dare vita alla ’black comedy’,Occidente so<strong>li</strong>tario, frutto della fantasia edella penna dell’irlandese Martin McDonagh.La storia è ambientata in un piccolovillaggio dell’Irlanda, luogo universaledove i personaggi e i fatti raccontatisono rappresentativi <strong>di</strong> una socie-


AgorÀ n. 9 - ottobre 2011 pagina 6 pagina 7 n. 9 - ottobre 2011 AgorÀThe White Gold - UNA COLLANA SUGLI SCULTORI NELL’OBLIOG<strong>li</strong> StraOr<strong>di</strong>nari DimenticatiRitrovata una bel<strong>li</strong>ssima opera dell’antico artista carrarese Jacopo Antonio Ponzanel<strong>li</strong>. Grandeadesione al progetto delle aziende del lapideo e il ringraziamento del Sindaco Angelo ZubbaniSuscita grande interesse l’iniziativa“The White Gold - Straor<strong>di</strong>nariDimenticati”, collana <strong>di</strong> <strong>li</strong>bri de<strong>di</strong>cataa tutti quei personaggi che hannofatto la storia <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> e <strong>di</strong> un’interocomprensorio lapideo.G<strong>li</strong> scordati <strong>di</strong> casa nostra erano queg<strong>li</strong>scultori, architetti, decoratori, artigiani,intere botteghe e laboratori che perseco<strong>li</strong>, giorno dopo giorno,anno dopo anno, commessadopo commessa,hannoriempitoJacopo Antonio Ponzanel<strong>li</strong>, La Carità, Chiesa della SS. Annunziata, Genovad’arte piazze, ville, giar<strong>di</strong>ni, musei, chiesee cattedra<strong>li</strong>, castel<strong>li</strong> e collezioni private.Ma che inconsapevolmente e senzacertificati <strong>di</strong> gloria, hanno contribuitoassai a definire il nome del “Marmo <strong>di</strong><strong>Carrara</strong>” in tutto il mondo.Il primo volume è de<strong>di</strong>cato all’artistaJacopo Antonio Ponzanel<strong>li</strong>, fig<strong>li</strong>od’arte scultorea(<strong>Carrara</strong> 1654- Genova1735).Un ottimo piano <strong>di</strong> riscatto culturale chemira a riqua<strong>li</strong>ficare anche attraverso il“messaggio” della scultura l’immaginedel marmo. Un desiderio, compreso, <strong>di</strong>partecipare ad un <strong>di</strong>segno che punta sullanostra mig<strong>li</strong>ore tra<strong>di</strong>zione: quella vera,fatta anche <strong>di</strong> orgog<strong>li</strong>o d’appartenenzaad un territorio che è stato in grado <strong>di</strong>esprimere <strong>li</strong>vel<strong>li</strong> altissimi <strong>di</strong> arte e <strong>di</strong> tecnologia<strong>di</strong> lavoro. Un’enorme “giacimentoartistico”, che attende <strong>di</strong> essere sfruttatoe che si è se<strong>di</strong>mentato con l’opera <strong>di</strong>numerose generazioni <strong>di</strong> artisti bravissimima anche anonimi.La singolare iniziativa, ideata dal Prof.Giuseppe Silvestri docente al Liceo ArtisticoFe<strong>li</strong>ce Palma <strong>di</strong> Massa, promossadall’Associazione Artistica Percorsi d’Arte,ha colpito nel segno per la sua origina<strong>li</strong>tà,tanto da riscuotere l’interessedella RAI.L’iniziativa sug<strong>li</strong> “straor<strong>di</strong>nari <strong>di</strong>menticati”,è stata inserita nel programma<strong>di</strong> BELLITALIA che va in onda il sabatosu tutto il territorio nazionale, acura del giorna<strong>li</strong>sta Marco Hagge cheha anche firmato la prefazione al <strong>li</strong>brosu Ponzanel<strong>li</strong>.Oltre alla RAI, l’ideazione ha destatol’interesse <strong>di</strong> numerose riviste, in particolarequelle del settore marmo che hannorea<strong>li</strong>zzato e stanno de<strong>di</strong>cando servizie copertine al progetto “The WhiteGold” e alle opere <strong>di</strong> Jacopo AntonioPonzanel<strong>li</strong>.Grazie all’impulso dato alla ricercasulla vita e l’opera <strong>di</strong> Ponzanel<strong>li</strong> èstata recentemente ritrovata a CastellazzoBormida in provincia <strong>di</strong>Alessandria, una “Assunta” in marmo.Probabilmente una delle sculturepiù belle fatte quest’ultimo, fino adoggi sconosciuto bravissimo artista.Grande adesione al progetto da partedelle aziende del settore lapideo.Meravig<strong>li</strong>oso -afferma il sindaco AngeloZubbani- qui si tog<strong>li</strong>e la polvere dell’ob<strong>li</strong>oad artisti <strong>di</strong> valore che magari non eranoJacopo Antonio Ponzanel<strong>li</strong>, Assunta, Castellazzo BormidaJacopo Antonio Ponzanel<strong>li</strong>, La Fede, part., Basi<strong>li</strong>ca <strong>di</strong> S. Antonio, Padovafunziona<strong>li</strong> ai sistemi del passato, oppurestavano appartati nell’ombra del <strong>di</strong>menticatoioper svariate e ingiuste ragioni <strong>di</strong>trascuratezza.Ringrazio i bravissimi autori ed ideatoridel progetto e le aziende lapidee (quasicinquanta) che hanno voluto donare illoro sostegno all’originale e sacrosantainiziativa artistico - culturale comprendendonein pieno il senso <strong>di</strong> fondo. Inprima fila molte aziende importanti, ma<strong>di</strong>verse anche le realtà <strong>di</strong> piccole e me<strong>di</strong>e<strong>di</strong>mensioni che hanno con<strong>di</strong>viso lo spiritodel <strong>di</strong>segno; teso ad offrire una notevoleopportunità al settore marmo in termini<strong>di</strong> valore aggiunto fatto <strong>di</strong> arte, cultura eprestigio derivante dalle opere rea<strong>li</strong>zzateda scultori certamente <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione internazionalee <strong>di</strong>sseminate nel mondo inluoghi blasonati, spesso esclusivi.Un prodotto e<strong>di</strong>toriale che con un preziosovolume bi<strong>li</strong>ngue (ita<strong>li</strong>ano-inglese),dalla grafica e fotografia molto ricercata edai contenuti scientifici accurati, rappresenteràun elegante big<strong>li</strong>etto da visita peropere e materia<strong>li</strong> d’archivio spesso ine<strong>di</strong>ti;simbo<strong>li</strong> della nostra mig<strong>li</strong>ore tra<strong>di</strong>zionedalla quale deriva la capacità tutta apuana<strong>di</strong> saper “dare l’ anima al marmo”. Nobilespirito ed intento esclusivo -conclude AngeloZubbani- che nessuno ci potrà maicopiare.Il primo volume su Jacopo Antonio Ponzanel<strong>li</strong>sarà proposto e <strong>di</strong>stribuito anchenelle <strong>li</strong>brerie d’arte più esclusive a <strong>li</strong>vellointernazionale.Il progetto è patrocinato da AssociazioneIndustria<strong>li</strong> <strong>di</strong> Massa <strong>Carrara</strong>, InternazionaleMarmi e Macchine, Rotary Club <strong>di</strong>Massa <strong>Carrara</strong> e Riviera Apuana del Centenario,Consorzio Agri Marmiferi, Cosmave,Accademia Aruntica <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>,Consorzio Marmo Artistico, Confapi.Quanti volessero aderire all’iniziativa odottenere informazioni possono telefonareal 347 9491245 o scrivere a: silver.percorsiarte@<strong>li</strong>bero.it


AgorÀ n. 9 - ottobre 2011 pagina 8 pagina 9 n. 9 - ottobre 2011 AgorÀPELLEGRINO ROSSIlo statistache morì due volteNella notte tra il 5 e il 6<strong>di</strong>cembre 1978 a <strong>Carrara</strong> siode un boato. Una caricaesplosiva fa a pezzi lastatua in Piazza d’Armi<strong>di</strong> VITTORIO PRAYERLa notte tra il martedì 5 e il mercoledì6 <strong>di</strong>cembre 1978 piove sullacittà. Non a catinelle ma viene giùdal cielo plumbeo una pioggerel<strong>li</strong>na fredda- fredda, che a <strong>Carrara</strong> ha la nomead’essere… “quell’acquetta che t’inzuppae ti penetra fin dentro le ossa”.L’ultima cantina <strong>di</strong> Via Del Plebiscito,Sainè, ha già serrato i battenti da unpezzo. G<strong>li</strong> avventori che si attardano asmaltire la sbornia, lì davanti, nei pressidelle fontane dai mascheroni <strong>di</strong> marmo,scuotono la testa e sospirano: “An<strong>di</strong>àn acuccia ch’ àl brùscl’…”.In Piazza d’Arme, o Piazza del Risorgimentoo Piazza Gramsci, regna il classico“Deserto dei Tartari”. Non c’è nessuno:neanche un cane a strofinare il bisognoimpellente contro pa<strong>li</strong> <strong>di</strong> lampioni dallaluce stentorea.Il boato arriva da lassù, verso il conventodelle suorine “Fig<strong>li</strong>e <strong>di</strong> Gesù” e g<strong>li</strong> e<strong>di</strong>ficiscolastici a<strong>di</strong>acenti. Una deflagrazioneche desta g<strong>li</strong> addormentati <strong>di</strong> mezza <strong>Carrara</strong>e incute l’identica paura <strong>di</strong> quandoalle cave brilla una mina non segnalatadalla buccina. Subito dopo, proprio comeaccade durante le esplosioni da ched<strong>di</strong>tetra l’ansia deg<strong>li</strong> uomini e la febbrile attesadel risultato, ancora dal cielo piovono detriticon un rumore simile al “ravaneto”che s<strong>li</strong>tta a valle. Non sono sassi o scag<strong>li</strong>e,ma brandel<strong>li</strong> <strong>di</strong> marmo della statua<strong>di</strong> Pellegrino Rossi eseguita da Pietro Teneraninel lontano 1854. Eretta propriosei anni dopo che lo statista <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>venne pugnalato a morte in Roma. Tuttala piazza e l’imponente giar<strong>di</strong>no restanoinvasi da… questi minuzzo<strong>li</strong> <strong>di</strong> cultura e<strong>di</strong> democrazia -hanno detto dopo- che forsequalcuno con cinico sarcasmo ha volutofossero sparsi in città.La testa dell’illustre fig<strong>li</strong>o <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, avvocato,professore <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto e procedurapenale a Bologna, costituziona<strong>li</strong>sta, economista,giurista ed uomo po<strong>li</strong>tico, staccatadal busto, giace ai pie<strong>di</strong> del simulacro.Le gambe e le braccia troncate. Ironiadel destino i suoi pie<strong>di</strong>, proprio quel<strong>li</strong>famosi e fuori misura, <strong>di</strong> cui a <strong>Carrara</strong>da generazioni tramandano ai fig<strong>li</strong> checominciano lo sviluppo dalle estremitàinferiori: “T’à i zampìn còm l’PelegrìnoRòssi”; introvabi<strong>li</strong>, malgrado l’ingombrocome da leggenda e tra<strong>di</strong>zione marmorea.Il povero Pellegrino pal<strong>li</strong>do nella materiastava seduto in poltrona a gambe incrociatenell’atto <strong>di</strong> leggere un <strong>li</strong>bro e non davanoia a nessuno. Ma g<strong>li</strong> hanno piazzato unabomba sotto il deretano, perché a giorniarriva Giu<strong>li</strong>o Andreotti a commemorareil 130° anniversario della sua morte. EAndreotti non è simpatico alla <strong>Carrara</strong><strong>li</strong>bertaria. Così <strong>di</strong>ce la gente all’alba delgiorno dopo l’esplosione.Per fortuna non è passata anima viva, neancheper andare al vicino ospedale, altrimentici potevano scappare dei morti…Probabilmente i “bombaro<strong>li</strong>” non volevanoammazzare nessuno. Così riba<strong>di</strong>scela gente, mentre su <strong>Carrara</strong> ricomincia apiovere a <strong>di</strong>rotto.Corre l’anno 1978 e cade la settima legislaturadel Governo della Repubb<strong>li</strong>ca Ita<strong>li</strong>ana.Giu<strong>li</strong>o Andreotti per la terza voltaviene incaricato Presidente del Consig<strong>li</strong>odei Ministri, in un’ amministrazione dalmonocolore democristiano: <strong>di</strong>casteropo<strong>li</strong>ticamente sospetto alla fine <strong>di</strong> queg<strong>li</strong>anni settanta. Il Presidente dallo scudocrociato a giorni deve venire proprio quida noi a ricordare solennemente PellegrinoRossi -<strong>di</strong>cono alcuni in<strong>di</strong>spettiti a<strong>di</strong>rati- Eora nella nostra città c’è pieno <strong>di</strong> po<strong>li</strong>ziottie <strong>di</strong> carabinieri