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“BADA A COME PARLI!” in PDF - Ibfan Italia

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SettimanaMondialedell’Allattamento2011Allattamento:bada a come parlie bada a come scrivi!Perché quello che dici e scrivi fa cultura!Se stai per parlare o scrivere di allattamento, lattematerno o alimentazione <strong>in</strong>fantile, queste <strong>in</strong>dicazionipossono essere preziose per te e per la tua redazione,permettendoti di offrire un messaggio chiaro, fondatosulla realtà e sulla fisiologia, rispettoso dei sentimentisia delle mamme che allattano sia di quelle che nonallattano; un messaggio che non sia veicolo dipregiudizi culturali e al contrario contribuisca acambiare positivamente la cultura dell’allattamento eche abbia un’utilità concreta a sostegno delle mammee dei bamb<strong>in</strong>i.


Perché questa pubblicazioneA volte le <strong>in</strong>formazioni fornite attraverso i media sortiscono un effetto diverso da quellovoluto da chi le ha scritte: si vuole <strong>in</strong>formare, aiutare, rassicurare, ma i contenuti e la formadi esposizione sembrano <strong>in</strong>vece suscitare nei lettori, nella lettrice/madre reazioni discoraggiamento, ansia, rifiuto. Capita a volte di non avere sottomano le fonti per poterscrivere correttamente di alimentazione <strong>in</strong>fantile oppure non si ha il tempo di <strong>in</strong>dagare suuna notizia arrivata <strong>in</strong> redazione con un comunicato stampa e occorre fidarsi.Uno strumento chiaro e veloce, con target rivolto proprio alla comunicazione ed aigiornalisti, ancora non esisteva, ed è la chiave di volta per fornire <strong>in</strong>formazioniscientificamente fondate e per catturare l'<strong>in</strong>teresse e l'apprezzamento dei lettori, <strong>in</strong>particolar modo delle madri che allattano.Lo scopo di questo libretto realizzato <strong>in</strong> occasione della SAM - Settimana Mondialedell’Allattamento 2011, è <strong>in</strong>formare onestamente sull’allattamento i media e faraprire loro gli occhi su cose a cui magari non avevano mai pensato, come capitaspesso <strong>in</strong> tanti settori a chi non è del mestiere.Si tratta di uno strumento unicamente digitale, opportunamente pubblicizzato,disponibile su tutti i siti delle organizzazioni e associazioni che hanno partecipatoalla sua realizzazione e su altri siti <strong>in</strong>teressati. È rivolto anche al grande pubblico,specialmente alle famiglie, e viene lanciato <strong>in</strong> occasione della SAM con uncomunicato stampa condiviso.56 pag<strong>in</strong>e mirate, con i contributi dei migliori esperti italiani sull’allattamento chehanno collaborato (gratuitamente); ad essi vanno i nostri calorosi r<strong>in</strong>graziamenti,così come a tutti i siti che hanno deciso di pubblicare queste <strong>in</strong>formazioni. BuonaletturaCarla Scarsi (coord<strong>in</strong>amento redazionale)Formato: cm 17 x 24, 58 pag<strong>in</strong>e scaricabili gratuitamente dalla reteTarget: Giornalisti, titolisti, fotografi, editori, genitori, farmacisti, pediatri, operatoridella salute <strong>in</strong> genere.Diffusione e tiratura: circa 100.000 copie spedite on l<strong>in</strong>e <strong>in</strong> poche orePrezzo: euro 0Contributi Pubblicitari: euro 0Chiuso <strong>in</strong> redazione il 28 settembre 2011 - A cura di:ACP Ass. Culturale Pediatri - Sergio Conti Nibali, pediatraAICPAM – Ass. Consulenti Professionali Allattamento Materno – Ersilia Armeni, pediatraBabyConsumers - L<strong>in</strong>da GrilliIBFAN <strong>Italia</strong>- Paola Negri, IBCLC, Adriano CattaneoLLL La Leche League - Nicoletta Boero, Antonella Sagone, Carla ScarsiMAMI Movimento Allattamento Materno <strong>Italia</strong>no - Elise Chap<strong>in</strong>Con la collaborazione di Alessandra Bortolotti, psicologa, Angela Giusti, ricercatriceCNESPS


Indice e abstractIntroduzione - Perché questa pubblicazione - Carla Scarsi pag 02L’importanza di una comunicazione corretta - Paola Negri pag 05“Nel 2002, con l’approvazione della Global Strategy on Infant and Child Nutrition,l’Assemblea Mondiale della Sanità ribadiva ancora una volta l’importanza dell’allattamentoesclusivo nei primi sei mesi di vita, e poi proseguito <strong>in</strong>sieme all’alimentazionecomplementare f<strong>in</strong>o al secondo anno di vita o oltre”.Facciamo il punto: l'equivoco della par condicio - Adriano Cattaneo pag 10“Gli enormi <strong>in</strong>teressi si trasformano <strong>in</strong> un'enorme pressione sulle figure chiave nellatrasmissione della cultura: gli operatori sanitari e i giornalisti, che spesso f<strong>in</strong>iscono peressere <strong>in</strong>consapevoli vettori di <strong>in</strong>teressi che non hanno nulla a che fare con la salute e ilbenessere di madri e bamb<strong>in</strong>i”.Cari colleghi, cambiamo modo di parlare e scrivere - Carla Scarsi pag 13“Una donna ben <strong>in</strong>formata può diventare a sua volta una “comunicatrice”, condividendoquello che sa e che ha imparato con altre mamme. Si crea <strong>in</strong> questo modo un circolovirtuoso dell’<strong>in</strong>formazione, <strong>in</strong>dispensabile per promuovere la cultura dell’allattamento”.Cari giornalisti, cambiamo modo di parlare e scrivere - Sergio Conti Nibali pag 19“I giornalisti hanno nella loro penna un potere <strong>in</strong>immag<strong>in</strong>abile e, specie per i problemi<strong>in</strong>erenti la salute, devono assumere atteggiamenti ispirati alla prudenza; e come, al pari eforse più rispetto a altri temi, devono essere scrupolosi nell’approfondimento del problema”.La comunicazione sull’alimentazione dei lattanti dal punto di vista dellaricerca scientifica - Angela Giusti pag 22“La produzione scientifica sull’allattamento costituisce un caso s<strong>in</strong>golare di “scienza alcontrario”. Negli ultimi decenni si è fatto uso dei più sofisticati strumenti di ricerca (RCT,revisioni sistematiche e metanalisi) con l’obiettivo di dimostrare i vantaggi dell’allattamento.Diversamente da altri fattori di rischio, come il fumo, poco si è fatto per comunicare allapopolazione i rischi dell’uso del latte artificiale”.Come non far sentire <strong>in</strong> colpa le madri - Antonella Sagone pag 29“Nel momento <strong>in</strong> cui l’<strong>in</strong>tento di proteggere la donna da un’eventuale rimpianto o delusioneporta a nascondere o m<strong>in</strong>imizzare <strong>in</strong>formazioni rilevanti, come quelle relative ai rischidell’alimentazione artificiale, bisogna sospettare che stia operando <strong>in</strong> noi qualche forma didistorsione percettiva: la nostra visione della realtà è cioè alterata od offuscata <strong>in</strong> qualchemodo”.


Il pregiudizio sociale e culturale sull’allattamento nel corso del primo anno divita (e oltre) - Alessandra Bortolotti pag 33“L’allattamento rientra tra i bisogni affettivi dei bamb<strong>in</strong>i; questi bisogni sono puntualmenteignorati dai media, nelle pubblicità, nelle trasmissioni televisive e <strong>in</strong> molte riviste del settore.In molti casi passa ancora il pericoloso messaggio che i bamb<strong>in</strong>i siano piccoli adulti damodellare e di cui ignorare i capricci”.La base, i documenti, le raccomandazioni - Elise Chap<strong>in</strong> pag 36“Come raccomandazione sanitaria generale (…) nei primi sei mesi di vita i neonatidovrebbero essere nutriti esclusivamente con latte materno. In seguito (…) la dieta va<strong>in</strong>tegrata con cibi complementari idonei e sicuri, proseguendo l’allattamento f<strong>in</strong>o all’età didue anni o oltre. Tranne che <strong>in</strong> presenza di alcune patologie, l’allattamento esclusivo al senoè sempre possibile, e l’allattamento senza restrizioni stimola la produzione di latte <strong>in</strong> misurapiù che sufficiente. Organizzazione Mondiale della Sanità & UNICEF (maggio 2003). Lastrategia globale per l'alimentazione dei neonati e dei bamb<strong>in</strong>i”.Anche ciò che vediamo fa cultura - Nicoletta Boero pag 43“Se siete alle prese con un’<strong>in</strong>tervista, o un colloquio <strong>in</strong> genere, pensate ad assumere unaposizione tale da essere completamente di fronte alla mamma con cui vi state rapportando:se lei è <strong>in</strong> piedi rimanete <strong>in</strong> piedi, se <strong>in</strong>vece è seduta sedetevi al suo livello e poi guardatelaprestando attenzione mentre parla senza distrarvi con i vostri appunti mentre lei staparlando. Questo favorirà una buona comunicazione.”Parliamoci chiaro: l’<strong>in</strong>fluenza delle ditte di baby food - Paola Negri pag 46“L’Organizzazione Mondiale della Sanità riconoscendo l’impatto sulle scelte dei genitoridella pubblicità e delle altre forme di promozione, e riconoscendo altresì i rischi per la salutederivanti dall’alimentazione artificiale, nel 1981 ha approvato il Codice Internazionale perla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno”.La rappresentazione dell’allattamento materno nei media: realtà e potenzialità- M. Ersilia Armeni pag 51“Le domande che un operatore della comunicazione dovrà farsi perciò saranno: quali sonole rappresentazioni mentali sull’allattamento della famiglia e del gruppo sociale <strong>in</strong> cui è<strong>in</strong>serita questa particolare donna? Quale spazio e valore danno le famiglie e i gruppi socialia dimensioni come la durata e l’<strong>in</strong>tensità d’allattamento?”


L’importanza di una comunicazionecorretta: verso una strategia globalePaola Negri - IBCLC - Coord<strong>in</strong>atrice di IBFAN <strong>Italia</strong> - FirenzeL’allattamento può fare molto per mamma e bamb<strong>in</strong>o: protegge la salute dientrambi, favorisce una relazione basata sull’ascolto e l’empatia, èecologico e sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale. Il lattematerno è un bene di un valore <strong>in</strong>commensurabile eppure è accessibile<strong>in</strong>dist<strong>in</strong>tamente per tutti i bamb<strong>in</strong>i. L’allattamento è una pratica collaudatadalla nostra specie f<strong>in</strong> dalla sua comparsa sul pianeta, il latte della mammaha permesso all’Homo Sapiens di nascere con un cervello ancora nonperfettamente sviluppato e di riuscire a sopravvivere <strong>in</strong> ambienti ostili e acolonizzare il pianeta. Eppure l’allattamento è molto fragile, e unmeccanismo perfetto come la produzione di latte può essere facilmenteturbato.La diffusione di pratiche sanitarie di assistenza alla nascita e al post-partopoco rispettose della fisiologia ha reso (e rende) l’avvio dell’allattamentodifficile o addirittura impossibile per molte madri. Non sempre queste madririescono poi a recuperare un <strong>in</strong>izio difficile, anche perché non semprehanno accesso alle giuste <strong>in</strong>formazioni ed al sostegno necessario.In passato l’ignoranza del personale sanitario sul meccanismo “domandaofferta”<strong>in</strong> base al quale avviene la produzione di latte ha fatto sì che allemadri venissero imposte doppie pesate, poppate ad orario, misurazioni deifigli effettuate su grafici di crescita creati usando come modelli bamb<strong>in</strong>iipernutriti, alimentati al biberon. Ed ecco che sono comparse le aggiunte, letisane fra una poppata e l’altra, i succhiotti per tenere a bada bamb<strong>in</strong>i checercavano il seno della mamma, l’<strong>in</strong>troduzione anticipata di cibi diversi dallatte, il luogo comune secondo cui ad un certo punto il latte materno “perdedi sostanza, diventa acqua” e va sostituito con quello artificiale o vacc<strong>in</strong>o,l’uso di term<strong>in</strong>i come “svezzamento” con l’implicito messaggio che popparead un certo punto diventi soltanto un vizio da togliere.Il latte materno è il liquido secreto della ghiandola mammaria, un vero eproprio tessuto vivente prezioso, più simile al sangue che ad un semplicealimento. La sua composizione non è ancora del tutto nota, sappiamo checontiene gli <strong>in</strong>gredienti necessari (perché specie-specifici) nelle proporzioni


corrette per il cucciolo d’uomo, contiene ormoni obbligatori perla sua crescita ottimale e per il suo benessere, anticorpispecifici per i micro-organismi che vivono nell’ambientefamigliare, sostanze immuno-modulatorie che favoriscono ilnormale sviluppo del sistema immunitario, acidi grassi per losviluppo del cervello. Ha un sapore e una composizione variabile, perabituare il bamb<strong>in</strong>o alla dieta della sua famiglia e per adattarsi ai suoisempre mutevoli bisogni.Negli ultimi 100 anni però, il latte materno ha dovuto subire anche laconcorrenza di sostituti <strong>in</strong>dustriali, nati <strong>in</strong>izialmente per alimentare i bamb<strong>in</strong>iabbandonati negli orfanotrofi per cui non erano disponibili balie. Lapubblicità e le altre forme di promozione, spesso proprio attraverso glioperatori sanitari, hanno contribuito alla diffusione dell’idea che “avere illatte è una questione di fortuna”, che “i neonati devono avere delle regole”,che tutte le mamme dovessero prima o poi passare all’uso del biberon edel succhiotto, diventati simboli per eccellenza dell’<strong>in</strong>fanzia.Ricordiamo che questo avviene anche oggi, poiché l’unico articolo per ilquale <strong>in</strong> <strong>Italia</strong> e <strong>in</strong> tutta Europa sia vietata la pubblicità al pubblico è laformula artificiale di partenza, (quella per i neonati), mentre tutti gli altri tipidi formula per lattanti, i biberon e le tettarelle possono essere ancorapubblicizzati, nonostante l’OMS e l’UNICEF abbiano richiesto che ciònon avvenga più.Nel 2002, con l’approvazionene della Global Strategy on Infant and ChildNutrition i , l’Assemblea Mondiale della Sanità ribadiva ancora una voltal’importanza dell’allattamento esclusivo nei primi sei mesi di vita, e poiproseguito <strong>in</strong>sieme all’alimentazione complementare f<strong>in</strong>o al secondo annodi vita o oltre, come mezzo <strong>in</strong>dispensabile per garantire non solo lasostenibilità alimentare, ma la sopravvivenza e la salute a milioni di bamb<strong>in</strong>i<strong>in</strong> tutto il mondo, ricordando che (all’epoca) soltanto il 35% dei lattanti eraallattato <strong>in</strong> modo esclusivo a 4 mesi di vita e che le maggiori cause dimorbilità e mortalità erano causate da malnutrizione. I rischi dovutiall’alimentazione artificiale somm<strong>in</strong>istrata con biberon sono ovviamentegravissimi <strong>in</strong> condizioni di povertà e mancanza di igiene, ma sonougualmente importanti e ben documentati anche nei paesi cosiddetti ricchicome il nostro, e riguardano non soltanto il periodo dell’allattamento:sappiamo oggi che anche molte malattie croniche che si sviluppano <strong>in</strong> etàpiù avanzata possono essere legate all’uso di formula artificiale e allamancanza di allattamento (vedi pag. 9).


