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MU6 n.16

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EDITORIALEdi Walter Capezzali2 Editoriale di Walter CapezzaliRicostruzione Morale3 L'AQUILA 6 APRILE 2010 un anno dopo4 EventiRe_Place 1. Il buio è singolare, le luci (anche) plurali8 Costituzione Fondo Carloni29 Infomu6Mostre / attività / concorsi / libri / eventi / sotto la lentePer ricevere a casa la rivista è sufficiente un contributoannuo di Euro 10,00 per la spedizione postale.Per sostenere l'attività di <strong>MU6</strong> invia Euro 30,00IBAN IT39T0604003797000000131713intestato Associazione Amici dei Musei d’Abruzzo<strong>MU6</strong> <strong>n.16</strong>Periodico Trimestrale ideato da Germana GalliEditoreAssociazione Amici dei Musei d’AbruzzoQuartiere Bellavista, 23 - 67100 L’Aquilaamicideimuseidabruzzo@gmail.comwww.mu6abruzzo.itwww.mu6abruzzo.euWebmaster Claudia ValentiniDirettore ResponsabileWalter CapezzaliCoordinamento editorialeGermana GalliProgetto graficoAd.Venture / Compagnia di comunicazioneimpaginazione a cura di Franco MancinelliFotoMarco Zanta (marzo 2010) pagg 1, 3, 4-5, 6, 7, 8, 9, 10,11, 12, 13, 14, 16, 17, 18-19StampaPoligrafica ManciniSambuceto / ChietiDistribuzioneSpedizione postale© <strong>MU6</strong> / 2010 stampato in ItaliaRICOSTRUZIONE MORALEMentre si parla e a volte si sparla sul tema della ricostruzione post terremoto, ad un anno didistanza del luttuoso evento del 6 aprile 2009 sembra doveroso gettare uno sguardo al recentepassato. Un passato che, se da un lato pressava tutto e tutti negli angusti spazi dell’emergenza,dall’altro esigeva da tutti comportamenti consoni ed adeguati. In definitiva, tutte lecomponenti della società locale dovevano fare, all’Aquila, la loro parte, senza abbandonarsi alvittimismo e senza cedere allo sconforto. Le istituzioni in primis, ma con loro i movimenti, leassociazioni, i singoli cittadini, dovevano misurarsi su un tema che la ricordata emergenzapoteva far trascurare: come dimostrarsi “vivi” nonostante tutto, come riuscire ad evitare oalmeno contenere fenomeni di abbandono se non di vera e propria diaspora.Nel suo piccolo, <strong>MU6</strong> ha voluto scegliere la strada della continuità e del lavoro, non saltandouno solo dei suoi trimestrali appuntamenti con il crescente numero dei propri simpatizzanti esostenitori. Alla vigilia del 6 aprile dello scorso anno, era appena apparso un bel fascicolo di<strong>MU6</strong>, dodicesimo della serie, in gran parte dedicato all’Aquila; quasi un messaggio “pubblicitario”,per parlare delle sue risorse artistiche e monumentali e per favorire in tal modo un maggioree qualitativamente apprezzabile turismo culturale. Il numero successivo di questo periodicodoveva obbligatoriamente ripiegare e ritornare sull’Aquila, una Città gravemente ferita,una città disperatamente alla ricerca di un appiglio di salvataggio per la sua pericolante identità;e, con uguale puntualità, altri due numeri della rivista sono usciti prima di questo, chetorna ad essere dedicato, doveroso riguardo per un triste anniversario, all’Aquila e alle voci ealle immagini dell’Aquila.Il principio della continuità e del lavoro ha invero caratterizzato numerose componenti dellavita culturale aquilana, dalla musica al teatro, ai servizi culturali erogati dalle Istituzioni preposte,come quelli facenti capo all’Archivio di Stato ed alla Deputazione di Storia Patria chedopo soli tre mesi erano in grado di ospitare studiosi, studenti e ricercatori in una nuova, provvisoriama accogliente sede.Il “fare”, ovvero il superare l’emergenza non soltanto nella misura dei soccorsi e della solidarietà,ma anche con uno sforzo il più ampio possibile per non rinunciare alla prospettiva di unapronta ripresa in molteplici campi e sotto molteplici aspetti, tutto ciò configura una sorte di“ricostruzione morale” che è sicuramente pari se non superiore a quella materiale, che peraltrostenta a decollare. Se infatti è vero che il trascorrere del tempo non gioca a favoredell’Aquila, dove sono in molti (troppi) ancora in sospeso sul cosa fare della propria vita, èaltrettanto vero che l’impegnarsi in attività moralmente e culturalmente costruttive forse puòriuscire a convincere i più a rimanere. Il pericolo di una diaspora giovanile, di quella fascia d’etàche si colloca tra i quindici e trent’anni di vita, può essere evitata soltanto con una concretaazione di formazione-informazione che contribuisca ad una migliore conoscenza della storia,dell’ ambiente, della cultura di questa vasta area di Abruzzo interno.Se un anno fa, prima del sisma, da queste pagine lanciavamo un progetto di promozione peril turismo culturale, oggi dobbiamo e vogliamo tornare ad insistere su temi positivi che oltretutto sono ancorati al discorso dell’identità e dell’appartenenza sociale. Per questo il presentenumero cerca di far parlare liberamente e costruttivamente sulla situazione del territorio aquilanoun buon numero di rappresentanti dei vari strati sociali, professionali ed istituzionali.Simbolicamente, le luci che Mario Airò accenderà per un mese, a partire dal 6 dicembre 2010,sulle pietre aquilane della “zona rossa” sotto l’egida dell’Accademia di Belle Arti, del Collettivo99 e dell’Associazione Amici dei Musei d’Abruzzo, vogliono a loro volta accendere anche lecoscienze di tutti gli aquilani intus ed extra moenia.RedazioneAngela Ciano, Franco Dus, Marco Morante,Antonella Muzi, Jessika Romano, Maura Scarcella,Filippo Tronca.Per questo numero hanno collaborato:Danila Giunta, Pier Luigi Sacco.MU2D O V E T R O V A R E M U 6 : M U S E I D E L L A R E G I O N E A B R U Z Z O / A L B A A D R I AT I C A : L I B R E R I A L A N U OVA E D I T R I C E ( L U N G O M A R E M A R C O N I ,

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