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Alimentare! - Lvia

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Sicurezza?<strong>Alimentare</strong>!Cinque progettida sostenereper il diritto al ciboLe scuole di Palermoscrivono al Presidentedella RepubblicaNotiziario Volontari LVIA - Anno XXXV - Numero 2 - giugno 2008 - Spedizione in abbonamento postaleDI 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1, dcb CN


indicepag. 3 Editorialepag. 4 “Emergenza” cibo: riflessionie proposte LVIApag. 5pag. 8pag. 9pag. 10 Agrocarburanti: la corsa all’oro “verde”pag. 11 Sovranità <strong>Alimentare</strong>:l’autodeterminazione dei popolipag. 12pag. 13 Le proposte delle organizzazioni contadinepag. 14 Niébé: il fagiolo magico che mette inmoto l’economia dei contadini burkinabèpag. 16Sicurezza? <strong>Alimentare</strong>!Le “guerre” della fameLa crisi alimentare “costruita” dalle PoliticheAlternative di consumoLa strategia LVIACinque progetti da sostenereper il diritto al cibopag. 18pag. 20pag. 22pag. 24pag. 25pag. 27pag. 28La forza e la speranza del movimentocontadino in Guinea ConakrySpezzare la “Catena della Fame” inTanzania: la filiera del sesamoLe risaie della Guinea Bissau per debellarela schiavitù dalle importazioniIl latte: alimento base delle comunitàpastorali in EtiopiaSe vivessi lungo il fiume Niger:i vincitori del ConcorsoLe scuole di Palermo scrivono alPresidente della RepubblicaLa bottega del commercio equo a Forlìpag. 29 Fofo, Sahel!pag. 31 Scuola estiva “Metodologie partecipativeper lo sviluppo rurale in Africa”Notiziario Volontari <strong>Lvia</strong> - n. 2 - giugno 2008Direttore responsabile: Aldo BenevelliRedazione: Sandro Bobba, Gianfranco Cattai,Lia Curcio, Pier Paolo Eramo, Monica MacciottaHanno collaborato a questo numero:Federico De Filippi, Monica Del Sarto,Gian Carlo Filippini, Ester Graziano,Vittorio Marabotto, Rita Napoli,Massimo Pallottino, Italo Rizzi,Brunetto Salvarani.foto di copertina: Carlo MiglioProprietà di: LVIA • Associazione Volontari LaiciCorso IV Novembre 28 • 12100 Cuneotel 0171.696975 • fax 0171.602558lvia@lvia.it • www.lvia.it • CCP 14343123Registrazione tribunale di Cuneon. 245 del 8/10/1970Grafica: zazì - TorinoStampa: AGAM • Madonna dell’Olmo (CN)Associato all’USPIUnione Stampa Periodici ItalianiStampato in carta riciclata1966 • 2006LVIA • Sede centraleCorso IV Novembre, 2812100 Cuneotel. 0171.696975fax 0171.602558lvia@lvia.it • www.lvia.itwww.acquaevita.itUfficio comunicazione, raccoltafondi e programmi sul territorioVia Borgosesia, 30 • 10145 Torinotel. 011.7412507 • fax 011.745261italia@lvia.itLVIA Biellac/o ACSV Centro Serviziper il VolontariatoVia Tripoli, 24 • 13900 Biellatel. 015.8445865 • biella@lvia.itLVIA ForlìCorso Diaz, 84 • 47100 Forlìtel. e fax 0543.33938emiliaromagna@lvia.itLVIA LombardiaBarbara AiolfiVia Orfane, 8 • 26900 Loditel. 0371.410274 • lombardia@lvia.itLVIA PalermoVito RestivoVia A.Poliziano, 40 • 90145 Palermotel. 328.927.34.81sicilia@lvia.itLVIA PiossascoDaniele LuconiVia Aleardi, 7 • 10045 Piossasco (TO)tel. 328.2140544 Daniele Luconitel. 349.3410470 Adriano Andruettopiossasco@lvia.itLVIA RomaMassimo PallottinoVia Bracciano, 39 • 00189 Romatel. 06.30310932roma@lvia.itFederica Cerulli IrelliVia Dell’Acqua Traversa, 255 int.B 3700135 Romatel. 339.1991667LVIA ToscanaAlessandro BelliniVia A. Francini, 48 • 50034 Marradi (FI)tel. e fax 055.8045461toscana@lvia.itLVIA VeronaVia dell’Artigliere, 1 • 37129 Veronatel. 045.8007863veneto@lvia.itALTRI RIFERIMENTIAstiStefano e Claudia PozzettiVicolo Monticone, 3 • 14100 Astitel. 0141.355789pozz63@alice.itFoligno (PG)Giovanni e M.Concetta SerafiniVia I. Nievo, 34A06037 Sant'Eraclio (PG)tel. 0742.391161giovanni.ort@tiscali.itGenovaIstituto S. CaterinaVia Cairoli 1int. 5 • 16124 Genovatel. e fax: 010.2466118santacaterinage@virgilio.itNovaraFederico Rizzi • Novara CenterLargo Puccini,11• 28100 Novaratel. 0321.661648 • fax 0321.661662novarace@novaracenteronlus.191.itOlbia (SS)Marianna e Oreste MoranoVia Talenti, 29 • 07026 Olbiatel. 0789.51570mariannamicheluzzi@libero.itSondrioLilli LuzziVia Stelvio, 1523018 Talamona (SO)tel. 0342.672034lucaelilly@davide.itNEL MONDOLVIA AlbaniaScutari Lagja: Tom KolaRruga: Lin Delia 36tel +355 (0)682024859tel e fax +355 (0)22 50384albania@lvia.itlvia.alba@yahoo.itRappresentante Paese: Andrea Lo IaconoLVIA Burkina Faso01 B.P. 783 • Ouagadougou 01 - BFtel. e fax +226.50363804burkinafaso@lvia.itAltra sede:B.P. 230 • Tenkodogo (Nouhao)tel. +226.710272fax: +226.710394tenkodogo@lvia.itRappresentante Paese: Mario CivettiniMarco AlbanCristina DanieleFrancesca PeriPatrizia SalvadoriMarie-Eve Ciparisse (Servizio Civile)LVIA BurundiAvenue NgoziB.P. 198Bujumburatel. +257.22.223853fax. +257.22.221097burundi@lvia.itAltre sedi:Ruyigi: tel. +257.276127Cibitoke: tel +257.262278Rappresentante Paese: Mauro VigoFederico BorrelliEmanuela BurelloRiccardo SuppoLVIA EtiopiaP.O.Box 102346Addis Abebatel. e fax: +251.116.189446tel. +251.116.187650etiopia@lvia.itAltre sedi:P.O. Box 18 • Shashamanetel. +251.46.1103742P.O. Box 46 • Moyaletel. +251.46.4441274fax:+251.46.4440377Rappresentante Paese: Stefano StirpeLuca GuerrettaEmanuele GualazziMario MicheliniPatrick OrotinItalo RizziFrancesca Bernabini (Servizio Civile)LVIA Guinea BissauStrada di Bairro di St.Luzia • BissorãPraça Titina Silla, 34 • Bissautel. +245.20.6486C.P. 585 • Bissauguineabissau@lvia.itlviagb@yahoo.itRappresentante Paese: Giancarlo FilippiniBarbara FrattaruoloGiacomo TedescoGianni Barsotti (Servizio Civile)LVIA Guinea ConakryQuartier Almamya–B.P.46 • Mamoutel. +224 60 377496tel. +224 64 464500lviacisv_gck@yahoo.frguinea@lvia.itRappresentante Paese: Olivier BouronLVIA KenyaP.O. Box 1684 • 60200 Merutel e fax +254 (0)64 32865kenya@lvia.itRappresentante Paese: Enrico GorferAndrea Mainini (Servizio Civile)LVIA MaliQuartier Chateau-Rue 321Porte 136 B.P.187 • Gaotel. e fax: +223.2820496mali@lvia.itAltra sede:Quartier Korofina SudRue 96, Porte 737BP E3442 • Bamakotel. +223.2246621fax +223.2246119Rappresentante Paese: Marco CroceKarine Da RochaMoustapha DiohAlassane MbengueSergio Magnani (Servizio Civile)LVIA MauritaniaTevragh Zeina ILOT S BMD 073Nouakchott (RIM)Tel. +222 5251602lvia_mau@yahoo.frmauritania@lvia.itRappresentante Paese: Leandro CerioloGiorgia BoboneLVIA Mozambicoc/o Caritas MoçambiqueRua da Resistencia 1175 • Maputotel. +258 (0) 82 2812660fax +258 21419578mozambico@lvia.itRappresentante Paese: Katia FerrariAlberto Maria RigonSelene Miranda (Servizio Civile)LVIA SenegalR.te de KhomboleB.P. 262 A • Thièstel e fax +221.33.9511611senegal@lvia.itAltra sede :Rue de Tambacounda, Point EDakarRappresentante Paese: Giovanni ArmandoFrancesca Longo (Servizio Civile)LVIA TanzaniaP.O.Box 160Kongwatel. +255 (0)26.2323131tanzania@lvia.itPaolo RoncoAndrea Lo BiancoClaudio Gatto (Servizio Civile)


editorialeVOLONTARIATOcome RINASCITANon è il caso investire tempo e faticheper stendere qui una panoramicasulla scarsamente serena situazione del pianeta.Piuttosto rileggendo le molte pagine incui altri, professionalmente più idonei, ciinformano da tempo e, in coda ai notiziari,spremono il loro giudizio tentiamo di schiumarequalche fotogramma tra i più significativie preoccupanti.Non si può scartare per esempio il pesantissimoRapporto Censis 2007 sul supermalesseredel nostro Paese che il Prof. De Ritaqualifica ridotto a “poltiglia sociale”!Non è onesto dimenticare la grossolanità dellessico cui sono ricorsi i candidati nell’ultimodibattito elettorale in cui il voto (non democratico)era stato appaltato in toto alle segreteriedei partiti.Né il disagio di un terzo dei cittadini – sempredel nostro Paese – in crescita a causadella sempre più critica congiuntura economicamentre i giornali informano che i politiciitaliani (con la loro “servitù”…) sono “i piùpagati dell’Europa” e contano fiduciosamentesu future migliorie scandite per l’annata incorso.Sotto i fragili ponti di questi amari bilancipassano anche le vicende para-italiane dellaimmigrazione e della Cooperazione internazionale,da anni interpretate come opportunitàper la costruzione della Pace nel mondo.Pagano anch’esse pesanti restrizioni e spietatitagli a spese del Sud mondo.La società civile registra un grave stato disalute che ha scatenato in questi ultimi annireazioni mediatiche di raffinata satira e documentatadenuncia.Le raffiche (affidate a riviste e quotidiani e aduna diffusissima editoria) non hanno ottenutoconversioni di percorso.Il panorama dunque non è gradevole. È unastagione grama che si prolunga e che l’occhiobiblico potrebbe sospettare come stagionedelle tenebre.Casa nostra che fin dall’inizio è stata progettatae poi, con umiltà e fiducia, costruita sulla“roccia messianica” (ne abbiamo letto irichiami proprio domenica scorsa - Matteocap. 7,21) sente però una gran voglia di scoprirealmeno le orme di quale demone si èintrodotto nel tessuto del Paese a cui apparteniamoe che amiamo (retorica a parte!)per lacerarne l’ordito e danneggiarlo conaccanimento. Individuare il nefasto artigianodel male e combatterlo!Confessiamo che anche qui ci limitiamo aqualche dato, comunque di rilievo e credibile.La chiesa italiana in due momenti di forterilievo (settimana sociale di Pisa-Pistoia eConvegno Nazionale di Verona) ha raccolto,nei suoi Atti, una lettura della situazione italianaed ha lanciato, in chiusura dell’eventoVeronese, un manifesto programmatico,quasi una sfida per mobilitare i credenti chericorda una cocente frase di Caterina daSiena in tempi molto tristi: “Escano fuori iservitori di Dio e vengano ad annunciare e apatire per la Verità; ché questa è il tempoloro!”Per riallacciarci alle note collocate all’inizio diquesta riflessione, dirò che il Documento diVerona ha approfondito preliminarmentel’analisi delle derive morali e sociali, denunciandola perdita dei Valori nella progressivadecrescita del riferimento ad essi di singoli,famiglie, associazioni grazie al dilagare della“secolarizzazione”.Già l’autorevole Arcivescovo di Pisa, Mons.Piotti, aveva, in una intervista a La Stampa(24.1.08) ritenuto la Chiesa “spiazzata” perché:“latita la visione cristiana della vita, dellasocietà”.Papa Benedetto era stato anche più chiaro làdove affrontando l’argomento non ebbetema a dichiarare “il fenomeno della scolarizzazioneinsinuato nelle file dei credenti”.Questi dichiarano con enfasi il loro servizioall’uomo, la lotta contro disuguaglianza, egoismo,ingiustizia, ma sfugge loro che proprioa questo ruolo li ha chiamati se volete oggila FAO, la carta dell’ONU, ma da sempre lavoce e la vocazione di Colui che ha affrontatoin prima persona la “redenzione” dell’uomo,l’umiliazione della fame…. l’emergenza- cibo - accogliendo con premura e condividendopane e companatico con 5.000 e poi4.000 uomini più loro donne e bambini.E volle formare quelli che credevano e crederannoin Lui a operare così in Suo nome.In una chiesa italiana tentata di adattamento,in confronto quotidiano con mentalità relativistica,edonistica e consumistica, “i laici credentidevono accettare le sfide sempre piùcomplesse dell’identità e dell’etica pubblica.”Ci incoraggiano queste parole finali scritte daun laico, un parlamentare cattolico, giàPresidente Nazionale delle ACLI, l’on.le LuigiBobba.A mio modesto parere anche il VolontariatoInternazionale può rifarsi la genuina identitàprimitiva (gratuità, spirito di servizio, continuità)se ritrova e testimonia le sue radici.In una società confusa che non riesce asuperare individualismo, violenza e spreco,una società che sciupa tempo, denaro, intelligenza,vita e salute è però inimmaginabileuna svolta di massa.Però forse è possibile il germoglio silenziosodi minoranze attive. La cristianità partì esigua:undici più il Capo.È possibile la rinascita di quella minoranzache si chiamò volontariato. Perché questaminoranza non può reclutare di nuovo i vecchi,i pensionati, i volontari di quelle fervideannate?Il volontariato degli anni 60/70 è morto? Lopossiamo risuscitare, non solo per servire losviluppo, ma anche per collaborare al radicamentodella buona notizia nella società.◗Aldo Benevelli, fondatore LVIA3


quadrante“Emergenza” cibo:riflessioni e proposte LVIA✔ Sandro Bobba - presidente LVIA4Ecco che siamo arrivati all’emergenzaalimentare! Siamo ormai così abituatiad abbinare il termine emergenza ad unaserie di eventi naturali, sociali ed economiciche vanno dai terremoti, alle alluvioni, agliimmigrati, al terrorismo, al caro vita, alla“monnezza”, che oggi le poche voci chetentano di porci di fronte a questo problemadi rilevanza planetaria rischiano di rimanereinascoltate. Come sempre, tendiamoquindi a concentrare la nostra attenzione suproblemi che ci toccano da vicino o chesemplicemente fanno notizia, come adesempio la situazione dei rifiuti inCampania o il varo del cosiddetto pacchettosicurezza, oppure l’abolizione dell’ICI e,come sempre, ci soffermiamo su problematichedi portata locale perdendo di vistale cause reali che danno poi origine a moltidei fenomeni che destano in noi paure epreoccupazioni. Pochissimi accenni sustampa e tv e tanto meno nessuna presa diposizione della nuova (e meno nuova)classe politica italiana, nei confronti dell’allarmelanciato dalla FAO sul rischio chealmeno altri cento milioni di persone siaggiungano in brevissimo tempo al miliardocirca che vive sotto la soglia della povertà.Questo a causa dell’aumento spropositatodei prezzi degli alimenti di base, che negliultimi due anni hanno subito incrementiche variano dal 40% al 70% e che, mentreper gli abitanti del Sud del mondo si manifestacon moti popolari di protesta in moltipaesi di Asia, Africa e America Latina, da noisi concretizza in un aumento costante mairreversibile del caro-vita ed una riduzionedel potere d’acquisto, che stiamo vivendotutti con non poca preoccupazione.Nel nostro piccolo, di fronte all’ennesimodramma mondiale, abbiamo deciso di dareampio spazio a questo tema dedicando unnumero completo della rivista per cercare dicapire le cause che l’hanno originato e glieffetti che potrà produrre sia a livello globalesia localmente, nei nostri “irrinunciabili”stili di vita occidentali e nella nostra quotidianità.Non mi soffermo dunque su dettagli edapprofondimenti, che lascio a quanti hannocollaborato a questo numero e le cui opinionisono contenute nelle pagine cheseguono, ma vorrei sottolineare il fattocurioso (in verità anche alquanto ipocrita)che oggi Banca Mondiale e FondoMonetario Internazionale si uniscano all’appellodella FAO quando proprio loro, insiemeall’Organizzazione Mondiale per ilCommercio e ai grandi gruppi bancari internazionali,hanno pesantemente contribuitoa determinare le politiche dei paesi poveridegli ultimi trent’anni, attraverso una seriedi misure che non sono state per nulla ingrado di prevenire una crisi di tale portata.Anzi, alcune di queste politiche hanno invececontribuito ad aggravare la situazione,come ad esempio: l’imposizione ai paesipoveri di aggiustamenti strutturali dei bilancipubblici, che hanno poi strangolato leeconomie locali impossibilitate alla restituzionedei prestiti ottenuti; la progressivadistruzione dei sistemi agricoli locali, primagestiti da piccole aziende contadine spessoa conduzione famigliare nel rispetto degliecosistemi e delle abitudini alimentari locali,in favore dell’introduzione di coltureestensive gestite da multinazionali preoccupatedi far fronte alle richieste alimentarisempre più esigenti dei paesi occidentali;l’introduzione degli agrocarburanti che, inrisposta all’emergenza petrolio, stanno creandoun altro tipo di emergenza ben piùgrave, dal momento che vastissime areecoltivabili non producono più cibo per l’alimentazioneumana ma per i nostri futurimezzi di trasporto; la speculazione da partedei grandi gruppi finanziari e bancari che,per far fronte alla recente crisi mondiale deimutui, si sono ultimamente concentrati suibeni alimentari di prima necessità contribuendocosì a farne lievitare il prezzo.Di fronte a questa ennesima emergenzaumanitaria, quali sono dunque le prospettive?Quali misure devono essere adottate alivello internazionale e locale? Alcune proposteda parte di esponenti di EntiInternazionali sono state manifestate, ma sitratta come sempre di misure tampone perfar fronte all’emergenza, che consistonoessenzialmente nello stanziamento di fondistraordinari in favore dei paesi poveri. Ci troveremoquindi costretti ancora una volta arealizzare progetti di emergenza per risponderea bisogni immediati e non dilazionabilida parte di beneficiari che si troverannonella posizione di dover accettare passivamentequanto verrà loro elargito, quasi a titolodi elemosina? Una soluzione che si prospettamolto distante dalla concezione didiritti e responsabilità, che è uno dei temicentrali della nostra riflessione associativa diquesti ultimi tempi.A livello individuale, sono certo che molti fraquanti ci leggono siano oggi impegnati attivamentesu diversi fronti che vanno dal commercioequo, ai gruppi di acquisto solidale, astili di vita sobri e rispettosi dell’ambiente.Ritengo che in quanto Associazione che sipone fra i propri scopi quello di ricercare edenunciare le cause dell’ingiustizia e dell’emarginazionee proporre azioni perrimuoverle, dovremmo assumere una posizionechiara e determinata a supporto diquelle azioni che stanno denunciando ilproblema e propongono iniziative di mobilitazione,che vanno da una proposta dimoratoria mondiale sugliagrocarburanti ad un’iniziativa pubblicain ambito internazionale per il sostegnoalle economie locali, dove finalmente le strategiesiano definite con il fondamentaleapporto dei governi e dei popoli dei paesipoveri e dove le priorità vengano stabilitenon solamente sulla base di logiche di mercatoglobale, ma nel rispetto di politicheagricole ed economiche che tengano contodelle realtà produttive locali.In ambito progettuale, sempre più si staconcretizzando la consapevolezza di unnostro ruolo di facilitatori di processi più chedi realizzatori di opere, che contribuisca acreare le condizioni per una responsabilizzazionedelle popolazioni con le quali cooperiamoe che favorisca lo sviluppo diforme di produzione rispettose della dignitàdell’uomo (in quanto produttore ma ancheconsumatore). ◗