in <strong>di</strong>visa e in borghese,che rovistano tutto e controllano perfino lefogne e salgono sui tetti delle case. Eccetera…eccetera:per un vecchio “amarcòrd”d’un tetro coprifuoco <strong>di</strong> non troppo anticamemoria.Sindaco <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> è il socia<strong>li</strong>sta RobertoSebastiano Puccinel<strong>li</strong>, che guida laGiunta Pci-Psi. Beniamino Gemignani èil giovane Presidente dell’Ente Cultura eSport. È stato proprio quest’ultimo, scrittoree uomo <strong>di</strong> cultura appassionato dellavita e della storia <strong>di</strong> Pellegrino Rossi, achiedere al Presidente Andreotti <strong>di</strong> venirenella città dei marmi, e dell’anarchia.Bisogna fare qualcosa. Impossibile far vedereal Presidente del Consig<strong>li</strong>o lo scempiodella statua. Questo è il problema serioche assilla Sindaco, istituzioni e sdegnatibenpensanti.L’avvocato e impren<strong>di</strong>tore Carlo Nico<strong>li</strong>,viene incaricato dal <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> provvedereall’imme<strong>di</strong>ato restauro della statuain “fulìna”. G<strong>li</strong> scultori Nardo Dunchie Roberto Bernacchi si mettono a <strong>di</strong>sposizioneper collaborare al comp<strong>li</strong>cato“collage” del marmo scoppiato. Ilsocia<strong>li</strong>sta Fausto Chericoni, Presidente<strong>di</strong> “TeletoscanaNord”, <strong>di</strong>ffonde ripetutiappel<strong>li</strong> televisivi affinché i cacciatori <strong>di</strong>“souvenirs”, che si erano portati a casa itocchi <strong>di</strong> Pellegrino, <strong>li</strong> restituiscano ag<strong>li</strong>affaccendati laboriosi <strong>di</strong> Piazza D’Arme.Sotto la pioggia battente cominciamo ilrestauro -ricorda Carlo Nico<strong>li</strong>- coi mieitecnici e g<strong>li</strong> amici artisti lavoriamo finoa 15 ore al dì, sotto il <strong>di</strong>luvio. Al quartogiorno <strong>di</strong> ripristino arriva la Sovrintendenza<strong>di</strong> Pisa che blocca tutto e ingabbiala statua senza fornire alcuna spiegazione.Nemmeno un grazie. Ci siamo rimastimale -ammette il restauratore- noi <strong>di</strong><strong>Carrara</strong> esperti conoscitori <strong>di</strong> tutti i segretidel marmo, avevamo dato vita ad un miracolo<strong>di</strong> incollaggio dell’opera sbrindellata;ma ci ve<strong>di</strong>amo allontanati in maniera<strong>di</strong>s<strong>di</strong>cevole, mentre nessuno ricompensa inostri sforzi. Il Sindaco Puccinel<strong>li</strong>, ormaiallo scadere del suo mandato è assai <strong>di</strong>spiaciuto,ma promette meritata e futura sod<strong>di</strong>sfazione.Infatti mesi dopo nei miei stu<strong>di</strong><strong>di</strong> scultura a San Francesco arriva quelgalantuomo del suo successore: il Sindacocomunista Alessandro Costa a cui Puccinel<strong>li</strong>ha lasciato l’incombenza riparatrice.Costa, che era accompagnato dal Borgomastro<strong>di</strong> Ingolstadt Reichmuller, mi <strong>di</strong>ce:“Sei stato bistrattato durante l’affare delmonumento “Rossi”. Ebbene il <strong>Comune</strong> tiaffida l’incarico <strong>di</strong> eseguire una statua importanteper il nuovo ospedale della nostracittà gemella in Baviera. Una magnificaastrazione che abbiamo scolpito nel marmobianco, a simboleggiare cura e prevenzionedel corpo sano. E nel bar<strong>di</strong>g<strong>li</strong>o, a significarela malattia, mentre nel mezzo delle duetona<strong>li</strong>tà marmoree sgorga e <strong>di</strong>scende unagrande “lama <strong>di</strong> acqua” a <strong>di</strong>videre la parteintegra da quella malata del corpo umano.Un grande successo questo monumento eFoto Archivio cav. Ilario Bessi, <strong>Carrara</strong>Foto Archivio cav. Ilario Bessi, <strong>Carrara</strong>un grande gesto quello dei sindaci RobertoPuccinel<strong>li</strong> e Alessandro Costa -concludeCarlo Nico<strong>li</strong>- ancora oggi la statua delbene e del male campeggia al centro dellapiazza dell’ospedale <strong>di</strong> Ingolstadt.Per la cronaca dell’epoca è necessariocitare che il Presidente Andreotti arrivòpuntuale a <strong>Carrara</strong>. Incontrò Sindaco eautorità a Palazzo Civico e in Accademia<strong>di</strong> Belle Arti. Sotto la pioggia visitò il devastatomonumento a Pellegrino Rossi.Non rilasciò quasi <strong>di</strong>chiarazioni, ma <strong>di</strong>ssesolo <strong>di</strong> stare lavorando ad un volume sullavita e morte dell’insigne carrarese.Il <strong>li</strong>bro <strong>di</strong> Giu<strong>li</strong>o Andreotti, dal titolo:“Ore 13: il Ministro deve morire”, èuscito in <strong>li</strong>breria nel 1991 e<strong>di</strong>tore Rizzo<strong>li</strong>.Anni prima, nel 1985, Beniamino Gemignanifu l’autore del “Pellegrino Rossi,fatti e documenti <strong>di</strong> una grande vita”,SEA e<strong>di</strong>trice, tomo pubb<strong>li</strong>cato a curadella “Società Internazionale Dante A<strong>li</strong>ghieri,Sezione <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>”.Ma il devastato quasi riparato simulacroall’eminente fig<strong>li</strong>o <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, che fine hafatto nel frattempo? La Sovrintendenzapisana se lo porta via quasi <strong>di</strong> soppiatto.In Piazza D’Arme per anni resta l’aiuolacircolare “della desolazione”, come prestola chiamano i carrarini. Troppi annitrascorrono, quasi sette per la precisione.Un bel giorno <strong>di</strong> ottobre 1985 il PellegrinoRossi tormentato e ripristinato tornasul luogo del “de<strong>li</strong>tto”: per ripararlo cihanno impiegato sei anni e 3 mesi. Soloche l’immagine <strong>di</strong> colui che tra le altrecose ha donato la Costituzione alla Svizzera,non è ancora sanata. La sua schienapresenta “costole rotte”; e il <strong>li</strong>bro cheper oltre un secolo ha tenuto tra le maniè sparito nella notte e nelle nebbie del restauro.La statua ancora ferita e travag<strong>li</strong>ataviene affardellata e riportata via. Mesidopo torna in Piazza D’Arme e PellegrinoRossi rilegge il suo <strong>li</strong>bro aperto. Una<strong>di</strong>menticanza irrilevante e subito rime<strong>di</strong>ata;affermano i so<strong>li</strong>ti “gril<strong>li</strong> parlanti”. Sierano semp<strong>li</strong>cemente scordati <strong>di</strong> restituireal sapiente il simbolo della scienza edella saggezza.Solo un <strong>li</strong>bro <strong>di</strong> marmo, ma che può essereidentificato come l’Albero della Vita,dove le fog<strong>li</strong>e come i caratteri del <strong>li</strong>brorappresentano la tota<strong>li</strong>tà deg<strong>li</strong> esseri. Eanche la universa<strong>li</strong>tà dei decreti <strong>di</strong>vini.


AgorÀ n. 9 - ottobre 2011 pagina 10 pagina 11 n. 9 - ottobre 2011 AgorÀcronaca <strong>di</strong> un restauroPELLEGRINO ROSSIla resurrezioneLa città <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> ha inagurato, inconcomitanza con altri eventi citta<strong>di</strong>niorganizzati nell’ambito <strong>di</strong>“con_vivere”, tutto incentrato quest’annosui temi unitari della nazione, il restaurodel monumento de<strong>di</strong>cato a PellegrinoRossi. Il recupero della grande statua, celebrativadel giurista carrarese, si deve al finanziamento<strong>di</strong>sposto dalla Presidenza delConsig<strong>li</strong>o dei Ministri ed assume un ruoloimportante sia in riferimento ai valori eticie ag<strong>li</strong> idea<strong>li</strong> po<strong>li</strong>tici trasmessi dall’illustregiurista, sia perché porta a salvare dal degradoun monumento che contribuisce avalorizzare il patrimonio storico e artisticoidentitario della città.L’opera, rea<strong>li</strong>zzata in marmo <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>sul modello eseguito da Pietro Tenerani(<strong>Carrara</strong> 1789-Roma 1869) conservata nellagipsoteca dell’Accademia <strong>di</strong> Belle Arti,è collocata in posizione <strong>di</strong> grande ri<strong>li</strong>evoprospettico nella Piazza d’Armi, attualePiazza Gramsci, e fu inaugurata il 3 settembre1876.Su <strong>di</strong> essa si sono manifestati atti vanda<strong>li</strong>cirecenti qua<strong>li</strong> vistose scritte che hanno deturpatola superficie can<strong>di</strong>da del monumento,ma ancor più gravi sono da ricordare (omeg<strong>li</strong>o da <strong>di</strong>menticare!) g<strong>li</strong> attentati del1978, quando una bomba fu fatta esploderevicino al monumento e lo <strong>di</strong>strusse in parteed un altro episo<strong>di</strong>o del 2006, quando uninsensato atto vanda<strong>li</strong>co danneggiò irrime<strong>di</strong>abilmentei bassori<strong>li</strong>evi posti ad ornare ilbasamento della statua del Rossi.L’intervento <strong>di</strong> restauro che si è appenaconcluso restituisce pertanto alla città unmonumento simbolo altamente rappresentativoper g<strong>li</strong> idea<strong>li</strong> po<strong>li</strong>tici ed artistici cheevoca.L’intervento, condotto con estremo rigoree supportato da <strong>di</strong>agnostica atta a valutarele meto<strong>di</strong>che più appropriate per eseguirele integrazioni, rimuovere le deturpantivernici colorate e lo spesso deposito <strong>di</strong>sporco che ricopriva la statua e si infittivanell’ampio e profondo panneggio dell’abitocon cui è rappresentato lo statista, è risultatoalquanto problematico anche peril <strong>di</strong>ffusissimo e grave quadro fessurativoe per le innumerevo<strong>li</strong> stuccature decoesee cromaticamente <strong>di</strong>somogenee. Pur nonentrando in questa sede nel dettag<strong>li</strong>o <strong>di</strong>specifiche tecniche del lavoro rea<strong>li</strong>zzato, siaccenna alle principa<strong>li</strong> operazioni eseguitequa<strong>li</strong> la rimozione dei depositi coerenti,concrezioni ed incrostazioni, il ripristinodella stabi<strong>li</strong>tà deg<strong>li</strong> elementi costituenti lastatua, l’asportazione delle vecchie stuccatureche sono state riproposte con materia<strong>li</strong>idonei ed ovviamente la cancellazione dellescritte vanda<strong>li</strong>che. È stato anche possibilefar riaderire quei frammenti scultorei -riferibi<strong>li</strong>ai bassori<strong>li</strong>evi latera<strong>li</strong>- che erano statirecuperati dalle Forze dell’Or<strong>di</strong>ne a seguitodei danneggiamenti, mentre non si sonopotute reintegrare altre porzioni danneggiatee che rappresentano i volti <strong>di</strong> alcunipersonaggi presenti nelle complesse scenescolpite.Sull’intera superficie monumentale sonostati app<strong>li</strong>cati prodotti conso<strong>li</strong>danti, antivegetativie antiscritte.Il monumento pertanto, dopo il suo risanamentomaterico e una riproposizioneestetica, ritorna ad essere fulcro della piazzacitta<strong>di</strong>na e far parte <strong>di</strong> un circuito culturaleed artistico che vede i gran<strong>di</strong> scultori<strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> assurgere a rinnovato interesseed apprezzamento.L’opera, come già accennato, rep<strong>li</strong>ca, in <strong>di</strong>mensionipiù gran<strong>di</strong>, il modello che CarloTenerani, fig<strong>li</strong>o del famoso scultore Pietro,aveva inviato a <strong>Carrara</strong> affinché maestri...