ALLA CORTESE ATTENZIONE DELL ... - Edizioni Junior
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<strong>ALLA</strong> <strong>CORTESE</strong> <strong>ATTENZIONE</strong> <strong>DELL</strong>’ ASSESSORE E PRESIDENTE<br />
<strong>DELL</strong>A GIUNTA PROVINCIALE LORENZO <strong>DELL</strong>AI<br />
DOCUMENTO <strong>DELL</strong>E/DEGLI INSEGNANTI DEI CIRCOLI DI COORDINAMENTO<br />
<strong>DELL</strong>E SCUOLE <strong>DELL</strong>’INFANZIA PROVINCIALI SULL’ARTICOLO n.115 della<br />
Legge provinciale n.5 del 07/08/2006.<br />
TITOLO: “OLTRE L’ANTICIPO SCOLASTICO: QUALE CULTURA PEDAGOGICA PER I<br />
BAMBINI DI DUE ANNI E MEZZO?”<br />
LE/GLI INSEGNANTI <strong>DELL</strong>E SCUOLE PROVINCIALI <strong>DELL</strong>’INFANZIA, dopo un’attenta<br />
valutazione, ritengono doveroso comunicare nuovamente alcune osservazioni, già<br />
espresse nel dicembre 2006, relative all’art. 115 della L.P. n. 5 del 7/8/06.<br />
PRIMA PARTE: “RIFLESSIONI INTORNO A NUOVI INDIRIZZI PEDAGOGICI<br />
PER I BAMBINI MOLTO PICCOLI”<br />
In primo luogo, riteniamo che un cambiamento così denso di significati e conseguenze<br />
come la possibilità di aprire la scuola dell’infanzia ai bambini di 2 anni e 5 mesi,<br />
meriterebbe di essere valutata attraverso un confronto allargato con chi opera nella<br />
scuola, coordinatori pedagogici, insegnanti e operatori d’appoggio e anche con le famiglie.<br />
Inoltre ci sembra che, dopo aver annunciato una rivisitazione complessiva dei servizi<br />
0-6 anni, questa fascia d’età, così importante per lo sviluppo della persona,non venga<br />
tenuta nella dovuta considerazione: se ne occupa infatti un semplice articolo in una legge<br />
che riordina i settori scolastici successivi ( 6-18 anni).<br />
In secondo luogo, ci sembra che tale provvedimento legislativo sia in contraddizione con<br />
l’art. 61 della medesima legge, il quale, non solo cancella la possibilità dell’anticipo<br />
scolastico alla scuola elementare, rimasto in vigore per due anni scolastici e da tutti gli<br />
operatori della stessa avversato, ma concede alle famiglie la possibilità di ritardare<br />
l’ingresso alla scuola primaria per i bambini nati negli ultimi quattro mesi dell’anno.<br />
In terzo luogo : una motivazione data a questo provvedimento è quella di voler ovviare al<br />
doppio ingresso nella scuola (a gennaio) per non compromettere l’anno già avviato e per<br />
meglio dotare l’organico delle scuole. Ma non pare certo che in tal modo sia assicurata<br />
maggiore stabilità nelle sezioni: immaginando che non sarà impedita l’iscrizione in caso<br />
di posti disponibili, nel corso dell’anno potranno comunque verificarsi ingressi per i bambini<br />
che ne abbiano diritto.<br />
In quarto luogo, ma primo per importanza: un’altra motivazione addotta è quella di voler<br />
sopperire alle situazioni di ingiustizia per le famiglie che a gennaio non trovano posti<br />
disponibili nelle sezioni: riteniamo che le conseguenze siano decisamente gravose<br />
per i bambini e per le famiglie, oltre che per la scuola, poichè a bambini così piccoli<br />
viene di fatto anticipata l’ esperienza scolastica.<br />
1
Non comprendiamo come si voglia introdurre l’anticipo alla scuola dell’infanzia, la quale<br />
accoglie bambini in una fascia d’età molto delicata: si prevede che bambini ancora<br />
bisognosi di cure e attenzioni molto vicine a quelle che un genitore o un contesto di nido<br />
d’infanzia possono offrire, vengano catapultati in una realtà che pur possedendo<br />
caratteristiche di notevole qualità educativa non può prevedere di aumentare la quantità di<br />
relazioni così altamente individualizzate.<br />
Ci preoccupa anche il messaggio implicito alle famiglie, che possono leggere questa<br />
decisione come avvallo all’anticipare l’apprendimento, che noi operatori non possiamo che<br />
trovare pericoloso e non rispettoso dell’evoluzione del bambino:<br />
