BERNARDINO ROMANO[52 anni, docente di Pianificazione Territoriale e Tecniche di ValutazioneAmbientale - Corso di Laurea in Ingegneria Ambiente e Territorio]Da aquilano studioso di continuità vs. frammentazione ambientale e territoriale quali considerazionipuoi fare - dopo il terremoto e dopo gli interventi occorsi in questo post-terremoto -su ambiante ed urbanistica della conca aquilana?Anche alla luce degli interventi di edilizia provvisoria/definitiva (prefabbricati, container, baitein legno, moduli di vario genere) che sono stati edificati da privati ed imprese e che hannomodificato sostanzialmente il paesaggio cittadino.Ogni considerazione nei riguardi degli interventi immediati e delle prospettive del territorioaquilano deve tener conto che, almeno sul breve e medio termine, una catastrofe naturale producesugli insediamenti interessati reazioni poco controllate con alterazioni ambientali fisiologichepressoché inevitabili. Pertanto non deve essere la risposta immediata dei dispositividi protezione ad essere discussa, bensì le modalità preventive di organizzazione di quellarisposta e le iniziative predisposte più “a freddo” dall’amministrazione, quando la pressioneemergenziale si è attenuata.1. Gli interventi connessi al progetto C.A.S.E., per quanto oggettivamente mirati anche aridurre il consumo di suolo (superficie fondiaria pro-capite di circa 110 m 2 /ab), non possonocertamente considerarsi “sostenibili” ed “ecocompatibili”, se non, e forse solo parzialmente,nel settore energetico. L’impiego massiccio, e probabilmente anche surdimensionato,delle doppie piastre di calcestruzzo rende questi interventi del tutto irreversibili neltempo. Per un paese industrializzato, membro del G8, e in un momento storico in cui lapatologia della conversione urbana dei suoli sta assumendo contorni di attenzione mondialeera lecito aspettarsi qualche sforzo in più in questa direzione.2. La possibilità lasciata dall’Amministrazione comunale di poter realizzare moduli abitatividi iniziativa libera e privata sta comportando una diffusione capillare, soprattutto nellepoche pianure, di contenitori edilizi “provvisori”, ma tutti fondati su piattaforme di calcestruzzoarmato (sebbene siano ben note tecniche alternative) con asportazione degli stratipedologici. Ciò comporterà la sostanziale inutilità di qualunque ingiunzione, qualoravenga messa realmente in atto, di rimozione delle sovrastrutture essendo il vero dannocausato dagli elementi di impostazione al suolo.3. Prima, subito dopo e molto dopo il sisma è sempre mancato un approccio di pianificazionea vantaggio di procedimenti impulsivi e di efficacia momentanea ed apparente. Da partedegli studiosi e ricercatori che si occupano della evoluzione di modelli e scenari insediativicon riferimenti e respiri internazionali, la configurazione del territorio aquilano denotauna forte insensibilità verso la programmazione urbanistica e le problematiche ambientaliin senso lato e una consistente arretratezza nel recepimento di tecniche e strumenti avanzatie di elevata diffusione e applicabilità.• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •MARCO[34 anni, commerciante, dislocato presso abitazione in legnocostruita autonomamente dopo il sisma]Come è cambiata la tua vita e la tua attività lavorativa, e quali aspettative nutri?Che dire: la mia vita, come quella di tutti gli aquilani è cambiata completamente. Viviamo unarealtà stravolta. Pochi mesi dopo il terremoto abbiamo deciso, con la mia famiglia, di costruireuna casa in legno, visto che la nostra abitazione è classificata “E”. Però, prima ancora dellacasa, io ho riavviato la mia attività. Ho un’edicola e l’ho riaperta il 12 aprile, per 4 ore al giorno.Non c’era più nessuno dei miei clienti abituali, solo forze dell’ordine e Protezione Civile.Ora che la fase di immediata emergenza è passata ho ritrovato molti dei miei clienti e ad oggi,sebbene i quartieri intorno a me siano deserti, il lavoro non manca. Evidentemente la genteha bisogno di tenersi informata. Però, nonostante questa apparente normalità lavorativa,manca ancora tutto. Manca la città che era il cuore delle nostre vite.• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •FABRIZIO BARCA[56 anni, economista, Dirigente generaleMinistero dell’Economia e delle Finanze]Ministero dell’Economia e OCSE hanno studiato e lavorato la scorsa estate sulle modalità dirilancio del territorio coinvolgendo esperti locali e non, con quali proposte ed esiti? Quale ilfuturo possibile per l’Aquila?L’impegno dell’Economia e dell’OCSE dell’estate 2009 era mosso dal convincimento che solouscendo dalla straordinarietà e individuando una strategia di medio-lungo termine e alcuniprogetti pilota fosse possibile avviare il rilancio economico e sociale del territorio colpito. Neldocumento di sintesi di quel lavoro furono individuati alcuni progetti per valorizzare l’Aquilacome “città della conoscenza” (in primo luogo, la costituzione del Gran Sasso Institute a partiredai centri di competenza di alto profilo internazionale già presenti nel territorio), altri progettivolti all’immediata ricostruzione e rilancio del centro storico (come il restauro esemplaredi un isolato del centro stesso e l’avvio di un Laboratorio della ricostruzione). La condizioneper il passaggio a una fase di programmazione ordinaria fu individuata nella costituzionedi una “Unità di missione” per gli atti di programmazione, l’istruttoria dei progetti, la loro tracciabilità.Quest’ultimo requisito è stato in parte soddisfatto con l’ordinanza PCM n. 3833. Ilpronto avvio di questa Unità, il reclutamento di risorse umane di primissima qualità,l’affiancamento a essa, come proponeva il documento OCSE, di un “comitato di sorveglianza”e di un sistema di informazione ai cittadini - così da raccogliere e valorizzare la peculiare“intraprendenza aquilana” che si è ancora una volta manifestata con il progetto delle carriole- potrebbero effettivamente permettere all’area del terremoto di passare alla fase del rilancio.Il “futuro possibile” dell’Aquila - laboratorio di ricostruzione, prima di tutto di se stessa; cittàdella conoscenza; e dunque attrattore internazionale - potrebbe così contare su prime concretefondamenta.• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •CARMINE BENIAMINO[31 anni, stilista moda giovane - To:Fino]Come stilista produttore di moda giovane già prima del terremoto eri co-artefice di una iniziativadel tutto particolare per una realtà principalmente terziaria come L’Aquila. Come definirestil’universo giovanile aquilano, quali ripercussioni percepisci o immagini per il futuro equali spazi di creatività intravedi?Ho sempre trovato che L’Aquila fosse una città potenzialmente creativa.Non essendo una grande città ma più che altro una grande “comunità” e non essendo bombardatidalla globalizzazione, tipica dei grandi centri urbani, abbiamo la fortuna di poter ancoraimmaginare e di conseguenza sperimentare nuovi modi di trasformare la realtà. Dal miopunto di vista, si crea, in questo modo, un filone underground, senza influenze preesistenti.Personalmente, sono andato presto via da L’Aquila per lavorare con aziende del mondo dellamoda, per poi stancarmi della mentalità consumistica ed estremamente commerciale delleaziende, che sminuiva la creatività a dispetto del guadagno. Questo è stato lo stimolo per mea tornare nella mia città e a realizzare la mia idea di moda, creando un marchio streetwear,aprendo un negozio alternativo, basato più sulla ricerca costante di nuove proposte, che sulguadagno. L’Aquila ha sempre dato l’impressione, spesso anche a ragione, di non dare spazioa nuove proposte, soprattutto nell’ambito giovanile e forse, negli ultimi anni, è stato proprioquesto lo stimolo, per