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MU6 n.16

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L’AQUILA 6 APRILE 2010 un anno dopoque il luogo di svolgimento della propria attività, diurna e notturna, ritrovandosi, per di più,senza un fulcro di scambio e comunicazione, rappresentato dal nostro centro storico. Ci troviamoalle prese con affitti esorbitanti, case di legno, container, centri commerciali, considerandoche molti non hanno neanche potuto riaprire, per difficoltà economiche post sisma. Chisi stà rimettendo in piedi lo stà facendo a proprie spese, senza alcun aiuto statale, sia per unbisogno individuale, che per uno stimolo alla ripresa, per dire “io ci sono”.Il futuro, per ognuno di noi, è sicuramente più difficile da immaginare, ora come ora, ma èanche vero che, per questa città, il futuro siamo proprio noi e stiamo cercando di dargli unabase giorno per giorno.Gli spazi creativi per il futuro saranno possibili soltanto rivalutando i contesti culturali, propridella città e creandone di nuovi e al tempo stesso ricreare degli spazi comuni per dare la possibilitànon solo ai giovani aquilani, ma anche agli studenti universitari, di trovare una propriaidentità e diventare finalmente il motore per far sviluppare davvero questa città.• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •ROBERTO LETTERE[52 anni, Sociologo]Qual è a tuo parere il rapporto della società aquilana pre e post sisma con la meritocrazia equali potenzialità intravedi a L’Aquila di mobilità sociale?Un aspetto mi colpì subito dello stile di vita aquilano allorché iniziai a vivere e lavorare stabilmentein città, a partire dalla fine del 1995. Notavo pochi casi di giovani con autonomia economicae finanziaria rispetto alle comunità del Centro Nord Italia in cui avevo vissuto fino adallora. La considerevole dipendenza dalla famiglia e dalle scelte del “pater familias” la riscontravonelle mie esperienze professionali, prima presso l’Ufficio Provinciale del Lavoro e inseguito al Settore sociale della Provincia, ma anche nei contatti culturali e ludici a L’Aquila.Il valore di questa esperienza rappresenta un elemento determinante nel mancato sviluppodel territorio locale. La carenza di opportunità socio-economico-culturali è lo specchio di unasocietà a basso tasso di rinnovamento o ricambio generazionale.A L’Aquila, non esistendo una cultura imprenditoriale piccolo-media come nelle Marche o unretroterra cooperativistico come in Toscana e Emilia Romagna, l’occupazione si è retta sullegrandi imprese private nazionali e internazionali (sempre più in crisi dagli anni ’90 del secoloscorso) e sulle aziende ed istituzioni pubbliche, radicate nella città in quanto capoluogo diregione. Sappiamo però che il pubblico impiego, con le leggi governative restrittive degli ultimianni in tema di assunzioni, non ammortizza più la crisi lavorativa.In sintesi estrema, quindi, la mancanza di autonomia generazionale e imprenditoriale, lacarenza di mobilità sociale verticale ed orizzontale, la difficoltà al confronto arricchente tra ilterritorio aquilano ed i territori limitrofi ha instaurato un pericoloso equilibrio che, nel tempo,è divenuto una stasi. Tutto l’opposto di un sistema dinamico e disposto alla contaminazione:penso alle esperienze di California, Berlino, ma anche di tante realtà del Centro Italia. Le competenze,i saperi, le motivazioni e le passioni, di coloro che sono giovani nel fisico e nello spirito,vengono annacquate e frustrate in una comunità con reti sociali così frammentate, in terminidiacronici e sincronici; in cui il merito non risulta solo inutile, ma altera l’omeostasi, stabilizzatadel territorio, su valori etici discutibili e fatalistici.• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •ETTORE DI CESARE[44 anni, imprenditore]Sei stato tra gli ideatori della protesta e della proposta dei comitati cittadini: successi ed erroripassati, auspici e previsioni realistiche al futuro.“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via.Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosadi tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.”Cesare Pavese - La luna e il falòLavoro a Roma, e ogni giorno ho bisogno di sapere che c’è la mia Terra che resta ad aspettarmi.È questa la prima motivazione che mi ha spinto ad impegnarmi fin dalle prime ore per la rinascitadella mia città.La conoscenza delle storie delle ricostruzioni post-sisma in Italia ha fatto il resto.Tutte queste storie hanno in comune, oltre all’insipienza e spesso alla criminalità dei poteripolitici ed economici, anche, sempre e comunque, l’esclusione delle persone dalle decisionisul loro futuro.Le storie col finale lieto o perlomeno aperto, sono, invece, quelle dove le persone hanno potutoe saputo prendere parte.I successi e gli errori, gli auspici e le previsioni vanno quindi, a mio giudizio, misurati principalmentecol grado di partecipazione dei cittadini.Ci siamo scontrati con una potente “macchina da guerra”, non siamo riusciti ad impedire laspeculazione e devastazione del territorio perpetrata con il piano C.A.S.E. È un macigno chela città porterà sulle spalle per decenni. Avremmo dovuto contrastare quel progetto con maggioredeterminazione.Certo nella storia delle catastrofi mai si era vista, a pochi mesi dall’evento, una reazione cosìarticolata di una parte delle popolazione. Di contro le amministrazioni locali non erano maistate così deboli nella difesa del proprio territorio.Il seme della partecipazione piantato dopo il 6 aprile inizia a dare buoni frutti: in questi mesile persone si sono confrontate, hanno progettato e immaginato, sono cresciute insieme, sisono organizzate anche occupando e autogestendo spazi. Stiamo provando a dare una speranzaal futuro. Le carriole domenicali hanno questo significato.Come tutto questo potrà incidere nelle scelte sulla ricostruzione dipenderà solo ed esclusivamenteda quanto la popolazione riuscirà a dimostrare di essere una Comunità. A quel puntola politica sarà costretta a farci i conti.• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •ALBERTO BAZZUCCHI[42, ricercatore Cresa - osservatore processi economici post-sisma]Il sisma ha scosso la consolidata ma fragile economia aquilana, annientando attività decennalie aprendo nuove ed inaspettate possibilità imprenditoriali. Quale credi possa essere la geografiasocio-economica aquilana al 2020?Gli scenari socio-economici, soprattutto quelli successivi ai disastri naturali, sono condizionatiessenzialmente dall’assetto demografico di partenza e dalle trasformazioni che esso subiscenel corso del tempo. Sotto il primo profilo, la popolazione aquilana si presenta con ungrado di invecchiamento relativamente più elevato di altre realtà: per ogni giovane fino a 14I , 2 7 0 - A L B A A D R I AT I C A ) / A S C O L I P I C E N O : L I B R E R I A L A N U OVA E D I T R I C E ( P I A Z Z A D E L P O P O L O, 2 6 - A S C O L I P I C E N O ) / L I B R E R I A L AMU17

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