Il Professor Gaetano Latmiral nel ricordo di un Suo allievo
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22 QUADERNI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI ELETTROMAGNETISMO, VOL. 1, N. 1 MAGGIO 2005<strong>Il</strong> <strong>Professor</strong> <strong>Gaetano</strong> <strong>Latmiral</strong> <strong>nel</strong> <strong>ricordo</strong> <strong>di</strong><strong>un</strong> <strong>Suo</strong> <strong>allievo</strong>Giorgio Franceschetti 1<strong>Gaetano</strong> <strong>Latmiral</strong> è nato a Roma il 23/4/1909 e si è laureato in Ingegneria IndustrialeMeccanica e specializzato in Elettrotecnica e Ra<strong>di</strong>otecnica presso il Politecnico <strong>di</strong>Milano. Durante la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale ha servito presso il 1° ReggimentoArtiglieria <strong>di</strong> Montagna dell’Esercito Italiano, contribuendo, tra l’altro, insieme alprof. Ugo Tiberio, allo sviluppo del Radar italiano; e ha progettato e realizzatosistemi <strong>di</strong> contromisure elettroniche, a quei tempi del tutto innovativi, operando, <strong>di</strong>persona a Noto in Sicilia, <strong>un</strong> sistema <strong>di</strong> amplificatore a reazione, da Lui ideato peraccecare, con successo, il radar degli aerei britannici provenienti da Malta e destinatia bombardare le postazioni italiane. Inviato successivamente in missione inGermania per <strong>un</strong>a importante ri<strong>un</strong>ione tecnica, poco prima dell’8 Settembre 1943,col chiaro scopo dei coman<strong>di</strong> militari italiani <strong>di</strong> tranquillizzare l’alleato sulla fedeltàdell’Italia <strong>nel</strong> proseguimento della guerra, veniva fatto prigioniero e internato <strong>nel</strong>carcere militare <strong>di</strong> Tegel, fort<strong>un</strong>atamente gestito dall’esercito e non dai coman<strong>di</strong>delle SS. In tale occasione Egli venne in contatto con il compagno <strong>di</strong> prigioniaDietrich Bonhoeffer, teologo e pastore <strong>di</strong> primo piano <strong>di</strong> quella Chiesa Confessanteche si opponeva a Hitler. Con Bonhoeffer stabilì imme<strong>di</strong>ati contatti <strong>di</strong> stima ereciproca amicizia, come testimoniato negli scritti dello stesso teologo (DietrichBonhoeffer fu poi messo a morte per esplicito or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Hitler). A valle delprogressivo <strong>di</strong>sfacimento delle forze dell’Asse, Egli riuscì ad evadere e a ritornare inItalia. Nel dopoguerra, <strong>Gaetano</strong> <strong>Latmiral</strong> svolse <strong>un</strong>a sfaccettata attività <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o ericerca: presso l’Istituto Militare Superiore delle Trasmissioni, con ruoli <strong>di</strong>dattici escientifici; docente <strong>di</strong> “Propagazione delle Onde Elettromagnetiche”, in ambito delcorso RADAR presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche a Roma; incaricato <strong>di</strong>Fisica <strong>nel</strong>la Università <strong>di</strong> Roma; ricercatore presso il CERN a Ginevra in Svizzera.E’ da notare la varietà degli interessi scientifici e lo spostamento in vari gruppi <strong>di</strong>ricerca, cosa piuttosto rara all’epoca, quando le regola era per <strong>un</strong> lavoro del tuttostabile. Invece, <strong>Gaetano</strong> <strong>Latmiral</strong> aveva intuito, sin da allora, che la ricerca non èprovinciale, ma <strong>un</strong>iversale; e questa Sua tendenza alla inter<strong>di</strong>sciplinarietà scientifica,<strong>un</strong>ita poi alla sua straor<strong>di</strong>naria cultura umanistica, è stato <strong>un</strong> motivo costante <strong>di</strong> tuttala Sua vita. Finalmente, Egli partecipò ad <strong>un</strong> concorso per cattedra <strong>un</strong>iversitaria inItalia, dove entrò <strong>nel</strong>la terna dei vincitori. Fu così chiamato, <strong>nel</strong>l’anno 1955, a1 Dipartimento <strong>di</strong> Elettronica e delle Telecom<strong>un</strong>icazioni, Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Napoli “Federico II”-Via Clau<strong>di</strong>o, 21 – 80125 NapoliID 0001-01-2005 © 2005 SIEm