attualitàSICUREZZA?…ALIMENTARE!Le “guerre della fame”✔ Lia Curcio - LVIA ItaliaManifestazioni in Bangladesh, dove ilprezzo del riso è alle stelle; scioperiin Burkina Faso; ad Haiti una folla affamatatenta di assalire il palazzo presidenziale;sommosse in Cameroun, Bolivia, Indonesia;nuovi impoveriti in Europa e Nord Americafaticano a sbarcare il lunario. Queste esplosionidi malcontento, che negli ultimi mesihanno avuto risonanza sui media di tutto ilmondo, hanno una causa comune: il cibo.I dati parlano chiaro: dalla metà del 2007, ilprezzo del grano è aumentato del 130%, ilriso del 74%, la soia dell’87% e il mais del53%, con un aumento generale dei prezzialimentari pari al 48%. Si tratta di un fenomenoglobale. Da Occidente a Oriente, daNord a Sud, “mangiare” sta diventandosempre più difficile e nei contesti più drammatici,dove la maggioranza delle famiglievive in condizioni di povertà estrema, questasituazione sembra presagire uno scenariospaventoso. Banca Mondiale, Fondo MonetarioInternazionale, Nazioni Unite denuncianoche l’aumento dei prezzi rischia di farprecipitare altri cento milioni di personesotto la soglia della povertà. Ecco quindi lerivolte "per la fame", le proteste dei piùdeboli che rivendicano il proprio diritto amangiare.I tre quarti dellapopolazionemondialerischia la famenon a causadella carestia,ma del carovita5


attualitàLa nostra terra produce da mangiare pertutti, eppure quasi un miliardo di persone inAfrica, America Latina e Asia versano incondizioni di grave malnutrizione. Riuscire afare uno o due pasti al giorno è la loropreoccupazione principale. Sono le contraddizionidi un’economia globalizzata in cui lerealtà locali scompaiono. Lo denuncia ilrapporto dell’International Assessment ofAgricultural Knowledge, Science andTechnology for Development - un gruppo di400 scienziati promosso da Banca Mondialee Nazioni Unite - pubblicato all’inizio diaprile, quando è iniziata la fase più acutadella crisi.Il problema non è la scarsità dei prodottiagroalimentari ma il loro costo, che in moltipaesi li rende inaccessibili ai più poveri.Siamo di fronte ad un colossale paradosso:il miliardo di persone che oggivive al di sotto della soglia della povertàe gli altri 4 miliardi che vivono nei paesipiù poveri del mondo, semplicementenon possono più comprare i prodotti neinegozi e nei chioschetti delle città e deivillaggi.Come si è arrivati a questo punto?Abbiamo cercato di analizzare le diversecause in gioco.Ribaltare un sistemache si ritorce contro di noiLe cause della crisi sono strutturali, legate al mercato agricolo mondiale che spingeil Sud ad ampie liberalizzazioni mentre indulge sul protezionismo attuato daEuropa e USA. Il commercio mondiale, inoltre, si nutre di un sistema di produzioneestensivo, finalizzato all’esportazione più che al consumo locale. Contro questalogica, le Nazioni Unite sostengono la necessità di promuovere a livello mondialeun’agricoltura tradizionale, l’uso di tecniche compatibili con la salvaguardiadell’ambiente e il consumo locale.Il Sud del mondo sta pagando oggi le conseguenze più gravi dell’impennata deiprezzi. Abbiamo cercato di capirne di più con Marco Alban, da dieci anni volontarioLVIA in Africa e attualmente in Burkina Faso.Qual è l’entità dell’aumento dei prezzi nel paese e quali beni coinvolge?Riso, olio, latte, zucchero, farina, sapone: tutto ciò che è indispensabile all’alimentazionee all’igiene personale è aumentato del 30-40% nel giro di tre mesi. Una bottigliad’olio, ad esempio, è passata da 800 (1,22 Euro) a 1.300 franchi CFA (1,98Euro); un sacco di riso da 50 Kg da 12.000 (18,29 Euro) a 18.500 franchi CFA(28,20 Euro).Dove vanno ricercate le cause?Accanto ai fattori che hanno aggravato la crisi, come l’aumento del prezzo del petrolio,esistono delle cause strutturali, legate alla forte dipendenza dell’Africa sub-saharianadalle importazioni. In molti di questi paesi, il mercato agricolo è regolato dallamonocultura, imposta in epoca coloniale a vantaggio dei mercati europei e tuttorapromossa dalla domanda dei mercati alimentari del Nord, che esigono ogni sortadi prodotto in ogni stagione dell’anno. Anche le politiche imposte dalla BancaMondiale e dal Fondo Monetario Internazionale hanno spinto fortemente inquesta direzione: a partire dagli anni ’80, per assicurarsi la restituzione del debito,queste istituzioni hanno condizionato la concessione di crediti all’aumento della produzionevolta all’esportazione. A favore della monocoltura e a discapito dei bisognialimentari della popolazione. Il Burkina Faso ad esempio, dove il 15% della popolazionevive nell’insicurezza alimentare, è uno dei principali esportatori di cotone almondo. Così si spiega perché il riso, uno degli alimenti base della dieta locale, siaimportato da Taiwan. La situazione sembra destinata a peggiorare, dato che i paesiasiatici, anch’essi colpiti dalla crisi, stanno bloccando le esportazioni per rispondereai bisogni di consumo interno.La soluzione della crisi non può limitarsi ad un tamponamento dell’emergenza.Quali le soluzioni a lungo termine?È necessario lavorare per una riconversione delle colture. Le politiche attuate daigoverni africani non sono state per ora abbastanza performanti, anche perché condizionatedalle politiche internazionali. In questi giorni di crisi e di manifestazioni,l’arcivescovo di Ouagadougou Jean-Marie Compaoré si è appellato alle alte carichedello Stato richiamando l’attenzione sulla necessità di promuovere strategie preventivesul lungo termine e non limitarsi a misure d’emergenza che non hanno nessunimpatto duraturo sulla vita del paese. Oggi, più che mai, è fondamentale convertirele monoculture e promuovere le coltivazioni che permettono il sostentamentodelle popolazione. Bisogna produrre, così come auspicò Sankara molti anniaddietro, ciò che si consuma e consumare ciò che si produce per essere autonomie raggiungere una sicurezza alimentare.6


attualitàLa speculazione finanziariaIn occasione del recente dibattito all’Europarlamentosulla crisi alimentare, il capogrupposocialista Martin Schultz si èscagliato contro la speculazione internazionale:«La finanza speculativa ha preso postoalla mensa dei poveri». Gli Hedge funds, ofondi speculativi, influenzano pesantementeil settore agro-alimentare e ne determinanoil prezzo. Anche Jean Ziegler, nel corso dellaconferenza stampa dell’ONU sulla crisialimentare, in veste di relatore per il dirittoall’alimentazione ha denunciato: «Alla Borsadi Chicago si può comprare un contrattofuture su tutta la raccolta di soia in Brasile,versando solo il 5% del valore del contratto.Fissare un livello minimo d'investimentomolto più alto, per esempio il 30%, puòcontribuire a frenare la speculazione suicereali».Agrocarburanti:un crimine contro l’umanità?Negli ultimi mesi, l’aumento del prezzo delpetrolio ha sfiorato i massimi storici - amaggio la quota record di 127 dollari albarile - provocando un’immediata esplosionedel costo dei trasporti, in parte responsabiledel rincaro delle importazioni. Mal’aspetto più inquietante è che l’era delcaro-petrolio annuncia una concorrenzanell'accesso alla terra, all'acqua e allerisorse, tra la produzione alimentare equella di carburanti. Il mondo sta cercandodelle alternative al petrolio, e sembra che ladirezione scelta sia quella indicata dai carburantiprodotti da mais, canna da zucchero,soia e altre colture alimentari. Nella ConferenzaONU sulla Crisi <strong>Alimentare</strong>, JeanZiegler ha proposto una moratoria dicinque anni sui biocarburanti: «I biocarburantisono un crimine contro l'umanità. Perrispettare l'obiettivo di coprire entro il 2020 il10% del fabbisogno europeo di benzina conil bioetanolo, l'Unione Europea dovràprodurre questi carburanti in Africa, aggravandol’insicurezza alimentazione di questipaesi. Quando gli Stati Uniti, grazie a 6miliardi di dollari di sovvenzioni pubbliche afavore dei biocarburanti tolgono dal mercato138 milioni di tonnellate di mais, gettano lebasi di un crimine contro l'umanità con l'unicamotivazione di soddisfare la sete smodata dicarburanti degli americani. È giusto promuoverel'uso dei biocarburanti, a condizione chesiano prodotti con residui vegetali, come itrucioli di legno o gli scarti della canna dazucchero. Non si può lottare contro il cambiamentoclimatico uccidendo delle persone».Il consumo di proteine animaliNegli ultimi 40 anni, il consumo pro-capitedi carne è più che raddoppiato e, in particolare,nel mondo in via di sviluppo, sulla sciadel benessere crescente nei paesi asiatici, ècresciuto del doppio in venti anni. Tuttavia ilprimato nei consumi resta tutto occidentale:un americano consuma 122 Kg l’anno dicarne, un italiano 87, un indiano 4. Qual è ilnesso con la crisi alimentare degli ultimimesi? In primo luogo i danni all’ambiente: lePubblicazioni disponibili on line:• Food crisis: Scarcity amid plenty (DESA News Vol. 12, No. 05, May 2008)www.un.org/esa/desa/desaNews/v12n05/• Halving hunger: it can be done (Millennium Project Report, January 2007) www.unmillenniumproject.org/reports/tf_hunger.htm• Implications of higher global food prices for poverty in low-income countries(World Bank, April 2008)www.worldbank.org• State of Food and Agriculture 2007: Paying farmers for environmental services (FAO)www.fao.org/docrep/010/a1200e/a1200e00.htm• State of Food Insecurity in the World 2006: Eradicating world hunger – taking stock tenyears after the World Food Summit (FAO)www.fao.org/docrep/009/a0750e/a0750e00.htm• Food Sovereignity For Africa: A Challenge at Fingertripswww.viacampesina.org• Notizie dal Vertice FAO (3/5 giugno 2008)www.agi.it/dossier/vertice-fao/tecniche di allevamento intensive, necessarieper produrre carne su ampia scala, consumanoquantità smisurate di energia, inquinanol'acqua e i pozzi, sono responsabili di unquinto delle emissioni di gas serra e richiedonomontagne di mais, soia e altri cereali,un fatto che ha portato alla distruzione divaste aree delle foreste pluviali tropicali. Larecente siccità in Australia, le inondazioni e itifoni in Asia, gli uragani in America che hannocausato ingenti danni alle produzioni sono ilrisultato del continuo degrado ambientale. Unaltro fattore inquietante è il triste paradossoche questo smodato consumo di carne staproducendo: benché circa 800 milioni dipersone di questo pianeta soffrano la fame osiano affette da malnutrizione, gran parte deiraccolti di mais e soia coltivati finiscono anutrire il bestiame. Inoltre il costo della carnesul mercato è più elevato di quello dei cerealie non è quindi accessibile alle fasce piùpovere della popolazione.La filiera lunga: sotto accusa lagrande distribuzione che alimenta ilNord del mondoI grandi supermercati, le multinazionalicommerciali, le imprese della distribuzionedel Nord del mondo ci riforniscono tuttol’anno di prodotti provenienti da ogni partedel globo. Questo mercato è in mano apoche grandi imprese che, in regime dioligopolio, hanno letteralmente il potere di“fare il prezzo”. Si tratta di dinamiche chevanno a discapito tanto dei consumatoriquanto dei piccoli e medi produttori sia delNord che del Sud del mondo: i grandi attoridel commercio risultano organizzatisecondo un modello di “filiera lunga” inbase al quale a tutti i livelli, una serie di“agenti di mercato”, piccoli e medi uominid’affari, acquistano i prodotti all’origine perpoi rivenderli ad un agente più grande. Ilprodotto passa attraverso le tante magliedella filiera, e ad ogni passaggio l’intermediariodi turno ne trae profitto con il risultatoche il prezzo finale al consumatore risultaaumentato di 10, 100, anche 1000 volterispetto al prezzo all’origine corrispostoal produttore.Questo sistema produce le sue conseguenzepiù devastanti nel Sud del mondo -nel settore dei prodotti volti all’esportazionecome cotone, caffè, cerali, banane, ananas,ecc. - dove, nei casi più critici, il pagamentoal produttore di base corrisponde ameno dell’1% del prezzo finale delprodotto: i produttori non guadagnano e iconsumatori pagano di più. Le dinamichedell’economia mondiale esprimono il piùamaro significato dell’espressione “villaggioglobale”: le sorti dei piccoli produttori e deiconsumatori del Nord e del Sud del mondonon sono poi così lontane... ◗7