molti, ad uscire dagli schemi.Sono stato partecipe, in prima persona, della nascita di nuove identità, soprattutto legate allamusica, all’arte in generale, ad attività commerciali e culturali, fruibili dai giovani, così comeda tutta la comunità.Dal 6 aprile in poi, dopo un momento di smarrimento generale comprensibile, un forte sensodi unione ha portato nei giovani aquilani la voglia di rimanere, di ricominciare, di parteciparee anche collaborare, con non pochi sacrifici, a ricreare i propri spazi, anche con più creativitàdi prima, ma sempre nell’ottica di ricostruire dei punti d’incontro comunitari. Nella realtàattuale è però tutt’altro che facile ricominciare, c’è chi ha perso come me il negozio, o comun-MU16/ D O V E T R O V A R E M U 6 : M U S E I D E L L A R E G I O N E A B R U Z Z O / A L B A A D R I AT I C A : L I B R E R I A L A N U OVA E D I T R I C E ( L U N G O M A R E M A R C O N
L’AQUILA 6 APRILE 2010 un anno dopoque il luogo di svolgimento della propria attività, diurna e notturna, ritrovandosi, per di più,senza un fulcro di scambio e comunicazione, rappresentato dal nostro centro storico. Ci troviamoalle prese con affitti esorbitanti, case di legno, container, centri commerciali, considerandoche molti non hanno neanche potuto riaprire, per difficoltà economiche post sisma. Chisi stà rimettendo in piedi lo stà facendo a proprie spese, senza alcun aiuto statale, sia per unbisogno individuale, che per uno stimolo alla ripresa, per dire “io ci sono”.Il futuro, per ognuno di noi, è sicuramente più difficile da immaginare, ora come ora, ma èanche vero che, per questa città, il futuro siamo proprio noi e stiamo cercando di dargli unabase giorno per giorno.Gli spazi creativi per il futuro saranno possibili soltanto rivalutando i contesti culturali, propridella città e creandone di nuovi e al tempo stesso ricreare degli spazi comuni per dare la possibilitànon solo ai giovani aquilani, ma anche agli studenti universitari, di trovare una propriaidentità e diventare finalmente il motore per far sviluppare davvero questa città.• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •ROBERTO LETTERE[52 anni, Sociologo]Qual è a tuo parere il rapporto della società aquilana pre e post sisma con la meritocrazia equali potenzialità intravedi a L’Aquila di mobilità sociale?Un aspetto mi colpì subito dello stile di vita aquilano allorché iniziai a vivere e lavorare stabilmentein città, a partire dalla fine del 1995. Notavo pochi casi di giovani con autonomia economicae finanziaria rispetto alle comunità del Centro Nord Italia in cui avevo vissuto fino adallora. La considerevole dipendenza dalla famiglia e dalle scelte del “pater familias” la riscontravonelle mie esperienze professionali, prima presso l’Ufficio Provinciale del Lavoro e inseguito al Settore sociale della Provincia, ma anche nei contatti culturali e ludici a L’Aquila.Il valore di questa esperienza rappresenta un elemento determinante nel mancato sviluppodel territorio locale. La carenza di opportunità socio-economico-culturali è lo specchio di unasocietà a basso tasso di rinnovamento o ricambio generazionale.A L’Aquila, non esistendo una cultura imprenditoriale piccolo-media come nelle Marche o unretroterra cooperativistico come in Toscana e Emilia Romagna, l’occupazione si è retta sullegrandi imprese private nazionali e internazionali (sempre più in crisi dagli anni ’90 del secoloscorso) e sulle aziende ed istituzioni pubbliche, radicate nella città in quanto capoluogo diregione. Sappiamo però che il pubblico impiego, con le leggi governative restrittive degli ultimianni in tema di assunzioni, non ammortizza più la crisi lavorativa.In sintesi estrema, quindi, la mancanza di autonomia generazionale e imprenditoriale, lacarenza di mobilità sociale verticale ed orizzontale, la difficoltà al confronto arricchente tra ilterritorio aquilano ed