La Strategia Globale fa appello non soltanto ai Governi ma atutte le parti <strong>in</strong>teressate, richiamandosialla gravità che sta assumendo ilproblema della malnutrizione <strong>in</strong>fantilenel mondo e all’urgenza di correre airipari proteggendo, promuovendo e sostenendol’allattamento e la corretta alimentazione.La Strategia Globale si propone di raggiungere i seguentiobiettivi specifici:• diffondere la consapevolezza dei problemi legatiall’alimentazione <strong>in</strong>fantile, <strong>in</strong>dividuare possibili approccirisolutivi e fornire un quadro degli <strong>in</strong>terventi essenziali;• far crescere l’impegno dei Governi, delle Organizzazioni<strong>in</strong>ternazionali e delle altri parti <strong>in</strong>teressate <strong>in</strong> favore di pratiche di alimentazione ottimaliper neonati e bamb<strong>in</strong>i;• creare un ambiente <strong>in</strong> cui le madri, le famiglie e i prestatori di cure <strong>in</strong> genere possanofare e attuare scelte <strong>in</strong>formate <strong>in</strong> merito all’alimentazione ottimale per neonati e bamb<strong>in</strong>i.“L’allattamento è un metodo senza pari per fornire ai bamb<strong>in</strong>i un nutrimento ideale percrescere e svilupparsi <strong>in</strong> salute; è <strong>in</strong>oltre parte <strong>in</strong>tegrante del processo riproduttivo, connotevoli implicazioni per la salute della madre. Come raccomandazione sanitariagenerale, per avere le migliori possibilità di crescere e svilupparsi <strong>in</strong> maniera regolare,nei primi sei mesi di vita i neonati dovrebbero essere nutriti esclusivamente con lattematerno. In seguito, per soddisfare il crescente fabbisogno nutrizionale, la dieta va<strong>in</strong>tegrata con cibi complementari idonei e sicuri, proseguendo l’allattamento f<strong>in</strong>o all’età didue anni o oltre”.(dalla Strategia Globale per l’Alimentazione dei Lattanti edei Bamb<strong>in</strong>i - Scopo e Obiettivi, pag 10)L’OMS <strong>in</strong>dica <strong>in</strong>oltre le seguenti misure di promozione dell’allattamento(sottol<strong>in</strong>eature aggiunte):• Garantire che tutti coloro <strong>in</strong>caricati della comunicazione con il pubblico, comprese leautorità scolastiche e i media, forniscano <strong>in</strong>formazioni corrette e complete sulle miglioripratiche di alimentazione dei bamb<strong>in</strong>i, considerando le prevalenti circostanze sociali,culturali e ambientali.(dalla Strategia Globale per l’Alimentazione dei Lattantie dei Bamb<strong>in</strong>i – Misure di Promozione, pag 14)


Al capitolo “Doveri e responsabilità”, si legge poi:I Governi, le Organizzazioni <strong>in</strong>ternazionali e le altri parti <strong>in</strong>teressate hanno <strong>in</strong>comune la responsabilità di garantire la realizzazione del diritto dei bamb<strong>in</strong>i digodere del miglior stato di salute possibile, e del diritto delle donne a<strong>in</strong>formazioni complete e obiettive, all’assistenza sanitaria e a un’alimentazioneadeguata. Ogni protagonista dovrebbe riconoscere e accettare le proprie responsabilità peril miglioramento dell’alimentazione <strong>in</strong>fantile e per la raccolta delle risorse necessarie. Tutti iprotagonisti dovrebbero collaborare per il pieno conseguimento dello scopo e degli obiettividella strategia, anche formando trasparenti alleanze <strong>in</strong>novative e associazioni che noncomport<strong>in</strong>o conflitti d’<strong>in</strong>teresse.(dalla Strategia Globale per l’Alimentazione dei Lattanti edei Bamb<strong>in</strong>i – Doveri e responsabilità, pag 15)Eppure… eppure ai genitori e a chi si occupa di promozione, protezione,sostegno all’allattamento capita ancora troppo spesso di leggere su rivistespecializzate o anche su quotidiani articoli <strong>in</strong> cui l’<strong>in</strong>formazione su un temacosì importante non è coerente con i pr<strong>in</strong>cipi suddetti, <strong>in</strong>dicatidall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Infatti, fermo restando che ognimadre ha il pieno diritto di scegliere come alimentare i propri figli, risultatutt’oggi che i genitori possono venire confusi anche a causa di <strong>in</strong>formazion<strong>in</strong>on coerenti con le odierne raccomandazioni e conoscenze scientifiche. Anostro avviso uno dei motivi è il fatto che, essendo tutti noi nati e cresciuti<strong>in</strong> una cultura dove la norma è il biberon e non il seno, si siano perse alivello sociale le conoscenze anche di base su come funzioni l’allattamentoe sulla sua importanza.Ci auguriamo qu<strong>in</strong>di di contribuire a fornire strumenti concreti a voicomunicatori aff<strong>in</strong>ché possiate essere più consapevoli, quando scrivete diallattamento o di pratiche ad esso legate (come nascita, sonno dei bimbipiccoli, cibi per l’<strong>in</strong>fanzia) del peso che possono avere le vostre parolenell’<strong>in</strong>fluenzare le decisioni dei genitori e del ruolo importante che viattribuisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità per la promozione,protezione e sostegno dell’allattamento, diritto universale di ogni mamma ebamb<strong>in</strong>o.


Cosa serve al giornalista che scrivedi allattamento?- Conoscenza delle nozziion ii base di fisiologia dell’allattamento edelle raccomandazioni ufficiali- Conoscenza dellll ’iimporr ’ ttanzza dell’allattamento per la salute,l’ambiente, l’economia- Conoscenza dell’importanza del tipo di ll i<strong>in</strong>guaggiio usato e delsuo impatto sui genitori che leggeranno- Sapere dove o da chi cercare i<strong>in</strong>fformazziionii rilevanti coerenticon le più aggiornate conoscenze scientifiche- Conoscenza del Codiice Internazionale sulla Commercializzazionedei Sostituti del Latte Materno- Consapevolezza del peso che tutto ciò che esce dalla sua pennapuò avere per una madre che legge- Consapevolezza dell ll ’ ’iimporr ttanzza e del rruollo deii mediianella promozione dell’allattamento, e nel garantire ai genitori ildiritto ad <strong>in</strong>formazioni corrette, come ricordato nella StrategiaGlobale dell’OMS (vedi pag. 5-8)


Facciamo il punto: lo stato dell’artee l’equivoco della par condicio a cuispesso soggiacciono i mediaAdriano Cattaneo - IBFAN <strong>Italia</strong> - TriesteOltre 120 anni di market<strong>in</strong>g del latte di formula hanno contribuito, assiemead altri fattori (tra i quali il cambiamento del ruolo della donna <strong>in</strong> famiglia enella società), ad <strong>in</strong>vertire l’ord<strong>in</strong>e naturale delle cose. L’evoluzione dellanatura, <strong>in</strong> particolare degli animali e della specie umana, ha sviluppato per imammiferi, quali siamo, un sistema quasi perfetto per la nutrizione deicuccioli e dei bamb<strong>in</strong>i. Per milioni di anni - per gli altri mammiferi - e percent<strong>in</strong>aia di migliaia d’anni - per noi homo sapiens - allattare è stato nonsolo una delle chiavi per sopravvivere, ma il modo naturale, normale efisiologico di alimentare lattanti e bamb<strong>in</strong>i.Ora non è più così. Le suggestiveimmag<strong>in</strong>i di bimbi biondi e paffuti e dimamme avvenenti e felici che cipropone la pubblicità del latte diformula (e non solo: le stessesplendide immag<strong>in</strong>i sono usate anchedai produttori di biberon e tettarelle)hanno contribuito a far salire, nellanostra scala di valori, l’alimentazioneartificiale e a far scendere, diconseguenza, l’allattamento. C’è statoaddirittura un periodo, variabile dapaese a paese ed ubicabile <strong>in</strong> <strong>Italia</strong> tragli anni ’60 e ’70, nel qualel’alimentazione artificiale è stataconsiderata superiore all’allattamento.In quel periodo si sono registrati i tassipiù bassi di allattamento; bastachiederlo alle nonne dei lattanti diadesso.Eppure il latte di formula è stato <strong>in</strong>ventato come un sostituto del lattematerno per quei rari casi <strong>in</strong> cui l’allattamento non fosse possibile. Dargli


pari dignità rispetto al latte materno equivale a mettere sullostesso piano dentiere e denti, apparecchi acustici e membranetimpaniche, occhiali ed occhi, stampelle e gambe. Inoltre,un’enorme quantità di ricerche, le prime risalenti addirittura aiprimi anni del XX secolo, mostra i rischi dell’alimentazioneartificiale. Rischi gravissimi e morti a milioni nelle popolazioni e nei paesi abasso reddito (ma anche negli USA e <strong>in</strong> Gran Bretagna quando questipaesi, agli <strong>in</strong>izi del secolo scorso, avevano tassi di mortalità <strong>in</strong>fantile simili aquelli che oggigiorno si registrano nei paesi dell’Africa sub-sahariana);morti a milioni che sono solo la punta dell’iceberg delle cent<strong>in</strong>aia di milionidi bamb<strong>in</strong>i affetti da denutrizione e <strong>in</strong>fezioni, favorite entrambe, <strong>in</strong> unaspecie di circolo vizioso, dalla sostituzione del latte materno con unsurrogato che non lo potrà mai imitare. Rischi meno gravi nelle popolazionie nei paesi ad alto reddito, dove peraltro si registra lo stesso un eccesso dimorti nel primo anno di vita (anche qui per <strong>in</strong>fezioni, ma soprattutto perSIDS, la s<strong>in</strong>drome da morte improvvisa nell’<strong>in</strong>fanzia), ma dove sonosoprattutto importanti le conseguenze a medio e lungo term<strong>in</strong>e: malattieimmuno-mediate, sovrappeso e obesità, diabete, ipertensione, alcuneforme di l<strong>in</strong>foma e leucemia. Per non parlare dei rischi per le madri chenon allattano (carc<strong>in</strong>omi del seno e dell’ovaio) e dei danni per il sistemasanitario (aumento dei costi) e per la società (costo dell’alimentazioneartificiale, tempo necessario, enormi quantità di energia necessariaper la produzione e il trasporto, mucchi di rifiuti non semprericiclabili).Non è esente da colpe, <strong>in</strong> tutto ciò, il sistema sanitario. Nel nome dellasicurezza e dell’efficienza, entrambi valori relativi fatti diventare assoluti,l’assistenza al parto e al puerperio si è meccanizzata, vittima di un fordismomedico. Il latte di formula, <strong>in</strong> tale sistema, ha visto progressivamenteaumentare il proprio status. Gli operatori sanitari lo possono ord<strong>in</strong>are,contare, prescrivere, misurare, analizzare, vedere, regolare, proprio comeun farmaco; lo possono soprattutto controllare, mentre il latte materno èsotto il controllo della madre e del bamb<strong>in</strong>o. La formula è l’ideale per unamedic<strong>in</strong>a che si impossessa del potere sui corpi. L’ideale anche per fareaffari. Gli enormi <strong>in</strong>teressi si trasformano <strong>in</strong> un'enorme pressione sullefigure chiave nella trasmissione della cultura: gli operatori sanitari e igiornalisti, che spesso f<strong>in</strong>iscono per essere <strong>in</strong>consapevoli vettori di <strong>in</strong>teressiche non hanno nulla a che fare con la salute e il benessere di madri ebamb<strong>in</strong>i. I produttori di latte di formula sono felicissimi di offrire aglioperatori sanitari, pediatri <strong>in</strong> primis, regali d’ogni tipo: dall’<strong>in</strong>nocua penna


(purché abbia ben <strong>in</strong> vista il nome o il logo della compagnia) alcostosissimo congresso <strong>in</strong> località esotiche, dall’oggetto per usopersonale all’attrezzatura per migliorare il reparto ol’ambulatorio. Per non parlare del f<strong>in</strong>anziamento di ricerche -molto spesso pseudo-ricerche - che danno lustro all’operatore,favoriscono la sua carriera, e i cui risultati possono poi essere usati per ilmarket<strong>in</strong>g. Le ditte gradiscono mettere tutte queste spese sotto la vocemarket<strong>in</strong>g, perché serve ad aumentare vendite e profitti, ed è a carico delconsumatore. Il quale, ignaro, nell’acquistare un prodotto contribuisceanche a pagare la penna e i congressi <strong>in</strong> località esotiche.Se poi anche i giornalisti, come i pediatri, accettano di partecipare apseudo-eventi scientifici f<strong>in</strong>anziati dalle stesse ditte <strong>in</strong> amene località, e conil contorno di cene di gala, percorsi enogastronomici e libero accesso alleterme, allora il consumatore è proprio fritto; chi gli fornirà un’<strong>in</strong>formazionelibera da <strong>in</strong>teressi commerciali?Con tutte queste pressioni, non stupisce constatare che un surrogato comeil latte di formula (al contrario di dentiere e stampelle) sia usato ben più delnecessario. Diventando talmente connaturato al discorso sull’alimentazione<strong>in</strong>fantile da far accusare come fanatici (basta navigare su web e blog pertrovare term<strong>in</strong>i come tupamaros, talebani, breastapo, tettalebani, ecc.)coloro che semplicemente difendono l’ord<strong>in</strong>e naturale delle cose, e cioè ilprimato e l’assoluta normalità del latte materno.È chiaro che ogni madre, <strong>in</strong>dipendentemente dal fatto che allatti o meno, èda rispettare: non esistono madri di serie A e madri di serie B. Però nonesiste, non deve esistere, la par condicio tra latte materno e latte diformula. Quando parlano e scrivono di alimentazione <strong>in</strong>fantile, media egiornalisti dovrebbero avere ben chiaro questo concetto.Come scriveva Don Lorenzo Milani, “Non c’è nulla che sia più <strong>in</strong>giustoquanto far parti uguali fra disuguali”.


A volte il messaggio non corretto viene <strong>in</strong>vece trasmesso attraversole immag<strong>in</strong>i che corredano l’<strong>in</strong>formazione: le foto di mamme-modelle<strong>in</strong> forma perfetta, che esibiscono sorrisi smaglianti con un neonato(sempre bellissimo) non offrono certo una rappresentazione veritieradella realtà del post parto.La mamma normo-tipo dopo il parto spesso è sfatta, con le occhiaie, almeno 5/6chili <strong>in</strong> più di quanto dovrebbe, con la pancia un po’ gonfia dall’utero che deverientrare alle sue dimensioni normali e non ha il tempo né per vestirsi bene né perfare un giro dal parrucchiere. Non è il massimo... ma è la realtà quotidiana. A cosaserve dare come assurdo modello una modella che certamente NON ha n<strong>in</strong>nato ilneonato per gran parte della notte precedente? Redattori, capiservizio, perpiacere: se potete usate foto VERE, di mamme vere come ognuna di noi, con laciccia <strong>in</strong> più e le occhiaie, se occorre. Sorridenti, magari quello sì, ma non certotaglia 40! Questo sarebbe un aiuto vero, per mamme vere, per vivere unamaternità vera.Conoscere <strong>in</strong> anticipo la realtà può essere d’<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito aiuto per calibrare le proprieaspettative e non restare ‘spiazzate’ di fronte agli imprevisti del puerperio. Inoltreuna donna ben <strong>in</strong>formata può diventare a sua volta una ‘comunicatrice’,condividendo quello che sa e che ha imparato con altre mamme. Si crea <strong>in</strong> questomodo un circolo virtuoso dell’<strong>in</strong>formazione, <strong>in</strong>dispensabile per promuovere lacultura dell’allattamento.Tutte le <strong>in</strong>formazioni adeguatamente trasmesse <strong>in</strong> un articolo possono rassicurarela neomamma confermandole le sue potenzialità di nutrire adeguatamente ilproprio bamb<strong>in</strong>o. E se c’è bisogno di ulteriori approfondimenti, le strutture persaperne di più sono a vostra disposizione, sempre e con grande disponibilità (vedipag. 54).Per la mia esperienza ho potuto constatare che le donne che più si scaglianocontro il senso di colpa del mancato allattamento sono <strong>in</strong> realtà quelle che hanno“fallito” nei loro tentativi e si sono dovute arrendere alla giunta. Se una donna nonha desiderato allattare, sicuramente non perderà tempo nei blog o nei forumdedicati alla difesa del biberon. Nel mio ruolo di responsabile delle relazioniesterne de LLL mi trovo spesso a colloquiare privatamente con donne che <strong>in</strong> spazivirtuali hanno gettato accuse e frasi pesanti verso chi le ha condannate e