attualitàLa crisi alimentare“costruita” dalle Politiche ✔Lia Curcio - LVIA Italia8Negli ultimi vent’anni, mentre Europae Stati Uniti proteggevano i loro agricoltori,le economie emergenti e ipaesi poveri, sotto la spinta delle politicheneoliberiste, hanno progressivamenteeliminato l’intervento pubbliconel settore agricolo. Le liberalizzazioniimposte ai paesi del Sud daiprogrammi strutturali del Fondo MonetarioInternazionale e della BancaMondiale a partire dagli anni Ottanta,hanno determinato lo smantellamentodell’aiuto pubblico ai produttori el’abolizione dei controlli statali sullacommercializzazione: niente piùprestiti alle aziende locali o sostegnoalle vendite né aiuti per accedere aimercati. Nel frattempo però, i sussidipubblici alla produzione agricola inEuropa e Stati Uniti rendevano questiprodotti alimentari più concorrenzialisul mercato internazionale. Ancorauna volta le leggi del mercato globalesi fondano sull’assunto “due pesi edue misure”.Il caso della Politica EuropeaAnalizzando la nostra Politica AgricolaComunitaria (PAC) questa ha sostanzialmentetre finalità: creare un mercato unificato,proteggere i prodotti europei dalleimportazioni, offrire sussidi agli agricoltori. Ilrisultato è che gli agricoltori europeipossono vendere i propri prodotti sulmercato internazionale ad un prezzo addiritturainferiore al costo di produzione, conuna concorrenza scorretta e contraria aquegli stessi principi neoliberali che si cercainvece di imporre alle economie del Sud.Questo contesto è aggravato dall’attualevolontà politica dei vertici di Bruxelles diimporre ai paesi ACP (Africa, Caraibi, Pacifico)gli Accordi di Partenariato Economico(EPA), volti ad una liberalizzazione piùspinta». Già qualche mese fa, Ndiogou Fall,presidente ROPPA (Rete delle organizzazionicontadine e di produttori dell’Africadell’Ovest), ci aveva avvertiti: «Se verrannofirmati, gli Epa porteranno l’Africa sull’orlodel baratro. Impongono ai nostri mercatiuna competizione che non saranno mai ingrado di reggere; una competizione a tuttocampo, sui servizi, sui prodotti agricoli, suuna serie di settori vitali per le nostreeconomie. Noi questo approccio lo respingiamo,anche perché è palesementecontraddittorio: l’Unione Europea si èformata grazie a un formidabile processodi integrazione che è passato per unaforte protezione dei propri mercati. E orachiede a noi di svilupparci liberalizzandoi nostri. Alcuni prodotti devono essereprotetti, perché dalla loro produzionedipende l’esistenza di milioni di persone».L’analisi di Francesco Gesualdi, delCentro Nuovo Modello di Sviluppodi Vecchiano (PI): ripensare la PACe la cooperazione governativa«Quando in Senegal, il riso o il grano chearriva dall’Europa costa poco - e costa pocograzie ai sussidi pubblici - il contadino localefallisce ed è costretto ad abbandonare laterra ed emigrare in città, dove andrà adampliare la massa dei poveri che affollanole baraccopoli. Se da un lato il piccoloproduttore locale ha bisogno di vendere sulmercato ad un prezzo equo, sufficiente aportare avanti la propria attività, dall’altro ilpovero che vive nelle città, e che deveacquistare tutto ciò di cui ha bisogno pernutrirsi, tende a comprare il cibo importatodall’Europa, perché costa meno. La soluzioneallora è quella di attivare delle politichedi integrazione dei prezzi per i prodottiagricoli nel Sud del mondo. È necessarioche lo Stato intervenga sulle strutture dimercato: lo Stato deve avere un ruolocentrale. E, dall’altro lato, è necessariocambiare radicalmente le politiche agricoleche oggi Europa e Stati Uniti stannoportando avanti impoverendo i produttoridel Sud. Anche la cooperazione governativaha una sua responsabilità: oggi sembraoffrire ricche opportunità di mercato allenostre imprese. Dovrebbe invece essereorientata a sostenere il piccolo contadino ela produzione locale per appoggiare unprocesso volto al raggiungimento dellasovranità alimentare».L’analisi di Pietro Raitano, direttoredella Rivista Altreconomia: la principaleresponsabile è la speculazione«Per la prima volta nella storia del mondo,siamo in presenza di una crisi alimentareche non è dovuta ad un calo dell’offerta. Inpassato ci sono state delle crisi drammatichelegate a situazioni di carestia e quindiad un calo della produzione ma oggi si notache, comparando la produzione mondialedi alimenti con il numero di abitanti delpianeta, ci sarebbe cibo per tutti. Nel 2007,ad esempio, la produzione di cereali èaumentata e non ci sono state carestieparticolari, tranne il caso dell’Australia. Leradici della crisi sono molteplici. Da un lato,è vero che è aumentata l’offerta, ma ècambiata la domanda. La produzione dibiocarburanti sta ad esempio provocandouna spostamento delle colture da usoalimentare a produzione di energia. L’impattodi questo spostamento, tuttavia, nonè ancora significativo al punto da spiegareun così marcato aumento dei prezzi deibeni alimentari, mentre sta già provocandodei gravi danni ambientali: basta guardare alBrasile, un paese che ha fortemente investitonella produzione di biocarburanti e chesta incentivando la deforestazione. Certo èche se i trend attuali non saranno arrestati,questo fattore potrà aggravare pesantementela crisi alimentare. Il ruolo principalenell’attuale crisi è svolto dalla speculazione.I prezzi sono aumentati così tanto ecosì rapidamente a causa della speculazionefinanziaria privata. Con la crisi deimutui sub-prime, infatti, il mondo finanziarioè andato verso altri investimenti, tracui gli alimentari, con il risultato che oggi iprezzi dei prodotti agricoli non sono piùdeterminati dalla legge della domanda edell’offerta: tutto è distorto dalla massicciaentrata dei fondi d’investimento nelmercato agroalimentare mondiale. Oggi laspeculazione ha raggiunto livelli tali che lestesse banche hanno iniziato a promuovereinvestimenti nelle commodities, tracui prodotti come mais e zucchero.Questo perché si prevede che il loro prezzoaumenterà e il gioco della speculazionefaciliterà l’impennata dei prezzi. Oggi, lafinanza tradizionale, quella legata allebanche e ai prestiti, è in crisi e si specula sulcibo. Il punto è che mentre delle banche sipuò fare a meno, non si può fare a menodi mangiare. Il sistema finanziario legato agliagroalimentari non è regolamentato. Se sicontinua a lasciarlo in mano al mercato, lacrisi peggiorerà».


attualitàA tutto questo si aggiunge un altro fattorepoco pubblicizzato e strettamente collegatoalle speculazioni finanziarie: ilcontrollo del mercato agroalimentremondiale da parte di poche potentissimemultinazionali che controllano il 90% delmercato cerealicolo globale. È a lorovantaggio che USA, UE, WTO e FMI hannoimposto ai paesi produttori scellerate politicheagricole basate sulla produzione perl’esportazione invece che per il consumointerno. La smithiana mano invisibile delmercato, a volte, si vede benissimo 1 .Alternative di consumo per lacostruzione di una nuova economiaÈ quindi necessario che cambino le dinamicheinternazionali, che ci sia una realevolontà politica di sostenere sicurezza esovranità alimentare dei paesi più gravementecolpiti dalla crisi, perché le causedell’aumento dei prezzi sono strutturali elegate alle caratteristiche dell’attuale sistemaeconomico internazionale. Tuttavia, è altrettantoimportante sottolineare che ogni cittadinopuò, in quanto consumatore, cercaredi contrastare questi meccanismi effettuandodelle scelte di responsabilità.Pietro Raitano e Francesco Gesualdiconcordano sull’esistenza di un legame tra ledinamiche che aggravano la crisi alimentare ei nostri consumi. A questo proposito, ci indicanoalcune vie di consumo responsabile:Consumare prodotti di stagione: abbandonarela logica di acquisto dei “prodotticoloniali” significa non incentivare il circuitocommerciale della “filiera lunga” legato allemultinazionali: un meccanismo che impoveriscei produttori e che incentiva la produzioneper l’esportazione, fino alla monocolturaintensiva.Consumare locale e biologico: significasostenere la “filiera corta” per incentivare inostri produttori locali e nello stesso tempotutelare l’ambiente nella misura in cui sievita l’inquinamento dei mezzi di trasporto el’utilizzo di tecniche di produzione intensive.Significa, infine, mangiare cibo sano.Mangiare meno carne: disincentivando glisquilibri nelle coltivazioni dei cereali, inmisura maggiore rivolte alla produzione diforaggio, che non hanno risvolti positivi perl’alimentazione umana dato che la carne èun alimento che può essere consumatosoltanto dai “ricchi”.Uno stile di vita più sobrio: la competizionetra cibo e carburante ci impone uncambiamento dei nostri stili di vita nelleabitudini quotidiane, ad esempio favorendonuove modalità di trasporto (bici e mezzipubblici) e cercando modelli alternativi dienergia.1 Da “Fame di profitto” di Enrico Piovesana, PeaceReporter.Con i nostri modelli divita possiamo incideresulle dinamiche delcommercio globale: lanuova modernitàconsiste nel produrre econsumare locale e ilSud, come il Nord, devetornare a produrre ilproprio cibo.Una buona pratica: i Gruppi diacquisto solidale (G.A.S.) nellacostruzione di una nuova economiaDal 1994 si sono diffusi sul territorio nazionalei Gruppi di Acquisto Solidale: uninsieme di persone che decidono di incontrarsiper acquistare prodotti alimentari o diuso comune, da ridistribuire tra loro. Ilgruppo di consumatori si rivolge a piccoliproduttori locali che portano avanti produzionibiologiche, rispettose dell’ambiente ea garanzia della salubrità del cibo.Abbiamo intervistato Andrea Saroldi,Presidente di G.A.S. Torino, il gruppo chefa da collegamento tra i vari G.A.S. sul territorionazionale.In cosa consiste l’esperienza dei G.A.S. eperché avete sentito l’esigenza di promuoverequesto modello di consumo?I G.A.S. nascono da una riflessione sullanecessità di un cambiamento profondo delnostro stile di vita. Come tutte le esperienzedi consumo critico, anche questavuole immettere una “domanda di eticità”nel mercato, per indirizzarlo verso un’economiache metta al centro le persone e lerelazioni.L’esperienza è nata dall’esigenza sentita diavere accesso a prodotti sani, che la grandedistribuzione non è più in grado di garantirci.La produzione biologica in questosenso è una garanzia, perché esclude l’uso,nei campi e nelle stalle, dei prodotti chimici.I G.A.S. vogliono fornire anche una rispostaalla necessità di tutelare l’ambiente: consumarelocale significa ridurre l’impatto inquinantedei trasporti e consumare biologicocomporta promuovere un’agricoltura rispettosadell’ecosistema, che sfrutta la naturalefertilità del suolo favorendola con interventinon invasivi, e l’allevamento di animali sani,nel rispetto del loro benessere e quindianche di noi consumatori.Come si è incontrata la domanda deiG.A.S. con le esigenze dei produttori?La domanda dei G.A.S è andata incontro aibisogni dei piccoli produttori italiani chesono tagliati fuori dal mercato perché nonpossono essere competitivi con i prezzidella grande distribuzione: il contadino, perpoter continuare la propria attività, habisogno di vendere i propri prodotti ad unprezzo equo. Oggi i piccoli produttori sonosfruttati dalla grande distribuzione che sirivolge a loro per acquistare i prodottialimentari ad un prezzo stracciato. L’acquistodiretto al produttore permette aquest’ultimo di sostenere la propria attivitàperché si salta la mediazione degli “agentidel mercato” e a noi consumatori permettedi essere sicuri sulla provenienza e la salubritàdel nostro cibo.Quali prodotti sono trattati?In primo luogo i prodotti agroalimentari e diallevamento biologici, ma ultimamentestiamo sperimentando nuove filiere che siespandono ad altri prodotti e servizi.Nell’ambito dell’Ottavo Convegno Nazionaledel 16 e 17 maggio, la rete nazionaledei G.A.S. si è riunita per scambiare esperienzee ragionare insieme sull’opportunitàdi utilizzare questa capacità di auto-organizzazionedella domanda in prodotti chepresentano filiere più complesse. Oggi, adesempio, stiamo sperimentando questomodello sulle filiere tessili, mettendoinsieme la domanda tra diversi G.A.S. neiprodotti per l’intimo: abbiamo attivato uncontatto diretto con dei produttori di cotonebiologico in Brasile, utilizzando quindi uncotone equo e solidale, e la successivalavorazione è affidata ad un gruppo diaziende artigiane di Novara, in crisi a causadello spostamento della produzione in Asia.Ci stiamo attivando anche nel settoredell’energia, attraverso un’associazionefondata dai G.A.S. - G.A.S. ENERGIA - chepromuove l’utilizzo di energie rinnovabiliper consumo domestico. Inoltre, dei Gruppid’Acquisto si stanno organizzando perpagare le proprie bollette attraverso lacooperativa sociale LIVECOM, ancora perpromuovere modelli di consumo alternativoche escano dai prodotti tipici.I G.A.S. censiti in tutta Italiasono circa 400.Per sapere qual è il G.A.S. piùvicino a casa tua consulta il sitowww.retegas.org9


attualitàLa corsaall’oro “verde”Gli Agrocarburanti affameranno il mondo?10✔ Massimo Pallottino - Presidenza LVIAInodi stanno venendo al pettine, e la lontanaeco delle proteste di masse ingentidi persone che non riescono più adapprovvigionarsi del minimo indispensabileentra ormai anche nelle nostre case. Mamai come questa volta la competizione ètra chi lotta per sopravvivere e quell’insiemedi cambiamenti tumultuosi e contraddittoriche chiamiamo “sviluppo”. Tra le cause scatenantidella recente crescita dei prezzi deicereali c’è infatti, oltre all’aumento dei consumidi proteine di origine animale in Cinaed India, anche la crescente tendenza aconvertire la coltivazione di mais, soia,palma da olio, canna da zucchero, nellaproduzione di “carburanti verdi”. E si tratta diuna tendenza di proporzioni inavvertite dalgrande pubblico: un quarto della produzionedi mais degli Stati Uniti viene ormai trasformatain etanolo, mentre le superfici giàimpiegate nella produzione di agrocarburantisi misurano ormai in milioni di ettari,con la prospettiva che diventino molti di piùnei prossimi anni.Il falso mito del carburante “verde”L’idea che sia possibile produrre energia apartire da risorse rinnovabili non può chesuscitare commenti positivi, in un mondoche vede avvicinarsi rapidamente ilmomento in cui le riserve di combustibilifossili si esauriranno. E non manca chi sottolineale nuove possibilità offerte ai contadinipiù poveri nei paesi del sud del mondo,che possono integrare i loro magri raccolticon il reddito derivante dalla produzione dicarburanti ecologici.Ma la realtà è, come sempre, più complessa.Soprattutto quella più lontana da noi. Eci dice innanzitutto che non è vero che laproduzione di agrocarburanti possa avvenirenegli interstizi di un sistema di produzione“familiare”. Si contrabbanda la produzionesemi-industriale di carburanti diorigine agricola come se rispondessealla richiesta di “vita” dei contadini deipaesi impoveriti, suggerendo il nomeaccattivante di “bio-carburanti”. Si trattainvece di “agro-carburanti”, la cui produzioneè basata su logiche economicisticheben lontane da un approccio rispettosodel territorio. E si tratta, nella realtà, di pro-duzioni estremamente avide di risorseambientali, non solo per quanto riguardaprodotti come la palma da olio, il cui svilupposta producendo una crescente deforestazionein paesi come l’Indonesia. Anchelo sfruttamento di prodotti apparentementemeno affamati di risorse, come la Jatropha,un arbusto con i cui semi si produce un oliocombustibile e che cresce sulle terre piùaride e marginali, diventa economicamenteottimale solo con una certa disponibilità diacqua, inevitabilmente sottratta ad altriusi, vitali soprattutto nelle regioni più aride.Studi autorevoli dimostrano inoltre che ilbilancio energetico complessivo della produzionedi agrocarburanti, includendo trasportoe fattori della produzione compresoil necessario impiego di pesticidi e fertilizzanti(spesso essi stessi derivati dal petrolio!)è assai meno “verde” di quanto ci siaspetterebbe. Ed a tutto questo si aggiungeun sempre più largo uso di varietà vegetaligeneticamente modificate che, sotto ilcontrollo di un ristretto numero di compagnietransnazionali, aggravano il rischio perla biodiversità.Sempre più alimentiper “sfamare” le nostre autoA queste caratteristiche, non propriamenteecologiche, si aggiungono i rischi di unsistema di gestione tipico della monocoltura,cui sembra più o meno inevitabilmentetendere la produzione di agrocarburanti sularga scala attraverso un processo di privatizzazionedelle risorse ambientali, comeè recentemente avvenuto in Etiopia doveuna importante concessione per la produzionedi agrocarburanti è stata addiritturaimpiantata in una zona di conservazionenaturale. In simili dinamiche, il controllotende a concentrarsi nelle mani di pochi,specialmente laddove la massa dei contadininon riesce a far sentire la propria voce.In Tanzania, già migliaia di coltivatori diriso e mais sono stati allontanati dalleterre più fertili per fare posto alla produzionedi agrocarburanti promossa dagrossi investitori stranieri.Il rischio è dunque che i target per la produzionedegli agrocarburanti, che anchel’Europa ha fissato (il 5,75% della domandadi carburanti stradali nel 2010, e il 20%nel 2020) non raggiungano l’effetto diabbattere le emissioni di CO2 ma producanouna poderosa spinta verso lo spossessamentodelle risorse necessarie a moltidei contadini più poveri del pianeta perla produzione del cibo necessario allapropria sopravvivenza. Per raggiungerel’obiettivo, l’Europa dovrebbe infatti convertirea questo obiettivo il 70% di tutte le sueterre coltivabili. Questo è, evidentemente,del tutto impossibile; non restano dunqueche i paesi del sud del mondo, dove, inmolti casi le istituzioni sembrano relativamentepoco in grado di garantire un giustocontrappeso ad interessi commerciali ingrado di determinare la politica di interigoverni.Non stupisce dunque la sempre più pressanterichiesta da parte delle organizzazionidella società civile del sud del mondo nelcriticare la corsa agli agrocarburanti. Il problemanon è la tecnologia in sé, quanto lecondizioni del suo sviluppo ed impiego; maè con le condizioni esistenti (senza rinunciarea riflettere sul come cambiarle!) cheoccorre fare i conti.Un futuro più “verde” e più equo ci sembramolto meno legato allo sviluppo del businessdegli agrocarburanti di quanto lo siaall’adozione di stili di vita e di produzionepiù parsimoniosi da parte di quei pochi fortunatiche già adesso consumano la maggiorparte delle risorse del mondo.L’idea che attraverso gliagrocarburanti il treno dellosviluppo possa continuarela sua (folle?) corsa èun’illusione pericolosa, il cuiprezzo sarà pagato, ancorauna volta, dai più poveri.


attualitàSovranità alimentare:l’autodeterminazionedei popoliUno sguardo ai progetti LVIA12 La strategia LVIA verso la Sovranità <strong>Alimentare</strong>Intervista a Vittorio Marabotto, responsabile Settore Progetti LVIA13 Le proposte delle organizzazioni contadine africaneIntervista a Ndiogou Fall, Presidente della Rete delle organizzazionicontadine e dei produttori agricoli dell’Africa Occidentale (ROPPA)14 Niébé: il fagiolo magico che mette in motol’economia dei contadini burkinabè16 Partecipa anche tu!Cinque progetti per il diritto al cibo18 La forza e la speranza del movimentocontadino in Guinea Conakry20 Spezzare la “Catena della Fame” in Tanzania:la filiera del sesamo22 Le risaie della Guinea Bissau per debellarela schiavitù dalle importazioni24 Il latte: alimento base delle comunitàpastorali dell’Etiopia11