non ci riconosciamo in una pedagogia delle accelerazioni che rinuncia al rispetto dei<br />
tempi necessari all’evoluzione dell’autonomia, delle relazioni e degli apprendimenti al<br />
vivere. Ci pronunciamo invece per una pedagogia del benessere così come si<br />
pronunciano moltissimi pedagogisti a livello nazionale e internazionale: non condividiamo<br />
la credenza che vede i bambini di oggi più ricettivi e competenti e quindi in grado di<br />
approcciarsi prima alla scuola: è una credenza che tiene in alta considerazione lo<br />
sviluppo cognitivo ma che non tiene conto della complessità del reale, dell’intreccio tra<br />
sviluppo affettivo-relazionale-cognitivo. Ma anche in campo cognitivo D. Fabbri,<br />
dell’università di Ginevra, ci insegna che il nostro attuale contesto socio-culturale rende<br />
ancora più confuso il confine tra le capacità del bambino di destreggiarsi tra molti stimoli<br />
che riceve e la reale sedimentazione di competenze, spendibili in tutte le situazioni ed<br />
acquisite stabilmente.<br />
Si verifica già nella situazione attuale, che molte risorse dell’insegnante siano rivolte ai<br />
bambini più piccoli. Aumentare, anche se di poco, il numero dei piccolissimi e diminuire<br />
ancora l’età di entrata richiederebbe ulteriori energie da spendere, giustamente, per loro.<br />
Pensiamo a buon titolo di poterci esprimere con cognizione di causa in quanto nella<br />
nostra provincia, diversamente dalle altre realtà a livello nazionale, possono già da<br />
tempo frequentare a settembre anche i bambini che compiono i 3 anni nel gennaio<br />
successivo (anziché entro il dicembre dell’anno in corso): si tratta di un<br />
provvedimento a suo tempo non sufficientemente valutato nelle sue conseguenze, che ha<br />
messo noi insegnanti di fronte all’aumento della delicatezza delle problematiche educative<br />
connesse, e che ci ha dimostrato che i bambini piccoli vanno maggiormente protetti.<br />
Teniamo inoltre presente che nelle sezioni eterogenee per età, previste dalla legge n.<br />
13/’77, sono compresenti in molte parti della giornata bambini di tre, quattro, cinque,<br />
sei anni. Pensiamo in questo momento ai bambini più grandi :è nostro compito non<br />
trascurare i loro diritti e anche i loro bisogni , che sono in parte profondamente diversi<br />
da quelle dei bambini che hanno un’età fra nido e scuola dell’infanzia. La scuola<br />
dell’infanzia costituisce il 1° segmento del percorso formativo scolastico dei bambini, e gli<br />
orientamenti delle sue attività vanno collocati in un quadro di continuità educativa, oltre<br />
che con il nido d’infanzia, anche con la scuola primaria.<br />
Si può complessivamente notare come all’insegnante verrebbe richiesto di diversificare<br />
ulteriormente la qualità delle relazioni con le diverse età dei bambini, e anche le proposte<br />
educativo-didattiche tra il singolo e il gruppo.<br />
Sono molti i pedagogisti che si sono espressi in modo critico rispetto alla logica degli<br />
apprendimenti anticipati, specie per i bambini piccoli: ne riportiamo di seguito alcuni pareri.<br />
G. Cerini:”Si ha l’impressione che coloro che sono chiamati ad elaborare progetti di riforma<br />
siano troppo lontani dalla comprensione dei bisogni espressi da chi quotidianamente vive<br />
2
nelle istituzioni educative…Viene il dubbio che l’anticipo a due anni e mezzo voglia<br />
rispondere ad una domanda di mercato riducendo però i costi necessari per offrire risposte<br />
qualificate (come sono quelle dei nidi, vincolate a rigorosi parametri di qualità in merito a<br />
standard numerici, preparazione del personale, strutture di accoglienza”…<br />
F. Frabboni:”L’anticipo …ci fa pensare…a una sorta di pseudo-pedagogia o pseudo<br />
cultura, oggi in voga e di moda, frutto anche del dominio del mediatico: sembra essere<br />
prefigurato un bambino velocizzato, accelerato…Questa società della velocizzazione,<br />
dell’anticipazione, del porsi sempre in avanti, brucia il tempo di vita dell’infanzia…E’ una<br />