colpevolizzate per la loro scelta di non allattare... e poi <strong>in</strong> privato sisono rivelate mamme semplicemente disperate, magari dopo anni, peraver privato il loro bamb<strong>in</strong>o del “meglio” cedendo al biberon. Magariconv<strong>in</strong>te ovviamente di aver provato di tutto, per allattare. Quantedonne (e quanti giornalisti) sanno, ad esempio, che un frenulo corto ouna posizione scorretta possono impedire una buona suzione, e magari il neonatosta realmente attaccato 24 ore su 24 ma il trasferimento di latte dal seno al suopanc<strong>in</strong>o non è efficace, per cui l’allattamento fallisce? La mamma davvero avevaprovato di tutto, ma non è stata sostenuta da operatori competenti o da<strong>in</strong>formazioni corrette e l’allattamento è fallito.Per contro, bastano sfumature anche più lievi per m<strong>in</strong>are la nostra sicurezza <strong>in</strong> unmomento tanto delicato come i primi mesi di maternità. Pensiamo a quante voltenella lettura di un giornale per mamme riceviamo l’<strong>in</strong>formazione “Il latte di mammaè meglio ma se non basta... c’è il latte artificiale”. Pensiamo <strong>in</strong>vece come potrebbecambiare la cultura dell’allattamento se i giornalisti facessero attenzione a girare lafrase così: “Tutte le mamme con il sostegno e le <strong>in</strong>formazioni corrette possonoallattare il loro bamb<strong>in</strong>o; se <strong>in</strong>vece non desiderano dare il seno possono utilizzarela formula artificiale”. Fa una certa impressione, vero? Eppure sarebbe la verità.Ecco, se i giornalisti e i titolisti, i redattori e gli autori delle didascalie facesseroattenzione a queste sfumature, potremmo <strong>in</strong> breve trovarci alle soglie di questocambiamento <strong>in</strong>tellettuale. Le donne sono e devono essere libere di deciderese dare o non dare il seno, (abbiamo lottato tutte per ottenere una certa libertà didecisione), ma se desiderano allattare devono essere sostenute f<strong>in</strong> nei m<strong>in</strong>imidettagli, con estrema correttezza.Per sgretolare il paradigma culturale del non-allattamento e del distacco precocetra la madre e il cucciolo, sarebbe molto più efficace cercare di usare “<strong>in</strong>dirizzimentali” come:“PROMUOVERE una cultura che sappia togliere gli ostacoli che <strong>in</strong>terferiscono conl’allattamento”, “INCORAGGIARE la collettività a diventare consapevoledell’importanza dell’allattamento”, “SOSTENERE” gli operatori sanitari e noi stessioperatori dell’<strong>in</strong>formazione nei processi di smantellamento delle barriere che adoggi impediscono e/o ostacolano pesantemente il processo fisiologicodell’allattamento”.Facciamo un esempio: questa notiziaANSA) - ROMA, 2 APR - L'allattamento al seno si conferma un vero e proprio“toccasana”: il latte materno ha <strong>in</strong>fatti effetti protettivi e potrebbe prevenire il 22%di tutte le morti neonatali. Il latte materno <strong>in</strong>oltre, avvertono gli specialisti, èfondamentale soprattutto per i neonati prematuri: ogni giorno nascono <strong>in</strong> <strong>Italia</strong>circa 13 bamb<strong>in</strong>i che non raggiungono le 32 settimane di gravidanza, con un peso<strong>in</strong>feriore ai 1.500 grammi. Oggi sopravvive il 90% di questi neonati, che però


necessitano di un'assistenza <strong>in</strong>tensiva e molto attenta anche perquanto riguarda l'alimentazione. Questi piccoli, <strong>in</strong>fatti, se nutriti conlatte materno, affermano i neonatologi, risultano meno soggetti ad<strong>in</strong>fezioni gravipotrebbe (e dovrebbe) essere girata così:ANSA) - ROMA, 2 APR - L'allattamento al seno si conferma l’unico modofisiologico di nutrire il neonato. L’alimentazione artificiale non possiede <strong>in</strong> séfattori protettivi, e sembra causare un <strong>in</strong>cremento di morte neonatale del28,2%. La formula artificiale, <strong>in</strong>oltre, avvertono gli specialisti, presenta dei limitisoprattutto per i neonati prematuri: ogni giorno nascono <strong>in</strong> <strong>Italia</strong> circa 13bamb<strong>in</strong>i che non raggiungono le 32 settimane di gravidanza, con un peso <strong>in</strong>ferioreai 1.500 grammi. Oggi sopravvive il 90% di questi neonati, che però necessitano diun’assistenza <strong>in</strong>tensiva e molto attenta anche per quanto riguarda l'alimentazione.Questi piccoli, <strong>in</strong>fatti, se nutriti con formula artificiale, affermano i neonatologi,risultano maggiormente soggetti ad <strong>in</strong>fezioni gravi.Un primo efficace proposito che i comunicatori potrebbero qu<strong>in</strong>di assumerepotrebbe essere smettere da subito di parlare di allattamento “al seno” e di “latteartificiale”. L’allattamento è uno solo, ed esiste solo al seno, non esistel’allattamento con biberon; e anche il “latte” artificiale non esiste, esistel'alimentazione artificiale e la formula, gli alimenti per lattanti, i sostituti del lattematerno. La formula artificiale non ha nulla a che vedere con il latte, è appunto unaformula, che dovrebbe esser considerata per quello che <strong>in</strong> realtà è: un prodottodell'<strong>in</strong>dustria farmaceutica, un alimento adattato che non può essere m<strong>in</strong>imamenteparagonabile al liquido vivo emesso all’istante dalla “fabbrica” della mamma.Questa prima riflessione sui term<strong>in</strong>i da utilizzare potrebbe condurre, ci auguriamo,ad altre successive e sempre più efficaci espressioni per aumentare la profonditàdel cambiamento che ci porterà verso una reale e diffusa cultura dell’allattamento.


Suggerimenti praticiper migliorare il nostro l<strong>in</strong>guaggio.Evitiamo di usare SPECIIA LLE. Speciali sono le cose lontane dalla nostra vita ditutti i giorni. L’allattamento è una cosa normale, non idilliaca. La fanno milioni didonne ogni giorno senza tante storie!Attenzione all’uso del MA : il messaggio importante viene sempre DOPO il “ma”.Invece di “Allattare è importante, ma è una decisione della madre” molto megliodire: “Allattare è una decisione della madre, ma è importante”. E al posto disottol<strong>in</strong>eare “Allattare fa bene, MA è difficile” sarebbe bene girare la frase <strong>in</strong>:“Allattare può essere impegnativo, MA è salutare”....e dell’ ANCORA , perché significa “oltre la media”. Piuttosto che esprimere ilconcetto “Allatti ancora?” molto meglio dire: “Avete fatto un sacco di strada conl'allattamento, che bello vedervi allattare!”Altra parola fuorviante è PROLLUNGATO. Rispetto ai marker biologici dellafisiologia umana, si dovrebbe chiamare “allattamento prolungato” un allattamentoche va oltre gli 8 anni (sì, proprio così) e si dovrebbe def<strong>in</strong>ire “svezzamentoanticipato” ogni svezzamento che si <strong>in</strong>terrompa prima dei 2 anni e mezzo.Attenzione a non mitizzare il senso di COLLPA . Non è mai colpa di una madre sesmette contro il suo volere l’allattamento. È colpa della mancata <strong>in</strong>formazione,del mancato sostegno, delle pretese non fisiologiche della società. Sta a noicomunicatori ed operatori farglielo comprendere.(Dalla sessione “Bada a come parli” tenuta da Diane Wiess<strong>in</strong>ger al Convegno de Le Leche League<strong>Italia</strong>, Trevi aprile 2011).


Cari giornalisti, cambiamo modo diparlare e scrivere: il punto di vistadell’operatoreSergio Conti Nibali, pediatra di famiglia - Mess<strong>in</strong>a. Responsabile GruppoNutrizione Associazione Culturale Pediatri (ACP).Ogni matt<strong>in</strong>a prima di com<strong>in</strong>ciare a lavorare nel mio ambulatorio hol’abitud<strong>in</strong>e di dare una rapida occhiata all’edizione on l<strong>in</strong>e del giornalelocale. È un’abitud<strong>in</strong>e che ho com<strong>in</strong>ciato a prendere molti anni fa, quandomi sono reso conto che, con estrema frequenza, molte delle telefonate chericevevo dai genitori dei bamb<strong>in</strong>i che seguivo erano conseguenti alla letturadi un titolo del giornale che, quasi sempre, aveva destato allarme,preoccupazione, sbigottimento o disorientamento, a seconda dei casi.Decisi allora di anticipare la lettura <strong>in</strong> modo da capire quale realmentefosse il messaggio e cercare di dare poi una lettura più “critica” dellanotizia.Solo due esempi, i più recenti: dalla morte <strong>in</strong> culla di un neonato <strong>in</strong> cui giàdal titolo il colpevole era già stato trovato (“il rigurgito”), al caso di men<strong>in</strong>giteche avrebbe potuto essere salvato col vacc<strong>in</strong>o, salvo poi a leggerenell’articolo che non si sapeva ancora se di men<strong>in</strong>gite si trattava.Esempi che fanno capire come i giornalisti abbiano nella loro penna unpotere <strong>in</strong>immag<strong>in</strong>abile e come, specie per i problemi <strong>in</strong>erenti la salute,debbano assumere atteggiamenti ispirati alla prudenza; e come, al pari eforse più rispetto a altri temi, debbano essere scrupolos<strong>in</strong>ell’approfondimento del problema. Nei due esempi precedenti ben altripotevano essere i messaggi che la popolazione avrebbe potuto ricevereper essere meglio <strong>in</strong>formata sui reali fattori di protezione della morte <strong>in</strong>culla dei lattanti (la cui causa ancora oggi non è conosciuta) e sui limitiattuali dei vacc<strong>in</strong>i rispetto alla protezione delle men<strong>in</strong>giti. Il risultato,viceversa, è stato quello di dis-<strong>in</strong>formare i lettori contribuendo a far credereche i lattanti possono morire per un rigurgito e contribuendo così all’ideache è meglio farli dormire di fianco e qu<strong>in</strong>di aumentando il rischio di morte;o di far loro credere che basti fare uno o due vacc<strong>in</strong>i per non morire dimen<strong>in</strong>gite, stimolando così una richiesta impropria ai servizi vacc<strong>in</strong>ali.


I giornalisti hanno, dunque, una grande responsabilità e possonosvolgere un importantissimo ruolo a sostegno delle buonepratiche sanitarie anche attraverso la descrizione dei fatti dicronaca, che spesso riguardano la salute.Noi operatori sanitari sappiamo bene che il sostegno alle mamme cheallattano o che hanno <strong>in</strong>tenzione di allattare i loro bamb<strong>in</strong>i passa ancheattraverso la loro protezione da messaggi che <strong>in</strong> vario modo possono farpercepire l’alimentazione con il latte artificiale molto vic<strong>in</strong>a se non uguale aquella naturale, con conseguenze importanti <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di prevalenza edurata dell’allattamento e con tutti i risvolti <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di benessere dellamamma e del bamb<strong>in</strong>o. Molto spesso i messaggi che vengono veicolatiattraverso i mass media sono molto <strong>in</strong>fluenzati dalla “percezione comune”e, dunque, da quello che la pressante pubblicità dei sostituti di lattematerno ha generato negli anni. Il problema è talmente rilevante che loscorso anno il Comitato multisettoriale per l’allattamento materno delM<strong>in</strong>istero della Salute ha sentito il bisogno di emettere il seguentecomunicato stampa per cercare di arg<strong>in</strong>are gli effetti negativisull’allattamento di notizie comparse sulla stampa nazionale:“Con riferimento alla frequente diffusione di notizie e articoli che hanno l’effetto di svalutarel’allattamento al seno, il Comitato <strong>in</strong>tende ribadire alcuni pr<strong>in</strong>cipi di carattere generale.I benefici relativi a questa pratica naturale sono conosciuti, studiati e supportati da evidenzemolto solide. Tali benefici riconosciuti sono già numerosi ma, molti altri probabilmente,rimangono <strong>in</strong>esplorati.L’allattamento al seno esclusivo non è tanto il “metodo ideale” bensì “la norma e ilmodello di riferimento rispetto al quale tutti i metodi alternativi di alimentazionedevono essere misurati <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di crescita, salute, sviluppo, e qualsiasi altro esito abreve o lungo term<strong>in</strong>e” (UE)Vale la pena di ricordare che l’allattamento al seno esclusivo per i primi sei mesi assicurauna crescita, uno sviluppo ed una salute ottimali. Dopo quest’età, l’allattamento al seno, conl’aggiunta di alimenti complementari appropriati, cont<strong>in</strong>ua a contribuire alla crescita, allosviluppo ed alla salute del lattante e del bamb<strong>in</strong>oUna particolare attenzione deve essere volta a considerare che notizie fuorvianti o<strong>in</strong>terpretazioni non puntuali e/o parziali di articoli scientifici possono condizionare icomportamenti f<strong>in</strong>o a provocare la cessazione precoce dell’allattamento al seno conpossibili ripercussioni sociali, economiche e di salute per le donne, i bamb<strong>in</strong>i e la comunità.Per quanto sopra riportato, il Comitato <strong>in</strong>tende prendere le distanze da ogni tentativo didelegittimare l’allattamento al seno e auspica una particolare attenzione da parte ditutti gli organi di <strong>in</strong>formazione al f<strong>in</strong>e di evitare di <strong>in</strong>fluenzare negativamente, sia contesti che con immag<strong>in</strong>i, uno dei pr<strong>in</strong>cipali determ<strong>in</strong>anti della salute umana.”


Visto dal punto di vista dell’operatore sanitario la soluzione aquesto problema mi sembrerebbe semplice, applicando ilmetodo che ho appreso nel corso della mia vita professionale.Anche noi siamo “<strong>in</strong>vestiti” giornalmente da una miriade di<strong>in</strong>formazioni e messaggi, a volte palesi a volte sublim<strong>in</strong>ali, che tentano diorientare i nostri comportamenti e le nostre decisioni cl<strong>in</strong>iche; abbiamodegli strumenti, tuttavia, che ci possono orientare a prendere alla f<strong>in</strong>e ladecisione migliore per il paziente che abbiamo di fronte. Il metodo consistenel leggere con attenzione la fonte dell’<strong>in</strong>formazione, verificando ipossibili fattori che possono <strong>in</strong>fluenzarne le conclusioni, ed evitareche il nostro giudizio possa essere <strong>in</strong>fluenzato da ricerche e studi nonattendibili perché metodologicamente viziati. A maggior ragione quandosi affrontano temi di salute bisognerebbe prestare molta attenzione anchealle fonti di f<strong>in</strong>anziamento delle ricerche e capire chi può trarne vantaggieconomici. Ogni operatore sanitario ha poi dei riferimenti attendibili (siti,banche dati, istituzioni) ai quali att<strong>in</strong>gere per confermare o meno quantoappreso, anche alla luce di quanto f<strong>in</strong>o a quel momento si sa di quelproblema specifico.Il nostro, dunque, è un percorso di lettura e <strong>in</strong>vestigazione. Se cifermassimo solo alla lettura del titolo e delle conclusioni di un lavorocertamente con una elevata frequenza <strong>in</strong>correremmo <strong>in</strong> errori divalutazione e non offriremmo un buon servizio ai nostri pazienti.Immag<strong>in</strong>o che lo stesso percorso lo possa fare il giornalista, che, prima dibuttare giù il suo pezzo, può leggere attentamente la fonte, può valutare ipossibili elementi che ne possono <strong>in</strong>fluenzare il giudizio, si confronta conriferimenti attendibili e solo dopo sfornare l’articolo.