Focus Africa ◗ Strategia LVIALa strategia LVIA versola Sovranità <strong>Alimentare</strong>12ildiritto dei popoli a scegliere il propriocibo. Questa è la Sovranità <strong>Alimentare</strong>:il cibo non come mera necessità ma comediritto ad autodeterminare i propri modelli diproduzione. È l’affermazione di un diritto cheoltrepassa i confini della più “tradizionale”Sicurezza <strong>Alimentare</strong>, concetto affermatoqualche anno prima, nel 1996, quando i Capidi Stato e di Governo riuniti nel VerticeMondiale sull’Alimentazione della FAO preseroatto della necessità di un impegno comuneper garantire il “diritto fondamentale ditutte le persone a non soffrire la fame”.Quali sono le implicazioni di queste “terminologie”e come influenzano le politiche ele metodologie di cooperazione Nord-Sud?Abbiamo approfondito il tema con VittorioMarabotto, Responsabile Settore ProgettiLVIACome si pone la LVIA all’interno di questocomplesso dibattito?«Negli ultimi dieci anni, il dibattito internazionalesulla sovranità alimentare è stato consistente,dalla Dichiarazione di La ViaCampesina nel 2001, al Forum Mondialesvoltosi l’anno scorso in Mali. La sovranità alimentareè una questione di diritti, perchériguarda il diritto all’autodeterminazione deipopoli a gestire le risorse del territorio perprodurre i propri alimenti; di modelli produttivi,che devono essere centrati sulleeconomie locali, rispettosi degli equilibrinaturali e delle tradizioni culturali; di politiche,perché si relaziona con il fatto che sianopraticate politiche agricole coerenti a livellolocale e nazionale; ed è infine una questionedi metodologia di intervento, perchésottende la costruzione di relazioni fondatesui principi di equità e nella logica dei dirittie responsabilità. Per la LVIA, questa evoluzioneè tanto più significativa proprio in relazionea quest’ultimo aspetto, in funzione del nostropercorso associativo che ci porta a perseguireuna metodologia di intervento che passi dall’approccioincentrato su ” bisogni e beneficiari”a una logica di “diritti e responsabilità” doveintendiamo proporci sempre più come “facilitatoridi processi” in cui la società locale è protagonistadel perseguimento dei propri diritti.L’evoluzione rispetto al concetto di sicurezzaalimentare è culturale: si passa dalla concezionedi un bisogno – quello vitale di nutrirsi –all’identificazione di un diritto – quello diautodeterminare i propri modelli produttivi.Rafforzare l’autodeterminazione dellasocietà locale. Cosa significa nell’implementazionedi progetti agricoli?Implica un lavorare dal basso: non esportiamodei modelli, perché ogni contesto ha unasua specificità culturale e dinamiche territorialicomplesse, per cui non esiste una formulaapplicabile con successo ovunque. Lavoraredal basso significa progettare insieme agli attorilocali per far emergere necessità e rispostecondivise, nelle quali il tessuto sociale esprimee porta avanti il proprio modello produttivo.Quali sono attualmente i progetti LVIA nelsettore alimentare?Individuiamo tre tipologie:Supporto a specifiche filiere locali: si trattadi azioni che vogliono rendere più efficace laproduzione e più equa la commercializzazionedi specifiche attività agricole che emergonodal contesto locale. Tra i progetti in corso,possiamo citare il supporto agli agricoltori delBurkina Faso nella filiera del niébé e lo sviluppodella filiera delle oleaginose, in particolaredel sesamo, in Tanzania. Stiamo progettandoun intervento simile in Albania, volto a rafforzarela filiera della viticoltura con la creazionedi una rete tra le cantine esistenti dimedie/grandi dimensioni e le aziende aconduzione familiare che soffrono della difficoltàdi valorizzare i propri prodotti sul mercato.Tra le componenti è sempre presente l’incentivoall’associazionismo e la formazioneumana, tecnica, amministrativa e gestionaledelle organizzazioni dei produttori, per dotarledi una maggiore conoscenza delle dinamichedei mercati e della “catena di valore”. Leazioni possono mirare a rinforzare attività digruppi di produttori già esistenti o a formarnedi nuovi, e a fomentare la creazione di reticon altre istituzioni (di microfinanza, banchedel raccolto, etc.) che possano fornire serviziutili agli operatori della filiera.Sostegno ai processi locali di rafforzamentodelle capacità della società civile: questiprogetti si inseriscono in iniziative più ampie,volte a sviluppare attività che permettano ilsostentamento e la produzione di reddito daparte dei nuclei familiari. Gli ambiti delle attivitàemergono dal territorio, e sovente figurano,anche se non in maniera esclusiva, attivitàagricole. In questo caso gli interventi miranoa migliorare le condizioni socio-economichedelle popolazioni rurali attraverso investimenticoerenti con una gestione razionale esostenibile delle risorse naturali, con le prioritàdi sviluppo locale e con le strategienazionali di sicurezza alimentare. Le attivitàpossono riguardare l’accompagnamento diinterventi di gestione delle risorse naturali acarattere comunitario, la gestione integratadelle aree protette, la conservazione e recu-pero delle terre degradate, il miglioramentodelle tecniche agricole, la gestione dei pascolie delle risorse idriche, e così via. In questocaso, come nel precedente, la metodologiaè quella di rafforzare nelle comunità locali laconsapevolezza dei propri diritti e opportunitàdi innescare dinamiche endogene di sviluppoe di lotta alla povertà. Le azioni sonoquindi incentrate sulla formazione di competenzee sul supporto alla creazione e rafforzamentodi strutture associative locali, conuguale attenzione all’aspetto umano e a quellotecnico/gestionale. Progetti di questo generesono in atto, tra gli altri, in Guinea Conakry,in Mali, in Mauritania e in Burkina Faso.Sicurezza alimentare: in Burundi e inGuinea Bissau lavoriamo per il recupero diaree coltivabili, la diversificazione delle colture,la produzione in loco di sementi migliorate,la dotazione di input e attrezzature agricolein un’ottica di consolidamento stabile edurevole della produzione e diversificazioneagricola in ambito rurale. In Etiopia lavoriamoin zone pastorali ed agro-pastorali per ridurrela vulnerabilità delle popolazioni locali,aumentare le attività legate alla pastorizia emigliorare l’accesso e l’uso delle risorse naturali,in particolare acqua potabile e utilizzo deiterreni. Gli interventi includono sempre l’acquisizionedi conoscenze su strategie di sviluppolocale endogene, il miglioramento nell’accessoe nella gestione delle risorse naturali,servizi veterinari di supporto, sviluppo difonti di reddito alternative. In tutte questetipologie di intervento, anche quando, per ilcontesto in cui si realizzano, le azioni sonoriconducibili alla sicurezza alimentare insenso “classico”, LVIA svolge attività mirate arendere le popolazioni rurali più consapevolidel ruolo che rivestono nell’economia localeed aumentare la loro capacità ad interagireattivamente e autonomamente con la societàcivile e le istituzioni.Perché puntare sulla crescita dell’associazionismotra gli agricoltori?Perché favorisce la sostenibilità dell’interventoe perché l’obiettivo a lungo termine delnostro impegno è quello di incidere sulledinamiche che creano povertà. Vogliamo rafforzaree responsabilizzare le associazionicontadine affinché, in una logica di diritti eresponsabilità, possano - a partire dal contestolocale - intervenire e rappresentarsi conmaggior peso in tutti gli ambiti, non solo inquello produttivo e commerciale, ma anchein quello politico della discussione sulle politicheagricole ed alimentari. ◗


Focus Africa ◗ Le proposteLe proposte delle organizzazionicontadine africane✔ Lia Curcio - LVIA ItaliaTra le organizzazioni che in questi giornisi occupano della crisi, ci sono le organizzazionicontadine africane che, riunitead Addis Abeba dal 20 al 22 Maggio,hanno dibattuto della situazione attuale edelle conseguenze sulle centinaia di milionidi africani che vivono il peso di politiche agricolesbagliate. Di fatto, l’incremento dei prezzialimentari non è solo il frutto di modestevariazioni sul livello mondiale dei raccolti, madi scelte di lungo termine sugli investimentiin agricoltura, le politiche energetiche e commerciali.Le organizzazioni contadine affiliatealle quattro reti regionali africane - ROPPAper l’Africa dell’Ovest, SACAU per l’Africa delSud, EAFF per l’Est Africa e PROPAC perl’Africa Centrale - e i rappresentanti dellequattro reti, alla presenza di istituzioni panafricane(l’Unione Africana) ed internazionali(FAO, IFAD) e di alcune Ong tra cui le italianeTerraNuova e LVIA, hanno dibattuto deiproblemi e delle prospettive dell’agricolturaafricana.(È possibile leggere l’articolo relativo alConvegno di Addis Abeba sul sitowww.lvia.it/ethi/convegno_addis_abeba.htmAutore: Italo Rizzi).A questo proposito, abbiamo intervistatoNdiogou Fall, Presidente della Rete delleorganizzazioni contadine e dei produttoriagricoli dell’Africa Occidentale (ROPPA)Dal 2000, ROPPA riunisce le piattaformenazionali dei 12 paesi della Regione, rappresentandooltre 50 milioni di contadini. LaLVIA collabora con ROPPA nella realizzazionedi alcuni programmi agricoli e la supportacon la Campagna EuropAfrica (www.europafrica.info).Da dove provengono le cause della crisi?Sono recenti o hanno radici profonde?Oggi la crisi alimentare è marcata dall’impennatadei prezzi, ma le sue cause si trovanonelle politiche nazionali e internazionali chenel corso degli anni hanno distrutto la nostraagricoltura. La responsabilità è innanzituttodei nostri Governi, perché hanno accettato diliberalizzare i mercati secondo le direttiveimposte dall’Organizzazione Mondiale delCommercio (OMC), Banca Mondiale eUnione Europea, che oggi sta negoziandocon i paesi ACP (Africa, Caraibi, Pacifico) inuovi Accordi di Partenariato Economico.I nostri Governi sono inoltre colpevoli di nonaver investito nello sviluppo del settoreagricolo: mancano infrastrutture, sistemi dicredito, strutture di stoccaggio; non sonostate rafforzate le filiere del mercato locale.Insomma, non si è lavorato per innescarequelle dinamiche che producono valoreaggiunto e ricchezza sul territorio. I nostriGoverni devono iniziare a tutelare il benesseredei propri cittadini! Come fa l’Europanel proteggere il proprio mercato.In quali paesi la crisi alimentare è piùgrave?I più colpiti sono i paesi che hanno attuatopolitiche liberiste più spinte, con il conseguenteimpoverimento del mercato locale. Sipensi al caso del Senegal: nell’ultimo annolo Stato ha diminuito del 5% l’investimentonel settore agricolo, accentuando la dipendenzadalle importazioni, tanto che oggi ildeficit di produzione annuo raggiunge il33%.Proprio il Senegal è uno dei maggioriesportatori di arachide sul mercato mondiale.Non è un paradosso per uno Statoche sta soffrendo la crisi alimentare?La chiave di lettura sta proprio nelle politicheadottate dal Senegal, similmente a moltipaesi africani: liberalizzare senza rafforzarepreventivamente il mercato interno.Prendiamo il caso dell’arachide: oggi questacoltura è praticatasu larga scala per ilmercato internazionale,mentre sidovrebbe rafforzarela filiera sul mercatolocale, incentivandoad esempiole attività di trasformazionein loco per la produzione di olio.Qual è la posizione di ROPPA rispetto almodo in cui questa crisi andrebbe affrontata?Proponiamo un maggior intervento delloStato nella regolamentazione del mercato,in particolare attraverso:• Politiche sociali volte a sostenere i prezzidegli alimenti, garantendo sul mercatolocale un prezzo che sia equo per il produttoree accessibile alla popolazione. Quandosi lascia tutto in balìa del mercato, le conseguenzesono disastrose: negli ultimi anniabbiamo visto il prezzo dei prodotti alimentariprecipitare al ribasso, mandando sullastrico molti contadini, mentre adesso queglistessi prodotti sono talmente costosi chela popolazione non è più in grado di acquistarli.• Protezione del mercato regionaledell’Africa dell’Ovest, con tariffe doganali del70-80% su quei prodotti che già coltiviamoAbbiamo un potenzialeimportante per produrretutto il cibo che ci serve.Dobbiamo valorizzarlo!e commerciamo: si tratta di rafforzare questefiliere, ma ciò non si può fare se sui nostrimercati troviamo prodotti europei che costanomeno perché beneficiano delle sovvenzionipubbliche. Il Kenya, ad esempio, haaumentato la protezione della filiera del lattecon una tariffa del 70% e oggi il paese èautosufficiente nella produzione di latte edei suoi derivati. I buoni risultati di questepolitiche sono chiari. Abbiamo un potenzialeimportante per produrre legumi, riso, svilupparel’allevamento, insomma tutto il cibo checi serve. Perché non lo valorizziamo?• Politiche di investimento nel settoreagricolo• Integrazione regionale dei mercati: èparadossale che oggi i paesi dell’Africadell’Ovest chiudano le frontiere tra loro peraprirle invece al mercato europeo!Il 29 maggio è intervenuto a Roma nelConvegno organizzato dalla CampagnaEuropAfrica. Ci spiega di cosa si tratta?«È una Campagna di sensibilizzazione che sisviluppa parallelamente in Europa e in Africa,sui temi della sicurezza e sovranità alimentare.In Italia è coordinata dal Gruppo diappoggio al movimento contadino dell’AfricaOccidentale, tra cui c’èla LVIA, mentre in Africa èpromossa da ROPPA. Inquesti anni EuropAfricaci ha permesso di portarea conoscenza di cittadinie istituzioni europeeil nostro punto divista sulle politiche agricoleeuropee, e nello stesso tempo ci ha rafforzatinel dialogo con i nostri Governi. Lepolitiche sono il risultato dei rapporti di forzae questo ci permette di fare policy per gliinteressi dei contadini».Dal 3 al 5 giugno i governi di tutto ilmondo si riuniranno a Roma per il VerticeFAO. Quali impegni auspica venganopresi?Spero vengano affrontati i reali problemi deinostri paesi e che si prenda una posizionecontraria agli agrocarburanti, perché si stacreando una concorrenza nell’accaparramentodelle risorse naturali tra la produzionedi cibo e quella di carburanti. ◗13


Focus Africa ◗ Burkina FasoNiébé: il fagiolo magico che mette inmoto l’economia dei contadini burkinabè✔ Lia Curcio - LVIA Italia14L’oro dell’Africa Saheliana ha la forma diuna piccola pepita bianca: Vignaunguiculata è il suo nome scientifico.Meglio conosciuto come niébé, il fagiolobianco è una leguminosa largamente coltivatain molte aree tropicali e subtropicali delmondo, ma che trova la sua massima diffusionenel continente africano, dove riesce adadattarsi anche alle condizioni climatiche piùdifficili, come quelle dell’area Saheliana, unaregione che si estende lungo le spondedesertiche del Sahara.Qui l’acqua scarseggia e la terra arida edegradata pare arrendersi all’inesorabileavanzata del deserto. Eppure, nel mese dimaggio, quando arriva la stagione dellepiogge, la natura sembra impadronirsi nuovamentedella propria terra e rinasce inun’esplosione di verde. Ma la vittoria èbreve, e fragile, e a settembre, terminate lepiogge, tutto torna ad essere sabbia…e ricominciala siccità.In questo contesto, parlare di “sicurezza alimentare”può sembrare un paradosso e il“diritto al cibo” soltanto una formula vuotaconiata dalle alte sfere delle agenzie internazionali.Ma l’esperienza avviata dalla LVIA inBurkina Faso dimostra che ciò è possibile,non esportando colture estranee e costosissimimezzi tecnologici, ma migliorando lafiliera di produzione di una coltura tradizionalee valorizzando al meglio le potenzialitàe le capacità del territorio. La naturasembra fornire la soluzione: il niébé. E icontadini locali possono essere gli attoridel cambiamento.Come affrontare la cronica insicurezza alimentarein un’area in cui il livello di povertàè fra i più critici al mondo e dove il climagioca un ruolo ostile?Mario Civettini, rappresentante della LVIAin Burkina Faso, ci spiega: «Nel 2006, laLVIA ha attivato un progetto volto al rafforzamentodella filiera della produzione e dellacommercializzazione del niébé, agendonelle province aride del Nord e nella regionedel Plateau Central. Il niébé è una colturapraticata da lungo tempo dalle comunitàrurali e questo aspetto è stato consideratofondamentale nella fase di studio del progetto,perché la LVIA vi ha visto la possibilitàdi migliorare la sicurezza alimentare eabbattere la soglia della povertà valorizzandouna coltura tradizionale, conosciuta epraticata. Si rendeva necessario migliorare letecniche di produzione, promuovere l’organizzazionedei gruppi contadini e favorire illoro accesso al mercato, in modo tale dapoter sviluppare due dinamiche di sviluppo:fare in modo che la comunità rurale potesseraggiungere un livello di produzione taleda garantirsi autonomamente cibo sicuro,e rafforzare le potenzialità di commercializzazionedel prodotto, mettendo in moto unosviluppo economico autonomo e gestitodalle stesse organizzazioni contadine».Una pianta dai molteplici beneficiSe consideriamo la povertà e la precarietàdelle terre coltivabili in queste aree, il niébéoffre importanti opportunità da un punto divista ambientale: è una coltura poco esigentein quanto a ricchezza del terreno, e questacaratteristica la rende adatta a crescererigogliosa anche in situazioni di siccità. Manon è tutto qui. Il problema più temuto dallecomunità rurali è l’avanzamento del deserto,che rischia di inglobare le terre ancora coltivabili.Il niébé offre in questo senso una possibilitàdi rivincita, perché permette sul lungotermine di migliorare le caratteristiche delsuolo e di combatterne la desertificazione:la sua capacità di fissare l’azoto atmosfericoporta ad un arricchimento dei terreni ele sue proprietà a carattere tappezzante permettonoal suolo di trattenere l’acqua piovanacontrastando il fenomeno del ruscellamento,che provoca l’asportazione deglistrati più fertili del terreno con danni notevolialle produzioni.Da un punto di vista nutrizionale, il niébé èricco di proteine e contribuisce ad equilibrarel’alimentazione, prevalentemente abase di cereali, delle popolazioni dell’area.Si tratta di un prodotto che fa parte della tradizioneculinaria locale, un aspetto fonda-