24 QUADERNI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI ELETTROMAGNETISMO, VOL. 1, N. 1 MAGGIO 2005ambito elettromagnetismo fu quello <strong>di</strong> “Campi Elettromagnetici e Circuiti”, dove laparola “Circuiti” fu chiaramente voluta dai Colleghi Elettrotecnici. Questi, infatti,osteggiavano fieramente, insieme peraltro ai Colleghi dell’Ingegneria tutti, il nuovosettore, considerato, con ampiezza (!) <strong>di</strong> vedute, non <strong>di</strong> Ingegneria, la cui basedoveva rimanere sempre la “Scienza delle Costruzioni”. La parola “Circuiti” legavaquin<strong>di</strong> il nuovo insegnamento a quello <strong>di</strong> “Elettrotecnica”, ponendolo in <strong>un</strong>a chiaraposizione <strong>di</strong> subor<strong>di</strong>ne. <strong>Il</strong> <strong>Professor</strong>e, invece, già da tempo insegnava al Navale ilcorso <strong>di</strong> “Teoria e Tecnica delle Onde Elettromagnetiche”, con <strong>un</strong>a impostazione <strong>di</strong>programma tutta basata sulle equazioni <strong>di</strong> Maxwell, tutta innovativa e proiettataverso il futuro, tanto da essere ancor oggi valida.Un’altra ammirevole caratteristica del <strong>Professor</strong>e era la sua continua ricerca <strong>di</strong>collaborazioni e interazioni, prima quella col prof. Giorgio Barzilai della Università<strong>di</strong> Roma, altro mitico personaggio <strong>di</strong> quell’epoca.Ricordo che, presso l’Istituto Universitario Navale, <strong>di</strong> fronte al porticciolo da cuisi <strong>di</strong>partono i vaporetti per Capri, si ri<strong>un</strong>ivano, a metà degli anni ’60, ogni due o tremesi, due gruppi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi, aggregati intorno a queste due figure leggendarie: iprofessori Giorgio Barzilai e <strong>Gaetano</strong> <strong>Latmiral</strong>. Tra questi e il gruppo dei piùgiovani (tra i quali inizialmente Paolo Lampariello, Roberto Sorrentino, me stesso esuccessivamente qualche altro) c'era poi il professor Giorgio Gerosa, in <strong>un</strong>a veste <strong>di</strong>sacerdote interme<strong>di</strong>o tra le due <strong>di</strong>vinità e il gruppo dei fedeli. E noi, i fedeli,ascoltavamo, con qualche timido intervento, i <strong>di</strong>scorsi dei due mitici professori, chevertevano su argomenti esaltanti. In particolare, <strong>ricordo</strong> Barzilai che presentava ilparadosso <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> che si propagano attenuandosi in <strong>un</strong> verso in guide con ferritemagnetizzata senza per<strong>di</strong>te; e <strong>Latmiral</strong> che cercava <strong>di</strong> darne spiegazione, invocandole con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> fisica realizzabilità connesse al modello della ferrite, e nonconsistenza con le relazioni <strong>di</strong> Kramers-Koenig. E Gerosa, il grande sacerdote, ognitanto <strong>di</strong>spiegava tabelle immense <strong>di</strong> calcoli, ottenute facendo girare primor<strong>di</strong>alicalcolatori a schede perforate...... E’ solo <strong>un</strong> esempio <strong>di</strong> <strong>un</strong> atteggiamento costantedel <strong>Professor</strong>e: Egli imponeva la cancellazione della visione provinciale dellaricerca, così cara alle scuole <strong>un</strong>iversitarie italiane; e accettava <strong>di</strong> buon grado ilconfronto, affermando che da esso non potevano che scaturire benefici per amboduele parti. Io gli sono debitore, in aggi<strong>un</strong>ta a tantissimo altro, dei contatti stabiliti contante Istituzioni straniere, in primis (ma non solo) Germania e Stati Uniti.La ricerca era <strong>un</strong>’altra straor<strong>di</strong>naria caratteristica del <strong>Professor</strong>e: mai problemiisolati, essenzialmente esercizi <strong>di</strong> modesto momento; al contrario, settori <strong>di</strong> ampiorespiro, con visione inter<strong>di</strong>sciplinare e compiuta comprensione della fisica; laformulazione matematica deve seguire, non precedere l’analisi, correndo così ilrischio <strong>di</strong> strozzarla.