E se comunicassimo i rischi del latteartificiale? La comunicazione nellaprospettiva della ricerca scientifica.Angela Giusti - Ricercatrice, reparto di Farmacoepidemiologia, CNESPSNegli ultimi 20 anni c’è stata una crescente produzione scientificasull’allattamento, prevalentemente orientata a rilevarne i benefici di salute.Se la norma biologica è l’allattamento, la ricerca e la comunicazione deirisultati da essa prodotta devono evidenziare i potenziali rischi dicomportamenti che si discostano da questa norma biologica di riferimento,così come accade per il fumo, l’abuso di alcol, l’<strong>in</strong>attività fisica e la cattivaalimentazione. Ovviamente siamo nel campo delle scelte <strong>in</strong>dividuali e nonsi tratta di mettere <strong>in</strong> dubbio il diritto delle persone di fumare, se lodesiderano, nel rispetto e nella tutela della salute di tutti. Allo stesso modo,non ci sono dubbi sul diritto delle donne di sostituire il proprio latte con laformula artificiale, se la ritengono una scelta opportuna e se sonoadeguatamente <strong>in</strong>formate. Oggi tuttavia notiamo la differenza sostanziale <strong>in</strong>term<strong>in</strong>i di quantità e qualità di <strong>in</strong>formazioni di cui dispongono lapopolazione, i professionisti sanitari e i media, sui rischi del latteartificiale rispetto ad altri rischi e questo fatto costituisce un’anomalia dacorreggere.Una prima lettura scientifica: l’alimentazione artificiale come fattore diesposizioneLa produzione scientifica sull’allattamento costituisce un caso piuttostos<strong>in</strong>golare di “scienza al contrario”. Negli ultimi decenni il mondo scientificoha fatto uso dei più sofisticati strumenti a disposizione, dai trialrandomizzati e controllati alle revisioni sistematiche e metanalisi, conl’obiettivo di dimostrare la superiorità dell’allattamento o i suoi effetti abreve, medio e lungo term<strong>in</strong>e. La dissonanza sta proprio <strong>in</strong> questotentativo spasmodico di dimostrare la superiorità della normabiologica rispetto ad altri <strong>in</strong>terventi. La scienza non deve dimostrare lasuperiorità dell’attività fisica o dell’aria pulita (norma biologica), quantopiuttosto i rischi della sedentarietà, del fumo o dell’<strong>in</strong>qu<strong>in</strong>amentoatmosferico. Allo stesso modo, non è (non dovrebbe essere) necessario


dimostrare la superiorità dell’allattamento, quanto piuttostola non-nocività dell’alternativa, ossia della formula artificialeo altro alimento complementare.Diversi ricercatori hanno affrontato questo tema 2 . Un gruppo diricerca australiano, nel 2008 ha analizzato il l<strong>in</strong>guaggio utilizzato nei titoli enegli abstract degli articoli che hanno dato orig<strong>in</strong>e alle raccomandazionidell’Accademia Americana di Pediatria, chiedendosi se l’<strong>in</strong>formazionescientifica che arriva ai professionisti della salute sull’allattamento siasufficientemente chiara o se sia soggetta a effetti di distorsione (bias). 3Un primo problema, rilevato dagli autori, riguarda il disegno degli studi.Gli autori sottol<strong>in</strong>eano che “se l’allattamentofosse la norma contro cui vengono misurati glialtri metodi, l’allattamento non sarebbe“protettivo” e i bamb<strong>in</strong>i allattati non avrebbero“meno rischio di malattia”. Al contrario,sarebbero considerati la normalità mentre ibamb<strong>in</strong>i alimentati con latte artificialesarebbero considerati “esposti” ad unmaggiore rischio”. Non è una differenzabanale. Torniamo all’esempio del fumo:traducendo i risultati degli studi scientifici <strong>in</strong> unl<strong>in</strong>guaggio divulgativo per il grande pubblico,sarebbe come dire che respirare aria fresca èmeglio che respirare fumo di sigaretta. Alcontrario, la comunicazione dei rischiolegata al fumo è molto chiara: il fumoaumenta il rischio di cancro e di una serie dialtre patologie gravi e, al di là delle scelte<strong>in</strong>dividuali, queste <strong>in</strong>formazioni sono oramaipatrimonio della nostra cultura. Tutto ciò non avviene nel casodell’<strong>in</strong>formazione sugli alimenti sostitutivi del latte materno. Un’<strong>in</strong>formazionecompleta dovrebbe elencare e, qualora possibile, quantificare, il rischiocorrelato al non allattamento o all’uso di alimenti diversi dal latte materno,<strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di maggiori probabilità di sviluppare malattie o altri esiti nondesiderati.


Il secondo fenomeno evidenziato dallo studio è stato unsorprendente “effetto Voldemort”. L’uso di latte artificiale, cosìcome il celeberrimo personaggio dei romanzi di Harry Potternoto come “Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nom<strong>in</strong>ato”, vieneraramente citato come fattore di rischio per la salute dei bamb<strong>in</strong>ie delle madri. In un terzo dei casi i titoli degli articoli scientifici e gli abstracterano addirittura fuorvianti, utilizzando frasi come “L’allattamento al seno eil rischio di morte post natale negli Stati Uniti”, o ancora “Allattamento alseno e SIDS”. Gli autori rilevano che anche quando uno studio mostra chel’alimentazione artificiale aumenta i rischi per la salute, i titoli e gli abstractdelle riviste scientifiche evitano sistematicamente di descrivere irisultati <strong>in</strong> un l<strong>in</strong>guaggio che metta <strong>in</strong> collegamento il latte artificialecon l’aumentata morbilità. Il modo <strong>in</strong> cui usiamo le parole fa la differenza,contribuisce a creare la rappresentazione che la nostra società ha di unfenomeno. Diane Wiess<strong>in</strong>ger, autrice di diversi articoli sul tema dell<strong>in</strong>guaggio usato per l’allattamento, sostiene che “La verità è chel’allattamento non è nient’altro che normale. L’alimentazione artificiale, chenon è né la stessa cosa né superiore è, al contrario, deficiente, <strong>in</strong>completae <strong>in</strong>feriore. Queste sono parole difficili, ma hanno il loro posto nel nostrovocabolario”. 4Perché nella comunicazione ufficiale si ha così tanto pudore a parlare deirischi della formula artificiale? Il timore di generare un senso di colpa nonè più una scusa, non più di quanto lo sia nei confronti di chi fuma, non usala c<strong>in</strong>tura di sicurezza <strong>in</strong> auto o il seggiol<strong>in</strong>o per il proprio bamb<strong>in</strong>o, eccedenel bere o nella velocità <strong>in</strong> macch<strong>in</strong>a. Le persone devono sapere qualisono i rischi legati alle proprie scelte o ai propri comportamenti equesto oramai è l’orientamento della comunicazione istituzionale sullasalute e gli stili di vita.Una seconda lettura scientifica: il “latte” artificiale come farmaco.Parlare di uso improprio di “latte” artificiale o di altri alimenti per i lattantipresuppone l’esistenza di una “norma”. La norma biologica vuole che ibamb<strong>in</strong>i siano allattati esclusivamente al seno e non ricevano qu<strong>in</strong>d<strong>in</strong>essun altro alimento f<strong>in</strong>o al momento <strong>in</strong> cui si dimostrano <strong>in</strong>teressati epronti a mangiare il cibo proposto <strong>in</strong> famiglia. Esistono situazioni rare <strong>in</strong> cuila madre può non essere <strong>in</strong> grado di dare il proprio latte al bamb<strong>in</strong>o o nondesideri farlo; <strong>in</strong> questi casi, le attuali raccomandazioni prevedono l’uso dilatte umano donato, considerato il miglior sostituto del latte materno;


esistono poi alcune malattie rare, come la galattosemia, cheimpediscono al bamb<strong>in</strong>o di assumere latte umano.Considerando qu<strong>in</strong>di questi eventi della diade madre-bamb<strong>in</strong>ocome patologici, il “latte” artificiale può essere l’unica opzioneper “ricondurre alla norma una funzione patologicamente alterata”, checaratterizza l’uso dei farmaci. 5 È difficile fare una stima precisa di quale siala reale necessità di “latte” artificiale; pur disponendo dei dati di prevalenzadella galattosemia e sapendo che circa il 5% delle mamme di lattantiesprime il desiderio di non allattare 6 , non è possibile quantificare lenecessità cl<strong>in</strong>icamente fondate che si possono presentare di volta <strong>in</strong> volta.È però plausibile pensare che la reale necessità di latti artificiali, <strong>in</strong>clusiquelli cosiddetti “speciali”, non riguardi la totalità dei bamb<strong>in</strong>i nati ogni annoma una proporzione di gran lunga <strong>in</strong>feriore, molti dei quali dovrebbero poterricevere latte umano donato. Il numero di potenziali clienti nongiustificherebbe qu<strong>in</strong>di gli attuali <strong>in</strong>vestimenti dell’<strong>in</strong>dustria <strong>in</strong> questosettore. Perché allora <strong>in</strong>vestire così tanto nella ricerca e nella produzionedi prodotti utilizzabili, teoricamente, da pochi clienti? Non ci sono dubbisull’utilità della formula artificiale quando necessaria, il problemasubentra quando la patologia viene creata ad hoc (fenomeno notocome disease monger<strong>in</strong>g) facendo credere a <strong>in</strong>tere generazioni di donne diaver perso la propria capacità di allattare.http://mi9.com/wallpaper/ralph-fiennes-lord-voldemort_20936/Volendo poi considerare il “latte” artificiale come unfarmaco, sarebbe necessario sottoporlo adun’attenta sperimentazione prima dell’immissione <strong>in</strong>commercio, valutandone il rapportobeneficio/rischio e riportando i rischi d’uso sulfoglietto illustrativo. Al contrario, l’etichettatura deglialimenti per lattanti prevede una generica<strong>in</strong>dicazione della superiorità dell’allattamento senzache si faccia cenno ai rischi a breve, medio e lungoterm<strong>in</strong>e dell’uso <strong>in</strong>utile e/o improprio del latteartificiale. Di nuovo, l’<strong>in</strong>formazione sul rischio(Voldemort) viene elusa.Chi, come e <strong>in</strong> quale momento darà queste <strong>in</strong>formazioni ai neogenitori?Eppure oggi sono a disposizione valide strategie per la comunicazione delrischio alla popolazione.


Un esempio di comunicazione istituzionale del rischio suglistili di vita: Guadagnare Salute.La strategia europea “Guadagnare Salute” prevede azioni<strong>in</strong>tegrate e coord<strong>in</strong>ate e campagne <strong>in</strong>formative con l’obiettivo dimodificare i comportamenti <strong>in</strong>adeguati che sono alla base dell’aumentodelle patologie croniche. Il programma si concentra sui 4 pr<strong>in</strong>cipali fattori dirischio: fumo, abuso di alcol, scorretta alimentazione e <strong>in</strong>attività fisica. Neltesto del programma si legge: “Il Governo nazionale e quelli locali nonpossono condizionare direttamente le scelte <strong>in</strong>dividuali, ma sono tenutia rendere più facili le scelte salutari e meno facili le scelte nocive”. I quattrocomportamenti a rischio sopracitati sono def<strong>in</strong>iti nocivi <strong>in</strong> quanto creanomalattie che pesano sui sistemi sanitario e sociale. 7 La campagna dicomunicazione prevede sia la comunicazione positiva, esaltando i beneficidei comportamenti salutari, sia la comunicazione del rischio. Come sicomunica il rischio di un comportamento nocivo, come ad esempio la“cattiva alimentazione” alla popolazione generale? La campagna di<strong>in</strong>formazione sull’alimentazione def<strong>in</strong>isce chiaramente la “cattivaalimentazione” come un fattore di rischio. Sul portale del M<strong>in</strong>istero dellaSalute, si legge:Rischi di una cattiva alimentazione 8L’assunzione errata di alimenti, sia nella quantità che nella qualità, puòessere uno dei fattori pr<strong>in</strong>cipali nella determ<strong>in</strong>azione di stati patologici quali:• ipertensione arteriosa• malattie dell’apparato cardiocircolatorio• sovrappeso e obesità• malattie metaboliche• diabete tipo 2• osteoporosi• litiasi biliare e steatosi epatica (fegato grasso)• carie dentarie• gozzo da carenza iodica• alcune forme di tumori.Analogamente, una comunicazione sui rischi della “cattiva alimentazione”dei lattanti dovrebbe essere:Rischi di una cattiva alimentazione del lattanteL’assunzione impropria da parte del lattante di formula artificiale e altri alimentisostitutivi del latte materno, può essere uno dei fattori pr<strong>in</strong>cipali nelladeterm<strong>in</strong>azione di stati patologici a breve e a lungo term<strong>in</strong>e quali:


• enterocolite necrotizzante nei lattanti prematuri• otite media• asma• ospedalizzazione malattie acute delle basse vie respiratorie• <strong>in</strong>fezioni gastro<strong>in</strong>test<strong>in</strong>ali• dermatite atopica• diabete di tipo 1 e di tipo 2• malattie cardiovascolari (ipertensione, ipercolesterolemia)• sovrappeso e obesità• mortalità post-natale <strong>in</strong>fantile.Il non allattamento secondo gli standard ottimali può essere un fattore dideterm<strong>in</strong>azione di stati patologici anche per la madre:• cancro del seno• cancro dell’ovaio• frattura dell’anca e osteoporosi nel periodo post-menopausaleSono state rilevate possibili associazioni ad altri stati patologici sia nella madre sianel bamb<strong>in</strong>o, che richiedono però ulteriore ricerca.Anche volendo fare una lettura prudente dei risultati degli studiepidemiologici, l’evidenza dei rischi del non allattamento edell’alimentazione artificiale esiste 9,10,11,12,13 e la sua comunicazione vieneraccomandata dalle maggiori Agenzie, <strong>in</strong>cluse le Nazioni Unite, sia aiprofessionisti della salute sia alla popolazione generale. 14,15Qu<strong>in</strong>di: come comunicare i risultati della ricerca scientifica alpubblico?Quello che i giornali e i media scrivono e dicono contribuisce allacostruzione sociale dei fenomeni, qu<strong>in</strong>di alla cultura, ben più di unapubblicazione scientifica. L’<strong>in</strong>formazione al grande pubblico e lacomunicazione bi-direzionale resa possibile dal web2richiedono unl<strong>in</strong>guaggio chiaro, comprensibile da tutti e s<strong>in</strong>tetico. Quando si tratta poi di<strong>in</strong>formazione per la salute, l’obiettivo dovrebbe essere non solo <strong>in</strong>formativoma anche di empowerment: le <strong>in</strong>formazioni dovrebbero contribuire a darepotere alle persone aumentando la loro possibilità di scelta.In questo opuscolo sono stati citati diversi esempi di cattiva <strong>in</strong>formazionescientifica dest<strong>in</strong>ata al grande pubblico. Di seguito, proponiamo qualchesuggerimento per migliorare la qualità dell’<strong>in</strong>formazione:


