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La ridefinizione del gruppo etnico Fredrik Barth Ethnic Groups and ...

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Antropologia culturale - Prof.ssa Sabrina Tosi Cambini<strong>La</strong> <strong>ridefinizione</strong> <strong>del</strong> <strong>gruppo</strong> <strong>etnico</strong><strong>Fredrik</strong> <strong>Barth</strong><strong>Ethnic</strong> <strong>Groups</strong> <strong>and</strong> Boundaries, 1969.Ricerche nel Kurdistan iracheno, nomadi<strong>del</strong>l’Iran, in Pakistan, nelle città <strong>del</strong>l’Arabiameridionale, agricoltori <strong>del</strong> Sudan, pescatorinorvegesi, contadini di Bali, aborigeni <strong>del</strong>laNuova Guinea.[Altre fonti: U.Fabietti, Storia <strong>del</strong>l’antropologia; Ethnos, 47,1982; Bonte-Izard, 2002]


Ci si inizia a interrogare esplicitamente sullanozione di etnia, sul suo contenuto e sullesue implicazioni, nello stesso momento incui si rimette in causa l’approcciomonografico (al quale è strettamentelegata).<strong>La</strong> visione sostanziale (dunque, ‘naturalista’e reificante) che fa di ciascuna etniaun’unità discreta dotata di una cultura, diuna lingua e di una psicologia specifica,domina per molto tempo l’antropologia.


I lavori di <strong>Barth</strong>, e la loro eco, testimoniano larevisione critica che pervade la disciplinadagli anni sessanta.<strong>Barth</strong> dimostra che l’etnia è prima di tutto unacategoria di ascrizione la cui continuitàdipende dal mantenimento di una frontiera edunque di una codificazione costantementerinnovata di differenze culturali fra gruppivicini.


Per <strong>gruppo</strong> <strong>etnico</strong> - dice B.- si intende solitamente uninsieme di individui rivendicanti origini storiche,linguistiche e culturali comuni.Per lungo tempo è prevalsa la tendenza a considerareil <strong>gruppo</strong> <strong>etnico</strong> come un’entità immutabile, daiconfini netti e la cui continuità nel tempo ègarantita da fattori di carattere essenzialmentedemografico.Questa immagine di <strong>gruppo</strong> <strong>etnico</strong> si basaessenzialmente sulla equazione tra i fattori <strong>del</strong>la“razza”, <strong>del</strong>la cultura, <strong>del</strong>la lingua, <strong>del</strong>lacollocazione geografica.


Con la parola etnia, dunque, si è soliti indicareun <strong>gruppo</strong> definito in base a criterilinguistici, culturali e geografici.Secondo <strong>Barth</strong>, un <strong>gruppo</strong> <strong>etnico</strong> non èutilmente definibile in base a criteri culturalie linguistici. Esso è invece definibile in baseai criteri che gli interessati elaborano persentirsi uniti tra loro o per stabilire unadistinzione tra sé e gli altri.


Ciò è plausibile in quanto le distinzioni etniche sonoparticolarmente vive là dove coesistono, gli uniaccanto agli altri, gruppi con culture pressochéidentiche e lingue mutualmente comprensibili.Bisogna allora, sostiene <strong>Barth</strong>, studiare i gruppietnici non dal punto di vista <strong>del</strong>le “diversità”culturali che li caratterizzano, ma dal punto divista <strong>del</strong>le dinamiche pratiche e simboliche chetali gruppi producono allo scopo di stabilire deiconfini tra sé e gli altri gruppi.<strong>La</strong> produzione <strong>del</strong> confine <strong>etnico</strong> è l’aspetto piùinteressante perché è a partire da pochi elementidifferenziali che viene ottenuta una separazioneidentitaria.


Nel suo studio sul cambiamento <strong>del</strong>l’identità tra ipathan che “diventano” baluchi, il confine èqualcosa che può essere attraversato, ma ècomunque qualcosa che “serve” a dare corpo a ciòche B. definisce “la produzione sociale <strong>del</strong>ladifferenza culturale”.Un <strong>gruppo</strong> che interagisce con altri deve elaborarecriteri di autodefinizione che consentano ai suoimembri di interagire con i membri di altri gruppiche si autodefiniscono in maniera diversa, in modotale da favorire lo scambio, ma senza annullare lapropria identità.


Il <strong>gruppo</strong> <strong>etnico</strong>, dunque, si autodefinisce medianteuna serie di strategie contingenti che, al contempo,gli assicurano la continuità a livello diautorappresentazione e gli consentono diinteragire con altri differenti.Le entità definite come etnie corrispondono aqualcosa di notevolmente diverso rispetto aimondi socioculturali ‘chiusi’… I gruppi etnicisono “configurazioni locali” e circostanziate di un“continuum” più ampio (es. fluidità dei confiniculturali e linguistici).<strong>La</strong> definizione di <strong>gruppo</strong> <strong>etnico</strong> assume così uncarattere dinamico: essa permette di pensare igruppi come entità in relazione reciproca.


Concezione dinamica <strong>del</strong>le relazioniinteretnicheSocietà e cultura come campi pervasi dacontinui processi di cambiamentoPassaggio da “etnia” a “etnicità”Passaggio dai meccanismi di “etnificazione”ai processi di autodefinizione e di“etnogenesi”


Gli africanisti, in particolare, hanno preso coscienza<strong>del</strong> fatto che alcune etnie supposte “tradizionali”in realtà non sono che <strong>del</strong>le creazioni coloniali(Amselle).Più generalmente possiamo dire la cristallizzazione<strong>del</strong>le etnie rinvia a processi di dominazionepolitica, economica e/o ideologica di un <strong>gruppo</strong>nei confronti di un altro.In un movimento dialettico, l’etnicità è divenutaoggi un valore positivo di identità, allorqu<strong>and</strong>o –motivati dalla denuncia <strong>del</strong>le ingiustizie sociali edeconomiche – i movimenti etnicisti adottano unavisione sostanziale. Dibattito attuale: l’etnicitàrivendicata è di una natura veramente distinta daquella imposta?


Se la proliferazione attuale di “etnicismi”ricorda dolorosamente all’antropologia lasua complicità iniziale nell’impresa <strong>del</strong>la“etnificazione” <strong>del</strong>le società nonoccidentali, essa conferma anche fortementeuna <strong>del</strong>le conclusioni alla qualel’antropologia è arrivata tramite le ricercheetnografiche: “significante fluttuante” pereccellenza, l’etnia non niente in sé, se nonquello che ne fanno gli uni o gli altri.

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