sorta di rapina pedagogica: i bambini hanno diritto al proprio tempo”…<br />
G. Disnan:” Una buona scelta è quella che garantisce una risposta ai suoi bisogni, in linea<br />
con le sue risorse, nei tempi e nei modi che sono compatibili col suo sviluppo”.<br />
R. Iosa:” per il bambino e la bambina il tempo passa una volta sola, quando si cresce. Se<br />
passa male e con affanno è perduto per sempre. Riprenderlo più avanti è impossibile”.<br />
SECONDA PARTE:<br />
“QUALI ATTENZIONI RICHIEDONO I BAMBINI PIU’ PICCOLI’?<br />
E’ importante ricordare che tra i due anni e i tre i bambini consolidano molti aspetti di<br />
crescita:<br />
- il desiderio e la capacità di “allontanarsi “, pur con momenti di ritorno rassicuranti, dalla<br />
figura adulta per incontrare gli altri e la realtà circostante;<br />
- la voglia di esplorare, di sperimentare e di fare da solo;<br />
- la trasformazione delle abilità in competenze;<br />
- la capacità di raccontare come, secondo loro, “funziona il mondo”;<br />
- capacità di mettere in relazione gli eventi, comprendere e influenzare gli accadimenti;<br />
- la capacità di accomodamento a tempi e caratteristiche di un contesto allargato;<br />
- la capacità di accogliere, assieme alle opportunità, le limitazioni connesse all’incontro<br />
con gli altri: spazi, giochi, attenzioni dell’adulto.<br />
E’ a questo punto, cioè intorno ai tre anni, che la scuola dell’infanzia può offrire la<br />
possibilità di avventurarsi in nuove esperienze ancora da esplorare: a partire però da una<br />
base di reale sedimentazione di competenze che consenta ai bambini di varcare le<br />
sicurezze del già conosciuto.<br />
Secondo la nostra esperienza un bambino più è piccolo più necessita di attenzione e di<br />
rassicurazione in una relazione a due. Qui di seguito qualche esempio, fermo restando<br />
che la variabile età interagisce con componenti soggettive e opportunità ambientali:<br />
A). Un bambino piccolo che al mattino saluti il proprio genitore ha bisogno di stare in<br />
braccio e di essere accolto con un’attenzione e una disponibilità accentuate. Tra l’altro<br />
anche il genitore va accolto con le sue piccole ansie e i suoi bisogni di essere ascoltato e<br />
supportato, in particolare se il bambino è molto piccolo.<br />
B). Un bambino piccolo ha bisogno di mangiare in un clima molto tranquillo, con pochi<br />
altri bambini e seguito in modo diretto da un adulto che gli parli e lo guardi in modo<br />
ravvicinato, lo aiuti imboccandolo, eventualmente .<br />
C). Un bambino piccolo ha bisogno di essere accudito durante le routines giornaliere in<br />
bagno, ha bisogno che l’adulto che se ne occupa abbia il tempo necessario per pulirlo,<br />
lavarlo, cambiarlo ed accompagnarlo nella conquista dell’autonomia nell’igiene personale.<br />
3
D). Anche il momento della nanna, per i bambini così piccoli, richiede una presenza<br />
molto vicina dell’adulto: tale presenza può essere difficilmente offerta in questa misura<br />
dalla scuola dell’infanzia, in cui spesso non esistono stanze idonee e i rapporti numerici<br />
non consentono relazioni intime quali quelle offerte dalle madri o dal contesto del nido<br />
d’infanzia, la cui normativa è più a garanzia dei bambini più piccoli. Anzi, in alcuni casi<br />
attualmente è solo attraverso un’organizzazione complessa di rotazioni del personale che<br />
si può garantire la nanna ai bambini che ne hanno bisogno.<br />
E). Inoltre, le esperienze sensoriali, motorie e ludiche a questa età possono essere<br />
organizzate e vissute in modo positivo se avvengono in gruppi piccoli di 6/8 bambini, e<br />
non più numerosi.<br />
I momenti educativi fin qui descritti rivestono un grande valore per i bambini: un grande<br />
valore ai fini della costruzione del sé e dell’idea che lui si fa di se stesso,le quali si<br />
delineano bene solo in una attenta relazione di cura.<br />
