RICERCAA GINEVRA, SULLE TRACCE DI PAUL CHENEVARDGermano Federici e Gabriele RinaldiLe ricerche in atto per l’atlante corologico e per la storia della botanica nel nostro territorio, di cui Paul Chenevard èstato protagonista, ci ha condotto quest’estate in agosto a Ginevra per visitare quello straordinario centro di culturache è il Conservatoire et Jardin botaniques de la Ville de Genève, (sigla CJB) dove, assieme a splendide collezioniviventi che danno una variopinta idea della biodiversità vegetale, si trovano una biblioteca con 225.000 volumi – la3° biblioteca botanica del mondo - e un erbario – il 7° su scala mondiale – forte di circa 5.500.000 campioni provenientida tutto il pianeta, che attestano con ogni evidenza il ruolo secolare giocato dalla società ginevrina nellapromozione della conoscenza della flora di ampie porzioni del pianeta e, soprattutto, della zona alpina.Il CJB è un esempio ammirevole di investimento culturale a lungo termine effettuato da un’amministrazione municipaleconsapevole del valore strategico dell’educazione, della scienza della cultura e della qualità della ricreazionedi un’istituzione che integra una serie di componenti che trovano fondamento nelle piante e nel loro studio:1. un grande Orto botanico gestito con criteri scientifici e al contempo ornamentali, in cui si può impararedavvero cosa e come sono le piante e nel contempo passare ore gradevoli di relax e riconciliazione interiore;le aiuole dimostrative dedicate sia alle comunità vegetali che al ruolo delle piante nella nostra vita sonodislocate in un grande parco ove vi sono serre, sale espositive, un semplice ma ben organizzato punto diristoro, arnie, animali domestici, alberi secolari, bordure coloratissime, prati calpestabili;2. un patrimonio librario botanico e collezionistico enorme e in continua crescita;3. una capacità di produzione scientifica di tutto rispetto, orientata non solo alla ricerca pura, ma anche allapredisposizione di strumenti di conoscenza di validità generale, come l’opera <strong>Flora</strong> <strong>Alpina</strong>, curata non acaso da D. Aeschimann, ricercatore del CJB, ed altri;4. un valido servizio educativo orientato al pubblico più vario.Inutile ricordare che le risorsenecessarie per mantenerequesti gioielli sono enormi, maè probabilmente utile riconoscereche tali investimenti,come in molti altri campi dellacultura della città (numerosissimii musei), permettono aGinevra di presentarsi al mondocon le carte in regola perattirare capitali importanti (sedidi società economicofinanziariegigantesche) e centridi riferimento internazionale(ONU, WTO, CRI…).Il modello ginevrino, in altritermini, ha molto da insegnareanche a noi bergamaschi che,sia pure in scala molto minore,potremmo orientarci versoprogrammi di ampio respiro, sollecitando le istituzioni pubbliche e private verso scelte lungimiranti che abbiano labotanica come elemento strategico.Poiché l’obiettivo della nostra spedizione era la visione dei manoscritti, della bibliografia di riferimento e di alcunicampioni di piante raccolte da Paul Chenevard e collaboratori nei nostri territori nel secolo scorso, non abbiamopotuto dedicare che limitatissimi ritagli di tempo alle esposizioni viventi del giardino botanico. Ma quel che abbiamovisto ci è piaciuto molto. Informazioni utili a riguardo possono essere dedotte dal sito ufficiale del CJB(www.ville-ge.ch).Quanto alla biblioteca del Conservatorio, è una miniera di tesori. Si parte da opere di epoca prelinneana dei secoliXVI e XVII – riccamente illustrate - per approdare alle oltre 3000 riviste e periodici attuali, di cui sono offerte seriecomplete a partire dal 1793! Questo è possibile perché le collezioni si sono costituite per aggregazione delle biblio-1