“carrarina” per nascita eancor oggi partecipe dellavita <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> con il suolavoro <strong>di</strong> ri<strong>li</strong>evo a <strong>li</strong>vellointernazionale ha contribuitoa dare lustro alla sua cittàdella stessa Accademia rea<strong>li</strong>zzassero il monumentoin onore del grande costituziona<strong>li</strong>sta.La città, in verità, si era rivolta a Pietroper un’opera <strong>di</strong> tale rilevanza pubb<strong>li</strong>ca,ma l’artista, ormai anziano, aveva suggerito<strong>di</strong> uti<strong>li</strong>zzare il modello da lui già rea<strong>li</strong>zzatoper il duca Mario Massimo <strong>di</strong> Rignano perla sua villa ag<strong>li</strong> Orti Sallustiani e così il Rossiche si vede nella piazza Gramsci è operaeseguita, sotto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nandoPel<strong>li</strong>ccia, da Scipione Jardella, maestro <strong>di</strong>scultura presso l’Accademia. I bassori<strong>li</strong>eviposti sul basamento si devono ad AristideMilani <strong>di</strong> Massa e a Alessandro Biggi <strong>di</strong><strong>Carrara</strong>, autore, quest’ultimo, anche delmonumento citta<strong>di</strong>no de<strong>di</strong>cato a GiuseppeMazzini, in Piazza Accademia..La figura <strong>di</strong> Pellegrino Rossi, ritratto investi contemporanee ed in atteggiamentiquoti<strong>di</strong>ani (l’uomo è seduto, accavalla legambe ed il suo sguardo, pur nella fissità,esprime una certa fami<strong>li</strong>arità), è posizionatasu un basamento ornato da due bassori<strong>li</strong>evi- purtroppo ormai resi lacunosi dairiferiti atti vanda<strong>li</strong>ci- che raffigurano, lostatista in atto <strong>di</strong> offrire al Gran Consig<strong>li</strong>osvizzero il Patto che da lui prende il nome,e lo stesso Rossi in atto <strong>di</strong> insegnare <strong>di</strong>rittocostituzionale a Parigi.L’Accademia <strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> conserva,nella sua storica ed importante collezionedella Gipsoteca il bozzetto datato2 aprile 1852, il modello del 23 agosto1854 inviato a <strong>Carrara</strong> per la rea<strong>li</strong>zzazionedel monumento, ed un busto che ritrae lostatista. In occasione dell’inaugurazione delrestauro del monumento citta<strong>di</strong>no, le treopere, restaurate, sono state esposte pressol’Accademia e confrontabi<strong>li</strong> con quella monumentale.Alba MacripòSoprintendenza BAPSAE <strong>di</strong> Pisauna grave per<strong>di</strong>taillustrissimo professoreVALERIO MICHELI PELLEGRINIEra un eminente me<strong>di</strong>co, oltre che docente universitario e scrittoreLunedì 10 ottobre alle 11,30 nellac<strong>li</strong>nica “Donatello” <strong>di</strong> Firenze si èspento a 91 anni l’ottimo me<strong>di</strong>co eillustre fig<strong>li</strong>o <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> Professor ValerioMiche<strong>li</strong> Pellegrini. Alle esequie in Duomo,nella sua città natale, era presente unagran folla <strong>di</strong> ogni ceto e censo. A ricordareil bravo me<strong>di</strong>co e il bravo amico.Toccante l’epitaffio del Sindaco AngeloZubbani che interamente riportiamo:“Reco alla famig<strong>li</strong>a, alle fig<strong>li</strong>e, ai parentil’affetto <strong>di</strong> tutta la città ma anche miopersonale per ricordare una figura che hadato molto a <strong>Carrara</strong> in quanto la sua vitaha incrociato quella <strong>di</strong> tanti “carrarini” lasciando<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé la bella scia <strong>di</strong> buonprofumo, che ha contribuito ad accrescerele virtù della nostra comunità.Una vita vissuta come me<strong>di</strong>co, prima <strong>di</strong>tutto, ma anche come ricercatore, scienziato,insegnante, <strong>di</strong>vulgatore, sempre inprima <strong>li</strong>nea nella ricerca, sempre attentoa trasmettere, anche nella professione, valori<strong>positivi</strong>.Quei valori acquisiti in una famig<strong>li</strong>a cheaveva un ruolo importante in città, ruoloche Valerio Miche<strong>li</strong> Pellegrini sentiva doverosomantenere e proseguire anche attraversola professione <strong>di</strong> me<strong>di</strong>co.Per molti, in Ita<strong>li</strong>a e all’estero, è stato unluminare; per tanti studenti una figuraquasi mitica per autorevolezza personale eper stu<strong>di</strong> rea<strong>li</strong>zzati. Per i suoi pazienti unamico, un interlocutore attento e sensibileproprio perché la sua specia<strong>li</strong>zzazione loportava ad agire, molto spesso, sull’esteticaper molti fonte <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> guadagnie popolarità, mentre Valerio ha scelto <strong>di</strong>de<strong>di</strong>carsi alla parte più nobile <strong>di</strong> questabranca scientifica, cercando <strong>di</strong> contribuiread alleviare i <strong>di</strong>sagi socia<strong>li</strong> anziché inseguirealtri tipi <strong>di</strong> successi.La città aveva riconosciuto, attraverso ilsindaco Fi<strong>li</strong>ppo Martinel<strong>li</strong> il suo impegnonon solo professionale, ma anche civileconferendog<strong>li</strong> il 3 giugno 1966: una medag<strong>li</strong>ad’oro in riconoscimento dell’operasvolta a favore dei Reparti Combattenti edella Popolazione durante g<strong>li</strong> eventi dellaguerra <strong>di</strong> <strong>li</strong>berazione.Dunque <strong>Carrara</strong> lo ha sempre consideratofra i fig<strong>li</strong> mig<strong>li</strong>ori, uno <strong>di</strong> quel<strong>li</strong> che hacontribuito a creare e conso<strong>li</strong>dare, anchenell’impegno scientifico la sua immagineche non è solo quella <strong>di</strong> città del marmoma anche <strong>di</strong> comunità in grado <strong>di</strong> offrirecitta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> grande qua<strong>li</strong>tà in tutti i settoridell’economia come della scienza.Una vita professionale lunghissima semprecontrassegnata da successi professiona<strong>li</strong> escientifici, fin dag<strong>li</strong> anni sessanta quandoguidava un’equipe che rea<strong>li</strong>zzava, già allora,operazioni complesse <strong>di</strong> ricostruzione<strong>di</strong> chirurgia plastica.Era una <strong>di</strong>visione all’avanguar<strong>di</strong>a nelletecniche operatorie e nell’uso <strong>di</strong> materia<strong>li</strong>protesici ancora oggi considerati avveniristicie precursori <strong>di</strong> una complessa chirurgiaben più complessa.Un ospedale “Monterosso” che vivevauna propria autonomia, invi<strong>di</strong>ato ed ammiratoda molti, non solo in Toscana e cheera in grado sia <strong>di</strong> curare ma anche <strong>di</strong> farericerca attraverso figure importanti comequella <strong>di</strong> Valerio Miche<strong>li</strong> Pellegrini.Dopo queg<strong>li</strong> anni <strong>di</strong> grande impegno eforse anche grazie alle possibi<strong>li</strong>tà che g<strong>li</strong>aveva garantito l’ospedale <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> doveha operato fino al 1973, “Il Professore”come molti lo hanno sempre chiamato, agiusta ragione, ha spiccato il volo verso Firenzecome era appropriato che fosse.Valerio ha raccolto onori e rinascimentiperché <strong>li</strong> meritava, <strong>li</strong> ha collezionati confrontandosinei luoghi della scienza e delsapere in Ita<strong>li</strong>a e “soprattutto” all’esterodove il rispetto verso la scienza è sincero.Del Miche<strong>li</strong> Pellegrini maestro e accademicotutti sanno, ma vorrei ricordare anchel’uomo che il successo non ha privatodella sua naturale umanità.Questa è una qua<strong>li</strong>tà rara ma che lui portavacon sé come un destino.Vi riporto il ricordo della mia anziana madreche è stata da lui operata ad un orecchioper una grave patologia nel 1951 conun intervento temerario per quel tempo esuccessivamente curata dal professore cheandò più volte a trovarla a casa.Come me tanti tra noi hanno sentito storiesimi<strong>li</strong> che ci fanno ricordare che per<strong>di</strong>ventare davvero gran<strong>di</strong> non basta ilsuccesso se non lo si accompagna ad unabuona dose <strong>di</strong> umanità.Oggi possiamo <strong>di</strong>re che la sua lezione èstata quella <strong>di</strong> invecchiare restando giovane,continuando a sentirsi risorsa perl’umanità e non un problema.In una stagione in cui intere generazioniguardano spaventate alla vita e alle sueincertezze Valerio Miche<strong>li</strong> Pellegrini èl’esempio <strong>di</strong> come si possa accettare la sfidae giocarsela fino alla fine puntando sulproprio talento e sull’ostinata caparbietàdel “carrarino” deciso ad affermarsi.<strong>Carrara</strong> g<strong>li</strong> deve ancora riconoscenza comea tutte quelle persone che ci regalano buonie durevo<strong>li</strong> esempi <strong>di</strong> una vita attraversola quale ha contribuito a restituire <strong>di</strong>gnità,serietà e coerenza; parole che a momentisembrano destinate ad uscire <strong>di</strong> corso, mache uomini come il professore ci riconsegnanoalla loro piena attua<strong>li</strong>tà.È per questo “carrarino” nel mondo, chenon ha mai <strong>di</strong>menticato la sua città, dellecui vicende si sentiva sempre partecipe,è giusta e doverosa questa forte testimonianza<strong>di</strong> grande affetto.Nel mio ruolo <strong>di</strong> Sindaco sento il dovere<strong>di</strong> assumere l’impegno che la città possaricordarsi <strong>di</strong> questo concitta<strong>di</strong>no illustre epossa rendere per sempre visibile il legameche <strong>li</strong> ha uniti.Ciao professor Valerio Miche<strong>li</strong> Pellegrini”.Angelo Zubbani


AgorÀ n. 9 - ottobre 2011 pagina 12 pagina 13 n. 9 - ottobre 2011 AgorÀepitaffio per un amicopiccolo-grande “OMETTO”ad<strong>di</strong>ouna concitta<strong>di</strong>na che “dà lustro alla città”benemerenza civicaa tilde corsi...“carrarina” per nascita eancor oggi partecipe dellavita <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> con il suolavoro <strong>di</strong> ri<strong>li</strong>evo a <strong>li</strong>vellointernazionale ha contribuitoa dare lustro alla sua cittàPubb<strong>li</strong>chiamo l’intervento del <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> Agorà sul Corriere della Sera del 24 aprile 1995Sulla Linea gotica c’è un’osteria“verboten” ai tedeschi. Titolareè Francesco Farsetti detto“Ometto”, 73 anni, ex partigianodella “Brigata Garibal<strong>di</strong>”. Il posto <strong>di</strong>ristoro si trova a Be<strong>di</strong>zzano <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>,in mezzo alle cave <strong>di</strong> marmo delleAlpi Apuane. In questo luogo i tedeschi-donne, vecchi o bambini- nonsono gra<strong>di</strong>ti. Il vecchio partigiano nonconcede loro neanche un panino, uncaffè o un bicchier d’acqua. Se <strong>li</strong> riconosce,<strong>li</strong> ferma sulla porta d’ingressoe chiede loro se possiedono la tesseradell’Arci o dell’Anpi (quella dei Partigianid’Ita<strong>li</strong>a). Poi, con ferma cortesia,<strong>li</strong> allontana. Sull’ingresso del locale,l’insegna scolpita nel legno ironizza:“Da Ometto, tutto è perfetto”. Più inalto, sulla rossa facciata della trattoria,spicca la seconda: “Da Francesco Farsetti,circolo Arci e Anpi”. All’interno del locale,frequentatissimo da cavatori, camionistie turisti, l’ arredo urbano è <strong>di</strong> un biancomirabolante. Lastre, panchine, tavo<strong>li</strong> ecamminatoio sono tutti <strong>di</strong> marmo grezzo:spessore <strong>di</strong> un’epoca, <strong>di</strong> storia e <strong>di</strong> lavoro.Poi c’è quella che Ometto considera sacrare<strong>li</strong>quia: un grande quadro a conservare360 volti <strong>di</strong> partigiani caduti in combattimentomezzo secolo fa; piccole fotografiedecorate da un cuore <strong>di</strong> stoffa ricamato daun anarchico, o da una rosa rossa. L’altroieri al porto <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> è arrivata una navecarica <strong>di</strong> 220 turisti tedeschi. Un affare peri ristoranti del luogo, vero signor Farsetti?