mentale per raggiungere dei buoni risultatisia in termini di autoconsumo, quindi disicurezza alimentare, che di diffusione sulmercato, quindi di sviluppo economico elotta alla povertà. L’ingrediente base di alcunialimenti ampiamente diffusi, come il couscouse le galettes (frittelle tipiche), è propriola farina prodotta con il seme del niébé,essiccato e macinato.Il niébé, inoltre, è ben conosciuto in quest’areaanche dai Peul, la popolazione noma-zazione del niébé coinvolgono due regionidel paese, il Plateau Central, nell’area centrale,e il Sahel, nel nord-est. Abbiamo iniziatodiffondendo le sementi migliorate del niébétra i nostri soci, e abbiamo notato che ciòportava dei risultati positivi da un punto divista alimentare e nutrizionale. Abbiamo poiagito migliorando le strutture associative eorganizzative dei contadini, prima a livello divillaggio, poi a livello provinciale ed infineregionale. Si tratta di un aspetto fondamen-mazione e conservazione delle foglie diniébé adoperate come foraggio per ilbestiame. Un esempio pratico di questeattività è la formazione all’utilizzo delSistema Vallerani e alla realizzazione emanutenzione di dighette antierosive,entrambe tecniche efficaci per migliorare lafertilità del suolo. «Si tratta di modalità produttivealtamente efficaci che nello stessotempo bene si integrano nel tessuto socialee culturale del territorio. - afferma MarioCivettini - Si vogliono migliorare e valorizzarele potenzialità del territorio. Non stravolgerle.Probabilmente questa è una delleprincipali ragioni del successo del progetto».de che abita la regione saheliana e che è tradizionalmentededita alla pastorizia, in quantole sue foglie sono considerate un buonforaggio per il bestiame.Il progetto: migliorare la produzionee la commercializzazione del niébéIl Governo del Burkina Faso ha approvatonel 1999 il Piano Operativo per lo sviluppoagricolo, individuando alcune linee d’azioneconsiderate prioritarie per portare il Paese aldi sopra della soglia della povertà estrema:rafforzamento della sicurezza alimentare,aumento dei redditi delle famiglie rurali eopportunità di lavoro ai giovani nei villaggiper contrastare l’urbanizzazione massiccia eincontrollata. Successivamente, nel 2002, ilMinistero dell’Agricoltura ha individuato unarisposta strategica e sostenibile alle problematichesollevate dal piano governativo,promulgando il Piano d’Azione per lo sviluppodella filiera del niébé in Burkina Faso.È in questo contesto che nasce il progettoLVIA: in linea con i programmi nazionalidi sviluppo e con la collaborazione diuna rete di partner locali.Marcel Bouda, Presidente dell’ASK,Associazione di Aiuto agli Agricoltori,partner del progetto nell’area del PlateauCentral, spiega: «Già nel 1995, avevamolavorato sul niébé insieme all’UnioneAfricana e al Ministero dell’Agricoltura delBurkina Faso. Si trattava, tuttavia, di progettisporadici, non strutturati per garantire lacopertura dell’intera regione. Successivamente,ci siamo rivolti alla LVIA per progettareun intervento più complesso e su larga scala:oggi le attività di produzione e commercializ-tale: è necessario che i contadini si organizzinoin maniera capillare sul territorio e chemigliorino gli aspetti gestionali di tutte leattività. Oggi stiamo lavorando su una terzafase: la commercializzazione del prodotto.Abbiamo già raggiunto buoni risultati sulmercato interno, e stiamo iniziando a proporcisui mercati dei paesi limitrofi. In questomodo, oltre alla sicurezza alimentare, lecomunità rurali potranno garantirsi un redditosicuro».Organizzazione e autonomia delleassociazioni contadineMario Civettini, sottolinea: «La formazionedelle organizzazioni contadine rivesteun’importanza primaria. Non ci vogliamolimitare a fare un buon lavoro nel corso delprogetto. Il nostro obiettivo è fornire allecomunità rurali gli strumenti necessari affinchépossano essere loro stesse a portareavanti le attività, verso un futuro indipendentedall’aiuto internazionale».Il progetto, rafforzato ultimamente conun’iniziativa parallela nella regione delPlateau Central, prevede al termine delle treannualità (2006-2008) di aver coinvolto eformato in maniera diretta 1.220 produttorie produttrici di 244 villaggi, ed in manieraindiretta quasi 6.000 agricoltori in 6Province del Paese. Con il supporto delCRUS, il Comitato Regionale delle Unionidei Produttori del Sahel e della stessaASK, la LVIA sta portando avanti attività diformazione sulle tecniche di produzione, diconservazione e stoccaggio del raccolto, laproduzione di sementi migliorate resistentiagli attacchi di insetti e parassiti, e la trasfor-La nuova sfida: i contadinisui mercati internazionaliContinua Mario Civettini: «I primi due annidi attività del progetto sono stati dedicati avalorizzare la filiera della produzione, attraversoil miglioramento delle tecniche produttivee il supporto organizzativo e gestionalealle associazioni contadine. Ad oggi, lecomunità rurali coinvolte hanno raggiuntodei buoni risultati, sia in termini di sicurezzaalimentare che di vendita sul mercato interno.Le famiglie contadine hanno aumentatoil proprio reddito, e questo significa potermandare a scuola i figli, guardare al futurocon speranza».Il terzo anno si apre con una nuova, importatesfida: lanciare il prodotto sui mercatistranieri dei paesi limitrofi.I produttori sono d’accordo sulla necessità dipresentarsi nel circuito commerciale comeun gruppo unito, e per questo sono statinominati dei rappresentanti regionali. Il prossimopasso consiste nel formare questogruppo affinché possa agire autonomamente,con capacità di reperire informazione suimercati, di valutare l’andamento dei prezzi,di ricercare acquirenti e di condurre relazionidi compravendita. Una sfida questa nonsemplice, ma che se vinta assicura la verariuscita dell’intera azione sul lungo termine.Nell’ottobre del 2007, la LVIA ha attivato iprimi contatti con i vicini mercati del Ghanae del Togo, con un primo incoraggianterisultato: un ordine dai commerciantitogolesi per 80 tonnellate. ◗Vuoi sostenere anche tui contadini del BurkinaFaso?Puoi versare un contributo c/o:Banca Alpi MarittimeIBAN: IT61 E084 5010 2000 0017 0103 178Intestazione: LVIACausale: lotta alla fame/Burkina Faso15


Partecipa anche tu!Lafolle corsa al rialzo dei prezzidei generi alimentari rischiadi affamare altre 100 milioni dipersone.La LVIA vuole dire la sua a fronte diun’ingiustizia causata da un sistemaeconomico mondiale che alimenta lapovertà, e in particolare diceSì alla moratoriasugli agrocarbutantilanciata da Jean Ziegler, in veste direlatore delle Nazioni Unite per ildiritto all’alimentazione. Nello stessotempo, la LVIA agisce con azioniconcrete insieme ai partner africani.16La LVIA crede nella necessità di:• Rafforzare le filiere locali supportandoi contadini nel rimuovere ifattori che limitano la produzionee la commercializzazione deipropri prodotti: la capacità divendere ad un prezzo almenoequo è condizione indispensabileaffinché i contadini possanoavviare uno sviluppo economico.• Aiutare i contadini nel mantenerele colture locali che meglio siadattano alle condizioni ambientalie alla difesa della biodiversità.• Sostenere un modello di agricolturafamiliare e promuovere lapiccola impresa agricola cheproduca cibo sicuro.• Formare i produttori locali favorendol’adozione di tecnicheproduttive e ambientali più validee creare delle equipe localicapaci di guidare questi processi.• Appoggiare la creazione e ilconsolidamento di associazioni emovimenti contadini perché possanoessere sempre più attoricapaci di presentare e difenderele istanze e i bisogni del mondocontadino.Lo sviluppo di una produzionealimentare di questo tipo diminuiscela dipendenza dalle importazioni,promuove la sicurezza e lasovranità alimentare e mitiga lapovertà, innescando dinamiche disviluppo economico all’internodella comunità localeETIOPIAPer le comunità pastorali del Suddell’Etiopia, il bestiame è la principalefonte di sostentamento: garantisce latteda bere, carne e pelle da vendere, permettedi far studiare i figli, di acquistarealtri generi alimentari, e di essere partea pieno titolo del tessuto sociale.con 100 euroassicuri vaccinie cure mediche regolarialla mandria di un allevatoreper un anno.Tu puoi farela differenzaSostieni uno dei progetti cheti proponiamo o impegnati conuna donazione fissa, annuao mensile, garantendouna continuità per noi preziosaBURKINA FASOIl regime alimentare degli abitanti delBurkina Faso è basato essenzialmentesul consumo di cereali. L’apporto proteicopuò essere assicurato, in alternativaalla carne – sovente troppo costosa– dal consumo di legumi.con 80 euroaiuti 5 produttori di niébé(fagiolo bianco) ad avviareattività agricole su 5 ha diterreno, grazie all’acquistodi sementi migliorate,fertilizzanti, prodottifitosanitari e per laconservazione del legume.


Sostieni i progetti per il diritto al ciboGUINEA CONAKRYInsufficienza d’infrastrutture e di risorseeconomiche, tecniche produttive arcaiche,inaridimento del suolo, cattivagestione dell’acqua e difficoltà di accessoal credito sono i principali problemidel settore agricolo del paese. Le politichestatali non garantiscono serviziadeguati ed è quindi necessario che leorganizzazioni contadine si strutturinoper rispondere ai bisogni dei contadinie per dare maggior forza alla societàcivile rurale.con 60 eurosostieni un ciclo diformazione per 10 contadinidelle cooperative agricoleper migliorare le tecnichedi coltivazione ortofrutticola.TANZANIALa popolazione della regione di Dodomavive in gran parte coltivando la terra, mail clima semi-arido e l’irregolarità dellepiogge minacciano periodicamente i raccolti.È necessario migliorare le capacitàdi reddito delle famiglie contadine affinchépossano procurarsi generi alimentarianche nei periodi più critici. In questocontesto, la LVIA ha avviato una serie diazioni volte a diversificare le attività economichee a migliorare le colture esistenti,in particolare il girasole, il sesamo,le arachidi e l’allevamento di polli.con 150 eurofornisci ad un contadino ilmateriale necessario arealizzare un pollaioper 10 polli, permettendoun allevamento più sano.BURUNDILe province di Ruyigi e Rutana sono trale più povere del Burundi. Qui il 90%della popolazione è impiegata nel settoreagro-pastorale ma, malgrado l’altopotenziale agricolo dell’area, le famigliecontadine non riescono ad uscire dallapovertà: è necessario valorizzare il fortepotenziale del territorio, rilanciando laproduzione agricola e promuovendouna gestione più razionale delle risorse.con 15 euroacquisti 1 kit di attrezziagricoli per una famiglia dicontadini, consentendo lorodi migliorare lo sfruttamentodella terra.Più dai…meno versi! Le donazioni alla LVIA sono deducibili dalla dichiarazione dei redditi: basta conservarela ricevuta del versamento. Il versamento è deducibile dal reddito, per un importo non superiore al 10% del reddito dichiaratoe comunque nella misura massima di 70.000 Euro annui (D.lgs 35/05 convertito in legge 80/05).Per contribuire: Banca Alpi Marittime · IBAN: IT61 E084 5010 2000 0017 0103 178Oppure con bollettino postale: c/c 14343123Intestazione: LVIA - IV Novembre, 28 - 12100 CuneoCausale: Lotta alla fame/…….. (nome del Paese)17


Focus Africa ◗ Guinea ConaKryLa forza e la speranzadel movimento contadinoinGuinea Conakry✔ Monica Del Sarto - già RappresentantePaese LVIA Guinea Conakry18Un paese ricco di potenzialità chefatica ad uscire dalla povertà estremaQuando nel dicembre 2005, a pochi mesidall’arrivo in Guinea Conakry, sono statachiamata a definire quella che sarebbe statala strategia paese della LVIA per i successivitre anni, non ho avuto dubbi: sostenere leorganizzazioni contadine, considerando chesul piano nazionale il settore agricolo occupaattualmente più dell’80% della popolazioneattiva (7% industria e 13% commercioe servizi).La situazione socio-economica della Guineaè negli ultimi anni in crescente deterioramento,a causa di una forte recessione, diun’inflazione a due cifre e di una diminuzionerilevante degli investimenti su larga scala.Il tasso d’incidenza di povertà è passato da49,2% (2002) a 53,6% (2007). Sul pianodella sicurezza alimentare, fame e malnutrizionesono in aumento, in particolare per lapopolazione che vive in ambiente rurale; iservizi di base non sono garantiti, il sistemasanitario e quello scolastico sono tra i peggioridell’Africa dell’Ovest.Questo quadro è ancora più difficile daaccettare se si pensa alle forti potenzialità dicrescita e di sviluppo che il paese presentain più settori: agricolo, idrico, energetico, turistico,minerario. La qualità del terreno e lecondizioni climatiche favorevoli potrebberogarantire forti opportunità, sia per il settoreagricolo che per quello agro-industriale, male poco sviluppate infrastrutture costituisconoun ostacolo ad investimenti su largascala, mentre l’instabilità politica e la mancanzadi trasparenza finanziaria disincentivanogli investitori.Il progetto: l’appoggio alleorganizzazioni contadineper rafforzare la società ruraleI problemi generali che il settore agricoloincontra sono principalmente legati all’insufficienzad’infrastrutture, all’utilizzo di tecnichee metodi produttivi arcaici, all’inaridimentoprecoce del suolo, alla cattiva gestionedell’acqua, all’insufficienza di risorse economicheinterne ed alle difficoltà di accessoal credito. Ne consegue che sia la produzione,sia la commercializzazione, sono inferiorialle potenzialità del paese.Le attuali politiche statali non garantisconoservizi al settore agricolo, ed è quindi necessarioche le organizzazioni contadine (dalleOP – Organisations Paysannes - di I e II livelloalle federazioni, fino alla confederazionenazionale) si strutturino e si rafforzino per farfronte ai numerosi problemi che il loro settored’intervento incontra, per rispondere aibisogni dei contadini e per dare maggiorforza alla società civile rurale guineana.I progetti realizzati dalla LVIA, in consorziocon l’ong CISV, hanno come obiettivo principaleil sostegno alle organizzazioni contadinedi II e III livello (unioni e federazioni),attraverso:• lo sviluppo istituzionale ed il rafforzamentoorganizzativo (“empowerment”)delle organizzazioni contadine, in quantostrutture della Società Civile guineana• lo sviluppo di una tipologia di approccio“decentrato ascendente”Dato il livello, molto debole, di strutturazionedella società civile guineana (i dati indicanoche solo il 10% della popolazione ruralelavora in strutture organizzate) la LVIA si proponecome agente d’accompagnamentodelle istanze rappresentative della basepopolare, promuovendo l’auto-organizzazionecontadina per rafforzarle dal puntodi vista tecnico e organizzativo.In Guinea, il sistema di coltivazione dominanteè di tipo tradizionale, fondato su unmodello familiare; e l’agricoltura è caratterizzataprincipalmente da colture alimentari perla popolazione locale, soprattutto cereali etuberi.L’azione della LVIA in consorzio con la CISVmira a valorizzare le colture tradizionaliattraverso un percorso di accompagnamentoe sostegno delle filiere di produzionelocale, in particolar modo orticoltura e riso.Nell’ambito dei progetti di rafforzamentodella società civile rurale, le nostre Onghanno “stimolato” gli agricoltori a rifletteresui pro e i contro dell’essere strutturati inunione (il detto l’unione fa la forza trovapieno significato nel contesto guineano) edell’unirsi, sia per zona d’intervento (modellodi strutturazione orizzontale) che per filieradi produzione (modello di strutturazioneverticale).Ma come far fronte ad una crisi alimentaremondiale? Le gente soffre, anche ipochi fortunati che hanno uno stipendioregolare mensile (non più del 10% dellapopolazione) fanno sempre più fatica ad“arrivare alla fine del mese”.


Aumentano i prezzi degli alimentidi base. La crisi necessita di unasoluzione strutturale e permanenteIl primo aprile scorso, il costo del carburanteè aumentato del 62% - da 4.300GNF/l (0,6Euro) a 7.000GNF/l (1,03 Euro) con unconseguente aumento dei trasporti e deibeni di prima necessità.Lo Stato promette misure d’accompagnamento,ma questo richiede tempo e la situazione,non solo a livello locale, ma a livellomondiale, diventa sempre più insostenibile.Il nostro partner principale nei differenti progettieseguiti nel paese, la ConfederazioneNazionale delle Organizzazioni Contadinedi Guinea (CNOP G) che raggruppa ad oggi12 federazioni e 45 unioni non federate,tiene duro. Sostiene la produzione degliagricoltori ed incoraggia la popolazione aconsumare locale, ma il riso importato,principalmente dalla Tailandia, non lasciaspazi, costa la metà e soprattutto in capitalele persone hanno ormai l’abitudine a consumarloin gran quantità.Le organizzazioni contadine soffrono, manon si arrendono e attraverso la CNOP Gchiedono a gran voce un sostegno da partedello Stato.Il terreno ed il clima favorevole offrono enormipossibilità di sviluppo del settore agricolo:potenzialmente, la Guinea potrebbeprodurre una quantità di riso 10 voltesuperiore a quella attuale.Le principali attività del programma delConsorzio LVIA – CISV (strategia 2008-2011) prevedono infatti interventi di appoggioalla produzione attraverso percorsi diformazione tecnica e formazioni tra pari, lamessa a coltura dei perimetri coltivabili attraversola diffusione di tecniche adeguate, larealizzazione di pozzi e sistemi di irrigazionedei terreni, la messa in opera di un sistemadi credito di input agricoli.Il programma prevede inoltre interventi d’appoggioalla commercializzazione dei prodottiagricoli (riso e orticultura) attraverso lacostruzione di magazzini per lo stoccaggio ela vendita dei prodotti, la formazione di cellulecommerciali, la realizzazione di una campagnad’informazione e marketing, la concertazionetra i differenti attori della filiera.Le nostre Ong credono nella forza dellasocietà civile, la quale se ben organizzata(da qui l’importanza dell’accompagnamentoalla strutturazione), può realmenterappresentare quel movimento che“dal basso” arriverà a giocare un ruolofondamentale nelle politiche statali edinternazionali.L’intesa tra le parti diventa sempre piùnecessaria e le nostre Ong, attraverso lediverse proposte, cercano di “allenare” aldialogo ed allo scambio d’opinioni.Tutte le attività del Consorzio sono gestite incollaborazione ed in concertazione con leautorità locali, coscienti dell’importanza diun incontro reale tra le esigenze degli agricoltorie le politiche statali e internazionali.In fondo il gioco è duplice: i contadinihanno bisogno dello Stato per migliorarela loro produzione e commercializzazione,così come lo Stato ha bisogno deicontadini per conoscere un suo pienosviluppo. ◗Vuoi sostenere anche tui contadini della Guinea?Puoi versare un contributo c/o:Banca Alpi MarittimeIBAN: IT61 E084 5010 2000 0017 0103 178Intestazione: LVIACausale: lotta alla fame/Guinea19


