L’OPINIONEa cura di Angela CianoFerdinandoBolognaAllievo di Pietro Toesca e collaboratore di Roberto Longhi, è professoreemerito di storia dell’arte medievale e moderna presso l’Universitàdegli Studi di Roma “Tor Vergata”, insegna ‘Metodologia e storia dellacritica d’arte’ presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa diNapoli. Per la sua lunga carriera e per i tanti successi ottenuti può abuon diritto guardare dall’alto della sua esperienza quello che accadeoggi nel mondo della cultura e dell’accademia italiana. Il Prof. FerdinandoBologna, oggi uno dei più grandi storici dell’arte, dopo tantianni di insegnamento dopo tante esperienze e scoperte, riflette con<strong>MU6</strong> sul mondo della cultura italiana visto però dall’angolazione di chiha sempre avuto a che fare con i giovani e le loro idee.Prof. Bologna secondo lei con la cultura si mangiaoggi in Italia?Con la cultura non si mangia oggi, comenon si mangiava quando io ho iniziato a lavorarein questo mondo. Certo, bisogna precisare,che non si mangia con la bocca; mala cultura sazia il cervello e l’intelligenza, tiapre la mente e ti dà la possibilità di vederele cose in tanti modi diversi. Io ho iniziatoa lavorare come storico dell’arte nel lontano<strong>19</strong>46, pensi ancora non mi laureavo, studiavoall’Università di Roma che non era ancorala Sapienza, stavo conducendo dellericerche per i miei studi e l’allora Soprintendentedell’Aquila mi propose una collaborazioneed io accettai. Ero inquadratocome salariato facente funzione di ispettorestorico dell’arte e guadagnavo cinquemilalire al mese, che non era una grande somma…insomma ci si mangiava ma piuttostopoco! Però il posto di lavoro si trovavamolto più facilmente di adesso. Poi mi sonolaureato e ho iniziato la carriera universitariae di ricerca che mi ha portato in molti ateneitra cui Napoli e Roma.Ma oggi com’è l’attività culturale?È fortemente scaduta; è un mondo che ècambiato completamente, in peggio. Perquanto mi riguarda ho sempre affrontato esvolto il mio lavoro di insegnante universitarioe di ricercatore con responsabilità edho sempre provato un gran piacere a lavorarecon gli studenti che hanno risposto conentusiasmo alle mie sollecitazioni…Il periodo più bello del suo lavoro di docenteuniversitario?Ah…non c’è dubbio gli anni a cavallo tra il<strong>19</strong>68 e il ’72, è stato un momento molto costruttivoperché ci siamo scrollati di dossoil sapore di stantio dell’accademia, quelmodo di vedere un po’ anchilosato che haaperto nuove possibilità. Un periodo moltovivace che attraverso l’insegnamento hasuscitato nei giovani quella capacità di giudicarel’oggetto della conoscenza, e la capacitàdi approfondimento. Oggi tuttoquesto è venuto meno per ragioni moltocomplesse.Quali sono queste ragioni?È cresciuto uno spirito di distacco da partedei giovani verso l’attività di ricerca cheè poi fondamentale per la conoscenza, perla cultura. Oggi c’è molta superficialità e siè sostituita la necessità della ricerca con lacuriosità, una curiosità che spesso sfocianella bizzarria e nel gioco. Riferendomi almondo dell’Università con il passaggiodal vecchio al nuovo ordinamento si è apertauna voragine incolmabile con ciò che c’eradi positivo nel vecchio ordinamento. Oggic’è un disinteresse generale che è montatoa furia di propagandare, da parte dei massmedia, modelli fasulli che offrono una visioneludica e del guadagno facile appuntonel fare cultura. Io penso che tra le giovanigenerazioni che vogliono farsi stradain questo mondo ci sia un modo di vederele cose sbagliato … insomma chi vuolela cultura se la deve guadagnare perché èun fatto volto principalmente alla speculazione,vede bene che questo aspetto cozzacon la voglia di arrivare a risultati immediati.Il tutto e subito naturalmente vaa scapito dell’approfondimento e della ricercache è la vera natura della cultura. Insommacon la cultura difficilmente ci si arricchiscee soprattutto in breve tempo.È un quadro abbastanza desolante quello chetraccia professore e che a buon diritto ci fa affermareche la cultura vera è in crisi… in gravecrisi… cosa rimpiange allora del passatocosa si è perso oggi in questo mondo?Rimpiango l’impegno del fare cultura cheera ben presente in tutti noi molti anni fa,tra gli addetti ai lavori. Impegno che, perquanto mi riguarda, non è mai venuto menoperché l’acquisire nuove informazioni èl’unico modo per arricchire la conoscenzaumana anche nei momenti difficili…Si riferisce anche al momento tragico che lacittà dell’Aquila, la sua città, sta vivendo?Io sono entrato nel mondo della conoscenzae della cultura subito dopo la secondaguerra mondiale quando si poneva il problemadi ricominciare trovandomi in una situazionein cui l’impegno di ognuno diventavafondamentale per ripartire. Dopo ilterremoto questo impegno si propone dinuovo ma la situazione è completamentemutata, io sono nato nel <strong>19</strong>25 e sono cresciutocon la guerra quindi con la fame, i sacrifici,la mia generazione ha ricominciatoa guardare al futuro con serenità solo quandotutto era finito e si poneva il problemadella ricostruzione; poi si cresce ci si inseriscenel mondo del lavoro, ci si crea una famiglia,insomma si realizzano i progetti comunia molti, i molti che ai loro figli hannocercato di evitare le esperienze di sacrificioche gli erano toccate. In molti casi si è volutofacilitargli la vita con il risultato che abbiamocresciuto delle generazioni non abituateall’impegno che è la cosa principale nellacostruzione della propria vita.Una visione alquanto pessimistica…ma cosasi augura per il futuro e per questo mondo chelei continua a frequentare anche assiduamente.Spero che si riesca ad uscire presto dalla situazioneattuale. In realtà alcuni sintomi cisono già, basta avere fiducia. Ma la cosa fondamentaleè che i giovani si rendano contoche bisogna affrontare con impegnoogni cosa della propria vita. La stortura è pensaree credere che si possano ottenere risultatisenza faticare. Se guardo indietro aimiei tanti anni di lavoro posso solo dire chesono stati anni di impegno continuo senzamai allontanarsi dall’obiettivo e con la consapevolezzache i risultati si ottenevano conil sacrificio e non con le raccomandazioni.Insomma un bell’incitamento alle giovani generazioni…maqual è il ricordo più belloquello che le fa capire che la strada percorsaè stata quella giusta?Torno a ripetere… gli anni delle manifestazionistudentesche sono stati anche per memolto speciali. Io, allora, ero ordinario a Napolie mi sono trovato di fronte a questo movimentoche cresceva inarrestabile a cui hocontribuito anch’io perché mi sono sempreconfrontato con i miei studenti che erano,si presi dallo spirito della contestazione, maallo stesso tempo erano molto interessatiallo studio e alla ricerca; ricordo che facevoseminari aperti e io stesso stavo in mezzoagli studenti e mi confrontavo conloro… è stato un momento di grande fervoreintellettuale. Oggi tutto questo non potrebbepiù accadere.MU4N U OVA E D I T R I C E ( C E N T R O C O M M E R C I A L E “A L B AT T E N T E ” , V I A D E L C O M M E R C I O, 5 2 - A S C O L I P I C E N O ) / A V E Z Z A N O : L I B R E R I A M O N D A D O