“Ma da me non mangeranno niente”. sostieneOmetto. “Perché i “crucchi” fannopaura anche oggi e se posso <strong>li</strong> combatto”.Nell’imme<strong>di</strong>ato dopoguerra, prosegue, “ipartigiani delle Apuane, io in testa, fondammoquesto ritrovo. E dal 1946 che allontanotutto ciò che sa <strong>di</strong> tedesco dal locale.Se qualcuno riesce a entrarvi perchésono impegnato nella semina o a infiascarevino, mi rodo dentro e non ho pace finoa quando non va via. Ma accade <strong>di</strong> rado,perché <strong>li</strong> riconosco al fiuto”. Dopo cinquant’anni, signor Farsetti, non le sembra<strong>di</strong> essere come quei giapponesi che,non sapendo la guerra finita, <strong>di</strong>fendonog<strong>li</strong> atol<strong>li</strong>? “Anche peggio, perché ho visto“Ometto” con la regista e fotoreportertedesca Digne M. Marcoviczcoi miei occhi brandel<strong>li</strong> <strong>di</strong> carne umana <strong>di</strong>vecchi e bambini, assassinati dalle SS <strong>di</strong>Walter Reder, il “Monco maledetto”, cheha fatto sfracel<strong>li</strong> <strong>di</strong> innocenti dalle nostreparti, solo per rappresag<strong>li</strong>a. La fame è statatanta come la paura. Pensate davveroche accetti <strong>di</strong> servire i tedeschi o <strong>di</strong> farg<strong>li</strong>scattare fotografie nei luoghi dove hannoammazzato tanta brava gente?”. “Sarà ancheun po’ esagerato, ma mio marito ha ragione”,fa eco Siria Ussi, consorte <strong>di</strong>Ometto. “Siamo allergici ai tedeschi,ai loro costumi, alla loro <strong>li</strong>ngua sferzante,al loro danaro che sale troppoa mortificare la nostra <strong>li</strong>retta. Eppoinostri colleghi ci riferiscono che sonoanche tirchi e mangiano male pur <strong>di</strong>non spendere. Che vadano altrove:“raus”, come loro or<strong>di</strong>navano a mequand’ero bambina”. “Trent’anni fasui monti <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> incen<strong>di</strong>arono ilprimo campeggio tedesco -rievoca loscrittore Enrico Nori-...ancora oggic’è un Ometto che conserva rancoriindelebi<strong>li</strong>. Sarebbe bello che il 25aprile ognuno ricordasse in silenzio ipropri morti, <strong>di</strong> qualsiasi naziona<strong>li</strong>tà.Con un pensiero pietoso a quei poveriragazzi tedeschi, mandati al massacrodalla fol<strong>li</strong>a dei loro capi”. “Dioperdona ma io no -rep<strong>li</strong>ca l’ex partigianoFarsetti- i miei compagni si rivolterebberonelle fosse comuni dove <strong>li</strong> avevano gettati.Perché la notte sento ancora il rumorepauroso deg<strong>li</strong> scarponi chiodati. E nonsarà mai che un tedesco lo confonda cong<strong>li</strong> aromi della mia cucina casa<strong>li</strong>nga: verboten,malgrado il marco forte”. (V.P.)Il sindaco ti saluta“Il Sindaco <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> ti saluta FrancescoFarsetti “Ometto”. Che la terra ti sia <strong>li</strong>evepartigiano combattente, comunista serissimo,integro e tenace della prima ora. LaResistenza, il coraggio e le espressioni so<strong>li</strong>da<strong>li</strong><strong>di</strong> una vita non facile <strong>li</strong> hai percorsianche nel dopoguerra, quando con la tuaconsorte Siria Ussi avete messo su un luogo<strong>di</strong> ristoro tipico, allora esclusivo per icavatori. Sotto i pergolati <strong>di</strong> uva frago<strong>li</strong>naun arredo urbano stupefacente, tra gran<strong>di</strong>tavo<strong>li</strong> bianchi e spessi, balaustre, panchinee pavimento messo a <strong>di</strong>mora coi ritag<strong>li</strong> <strong>di</strong>“cocciàme”.Tutto <strong>di</strong> marmo grezzo nostrano, forse ancheun po’ levigato.Il panorama intorno che si scorgeva e siscorge dalla tua locanda detta da... “Omettodove tutto è perfetto, tranne che lui”, èricco <strong>di</strong> fascino aggregante: visione apoca<strong>li</strong>tticadelle montagne dei “Campani<strong>li</strong>”,cave <strong>di</strong> “Belgia”, il “Tarnone” e il fondovalle<strong>di</strong> sotto, proseguimento del “CanalDel Vento”, fino a “Mortarola”. E oltre...Non si poteva non soffermarci da te: stopobb<strong>li</strong>gatorio da “Ometto”, dentro un’ atmosferairripetibile e amena. Con te chemi fissavi: “sarai mica un Sindaco tedesco?...Ti saluto <strong>di</strong> nuovo “Ometto”.Il Tuo amico Angelo ZubbaniIl Presidente del C.C. Luca Ragoni de<strong>li</strong>nea (in nostra sintesi)la proposta <strong>di</strong> de<strong>li</strong>berazione per il conferimento dell’Alta BenemerenzaCivica a Tilde Corsi quale riconoscimento ad unacitta<strong>di</strong>na che con il suo lavoro ha contribuito a dare lustro allasua città.I L C O N S I G L I O C O M U N A L EConsiderato che la Conferenza dei Capigruppo ha unanimementeaccolto la proposta <strong>di</strong> conferimento dell’attestato <strong>di</strong> Alta BenemerenzaCivica a Tilde Corsi, nota produttrice cinematograficaita<strong>li</strong>ana, pur non residente nel <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> ed interpretandoil concetto <strong>di</strong> residenza non in senso anagrafico del terminema in quello <strong>di</strong> appartenenza al territorio; riservandosi <strong>di</strong> dareavvio ad una mo<strong>di</strong>fica dello Statuto al fine <strong>di</strong> inserire tale interpretazione...Vista la biografia della celebre produttrice ed in particolare:“Tilde intraprende i primi passi lavorando come Ufficio Stampadella PEA Produzione dove ha partecipato alla rea<strong>li</strong>zzazione <strong>di</strong>molti film, tra i qua<strong>li</strong> si ricordano “Casanova” <strong>di</strong> Federico Fel<strong>li</strong>nie “Salò” <strong>di</strong> Pierpaolo Paso<strong>li</strong>ni.Nell’anno 1992 con Gianni Romo<strong>li</strong> intraprende la sua carriera <strong>di</strong>produttrice rea<strong>li</strong>zzando “Dellamorte Dellamore” <strong>di</strong> Soavi; producendosuccessivamente molti dei film <strong>di</strong> Ferzan Ozpetek: “Harem”“Suare”, “Le fate ignoranti”, “La finestra <strong>di</strong> fronte”, “CuoreSacro” e “Saturno Contro”, ai qua<strong>li</strong> vanno aggiunti i recenti: “Ilpassato è una terra straniera”, regia <strong>di</strong> Daniele Vicari e “La sici<strong>li</strong>anaribelle” regia <strong>di</strong> Marco Amenta;- Nel 2001 Tilde vince il Nastro d’Argento come mig<strong>li</strong>ore produttriceper il film “Le fate ignoranti” <strong>di</strong> Ferzan Ozpetek.Il presidente pincione ringraziacon-viveresuccesso<strong>di</strong> tutticonclusione <strong>di</strong> questa e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Convivere che è stataA senz’altro quella che, ad oggi, ha riscosso il maggior successo<strong>di</strong> critica e <strong>di</strong> pubb<strong>li</strong>co, desiderio ringraziare anzitutto ilSindaco che ha seguito in prima persona ogni fase del Festivale soprattutto ha fatto in modo <strong>di</strong> darci un centro storico chenon è mai stato così bello e accog<strong>li</strong>ente e che rimarrà, anchein futuro, la degna cornice <strong>di</strong> questo grande spettacolo <strong>di</strong> artee cultura.Desidero ugualmente ringraziare Remo Bodei ed EmanuelaD E L I B E R A- <strong>di</strong> conferire l’Alta Benemerenza Civica a Tilde Corsi “nota produttricenel panorama cinematografico sia ita<strong>li</strong>ano che internazionale,“carrarina” per nascita e ancor oggi partecipe della vita<strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> con il suo lavoro <strong>di</strong> ri<strong>li</strong>evo a <strong>li</strong>vello internazionale hacontribuito a dare lustro alla sua città”.Mazzi senza i qua<strong>li</strong> non saremo giunti a questi <strong>li</strong>vel<strong>li</strong> <strong>di</strong> qua<strong>li</strong>tà,ma assieme a loro è doveroso ricordare e sotto<strong>li</strong>neare l’impegnogeneroso e <strong>di</strong>sinteressato delle decine <strong>di</strong> volontari che cihanno consentito <strong>di</strong> organizzare al meg<strong>li</strong>o una manifestazioneche sta <strong>di</strong>ventando uno deg<strong>li</strong> eventi più partecipati ed amatida tutta la città.Alberto PincionePresidente Fondazione Cassa <strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>


pagina 15n. 9 - ottobre 2011 AgorÀun amico <strong>di</strong> carrararomano cagnoninuova casa-stu<strong>di</strong>o stile N.Y.Romano e la consorte Patricia FranceschettiRomano Cagnoni celebre fotoreporterinternazionale e grande amicodei cavatori <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, ha inauguratorecentemente il suo nuovo megagalatticostu<strong>di</strong>o fotografico a Pietrasanta.Si tratta <strong>di</strong> un ambiente ultramoderno <strong>di</strong>oltre 300 mq. (<strong>di</strong>segnato dall’architettoJennefer Shaub) con appartamento incorporatoal piano superiore, nel quale Romanoe la sua consorte Patricia Franceschettilavoreranno e vivranno fe<strong>li</strong>ci. All’inaugurazioneche si è tenuta sabato sera 24 settembrescorso, c’era il gotha del foto-giorna<strong>li</strong>smoe del mondo della cultura nazionaleed estero.Tanti g<strong>li</strong> scultori ed accademici che operanotra <strong>Carrara</strong> e Pietrasanta. All’internodello “Stu<strong>di</strong>o-Cagnoni” spiccano celeberrimegigantografie in bianconero ed a colori,scattate durante le guerre africane evietnamite. Fotografie <strong>di</strong> personaggi blasonatie popolari, <strong>di</strong> monumenti e luoghi delmondo in cui viviamo… e <strong>di</strong> cavatori cheoperano nelle Apuane.Romano ha rea<strong>li</strong>zzato uno stu<strong>di</strong>o stilenewyorkese che neg<strong>li</strong> States chiamiamo“Loft” -ha detto una graziosa cronista Usaall’inaugurazione tra gloriose macchine fotografiche“Laica”, “Nikon” e banchi otticiantichi e modernissimi- per questo quidentro -da Romano- mi sembra <strong>di</strong> stare acasa mia nella Grande Mela.Cagnoni tra breve esporrà il meg<strong>li</strong>o dellasua fotografia artistica a “Palazzo Me<strong>di</strong>ceo”<strong>di</strong> Seravezza. Una mostra sul “Marmomateria dell’arte”-racconta- che ho sud<strong>di</strong>visoper capito<strong>li</strong> che vanno da Michelangelo aGiotto e dai “Magister marmorum” apuaniag<strong>li</strong> scalpel<strong>li</strong>ni <strong>di</strong> Piatrasanta: simi<strong>li</strong>tu<strong>di</strong>nie mutazioni ine<strong>di</strong>te <strong>di</strong> uomini ed ambiente,fra tecniche e vestigia antiche e moderne <strong>di</strong>tutto ciò che ruota intorno all’universo lapideo.Nei suoi progetti futuri Romano Cagnoniha quello <strong>di</strong> trasferire concetti filosofici vita<strong>li</strong>nella fotografia. Una cosa <strong>di</strong>fficile e perora segreta -<strong>di</strong>ce il fotografo- ma che farò.Ancora tra breve andrò in Egitto a ritrarrein pel<strong>li</strong>cola la rabbia dei ragazzi e deg<strong>li</strong> studentiesplosa dal 25 gennaio scorso, soprattuttograzie ad internet. Una rivoluzionedeg<strong>li</strong> egiziani contro la tirannia e la <strong>di</strong>suguag<strong>li</strong>anzaverso la <strong>li</strong>bertà, ma quasi sottaciutao mistificata dai me<strong>di</strong>a mon<strong>di</strong>a<strong>li</strong> -affermaRomano Cagnoni. Alla mia non più verdeetà so <strong>di</strong> rischiare la pelle nel caos <strong>di</strong>sumanod’Egitto. Ma che volete -conclude il grandefotoreporter- l’albero della <strong>li</strong>bertà deveessere innaffiato, <strong>di</strong> quando in quando, colsangue dei patrioti e dei tiranni. È un concimenaturale.(V.P.)