Focus Africa ◗ TanzaniaSpezzare la“Catena della Fame”in Tanzania✔ Federico De Filippi - LVIA Tanzania20Èforse finito il tempo in cui i contadininon avevano alcun poteresul mercato? Il tempo in cui, sfruttatidagli squaletti del mercato (gliintermediari) erano costretti a venderead un bassissimo prezzo il fruttodel proprio raccolto? Per i contadinidella regione di Dodoma che hannoscommesso con la LVIA sulla produzionedel sesamo, questa sta diventandouna realtà: seguendo il motto“l’unione fa la forza” - che poi èanche una legge di mercato - i contadinidi 23 villaggi si sono riuniti ingruppi e si sono organizzati inStrutture di Produzione e Marketing;hanno migliorato le tecniche di coltivazioneed aumentato la produzione.Oggi alcuni grossisti internazionalisono interessati ad acquistarequesto ottimo prodotto. La speranzasi è trasformata in certezza. Basi,twende! Andiamo, abbiamo appenacominciato, c’è ancora molto da fare.I dati e le varie notizie provenienti dallediverse parti del mondo ci dimostrano chestiamo entrando in una grave crisi alimentare,dovuta anche all’estensione della coltivazionedi prodotti agricoli non tradizionali enon votati alla produzione di alimenti, maalla produzione di agrocarburanti, dettatedall’aumento del prezzo del petrolio.In Tanzania, la grande preoccupazione perla riconversione di terreni agricoli alla produzionedi agrocarburanti è già stata manifestatapiù volte da PELUM (ParticipatoryEcological Land Use Management) e daJOLIT (Joint Oxfam Livelihood InitiativeTanzania), partners della LVIA in Tanzania edimportanti promotori di campagne di advocacya favore dei contadini.Pare che nell’apertura della Tanzania al liberomercato ci sia una certa tendenza acedere larghe fette di terre incolte, o addiritturaappezzamenti già in uso, a multinazionaliestere per la coltivazione degli agrocombustibili.Dal punto di vista tanzaniano, l’ennesimacrisi presenta un fattore esogeno - la crescitacontinua del prezzo del petrolio e le pochealternative attualmente sul mercato - ed unfattore endogeno - lapronta reazione delgoverno ad una chiaraopportunità di mettersiin luce come nuovoattore sul palcoscenicoeconomico mondiale.Come dovrebbero affrontarequesto nuovo problema icontadini tanzaniani?La parola d’ordine è “Differenziare!”In una zona come la Regione di Dodoma,dove opera LVIA, una delle strategie principaliper raggiungere la sicurezza alimentaredovrebbe essere la differenziazione dellecolture e delle attività generatrici di reddito,in modo da assicurare alle famiglierurali un sostentamento sicuro per 12 mesiall’anno. È fondamentale dunque, particolarmentenelle zone semi-aride ad altavariabilità climatica, che i contadini abbianola possibilità di coltivare diversi prodotti agricoliben conosciuti, che comportino unbasso rischio dal punto di vista agro-ecologico,che siano adattabili a condizioni pedoclimatichevariabili e che diano la garanziadi un ritorno economico adeguato: dalsapere locale, da studi effettuati di recentee dall’esperienza della LVIA in Tanzania, aDodoma uno dei prodotti che offre questepossibilità è il sesamo.Nella Tanzania centrale, il sesamo è unacoltura che sta prendendo piede grazie almercato esterno, garantito dalla grandedomanda di questi prodotti nei paesi asiatici,mediorientali ed europei. I giapponesi lousano “in tutte le salse” mentre in Europaed America viene usato come ingredienteper insaporire il pane.Partendo da questi presupposti, la LVIA, conuna folta schiera di partner, ha formulato eimplementato il progetto di produzione ecommercializzazione del sesamo nellaregione di Dodoma, volto a migliorare lecondizioni economiche dei contadini proprietaridi piccoli appezzamenti di terra(gli “Small Holder Farmers”) favorendonel’accesso al mercato e facilitando un lorodialogo diretto con i diversi attori dellafiliera del sesamo.La “Catena della Fame”: dal piccoloproduttore al mercato internazionaleil prezzo si moltiplica. Intermediaried esportatori sempre più ricchi… ei contadini sempre più poveri.Esistono principalmente due ostacoli cheoggi impediscono al piccolo produttore dibeneficiare di un mercato già esistente edin crescita.In primo luogo, lo “sfilacciamento” della filieradei prodotti agricoli: i contadini e i piccoliproduttori sono sostanzialmente tagliati fuoridal mercato. La scarsità dei mezzi a lorodiposizione e l’insufficiente conoscenzadelle dinamiche commerciali li pone in balìadi una quantità innumerevole di piccoli attoriintermediari. A tutti i livelli, dal villaggio allagrande città, una serie di “agenti di mercato”,


piccoli e medi uomini d’affari, comprano ilprodotto dai contadini - spesso acquistandoloprima del raccolto e pagandolo ad unprezzo molto basso perché il contadino haurgente bisogno di liquidi - per poi rivenderload un agente più grande: in questomodo, il sesamo passa attraverso le diversemaglie della filiera e ad ogni passaggio l’intermediariodi turno ne trae profitto, maggiorandoil prezzo. Il risultato di questo meccanismoè che, alla fine della filiera, il prezzopagato al contadino nel villaggio e il prezzopagato dalle compagnie d’esportazionedifferisce in media dal 50 all’80%.In secondo luogo, il fallimento delle cooperativegovernative degli anni ‘70 e ‘80 habruciato gran parte delle risorse messe adisposizione dal governo per uno svilupporurale di stampo socialista, lasciando neicontadini tanzaniani la sensazione che “lavorareinsieme” non possa dare buoni frutti.Il progetto ha tentato di spostare la posizionedei piccoli produttori all’internodella filiera, affrancandoli dal ruolo passivodi semplici produttori per portarli adinteragire direttamente con le grossecompagnie di esportazione. Non si voglionostravolgere vita e abitudini del piccolocontadino, ma solo creare delle opportunitàdi coprire un nuovo ruolo nella societàcivile e nel mercato, puntando su colture“ad alto potenziale”. E si vuole che anche glialtri attori del progetto, grossi compratori efornitori di servizi, possano beneficiare delledinamiche instaurate per poter dare sostenibilitàal processo.Una filiera più equa: dare potere dimercato ai piccoli produttoriLa LVIA ha proposto ai contadini di coltivareuna quantità maggiore di sesamo utilizzandosementi migliorate fornite a credito,ed una tecnologia migliore, quella della trazioneanimale, che permette di moltiplicarela superficie coltivata.Ma il vero successo del progetto è consistitonel formare dei gruppi che potesseroattirare capitali di grande spessore direttamentenelle aree rurali, offrendo unamassa di prodotto utile alle grandi compagnie.Si sono formati 22 gruppi di contadiniin 23 villaggi, per un totale di 1600 membri,ed è stata offerta loro la possibilità diimmettere il proprio prodotto direttamentesul banco dei grandi del mercato: nel primoanno di implementazione, 111 tonnellate disesamo sono state vendute da 700 contadiniad un unico compratore (Fahmeeda,giovane donna d’affari di Dodoma) ad unprezzo del 30-50% maggiore di quellousuale, con un grande vantaggio in terminidi aumento del reddito per i contadini, chefinalmente si sono visti pagare il proprioprodotto ad un giusto prezzo.La lezione che abbiamo imparato da questaesperienza è che per promuovere la sicurezzaalimentare e la lotta alla povertà èimportante fare massa critica intorno allefiliere di produzione locale. Il sesamo èstato, in realtà, la porta dalla quale siamoentrati, dimostrando che se ci si unisce si hapiù forza, qualsiasi prodotto si voglia vendere:infatti quest’anno proveremo a vendereinsieme anche arachidi e girasole.Non si può vivere di solo sesamo: in primoluogo si tratta di una coltura che dipende daun mercato mondiale, e quindi è soggetto asbalzi di prezzo che lo potrebbero renderepericoloso se adottato come monocoltura,in secondo luogo non è un alimento primariodelle popolazioni tanzaniane, quindi puòaiutare marginalmente in casi di insicurezzaalimentare.Ancora si dimostra che differenziare è fondamentale.Però il sesamo ci ha dato l’occasione didimostrare ancora una volta che lavorareinsieme dà frutti importanti (Umoja niNguvu. In swahili “L’unione fa la forza”)e che, unendosi, i piccoli produttori possonoavere una voce sola, non soltantoper reclamare sacrosanti diritti, maanche per ricoprire un ruolo di rilievo nelmercato ottenendo condizioni economichemigliori.◗21


Focus Africa ◗ Guinea BissauLe risaie della Guinea Bissauper debellare la schiavitùdalle importazioni✔ Gian Carlo Filippini - Rappresentante Paese LVIA Guinea BissauL’aumento dei prezzi di tutti i prodotti,soprattutto di quelli di prima necessità,non ha risparmiato questo piccolo statodell’Africa Occidentale, dove l’importazionefa da padrona. Riso, zucchero, farina, latte inpolvere, olio, per non parlare di gasolio ebenzina - quest’ultima venduta negli ultimitre mesi solo sul mercato nero a prezzi proibitivi- hanno fatto registrare aumenti fino al200%. Situazione che, sommata al ritardonel pagamento degli stipendi, soprattuttotra gli impiegati pubblici - in alcuni casi finoa due anni - ha spinto a più riprese la popolazionea scendere in piazza. Uno Stato,quello guineano, poco lungimirante, o forsesemplicemente assente, che non sta dandodi certo una mano al proprio popolo peruscire da questa situazione, in cui l’inflazionereale è passata da 1.8 punti percentualidi dicembre 2006 a 4.6 dello stesso mesedel 2007. Del resto, lo stesso Ministrodell’Economia ha recentemente affermatoche «Il governo non può fare nulla per frenarel’aumento galoppante dei beni diprima necessità».L’alimento base in Guinea Bissau è il riso,consumato in grandiquantità, cucinato intutti i modi e in tuttele “salse”, ma paradossalmenteprodottoin piccola scala. Per farsiun’idea chiara della situazioneattraverso i numeri,con una popolazione dicirca 1.600.000 persone, ilfabbisogno annuale di risoè di circa 220.000 tonnellate,che la produzione interna non soddisfanemmeno per il 60%. Ma non è tutto:sommando la quantità di riso con quelladegli altri cereali qui coltivati (mais, sorgo emiglio), si stima che ogni anno un aggregatofamiliare possa soddisfare le proprienecessità alimentari per un periododi circa sette mesi. E gli altri cinque?La situazione alimentare nell’anticaGuinea PortogheseEcco allora che entra in scena l’anacardio,conosciuto qui con il nome di caju, quellaspecie di nocciolina americana a forma divirgola che fino a tre anni fa riempiva la panciaed il portafoglio di tutti i guineani. Fino adue-tre anni fa, l’agricoltore guineano nonera incentivato ad aumentare la produzionedi riso poiché lo poteva avere commerciandoil caju. A partire dal 1998, tuttavia, il cajuha gradualmente perso di valore, ed oggi iproduttori si devono accontentare di ricevereuna media di 75 Franchi CFA (11 centesimidi Euro) al chilo.Cosa era accaduto nel frattempo nellevicine risaie?Il conflitto armato che ha segnato la liberazionedal colonialismo portoghese - conclusosi,dopo undici anni, nel 1974 - avevaallontanato dalle risaiegran parte dellaforza lavoro,decretandoneil parzialeabbandono.La situazione siera poi aggravatacon il conflitto civile del1998, durato un anno,che aveva provocato altri esodi verso gli staticonfinanti ed il Portogallo, riducendo ulteriormentele superfici coltivate del paese.Eppure negli anni ’60 la Guinea Bissauproduceva cosí tanto riso da esserneaddirittura esportatore.La fine dei due conflitti non ha fatto registrareun controesodo significativo della popolazione,per cui la manodopera agricola effettivanei villaggi, oggi, non è più in grado dilavorare tutte le superfici risicole disponibili.Oltretutto, qui, la popolazione sta invecchiandoa causa del crescenteabbandonodelle campagne daparte dei giovani,che si spostano incapitale o all’esteroin cerca di fortuna.Eccoci cosí agliattuali 80.000 ettari dirisaie in produzione che,con una media di 1.5 tonnellatead ettaro, producono120.000 t l’anno, insufficienti acoprire il fabbisogno nazionale.22


Il progetto: risicoltura e orticolturaper una produzione alimentareautonomaLa LVIA si adopera per supportare le associazioniverso una migliore organizzazione:c’è bisogno di dare ai giovani un validomotivo per restare nei villaggi, cioè l’opportunitàdi un lavoro redditizio, di fornire aiproduttori la possiblità di accedere ad unfondo di credito per acquistare autonomamentei fattori di produzione (sementi eattrezzi); e infine dare loro gli strumenti perinteragire con altre associazioni, istituzioni eimprese. Ampio spazio quindi alla creazionedei comitati di gestione, alla fornituradi mezzi ed infrastrutture, come i magazzinicomunitari che la LVIA costruisce insiemealla popolazione, e alla formazionetecnica e gestionale. È da questi gruppiorganizzati che poi le conoscenze acquisiteandranno a beneficio dei singolinuclei familiari.Con lo scopo di aumentare la produzioneagricola, ci impegnamo principalmente neisettori risicolo e orticolo. La LVIA fornisce unsupporto tecnico qualificato, migliorando lepratiche agricole ed introducendo tecnichepiú evolute ma al contempo perfettamenteattuabili, come la trazione animale; distribuiamoattrezzi e sementi seguendo tuttele fasi della coltivazione, dalla preparazionedel terreno, allo stoccaggio, alla commercializzazione.Inoltre, in collaborazione con ungruppo di manodopera specializzata nellacostruzione di pozzi migliorati (costruiti cioècon anelli di cemento) cerchiamo di ridurrela grave carenza d’acqua che colpisce latotalità del paese.Il riso necessita di acqua dolce,e allora, come si spiega la risaiadi acqua salata?Prendendo una cartina geografica dellaGuinea Bissau, si noterà come il mare siinsinui all’interno del paese attraverso i variRio, bagnando grandi distese di terreno. Inqueste zone l’uomo lavora in unione con lanatura (e non sfidandola) recuperando spazicoltivabili. Queste superfici non necessitanodi concimazione chimica, il che significariduzione dei costi di gestione e minoreimpatto ambientale. La maggior parte delleantiche risaie d’acqua salata appaiono bianchein superficie a causa dell’elevato tenoresalino legato ad anni di esposizioneall’acqua salmastra. Per recuperare la risaia,è necessario separare il terreno dal corsod’acqua erigendo delle dighette al di sottodelle quali vengono collocati dei tubi, dotatidi tappi, aventi un lato dentro la risaia eduno fuori. Il funzionamento è questo: con leUn’alimentazione sana e varia:oltre le risaie, l’orticolturaL’orticoltura, se si eccettua la coltivazionefamiliare di alcune varietà locali, quali badjiqui,candja, djagatu e malgueta, è praticarelativamente recente e rappresenta tuttaviaun elemento di grande impatto alimentareed economico, avendo il duplice merito didiversificare la dieta dei guineani - cheper il 60% consumano praticamente solocereali - arricchendola di vitamine, e di crearereddito per la popolazione femminile.Generalmente, l’unica fonte di reddito delledonne deriva dalla vendita di carbone elegna, ma al contempo sono loro che devonofarsi carico delle spese per i figli (scuola,medicine, ecc.). La vendita di pomodori,cipolle, peperoni rappresenta in tal senso ungrande aiuto. Attenzione da parte nostraanche alle fasi di conservazione, trasformazionee commercializzazione, perché si arrivipresto a non vedere piú nei banconiLe risaie…anche in acqua salataChe il clima del nostro pianeta stia mutandoè un dato di fatto e qui in Guinea Bissau,per accorgersene, è stato sufficiente raccoglierei dati pluviometrici dal 2003 ad oggi:la media nazionale delle precipitazioni èpassata dai 2.000 mm di cinque anni fa ai1.200 mm dello scorso anno. Ma questodato non pone in discussione la validitàdella risicoltura, perchè attraverso il rispettorigoroso del calendario colturale, l’uso disementi a ciclo breve e l’ausilio di pompeper l’irrigazione si possono ottenere risultatimolto soddisfacenti.Se un abitante del Piemonte o dellaLombardia, dove oltre 200.000 ettari di terrenosono coltivati a risaie, venisse in vacanzaa Bissau, forse stenterebbe a riconoscerel’amato riso, talmente varie sono lemaniere di coltivarlo. Oltre alla risicolturad’acqua dolce, qui si pratica la risicolturad’acqua salata, meglio conosciuta come“risaia di mangrovia”, pianta quest’ultimadel genere Rizophora, caratteristica perchécresce in ambienti salini.prime piogge, le risaie d’acqua dolce siriempiono, quindi vengono aperti i tubi perfar fuoriuscire l’acqua salata, e vengono dinuovo chiusi. Per il completo lavaggio di unarisaia abbandonata da anni, bisogna attenderefino a 3-4 anni, ripetendo annualmentel’operazione appena descritta.Progressivamente, le superfici possonoessere coltivate e la resa puó arrivare fino a3 tonnellate/ha. Quando le risaie sono “aregime”, va permesso l’ingresso dell’acquasalata prima che inizi la stagione delle piogge:in questo modo l’acqua salata neutralizzal’acidità del suolo, che a lungo andareinciderebbe negativamente sulla produttività,e si incentiva l’azione rigenerante sullafertilitá del suolo ad opera dei sali mineralie altre sostanze contenute nei fanghi cheentrano nella risaia con l’acqua del mare. Èper questo motivo che la semina viene fattafuori risaia, e solo dopo un mese si procedecon il trapianto. È così possibile sfruttareda subito le precipitazioni piovose.dei mercati cipolle importate dall’Europa.Aumentare la produzione di leguminose etuberose è un altro dei nostri impegni versola sicurezza alimentare. Anche la popolazione,seppure legata al riso come noi italianialla pasta, si rende conto della necessità dilavorare di più e meglio mais, miglio, sorgo,fagioli, arachidi, manioca, patata dolce, di differenziarele colture e la dieta per riuscire acolmare il vuoto di alimenti, sempre piúconsistente, nei magazzini e nelle case.Non si tratta di introdurre colture sconosciute,ma semplicemente di diffonderequelle già praticate in piccolissima scala.La Guinea Bissau per clima e conformazionegeografica è un paese dalle altepotenzialità agricole: attraverso unamigliore gestione delle proprie risorse edi una politica attenta a preservarle evalorizzarle si potrà senza dubbio raggiungerela soglia della sicurezza alimentaree pensare ad esportare moltidei propri prodotti....non solo il “caju”. ◗23