1. valutare la fonte;2. leggere l’articolo orig<strong>in</strong>ale (non limitarsi all’abstract);3. <strong>in</strong> caso di notizie riportate da terzi, risalire alla fonteorig<strong>in</strong>ale;4. se si conosce un esperto del settore, chiedere un parere;5. valutare l’impatto della notizia sul target: aumenta ilpotere delle persone <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di scelte consapevoli?Fare ricerca scientifica nel campo della salute pubblica serve a poco se irisultati non hanno ricadute pratiche sulla salute delle persone, e questericadute dipendono anche dalla qualità dell’<strong>in</strong>formazione prodotta. Comericorda Diane Wiess<strong>in</strong>ger, “l’allattamento è un processo normale, non unprodotto perfetto”. È un’esperienza straord<strong>in</strong>aria, divertente, estremamentepregnante e gratificante, <strong>in</strong> certi momenti faticosa ed estenuante. Non ènell’<strong>in</strong>teresse di nessuno idealizzare l’allattamento, ma fare buona scienzae buona <strong>in</strong>formazione sì.RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI1 Cattaneo A. The benefits of breastfeed<strong>in</strong>g or the harm of formula feed<strong>in</strong>g? J Paediatr Child Health.2008 Jan;44(1-2):1-2.2 Smith JP, Dunstone MD, Elliott-Rudder ME. ‘Voldemort’ and health professional knowledge ofbreastfeed<strong>in</strong>g: do journal titles and abstracts accurately convey f<strong>in</strong>d<strong>in</strong>gs on differential health outcomesfor formula fed <strong>in</strong>fants? ACERH Work<strong>in</strong>g Paper Number 4. Australian Centre for Economic Research onHealth. December 20083 Diane Wiess<strong>in</strong>ger, “Watch Your Language!” Journal of Human Lactation 12 (1996): 1–44 Enciclopedia <strong>Italia</strong>na Treccani5 Grandolfo M, Donati S, Giusti A. Indag<strong>in</strong>e conoscitiva sul percorso nascita, 2002. Aspetti metodologicie risultati nazionali. Istituto Superiore di Sanità6 http://www.salute.gov.it/stiliVita/pag<strong>in</strong>aInternaMenuStiliVita.jsp?id=659&menu= programma7 http://www.salute.gov.it/stiliVita/pag<strong>in</strong>aInternaMenuStiliVita.jsp?id=451&menu= alimentazione8 McNiel ME, Labbok MH, Abrahams SW. What are the risks associated with formula feed<strong>in</strong>g? A reanalysisand review. Birth. 2010 Mar;37(1):50-8.9 Stuebe A. The risks of not breastfeed<strong>in</strong>g for mothers and <strong>in</strong>fants. Rev Obstet Gynecol. 2009;2:222–3110American Academy of Pediatrics. Breastfeed<strong>in</strong>g and the use of human milk. Pediatrics.2005;115:496-50611 Sterken E. Risks of formula feed<strong>in</strong>g. A brief annotated bibliography. INFACT Canada. 200612 Kramer MS, Kakuma R. Optimal duration of exclusive breastfeed<strong>in</strong>g. Cochrane Database ofSystematic Reviews 200213 Ip S, Chung M, Raman G, Chew P, Magula N, DeV<strong>in</strong>e D, Trikal<strong>in</strong>os T, Lau J. Breastfeed<strong>in</strong>g andMaternal and Infant Health Outcomes <strong>in</strong> Developed Countries. Evidence Report/TechnologyAssessment No. 153. Agency for Healthcare Research and Quality. April 2007.14 Horta BL, Bahl R, Mart<strong>in</strong>es JC, et al. Evidence on the long-term effects of breastfeed<strong>in</strong>g: systematicreview and meta-analysis. Geneva: World Health Organization, Development Department of Child andAdolescent Health and Development, 2007.15 EU Project on Promotion of Breastfeed<strong>in</strong>g <strong>in</strong> Europe. Protection, promotion and support ofbreastfeed<strong>in</strong>g <strong>in</strong> Europe: a bluepr<strong>in</strong>t for action (revised). European Commission, Directorate PublicHealth and Risk Assessment, Luxembourg, 2008.16 UNICEF/WHO. Innocenti Declaration on Infant and Young Child Feed<strong>in</strong>g. UNICEF, Florence, 2005


Come non far sentire <strong>in</strong> colpale madri Antonella Sagone - Psicologa - Roma«Certo, so bene che la cosa ottimale è allattare al seno, e che ilmancato allattamento, o l’uso della formula artificiale, comportano dei rischisia per la mamma che per il bamb<strong>in</strong>o. Ma preferisco non <strong>in</strong>sistere troppo suquesto punto, altrimenti la mamma che poi non riuscirà ad allattare,potrebbe sentirsi <strong>in</strong> colpa per aver privato suo figlio di questi benefici…»Quante volte abbiamo sentito fare questa considerazione, o l’abbiamo fattanoi stessi?Sicuramente dietro questo approccio protettivo c’è un’<strong>in</strong>tenzione positiva:quella di far sì che l’esperienza di maternità di ogni donna sia vissuta nelmigliore dei modi possibili. Tuttavia, se proviamo a trasferire questoapproccio ad un ambito di salute diverso dall’allattamento, esso ci apparedel tutto <strong>in</strong>congruo e <strong>in</strong>appropriato.Ad esempio, sappiamo che la salubrità dell’aria è molto importante per lasalute del bamb<strong>in</strong>o, e che l’aria degli ambienti chiusi, magari dove qualcunofuma, non fa per niente bene. Eppure non ci sogneremmo mai di dire cheportare i bamb<strong>in</strong>i all’aria aperta riduce il rischio di asma; un’aria sana non è“l’ideale” per la salute del bamb<strong>in</strong>o: è necessaria per questa salute. Nondiremmo nemmeno che non fumare <strong>in</strong> casa è preferibile, ma che se non siriesce ad evitarlo un buon condizionatore produce un’aria ugualmentebuona, e che tanti bamb<strong>in</strong>i sono sani nonostante abbiano passatopochissimo tempo all’aperto.Cosa c’è di diverso nella percezione che abbiamo dell’aria pulita edell’allattamento? Dare al bamb<strong>in</strong>o il latte della mamma lo protegge dallemalattie respiratorie <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itamente più di qualche passeggiata all’ariaaperta, eppure ci riesce più difficile parlare dei rischi della formula,piuttosto di quelli dell’aria viziata. Perché?Nel momento <strong>in</strong> cui l’<strong>in</strong>tento di proteggere la donna da un’eventualerimpianto o delusione porta a nascondere o m<strong>in</strong>imizzare <strong>in</strong>formazionirilevanti, come quelle relative ai rischi dell’alimentazione artificiale, bisognasospettare che stia operando <strong>in</strong> noi qualche forma di distorsione percettiva:la nostra visione della realtà è cioè alterata od offuscata <strong>in</strong> qualche modo.


Una di queste distorsioni è quella che ci fa (giustamente)percepire l’aria viziata come qualcosa <strong>in</strong> meno della normalearia aperta; mentre ci fa percepire l’allattamento materno comequalcosa <strong>in</strong> più, il che equivale a considerare l’alimentazioneartificiale come normale. Lo standard nella nostra cultura èdiventato il biberon. Un’altra credenza che ci impedisce di raccomandare acuor leggero l’allattamento materno nasce dall’idea che allattare siaun’impresa difficile, impegnativa e di esito <strong>in</strong>certo, e che di fronte a unallattamento <strong>in</strong> difficoltà possiamo fare ben poco. Invece possiamo faremolto! Difficile, impegnativo e di esito <strong>in</strong>certo è, <strong>in</strong> effetti, allattare <strong>in</strong> unasocietà che non dà per scontata la fisiologia dell’allattamento, la capacitàdella mamma di allattare, e che non fornisce <strong>in</strong>formazioni corrette sui ritmie i modi dell’allattamento, anzi suggerisce approcci che di fatto ostacolanola fisiologia, e alimenta false aspettative sulla frequenza e la durata dellepoppate e sul comportamento del bamb<strong>in</strong>o <strong>in</strong> generale.In questo senso, chi si occupa di <strong>in</strong>formazione nel campo della salute puòfare, <strong>in</strong> senso positivo, un’enorme differenza!Ma cosa significa, peraltro, sentirsi <strong>in</strong> colpa? Significa, <strong>in</strong> un certo modo,giudicarsi negativamente, sentirsi <strong>in</strong>adeguate, dirsi: «Avrei potuto fare così,e <strong>in</strong>vece non l’ho fatto». Insomma, la colpa è la consapevolezza di unaresponsabilità negativa.Eppure, paradossalmente, quando si parla di allattamento le donneconsiderate “a rischio di sentirsi <strong>in</strong> colpa” non sono quelle che scelgono,scientemente e volutamente, di dare la formula e il biberon ai loro figli.Sono quelle che scelgono di allattare, magari proprio sulla base dellaconsapevolezza dei benefici, e poi non riescono a farlo. Spesso ladecisione di passare al biberon viene presa <strong>in</strong> modo sofferto, conrimpianto, dopo aver tentato di tutto e aver “tenuto duro” nel corso diun’esperienza di allattamento costellata di problemi e preoccupazioni.Tuttavia, nonostante abbiano fatto del loro meglio, con le <strong>in</strong>formazioni e glistrumenti che avevano, queste donne possono sentirsi “colpevoli” delfallimento. Com’è possibile?Io credo che questo senso di colpa derivi non tanto dal sapere che allattaresarebbe stato importante, quanto dal non sapere una serie di cose sulfunzionamento della lattazione. Non detto, ma implicito nella nostra cultura,è il mito che allattare sia un fatto naturale, e dire che “tutte le donne hannoil latte” e che “basta seguire l’ist<strong>in</strong>to” equivale a dire che, quando


l’allattamento si <strong>in</strong>terrompe, questo sia a causa dell'<strong>in</strong>ettitud<strong>in</strong>eo della mancanza di volontà della donna. L’altro mito, chesuggerisce come allattare sia una dote costituzionale chealcune donne hanno e altre no, implica che il fallimentodell’allattamento dipenda da qualche difetto nel corpo delladonna, ed è una conclusione altrettanto mortificante della precedente. Nonconoscere le vere cause di un fallimento (che vanno trovate il più dellevolte <strong>in</strong> ostacoli culturali e <strong>in</strong> errati consigli riguardo alla gestionedell’allattamento) fa attribuire la “colpa” del fallimento alla madrestessa.Per proteggere la donna da questa delusione, la nostra cultura cisuggerisce di farle credere, come nella vecchia favola della volpe e l’uva,che <strong>in</strong> fondo non era così importante allattare e che l’alimentazioneartificiale con il biberon è “ugualmente buona”. Anzi, dato che è meglioprevenire il senso di colpa piuttosto che curarlo, meglio fornire questaillusione ancora prima che la donna <strong>in</strong>izi il suo percorso di madre…Ma è davvero necessario negare la realtà e proteggere la donna dallaconsapevolezza? In realtà, gli operatori della salute, e ancora di più coloroche diffondono le <strong>in</strong>formazioni, hanno strumenti molto più potenti ed efficaciper far sì che una donna, tanto per com<strong>in</strong>ciare, abbia una maggioreprobabilità di riuscire a nutrire suo figlio nel modo da lei scelto; e <strong>in</strong>secondo luogo, per far sì che, nella malaugurata (e improbabile) ipotesi chequalcosa vada storto, quella donna possa vedere con chiarezza cosa nonha funzionato e perché, e qu<strong>in</strong>di comprendere, magari con dispiacere, maserenamente, di aver fatto del suo meglio, senza colpevolizzarsi per coseche non sono dipese da lei.Lo strumento più potente per far sì che la donna si senta forte nelle suescelte e capace di elaborare decisioni e strategie ottimali, e pers<strong>in</strong>o disuperare il dispiacere di un fallimento, è l’<strong>in</strong>formazione. Completa, a tuttotondo, obiettiva, s<strong>in</strong>cera. Una donna che abbia a disposizione tutte le<strong>in</strong>formazioni sui benefici dell’allattamento materno, e che, nonostante ciò,scelga l’artificiale, penso che davvero abbia valutato attentamente ededotto che per lei l’artificiale era preferibile. Se messa <strong>in</strong> grado di fare unascelta veramente <strong>in</strong>formata, non avrà, giustamente, rimpianti. E allo stessomodo, se sceglierà l’allattamento materno, saprà anche come funziona,cosa fare nelle varie situazioni, come superare le eventuali difficoltà, e a chichiedere un aiuto competente; questo aiuterà enormemente a proteggerela fisiologia del suo allattamento. Questa donna, <strong>in</strong> ogni momento, saprà


quello che sta facendo; nel suo percorso di madre potrà, difronte a difficoltà od ostacoli, soppesare sempre correttamentela situazione, trovare soluzioni e prendere decisioni appropriate,sia che cont<strong>in</strong>ui ad allattare, sia che <strong>in</strong>terrompa l’allattamento aun certo punto di questo percorso.Pensiamo a quanto sia stato importante per lacultura del fumo cambiare il paradigma dellacomunicazione e scrivere sui pacchetti non più ungenerico “Il fumo fa male” bensì uno scientificamentecorretto “Il fumo provoca il cancro”oppure “Il fumo arreca danni alle donne <strong>in</strong>gravidanza ed ai loro bamb<strong>in</strong>i...” Nelle scorsesettimane ha avuto risalto la notizia che <strong>in</strong>Australia stanno varando il progetto di anonimipacchetti di sigarette “no logo” e che <strong>in</strong> alcuni statidell’EU si sta addirittura pensando di toglierli dallavista dell’utenza, nascondendoli sotto i banconi onel retrobottega. Che cambiamento rispetto aitempi – quando io ero piccola – nei quali si fumavaperf<strong>in</strong>o nei c<strong>in</strong>ema!Fornire <strong>in</strong>formazioni sulla salute, relativamente all’allattamento, è unagrandissima responsabilità. Possiamo scegliere di nascondere om<strong>in</strong>imizzare parte di queste <strong>in</strong>formazioni, prendendo su di noi il peso e laresponsabilità di scelte che dovrebbero essere prese, <strong>in</strong> pienaconsapevolezza, dalla donna stessa. Oppure possiamo scegliere diconfidare nella capacità di madre e bamb<strong>in</strong>o di riuscire nel loro progetto diallattamento, se avranno a disposizione <strong>in</strong>formazioni concrete e complete.Il senso di colpa nasce dall’ignoranza, dalla spiacevole sensazione di nonaver compreso tutto, di essere state defraudate di qualcosa. La maggiorparte delle volte, questa sensazione è purtroppo corretta: è mancatal’<strong>in</strong>formazione. Così come la non conoscenza può imprigionare nel senso dicolpa, la conoscenza e la verità, come ben sa chi ha fatto dell’<strong>in</strong>formazioneil suo mestiere, rendono <strong>in</strong>vece liberi.


Il pregiudizio sociale e culturale sull’allattamento nel primo anno di vita (eoltre)Alessandra Bortolotti - Psicologa per<strong>in</strong>atale - FirenzeScrivere di allattamento può sembrare banale ma <strong>in</strong> una cultura come lanostra non lo è. Sono tantissimi i pregiudizi che comunemente si associanoall’allattamento. Solo per elencarne alcuni:Chi non ha mai sentito almeno una volta queste “perle di saggezzapopolare”?• Molte mamme non hanno il latte o improvvisamente lo perdono.• Si deve allattare ogni tre ore.• Se un bamb<strong>in</strong>o non aumenta bene di peso può essere causa dellabassa qualità del latte di mamma.• Tra latte materno e formula artificiale non ci sono differenze.• Non si possono allattare i gemelli.• Non si deve permettere al bamb<strong>in</strong>o di addormentarsi al seno sennòdiventerà viziato.• Le mamme che hanno avuto un cesareo non possono allattare.Ognuna di queste affermazioni non trova conferma scientifica ed èpriva di fondamento sia antropologico sia fisiologico. Eppure molti d<strong>in</strong>oi le hanno sentite dire e lette molte volte.Chi scrive di allattamento ha una grossa opportunità: dare alle mammeun’<strong>in</strong>formazione corretta su una delle pratiche più antiche del mondo legateper filogenesi alla sopravvivenza della nostra specie. Allattare il propriobamb<strong>in</strong>o è la norma biologica per qualunque specie di mammiferi compresala nostra. Il fatto che quest’anno la Settimana Mondiale dell’Allattamentoabbia per tema la comunicazione, dà a tutti noi la possibilità di riflettere sulladimensione promozionale dell’allattamento: sembra proprio arrivato ilmomento di toglierlo “dal piedistallo” e farlo ritornare ad essere,semplicemente, il modo normale di nutrire e accudire i nostri bamb<strong>in</strong>i. Ilmessaggio che il latte della mamma sia vantaggioso rispetto a quelloformulato dall’<strong>in</strong>dustria rischia di creare una lista di buoni e cattivi che puòfar sentire <strong>in</strong> colpa le mamme. Ci sono donne che ist<strong>in</strong>tivamente sidifendono per il fatto di non essere riuscite ad allattare (il più delle volte


