Focus Africa ◗ Burkina FasoNiébé: il fagiolo magico che mette inmoto l’economia dei contadini burkinabè✔ Lia Curcio - LVIA Italia14L’oro dell’Africa Saheliana ha la forma diuna piccola pepita bianca: Vignaunguiculata è il suo nome scientifico.Meglio conosciuto come niébé, il fagiolobianco è una leguminosa largamente coltivatain molte aree tropicali e subtropicali delmondo, ma che trova la sua massima diffusionenel continente africano, dove riesce adadattarsi anche alle condizioni climatiche piùdifficili, come quelle dell’area Saheliana, unaregione che si estende lungo le spondedesertiche del Sahara.Qui l’acqua scarseggia e la terra arida edegradata pare arrendersi all’inesorabileavanzata del deserto. Eppure, nel mese dimaggio, quando arriva la stagione dellepiogge, la natura sembra impadronirsi nuovamentedella propria terra e rinasce inun’esplosione di verde. Ma la vittoria èbreve, e fragile, e a settembre, terminate lepiogge, tutto torna ad essere sabbia…e ricominciala siccità.In questo contesto, parlare di “sicurezza alimentare”può sembrare un paradosso e il“diritto al cibo” soltanto una formula vuotaconiata dalle alte sfere delle agenzie internazionali.Ma l’esperienza avviata dalla LVIA inBurkina Faso dimostra che ciò è possibile,non esportando colture estranee e costosissimimezzi tecnologici, ma migliorando lafiliera di produzione di una coltura tradizionalee valorizzando al meglio le potenzialitàe le capacità del territorio. La naturasembra fornire la soluzione: il niébé. E icontadini locali possono essere gli attoridel cambiamento.Come affrontare la cronica insicurezza alimentarein un’area in cui il livello di povertàè fra i più critici al mondo e dove il climagioca un ruolo ostile?Mario Civettini, rappresentante della LVIAin Burkina Faso, ci spiega: «Nel 2006, laLVIA ha attivato un progetto volto al rafforzamentodella filiera della produzione e dellacommercializzazione del niébé, agendonelle province aride del Nord e nella regionedel Plateau Central. Il niébé è una colturapraticata da lungo tempo dalle comunitàrurali e questo aspetto è stato consideratofondamentale nella fase di studio del progetto,perché la LVIA vi ha visto la possibilitàdi migliorare la sicurezza alimentare eabbattere la soglia della povertà valorizzandouna coltura tradizionale, conosciuta epraticata. Si rendeva necessario migliorare letecniche di produzione, promuovere l’organizzazionedei gruppi contadini e favorire illoro accesso al mercato, in modo tale dapoter sviluppare due dinamiche di sviluppo:fare in modo che la comunità rurale potesseraggiungere un livello di produzione taleda garantirsi autonomamente cibo sicuro,e rafforzare le potenzialità di commercializzazionedel prodotto, mettendo in moto unosviluppo economico autonomo e gestitodalle stesse organizzazioni contadine».Una pianta dai molteplici beneficiSe consideriamo la povertà e la precarietàdelle terre coltivabili in queste aree, il niébéoffre importanti opportunità da un punto divista ambientale: è una coltura poco esigentein quanto a ricchezza del terreno, e questacaratteristica la rende adatta a crescererigogliosa anche in situazioni di siccità. Manon è tutto qui. Il problema più temuto dallecomunità rurali è l’avanzamento del deserto,che rischia di inglobare le terre ancora coltivabili.Il niébé offre in questo senso una possibilitàdi rivincita, perché permette sul lungotermine di migliorare le caratteristiche delsuolo e di combatterne la desertificazione:la sua capacità di fissare l’azoto atmosfericoporta ad un arricchimento dei terreni ele sue proprietà a carattere tappezzante permettonoal suolo di trattenere l’acqua piovanacontrastando il fenomeno del ruscellamento,che provoca l’asportazione deglistrati più fertili del terreno con danni notevolialle produzioni.Da un punto di vista nutrizionale, il niébé èricco di proteine e contribuisce ad equilibrarel’alimentazione, prevalentemente abase di cereali, delle popolazioni dell’area.Si tratta di un prodotto che fa parte della tradizioneculinaria locale, un aspetto fonda-
mentale per raggiungere dei buoni risultatisia in termini di autoconsumo, quindi disicurezza alimentare, che di diffusione sulmercato, quindi di sviluppo economico elotta alla povertà. L’ingrediente base di alcunialimenti ampiamente diffusi, come il couscouse le galettes (frittelle tipiche), è propriola farina prodotta con il seme del niébé,essiccato e macinato.Il niébé, inoltre, è ben conosciuto in quest’areaanche dai Peul, la popolazione noma-zazione del niébé coinvolgono due regionidel paese, il Plateau Central, nell’area centrale,e il Sahel, nel nord-est. Abbiamo iniziatodiffondendo le sementi migliorate del niébétra i nostri soci, e abbiamo notato che ciòportava dei risultati positivi da un punto divista alimentare e nutrizionale. Abbiamo poiagito migliorando le strutture associative eorganizzative dei contadini, prima a livello divillaggio, poi a livello provinciale ed infineregionale. Si tratta di un aspetto fondamen-mazione e conservazione delle foglie diniébé adoperate come foraggio per ilbestiame. Un esempio pratico di questeattività è la formazione