Focus Africa ◗ Etiopiail latte: alimento base delle comunitàpastorali dell’ Etiopia✔ Italo Rizzi - LVIA Etiopia24Per le comunità pastorali del Suddell’Etiopia, il bestiame è la principalefonte di sostentamento: garantisce latte dabere, carne e pelle da vendere, permette difar studiare i figli, di acquistare altri generi alimentari,e di essere parte a pieno titolo deltessuto sociale. Il latte è l’elemento basedell’alimentazione di queste popolazioni, uncardine della salute e della bellezza deiBorana, Gerri, Digodia e altri popoli seminomadidel bassopiano etiopico. Negli ultimianni, il latte e i suoi derivati hanno conquistatoanche i gusti e i consumi delle famiglieurbane, richiesti soprattutto dalle fasce conreddito medio - alto; tuttavia, questa aumentatadomanda si sta ripercuotendo negativamentesulle condizioni di vita delle comunitàpastorali, già gravate da situazioni di estremapovertà. Nell’alimentazione delle comunitàpastorali, specie quelle più povere, icereali stanno prendendo il posto del latte –prodotto di alto valore nutrizionale - che ipastori rivendono sul mercato, e questoaccade in un contesto dove è alto il livello dimalnutrizione.Sicurezza alimentare e alleviamentodella povertà. Come? Valorizzandola filiera del latteTra queste comunità pastorali si inserisce laLVIA, che cerca di intervenire nel contestopromuovendo un miglioramento della filieradel latte, dalla produzione alla commercializzazione.La LVIA vuole supportare lecomunità pastorali valorizzando un aspettoche è intimamente parte della loroidentità: non vogliamo indurre uno stravolgimentodel modello sociale ed economico,ma potenziarlo, rafforzando leistituzioni e le dinamiche del territorio.La LVIA promuove queste attività da circasette anni, sia in ambito pastorale nel suddell’Etiopia, che in aree agro-pastorali nell’areacentrale dell’altipiano etiopico. In que-sto arco di tempo, le iniziative si sono evolute:si è partiti da un focus sulle unità di produzionedel latte promuovendo, ad esempio,la costruzione di stalle e la gestione comunedei gruppi di allevatori, ad un modello imperniatosui servizi alla trasformazione, ovveropiccoli caseifici o laboratori di lavorazione cheacquistano e trasformano il latte provenientedai produttori locali. Di recente, ad esempio,nell’area di Shashego abbiamo fornito supportoa gruppi tradizionali di trasformazione,i wedjo: piccoli gruppi di tre - cinque donneche, a turno, raccolgono e trasformano il lattericavato dal proprio pascolo. La produzionegiornaliera di latte per famiglia è troppo scarsaaffinché la singola famiglia possa trasformarlocon profitto. La gestione comunitariaattraverso i wedjo permette invece allacomunità di attivare la filiera della trasformazionee di presentarsi sul mercato. È un’opportunitàimportante per aumentare il proprioreddito. Si è trattato anche in questocaso di potenziare un sistema che è tradizionalee parte del tessuto sociale ed al tempostesso capace di fornire una risposta efficacead alcune importanti difficoltà.Organizzazione e autonomiadei produttori localiNel quadro del progetto, la LVIA si occupa disupportare la formazione sull’alimentazionee la salute bovina, di formare i gruppi neimetodi gestionali e nelle tecniche di trasformazione,di promuovere la commercializzazionedei prodotti.La formazione tecnica per la trasformazionedel latte si concentra sui prodotti chemaggiormente rispondono alle richieste delmercato locale: burro, yogurt, ma anche lostesso latte, fortemente richiesto nei periodiin cui non è praticata la Quaresima deicristiani (ortodossi, cattolici e protestanti),quando nell’area viene bandito il consumodei prodotti di origine animale.La formazione dei gruppi ad efficaci tecnichegestionali è di primaria importanza: lacapacità di auto-governo è la chiave di voltadella sostenibilità di tali iniziative. In questocontesto, la LVIA supporta la formazione dicooperative di trasformazione, e i buonirisultati raggiunti ci hanno spinto, più recentemente,ad espandere l’impatto delle attivitàpromuovendo la formazione di un networkdi gruppi informali per la fornituradi servizi, ai gruppi stessi o alle cooperative.Importante, da questo punto di vista, èorganizzare i servizi alla commercializzazionedel latte proveniente dai vari gruppi o stabiliredei punti di vendita diretta dei prodottilattiero - caseari.Un’attività innovativa, almeno per quantoriguarda l’Etiopia, promossa dalla LVIA, èl’impiego come foraggio, unitamente alfieno, di concentrati a base di melassa dicanna da zucchero, particolarmente utiledurante la stagione secca, quando le risorseforaggiere sono insufficienti. Recentementetuttavia, la Shell sta promuovendo nel paesela conversione delle melasse di canna dazucchero per la produzione di carburanti,con un evidente rischio di competizione conla destinazione all’allevamento animale.Questo ci ricorda come l’economia mondialesia interconnessa e le modalità digestione del deficit energetico abbianoripercussioni a tutti i livelli sul deficit alimentare,ove i produttori agricoli hannoben poco margine di manovra. ◗Vuoi sostenere anche tui pastori dell’Etiopia?Puoi versare un contributo c/o:Banca Alpi MarittimeIBAN: IT61 E084 5010 2000 0017 0103 178Intestazione: LVIACausale: lotta alla fame/Etiopia


Vivo lungo il Po.Ma se vivessi lungoil fiume Niger…“Sotto il getto d’acqua nuova diun pozzo appena inaugurato si sente diaver accresciuto di un poco la ricchezza di tutti, perchéquella spillatura si aggiunge alle correnti, evaporerà, sarà nuvole e viaggerà nelvento fino a spegnersi ancora. Si insegnano molte cose nuove nelle scuole e fra queste ✔ Ester Grazianomi piacerebbe che gli alunni potessero provare sopra qualunque campo un poco della mia gioiaper il pozzo nuovo, un poco della mia gratitudine per il dono e un poco del mio scrupolo di non sprecarla. L’acqua èuna maestra allegra (…) Si può fare molto, si può stabilire che le fonti appartengano alle comunità del mondo, comele nuvole, la neve, il vento, gli oceani e le maree”. Erri De Luca, scrittore - da “Avvenimenti”, 13 aprile ‘08Le esperienze maturate nelle scuole vincitrici del concorso lanciato dalla LVIA in collaborazione con ANPASIn questo mese si è conclusa l’avventura delConcorso scolastico Se vivessi lungo ilFiume Niger, lanciato nell’ambito di Acqua èVita con l’iniziativa Finchè c’è acqua c’èsperanza: una discesa sul Po per il Mali.Dal Piemonte al Veneto, quasi 500 allievihanno partecipato al concorso per immaginare,capire, pensare come sarebbe la propriaquotidianità se, invece di vivere lungo ilPo, abitassero nel nord del Mali, lungo unaltro grande fiume: il Niger.Bambini e giovani delle scuole elementari,medie e superiori sono stati coinvolti, grazie alcostante impegno delle proprie insegnanti, nell’organizzazionee nella conduzione dei lavoriche si sono rivelati formativi, creativi, stimolanti ecoinvolgenti…e hanno fornito, raccogliendo6.305,30 Euro per il progetto LVIA “Niger chiamaPo per il diritto all’acqua in Mali”, unsostegno concreto per realizzare in Mali le infrastrutturee le competenze necessarie a garantireacqua potabile a 12.000 persone.La LVIA non è nuova a concorsi scolastici.Crediamo fermamente che il cambio dauna visione egoistica di consumo dell’acquaad un approccio di diritto - in Italiacome nel resto del mondo – possa passaresolo attraverso il coinvolgimento e laresponsabilizzazione delle giovani generazioni.dIVINCITORIdelCONCORSO.Veniamo ora alla tanto sospirata classifica (pubblicata su www.acquaevita.it), per dare spazio al talento diquanti possono dire di aver vinto non tanto dei premi, quanto una gara di solidarietà.Una nota curiosa: tutti i primi classificati appartengono alle sezioni B dei loro istituti: B come…Bravissimi!gSezione Scuola Primaria1 a classificata: la classe 4B della Scuola Elementare Gianelli, dell’IC Turoldo di Torino.I bambini della Gianelli, guidati da Elide Mottura e colleghe, sono stati coadiuvati nel lavoro dai loro amicidelle classi 4A della stessa Gianelli e dalla 4A della scuola Leopardi.Le insegnanti ci hanno scritto dopo aver appreso della vittoria: «Cari bambini, donne, uomini del Mali,cari tutti della LVIA, che onore è stato per noi e per tutte le bambine ed i bambini essere i vincitori delPrimo Premio del concorso! Se “Niger chiama Po” noi, gente di fiume, come potevamo rimanereinsensibili ad un richiamo così invitante?Abbiamo dato inizio ad un’attività comparata, articolata, fatta di ricerca, di lettura, di studio sulle duedifferenti aree, il Po e il Niger, ma ci siamo anche e soprattutto affidati alla narrazione, al potere evocativodella parola raccontata, che risulta ancora avere un richiamo ed un fascino particolare per ibambini».I bambini hanno realizzato un mural nel Parco del quartiere Vallette e un calendario dedicato adAcqua è vita: «Il mural nel parco del quartiere Vallette che rappresenta l’incontro ideale dei nostridue fiumi. I bambini hanno scelto i colori con cura, impastavano con le mani ocra ed arancio,associavano l’azzurro al blu cobalto nella ricerca continua di garantire al loro prodotto artistico bellezzaed efficacia comunicativa, collaboravano, discutevano, con convinzione e passione… eranocommoventi! Vogliamo farvi partecipi della felicità che le bambine e i bambini hanno provatoalla notizia di aver vinto il Concorso: premio per la serietà del loro lavoro, valorizzazione dei loroimpegno! Ma ancor prima c’è stata la gioia nel sapere che in Africa sarebbe stata data voce allosgorgare di una nuova fonte, alla quale i maliani potranno approvvigionarsi, potranno sentire il cantofresco e ristoratore dell’acqua che scroscia, che bagna, che nutre…che fa crescere la vita».25


italia solidaleacqua è vitaoSECONDI CLASSIFICATINELLE TRE SEZIONI:• Classe 5 elementare della Scuoladi Papozze (RO), appartenenteall’IC Adria UNO.• Classe 3F della Scuola Media "A.Manzoni" di Nichelino (TO)• 1° anno del corso Operatori ServiziImpresa - Servizi commerciali IAL"M. Omegna" di CasaleMonferrato (AL)gSezione Scuola Secondaria di 1° grado1° classificato: Classe 3B dell’IC statale di Taglio di Po (RO)I ragazzi della 3B della scuola media dell’Istituto Comprensivo Maestri di Taglio di Po -hanno presentato un’esposizione fotografica allestita nella Sala Conferenze delComune di Taglio di Po, dal titolo “L’uomo e il fiume”.«La preparazione della mostra – ci dice la professoressa Margaret Crivellari – ha resonecessario un meticoloso lavoro di preparazione: lunghi soggiorni in centri di documentazionelocali, visite guidate sul campo, momenti passati a stretto contatto con chiha vissuto le tragedie delle alluvioni degli anni ’50 e ’60. Questo è stato fondamentaleper capire come le avversità ambientali spingano drammaticamente a lasciare la propriacasa, la terra di nascita. Risalgono infatti a quegli anni le migrazioni dal Polesineverso altre regioni d’Italia e verso le Americhe. Un bel percorso per cercare di capire eaccogliere in positivo il fenomeno delle migrazioni dai paesi subsaheliani!»IL PREMIO ASSOLUTO è statoassegnato dalla Commissione all’ICTuroldo di Torino, consistente in unviaggio di conoscenza in Mali perl’insegnante referente o designato.Sezione Scuola Secondaria 2° grado1° classificato: 1B del Liceo Scientifico "A. Volta"di Castel San Giovanni (PC)I ragazzi del Liceo Scientifico Volta, guidati dal prof. EnricoGliozzi, si sono preparati in tutte le materie su diversiaspetti del rapporto uomo-acqua. Sono stati attentissimia non sottolineare solo le problematiche dell’Africa e delMali, ma hanno saputo mettere in evidenza l’alto livellodella cultura maliana: dalla letteratura alla musica.Per le raccolte fondi, hanno organizzato un concerto dimusica africana cui ha partecipato il maestro DramaneKonaté, con i gruppi Crepapelle e Living Baobab; hannoinoltre richiesto che gli studenti si raccogliessero inAssemblee d’Istituto per la sensibilizzazione e la raccoltafondi proposta nella forma dell’autotassazione.gº26Ringraziamo l’Istituto per l’Ambiente e l’Educazione Scholé Futuro per aver messo a disposizione delle classi prime eseconde classificate il libro Per un’ecologia dell’educazione ambientale a cura di Elisabetta Falchetti e un abbonamentoannuale alla rivista .eco, l’educazione sostenibile


acqua è vitaacqua è vitaLe scuole di Palermo scrivonoal Presidente della RepubblicaProgettoacquaevita✔ Rita Napoli - Dirigente Scolastico DD Cruillas: il perché di una sceltaMartedì 1 aprile, nell’ambito dell’iniziativa“Vivi e lassa viviri” organizzata da LVIAPalermo in occasione della Giornata Mondialedell’Acqua, le scuole siciliane che inquesti anni hanno aderito ad Acqua è vitapartecipando alla Settimana dell’Acqua,hanno presentato una lettera apertaindirizzata al Presidente della RepubblicaGiorgio Napolitano chiedendo che alivello nazionale e internazionale il dirittoall’acqua venga sancito ufficialmentecome diritto umano fondamentale.Quaranta scuole si sono fatte promotricidella raccolta firme.al progetto nasce dallaconsapevolezza che la comunità, ilL’adesioneterritorio e soprattutto la scuola siconfigurano come il contesto ideale in cui sigenerano significative risposte ai più importantiquesiti che la società globale pone.Riuscire a guardare “oltre”, vivere la scuolacome il luogo che dà la possibilità di “varcarei confini” è forse l’elemento che ha caratterizzatopiù di ogni altro la scelta dellanostra e di tutte le scuole che oggi hannodeciso di sposare i principi ed i valori diuguaglianza e solidarietà che la LVIA portaavanti da anni.Riteniamo infatti che la scuola non può enon deve disattendere il ruolo che lecompete, cioè quello di promuovere lacultura dei diritti partendo da una seriariflessione sul “diritto che non c’è”, sul“diritto negato” e per fare questo c’è bisognodi un pensiero forte, di senso del rispettodella dignità della persona. Rafforzare ilrispetto per i diritti umani richiede la strutturazionedi percorsi formativi che mettano glialunni nella condizione di vivere l’alterità, diconoscere, capire entrare in rapporto empaticocon l’altro. Quella che si vuole promuovereè l’idea di una società solidale e rivendicarecon forza il diritto alla pace e allo sviluppoumano in ogni parte del mondo.Sono soprattutto queste le ragioni chehanno portato a condividere ed inserire nelpiano dell’offerta formativa della scuola ipercorsi proposti dalla LVIA elaborando unprogetto che in termini di azioni, di percorsie di interventi coinvolgesse non solo lascuola, ma più scuole, e all’interno dellescuole più soggetti, consapevoli del fattoche solo così si può riuscire ad elevare glistandard qualitativi degli interventi formativi.Il progetto di scuola ha così assunto unachiara identità attraverso la pianificazione diinterventi che hanno consentito il raggiungimentodi obiettivi globali. Il metodo stesso siè fatto cultura e garante della coerenza congli obiettivi che abbiamo inteso perseguire.Ci si è posti come finalità il cercare di rendereconsapevoli le famiglie del territorio delfatto che le scelte e le azioni individuali ecollettive comportano conseguenze, nonsolo nel presente, ma anche nel futuro e farsì che si assumano comportamenti coerenti,volti a individuare e sperimentare strategieper un vivere sostenibile.Lettera al Presidente della Repubblica:riconosciamo il diritto all’acqua!È stato così che la nostra Istituzione, coerentementecon le scelte del P.O.F., si è fattapromotrice assieme a Vito Restivo, rappresentantedella LVIA a Palermo, di una letteraaperta al Presidente della Repubblica per farsì che il Diritto all’Acqua venga inserito nellaCostituzione, coinvolgendo e coordinandodiverse Istituzioni scolastiche che hannoaccolto favorevolmente la proposta.Si può fare di più...L’iniziativa ha consentito di sensibilizzare lefamiglie al valore della risorsa Acqua per unuso più responsabile e consapevole dellastessa ed offerto opportunità di riflessionesul tema. Pensiamo che la scuola sia chiamataa trattare il tema dell’Acqua comeDIRITTO ALLA VITA e BENE COMUNE.È in questo contesto e con queste finalitàche si inserisce la lettera aperta indirizzata alPresidente della Repubblica e che si ponecome obiettivo:• “Costituzionalizzare” il Diritto all’Acqua;• Trasformare l’Acqua in uno strumento dipace;• Liberare le portatrici d’acqua;• Porre fine al pompaggio ed ai consumidevastanti;• Inventare la finanza cooperativa per l’Acqua;• Promuovere la democrazia locale perl’Acqua.La nostra scuola, assieme a tutte le scuolefirmatarie del documento, ha voluto sensibilizzaretutta l’utenza ad un importante problemasociale e riaffermare il Diritto Umanoall’Acqua facendo presente che è un Beneche la Natura ha donato a tutti gli esseriumani, pertanto va distribuito in modo equoa tutte le popolazioni del mondo, principalmentea quelle devastate dalle guerre, dallecarestie e dalla siccità. ◗Puoi firmare anche tula lettera al Presidentedella Repubblica, inviandoil tuo nome, cognome e città diprovenienza a campagna@acquaevita.it(oggetto: raccolta firmeper il diritto all’acqua).La lettera è consultabile on line:www.lvia.it e www.acquaevita.itIl 2008 è stato proclamato dall’ONU “Anno Internazionale per i servizi igienico-sanitari”perché oggi oltre2,4 miliardi di persone non hanno servizi igienici adeguati, anche a causa della mancanza d’accesso all’acqua. La LVIA ha lanciato unaraccolta fondi a sostegno di tre progetti idrico-sanitari.Grazie ai vostri contributi abbiamo finora raccolto 2.574 Euro:SENEGAL: 200 Euro per supportare una famiglia nell’acquisto di una fossa biologica in plastica riciclata. Raccolti: 650 EuroMALI: 100 Euro per garantire ad una persona in modo permanente 25 litri al giorno d’acqua potabile (quantità che l’ONU indica indispensabile).Raccolti: 1550 EuroETIOPIA: 1.600 Euro per realizzare una latrina a Ventilazione Migliorata con 4 box in una scuola di Shashamanne. Raccolti: 374 EuroLA RACCOLTA FONDI È ANCORA APERTA Per contribuire: Banca Alpi Marittime - IBAN: IT61 E084 5010 2000 0017 0103 178Oppure con bollettino postale: c/c 14343123 - Intestazione: LVIA - Corso IV Novembre, 28 - 12100 CuneoCausale: Anno Internazionale Servizi Igienici/…….. (nome del Paese)I tre progetti sono presentati brevemente sul notiziario di marzo 2008 e sul sito www.lvia.it/collabora/regali_solidali.htm27