questo succede per mancanza di sostegno o per <strong>in</strong>competenzadegli operatori e non perché le mamme non abbiano il latte) o diaver scelto di non farlo. Sono mamme che dicono: “Non siamomamme di serie B”; oppure: “Con l'artificiale crescono bene lostesso”. È la reazione ad un contesto che sta mettendo troppo alcentro dell’attenzione le mamme che allattano: quando il bimbo è piccolosei una mamma “scarsa” se non lo allatti, quando il bimbo supera l’anno seiuna mamma iperprotettiva se lo allatti ancora e il tuo bimbo diventerà unviziato. Gira e rigira, sono sempre le mamme che si sentono giudicate eche non hanno facile accesso ad <strong>in</strong>formazioni aggiornate e corrette suquesto tema. Succede spesso che chi allatta oltre il primo anno di vita delproprio bamb<strong>in</strong>o si nasconda per farlo o non lo dica al pediatra: è questoquello che vogliamo? Di certo questo non è quello che desiderano loro!Purtroppo sono ancora molti gli operatori sanitari che non solo cont<strong>in</strong>uanoa prescrivere <strong>in</strong>vece di ascoltare e sostenere le scelte <strong>in</strong>dividuali dellefamiglie, ma oltretutto spesso non sono <strong>in</strong> grado di fornire <strong>in</strong>formazionicorrette, aggiornate ed <strong>in</strong>dipendenti su come aggirare gli ostacoli dellanostra società e della nostra cultura circa le pratiche che rendono possibileun allattamento sereno. Ciò accade perché nelle nostre Università esisteun <strong>in</strong>quietante vuoto formativo sia medico sia psicologico sulla fisiologiadell’allattamento materno. Il boom che nella seconda metà del secoloscorso ha reso la formula artificiale un segno di emancipazione delle donnee un sicuro profitto delle <strong>in</strong>dustrie che lo producono ha condizionato f<strong>in</strong>o a<strong>in</strong>ostri giorni le ricerche scientifiche e l’aggiornamento degli operatori. Perquesto, la professionalità del giornalista che scrive di allattamentodovrebbe essere difesa dai pregiudizi e dagli <strong>in</strong>teressi economici delleaziende produttrici di sostituti di latte materno.L’allattamento rientra tra i bisogni affettivi dei bamb<strong>in</strong>i; questi bisogni sonopuntualmente ignorati dai media, nelle pubblicità, nelle trasmissionitelevisive e <strong>in</strong> molte riviste del settore. In molti casi passa ancora ilpericoloso messaggio che i bamb<strong>in</strong>i siano piccoli adulti da modellare e dicui ignorare i capricci. Altrettanto succede per le forme di accudimento cheprevedono il distacco forzato tra genitore e figlio. Sembra che per avere unadulto <strong>in</strong>dipendente e sicuro si debba prima possibile, da bamb<strong>in</strong>o,renderlo autonomo dal genitore e qu<strong>in</strong>di, per esempio, staccarlo dal senomaterno arrivati ad una certa età. In realtà, gli studi neuropsicologici eantropologici dimostrano esattamente il contrario: tutte le cureprossimali, cioè quelle che prevedono la vic<strong>in</strong>anza fra adulti e bamb<strong>in</strong>i,


allattamento compreso, contribuiscono a dare ai più piccoliuna “base sicura” dalla quale partire per esplorare il mondoe alla quale far ritorno nei momenti di difficoltà.L’allattamento, <strong>in</strong>oltre, ha tanto valore sociale quanto nutritivo: èuna forma di relazione privilegiata che f<strong>in</strong> dalla nascita determ<strong>in</strong>a l’<strong>in</strong>iziodella socialità attraverso il contatto fisico, il calore e il gioco di sguardi chemamma e bimbo si scambiano per conoscersi meglio. Non esiste un limitedi tempo superiore ottimale <strong>in</strong> cui l’allattamento debba cessare. Che duri unmese o tre anni, le mamme hanno il diritto di sentirsi libere di scegliere e diavere facile accesso ad <strong>in</strong>formazioni e ad operatori competenti.Nella nostra società, dove le patologie affettive sono pericolosamente <strong>in</strong>aumento, dobbiamo tutelare lo sviluppo relazionale dei più piccoli f<strong>in</strong> dailoro primi momenti di vita e l’allattamento ci aiuta anche <strong>in</strong> questo.Sono ancora tante le mosse da fare, soprattutto da un punto di vistaistituzionale. Oggi le mamme che rientrano a lavorare nei primi mesi di vitadei loro figli temono di dover <strong>in</strong>terrompere l’allattamento. Eppure secondole statistiche è stato evidenziato come nel nostro paese allatt<strong>in</strong>o più a lungole donne che lavorano rispetto a quelle non occupate.Informazioni come questa non sono di dom<strong>in</strong>io pubblico quanto i pregiudizidi cui sopra e aiuterebbero <strong>in</strong>vece molte donne che ancora troppo spessonon sanno a chi rivolgersi per un sostegno competente per l’avviodell’allattamento o nei vari momenti di difficoltà che possono <strong>in</strong>sorgere.Ci vorranno ancora molti anni perché queste <strong>in</strong>formazioni raggiungano tutti;non tanto per conv<strong>in</strong>cere su ciò che sia meglio fare o per dare <strong>in</strong>dicazioni dicomportamenti ai genitori, ma con il solo obiettivo di dare spunti diriflessione alle famiglie per compiere scelte consapevoli, autonome,<strong>in</strong>formate e generatrici a lungo term<strong>in</strong>e di salute sia fisica sia mentale. Ognis<strong>in</strong>golo giornalista può qu<strong>in</strong>di aiutare le famiglie a sentirsi più liberedi effettuare scelte proprie che non siano necessariamente condizionatedagli <strong>in</strong>teressi economici che pervadono il market<strong>in</strong>g dei sostituti di lattematerno; ogni giornalista, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, può diventare veicolo di <strong>in</strong>formazioniche aiut<strong>in</strong>o i genitori nella gestione dell’allattamento riportandolo adessere un aspetto normale dell’accudimento dei bamb<strong>in</strong>i e contribuendo adun importante messaggio che rivoluzioni la nostra cultura su questo tema.


La base, i documenti, leraccomandazioniiElise Chap<strong>in</strong> – IBCLC - Firenze“L’allattamento al seno esclusivo è il modello di riferimento o normativorispetto al quale tutti i metodi alternativi di alimentazione devono esseremisurati <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di crescita, salute, sviluppo, e qualsiasi altro esito abreve o lungo term<strong>in</strong>e”.American Academy of Pediatrics (2005). Allattamento al seno e uso del latte umano(Breastfeed<strong>in</strong>g and the use of human milk). Pediatrics <strong>Italia</strong>na, 17(1), 105-116. Consultato 8febbraio 2008, a http://www.aicpam.org/docs/AAP_Allattamento2005.pdf“Il latte deve cont<strong>in</strong>uare ad essere parte <strong>in</strong>tegrante della dieta durantel’alimentazione complementare e si raccomanda di cont<strong>in</strong>uare conl’allattamento al seno f<strong>in</strong>o a due anni ed oltre”.European Commission (2006). Alimentazione dei lattanti e dei bamb<strong>in</strong>i f<strong>in</strong>o a tre anni:Raccomandazioni standard per l'Unione Europea. Consultato 2 febbraio 2010, ahttp://www.aicpam.org/docs/EUpolicy06it.pdf“Non c’è al momento alcuna evidenza scientifica sufficiente a supportareraccomandazioni di rout<strong>in</strong>e contro il dormire <strong>in</strong>sieme. I genitori dovrebberoessere <strong>in</strong>formati sui rischi e benefici del sonno condiviso e sulle pratichenon sicure di sonno condiviso; dovrebbero poi essere messi nellecondizioni di prendere le loro decisioni <strong>in</strong> modo consapevole”.Academy of Breastfeed<strong>in</strong>g Medic<strong>in</strong>e (2008). L<strong>in</strong>ee guida su cosleep<strong>in</strong>g e allattamento alseno (tratto da “Breastfeed<strong>in</strong>g Medic<strong>in</strong>e” volume 3, n. 1, 2008). Consultato 11 settembre2011, a http://alibablog.wordpress.com/2009/06/30/posso-dormire-con-il-mio-bamb<strong>in</strong>o/“I sostituti del latte materno, altri alimenti per lattanti e di proseguimento,biberon e tettarelle non devono mai essere <strong>in</strong>clusi <strong>in</strong> una distribuzionecollettiva di viveri. I sostituti del latte materno e altri alimenti a base di lattedevono essere distribuiti solamente secondo rigorosi criteri riconosciuti,forniti solamente alle mamme o a chi si prende cura di quei bamb<strong>in</strong>i che nehanno bisogno. L’uso di biberon e tettarelle durante le emergenzedovrebbe essere attivamente evitato”.IFE Core Group (2007). L’alimentazione di lattanti e bamb<strong>in</strong>i piccoli nelle emergenze: Guidaoperativa per personale di primo soccorso nelle emergenze e per i direttori di progetto.Consultato 11 settembre 2011, a www.ennonl<strong>in</strong>e.net/pool/files/ife/ops-g-italian-v2,1-2007.pdf“L’allattamento esclusivo per sei mesi (rispetto a tre o quattro mesi) riducee <strong>in</strong>fezioni gastro<strong>in</strong>test<strong>in</strong>ali, non compromette la crescita, e aiuta la madre aperdere peso”.


Kramer, M. S. & Kakuma, R. (2009). Optimal duration of exclusivebreastfeed<strong>in</strong>g. In Cochrane database of systematic reviews. John Wiley &Sons, Ltd. Consultato 11 settembre 2011, ahttp://onl<strong>in</strong>elibrary.wiley.com/doi/10.1002/14651858.CD003517/pdf“Art. 1 - Scopo del Codice: Assicurare ailattanti una nutrizione sicura e adeguata, proteggendo epromuovendo l’allattamento al seno e assicurandol’utilizzazione appropriata dei sostituti del latte materno,ove necessari, sulla base di <strong>in</strong>formazioni adeguate eattraverso forme appropriate di commercializzazione edistribuzione”.Organizzazione Mondiale della Sanità (1981). Codice <strong>in</strong>ternazionalesulla commercializzazione dei sostituti del latte materno.G<strong>in</strong>evra: Organizzazione Mondiale della Sanità. Consultato 2febbraio 2007, ahttp://www.ibfanitalia.org/codiceed<strong>in</strong>torni.html“Come raccomandazione sanitaria generale, per avere le migliori possibilitàdi crescere e svilupparsi <strong>in</strong> maniera regolare, nei primi sei mesi di vita <strong>in</strong>eonati dovrebbero essere nutriti esclusivamente con latte materno. Inseguito, per soddisfare il crescente fabbisogno nutrizionale, la dieta va<strong>in</strong>tegrata con cibi complementari idonei e sicuri, proseguendo l’allattamentof<strong>in</strong>o all’età di due anni o oltre. Tranne che <strong>in</strong> presenza di alcune patologie,l’allattamento esclusivo al seno è sempre possibile, e l’allattamento senzarestrizioni stimola la produzione di latte <strong>in</strong> misura più che sufficiente.Organizzazione Mondiale della Sanità & UNICEF (2003, May). La strategia globale perl'alimentazione dei neonati e dei bamb<strong>in</strong>i. G<strong>in</strong>evra: Organizzazione Mondiale della Sanità.Consultato 11 settembre 2011, a http://www.unicef.it/doc/2595/strategia-globale-perlalimentazione-dei-neonati-e-dei-bamb<strong>in</strong>i.htm“La protezione, la promozione ed il sostegnodell’allattamento al seno sono una priorità disalute pubblica <strong>in</strong> Europa. Tassi ridotti ed<strong>in</strong>terruzione precoce dell’allattamento al senohanno importanti conseguenze sanitarie e social<strong>in</strong>egative per le donne, i bamb<strong>in</strong>i, la collettività el’ambiente, sono associati ad una maggiore spesasanitaria e fanno aumentare le <strong>in</strong>eguaglianze.”Protezione, Promozione e Sostegno dell’Allattamento alSeno <strong>in</strong> Europa: Un Programma d’Azione (Versione Riveduta2008). (2008, October). Luxembourg: European Commission,Directorate Public Health and Risk Assessment. Consultato 3novembre 2010, ahttp://www.burlo.trieste.it/documenti/newbluepr<strong>in</strong>tit.pdf“La salute neonatale si può migliorare, ad esempio, con pratiche che noncomportano costi elevati, quali il parto pulito e la promozione


dell’allattamento al seno esclusivo e precoce” - “Le provedimostrano che l’efficace sostegno e il counsell<strong>in</strong>g nei primigiorni della vita di un bamb<strong>in</strong>o fanno aumentare direttamente itassi di allattamento esclusivo al seno.”UNICEF (Dicembre 2008). La condizione dell'<strong>in</strong>fanzia nel mondo 2009: Salutematerna e neonatale. New York: UNICEF. Consultato 11 settembre 2011, ahttp://www.unicef.it/doc/1968/la-condizione-dell<strong>in</strong>fanzia-nel-mondo-2009.htmDichiarazione degli Innocenti del 1990. Obiettivi operativi per il 1995: nom<strong>in</strong>are un autorevole coord<strong>in</strong>atore nazionale per l'allattamento alseno, e istituito un Comitato Nazionale Multi-settoriale per l’Allattamento alseno i cui membri provengano dai dipartimenti governativi e dalleorganizzazioni non governative <strong>in</strong>teressati e dalle associazioni sanitarieprofessionali; garantire che ogni servizio ospedaliero di maternità applichi “Le diec<strong>in</strong>orme per realizzare l’allattamento al seno”, contenute nella dichiarazionecongiunta OMS/UNICEF- “L'allattamento al seno: protezione, promozione esostegno - L'importanza del ruolo dei servizi di maternità”; attuare il Codice <strong>in</strong>ternazionale di commercializzazione dei Surrogati dellatte materno e le conseguenti Risoluzioni dell'Assemblea Mondiale dellaSanità nella loro <strong>in</strong>terezza; e emanare un’appropriata legislazione che protegga il dirittoall’allattamento al seno delle donne lavoratrici e stabilito misure per la suaapplicazione.UNICEF & Organizzazione Mondiale della Sanità (1990). Dichiarazione degli Innocenti sullaprotezione, promozione e sostegno dell'allattamento materno. G<strong>in</strong>evra: UNICEF/OMS.Consultato 11 settembre 2011, a http://www.unicef.it/doc/151/dichiarazione-degli-<strong>in</strong>nocentisulla-protezione-la-promozione-e-il-sostegno-allallattamento-al-seno.htmLa Dichiarazione degli Innocenti del2005 aggiunge:5. Elaborare, attuare, monitorare evalutare una politica generalesull’alimentazione dei neonati e deibamb<strong>in</strong>i, nel contesto delle politiche e deiprogrammi nazionali per la nutrizione, lasalute <strong>in</strong>fantile e riproduttiva, e lariduzione della povertà;6. Garantire che il settore della sanità e glialtri settori co<strong>in</strong>volti proteggano,promuovano e sostengano l’allattamentoal seno, esclusivo per i primi sei mesi eprolungato f<strong>in</strong>o ai due anni di età o più, eche mettano a disposizione delle donne gli strumenti necessari a talescopo, nelle famiglie, nelle comunità e nei luoghi di lavoro;


7. Promuovere un’alimentazione complementare tempestiva,adeguata, sicura e appropriata da accompagnareall’allattamento al seno;8. Offrire orientamento sulle pratiche di alimentazione de<strong>in</strong>eonati e dei bamb<strong>in</strong>i che si trov<strong>in</strong>o <strong>in</strong> situazioni difficili e sulsostegno da dare alle madri, alle famiglie o ad altri prestatori dicure;9. Considerare l’eventuale esigenza di nuove leggi o misure d’altro genereda comprendere nel piano politico generale per l’alimentazione dei neonatie dei bamb<strong>in</strong>i, al f<strong>in</strong>e di attuare i pr<strong>in</strong>cipi del Codice Internazionale sullaCommercializzazione dei Sostituti del Latte Materno e le conseguentirisoluzioni dell’Assemblea Mondiale della Sanità.UNICEF & Organizzazione Mondiale della Sanità (2005). La Dichiarazione degli Innocenti2005 sull'alimentazione dei neonati e dei bamb<strong>in</strong>i. Consultato 4 dicembre 2007, ahttp://www.mami.org/altrepag/<strong>in</strong>nocenti15.html“Il latte della propria madre è il migliore per i bamb<strong>in</strong>i di basso peso. Però,non tutti questi neonati sono <strong>in</strong> grado di poppare dal seno nei primi giorni divita. Per loro esistono altre opzioni. In ord<strong>in</strong>e di preferenza sono: lattespremuto (della madre), latte materno donato (NdT: <strong>in</strong> <strong>Italia</strong> sarebbe lattedalla banca del latte) e latte artificiale. Tutti questi andrebbero somm<strong>in</strong>istraticon una tazz<strong>in</strong>a, un cucchia<strong>in</strong>o o un tubic<strong>in</strong>o”.UNICEF, Who, Unfpa, Unaids, Wfp, & The World Bank (2010). Facts for life. New York:United Nations Children's Fund. Consultato 31 maggio 2011, ahttp://www.factsforlifeglobal.org/WHO (2006, April 27). Launch of the WHO child growth standards. Geneva: WHO.Consultato 11 settembre 2011, a http://www.who.<strong>in</strong>t/nutrition/media_page/en/WHO (2011, January 15). Exclusive breastfeed<strong>in</strong>g for six months best for babieseverywhere. Geneva: WHO. Consultato 11 settembre 2011, ahttp://www.who.<strong>in</strong>t/mediacentre/news/statements/2011/breastfeed<strong>in</strong>g_20110115/en/<strong>in</strong>dex.html“Visto che riduce l’<strong>in</strong>cidenza e la severità delle malattie contagiose,l’allattamento esclusivo potrebbe velocemente ridurre la mortalità <strong>in</strong>fantiledel 13%, e miglioramenti nell’alimentazione complementare ridurrebbero lamortalità <strong>in</strong>fantile di circa il 6%. Inoltre, circa il 50-60% della mortalità al disotto dei c<strong>in</strong>que anni è causata dalla malnutrizione dovuta a cibicomplementari e alimentazione <strong>in</strong>adeguati <strong>in</strong> seguito a pratiche subottimalidi allattamento ed anche dal basso peso alla nascita. L’<strong>in</strong>izio immediatodell'allattamento al seno contribuisce a ridurre di circa il 20% il rischio dimortalità neonatale, tuttavia solo il 39% dei bamb<strong>in</strong>i nati nei paesi <strong>in</strong> via disviluppo viene messo <strong>in</strong> condizione di essere allattato al seno entro laprima ora di vita”.