all’utilizzo delSistema Vallerani e alla realizzazione emanutenzione di dighette antierosive,entrambe tecniche efficaci per migliorare lafertilità del suolo. «Si tratta di modalità produttivealtamente efficaci che nello stessotempo bene si integrano nel tessuto socialee culturale del territorio. - afferma MarioCivettini - Si vogliono migliorare e valorizzarele potenzialità del territorio. Non stravolgerle.Probabilmente questa è una delleprincipali ragioni del successo del progetto».de che abita la regione saheliana e che è tradizionalmentededita alla pastorizia, in quantole sue foglie sono considerate un buonforaggio per il bestiame.Il progetto: migliorare la produzionee la commercializzazione del niébéIl Governo del Burkina Faso ha approvatonel 1999 il Piano Operativo per lo sviluppoagricolo, individuando alcune linee d’azioneconsiderate prioritarie per portare il Paese aldi sopra della soglia della povertà estrema:rafforzamento della sicurezza alimentare,aumento dei redditi delle famiglie rurali eopportunità di lavoro ai giovani nei villaggiper contrastare l’urbanizzazione massiccia eincontrollata. Successivamente, nel 2002, ilMinistero dell’Agricoltura ha individuato unarisposta strategica e sostenibile alle problematichesollevate dal piano governativo,promulgando il Piano d’Azione per lo sviluppodella filiera del niébé in Burkina Faso.È in questo contesto che nasce il progettoLVIA: in linea con i programmi nazionalidi sviluppo e con la collaborazione diuna rete di partner locali.Marcel Bouda, Presidente dell’ASK,Associazione di Aiuto agli Agricoltori,partner del progetto nell’area del PlateauCentral, spiega: «Già nel 1995, avevamolavorato sul niébé insieme all’UnioneAfricana e al Ministero dell’Agricoltura delBurkina Faso. Si trattava, tuttavia, di progettisporadici, non strutturati per garantire lacopertura dell’intera regione. Successivamente,ci siamo rivolti alla LVIA per progettareun intervento più complesso e su larga scala:oggi le attività di produzione e commercializ-tale: è necessario che i contadini si organizzinoin maniera capillare sul territorio e chemigliorino gli aspetti gestionali di tutte leattività. Oggi stiamo lavorando su una terzafase: la commercializzazione del prodotto.Abbiamo già raggiunto buoni risultati sulmercato interno, e stiamo iniziando a proporcisui mercati dei paesi limitrofi. In questomodo, oltre alla sicurezza alimentare, lecomunità rurali potranno garantirsi un redditosicuro».Organizzazione e autonomia delleassociazioni contadineMario Civettini, sottolinea: «La formazionedelle organizzazioni contadine rivesteun’importanza primaria. Non ci vogliamolimitare a fare un buon lavoro nel corso delprogetto. Il nostro obiettivo è fornire allecomunità rurali gli strumenti necessari affinchépossano essere loro stesse a portareavanti le attività, verso un futuro indipendentedall’aiuto internazionale».Il progetto, rafforzato ultimamente conun’iniziativa parallela nella regione delPlateau Central, prevede al termine delle treannualità (2006-2008) di aver coinvolto eformato in maniera diretta 1.220 produttorie produttrici di 244 villaggi, ed in manieraindiretta quasi 6.000 agricoltori in 6Province del Paese. Con il supporto delCRUS, il Comitato Regionale delle Unionidei Produttori del Sahel e della stessaASK, la LVIA sta portando avanti attività diformazione sulle tecniche di produzione, diconservazione e stoccaggio del raccolto, laproduzione di sementi migliorate resistentiagli attacchi di insetti e parassiti, e la trasfor-La nuova sfida: i contadinisui mercati internazionaliContinua Mario Civettini: «I primi due annidi attività del progetto sono stati dedicati avalorizzare la filiera della produzione, attraversoil miglioramento delle tecniche produttivee il supporto organizzativo e gestionalealle associazioni contadine. Ad oggi, lecomunità rurali coinvolte hanno raggiuntodei buoni risultati, sia in termini di sicurezzaalimentare che di vendita sul mercato interno.Le famiglie contadine hanno aumentatoil proprio reddito, e questo significa potermandare a scuola i figli, guardare al futurocon speranza».Il terzo anno si apre con una nuova, importatesfida: lanciare il prodotto sui mercatistranieri dei paesi limitrofi.I produttori sono d’accordo sulla necessità dipresentarsi nel circuito commerciale comeun gruppo unito, e per questo sono statinominati dei rappresentanti regionali. Il prossimopasso consiste nel formare questogruppo affinché possa agire autonomamente,con capacità di reperire informazione suimercati, di valutare l’andamento dei prezzi,di ricercare acquirenti e di condurre relazionidi compravendita. Una sfida questa nonsemplice, ma che se vinta assicura la verariuscita dell’intera azione sul lungo termine.Nell’ottobre del 2007, la LVIA ha attivato iprimi contatti con i vicini mercati del Ghanae del Togo, con un primo incoraggianterisultato: un ordine dai commerciantitogolesi per 80 tonnellate. ◗Vuoi sostenere anche tui contadini del BurkinaFaso?Puoi versare un contributo c/o:Banca Alpi MarittimeIBAN: IT61 E084 5010 2000 0017 0103 178Intestazione: LVIACausale: lotta alla fame/Burkina Faso15