italia solidaleCommercio Equo e SolidaleLa Bottega del Mondo di Forlì28La Cooperativa Equamentenasce nel giugno 2007 dall’AssociazioneForlì Terzo Mondo LVIA, con l’obiettivo digestire l’attività di Commercio Equo eSolidale, di cui LVIA Forlì si occupava dadiversi anni. Sono stati i soci stessi di LVIAForlì a fondare la cooperativa. La primaAssemblea ha eletto il Consiglio diAmministrazione e nel gennaio 2008 è partital’attività. La cooperativa è socia delConsorzio Ctm Altromercato, la maggioreorganizzazione di commercio equo in Italiae la seconda a livello mondiale.Il portale d'informazione Agimondo.it haintervistato Carolina Rubboli della CooperativaEquamente.Il fair trade risponde a determinate lineeguida. Quali sono le vostre?Condividiamo il modello di commercioequo e solidale del Consorzio Ctm altromercato, che mette al centro, oltre che iproduttori, le Botteghe del Mondo in quantorealtà senza fini di lucro, punti d’incontroe luoghi d’informazione, oltre che di vendita.Ci ispiriamo quindi a queste linee guida:• garantire ai piccoli produttori del Sud unaccesso diretto e sostenibile al mercato, alfine di favorire il passaggio dalla precarietàall’autosufficienza economica e alrispetto dei diritti umani;• rafforzare il ruolo dei produttori e dei lavoratoricome protagonisti nelle organizzazioniin cui operano;• agire ad ampio raggio, anche a livello politicoe culturale, per una maggiore equitànel commercio internazionale.Quali azioni informative promuovete nellacooperativa?Nella Bottega del Mondo è sempre possibileottenere informazioni sui produttori e iprogetti correlati, inoltre organizziamo giornatee settimane tematiche mettendo inevidenza alcuni progetti specifici di commercioequo. Seguiamo poi Ctm altromercatonelle campagne annuali di sensibilizzazione:ricordiamo l’ultima campagna,Tessere il futuro, sulla filiera del cotone tradizionalee quello fair trade. La Bottega èattiva sul territorio anche lanciando con LVIAForlì azioni di informazione e sensibilizzazionesugli squilibri Nord-Sud, veicolando laconoscenza delle realtà africane attraversol’esperienza diretta della LVIA. Queste iniziativetoccano svariati ambiti: educazione allosviluppo, eventi interculturali e sostegno aiprogetti di cooperazione internazionaledella LVIA.Fate anche interventi di educazione allosviluppo. A chi sono destinati?La cooperativa attraverso LVIA Forlì organizzaincontri di Educazione allo Sviluppo nellescuole elementari, medie e superiori oltreche verso i gruppi scout che lo richiedono.Nel corso degli anni abbiamo sviluppatodiversi percorsi educativi, segnalati sul sitowww.lvia.itA chi vi rivolgete principalmente?Agiamo in due direzioni: la commercializzazionedei prodotti e l’informazione sul territorio.Per quanto riguarda l’attività di vendita,i nostri clienti più assidui sono donne estudenti universitari. Per quanto riguarda leattività di informazione cerchiamo di agirecapillarmente sul territorio insieme a LVIAForlì, rivolgendoci alla cittadinanza nel suocomplesso e creando reti di collaborazionecon l’associazionismo e le istituzioni locali.La Bottega può definirsi una porta apertasul Sud del mondo?La definirei piuttosto come un ponte checollega territori del Nord e del Sud delmondo in un duplice modo.C’è innanzitutto un legame diretto: il consumatorepuò, con un piccolo gesto di consumo"critico" influire sulle condizioni di vitadei produttori del Sud. Un contributo piccoloma importante, in quanto rappresentauna presa di coscienza, una volontà di impegnoe una possibilità di azione concreta.In secondo luogo, le stesse iniziative diinformazione sul territorio creano un “legame”in quanto portano ad una conoscenzapiù consapevole delle realtà del Sud, siabbattono pregiudizi e si scopre nell’altrouna persona simile a noi. Questo legameconsapevole è oggi più che mai importanteper costruire una società più giusta, quindipiù sicura.Da dove vengono i prodotti che commercializzate?Asia, Africa, America Latina, Est Europa. Perinformazioni sui produttori è possibile visitareil sito www.altromercato.itChi certifica l’eticità della produzione?Ctm altromercato e gli altri nostri fornitoriaderiscono ad IFAT, la Federazione mondialedel commercio equo e solidale, che definiscegli standard, ovvero i criteri generaliche gli operatori di commercio equo adessa accreditati sono vincolati a rispettare, eun Codice di condotta condiviso, in un'otticadi verifica del corretto operato di taliorganizzazioni e di trasparenza verso i consumatorie gli altri interlocutori.Un criterio importante è il pre-finanziamento.Ce ne vuole parlare?I compratori fair trade, importatori ed intermediari,assicurano un pronto pagamento ailoro produttori e, contro la logica delle speculazionidi borsa, li aiutano attraverso un prefinanziamentofino al 50% dell’ordine. ◗È possibile diventare soci della cooperativasottoscrivendo una quota dicapitale sociale di 25,00 euro. Non sitratta di una donazione (le quote dicapitale rimangono di chi le ha sottoscritte),ma di una partecipazione a unnuovo modo di fare impresa.In questo modo ogni socio:• mette a disposizione della cooperativale risorse fondamentali per la suaattività.• partecipa alla vita sociale della cooperativae alle sue scelte.• contribuisce, tramite lo sviluppo dellacooperativa Equamente, alla crescitadel commercio equo e solidale.Tel/Fax: 0543.36666info@equamente.info


italia solidaleFofo, Sahel!✔ Brunetto Salvarani - Direttore CEM MondialitàRiportiamo l’editoriale di Brunetto Salvarani, direttore di CEM Mondialità che anticipa il lancio della Campagna DudalJam (Co-educazione per la pace) che verrà lanciata congiuntamente con il Comitato Enndàm di Piossasco in occasionedel 47° Convegno Nazionale CEM Mondialità (Viterbo, 25-29 agosto).Informazioni su www.cem.coopPasqua significa passaggio. Il passaggiopasquale, quest’anno, per CEM èstato ancor più ricco del solito, perchésiamo passati dall’Europa all’Africa, in particolareal Burkina Faso. Insieme ad un gruppettodi amici ed amiche del CEM (Chiara,Clelia, Laura, Patrizia C., Rita, Sigrid, piùpadre Nicola, direttore di Missione Oggi),del Comitato ENNDAM (Adriano, suamoglie Rosina e Daniele) e della ONG LVIA(Riccardo), questi ultimi due soggetti hannoda tempo intrapreso dei progetti di cooperazionedecentrata in quel paese, eravamostati invitati dal vescovo di Dori monsignorJoachim Ouédraogo, classe ‘62, che ciaveva visitato a Brescia lo scorso anno inuno dei suoi non infrequenti viaggi in Italia.Siamo stati lì, nel cuore della regione delSahel, condividendo per sei giorni la vita diquella gente tanto povera quanto ospitale.(…)Del nostro viaggio, breve quantointenso, difficile parlare, ancora a caldo;anzi, verrebbe da dar retta a quell’anticoadagio del viaggiatore che, entusiasta peruna meta raggiunta, la prima volta vorrebbefarne un libro, la seconda un articolo e laterza… si rende conto che, per ora, è piùsaggio scegliere il silenzio. In attesa di tempipiù propizi. Eppure, da ignorante di Africaqual sono, in missione per la prima volta inun paese a me sconosciuto e consapevoledei rischi che corre in tali casi il neofita,sento il profondo bisogno di cominciare acondividere alcune delle sensazioni che hoprovato: soprattutto per ringraziare delletestimonianze ricevute, i tanti incontri, i progettimessi in cantiere.Il Sahel, la regione più povera del terz’ultimopaese per PIL del mondo, è infatti teatrodi un piccolo miracolo, l’esistenza diun’organizzazione, l’Union Fraternelle desCroyants (UFC), che da un quarantenniorappresenta la smentita diretta di ogni sentenzasull’inevitabile scontro di civiltà fra cristianie musulmani: più che tramite discorsie teorizzazioni, mediante opere concrete,azioni vissute. Abbiamo visitato alcuneopere realizzate dall’UFC, gli impianti idraulicinel deserto, le esperienze di sovranitàalimentare, gli sforzi sulla scolarizzazione, iservizi per handicappati, le forme cooperativedi artigianato locale, la faticosa progettazionedi città pulite, spesso facendosi largoin un quadro sociale scarsamente istituzionalizzato.Abbiamo incontrato preti e imam, ministri esindaci, intellettuali e tecnici, che ci hannofornito la misura di cosa significhi provare auscire dal colonialismo (il Burkina, ex AltoVolta, si è reso indipendente dalla Franciaquasi nel ‘60), ma soprattutto da una mentalitàda colonizzati. Siamo stati accolti dallagente nelle sue abitazioni, dignitose pur sefatte di fango pressato e sempre a rischio diinondazioni nella stagione delle piogge, eabbiamo partecipato a feste di battesimo incui si è toccata con mano la serietà di unascelta non comoda né scontata. Abbiamogiocato coi bambini, ballando con loro, esperimentato il dialogo di vita fra cristiani emusulmani, la cordialità sincera dei loro rapporti.Ponendo le basi, mi auguro, per unacollaborazione proficua in vista della costruzionedel Centro Dudal Jam, per il quale frapochi mesi lanceremo una campagna alivello nazionale. È, questo, l’attuale sognodel vescovo Joachim, che ce ne ha parlatocon accenti di viva speranza, ma anche congiusto realismo: cercando di soppesarebene problemi e necessità. Da parte nostra,eravamo andati - da esperti di educazione eformazione - per valutare l’effettiva fattibilitàdel Centro, anche se, molte volte, ci siamoripetuti negli incontri fra noi: «Ma qui c’è piùda imparare che da insegnare!». Una fraseche, nel trascorrere dei giorni, è divenutauno slogan, con cui misurarci… L’ultimosaluto riservatoci dal vescovo, prima dilasciarci, è in grado di racchiudere, in unametafora lampante soprattutto per chiconosce la fame, la gioia di aver incontratofratelli e sorelle con cui ci si accinge a compiereun tragitto: «Quando hai la boccapiena di farina, non riesci a parlare». E a me,ora, viene da aggiungere solo: Fofo, Sahel!Vale a dire, grazie, Sahel! ◗29


italia solidaleCERCHIAMOMADRINEe PADRINIper le RAGAZZEdi KONGWAIn Africa sono soprattutto le donne a non poter studiare: si dedicano sinda piccole al lavoro nei campi, all’approvvigionamento d’acqua per la famigliae troppo spesso non sono tutelate nei loro diritti fondamentali.In Tanzania, nel 2002 la LVIA ha realizzato nella cittadina di Kongwa unostello, nei pressi del liceo - l’unico istituto superiore nel raggio di 50 Km– che offre vitto e alloggio alle ragazze meritevoli e volenterose di continuaregli studi. La costruzione dell’Ostello era stata richiesta alla LVIA dallaDiocesi di Kongwa per garantire alle giovani della regione che abitano neivillaggi distanti da Kongwa l’opportunità di continuare gli studi superioriCon un contributo annuale di 280,00 euro sostieni una studentessadel liceo di Kongwa per un anno scolasticoIl sostegno, in particolare, contribuirà a:• pagare la retta scolastica• sostenere la struttura scolastica (classi, servizi igienici, stipendio degli insegnanti,ecc.)• pagare il vitto e l’alloggio presso l’ostello• pagare le lezioni di doposcuola presso l’ostelloCome aderireIl versamento deve essere fatto in un'unica soluzione con:• Bollettino postale: c/c n. 14343123• Bonifico bancario: Banca Popolare Etica · IBAN IT49 L050 1801 00000000 0106 428Intestato a: LVIA, corso IV Novembre, 28 - 12100 CuneoCausale: Mia figlia studia a Kongwa, TanzaniaContatti: sostegnoadistanza@lvia.it1966 • 20063061 ragazze hanno richiesto di essereospitate nell’Ostello di Kongwa perpoter frequentare il vicino Liceo.Cerchiamo ancora 15 padrini emadrine per permettere a tutteloro di continuare gli studi.Servizio Civile:in pubblicazioneil bando 2008/2009Hai voglia di impegnarti per un anno nel mondo dellacooperazione internazionale nel Sud del mondo?La LVIA ti offre l'opportunità del Servizio Civile: un’esperienzaconcreta di lavoro nell'organizzazione e gestione di attività teseal superamento di condizioni di ingiustizia e povertà e ad operareper la pace e lo sviluppo umano.Con il Servizio Civile, la LVIA offre un percorso di conoscenza eformazione con lo scopo di orientare i giovani verso un'esperienzache può dare molto, in termini umani e professionali.CERCHIAMO VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN:SENEGAL, MALI, ETIOPIA, KENYAI requisiti necessari per partecipare alla selezione sono:• Avere un’età compresa tra i 18 e i 28 anni• Essere cittadini italiani• Godere dei diritti civili e politici• Non aver riportato condanne• Essere in possesso dell'idoneità fisica, certificata da organi delS.S.N. con riferimento allo specifico settore d'impiegoMaggiori informazioni: 0171/696975La scelta del contribuente per la destinazionedel 5 per mille dell’IRPEFQuesta voltala solidarietànon costa nullaDestina alla LVIAil 5x1000 delle Tue impostePer una volta non Ti chiediamo soldi, ma solo una firma (sulCUD o il 730/1 o il modello UNICO persone fisiche).La Legge Finanziaria (L. 27/12/2006, n.296, art. 1,comma1234) prevede infatti la possibilità di destinare aun’associazione come la LVIA il 5x1000 dell’IRPEF.Non si tratta quindi di una tassa in più: per una volta la solidarietànon costa nulla!Inoltre: per la destinazione del 5 per mille sarà sufficiente unafirma e potrai comunque firmare anche per l’8 per mille!Per destinare alla LVIA il Tuo 5x1000 Ti basterà mettere unafirma nell’apposito spazio della dichiarazione dei redditi escrivere il nostro Codice Fiscale: 80018000044Nel 2006 abbiamo ricevuto dall’Istituto Italiano della Donazionel’Attestato di Eccellenza Etica e Gestionale a riconoscimentodella trasparenza della LVIA nella gestione delle donazioni.Per conoscerci o per saperne di più, visita il sito www.lvia.ito telefonaci ai numeri 0171.69.69.75 o 011.74.12.507.


programma28 luglio · lunedìAccogliamoci l’un l’altro.AssociazioneAltraStoria1966 • 200629 luglio · martedìCorpo itinerario possibile.30 luglio · mercoledìComunicare e capirsi.La non violenza attiva.L’esperienza africana della danza:celebrare la vita.31 luglio · giovedìLa “Comunità” Internazionaletra disuguaglianze,guerre e immigrazione…1 agosto · venerdìCome sta GAIA?Quale modello di economiaeco-compatibile potrà salvarla…2 agosto · sabatoLe religioni per la pace e la giustizia.3 agosto · domenicaTerritori disgregati:quali percorsi di liberazione.Sulle orme di Peppino Impastato…4 agosto · lunedìI poveri ci interpellano:cittadinanza attiva e democraziapartecipativa per una politicadei beni comuni.5 agosto · martedìUn altro mondo è possibilea cominciare da me stesso.delCittadinivillaggioglobaleedizione 2008Cantiere di educazione alla PACE e alla MONDIALITÀper giovani dai 18 anni in suParco delle Madonie, Sicilia28 luglio-5 agosto 2008Per acquisirela consapevolezzadi una nuovacittadinanza mondialenella prospettivadell’impegnoper la paceVieni anche tu!Invia la tuarichiestad’iscrizioneentro il 4 luglioinfoLVIA Settore Italiatel. 011.74.12.507italia@lvia.itLVIA Sicilia: Vito Restivo,cell. 328.92.73.481sicilia@lvia.itLa richiesta d’iscrizione, scaricabile dal sitowww.cesvop.org, deve essere speditaentro il 4 luglio in busta chiusa a:Centro di Servizi per il Volontariato di Palermo ·via Maqueda 334 · 90134 PalermoCon oggetto: Proposta di iscrizioneal Cantiere “Cittadini del villaggio globale”.È possibile realizzare la pre-iscrizioneinviando una mail avillaggioglobale@cesvop.orgQuota di iscrizione: 25 EuroTramite bollettino di C/C postalen. 14343123 intestato a LVIAcausale: Cittadini del VillaggioGlobaleIl cantiere è organizzatocon il patrociniodel Comune di Castelbuonoe dell’Ente Parco delle Madonie

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