WHO & UNICEF (2009). Il contributo dell’allattamento per il raggiungimentodegli obiettivi di sviluppo del millennio. OMS e UNICEF. Consultato 11settembre 2011, a http://www.unicef.it/Allegati/Allattamento%20e%20OSM.pdfIniziativa Ospedale Amico dei Bamb<strong>in</strong>i per l’Allattamento MaternoPer la protezione, promozione e sostegno dell’allattamento materno neiservizi per la maternità (occorre):1 - Def<strong>in</strong>ire una politica aziendale e dei protocolli scritti per l’allattamento alseno e farli conoscere a tutto il personale sanitario.2 - Preparare tutto il personale sanitario per attuare compiutamente questoprotocollo.3 - Informare tutte le donne <strong>in</strong> gravidanza dei vantaggi e dei metodi direalizzazione dell’allattamento al seno.4 - Mettere i neonati <strong>in</strong> contatto pelle a pellecon la madre immediatamente dopo la nascitaper almeno un’ora e <strong>in</strong>coraggiare le madri acomprendere quando il neonato è pronto perpoppare, offrendo aiuto se necessario.5 - Mostrare alle madri come allattare e comemantenere la secrezione lattea anche nel caso<strong>in</strong> cui vengano separate dai neonati.6 - Non somm<strong>in</strong>istrare ai neonati alimenti oliquidi diversi dal latte materno, tranne che suprecisa prescrizione medica.7 - Sistemare il neonato nella stessa stanzadella madre (room<strong>in</strong>g-<strong>in</strong>), <strong>in</strong> modo chetrascorrano <strong>in</strong>sieme ventiquattr’ore suventiquattro durante la permanenza <strong>in</strong> ospedale.8 - Incoraggiare l’allattamento al seno a richiesta tutte le volte che ilneonato sollecita nutrimento.9 - Non dare tettarelle o succhiotti ai neonati durante il periododell’allattamento.10 - Promuovere la collaborazione tra il personale della struttura, ilterritorio, i gruppi di sostegno e la comunità locale per creare reti disostegno a cui <strong>in</strong>dirizzare le madri alla dimissione dall’ospedale.Iniziativa Comunità Amica dei Bamb<strong>in</strong>i per l’Allattamento MaternoPer la protezione, promozione e sostegno dell’allattamento materno nellestrutture socio-sanitarie territoriali (occorre):1 - Def<strong>in</strong>ire una politica aziendale per l’allattamento al seno e farlaconoscere a tutto il personale.2 - Formare tutto il personale per attuare la politica aziendale.


3 - Informare tutte le donne <strong>in</strong> gravidanza e le loro famiglie suibenefici e sulla pratica dell’allattamento al seno.4 - Sostenere le madri e proteggere l’avvio e il mantenimentodell’allattamento al seno.5. Promuovere l’allattamento al seno esclusivo f<strong>in</strong>o ai 6 mesicompiuti, l’<strong>in</strong>troduzione di adeguati alimenti complementari oltre i6 mesi e l’allattamento al seno prolungato.6 - Creare ambienti accoglienti per favorire la pratica dell’allattamento alseno.7 - Promuovere la collaborazione tra il personale sanitario, i gruppi disostegno e la comunità locale.In tutte e due le <strong>in</strong>iziative le Strutture devono <strong>in</strong>oltre garantire il rispetto delCodice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del LatteMaterno e le successive pert<strong>in</strong>enti Risoluzioni della Assemblea Mondialedella Sanità.Sito UNICEF <strong>Italia</strong>: www.unicef.it/allattamento


Anche ciò che vediamo fa cultura opuò <strong>in</strong>fluenzare le scelte….Nicoletta Boero - Consulente de La Leche League <strong>Italia</strong> - AstiLe immag<strong>in</strong>i quanto <strong>in</strong>fluenzano la cultura, le tendenze e il consumismo? Igiornalisti e coloro che lavorano <strong>in</strong> campo pubblicitario si trovanoveramente di fronte ad una responsabilità anche nella scelta delleimmag<strong>in</strong>i, quando divulgano le notizie?Le <strong>in</strong>formazioni giungono anche attraverso una serie di comportamenti, chetrasmettono un pensiero. Spesso basta un’espressione, un atteggiamento;non è detto che siano sempre le <strong>in</strong>formazioni scritte, le parole pronunciateo quelle trasmesse alla tv a destare sbigottimento, preoccupazione osentimenti di <strong>in</strong>adeguatezza. Le <strong>in</strong>formazioni che giungono attraverso leimmag<strong>in</strong>i, la rappresentazione di comportamenti, sono quelle che con piùforza trasmettono un pensiero.La preoccupazione può giungere dalle numerose immag<strong>in</strong>i come quelle peresempio che molto spesso violano il Codice che tutela l’allattamento e cheritraggono sempre mamme belle e bamb<strong>in</strong>i bellissimi alle prese con prodottisostitutivi del latte materno. Di sicuro non ci faranno mai vedere unamamma smunta e con le occhiaie mentre alimenta con la camicia da nottestropicciata il suo bamb<strong>in</strong>o con il biberon di formula!Recentemente, durante un programmatelevisivo che avevamo registrato, mio figliodi undici anni mi ha chiamato allarmatissimo,come spesso accade per questo genere dicose, facendomi notare l’ultima trovata diuna nota azienda di prodotti per l’<strong>in</strong>fanzia. Aquel punto gli ho chiesto di farmi rivedere lapubblicità escludendo l’audio, e poi gli hochiesto di guardarla attentamente con me edi dirmi che cosa si poteva già capire dallesole immag<strong>in</strong>i. Lui mi ha detto che si capivache non era possibile allattare al seno igemelli.


È un esempio ricorrente di comunicazione non verbale scorretta,(<strong>in</strong> questo caso abb<strong>in</strong>ata ad un’<strong>in</strong>formazione verbale).Noi Consulenti <strong>in</strong> allattamento e tutti gli operatori sanitari chelavorano con le mamme a sostegno e tutela di tale praticasappiamo quali siano le situazioni e gli atteggiamenti che aiutano unamamma a rilassarsi ed a sentirsi a proprio agio, perché siamo stati formatiad utilizzare tecniche semplici che dimostrano che siamo <strong>in</strong>teressati a ciòche lei dice e a ciò che pensa o sente.Fra i tanti contesti <strong>in</strong> cui si effettua la comunicazione non verbale, con cui siesprime un pensiero attraverso un comportamento, proviamo ad analizzarela conversazione <strong>in</strong> studio, durante un’<strong>in</strong>tervista, per esempio.Può essere molto utile, anche per i giornalisti, soffermarsi su questi pochima importanti dettagli che potrebbero fare la differenza durantequell’<strong>in</strong>tervista o una trasmissione televisiva.Se siete alle prese con un’<strong>in</strong>tervista, o un colloquio <strong>in</strong> genere, pensate adassumere una posizione tale da essere completamente di fronte allamamma con cui vi state rapportando: se lei è <strong>in</strong> piedi rimanete <strong>in</strong> piedi, se<strong>in</strong>vece è seduta sedetevi al suo livello e poi guardatela prestandoattenzione mentre parla senza distrarvi con i vostri appunti mentre lei staparlando. Questo favorirà una buona comunicazione.Sicuramente per un giornalista può essere difficile non prendere appunti,sarebbe molto utile trovare qualcuno che relazioni al posto vostro per far sìche voi non dobbiate distogliere l’attenzione durante il dialogo che statetenendo con la mamma <strong>in</strong> questione, per far si che non si crei una barrierache potrebbe <strong>in</strong>fluenzare la comunicazione.Se poi riuscite anche a dare la sensazione di avere tempo per lei senzaguardare l’orologio ed evitando domande <strong>in</strong>calzanti, aspettandosemplicemente che risponda con calma, aggiungendo al tutto un sorriso,un cenno con il capo, annuendo o reagendo <strong>in</strong> modo semplice per esempiocon: Aha, Mmm, quasi sicuramente la mamma si sentirà ascoltata,accettata e soprattutto non giudicata.E anche gli spettatori avranno la sensazione che ci sia rispetto per quellamamma e per quello che sa dicendo.


In alcuni casi, valutando ovviamente il contesto culturale, se vitrovaste di fronte una mamma che sta descrivendo unasituazione difficile, o nella quale venga co<strong>in</strong>volta emotivamente,può anche essere utile dimostrarle il vostro <strong>in</strong>teressesemplicemente tramite un contatto fisico come, toccarle lamano o accarezzare <strong>in</strong> maniera spontanea il suo bamb<strong>in</strong>o. Se il contattoviene svolto <strong>in</strong> modo adeguato, non <strong>in</strong>ibirà la mamma e al contrario le faràcapire che siete <strong>in</strong>teressati a lei e alla sua situazione.Uno dei peggiori esempi di l<strong>in</strong>guaggio non verbale espresso durante unatrasmissione televisiva fu quello <strong>in</strong> cui di fronte al pubblico, <strong>in</strong> primo pianosu un tavol<strong>in</strong>o a destra della telecamera compariva un bel biberon con unascatola di latte <strong>in</strong> formula che copriva <strong>in</strong> parte i volti degli <strong>in</strong>vitati allapuntata. Quello era il vero messaggio: si discuteva di allattamento, ma leimmag<strong>in</strong>i parlavano molto più chiaramente di biberon e di formula.Lo stesso comportamento del corpo può essere importante per quantoriguarda le gerarchie degli ospiti presenti <strong>in</strong> trasmissione. Se il giornalistaha un atteggiamento rispettoso e accomodante verso il lum<strong>in</strong>are che stadando magari <strong>in</strong>dicazioni e regole ferree, mentre tiene un comportamentoimpaziente o scarsamente attento verso la mamma presente magari colbamb<strong>in</strong>o <strong>in</strong> braccio, e le taglia le frasi senza dare importanza ai suoi<strong>in</strong>terventi, considerandola soltanto un abbellimento dello studio vistol’argomento… beh, le priorità di quel giornalista e la l<strong>in</strong>ea della trasmissionesono espresse molto chiaramente anche senza parole. In questo caso citroviamo di fronte ad una serie di comportamenti non verbali che possono<strong>in</strong>ibire la mamma e che sono: le barriere gerarchiche, il messaggio implicitodi non avere tempo da dedicare e lo scarso contatto visivo verso lamamma.Conclusione: certamente la lettura di un buon libro dedicato all’ascolto puòaiutare il giornalista e il conduttore televisivo a comprendere moltimessaggi che il suo corpo dà anche senza che lui se ne accorga, ma <strong>in</strong>particolare quando si ha a che fare con le neo-mamme la rassicuraziones<strong>in</strong>cera non verbale è fondamentale; togliere l’audio nel rivedere unapuntata della propria trasmissione con un figlio o nipote e chiedere “Cosacapisci che stia succedendo” può essere <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e altrettanto utile e puòriservare <strong>in</strong>teressantissime sorprese.


Parliamoci chiaro: l’<strong>in</strong>fluenza delle<strong>in</strong>dustrie del baby foodPaola Negri - IBCLC - Coord<strong>in</strong>atrice di IBFAN <strong>Italia</strong> - FirenzeSi sente spesso dire che tutte le mamme hanno il latte eppure… bastaguardarsi <strong>in</strong>torno per scoprire che molte si trovano costrette, prima o poi,ad <strong>in</strong>tegrare il loro latte con quello artificiale al biberon, o addirittura adabbandonare l’allattamento. I bamb<strong>in</strong>i allattati <strong>in</strong> modo esclusivo f<strong>in</strong>o asei mesi sono ancora una sparuta m<strong>in</strong>oranza (si stima meno del 10%),per non parlare di quelli allattati “due anni o anche oltre” secondo leRaccomandazioni Ufficiali.La verità è che ancora oggi, nel nostro paese come altrove, non sempreallattare è così facile e la neo-mamma deve far fronte a mancanza di<strong>in</strong>formazioni, di appoggio, di aiuto pratico per l’allattamento, spesso dopoaver subito pratiche di assistenza al parto e al post-parto che nonfavoriscono l’avvio dell’allattamento.Uno dei motivi per cui oggi l’allattamento è diffuso, nel nostro paese, moltoal di sotto delle sue potenzialità è la promozione dei sostituti del lattematerno, dei biberon e delle tettarelle. Gli <strong>in</strong>vestimenti pubblicitari dellecompagnie sono volti, ovviamente, ad aumentare le vendite dei loroprodotti, ma quando i loro prodotti sono latte (formula) artificiale di tipo 1, 2e 3, alimenti o bevande per lattanti di età <strong>in</strong>feriore ai sei mesi, biberon etettarelle, allora un aumento delle vendite non può che avvenire a discapitodell’allattamento, con effetti sulla salute dei bamb<strong>in</strong>i che nei paesi <strong>in</strong> via disviluppo si sono rivelati drammatici.Risale al 1939 la prima appassionata denuncia da parte della dottoressaCecily Williams, che <strong>in</strong>titolò Milk and Murder (Latte e omicidio) il suodiscorso alla riunione del Rotary Club di S<strong>in</strong>gapore, <strong>in</strong> cui affermava: “Se levostre vite fossero amareggiate come lo è la mia, nel vedere giorno dopogiorno questa strage di <strong>in</strong>nocenti dovuta ad un’alimentazione <strong>in</strong>appropriata,allora credo che anche voi, come me, pensereste che la promozione<strong>in</strong>debita di alimenti per lattanti dovrebbe essere punita come la piùmiserabile forma di sedizione, e che queste morti dovrebbero essereconsiderate omicidi”.