AgorÀ n. 9 - ottobre 2011 pagina 16 pagina 17 n. 9 - ottobre 2011 AgorÀla leggenda delpescatore e dellasirena snobbataSirena a Bocca <strong>di</strong> Magra? Il signorColmaro Orsini da… “Genova” stavapescando su una scog<strong>li</strong>era quandoudì una dolce melo<strong>di</strong>a provenire dal mare.Si guardò intorno e vide uscire dall’acquauna testa <strong>di</strong> donna coi capel<strong>li</strong> ver<strong>di</strong> che lofissava. La visione durò pochi istanti. Lostrano essere che aveva una coda <strong>di</strong> pesceazzurrognola si allontanò ben prestolasciando una lunga scia verso la PuntaBianca. Questo il racconto del pescatoreOrsini”.La strabi<strong>li</strong>ante notizia comparve il 17giugno 1962 in prima pagina <strong>di</strong> copertinadella “Domenica Del Corriere” conillustrazione del mitico <strong>di</strong>segnatore WalterMo<strong>li</strong>no, che riproponiamo nell’originaled’epoca su Agorà.L’unico errore commesso dal grande settimanaledel Corriere Della Sera è che ilsignor Orsini è stato definito essere ungenovese...Colmaro Orsini pescatore provetto eMedag<strong>li</strong>a d’Oro al Valor Civile per salvataggiin mare è nato, vissuto e mortoa Marina <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>. E la sirena l’ha vistamentre stava pescando muggini alla“Turbina” nello specchio d’acqua neipressi <strong>di</strong> Bocca <strong>di</strong> Magra. Il pescatoreColmaro classe 1920 è spirato 16 anni orsono nella sua amata Marina, circondatodall’affetto e dal cordog<strong>li</strong>o dei suoi seifig<strong>li</strong>: Diana, Priamo, Riccardo, Manrica,Giovanni ed Anna.Sono <strong>di</strong>versi anni che Agorà cerca <strong>di</strong> ottenerequesta famosa copertina della “DomenicaDel Corriere”, corredata dallamirabolante notizia. Finalmente il nostroamico e fig<strong>li</strong>o del pescatore, Giovanni“Colmaro” Orsini, si è deciso a portarcela.Suo padre in effetti sarebbe degno <strong>di</strong>comparire nelle pagine de “Il vecchio e ilmare” <strong>di</strong> Ernest Hemingway.Non aveva né barca né attrezzature <strong>di</strong>sorta -racconta il fig<strong>li</strong>o Giovanni- facevatutto con la forza delle sue mani. Tonnellate<strong>di</strong> musco<strong>li</strong> le tirava su dalle scog<strong>li</strong>eredella Turbina. Strappava i po<strong>li</strong>pi dalle lorotane nelle profon<strong>di</strong>tà marine, coi tentaco<strong>li</strong>che g<strong>li</strong> si aggrovig<strong>li</strong>avano in tutto ilcorpo. Il mio Colmaro ci manteneva coipesci che prendeva e portava a casa in uncestone. Era anche un ottimo nuotatore,alto un metro e 80, fisico possente, assaicoraggioso. Il babbo non ha mai esitato asoccorrere naufraghi o gente in <strong>di</strong>fficoltàtra i flutti. Per anni -conclude GiovanniOrsini- mio padre è stato anche bagninoall’Umbertino.Le sirene nel mito e nella leggenda seduconoi navigatori con la bellezza del voltoe con la melo<strong>di</strong>a dei canti.Come U<strong>li</strong>sse bisogna attaccarsi alla durarealtà dell’albero maestro al centro dellanave che rappresenta l’asse vitale delloIl 17 giugno 1962 lacopertina della “DomenicaDel Corriere”, illustrata daWalter Mo<strong>li</strong>no, riportaval’avventura successa almarinello Colmaro Orsinispirito. Proprio così, per mettere in fugale illusioni delle passioni umane.Il marinaio Colmaro Orsini la sua sirenal’ha vista quando aveva 42 anni. Uomotutto d’un pezzo e poco portato al pateticole ha dato solo un’occhiata.Poi si è rimesso a pescare sperando cheil bel<strong>li</strong>ssimo mostro deg<strong>li</strong> abissi non g<strong>li</strong>avesse spaventato i pesci proprio lì… intornoal suo mare.(V.P.)ARTE ED EDUCAZIONELABORATORI TEATRALINELLE SCUOLEtra <strong>di</strong>sagio e culturaLA POSTA DI AGORÀRICEVIAMO E PUBBLICHIAMOLuigi Brotini, 80 anni, ex impresario nelsettore deg<strong>li</strong> abrasivi, nativo <strong>di</strong> Avenza ma“emigrato” da anni ad Ortonovo, scrive alSindaco Angelo Zubbani: “Sono stato moltianni fa fuori della mia <strong>Carrara</strong>. Ho avvertitotanta nostalgia. Questa mia poesia l’ho scrittaper il sincero rimpianto <strong>di</strong> non vedere più imolti amici che possedevo in Città; ed altriche come si suole <strong>di</strong>re sono rimasti “impantanati”in paesi lontani e che non hanno maipotuto far ritorno a casa. Spero che questamia piccola opera Le piaccia e sia degna <strong>di</strong>essere pubb<strong>li</strong>cata su Agorà.Il Sindaco Zubbani ringrazia ed abbracciail Sig. Luigi Brotini la cui <strong>di</strong>mora non <strong>di</strong>stapoi tanto da <strong>Carrara</strong>-Avenza. Però -<strong>di</strong>ce ilSindaco- vero è che se la lontananza è come ilvento, la nostalgia <strong>di</strong> casa è un tornado anchea due passi dalla fe<strong>li</strong>cità.Ecco la poesia dell’ avenzino:Alpi Apuaneda tempo non più viste,or mi sembratepiù boscose ed irte.E tu montagna bianca,che ti nascon<strong>di</strong> superbafra le nubi,apri il tuo manto.Apri il tuo mantoa chi ti vuole bene,a chi da te <strong>li</strong>eto ritorna.Mostrami ancorle tue sì bianche forme,Il segreto del “Teatro Sociale” è solo un filo -esor<strong>di</strong>sce l’assessorealle Po<strong>li</strong>tiche Socia<strong>li</strong> Masssimi<strong>li</strong>ano Bernar<strong>di</strong>- un filo che pois’ intreccia con tanti altri fi<strong>li</strong> a costruire il tessuto e la tramasociale.L’inizio dei “laboratori” <strong>di</strong> <strong>li</strong>bertà <strong>di</strong> pensiero ed azione istruttivi èimminente, grazie alla progettazione dell’assessorato preposto chene ha <strong>di</strong>segnato e stabi<strong>li</strong>to i concetti: “La scuola, da quella maternafino all’università, rappresenta l’esperienza sociale e comunitariapiù lunga ed importante per la quasi tota<strong>li</strong>tà <strong>di</strong> bambini, ragazzi egiovani dei tempi moderni.Il teatro non estingue “magicamente” i moltep<strong>li</strong>ci <strong>di</strong>sagi <strong>di</strong> adolescentie giovani in età scolastica, ma come risulta dalla letteraturaè capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuir<strong>li</strong> in maniera significativa perché al contrariodell’istituzione scolastica ed anche <strong>di</strong> quella fami<strong>li</strong>are, non metteal centro l’ istruzione e ai margini l’in<strong>di</strong>viduo, ma vi pone la personaper donarle possibi<strong>li</strong>tà <strong>di</strong> “essere ciò che vuole essere”; e peroffrire nel confronto-incontro dei desideri e delle storie altrui, laopportunità <strong>di</strong> costruire relazioni <strong>di</strong> gruppo, a sua volta artefici<strong>di</strong> un progetto comunitario e <strong>di</strong> un impegno pubb<strong>li</strong>co, creativo esociale.Il teatro è anche un <strong>di</strong>vertimento impegnato: coniuga immaginarioe realtà, <strong>di</strong>scip<strong>li</strong>na e gioco; fa <strong>di</strong>alogare adulti e giovani. Il “teatrosociale” si propone quale “invenzione”, motrice <strong>di</strong> socia<strong>li</strong>tàe <strong>di</strong> comunità, <strong>di</strong>strutte e minacciate oggi dall’in<strong>di</strong>vidua<strong>li</strong>smo edai processi <strong>di</strong> omogeneizzazione della cultura globale. Si proponecome formazione e ricerca <strong>di</strong> benessere psicofisico delle singolepersone attraverso la costituzione <strong>di</strong> cooperative e <strong>di</strong> gruppi produttori<strong>di</strong> pratiche performative: espressive e relaziona<strong>li</strong> in grado<strong>di</strong> creare riti e miti, spazi, tempi, corpi, in<strong>di</strong>pendenti e concorrentidel vecchio sistema.Ogni comunità amministrata ha già una visione complessiva dellasituazione, e programma interventi nella po<strong>li</strong>tica culturale enell’assistenza sociale. Lo specifico del teatro <strong>di</strong> comunità è concepirequesti due settori come strettamente integranti”.fammi vedere ancorquanto sei bella!Strega, ingannatrice,non ti basta il sudor ;tu vuoi che le tue grazienoi paghiàm col sangue.Ma<strong>li</strong>arda, incantatrice,fatti veder <strong>di</strong> sera,dopo un dì <strong>di</strong> pioggia:nitida, pu<strong>li</strong>ta.E quando ti mettila vestag<strong>li</strong>a rosapossa così sognartiquando sarò lontano.Sognarti…Per una vita intera.(Luigi Brotini)


AgorÀ n. 9 - ottobre 2011 pagina 18 pagina 19 n. 9 - ottobre 2011 AgorÀARTISTI CARRARINIritratti d’autore<strong>di</strong> NANDO CRUDELIL‘ex lavoratore portualeuna volta in pensione hapotuto coltivare la suapassione per la pittura conrisultati davvero notevo<strong>li</strong>Dipingo personaggi del passato e delpresente <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>; luoghi e panoramichememorabi<strong>li</strong> in assoluta<strong>li</strong>bertà <strong>di</strong> pensiero e <strong>di</strong> pennello. Dipingoquello che mi pare e piace e che ritengo siagiusto rammentare coi colori.Nando Crude<strong>li</strong>, 63 anni, comunista <strong>di</strong> Marina,ex lavoratore portuale, ex campione<strong>di</strong> braccio <strong>di</strong> ferro, oggi pittore valente, haritratto il “Memo” Brucellaria, Gigi Buffon,Zucchero Fornaciari, Arturo il “bohémien”,l’anarchico Gog<strong>li</strong>ardo Fiaschi, ilme<strong>di</strong>co Mario Fontani<strong>li</strong>, il monumento a“Carlàzz” Fabbricotti, infiniti altri soggettie… Vittorio Sgarbi… al quale ha de<strong>di</strong>catoad<strong>di</strong>rittura due quadri ad o<strong>li</strong>o.Sgarbi è un uomo <strong>li</strong>bero come me -afferma ilrifondatore comunista macchiaiolo- VittorioSgarbi è un grande esperto d’arte classicache rifiuta ogni tipo <strong>di</strong> guinzag<strong>li</strong>o e all’occorrenzasa anche dare le <strong>di</strong>missioni: un belprotagonista della cultura nazionale da immortalare.Ora incornicio i miei due <strong>di</strong>pinti-conclude Nando Crude<strong>li</strong>- poi mi auguroche Sgarbi venga da me a Marina ad accettar<strong>li</strong>in dono.