teche di alcuni dei più importanti botanici europei accolti o stimolati dal fermento culturale della città. Ad esempio, ilsolo Agostino de Candolle, quando nel 1816 è emigrato a Ginevra, ha dovuto ricorrere a ben 40 carri per trasportarvil’erbario e la biblioteca personali, depositati a Montpellier. Nel 1921 l’erbario – accresciuto dal figlio, Alfonso,dal nipote Casimiro e dal pronipote Agostino - era costituito da 1503 voluminosi pacchi, dicono gli storici, e contava399.528 campioni di fanerogame.Oggi la biblioteca è stata completamente informatizzata per facilitare le ricerche degli studiosi. Non così, purtroppo,per l’erbario, la cui consultazione è quindi più difficoltosa.Ma procediamo con ordine…..La “spedizione” è stata resa possibile grazie ai contatti e alla disponibilità di risorse dell’Orto Botanico “L. Rota”, eper l’impegno di due suoi collaboratori, i naturalisti Giuseppe Stablum e Francesco Zonca. Preso contatto con PatrickPerrier, il responsabile della biblioteca, abbiamo potuto consultare innanzitutto il famoso manoscritto di P.Chenevard, di cui Valerio Giacomini ha fatto eseguire una trascrizione in forma di dattiloscritto in due volumi, conservatinel Museo di ScienzeNaturali di Brescia, istituzionedalla quale è partita l’idea diuna pubblicazione.La fonte è costituita da 11 volumimanoscritti che testimonianola modernità delle vedutedi P. Chenevard o …l’antichità delle nostre, a secondadella prospettiva. InfattiP. Chenevard intendeva pubblicareuna flora delle AlpiBergamasche seguendo lastessa metodologia adottatadal FAB per la produzionedell’atlante corologico, stilandodapprima una bibliografia diriferimento per il territorio indagato,provvedendo poi adestrarre da tutte le pubblicazionile segnalazioni botaniche dei diversi autori; consultando e rivedendo criticamente tutti gli erbari esistenti sulterritorio e, parallelamente, effettuando una serie di escursioni con l’obiettivo di costruire liste di piante locali. Hainfine fuso, ordinandoli geograficamente, i dati raccolti in schede monografiche per ogni specie fino a comporre 9volumi manoscritti. I collaboratori dell’Orto Botanico “L. Rota” di Bergamo hanno provveduto a fotografare partedella documentazione, perché diventi patrimonio consultabile anche a Bergamo. La documentazione ha riservatovarie sorprese, tra cui quella emotivamente più interessante rappresentata da una cartolina postale di Emilio Rodegherche avverte il botanico svizzero della spedizione di campioni, lasciandosi andare anche a confidenze personali,segno evidente di un’amicizia tra i due.Nell’opera di erborizzazione Chenevard si è avvalso della collaborazione di botanici professionisti e dilettanti, chehanno effettuato un discreto numero di escursioni nei nostri territori tra il 1910 e il 1914, raccogliendo secondo lenostre stime circa 4-5000 campioni, che sono stati depositati nell’erbario del CJB.Diverse piante viste dallo stesso Chenevard e segnalate nel manoscritto con un punto esclamativo figurano effettivamentenell’erbario del CJB e poiché nel dattiloscritto conservato a Brescia compaiono 4500 punti esclamativi e leliste compilate durante le esplorazioni portano alla somma di circa 5000, la conclusione sembra obbligata.A integrazione del nostro soggiorno-studio ginevrino, abbiamo visionato qualche foglio d’erbario, rimanendone fortementeimpressionati per una serie di ragioni. Intanto l’accessibilità “fisica” dei documenti è totale, pur in locali chesembrano dei bunker antiatomici, avendo porte in metallo e cemento spesse 20-30 cm; inoltre il personale, nellefigure del curatore Fernand Jacquemoud e del tecnico Nicolas Fumeaux, ha mostrato grande disponibilità e sollecitudinedi fronte a ogni nostra richiesta. Ma certamente le sorprese più grandi sono venute dagli stessi foglid’erbario, che ci hanno restituito, ad esempio, un campione di una specie rarissima che nella recente <strong>Flora</strong> alpina èdata solo per l’Austria, Pyrus nivalis Jacq., raccolta nel 1911 da un collaboratore di P. Chenevard sul versante meridionaledel Canto Alto.Questa nostra fugace incursione nel santuario elvetico ci ha convinti che sarà molto interessante visionare nel futuroalmeno le specie più importanti raccolte da Chenevard, perché oggi rare o scomparse, in modo da aggiungereun importante tassello al mosaico di informazioni che stiamo raccogliendo per dare un’immagine meno sbiaditapossibile della nostra flora.2