L’Organizzazione Mondiale della Sanità riconoscendol’impatto sulle scelte dei genitori della pubblicità e dellealtre forme di promozione, e riconoscendo altresì i rischi per lasalute derivanti dall’alimentazione artificiale, nel 1981 haapprovato il Codice Internazionale per laCommercializzazione dei Sostituti del Latte Materno xvi , che sancisce ildiritto dei genitori ad ottenere sull’alimentazione <strong>in</strong>fantile <strong>in</strong>formazionicoerenti ed <strong>in</strong>dipendenti da <strong>in</strong>teressi commerciali, e v<strong>in</strong>cola le ditteproduttrici di latti formulati, biberon e tettarelle, a rispettare alcuni importantipunti per la commercializzazione dei loro prodotti, fra cui:Divieto di pubblicità o altre forme di promozione al pubblico di prodottiche rientr<strong>in</strong>o nel campo di applicazione del Codice.• Divieto di offrire alle gestanti e alle madri campioni di prodotti o altromateriale omaggio che possano promuovere l'uso di sostituti del lattematerno o di biberon.• Divieto di contatto diretto tra rappresentanti o impiegati delle compagnie egestanti, madri o famiglie.• Divieto di promuovere i sostituti del latte materno, biberon e tettarelleattraverso le strutture sanitarie, compresa l'esposizione di manifesti, calendario altri materiali forniti dalle compagnie.• Divieto di offrire agli operatori sanitari <strong>in</strong>centivi economici o materiali alloscopo di promuovere prodotti contemplati dal Codice;• Il sostegno f<strong>in</strong>anziario e altri <strong>in</strong>centivi da parte delle compagnie per glioperatori sanitari che lavorano con l’alimentazione <strong>in</strong>fantile non dovrebberocreare conflitto d’<strong>in</strong>teresse con la promozione dell’allattamento.Per quanto riguarda il materiale <strong>in</strong>formativo dest<strong>in</strong>ato al pubblico <strong>in</strong>generale, il Codice stabilisce che:• Il compito di <strong>in</strong>formare le famiglie sulle corrette pratiche di alimentazionespetta ai Governi.• Il materiale <strong>in</strong>formativo per le famiglie deve <strong>in</strong>dicare <strong>in</strong> maniera<strong>in</strong>equivocabile la superiorità dell'allattamento e la difficoltà di <strong>in</strong>vertire ladecisione di non allattare.• Lo stesso materiale <strong>in</strong>formativo deve spiegare chiaramente le implicazionianche sociali ed economiche della decisione di non allattare oltre ai rischiper la salute.• non deve idealizzare l’alimentazione artificiale con parole o immag<strong>in</strong>i.• Governi e autorità sanitarie devono <strong>in</strong>formare i genitori, gli operatori sanitarie chi si occupa di bamb<strong>in</strong>i del fatto che il latte <strong>in</strong> polvere non è sterile epotrebbe contenere microrganismi patogeni ancora prima della suaapertura. Tale <strong>in</strong>formazione dovrebbe essere riportata anche sulle etichettedel latte <strong>in</strong> polvere.


• Dovrebbero essere vietate le affermazioni circa potenzialibenefici nutrizionali e per la salute (i cosiddetti health andnutritional claims) sia nel materiale <strong>in</strong>formativo sia sulle etichette.• La ricerca sull’alimentazione dei lattanti e dei bamb<strong>in</strong>i devesempre contenere una dichiarazione sul conflitto d’<strong>in</strong>teresseed essere soggetta a revisione <strong>in</strong>dipendente.Il Codice si rivolge qu<strong>in</strong>di pr<strong>in</strong>cipalmente ai produttori edistributori di sostituti di latte materno, biberon e tettarelle,<strong>in</strong>dicando loro i limiti entro cui dovrebbero esercitare la loro attivitàcommerciale.Il Codice si rivolge poi ai Governi, aff<strong>in</strong>ché ne mettano <strong>in</strong> pratica ipr<strong>in</strong>cipi con leggi nazionali. Oggi molti paesi hanno leggi cherecepiscono il Codice, si tratta però spesso di regolamenti cheriguardano soltanto alcuni aspetti del Codice stesso, come avviene <strong>in</strong>tutta l’Unione Europea e anche <strong>in</strong> <strong>Italia</strong>, <strong>in</strong> cui ad esempio è vietata lapubblicità al pubblico di latti artificiali di partenza, ma è consentitaquella dei latti di proseguimento e/o di crescita, di biberon e tettarellee di altri prodotti per l’alimentazione dei lattanti come ad esempiotisane ed omogeneizzati proposti dal quarto mese del bamb<strong>in</strong>o.Il Codice si rivolge <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e anche agli operatori sanitari e<strong>in</strong>direttamente ai media, ricordando il loro importante ruolo nelpromuovere corrette pratiche alimentari, e quanto sia importante per igenitori ricevere messaggi coerenti e liberi da <strong>in</strong>teressi commerciali.Ricordiamo che una buona percentuale degli <strong>in</strong>vestimenti pubblicitaridelle Compagnie produttrici di sostituti di latte materno è mirataproprio alla promozione attraverso i sistemi e gli operatori sanitari,con forniture gratuite ai reparti maternità, doni più o meno grandi ecostosi di materiale di vario tipo, sponsorizzazioni. Il Codice proteggegli operatori sanitari, poiché garantisce che possano svolgere la loroattività senza farsi veicolo, più o meno consapevole, di promozionecommerciale che potrebbe <strong>in</strong>terferire con l’allattamento.Le ditte cercano di diffondere i loro messaggi pubblicitari <strong>in</strong> ogni modo,perché sanno che la pubblicità rende e che la ripetizione del messaggio èutile alla sua penetrazione. A volte leggiamo articoli che parlano diallattamento o di alimentazione <strong>in</strong>fantile <strong>in</strong> modo corretto, circondati dapubblicità di prodotti <strong>in</strong> violazione del Codice Internazionale. Se facciamonotare alla redazione delle riviste l’<strong>in</strong>congruenza, ci sentiamo dire che “le


madri non sono stupide” oppure che “la pubblicità ci permettedi sopravvivere e di cont<strong>in</strong>uare a fornire <strong>in</strong>formazioni corrette”.Eppure… noi crediamo che le ditte sappiano molto bene chele madri non sono stupide, e proprio per questo <strong>in</strong>vestonosomme molto alte per studiare pubblicità che possano sortire l’effettovoluto: aumentare le vendite. La conferma pr<strong>in</strong>cipale che questo è vero siha dal fatto che le ditte non solo cont<strong>in</strong>uano ad <strong>in</strong>vestire <strong>in</strong> pubblicità epromozione, ma lo fanno con cifre sempre maggiori, cifre non pienamentetrasparenti e che superano di gran lunga qualsiasi <strong>in</strong>tervento istituzionale afavore della promozione dell’allattamento. Questi <strong>in</strong>vestimenti sono solo <strong>in</strong>parte rivolti a campagne promozionali dirette al pubblico, passano spessoattraverso donazioni e sponsorizzazioni rivolte agli operatori sanitari e <strong>in</strong>misura m<strong>in</strong>ore alle riviste, ai siti web specializzati <strong>in</strong> puericultura, ai s<strong>in</strong>goligiornalisti.Per tutti questi motivi, affermiamo che il Codice è uno strumento<strong>in</strong>dispensabile anche per la tutela dei giornalisti e per chiunque sioccupi di comunicazione e <strong>in</strong>formazione, <strong>in</strong> quanto oggetto delle<strong>in</strong>teressate attenzioni da parte delle ditte che producono sostituti del lattematerno, sia direttamente che <strong>in</strong>direttamente.A questo proposito, è utile ricordare che la Strategia Globale <strong>in</strong>veste diresponsabilità nella campagna di promozione, protezione e sostegnodell’allattamento anche i mass media, e afferma che questi “possono<strong>in</strong>fluenzare l’atteggiamento popolare verso la genitorialità, la cura deibamb<strong>in</strong>i e i prodotti che ricadono nell’ambito del Codice <strong>in</strong>ternazionale sullacommercializzazione dei sostituti del latte materno: le <strong>in</strong>formazioni diffusee, altrettanto importante, la maniera di rappresentare la genitorialità, la curadei bamb<strong>in</strong>i e i prodotti alimentari devono essere corrette, aggiornate,obiettive e coerenti con i pr<strong>in</strong>cipi e lo scopo del Codice” xvii .


Quante mamme allattano <strong>in</strong> <strong>Italia</strong>? E chi lo sa?Chiunque riporti dati percentuali sull’allattamento deve chiarire bene se si stiaparlando di allattamento esclusivo (quello <strong>in</strong>dicato da OMS e Unicef e che NONprevede alcun supplemento di cibi solidi o liquidi) di allattamento predom<strong>in</strong>ante(solo latte materno, ma con aggiunta di altri liquidi come acqua o tisane) o diallattamento complementare (latte materno e altri alimenti liquidi o solidi). Lestatistiche nazionali non sono spesso chiare su questa fondamentale differenza.All lla nascii tta: soltanto poco più della metà (52%) dei bamb<strong>in</strong>i nati nonriceve aggiunte di alcun tipo, anche se quasi tutti i neonati (oltre il 90%),vengono allattati con una parte di latte materno.Dopo ttrre mesii: Di fatto i bamb<strong>in</strong>i allattati <strong>in</strong> modo esclusivo sono giàuna m<strong>in</strong>oranza. Seppure con grandi differenze nelle varie regioni, <strong>in</strong>fatti,la maggior parte dei bamb<strong>in</strong>i italiani viene allattata a tre mesi, (circa il 60-70%), ma già molti di questi ricevono aggiunte di formula artificiale.Quanti? Non si sa esattamente.A seii mesii: sei mesi è la durata <strong>in</strong>dicata come ottimale (dovrebbe cioèessere la norma) dall’OMS per l’allattamento esclusivo. In <strong>Italia</strong> però meno diun bamb<strong>in</strong>o su dieci è allattato esclusivamente f<strong>in</strong>o ai sei mesi, rispettando ledirettive OMS. Il 40% circa non è più allattato del tutto. Il 50% rimanente èarrivato ai sei mesi con un allattamento misto, sia con aggiunte di formulaartificiale sia già con uno svezzamento avviato, molto precocemente. Non cisono statistiche che ci dicano di questo 50% quale sia la percentuale di lattematerno ancora ricevuta: una poppata su otto? Una su dieci? La metà?Ad un anno: arriva all’anno di allattamento (con aggiunta di cibisolidi) circa il 20% dei bamb<strong>in</strong>i italiani; oltre non si hanno dati. La duratamedia dell’allattamento non esclusivo è stimata essere <strong>in</strong>feriore agli 8mesi. Sulla durata media nel nostro paese dell’allattamento esclusivo nonsi hanno dati.


La rappresentazione dell’allattamentomaterno nei media: realtà epotenzialitàM. Ersilia Armeni - Pediatra - Presidente AICPAMSappiamo che sempre più <strong>in</strong>dividui si rivolgono ai mezzi di comunicazione– carta stampata, radio e tv, web – per ottenere <strong>in</strong>formazioni e sostegno sucome meglio comportarsi <strong>in</strong> campo nutrizionale e sanitario <strong>in</strong> generale.Questi ambiti sono gli stessi <strong>in</strong> cui comunemente i cronisti, gli editorialisti, ibloggers <strong>in</strong>quadrano le notizie concernenti l’allattamento materno. Perparlare di allattamento, <strong>in</strong>fatti, sembra che i comunicatori abbiano bisognodi <strong>in</strong>serirlo <strong>in</strong> ‘cornici’ predef<strong>in</strong>ite, quali appunto quelle dell’alimentazione odella salute. Un’altra cornice spesso utilizzata è quella della ‘buona madre’,idealmente colei che ist<strong>in</strong>tivamente e spontaneamente allatta al seno e lofa con successo, senza lamentarsi se qualcosa non va per il verso giusto.In realtà, se si vuole capire e spiegare veramente cosa sia l’allattamentomaterno, occorrerebbe che gli operatori dell’<strong>in</strong>formazione uscissero dalle‘cornici’ e guardassero allo sfondo: l’allattamento è molto più chenutrizione, biologia, psicologia o sessualità; è una pratica collegata allasocietà ed ai suoi modi di organizzarsi. Sarà molto utile perciò spostarela messa a fuoco dall’<strong>in</strong>terno della cornice “sanitaria” della madre che“può” (la maggior parte, dice la scienza) o “non può” o “della madre “buona”o “meno buona” che “vuole” o “non vuole” allattare - al suo esterno, cioèalla famiglia-società che fanno da sfondo al suo operare come <strong>in</strong>dividuo.Arriverete così ad abbracciare una visione più ampia ed a capire il pesoche ha la società nel sostenere o ostacolare la s<strong>in</strong>gola madre. Non solo,ma così facendo quest’ultima viene sollevata dal peso della responsabilitàpersonale nei confronti del suo mandato biologico e qu<strong>in</strong>di, <strong>in</strong> caso difallimento, dal cosiddetto “senso di colpa”, di cui si parla <strong>in</strong> altri articoli.Le domande che un operatore della comunicazione dovrà farsi perciòsaranno: quali sono le rappresentazioni mentali sull’allattamento dellafamiglia e del gruppo sociale <strong>in</strong> cui è <strong>in</strong>serita questa particolare donna?quale spazio e valore danno le famiglie e i gruppi sociali a dimensioni comela durata e l’<strong>in</strong>tensità d’allattamento? Come si riflette la cosiddetta sceltad’allattamento (term<strong>in</strong>e abusatissimo nella comunicazione dell’<strong>in</strong>dustria dei


sostituti del latte materno) della s<strong>in</strong>gola donna sui territori oambienti di lavoro? Ci sono ambiti che rendono l’allattamentopiù facile di altri? Cosa si potrebbe fare aff<strong>in</strong>ché i luoghi dilavoro e gli altri spazi sociali sostengano l’allattamento? Quantocambierebbe la prevalenza di questa pratica a livello territoriale,regionale, nazionale se ciò avvenisse?Queste e altre domande simili sono anche parte <strong>in</strong>tegrantedell’impostazione di una nuova professione sanitaria, comparsa a livelomondiale più di 25 anni fa, quella del Consulente Professionale <strong>in</strong>Allattamento Materno IBCLC. Il Consulente IBCLC è l’unica figura cheabbia fatto del sostegno all’ allattamento il fulcro di una professione. Fra lesfide di questa professione ci sono il sostegno pratico e psicologico allemadri <strong>in</strong>decise se allattare, la diagnosi delle cause reali del poco latte(quello che il l<strong>in</strong>guaggio dell’<strong>in</strong>dustria dei sostituti del latte materno chiama“ipogalattia” – term<strong>in</strong>e medico <strong>in</strong>ventato), ma anche, tramite le sueassociazioni nazionali (AICPAM e VSLS), la formazione professionale pergli operatori del settore materno <strong>in</strong>fantile. Non è un caso che <strong>in</strong> <strong>Italia</strong>, comenel resto del mondo, sempre più donne vi ricorrano, spontaneamente o<strong>in</strong>viate da altri operatori sanitari o del volontariato.


Le tre attività a favore dell’allattamentoPROMOZIIONE con <strong>in</strong>iziative istituzionali che favoriscano l’adozione dipratiche sanitarie idonee a favorire l’allattamento, con campagne<strong>in</strong>formative e promozionali, con leggi ad hoc per le madri lavoratrici.PROTEZIIONE dalle scorrette pratiche di market<strong>in</strong>g dei sostituti del lattematerno, biberon e tettarelle, perché i genitori hanno il diritto ad<strong>in</strong>formazioni coerenti ed <strong>in</strong>dipendenti da <strong>in</strong>teressi commerciali. Protezionedell’allattamento significa rispetto del Codice Internazionale diCommercializzazione dei Sostituti del Latte Materno e successiverisoluzioni dell’Assemblea Mondiale della Sanità.SOSTEGNO cioè ogni madre ha diritto ad un aiuto competente per<strong>in</strong>iziare e proseguire l’allattamento nel migliore dei modi; qu<strong>in</strong>di il personalesanitario e chiunque si occupa di madri e bamb<strong>in</strong>i piccoli dovrebbe essereadeguatamente formato per offrire <strong>in</strong>formazioni e aiuto pratico alla madreche allatta, e la società dovrebbe riconoscere il valore dell’allattamento e<strong>in</strong>coraggiare le madri.


LINK UTILIwww.acp.itwww.aicpam.itwww.ibfanitalia.orgwww.lllitalia.orgwww.mami.orgwww.epicentro.iss.it/argomenti/allattamento/allattamento.aspwww.unicef.ithttp://www.who.<strong>in</strong>t/topics/breastfeed<strong>in</strong>g/en/Un’<strong>in</strong>tera pag<strong>in</strong>a di l<strong>in</strong>k qui: http://www.mami.org/altrisiti.html


SettimanaMondialedell’Allattamento2011xvi http://www.ibfanitalia.org/codiceed<strong>in</strong>torni.htmlxviiStrategia Globale per l’Alimentazione dei Lattanti e dei Bamb<strong>in</strong>i – Doveri eresponsabilità, pag 17Allattamento:bada a come parlie bada a come scrivi!Perché quello che dici e scrivi fa cultura!

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