AgorÀ n. 9 - ottobre 2011 pagina 20 pagina 21 n. 9 - ottobre 2011 AgorÀNella chiesa <strong>di</strong> San Pietro ad avenzapapa Bonifacio VIII e la iconagotica made in carraraUn’opera erratica raffigurante il pontefice probabilmente “raccattata” da AvenzaLa chiesa <strong>di</strong> Avenza, che era la piùpovera delle “vicinanze” carraresi,non poteva permettersi gran<strong>di</strong>committenze artistiche, per questo haspesso rime<strong>di</strong>ato opere incompiute odanneggiate magari rifiutate dai committentioriginari. Sono le cosiddette “opereerratiche”.Tra queste c’è un’icona gotica in marmoraffigurante una Madonna con Bambinoincoronata in trono. È molto particolarenello stile: riccamente lavorata, si tratta<strong>di</strong> un gotico <strong>di</strong>verso da quello pisano ogenovese, fami<strong>li</strong>are nell’ambito artisticocarrarese. Il traforo trilobato dell’arcopresenta al centro un andamento a fiammella,elemento del gotico nord europeo,la madonna ha la corona ma nonil velo e altri particolari dei <strong>li</strong>neamenti edell’abbig<strong>li</strong>amento sono <strong>di</strong> area francofiamminga. Ricca <strong>di</strong> simbo<strong>li</strong> florea<strong>li</strong>, appareancora come un’opera <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nariafinezza malgrado le mutilazionisubite nei seco<strong>li</strong>: la mano destra dellamadonna, (probabilmente “ho<strong>di</strong>gitria”,cioè nell’atto <strong>di</strong> mostrare la strada), ilmento, la testa del cardel<strong>li</strong>no in mano aGesù Bambino.Sotto ai pie<strong>di</strong> della Vergine una fila <strong>di</strong>cinque rose allude alle cinque Ave Mariaconsecutive del rosario. Ma è propriola parte più bassa che riserva sorprese:il trono è sorretto da una figura mutilatache stringe con le mani i due pilastri. Latesta è stata volutamente staccata e presentaevidenti colpi <strong>di</strong> subbia, cioè non èuna mutilazione accidentale.La figura decapitata è un papa, perchéè il papa che regge la chiesa (inoltre, sinotano due scalfitture nella cornice soprastante,rapportabi<strong>li</strong> alle due infuleche scendevano dalla tiara). Ma qualepapa può aver subito una tale damnatiomemoriae?Osservando i due pilastrini retti dallafigura decapitata si osservano due testineumane, una col cappuccio e una senza, evidenteallegoria del potere spirituale e temporale.Sporgono leggermente sopra le impugnaturecome se fossero else <strong>di</strong> spade.Ebbene, fu papa Bonifacio VIII Caetani,scaraventato da Dante all’inferno in anticiposulla morte, ad affermare, nella suabolla “Una Sanctam”contro re Fi<strong>li</strong>ppo ilBello <strong>di</strong> Francia, che “nella potestà dellaChiesa sono <strong>di</strong>stinte due spade, quellaspirituale e quella temporale”.Anche un capitello della nicchia risultascalpellato <strong>di</strong> proposito, forse contenevaun simbolo o uno stemma, così pure unadelle mani (che poteva ospitare qualchesimbolo contestato come le chiavi <strong>di</strong> SanPietro) che appare però spezzata <strong>di</strong> netto.Si può postulare che l’opera, in esecuzionea <strong>Carrara</strong>, abbia subito delle mutilazioni“po<strong>li</strong>tiche”, forse a seguito dello“schiaffo <strong>di</strong> Anagni” e della morte delPontefice (1303) quin<strong>di</strong>, rifiutata dallacommittenza e “raccattata” da Avenzacome avverrà per molte altre opere erratiche.La scultura, comunque, <strong>di</strong>mostra la presenza<strong>di</strong> artisti <strong>di</strong> area francese a <strong>Carrara</strong>nel XIV secolo (come nel caso più famosodell’ Annunciazione o “Cassanelle”)e, per questo, meriterebbe <strong>di</strong> essere stu<strong>di</strong>atapiù a fondo <strong>di</strong> quanto sia stato fattofino ad oggi.Pietro Di PierroSintesi dalla relazione presentata il 17Lug<strong>li</strong>o 2011, durante g<strong>li</strong> eventi cultura<strong>li</strong>alla festa me<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> Avenza.per un nuovo regolamento partecipato“Oltre le Circoscrizioni”la “COSA” entra nel vivoIl 2 novembre 2010 -come purtroppo ènoto in città- una vecchia casa sul torrenteCarrione è parzialmente crollata, conla conseguente chiusura <strong>di</strong> parte della ViaCarriona per dar luogo a lavori <strong>di</strong> messain sicurezza, demo<strong>li</strong>zione e ripristino.Il <strong>Comune</strong> ha riaperto al traffico la “Carriona”,la cui serrata obb<strong>li</strong>gatoria hacomportato non pochi <strong>di</strong>sagi. Nel corsodell’anno tutte le opere prescritte da Usled Arpat sono state effettuate o lo stannoper essere. Al momento è in corso d’esecuzionela profilatura dei muri d’ambitolatera<strong>li</strong> (contrafforti esistenti del fabbricatodemo<strong>li</strong>to); il conso<strong>li</strong>damento del paramentoesterno dello stabile (il <strong>di</strong>visoriotra l’e<strong>di</strong>ficio demo<strong>li</strong>to e quello ancora inEntra nel vivo il processo partecipativo“Oltre le Circoscrizioni: perun nuovo regolamento partecipato”,presentato dal <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> eammesso a finanziamento dall’AutoritàRegionale per la Partecipazione.Il documento pre<strong>li</strong>minare, in cui sonostati ana<strong>li</strong>zzati i report prodotti nel corsodell’iniziativa “Oltre le Circoscrizioni”,è stato <strong>di</strong>scusso con i membri dellecommissioni consi<strong>li</strong>ari competenti, laCommissione 4 (Attività produttive -industria,porto, artigianato, agricoltura,commercio, turismo- sportello unico attivitàproduttive, innovazione tecnologica,trasparenza, partecipazione, informazione,decentramento) e la Commissione9 (Affari genera<strong>li</strong>, personale, affari istituziona<strong>li</strong>,osservatorio per l’attuazionedello Statuto, società partecipate).Il documento è stato, quin<strong>di</strong>, presentatoalle <strong>di</strong>verse categorie <strong>di</strong> soggetti interessateall’argomento (rappresentanti dellaCircoscrizioni, mondo associativo, mondodella scuola ecc.). Nel corso <strong>di</strong> cinqueassemblee, che si sono svolte tra lug<strong>li</strong>o esettembre, sono stati raccolti commentie considerazioni, per arrivare a costruireun dossier che esprima la plura<strong>li</strong>tà delleposizioni.Il percorso procederà adesso con unamoda<strong>li</strong>tà davvero innovativa nel panoramaita<strong>li</strong>ano: per la <strong>di</strong>scussione della bozza<strong>di</strong> regolamento verrà coinvoltauna giuria dei citta<strong>di</strong>ni, formata da50 persone, che saranno reclutatetramite un campionamento casualestatistico curato dall’Università <strong>di</strong>Siena. Con il supporto <strong>di</strong> faci<strong>li</strong>tatoriprofessionisti e grazie alle testimonianzeofferte dai testimoni e daesperti, i giurati si confronterannosul documento pre<strong>li</strong>minare, per arrivarea definire la proposta finale da sottoporreall’Amministrazione comunale.I criteri per effettuare il campionamentoe per la scelta dei testimoni sono stati<strong>di</strong>scussi dal tavolo <strong>di</strong> monitoraggio, presiedutodal Vice Sindaco Andrea Zanettie composto dai rappresentanti nominatinel corso deg<strong>li</strong> incontri: Enrico Braida(Presidente Commissione 9^), LeonardoBusel<strong>li</strong> (componente della Commissione4^), Silvia Vanel<strong>li</strong> (Presidente dellaCommissione Speciale con funzioni <strong>di</strong>controllo e garanzia), Simonetta Corsi(Consig<strong>li</strong>ere Circoscrizione 1) PatriziaArrighi, (Consig<strong>li</strong>ere Circoscrizione 4)e Riccardo Bruschi (componente dellaCommissione 4^), E<strong>li</strong>sa Battistini(dell’Associazione Fundum Granianum),Paolo Vatteroni (dell’Associazione CarnevaleMarina).Questi i criteri stabi<strong>li</strong>ti per il campionamentodella giuria dei citta<strong>di</strong>ni: <strong>li</strong>mitareil campionamento ai residenti con <strong>di</strong>rittoRIAPERTA LA VIA CARRIONAloco), cui seguiranno la fodera dei muri<strong>di</strong> parapetto con pietrame a vista; il gettocon “spritz-beton” della facciata, la posain opera della “Madonnina” esistente sulprospetto demo<strong>li</strong>to (recuperata e pu<strong>li</strong>ta),la tinteggiatura ed infine l’asfaltatura dellasuperficie residua. Lavori progettatidall’ing. Fruzzetti, Arch. Masini e Ing.Marchetti che è anche <strong>di</strong>rettore dei lavori.Il finanziamento (160 mila euro) èinteramente a carico del <strong>Comune</strong>.È in corso la progettazione dei lavori <strong>di</strong>ricostruzione dell’argine crollato, ove ègià visibile la provvisoria scog<strong>li</strong>era <strong>di</strong> protezione.L’appalto delle opere definitive entro lafine dell’ anno.le circoscrizioniOltre<strong>di</strong> voto, garantire una rappresentanza paritaria<strong>di</strong> genere minimo 50%, estendereil campionamento alla fascia <strong>di</strong> età 16-17anni, esclusione dal campionamento deg<strong>li</strong>eletti dei consig<strong>li</strong> comuna<strong>li</strong> e <strong>di</strong> circoscrizione,garantire la rappresentanzaterritoriale.I sei testimoni che dovranno presentarealla giuria dei citta<strong>di</strong>ni le proprie esperienze,nel corso dei laboratori in programmail 27 ottobre, 3, 10 e 17 novembredovranno presentare un bilancio dellecircoscrizioni, inquadrarne il quadrogiuri<strong>di</strong>co e proporre proposte operative.Nel primo caso i testimoni saranno unrappresentante del mondo delle Circoscrizionie uno del mondo della societàcivile e delle associazioni, nel secondo ungiurista, il terzo tema, infine, sarà affidatoad un rappresentante del mondo delleCircoscrizioni, ad uno del mondo delleassociazioni e ad uno dell’Amministrazione.Andrea Zanetti