E’ importante tenere presente che anche nell’insieme dei bambini più piccoli ci<br />
sono importanti differenze nella capacità di familiarizzare con un contesto sociale e<br />
nell’autonomia-dipendenza. I bambini provenienti dal nido d’infanzia dimostrano di aver già<br />
sperimentato il far proprie alcune regole e l’ ambientarsi ai tempi e alle routines di un<br />
contesto educativo. Nell’esperienza quotidiana verifichiamo che questa è una delle prime<br />
prove di crescita già a tre anni: maggiormente in difficoltà si troverebbero i bambini ancora<br />
più piccoli senza alcuna esperienza di vita comunitaria.<br />
La scuola dell’infanzia, strutturata secondo la legge 13/77, non permette di<br />
rispondere alla specificità dei bisogni di bambini così piccoli,anche perché:<br />
1. Le sezioni, eterogenee per età, possono accogliere fino a 26 bambini, con due<br />
insegnanti, le quali però si trovano in compresenza solo dalle ore 10 alle ore<br />
12.30/13.00; per il resto della giornata sono da soli a gestire il gruppo di bambini con<br />
età e bisogni eterogenei. Nei momenti di compresenza il rapporto numerico può<br />
arrivare fino a 1/15. Inoltre, un bambino che si fermi molte ore a scuola entra in<br />
contatto con almeno 4/5 insegnanti, ma possono essere di più: due di sezione, poi<br />
l’anticipo, la nanna, il posticipo, le insegnanti di altre sezioni in caso di non sostituzione<br />
delle titolari assenti; dobbiamo anche pensare al personale supplente per aspettative,<br />
congedi, malattia, maternità , part-time, o altre assenze delle titolari. Sappiamo bene<br />
quanto sia importante la stabilità delle figure di riferimento per i bambini, specie se<br />
piccoli. A ciò va aggiunto che anche gli ambienti degli edifici sono pensati per<br />
bambini più grandi, e talvolta non sono adeguati rispetto a normali bisogni dell’utenza.<br />
2. Ci pare molto importante citare quanto asserito dalla dott.ssa S.Mantovani, preside<br />
della facoltà di Scienze della Formazione Università Milano Bicocca, nel documento “Il<br />
diritto all’educazione dei bambini più piccoli. Tempi, luoghi,regole,responsabilità”<br />
contenente gli atti di un convegno realizzato a Roma nel 2005 proprio sul tema<br />
dell’anticipo a due anni e mezzo: ” …. C’è un problema anche di ambiente, di gruppi<br />
piu’ ridotti nella loro quantità complessiva, al di là del rapporto numerico<br />
bambini/insegnanti. Perché altrimenti nasce quel rischio della sovrastimolazione che<br />
deriva dal partecipare ad una vita di comunità e in particolare ad una vita di comunità<br />
che ha proposte educative e sociali molto intense. …Che la comunità possa produrre...<br />
una sovrastimolazione che può spingere alcuni bambini a rinchiudersi, altri ad essere<br />
ipereccitati e più instabili, è una possibilità reale. In particolare con i bambini che<br />
abbiamo oggi, che, come diciamo tutti e come è vero, sono molto svegli e molto<br />
4
stimolati, molto attenti, molto recettivi, ma che hanno delle difficoltà….cioè non hanno<br />
la capacità di stare in modo rigoroso, preciso, calmo,concentrato su un’attività e di<br />
portarla a termine.”<br />
3. Inoltre il bisogno di individualizzazione dell’intervento educativo in questi<br />
tempi è diventato un bisogno sempre più forte anche nei bambini più grandi.<br />
Nelle scuole sono inseriti bambini provenienti da altre culture, che in parte non parlano<br />
l’italiano. Inoltre, i bambini di oggi portano spesso nelle scuole i loro disagi legati alle<br />
problematiche insite nella società di oggi e descritti da analisi sociologiche e rapporti di<br />
ricerca: aumenta così di conseguenza l’impegno della scuola nel comprendere e<br />
nell’incontrare esigenze molto diverse tra loro.<br />
Comprendiamo la richiesta delle famiglie di essere sostenute nel loro bisogno di<br />
servizi educativi e le difficoltà economiche che devono affrontare, ma riteniamo di dover<br />
