11.07.2015 Views

NOV 2005 - Gruppo Flora Alpina Bergamasca

NOV 2005 - Gruppo Flora Alpina Bergamasca

NOV 2005 - Gruppo Flora Alpina Bergamasca

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

teche di alcuni dei più importanti botanici europei accolti o stimolati dal fermento culturale della città. Ad esempio, ilsolo Agostino de Candolle, quando nel 1816 è emigrato a Ginevra, ha dovuto ricorrere a ben 40 carri per trasportarvil’erbario e la biblioteca personali, depositati a Montpellier. Nel 1921 l’erbario – accresciuto dal figlio, Alfonso,dal nipote Casimiro e dal pronipote Agostino - era costituito da 1503 voluminosi pacchi, dicono gli storici, e contava399.528 campioni di fanerogame.Oggi la biblioteca è stata completamente informatizzata per facilitare le ricerche degli studiosi. Non così, purtroppo,per l’erbario, la cui consultazione è quindi più difficoltosa.Ma procediamo con ordine…..La “spedizione” è stata resa possibile grazie ai contatti e alla disponibilità di risorse dell’Orto Botanico “L. Rota”, eper l’impegno di due suoi collaboratori, i naturalisti Giuseppe Stablum e Francesco Zonca. Preso contatto con PatrickPerrier, il responsabile della biblioteca, abbiamo potuto consultare innanzitutto il famoso manoscritto di P.Chenevard, di cui Valerio Giacomini ha fatto eseguire una trascrizione in forma di dattiloscritto in due volumi, conservatinel Museo di ScienzeNaturali di Brescia, istituzionedalla quale è partita l’idea diuna pubblicazione.La fonte è costituita da 11 volumimanoscritti che testimonianola modernità delle vedutedi P. Chenevard o …l’antichità delle nostre, a secondadella prospettiva. InfattiP. Chenevard intendeva pubblicareuna flora delle AlpiBergamasche seguendo lastessa metodologia adottatadal FAB per la produzionedell’atlante corologico, stilandodapprima una bibliografia diriferimento per il territorio indagato,provvedendo poi adestrarre da tutte le pubblicazionile segnalazioni botaniche dei diversi autori; consultando e rivedendo criticamente tutti gli erbari esistenti sulterritorio e, parallelamente, effettuando una serie di escursioni con l’obiettivo di costruire liste di piante locali. Hainfine fuso, ordinandoli geograficamente, i dati raccolti in schede monografiche per ogni specie fino a comporre 9volumi manoscritti. I collaboratori dell’Orto Botanico “L. Rota” di Bergamo hanno provveduto a fotografare partedella documentazione, perché diventi patrimonio consultabile anche a Bergamo. La documentazione ha riservatovarie sorprese, tra cui quella emotivamente più interessante rappresentata da una cartolina postale di Emilio Rodegherche avverte il botanico svizzero della spedizione di campioni, lasciandosi andare anche a confidenze personali,segno evidente di un’amicizia tra i due.Nell’opera di erborizzazione Chenevard si è avvalso della collaborazione di botanici professionisti e dilettanti, chehanno effettuato un discreto numero di escursioni nei nostri territori tra il 1910 e il 1914, raccogliendo secondo lenostre stime circa 4-5000 campioni, che sono stati depositati nell’erbario del CJB.Diverse piante viste dallo stesso Chenevard e segnalate nel manoscritto con un punto esclamativo figurano effettivamentenell’erbario del CJB e poiché nel dattiloscritto conservato a Brescia compaiono 4500 punti esclamativi e leliste compilate durante le esplorazioni portano alla somma di circa 5000, la conclusione sembra obbligata.A integrazione del nostro soggiorno-studio ginevrino, abbiamo visionato qualche foglio d’erbario, rimanendone fortementeimpressionati per una serie di ragioni. Intanto l’accessibilità “fisica” dei documenti è totale, pur in locali chesembrano dei bunker antiatomici, avendo porte in metallo e cemento spesse 20-30 cm; inoltre il personale, nellefigure del curatore Fernand Jacquemoud e del tecnico Nicolas Fumeaux, ha mostrato grande disponibilità e sollecitudinedi fronte a ogni nostra richiesta. Ma certamente le sorprese più grandi sono venute dagli stessi foglid’erbario, che ci hanno restituito, ad esempio, un campione di una specie rarissima che nella recente <strong>Flora</strong> alpina èdata solo per l’Austria, Pyrus nivalis Jacq., raccolta nel 1911 da un collaboratore di P. Chenevard sul versante meridionaledel Canto Alto.Questa nostra fugace incursione nel santuario elvetico ci ha convinti che sarà molto interessante visionare nel futuroalmeno le specie più importanti raccolte da Chenevard, perché oggi rare o scomparse, in modo da aggiungereun importante tassello al mosaico di informazioni che stiamo raccogliendo per dare un’immagine meno sbiaditapossibile della nostra flora.2

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!