AgorÀ n. 9 - ottobre 2011 pagina 22 pagina 23 n. 9 - ottobre 2011 AgorÀun documento d’epoca - 3cenni sulla famig<strong>li</strong>a fabbricottinella storia del marmo<strong>di</strong> antonio bernieriLa terza parte dell’estratto dai“Quaderni <strong>di</strong> Maria Teresa FabbricottiMazzei 1893-1977)” sposa <strong>di</strong> CarloFabbricotti. Il testo è stato scritto dallcompianto storico Antonio BernieriLa memoria delle tre famig<strong>li</strong>e Del Me<strong>di</strong>co, Fabbricotti e Lazzoni,che fecero la storia della città <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, si perde nellanotte del Me<strong>di</strong>oevo, finché esse comparvero nella vita dellacittà e vi si affer marono ag<strong>li</strong> inizi dell’era moderna. Dall’Archivioparrocchiale <strong>di</strong> Mi seg<strong>li</strong>a, borgata a monte <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, si sa che unDomenico Fabbricotti, oriundo da Fabbrico, villaggio nel territorio<strong>di</strong> Reggio Emi<strong>li</strong>a, nel 1519 si trasferì appunto a Miseg<strong>li</strong>a, dove nacqueGiu<strong>li</strong>o, che ivi morì nel maggio 1590.La storia <strong>di</strong> queste tre famig<strong>li</strong>e s’intreccia strettamente con quelladella città <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, che con Massa faceva parte del Marchesatodei Malaspina. <strong>Carrara</strong>, <strong>li</strong>beratasi da tempo dal dominio dei Vescoviconti <strong>di</strong> Luni, si era costituita in <strong>li</strong>bero <strong>Comune</strong>, che subiva tuttavial’influen za delle Signorie delle città <strong>li</strong>mitrofe. Quando RicciardaMalaspina, fig<strong>li</strong>a <strong>di</strong> Antonio Alderano e ultima <strong>di</strong>scendente dellafamig<strong>li</strong>a, si sposò in seconde nozze con Lorenzo Cybo, nobilegenovese, il marchesato passò in possesso <strong>di</strong> questi. Dal CyboRicciarda ebbe due fig<strong>li</strong> maschi: Giu<strong>li</strong>o ed Alberico, che ai tito<strong>li</strong>ere<strong>di</strong>tati dal padre unì quello <strong>di</strong> Marchese <strong>di</strong> Massa e principe <strong>di</strong><strong>Carrara</strong>. Capostipite del ramo Cybo‐Malaspina, Al berico fu unvero signore rinascimentale: umanista <strong>di</strong> valore, poeta e letterato,fu anche un principe riformatore. Ingrandì e abbellì <strong>Carrara</strong>, daiborghi sparsi esistenti creò la città <strong>di</strong> Massa, promosse la stesuradeg<strong>li</strong> Statuta Carrariae, che restarono in vigore per alcuni seco<strong>li</strong>;du rante il periodo della sua Signoria si fondarono i destini dellefamig<strong>li</strong>e Del Me<strong>di</strong>co e Lazzoni che poi, insieme con i Fabbricotti,un secolo dopo raggiunsero l’apogeo delle loro fortune.Il Principato <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> era costituito da un certo numero <strong>di</strong> Vicinanzeo Ville, che costituivano una Comunità <strong>di</strong> Valle: la prima traccia<strong>di</strong> queste istituzioni amministrative si trova in un documentodel 1278 e poi neg<strong>li</strong> Statuti comuna<strong>li</strong> successivi e particolarmentein quel<strong>li</strong> voluti da Alberico nel 1574. Le Vicinanze erano organismisocia<strong>li</strong> fon dati, quanto a <strong>di</strong>ritto interno, sullo Jus sanguinis: i lororapporti col <strong>Comune</strong> erano <strong>di</strong> parità, dato che ogni Vicinanza avevai suoi rappre sentanti nel Consig<strong>li</strong>o Comunale.L’articolo 40 del Libro II deg<strong>li</strong> Statuti <strong>di</strong> Alberico dettava norme,<strong>di</strong>ritti e doveri per la costituzione e il mantenimento dei beni socia<strong>li</strong>delle Vicinanze. A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto avveniva per i feu<strong>di</strong>, lasciatidal Signore al popolo che esercitava il suo <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> uso civico, leVicinanze del Carrarese detenevano la proprietà deg<strong>li</strong> agri (terreni)in colti che costituivano patrimonio pubb<strong>li</strong>co ina<strong>li</strong>enabile.I Fabbricotti si iscrissero alla Vicinanza <strong>di</strong> Miseg<strong>li</strong>a, <strong>di</strong>venendoVicinia pieno titolo, perché <strong>di</strong>vennero proprietari <strong>di</strong> un fondo rustico. Nel1529 un Fabbricotti, che non poteva essere altri se non Domenico,acquistò il terreno. Si era sposato con una donna <strong>di</strong> Miseg<strong>li</strong>a, da cuinacque Giu<strong>li</strong>o nel 1519.L’uso del marmo, a partire dal secolo XIV, si <strong>di</strong>ffondeva dopo lastasi lunghissima del Me<strong>di</strong>oevo, e il desiderio del bello artistico,nelle chiese, nei palazzi signori<strong>li</strong>, nei monumenti celebrativi, era<strong>di</strong>venuto un’esigenza comune. Il marmo <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, bianco statuarioo venato, o il prezioso Calacata insieme con il Bar<strong>di</strong>g<strong>li</strong>o, <strong>di</strong>venne ilmateriale più richiesto per le chiese delle maggiori città d’Ita<strong>li</strong>a nelperiodo del Ri nascimento. Era logico che la popolazione della valle<strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> aumen tasse sia nella città che, come abbiamo visto, erastata ingran<strong>di</strong>ta da Alberico, sia nelle “ville” a monte, dove vivevanoi cavatori che produ cevano i marmi richiesti dai commerciantidella città e dag<strong>li</strong> stessi ar tisti, scultori, architetti, che venivano,come Michelangelo, a sceg<strong>li</strong>ersi i blocchi per le loro opere. DallaLiguria, dall’Emi<strong>li</strong>a e dalla Toscana nuove famig<strong>li</strong>e si spostavano nelbacino <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, dove affioravano le cave, attratte dalle possibi<strong>li</strong>tà<strong>di</strong> guadagnare. Già allora i membri della famig<strong>li</strong>a Fabbricotti sioccupavano della estrazione <strong>di</strong> marmi nelle cave della Vicinanza efabbricavano marmette per pavimenti.Francesco <strong>di</strong> Domenico, della sesta generazione dei Fabbricotti(1686‐1768), decide <strong>di</strong> spostarsi da Miseg<strong>li</strong>a nel villaggio <strong>di</strong> Torano(separato dall’altro paese, da un grosso costone del monte che celai marmi mig<strong>li</strong>ori del Carrarese) e si iscrive alla Vicinanza <strong>di</strong> Toranosposando una ragazza <strong>di</strong> quel villaggio.A Torano convergevano le cave che producevano il mig<strong>li</strong>or marmodel bacino <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>: marmo bianco <strong>di</strong> grana fine e cave che <strong>di</strong>verrannofamose in tutta Europa: il Polvaccio, Poggio Silvestro, ilPianello, Betog<strong>li</strong>. Questo spostamento da Miseg<strong>li</strong>a a Torano fecela fortuna della famig<strong>li</strong>a: l’unione con i Marchetti, per matrimonio,aprì prospettive inaspettate ag<strong>li</strong> intraprendenti Fabbricotti e le duefamig<strong>li</strong>e procede ranno unite per molte generazioni nell’attivitàindustriale.Il nipote <strong>di</strong> Francesco fu il primo <strong>di</strong> cinque fratel<strong>li</strong> e l’unico chelasciò <strong>di</strong>scendenza. Poiché fu il primo a dare consistenza all’aziendapuò essere considerato il capostipite della famig<strong>li</strong>a (1746‐1797).Ma la sua vera gloria fu quella <strong>di</strong> aver dato vita a una grande azien damarmifera e <strong>di</strong> essersi impossessato <strong>di</strong> una grande quantità <strong>di</strong> cave,da solo e insieme con i Marchetti: contese perciò ai Lazzoni una cavaal “Poggio Silvestro” con un processo che durò quasi un secolo.G<strong>li</strong> fu conferito il titolo onorifico <strong>di</strong> “alfiere” da Maria Teresa CyboMalaspina duchessa <strong>di</strong> Massa e <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> e principessa ere<strong>di</strong>taria <strong>di</strong>Modena, quando Francesco Fabbricotti aveva trenta anni.Il grado <strong>di</strong> Alfiere era un titolo onorifico civile e non un gradomi<strong>li</strong>tare e tantomeno un titolo nobi<strong>li</strong>are. Francesco e Domenico DelMe<strong>di</strong>co, fratel<strong>li</strong>, erano stati fatti conti con <strong>di</strong>ploma del 4 agosto 1733da Giuseppe Maria Gonzaga, Duca <strong>di</strong> Guastalla, alla cui famig<strong>li</strong>aap parteneva Ricciarda, madre <strong>di</strong> Maria Teresa.Francesco Andrea Fabbricotti apparteneva ad un altro ceto, adun’altra classe sociale le cui qua<strong>li</strong>tà particolari non derivavanodall’an tico <strong>li</strong>gnaggio, dalla fami<strong>li</strong>arità con le corti d’Europa, comeper i Del Me<strong>di</strong>co ed i Lazzoni o dai servigi resi alla famig<strong>li</strong>a regnantedei Cybo Malaspina in qua<strong>li</strong>tà <strong>di</strong> professionisti, notai, ingegneri o <strong>di</strong>ecclesiastici.I caratteri pecu<strong>li</strong>ari del ceto cui apparteneva Francesco AndreaFabbricotti erano invece l’intraprendenza nell’attività economica, lospi rito d’iniziativa e il senso della concorrenza. Virtù queste propriedella borghesia commerciale ed industriale. Per il suo carattereintrapren dente e per le circostanze storiche durante le qua<strong>li</strong> visse,l’Alfiere Fran cesco fu uno dei protagonisti della storia dell’industriamarmifera e della città <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> durante la seconda metà del XVIIIsecolo. In questo periodo si sviluppa la lotta sociale tra le famig<strong>li</strong>enobi<strong>li</strong> e <strong>di</strong> quanti consideravano identici g<strong>li</strong> interessi delle fortunepersona<strong>li</strong> con quel<strong>li</strong> dello Stato.I fautori della <strong>li</strong>bertà del commercio e dell’industria si scontra vanocon quel<strong>li</strong> che ritenevano necessario frenare ogni <strong>li</strong>bertà e <strong>li</strong>mi tareogni iniziativa: i fautori della <strong>li</strong>bertà economica erano chiamati daiconservatori dello status quo, col soprannome <strong>di</strong> guastanegozi e ritenutiresponsabi<strong>li</strong> della decadenza del commercio.Nel c<strong>li</strong>ma <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto del Principato <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> maturò uno spiritopubb<strong>li</strong>co favorevole ad un cambiamento ra<strong>di</strong>cale della situazioneso ciale. Tale cambiamento si manifesta con il sorgere <strong>di</strong> nuove formed’im presa caratterizzate dalla iniziativa <strong>di</strong> “cavatori impren<strong>di</strong>tori”i qua<strong>li</strong> sollecitano la formazione <strong>di</strong> società <strong>di</strong> escavazione insiemecon i rappre sentanti delle famig<strong>li</strong>e della o<strong>li</strong>garchia, che hannosopratutto funzione <strong>di</strong> finanziatori come i Lazzoni e i Del Me<strong>di</strong>co.Contemporaneamente si assiste ad una continua crescita delle<strong>li</strong>bertà <strong>di</strong> iniziativa commer ciale, la cosidetta “ven<strong>di</strong>ta all’azzardo”,condotta <strong>di</strong>rettamente sui mer cati <strong>di</strong> consumo anche i più lontanidag<strong>li</strong> intraprendenti guastanegozi.I Del Me<strong>di</strong>co e i Lazzoni intervengono in società come socifinanziatori accanto ai Fabbricotti, ai Marchetti ed ai Vanel<strong>li</strong>, giàverso la metà del secolo. Si capisce l’interessamento dei Lazzoniper le cave della vallata <strong>di</strong> Torano: dove le cave <strong>di</strong> Poggio Silvestro,in loca<strong>li</strong>tà Pianello, forni scono i marmi bianchi venati richiestidall’Inghilterra, mercato partico larmente ambito dopo la cadutadel mercato olandese.Man mano che la riva<strong>li</strong>tà tra i Lazzoni e i Del Me<strong>di</strong>co <strong>di</strong>viene piùacuta, entreranno in crisi anche le nuove società <strong>di</strong> cavatori‐impren<strong>di</strong>tori,che cercheranno con successo <strong>di</strong> estromettere dalle società isoci finanziatori.Francesco Fabbricotti è forse il portaban<strong>di</strong>era <strong>di</strong> questa nuova po<strong>li</strong>ticacommerciale.La Duchessa comincia a richiedere le opinioni dei cavatori cir ca lanecessità <strong>di</strong> regolamentare il commercio del marmo per supe rarela crisi che aff<strong>li</strong>ggeva l’industria già da <strong>di</strong>eci anni. Ovviamente lefamig<strong>li</strong>e della o<strong>li</strong>garchia del marmo e tutte le famig<strong>li</strong>e nobi<strong>li</strong>, o