segnalare con forza le problematiche sopra esposte perché la famiglia ha il diritto di<br />
essere informata e di partecipare anche al travaglio di una scuola che cerca di essere il<br />
più accogliente possibile per tutti, ma che deve al tempo stesso garantire dei parametri<br />
di qualità del servizio offerto, per rimanere scuola.<br />
Prevedendo la frequenza di bambini così piccoli alla scuola dell’infanzia, siamo certi che,<br />
permanendo le attuali condizioni strutturali, i bambini verrebbero esposti a rischi che<br />
possono pregiudicarne la serenità quotidiana nella costruzione del loro percorso. Ci<br />
preoccupiamo del fatto che le famiglie vengano illuse circa la possibilità che la<br />
scuola dell’infanzia offra ai loro figli un ambiente adatto alle caratteristiche della loro<br />
età e che vengano quindi esposte a possibili problemi che loro non prevedono. Non ci<br />
sentiamo contro le famiglie, ma difendiamo la qualità della nostra offerta educativa. Ci<br />
sentiamo un’altra volta in dovere di esplicitare la nostra sempre più forte preoccupazione<br />
in un mondo in cui il trend sembra sempre più quello di accelerare ed anticipare i<br />
tempi dello sviluppo. Ancora una volta ci troviamo d’accordo con la dott.ssa Mantovani<br />
quando afferma che si sente dire sempre più frequentemente “ Il mio bambino è più<br />
avanti”, ma nessuno dice mai “ Il mio bambino è più profondo”.<br />
TERZA PARTE:” UNA NOSTRA PROPOSTA”<br />
La convinta ed estesa opposizione espressa in numerose sedi e modalità dal<br />
mondo della scuola e non solo ha determinato nel dicembre 2006 l’approvazione di un<br />
emendamento in Consiglio Provinciale che però non ha inciso nella sostanza il<br />
provvedimento contestato.<br />
Infatti il comma 1 dell’art. n. 115 è rimasto invariato ( cioè quello che istituisce l’ingresso<br />
anticipato); l’emendamento al comma 2 ne ha solo spostato l’avvio all’a.s. 2008/2009<br />
(prima dell’emendamento il comma 2 prevedeva l’a.s. 2007/2008), ad iniziare con una<br />
fase di sperimentazione che entro un quinquennio dovrà portare la norma a pieno regime<br />
in tutte le scuole dell’infanzia del territorio provinciale.<br />
Sembrerebbe poterne dedurre che ciò dovrebbe avvenire a prescindere dai dati<br />
finali della sperimentazione e indipendentemente dalle caratteristiche dei diversi<br />
contesti scolastici e territoriali.<br />
Per questo motivo riteniamo necessario esprimerci nuovamente per rilanciare il dibattito :<br />
crediamo non sia utile il silenzio creatosi negli ultimi mesi, anche dopo la delibera sulle<br />
5
scuole coinvolte nella sperimentazione nel gennaio 2008; ci sentiamo determinati nel<br />
fare una proposta costruttiva per modificare l’indirizzo negativo che ha assunto la<br />
politica scolastica nel Trentino sul tema del diritto all’educazione dei bambini più<br />
piccoli con l’art.115 L P. 5/2006.<br />
Certi, dunque, che la soluzione finora adombrata dall’ Amministrazione sia<br />
ampiamente insoddisfacente e largamente penalizzante le esigenze della<br />
popolazione intera nelle sue diverse componenti (bambini, genitori,<br />
insegnanti), proponiamo:<br />
l’avvio immediato di una COMMISSIONE DI RICERCA che sostituisca la<br />
sperimentazione prevista per il 2008/2009: che veda la partecipazione,<br />
oltre ai responsabili dell’Amministrazione, del personale docente, dei<br />
coordinatori pedagogici, di esperti, e anche di rappresentanti dei genitori; e<br />
che dia vita, nell’arco di qualche mese, ad un progetto più ampio, più protetto,<br />
durevole, fattibile, pedagogicamente corretto ed effettivamente rispettoso<br />
delle esigenze innanzitutto dei bambini, dei genitori, delle insegnanti e anche<br />
dell’Amministrazione.”<br />
Documento approvato e sottoscritto<br />
dalle/dagli insegnanti delle scuole provinciali dell’infanzia<br />
(aprile 2008)<br />
Seguono le firme…………………………………………<br />
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