<strong>Il</strong> <strong>Professor</strong>e ha creato <strong>un</strong>a Scuola, che deve tutto a Lui, e che ha contribuito inmodo altamente significativo alla affermazione del ruolo fondamentale <strong>di</strong> <strong>un</strong>acultura elettromagnetica in ambito delle varie Ingegnerie della Informazione inItalia. <strong>Il</strong> grande prestigio e rispetto <strong>di</strong> cui godeva, la sua continua opera <strong>di</strong>persuasione, la sua de<strong>di</strong>zione alla scuola, hanno contribuito in modo determinantealla accettazione della giusta prospettiva <strong>nel</strong>le citate nuove Lauree <strong>nel</strong>le Facoltà <strong>di</strong>
GIORGIO FRANCESCHETTI: IL PROFESSOR GAETANO LATMIRAL NEL RICORDO DI UN SUO ALLIEVO 25Ingegneria in Italia. Per i suoi allievi, e per me in primo luogo, Egli è stato <strong>un</strong>Maestro <strong>nel</strong> senso più pieno della parola: non solo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, ma <strong>di</strong> vita ecomportamento. Ed è questo il motivo per cui ho scritto, <strong>nel</strong>la de<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> <strong>un</strong>o dei libriche gli ho de<strong>di</strong>cato, che Egli ha “profondamente cambiato il mio modo <strong>di</strong> pensare”.Ho per Lui riconoscimento, stima e affetto che non cambia con gli anni.I contributi scientifici del <strong>Professor</strong>e sono stati ampi e <strong>di</strong> gran valore, sempreimprontati a quel carattere <strong>di</strong> <strong>un</strong>ità della scienza già citato, delle caratteristicacostante della Sua attività. Ne cito alc<strong>un</strong>i: assorbimento e confinamento delle ondeelettromagnetiche, con innovative connessioni verso la termo<strong>di</strong>namica; fisicarealizzabilità <strong>di</strong> materiali elettromagnetici, in grande anticipo sui tempi;chiarificazioni <strong>di</strong> sottili questioni su teoremi <strong>di</strong> elettromagnetismo, e loroampliamento; effetti meccanici delle onde elettromagnetiche; e così via.<strong>Il</strong> <strong>Professor</strong>e <strong>Latmiral</strong> era <strong>un</strong> uomo <strong>di</strong> fede, profonda e coerente, che sitraduceva, tra l'altro, <strong>nel</strong>l'impegno civile per la giustizia e per la pace. Ma, più <strong>di</strong>tutto, il <strong>Professor</strong>e è stato <strong>un</strong> grande Maestro: Egli ci ha insegnato cosa sia laRicerca, ampia e senza frontiere, tale da riempire tutta la vita.<strong>Il</strong> <strong>Professor</strong>e ci ha lasciato il 7 Marzo 1995. Pochi giorni prima della suascomparsa, già molto provato <strong>nel</strong> fisico, ma non <strong>nel</strong>la mente, aveva registrato per latelevisione <strong>un</strong>a intervista (successivamente trasmessa, in forma ingiustamenteellittica, da RAI 2) sulla vita e l’insegnamento <strong>di</strong> Bonhoeffer, <strong>di</strong> cui Egli è stato fra iprincipali <strong>di</strong>vulgatori in Italia e in Europa: questo è <strong>un</strong>a ulteriore piccola confermache il <strong>Suo</strong> impegno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e coinvolgimento culturale è stato coerente sino allafine. Posso affermare, con profondo convincimento, che il <strong>Professor</strong>e è <strong>un</strong>osplen<strong>di</strong>do esempio <strong>di</strong> uomo mitteleuropeo, alla cui figura si può cercare <strong>di</strong> tendere,ma certamente non raggi<strong>un</strong>gere. E uso il presente perché Egli continua a vivere innoi e in tutto quello che ha seminato.Scritto dal <strong>Suo</strong> <strong>allievo</strong> Giorgio Franceschetti, <strong>nel</strong> Novembre 2004