comunquefacoltose <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, erano favorevo<strong>li</strong> ad una regolamentazioneche <strong>li</strong>mitasse il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> commerciare a poche famig<strong>li</strong>e, provviste <strong>di</strong>larghi mezzi per condurre le cave. Ed infatti, accettando il consig<strong>li</strong>odei Del Me<strong>di</strong>co o dei Lazzoni e non accettando invece quello delPresidente della Reggenza, conte Ambrogio Brunetti, che aveva idee<strong>li</strong>bera<strong>li</strong>, la Du chessa Ricciarda aveva vietato, <strong>li</strong>mitando la <strong>li</strong>bertà<strong>di</strong> commercio, a tutti coloro che non fossero possessori <strong>di</strong> cave <strong>di</strong>«potersi ingerire e far negozi <strong>di</strong> marmi <strong>di</strong> qualunque sorta, tanto persé che per interposta persona».Questo <strong>di</strong>vieto alla fine si ritorse contro la classe nobi<strong>li</strong>are per ché icavatori, che erano in società con i membri della o<strong>li</strong>garchia, cercarono<strong>di</strong> espeller<strong>li</strong> e restare padroni delle aziende.In tal modo Francesco Fabbricotti e Marchetti entrano in posses so<strong>di</strong> alcune cave e in seguito l’Alfiere Fabbricotti e i Marchetti dannovita a una azienda che, insieme ad altre analoghe, contribuisce a mo<strong>di</strong>ficaresostanzialmente l’assetto della società carrarese.Il 13 ottobre 1772, otto anni dopo la notificazione con la quale laReggente aveva vietato il commercio dei marmi a coloro che nonfossero possessori <strong>di</strong> cave, la Duchessa Maria Teresa emanò unbando con il quale, constatato che le <strong>di</strong>verse restrizioni, che in altritempi erano state fatte, non avevano prodotto ag<strong>li</strong> amatissimi suoisud<strong>di</strong>ti il go<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> quei profitti e vantaggi che derivano allo stessocommercio dalla sua piena <strong>li</strong>bertà, con particolare riferimento albando <strong>di</strong> Ricciar da del 1764 si ripristinava il regime <strong>di</strong> <strong>li</strong>bertà <strong>di</strong>commercio.Pur senza avere ottenuta l’autorizzazione esp<strong>li</strong>cita a costruirla, Francescoe<strong>di</strong>fica una segheria a Torano, probabilmente a un unico telaioa ugna, come allora si <strong>di</strong>ceva. Ma per la storia <strong>di</strong> Francesco l’iniziativaè importante non tanto per le <strong>di</strong>mensioni ridotte della segheria,quanto per il fatto <strong>di</strong> averla costruita senza autorizzazione,


AgorÀ n. 9 - ottobre 2011 pagina 24cenni sulla famig<strong>li</strong>a fabbricottinella storia del marmotalché quando Maria Teresa venne a saperlo, in seguito ad unastatistica deg<strong>li</strong> opifici “per <strong>li</strong>sciare i marmi”, si stupì molto del fattoche non sola mente i Fabbricotti ma altri avevano e<strong>di</strong>ficato piccolesegherie, contrav venendo alle sue <strong>di</strong>sposizioni. Cadevano una dopol’altra le prescrizioni dell’antico regime in materia <strong>di</strong> economia e siaffermavano, malgrado le resistenze dei ceti più elevati, i criteri e levolontà del Terzo Stato, in piena espansione.Francesco Andrea Fabbricotti, l’Alfiere, aveva sposato nel 1771Antonia Barbieri, dalla quale avrebbe avuto otto fig<strong>li</strong>, <strong>di</strong> cui l’ultimo,Domenico Andrea, succedette al padre Francesco nella conduzionedel l’azienda da lui creata. Era nato il 2 novembre 1788 a Torano,dove visse i primi suoi anni, precedenti il trasferimento a <strong>Carrara</strong>, inuna casa vicina al villaggio <strong>di</strong> Sorgnano, in loca<strong>li</strong>tà La Padula, dovepoi fu co struita dall’ultimo fig<strong>li</strong>o <strong>di</strong> Domenico Andrea, Bernardo, lagrande villa. Nel parco della villa c’è ancora un busto in marmo delvecchio Dome nico Andrea, con g<strong>li</strong> occhi spenti dalla cecità che loaveva colpito.La progressiva decadenza delle Vicinanze e l’affermarsi del <strong>Comune</strong>come unico ente amministrativo e po<strong>li</strong>tico durante l’occupazionefran cese, avevano determinato Domenico Andrea ad avvicinarsial centro citta<strong>di</strong>no, lasciando definitivamente la natia Torano, percurare meg<strong>li</strong>o i suoi affari.G<strong>li</strong> sviluppi della Rivoluzione Francese e particolarmente il pe riodonapoleonico, con l’occupazione <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> e Massa da parte delletruppe francesi comandate dal Generale Lannes, se avevano recatoai citta<strong>di</strong>ni dell’ex ducato molte amarezze, avevano quanto menoportato un c<strong>li</strong>ma nuovo nel modo <strong>di</strong> vita e nel comportamento deicitta<strong>di</strong>ni. Si respirava un’aria <strong>di</strong> <strong>li</strong>bertà per l’innanzi sconosciuta,cadevano i vin co<strong>li</strong> che fino ad allora avevano frenato lo sviluppodelle proprietà in dustria<strong>li</strong>. Anche se i citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> e <strong>di</strong> MassaAGORÀ Il mensile del<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>Anno VI n. 9 - Ottobre 2011Direttore Angelo ZubbaniDirettore Responsabile VittorioPrayer GallettiCoor<strong>di</strong>namento Andrea Zanetti,Marco Tonel<strong>li</strong>, Vittorio PrayerComunicazione/URP Elettra CasaniDirezione, Amministrazione ePubb<strong>li</strong>citàPiazza Due Giugno 1, <strong>Carrara</strong>tel. 0585 641276, fax 0585641275e-mail: agora@comune.carrara.ms.itAutorizzazione Tribunale <strong>di</strong>Massan. 373 del 31 gennaio 2005Rea<strong>li</strong>zzazione e<strong>di</strong>toriale SEA<strong>Carrara</strong>Stampa San Marco Litotipo Srl,LuccaCopertina “Raggio <strong>di</strong> sole chetramonta riflesso sul mare nostro”.Fotografia <strong>di</strong> Gianluca“Gianni” Franzoni. L’immagineromantica può rappresentaresemp<strong>li</strong>cemente la finedell’estate. Oppure l’emanazioneluminosa che si propagada un centro: (sole, santo, eroe,spirito) su altri esseri. Essi rappresentanoun’influenza fecondante,<strong>di</strong> origine materiale ospirituale. Un essere raggianteè <strong>di</strong> natura ignea collegatoal sole. Esso potrà riscaldare,stimolare o inseminare. Od alcontrario bruciare, seccare,steri<strong>li</strong>re; secondo le <strong>di</strong>sposizionidel soggetto che riceve iraggi. Il mare è simbolo della<strong>di</strong>namica della vita, tutto nascedal mare e vi ritorna. Quin<strong>di</strong>,presumiamo, che il raggio delcrepuscolo lo ferti<strong>li</strong>zzi, ancora.(V.P.)Numero chiuso lunedì 10 ottobre 2011.Agorà è stampato su carta ecologicafurono sottoposti a vessazioni economiche ed il <strong>Comune</strong> fu gravatoda imposte e tasse: era il gravoso prezzo dell’occupazione.Domenico Andrea non risentì molto della transitoria situazionecreatasi durante il periodo napoleonico: come è sempre avvenutodu rante i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> crisi, g<strong>li</strong> industria<strong>li</strong> che erano in grado <strong>di</strong> farloces savano la produzione ed attingevano i blocchi dai depositi. Cosìfece per qualche tempo anche Domenico Andrea. Ma ben presto lasitua zione mig<strong>li</strong>orò e, alle truppe predatrici dei genera<strong>li</strong> napoleonicisi sostituì un governo costituzionale francese: questo fu il regime deiprincipi Baciocchi, regnanti a Lucca, Piombino e Massa <strong>Carrara</strong>. Ilcommercio del marmo era completamente cessato in seguito alleguerre <strong>di</strong> Napoleone e al blocco continentale che colpiva tuttal’Europa.Nel 1808 il principe Fe<strong>li</strong>ce Baciocchi aveva pre<strong>di</strong>sposto uno stu <strong>di</strong>osulle Vicinanze e sui loro rapporti con il <strong>Comune</strong> nell’intento <strong>di</strong>giungere all’incameramento dei beni delle Vicinanze nel patrimoniocomunale. A questo obiettivo si giunse nel 1812, quando il Baciocchi,con il decreto del 17 lug<strong>li</strong>o, soppresse ra<strong>di</strong>calmente le Vicinanze.E dopo la restaurazione, Beatrice, fig<strong>li</strong>a <strong>di</strong> Maria Teresa, tornataa go vernare i territori dell’antico ducato, confermava le decisionidel depo sto principe Baciocchi. Il 15 <strong>di</strong>cembre 1815 proclamava:«Vog<strong>li</strong>amo che le Vicinanze siano irrevocabilmente abo<strong>li</strong>te».Cadute le remore che da un secolo impe<strong>di</strong>vano lo sviluppo economico,la borghesia industriale si affermava come classeintraprendente e capace. Domenico Andrea Fabbricotti, alloragiovane <strong>di</strong> ventisette anni, era destinato, nella sua lunga vita, adessere l’esponente <strong>di</strong> quella classe più fortunato e lungimirante.Anche il fratello maggiore che, come abbiamo visto, sposò la fig<strong>li</strong>a<strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando Marchetti, si de<strong>di</strong>cò alla coltivazione delle cave, mané lui né i suoi ere<strong>di</strong>, come Augusto, il più competente, ebberol’ampiezza <strong>di</strong> vedute e la capacità <strong>di</strong> azione del cugino DomenicoAndrea. Questi aprì numerose cave nei cana<strong>li</strong> del monte <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>.Delle 262 domande <strong>di</strong> concessione, richieste al <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>dal 1815 al 1846, una parte considerevole era stata richiesta edottenuta dal Fabbricotti. In quell’anno, 1846 per porre un frenoall’accaparramento delle cave da parte della nascente borghesia, ilgoverno <strong>di</strong> Francesco IV d’Austria, fig<strong>li</strong>o <strong>di</strong> Beatrice, ultimo rampollodella famig<strong>li</strong>a Malaspina Cybo d’Este, emanò un regolamentoche, sulla base della legge emanata nel 1751 da Ricciarda in nomedella fig<strong>li</strong>a Maria Teresa, stabi<strong>li</strong>va le norme che a tutt’oggi (1988)regolano le con cessioni delle cave nel <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>. Tuttavia,il dare la conces sione a coloro che ne avevano i requisiti, era unobb<strong>li</strong>go da parte del <strong>Comune</strong> e Domenico Andrea non si fermò nelcercare cave ed apporre le sue marche per ottenerle.Formò, col suo nome, la prima <strong>di</strong>tta Fabbricotti e fece costruiredall’ingegner Bramanti alcune segherie, oltre quella fatta e<strong>di</strong>ficareda suo padre, l’Alfiere Francesco, a Torano. Comprese che, perpromuovere lo sviluppo del mercato carrarese, bisognava sollecitarela domanda e a questo scopo da un lato organizzò una piccolaflotta <strong>di</strong> ve<strong>li</strong>eri per il trasporto dei marmi sui mercati più lontanie dall’altra inviò i fig<strong>li</strong> nei principa<strong>li</strong> paesi consumatori <strong>di</strong> marmoa fondare <strong>di</strong>tte per l’importazione del marmo statuario, biancovenato, calacata, bar<strong>di</strong>g<strong>li</strong>o.(continua nel prossimo numero)Testo e illustrazioni da: Maria Teresa Fabbricotti, Album <strong>di</strong>Memorie, Giunti E<strong>di</strong>tore, Firenze 1989.

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