i territori limitrofi ha instaurato un pericoloso equilibrio che, nel tempo,è divenuto una stasi. Tutto l’opposto di un sistema dinamico e disposto alla contaminazione:penso alle esperienze di California, Berlino, ma anche di tante realtà del Centro Italia. Le competenze,i saperi, le motivazioni e le passioni, di coloro che sono giovani nel fisico e nello spirito,vengono annacquate e frustrate in una comunità con reti sociali così frammentate, in terminidiacronici e sincronici; in cui il merito non risulta solo inutile, ma altera l’omeostasi, stabilizzatadel territorio, su valori etici discutibili e fatalistici.• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •ETTORE DI CESARE[44 anni, imprenditore]Sei stato tra gli ideatori della protesta e della proposta dei comitati cittadini: successi ed erroripassati, auspici e previsioni realistiche al futuro.“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via.Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosadi tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.”Cesare Pavese - La luna e il falòLavoro a Roma, e ogni giorno ho bisogno di sapere che c’è la mia Terra che resta ad aspettarmi.È questa la prima motivazione che mi ha spinto ad impegnarmi fin dalle prime ore per la rinascitadella mia città.La conoscenza delle storie delle ricostruzioni post-sisma in Italia ha fatto il resto.Tutte queste storie hanno in comune, oltre all’insipienza e spesso alla criminalità dei poteripolitici ed economici, anche, sempre e comunque, l’esclusione delle persone dalle decisionisul loro futuro.Le storie col finale lieto o perlomeno aperto, sono, invece, quelle dove le persone hanno potutoe saputo prendere parte.I successi e gli errori, gli auspici e le previsioni vanno quindi, a mio giudizio, misurati principalmentecol grado di partecipazione dei cittadini.Ci siamo scontrati con una potente “macchina da guerra”, non siamo riusciti ad impedire laspeculazione e devastazione del territorio perpetrata con il piano C.A.S.E. È un macigno chela città porterà sulle spalle per decenni. Avremmo dovuto contrastare quel progetto con maggioredeterminazione.Certo nella storia delle catastrofi mai si era vista, a pochi mesi dall’evento, una reazione cosìarticolata di una parte delle popolazione. Di contro le amministrazioni locali non erano maistate così deboli nella difesa del proprio territorio.Il seme della partecipazione piantato dopo il 6 aprile inizia a dare buoni frutti: in questi mesile persone si sono confrontate, hanno progettato e immaginato, sono cresciute insieme, sisono organizzate anche occupando e autogestendo spazi. Stiamo provando a dare una speranzaal futuro. Le carriole domenicali hanno questo significato.Come tutto questo potrà incidere nelle scelte sulla ricostruzione dipenderà solo ed esclusivamenteda quanto la popolazione riuscirà a dimostrare di essere una Comunità. A quel puntola politica sarà costretta a farci i conti.• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •ALBERTO BAZZUCCHI[42, ricercatore Cresa - osservatore processi economici post-sisma]Il sisma ha scosso la consolidata ma fragile economia aquilana, annientando attività decennalie aprendo nuove ed inaspettate possibilità imprenditoriali. Quale credi possa essere la geografiasocio-economica aquilana al 2020?Gli scenari socio-economici, soprattutto quelli successivi ai disastri naturali, sono condizionatiessenzialmente dall’assetto demografico di partenza e dalle trasformazioni che esso subiscenel corso del tempo. Sotto il primo profilo, la popolazione aquilana si presenta con ungrado di invecchiamento relativamente più elevato di altre realtà: per ogni giovane fino a 14I , 2 7 0 - A L B A A D R I AT I C A ) / A S C O L I P I C E N O : L I B R E R I A L A N U OVA E D I T R I C E ( P I A Z Z A D E L P O P O L O, 2 6 - A S C O L I P I C E N O ) / L I B R E R I A L AMU17